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PROGETTO
SICUREZZA SUL LAVORO
IN AGRICOLTURA E NEGLI ALLEVAMENTI ZOOTECNICI
Assessorato all’Agricoltura Regione Emilia e Romagna – INAIL Emilia e Romagna
LA METODOLOGIA S.H.I.E.L.D.
(SAFETY AND HEALTH INDICATORS FOR ECONOMIC LABOUR DECISIONS)
PER IL CALCOLO DEI COSTI SICUREZZA NELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
di
LUIGI GOLZIO
Centro Interdipartimentale di Prevenzione sui Rischi negli Ambienti di Lavoro (CIPRAL)
Università di Modena e Reggio Emilia
INDICE.
1. PREMESSA.
10. BIBLIOGRAFIA
11 ALLEGATI
Come si evincerà dal testo, lo strumento proposto richiede costi minimi di realizzazione e nessuna
modifica del sistema contabile (più o meno complesso) in essere nella singola impresa. I risultati
della ricerca indicano che SHIELD facilita la prevenzione dei rischi nella prospettiva delle decisioni
manageriali, perché contribuisce ad aumentarne l’efficienza.
Lo svolgersi della gestione determina un’altra categoria di costi, i costi sociali, noti anche come
diseconomie esterne o effetti esterni negativi (Kapp, 1950). Sono valori che misurano i danni
economici che l’impresa arreca ad altre imprese, alle famiglie, ad enti pubblici ed alla collettività (le
c.d. terze economie), mentre produce i beni o servizi che qualificano la sua gestione tipica
aziendale. Si considerino gli esempi seguenti di costi sociali. L’inquinamento provocato dalle
imprese della pianura padana attraverso gli scarichi industriali nel fiume Po determina
l’inquinamento della costa romagnola (ad esempio la produzione di mucillaggine ), provocando un
danno alle imprese alberghiere, dovuto alla riduzione del flusso turistico. Il carente igiene
nell’ambiente di lavoro o il verificarsi di un disastro ambientale possono provocare rispettivamente
malattie o menomazioni professionali nei lavoratori e nella popolazione e quindi l’aumento delle
spese sanitarie nell’economia dell’ente pubblico territoriale di riferimento. Infine l’infortunio
determina l’aumento dei costi sanitari, assicurativi e di welfare per l’integrazione del mancato
reddito familiare dei lavoratori infortunati.
Gli esempi proposti indicano che i costi sociali sono costi congiunti ai costi della produzione della
gestione tipica d’impresa. Essi si originano quando l’impresa trasferisce questi costi privati di
mancata prevenzione ad altri attori della società, socializzandoli.
• il problema distributivo circa l’allocazione efficiente delle risorse nel sistema economico,
dato che il costo subito involontariamente da un attore significa un extra profitto e una
rendita indebita nei confronti dei concorrenti per l’attore che lo trasferisce;
• il problema di equità o giustizia sociale poiché i costi sociali rappresentano la violazione di
diritti sociali, nel caso specifico il diritto alla salute, come osserva correttamente Kapp.
L’inibizione del sorgere dei costi sociali è possibile solo attraverso l’intervento dello Stato, il quale
supplisce al fallimento del mercato tramite la produzione della legislazione specifica e le collegate
sanzioni (multe, ammende, condanne, ecc.), le quali prevedono il risarcimento dei danni arrecati
dalla singola imprese agli altri attori economici e sociali. Ciò spiega perché i costi sociali, sono
costi amministrati: il valore dei risarcimenti che l’impresa deve sostenere per la mancata
prevenzione sono determinati dalle sanzioni e dalle obbligazioni stabilite dallo Stato, in seguito alla
non osservanza delle norme in materia di prevenzione dei r ischi.
Nel caso specifico i costi sociali ai quali ci si riferisce derivano dalla mancata o inefficiente
prevenzione delle fonti di pericolo e dei rischi collegati riguardanti la sicurezza. Di seguito il
concetto di sicurezza non riguarda solo il lavoratore, ma tutti gli attori interni (i lavoratori) o esterni
(ad esempio i clienti) che possono subire dei danni dai pericoli causati dall’impresa.
Si propongono due schemi tassonomici per classificare rispettivamente i rischi che determinano
specifici costi sociali e la localizzazione delle loro fonti di pericolo o aree di sicurezza da presidiare
in impresa.
Lo schema tassonomico per la classificazione dei rischi riportato nella tavola 1 si basa su due
criteri: la formazione temporale del rischio e gli effetti che esso determina rispetto ai confini
dell’impresa. Nella prospettiva temporale i rischi si formano nella discontinuità della gestione,
attraverso avvenimenti anormali, improvvisi e imprevedibili (come è il caso ad esempio degli
infortuni) con effetti immediati sulla salute; oppure nella continuità abituale della gestione (come è
il caso ad esempio delle malattie professionali), con effetti dilazionati nel tempo sulla salute. Nella
prospettiva dei confini aziendali gli effetti (ovvero i danni) che essi provocano possono delimitarsi
all’interno delle frontiere aziendali (ad esempio gli infortuni) oppure propagarsi al loro esterno (ad
esempio l’inquinamento ambientale).
Continuità
Il secondo schema tassonomico per la classificazione della aree di prevenzione della sicurezza è
riportato nella tavola 2 e si basa anch’esso su due criteri: il processo di produzione economica
aziendale e gli attori coinvolti. Nella prospettiva del processo di produzione si può privilegiare la
prevenzione dello svolgimento del lavoro o del risultato dell’utilizzo del lavoro (il prodotto o
l’erogazione del servizio) o di entrambi i momenti del processo. In tal modo l’impresa assicura
condizioni di lavoro e prodotto o servizio sicuri. Nella prospettiva degli attori coinvolti, la
prevenzione deve presidiare sia gli stakeholder interni (i lavoratori), sia quelli esterni (i clienti, i
cittadini, i concorrenti), sia entrambi; ad esempio l’erogazione del servizio coinvolge
contemporaneamente il cliente e i lavoratori di sportello.
Tavola 3 Classificazione delle aree della sicurezza, dei rischi e dei costi sociali.
Aree della sicurezza in Natura dei rischi in Costi sociali Attori coinvolti
impresa impresa
Sicurezza dell’ambiente Igiene del lavoro Cure sanitarie, costi di Lavoratori
di lavoro (luminosità welfare, costi
polverosità, ecc) e processuali e di
malattie professionali risarcimento
(rumore, vibrazioni,
sostanze pericolose,
ecc
Sicurezza del benessere Incidenti e infortuni Cure sanitarie, costi Lavoratori
fisico (movimentazione assicurativi, costi
manuale, esposizione processuali e di
atmosfere esplosive, risarcimento, costi di
mancato uso DPI, welfare
ecc.)
Sicurezza del benessere Rischi psico-sociali Cure sanitarie, costi da Lavoratori
mentale e sociale (stress, mobbing, welfare
bourn out)
Sicurezza del prodotto e Pericolosità del Costi processuali e di Clienti e imprese
del servizio prodotto (danni risarcimento concorrenti
all’utilizzatore finale)
o dell’erogazione del
servizio (danni al
cliente)
Sicurezza dell’ambiente Inquinamento Costi processuali e di Cittadini, Enti
naturale ambientale (danni al risarcimento pubblici, imprese
lavoratori e alle terze concorrenti
economie)
Fonte: elaborazione originale
I costi sociali considerati nella metodologia SHIELD misurano dunque il danno inferto a terze
economie, ovvero: ad altre imprese, (ad esempio per l’inquinamento ambientale prodotto); alle
famiglie (per il mancato reddito del loro congiunto infortunato); ai consumatori, (per i danni della
pericolosità del prodotto o dell’erogazione del servizio); all’ente pubblico (per la distruzione dei
beni pubblici o per l’aumento dei costi di welfare).
I costi indotti dalla mancata prevenzione dei rischi riguardanti la sicurezza (nella declinazione della
tavola 3) si definiscono quindi costi derivanti dai rischi non di mercato, per distinguerli dai costi
derivanti dal ben conosciuto rischio di impresa. La distinzione si basa sul mancato funzionamento
regolatore del mercato (il c.d. fallimento o market failure). Da qui la giustificazione dell’intervento
dello Stato il quale, attraverso la deterrenza delle sanzioni penali ed economiche previste dal D.Lgs
Segreteria Amministrativa: 6 Segreteria Organizzativa:
c/o Dipartimento di Chimica sito web c/o Dipartimento di Economia Aziendale
via Campi, 183 - 41100 Modena www.cipral.unimore.it via Berengario, 51 - 41100 Modena
tel. 059 205 5075 - fax 059 205 5602 tel. 059 205 6868 - mail: cipral@unimore.it
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Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Centro Interdipartimentale sulla Prevenzione dei Rischi negli Ambienti di Lavoro
9 aprile 2008, n. 81 (notevolmente aumentate rispetto al passato), forza l’alta Direzione a
considerare i costi sociali nelle decisioni di politica aziendale, in particolare quella riguardante la
prevenzione dei rischi non di mercato.
La natura delle due categorie di costo, di mercato e non di mercato, è sintetizzata nella Tavola 4.
SHIELD, come si dimostrerà di seguito, consente al management di valutare e confrontare
contemporaneamente i costi di produzione e quelli sociali per decidere, con logica economica,
quale politica circa gli investimenti di prevenzione effettuare.
Nel caso specifico della politica della sicurezza la Direzione aziendale dopo aver individuato e
valutato tutti i rischi presenti in impresa (sintetizzati nel documento della valutazione globale e
documentata prevista dall’articolo 2 del D. Lgs n.81) deve decidere la priorità degli interventi da
effettuare e la loro distribuzione negli esercizi futuri.
I vincoli economici della gestione (il conseguimento di un utile di esercizio) limitano la possibilità
di riduzione immediata di tutte le fonti di rischio individuate. Essa deve essere compatibile, oltre
che con la volontà della Direzione aziendale, con le possibilità economiche dell’impresa, ovvero le
risorse disponibili in ogni esercizio per gli investimenti nella sicurezza.
Nella prospettiva dell’economia aziendale la decisione di politica della sicurezza (il livello di
sicurezza da conseguire, ovvero quali e quanti rischi prevenire con investimenti adeguati) si
traduce nel scegliere tra due alternative: quali rischi eliminare e quali rischi correre nell’ambito di
un esercizio di gestione. La scelta si ripropone per ciascun esercizio sino alla eliminazione completa
delle fonti di rischio. Le due alternative radicali di scelta teoricamente possibili, ovvero investire
nella prevenzione o non investire affatto non sono qui considerate: la decisone di non investire nella
prevenzione sarebbe palesemente illegale, non rispettando i vincoli della normativa.
I rischi da eliminare sono tali in conseguenza della loro probabilità di avverarsi e degli effetti ad
essa collegati, ovvero i danni economici. Questa impostazione è adottata dalla maggioranza delle
imprese italiane, come si evince dalla lettura dei documenti di valutazione di rischio.
L’eliminazione si attua attraverso gli investimenti necessari che, riferiti al singolo esercizio della
gestione di riferimento, si traducono in costi di prevenzione della sicurezza. I rischi da correre
sono tali per la bassa probabilità (o priorità) e il limitato danno che presentano, soprattutto alle cose.
Quando la loro probabilità si tramuta in certezza l’azienda sostiene i costi sociali.
La politica di prevenzione consiste quindi nella decisone circa la combinazione di rischi accettabili
e non accettabili (Lowrance, 1976). Nella prospettiva economica l’allocazione dei costi tra due
alternative è ottima quando i costi totali (nel caso specifico i costi di prevenzione e i costi sociali)
sono minimi. Il grafico 1 evidenzia l’andamento dei costi di prevenzione (curva CP), dei costi
sociali (curva CA+CI), dei costi totali (curva CT).
CT
CT
CP
T1 Pm T2
CP
LS1 LS LS2
LIVELLO DI SICUREZZA IN %
Il ragionamento esposto soffre di un’eccezione nel senso che la natura dell’attività non consente
spesso di correre alcun rischio, pena la sopravvivenza dell’impresa. Si pensi ad esempio ai settori
bio-medicale, farmaceutico o nucleare dove non è ammessa la difettosità del prodotto e del
servizio, perché ciò determinerebbe la morte del paziente. Le imprese dei settori ad alta pericolosità
non possono che adottare la politica di prevenzione del rischio zero e in tal senso sono qualificate,
(nella prassi e nella letteratura scientifica), imprese ad altra affidabilità (high reliability enterprises)
(Sagan, 1993).
Un’ulteriore osservazione riguarda la metodologia utilizzata nella prassi empirica per determinare
la priorità dei rischi da eliminare. La valutazione dell’accadimento dei rischi è attività quanto mai
complessa e soggetta ad alta incertezza. Assumere la probabilità di accadimento del rischio come
indicatore è poco attendibile per due motivi. La statistica insegna che spesso alla bassa probabilità si
accompagna un’alta gravità delle conseguenze, le stime economiche delle quali sono difficile da
formulare. Inoltre il dato storico sull’andamento degli incidenti e degli infortuni (e più in generale
di un evento rischio non di mercato) è un indicatore con scarso valore predittivo per il futuro. Esso
è incompleto, perché non considera i mancati incidenti (i cd.d near miss). Inoltre assume che lo
stato di rischio (indotto dalla tecnologie e dall’organizzazione del lavoro) non muti.
Di conseguenza, a parere di chi scrive, la politica del rischio accettabile è da scartare per
privilegiare la politica del rischio zero, che assume come obiettivo il conseguimento dell’assenza
dei costi sociali. Ciò consente all’impresa di essere ligia alle norme di prevenzione.
La politica aziendale di prevenzione a rischio zero prevede la sua realizzazione in due momenti
distinti ovvero il conseguimento e il mantenimento del rischio zero:
• il conseguimento della politica a rischio zero si qualifica nel sostenere i costi di prevenzione
in misura crescente e sempre maggiori dei costi sociali sino all’azzeramento di questi ultimi.
Il comportamento dei coti illustrato riflette il perseguimento di livelli di sicurezza via via
Poiché gli incidenti e gli infortuni sono fenomeni che avvengono in condizioni di incertezza,
occorre chiedersi se perseguire l’obiettivo di rischio zero sia irrealistico o fattibile. La realtà
empirica delle imprese giapponesi indica che la volontà politica e valoriale, l’efficienza e la
competenza organizzative in materia di prevenzione sono in grado di perseguire tale obiettivo,
come testimonia l’esperienza di un europeo, l’architetto Renzo Piano, che si riporta, sia perché
maturata in tempi non sospetti, sia perché rileva la cultura della prevenzione diffusa ed
interiorizzata dai lavoratori: “Terminata la costruzione dell’aeroporto, ho capito che per diecimila
operai e tremila elettricisti al lavoro per trentotto mesi, il massimo orgoglio, prima ancora
dell’opera, era che non c’era stato un solo incidente mortale. Dopo il terremoto che ha colpito
Kobe e Osaka l’inverno scorso, e che aveva fatto oscillare l’edificio di cinquanta centimetri,
abbiamo constatato che non s’era rotto un solo vetro. Quel giapponese rispetto del lavoro e della
sicurezza è ormai anche il mio” (La Repubblica, 1995).
Un ulteriore elemento di conferma della fattibilità della politica a rischio zero è offerto dalle
statistiche dell’INAIL. Nel 2007 su un totale di 3.820.000 imprese artigiane, industriali e di servizi
assicurate dall’INAIL, 3.530.000 (il 92,4%.) non hanno subito alcun infortunio nel corso dell’anno.
Il fenomeno infortunistico riguarderebbe quindi 290.000 imprese, pari al 7,6% del totale. Questa
analisi di primissima approssimazione andrebbe ovviamente articolata per classi di imprese che
sono esposte ai medesimi rischi al fine di verificare la conferma circa la fattibilità della politica a
rischio zero.
Infine, pur con tutti i limiti dovuti all’esiguità del campione, l’applicazione di SHIELD alle quattro
imprese che hanno partecipato al progetto di ricerca, evidenza elevati costi di prevenzione a fronte
di nulli o limitatissimi costi sociali.
L’esemplificazione della riclassificazione dei costi di prevenzione attinenti a ciascuno dei sei
centri di costo sono riportati nella tavola 5. La riclassificazione dei costi sociali è riportata nella
tavola 6. Le esemplificazioni delle due tavole sono il frutto dell’applicazione dello strumento
SHIELD alle quattro imprese che hanno aderito al progetto di ricerca.
La metodologia SHIELD prevede che non tutti i costi che potrebbero essere riclassificati ai fini
della prevenzione vadano considerati, ma solo i costi di prevenzione sostenuti discrezionalmente
dall’Alta Direzione. La scelta metodologica richiede un approfondimento scientifico.
Tutte le decisioni di politica aziendale (inclusa quella di prevenzione dei rischi non di mercato)
sono prese dall’Alta Direzione a razionalità limitata, ovvero hanno i seguenti tratti comuni: i
problemi sono definiti in modo poco strutturato; esistono molti obiettivi rilevanti, concorrenti e poco
misurabili da conseguire; le alternative di azione da cercare sono combinazioni potenzialmente infinite; la
ricerca delle informazioni e delle alternative di azione avviene in itinere, durante il processo decisorio; la
regola di scelta è quella di essere soddisfacente rispetto al livello di aspirazione maturato dal decisore
(Grandori, 1999).
Anche la politica di sicurezza è una decisione discrezionale della Direzione aziendale, riflessa dal
livello di rischio (a zero oppure no) che la volontà politica della Direzione intende conseguire. A
motivo della possibile insorgenza dei costi sociali, la discrezionalità decisoria della Direzione
aziendale è limitata dallo Stato (come analizzato nel paragrafo 2), che impone alcuni costi
obbligatori di prevenzione, ad esempio quelli dell’assicurazione contro gli infortuni.
Poiché SHIELD è progettato per facilitare le decisioni di politica della sicurezza in impresa e per
verificarne l’efficienza, considera, coerentemente, esclusivamente i costi discrezionali per la
prevenzione, l’ammontare dei quali dipende, appunto, dalla volontà e dalla scelta politica della
Direzione aziendale. Di conseguenza la riclassificazione dei costi prevista SHIELD esclude i costi
di prevenzione obbligatori, come ad esempio, oltre a quelli dell’assicurazione obbligatoria INAIL, i
costi di sicurezza incorporati nelle macchine e impianti perché siano a norma. SHIELD ha infatti
lo scopo di aiutare il management a valutare l’efficacia e l’efficienza delle proprie decisioni di
politica della sicurezza.
Tavola 5 I centri di costo per la classificazione dei costi discrezionali di prevenzione dei rischi
di esercizio
Igiene e Infortuni rischi psico-sociali Inquinamento Pericolosità Modello di
malattie (stress, mobbing, ambientale del prodotto Organizzazione
professionali burn-out) o servizio prevenzione
Immobili e Impianti Costi di progettazione Impianti di Ricerca interna Immobili dedicatì
ambienti di (elettrico, e di erogazione di smaltimento e di e sul cliente, (quota
lavoro, messa a antincendio), ricerche e di indagini abbattimento, HACCP (costi ammortamento
norma (quota messa a norma sul benessere messa a norma, di esercizio e uffici Servizio
ammortamento) (quota (questionari, ecc) (quota di acquisto SPPP) e messa a
ammortamento) ammortamento) servizi esterni) norma
Manutenzione manutenzione Costi di diagnosi Manutenzione Manutenzione Manutenzione
imp. imp. Interna dello stati di imp. Interna Interna (costo Interna (costo
Interna (costo (costo di benessere (costo esercizio) esercizio) esercizio)
esercizio) esercizio)
Manutenzione manutenzione Costi di formazione Manutenzione Manutenzione Manutenzione
imp. esterna imp. Interna alla prevenzione dei imp. Interna Interna (costo Interna (costo
(costo servizio (costo servizio) rischi psico-sociali (costo servizio) servizio) servizio)
DPI, Dispositivi DPI, Dispositivi Costi di modifica DPI, Dispositivi DPI, DPI, Dispositivi
protezione protezione dell’organizzazione protezione Dispositivi protezione
individuale individuale del lavoro individuale protezione individuale (costo
(costo acquisto) pronto soccorso (costo acquisto) individuale acquisto)
(costo acquisto), (costo acquist)
Informazione su Informazione su Informazione su Informazione Informazione su
rischi specifici rischi specifici rischi specifici su rischi rischi specifici
(costo materiali (costo materiali (costo materiali specifici (costo (costo materiali e
e sedute) e incontri) e incontri) materiali e incontri)
incontri)
Corsi di Corsi di Corsi di Corsi di Corsi di
formazione formazione formazione formazione formazione (costo
(costo esercizio, (costo esercizio, (costo esercizio, (costo esercizio,
servizio servizio servizio esercizio, servizio esterno)
esterno) esterno) esterno) servizio
esterno)
Assicurazione Assicurazione Assicurazione Assicurazione Assicurazione
RCT RCO RCT RCO incendio NH RC prodotti o tutela legale
(costo premio) (costo premio) (premio) rischi verso i (premio)
clienti
(premio)
Medico Esercitazione Esercitazione Messa in Costi generali di
competente e squadra (costo) sicurezza punti funzionamento
visite di antincendio e vendita (costi (telefoni,
controllo (costi evacuazione di acquisto e software, ecc)
esercizio) (costo esercizio manutenzione) (costi acquisto)
Resi per Costo del lavoro
difettosità di ruoli dedicati
produzione (RSPP, ASPP,
(costo Controllo qualità)
sostituzione) (costi servizio
esterno)
Consulenza Consulenze Consulenze Consulenze Consulenze Consulenze e
(OCRA) (costo (costo servizio psicologiche, (rumore, lux, (costo servizio eventuale costo
servizio esterno) mediche,organizzative ecc) (costo di esterno) certificazioni
esterno) (costo servizio servizio (costo servizio
Segreteria Amministrativa: 12 Segreteria Organizzativa:
c/o Dipartimento di Chimica sito web c/o Dipartimento di Economia Aziendale
via Campi, 183 - 41100 Modena www.cipral.unimore.it via Berengario, 51 - 41100 Modena
tel. 059 205 5075 - fax 059 205 5602 tel. 059 205 6868 - mail: cipral@unimore.it
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Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Centro Interdipartimentale sulla Prevenzione dei Rischi negli Ambienti di Lavoro
esterno) esterno) esterno)
Fonte: elaborazione originale
L’individuazione e la riclassificazione dei costi sociali, attinenti ai risarcimenti dei danni provocati
dall’impresa a terze economie avviene in modo analogo a quanto previsto per i costi di prevenzione.
Dalla contabilità generale (in particolare dal piano dei conti) si estraggono i costi sociali e li si
riclassificano in relazione alle categorie di rischio alle quali si riferiscono, come riportato nella
tavola 6. I costi sociali, trattandosi di risarcimenti stabiliti dalla legge, sono ineludibili nella loro entità per
l’impresa.
Tavola 6. I centri di costo per la riclassificazione dei costi sociali relativi al risarcimento dei danni
Igiene e Infortuni Rischi psico- Inquinamento Pericolosità Modello/sistema
malattie sociali (stress, ambientale del prodotto o di
professionali mobbing, del servizio Organizzazione
de l’ambiente burn-out) della
di lavoro prevenzione
Costo Costo per Costi Multe AUSL, Risarcimento Costi da
riconoscimento infortuni, processuali e di risarcimento danni a clienti responsabilità
malattie processi, welfare danni a terzi, amministrativa
professionali e incendio (rivalsa) ecc D.Lgs 231
ambiente non a requisizioni, Costi di terapie
norma ecc.) farmacologiche
e psico-
.terapeutiche
Fonte: elaborazione originale
Il ciclo della programmazione e del controllo (noto come il processo di budgeting) si compone di tre
momenti: la definizione degli obiettivi, la realizzazione, il controllo tra preventivo e consuntivo.
La programmazione degli obiettivi di prevenzione da conseguire (e della collegata assegnazione
delle risorse da impiegare) si attua ex ante, all’inizio dell’esercizio, in base e alla valutazione dei
rischi effettuata e alla politica di prevenzione che l’impresa ha deciso.
Il momento successivo è costituito dall’attuazione, ovvero la realizzazione del programma durante
l’esercizio attraverso il consumo delle risorse assegnate.
L’aderenza dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi iniziali è verificata in ulteriori momenti di
controllo. Il controllo consiste nel confronto tra gli obiettivi a preventivo e quelli a consuntivo.
L’analisi degli scostamenti fornisce utili indicazioni per eventuali interventi correttivi degli obiettivi
programmati.
Il processo di programmazione e controllo sinteticamente esposto (e qui applicato alla prevenzione
dei rischi, attraverso la formulazione del budget della sicurezza), e è la metodologia che permea
tutta gli aspetti di gestione aziendale: dalla realizzazione della strategia, al presidio della qualità
(formalizzato da W.E. Deming attraverso la nota ruota). Tutte le linee guida, dalle ISO a quella
UNI-INAIL, inquadrano temporalmente la prevenzione nell’ambito del processo di
programmazione (o, pianificazione come spesso erroneamente riportato) e di controllo.
SHIELD è progettato anche per la definizione del budget della sicurezza: occorre aggiungere ai
costi di prevenzione discrezionali (considerati nella tavola 5 per la decisione circa la politica di
prevenzione) quelli obbligatori. Ci si riferisce in particolare ai costi obbligatori delle assicurazioni
obbligatorie INAIL contro gli infortuni, delle messe a norma cogenti, dell’informazione minima
dovuta ai lavoratori (il costo delle riunioni periodiche e del materiale informativo),
dell’addestramento e della formazione dei lavoratori obbligatori.
Nell’ ambito della politica a rischio zero il budget della sicurezza non considera i costi sociali in
sede preventiva, ma solo a consuntivo, poiché l’impresa non può pianificare consapevolmente
situazioni di inadempienza circa la sicurezza..
La tavola 6 indica sinteticamente i costi da utilizzare ai fini della definizione del budget della
sicurezza, evidenziando i momenti del preventivo, degli scostamenti e del consuntivo.
Le voci dei costi totali della tabella 7 costituiscono il budget generale della sicurezza in impresa.
Esso si può articolare a livello di singolo centro di responsabilità riferito ai dirigenti che assegna
loro delle responsabilità economiche in materia di prevenzione. Il budget della sicurezza per il
singolo dirigente consente, attraverso la delega, “l’autonomia di spesa” prevista dall’articolo 16 del
D.Lgs n. 81.
Nella prospettiva contabile si tratta di “ribaltare” gli investimenti in prevenzione dei cinque centri
di costo sui budget dei singoli dirigenti a seconda delle tipologie di rischi che ciascuno di essi è
tenuto a presidiare. In questo modo si fornisce al Dirigente lo strumento per assolvere
concretamente i suoi obblighi in materia di sicurezza definiti nell’articolo 18 del D.Lgs n. 81.
Tavola 8 I costi totali a consuntivo (ex post a fine esercizio) della siciuezza
Igiene e Infortuni rischi psico- Inquinamento Pericolosità Modello/sistema di
malattie sociali ambientale del prodotto o Organizzazione
professionali (stress, del servizio della prevenzione
de l’ambiente mobbing,
di lavoro burn-out)
Costi di Costi di Costi di Costi di Costi di Costi di
prevenzione prevenzione prevenzione prevenzione prevenzione prevenzione
discrezionali discrezionali discrezionali discrezionali discrezionali discrezionali
+ + + + + +
Costi di Costi di Costi di Costi di Costi di Costi di
prevenzione prevenzione prevenzione prevenzione prevenzione prevenzione
obbligatori obbligatori obbligatori obbligatori obbligatori obbligatori
+ + + + + +
Costi sociali Costi sociali Costi sociali Costi sociali di Costi sociali Costi sociali di
di di di risarcimento di risarcimento danni
risarcimento risarcimento risarcimento danni risarcimento
danni danni danni danni
= = = = = =
Costi totali Costi totali Costi totali Costi totali Costi totali Costi totali
della della della della sicurezza della dell’organizzazione
sicurezza sicurezza del sicurezza del dell’ambiente sicurezza del della sicurezza
ambiente di benessere benessere naturale prodotto e
lavoro fisico mentale e servizio
sociale
Fonte elaborazione: propria
Nella tavola 9 sono riportate analiticamente tutte le voci del budget della sicurezza a consuntivo.
I costi totali della sicurezza riportati nella tavola 9 sono composti da costi diretti (salvo le eccezioni
dei costi di arresto della produzione o della messa a norma cogente che possono contenere quote di
costi comuni, comunque minoritarie). Essi possono quindi essere utilizzati utilmente dalla
Direzione aziendale per approfondire le implicazioni economiche della sicurezza. Ad esempio
potrebbe essere calcolata l’incidenza dei costi della sicurezza sul fatturato, il costo delle giornate
“perse” per assenza dal lavoro a causa delle malattie e degli infortuni, e così via, arricchendo gli
indicatori per la valutazione dell’efficienza della politica di sicurezza messa in atto dal management
Si ritiene utile soffermarsi sul costi obbligatori assicurativi per due motivi:
• essi stanno subendo un’ evoluzione nella loro composizione, la quale riflette la nuova missione
affidata all’INAIL (non solo ente assicuratore, ma anche promotore della prevenzione);
• i costi totali assicurativi per le modalità di calcolo subiscono aumenti o diminuzioni (le c.d.
oscillazioni). L’oscillazione per l’andamento infortunistico consiste in un aumento o
diminuzione (fino al +- 30%) del tasso medio nazionale di premio assicurativo (il c.d tasso
applicato di premio) a seconda l’andamento infortunistico aziendale sia maggiore o minore di
quello nazionale di settore. L’oscillazione per prevenzione introdotta nel 2000 consiste in uno
sconto (il 5% per le imprese con più di 500 lavoratori e il 10% per quello con meno di 500
lavoratori) che riduce ulteriormente il premio applicabile alle singole imprese che eseguono
interventi per il miglioramento delle considzioni di sicurezza e di igiene nei luoghi di lavoro in
ottemperanza al D.Lgs n.81. Il definitiva ciò significa una potenziale oscillazione del + o –
40% del premio per le imprese medio-piccole (con meno di 500 lavoratori (si veda il portale
dell’INAIL).
Un ulteriore utilizzo dei costi totali della sicurezza riguarda il bilancio sociale. La metodologia
SHIELD consente alla Direzione aziendale di disporre di tutti i dati quali-quantitativi per redarre
un articolato bilancio sociale che comunichi agli stakeholder interni ed esterni la politica di
prevenzione dell’impresa ed i risultati raggiunti in modo innovativo rispetto alla prassi esistente.
Nei bilanci sociali delle società la politica della sicurezza risulta pressoché assente, anche per
l’assenza di un’organica comunicazione basata su dati fattuali. SHIELD è in grado di contribuire a
• il metodo si fonda sull’analisi dei costi che si sono formati in scambi monetari e che quindi sono
o saranno rilevati nel sistema contabile. I valori che SHIELD tratta sono quindi costi “certi”
per l’impresa, pienamente attendibili;
• la riclassificazione dei costi presenta un modestissimo costo di elaborazione perché si affianca
ed integra (e quindi non modifica) il sistema di contabilità generale presente in impresa;
• la strumentazione offerta (le varie tabelle dei costi riclassificati) consente di utilizzare gli stessi
dati di costo variamente combinati per tre tipi di decisioni aziendali distinte: la politica di
sicurezza; la programmazione e il controllo economico della sua realizzazione operativa; la
redazione del Bilancio sociale. In sostanza con lo stesso strumento, SHIELD, è possibile gestire
tre decisione e attività distinte, conseguendo così rilevanti economie di scopo amministrativo;
• i costi rilevati con SHIELD possono utilmente essere riferiti ai dati fisico-tecnici (giornate
perse, ore di formazione, ecc) in modo da sviluppar ulteriori indici di costo e di produttività
della sicurezza, in modo da apprezzare il suo peso e contributo nell’economia complessiva
dell’impresa;
• l’applicazione di SHIELD è fattibile nelle imprese di tutte le dimensioni, grandi e medio-
piccole;
• l’utilizzo di SHIELD consentirà ai Responsabili del Servizio di Prevenzione e di Protezione
(RSPP) di aumentare il loro bagaglio professionale perché coprirà un’area che attualmente non è
da essi presidiata, ovvero la gestione economica della prevenzione dei rischi non di mercato.
Le imprese che hanno aderito al progetto sono di piccole e medie dimensioni, ovvero con più di
10 addetti e con meno di 50 addetti. (per tre imprese rispettivamente 12, 16, 38 persone). Fa
L’impresa Castelfrigo costituisce un’eccezione perché conta un organico di 100 persone. Il settore
specifico della lavorazione delle carni suine è caratterizzato da un’alta intensità di lavoro, dalla
presenza di micro imprese, da situazioni di lavoro irregolare che hanno impedito di rispettare il
vincolo dimensionale stabilito e che hanno fatto propendere per la scelta dell’impresa in questione.
Le quattro imprese sono caratterizzate da un marcato processo industriale, dalla volontà politica
della proprietà e della Direzione aziendale di dotarsi di un’organizzazione della sicurezza che
consenta di osservare la normativa, di adottare protocolli di qualità certificati, (nel caso specifico le
linee guida ISO), incluso il sistema di autocontrollo HACCP (Hazard Analysis and Critical
Control Points) al fine di stimare pericoli, valutare i rischi e stabilire misure di controllo per
prevenire l'insorgere di problemi igienici e sanitari.
Le imprese aderenti al progetto differiscono tra loro sia per la loro natura istituzionale (due sono
società cooperative e due sono società di capitale) e per l’ubicazione (due sono localizzate nella
provincia di Reggio Emilia e due nella provincia di Modena).
Tavola 6 La dimensione economica della politica di prevenzione nelle quattro imprese nell’esercizio
2009
Impresa Costi di Costi sociali Costi complessivi % costi sociali su
prevenzione costi complessivi
Castelfrigo € 179.297,12 € 225,00 € 179.522,12 0,12%
Cantina Sociale di € 106.404,04 € 0,00 € 106.404,04 0,00
S.Martino in Rio
Latteria di S. Giovanni € 7.874,00 € 0,00 € 7.874,00 0,00
della Fossa
Monari& Federzoni € 56.740,00 € 552,00 € 57.262,00 0,91%
Fonte: elaborazione propria.
Come si può notare la politica di prevenzione messa in atto dalle quattro imprese risulta efficace in termini
di costi sociali e conferma, pur nella limitatezza del campione, la fattibilità di assumere come assunto di
politica di prevenzione l’obiettivo del rischio zero.
Il diverso ammontare degli investimenti, riflesso dai costi di prevenzione dell’esercizio, si spiega, oltre che
dall’impegno specifico del management, anche dalla difforme complessità gestionale e dalle fonti di rischio
Segreteria Amministrativa: 21 Segreteria Organizzativa:
c/o Dipartimento di Chimica sito web c/o Dipartimento di Economia Aziendale
via Campi, 183 - 41100 Modena www.cipral.unimore.it via Berengario, 51 - 41100 Modena
tel. 059 205 5075 - fax 059 205 5602 tel. 059 205 6868 - mail: cipral@unimore.it
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latenti insite in ciascuno degli specifici settori delle attività economiche dove operano le quattro imprese (si
rimanda al documento sui casi aziendali). Ad esempio la società Castelfrigo, (contrariamente alle altre
imprese dove la trasformazione del prodotto è di processo) presenta un’attività intrinsecamente rischiosa (il
taglio) e include al suo interno anche la logistica dei trasporti, presentando quindi oggettivamente i rischi
maggiori.
L’analisi degli allegati dove sono riportate le singole applicazioni, offre anche la composizione degli
investimenti, che, a loro volta, riflettono la prevenzione delle fonti di rischio peculiari di ciascuna azienda.
Per la società Castelfrigo la prevenzione dei rischi di sicurezza del lavoro (infortuni), dell’ambiente naturale
e del prodotto richiede un’ammontare quasi simile di investimenti. Le restanti imprese concentrano gli
investimenti su un rischio specifico: la sicurezza dell’ambiente di lavoro (la Latteria S. Giovanni), la
sicurezza dell’ambiente dilavoro (la Cantina sociale cooperativa), la sicurezza del prodotto (l’acetificio
Monari&Federzoni)
10. Bibliografia
Deming W.E., Out of the crisis, MIT Press, 1986 (trad. it., L’impresa di qualità, Petrini, Torino, 1989)
Elsner W, Frigato P., Ramazzotti P., Social Costs and Public Action in Modern Capitalism, Routledge,
2006
Golzio L, Economia e organizzazione della sicurezza, Giuffré, Milano 1986
Golzio L., La politica di prevenzione e gli assetti organizzativi, in Frey M. (a cura di), Sicurezza del lavoro e
trasformazioni organizzative, Egea, Milano, 1996
Grandori A., Organizzazione e comportamento economico, Il Mulino, Bologna, 1999
Hinna L., Come gestire la responsabilità sociale dell’impresa,. Manuale pratico operativo. Processi,
strumenti e modelli. La redazione del Bilancio sociale. Il Sole24ore, 2005.
Hongren C.T. – Foster G. – Dadar S.M. – Contabilità per la direzione, Isedi, Torino, 1998
K.W.Kapp, The Social Costs of Business Enterprises, Spokesman, 1978
Lowrance W., Of Acceptalble Risk, Kaufman, Los Altos, 1976
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and Health at Work, 2002.
S.D. Sagan, The Limits of Safety, Princeton University Press, Princeton, 1993
Viviani M., Il coinvolgimento degli stakeholder nelle organizzazioni socialmente responsabili. Maggioli,
2006
Modena
15 Marzo 2010.
Luigi Golzio
NB: Gli allegati rappresentano la compilazione del modulo SHIELD da parte delle imprese.
Nell’applicazione empirica si sono considerati unitamente gli infortuni e i rischi psico-sociali per
l’assenza o la frammentarietà di questi ultimi.
11.ALLEGATI
(costo (costo infortuni, (multe AUSL, (risarcimento danni Costi sociali (costi
riconoscimento processo, incendio risarcimento danni a clienti) da responsabilità
malattie ecc.) a terzi, ecc) amministrativa
professionali e D.Lgs 231)
ambiente non a
norma)
€. 0,00 €. 225,00 €. 0,00 €. 0,00 €. 0,00
Note della ditta:
Caselle sfondo blu: non possibile evidenziare il dato specifico dei impianti coinvolti, ma solo i
costi per la prevenzione si sono sostenuti.
Caselle evidenziate in rosso (resi per difettosità di produzione e di progettazione): dato contabile
non rilevato e non gestito.
Caselle evidenziate in grassetto: dato rilevato e riclassificato.
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Le caselle che riportano il valore zero (0) indicano l’assenza dei costi relativi per il 2009.
Note del ricercatore
Casella evidenziata in giallo (quota di ammortamento costi di impianto elettrico e antincendio): il
dato costituisce l’investimento complessivo e non è stata rilevato il costo di prevenzione.
Il costo complessivo della formazione è stato suddiviso in quote uguali tra tutte le categorie di
rischio perché i corsi hanno contenuti integrati di tutti i rischi aziendali.
Il costo complessivo dei dispositivi di protezione individuali include anche il costo degli indumenti
perché il dato specifico non è rilevabile e disponibile in modo distinto.
I costi delle analisi di laboratorio si riferiscono ad analisi per la presenza di alcool e droga e per la
verifica del rischio biologico (colonna 4)