Corso di laurea magistrale in Analisi, consulenza e gestione finanziaria
Sintesi della tesi di laurea:
I DERIVATI CLIMATICI NELLA GESTIONE DEGLI EFFETTI ECONOMICI DEL RISCHIO NATURALE
Relatore: Tesi di Laurea Magistrale di:
Prof.ssa Costanza Torricelli Andrea Lugli
Anno Accademico 2019-2020
Negli ultimi decenni, a causa dell’aumento delle emissioni legate all’attività economica e al conseguente degrado ambientale, il rischio climatico, definibile come l’incertezza dei flussi di cassa causata della volatilità climatica, rappresenta una preoccupazione sempre maggiore per le imprese di molti settori incluso quello finanziario. La copertura del rischio climatico ha infatti cominciato a ricevere la necessaria attenzione solo recentemente, quando la grande recessione ha costretto le imprese a rafforzare il controllo dei costi, mostrando che i cambiamenti climatici non devono essere estremi per avere conseguenze sui risultati delle aziende. Prima dell’avvento dei derivati metereologici, le imprese avevano a disposizione soluzioni limitate per la gestione di tale rischio, che spesso veniva semplicemente ignorato o affrontato con strumenti non perfettamente adeguati come assicurazioni o derivati su commodities. Dal 1997, con la nascita di un mercato del rischio climatico sulla Borsa Mercantile di Chicago, le imprese possono gestire l’impatto economico di eventi metereologici, attraverso l’uso di derivati climatici, strumenti finanziari il cui valore dipende dall’andamento di una variabile metereologica sottostante, facilmente misurabile in maniera oggettiva. Tuttavia, nonostante lo slancio iniziale, ad oggi gran parte delle negoziazioni avvengono over the counter e l’unico mercato regolamentato in cui è possibile negoziare questi strumenti, la Borsa Mercantile di Chicago, stenta a decollare. La principale ragione della mancata diffusione di questi strumenti è da ricercare nelle difficoltà di valutazione ed in particolare nella mancanza di un modello di pricing generalmente condiviso. La non negoziabilità degli indici metereologici che fungono da sottostante per questi derivati rende infatti il mercato del rischio meteorologico un mercato incompleto, in cui non è possibile ricorrere alle tradizionali tecniche di valutazione basate su argomentazioni di assenza di arbitraggio. Scopo del presente elaborato è quello di fornire una panoramica completa sul rischio climatico e la sua gestione tramite derivati climatici, per poi presentare un caso di pricing concreto di questi strumenti. A tal fine si è deciso di utilizzare derivati aventi come sottostante un indice rappresentativo della temperatura media giornaliera, esplorando la possibilità di utilizzare tali strumenti per implementare una strategia di copertura per il settore vitivinicolo. Nell’implementazione si è adottato l’approccio attuariale proposto da Jewson et al. [2002] ed è stata scelta una località della campagna modenese, Carpi Cortile, a motivo della vocazione vitivinicola del territorio. Sulla base dei dati storici della temperatura media giornaliera dal 02/09/2000 al 31/12/2017 è stato elaborato un modello econometrico in grado di spiegare la dinamica della temperatura giornaliera. Il modello, seppur basandosi su alcune ipotesi semplificatrici (volatilità mensile della temperatura costante, velocità di mean reversion costante, normalità dei residui e prezzo di mercato del rischio pari a 0), sembra offrire una rappresentazione soddisfacente della temperatura media giornaliera. Sulla base di tale modello si è proceduto a simulare 5000 traiettorie per la temperatura giornaliera della località di Carpi Cortile per l’anno 2018, grazie alle quali è stato possibile determinare il payoff atteso di alcune opzioni e determinare un prezzo equo per questi strumenti. Per completare l’analisi, sulla base dei prezzi calcolati, è stata valutata l’efficacia degli strumenti all’interno di una strategia di copertura della produzione di uva nella provincia di Modena. I risultati dell’analisi dimostrano il contributo di questi strumenti nel ridurre la volatilità dei ricavi della produzione fino circa al 10%. Anche il costo della strategia rimane contenuto ed accessibile anche a piccole imprese, se supportate da opportune strutture (ad esempio consorzi). In chiusura, è opportuno segnalare alcune difficoltà incontrate nella trattazione del tema oggetto della presente tesi al fine di trarre alcune considerazioni conclusive. In primo luogo, se la disponibilità dei dati relativi alla temperatura non ha costituito un problema significativo, le difficoltà risiedono piuttosto nella profondità delle serie storiche, che spesso sono incomplete o insufficienti ai fini della modellizzazione della temperatura. Una seconda criticità è rappresentata dalla natura dei prezzi stimati. Ricorrendo all’approccio attuariale, il prezzo ottenuto dall’attualizzazione del payoff atteso di un derivato ne rappresenta il fair value in senso attuariale, ovvero quel prezzo per cui il profitto atteso da entrambe le parti al momento della stipula del contratto è esattamente zero. Tuttavia, in una situazione come quella italiana, in cui le transazioni avvengono tra operatori privati su mercati over the counter, è naturale ipotizzare la necessità di operatori market maker e l’esistenza di un premio per compensare il rischio di cui si fa carico la posizione corta nel derivato. Pertanto, i prezzi effettivi possono discostarsi anche di molto da quelli calcolati in questo elaborato, con ovvi effetti sulle conclusioni circa l’efficacia della copertura. La criticità maggiore affrontata è quella del calcolo del prezzo di mercato del rischio. L’analisi di sensitività condotta ha mostrato come il prezzo di mercato del rischio abbia un impatto significativo sulla determinazione dei prezzi dei derivati. Di conseguenza, quando non è possibile applicare una valutazione neutrale al rischio, assumere che il prezzo di mercato del rischio sia costante e pari a zero potrebbe causare errori di pricing significativi. Sfortunatamente, in mancanza di un mercato regolamentato del rischio climatico, non è possibile determinare il valore corretto da utilizzare e miglioramenti in tal senso saranno possibili soltanto con l’evoluzione del mercato. In un futuro probabilmente non troppo lontano, lo sviluppo di modelli per la temperatura migliori, unito ai miglioramenti nella capacità di fare previsioni metereologiche a lungo termine, potrebbero contribuire alla definizione e adozione di un modello di pricing comune a tutti gli operatori contribuendo così alla determinazione del prezzo di mercato del rischio, con risvolti positivi sulla crescita del mercato del rischio climatico, che è prerequisito necessario per il successo dei derivati climatici.