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IL DECAMERONE

1° novella 1° giorno

Ser Ciappelletto
La novella viene introdotta dal narratore che,
dilungandosi, spiega che il tema centrale del suo racconto
sarà la redenzione che Dio dona agli uomini,
perdonandoli per qualsiasi peccato essi abbiano
compiuto.
In seguito il narratore inizia a raccontare la novella:
Musciatto Franzesi, grande e ricchissimo mercante,
divenuto cavalieri in Francia, dovette recarsi in Toscana al
seguito di Carlo Senzaterra, per trasferirsi egli dovette
recapitare i suoi complicati affari ad uomini affidabili che
fossero capaci di gestirli, e incaricare un uomo abile nella
riscossione dei soldi che si occupasse di ritirare i suoi
soldi dati in prestito ai ‘borgognoni’, uomini sleali e
irriverenti; dopo tanto pensare l’uomo pensò che per
trattare con questo tipo di persone, servisse un uomo di
simile carattere, quest’uomo si rivelò essere ser
Ciappelletto.
ser Ciappelletto era un uomo irriverente e meschino che
pur di vincere e ricavare ciò che desiderava diceva
testimonianze false e presentava falsi documenti, non si
preoccupava di far del male a chiunque, bestemmiava e
amava le taverne dove si ubriacava di vino, egli barava ai
giochi d’azzardo ed era un ladro, ma non amava le
donne, in conclusione egli era un uomo spregevole e
colmo di colpe di ogni genere.
Franzesi quindi parlando con ser Ciappelletto gli presenta
il lavoro e offre la ricompensa, egli accetta e si reca in
Borgogna per adempiere al suo incarico, qui prende
ospitalità in una casa di due fratelli mercanti fiorentini,
dopo poco si ammala di un malattia inguaribile e ogni
giorno si avvicina sempre più alla morte. I due fratelli,
interessanti a difendere il proprio nome, non vogliono
mandare fuori di casa l’uomo così malato, perché tutti li
vedrebbero a male ma al tempo stesso sanno che
nessuna chiesa vorrebbe nel proprio campo santo un
uomo così spregevole anche se egli si confessasse in
quei giorni; ser Ciappelletto, sentendo le discussioni dei
due fratelli li rassicura dicendo che sarà lui a rimediare
alla situazione se loro lo faranno parlare con un buon
prete. I due fratelli trovano un buono e rispettato frate e lo
portano dal malato per la remissione dei peccati; iniziando
la conversazione il padre chiede all’uomo da quant’è che
egli non si confessa e egli risponde, mentendo, di essersi
sempre confessato ogni settimana, si scusa di non
essersi confessato da quando è malato e chiede però al
frate di poterlo confessare non considerando le sue
confessioni precedenti e quindi gli parli come se fosse la
sua prima confessione, ricevendo i complimenti del frate.
Il frate in seguito inizia la confessione chiedendo se egli
abbia mai peccato con le donne, e l’uomo risponde di
essere ancora vergine dalla nascita, se abbia mai peccato
per gola, ed egli risponde di aver peccato perché ha
mangiato pane e bevuto acqua in giorni che
religiosamente richiedevano il digiuno sottolineando la
necessità di conoscere e seguire strettamente le leggi
divine, se sia mai stato avaro, ed egli risponde di aver
sempre diviso i suoi averi con i poveri e di aver voluto
guadagnare per donare ancora di più, se abbia mai
ucciso o attaccato moralmente qualcuno ed egli risponde
di aver sempre benedetto chiunque incontrasse e
consiglia al frate di fare queste domande solo agli uomini
cattivi e malvagi, se abbia mai abbia mentito ed egli
risponde di non averlo mai fatto e di non aver mai detto
cattiverie dietro le spalle altrui, se abbia mai rubato ed egli
lo nega e poi ser Ciappelletto, imitando un gesto di
autocommiserazione, elenca vari piccoli ed insignificanti
peccati che obbligano il prete a rassicurarlo sul fatto che
essi sono peccati di poco conto, e in conclusione l’uomo
confessa al frate di aver peccato da piccolo,
bestemmiando contro sua madre, così il frate ancora lo
consola dicendo che sicuramente sua madre l’avrà
perdonato perché ormai tutti per strada bestemmiano Dio
e Lui è sempre pronto a perdonarli tutti, infine il frate,
stanco di ascoltare queste piccolezze dal malato, assolve
l’uomo dai peccati e se ne va offrendogli, se Dio non lo
aiuterà a proseguire la sua vita, un posto nel campo santo
della sua chiesa, dove sarebbe felice di ospitare un così
religioso uomo, e ser Ciappelletto, raggiunto così il suo
obbiettivo, accetta l’offerta.
Per tutto il corso della confessione i due fratelli si erano
appostati dietro alla porta per ascoltare, e a stento essi
trattenevano le risate sentendo le menzogne che il malato
descriveva al frate allibito dalla sua estrema religiosità, e
infine sentendo che l’obbiettivo era stato raggiunto, si
tranquillizzarono.
La sera stessa ser Ciappelletto muore e i due fratelli e i
frati a cui il frate che lo aveva confessato aveva
raccontato egli essere un santo uomo, organizzarono un
fastoso funerale: accompagnarono il morto alla chiesa
cantando per le strade della città seguiti da moltissime
persone a cui, arrivati in chiesa, il frate descrisse l’uomo
come un santo benefattore, un uomo degno di essere
adorato; la gente rimase abbagliata dai prodigi di quel
santo uomo, tanto che, dai giorni seguenti, moltissime
persone ogni giorno si radunavano alla sua tomba per
portare fiori e pregare. Ser Ciappelletto era diventato
santo nonostante la sua spregevole vita.
In conclusione della storia il narratore inserisce un
intervento in merito alla grazia di Dio che ha perdonato
ser Ciappelletto e ha salvato loro 10 giovani dalla peste
della città.

2° giorno 4° novella

Landolfo Rufolo
La costa amalfitana è un luogo portuale, di commercio e
mercanti, tra essi, Landolfo Rufolo è un ricco mercante
che desidera di arricchirsi sempre di più, che vive a
Ravello.
Landolfo, per arricchirsi, carica la sua nave delle sue
mercanzie e si reca a Cipro, arrivato sull’isola però egli
trova molti mercanti genovesi che come lui, si sono recati
lì per arricchirsi, così egli, per riuscire a vendere le proprie
ricchezze, è costretto ad abbassare drasticamente i prezzi
rimanendo povero, con molte meno denaro di quanto ne
aveva partendo; deciso a riconquistare il denaro perduto
egli si rende conto che le uniche due vie per non tornare a
casa meno ricco di prima, sono uccidersi o rubare, e
decide di procedere a quest’ultima vendendo la grande
nave che aveva per riacquistarne una più piccola, più
adatta alle scorrerie. Dopo aver depredato molte navi
turche e aver così raddoppiato la sua ricchezza iniziale,
Landolfo, decidendo di non voler rischiare di nuovo i suoi
soldi nel commercio,intraprende la strada verso casa.
Durante il viaggio in mare, incombe una tempesta e il
mare si ingrossa tanto che la piccola nave non riuscirebbe
a rimanere integra, così Landolfo decide di attraccare in
una piccola isola per aspettare un tempo migliore, lì
arrivato, trova due grandi navi, le quali ciurme,
riconoscendolo e sapendo lui essere molto ricco,
depredano la sua nave, fanno lui e la sua ciurma
prigionieri e abbattono la nave.ol giorno seguente le due
navi ripartono, ma a causa di una tempesta una delle due
navi, su cui si trova Landolfo, si scaglia su una secca, la
nave si frantuma, le ricchezze disperse e gli uomini
cercano di salvarsi appigliandosi a qualsiasi cosa
galleggiante trovino; anche Landolfo riesce a salvarsi
così, galleggiando un po’ su una tavola e un po’ su una
cassa, per due giorni, non vedendo intorno a sé altro che
mare.
Il giorno successivo Landolfo naufraga su un isola, isola
di Corfù, dove una donna, dopo il primo spavento per non
aver riconosciuto in lui un uomo tanto era mal ridotto, lo
aiuta a lavarsi e a rimettersi in forze e poi gli consiglia di
riprendere al più presto la sua strada e andarsene; prima
di partire Landolfo apre la cassa che la donna dice
appartenergli, e al suo interno trova molte pietre preziose,
quindi regala la cassa alla donna in cambio di un sacco
per trasportare le ricchezze.
Landolfo se ne va dall’isola salendo su una barca e arriva
a Brindisi, poi proseguendo arriva a Trani, dove trova dei
suoi amici a cui, senza nominare le pietre, racconta le sue
disavventure ed essi lo riportano a casa.
Arrivato a casa egli vende le pietre e, con il ricavato,
manda del denaro alla donna di Corfù e ai suoi amici di
Trani che lo avevano aiutato e con il resto, non volendo
più rischiare di rimanere ancora povero, li tiene per sé e
con essi visse felice fino alla fine dei suoi giorni.

2° giorno, 5° novella

andreuccio da perigia
Andreuccio da Perugia, intenditore e mercante di cavalli,
si reca a Napoli, centro di famosi commerci di cavalli per
trovare dei bei cavalli da comperare. Presa residenza in
un albergo, al mattino egli si reca al mercato e, in cerca
del giusto cavallo mostra le sue ricchezze in giro per
dimostrare il suo prestigio; vedendo il denaro, una
giovane donna si sofferma riconoscendo di essere
ammaliata da esse, con lei si trova un’anziana donna che,
riconosciuto Andreuccio, si ferma a salutarlo
animatamente. Quando l’anziana e l’uomo si salutano e
ella raggiunge la giovane accompagnatrice, quest’ultima
gli chiede chi sia il ricco uomo che ha salutato e la donna
racconta tutto il suo vasto sapere su Andreuccio e la sua
famiglia; dopo aver ascoltato interessata tutto ciò che la
donna aveva da raccontare, viene presa da malizia e,
lasciata l’anziana a casa, invia una serva a chiamare
Andreuccio con precise istruzioni. La serva, arrivata
all’albergo da Andreuccio, dice all’uomo di essere stata
inviata da una giovane donna che si è incuriosita sul suo
conto al mercato, facendogli intendere che essa si fosse
invaghita di lui, e lo invita a seguirla, Andreuccio eccitato
dalla notizia accetta l’invito e segue la serva fino alla casa
della giovane dove quest’ultima lo accoglie festosamente
tanto da sconvolgerlo. La giovane in seguito porta
Andreuccio nella sua camera da letto e gli spiega il motivo
della sua euforia nel vederlo: ella sarebbe la sorella
illegittima di Andreuccio nata dal suo stesso padre e, per
non tralasciare dubbi all’uomo sul suo conto, ella gli
racconta tutta la storia della sua vita passata inserita
all’interno della vita del padre di Andreuccio, raccontatagli
dall’anziana donna la mattina, in modo che Andreuccio
riconoscesse dei fatti a lui familiari.
Andreuccio, saputa la novità, si commuove e la giovane
gli spiega ancora come è venuta a conoscenza della
presenza del fratello a Napoli e successivamente invita
l’uomo a restare a cena e per la notte ospite nella sua
casa, all’offerta Andreuccio inizialmente si rifiuta perché
per cena aveva altri impegni, ma poi viene persuaso dalla
donna a rimanere. La giovane accompagna il fratello in
camera e lascia a sua disposizione un servo per ogni suo
bisogno, restato solo con quest’ultimo l’uomo si spoglia
dei suoi abiti e del suo denaro e si reca in bagno, dove, a
causa di una trave rotta, cade nella latrina sottostante e,
fortunatamente senza mali di alcun tipo, tranne la
sporcizia, inizia a chiamare aiuto ma nessuno gli risponde
perché il servo, sentendo l’uomo cadere, si è recato a
chiamare la giovane donna che, cogliendo il momento ha
rubato dalla camera dell’uomo il suo denaro ed è
scappata. Andreuccio, ancora nella melma maleodorante,
continua a chiamare aiuto sempre più forte e alcuni vicini
gli rispondono con sgarbo chiedendogli di stare zitto e
lasciarli dormire, quando poi l’uomo si rende conto di
essere stato truffato dalla donna, si arrabbia ancora più
vivacemente e continua ad urlare ancora più forte, mentre
i vicini, sempre più irati per essere disturbati nel sonno,
con cattive maniere lo convincono a stare in silenzio e
risolvere i suoi problemi da solo; così Andreuccio esce
maleodorante dalla casa e si incammina disperato verso
l’albergo. Lungo la strada Andreuccio incontra due uomini
e gli racconta la sua disavventura, i due quindi, lo invitano
ad aiutarli in una rapina in cui egli potrebbe riavere i soldi
perduti, e l’uomo disperato accetta. Prima di recarsi al
luogo dove dovrà avvenir e l’operazione, i due portano
Andreuccio a lavarsi in un pozzo, egli calatosi giù si lava e
poi muove la fune per richiamare i due uomini a tirarlo su
ma, arrivato in cima al pozzo, egli trova delle persone
sconosciute a lui, che vedendolo scappano via, questo
perché mentre egli si lavava, una famiglia si era
avvicinata al pozzo per recuperare dell’acqua e così i due
compagni erano fuggiti per non farsi vedere, tale famiglia
però, vedendo invece che l’acqua nel secchio, un uomo,
erano fuggiti via; Andreuccio quindi esce dal pozzo,
ancora confuso per l’accaduto e, da solo, si avvia
vagando per la strada e incontra di nuovo i due compagni
che stavano tornando a recuperarlo e i due spiegano allo
sventurato ciò che era successo.
I tre complici s’incamminano verso il luogo del furto e,
arrivatici, i due compagni obbligano Andreuccio a
scendere lui stesso nella tomba dell’Arcivescovo a cui egli
dovrà sfilare il prezioso anello; Andreuccio, ormai
divenuto più scaltro, capisce l’imbroglio che i due vogliono
tendergli facendolo calare nella tomba e, recuperato
l’anello, lasciarlo lì in difficoltà, quindi l’uomo, appena
sceso nell’arca recupera l’anello e lo nasconde e porge gli
altri oggetti meno lucrosi ai due compagni dicendo loro di
non trovare nessun anello, così i due, scappano via
chiudendo nella tomba Andreuccio che, solo e senza
possibilità di uscita, pensa alla sua fine: o morto ucciso
dal tempo poiché nessuno riuscirà a trovarlo, oppure
impiccato perché trovato nella tomb a rubare.
Nella chiesa arrivano poi altri ladri che, come Andreuccio
e i due compagni, vorrebbero rubare l’anello, nessuno di
loro però ha il coraggio di calarsi, tranne un prete che,
deciso a scendere nell’arca, mette i piedi al suo interno
pronto per calarsi, quando Andreuccio, ancora nella
tomba al buio, lo strattona per i piedi facendolo impaurire,
in questo modo egli e tutti gli altri presenti nella chiesa,
spaventati scappano via lasciando l’arca aperta, libera via
d’uscita per Andreuccio che esce con l’anello e
s’incammina verso l’albergo.
Andreuccio finalmente arriva all’albergo, dove, i suoi amici
e l’oste, saputa l’intera storia, gli consigliano di
allontanarsi subito da Napoli e così fa Andreuccio
tornando felicemente a Perugia con il prezioso anello.

4° giorno, 1° novella

Tancredi e Ghismunda
Tancredi, principe di Salerno, è padre di Ghismunda,
molto affettuoso e geloso nei suoi confronti.
Quando Ghismunda ha raggiunto la giusta età per
maritarsi, il padre è costretto a trovarle marito, così ella si
sposa con il duca di Capua; egli però muore dopo poco
tempo dal matrimonio e la figlia è costretta a ritornare dal
padre.
Egli, felice per avere di nuovo la figlia con sé, non si
preoccupa di dare nuovo marito alla giovane donna.
Ghismunda è però insoddisfatta e scontenta della scelta
fatta dal padre e così essa, da sola, inizia ad osservare gli
uomini che frequentano la corte, per trovare nuovo marito
ma, fra tutti, essa si innamora di un giovane valletto del
padre, Guiscardo, a cui il principe tiene molto
personalmente.
Ghismunda fa trovare una lettera a Guiscardo che, così
viene a conoscenza dell’interesse amoroso della giovane
che già egli aveva percepito, e si innamora egli stesso;
nella lettera la giovane descrive il modo in cui i due si
possono incontrare: se egli si recherà in una grotta ormai
nascosta dalle erbacce e sconosciuta ai più, da essa egli
potrà arrivare alla porta della camera di Ghismunda e così
lei lo potrà accogliere nella stanza. La sera seguente il
piano si svolge come era stato designato, i due si
incontrano felicemente e ciò si ripete varie volte.
Tancredi era solito visitare la figlia nella sua camera e così
una sera egli si reca nella stanza e, per aspettarla, si
siede su una sedia e si addormenta. Sventuratamente,
Ghismunda entra nella camera e non si accorge della
presenza del padre, così invita Guiscardo ad entrare e i
due compiono ciò che hanno solito fare per lungo tempo.
Tancredi si sveglia e vede due amanti e, pur essendo
estremamente arrabbiato, decide di rimanere in silenzio
ed aspettare che i due si salutino quando entrambi i
giovani escono dalla stanza, Tancredi si cala dalla finestra
e raggiunge la sua camera il principe è devastato dal
tradimento della figlia e decide immediatamente di far
arrestare Guiscardo, che viene imprigionato in una della
stanze del castello senza che Ghismunda ne sia a
conoscenza.
Successivamente Tancredi, piangendo e disperandosi, si
reca dalla figlia e la rimprovera di aver compiuto cose
illecite con un uomo di umile classe, sottolineando più
volte il suo affetto per lei e dichiarandole di aver fatto
rinchiudere il suo segreto amante la giovane, disperata
per l’arresto del ragazzo, risponde alle accuse padre
dicendo di aver agito per amore: essa descrive Guiscardo
come uomo rispettabile, facendo riferimento all’affetto che
il padre stesso aveva per il giovane, essa afferma infatti,
che un uomo non è nobile per stirpe ma per grandezza
d’animo proprio, e in seguito passa a descrivere la natura
dell’amore, l’amore tra moglie e marito che il padre le
aveva negato, riconoscendosi solo come una vittima e
non una colpevole, al contrario accusando il padre.
Tancredi, indignato, fa uccidere Guiscardo e in seguito fa
mandare alla figlia il cuore del giovane, alla cui vista,
Ghismunda, avendo già preparato il veleno per uccidersi,
compie la sua definitiva decisione e, nonostante le parole
delle damigelle, si avvelena. Il padre, venuto a sapere
dell’azione della figlia, corre alla sua camera piangendo e
arriva mentre essa è ancora viva e, prima ordinandogli di
non piangere per avvenimenti da lui stesso causati, gli
espone poi la sua ultima volontà di essere sepolta con
Guiscardo. Ghismunda muore, raggiungendo così il suo
amante nella morte, e lasciando il padre, devastato dai
sensi di colpa.
4° giorno, 5° novella

Lisabetta da Messina
Nella città di Messina abitano tre fratelli mercanti con una
bellissima e giovane sorella, Lisabetta, non ancora
sposata.
Nei loro commerci, i fratelli, si fanno aiutare da un umile
aiutante, Lorenzo, giovane ragazzo; con il tempo,
Lisabetta s’innamora segretamente di Lorenzo e
quest’ultimo ricambia l’affetto. Lisabetta, sapendo che i tre
fratelli non avrebbero acconsentito a questo suo amore
per un umile ragazzo, mantiene segreto il suo sentimento
e, per incontrare l’amato, essa esce silenziosamente di
casa di notte, ma viene vista da uno dei fratelli; egli, il
mattino seguente, racconta l’accaduto agli altri due fratelli
ed insieme, indignati, uccidono il ragazzo e lo
seppelliscono. Nei giorni seguenti Lisabetta, non vedendo
più Lorenzo, appare sempre più malinconica e infelice, e i
fratelli, per mantenere il loro segreto, fanno finta di
chiedersi cosa mai le sia accaduto, cercano di darle
conforto, si preoccupano per la sorella.
Una notte a Lisabetta appare in sogno Lorenzo che le
rivela di essere stato ucciso dai tre fratelli e le indica il
luogo dove è stato seppellito, la giovane quindi, il giorno
seguente, va a cercare il corpo dell’amato e lo trova
esattamente dove le è stato detto nel sogno, trovato il
corpo, Lisabetta, massacrata dal dolore, taglia la testa
all’amato e la porta a casa con sé, la sotterra in un vaso
sotto una pianta di basilico e lo pone nella sua camera. La
giovane prende così l’abitudine di piangere ogni giorno
sulla pianta di basilico che cresce rigogliosa, i tre fratelli,
essendosi accorti della particolare abitudine giornaliera
della sorella, un giorno, in sua assenza, decidono di
dissotterrare la pianta di basilico per trovare la causa della
tristezza della giovane di fronte ad essa, e così facendo
trovano la testa del cadavere di Lorenzo; scoprono quindi
di essere stati scoperti da Lisabetta e decidono di partire
per Napoli, lasciando la sorella sola, in balia della sua
tristezza. I giorni passano, Lisabetta è sempre più
devastata dalla malinconia ed infine muore dal dolore. by
g8anzxz :D

ps:spero sia tutto centrato

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