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Cantina e Box Auto condominiale: cosa

dice la norma

Anzitutto dobbiamo sapere che non esiste norma che vieti l’installazione di un impianto elettrico nella propria autorimessa.

La legge vuole che si rispettino i principi dell’installazione a regola dell’arte (norma CEI 64-8) e che le prese siano collocate a
un’altezza minima da terra.

Chi abita in condominio saprà che il garage può essere considerato o una semplice cantina per il ricovero di oggetti, oppure un
‘box auto’, il cui uso è limitato ad autorimessa.

La norma dice che il garage condominiale non può essere utilizzato come officina per fare ‘piccoli lavoretti’ e di fatto sarebbe
vietato anche utilizzare al suo interno piccoli elettrodomestici, come un trapano a percussione o un congelatore a pozzetto.

Nello specifico della situazione dei condomini poi, a installare una presa elettrica in garage – magari con la sola finalità di
attaccare una lampada aggiuntiva per illuminare, o un aspirapolvere per pulire la macchina-, si possono incontrare delle difficoltà
oggettive.

Le regole comuni impongono, infatti, che non si possa utilizzare la rete energetica del condominio per usi privati e, quindi,
l’amministratore lo vieta espressamente.

Chi vuole mettere una presa elettrica nel garage del condominio ha
comunque tre possibilità:
1. Allacciarsi al proprio impianto casalingo e far rientrare i consumi del garage nella bolletta normale. Questa
operazione, però, in alcuni casi può essere molto costosa e non sempre possibile – se le distanze sono difficilmente
colmabili;
2. Fare un allaccio privato ex-novo con regolare contratto di fornitura. Operazione più semplice ma più impegnativa.
Doppiando i contatori si raddoppiano anche le spese accessorie nelle bollette;
3. Installare un conta-scatti nel proprio box, previa autorizzazione richiesta all’assemblea condominiale, che deve rilasciare
una delibera. L’amministratore, in base alla potenza erogata da contratto, deve verificare se c’è la possibilità effettiva a
livello di assorbimento complessivo per alimentare le proprietà private con energia condominiale senza modificare il
contratto e andare a incidere sui costi fissi e sul costo del Kw/h. Superata questa fase, sarà sempre dell’amministratore
l’onere di decurtare dal totale delle spese condominiali per l’elettricità gli scatti fatti dal singolo condomino autorizzato. Dal
canto suo l’amministratore può fare richiesta di un ulteriore compenso per la nuova contabilizzazione.

Capirete perché, alla luce di tutti questi passaggi, l’opzione ‘conta-scatti’ risulta sicuramente la più complessa.

Autorimessa privata, le tipologie


A livello di edilizia residenziale la legge classifica le autorimesse private in due categorie. La prima categoria comprende i box
auto singoli e le autorimesse con capienza massima di nove autoveicoli.

Questa categoria non è soggetta al rilascio della certificazione antincendio e per la costruzione dell’impianto elettrico è
sufficiente attenersi alle norme CEI 64-8.

Della seconda categoria, invece, fanno parte tutte le autorimesse con capienza superiore a nove autoveicoli. In questo caso è
necessario esibire certificazione di prevenzione antincendio e realizzare un AD-FT, un impianto elettrico a sicurezza funzionale
che segue le prescrizioni CEI 64-8/7, realizzato con componenti che abbiano almeno la certificazione IP44.

Prese elettriche garage: la normativa


di riferimento

Quando ci si accinge a progettare da zero l’impianto elettrico migliore per il proprio garage è necessario essere informati su
alcune regole imposte dalla normativa.

In materia prese elettriche per autorimesse si fa riferimento al Decreto Ministeriale 236 del 1989 (“Prescrizioni tecniche necessarie
a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e
agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”).

L’altezza degli interruttori e delle spine: è la prima accortezza da usare, quando si scelgono le postazioni dove vogliamo
istallare le prese. Le scatolette con i pulsanti e le spine devono essere collocate ad almeno 1.15 metri da terra.
Il numero delle prese a spina: l’impianto deve essere progettato fin dall’inizio in modo che ci siano sufficienti prese.
Questo per evitare l’uso di ‘ciabatte’, ‘multiple’, ‘prolunghe’, che in un ambiente sotterraneo e umido metterebbero a rischio
la sicurezza.
Cavi e condutture: i cavi devono risultare protetti con tubature, canalette e cunicoli. Nel caso in cui l’impianto non sia
interno alla parete, le canalizzazioni esterne devono essere molto robuste e protette. La legge di riferimento in materia è la
CEI 64-8/7, sezione 751 che classifica le condutture in tre categorie. Dalla classe A, a cui appartengono condutture che non
sono in grado di innescare e propagare l’incendio. Alla classe B, con canalizzazioni che non sono in grado di innescare
incendi, ma che li possono comunque far propagare. Fino alla classe C, di cui fanno parte quelle condutture in grado sia di
attivare che di diffondere incendi. Tuttavia, anche in questa classe è richiesta almeno la certificazione IP4X per le singole
parti dell’impianto elettrico e per le parti attive degli apparecchi di illuminazione.

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