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Testo di riferimento “fondamenti di controlli automatici”. Bozzerà, scatolini, schiavoni Mc Graw Hill.
Copre piu di quello che viene fatto nel corso.
Non preparare l’ esame studiando tutto il testo dato che è molto piu ampio. Utilizzare il testo per approfondimenti o revisione sugli argomenti trattati in
classe.
Slide pubblicate e utilizzare per la spiegazione e appunti presi in aula. Non si riesce a preparare l’esame utilizzando solo le slide. Slide con appunti va
bene.
Esame: prova scritta con esercizi e possibili domande di teoria a risposta libera. Qualche domanda di teoria è annegata dentro gli esercizi. Circa 4-5
esercizi con trattamenti sia numerici che con definizioni.
Durata tipica di 2h.
Le date degli esami sono già disponibili: 3 nella sessione invernale, 2 nell’estiva e 1 a settembre. Non ci saranno appelli in periodi di lezione.
Possibile appello in condizioni speciali per qualcuno che si deve laureare in ottobre, novembre, ..
Per la verbalizzazione dell’esame è necessario inviare una conferma per email con oggetto: “verbalizzazione controlli automatici M”
11 gennaio
15 febbraio
Intorno al 25 gennaio
Ricevimento martedì dalle 17.15 su teams ma consultare il sito per aggiornamenti o cambiamenti. È sempre necessario mandare mail per andare a
ricevimento
Link teams sul sito del docente.
Mandare una mail se si ha intenzione di venire al ricevimento soprattutto se non si riesce a venire a ricevimento subito all’orario di inizio ricevimento.
SISTEMI DINAMICI
Il corso a che vedere con lo studio dei SISTEMI DINAMICI.
La prima parte del corso è capire un determinato sistema dinamico, come potrebbe essere un’automobile, una macchina automatica, un robot. In generale
qualsiasi cosa che svolga una trasformazione. Noi non studieremo tanto il dispositivo in sè ma ci concentreremo piuttosto sul modello matematico che
descrive il funzionamento di questo dispositivo. Per uno stesso dispositivo possono essere utilizzati piu modelli matematici a seconda di quali siano le
caratteristiche che si vogliono mettere in evidenza.
La seconda parte, di sintesi, riguarderà invece come fare in modo che tale sistema svolga un obbiettivo assegnato. Dopo aver analizzato il sistema
dinamico il nostro compito sarà decidere come configurarlo in modo da ottenere la risposta di nostro interesse. Andremo a sintetizzare un dispositivo il
quale collegato al macchinario di interesse gli faccia assumere i comportamenti desiderati.
Lo studio di tutti i sistemi dinamici che faremo avverrà attraverso un sistema matematico di equazioni. Andremo quindi a studiare il modello matematico
che più si addice alla descrizione di quel dispositivo. La scelta del modello matematico dipenderà da cosa vuole mettere in evidenza del sistema, quindi
una sua caratteristica piuttosto che una differente.
Se ad esempio vogliamo studiare un veicolo in moto il modello descrittivo della traiettoria che percorre prende in ingresso variabili e equazioni differenti dal
modello che descrive invece la sua velocità nel corso del tempo.
La sintesi sarà riguardante lo studio e la progettazione di un dispositivo che collegato al macchinario gli faccia assumere un comportamento designato.
Un sistema dinamico a tempo continuo è quindi per noi un modello matematico di un oggetto, di un dispositivo ma anche di un processo. Come può
essere un processo chimico, fisico.
Tale oggetto o processo può essere sia fisico, quindi concreto; ma in linea teorica anche immateriale come può essere un sistema economico di una
azienda ecc..
Ipotizzeremo che questo oggetto interagisca con il mondo esterno attraverso delle variabili che assumono valori diversi con l’avanzare del tempo.
Ad esempio una stanza può rappresentare un sistema dinamico in cui le variabili di interesse possono essere ad esempio la temperatura, il numero delle
persone, l’umidità, l’illuminazione. Tutte variabili che risultano essere variabili nel tempo.
Il tempo è una variabile indipendente che scorre e supponiamo
che assuma tutti i possibili valori di tipo reale.
• VARIABILI DI USCITA: rappresentano le grandezze di interesse del sistema in oggetto che si vuole descrivere e dipendono da ciò che viene fatto
sugli ingressi e dagli ingressi stessi.
Per esempio la velocità, l’accelerazione e la traiettoria di un veicolo in moto sono tutte cose che dipendono da altre variabili in ingresso esterne.
SISTEMA
DINAMICO
È Variabili in ingresso e in uscita verranno sempre ipotizzate
come funzioni del tempo.
Ingressi uscite
i
a pe
o un o
R Sappiamo che la corrente che circola nel circuito è pari al
rapporto tra la di erenza di potenziale ai capi della resistenza
Parametro
v4 c
rapportata alla resistenza stessa.
Vale
E
variabile
è
KI
Nonconosciamo pero Katt Perconoscerlo abbiamo bisogno di una ulteriore relazione
i t c alt alt
diff f
c
diff a
Se voglio quindi determinare il modello matematico che descrive il sistema scopro quindi che ci sono due equazioni. In questo modo conoscendo il valore
iniziale della tensione sul condensatore e il valore della tensione esterna applicata siamo in grado di ricavare la corrente che circola nel circuito.
La variabile aggiuntiva necessaria prende il nome di VARIABILE DI STATO.
In questo caso è stato sufficiente introdurre una unica variabile aggiuntiva, ma potrebbero essere necessarie più variabili di stato.
L’insieme di tutte queste variabili prende il nome di STATO DEL SISTEMA.
VARIABILI DI INGRESSO T e R
R
variabili di uscita
G e
G a retori
VARIABILI DI STATO I E IRI descrivono il
funzionamento
Emazione DI STATO I E f NE UE E
Equazione di erenziale che descrive come variano le variabili di stato al variare dell’ingresso e dello scorrere del tempo. È una equazione di erenziale
del primo ordine che prende in ingresso vettori, quindi possono essere piu equazioni ciascuna caratterizzante un elemento del vettore delle variabili di
stato.
XE alt t
TRASFORMAZIONE DI USCITA
GE g
Equazione che descrive i valori assunti dalle variabili di uscita come funzione dei valori di ingresso e dei valori delle variabili di stato.
Un sistema dinamico è quindi formato da un sistema di equazioni differenziali che stabilisce dati gli ingressi quale sia l’evoluzione delle variabili di stato.
Quindi descrittivo del funzionamento del sistema.
Da queste variabili di stato poi noi andiamo a calcolare le variabili di uscita di interesse.
Potrebbero esserci casi in cui le variabili di stato sono delle variabili di uscita di interesse.
La scelta delle variabili di stato non è univoca. Si possono avere tante scelte di variabili di stato ugualmente valide.
In particolare se prendo un insieme di variabili descrittive di un sistema e prendo un altro insieme le cui variabili sono legate alle prime da relazioni
biunivoche, per cui dal primo insieme posso passare al secondo e viceversa, allora abbiamo due insiemi di variabili di stato, due visioni diverse della
stessa informazione.
Dato che c’è un sistema di equazioni differenziali coinvolto, se scelgo un altro insieme di variabili di stato devo essere in grado per tale insieme di
esprimere un altro sistema di equazioni differenziali. La trasformazione delle varie equazioni deve essere quindi derivabile in qualche maniera.
L’esistenza di piu rappresentazioni per uno stesso oggetto permette di scegliere la rappresentazione che rende piu evidente alcune proprietà. In tutto il
corso cercheremo sempre un metodo di descrivere il funzionamento, reinterpretare il modello matematico in studio, per ottenere un modello differente che
renda evidente piu facilmente la risposta alle domande in questione.
iii
anche Z R
Dimensione e numero divariabili
CE DE
g aut
x u
g y
e Alt BA Cit DE sono Matrici essendo X e a dei vettori
u t D
y glx
a C
y Lineare stazionario
I f x U t I A x B a t
AB C D MATRICICOSTANTI
Nel nostro corso di studio prenderemo in considerazione per la quasi totalità dei casi sistemi lineari. In realtà questi sistemi in natura e nella pratica non si
trovano quasi mai, ma risultano sempre piu complicati del caso lineare. Va però detto che molti sistemi non lineari possono essere approssimati per brevi
intervalli di tempo a sistemi a comportamento lineare risultando cosi molto piu facile lo studio e l’analisi.
Lo stesso principio vale anche per la risposta libera e la risposta forzata stesse. Ovvero partendo da una condizione iniziale espressa come somma di due
condizioni iniziali differenti, nella risposta libera ottengo come risposta la somma delle due risposte libere associate alle condizioni iniziali di partenza.
Si può addirittura definire un sistema dinamico lineare in funzione della validità o meno del principio di sovrapposizione degli effetti.
Noi studieremo quindi e riusciremo a studiare tutti i sistemi per cui vale il principio di sovrapposizione degli effetti. Uno di questi sistemi di grandissimo
interesse per noi è il RITARDO:
RITARDO
Supponiamo di avere un sistema che ha un ingresso semplice e una uscita data dall’ingresso ritardato.
U t E
CE
GE
Un sistema cosi semplice non si può descrivere tramite una equazione differenziale del primo ordine
Tutta questa analisi in linea di massima sarebbe molto piu comoda se effettuata senza risolvere le equazioni differenziali, ma riuscendo a capire questo
tipo di caratteristiche guardando alla struttura del modello matematico, senza dover fare la risoluzione dei conti.
Altro aspetto fondamentale è capire come e quanto sia variabile il comportamento del sistema al variare di alcuni piu o meno ampio di alcuni parametri
caratteristici. Questo va sotto il termine di ROBUSTEZZA del comportamento: se anche i parametri che caratterizzano il sistema sono più o meno diversi
dai valori nominali riesco ancora ad avere un comportamento simile a quello predetto.
Ultimo problema di analisi è quello di dimensionare, definire il valore dei suoi parametri, per ottenere certe caratteristiche.
Funzionamento: l’altoparlante è
costituito da un magnete
permanente e un’ancora su cui
viene avvolta una bobina e sulla
quale viene applicata una tensione.
La corrente interagisce con il campo
magnetico del magnete permanente
e si origina una forza sull’ancora
che tende a farla spostare lungo
una direzione. L’ancora è collegata
alla membrana dell’altoparlante la
quale spostandosi avanti e indietro
genera le onde di pressione quindi il
suono udito.
Il funzionamento è
schematicamente riportato nella
parte sottostante.
U: tensione in ingresso
I: corrente
F: forza sull’ancora
V: velocità di spostamento del cono
Tali velocità e spostamento
dell’ancora causano una tensione indotta sulla bobina che si oppone al movimento.
Altro esempio è quello della
sospensione automobilistica.
Qui lo studio viene effettuato
approssimando che il peso
gravante su una sospensione è un
quarto del peso del veicolo. In
realtà il comportamento di ogni
sospensione del veicolo è legato
alla scocca, corpo rigido, di
conseguenza i comportamenti si
influenzano uno con l’altro.
Altre volte si utilizza un modello a
bicicletta andando a differenziare
le sospensioni anteriori con le
posteriori ciò permette di studiare
il beccheggio del veicolo. Con
invece il modello complesso a 4
sospensioni si possono studiare
sia beccheggio che rollio del
veicolo quindi la completa tenuta
di strada.
Si dimostra che garantire tenuta di strada e confort si realizzano con due strada opposte. Quindi è fondamentale chiedersi in fase di progettazione in varie
circostanze quale degli obbiettivi è importante privilegiare e cosa devo fare per riuscire a privilegiarlo. In particolare devo intervenire sulla massa sospesa?
Sulla massa non sospesa? Sulla sospensione ? Sull’ammortizzatore ? Sull’elasticità dello pneumatico (se rigido migliore tenuta di strada)?
Alta qualità, comportamento molto predicibile quindi controllo relativamente piu semplice.
Fare il controllo di un cambio automatico per una vettura da formula1 è molto piu semplice di fare il controllo per un cambio automatico di una utilitaria.
Questo perchè il sistema meccanico di un’auto di produzione è molto meno performante e molto variabile sia per qualità dei componenti che per variabilità
delle condizioni di funzionamento (ambiente di guida da -40° a +40°C).
Dispositivi di bassa qualità, problemi di variazione dei parametri piu grandi.
Nel caso delle sospensioni stanno
diventando particolarmente diffuse le
sospensioni attive. Rispetto ai due
elementi della sposo e Simone originale è
presente un attuatore che è in grado di
esercitare buna forza tra la massa sospesa
e la non sospesa decisa dal sistema di
controllo tramite sistemi ad esempio
idraulici.
Rispetto alla sospensione passiva il
dispositivo riesce a mantenere un confort
e una tenuta della strada maggiormente
elevati. Questo a seconda da cosa sta
succedendo sulla vettura (velocità,
accelerazione, traiettoria, condizioni
stradali).
Nel corso non ci occupiamo di come
costruire l’attuatore ma dobbiamo
determinare la legge che lega lo stato della
vettura alla forza che genera l’attuatore. Il
tutto tenendo conto di errore massimo,
velocità di risposta, caratteristiche da
garantire.
v0 R
filo
I
re e
PROBLEMA DI SINTESI
Dato questo dispositivo devo trovare un altro dispositivo che a partire dalla conoscenza della
E UE
f
variabile da ottenere vada a calcolare la variabile in ingresso.
Che calcoli quindi la v(t) tale che una volta applicata alla resistenza ottenga una corrente nel circuito
pari alla corrente irif.
possiamo calcolare
Rf Rom i t
se
Rg l'rit edit
È importante capire quanto le due correnti siano diverse tramite l’analisi dell’errore
e ex l'rif e E E Rom e
inf E
L’errore che ottengo sulla variabile in uscita è in questo caso direttamente proporzionale all’errore, all’incertezza che sussiste, sul parametro da scegliere.
Così come è importante conoscere la varfiabilità del parametro in funzione delle condizioni di utilizzo (esempio la variazione di resistenza in funzione della
temperatura).
Nel controllo ad anello aperto la tensione calcolata o la variabile in ingresso che abbiamo calcolato dipende esclusivamente dal riferimento richiesto e dalla
conoscenza del modello nominale dell’impianto. Non viene fatta alcuna misura di cosa venga fatto e di come si comporti l’impianto.
Altra possibilità di controllo è quella di andare a misurare non la variabile di riferimento, ma l’errore che sto commettendo sulla variabile di uscita rispetto
alla variabile di riferimento.
In funzione di questo errore vado
quindi a stabilire il segnale di
controllo in modo da annullare
l’errore stesso.
sempre valido i
inf Ict
E_diff
Per risolvere l’equazione differenziale dobbiamo dare una condizione iniziale
DIFF E ORDINE Xo
EQUAZIONE K
dj X
e E inf A è As inf
1
Particolare generale
Al tempo t=0 la corrente è nulla quindi l’errore è molto grande. Al
crescere del tempo però l’esponenziale, negativo, tende a 0.
Quindi l’errore tende a 0, indipendentemente dal valore della
resistenza.
Uno degli elementi base di tutto il corso sono i segnali. Ovvero le variabili che siano queste in ingresso o in uscita oppure ausiliarie.
Per capire il funzionamento di un sistema inoltre non potremo tutte le volte risolvere le equazioni differenziali con tutti i possibili ingressi. Dovremmo
caratterizzarne il comportamento piuttosto, andando a dare delle caratteristiche ai segnali di ingresso e di uscita e vedere che relazioni sussistono tra
queste caratteristiche.
Per il momento quindi ci andremo a focalizzare sui segnali. In un primo momento andremo a rivedere alcuni strumenti e concetti già noti, mentre in una
seconda parte andremo a sviluppare un nuovo strumento: la trasformata di Laplace.
2 Tps
In
Te minimo comune multiplo dei Its
vari periodi 2 1
To 2s
Se sommo due segnali periodici non è detto che la loro
somma sia ancora un segnale periodico. La somma è
ancora periodica se i periodi dei segnali sono tra loro in un
rapporto razionale. Cioè se esistono due numeri interi n1 e
n2 tali che
he Te nata T
Sinusoidi con Tirrazionari danno
problemi di somma Lasomma di
due segnali periodici con Te 35
e Ta Bs non è un segnale
periodico
SERIE DI FOURIER
Data una funzione periodica di periodo T, allora questa funzione si
puo esprimere come combinazione lineare di segnali periodici
elementari in seno e coseno.
not
sen wat e
tut e
twat cos Cot of
not
è
2
2g
es cos wat g sen wat Relazioni di Eulero
t
fg Fu et o sviluppo in serie di Fourier
Utilizziamo la formula con gli esponenziali complessi perché risulta piu facile il calcolo del coefficiente Fn rispetto che utilizzando solamente seni e coseni.
8
calcola Fucome Fu
I f ft e at
L’utilità sta nel poteri ricostruire un segnale periodico f(t) avendo a disposizione solamente l’insieme ordinato dei coefficienti Fn e la pulsazione base ω0 di
riferimento.
Rappresentiamo lo stesso oggetto, in segnale, in due domini differenti, uno del tempo e uno dei coefficienti Fn.
Indichiamo con SPETTRO DEL SEGNALE periodico, l’insieme dei coefficienti Fn (coefficienti di Fourier)
I numeri Fn essendo integrali di funzioni che assumono valori complessi, sono numeri complessi. Quindi ogni coefficiente Fn si puo scrivere in termini di
modulo (o ampiezza) e fase.
i Re
6
E spero
qu Spectre Di Fase
large
Utilizzo spettro di ampiezza e spettro di fase per poter graficare tutti i vari coefficienti Fn, dato che non riuscirei altrimenti a graficare l’andamento di un
insieme di numeri complessi. Riesco però a graficare facilmente l’andamento di un insieme di numeri reali.
SPETTRO DI AMPIEZZA
Fu a A Spectre Di FASE
c y
n n
Imoduli Fu sonosolamentepositivi
Tramite la rappresentazione con serie di Fourier possiamo esprimere l’informazione nel tempo di un segnale attraverso un insieme numerabile di
coefficienti, n va da -inf a +inf ma è comunque numerabile. Cosa particolarmente strana dato che per definire f(t) abbiamo un numero di gradi di libertà non
numerabili, ma scopriamo poi che possiamo rappresentare la stessa informazione tramite un insieme di variabili Fn tutte però numerabili. Questa cosa
capita considerando che non tutti i segnali periodici ammettono rappresentazione con serie di Fourier.
Queste condizioni prendono il nome di condizioni di Dirichlet:
La f(t) deve essere definita per quasi tutti i valori di t e deve ammettere un numero di punti di discontinuità di prima specie finita in ogni intervallo finito. Non
deve ammettere punti di discontinuità di seconda e terza specie, deve essere continua ovunque.
Detto in altra maniera però si puo vedere che tutti i segnali periodici che hanno un senso da un punto di vista ingegneristico reale ammettono
rappresentazione con serie di Fourier.
Se il segnale f(t) è reale inoltre si ha che i coefficienti per n negativi sono in realtà i complessi coniugati degli stessi coefficienti con n positivi
Wat
fit
µ
Fo
È E es E è
Rende
la f t È dt
f Del segnale
VALORE MEDIO
f
Come si nota l’ampiezza di Fn termine complesso stabilisce l’ampiezza della sinusoidale, mentre l’argomento di Fn stabilisce quella che è la fase del
termine sinusoidale.
Quindi il segnale f(t) è somma di segnali di tipo sinusoidale tutti con pulsazione multipla di una pulsazione fondamentale ω0 pari a 2π/T; le cui ampiezze
sono i coefficienti dello spettro di ampiezza e la cui fase sono i coefficienti dello spettro di fase.
h 1 Armonica Fondamentale
Te T Periodo
FONDAMENTALE
Fa
i
i
i St
t
FCE Fo 2 E Fu cos u it
argFn
4 1
I
Valoremedio n è un numero finito o infinitodi armoniche nelnostrocaso
delsegnale Perché un segnale sia di erenziabile deve essere somma di segnali di erenziabili. Il seno e coseno
sono segnali di erenziabili. Come si vede il nostro segnale in causa non è di erenziabile ovunque. Di
conseguenza non puo essere la somma nita di un numero di segnali di erenziabili, quindi non puo
de
FIFA
essere la somma nita di un numero nito di armoniche, a causa dei due punti di discontinuità in cui il
segnale non ammette derivata.
Se vogliamo lavorare con segnali in termini pratici al computer dobbiamo avere a che fare con un numero finito di coefficienti. Siccome fortunatamente la
serie converge i termini successivi diventano sempre piu piccoli. Da un certo punto in poi, pur essendo infinite le ampiezze divengono piccolissime.
Possiamo quindi studiare il segnale dando un’approssimazione e studiare il segnale solo per quelle ampiezze di armonica non eccessivamente piccole.
Questo è fattibile ma va fatto con un minimo di accortezza sulle armoniche da scartare e quelle da tenere.
Abbiamo introdotto i concetti di serie di Fourier come modalità per rappresentare nel dominio delle frequenze un segnale periodico. Ciascuna delle 2709 21
componenti armoniche che partecipa alla serie è rappresentata da una certa ampiezza, una certa fase e una pulsazione multipla della pulsazione
fondamentale, definita dal periodo del segnale periodico. Tali componenti possono essere espresse come abbiamo visto come sinusoidali oppure con
esponenziali con esponente immaginario, chiamati esponenziali complessi, questo dato che seno e coseno non sono altro che combinazioni lineari di
esponenziali complessi.
Se il segnale è reale inoltre dalla forma di base di espressione della serie di Fourier si possono ricavare delle espressioni alternative, sia come esponenziali
complessi che come componenti in seno e coseno.
Si fa vedere che in tutti i punti in cui la f(t) è continua allora la serie converge al valore puntuale per il valore di t.
Nei punti di discontinuità questo non puo essere, si puo capire facilmente considerando che: se abbiamo due funzioni diverse che differiscono per un
valore in un solo punto, andando a considerare le espressioni dei coefficienti Fn, si nota che queste sono degli integrali. Andando a cambiare il valore di f(t)
il valore dell’integrale non cambia.
Da cui deriva che funzioni f(t) che differiscono per un singolo valore o per un numero finito di valori puntuali, hanno lo stesso sviluppo in serie di Fourier.
Procedendo all’indietro dalla serie alla funzione, calcolo un valore nel punto di discontinuità che tipicamente è il valor medio tra il valore a destra e quello a
sinistra.
Fa 2
È Ful anumerocomplesso
Z E z12
E
Da questo teorema si nota che considerando
solamente un numero finito di armoniche
otterremo sempre un segnale ricostruito di
potenza inferiore a quella del segnale originale. Piu armoniche si aggiungono e piu la differenza cala. C’è quindi una convergenza monotona che tende al
limite al valore che vogliamo ottenere di potenza.
Questo permette di dare una risposta alla domanda per cui quando utilizziamo lo sviluppo con Fourier per studiare i segnali dobbiamo per forza utilizzare
un numero finito di armoniche per fare operazioni al calcolatore. Piu armoniche andiamo a considerare e meglio viene approssimato il segnale di partenza,
ma quante armoniche devo considerare per ottenere una buona approssimazione?
Il teorema dice che possiamo basarci sulla ricostruzione del segnale in termini qualitativi a seconda della potenza del segnale. In particolare andremo ad
aggiungere tante armoniche fino a che il numero sulla destra dell’equazione non differisce da quello sulla sinistra a meno di un certo valore relativamente
piccolo.
In questo modo posso scartare un numero infinito di armoniche che non danno un contributo rilevante.
i i is
W Wa
Banda del segnale rosso è infinita, banda del segnale verde è limitata.
Con il concetto di banda essenziale siccome il segnale rosso ha una banda che decresce molto in fretta lo descrivo con una banda composta da
solamente 3 armoniche ad esempio.
Questo concetto di ampiezza di banda e della variazione piu o meno smussata in relazione all’ampiezza di banda è quindi chiara per i segnali periodici. Ma
come varia per i segnali non periodici? Può essere esteso il concetto anche a questi?
Per segnali non periodici non si ha piu a che fare con
una serie, una successione di componenti multiple di
una fondamentale dato che questa è collegata al
periodo in questo caso inesistente. Passo quindi da
una serie ad un integrale andando a definire una
funzione della pulsazione ω legata al segnale
temporale di interesse secondo l’espressione.
Flu ftp.etwtdt
Espressione che in realtà è una generalizzazione della
serie di Fourier in cui invece di avere pulsazioni a
valori discreti di “n ω0”, abbiamo pulsazioni che
assumono valori continui ottenendo quindi una
funzione di ω.
Passando dalla serie alla TRASFORMATA DI FOURIER posso ricondurmi a studiare anche segnali non periodici nel dominio delle frequenze.
Possiamo quindi anche qui riportare i concetti di banda, banda passante, variazione veloce, visti in precedenza.
ta è t.tt
1
C’è un piccolo problema associato: siamo sicuri che F(ω) esista? Ovvero che esista l’integrale
Non è detto che esista per tutti i segnali.
Per esempio:
A parte questo problema la trasformata di Fourier ha tutta una serie di proprietà interessanti:
a
fa
Preso Un Segnale FIE
fit e acto a 1
o altrove
1 Non è periodico se t
a a
Fin FG e swt.tt
Flo Flo E ft dt
Edt
dt
f
calcolo il valore particolare
FA La 2A
La_sen an 20 Sinc aw
a a
In questo modo abbiamo calcolato lo spettro. In questo caso lo spettro si nota avere solamente valori reali, ma normalmente è a valori complessi.
Andando a graficare la funzione della trasformata, come nella slide sopra, lo spettro di ampiezza ricordiamo essere solamente a valori positivi essendo il
modulo di F(ω)
Come possiamo risolvere il problema per cui la trasformata di Fourier non si applica a segnali ad esempio costanti nel tempo?
Introduciamo una ulteriore generalizzazione di
Fourier: LA TRASFORMATA DI LAPLACE.
fa
è tso
fa a
Questo però non basta a risolvere il problema della trasformata di Fourier
dato che questa va da -inf a +inf. siamo riusciti ad eliminare il problema
solamente da -inf a 0.
gltl.at è ammette
Figli figli È dt Glu
Glu Ht e e that At e
tu
dt fa è dt
o 1
Numero complesso s
FI
Scegliendo s corretto riesco a definire la trasformata di Fourier, in particolare scegliendo un valore di σ adeguatamente elevato.
Se la trasformata è definita per un certo valore di S allora la trasformata è definita per ogni altro valore che ha σ uguale o maggiore di quello
precedentemente definito. In termini analitici è sempre definita almeno in un semipiano
Se pongo σ=0 la trasformata di Laplace ritorna la trasformata di Fourier.
Conoscendo la trasformata di Laplace di un
segnale sono in grado di ricostruire il segnale di
partenza.
La formula non la utilizzeremo bisogna sapere
solamente che data la F(s) è sempre possibile
ricostruire la f(t) di partenza.
SEGNALE A GRADINO
A ESISTE LA TRASF Di Fourier
gia stat
Glu
fait è at
I'e
Non ammette limite nel calcolo a +inf dato che è un segnale periodico che
varia sempre.
stat
GB e
G è
È
SUPPONENDO S G su con 6 O all'ora Iim
E è 0
DIVENTA VALUTABILE GE O 1
I
SAPPIAMO CHE LA TRAS FOURIER COINCIDE CON TRASFLAPLACE QUANDO G O
G s 416 8 1 Glotju
Ego gu
SIAMO QUINDI RIUSCITI A CALCOLARE LO SPERO DEL SEGNALE A GRADINO
14cal D
A
DELTA DI DIRAC
E Selt
Sett e te
o altrove
Posso fare la trasf. di La Place, per cui:
E E
Dels stat
g e
29
Prima di introdurre un nuovo argomento andiamo a vedere su Matlab una applicazione della Serie di Fourier. Non entreremo nel dettaglio della 09 21
programmazione. Lo sviluppo in serie fatto al calcolatore presenta sempre un minimo di approssimazione dato che il calcolatore non puo calcolare un
numero infinito di armoniche, quindi è sempre presente un minimo di approssimazione.
Andiamo a vedere come, definito un certo segnale ad esempio un’onda triangolare, andiamo a farne lo sviluppo in serie di Fourier.
Se andiamo a graficare un certo numero di armoniche del segnale, per quanto riguarda lo spettro di ampiezza. Si nota che la componente è nulla alla
pulsazione 0, in effetti il valor medio della funzione d’onda triangolare è nullo. C’è quindi una prima armonica che contiene una ampiezza molto piu grande
rispetto alle altre, infatti la seconda, terza, quarta, ecc. armoniche presentano ampiezze molto piu piccole rispetto alla prima. Dopo poche armoniche il
contenuto in ampiezza risultano molto trascurabili e non dovrebbero influenzare quindi praticamente nulla la ricostruzione del segnale.
Per verificare questa cosa andiamo a ricostruire in forma grafica il segnale come somma delle sue componenti armoniche, considerando solamente un
certo numero limitato di armoniche.
Aumentando il numero di armoniche l’approssimazione diventa piu aderente al segnale originale.
Se ci chiediamo come fare a decidere il numero di armoniche per riuscire ad approssimare il segnale in maniera corretta andiamo a verdere il criterio
utilizzando il teorema di Parseval: calcolare la potenza associata ad ogni armonica e sommare tali armoniche quindi le potenze fino a raggiungere una
potenza che è una elevata percentuale della potenza associata al segnale originale.
Si nota che già l’armonica fondamentale arriva praticamente al 100% della potenza contenuta nel segnale.
Si nota però che in forma grafica l’approssimazione non è molto buona in termini puntuali, ma l’apporto in potenza dell’errore è relativamente molto
minore.
A
m
Per confronto andiamo a vedere la stessa cosa per un segnale a dente di sega,
Si vede nello spettro in ampiezza delle armoniche che il contenuto armonico delle
ampiezze è molto superiore per le armoniche successive alla fondamentale, ovvero
l’ampiezza delle armoniche dopo la fondamentale decresce piu lentamente.
Anche in questo caso il contenuto in continuo è ancora nullo dato che il valore medio del
segnale rimane nullo.
Quando vado a studiare la ricostruzione grafica delle armoniche vedo che la maggior concentrazione di errori puntuali sulle varie armoniche si presenta nei
picchi dei denti di sega ovvero dove si hanno le discontinuità di prima specie. Le oscillazioni delle armoniche lungo il segnale ricostruito aumentano mano
a mano che aumenta la frequenza delle armoniche. Puntualmente l’errore massimo rimane elevato anche per le armoniche che vanno a frequenza sempre
piu elevata, diminuisce però sempre di piu l’intervallo temporale in cui sussiste tale errore.
Aggiungendo un valore medio al segnale compare nello spettro in ampiezza in maniera prepotente la prima armonica, la fondamentale. Al contrario le altre
rimangono circa costanti a quanto erano precedentemente con valore nullo.
Per quanto riguarda il contributo alla potenza, in questo caso la prima armonica contribuisce tantissimo.
Il peso di ogni armonica non dipende solamente dalla forma del segnale ma anche dai valori assoluti: una cosa è avere una oscillazione di ampiezza 1 del
segnale su un segnale di valore medio 100 e una cosa è avere una oscillazione pari a 1 il cui valor medio è 0. Il contributo relativo dell’oscillazione è molto
diverso nei due casi.
MATLAB CON CONTROLSYSTEM TOOL BOX utile per visualizzare i concetti del corso.
valido sempre_o
con ISI o
se I 1 To himAt t
t a
LINEARITà: se ho una funzione F che è combinazione lineare di altre funzioni, allora la sua trasformata di Laplace risulta la combinazione lineare delle
trasformate dei segnali di partenza in cui i pesi si mantengono costanti.
DERIVAZIONE: se faccio la trasformata di Laplace di un segnale che è la derivata di un altro segnale, allora questa trasformata è pari ad s volte la
trasformata del segnale principale meno f(0), valore del segnale per t=0+ dato che stiamo considerando dei segnali che sono nulli per t<0.
Dimostrazione
è
L
off è deff dt CalcoloL'IntegralePerParti
Per calcolare la trasformata di Laplace di un segnale abbiamo bisogno di conoscere tutti i valori che assume il segnale nel dominio del tempo. In realtà ci
sono due risultati che permettono di calcolare dei valori particolari del segnale nel dominio nel tempo: Teorema del Valore Iniziale: valido sempre, è
sufficiente che F(s) esista. Teorema del Valore Finale: valido solamente se il limite per t che tende a piu infinito di f(t) esiste ed è definito pari ad un valore λ.
Trasformata delGradino
È
TRASFLAPLACE IMPULSO DIRAC
TRASFLAPLACE GRADINO
TRASFLAPLACE RAMPA
Si nota che la rampa r(t) è per de nizione l’integrale
del segnale a gradino e possiamo quindi applicare le
proprietà della Trasformata.
li et
feat è at a e
I o_g fa
TRASFLAPLACE SEMO
Abbiamo visto che ogni segnale periodico è
esprimibile come somma di seni e coseni.
Quindi la trasformata di Laplace di ogni
segnale periodico, per linearità, è esprimibile
come somma delle trasformate dei seni e dei
coseni corrispondenti.
TRASELAPLACE COSENO
twt
LIsiulwt siatwt est est lisina lesti
gli
e
stfu s gu W
E Eg Eg 2g sa wa sa wa
Per funzioni
più complicate si puòutilizzareunprogramma Matematica per ilcalcolodelle Trasformate edelle
antitrasformate diLaplace Noifaremo inrealtà tuttoconquelleprecedentemente introdotte
Tipica domanda d'esame
Calcolare la
traseDiLaplace di unodeisegnali
A Fianco
LAPROPRIETÀDILINEARITÀ ESPRIMENDO
SFRUITARE
Segnale somma di
Gradino applicate in t o diampiezza E
Gradino applicato in t 2 di ampiezza
evitare di esprimerecomeGradinotra 0 et e 0altrove lestoPerché il Gradino è f t E per sost so
Gradino I
Gets
E
I g o I a
GRADINO 2
G s Ga s 1 è K get e
s
I
Gals _K è
E
als 4s TI BANNED
O tot
segnale Somma di Rampe Davederecome una rampa a cuisisarae una ramparitardata si zconpendenza
DOPPIA A
Cuisisomma Dopo 22 una Rampa Di PendenzaPariAllaPrima
trasformato si Laplace
Andiamo ora a vedere perché studiamo la
trasformata di Laplace, ovvero la sua utilità.
Ovvero andiamo a studiare le proprietà della
trasformata di Laplace rispetto alla soluzione di
equazioni differenziali lineari.
L ai L l ai get gli I
ai
glt a gli o o
gli a
gli L o a o
go go
Ll a ll Aa Ms o
gli larga so_ a
jlt
s Ms
an sta e Ms ango o
yo
1 Et
yo s yo yo
e
Abbiamo trasformato una equazione differenziale di partenza in una equazione algebrica operando nel dominio delle trasformate.
L
Yt de
ga hoyet o o
Yt ai
jet a yet o
gotgo
go gi
01.4 a Ms O
JH glt
s Ms Ils
S L
E f Io as
yo ao O
S s A yo go ans Ils de
go Aa Ms e
Se la U(s) è una razionale fratta, come capita spesso per il gradino, rampa, seni, coseni,…; allora anche la Y(s) sarà una funzione razionale fratta dato che il
prodotto di due razionali fratte è ancora una razionale fratta.
te a
al grado del polinomio.
Può capitare che non tutti i poli siano distinti come vedremo si procede leggermente diversamente.
Ci interessa esprimere la funzione in questa maniera per fare l’antitrasformata dei singoli termini
ePit
ftp.y
ke e a f t E ki
Devo quindi calcolare Pi radici del denominatore e Ki dettiResidui
Moltiplica ffs per unpolofattorizzato
per i bpg sisemplifica erimane
finteresse
kg di
eper itermini
Eki.SI sostituisco ad 5 p
eannullalasommatoria
bi
NON
DA FARE
5 i
p Ì
Esempio s 2s 1 Trovare
GE
52 55 6
3 Pa
Poli Denominatore 5 55 6 0
Calcolo sia_ stats24 sti
a a Pe
S 5s 6_ 5 3 5 2
Tls ka
gg 5 3
e Calcolo distintamente K e Ka
KI s 2 Tls 25 1 3 K
37 E
valutataPer
g
Ka 2s 1 È È S Ka s h m 1 ok ka bue
stalls s
2 1 1 3 5 2
Sostituisco s A 3
It
in
Sta
E 3 è Est
It
e GE 3 g
Sta
GRADINO
ESPONENZIA
Una volta trovati i k e i poli complessi e coniugati possiamo fare l’antitrasformata e rimanere con i segnali con gli esponenti complessi, oppure posso
cercare di ricombinare i soggetti. Per farlo conviene esprimere il residuo k complesso in forma polare. Esprimere il polo come somma tra la parte reale e la
parte immaginaria. A questo punto si procede facendo l’antitrasformata dei due termini e utilizzando le formule di EULERO.
Siamo quindi in grado di esprimere ogni equazione differenziale lineare in soluzioni fatte da costanti, esponenziali e coseni.
IMPORTANTE
Rappresentato il piano complesso. I vari punti
del piano sono le posizioni dei possibili poli.
Grafica to c’è l’andamento del termine in y(t)
associato.
• polo reale negativo (andamento e^pt) parte
dal valore residuo K e tende a 0 mano a
mano che t aumenta.
• Polo nell’origine: antitrasformata a gradino:
costante per t>0.
• Polo reale positivo: e^pt: esponenziale che
tende ad infinito per t che aumenta.
• Coppia di poli complessi coniugati con
parte reale negativa si ha un coseno con
ampiezza che cala a 0.
• Coppia di poli complessi coniugati a parte
reale positiva ho una funzione di tipo
coseno con ampiezza che tende invece ad
infinito
• Coppia di poli immaginari puri: parte reale
nulla: si ha un e^σt=1 quindi rimane un
semplice coseno di ampiezza costante.
E E
• reale negativo:
o s 45 2 E 2 Met I
5 5 2
P O Molt 2
E ste
1 6 6
GRADINO RAMPA ESPONENZIALE ANTITRASFORMATE
KI TA K2 VE Ka è
Im a
converse
Re
u t ult Ict
e
j 35 2g con gradino
jld.jo
VADO A FARE LA TRASFORMATA
cerco Poli P O Pa I B a
XD
E SE SE
calcolo ke ka Ks
Ke V15
s s
Sist35 I
S O s O
Ka 5 1 s 1
s sti st
s s I
Ms I
I f.tl
1 1
2s Sti alta It E E sta
alt è è per te
I f
Siamo ora a conoscenza dei metodi per la risoluzione delle equazioni differenziali.
In particolare abbiamo trattato per ora solamente le equazioni differenziali lineari. Vedremo la prossima volta che se abbiamo una equazione differenziale
lineare di ordine n la possiamo sempre assumere come un sistema di n equazioni differenziali del primo ordine.
esempio
Blocco di massa M che scorre senza attrito
ssato ad una parete con una sospensione
in (molla) e un ammortizzatore.
µ E
M I FG Kx b E
Equazione di erenziale che regola il funzionamento
dell’oggetto.
Supponiamo Ilo o o
soluzione Ms bs K x s FG
se Fis f GRADINO Forza costantemetempo
CHIAMO LA Variabile E I O
Ra ba
E
FI G Fit
o Xo 0
FID
I I I 0 FCE
G E G FA
O I I O
F F e i
fax ho
Ponendo Z diventa È AZ B a
f
a l'equazione
6 102021
Finite le considerazioni riguardanti la possibilità di rappresentare un modello di un sistema o con una equazione differenziale di ordine n o tramite un
sistema di equazioni differenziali di ordine inferiore e in particolare come sistema di equazioni differenziali tutte di ordine 1.
Questa tematica di rappresentazione e costruzione di un modello del sistema che vogliamo descrivere è molto articolata e puo essere approfondita molto.
Noi non entreremo molto nelle tecniche per costruire modelli dei sistemi fisici, ma andremo a richiamare solamente qualche principio base e vedremo
appunto questo modo di rappresentare un sistema fisico tramite o una equazione o un sistema di equazioni e come potenzialmente passare da un sistema
all’altro.
Questo processo di analisi di un sistema ha vari vantaggi, non ultimo il fatto che questa forma risulta piu maneggiabile da un calcolatore
L’uscita, effetto dipenderà quindi per noi esclusivamente dai valori passati e presenti dell’ingresso. Il legame è quindi nello specifico anche dipendente
dalla qualità del sistema nel tempo passato. Non è tra i valori puntuali dei singoli valori delle variabili ingresso - uscita, ma è un legame tra segnali: quindi
abbiamo bisogno di sapere, come risulta nel dominio delle trasformate, tutti i valori temporali che assume il segnale. Noi infatti abbiamo visto i segnali
come entità uniche ma che hanno intrinseche una serie di valori che si diramano nel tempo.
Se il giratore non è ideale viene schematizzato come un giratore ideale a cui si somma un dissipatore.
Andando a fare il modello di una rete RLC nel
dominio elettrico, in cui vale il principio per
cui la somma delle tensioni lungo il circuito
risulta nulla, quindi la tensione impressa
dall’esterno deve essere uguale alla somma
delle cadute di tensione lungo la rete.
VIT U Va Va
L’equazione del modello elettrico come
riportata risulta un po’ scomoda, in
particolare la presenza dell’integrale limita la
trattazione dell’equazione come fosse una
differenziale. Per risolvere questo problema e
procedere con la trattazione differenziale ci
sono due possibilità:
1. Prendo l’equazione in integrazione e noto
che se questa è verificata per ogni istante
del tempo, come deve risultare, allora
esiste una uguaglianza anche tra le
derivate. In questo modo facciamo
sparire l’integrale.
v6 L
off R
di E i
In questa forma i due modelli sono praticamente la stessa cosa, c’è un parallelo tra la corrente e la posizione quindi la soluzione puo essere
opportunamente trasposta.
Us
dog L Ur R.ir
Moto inoltre che Ho 3diversevariabili il l'r io e sento le Leggi per trovare una
Relazione esplicita DiOGNUNA
1
Leggi Di KIRCHOFF Ai Modi
è in l'e ti corrente ENTRANTEINUNMODO
correnteuscente DALModo
Ottengo quindi un modello costituito da 6 equazioni. Di cui alcune sono differenziali e altre algebriche.
ult
t.deI R
di E i
Ri
Lff va
o
cià
HO BISOGNO Sempre di 2 CONDIZIONI INIZIALI MA Questa volta su l a e vi a
MI B I Ka F
I U 2 9 DIFF
a
M E F p
pa COMCONDIZIONI INIZIALI
SU X a e v6
CORRISPONDENTI
ALLEVARIABILI
DI ACCUMULO ENERGIA PERMOLLA
e MASSA
Quando si fanno modelli nel dominio elettrico e in quello meccanico è molto piu semplice non costruire una equazione differenziale complessiva ma
costruire piu equazioni differenziali collegate tra di loro.
F Situazione classica di un veicolo su strada in cui si ha la massa del veicolo sospesa, Ks la costante
elastica della sospensione, βs l’ammortizzatore, la massa nono sospesa rappresentante la massa dello
pneumatico e la costante elastica dello pneumatico che va ad interfacciassi con il terreno e le sue
Ms asperità.
Se volessi fare un sistema di eq. di erenziali otterrei una equazione del 4° ordine.
Per sempli care possiamo andare a esprimere per ogni elemento di tipo massa l’equazione
caratteristica attraverso un diagramma di corpo libero ovvero svincolando questo corpo e mettendo
È
tutte le forze che agiscono dall’esterno.
Ms Is F Fel t Famm 1
o I I.in
e F esterna sostituendo in 4 e a aerei a eq Diff Del secondo
ORDINE ACCOPPIATE TRA DI LORO
o Fel Ks Aus Xs
a qua p y gg a
o Fpneum
Kp h Xus O
ottenere 4cgDire se
Atenereuna
eqDIFF 4 ORDINE 1 ordine
erisolvere
p
Is Vs
Ms v5 Ft KSXus Xs Ps Uns Us
Ius Uns
m a qs µ µ µ µ µ
comunque f Xs Vs Xusivus FG
Utilizzando questo metodo ci sono alcuni tipi di informazione che possiamo ricavare subito:
Se abbiamo un sistema meccanico, quale è l’odine dell’equazione differenziale che descrive il sistema ?
Se il sistema meccanico ha n gradi di libertà allora l’ordine del sistema risulta 2n
Se abbiamo una rete elettrica formata da vari componenti e dobbiamo farne il modello, che ordine salta fuori? Quante equazioni differenziali del primo
ordine saltano fuori ?
Il numero è pari al numero dei componenti che accumulano energia, quindi pari alla somma del numero delle capacità e delle induttanze.
Tutte le altre variabili derivanti dagli altri componenti possono essere espresse in funzione della variabili principale degli accumulatori di energia, che sono
poi le variabili che compaiono derivate.
SISTEMA
Relativo A Sistema Sisa singleInput SingleOutput
a
Ae Mun
BE M MI
Ce Men
DE MAI
Una volta che abbiamo le variabili in forma di stato, le uscite ne definisco quante ne voglio ma sempre come funzione delle variabili di stato. Piu
complicato risulta studiare il comportamento di sistemi che hanno piu ingressi, cosa che noi non vedremo. Noi studieremo solamente sistemi la cui
massima complessità sarà data sempre e comunque dalla interconnessione di sistemi single input- single output.
Avremo anche situazione con piu di un ingresso, ma sempre in maniera tale che prima di avere un effetto questi si combinano tra di loro.
Classico sistema con piu ingressi e piu uscite, il quale non si comporta però come se fossero tanti sistemi con un ingresso e una uscita, è l’elicottero. Il
comando dell’elicottero è dato da tre ingressi, ma ogni ingresso agisce contemporaneamente su tutte la variabili dell’elicottero. Per ottenere una certa
traiettoria bisogna agire in maniera coordinata sui tre ingressi.
Il primo argomento che andremo ad affrontare nello studio di questi sistemi dinamici è il concetto di EQUILIBRIO E DI STABILITÀ
Il concetto di equilibrio e di stabilità rimane esattamente lo stesso di quanto visto negli scorsi anni e di quanto l’esperienza comune possa insegnare, su
cosa avviene in un pendolo, in cui possiamo immaginare sono presenti due posizioni di equilibrio di cui solamente una risulta stabile mentre la posizione
superiore risulta instabile ma pur sempre di equilibrio (piccola perturbazione seguita da grande spostamento).
Piu in generale l’equilibrio e la stabilità soprattutto risulta un concetto fondamentale di tutti i sistemi dinamici, non puo esistere un sistema di segno
ingegneristico che sia instabile, dato che se facciamo anche solo un minimo errore rispetto alla condizione di funzionamento allora questo minimo errore in
un qualunque momento si traduce a lungo andare sul fatto che il sistema va a lavorare in una condizione lontana da quella prevista.
Possono esistere dei sottosistemi o componenti che lasciati a loro stessi abbiano un comportamento instabile, ma quando vengono messi in un sistema
complessivo devono tornare per forza a presentare un comportamento stabile.
L’instabilità di un componente a volte è intrinseca nel componente perché non si riesce a fare quel componente in maniera diversa, mentre altre volte
conviene avere un componente instabile dato che ciò in alcuni casi comporta vantaggi dal punto di vista per esempio energetico.
Per sapere se un sistema ha soluzioni di equilibrio il processo risulta abbastanza semplice. Se un x(t) specifico è un valore di equilibrio, significa che x(t) è
uguale ad una costante. Se x(t) è costante tutte le sue derivate sono nulle.
Le soluzioni di equilibrio o i punti di equilibrio di un sistema in ingresso, sono tutte le soluzioni di dx(t) = 0. Quindi tutte le soluzioni di una equazione
algebrica f(xe, ue) = 0 con e:equilibrio.
Per calcolare i punti di equilibrio non devo piu risolvere una equazione differenziale ma basta risolvere una algebrica.
I a b
a
sanzioni di equilibrio I A 0
Uso
i
ato a xe O
con A O È bU
se n o o f o o da qualunquepunto io parta la derivata e nulla quindi rimango
in quel punto
Se U Uefa e ipunti di equilibrio sono lesoluzionidelTpo
a te b Ue O in cui se afa a te
b ne unicasanzione
se a 0
bye e Mo punti diequilibrio
Risulta che: se ho uno stato di equilibrio allora necessariamente anche l’uscita è un valore costante. Il contrario non è detto: potrebbe essere che la x vari
nel tempo e la y rimanga costante. Al contrario è confermato sempre che se X=costante e U=costante allora anche Y=f(x;u)= costante.
I Fx
Dato che la u è fissata.
I f x D
I tue x
é
Prendo in considerazione
Xa I O
ora o
gx O
o
per tà
glia o o t o o X tende a crescere a Xe Xa
line X t Xa
Xa t o
Non ci arrivo però mai perché se in un qualche momento ci arrivassi avrei due soluzioni per una unica equazione differenziale.
Tutto questo valido perché la nostra X è scalare. Se fosse un vettore a due equazioni inizierebbe molto probabilmente ad oscillare.
I so Tende a crescere
o Xi
già o o ti a Xu
e Xu o
gli o o I o o x tende a crescere tut si allontana daXu
A
PUNTO Di 4
Equilibrio
t
INSTABILE
V6 le dixit
x x
EE I e
essereugualea 0
devequindi AL contrario si puo a ermare che se la forma
quadratica è de nita positiva allora anche V è
de nita POSITIVA
Questo per dire che per dedurre se una funzione è semidefinita o definita positiva si può dedurre semplicemente andando a studiare l’approssimazione al
secondo ordine.
Per esempio:
ao o
Xi Xa xp a y
Vs 2 1 U ax e o
Yy a
Se a O Funzione DEFINITAPOSITIVA XI 0 Xa o V Xp Xa fa
Funzione
se a 0 Xi so a la o o fuori dall'origine non è sempre so
se PRENDO XI O N K x y o ftp.ffimta
se Aco Xi 0 Atalco a Funzione non definita sull'asse xe assume valori
Positivi Sull'asse Xa dove la O
assume valori negativi
Consideriamo il sistema con ingresso costante e stazionario. E supponiamo che l’origine sia un punto di equilibrio.
In realtà il criterio funziona anche se il punto
di equilibrio non è esattamente nell’origine.
Si consideri quindi una funzione V
differenziabile su un dominio contenente
l’origine.
Cosa succede al valore della funzione V man
mano che la x cambia?
La V è funzione di x che a sua volta è funzione
del tempo, quindi la V è funzione del tempo e
possiamo calcolare la derivata di V rispetto al
tempo.
La derivata rispetto al tempo di V è la somma
delle derivate parziali della V rispetto a X
moltiplicate per la derivata delle X rispetto al
tempo.
Per calcolare questa derivata non abbiamo
bisogno di risolvere l’equazione differenziale
in x.
X FG È PuntoDiequilibrio di
se xe è Punto Di Equilibrio Di allora
y o
y Fly
Quindi se il punto di equilibrio non è nell'origine ridefinendolevariabili possiamo utilizzaredelle
È
f
e esempio sen h a
y fa Xe Xe Xi k
XI XI XI
Come varia quando le eta variano nelTempo
the xD 1 ti ti i ai
ftp.t 4 dj te axe
27 sen X XD Xi Xi
il te ix
4 4 I xp fa Xi Xa a
Il criterio di stabilità di L puo essere sempre applicato ma non è cosi facile trovare una funzione V definita positiva e la cui derivata sia semidefinita
negativa.
Il criterio parla solo di stabilità ma non dice nulla riguardo l’instabilità, in particolare non è che se la V che troviamo non rispetta il criterio allora lo stato di
X=0 è un punto di instabilità
13 10 21
Continuiamo a parlare della caratteristica di stabilità di un punto di equilibrio di un sistema, descritto da un modello dato da una eq. differenziale.
Volta scorsa abbiamo detto che considerando un ingresso costante possiamo in realtà considerare una x°=f(x) perchè il valore di U diventa un parametro,
un valore numerico, e assumiamo che il punto di equilibrio di cui vogliamo studiare la stabilità sia l’origine.
Abbiamo visto che questa ultima affermazione non ci limita nei casi in cui vogliamo studiare la stabilità di un altro punto che non sia l’origine dato che
cambiando le variabili ci possiamo portare nella situazione di punto in origine.
Per riuscire a studiare la stabilità del punto uno degli approcci è quello di considerare una funzione a valori reali V e considerare poi la derivata temporale
della V lungo le traiettorie del sistema. Cioè man mano che la x(t) evolve lungo una soluzione dell’eq. diff. Allora la V, funzione di X, quindi funzione di t,
evolve anche essa.
In realtà la derivata di V lungo una delle sue soluzione (v°) riusciamo a calcolarla senza dover risolvere l’equazione differenziale, quindi senza dover
calcolare x(t). Questo perchè se andiamo a fare l’espressione, la derivata totale della V rispetto a t, lungo le traiettorie del sistema, in realtà la possiamo
calcolare come il prodotto scalare tra il gradiente di V rispetto a x e la f(x) che definisce l’equazione differenziale.
Preso atto di questa caratteristica possiamo stabilire che se noi riusciamo a trovare una funzione V che è definita positiva nell’intorno dell’origine e tale che
la sua derivata lungo le traiettorie del sistema sia semidefinita negativa allora possiamo concludere che l’origine è uno stato di equilibrio stabile (se
partiamo da un punto iniziale che è diverso dall’origine allora rimaniamo nell’intorno dell’origine). Se oltre a questa cosa, risulta che V° è DEFINITA
negativa, non semplicemente semidefinita, allora possiamo concludere che lo stato di equilibrio è non solo stabile ma asintoticamente stabile, cioè se
parto da un punto vicino all’origine, non solo rimango in un intorno dell’origine, ma al tendere di t all’infinito tendo asintoticamente, mi avvicino sempre di
piu all’origine.
Esempio 2_
Pendolo senza attrito con massa unitaria.
Θ angolo rispetto alla verticale.
ω velocità angolare.
5 W
I i s
g seno
o.O E l'al g l 1 cosg
i aglseno µJ
tg È Iii l a i
91 0 uglseno o
V° che risulta ovunque nulla risulta quindi ok per essere semidefinita negativa. tg sai
definita Positiva V semidefNegativa e lo D Localmente stabile
Non ci permette di dire però se è asintoticamente stabile. Anche se noi sappiamo dalla realtà dei fatti del pendolo che il punto sarebbe in realtà
asintoticamente stabile.
Esempio piu interessante è infatti quello che va a considerare anche al pendolo
l’attrito.
Per considerare l’attrito è come se mettessi un termine di attrito proporzionale
alla velocità di rotazione.
5 W
io seno kw
G
La Posizione O N o è sempre di equilibrio
ANDIAMO AD EseguireL'Analisi Con La Funzione
EnergeticacomeFunzione di Liapunov
5 W
io
G seno kw
qu e w k.O.ws 1 caso
I I Iko gl
Funzione Definita Positiva
1 caso O D o O altrove ok
o
gli in e
e W K.O W
o
I IKO Dipende
Perverificare che SIA DEFINITA POSITIVA VADO A VEDERE CHELA MATRICE ASSOCIATA SIA
Definita Positiva Cioè che Gli autovalorisono definitiPositivi oppure se tutti iremore
Principali sono 70
E W K.O W KJ È UNA
I I Definita
ESERCIZIO PROVARE CHE FUNZIONE
POSITIVA
I glk.O.send IK.ws
EDefinitaNEGATIVA 0 in D
f gliK.Osend
a Negativo senon 0
Wa bim Woo
L'OrigineèunPonto Localmente
Asintoticamente stabile IK Negativo se Non
Chiaramente se non ci sono altre idee, normalmente le V che vengono prese inizialmente sono delle funzioni semplici: somma dei quadrati delle variabili di
stato, semplici come funzione, sicuramente definite positive, di cui è facile calcolare la derivata.
Attenzione: se noi prendiamo una funzione di L. Che risulta definita positiva per ogni valore di X e la cui derivata è definita negativa per ogni valore di X,
diversa dall’origine ovviamente, questo non significa che l’origine sia Globalmente asintoticamente stabile.
Il motivo è molto semplice e legato al fatto sottostante:
Supponiamo di avere un sistema con origine punto di equilibrio. Se prendo una funzione che è definita positiva, se vado a considerare gli insiemi, curve di
livello, in cui il valore di X è costante (maggiore di 0 dato che la funzione è definita positiva) queste definiscono le curve di livello.
a Xa se x taliche VR c
Se parto da un punto V(x)=C so che la sua V° traiettoria associata all’origine è negativa. Ciò signi ca
che devo andare verso punti in cui la V ha valori piu bassi di C. Questo è vero per tutti i punti che
x stanno sulla super cie di livello. Questo insieme quindi al passare del tempo si restringe sempre di
piu. Per C su cientemente piccoli queste curve di livello sono curve chiuse dato che devono
tendere tutte quante a un punto. Questo perchè il valore della C diventa sempre piu piccolo quindi
l’insieme in cui po essere la x diventa sempre piu piccolo.
Se però mi allontano dall’origine, anche se ho una V definita positiva, non è detto che le sue curve di livello siano chiuse.
Per esempio:
Funzione definita chiaramente positiva. Quando x1 tende ad infinito il valore V(X) tende ad essere unitario. Andando a fare le curve di livello della funzione
scopriremo che nell’intorno dell’origine sono curve chiuse . Anzi se x1 è piccolo sono curve che assomigliano molto a delle circonferenze visto il
denominatore.
a Xa Diventando piu grandi si allungano nell’altra direzione. Ad un certo punto le curve possono
rimanere aperte e tendere a piu in nito.
Esistono delle traiettorie in questo caso che tendono a far diminuire V ma che vanno
comunque a piu ini nito per quanto riguarda l’evoluzione delle X.
Quindi il criterio non funziona piu.
Non è quindi su ciente trovare una funzione de nita positiva dappertutto con derivata
de nita negativa dappertutto per stabilire se il punto di equilibrio sia globalmente
asintoticamente stabile.
A nché tutto funzione la V deve soddisfare una ulteriore condizione aggiuntiva: deve essere
RADIALMENTE ILLIMITATA, ovvero deve essere tale che quando vado all’in nito il valore di V
tende ad ini nito. Questo garantisce che tutte le curve di livello siano chiuse da qualunque
punto io parta.
CRITERIO DI STABILITÀ GLOBALE DI LIAPUNOV
Il pendolo con attrito può essere nella sua posizione verticale bassa una condizione di equilibrio globalmente stabile?
Dal punto di vista fisico si. Dal punto di vista matematico no.
Dal punto di vista matematico: se penso di partire con velocità nulla allora ok, vado sempre a finire nella posizione verticale bassa che corrisponde a θ=0.
Se parto però con una velocità grande come condizione iniziale allora il pendolo puo fare alcuni giri, continuerà a rallentare, ma puo fare alcuni giri finche
ad un certo punto non riesce più a superare la posizione verticale superiore e va a finire nella posizione verticale inferiore.
In discorso dei piu o meno giri significa che matematicamente devo distinguere tra la posizione 0π, 2π, 4π, … che risultano punti di stabilità differenti in
termini di traiettorie, non vado a finire sempre nell’origine, ma vado a finire in punti che sono multipli. Qui c’è una informazione rilevante relativa a quanti
giri ho fatto prima di finire nel punto di equilibrio.
Se pensiamo quindi di trovare una funzione di L che soddisfa questo criterio, è impossibile, perché dal punto di vista matematica i punti 0π, 2π, 4π Sono
diversi e non puo esistere una funzione che soddisfa questo criterio perché altrimenti l’origine sarebbe globalmente asintoticamente stabile.
Il punto di equilibrio non è glob. Asintoticamente. Stab.
Questa è la difficoltà, se ho un sistema che non conosco bene a priori, non so mai se arriverò in fondo. Cerco una funzione che mi dica se il sistema è
stabile, ma se è instabile la funzione non puo esistere e io potrei rimanere bloccato nel cercarla.
In realtà ci sono alcuni criteri speculari di instabilità, ma non li facciamo perché la cosa importante è capire il concetto di stabilità di Liapunov.
Invece di incentrarci sui criteri di instabilità andiamo a vedere qualche esercizio da qualche tema di esame passato.
1 I a e x
Xy
II x la e
y
ate
Ivy la 1
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x
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Vyse u
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o U 1 Leduecondizionisicibano
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g
o
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1 u Auto lo fata Va a e
of O a O
g
x
y X
y o
X
G Sicuramente Definita Positiva In lo D
I 4
y.jo elu e
txYy yalu e
VI dg.jo
X
a 1 x
g
Se 4 1 A 1 o s Ù Definita Negativa_ 0,0 Pto Localmente
ASINTOTICAMENTE
STABILE
RADIALMENTE cintata o
fugga
PUNTO o D GLOBALMENTE Asintoticamente stabile
U I E X A Equilibrio
g pay
t o o
Xyso a X so
Vyo
G0 a
Ny O
ao
y ey O
y O
Hyer
TO Vx E IR
yo o
5 EY O
gO
V left e a O Definita Positiva
Vs sax E al Xy
2g 2
xy 2 1 a
Kg
Se Ace I Senise POSITIVA NONCONCLUDANO NULLA
gg a e a
ay aaaa
A partire da un punto che non sia sugli assi ci spostiamo verso uno dei due punti che stanno sugli assi seguendo una circonferenza. Non possiamo
spostarci oscillando perché stiamo considerando una equazione differenziale X°=f(x) che ha una soluzione unica, partendo da un punto il movimento è
unico, non possiamo andare una volta da una parte e una volta dall’altra
Il punto di equilibrio spostandomi comunque non lo raggiungerò mai dato che avrei due soluzioni diverse per la stessa equazione differenziale, che è
impossibile
Se non ci fossimo accorti durante lo svolgimento dell’esercizio della questione della circonferenza come luogo dello sviluppo delle traiettorie a energia
costante.
10
Punti di Ca I O e send so caso 0 stabile
r.cat I
STABILITÀ INSTABILE
INSTABI I
E Anadrate sendcoso o s È O O9 stabile
NONASINTOTICAMENTE
2 Quadrante senocos Co È co 0 VediPrema
3 Anadrate sendcoso o s so 09
saranno senocaso 8 o
Esercizio facile.
Il compito è difficile ma la somma di tutti i punti del compito è molto maggiore di 30. Se si fanno bene tutti gli esercizi lasciando da parte l’ultimo punto di
ciascun esercizio si prende 30.
Un insieme si dice invariante rispetto ad un sistema x°=f(x) se prendendo la condizione iniziale dell’insieme, tutta la traiettoria rimane contenuta
nell’insieme.
Un punto di equilibrio è quindi un insieme invariante per conto suo. La circonferenza dell’ultimo esempio che abbiamo fatto sono insiemi invarianti dato
che in qualunque punto io parta della circonferenza in realtà rimango sulla cfr.
Una soluzione si dice tendente AD UN INSIEME se con il crescere del tempo la distanza della traiettoria di X da L tende a 0.
La proprietà: supponiamo di sapere che una soluzione x(t) è limitata, quindi non va mai all’infinito ma rimane sempre in una regione dello spazio. Allora se
questo è vero deve succedere che il suo insieme limite positivo, quindi l’insieme dei punti dove prima o poi vado a finire li vicino deve essere non vuoto.
Non posso continuare a girare senza mai ripassare per le stesse regioni.
È un insieme compatto, quindi chiuso e limitato ed è invariante, se parto da li sopra rimango li.
Inoltre qualunque altra traiettoria tende a questo insieme limite positivo.
È una piccola estensione del criterio di stab di
Liapunov che in realtà ha una miriade di
applicazioni.
Principio di invarianza:
Supponiamo di sapere che un dato insieme
sia compatto e invariante positivamente.
Quindi se parto da li sopra rimango li sopra.
Sia inoltre V definita da Ω a R una funzione
differenziabile tale che V° sia semidefinita
negativa in Ω.
Si consideri inoltre l’insieme E contenuto in Ω
tale che V°=0 in E.
se V° è definita negativa allora l’unico punto in
cui V°=0 è l’origine e ricadiamo nel criterio di
L.
Ma se esistono altri punti in cui V°=0 allora noi
consideriamo questo insieme di punti e
dentro questo insieme consideriamo un
insieme invariante, se parto da li rimango li, se
M è il piu grande insieme contenuto in E allora
ogni soluzione che parte con condizione
iniziale in Ω tende ad M.
Il corollario, che è quello che usiamo normalmente dice che. Prendete una V definita nell’intorno dell’origine tale che V° sia semidefinita negativa, stesse
condizioni di L. Sia E l’insieme dei punti in cui V°=0 e si supponga che nessuna soluzione se parte da un punto di E possa rimanere sempre in E tranne la
soluzione X=0, essendo il punto di equilibrio. Se vale questa cosa qui l’origine è un punto di equilibrio asintoticamente stabile.
Il concetto è che: se parto da un punto con V<>0 in cui se la V° è negativa la V decresce, fino ad un valore in cui V=0 a quel punto la V non decresce piu.
Quindi la storia futura del sistema si svolgerà tutta all’interno di questi punti caratterizzati da V°=0. Ma la X puo continuare a variare dato che puo rimanere
su una superficie di livello di V. In realtà però se in quella superficie di livello l’unico punto invariante è l’origine, ovvero se partendo da un altro punto
appartennete ad una superficie di livello di qualsiasi tipo ne devo per forza uscire e non ne posso uscire ritornando con V che cresce dato che è
semidefinita negativa, sono costretto ad uscire continuando a far calare la V°. La derivata puo quindi decrescere, diventare nulla, ma poi dopo deve
continuare a ridecrescere dato che non posso rimanere con le mie soluzioni nei punti in cui V°=0.
F SenderNegativa
e
Stabilità origine
o ASINTOTICA
I sensonegativo IO anche
Quando Woo nonsolo in o o
ma anche con Lopo 0
1
Punto FuoriDALLA verticale Del PENDOLO INCUI Però Posso Rimanere indel
CO e
Punto
con uso e Mo vado a vedere le condizioni
Questa cosa è utile per rendere la funzione energia una buona funzione di L.
Tutti i sistemi che non sono conservativi, ovvero in cui c’è una dissipazione quando il sistema si muove, salta fuori che la V° è semidefinita negativa ma in
realtà il punto non è di equilibrio e deve riprendersi a muovere.
Variabili Di Stato X I è
Punti di Elevicibrio a noi interessa avere ilpuntodieq.com è o
EH o
Affinché il sistema funzioni devo far vedere che deve essere un punto di equilibrio stabile. Possibilmente globalmente asintoticamente così che dopo un
po’ vada sempre a finire in errore nullo quindi ho stimato l’errore del parametro.
IEEE X D K XD
è r.N.IE
SISTEMA in cui E e à sono VARIABILIDI STATO E XE è una variabile Diingresso
VADO A STUDIARE LA STABILITÀ DEI ORGINE Del Sistema
con Xe I e la_è e X U
I A Ult KA
E s r Xi alt
F Xe È Xa XI Xi A U K XI AL XI U K xè
Lasciamo questo discorso un attimo in sospeso per andare ad affrontare lo stesso tipo di problema: capire le caratteristiche di stabilità, ma limitandoci ai
sistemi lineari.
Alla fine di questo studio, piu semplice rispetto al precedente, rimetteremo insieme le due cose.
Sotto queste condizioni riusciamo a studiare bene le eq. diff. Perché riusciamo a scrivere la soluzione in forma chiusa.
Possiamo far vedere che l’andamento della X, soluzione quindi, è definita dalla formula per cui la x è somma di due termini, cosa che ci potevamo
aspettare considerando il principio di sovrapposizione degli effetti per cui la soluzione di una eq diff è la somma di una soluzione libera derivante dall’ eq
diif omogenea associata, dipendente solamente dalle condizioni iniziali, e di una evoluzione forzata che dipende solamente dal segnale di ingresso.
E 1 a.tt
fla.ttt.it at
È E la0
se A MatriceQuadrata ordine n
è E At In At
I.ttt3
Entità
e
È E ME 0 Atlit
È EA E
AÈ A E A e A e't
E o
gg e
Abbiamo fatto vedere la derivata temporale, ma si puo far vedere altre proprietà
A TD T I
A DT
T.D.FI
e
T.DZ T
t
A T D T
La forma piu generale fa uso delle matrici di Jordan, cioè matrici triangolari alte che hanno sulla diagonale lo stesso valore e poi sopra la diagonale degli 1
e tutti gli altri elementi nulli.
Se una matrice è di Jordan allora il suo esponenziale di matrice è una matrice particolare che risulta moltiplicata per uno scalare.
Si puo far vedere che ogni matrice puo essere espressa come
JORDAN
sono MatriciDIAGONALI oSono Matrici Fatti Di BLOCCHI DI
Come si fa ?
Supponiamo di partire con un sistema
I A X B
definiamo le variabili Z Z T
C XX D U
y DI COORDINATE
CAMBIO
Deve Risultare X T Z
È T I TA X T B U T.A.TT Z T TB U
C X DU C T F Z DU
G
DEFINISCO IL NUOVO SISTEMA
t
È A Z t Bt U con I TA T B
E Z 5 U
T. Y E C T I D
Scegliento opportunamente la matrice T posso fare in
modo che le matrici che compaiono nel sistema siano
particolarmente semplici.
XI A iv O
Questo è un sistema lineare omogeneo, se deve avere
delle soluzioni non nulle significa che questa matrice
deve essere singolare, quindi non invertibile. Questa
matrice dipende dal valore di λ. Gli autovalori sono
quindi quei valori che rendono singolare la matrice.
Ovvero che rendono =0 il determinante della matrice.
Si chiama quindi polinomio caratteristico associato alla
matrice A il determinante di (λI-A) nella variabile λ di
grado pari alla dimensione di A.
In campo complesso tutti i polinomi di grado n
ammettono n soluzioni. Quindi ogni matrice quadrata di
ordine n ammette n autovalori, possibilmente
coincidenti.
In piu se A è una matrice a coefficienti reali allora il
polinomio caratteristico è a coefficienti reali e quindi i
suoi autovalori o sono reali o se sono complessi vengono a coppie complesse coniugate.
In piu c’è un teorema che dice che se prendo il polinomio caratteristico e al posto di λ metto la matrice A ottengo che p(A)=0 quindi ogni matrice soddisfa
la sua equazione caratteristica.
A Vi vi di
Se faccio una matrice T che ha per colonne
gli autovettori
A T TA con
Amatrice
Dingcon i hisullaDing
A TA T
Riassumendo se la trasformazione lineare
ammette n autovettori linearmente
indipendenti allora la matrice A è
diagonalizzabile.
La matrice di trasformazione T è quella che
ottengo prendendo gli autovettori come
vettori di base, hindi è una matrice che ha
per colonne gli autovettori. E la matrice diagonale ha sulla diagonale gli autovalori.
Questo capita sicuramente se gli autovalori sono tutti distinti.
t
T A T A matriceDiagonale
Adesso calcoliamo il movimento libero,
ovvero a partire da una condizione iniziale,
il movimento libero è, a partire da una
condizione iniziale,
Ait
e Zo
cond iniziale
se ADiagonale e a matrice
diagonale
Nelvettore Z Tutelecomponenti
evolvono ciascuna
percontosuo
Eli t editzio
Come se avessi tutte equazioni del primo ordine tutte indipendenti l’una dall’altra.
Questi termini
editzio
Si chiamano MODI DEL SISTEMA LINEARE
Esempio
Ms Us
is hs Us Uns F
K
4e f Ks tus Xs
Mus
Ins Vas
Ke
1 Gus Ks A tus hs Us Uns kp.xustkplf.gl
Inn
Utilizzando le variabili Isi che scrivere il modello di questo sistema non è complesso.
Se adesso però prendiamo in considerazione una evoluzione della forza di ingresso e dell’altezza del suolo (hsuolo) e ci chiediamo come variano le X e le V
non è immediato dare una risposta, risolvere il sistema.
Se invece riesco a scrivere il sistema nella forma
I A Xx B U
ti O O O 1
Se riuscissi a trovare una matrice T per cui in realtà riuscissi a scrivere È A z B con D
Utilizzando queste coordinate sapremmo che
z t sett Zo e B Ula de
it
è 2
a e z
Scriverla in questa forma da subito una sensazione di quello che capiterà dato che in realtà non solo riusciamo a risolverla molto bene ma riusciamo anche
a capire cosa succede dato che sono tutte equazioni semplici.
In piu questi λi possono essere reali oppure possono essere complessi. Ma in realtà: nel caso in cui abbia autovalori reali allora i termini esponenziali
hanno andamenti reali. Nel caso siano complessi i λi allora i valori di Zi sarebbero complessi. Però se abbiamo un λi abbiamo anche il suo coniugato, allora
supponiamo di chiamare λk il coniugato di λi, a cui è associata una condizione iniziale Zk0 che è la condizione coniugata di Zi0. Supponiamo che λi si
scriva si scriva come
Quindi se riesco a scrivere il sistema in forma diagonale le soluzioni sono tutte soluzioni o che variano in maniera esponenziali o che variano come seni e
coseni la cui ampiezza varia in maniera esponenziale.
z X.tn Za a
f e't230
Ritroviamo la stessa soluzione che
abbiamo trovato quando abbiamo
calcolato l’antitrasformata con i
poli di molteplicità piu grande di 1.
Per gli autovalori che hanno
molteplicità piu grande di 1 e la
matrice non è diagonalizzabile ci
sono dei termini con ampiezza
esponenziale moltiplicata per un
polinomio.
4 E i_e te
i
E
I AX
A
E DI STATO
MATRICE
E
le 6
DIAGONALIZZABILE
II A k dei
ditte
f E
o
pt
E o s E È
E 2
Eletti
autovalori possono essere reali e complessi coniugati Dipende dai valori dell'induttanza
gli
Resistenza e Capacità
sono complessi coniugatiquando
1 4 il Ec dai parametri
fa o o
fa I a dipende
a
w.pe
ANCHE LATENSIONEOscilla con la
stessa pulsazione dato che
TENSIONE E CORRENTE SARANNOCOMBINAZIONE
Lineare Dei Due Modi Del Sistema
LA W è diminuita
PETE
PULSAZIONE la pulsazione
0 ma senzaoscillazione
E IIEE.TL
O Corrente E Tensione SeNe Vanno A
Me oscillazione O 4 REALI
2Oscillazioni a
Frequenzediverse o 2 coppiecomplessi coniugati
oscillazione ga aggia
ga a aggia
Per quanto riguarda il sistema lineare ancora
non abbiamo messo in gioco l’ingresso.
Abbiamo preso in considerazione il
comportamento solamente dipendente dalle
condizioni iniziali.
In realtà ora facciamo vedere che per quanto
riguarda il comportamento di un sistema
lineare, questo comportamento del sistema
determina il tutto. Cioè, pur non avendo
considerato ancora l’ingresso, le conclusioni
che abbiamo rilevato possono essere estese
a completare l’analisi.
Questa non è una stabilità solamente per un punto di equilibrio, ma di un qualunque comportamento. L’errore torna a 0. Come e con che velocità dipende
dal valore degli autovalori.
Ea da za
Dalla pagina precedente risulta che dire che il δX è asintoticamente stabile significa che qualunque sia il δX0 da cui parto al passare del tempo il δX tende
a 0, quindi il movimento perturbato tende a coincidere con il movimento imperturbato. Questo va notato essere vero qualunque sia l’ingresso che andiamo
ad applicare, condizione iniziale di partenza.
Per un sistema lineare non ha quindi molto senso parlare di stabilità di un punto di equilibrio o di un altro. O sono tutti stabili o sono tutti instabili dato che
si comportano tutti alla stessa maniera. Anche un generico movimento, anche una soluzione generica X(t) ottenuta con un generico U(t) possiamo parlare
di stabilità o meno e salta fuori che quella soluzione generica è stabile solo se la matrice A ha autovalori tutti a parte reale negativa.
La differenza rispetto a quello che facevamo con i sistemi non lineari in cui dovevamo inventare una funzione V da studiare, qui non c’è nulla da inventare
dato che la matrice A viene data dal sistema. Noi dobbiamo solo verificare quali sono gli autovalori della matrice.
Questa conclusione si applica a tutti i punti di equilibrio e a tutti i movimenti del sistema. In questo senso possiamo parlare genericamente di stabilità del
sistema intendendo che tutti i suoi movimenti sono stabili. O viceversa.
SIA A SE
Non c’è ingresso, quindi l’unica
soluzione è l’evoluzione libera) noi la
sappiamo esprimere in forma chiusa
tramite l’esponenziale di matrice.
Non è ancora ben chiaro come
calcolare l’esponenziale di matrice,
o almeno abbiamo visto una
possibile via per calcolare
l’esponenziale di matrice (prendi la
matrice A, trova le matrici T e λ in
maniera che T sia diagonale, calcola
l’esponenziale di e^λt e poi
moltiplica per T e T^-1) in realtà se
la devo fare a mano la procedura è
molto lunga e tediosa.
Il δx(t) ha una soluzione che è data
dall’esponenziale di matrice che
quindi sono e^λt moltiplicata per T e
T^-1, ma quella moltiplicazione per
le due matrici mischia e combina
tutti i termini, quindi possiamo dire
che il δx è una combinazione lineare
dei termini e^λit, quindi l’evoluzione
libera è una combinazione lineare
dei modi del sistema e la sua
evoluzione dipende solamente da
dove sono gli autovalori della matrice A e quindi risulta che il sistema è asintoticamente stabile se e solo se tutti gli autovalori reali hanno parte reale
negativa. È invece semplicemente stabile se il sistema lineare non ha autovalori ha parte reale positiva e gli eventuali autovalori a parte reale nulla hanno
molteplicità 1, sono quindi autovalori semplici.
Nel caso di sistemi asintoticamente stabili la risposta libera tende a 0 sempre. Quindi l’effetto di una eventuale condizione iniziale comunque svanisce e
alla fine il sistema evolve solamente con l’evoluzione forzata.
Se il sistema è stabile l’evoluzione libera tende sempre a 0, dopo un po’ scompare quindi ci concentreremo sullo studio dell’evoluzione forzata dei sistemi .
I Ax
Se invece U<>0 devo risolvere l’equazione
Ax BU O
A xe BU sistema
vedere
con a lineare
componenti darisolvere
se A invertibile allora
A B ne
Cioè se A è invertibile, per ogni valore di Ue esiste uno e un solo stato di equilibrio Xe.
Matrice invertibile: determinante diverso da 0, tutte le righe sono linearmente indipendenti, l’immagine della trasformazione lineare è tutto l’intero spazio di
dimensione n quindi esiste sicuramente un vettore X che moltiplicato per A restituisce il vettore cercato qualunque sia il vettore cercato.
Se invece A non è invertibile significa che l’immagine della trasformazione lineare non è tutto l’intero spazio, quindi possono capitare due cose:
t de
esempio sistema
yo
I U ODIMENSIONE SISTEMA I LegDiff 10Ordine
G X A O B I II O X TE U
NON
Invertibile
Se gli autovalori sono tutti diversi da 0 ma c’è almeno un autovalore positivo allora per ogni ingresso esiste ancora un unico punto di equilibrio ma quel
punto di equilibrio è sempre instabile perché c’è almeno sempre un autovalore positivo.
Se invece ho degli autovalori nulli allora ci possono essere piu stati di equilibrio o potrebbero non esserci stati di equilibrio per un dato ingresso, ma
sicuramente se esistono degli stati di equilibrio questi non sono asintoticamente stabili. Perché c’è almento un autovalore sull’asse immaginario.
Nel caso di sistemi lineari le cose sono tutto sommato abbastanza chiare non c’è l’enorme variabilità che puo esserci per un sistema non lineare, tutto è
stabilito dalla forma della matrice A e in qualche maniera delle matrice B nel caso A non sia invertibile.
d polinomio non
se n a
così facile dacalcolare è_
Possiamofareilcalcolodegliautovalori
pervia numerica
MATLAB
È utile avere criteri di stabilità che funzionino anche senza dover calcolare gli autovalori. Questo non è particolarmente interessante nel caso in cui
conoscessi la matrice A: in cui ci scriviamo il polinomio caratteristico e calcoliamo gli autovalori per via numerica.
Può presentarsi un problema quando la matrice A dipende da un parametro tipo K (costante di una molla, inerzia, …) e vorrei sapere per quali valori di quel
parametro il sistema è stabile e per quali invece non lo è.
Esistono quindi dei criteri che non calcolano gli autovalori ma permettono di stabilire se gli autovalori sono tutti a parte reale negativa o meno, cosa che ci
interessa per la stabilità.
Per esempio sapendo che il polinomio caratteristico puo essere espresso nella forma di produttoria di monomi elementari (come ogni polinomio).
q
b Tè b Di 4
Coefficiente del termine È Che risulta la
41 so qu o
Metodo UtilePer ACCORGERSI SE CISONODEGLIERRORINELLOScrivere LeEGAZIONICONOSCENDO LA
FISICADelSistema
In realà c’è un criterio che da una
condizione necessaria e sufficiente per
poter stabilire della stabilità asintotica di
un sistema.
Il criterio è puramente meccanico.
Il criterio dice di prendere il polinomio
caratteristico con tutti i suoi coefficienti e
scriverli in una tabella in cui il primo
coefficiente viene posto come primo
I 9
elemento della prima riga. Il secondo è il
secondo elemento della prima colonna. Il
terzo è il primo elemento della seconda
colonna e il quarto il secondo elemento
della seconda colonna. Si arriva così a
scrivere le prime due righe.
ESEMPIO
Polinomio
d Yet fa 0
TABELLA DI ROTH 1 Ya
e se so e 92 O
y q
SISTEMA ASINISTARE
dei 1
yo g 9
o o 1 3 2 I 1 O
1
do
t
a e
I E
dei
5
6 a
te dài E
ESISTE ALMENOUN
µ dal
stabile
Autovalore A PARTEReale peso
ALTA UTILITA DEL CRITERIO NEL CASO DI POLMONI CARATTERISTICI CON PARAMETRI
1 313 K2 L e so
È
È Ka o
3 Ha 1
K a co
nessunvalore di K
Fez o a
_gg se
A
Quello che abbiamo
fatto fino adesso si
riferiva solamente
alla stabilità della
risposta libera.
Partendo da una
condizione iniziale
abbiamo visto come
si sistema errore
possa tendere a 0 o
meno, dipende solo
dalla risposta liber,
quindi dalle
condizioni iniziali. È
quella che
normalmente viene
detta stabilità
INTERNA.
La stabilità
ESTERNA si riferisce
invece alla risposta
forzata ovvero
quando io metto un
ingresso.
Un sistema si dice in
particolare
ESTERNAMENTE
STABILE se a fronte
di ingressi che
rimangono limitati
l’uscita, lo stato,
rimangono limitati. Il AUTOVALORI PARTEREALE NEGATIVA
A
sistema cioè non deve divergere.
È chiaro che se prendo un sistema e l’ingresso tende ad inifinito che anche l’uscita tenda ad infinito non è poi cosi sorprendente e non vale come criterio,
deve essere una questione di ingressi e uscite limitate.
Stabilità interna ed esterna, di un punto di equilibrio, di un movimento, interna, che dipende dalle condizioni iniziali è un concetto. Esterna è un altro
concetto. Per i sistemi lineari sono estremamente legati.
Questo perchè in un sistema lineare si ha una risposta libera ed una risposta forzata.
La stabilità interna l’abbiamo analizzata sulla risposta libera perché è la risposta che definisce il sistema errore e abbiamo visto dipendere dagli autovalori
della matrice A.
Se andiamo a vedere come è fatta la risposta forzata.
Alt e B v12 di
Dipende dall’ingresso e dall’esponenziale di matrice. NORMA
1
µ
LIUKIN SM
NORMA DEL INTEGRALE SINTEGRALEDELLANORMA PORTO Fuori µ
Nell’esponenziale di matrice all’ultimo integrale ci sono termini per l’appunto esponenziali se questi sono negativi allora l’integrale di un esponenziale
negativo è limitato anche quando t tende all’infinito. Se il sistema è asintoticamente stabile quindi tutti gli autovalori sono a parte reale negativa allora
l’integrale è limitato.
Salta quindi fuori che se il sistema è asintoticamente stabile, come concetto della stabilità interna, allora, per un sistema lineare è anche stabile il bound
input- bound output (stabilità esterna).
SEMPLICEMENTE a
STABILE
I
AUTOVALORISULL'ASSE
IMMAGINARIO ESEMPIO INTEGRATORE add
DAEVITARESEMPRE NELLA PRATICA
PERLOMENOEVITARECHELe condizioni DI INSTABILITÀ SI POSSANO PRESENTARE
IMPORTANTE FARE PROGETTI ROBUSTI
Abbiamo detto che stabilità interna ed esterna sono strettamente legate nel senso che la stabilità asintotica interna garantisce la stabilità esterna. D’altra
parte la stabilità esterna garantisce, con qualche blanda ipotesi la stabilità asintotica interna.
Perché devo trovare allora una funzione di L quando posso calcolare gli autovalori ? Mi serve perché in realtà utilizzando questo legame tra L e i sistemi
lineari di rimettere insieme un po’ i sistemi lineari con i sistemi non lineari. Siccome è molto facile studiare la stabilità di un lineare vediamo come poter
approssimare un sistema non lineare con un sistema lineare che ne descriva correttamente il comportamento almeno in una regione localizzata.
Supponiamo di avere un
sistema non lineare scritto
in forma di stato dove X° è
una generica f di X e U.
Supponiamo di applicare
un ingresso costante a cui
corrisponda uno stato di
equilibrio e un’uscita
costante.
Ci chiediamo se io riesca a
descrivere il
funzionamento del sistema
vicino allo stato di
equilibrio. Se applico un
ingresso abbastanza
vicino all’ingresso di XD E SIA
equilibrio? i costante
Vado a studiare il sistema
descritto dalle nuove
0
variabili che descrive lo
tg funzioni
fa
scostamento dalla generiche
condizione di equilibrio.
SUPPONIAMO ALMENO
CONTINUE DIFFERENZIABILI
E
IN
APPROSSIMOAGCOMSVILUPPO
NEL'INTORNO Xo
fa fla x XD
Lff
I ftp.jxxtt.ixolix ai
Possiamo approssimare la funzione f e g
con una approssimazione lineare? Va
ricordato che le funzioni sono in due
variabili quindi vanno differenziate
secondo entrambe le variabili.
Le derivazioni sarebbero delle matrici ma
sono calcolate per valori di X e U
costanti, quindi risultano matrici costanti.
Inoltre
flash o datocheRappresenta
Echein lei punto dieariciprio è
III 0 o le funzioni con la loro
Sostituendo
approssimazione lineare ottengo un
sistema lineare.
Ci chiediamo se possiamo approssimare il funzionamento del sistema non lineare intorno al punto di equilibrio con il funzionamento del sistema lineare?
Qui la cosa è un po’ da vedere, per intervalli di tempo breve sicuramente si dato che io sono vicino al punto di equilibrio dove in realtà l’approssimazione
della f e della g risulta buona.
Questo è vero sempre? Mano mano che passa il tempo è vero che posso continuare ad approssimare?
Può capitare che il sistema lineare dica che io rimanga vicino al punto di equilibrio, ma in realtà il sistema non lineare dica che ci si stia allontanando dal
punto di equilibrio e che quindi l’approssimazione sia molto erronea.
Mi devo aspettare che l’approssimazione del sistema non lineare il sistema lineare sia valida solamente se partendo vicino al punto di equilibrio il sistema
rimanga sempre vicino al punto di equilibrio.
Quindi deve essere intrinseca al punto di equilibrio una proprietà di stabilità.
Ma come faccio a studiare se il punto di equilibrio è stabile o instabile ? Considero il sistema non lineare o lo posso considerare lineare?
Da una parte va sempre bene inventare una funzione V di Liapunov e analizzarne la definizione, ma certo che sarebbe molto bello se potessi studiare la
stabilità del punto di equilibrio andando ad analizzare la stabilità del sistema linearizzato. Questo si puo fare.
Se prendo un sistema non lineare nel suo punto di equilibrio e faccio la linearizzazione e scopro che il sistema lineare approssimato è nel punto
asintoticamente stabile allora posso concludere che anche il punto di equilibrio del sistema non lineare è asintoticamente stabile.
Come faccio?
Prendo come funzione di Liapunov del punto di equilibrio non lineare la funzione di Liapunov. Che funziona per il sistema lineare, in cui abbiamo visto che
data una qualunque funzione Q possiamo costruire una funzione P che dimostra la stabilità. Quella P funziona anche per il sistema lineare.
Se il sistema linearizzato è asintoticamente stabile, quindi se tutti gli autovalori di A hanno parte reale negativa, allora fissiamo una matrice Q>0, calcoliamo
la matrice P che è soluzione dell’equazione
AT P P A le
I
E scopriamo che la funzione
PX
È una funzione definita positiva, per costruzione, di cui possiamo calcolare la derivata come
I Ax O x
Che risulta definita né agarica localmente. Quindi il punto di equilibrio del sistema non lineare è definito anche lui localmente stabile.
Se invece il sistema linearizzato ha almeno un autovalore positivo, quindi il sistema lineare è instabile, possiamo concludere che anche il punto di equilibrio
del sistema non lineare è instabile.
C’è un caso che è borderline, ovviamente se il sistema linearizzato ha autovalori appartenenti all’asse immaginario e alcuni a parte reale negativa. Allora
sulla stabilitfà del punto di equilibrio del sistema non lineare non possiamo ricavare informazioni. Potrebbe essere stabile, asintoticamente stabile,
instabile. In questo caso non si puo fare l’approssimazione sistema non lineare con lineare nel punto di equilibrio.
studioconFunzionedi a
Poma Ve V
Lia
ESEMPI e FUNZIONAMENTO MOTORE COMBUSTIONE AL MINIMO
FUNZIONAMENTO CONVERTITORE DI POTENZA
P alt up f s fPlain
pt
o
I p g qq.ge aaaa
I
coppia
coppia sorti Interni
Combusione Daanticipocombustione Pepata r gg
X motore ad iniziazione a benzina a iniezione diretta, stechiometrici, in realtà quindi per favorire il funzionamento del sistema di trattamento delle emissioni
di scarico (marmitta catalitica) il motore deve lavorare in condizioni di miscela stechiometrica, combustione senza eccesso ne difetto di ossigeno.
Questo non è fattibile puntualmente ma il convertitore catalitico funziona un po’ come serbatoio di ossigeno. Se la miscela è magra (piu ossigeno del
dovuto) a valle della combustione rimane una certa quantità di ossigeno che viene intrappolato da catalizzatore. Se continuiamo ad avere una
alimentazione magra dopo un po’ il catalizzatore non intrappola piu niente.
D’altra parte se abbiamo una combustione ricca (piu combustibile nel rapporto stechiometrico), dalla combustione vengono fuori dei prodotti che sono
idrocarburi incombusti o ossido di carbonio, questo reagisce a sua volta nel convertitore catalitico con l’ossigeno per cui la combustione termina si puo
dire nel convertitore catalitico. Come risultato questa cosa funziona se la miscela varia tra grassa e magra ma con una media perfettamente
stechiometrica.
La quantità di combustibile non è quindi decisa indipendentemente, ma una volta che il motore ha intrappolato una certa quantità di aria la uantità di
combustibile è necessaria e automaticamente determinata.
La coppia che viene sviluppata dal motore in realtà dipenderebbe dalla quantità di combustibile, ma dipende quindi dalla quantità di aria che viene
intrappolata nel cilindro.
Oltre che a dipendere dalla quantità di aria dipende anche dall’anticipo di accensione: momento in cui innesca l’esplosione nella camera di scoppio che a
sua volta viene innescata dalla candela. A quanti gradi la scintilla viene innescata prima della posizione al punto morto superiore.
Per ogni condizione di carico e numero di giri esiste un anticipo ottimale che da la coppia massima. Quello che importa è la differenza tra l’anticipo di
coppia massima e quello ottimale.
In un motore a combustione in realtà la coppia motrice puo essere espressa come proporzionale alla quantità di aria intrappolata del cilindro, che è
proporzionale alla densità con cui viene aspirata, quindi alla pressione di aspirazione. Ed è proporzionale ad un rendimento di anticipo o di accensione,
funzione dell’anticipo vero meno anticipo ottimale (funzione del numero di giri).
e
Cn p Y AV Av
o VariazioneDi Anticipo
Rispetto L'ottimale
I
GANTITÀARIA aspirataDALMotore
amatore
III 3 GaetitàAreain
ingresso a coronare
I S sezionecorpofarfallato utile
gg
Obiettivo del minimo: avere il motore che Igor a velocità costante. Quindi coppia resistente costante, coppia motore costante, pressione costante. È quindi
un punto di equilibrio.
so e ke nePe t Yard
È
II
cavicibrio
P so a P Pe pe ya Blue Ca
equilibri
COPPIAResistente
1 ottimizzazione sezioneequilibrio
Se cambio coppia resistente o apertura della valvola a farfalla cambiano pressione e velocità di rotazione di equilibrio dato che le soluzioni per le due sono
univoche.
Per studiare il sistema o ci inventiamo una funzione di Liapunov oppure facciamo una linearizzazione.
Per linearizzare
f pn S KU p f Pam S
f Pepata Se
Ep e se te e su Èleg E
k ne pe
pO 0 Cecnicibrio
si Kine Sp k peSu f PG 8s
Si Sp
fine Su_IG
g
matrice
_pene Kpe
As
y _fine
Autovalori
P Knap Ilia
1
su
II
Quando facciano
e h
varia da o
LI co alternativamente
a
Dobbiamo controllare invece da soli che nel caso il flusso di aspirazione abbia un termine correttivo del rendimento volumetrico di tipo oscillante, nel caso
la derivata sia negativa e sufficientemente grande in modulo allora il punto di equilibrio puo diventare instabile.
Dovevamo vedere anche un secondo esempio che vediamo ora prima di passare ad un altro argomento.
È stato dato anche in un compito d’esame.
Intelletto T
I
O
Ii
th A connessione
ADUN CARICO
E G
Se l’interruttore fosse in posizione 0 il circuito sarebbe un semplice RL. Se applichiamo una tensione costante risulta
In questo caso si tratta quindi di due sottocircuiti separati che sono entrambi lineari come comportamento.
OINTERRUTTORE Posizione 1
La tensione costante E alimenta la serie di Resistenza, induttanza e c’è un parallelo tra la resistenza in uscita e la capacità.
Di nuovo un circuito lineare.
In entrambi i casi la tensione sulla capacità C è piu piccola di E tensione esterna, al massimo se non assorbo corrente dal carico esterno posso arrivare
con il capacitore alla tensione di ingresso.
La commutazione tra le posizioni 0 e 1 avviene a velocità elevatissima e dando a questo passaggio un segnale relativo all’interruttore T(t)
THA
1
Il
ii
Se il periodo è molto piccolo le pulsazioni delle armoniche
t
Se il periodo è piccolo possiamo esprimere il segnale periodico come somma di una costante (il suo valor medio) piu tutte le sue componenti armoniche.
W 2 Diventano abbastanza grandi e possiamo pensare in prima approssimazione di
trascurare l’effetto di queste armoniche, cioè approssimare il segnale semplicemente con la sua componente fondamentale che è quindi semplicemente
un valor medio ρ(t)
Questa è una maniera per generare come vedremo segnali a qualunque valore avendo a disposizione solamente due valori 0 e 1.
Si chiama ρ(t): Duty Cicle ed è una tecnica di generazione dei segnali PWM (phase whip modulation).
Andando ad ipotizzare di schematizzare il sistema tramite il segnale rappresentato dal valor medio del periodo in cui l’interruttore è chiuso in una posizione
rispetto ad un’altra, allora in realtà le equazioni del sistema le possiamo scrivere.
Possiamo scrivere la corrente che passa sull’induttanza.
L E R il caduta sull'interruttore
fg
Se Interruttore In O CADUTANULLA
L E Ri
fg ve
git avartità
La di tempo chesono in Posizione 1
C Greg lo oseinterruttore
o _a correnteentrante 0
Se E get il
O CORRENTE ENTRANTE
Nonostante le due condizioni estreme siano rappresentate da due circuiti lineari qui abbiamo una non linearità dato che ρ(t) è un termine di ingresso
moltiplicato per una variabile (vo o iL).
li
daf
E E live.gl
I CALCOLO
E igh.EE
PUNTO DI Equilibrio
2
costante
osupponiamo
get Ge
e calcoliamo i Punti Di EquilibrioCorrispondenti
l'les le
agg Ra Ru
F
E Ne.ge
Da 10 Ri l'le E Voe
ge
o o lie
Ri
Me E Vae.ge
Ra Ri RE je We.ge E
g
Ve E
ge'Fu.ge
Ri o tre E
f
se o
Ge
Essendo il segnale compreso tra 0 e 1 allora il valor medio del segnale sarà sicuramente compreso tra questi due estremi
E
file Ru get
STABILITÀ PUNTO DI EQUILIBRIO ILComertitore VA A LAVORARE In Quel Punto
il
daf
E E live.gl Ii No
g
e
4 E ingles
Ye
APPROSSIMOCOME VALORE DELLA FUNZIONE NELPUNTO DIEQUILIBRIO NULLO Per
DefDiPtoEQ
s leghe t.nl g i
ajf.si_E
o
VE
pe
Si
fi
Svo suo
E.gg f veg Sg o se
go.es E f
Sia Si
f.ge Si f.ie Sg ftp.fve oseges 9s_Sia I
se Rico ie
È È 4
Si tre
I Signify fa
si Sve 2
f
equazioni del sistema 8g
LINEA
RIZZATO
Si fu
I Signify fa
1 Sottoforma di variabili Di Stato
iii I It t.tn B
È
Dipendete
It tti
si usi o Sing
o Se cisono Autori A PARTE Reale Mona E Gli Altri AParte reale negativa la linearizzazione
NON DA INFORMAZIONI
ProcedoCERCANDO Funzione di Liapumor
DI A I dei I A _DA
o
f fa
fa te
E É
PARAMETRI
TUTI Positivi i 2 AUTOVALORI NONSOSESONO
s
FEIGE a Reali e complessi coniugati ma so che sono di sicuro
caso entrambi a ParteReale Ma
Se al posto della resistenza avessimo messo un carico che assorbe una potenza elettrica costante
Pu io Va Pu Se Voi s io e io
a
Si scopre che il punto di equilibrio è instabile.
costante
fa
Provare a fare la sostituzione a casa.
Supponendo quindi che in uscita ci sia un motore elettrico, se vogliamo ottenere una certa potenza meccanica in uscita costante quindi la potenza
assorbita dal motore elettrico diventa costante e il sistema diventa instabile.
Vedremo come operare, nella seconda parte del corso, per evitare questa instabilità.
Giustificato il fatto di poter studiare sistemi anche non lineari con una approssimazione lineare, almeno nell’intorno del punto di equilibrio, cominciamo ad
approfondire lo studio di questi sistemi lineari.
Da ora in poi trattiamo quindi di sistemi lineari, quindi un vero o proprio sistema lineare oppure un sistema non lineare vicino al punto di equilibrio.
i
Essendo la trasformata una operazione lineare
A XD A XD
s XD A XE b Us Xo SI A Ms b Us Xo
Xls s I A b Us SI A
Con ragionamento analogo e sostituendo posso calcolare la trasformata dell’uscita.
ICS E SIA b d Us SI A Xo
C’è un termine che dipende dalla U(s) e un termine che dipende dalla condizione iniziale
Come precedentemente introdotto l’uscita complessiva y(t) è data dalla somma di due termini: una è antitrasformata del termine dipendente solamente
dall’ingresso (USCITA FORZATA) e antitrasformata del termine che dipende solamente dalla condizione iniziale (USCITA LIBERA)
Si nota che la trasformata della risposta forzata, dipendente dall’ingresso, è una funzione della variabile s.
Questa funzione si chiama funzione di trasferimento del sistema.
LEGIA b d
Per un sistema lineare la trasformata della risposta forzata, è sempre calcolata come la trasformata dell’ingresso per la funzione di trasferimento.
Questa funzione di trasferimento è indipendente dall’ingresso U. Dipende solo dai parametri del sistema lineare.
Inoltre se parto da un sistema rappresentato
in forma di stato la funzione di trasferimento
è una funzione razionale, ovvero un rapporto
di polinomi.
it
SI A
matrice con tuti iterminicon
numeratore di arabo ah e
GRADO Der_n
La differenza tra grado di numeratore e denominatore della funzione di trasferimento ha un nome: GRADO RELATIVO DEL SISTEMA.
Se invece tra numeratore e denominatore abbiamo qualche cancellazione, se le semplifico, allora ottengo che le radici del denominatore non sono più tutti
gli autovalori della matrici ma sono comunque un sottoinsieme degli autovalori della matrice.
Anche se ci sono cancellazioni il grado relativo non cambia
Rif
funzionedi
trasferimento
min
vi
INGRESSO
T.INIata
Vds R C.s e Vds vi s
c
dj Vip
to o e s c
Vip Kf s
41s
YI Resta
Sistema MASSA MOLA Smorzatore
I o
0 20
Me p K y hop a me h ftp.y p NULLE PerchéSono Interessato Alla RespForzata
g 1
Misa Ns his X s K.WS FG
Gd
Eff m.sn st
Per la definizione che ne abbiamo dato la funzione di trasferimento è un concetto un po’ piu generale e si applica anche a dei sistemi che non sono
esprimibili in forma di stato.
Basta avere un sistema lineare, che soddisfa il principio di sovrapposizione degli effetti, posso sempre dire che la risposta complessiva è data dalla
somma di una risposta libera e di una risposta forzata e posso dire essere la funzione di traferimento come rapporto tra la risposta forzata rispetto
all’ingresso.
Per esempio:
SISTEMA RITARDO
agit ult 2
ult z Est è dt
Us yet è di
fuit Is da
2
nondipende
è
ftp.y.isd di
o per
è
acea
po Id
o
con
è do
6 te
Ig
dato che non deriva da un’equazione di erenziale
ordinaria.
Ritorniamo alla funzione di
traferimento come rapporto di
polinomi.
Essendo un rapporto di polinomi la
possiamo sempre esprimere nella
forma che mette in evidenza i vari
gradi del termine del polinomio.
La scriviamo mettendo in evidenza
che il coefficiente del termine del
polinomio al denominatore di grado
piu elevato sia pari a 1. 1
valesempre
mi a
Posso sempre scrivere i polinomi in
forma fattorizzata.
Ricordiamo:
Radici del numeratore: ZERI DELLA
FUNZIONE.
Radici del denominatore: POLI DELLA
FUNZIONE.
Perché la cosa ci interessa: vedremo che tutte le proprietà dei sistemi lineari dipendono da questi coefficienti e si esprimono e si studiano molto bene
conoscendo la posizione dei poli e degli zeri.
Mentre normalmente quelli che dipendono dai parametri fisici (costanti di molle, condensatori, induttanze,…) sono i coefficienti numerici dei polinomi. La
relazione che c’è tra i coefficienti numerici dei polinomi e i poli e gli zeri non è semplice.
se HoduePolio dueZeri
complessiconiugati Sp
compasso
1
Perevitareciò
Esprimo il Polo azerocome
pe 6 f W
p 6 gW La S p S P sa 56s 67W
definisco 2 PARAMETRI Wu Pulsazione Naturale AssociataALLACOPPIA Di Poli
COMPLESSI CONIUGATI
DISTANZA DALL'ORIGINE DelPolo Wu t wa
S
S COEFF SMORZAMENTO
G I
IN CuestaMODO S P S P S2 56s 67W s 25Wh S Una
In questo modo posso riscrivere la funzione di trasferimento sempre in forma fattorizzata ma con tutti i polinomi con coefficienti reali del primo o del
secondo ordine.
I poli e gli zeri complessi e coniugati li descrivo in termini di coefficienti di smorzamento e di pulsazioni naturali degli zeri o dei poli.
S Zi
E S 1
ceffinumerici E
l tuttidentro macostante
limetto
bm ze za Zi
μ ha un significato fisico molto preciso che
µ
vedremo.
e abbiamo di dati 2 5
P 048 52
Questa forma è utile per scrivere la funzione di trasferimento perché ogni coefficiente ha una chiara interpretazione fisica.
Cambiando ingresso cambiano i modi dell’ingresso ma non cambiano i modi del sistema.
Nella risposta di un sistema dinamico lineare sono sempre presenti oltre i modi dell’ingresso anche i modi del sistema.
Se mi trovo con un polo al parte reale positiva tra i modi del sistema si ha un esponenziale a parte reale negativa che quando t tende ad infinito tende ad
inifinito quindi la risposta forzata tende all’infinito qualunque sia l’ingresso che io applico. Il sistema non è stabile ingresso limitato - uscita limitata dato che
c’è un modo del sistema che diverge.
Se invece i poli sono tutti a parte reale negativa dopo un po’ tutti i termini tendono a zero
Se in ingresso
ho una sinusoide
in uscita avremo
una sinusoide
una volta esauriti
i transitori. Se in
ingresso ho 3
sinusoidi in
uscita avremo
una sinusoide
una volta esauriti
i transitori. Se ho PERIODO
Iniziale
un segnale
periodico in
uscita avremo un
segnale
periodico una
volta esauriti i
transitori.
I modi dell’ingresso a loro volta sono moltiplicati per delle costanti: i residui. In realtà io metto un modo nell’ingresso e quello mi viene riportato in uscita
sulla risposta forzata e poi rimarrà sulla risposta a regime permanente però moltiplicato per un residuo che puo essere piu o meno piccolo o grande.
Se metto piu modi sull’ingresso, i residui stabiliscono quanto ciascun modo forzante viene riportato sull’uscita, che peso ha quel modo forzante sull’uscita.
I valori di questi residui dipendono non dai poli, che definiscono gli esponenziali, ma dagli zeri del sistema. Cioè i poli della funzione di trasferimento
definiscono quali sono i modi forzanti e i modi del sistema, gli zeri della funzione di trasferimento definiscono quali sono i residui associati ad ogni modo
quindi come i modi vengono combinati tra di loro.
Se ho un polo complesso, l’esponenziale che salta fuori è un esponenziale complesso, io vorrei avere delle variabili reali allora c’è il solito gioco che se il
polo è reale allora l’esponenziale è reale. Se il polo è complesso coniugato rimetto insieme il suo modo con il suo modo complesso coniugato e ne risalta
fuori il famoso termine
PARTE IMMAG Polo
fitparete.fi 9 µ
2 Mi
PEASEResiduo
MODULO RESIDUO
ASSOCIATO Associato
Un polo della trasformata
dell’ingresso coincide
con un polo della
funzione di trasferimento.
In questo caso sulla
risposta c’è un polo di
molteplicità maggiore di
1.
Siccome nello sviluppo in
fratti semplici ho poli
multipli allora se sono a
parte reale negativa
abbiamo visto andare
tutto a 0. Se invece sono
a parte reale negativa
divergono sempre. Se
infine sono sull’asse
immaginario in realtà
l’ampiezza diverge
comunque dato che c’è
f eh
g so
In questo caso quando
ho poli della funzione di
trasferimento sull’asse immaginario se prendo dei particolari ingressi che hanno il polo coincidente con quello della funzione di trasferimento allora il
sistema va in risonanza e l’uscita diverge anche se l’ingresso è limitato.
Se invece abbiamo uno zero del sistema che coincide con un polo dell’ingresso quando vado a fare la moltiplicazione i due si semplificano e quindi il
modo dell’ingresso sparisce, non influenza piu l’uscita.
Quando andiamo a calcolare il residuo del polo, se non ce ne siamo accorti, salta fuori che il residuo è zero, nel caso in cui abbiamo uno zero coincidente
con un polo. PROPRIETÀ BLOCCANTE DEGLI ZERI
Nella risposta forzante il modo forzante viene cancellato, ma i modi del sistema rimangono. L’ingresso a regime da uscita nulla, ma il transitorio rimane
dato che i modi del sistema sono sempre presenti qualunque sia l’ingresso.
La funzione di trasferimento è definita come il rapporto tra la trasformata dell’uscita rispetto alla trasformata dell’ingresso.
Questa funzione abbiamo visto essere indipendente dall’ingresso che abbiamo applicato.
L’uscita è uguale alla trasformata dell’ingresso per la funzione di trasferimento.
La funzione di trasferimento dipende da come è fatto il sistema, in particolare se partiamo da un sistema descritto da un equazione differenziale, e/o un
sistema scritto in forma di stato abbiamo visto come poter calcolare la funzione di trasferimento.
L YID S Ms
5.2154 S S s 11s 52 s
y
E cosi via per le trasformate di ordine superiore.
Applicando questa semplice regola se andiamo a calcolare la trasformata di L dell’equazione differenziale otteniamo che alla sinistra del segno di uguale
Il 1
Troviamo un polinomio di grado n che moltiplica Y(s) e ha come coefficienti esattamente i coefficienti dei termini della derivata di y.
LI A
Poi in realtà questo si puo applicare anche nel caso generale, ci sarebbe una trasformata dipendente dalle condizioni iniziali, ma se queste Yo sono tutte
nulle allora anche la trasformata è nulla.
In cui la funzione di trasferimento del sistema, per definizione rapporto tra la trasformata della risposta forzata e la trasformata dell’ingresso (H(s)) fatta
come rapporto tra polinomi.
Se parto dall’equazione differenziale di ordine n posso quindi calcolare direttamente la funzione di trasferimento.
In realtà il calcolo completo fa vedere anche che nella risposta libera allora al denominato c’è sempre n(s)
Le radici del denominatore continuano ad essere i polinomi della funzione di trasferimento.
È chiaro che la funzione di trasferimentoH Y dalla struttura del sistema che se utilizzo per rappresentarla una eq diff di ordine n o se utilizzo una
dipende
rappresentazione in forma di stato io non posso ottenere due risultati diversi. Il risultato deve essere sempre lo stesso.
Una cosa che si puo far vedere è che: come abbiamo già detto, se abbiamo una eq diff di ordine n è sempre possibile rappresentarla con un sistema di eq
diff del primo ordine. Avevamo visto un esempio che ipotizzava che l’ingresso non fosse derivato
bo a
an
i.gl an
j de
y
x Forma di stato Definisco Xo
y Xa y Xu ghe
x Xa
X
In Xu
Xe
g
Nel caso in cui abbiamo una eq diff del tipo
In cui compaiono quindi anche le derivate della Y allora si puo far vedere che una costruzione del tutto analoga si puo fare andando a definire sempre le
variabili di stato x1, x2, … , xn come la variabile di uscita e le sue derivate, la matrice A è esattamente la stessa, la matrice vettore B è la stessa del caso
precedente e vale 0 per tutte le componenti tranne che nell’ultima, la u compare solamente nell’ultima equazione.
Cambia però il vettore CT, cioè quello che definisce la variabile di uscita. Mentre prima avevamo 1 e tutti 0, nel senso che la Y era uguale alla X1, adesso la
Y dipenderà dalla X1, X2, X3 … Xn tramite dei coefficienti che sono definiti in questa maniera
Ci sarà poi anche il coefficiente d, termine diretto tra ingresso tra ingresso e uscita, che risulta diverso da zero se il grado del numeratore m = n e in questo
caso d=bn.
Si puo verificare tranquillamente che definite le matrici in questa maniera se vado a calcolare la funzione di trasferimento di un sistema descritto da questa
forma di stato viene fuori esattamente la funzione di trasferimento come rapporto di polinomi che sarebbe derivata dall’equazione differenziale.
Ricordiamo che la rappresentazione in forma di stato non è unica, possiamo definire sempre altre variabili di stato, utilizzando una trasformazione di
coordinate invertibile.
Un modello che
utilizza solamente le
variabili di ingresso
e di uscita per
rappresentare il
sistema si chiama
rappresentazione
esterna, cioè
guardo il sistema
come fossa una
scatola chiusa e
vedo solo ciò che
succede
dall’esterno. Quindi
in realtà l’eq diff di
ordine n che lega u
a y è una
rappresentazione
esterna. la funzione
di trasferimento è
una
rappresentazione
esterna perché
guardo solamente
le relazioni tra
ingresso e uscite.
Una
rappresentazione in
forma di stato è
invece una
rappresentazione
interna dato che va
a vedere come
sono fatte anche le
variabili interne al
sistema.
È sempre possibile passare da una rappresentazione interna ad una esterna perché stiamo parlando dello stesso oggetto.
Se parto da una
rappresentazione
in forma di stato
puo capitare che
nel calcolo del
denominatore e
numeratore della
funzione di
trasferimento ci
siano termini
comuni. Ovvero
una radice del
numeratore che è
uguale ad una
radice del
denominatore.
Quando vado a
fare il calcolo
della funzione di
trasferimento i
termini uguali si
semplificano e la ÈRA
funzione di
trasferimento
cambia.
In questo caso il
grado della
funzione di
trasferimento è
piu piccolo
dell’ordine n dello
spazio degli stati.
Questo significa fondamentalmente che esistono alcune componenti, alcune variabili di stato o una combinazione delle variabili di stato che in realtà non
hanno nessun effetto sull’uscita forzata. Questo puo capitare in due maniere:
O c’è una variabile di stato che non influenza l’uscita. O c’è una variabile di stato che non è influenzata dall’ingresso, quindi cambiando l’ingresso la
variabile di stato non cambia, quindi l’uscita forzata non cambia.
Esempio:
x Xi
sia
Xa
a a Arte bn o A
I II b
y
è Io e I d o
Uscita NONDIPENDE
Funzione Di TRASFERIMENTO DIRETTAMENTE DALL
INGRESSO
Hls Ct SI Att b d
sia
SI A
f a
str o
S la 1 f
SI A
Iggy a si
IIII Isis
usi
If
e
gli I ist
Io I
e
of ist sti
ista E
Sti
Adesso: preso il sistema descritto da questa funzione di trasferimento vado a cercare una rappresentazione tramite variabili di stato di questa funzione di
trasferimento
E 02 Z t U
a
g
Diversa da quella di partenza e che risulta piu semplificata dato che ha una variabile di stato in meno.
I due sistemi non sono equivalenti. Cosa è successo?
Il sistema da cui siamo partiti ha una variabile x1 che non ha nessun effetto sulla risposta forzata. Se parto con X10=0 siccome la X1° non dipende che dal
valore di X1, quando X10=0 allora X1 rimane sempre =0 qualunque cosa io faccia sulla U.
L’andamento della X1 non puo in nessuna maniera condizionare l’andamento della X2 nella risposta forzata.
Siccome risulta X1°=-X1 quindi andando a risolvere si nota che lo sviluppo è stabile, anche se parto da X10 diverso da 0 la X1 tende a 0, quindi dopo un
po’ di tempo in questo sistema la X1 non ha piu alcun tipo di effetto.
Quello che abbiamo trovato nel sistema in forma di stato finale è la rappresentazione piu semplice del sistema che descrive semplicemente il legame che
c’è tra ingresso ed uscita.
Quindi quando io scopro che nel calcolare una funzione di trasferimento c’è una semplificazione tra numeratore e denominatore, significa che ci sono
alcune variabili di stato che non hanno effetto sulla relazione tra ingresso e uscita.
Se fossi partito da un sistema fatto:
XI X U
ta da Xa t U
Ka
G
Anche in questo caso, nonostante anche la X1 dipenda dalla U in realtà questa X1 non ha alcun effetto sull’uscita la quale dipende solo da X2 che non
dipende dalla X1.
Anche questo sistema ha la stessa funzione di trasferimento H(s).
Ci possono essere due motivi per cui una variabile non compare: o perché l’ingresso non ha effetto sulla variabile stessa, quindi non puo condizionare la
risposta forzata; oppure se anche l’ingresso ha effetto sulla variabile, quella variabile non ha effetto sull’uscita.
Il fatto però di trascurare o meno delle variabili che non hanno effetto sulla relazione ingresso-uscita non è scontato. Potrebbero queste variabili andare
all’infinito e nel caso la linearizzazione si allontanerebbe dal punto di equilibrio andando a perdere di significato, oppure potrebbe essere che fisicamente
parlando una variabile che va ad infinito che comporta una rottura di un componente.
ifete
Supponiamo di partire da condizioni iniziali nulle.
Voglio che l’uscita y(t) sia uguale ad un certo segnale di riferimento dato
Il problema è calcolare U(t) in maniera da ottenere l’uscita desiderata.
Dato galt
calcolare alt taleche get Galt
Utilizziamo la funzione di trasferimento
Io His als
fig
Il problema possiamo vederlo come calcolare la U(s) tale che applicato al sistema otteniamo la Y(s).
Gls
Dobbiamo quindi andare a calcolare un altro oggetto che a partire da Yr(t) calcoli la U(t) in maniera tale che quando questo lo applico al sistema originale
l’uscita sia proprio uguale a y(t).
SI
IÈ
Se considero tutto l’intermedio tra ingresso e uscita ottengo ancora un sistema lineare
Quale è quindi la funzione di trasferimento complessiva del sistema grande G(S) deve essere =1 dato che noi vogliamo che uscita y(t) sia uguale
all’ingresso del sistema yr(t).
L’oggetto che stiamo cercando deve avere quindi una funzione di trasferimento tale che se combinata con H(s) restituisca complessivamente una funzione
di trasferimento G(s)=1.
HIS
is
gli
Questo perchè la funzione di trasferimento complessiva è la moltiplicazione tra le due funzioni di trasferimento.
Va notato però che il sistema in partenza aveva tante variabili di stato e che l’altro oggetto che sono andato a costruire sarà descritto, essendo un sistema
dinamico, dalle sue altre variabili di stato. Per come sono costruiti i due però tutte queste variabili interne non hanno alcun effetto sull’uscita.
Avendo la funzione di trasferimento posso sempre ricavarne la forma di stato, quindi una equazione differenziale che descrive l’oggetto.
Questo meccanismo tornerà quando inizieremo a parlare del controllo ovviamente c’è qualche problema, il primo è: la funzione di trasferimento iniziale è
caratterizzata, in termini di polinomi al numeratore e al denominatore deve avere un grado relativo maggiore o uguale a 0. Deve avere quindi un numero di
poli >= numero di zeri.
Se vado ad invertire e cerco una funzione di trasferimento che ha al numeratore quello che c’era al denominatore e al denominatore quello che c’era al
numeratore mi troverò con un numero di zeri maggiore del numero di poli. Se sono partito da un sistema con numero di poli = numero di zeri allora anche il
grado relativo dell’H-1(s) sarà nullo e non ci sono problemi. Se invece sono partito da un sistema con grado relativo >0 troverei un sistema con grado
relativo negativo, con piu zeri che poli. Ma abbiamo visto che non esiste un sistema descritto da un eq diff che abbia piu zeri che poli e quindi questa
strada non è fattibile. Si chiamano questi “sistemi anticipativi” in cui l’uscita in un certo istante dipende dagli ingressi in istanti futuri fisicamente
impossibile.
Supponiamo anche che sia partito da un sistema con grado relativo nullo. Le variabili di stato non hanno nessu effetto sull’uscita finale ma abbiamo detto
che le variabili di stato non volgiamo mai che vadano all’infinito, devono rimanere limitate, altrimenti il sistema si distrugge. Se questo è un sistema stabile
non c’è problema.
Per vedere se il sistema è stabile vado a vedere gli autovalori, o i poli della funzione di trasferimento per vedere se sono tutti a parte reale negativa.
Poi però mi devo chiedere se anche il sistema descritto da H-1(s) è stabile, perché anche lui deve avere delle variabili di stato che devono rimanere
contenute per non distruggersi. Per questo sistema gli autovalori o i poli saranno le radici del numeratore dell’H(s). Quindi gli zeri della prima funzione di
trasferimento. Ciò significa che se ho una funzione di trasferimento in cui tutti i poli sono stabili, ma c’è qualche zero a parte reale positiva, quando vado a
costruire il secondo oggetto (H-1(s)) questi zeri diventano poli l’oggetto diventa instabile. Scopro quindi che anche in questo caso il gioco dell’inversione
diventa impossibile da fare.
Definita che cosa è una funzione di trasferimento abbiamo visto che risultano utili per risolvere una certa classe di problemi.
Andiamo ora a vedere una nuova tematica semplice e intuitiva che abbiamo già utilizzato nel corso anche se in maniera implicita.
Come un componente in cui l’ingresso è u-e (tensione applicata meno la forza controelettromotrice) e l’uscita è la corrente i. Se vado a fare la funzione di
trasferimento
A questo punto so che la forza sull’ancora risulta k i e costruisco quindi un altro blocco con funzione di trasferimento in questo caso K.
Ho poi un altro ingresso, un altro blocco derivante dalla seconda equazione del sistema che dice che avendo in ingresso la differenza tra la forza f e la
forza elastica della membrana ho un uscita la velocità con cui si muove la membrana e la funzione di trasferimento è quella in figura.
Altro blocco mi dice che l’ingresso è v e l’uscita è x il suo integrale. Una volta che poi ho calcolato la v sono perfettamente in grado di calcolare la forza
controelettromotrice e la forza elastica in modo da andare a chiudere tutti gli anelli.
Ora bisogna capire come passare dallo schema a blocchi al ricavare la funzione di trasferimento da u a v del sistema complessivo.
ÉPINAY
Fis Us Fals Ma s _Fa Als Fals Fe s U s
If as s
I Fa
s Fals
Connessione estremamente importante è quella della
retroazione negativa. Ovvero l’uscita del primo blocco è
l’ingresso di un secondo blocco e l’uscita di questo secondo
blocco viene sottratta all’ingresso generale e rientra nel primo
blocco. In questo caso retroazione negativa perchè c’è il
segno meno.
E Fals e Fals U A
I Effigy e
Fils Us Fi s Fals Rs
F Fa Y Fe Uf
finte
III s
D
II IIII
467
GE ftp È
In un anello di retroazione tutte le funzioni di trasferimento che si possono definire hanno lo stesso denominatore, il che significa che hanno gli stessi poli
quindi o sono tutte stabili o tutte instabili.
y Fe di tua
1 a
y y
2 Un.FI Va Fa
g
Allo stesso modo volendo spostare un nodo somma a monte
dobbiamo moltiplicarlo per 1/F1.
4 Nat VI Fa 4 A
G
g lui
Fe
YI
Stessa cosa se invece spostiamo un nodo di diramazione.
In questo schema si ha U2=U1. Se voglio andare a
prendere il segnale U2 a valle di F1 per ottenere U2
siccome prima è stato moltiplicato per F1 lo devo andare a
dividere per F1 per ripulirlo.
Va detto che con il sistema a blocchi tutti separati si riesce a tenere traccia delle varie variabili di stato. Questo permette a livello fisico di ricavare piu
agilmente una variabile o un’altra in funzione di un particolare ingresso di interesse.
Andando a fornire solamente la funzione di trasferimento complessiva si perde questa possibilità, ci sono meno informazioni.
ESERCIZIO PRESO DAESAME SONOESERCIZI DA BASSOPUNTEGGIO 5 5040Delcompito
r t FffE t y
ff.us
als
II
Si Può Inziare INVERTENDO L'ORDINE Di Esecuzione DeiBlocchi
FYI Itt
i
ma a aaaa
HIT Ii
f HEITI
IN Sequenza Posso invertireL'ORDINE
E SCAMBIARLI TRA LORO
II
i
tf.EE
r
s
FUNZIONI DI
TRASFERIMENTO
IN PARALLELO
p
semplificazioni
a.it 7 s
7 t.IT s
Funzioni in serie
GS F Fa 73
È
Iniziamo questo altro argomento delle risposte elementari. Argomento molto semplice e importante ma un po’ noioso dato che vanno fatti alcuni casi ed è
quindi un elenco di casi. Lo tratteremo questa lezione e la prossima. Vediamo perché.
Tits Us
ftp
Posso quindi rappresentare il
comportamento del sistema come somme
di tanti sistemi elementari tutti messi in
parallelo, tutti con lo stesso ingresso e
ognuno dei quali da una certa risposta e poi sommo tutte le risposte.
Come risultato: se so calcolare la risposta del sistema elementare allora facendo le somme so calcolare la risposta di tutto il sistema.
In realtà c’è la scocciatura come al solito che il polo puo essere complesso e mi troverei a che fare con variabili complesse. Per evitare ciò rimettiamo
insieme i sistemi elementari determinati dal polo complesso e dal coniugato per eliminare il numero complesso
Possiamo sempre ipotizzare che il nostro sistema generale sia dato dal parallelo di tanti sistemi elementari del primo o del secondo ordine.
È quindi sufficiente caratterizzare le risposte del primo e del secondo ordine per caratterizzare tutte le risposte dei sistemi lineari.
als dipendesolo da
line g
s als Us
q u qua qua guy g
funzione Di trasferimento scrivibile come
μ viene chiamato Guadagno del Sistema in Continuo ovvero rappresenta nel caso di g=0 quanto viene amplificato un ingresso costante quando l’uscita è
costante, quindi una volta esauriti i transitori.
Altro valore interessante è il valore iniziale della risposta y0. In questo caso la calcolo anche in questo caso senza fare l’antitrasformata della y(s) dato che
basta calcolare il limite per s tendente a piu infinito di sY(s).
In questo caso la risposta dipende dal grado relativo. Se ho piu poli che zeri in particolare il grado al denominatore è piu grande del grado al numeratore e
quando s tende ad infinito il limite è 0.
Se invece ho un grado relativo nullo quindi con numero di poli uguale al numero di zeri allora il valore iniziale vale il coefficiente del termine di grado
maggiore al numeratore.
Va ricordato però che se il grado relativo è zero, nel sistema c’è un contributo diretto dall’ingresso all’uscita. C X DU
Quindi se U presenta una discontinuità anche Y presenterà una discontinuità. Y
Se invece non c’è questo termine diretto non è presente, se anche U ha una discontinuità l’uscita rimane una funzione continua (m<n) valore iniziale
all’uscita nullo.
Nel caso in cui l’uscita sia zero posso chiedermi quanto vale la derivata prima dell’uscita.
In questo caso devo fare il limite per s che tende a piu infinito della trasformata della derivata
Ils s Ms yo
glie s'sks him Als Us fuga s als to
s
s no
5
I man
line s 61s
Questo limite vale 0 se m<n-1 ed è diverso da 0 se m=n-1.
s s
Quindi vale zero se il grado relativo è piu grande di 1. Mentre è zero se il grado relativo è 1
Da questo punto di vista il grado relativo indica quale è l’ordine della prima derivata che è diversa da zero nella risposta a gradino.
Quindi indica che quella derivata è discontinua. Indica un legame diretto tra l’ingresso e quella derivata del segnale.
Per sistemi ad esempio a grado relativo 3 l’ingresso agisce direttamente sulla derivata terza del segnale.
Sistemi a grado relativo 0 in cui l’ingresso agisce direttamente sull’uscita, se voglio far assumere all’uscita un certo comportamento è abbastanza
semplice per via dell’effetto diretto. Per un sistema a grado relativo 1 invece devo controllare la derivata prima per gestire l’uscita. Per un sistema a grado
relativo 3 per fare in modo di controllare l’uscita devo controllare la sua derivata terza e a livello pratico diventa sempre piu difficile.
Ci sono altri parametri che sono
caratteristici della risposta a gradino e che
tipicamente vanno a descrivere il
transitorio.
Il primo è la SOVRAELONGAZIONE. Si
prende i valore massimo che la risposta
che la risposta al gradino assume e si
vede di quanto questo valore massimo è
superiore alla risposta a regime.
È un parametro importante la
SOVRAELONGAZIONE a seconda dei
casi. Se pensiamo ad esempio allo
spostamento meccanico su una slitta in
cui è presente un fine corsa rischiamo di
andare a sbattere contro il finecorsa.
Nel caso in cui la riposta sia caratterizzata da oscillazioni è importante anche il periodo dell’oscillazione quindi che passa tra due massimi e minimi
successivi della risposta.
Si definisce anche la SOTTOELONGAZIONE quando la risposta inizialmente risulta inferiore al valore iniziale.
Il professore consiglia di considerare sempre segnali a valori positivi in risposta e nel caso il sistema dia segnali negativi (μ<0) consiglia di cambiare e di
considerare la nostra risposta come -y del sistema originale.
Introdotte le varie caratteristiche delle risposte andiamo a vedere come sono fatte le risposte di vari sistemi elementari.
La prima che vediamo è una funzione
di trasferimento del primo ordine. G(s)
è un solo polo. Chiaramente se è un
solo polo questo è reale. La scriviamo
nella forma
Tempo
Normalmente rappresentiamo poli e
zeri su un piano complesso. I poli li
rappresentiamo con una X e gli zeri
con un O.
Quando applichiamo un gradino di
ampiezza K in ingresso, come èàfatta
la risposta?
La calcoliamo facendo
l’antitrasformata: G moltiplicato S,
sviluppo in fratti semplici, calcolo dei
residui, antitrasformata. Scopriamo
che la risposta è
Il valore a regime è dato dall’ampiezza
dell’ingresso moltiplicato per μ. La
risposta parte da 0, è di tipo
esponenziale e raggiunge il suo tempo
di assestamento, in un tempo legato
direttamente al valore di τ.
µ
IIT
ωn rappresenta la distanza dei poli
complessi coniugati dall’origine
Rappresenta -2 volte la
parte reale dei poli.
δ è il coseno dell’angolo. Quando δ
tende a 1 l’angolo tende a 0. Mentre quando δ tende a 0 l’angolo diventa π/2 cioè δ è una misura di quanto i poli sono distanti dall’asse immaginario.
Nomenclatura come da slide.
regime g µ.k
Il sistema è calcolato da una
sovraelongazione.
Per calcolarlo: calcolo
quando la derivata dell’uscita
è nulla. Si prende il primo
valore per cui è uguale a 0,
ricavando quindi Tm.
Sostituisce questo valore in
y(t) e trova il valore finale.
Tutto questo per scoprire che
il valore di quanto la
sovraelongazione supera il
valor di regime dipende
esclusivamente dal
coefficiente di smorzamento
δ. Non è richiesta la formula.
1 A e sunt
realtà il valore di y(t) è sempre compreso tra sunt
1 Ae e
Posso quindi prendere i due inviluppi. Quindi prendo come tempo di assestamento il tempo per cui l’inviluppo rimanga dentro il 5%. Salta fuori di nuovo
che il tempo di assestamento è sempre proporzionale alla parte reale tramite ωn e δ.
O is
o I 2 Poireali
i
a PoliIMMAGINARIPURI
taPoiRealiCoincident
3111121
Volta scorsa abbiamo cominciato ad esplorare le risposte dei sistemi elementari ovvero le risposte al gradino di sistemi del primo e del secondo ordine.
Abbiamo detto che queste risposte sono una sorta di test fatto sul sistema per mettere in luce eventuali caratteristiche. Abbiamo visto i parametri piu
interessanti della risposta al gradino.
Ad esempio per una risposta di un sistema del secondo ordine con poli complessi coniugati i parametri interessanti sono:
Valore a regime della risposta, sempre legato al valore del guadagno μ, valore di G(0) nel caso in cui non ci siano ne poli ne zeri nell’origine. μ rappresenta
quindi di quanto viene amplificato un ingresso costante e il valore a regime della risposta al gradino.
Altri parametri importanti: la sovraelongazione: ovvero di quanto la risposta transitoria supera il valore a regime espresso in maniera percentuale; tempo di
assestamento: misura convenzionale di quanto tempo ci mette il transitorio per esaurirsi, tempo dopo il quale la risposta rimane in una certa fascia rispetto
al valore a regime, fascia che è espressa in percentuale rispetto al valore a regime.
Tempo di salita: per passare dal 10 al 90& della risposta, misura della reattività della risposta del sistema.
Espressione algebrica della risposta. In questo caso un termine costante meno un termine che tende a 0 se i poli sono a parte reale negativa, in cui è
presente un’ampiezza che varia esponenzialmente con -δωn che rappresenta la parte reale dei due poli complessi coniugati.
La pulsazione ω del seno, la parte oscillante, è determinata dalla parte immaginaria dei poli.
La sovraelongazione dipende dal valore di δ e tende a 0 quando δ tende a 1 (poli reali) tende al 100% quando δ tende a 0 (poli immaginari).
Il tempo di assestamento è stato valutato andando ad analizzare la risposta senza il termine oscillatorio (sin(…)), questa risulta la risposta di un sistema del
primo ordine con costante di tempo 1/δωn.
In questo tipo di risposta sia il valore della risposta che della derivata al tempo t=0 sono nulle, dato che la funzione ha due poli e nessuno 0, quindi il grado
relativo risulta 2, e la prima derivata diversa da 0 nell’origine è la derivata seconda.
supponiamo Ti sta
Valore a regime μ*K con μ guadagno in continuo (μ=G(0))
Valore iniziale è di nuovo 0 cosi come la derivata prima
essendo il sistema sempre a grado relativo 2. (Due poli e
nessuno 0)
Vale la pensa di approfondire come risulta l’espressione in
casi particolari.
Supponiamo per esempio
Ti sta
Ovvero che ci sia una certa separazione tra i due poli.
In questo modo andando a vedere la rispsota si nota che
l’esponenziale in τ2 tende a 0 molto più velocemente.
Inoltre se andiamo a vedere il valore iniziale
dell’esponenziale si nota che essendo questo con τ2 al
numeratore si nota essere molto piu piccolo di quello con
τ1.
Ricordiamo che noi stiamo facendo questo studio sulle risposte dei sistemi elementari nel caso in cui i sistemi siano stabili altrimenti avremmo la rispsota
che diverge, quindi poli a parte reale negativa e costanti di tempo associate positive (-1/polo)
Non c’è nulla che obbliga pero a tenere costanti di tempo dello zero lo stesso positiva, potrei avere una costante di tempo allo zero negativa, quindi avere
uno zero a parte reale positiva. Se questo è il caso (α<0) nulla cambia nella risposta se non che il valore iniziale diventa negativo.
Ma un valore iniziale che diventa negativo è una sottoelongazione, il sistema risponde prima dalla parte opposta di dove andrà a regime. Questo
comportamento è tipico della presenza di zeri nel semipiano destro (a parte reale positiva).
Notiamo anche che la risposta con sistema con zeri è molto piu brusca di quella che avremo senza presenza dello zero.
D 4
TITÌ Tarte
XD Gls Us
Gls G s Ts G s
Xs G s Us Ts G s US
Us s Ts Yds
RISPOSTA DI UNSISTEMA CONZERO
Yt Galt T AGI
dt
come combinazione Della RISPOSTA SENZA Zero
eDONA SA DERIVATA
Ta T r O
Questo termine diventa molto piccolo, piu
piccolo di come sarebbe se non ci fosse lo
zero in cui la differenza tra i due poli se
molto grande portava a trascurare il piu
veloce.
Il termine in questione quindi parte già da
un valore molto piccolo e inoltre tende a
zero molto velocemente. In questo caso
quindi a maggior ragione posso
approssimare la rispsota ad un sistema del
primo ordine con uno zero e costante di
tempo τ1.
Tet
Si ha quindi un transitorio che dura poco per natura associata a τ2 e il transitorio che dovrebbe durare di piu, associato a τ1 risulta avere questo ampiezza
piccola, al contrario dell’ampiezza del transitorio in τ2.
Quindi io ho inizialmente un contributo molto grande del secondo transitorio che però tende a zero velocemente. Quando questo è quasi trascurabile, è
andato a finire a zero, rimane ancora il secondo termine di transitorio che però è piccolo.
Per vedere il segno del contributo di questo transitorio lento ma piccolo bisogna veder il segno di -(τ1-T). Se T è un po’ piu grande di τ1 allora il termine
diventa positivo e si ha un primo termine di transitorio grande che
pero tende a zero velocemente e poi si ha un secondo termine di
transitorio che è piccolo e tende a zero piu lentamente.
I
ASSESTAMENTO.
Questa coda puo avvenire con sovraelongazione o senza a seconda
della posizione dello zero rispetto al polo.
La coppia di polo e zero simili si chiama COPPIA IN
QUASICANCELLAZIONE. a
Questo comportamento è importante perché risulta Quasi
Strutturale quando si ha a che fare con sistemi di controllo in
retroazione.
Per finire vediamo le risposte di sistemi del secondo
ordine con poli complessi coniugati e uno zero.
Non ci entriamo tanto.
Notiamo che se la blu è la risposta del sistema del
secondo ordine senza zeri, per ottenere la rossa
prendiamo la blu, ne facciamo la derivata, la
moltiplichiamo per T e la sommiamo.
La presenza dello zero comporta oscillazioni
decisamente piu marcate soprattutto se lo zero ha
costanti di tempo lunghe (zero vicino all’origine).
Rimane vero che se lo zero è a parte reale positiva la
risposta ha sottoelongazione (la derivata diventa
negativa)
S SUPERFICIE LIBERACONTROLLATA
SUPPONIAMO PERORA DAL CORPO FARFALLATO
MARCIA INSERITA
J Inerzia motore
1 ANCHE se Pariavelocemente vi O h cost
istante
o
p 2 p B s
8 0 È Èh
INGRESSO FUNZIONAMENTO AL
Mingo
COPPIA PRODOITA DAL MOTORE Uscita
g q q
C fp
LY.pt f
s
p sistema lineare linearizzazione attorno al
Punto Di Equilibrio Di
g pp µ f fam Patmos
P In p
F
ANDIAMO A VEDERE LA RISPOSTA A FUNZIONE DI Trasferimento
S pls _2 PCS S
f
als
staffed f
C T PG
Funzione TRASF
Gfs Tiffy tt j ste
Est 1
Se applico un gradino sulla posizione della valvola a farfalla la risposta quando il sistema ha una grande inerzia è approssimabile come un sistema del
primo ordine con costante di guadagno μ e costante di tempo τ.
Dopo aver introdotto i concetti di sistemi dinamici e aver limitato la classe di sistema di studio a quelli descritti dalle equazioni differenziali ordinarie.
Abbiamo fatto le funzioni di trasferimento per poter studiare anche i sistemi dinamici non esprimibili con equazioni diff ordinarie, ad esempio possiamo
descrivere il ritardo. Abbiamo ammesso anche sistemi non lineari studiandoli con funzioni di Liapunov e riuscendoli a studiare intorno ad un punto di
equilibrio andando a linearizzare il sistema.
Abbiamo introdotto i concetti di modi di un sistema dinamico in funzione degli autovalori per un sistema differenziale o per i poli in una funzione di
traferimento. Abbiamo detto che nella risposta ad un sistema lineare sono sempre presenti i modi dell’ingresso piu i modi introdotti dal sistema che
dipendono dai poli della funzione di trasferimento.
Andando poi a studiare le risposte dei sistemi elementari abbiamo da un certo punto di vista definito le caratteristiche dei transitori di risposti e da un altro
punto di vista abbiamo capito un po’ meglio il ruolo degli zeri in un sistema dinamico.
Fino adesso abbiamo avuto queste due modalità di rappresentazione. Nel dominio del tempo con una eq diff ordinaria con una rappresentazione in forma
di stato non permette subito di capire come sono le caratteristiche del transitorio e della risposta a regime. Sul transitorio si capisce andando a vedere gli
autovalori della matrice. Utilizzando la funzione di trasferimento le cose risultano un po’ piu semplici, sono messi in luce i poli, gli zeri, sappiamo che nella
risposta sono presenti i modi del sistema in ingresso che si dividono bene guardando la trasformata e i modi che si dividono bene guardando la funzione
di trasferimento. Con la funzione di trasferimento riusciamo poi agevolmente a gestire i sistemi interconnessi con la rappresentazione a blocchi. È piu
semplice ricavare le informazioni sul funzionamento dei sistemi descritti.
Introduciamo ora un terzo concetto che è la funzione di risposta armonica che come vedremo sarà strettamente legata alla funzione di trasferimento.
Mettiamo in luce che la funzione di trasferimento, visto che mette in luce quelli che sono i modi di un sistema, caratterizza pesantemente quella che è la
risposta transitoria del sistema dato che tutti i modi associati alla funzione di trasferimento sono modi transitori. Abbiamo poi visto che se i modi vanno
tutti a zero il sistema è stabile, … in generale la funzione di trasferimento è strettamente legata ai modi del sistema, quindi alla risposta di transitorio.
In realtà pero abbiamo visto anche che facendo lo studio di segnali, ogni segnale puo essere espresso, tramite la serie di Fourier se periodico, o
trasformata di Fourier come combinazione di segnali elementari, le sue componenti, tutte di tipo sinusoidale con pulsazione multipla della pulsazione
fondamentale.
D’altra parte la caratteristica fondamentale dei sistemi lineari, il fatto che valga il principio di sovrapposizione degli effetti, se voglio capire come è fatta la
risposta di un sistema lineare ad un determinato ingresso, se l’ingresso è somma di tanti componenti, posso andare a studiare come è la risposta del
sistema lineare a quella componente e sommare tutte le risposte.
Mettendo insieme le due cose: se ho un segnale di tipo qualsiasi che entra in un sistema, posso prendere il segnale, scomporlo nelle sue componenti,
applicare ogni componente al sistema e andare a sommare tutte le risposte.
Il che fa intuire che se io conosco la risposta di un sistema lineare ad un segnale sinusoidale, facilmente ricostruisco la risposta a tutti i segnali periodici o
piu in generale a tutti quei segnali che ammettono trasformata di Fourier.
Andiamo quindi non piu a studiare la risposta di un sistema al gradino, ma ad un segnale sinusoidale.
In particolare andiamo a studiare quella che è la risposta di regime. Non quindi quella legata ai modi del sistema, ma come è fatta la risposta una volta che
i modi del sistema si sono esauriti, quindi una volta esaurito il transitorio.
Ipotizziamo quindi che il nostro sistema sia asintoticamente stabile, il che significa che tutti i transitori si esauriscono.
Vediamo come è fatta la risposta del sistema quando in ingresso applico un segnale di tipo sinusoidale.
RispostaRegime
IEEE
TANTITERMINIOGNUNODeiQualiLegatoAd SommaDiFrati mai dell'ingresso
semplici
unPolo Del sistema
1
QUANDO VADO A RITRASFORMARETENDONO A 0
datochestiamoPARLANDOdi unsistemastabile
s go e 15 gu Kyyaf
complessi coniugati
D s su als d
visse
a
f S su
tg
Quando vado ad antitrasearmare appare a voltel'ampiezza da residuo a4,14gu l
Mauro ago
IMPORTANTE TEOREMA
AMPIEZZA MOLTIPLICATAPER
a
UNNUMERO GUADAGNO
DiAmpiezza
Fossesommata aduna Fase
SFASAMENTO
1
Dipendono dalla pulsazione del
segnale in ingresso
Y
GUADAGNO Ampiezzauscita
ampiezzaingresso
La funzione di risposta
armonica permette di fare
alcune cose che con la
funzione di trasferimento non
abbiamo mai fatto.
Essendo una funzione di
variabile reale, non come la
funzione di trasferimento,
possiamo facilmente graficare
l’andamento, e ottenere una
interpretazione immediata.
Inoltre la funzione di risposta
armonica puo essere misurata
sperimentalmente.
Prendo il mio sistema stabile e
metto in ingresso una certa
sinusoide di pulsazione nota.
Vado a vedere in uscita di che
fattore si è moltiplicata
l’ampiezza e di quanto si è
sfasata. Costruisco quindi una
tabella relativa alla pulsazione
a ai valori di guadagno e
sfasamento per tale
pulsazione. Andando avanti
con altri valori di pulsazione
costruisco per punti
l’andamento dello sfasamento
e del guadagno. Costruisco
quindi una serie di valori
relativi al modulo e
all’argomento della funzione di risposta armonica.
Se il sistema è non lineare ma è in un punto di equilibrio, allora sappiamo che nell’intorno di un punto di equilibrio si puo approssimare con un sistema
lineare. Quindi devo mettere in ingresso delle sinusoidi di ampiezza sufficientemente piccola da mantenermi intorno al punto di equilibrio e posso sempre
misurare di quanto si è modificata la fase e l’ampiezza. Costruisco quindi la funzione di risposta armonica che approssima il sistema non lineare ad un
sistema lineare nel punto di equilibrio. (Analisi a piccolo segnale).
Mi trovo quindi ora con due metodi per costruire il
modello matematico di un sistema.
Uno parte dalla modellistica fisica, scrivo le equazioni
del sistema, arrivo ad avere un sistema di eq diff, ricavo
la funzione di trasferimento. Da questa volendo ricavo
immediatamente la funzione di risposta armonica
andando a calcolare G(jω).
C’è anche il verso opposto ora, posso fare una
sperimentazione, ricostruire la funzione di risposta
armonica, riesco a tornare indietro alla funzione di
trasferimento. Per ricavare la funzione di trasferimento
opero dal punto di vista matematica, in maniera
difficoltosa, però in realtà possiamo mettere in
relazione l’andamento che tiriamo fuori dalla F(ω) per
ricostruire direttamente poli e zeri della funzione di
trasferimento.
Lo vedremo a partire dal grafico di F(ω).
Oggi parliamo dei diagrammi di bode. Prima di parlare di questi andiamo a rivedere un esercizio
8 11 21
L’esercizio riguarda il pendolo con la presenza di attrito.
d
5 W I
10 e
in gl_seno h u con f me
Il i
io send l W i M
g
5 W
io send l W
g
Liapumor
studiare LA STABILITÀTramiteFunzione di Men origine
È me w io m
gli seno È m
l'wf.geseno hw ingl
È seno hw gl sina.ws.me w
m
l'wf.ge
La so semidei Negativa
DI 0 We 0
f
Nessuna INFO ORIGINEPUNTO 0
a
SU ASINTOTICAMENTE equilibrio stabile MA ANCHE
stabile g te W 0
E me wa a d w b 8
I gl 1 caso
ODEFINITA Positiva Vediamo le condizioni Percui Lo sia
gl 1 caso O so Per 0 0
1 O A det matrice o
b o s b far
V wa a d w b 8
Guè gl
1 caso
V
dj i
tg 5 nella Games in fame bnero glsend è
bue O
me'la Iad sind ha
fa meta
a
Ge
al'wth.me esind.Ia0 glseno.
ful'a.l.o.ws famerwatbul'ow
Eglisind Ora so
me Ow meow b
Ialine Gah
fse ah e b
Ietf b Iet
fucili game at neh Imera was
Imerina so
Ù me'la
se Ash e b
I 42 s
I I gelisino DefinitaNegativa
b E ok
VERIFICO LA CONDIZIONE Su V
fà Gli
ORIGINE ASINTOTICAMENTE STABILE
E
fue with Ow Gh02 gliecaso
La grande strategia è stata quella di definire la funzione di L con qualche parametro e andare a calcolare questi parametri andando ad imporre le
condizioni di funzione definita positiva e funzione definita negativa.
I diagrammi di Bode sono una modalità per rappresentare graficamente l’andamento della funzione di risposta armonica associata ad una funzione di
trasferimento. Ricordiamo che questa funzione di risposta armonica associata alla funzione di trasferimento non è altro che la funzione che si ottiene
sostituendo alla s in G(s) l’espressione jω (quindi G(jω)) quello che rimane è un’espressione di risposta armonica funzione della variabile reale ω.
Dobbiamo costruire dei diagrammi che rappresentano l’andamento grafico di questa funzione.
In realtà nei diagrammi abbiamo detto che
rappresentiamo l’ampiezza e l’argomento. Ma
con una particolarità, nel diagramma
dell’ampiezza (modulo) non si va a rappresentare
direttamente il modulo di F(ω) ma il suo
logaritmo. Questo perchè se faccio il logaritmo
della forma fattorizzata vista precedentemente
ottengo la somma dei termini che sono a
moltiplicare e la sottrazione dei termini che sono
a dividere.
Fondamentalmente questo viene fatto perché in
questa maniera posso costruire un diagramma
complessivo come somma di tanti diagrammi dei
termini elementari agevolando la costruzione dei
diagrammi.
Nel diagramma delle fasi non è necessario, se ho
la moltiplicazione di due numeri complessi,
l’argomento del prodotto è già per suo la somma
degli argomenti. Così come la divisione dei
numeri complessi è pari alla sottrazione degli
argomenti.
Questa è quindi una giustificazione del fatto del
perché sull’asse delle ordinate del diagramma di
Bode nel caso delle ampiezze non viene riportato
il modulo di F(ω) ma il suo logaritmo.
w a
f a 20
logte tw a 20 legate 0
Questo diagramma non dipende dal segno di z dato che la dipendenza sul grafico dipende da z^2.
Per quanto riguarda la fase andiamo veloce.
Nel caso di smorzamento positivo quindi zeri a
parte reale negativa, ricordiamo che se lo zero
fosse stato reale si passava da 0 a 90°, in questo
caso essendoci due zeri si passa da 0 a 180°.
La transizione diventa sempre piu ripida al
decrescere del coefficiente di smorzamento.
Quindi se ho un coefficiente di smorzamento 1
passo da 0 a 180° come fossero due zeri reali,
man mano che z diventa piu piccolo la transizione
diventa sempre piu ripida fino a tendere ad una
transizione a gradino.
Piu importante è invece la classificazione che si puo fare dei sistemi dinamici in funzione della loro banda passante.
Un sistema che ah una banda passante che ha in un intervallo di frequenza un valor minimo e un valor massimo entrambi diversi da zero, come in figura
precedente, si definisce un SISTEMA A BASSA BANDA. Significa che concettualmente il sistema trasferisce bene verso l’esterno le componenti comprese
tra un valor minimo e massimo di frequenza, ma attenua componenti sia vicino alla continua che componenti che tendono ad essere ad alta frequenza.
Questo spiega anche perché ci sono tipi di altoparlanti diversi: se prendiamo un sistema ad alta fedeltà normalmente le casse hanno 2-3 altoparlanti
separati. Questo perchè ogni altoparlante trasferisce bene, quindi ha una buona risposta, solamente intorno ad un intervallo di frequenze limitato. È quasi
impossibile costruire un altoparlante per cui questo intervallo di frequenze si estenda dalle frequenze molto basse alle frequenze massime nel campo dell’
udibile. Per coprire bene tutta la banda udibile si utilizzano normalmente 3 altoparlanti in parallelo, alti, medio, bassi.
Kiir
coincidere con quello di un
sistema del primo ordine
nodbdecade
Était
risulta un po’ ridotta
rispetto a quella del
caso precedente dato
che entrambi i poli
i
danno un contributo
alla riduzione della
banda passante.
sistema GIS K
PE PASSAtutto
Se S s 0 GUADAGNO O
Così come per ottenere un sistema con comportamento elimina banda si puo ottenere facendo il segnale originale meno lo steso segnale elaborato da un
sistema che fa da passa banda ottenendo cosi un elimina banda.
Sistemi a grado relativo nullo hanno sempre caratteristiche passa alto perché il guadagno ad alta frequenza non tende a zero.
All’inizio del corso abbiamo espresso il concetto di banda di segnale. Era quell’intervallo di frequenze in cui erano presenti delle componenti armoniche
dello spettro del segnale. Se prendo un segnale che ha un certa banda e lo metto come ingresso ad un sistema con una propria banda passante, il
segnale che c’è sull’uscita dipenderà dalla banda del segnale in ingresso e da quelle che sono le caratteristiche del sistema se la banda è compresa o
meno nella banda passante del sistema.
In altre parole ricordando che la funzione di risposta armonica descrive in realtà l’uscita a regime di un sistema lineare quando ho in ingresso un ingresso
con una componente frequenziale, o equivalentemente, quando ho in ingresso un segnale caratterizzato da un certo specchio di frequenze.
Se per ogni componente viene generata una uscita equivalente che è la stessa componente armonica amplificata o attenuata. Quando metto l’insieme di
tante componenti in ingresso l’uscita è di nuovo un segnale in cui lo spettro del segnale in uscita ha esattamente le stesse componenti in frequenza di
quello in ingresso.
Se l’ingresso è dato dalla somma di tre sinusoidi, l’uscita a regime sarà di nuovo la somma di tre sinusoidi.
Se l’ingresso è la somma di infinite sinusoidi, ma è un ingresso periodico quindi è tutto il multiplo di una stessa pulsazione di base allora l’uscita avrà di
nuovo infinite sinusoidi ma le cui pulsazioni sono tutte multiple della stessa pulsazione di base.
In altre parole se io non ho una componente presente all’ingresso, componente di ampiezza zero in ingresso, sull’uscita quella componente non puo
essere presente.
Le componenti frequenziali quindi del segnale di
uscita a regime devono avere le stesse componenti
frequenziali del segnale in ingresso.
Questo è quello che viene chiamato comportamento filtrante dei sistemi. Ogni sistema dinamico si comporta come un filtro: prende il segnale in ingresso e
gli rimuove o attenua adeguatamente le componenti che sono al di fuori della banda passante.
Esempio piu articolato:
Il segnale è la somma di 3
componenti armoniche. (Le
prime 3 armoniche dell’onda
quadra).
Caratterizzate dall’ avere
ampiezze decrescenti.
Supponiamo di fare passare il
segnale attraverso un sistema
del secondo ordine con poli
reali coincidenti.
La pulsazione della banda
passante è circa uguale a 2ω
quindi il doppio della
pulsazione fondamentale del
segnale in ingresso.
La prima pulsazione del
segnale è quindi in banda
mentre le altre due sono al di
fuori. Se andiamo a vedere
cosa succede in questo caso
andando a fare lo spettro del
segnale in uscita, questo è
caratterizzato da sole 3
armoniche alle stesse
pulsazioni del segnale in
ingresso. Si nota che la prima
armonica è stata ridotta di
meno della metà, mentre la
seconda è stata ridotta di un
fattore 10, la terza è stata
ridotta di un fattore 30. Le
ampiezze relative delle ultime due armoniche sono molto piu basse rispetto alla prima.
Se cambiamo il valore di τ della funzione di trasferimento, facendo in modo che la banda passante sia piu grande, adesso le prime due armoniche del
segnale sono in banda. La prima armonica viene attenuata leggermente, la seconda viene attenuata altrettanto leggermente, bassa bene, mentre la terza
viene decisamente ridotta.
Mettendo tutte e 3 le armoniche dentro la banda si nota che il fattore di attenuazione è circa lo stesso per tutte le armoniche.
Dai grafici si nota che il primo caso assomiglia molto ad una funzione seno avendo lasciato in evidenza solamente una armonica. Nel secondo caso il
risultato è piu simile all’ingresso, infine nel terzo caso le oscillazioni sono uguali alle oscillazioni del segnale di partenza. Piu aumento la banda e piu il
segnale in uscita tende ad assomigliare al segnale in ingresso
Si capisce che c’è una certa relazione tra la banda passante del segnale e la
velocità con cui si esauriscono i transitori, la durata dei transitori, quanto
tempo ci metto a tendere ad un valore costante.
nCw
In
W WB
Un filtro con una funzione armonica fatta cosi non si puo realizzare tramite sistema fisico abbiamo visto che noi possiamo operare solo con pendenze che
aumentano di -20db/decade alla volta per i poli. Ne dovremmo mettere infinite tutte con lo stesso valore del polo. Poi è una funzione è discontinua.
Posso fare un filtro con una funzione di risposta armonica invece
E
17 1021
L’ultima lezione abbiamo parlato del concetto di banda passante di un sistema dinamico e del concetto di effetto filtrante di un sistema dinamico. Quindi il
fatto di vedere un sistema dinamico come un filtro che in qualche maniera seleziona quali componenti armoniche del segnale in ingresso vengono riportati
sull’uscita.
Oggi chiudiamo la prima parte del corso andando a vedere qualche esercizio, sia sul concetto di banda passante ed effetto filtrante, sia di riepilogo su
tutta la prima parte del corso e dalla prossima volta introdurremo la seconda parte del corso.
Esercizio E
adios.at
azero Nell'origine
o DoppioPolocon 20,02
All’ingresso del sistema inseriamo un’onda quadra che sta al 50% del periodo al valore 0 e al rimanente 50% al valore 1.
Essendo un segnale periodico risulta rappresentabile in serie di Fourier. Nel testo dell’esercizio veniva anche
dato il segnale scritto per intero, compreso del coefficiente moltiplicativo dell’armonica Un che vale 0 per n
pari >0 e ha un altro valore per le n dispari.
El
E
stoffe
Consideriamo il segnale in uscita a regime, una volta esaurito il transitorio, si proceda:
Issa yo EIyu.coscn.net g
In cui l'AMPIEZZA Del segnale in INGRESSO Moltiplicata Per
Yu RISULTAPARI
ALL'AMPIEZZA
Un Positivo Un Yu 0
Se
Ip
CALCOLARE ARMONICA CON MASSIMA AMPLIFICAZIONE
I
W so logo
La domanda chiede per quale armonica l’amplificazione è massima, potrei non avere una armonica a ω=50, scelgo quindi quella piu vicina a tale valore.
cerco n taleche la gnao è massimo
Cerco Wo Wo 21 1
LÌ
o
PERIODO
segnale
Le armoniche risultano essere presenti proprio ai valori interi di ω.
Verrebbe da dire che la componente armonica che ha il guadagno massimo sarebbe quella che corrisponde a ω=50 quindi l’armonica caratterizzata da
n=50.
Sarebbe già una risposta accettabile. Se pero mi ricordo che il segnale in ingresso ha componenti armoniche solo dispari perché quelle pari hanno modulo
nullo, in realtà per n=50 il segnale in ingresso non ha una componente armonica.
In realtà quindi, essendo il grafico simmetrico, le armoniche che hanno massima amplificazione sono quella a n=49 e n=51.
Abbiamo dato questa risposta basandoci solamente sul diagramma asintotico. In realtà possiamo fare qualcosa di piu e calcolare in maniera esplicita il
modulo di
lalgu.no Tart
ftp.latgbl
con wo e
ÈT
DA massimizzare
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Gat
CALCOLO LA DERIVATA Di Pongo 0 e trovo il Massimo infunzione di n
2
Calcolare quale armonica ha ampiezza massima del segnale in uscita a regime
Illu I G gnao
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con
gu ampiezza armonica in uscita
la Juve
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In Fai yet da massimizzare in Funzione di n
Per uso
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Essendo funzione decrescente e avendo visto che
Gus
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3. Calcolare quante armoniche del segnale di uscita a regime hanno ampiezza superiore a 0,01.
dispari da 1 a 4 Di Risultato
a s 1
0,024 I ne
2g
e
MAX ftp.f I
1 S U S UMax
4. Cambiando la funzione G(s) andiamo a ripetere il punto 1. Andiamo a tracciare il diagramma di bode della nuova funzione di risposta armonica.
Presenta uno zero in ω=0,5.
als 25 1 a
0,025 1 a
ahi
Doppio Zero origine Pendenza tuo dbidec
so
ESERCIZIO 2
segnale in ingressoperiodico
Parte DelPeriodo 1
F
RESTANTE PARTE 1
SEGNALE UE IN INGRESSO A
Gist
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WD
Molto da
se
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POSSIAMO APPROSSIMARE
LARISPOSTA
COME UN SISTEMA DEL I ORDINE X X e 6
con CostTempo TI È E
MA IN QUESTO Esercizio ABBIAMO 2 POI COINCIDENTI
CON COST TEMPO E
RICORDIAMO
IN Questo CASO f Assestamento 51 4,6 E
20
g E
a valore medio
gli
INGRESSO segnale Periodico o uscita segnale periodico
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SAPPIAMO che Co o 1G g 0 Co
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Calcolo Co Del Periodo ult 1
ingresso
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qq.lsiuln.t.gl
siccome la richiesta è su qualunque valore dell'indice di modulazione considera il caso
peggiore avere quando il seno ha valormassimo 1
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con n 2 Ca Isin
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Wo Dipende Dal Periodo Del Moderatore periodo Di Ripetizione Del Segnale
IN INGRESSO T
1418.200 slgf.it
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ESERCIZIO 3
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RACCOLGO L'ANELLO Di Retrazione Positiva Fs E
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RACCOLGO I TERMINI IN Serie
I I II
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RACCOLGO I TERMINI FI IN PARALLELO e L'Anello DiRetroazione ScrivoQuindi La Funzione
Di TRASFERIMENTO
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Esercizio 4
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dj I W
VARIABILI
ap
b J.IE K I G
giapp ma lineare 13 In
1 calcolo Pti Eq
V Veg Cr Leg
Pongo Le Derivate 0 e cerco una soluzione
b
Icq con Icq
I Cog
sostituisco l'espressione Ricavata in
fg E
Weg
Anche per Ueq=0 ottengo una corrente indotta che fluisce nel motore tale da bilanciare la coppia resistente.
Al crescere della tensione applicata cresce la velocità di rotazione del motore all’equilibrio.
LINEARIZZO IL SISTEMA
fa I U
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w
fa I G
Etty
fa I n U valore all'Eavicibrio su
ffleq.SI fwleg.tw Foley
0perdefinizione
SÌ_ E Kyu SI k.gg SW ESU
fa I G SI Ser
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Si 2 Iq SI SE
I
SISTEMA LINEARE
SÌ Enea SI Icq Su Su
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2G.Ieq.SI I
STUDIO LA STABILITÀDEL SISTEMA LINEARE
det I A
E Linea E Ie
ft 2
Icq A
Re te da so a lo so ai O
Re da 0
Rettida se Rette
e o
lo o impossibile
Ai O
Per studiare la stabilità del punto di eq. vado a vedere la linearizzazione, se questa ha gli autovalori tutti a parte reale negativa allora il sistema lineare è
asintoticamente stabile e quindi il sistema non lineare è asintoticamente stabile nel punto di equilibrio. Se invece la linearizzazione dice che ho un
autovalore positivo la linearizzazione è instabile cosi come il non lineare.
Se invece ho degli autovalori nulli allora la linearizzazione non permette di concludere nulla sulla stabilità o meno del punto di equilibrio del sistema
originario.
Ramo diretto
stÉkeg 2 19
RAMO
E Icq
RETROAZIONE
i
Lia
Abbiamo visto che nel caso del sistema con coppia resistente nulla all’equilibrio avrei una corrente di equilibrio nulla.
In questo caso se applico una tensione maggiore di 0 non esistono punti di equilibrio:
Icq Cg o Icq 0
f
Se ce a
se Veg o e il Pt Icg O Weg è di Eavilibrio Ha
PARTENDO DA CULO _O Si Dimostri WE O Per cani valore 46 in ingresso
a L GE RI K IW U
b I IE RI Cr
Cr o r
f II KE
Qualunque sia l'ANDAMENTO Di UE risulta sempre Ict o Da 0 in b quindi
G o
come visto Prima se leg o e o
IO
Icq
I Cog con
Gq O o Eavicibrio
6 I n IT W Def Positiva
Ù GE I E 2J I il
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WIFI G
G O UO
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LEI E W
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E 2 I 2 E_W É 2 W I PERQUANTODetto sopra
NCD so tt
i b
O
sostituendo i valori numerici Dati
ult E
con o o calcolare
fig ft e
gli
a L GE RI K IW U
b J.IE K I G
Oltre a questi sono disponibili anche delle uscite, misurabili, che risultano in questo modo le informazioni utilizzabili dal dispositivo di controllo che
vogliamo progettare per definire quali sono gli andamenti delle variabili manipolabili. Normalmente queste uscite misurabili non corrispondono con le
uscite Z, ovvero con quelle che descrivono quanto bene sta funzionando l’impianto.
L’impianto è solitamente descritto da un sistema matematico, per lo meno nominale, ovvero di come dovrebbe essere il comportamento dell’impianto. Poi
magari il comportamento reale dell’impianto è leggermente differente dal comportamento nominale.
Anche in questo caso se il comportamento è diverso dal nominale non riusciamo a sapere qual’è il vero comportamento dell’impianto altrimenti useremo
quello come nominale, ma sappiamo normalmente quali sono gli errori massimi di discostamento tra il comportamento reale da quello nominale.
Sa utilizziamo una variabile che
misuri quanto bene sta
funzionando l’impianto e che
quindi indichi l’utilità che
riusciamo ad ottenere
dall’impianto allora diventa
normale dire che quello che
vorremmo ottenere è un
comportamento che riesca a
massimizzare la nostra utilità o
equivalentemente minimizzare gli
sprechi o consumi dell’impianto.
Inoltre l’andamento della funzione costo dipende dal disturbo e quindi non riuscendo a regolare il disturbo l’andamento deve essere ottimizzato anche in
funzione di questo.
Il problema è quindi non tanto difficil da formalizzare quanto piuttosto difficile da risolvere.
Possiamo approcciare il problema in due maniere,
una è quella che viene chiamata funzione diretta:
parto da una conoscenza iniziale del funzionamento
nominale dell’impianto, dell’indice di costo (nominale
dato che è relativo all’impianto nominale), e a partire
da questi risolvo il problema di ottimizzazione e
calcolo l’andamento ottimo della variabile di
controllo.
Devo ipotizzare un andamento del disturbo e che
l’impianto sia in comportamento uguale al nominale.
Una volta fatto questo calcolo a priori durante il
funzionamento applico l’andamento della variabile
calcolata.
Se faccio cosi la variabile che applico non dipende
da come sta effettivamente lavorando l’impianto ma
è un qualcosa deciso a priori.
È chiaro che per risolvere questo problema di
pianificazione devo ipotizzare un andamento
nominale del disturbo. Se il disturbo è diverso da
quello aspettato o se il comportamento dell’impianto
è diverso dal nominale avrò una funzione di consumo
che non sarà minimizzata. La lontananza dall’ottimo
potrebbe essere anche molto elevata.
Questo approccio di pianificazione risulta quindi
poco applicabile in termini di sicurezza.
Funzionamento diodo:
La corrente che scorre attraverso il diodo dipende
dalla tensione che c’è ai capi del diodo con un
andamento di tipo esponenziale.
Nei grafici in rosso: corrente di uscita in funzione della tensione applicata. Se applichiamo una tensione bassa, sul diodo e sulla resistenza in parallelo non
passa corrente e la corrente di uscita coincide sostanzialmente con la corrente generata da generatore (sole). Man mano che aumentiamo la tensione ai
capi della cella c’è una parte interna di corrente che ricircola e la corrente diventa sempre piu bassa fino a diventare nulla. Se cambiamo l’irraggiamento il
livello di corrente cambia.
Al generatore non interessa pero tirare fuori la maggiore corrente possibile quanto piuttosto la maggiore potenza elettrica generata. Questa dipende dal
prodotto tra la tensione e la corrente.
In blu è riportata la potenza elettrica generata. Se la corrente è costante la potenza varia con la tensione applicata all’esterno, quindi aumento la tensione e
aumento la potenza mantenendo la corrente costante. Se aumento troppo la tensione la corrente cala e caa anche la potenza elettrica.
In realtà voglio che la cella foltaica lavori nel punto di massima potenza, andando ad applicare la tensione che fa in modo da estrarre la potenza massima.
ii È
CERCOIL MASSIMO INFUNZIONE
eh YD Git
Differenza retroazione con “a due gradi di libertà”:
ci sono dispostivi che permettono di misurare
facilmente l’errore ma non i valori assoluti di yr e y.
Esempio misura di una pressione assoluta o di una
pressione differenziale tramite membrana, molto
piu fattibile.
Vediamo un esempio.
ella
Associo all'errore
i
J e t dt a Ja Se _e case
Possibilita confrontare l'errore
Potrei fare Riferimento all'errore massima
may lett
Imax s s Imax e Imaxa a esser
Altra maniera è quella di fare un integrale che però pesi in maniera diversa gli errori per tempi grandi rispetto agli errori per tempi piccoli.
Per dire che ci sono tante possibilità di valutazione degli errori, in ogni caso fisico è importante capire cosa ci interessa degli errori. Se ad esempio
consideriamo il controllo trazione di un veicolo allora interessa l’errore massimo, infatti se perdo l’aderenza in un punto la perdo per sempre e il danno è
catastrofico.
In un impianto di distillazione che controlli ad esempio la temperatura non interessa tanto il valore di picco quanto che alla lunga il valore dell’errore tendi a
0 e che quindi l’integrale sia limitato.
In u sistema lineare in generale anche l’errore risulta lineare con l’ingresso, quindi ci interessa mantenere il guadagno dell’errore basso. Dobbiamo fare in
modo che il sistema si comporti come un filtro che mantenga il guadagno dell’errore basso.
Quando rappresentiamo un sistema in forma di stato abbiamo visto che ci possono essere delle variabili di stato che non hanno influenza sull’uscita.
Oppure ci possono essere delle variabili di stato non influenzabili dall’ingresso, quindi che non intervengono nella risposta forzata. Quanto questo accade
ci sono alcune parti della dinamica, alcune delle variabili di stato, che non determinano la funzione di trasferimento, non influenzano la relazione tra
ingresso ed uscita. Sono le dinamiche nascoste. Queste possono essere stabili o instabili. Noi ipotizzaremo che tutte le volte che abbiamo un impianto
queste dinamiche nascoste instabili non ci siano. Se per caso si fossero significa che l’impianto ha delle variabili instabili che divergono e che agendo
sull’ingresso dell’impianto non abbiamo nessuna maniera per riuscire a rendere stabili queste dinamiche.
Questo significa che i modi instabili dell’impianto appariranno sempre nella funzione di trasferimento. Quindi se abbiamo dei modi instabili: autovalori della
matrice di stato che sono instabili, questi autovalori sono anche poli della funzione di trasferimento instabili e li riusciamo a vedere.
Siccome i poli sono diversi da quelli del regolatore e del impianto allora tramite il controllo in retroazione vediamo come possiamo anche avendo poli
instabili per R o G avere nel complesso un sistema complessivo stabile, se abbiamo gli zeri corretti.
L’altra possibilità che avevamo detto, alternativa alla retroazione, era il controllo ad azione diretta.
area s
HD Rassa
Yifat
Gli zeri della funzione di trasferimento complessiva sono l’unione degli zeri del regolatore e dell’impianto, coincidente con lo schema di controllo in
retroazione. Diversa è pero la questione dei poli. In questo caso, ad azione diretta, i poli del sistema complessivo sono la somma dei poli di controllo e
impianto. Quindi se uno tra controllo o impianto risulta instabile allora tutto il sistema sarà instabile. A differenza di quello che puo succedere con un
sistema in retroazione.
esempio a
Ir E y
et
RAMPA
It terrore si stabilizza a costante dopom
Possodare unaspecificasull'errore ma
accettabile a
regime
t
t ly.lt Yt Is Cmax
Non esprimo la condizione sull’errore relativo ma la esprimo
sull’errore assoluto a regime.
MareRiesco Però anormalizzarlo dato che avrei un
427
18 o
Supponiamo adesso che il segnale di riferimento non
tenda piu ad un valore costante, ma supponiamo che si
un segnale sinusoidale con una certa pulsazione.
Se il sistema è stabile allora l’uscita una volta esauriti i
transitori sara ancora un segnale sinusoidale. Ma anche
l’errore a regime sarà un segnale sinusoidale. Tutti alla
stessa pulsazione.
Numero
oscillazioni
Finito di capire come dare le specifiche sull’errore iniziamo ad entrare piu nel vivo dello studio del regolatori, partendo dal piu semplice ovvero quello ad
azione diretta.
Noi studieremo controllo ad azione diretta e in retroazione
in maniera separata, ma nella realtà ingegneristica per la
realizzazione di un sistema di controllo solitamente si
utilizzano strutture miste, comprensive sia di una parte ad
azione diretta che di una parte in retroazione.
1
conosco conosco la versione
maritale
inaresso e traseimpianto
ysipereseDa e
da astiosiconrelativa Ftrase
d s Gds
schematriamo SISTEMA COMEi
gsp a R Gls
SetPoint
Isp e Aegis Ye
definisce il comportamento che vorremmo avere datato il
sistema complessivo
In questo modo riesco a dare delle proprietà specifiche aggiuntive alla Yr in funzione della Ysp che semplificano la trattazione ma sono comunque
veritiere. Riusciamo a creare dei legami piu diretti. Permette di arrivare alla definizione del regolatore.
In questo modo riusciamo a dare delle specifiche complessive al sistema (tempo di assestamento, errore residuo, caratteristiche del transitorio,…)
Se AD esempio chiedo DATO UN Segnale di Seaport che varia A Gradino
VOGLIO UN TEMPO DI ASSESTAMENTO AL 5 S 6secondi e che La
1st
o Te 5 S 6s
o S go t
Guadagno 1 possibilesoluzione
2s e a as to sa o
Potrebbeessereche ci siamo
Police zeri incomme tra
CONTROLLO e IMPIANTO
aujt
l'accettabilitàdipende dachetipo di Poli
a mamma
Della stabilità divergenza interna__problema sucomponenti rottura
Risultato è che se l’impianto è instabile un sistema di controllo
ad azione diretta non puo essere utilizzato.
o Altrocaso
SUPPONIAMO IMPIANTO
CONZERO A PARTEReale Positiva
Zero A FaseNonMinima
Possiamocancellarlo da Gea s
Me Dovremmousare unpocoinstabileNel
Regolatore
aDeterminareAaanonsemplice
eMisurola funzionedirispostaarmoniaaGreely Ala GuaiDam
perviasperimentale gg
o sivantail comportamentoRealecambiandoacariParametri
paesana sectLuan
tassare
Possiamo
Parametro
Gnam
It Dam
Ciononostante i motori a corrente continua a magneti permamenti sono utilizzati tuttora perché la loro generazione di coppia risulta molto semplice:
Equazione meccanica:
Ju h alt Kia t G t
diff
Dice che l’accelerazione angolare è data dalla somma delle coppie applicate: queste ultime sono una coppia di tipo attiro che dipende dalla velocità
Una coppia generata dal motore derivata dal prodotto tra una costante che dipende dal campo magnetico generato dai magneti permanenti (costante),
h.nl
moltiplicata per la corrente che scorre nel circuito del rotore. Infinite c’è la coppia resistente che è quella applicata all’albero.
D’altra parte il valore della corrente che scorre nel circuito è derivata dall’altra equazione che si spiega dicendo che
Il circuito fondamentalmente è una induttanza (un avvolgimento di rotore) che risulta quindi caratterizzato da una induttanza e da una resistenza.
impongo animai
diat 0 e ditt 0 e sostituisco wit con Boorpm e rails
b Su h ult Kia t GE
diff
G d
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b _a
iae G Weg da e veg K'veg R
G veg veg K
RG Weg
0 G 0,5Mm
diff e in aggiunta
Weg Fi 23 radIs
Ci possiamo aspettare che rispetto a prima la corrente sia piu grande dato che deve vincere la coppia resistente oltre alla coppia di attrito presente.
Piu grande di circa 5A perché ho una coppia resistente di 0,5 e una costante di coppia di 0,1
Parto da una velocità nulla, applico una tensione pari ai 21,9V e la corrente cresce e il motore accelera. Quando il motore arriva a regime la corrente
dovrebbe essere abbastanza bassa perché serve solamente a compensare la coppia di attrito. Vogliamo pero sapere quale è il valore massimo raggiunto
dalla corrente in questo transitorio.
Una possibilità di operare è: fare la trasformata delle equazioni, fare la trasformata dell’ingresso, moltiplichiamo e antitrasformiamo il loro prodotto per
trovare la risposta. In pratica calcoliamo la funzione di trasferimento che c’è tra tensione e corrente, in assenza di coppia resistente quindi andiamo a
calcolare la risposta rispetto ad un gradino.
FUNZIONE
DI TRASFERIMENTO TRA INGRESSO E CORRENTE avendo G o
Poi S t 0,002
10 3 S 0,002 0,005 5 2,3 0,001
Zeri 1 Z 2
X X O a
Uss 6,4 2
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glo Slimto S Ms
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line Ms d
glo Soto E
LE E L 3,2
t.gg s
G
L'intercetta SARA L volte ilvalore Di Regime 3,2 21,9 0 Bt
Alla fine della scorsa lezione stavamo vedendo un esercizio riguardante un motore elettrico in corrente continua. 29 11 21
Avevamo gia affrontato i primi 3 punti dell’esercizio.
Il meccanismo per progettare un controllo ad azione diretta era prendere una funzione di trasferimento di riferimento e imporre che l’insieme impianto +
controllore si comporti come la funzione di trasferimento scelta.
In realtà non è cosi facile perché potremmo pensare di impostare una situazione tipo con ingresso al controllare pari all’uscita da ottenere dall’impianto.
Questo pero comporterebbe una funzione del controllore pari all’inverso della funzione dell’impianto, quindi una funzione a grado relativo minore di 0 che è
impossibile da realizzare.
Vincolo da tenere in considerazione è quindi che la funzione da scegliere deve avere almeno lo stesso grado relativo dell’impianto.
L’esercizio richiede una risposta in corrente senza sovraelongazione. Dobbiamo quindi prendere una funzione di trasferimento che ci dica come deve
essere l’andamento della corrente.
Per avere la risposta nel piu breve tempo possibile dobbiamo riuscire ad arrivare al valor massimo della corrente compatibile nel minor tempo possibile, al
valore di regime nel minore tempo possibile.
Cosa significa nel piu breve tempo possibile senza avere sovraelongazione?
res res fà
Grif s
LÌ
Prima cosa dovrebbe essere scegliere il valore di μ e poi scegliere il valore di τ.
Il piu velocemente possibile significa che a livello teorico piu τ diventa piccolo, piu il transitorio diventa veloce. Vorremmo quasi avere τ=0 ma non
saremmo piu in un sistema del 1° ordine.
In realtà quindi non esiste un valore di τ che mi renda il transitorio piu veloce possibile. Quale potrebbe essere un valore di τ che quindi abbia un senso?
Ci
gatti
Grif s
Esf
La risposta di questo sistema non ha mai sovraelongazione qualunque sia il valore di τ.
Primo valore di tentativo potrebbe essere prendere come costante di tempo della Grif la costante di tempo associata al polo veloce della Gi(s) (1/455,6)
Questo signi ca che alla ne la corrente arriverà al suo valore di regime dopo i 2ms
To I
45,6
Per quanto riguarda μ:
Avendo calcolato quale è il valore di v(t) che vogliamo ottenere e quale è il valore della corrente a regime i(t) vogliamo scegliere v(t) in modo che ci porti
tramite l’impianto ad avere il valore della corrente di regime che vogliamo ottenere.
Il guadagno della funzione del regolatore dovrebbe essere quindi il valore del guadagno della funzione di trasferimento dell’impianto in maniera tale che a
regime il valore della corrente sia lo stesso. Quindi in realtà questo μ deve essere tale per cui quando applico 21,9V la corrente arrivi a 3A. Esattamente la
stessa situazione di prima.
Grifo
GRAFICANDO
Calcolata la Grif dobbiamo trovare come deve essere fatto il nostro regolatore:
Ette
ftp.g
e
I II aneto
Il regolatore si nota avere un certo k costante e come 0 il polo dell’impianto che voglio cancellare e come polo lo zero dell’impianto che voglio cancellare.
Se abbasso la τ della Grif noto che ottengo una sovraelongazione sulla tensione del sistema nel suo complesso, inoltre il controllore, sempre con grado
relativo nullo risulta avere due poli e due zeri distinti. Se volessi avere il transitorio sempre piu corto andrei a chiedere una tensione superiore a quella di
regime e quindi dovrei sovradimensionare il generatore per avere un transitorio che cambia di molto molto poco. Cosa poco sensata.
Se sul motore inizia ad agire una coppia resistente la
risposta diventa uguale a quella che avevamo calcolato
senza il controllore dato che il controllore non puo fare nulla
contro i disturbi.
Il controllo in retroazione va utilizzato quando ci sono il luce dei disturbi che agiscono
sull’impianto.
Mettiamo in luce due particolari disturbi: uno che va ad influenzare direttamente
l’uscita dell’impianto e un secondo disturbo che
concettualmente va ad influenzare l’uscita sull’attuatore.
Ad esempio diciamo al motore di applicare 50Nm di coppia e
in realtà ne vengono fuori 52Nm. Questa deviazione è un
disturbo che agisce direttamente sull’ingresso all’impianto.
Questa è solo una schematizzazione, potrebbe essere che il
disturbo agisca in qualche punto interno al sistema.
L’uscita del sensore non è uguale alla variabile misurata dato che viene filtrata dalla funzione di trasferimento del sensore dinamico.
Se io voglio confrontare quindi quantità congruenti tra di loro devo filtrare anche il riferimento con una dinamica che è esattamente uguale a quella del
sensore. Così che quando queste due uscite (riferiemento e uscita del sensore) saranno uguali come segnali nel tempo, allora anche i due ingressi saranno
uguali tra di loro.
Per far le cose giuste quindi il riferimento dovrebbe essere filtrato da una funzione di trasferimento che copia esattamente la funzione del sensore.
Se ipotizzo il sensore come ideale allora la misura corrisponde esattamente alla variabile che voglio misurare e posso usare direttamente il riferimento.
Applicando l’algebra degli schemi a blocchi posso
spostare l’effetto del disturbo sull’uscita dell’attuatore
dall’ingresso del sistema all’uscita del sistema.
Spostando un blocco sommatore a valle dovrò andare
a moltiplicare il nuovo ramo di disturbo per la funzione
di trasferimento dell’impianto (G) prima di sommarlo.
Questo però sposta fino ad un certo punto dato che il
disturbo rimane sconosciuto, quindi anche il disturbo
moltiplicato per G(s) sara sconosciuto.
Es
Uld
Vedremo pero in realtà che molte delle 9 funzioni di trasferimento sono uguali.
Tecnicamente possiamo calcolarle tutte ad esempio calcoliamo la funzione di trasferimento che esiste tra l’ingresso W e l’uscita Y.
Vale il principio di sovrapposizione degli effetti: metto gli altri ingressi a 0 e calcolo dal diagramma a blocchi la funzione di trasferimento:
Anello di retroazione: ramo diretto diviso 1+ (retroazione negativa) funzione di anello.
RG
Guy I TRG
Gn RG
g I T RG
Gue
AIR4
Gde E
I RG
e Gne RG
1 RG
Gwa R
1 RG
Come si puo vedere sostanzialmente sono 3 le
funzioni che ballano e piu o meno si ripetono e
sono le funzioni di sensitività.
Gne
Guy
Determina Gli
ANDAMENTI si a
variabiledelcontrollo
schema Di riferimento
non sonosegnati erroredimisura edisturbi
r e_Recife a
sette Y
FG F sensitività
ftp.f s
complementare
schematizziano la Retroazione in
maniera Diversa e
MOLTIPLICHIAMO
Rea e mettiamo
in evidenza la costante di
TRASFERIMENTO GUADAGNO K
in questomodoRisulta
ess
Itf
Fist
Quello che vogliamo fare ora è capire cosa
succede al sistema al variare del parametro “k”
e lasciando inalterato tutto il resto. In
particolare noi andiamo a vedere cosa succede alla stabilità del sistema in retroazione.
Abbiamo detto che la stabiliità è un requisito che risulta dover essere sempre presente: tutti i sistemi durante il loro funzionamento devono essere stabili. I
poli della funzione di sensitività devono quindi essere tutti a parte reale negativa. Questi poli sono la soluzione dell’equazione
I K CS O o Equazione caratteristica
Teniamo presente che se in maniera intuitiva pensassimo a come deve essere fatto un sistema in retroazione allora la prima risposta che verrebbe in
mente sarebbe: il regolatore è qualche cosa che regola la variabile di controllo all’errore di regolazione, quindi piu è alto l’errore di regolazione e piu deve
essere alta la variabile di controllo. Quindi dipendenza lineare della variabile di controllo con l’errore di regolazione. In piu pero se voglio che l’errore sia
basso allora la dipendenza lineare, espressa con “k” tale che “u=k*e” vorremmo tenere il “k” piu alto possibile in modo da poter ottenere la stessa azione
di controllo con un errore piu piccolo.
Questo è vero: per ottenere piccoli valori dell’errore a regime bisogna riuscire a lavorare con valori di “k” sufficientemente elevati.
Detto quindi come vorremmo avere questo parametro che esprime il guadagno dobbiamo andare a vedere che cosa succede alla stabilità di questo
sistema quando aumentiamo il guadagno ?
con Us
Iggy a kl.IE sgifjytigsistemaatiusonreraa
Siccome andare a calcolare le varie soluzioni dell’equazione caratteristica che risultano essere sempre polinomi di grado elevato e soprattutto con k
variabile risulta molto dispendioso in termini analitici esistono delle regole abbastanza semplici che permettono di tracciare in maniera grafica il luogo delle
radici.
ciascunRamo
corrisponde ad unPocosecca sistemadi
Erezione ameno
di ameno
r
I poli o gli zeri della funzione di anello possono essere reali o complessi coniugati. Quindi un punto dell’asse reale appartiene al luogo geometrico se si
lasca alla sua destra un numero dispari di singolarità. Mi posso limitare a considerare le singolarità reali. Se ho un polo/zero complesso ho anche il suo
complesso coniugato, quindi vanno sempre a multipli di 2, non cambiano quindi la condizioni di pari o dispari.
V.
I rami che vanno all’inifinito, in numero quindi pari
al grado relativo, ci vanno lungo alcuni asintoti.
Questi asintoti partono tutti a un punto dell’asse
reale (punto di diramazione).
La coordinata di questo punto sull’asse reale è la
formula: 1/gradorelativo * (somma dei poli funzione
di anello - somma zeri funzione di anello).
VI.
Gli asintoti che descrivono come i poli vanno ad
infinito dividono il piano complesso in settori
uguali:
Se ho 3 asintoti questi dividono il piano complesso
in settori di 120°l’uno con vertice in comune nel
punto di diramazione degli asintoti.
VII.
Se ho una funzione con grado relativo strettamente
maggiore di 1 allora i poli del sistema chiuso in
retroazione variano al variare di “k” ma la loro
somma rimane costante.
In particolare si individua un punto dell’asse reale che costituisce il “baricentro” dell’asse reale e non si sposta. Ha come coordinata 1/num.poli *
somma.poli.
sisi arioso IO K si
Esempio
gf
s In Reana
A g
1sonopocoarresiowiamente Reale
grifa
NUMERO DISPARIDi singolarità
Nessuno dei poli va a finire sugli zeri della funzione ad anello dato che questa non ha zeri nel nostro esempio.
iii
si lasciamo a DESTRAUnNumero Di
SINGOLARITÀ Dispari è
Pe
LACURVA TRA Z e Pa Può essereun Ramo
del luogo bene radici
Potrei avere un luogo delle radici con un solo asintoto in questo caso un ramo completamente verticale?
Non puo essere verticale perché avrei un ramo del luogo delle radici che va all’inifinito lungo questo asintoto ma se non c’è la parte sotto significa che il
luogo non è simmetrico rispetto l’asse reale.
Con lo stesso ragionamento non puo essere neanche obliquo a meno che non ce ne siano 2 che siano simmetrici rispetto l’asse reale.
Il luogo disegnato quindi non puo essere l’intero luogo, mancano dei pezzi che non si troveranno sull’asse reale. I rami si incontreranno in un punto e poi
proseguiranno fuori dall’asse reale
s 5 6
Sta
e Poi sistema ameno chiuso
sti s a K STG _O
S K 3 s 6K 4 O
AMANTICAMENTE S B K TENTATI
Difficili da vedere le sanzioni Al variare di K
Sistemi con grado relativo 1:
Il luogo delle radici ha sempre un solo
asintoto che è costituito dall’asse reale
negativo.
g
ng gasa
EQ S PI S K O
In Onesto caso CARATTERISTICA
pa
S pe pa S Pipa K O
ETEIEPIET
ACRET SIPiff
Come si spostano i poli rispetto l’asintoto ?
Sappiamo che devono, al variare di K, mantenere la loro somma costante. Quindi dovrà essere che rimangono esattamente sugli asintoti che diventano
quindi i rami del luogo delle radici.
nota con K o o sanzioni
Esempio LCD
Efffeggi
PuntiAsse Reale E LuogoRadici
LADX NUMERO DISPARI DI SINGOLARITA
Tratto O
Parte DA un Poco e Finisce su unozero agiti
arnesi è UN Ramo
messa ma
verticali
Abbiamo detto che il luogo delle radici è uno strumento che permette di stabilire come variano i poli di un sistema in retroazione al variare del parametro
“k” sapendo quali sono i poli e gli zeri della funzione di anello.
Questo è sicuramente vero. Ma non è tutta la verità. Vista in un altra maniera il luogo delle radici è uno strumento che permette di capire come variano le
radici di un’equazione
Per esempio
5 2 8 un s Una _o
SÈ
DE e tff a
U2 seosserviamo DalPuntoDivista
Di Us Ga RamoDiretto RamoDiretto
Gr Ramo Retroazione
Si nota che andando a vedere punti di
vista differenti i denominatori rimangono
sempre uguali e a numeratore appaiono
varie combinazioni.
Gi 42 61 ha
1 47 API
I
a
stà
a a
Iiii a
1 61.42 h
di.dz aI
GIF
non compare esplicitamente
difetti
polo sp
perche hofatto ma semplificazione
Inrealtàperò loritrova in questa funzione di Trasferimento
1 4 Ga o
noceseccaradici
in Fase Di Progetto Nonconosco
AD esempio h de
L’equazione caratteristica ha a denominatore il denominatore della funzione di anello. La funzione di anello è stabile se il denominatore ha soluzioni tutte a
parte reale negativa. Il sistema chiuso in retroazione è stabile se invece il numeratore dell’equazione caratteristica ha radici tutte a parte reale negativa.
I polinomi HURWITZ sono quelli che hanno radici a parte reale tutti negativi.
Andiamo a vedere il criterio di stabilità tramite l’analisi della
funzione di anello. In particolare andremo ad analizzare la
funzione di risposta armonica associata alla funzione di
anello L(jω).
sostegnodella
curva
a
8 8
t cos20
gsin 29 percorsa
0 24 4 anche stessosostegno con circonf
_a con qui
due volte
Per ogni punto del piano che non appartiene al sostegno della curva sono in grado di definire una funzione
una proiezione
no
1180 pl
p
NORMA
igno
AL VARIARE Di O il vettore si sposta su una circonferenza centrata in P
esempio FG ste
s 37 5 5
Pa 5 Noi 3
l'D 2 Istitttesttstaates
Gaggggggga
__ con Singolarità IN 1 3 5
I
GIgfjdsdhd
btdthdtdsd.fi
I IIIIIIstadttestata
singolarità che sono Poli semplici in corrispondenza deiPoli e zeri di FG
Inoltre se vado a considerare gli zeri della f. Allora il residuo associato a questa singolarità è proprio dato dalla molteplicità dello zero.
Mentre per ogni polo il residuo è pari all’inverso dell’ordine del polo
fig jfresino
lo
dello zero pari alla molteplicità che
zero HA in FG
se del Polo cambiosegno
Applicando l’integrale curvilineo non piu a
f ma al rapporto f’/f quindi.
Avevamo detto che l’integrale di una
certa funzione lungo la curva è pari alla
somma dei residui moltiplicati per l’indice
di rotazione.
Ora conosciamo i residui, che sono
l’ordine della molteplicità dello zero
moltiplicati per l’indice di rotazione della
curva intorno allo zero il tutto meno
l’ordine di molteplicità del polo per
l’indice di rotazione della curva intorno al
polo.
Ii fi
Emolto è z single l'palpi
FA E
ff E
de
Ii tifoso è f f isola
6112121
Ci siamo lasciati sul risultato del principio dell’argomento per cui possiamo calcolare quale è il numero di singolarità (poli e zeri) contenute in una certa
regione di piano andando a vedere come diventa l’immagine della curva che racchiude la regione di piano attraverso la funzione che stiamo analizzando.
Questa sarà un’altra curva e il numero di poli e zeri è
legata al numero di rotazioni che la seconda curva fa
intorno all’origine.
La curva è definita in valori la cui immagine risulta una parte sull’asse immaginario (i*ω con ω compreso tra -R e R). È dalla semicirconferenza espressa
come notazione di numero complesso esponenziale.
R eicala Rn
In realtà noi siamo interessati a tutto il semipiano destro. Quindi per racchiuderlo dobbiamo fare andare il raggio della semicirconferenza all’inifinito.
In questo modo il percorso di Nyquist si sviluppa lungo tutto l’asse immaginario e lo racchiude con una semicirconferenza.
Questa curva, per quando applicheremo il principio dell’argomento, viene percorsa in senso orario. Quindi dovremo tenere conto dell’ inversione di segno.
Quando R tende all’infinito in realtà l’immagine di tutti i punti che stanno all’infinito corrispondono con il limite di s che tende all’inifinito che abbiamo detto
esistere finito e pari al valore λ.
Quindi in realtà di tutta la semicirconferenza quando la semicirconferenza tende all’infinito è solamente un punto λ che coincide con il valore a cui tende la
curva sull’asse immaginario, quando vado all’inifinito sull’asse immaginario.
Quindi anche il limite che tende all’infinito del diagramma di Nyquist è una curva chiusa. Ottenuta in realtà come immagine dell’asse immaginario. Cioè se
faccio solo l’immagine dell’asse immaginario questo comprende gia tutto il diagramma di Nyquist.
Questo perchè l’immagine di una semicirconferenza all’infinito è un punto che gia sta in quella curva.
Inoltre se la funzione f(s) che sto considerando è la trasformata di un segnale reale quindi è a coefficienti reali. Sappiamo che se vado a calcolare la
funzione nel punto coniugato in un certo valore ottengo lo stesso valore della funzione cambiato di segno.
Per calcolare quindi tutta l’immagine dell’asse immaginario mi è sufficiente fare tutta l’immagine dell’asse immaginario positivo e poi prendere quello e
ribaltarlo rispetto all’asse reale.
Fca
sina.tv
quisti
o
I Fist
NoiNon Dobbiamo sapere
comeTRACCIARE IMMEDIATAMENTE
conw o o Figu i Origine
UNAbaramma DiMaoistData
LA Fls
Vediamo ora come
studiare la stabilità
tramite il diagramma di
Nyquist.
Parto dall’equazione
caratteristica.
Al denominatore abbiamo
i poli della funzione di
anello, mentre al
numeratore abbiamo i
poli delle funzioni di
sensitività.
Per essere stabile il
sistema chiuso in
retroazione deve avere i
poli delle funzioni di
sensitività tutti HURWITZ
Quindi la nostra
equazione caratteristica
non deve avere zeri nel
semipiano destro. Ma
non deve avere neanche
zeri sull’asse immaginario
perché esistono degli
ingressi limitati che fanno
divergere l’uscita.
Andiamo ad applicare il principio dell’argomento alla funzione che definisce l’equazione caratteristica considerando il percorso di Nyquist come bordo del
semipiano destro.
Se il diagramma di Nyquist che ottengo passa per l’origine il principio dell’argomento non si puo applicare perché passa per il punto in cui devo andare a
vedere il numero di rotazioni. Ma se il diagramma di Nyquist passa per l’origine significa che c’è un valore di jω per cui la caratteristica è nulla quindi
significa che ho uno zero della funzione sull’asse immaginario e quello gia permette di dire che il sistema non è stabile.
Se invece il diagramma di Nyquist non passa per l’origine allora possiamo sapere quale è il numero dei poli del sistema chiuso in retroazione quindi quale
è il numero degli zeri dell’ eq. caratteristica compresi nel semipiano destro.
Questa è l’informazione che stiamo cercando.
Perché posso saperlo? Perché so che la differenza tra il numero di zeri e di poli è uguale al numero di rotazione che il diagramma fa intorno all’origine, ma
il numero di poli lo conosco come numero di poli di L(s) quindi per differenza ricavo il numero di zeri.
Ipotiziamo quindi per il momento che la funzione
di anello non abbia poli sull’asse immaginario.
Altrimenti faccio fatica a calcolare il diagramma
di Nyquist dato che ci sono alcuni valori
dell’asse immaginario per cui la L(jω) non è
definita.
Lasciando fuori questo caso risulta che
l’immagine del percorso di N risulta
effettivamente un curva chiusa.
seLis a 1 1 Us so
Quindi avrei il diagramma che passa per
l’origine.
Condizione che risulta sempre verificata ogni
volta che si ha un grado relativo non negativo.
La funzione di retroazione: andiamo a calcolare il numero di poli nel semipiano destro della funzione di retroazione che sono il numero degli zeri
dell’equazione caratteristica e lo chiamiamo Z. Corrispondente al numero di poli delle funzioni di sensitività a parte reale positiva.
Per il principio dell’argomento la differenza tra Z e P e pari al numero di rotazioni è uguale all’indice di rotazione di 1+L(s) intorno all’origine.
È presente un - perché percorriamo il diagramma di Nyquist in senso orario invece che in senso antiorario.
In realtà io posso fare il diagramma di Nyquist di 1+L(s) oppure semplicemente della L(s). La differenza sta nel fatto che il primo è traslato rispetto all’altro
di 1 a destra.
Il numero di rotazione che 1+L(s) fa intorno all’origine è pari al numero di rotazioni che L(s) fa intorno al punto -1. Noi procederemo facendo il diagramma
della L(s) e calcolelermo il numero di rotazioni che il diagramma fa rispetto al punto -1.
2reazioniintornoa
e
I
2 Poiinstabili
Caso particolare: se la funzione di anello ha il
modulo che è inferiore a 1 per ogni valore di ω e
se è stabile allora il suo diagramma di Nyquist
sara contenuto tutto dentro al cerchio unitario e
non puo circondare il punto -1. Il sistema chiuso
in retroazione ha un numero di poli instabili pari
a quelli del sistema ad anello aperto che pero è
stabile quindi è stabile anche il sistema chiuso in
retroazione.
Il criterio di Nyquist è un criterio molto potente che si applica in tutte le condizioni e funziona sempre. Continua pero ad essere ancora un po’ complicato
da utilizzare per la progettazione.
Andiamo quindi ad esporre due criteri che sono piu semplici e sono basati sui diagrammi di Bode piuttosto che sui diagrammi di Nyquisti e sono duali: uno
fa riferimento all’andamento dell’ampiezza e uno all’andamento della fase.
Inoltre se quando ω tende ad infinito il modulo della L(jω) diventa piu piccolo di 1 allora il diagramma di Nyquist va a finire all’interno del cerchio unitario.
Con un diagramma di questa forma posso capire se il diagramma circonda o meno il punto -1 andando a vedere l’intersezione del diagramma con la
circonferenza di raggio unitario. Se il diagramma entra nel cerchio unitario prima di aver attraversato l’asse reale allora significa che non puo circondare il
punto -1.
Supponiamo di aver una funzione di anello il cui diagramma delle ampiezze è quello in figura.
im
complicata da risultare conveniente applicare il criterio di
Nyquist.
les
y
g
sin wa t Y
g
Lasinusoide inuscita è esattamente in controfase rispetto alla sinusoide in ingresso
Più Giri E l'anello Più la Alla Fine Qualunque sia l'ingresso l'uscita diverge
y diverse
e
IlIgual A
Funzione Di anello con
Remove DIAGRAMMA DI
AMPIEZZA
teepee
Margine di ampiezza so
g casa pag saga
20dB
la traslazione massima che possiamo fare rimanendo stabili è Pari al margine di Ampiezza
Il margine di ampiezza rappresenta quindi la massima variazione di guadagno tollerabile sulla L(s) prima che il sistema diventi instabile.
Questo a patto che l’incertezza non cambi la ωπ cioè che il diagramma delle fasi rimanga lo stesso.
Se il diagramma delle fasi cambia, cambia anche il valore di ωπ e il discorso non vale piu.
anime di se
sistema in Retroazionestabile
arguto e
Wi
à
Fist
Ragionando allo stesso modo di prima risulta che il margine di fase rappresenta la massima incertezza sulla fase che possiamo tollerare sulla funzione di
anello senza che cambi il diagramma delle ampiezze, dato che se cambia il diagramma delle ampiezze poi cambia la ωc
8
arg l g
PERDIAGRAMMA Delle Fasi
argilla arg
e
Non è vero che margini di fase elevati o margini di ampiezza elevati implichino che un sistema sia molto stabile. Vediamolo in un diagramma di Nyquist.
ÈI
IEEE
Eason
instabilità
La volta scorsa abbiamo trattato della stabilità dei sistemi in retroazione. 13 12 21
In particolare poter stabilire se un sistema in retroazione è stabile o meno andando ad analizzare la funzione di anello e non direttamente le funzioni di
sensitività.
È chiaro che un sistema è stabile se tutti i poli della funzione di sensitività sono a parte reale negativa.
Andando a vedere la funzione di anello invece andiamo ad affrontare il discorso della stabilità con il criterio di Nyquist, basato sul numero di rotazioni che il
diagramma di Nyquist fa intorno al punto -1.
Da qui abbiamo anche ricavato due criteri piu semplici da applicare che sono i criteri di Bode. Uno basato sul margine di fase e uno sul margine di
ampiezza.
Per il criterio basato sul margine di fase abbiamo visto si identifica una pulsazione detta di attraversamento ωc che è la pulsazione per cui il modulo della
L(jωc)=1
Da li si va a vedere di quanto la fase è piu grande di -180° e tale differenza si va a definire come margine di fase. Il sistema risulta stabile se il margine di
fase è positivo.
Analogamente abbiamo parlato del margine di ampiezza andando ad identificare la pulsazione di -180° come quella per cui l’argomento della L(jω)=-180° e
siamo andati a veder quale è il valore del guadagno del modulo della L(jω) alla pulsazione di -180°.
L’inverso di questo guadagno o questo guadagno cambiato di segno nel caso lo esprimessimo in dB, lo abbiamo definito il margine di ampiezza.
Per fare questo dobbiamo identificare che relazione c’è tra la funzione di
sensitività e di anello.
D’altra parte invece per quanto riguarda la capacità di un sistema in retroazione di essere robusto rispetto ai disturbi, quello che noi vogliamo è che
l’effetto dei disturbi sull’errore di inseguimento sia piccolo, inferiore alle specifiche. Questa relazione tra disturbo ed errore è descritta dalla funzione di
sensitività, per quanto riguarda i disturbi che agiscono direttamente sull’uscita.
sia
Él
In realtà se volessi far riferimento in uno schema in retroazione a un potenziale disturbo che agisce sull’ingresso dell’impianto, e vado a vedere che
relazione c’è tra il disturbo in ingresso e l’errore di inseguimento, la funzione di trasferimento è :
ce ro toh a
p
E ÉÈSIFUD SENSITIVITÀ Mimare
se
www.eqa
e
mmj
a ad a
0ft
II IMI È
Se vogliamo avere errori piccoli a fronte di disturbi che agiscono sull’impianto, dobbiamo fare in modo che la funzione di sensitività assuma valori bassi
almeno alle componenti frequenziali per cui il disturbo che agisce sull’impianto ha delle componenti.
Dobbiamo quindi tenere d’occhio funzione di sensitività complementare T(s) e S(s).
Quando abbiamo definito il comportamento di un sistema abbiamo detto che un sistema si comporta bene, fa passare solamente un certo insieme di
componenti frequenziali e abbiamo definito la banda passante di un sistema come quell’intervallo in cui sono presenti sull’uscita le componenti
frequenziali che si hanno in ingresso, non attenuate o attenute di poco.
In particolare abbiamo dato come definizione di banda passante l’intervallo di frequenze per cui il valore della funzione di trasferimento si discosta di al
massimo 1/(2)^0.5 o equivalentemente +-3dB rispetto al massimo valore del diagramma di Bode.
Potremmo specifica questo concetto in particolare per le funzioni di sensitività, solo che qui di ingressi ne abbiamo 2: l’ingresso di riferimento e l’ingresso
di disturbo.
Da punto di vista dell’inseguimento del riferimento, noi vorremmo che la T(jω) fosse =1 quindi risulta abbastanza natura specificare come banda passante
quei valori di pulsazione per cui il modulo della T(jω) risulta >= 1/(2)^0,5 o equivalentemente è +-3dB rispetto al valore 1.
Se invece lo guardo dal punto di vista dei disturbi, in realtà quello che io voglio ottenere è il fatto che le componenti siano attenuate. La banda utile risulta
quindi l’intervallo di frequenze in cui i disturbi vengono attenuati. Da questo punto di vista la banda passante rispetto ai disturbi in cui il sistema funziona
bene, sono quelle pulsazioni per cui la S(jω) attenua, quindi risulta piu piccola di 1/(2)^0,5.
Sono quindi due definizioni in qualche maniera duali l’una rispetto all’altra. In realtà in queste due definizioni non coincidono le due bande, in particolare
posso avere una banda rispetto ai riferimenti, quindi un intervallo di frequenze per cui i riferimenti sono inseguiti bene e una banda rispetto ai disturbi,
quindi una banda in cui i disturbi vengono attenuati.
Base ampiezze
Ilyn a
II a
te onesta zona si HA IS g l Il g l
Isignal 1
il
essendo e
if
Per il tale che Illgall I a 1 Lega e 1 seguo e 1
Ilyn a
Illusia 1 in Queste zone Hodelle buonemaniere
per approssimare l'andamento Dewa seguo
II a
galla1
L’approssimazione è meno banale nell’intorno della pulsazione di attraversamento (ωc). Dato che nell’intorno della pulsazione di attraversamento il modulo
di L(jω) è proprio uguale a 1. E li vicino sara circa =1. Quindi a priori non riusciamo a saper nulla sulla S(jω)
no
0 e 2 Dato che Lga assume valori
In realtà una approssimazione riusciamo ad ottenerla, in realtà è un valore esatto. Posso calcolare
Islgual
goal
So che ωc è definita la pulsazione per cui
1 gue numero complesso con Modulo unitario e
una certa Fase
Possoeprimerequesta fase in Relazione al margine di Fase di Quanto l'argomento di gue è
più GRANDE Di _t
Mf Ye Fit a
Y it Mt A
ask e 8 Mf
gno
lsignal
a.fm l_ FI
e coso gseno
Mf 90 Is goal
con a
fa
con Mf 60 a IS gue 1
con Ugu 1 I
Sfa Liga
Logli 1 IgA
x esprimere in dB
con
LG 1 5GW I
andamentoRealeRosso Di
squ è simileall'asintotico
LA ZONAINcui l'approssimazione
e Non BONA è INTORNOA
We
La pulsazione di attraversamento ωc approssima in qualche maniera la banda passante della S(jω). Essendo la banda passante le pulsazioni per cui
Seguo
E 5dB
C’è un intervallo di frequenze intorno ad ωc in cui la S(jω) risulta sensibilmente maggiore di 1.
In termini di attenuazione dei disturbi questo significa che per ω molto basse ho una grande attenuazione. Piu mi avvicino alla ωc piu l’attenuazione
diminuisce, ma comunque continua ad atttenuare il disturbo. A pulsazioni molto elevate praticamente si ha S=1, quindi il disturbo risulta inalterato.
Avevamo visto nel controllo ad azione diretta che questo non aveva nessuna maniera per modificare la risposta rispetto al disturbo. Quindi in azione diretta
la funzione di trasferimento tra disturbo ed errore è semplicemente pari ad 1a tutte le pulsazioni.
In un sistema in retroazione notiamo quindi che c’è un intervallo in cui riesco ad attenuare l’effetto dei disturbi. Noto pero che c’è anche un intervallo di
pulsazioni in cui peggioro l’effetto degli errori, li amplifico per determinate pulsazioni. Questo non è bellissimo ma non è evitabile. Non essendo evitabile
sara il caso che non andiamo a costruire un sistema in retroazione fatto in modo che le componenti del disturbo capitino in questa zona di amplificazione.
In realtà il comporta intorno alla ωc abbiamo detto dipendere dal margine di fase, quindi è importante determinare quanto valga il margine di fase. Lo
ricavo andando ad analizzare la funzione di anello, in particolare è legato all’argomento della funzione di anello (prodotto del regolatore per l’impianto).
Se vado a fare l’argomento della funzione di anello vado quindi a fare la somma tra l’argomento del regolatore e l’argomento dell’impianto.
Se faccio un errore di modello, in particolare sull’argomento della G, vicino alla pulsazione ωc posso avere un margine di fase anche molto diverso da
quello che mi aspetto, posso anche arrivare all’instabilità. Se anche non arrivo all’instabilità posso incappare in un comportamento molto brutto del
sistema nell’intorno di ωc.
Per componenti a basse frequenze invece errori di modello non influenzano l’effetto di disturbi. (Errori di modello:sulla funzione di trasferimentodelmodello)
A noi interessa quando si fa un modello la precisione del modello nell’intorno di ωc perché è dove il sistema chiuso in retroazione è sensibile agli errori di
modello.
Ci chiediamo se è obbligatorio
ottenere questa zona in cui la
funzione di sensitibilità assume
modulo piu grande di 1, quindi
amplificai i disturbi?
In realtà è obbligatorio per quasi
tutti i sistemi e dipende dal grado
relativo.
se voglio saperedove
15GW R
ADEsempioNoiStiamoCercando
Dal Riso Issa I
si W tace che
11 Gall
SEFACCIO IL DIAGRAMMA
DI NYQUIST
1
LEI RAPPRESENTA LADISTANZA DEL DIAGRAMMA DI MIONIST DAL PUNTO DI COORDINATE GI D
Se PRENDO un cerchio di Raggio contario centrato nel Punto e
Dove
g è fuori dal cerchio e SI 1
Deve
g è dentro il cerchio_a SCE I
es con GR I
tempo All infinito a coma Fase che tende a diventare 900
Quindilungo l'asse bene gneartive
Allora Gn Potrebbe stare tuta fuori dal cerchio
A MAGGIOR RAGIONE Se GR F
Da grado relativo 2 in su esiste un intervallo di ω che amplifica il disturbo.
Se ho grado relativo 1 o 0, posso in qualche modo riuscire a stare sempre fuori dal cerchio unitario e riesco ad avere la S(jω) sempre <1. Però se sto
sempre fuori dal cerchio unitario allora circondo il punto critico e il sistema chiuso in retroazione sarebbe instabile.
Alla stessa maniera invece di cercare dive S(jω) risulta =1 cerco dove è uguale a 1/(2)^0,5 e questi sono i punti che distano una distanza pari a radice di 2
da punto -1, il valore di ω per cui L(jω) interseca il cerchio piu grande è esattamente pari al valore della banda passante.
Abbiamo quindi scoperto che un segnale di
riferimento con una componente frequenziale ad
una data pulsazione viene inseguito in uscita con
una precisione, con un errore, che è par-40
all’inverso del guadagno della funzione di anello.
Questo perchè la funzione di trasferimento che
c’è tra riferimento ed errore è proprio la funzione
di sensitività.
Equivalentemente un disturbo sull’uscita sempre
con una componente a questa pulsazione viene
attenuato in uscita con una precisione che è
sempre pari all’inverso del valore della L(jω).
Cioè dove la L(jω) ha un valore elevato la
precisione di inseguimento dei riferimenti o
attenuazione dei disturbi è proprio uguale a
1/L(jω)
Mentre dove L(jω) è molto basso in realtà l’errore
è pari al disturbo o all’inseguimento. Non ho
quindi attenuazione dei disturbi e inseguimento
dei riferimenti.
Come da slide.
A noi interessa per precauzione non
sapendo come è fatto il disturbo di
per se, l’errore massimo, con
riferimento e disturbo in controfase.
Un passo in piu:
È possibile ipotizzare che S(jω) per alcuni
valori di ω sia =0 in modo da ottenere
errore nullo.
Normalmente questo viene fatto per
ingessi canonici (gradino unitario o
rampa).
Qui la cosa si vede bene esprimendo la
funzione di anello nella forma canonica
attraverso una costante di guadagno k, e
una formula espressa a fianco in cui “g”
risulta il numero di poli nell’origine o di zeri
se g<1. Poi tutti gli altri poli e zeri espressi
in funzione di costanti di tempo.
Us se
G fui fy ste
o
lim Sls
se
g o
fa
s o se o O
g
se 1
geo
RG
CONUN Riferimento A Gradino
I o
e's
gigas Sls
line lem 55
errore a Regime Coo t
so
si
f si
a
fa se Non Ho PoiMenorigine
Mapeimea ariana
Tipidi
ingresso
GRADINO
RAMPA
PARAGOLA
nopoinel'origine
km eh Es ln s.SE
t no s es suo I s
la
Età E
g o a
SI Effe g e
Stando a questo principio se metto un elevato numero di poli nell’origine ho errore nullo al gradino, alla rampa, a qualsiasi impulso in ingresso volendo.
Indipendentemente da come è fatto in termini di precisione il modello del mio impianto.
Sorge subito spontaneo rendersi conto che c’è qualcosa che non quadra. In particolare noi abbiamo detto che questa proprietà è vera se il sistema è
stabile, quindi se il transitorio si esaurisce.
Se faccio un errore sulla funzione ad anello tale per cui il sistema non è piu stabile allora ho distrutto questa proprietà.
Infatti ci chiediamo se inserisco un polo nell’origine nella funzione ad anello, come cambia il suo diagramma di Bode?
Qualunque sia la pulsazione We Inserire un Poco Men origine diminuisce amargine diFase di
900
se inseriamo 2 Poi in Origine Mf Mf 1800
SI FA IN Fretta Ad Avere Mf SO INSTABILITÀ
Ì
Per Avere e O LA Funzione Di TRASF Tre C e Puntoincui si Accoppia il Disturbo
te Rls Gls e
RCS
Questo è assolutamente compatibile con quanto detto all’inizio per cui abbiamo detto che tutti i disturbi li possiamo considerare come disturbi in uscita.
voglio cenare e 0
riff
Rispetto AD UN Riferimento a un Diserbo costante Rcs
Regista Devo avere almeno f Polenell'origine tra l e il Punto in cui si accoppia il distura o
TRA e e il Riferimento Nell Impianto il Polo Nell Origine c'è GIÀ Quindi non è
Necessario che ci sia anche nel Regolatore E sufficiente mettere er Regolatore
Ris È e
in una situazione del Genere sevoglio ottenere err nulla Rispetto ad un dcostante devo
mettere perforza a Poco Nell Origine in Rcs
Le sue situazioni sono in Realtà cavivalenti senell'ultimo caso voglio spostare da valle
Di G e
d a
da
11s e
se d è du DI Dal
disturbo costante Disturbo Rampa
I e
fa
devo avere funzione di Anello Gls Res conalmeno2
se voglio err Nulla
fa
Rispetto
Lls SCs 5
G KI 2 Poi IN Pari_ Sistema non stabile
te LE
TIÈ
nero FunzionediAmelio
Continua Reale
TREGGIAIA Asintotica
La funzione di sensitività
complementare si
comporta come un filtro
passa basso, in particolare
riporta in uscita tutte le
componenti frequenziali
fino a poco prima di ωc,
poi dopo comincia a
filtrare.
Ci potrebbe pero essere un
picco vicino alla pulsazione ωc.
L’aspetto è simile alla risposta dei sistemi elementari in cui era presente sovraelongazione. In particolare ricordiamo che sovraelongazione era presente in
quei sistemi in cui erano presenti o poli complessi coniugati, oppure erano presenti zeri.
Questo sembra proprio un diagramma di bode con poli complessi coniugati in cui è presente un picco di risonanza, che risulta piu o meno grande a
seconda del valore del margine di fase.
Visto cosi sembra un sistema passa basso, caratterizzato da un certa banda passante, e poi va ha zero o con la presenza di poli reali dominanti o una pola
di poli complessi coniugati dominanti che sono intorno alla pulsazione ωc. Sistema del secondo ordine con due poli complessi coniugati con pulsazione di
risonanza vicino alla pulsazione ωc.
La pulsazione ωc approssima la banda passante. L’ampiezza della T(jωc) puo essere sensibilmente maggiore di 1 intorno alla pulsazione ωc.
Qui i riferimenti vengono portati per basse pulsazioni con la stessa ampiezza, hindi viene inseguito fedelmente. Ad alte frequenze vengono tuti filtrati. Se
però sono nell’intorno di ωc posso ottenere anche l’amplificazione del riferimento.
saltato saltato
saltato
Sulla T(s) andiamo a mettere in luce il
legame con il comportamento dinamico.
Dalla relazione
Itigwal 1
2sin E
Deduciamo che se abbiamo un margine di
fase piu piccolo di 90° allora la T(jω)
presenta un picco di risonanza.
Se quindi dico che la funzione T(s) la
approssimo con una funzione del secondo
ordine che presenti un picco di risonanza, allora la pulsazione ωn, pulsazione naturale del sistema del secondo ordine che uso per l’approssimazione, deve
essere circa uguale ad ωc.
Si nota che per un sistema del secondo ordine con poli complessi coniugati il valore della funzione per ω= ωn risulta uguale a 1/2δ.
Dall’ approssimazione ricavo la relazione per cui il coefficiente di smorzamento della coppia di poli complessi coniugati che utilizzo per approssimare
l’andamento risulta
Se faccio i conti esprimendo il margine di fase in gradi e per valori del margine di fase piccoli, ad esempio al di sotto di 60°, allora posso approssimare δ
con il valore del margine di fase espresso in gradi il tutto diviso 100
Sovraelongazione Si A GF
ISI A 9s
30 40 A 0,3
Come utilizzo questa informazione?
Supponiamo che le specifiche ci
dicano che vogliono che il transitorio
si esaurisca in X secondi, e assegno
anche la massima sovraelongazione
ammessa.
WB 3
f Tassestamento
essendo Tass
È
D’altra parte io pero so che la banda passante è legata alla pulsazione ωc che è piu grande di ωn della banda e posso realizzare la relazione sopra.
In particolare so che riesco a garantire le specifiche se faccio la mia pulsazione di attraversamento dell L(jω) maggiore o uguale alla pulsazione naturale ωn
che salta fuori dall’ approssimazione al sistema del secondo ordine con due poli complessi coniugati dominanti, e se il margine di fase risulta piu grande di
100δ.
In questo modo trasformo le specifiche in requisti sulla L(jω).
Quando faremo il nostro progetto cercheremo di ottenere una funzione di anello che abbia pulsazione di attraversamento pari o addirittura maggiore di
We Ms a 100 S
Ita
e
Ci sarebbe una terza funzione di sensitività che è quella del controllo che rimandiamo alla prossima lezione.
Islas 21
Esame formato da 4-5 esercizi, ognuno dei quali ha 3-4 domande al suo interno. Sono presenti anche domande relative alla teoria, riferite all’esercizio, ma
puo anche essere chiesto di ad esempio dare una definizione.
Il voto finale è dato dalla somma dei punteggi che vengono presi nei vari esercizi. La somma totale è maggiore di 30. Normalmente da 38 a 42. Con un
voto piu alto di 30 si prende 30lode. Non è necessario fare tutti gli esercizi perfetti per ottenere un buon voto.
Per chi fa l’esame da remoto gli esercizi vengono presentati in successione diversa per le singole persone. Alla fine di ogni esercizio è richiesto di scrivere
una risposta sintetica, ad esempio un valore numerico, all’interno del quiz computer, alla fine dell’esame va allegato il pdf di tutto ciò che è stato fatto.
Quando si passa all’esercizio successivo non si puo tornare indietro.
Il tempo puo variare a seconda del compito, ma normalmente è sulle 2 ore. Per chi fa l’esame da remoto vengono aggiunti 5-10 min per la
scannerizzazione e l’upload su eol.
Da remoto è necessaria una videocamera in modo che venga ripresa la postazione di lavoro.
Importante in caso di disconnessione non uscire dal browser in cui si sta svolgendo la prova dato che il sistema non fa rientrare.
Analogamente abbiamo fatto uno studio simile con la funzione di sensitività complementare. Anche qui abbiamo visto che nelle stesse ipotesi della
funzione di anello, la funzione di sensitività complementare assume un valore unitario nelle zone in cui la funzione di anello è elevata in ampiezza, quindi
per basse frequenze. In queste zone quindi i riferimenti sono inseguiti bene. Per alte frequenze invece il valore della funzione di sensitività complementare
risulta circa pari in ampiezza a quello della funzione di anello, quando la funzione di anello è inferiore all’unita.
L’approssimazione è buona tranne nelle zone in cui la funzione di anello vale circa 1, quindi nell’intorno delle vicinanze della pulsazione di attraversamento.
Notiamo inoltre che la funzione di trasferimento tra ingresso ed uscita ha un comportamento che è assimilabile ad un sistema del secondo ordine passa
basso, con una coppia di poli intorno alla pulsazione di attraversamento. In particolare essendo presente un picco di risonanza nella funzione di
sensitivitià, assimilabile ad una sovraelongazione, i poli risultano essere complessi coniugati.
Questo ci ha permesso di legare anche le caratteristiche dinamiche di risposta al gradino del riferimento alle proprietà della funzione di anello. In
paarticolare determinando un approssimazione per il coefficiente di smorzamento e una approssimazione per la pulsazione naturale ωn.
Nella nostra analisi abbiamo considerato disturbi sull’impianto in ingresso prima o dopo l’impianto. In realtà quando abbiamo fatto lo schema generale
della retroazione abbiamo considerato anche un altro tipo di disturbo, il rumore di misura, che si accoppia a livello del sensore.
Andando a vedere la funzione di trasferimento tra rumore di misura ed errore, questa risulta essere la funzione di sensitività complementare.
Quindi se è vero l’ipotesi di separazione frequenziale per cui i rumori di misura sono ad alta frequenza, questo ci fa vedere che la funzione di sensitività
complementare ha valori bassi a patto che la funzione di anello abbia valori bassi per le alte frequenze, quindi un effetto trascurabile degli errori di misura.
Se questo non si verifica spontaneamente dobbiamo agire noi a livello del regolatore per garantire questa proprietà sulla funzione di anello.
Altra considerazione è che sia la funzione di sensitività che quella di sensitività complementare sono funzioni esclusivamente della funzione di anello.
Se faccio una modifica all’impianto o al regolatore per cui la funzione di anello rimane esattamente la stessa, allora il comportamento del sistema non
cambia dal punto di vista delle funzioni di sensitività e complementare.
Una cosa che non abbiamo affrontato la volta
scorsa è lo studio della funzione di sensitività
del controllo, cioè quella che lega in fealtà tutti
e tre gli ingressi alla variabile “u”, variabile in
ingresso all’impianto.
L’andamento di questa variabile è importante
perché è l’uscita del regolatore ed ingresso
dell’impianto.
Il regolatore genera dei valori di “u” ma ci
dovranno essere dei dispositivi in grado di
applicare all’impianto esattamente quei valori,
degli attuatori.
È quindi chiamare mente importante capire le
caratteristiche di andamento di “u” per
dimensionare poi gli attuatori che mi servono.
AD
EYE
teff d
F trasferimento riferimento u o m u o u
Per studiare le proprietà di Q(s) facciamo sempre le ipotesi di partenza riguardanti L(s) viste per le altre due funzioni di sensitività.
legal
1,11ft
mai
Hast Ht
lagustoffffifffy IRGudl.lagw l
leguleio
Nelle condizioni in cui |L(jω)| risulta molto maggiore di 1, quindi quando il sistema in retroazione funziona bene, errori piccoli e smorzati e buon
inseguimento del riferimento. L’andamento della variabile di controllo che fa ottenere queste prestazioni è indipendente dal controllo stesso e dipende
solamente dall’impianto.
Questo è abbastanza intuitivo dato che se dico che la y segue il riferimento praticamente in maniera perfetta allora significa che esiste in realtà una sola
“u” che mi da quell’uscita e che il regolatore è in grado di calcolare la variabile “u”. Il risultato pero non dipende da come ho fatto il calcolo, ma dipende
semplicemente dal fatto che quello è l’unico valore che permette di ottenere un certo andamento sulla variabile di uscita. In pratica determinati y e
riferimento allora la U risulta univocamente determinata anche essa.
Nel caso in cui invece la L(jω) risulta molto minore di 1, nel denominatore posso trascurare la L(jω), quindi posso approssimare la Q(jω) con l’anamdento
del regolatore.
Questa cosa però capita normalmente tutte le volte che voglio ottenere una ωc dell’anello piu alta della pulsazione di attraversamento naturale che
avrebbe l’impianto.
In particolare per ottenere una pulsazione di attraversamento piu grande di quella che avrebbe l’impianto, devo usare la somma delle ampiezze tra
regolatore ed impianto per avere nella funzione di anello una ωc maggiore.
(ESEMPIO: impianto con ωc a 20Hz. Voglio ωc pari a 40Hz. G(40Hz)=-10dB devo fare in modo che R(40Hz)=10dB. )
Questo si fa per velocizzare la risposta naturale dell’impianto, in particolare ottenendo una funzione di sensitività con banda passante piu grande di quella
dell’impianto.
Pago questa cosa con valori della variabile di controllo piu alti, quindi andando a sovradimensionare gli attuatori rispetto a quello che dovrei utilizzare per
ottenere il comportamento in stazionario.
Inoltre andremo a spendere molto di piu anche per componenti frequenziali dove in realtà pero la funzione di anello ha valori bassi, quindi dove l’uscita
non ne risente e il sistema di controllo non insegue i riferimenti e non attenua i disturbi.
L’unica cosa che puo fare un regolatore cosi, con ampiezza elevata ad alta frequenza, è amplificare gli effetti dei rumori di misura.
Questa è una situazione da evitare assolutamente. Ok che voglio avere risposte piu veloci e transitori piu brevi, quindi sono forzato ad avere valori del
regolatore abbastanza elevati verso le alte frequenze, ma devo evitare di salire troppo e di avere valori alti per le alte frequenze del regolatore.
Primo grafico:
Sono presenti le due funzioni di anello (blu e rossa tratteggiata) che otteniamo una con il regolatore con guadagno in alta frequenza piu basso del
guadagno in bassa frequenza. E la tratteggiata con il secondo caso.
Facendo cosi se vado a fare il diagramma di bode della funzione di anello nel secondo caso la pulsazione di attraversamento sarà maggiore.
Negli altri due grafici sono disegnati in viola e in giallo gli andamento della funzione di sensitività complementare T(jω):
Nel primo caso la T vale 1 fino a circa la pulsazione di attraversamento definendo cosi la banda passante. Mente invece nel secondo caso la banda
passante della T risulta decisamente piu elevata. Questo significa che mi aspetto nel secondo caso transitori che si esauriscano in tempi piu brevi e quindi
che il sistema sia molto piu pronto per rispondere a certe eventuali variazioni del riferimento.
Sulla destra è presente la risposta al gradino dei due casi. Nel primo caso ho un andamento piu lento, mentre nel secondo caso ho una risposta al gradino
piu veloce che raggiunge la risposta a regime in tempi decisamente minori, con un minimo di sovraelongazione.
Una osservazione: immaginiamo di operare nel secondo caso andando ad imporre all’attuatore una richiesta elevata. Cosa succede se imponendo una
richiesta elevata all’attuatore, questo non è in grado di attuarla sul sistema?
Considerando che la saturazione esce dai vincoli di linearità del sistema il risultato sarebbe quello di avere risposte veloci quando non sono in saturazione,
mentre transitori lenti tipo il primo caso, quando sono in condizioni di saturazione.
Questo è ragionevole a parte il fatto che bisogna capire cosa succede al sistema quando vado in saturazione con l’attuatore.
In alcuni casi la saturazione puo portare ad avere prestazioni molto peggiori di quelle che mi aspetto, questo perchè in alcune situazioni finche la
saturazione è attiva tutte le richieste del controllore vengono disattese, e il controllore puo continuare a reagire a queste richieste fino ad andare
potenzialmente a finire in instabilità.
Questo capita soprattutto nel caso in cui si utilizzino regolatori instabili, che si trovano in sistemi con richiesta di errore nullo.
Per ottenere errore nullo in stazionario rispetto ad ingressi costanti, la funzione ad anello deve avere un polo nell’origine, ma se non c’è nell’impianto sono
costretto ad avere un polo nell’origine nel regolatore. Un sistema che ha un polo nell’origine è instabile.
Ci siamo costruiti tutto quello che ci serve per cominciare a ragionare sulla sintesi del regolatore.
Prima cercheremo di capire la logica che c’è dietro alla sintesi del regolatore. Successivamente
vedremo quali sono i conti materiali per riuscire a sintetizzare veramente il regolatore.
Quindi prima vedremo come deve essere fatto il regolatore per risolvere il problema
Poi vedremo come calcolare la funzione di trasferimento.
• altra specifica salta fuori dal fatto che la L(jω) deve essere sufficientemente elevata per tutte le pulsazioni che corrispondono a componenti frequenziali
che sono potenzialmente presenti nel riferiemento o nei disturbi. Per avere errore sufficientemente basso chiediamo che il modulo di L(jω) sia maggiore o
uguale di un certo valore, perché la S(jω) è 1/R, quindi se voglio una attenuazione dell’1% devo avere una S che vale 0,01 e quindi una L(jω) che è piu
grande di 100.
Questo ci da un valore minimo sulla L(jω)
• le specifiche dinamiche abbiamo poi visto che ci danno un limite per il tempo di assestamento che si trasduce in un limite inferiore per la pulsazione di
attraversamento ωc. Quindi la nostra funzione di anello deve essere al di spora dell’asse 0dB fino alla pulsazione piu bassa accettabile per la ωc .
• d’altra parte non posso fare la ωc grande come mi pare, principalmente per due motivi: il primo perché so che se ho trascurato qualcosa nel mio
modello matematico (es un ritardo (da una influenza sul margine di fase tanto piu grande quanto è piu grande la ωc)) non posso spingere la ωc a livelli
elevatissime. Altro requisito era quello di avere variabili di controllo abbastanza basse, e abbiamo visto che se facciamo una ωc piu grande di quella
naturale dell’impianto, otteniamo valori della variabile di controllo elevati a quelle frequenze.
Il risultato quindi è che ho un intervallo ammissibile per la ωc che va da un valore minimo (soddisfare specifiche sul tempo di assestamento) ad un valore
massimo (evitare valori di u troppo elevati e un sistema che risulta troppo sensibile agli errori che faccio sul modello).
• inoltre dove sono presenti dei rumori di misura io voglio che l’effetto dei rumori di misura sia attenuato quindi L(jω) deve essere inferiore di un certo
valore massimo.
In questo modo abbiamo definito la maschera entro cui puo rientrare la L(jω).
• c’è anche un vincolo sul diagramma di fase, in particolare l’unica vera specifica dipendente dal diagramma di fase risulta essere il margine di fase. Alla
pulsazione della ωc la fase deve essere maggiore di un certo valore (-180° + specifica sul margine di fase (dipende dalla massima sovraelongazione che
sono in grado di tollerare, robustezza della stabilità).
La struttura del regolatore statico è molto semplice: un certo guadagno e una certa presenza di poli nell’origine.
Il regolatore dinamico è invece caratterizzato dal non tendere a modificare quello che succede per basse frequenze, la maggior parte delle volte risulterà
infatti μd pari a 1, (in bassa frequenza (per s=0) il regolatore Rd ha guadagno unitario, non modifica).
Regolatore statico:
Per riferimenti e disturbi costanti.
Se invece abbiamo un disturbo che agisce sull’ingresso dell’impianto, abbiamo visto che in questo caso la presenza del polo all’origine dell’impianto non
ci aiuta.
Se la specifica chiede errore nullo per disturbi costanti, allora devo mettere un polo nell’origine del regolatore. Diversamente devo fare un regolatore che
abbia una costante di guadagno sufficientemente elevato.
Il progetto del regolatore statico risulta cosi un progetto molto semplice sia concettualmente che operativamente, infatti vedremo che anche il calcolo
effettivo di μs risulta molto semplice.
In realtà puo capitare che io abbia una
specifica statica anche per disturbi con
componenti non solamente costanti, ma anche
con componenti armoniche fino ad una
pulsazione massima.
Scenario B:
Nell’intervallo di pulsazioni accettabili
di ωc, non esiste nessuna pulsazione
per la specifica sul margine di fase
sarebbe soddisfatta.
Le due richieste sono congruenti, quindi per soddisfarle entrambe basta prendere il massimo tra i due valori che sono saltati fuori. Se prendo il massimo
sono sicuro che comunque il diagramma della L(jω) sarà al di sopra dei vincoli in bassa frequenza per tutte le pulsazioni tra 0 e ωd.
Quindi il piu semplice regolatore che riesce a soddisfare le specifiche è un regolatore costante. Pari a k che ho appena calcolato in dicibel trasformato in
valore assoluto
Esempio.
Diagramma di bode verde è il
diagramma dell’impianto.
Si nota che la specifica
sull’attenuazione dei disturbi è gia
soddisfatta siccome l’impianto risulta
gia sopra al valore minimo, ma non è
soddisfatta quella per ω=0.
Quindi il regolatore dinamico è caratterizzato dall’ avere guadagno 1, anche in bassa frequenza, un polo con una certa costante di tempo τ e uno zero con
una certa costante di tempo piu piccola, perché ha pulsazione piu elevata, che esprimiamo quindi con ατ con α<1.
Questa è la struttura del regolatore che ci siamo inventati.
ESEMPIO:
Abbiamo messo un polo nell’origine nel regolatore e uno zero. Di
nuovo lo zero, per ottenere un impatto sulla fase piccolo alla
pulsazione di attraversamento, lo zero deve essere messo prima
della pulsazione di attraversamento. Se metto lo zero troppo
vicino non riesco a recuperare sufficientemente fase. Piu lo zero
lo metto in bassa frequenza e piu a frequenza relativa di ωc la
fase tende ad essere vicina a 0.
Ho due alternative:
Nel caso in cui non richieda errore nullo il regolatore
risultante puo essere o semplicemente il regolatore statico
o un regolatore caratterizzato da una coppia polo-zero con
polo e zero alla pulsazione inferiore alla ωc e polo alla
pulsazione piu bassa dello zero. In questo modo riesco ad
ottenere l’attenuazione del guadagno.
Cosa succede:
Perche saltano fuori due possibilità?
Se rappresentiamo l’intervallo in frequenza in cui la
specifica sul margine di fase è soddisfatta dall’impianto, io
posso avere una condizione in cui la pulsazione di
attraversamento è piu bassa dell’intervallo.
Se sono in questa condizione e la fase è ok allora aumento
il valore di k fino a rientrare con la ωc.
(Nel caso del regolatore B c’è sempre ciò che mi serve per
mettere a posto la fase)
e e
in ALTERNATIVA Passa
ult kp.EE K
kg ect ott
t
È
ALL'INTEGRALE Dell'errore
T DeaseauartoPesare il termineintegrale
Rispetto Al Proporzionale costante diTempointegrale
Il termine proporzionale all’integrale dell’errore viene messo perché il regolatore proporzionale non può mai dare errore nullo
Perche se metto un errore pari a 0 in ingresso al proporzionale salta fuori uscita 0.
Se invece ci metto il termine integrale quando l’errore è uguale a 0 l’uscita puo essere diversa da zero. È pari all’ultimo valore assunto dall’integrale.
RID KP E Ti
Tfsi RG K
chiamando
k.gg
e e
Issf
scenario AconPoloMen'origine
Posso pensare di arricchire ancora il regolatore introducendo un termine
ult Kp
felt fedde td.dz regolatore
PROPORZIONALE_INTEGRALE DERIVATIVO
EN E I s Xp
IÉ s G
É
Etffes i
azeri e 1 Polo
NONFISICAMENTE Realizzabile
Per essere realizzabile devo inserire almeno un polo.
Quindi il PID nella sua forma ideale non è realizzabile. Si utilizza quindi andando ad inserire un ulteriore polo che da alla fine una funzione di trasferimento
con due zeri, e due poli di cui uno nell’origine.
20 12 21
Ci siamo lasciati settimana scorsa avendo visto quale fosse il razionale per la definizione dei regolatori dinamici e abbiamo visto che per riuscire a fare il
progetto bubiamo individuato due scenari possibili: quello in cui il regolatore dinamico deve intervenire solamente sul modulo della funzione di anello alla
pulsazione scelta per la ωc. Lo scenario B è invece quello in cui è necessario anche modificare la fase quindi il regolatore deve intervenire anche sulla fase.
Oggi andremo ad approfondire il metodo di progetto nel caso in cui non sia
necessario avere errore nullo a regime. Quindi utilizzando come regolatore le RETI
CORRETTRICI.
Vedremo cosa va fatto per arrivare alla funzione di trasferimento del regolatore.
Parlando di regolatore statico e dinamico abbiamo visto che quello statico è dato dalla semplice costante di guadagno k, mentre per i dinamici sono per
l’appunto le reti correttrici.
Lai se Ki
Stessa cosa se abbiamo un disturbo con componenti frequenziali ad una certa pulsazione allora per ottenere una attenuazione dell 1% a quella
pulsazione, quindi un disturbo ridotto di 100 volte, dobbiamo avere un guadagno della funzione di anello maggiore di 100. Anche in questo caso il
guadagno della funzione di anello alla pulsazione ω dipende dal valore di k.
Supponiamo quindi di aver gia stabilito quale è il valore di k minimo che ci permette di soddisfare le specifiche statiche.
Fatto ciò dobbiamo procedere andando a progettare la rete correttrice (regolatore dinamico) che a pulsazione ω=0 deve avere guadagno 1 per non
pregiudicare le specifiche statiche.
In reltà potremo anche avere un guadagno maggiore di 1 dato che il k risultante sarebbe quello del regolatore statico aumentato di una quantità
dipendente dal k del regolatore dinamico, ma questo non
ha nessun problema dal punto di vista delle specifiche
statiche.
Ì
pulsazione di attraversamento che andremo a scegliere,
te
dobbiamo inserire un anticipo di fase.
In realtà l’anticipo sulla fase a pulsazioni lontane da quella centrale tende ad essere molto piccolo gia ad una decade di distanza dalla pulsazione di effetto
massimo.
S
sostituisco
fa a
RACCOLGO eDividoTerminiReali e
IMMAGINARI
IMPONGO entrambi e
sistemaamene si
29 in due
e
y
incogniteessendo
M FISSATI
Queste formule vanno bene se restituiscono valori di τ e ατ
che sono compatibili con essere costanti di tempo in una
rete di anticipo. In particolare noi sappiamo che τ e ατ
devono essere maggiori di 0.
Questo comporta delle limitazioni nei valori accettabili di M
e φ.
Infatti per certi valori di M (valori di M che si avvicinano a 1)
potrebbe risultare ατ negativo cosa sbagliata.
Questo implica che non si puo avere un grande anticipo di fase con un piccolo effetto parassita (M piccolo).
Se chiedo una cosa del genere ottengo parametri fuori dal progetto negativi. Questa è una delle maniere piu semplici per scoprire che il progetto non va
bene.
Vediamo un esempio:
Prendiamo un impianto in cui abbiamo gia progettato il
valore di k, quindi il regolatore statico.
È poi riportata la risposta al gradino che si ottiene utilizzando il regolatore che abbiamo progettato rispetto ad una risposta al gradino di un sistema del
secondo ordine con pulsazione naturale e coefficiente di smorzamento data dai poli dominanti.
I risultati sono molto simili.
È pero presente uno scostamento, un transitorio piccolo ma che ci mette piu tempo ad esaurirsi. Questo è dovuto alla presenza della coppia polo-zero che
ha una costante di tempo piu alta di quella caratteristica dei poli dominanti, quindi il transitorio ci metterebbe di piu ad esaurirsi, ma ha una ampiezza
bassa per l’appunto perché il polo è vicino.
Questo comportamento è inevitabile, andando ad utilizzare la rete di anticipo, questa va ad inserire strutturalmente uno zero ad una pulsazione inferiore ad
ωc che voglio ottenere. Per otterenere ciò sarà per forza lo zero alla destra dei poli dominanti. Questo zero se lo andiamo a vedere sul luogo delle radici
sappiamo che ci sarà un ramo del luogo che andrà a finire sullo zero.
Quindi questo zero funge da attrattore di un polo del sistema chiuso in retroazione. Quindi il nostro sistema in retroazione avrà comunque un polo vicino
allo zero. Quindi a pulsazione piu bassa della pulsazione dominante. Quindi avrò un transitorio piu lento di quello che vorrei ottenere ma di entità
abbastanza piccola.
Se il progetto solitamente è fattibile con una sola rete di anticipo allora il problema della coda di assestamento normalmente non è tanto sentito. Questo
perchè lo zero della rete va a finire comunque vicino alla ωc, quindi se questo è il caso, se anche c’è una coda di assestamento questa è relativa ad un
polo che risulta vicino alla ωc, quindi con costante di tempo paragonabile a quella della dinamica dominante.
In altri casi il problema puo essere piu serio.
Finita la rete di anticipo tipica dello scenario B, iniziamo ad affrontare la rete di ritardo tipica invece dello scenario A per concludere poi con la rete di
ritardo-anticipo che va bene per lo scenario B.
La rete di ritardo è caratterizzata dall’ avere sempre un polo
ed uno zero, ma questa volta il polo è ad una pulsazione
caratteristica piu bassa dello zero.
Il diagramma di bode risulta speculare, invertito rispetto
l’asse delle x rispetto alla rete di ritardo. Questo sia per
ampiezza che per fase.
Pulsazionecentrale
fa
Attenuazione ALLA Pulsazione
centrale
so lega
Attenuazione AlteFrequenze
Io GLI
Cambiando α cambia sia l’effetto utile che l’effetto
parassita.
Vediamo un esempio:
In base alle specifiche e al diagramma scopriamo che c’è
una zona di frequenze che sarebbero accettabili come
pulsazione di attraversamento. In cui se con una
determinata ωc finale la specifica sul margine di fase
sarebbe soddisfatta.
Solo che per ora la pulsazione di attraversamento è
maggiore di quella che dovremmo avere.
da
M IO
minima complessità
Minornumeropossibile dizeriePoi
o lo s 1
_gaffes
o We dradis
o
Mf a 60
Non è richiesto errore nullo a regime quindi non c’è la necessità di avere un polo nell’origine del regolatore quindi il progetto è fattibile con delle reti
correttrici.
AD
affossi
4 a 0,4
la
pi gir 0,01
ERRORE A Regime e e
2 2 2 45 2 arctgio 2
O
art arctgfo.at
90 2 11,30
Affinché ωc (1rad/s) sia la pulsazione di attraversamento effettiva avrei dovuto ottenere un guadagno pari ad 1 alla pulsazione ωc. Quindi mi trovo ad aver
bisogno di attenuare.
Il progetto richiede quindi una rete di ritardo.
Questa deve avere un guadagno alla pulsazione ωc (1rad/s) pari esattamente ad 1/48
Potrei gia fare il progetto della rete di ritardo con M e φ trovati. Questo pero mi porterebbe ad avere un problema per la presenza della coda di
assestamento.
Il problema infatti richiedeva di fare un progetto per cancellazione.
Nel progetto di ritardo dovrei andare a cancellare con uno zero un polo dell’impianto al di sotto della pulsazione ωc
In questo caso non ho poli sotto ad ωc. Al massimo posso cancellare un polo ad ωc.
Si nota che polo e zero sono a pulsazione sotto a ωc
Vediamo ora l’ultimo tipo di regolatore: abbiamo visto
quello di anticipo per lo scenario B e quello di ritardo per lo
scenario A ma c’è ancora un caso che non abbiamo
coperto: quello in cui sono nello scenario B ma ho anche
bisogno di attenuazione.
Quindi ho bisogno di una rete di anticipo per riuscire a
mettere a posto la specifica sul margine di fase, ma
comunque il guadagno è troppo elevato e quindi ho
bisogno anche di attenuazione per riuscire ad imporre la
pulsazione di attraversamento che voglio imporre.
Il regolatore che salta fuori è quindi una rete correttrice che
ha un termine di ritardo e un termine di anticipo: rete di
RITARDO_ANTICIPO.
Una volta messa la rete di ritardo per cancellazione vado a vedere la nuova funzione di anello (in cui la specifica sul margine di fase non sarà soddisfatta)
però abbiamo attenuato abbastanza con la rete di ritardo da permettermi poi di fare un progetto con la rete di anticipo.
Il che significa che non devo attenuare solamente quel tanto che mi serve per imporre la ωc come attraversamento, perché se no dopo sono costretto a
progettare una rete di anticipo con guadagno pari a 1, che non esiste. Quindi dovrò attenuare di piu del minimo necessario per poter poi effettivamente
andare ad inserire una rete di anticipo. (Attenuò circa di 10 in piu )
I
I
Nel caso le specifiche da ottenere siano molto gravose tramite una singola rete si possono utilizzare piu reti anche dello stesso tipo ad esempio mettendo
in serie due reti di anticipo o di ritardo.
Quello che noi abbiamo visto sono i mattoncini elementari.
I regolatori di questa tipologia abbiamo visto essere simili e in particolare ne abbiamo trovato
uno che va bene per lo scenario di tipoA e uno per lo scenario tipo B.
In realtà questi regolatori che saltano fuori da questa analisi di scenario hanno una lunga
storia, si chiamano regolatori INDUSTRIALI o regolatori PID.
L’azione integrale è quella che inserisce il polo nell’origine e questa cosa garantisce errore nullo anche da un punto di vista temporale. Infatti se ci
pensiamo, se nel sistema ho un integrale insieme a tante altre cose
È sufficiente che ci sia un termine integrale con in ingresso l’errore per cui se io metto un riferimento costante, noi sappiamo che a regime tutte le variabili
devono diventare costanti, perché una volta esauriti i transitori rimangono solamente i modi dell’ingresso. Questo valido su tutte le variabili dello schema.
Se y si mantiene costante, l’unica soluzione compatibile con l’avere un y costante è avere anche l’integrale che rimane costante.
Ma l’uscita dell’integrale costante implica che il suo ingresso non solo sia costante, ma sia del tutto nullo.
Quindi tutte le volte che compare un integrale che ha in ingresso l’errore, se lo schema garantisce la stabilità, questo garantisce anche che a regime, con
ingressi costanti l’errore sia nullo.
Per quanto riguarda l’azione derivativa invece è una azione che in qualche maniera cerca di agire in maniera preventiva:
Ad esempio si consideri un sistema meccanico ed in particolare dotato di inerzia, se io sto spingendo il mio corpo per arrivare ad un certo punto e l’errore
che descrive il funzionamento è la distanza della posizione attuale al punto di arrivo, allora io non è che posso continuare a spingere allo stesso modo fino
a quando arrivo al punto di arrivo, questo perchè se procedo in questo modo una volta arrivato al traguardo lo supero, per via dell’inerzia del sistema, ma
non mi ci fermo, procedo oltre, sviluppando quindi un errore. Devo arrivare al punto con una velocità uguale a zero se voglio fermarmi ed avere errore nullo
definitivamente.
Per evitare questa cosa quindi inizio a frenare prima di raggiungere l’obiettivo.
Nel mondo dei controlli questo si traduce in piu rapidamente si riduce l’errore e piu riduco l’azione di controllo. Allo stesso modo se l’errore tende a
crescere in una determinata situazione, questo ha derivata positiva e quindi applico andando ad aumentare l’azione del controllo.
Questo nel dominio della frequenza: noi sappiamo che l’azione derivativa corrisponde ad avere uno zero nell’origine, ma se andiamo a fare il diagramma di
bode dello zero nell’origine per quanto riguarda la fase realizziamo che uno zero nell’origine inserisce un anticipo di fase pari a 90° a tutte le frequenze.
Questo significa che qualunque sia la pulsazione di attraversamento della funzione di anello questo zero nell’origine mi inserisce un migliore margine di
fase, è una azione che tende quindi ad aumentare la stabilità del sistema in retroazione.
L’azione di controllo è proporzionale a 3 parametri (proporzionale integrale e derivativo) in realtà normalmente viene regolato un parametro Kp costante di
guadagno proporzionale che variandolo variano tutti e 3 i termini in maniera proporzionale. C’è poi una costante relativa all’azione integrale che ha le
dimensioni di un tempo Ti: COSTANTE DI TEMPO INTEGRALE. Siccome l’integrale dell’errore ha dimensione di un errore per un tempo se voglio
sommarlo al altri errori devo dividere la quantità per un tempo. Secondo lo stesso ragionamento la costante di tempo DERIVATIVA va a moltiplicare
l’errore.
Giocando sulle costanti posso annullare i vari termini dell’azione integrale e derivativo andando ad ottenere i casi particolari di regolatore
PROPORZIONALE; PROPOZIONALE INTEGRALE; PROPORZIONALE DERIVATIVO.
Abbastanza interessante è il regolatore Proporzionale-Integrale.
Questo è caratterizzato dall’avere un polo nell’origine
Il diagramma delle fasi fa vedere che in realà il regolatore PI inserisce sempre un ritardo di fase. Questo è un effetto parassita.
L’effetto utile che da invece il regolatore è quello di avere un guadagno in alta frequenza giù basso di quello che ho in bassa frequenza (attenuazione).
Questo regolatore ha quindi tutte le caratteristiche di una rete di ritardo però siamo in uno scenario tipo A in cui l’errore a regime è nello.
Questo regolatore PI va quindi bene per i problemi che rientrano nello scenario A ovvero quelli in cui il margine di fase del sistema risulta gia accettabile e
dovrei solamente attenuare per riuscire ad imporre la pulsazione di attraversamento.
Se voglio quindi ottenere risposte piu pronte rispetto le risposte naturali che avrebbe un sistema non posso utilizzare un regolatore PI perché avrei
problemi di instabilità.
Il PI va quindi bene tutte le volte che devo ottenere errori a regime nulli, ma senza chiedere prestazioni dinamiche o bande passanti molto spinte. In questo
caso con un PI riesco a risolvere il problema ed è anche facile trovare i parametri caratteristici del regolatore.
I regolatori PD trovano ampio impiego come regolatori in sistemi robotici. Questo perchè i problemi di robotica sono principalmente problemi di oggetti
che si muovono con inerzie a movimentatori che devono essere pronti nella risposta. Quindi problemi del secondo ordine, dove normalmente se si cerca di
allargare la banda passante per avere una risposta pronta il margine di fase risulta spesso insoddisfacente ed è quindi spesso richiesto un anticipo di fase.
Non è pero una grande idea progettare il PD dal punto di vista ideale e poi andare a mettere il polo di fisica realizzabilità perché facendo cosi non tengo
sotto controllo quello che tengo alle alte frequenze. Meglio considerare il polo fin dall’inizio e fare il progetto di una rete di anticipo quindi il progetto della
rete PD con polo di fisica realizzabilità.
Per il regolatore PID invece le cose sono un pochettino piu
complicate perché se andiamo a vedere il diagramma di Bode
del PID questo corrisponde ad avere una rete di ritardo-anticipo
in cui ricordiamo la disposizione dei poli e zeri era fissata pari a:
partendo dalle frequenze piu basse possibili: polo rete di ritardo;
zero rete di ritardo; zero rete di anticipo; polo rete di anticipo.
Nel PID il polo della rete di ritardo è andato a finire nell’origine.
Modificando Kp vario il diagramma di bode delle ampiezze senza cambiare la fase, quindi
scelta una pulsazione di attraversamento io posso imporre
quella come ωc della funzione di anello agendo direttamente su
Kp senza modificare la fase.
Rimangono quindi 3 parametri τ1,τ2,α che mi servono per
imporre la specifica sul margine di fase.
La sequenza di progetto per andare a progettare un PID richiede quindi di seguire una procedura piu standardizzata rispetto alla libertà della rete di
ritardo-anticipo: prima di tutto metto il PI in cancellazione, poi progetto la rete di anticipo per mettere a posto la specifica sul margine di fase senza
curarmi del guadagno. In ultimo calcolo il valore di Kp che permette il valore di ωc da ottenere.
Vediamo un esempio:
Impianto con 3 poli.
Quindi se riesco a trovare una rete di anticipo che mi risolve il problema ho finito.
Se invece non riesco a imporre questa rete ora il problema si duplica: in particolare o ho una pulsazione troppo elevata di attraversamento, quindi dovrei
attenuare, ma con la rete di anticipo non riesco ad attenuare, posso attenuare solo con la rete di ritardo. Allora devo ritornare sul progetto del PI in cui
invece di metterlo in cancellazione metto lo zero piu avanti in maniera che il PI mi dia piu attenuazione, avvicino lo zero del PI alla pulsazione ωc, e allora
provo a rifare il progetto della rete di anticipo.
Se invece il problema nasce dal fatto che io non riesco ad imporre il margine di fase dato che dovrei guadagnare troppa fase con la rete di anticipo forse
ho messo lo zero del PI a pulsazione troppo elevata. Quindi torno di la e abbasso la pulsazione caratteristica dello zero in maniera che questo non
introduca troppo ritardo di fase alla pulsazione ωc. Quindi
allontano lo zero del PI dalla pulsazione ωc.
Continuando con l’esercizio siamo forzati nel secondo punto a mettere un regolatore PI in cancellazione.
Se metto il PI in cancellazione abbiamo un margine di fase come abbiamo visto solamente di 6° mentre noi dobbiamo ottenere almeno 50° di Mf.
Per farlo possiamo aggiungere una rete di anticipo che ci faccia guadagnare 44°.
Come la progettiamo?
Se faccio il PI in cancellazione il parametro Kp è ancora libero quindi posso andare a mettere a posto la fase come rete ottima per avere guadagno minimo
ad alta frequenza, poi tramite Kp cambio il valore per riuscire ad ottenere la pulsazione di attraversamento desiderata.
Mi aspetto sempre una coda di assestamento, ma il polo del sistema chiuso in retroazionae andando a finire piu lontano dall’origine darà luogo ad una
coda di assestamento con una costante di tempo molto piu piccola di quella del caso precedente.
Supponiamo di avere un impianto che abbia due poli complessi coniugati a basso smorzamento.
Si potrebbe pensare di fare un regolatore con degli zeri in cancellazione sui poli complessi coniugati in maniera tale che poi non ci sia l’oscillazione
smorzata a basso smorzamento nella risposta durante i transitori.
Questa cosa in realtà non funziona.
Anche se idealmente funziona i motivi per cui non funziona nella realtà sono 2.
Supponiamo di sbagliare la posizione degli zeri complessi concitati, che quindi non vadano in cancellazione ma rimangano leggermente piu sotto come
valore di parte immaginaria.
Se cosi fosse ci sarà un ramo del luogo delle radici che parte dal polo e finisce sullo zero.
Quindi nel sistema chiuso in retroazione continueranno ad esserci due poli complessi coniugati.
Notiamo però che se abbiamo un polo sull’asse reale, il ramo del luogo delle radici che va dal polo allo zero
risulta necessariamente sull’asse reale, per ragioni di simmetria.
Nel caso invece di poli e zeri complessi coniugati non abbiamo nessuna garanzia di come sia e ettivamente
fatto il ramo che potrebbe anche non essere rettilineo.
Questo non sarebbe neanche male tutto sommato, continuerei ad avere una risposta con oscillazioni, di
entità tutto sommato piccola, ma che durano molto nel tempo e sono sempre a basso smorzamento.
Nessuno però assicura che il luogo delle radici non sia anche nel semiasse reale positivo.
Se per caso il luogo delle radici fosse come questo ultimo caso andando a sbagliare il valore di k allora il
sistema diventa instabile.
Tutto questo perchè è difficile sapere sempre con estrema precisione dove sono i poli dell’impianto, che potrebbero dipendere da parametri che sono
variabili nel tempo.
Per questo motivo mettere degli zeri in cancellazione a dei poli complessi coniugati è una soluzione molto poco robusta.
È piu conveniente in una situazione del genere mettere due zeri reali in modo che attirino i poli sicuramente verso zone di stabilità, con costanti di tempo
piu basse e smorzamenti piu elevati.
Il progetto sarebbe molto piu robusto.
Nella pratica non si fanno mai cancellazioni polo zero vicino all’asse reale.
Vediamo ora l’ultima tematica del corso.
Questa si verifica quando utilizzo un regolatore con un polo
nell’origine.
Puo capitare che in realtà gli attuatori che io utilizzo per imporre
la variabile di controllo in ingresso dell’impianto siano limitati.
Cioè il valore massimo del motore per la coppia, o per il
voltaggio generabile, …
Quindi tra la variabile da imporre come variabile di controllo in
uscita dal regolatore e l’ingresso dell’impianto c’è un elemento di
tipo non lineare: saturazione.
Per cui finche io sono nei limiti di applicabilità allora in effetti la
variabile manipolabile è proprio uguale all’uscita del regolatore,
ma che se l’uscita del regolatore va fuori i limiti in realtà la
variabile che viene applicata è saturata al valor minimo o
massimo.
Questo caso non è neanche il piu severo, puo succedere che l’oscillazione ad errore negativo diventi talmente grande. Per cui alla fine io cominci a
spingere dall’altra parte. Se vado a spingere dall’altra parte in modo cosi energetico da essere saturato anche al valore minimo. Queste due oscillazioni
cosi ampie potrebbero continuare ad oscillare senza
raggiungere mai il valore di regime.
Se faccio cosi:
Che è esattamente la parte dinamica del PI. Quindi finche non sono in saturazione il controllo si comporta come un PI a cui poi devo aggiungere Kp.
Quando pero vado in saturazione e il controllo si apre ammettendo in ingresso a G un valore costante. Non si presenta nulla di instabile. Anzi dopo un
transitorio determinato dalla costante di tempo Ti del polo il valore in uscita dalla retroazione aperta diventa pari ad m (ingresso costante di saturazione).
Quindi sommo m al termine proporzionale. Come il termine
proporzionale diventa minore di 0 perché l’errore cambia
segno il valore diventa piu piccolo di m ed esco dalla
saturazione. Quindi evito il problema che avevo prima del
fatto che il termine integrale teneva la saturazione aperta per
tanto tempo.
Infatti come entro in saturazione è come se l’integrale
smettesse di funzionare