Sei sulla pagina 1di 66

DICASTERIUM DE CAUSIS SANCTORUM

P. N. 3253

GIENNENSIS

BEATIFICATIONIS SEU DECLARATIONIS MARTYRII


SERVORUM DEI

EMMANUELIS IZQUIERDO IZQUIERDO


SACERDOTIS DIOECESANI
ET

LIX SOCIORUM
SACERDOTUM DIOECESANORUM, RELIGIOSAE,
CHRISTIFIDELIUM LAICORUM ET LAICARUM

IN ODIUM FIDEI, UTI FERTUR, INTERFECTORUM

(† 1936-1938)
____________________

RELATIO ET VOTA

IN CONGRESSU CONSULTORUM HISTORICORUM


HABITO DIE VII MENSIS IUNII ANNO MMXXII

ROMAE 2022
RELAZIONE

DEL RELATORE GENERALE

Nel pomeriggio del 7 giugno 2022, nella Saletta dei Congressi


della Congregazione delle Cause dei Santi, si è tenuta la Seduta dei
Reverendissimi e Chiarissimi Consultori Storici per la discussione della
Causa: Giennensis, Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum
Dei Emmanuelis Izquierdo Izquierdo et LIX Sociorum Sacerdotum
Dioecesanorum, Religiosae, Christifidelium Laicorum et Laicarum, in
odium Fidei, uti fertur, interfectorum († 1936-1938), Positio super
martyrio, Romae 2021.
La Seduta, iniziata alle ore 15.30, si è conclusa alle ore 16.50.
Oltre al Relatore Generale Rev.mo P. Vincenzo Criscuolo ofmcap. ed
all’Attuario Dott. Emanuele Deidda, hanno partecipato alla Consulta i
seguenti Rev.mi e Chiar.mi Consultori Storici: Rev.mo P. Prof. Alfonso
Amarante cssr, Rev.mo Mons. Prof. Manuel Luis Cuña Ramos, Rev.mo
P. Fidel González Fernández mcci, Rev.mo P. Prof. Pablo Santiago
Zambruno.
Per sopraggiunti improvvisi impedimenti non era presente alla
discussione la Rev.ma Sr. Nicoletta Vittoria Spezzati asc ed il Rev.mo
Mons. Prof. Paolo Fontana.
Tutti i Rev.mi e Chiar.mi Consultori, come di consuetudine, ave-
vano fatto pervenire in precedenza i loro voti, ridistribuiti poi agli
stessi Consultori tramite via elettronica, al fine di rendere piú agevole
la discussione collegiale.
Dopo la preghiera comune, come di prassi, i Rev.mi e Chiar.mi
Consultori Storici sono stati invitati ad esprimere un fondato parere
sulla Positio sottoposta al loro esame in base ai seguenti quesiti, serven-
dosi delle tradizionali risposte: affirmative, suspensive, negative:
I. An pervestigationes documentorum ad illustrandam vitam et
martyrium Servorum Dei Emmanuelis Izquierdo Izquierdo et LIX
Sociorum rite ac plene peractae sint?
4 RELAZIONE DEL RELATORE GENERALE

II. An documenta collecta et in Positionem inserta fidem histori-


cam mereantur?
III. An in eisdem documentis ea inveniantur elementa quae
solidum fundamentum historicum afferant ad iudicium de fama martyrii
Servorum Dei Emmanuelis Izquierdo Izquierdo et LIX Sociorum atque
ipso martyrio ferendum?
I

VOTI DEI CONSULTORI STORICI

Ci troviamo di fronte ad una Positio, superiore alle 1000 pagine, che


raccoglie la prova documentale e testificale di 60 presunti martiri, di cui 54
sacerdoti, 1 suora e 5 laici tutti impegnati attivamente nella vita ecclesiale. I
presunti martiri appartengono alla diocesi di Jaén, comunità autonoma del-
l’Andalusia, in Spagna. Nel 2013 sono stati dichiarati martiri 6 altri Servi di
Dio di questa diocesi, si tratta di: Mons. Manuel Basulto Jimenez, i sacerdoti
Félix Pérez Portela, Francisco Solís Pedrajas, Francisco López Navarrete, il
seminarista Manuel Aranda Espejo e il giovane laico José María Poyatos
Ruiz.

I Gruppi dei martiri e le cause delle morte

A livello metodologico i gruppi dei martiri sono suddivisi in base alle


località in cui sono stati uccisi e per date cronologiche.
Il primo gruppo di martiri, indicato dal toponimo di Torredonjimeno, fa
capo al sacerdote Manuel Izquierdo Izquierdo, parroco di Villardompardo,
nome che compare nel lemma della Causa, ed è composto da don Bernardo
Cruz Pérez, don Ramón de la Chica Cruz e don Antonio Ureña Liébana.
Il Servo di Dio Manuel Izquierdo Izquierdo, nato nel 1853, ordinato
sacerdote nel 1891, quando venne assassinato il 28 settembre 1936 era par-
roco de Nuestra Señora de Gracia de Villardompardo. Gli assassini prima lo
fecero salire su un asino poi lo fecero cadere. Una volta a terra gli muti-
larono le parti intime e poi lo finirono.
Il secondo gruppo, indicato con il nome della cittadina di Jaén, com-
prende i sacerdoti Juan Martínez Sánchez, Francisco Morales Collado, Pedro
6 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Pardo Barrón, Antonio Peral Bustos, Juan María Torres Pérez e il laico Juan
José Martínez Blázquez.
Di questo gruppo colpisce la morte atroce di don Pedro Pardo Barrón,
assassinato il 3 ottobre del 1936: gli tagliarono le orecchie e i genitali. Mentre
il signor Juan José Martínez Blázquez, sacrestano di don Juan María Torres
Pérez, fu assassinato perché in tribunale aveva testimoniato a favore del suo
parroco.
Il terzo gruppo dei martiri, denominato Baeza-Úbeda, viene suddiviso
in due sottogruppi: A e B.
Nel sottogruppo A, denominato Finca de los Capones, sono raggrup-
pati i sacerdoti Pedro José Cejudo de la Torre, Juan Ángel Román Pulido,
Francisco Martínez Baeza, Julián Ruiz Guzmán, José López Pérez, Cipriano
Herrera Caballero, Roque Tarazona García, Miguel García Lahoz, Antonio
Molina Rascón e José María de la Hoz Manjón. Gli appartenenti a questo
sottogruppo furono assassinati tutti il 3 settembre 1936 a Finca “Los Capo-
nes”.
Nel sottogrupo B, chiamato Baeza-Úbeda, sono presentati i presbiteri
Juan Rubio Sánchez, Vicente Rubio Sánchez, Cayetano Fernández Hurtado,
Juan Villar de Dios, Vicente Catena Vílchez, Ángel López Salazar, Manuel
Blanco Mesa e Francisco Juan Pérez Montávez.
Questo gruppo, che ha trovato la morte il 20 agosto del 1936, inizial-
mente era formato da 20 persone. I superstiti di questo gruppo nel 1941 fir-
marono una relazione dove si rendeva conto dell’uccisione dei loro con-
fratelli.
Anche per il quarto gruppo, denominato Linares y Bailén, viene propo-
sta la stessa suddivisione:
Nel sottogruppo A troviamo i presunti martiri assassinati a Mina El
Correo il 18 settembre 1936, compaiono 3 sacerdoti: Juan Fernando Pardo
Navarro, Antonio Lara Pardo, Manuel Miranda Ruiz, e due laici: Antonio
Cobo Muñoz e Rafael Andrés Traver.
Antonio Cobo Muñoz, di professione farmacista, iniziatore dell’Azione
Cattolica locale, fu arrestato in chiesa, mentre era in preghiera, a seguito
della persecuzione dei miliziani alla ricerca di armi.
Il secondo laico di questo gruppo è Rafael Andrés Traver, dipendente
di una ditta elettrica francese ed aderente all’Azione Cattolica. Arrestato per
ben due volte. Quando fu rilasciato la seconda volta i miliziani gli fecero
bere aceto e lo fecero camminare per 5 chilometri, la distanza fino alla
prigione di Linares, per essere poi fucilato.
I – VOTO 1 7

Nel sottogruppo B, assassinati vicino Linares in varie date, troviamo i


presbiteri: Manuel Molina Estepa, Antonio Castillo García, Marcos García
Ortiz, Antonio Martínez López, Alberto Pancorbo Solís.
In questo gruppo colpisce la morte di don Manuel Molina Estepa il
quale prelevato dalla sua casa, percosso durante il tragitto che lo portava al
municipio, successivamente picchiato con bastoni, sparato ma non colpito,
viene ucciso qualche giorno dopo.
Anche il quinto gruppo, denominato Las Casilla de Martos y Martos, è
suddiviso in due sottogruppi.
Nel sottogruppo A, denominato Cimitero di Las Casillas de Martos,
troviamo la badessa del monastero di Santa Chiara a Martos Isabel María de
San Rafael Aranda Sánchez, e i sacerdoti Manuel Valdivia Chica, Manuel
Quero Montilla, Santiago Martínez Cortés, Manuel María Garrido Izquierdo.
Questo gruppo trovò la morte nel cimitero di Casillas il 13 settembre 1937.
Alla Madre Isabel María de San Rafael Aranda Sánchez, badessa di
Santa Chiara a Martos, condotta fuori dal monastero e portata nel cimitero di
Casillas da suoi assassini, le fu tentata violenza carnale. La suora si difese in
modo energico. Venne prima colpita con il calce del fucile e poi sparata.
Nel sottogruppo B, denominato Martos, i Servi di Dio sono stati uccisi in
una data diversa rispetto al gruppo precedente. Troviamo i sacerdoti Manuel
Serrano Zafra, Antonio Cañada Fernández, Juan Antonio Ramírez Navarro,
Antonio Órpez Muñoz, José Teba Merino, Antonio María Carrillo Pérez,
Bernardino Espejo Garrido, la vedova Obdulia Puchol Merino, e il giovane
laico Manuel Melero Luque.
La signora Obdulia Puchol Merino, cognata di don Francisco Raimundo
Martínez Baeza presente tra i candidati al martirio in questa inchiesta, fu
accusata di aderire al partito di destra Acción Popular e trovò la morte la notte
dell’8 dicembre del 1936 nel cimitero Monte Lope Álvarez. Dopo un tentativo
di violenza venne sgozzata. Dalla prova documentale e testificale si evince che
la Serva di Dio prestava la sua opera caritativa ed era attiva in parrocchia con
le conferenze di san Vincenzo ed apparteneva al terz’Ordine francescano.
Lo stesso Manuel Melero Luque, giovane laico che svolgeva il mestiere
di contabile, dopo essere stato arrestato, venne piú volte bastonato e poi
ucciso con vari colpi di arma da fuoco.
Infine il sesto ed ultimo gruppo, denominato Mancha Real, dove trovi-
amo i sacerdoti José Herrera Cano, Francisco Morales Aballe, Francisco de
Paula Padilla Gutiérrez, Miguel Barberán Juan, Ildefonso García Martínez,
Ildefonso Ortega González, José Ortega Carrillo e Juan Olid Martínez.
8 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Stando al resoconto di Lorenzo Alonso Montero, direttore della prigione


dove i Servi di Dio erano reclusi, l’assassinio di questo gruppo di 8 sacerdoti
è la conseguenza di un evento bellico. La cittadina di Jaén fu bombardata da
parte delle forze nazionalistiche in seguito al cannoneggiamento della cittadi-
na di Cordoba da parte dell’esercito repubblicano. Proprio in risposta al bom-
bardamento di Jaén, il Fronte Popolare ordinò l’esecuzione di 128 persone, lo
stesso numero di vittime che si credeva avesse causato l’attacco. Gli uccisi
erano detenuti nella prigione provinciale e nella prigione della cattedrale. I
Servi di Dio si trovavano nel carcere della cattedrale. Nei giorni seguenti 2, 3,
4, 5 e 7 aprile, furono trasferiti e fucilati nel cimitero di Mancha Real.
All’interno di questo gruppo troviamo don José Herrera Cano che subí
un processo perché accusato di sostegno al partito Acción Popular.

Storia della Causa ed alcune osservazioni alla Positio

La diocesi andalusa di Jaén durante la persecuzione religiosa della


Guerra Civile spagnola ha visto il suo clero decimato. Infatti dal 1936 al
1939 su 365 sacerdoti furono ammazzati ben 124 presbiteri.
La prima notizia sulla possibile introduzione della Causa si ha nel 1961
quando il bollettino diocesano faceva riferimento ad una commissione dioce-
sana per raccogliere notizie e documenti sui presunti martiri uccisi durante la
persecuzione degli anni 1936-1939. Il lavoro iniziato non venne concluso.
Un secondo passo piú deciso si ha dopo la prima beatificazione dei
martiri spagnoli nel 1987. Questo evento ecclesiale sollecitò i vescovi spa-
gnoli a farsi carico delle inchieste in modo deciso. Infatti nel 1990 Mons.
Santiago García Aracil, Vescovo di Jaén, istituí una commissione diocesana
chiamata a raccogliere le prove del presunto martirio. Questo primo lavoro
portò alla dichiarazione del martirio di Mons. Manuel Basulto Jimenez e 5
compagni e alla successiva beatificazione avvenuta nel 2013.
Nel 2007 la documentazione probatoria raccolta dallo scavo di un
centinaio di archivi parrocchiali e familiari, nei registri civili di Jaén, oltre
all’Archivio Storico Diocesano, ha permesso di avere un quadro chiaro sul
numero totale dei possibili martiri e sulle modalità del martirio. Il materiale
raccolto è stato edito nel 2010 dalla stessa commissione con il titolo La
persecución religiosa en Jaén 1936-1939 (Aproximación para su estudio).
Nel 2015 la diocesi si è costituita Attore della Causa e nel 2016 è stata
avviata l’inchiesta diocesana per 134 presunti martiri, poi portati a 130 perché
per quattro possibili candidati la documentazione si è rivelata insufficiente. La
I – VOTO 1 9

prima sessione è stata celebrata nella Sacrestia della Cattedrale di Jaén il 9


aprile 2016. L’ultima sessione è stata celebrata il 12 febbraio 2019.
La documentazione inviata presso la Congregazione delle Cause dei
Santi ha ricevuto validità giuridica nel novembre del 2020. In questa occa-
sione i 130 candidati sono stati divisi in due gruppi con due protocolli diver-
si. Nel febbraio del 2021 è stato nominato Relatore della Causa il Reve-
rendissimo Relatore Generale p. Vincenzo Criscuolo ofmcap.
La Positio si presenta completa in tutte le sue parti. Alla presentazione
del Relatore Generale segue una ricca Introduzione generale dove è possibile
ricavare i dati salienti e le modalità in cui è stata condotta l’inchiesta nella
fase diocesana.
L’Informatio presenta le biografie dei presunti martiri divisi per gruppi.
Lo stesso schema è seguito per il Summarium Testium sulla raccolta delle
prove testificali circa il martirio e la fama di martirio. La parte piú corposa
della Positio è rappresentata dal Summarium Documentorum. Anche in que-
sto caso i documenti sono divisi in base ai gruppi e sono offerti i documenti
o regesti dei documenti basilari.
L’ultima parte della Positio raccoglie la Relazione della Commissione
Storica, che illustra il metodo di lavoro, i voti dei Censori Teologi, la Di-
chiarazione di non culto, gli Indici e 41 pagine di tavole fotografiche.

1. An pervestigationes documentorum ad illustrandam vitam et marty-


rium Servorum Dei rite ac plene peractae sint?
La documentazione reperita per illustrare la vita e il martirio dei can-
didati non presenta vuoti significativi.
La Commissione Storica, istituita durante la fase diocesana, ha avviato
il lavoro a partire dalla documentazione raccolta a partire dagli Ottanta del
secolo scorso dalla Commissione diocesana per le Cause dei Santi e colman-
do i possibili vuoti con la ricerca di ulteriori prove documentali ha raccolto
1246 documenti.
La documentazione raccolta per tutti i candidati consiste in: documenti
di identità, iniziazione cristiana, studi, eventuali scritti, eventuali documenti
processuali e certificati di morte. A questi documenti sono aggiunte, ove
consegnate, le dichiarazioni scritte sulla fama del martirio. Inoltre per ogni
candidato sono state raccolte eventuali note biografiche rintracciate in altri
studi o Positiones. Nella presente Positio sono confluiti 422 documenti di
cui 47 documenti sono dichiarazioni aggiuntive.
Lo scavo archivistico è stato condotto in 80 archivi e 35 registri civili.
In particolari sono stati consultati 9 diversi archivi di diocesi; 37 archivi
10 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

parrocchiali; 30 archivi familiari, 4 archivi civili. È da tener presente che nel


1936 l’archivio della diocesi di Jaén venne dato alle fiamme. Nel 1940 si
riuscí a recuperare una collezione intera del Boletín Oficial da cui poi sono
state attinte ulteriori memorie dei fatti del tempo.
Una parola a parte invece va spesa per alcuni testi utilizzati per la
composizione della Positio.
Il primo testo è Flores del martirio presente presso l’archivio della
diocesi di Jaén.
Il 9 aprile 1939, l’arcivescovo di Granada inviò ai sacerdoti delle
diocesi di Guadix, Almeria e Jaén, di cui era amministratore apostolico, una
copia della circolare della nunziatura. La richiesta consisteva nel raccogliere
notizie sugli eccidi del periodo della Guerra Civile ed una sezione era dedi-
cata esclusivamente alle “persone”. L’Arcivescovo chiedeva di rispondere al
questionario, narrando i fatti e le circostanze degli eventi in modo tale da
attribuire ad essi “piena fede storica”.
Nella diocesi di Jaén questo compito venne affidato a don Montijano
Chica che compilò l’elenco dei presunti martiri raccogliendo le testimonian-
ze. Il canonico Montijano visse gli anni della persecuzione in prima persona
ed ebbe frequenti contatti con il vescovo imprigionato.
Lo stesso Montijano ebbe l’incarico dal presule diocesano di rispon-
dere, a metà degli anni Quaranta del secolo scorso, alla nuova richiesta di
dati pervenuta da parte del Nunzio apostolico attraverso la lettera del presi-
dente della Biblioteca de Autores Cristianos. I dati raccolti servirono per la
redazione e la pubblicazione del testo di Montero Moreno, La persecución
religiosa en España (1936-1939), pubblicato la prima volta nel 1961.
Altro testo nato dalla raccolta della documentazione e utilizzato ampia-
mente per la composizione della presente Positio è quello López Pérez, La
persecución religiosa en Jaén (1936-1939) (Aproximación para su estudio),
pubblicato a Torredonjimeno nel 2010. Il testo in oggetto supporta la fama di
martirio dei Servi di Dio.
Infine la prova testificale consiste in 88 testimonianze di cui ben 38 de
visu. I testi de visu non hanno assistito di persona all’uccisione dei candidati
ma hanno offerto chiare testimonianze sullo stile di vita e sulla fama di
martirio oltre a farsi latori della memoria dei fatti.
La Commissione diocesana per le Cause dei Santi aveva raccolto, prima
dell’apertura dell’inchiesta diocesana, 300 dichiarazioni da parte di testi-
moni ne pereant probationes rilasciate dagli anni Quaranta in poi del secolo
scorso.
I – VOTO 1 11

La documentazione raccolta sul martirio materiale e formale, e la fama


di martirio dei Servi di Dio non presenta vuoti significativi.
Alla prima domanda rispondo Affirmative.

2. An documenta collecta et in Positionem inserta fidem historicam


mereantur?
La ricostruzione storica del contesto in cui i candidati al martirio sono
stati uccisi in odium fidei è noto e non ha bisogno di nessuna integrazione. In
maniera saggia l’Informatio è aperta da circa 90 titoli secondari che fanno da
sfondo alla presentazione del martirio dei singoli candidati.
È interessante leggere nella Relazione della Commissione Storica che
alla morte del canonico Montijano Chica, incaricato della raccolta dei dati sui
presunti martiri a partire dal 1939, non si riusciva a trovare la raccolta Flores
del martirio con i relativi documenti in allegato perché l’estensore conservava
gli appunti e le dichiarazione raccolte gelosamente “Hemos tenido también a
la vista los originales conservados de estos informes que se solicitaron a los
párrocos en 1939, que fueron celosamente custodiados por Montijano Chica,
lo que hizo que a la muerte del mismo tardaran en volver a encontrarse”1.
La stessa prova testificale non pone problemi né sulla modalità di rac-
colta né nel contenuto in sé. Alcuni testimoni rispondo per piú candidati. Le
domande poste sono chiare e precise. Esse riguardano l’ambito conoscitivo,
le modalità del martirio e la fama di martirio. Le risposte offerte meritano
fede storica per i contenuti espressi. In alcune testimonianze si riscontra un
certo trasporto nel presentare il presunto martire per la carità vissuta e l’apo-
stolato condotto a favore di tutti.
Dalla presentazione del Summarium Testium siamo edotti circa tutte le
testimonianze raccolte divise in tre blocchi. Nel primo blocco sono state inse-
rite le dichiarazioni ne pereant probationes, raccolte dalla Commissione
Diocesana per le Cause dei Santi già costituita prima dell’apertura del Pro-
cesso. Nel secondo blocco sono state inserite le dichiarazione rilasciate davan-
ti al Tribunale ordinario. Infine nel terzo blocco sono state inserite le ratifiche
davanti al Tribunale ordinario dei sacerdoti che hanno raccolto le dichiara-
zioni ne pereant probationes per la protocollazione e l’inserimento formale di
tali dichiarazioni negli atti dell’Istruzione Diocesana.
Tra i documenti inseriti nel Summarium Documentorum le dichiarazioni
aggiuntive, raccolte già dagli anni Quaranta e riprese dalla Commissione
Diocesana per le Cause dei Santi, offrono testimonianze di prima mano sul

1
Sectiones ultimae, p. 1120.
12 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

martirio di vari Servi di Dio. Non si ha motivo di dubitare della loro auten-
ticità. In queste dichiarazioni i reverendissimi Consultori Teologi potranno
trovare sia la fama del martirio sia alcuni aspetti delle virtú.
La prova documentale e testificale sul martirio materiale e formale, e la
fama di martirio dei Servi di Dio merita fede storica.
Alla seconda domanda rispondo Affirmative.

3. An in eisdem documentis ea inveniantur elementa quae solidum


fundamentum historicum afferant ad iudicium de fama martyrii Servorum
Dei atque ipso martyrio ferendum?
La documentazione presentata nella Positio è sufficientemente solida
per arrivare ad un giudizio sul martirio materiale e formale e verificare la
fama del martirio.
Segnalo in modo particolare le biografie presentate nell’Informatio.
Esse, basate su una valida documentazione, ricostruiscono i momenti salienti
della vita dei Servi di Dio, il loro apostolato, la modalità dell’uccisione, e in
alcuni casi abbiamo anche una sintetica, ma chiara, presentazione delle virtú.
Le modalità e i tempi in cui i Servi di Dio sono stati uccisi dimostrano
senza dubbio le motivazioni recondite dei persecutori.
La ricerca archivistica ha messo in luce l’esiguità degli scritti personali
dei 60 Servi di Dio. Il dato non meraviglia visto il contesto in cui sono morti
e i saccheggi che spesso precedevano gli arresti dei perseguitati. Con corret-
tezza tra i documenti sono inseriti qualche omelia dei martiri o degli appunti
personali stesi in occasione di esercizi spirituali o ancora qualche riga prima
di morire.
Il sesto gruppo dei martiri, cioè quello denominato “Mancha Real”, po-
trebbe presentare eventuali dubbi sull’intenzionalità del persecutore. Questo
gruppo, formato da otto sacerdoti, venne fucilato dai persecutori in rappresa-
glia al bombardamento subito dalla cittadina di Jaén. Credo necessario ricor-
dare che essi rispetto alle altre vittime si trovavano prigionieri nel carcere
della cattedrale e vennero prelevati da questo luogo, ciò già offre una chiave
di lettura. Questa pagina è stata bene ricostruita grazie anche alla Positio
super martyrio del Beato Manuel Basulto y Jiménez, Obispo de Jaén, y 5
Compañeros2. L’uccisione di questo gruppo va letta all’interno dei fatti
sanguinosi che in quei giorni vissero i credenti in questa cittadina andalusa.
Infine la fama di martirio, seppur non eclatante, appare evidente per
tutto il gruppo in esame.

2
Informatio, p. 506-512.
I – VOTO 2 13

La presente Positio offre ai Consultori Teologi materiale sufficiente per


pronunciare il proprio giudizio in serenità di coscienza. Alla terza domanda
di rito rispondo: Affirmative, s.m.i.

La presente Positio riguarda sessanta presunti martiri della Diocesi di


Jaén, che hanno versato il loro sangue tra gli anni 1936 e 1938. La maggior
parte di loro, ben cinquantacinque, sono sacerdoti diocesani (tutti impri-
gionati, torturati e barbaramente mutilati e uccisi per il solo fatto di esserlo).
Soltanto cinque esponenti del gruppo non sono sacerdoti: Suor María Isabel
de San Rafael, Abbadessa del monastero di Santa Chiara di Martos; Juan
José, sacrestano della parrocchia di Santiago de la Espada, colpevole di aver
difeso il suo parroco; Antonio, fondatore e presidente dell’Azione Cattolica
di Linares; Rafael, membro dell’Azione Cattolica della stessa città; Obdulia,
donna profondamente religiosa ed esponente dell’Azione Cattolica di Martos;
e Manuel, giovane ventiquattrenne dell’Azione Cattolica della stessa città.
La Positio presenta i Servi di Dio divisi in sei gruppi secondo il luogo
dove subirono il loro martirio:
• Primo gruppo Torredonjimeno
• Secondo gruppo Jaén
• Terzo gruppo Baeza-Úbeda, suddiviso a sua volta nei due sottogrup-
pi di Finca de los Capones e di Baeza-Úbeda
• Quarto gruppo Linares y Bailén, suddiviso anche questo nei due
sottogruppi di Mina El Correo e di Término de Linares
• Quinto grupo Las Casillas de Martos y Martos, suddiviso anche
questo nei due sottogruppi di Cementerio de Las Casillas de Martos
e di Martos
• Sesto gruppo Mancha Real

La morte di questi Servi di Dio avvenne nel momento in cui la perse-


cuzione religiosa scoppiò con piú virulenza in seguito all’inizio della Guerra
Civile in Spagna il 18 luglio 1936 e raggiunse il culmine nella seconda metà
del 1936. Infatti, 45 dei Servi di Dio sono stati uccisi nel mese di luglio del
1936, 14 assassinati nel 1937 e soltanto 1 nel 1938.
14 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

All’esame e al giudizio dei Consultori Storici viene ora sottoposta la


Positio super martyrio dei suddetti Servi di Dio. Come è usuale, prima di
formulare il giudizio sulla Positio, che si esplicita nelle risposte ai quesiti
proposti dal Rev.mo Relatore Generale, si ritiene opportuno esprimere alcu-
ne osservazioni su di essa.

Osservazioni sulla “Positio”

Primo quesito: sulla completezza, sufficienza ed adeguatezza della ricer-


ca documentaria, finalizzata ad illustrare la vita e il martirio dei Servi di Dio.
Nel valutare la completezza della documentazione raccolta per l’elabo-
razione della presente Positio bisogna, in primo luogo, accennare alla crea-
zione, nel 1990, della Comisión Diocesana para la Causa de los Santos
(anche se era già stata fondata una in precedenza ma era risultata scarsamente
operativa). La suddetta Commissione era stata creata per determinare i
possibili candidati ad un Processo super martyrio tra i sacerdoti e laici uccisi
nella Diocesi di Jaén. Furono allora richieste informazioni a tutti i parroci
della Diocesi su sacerdoti e laici di radicata vita cristiana uccisi in ognuna
delle popolazioni della Diocesi. Grazie a questo essenziale lavoro di ricerca
furono trovati molti dei documenti proposti nel presente Processo e anche in
altri Processi di Beatificazione, tra cui quello del Vescovo Mons. Manuel
Basulto Jiménez, altri tre sacerdoti diocesani, un seminarista e un giovane
laico di Azione Cattolica, già beatificati nel 2013.
La suddetta Comisión Diocesana lavorò, a diverse riprese alla raccolta
dell’abbondante documentazione ed in modo speciale alla raccolta dei
testimoni ne pereant probationes. Un imprescindibile lavoro di questa
Comisión fu la pubblicazione dell’opera La persecución religiosa en Jaén
1936-1939 (Aproximación para su estudio), opera alla quale la presente
Positio è in grande misura debitrice1.
A causa del lavoro effettuato dalla suddetta Comisión e dalla Commis-
sione Storica, sono state individuate ben centotrenta vittime della persecu-
zione religiosa degli anni 1936-1939 nella Diocesi di Jaén. In seguito, da tale
gruppo sono stati esclusi cinque presunti martiri a causa della scarsità o
mancanza documentaria nei loro riguardi, riducendosi, perciò, il numero
complessivo a centoventicinque esponenti. Infine, in fase di discussione per
1
Manuel López Pérez, La persecución religiosa en la provincia de Jaén 1936-1939. (Aproxi-
mación para su estudio), Torredonjimeno, Gráficas la Paz, mayo de 2010.
I – VOTO 2 15

il Decreto di validità degli atti processuali, è stato deciso dal nostro Dica-
stero (nel 2020) di costituire due sottogruppi per opportunità procedurale: il
primo, quello della presente Positio, intestato a Manuel Izquierdo Izquierdo
e 59 Compagni e il secondo, intestato a Antonio Montañés Chiquero e 64
Compagni, con diverso numero di protocollo.
Bisogna anche riconoscere l’ottimo lavoro realizzato dalla Commissione
Storica e presentato nella sua Relazione2, lavoro, come riconosce il testo del-
la Relazione, partito dal materiale procurato dalla Comisión Diocesana. La
Commissione Storica, dopo aver esaminato tutta la documentazione ricevuta,
ha individuato diverse lacune in essa (dovute alla distruzione di molti archivi
ecclesiastici nella Diocesi di Jaén nel periodo della persecuzione). La proce-
dura di lavoro è stata, perciò, la ricerca, quando possibile, nei diversi archivi
della documentazione mancante, la catalogazione e l’esame individualizzato
della documentazione raccolta. A questo riguardo, la Relazione presenta un
abbondantissimo elenco di ben 114 archivi consultati divisi in cinque sezioni:
I) Diocesanos y de la Conferencia Episcopal (9)
a. Archivo diocesano de Ávila
b. Archivo Catedralicio de la Diócesis de Calahorra
c. Archivo de la Comisión Diocesana Causas de Santos (Jaén)
d. Archivo Histórico de la Archidiócesis de Toledo
e. Archivo Histórico de la Diócesis de Almería
f. Archivo Histórico de la Diócesis de Jaén
g. Archivo Histórico Diocesano del Obispado de Solsona
h. Archivo Obispado de Jaén
i. Conferencia Episcopal Española (fondo A. Montero). Madrid
II) Parroquiales (37)
III) Familiares (30)
IV) Civiles (4)
a. Archivo Ejército Operaciones del Sur
b. Archivo Municipal de Alcalá la Real (Jaén)
c. Archivo Histórico Municipal de Jódar
d. Centro Documental de la Memoria Histórica. Causa General
V) Registros Civiles (34) delle diverse città di riferimento dei Servi
di Dio.

Per quanto riguarda l’abbondantissimo Summarium Documentorum frut-


to di questo complesso lavoro di raccolta e catalogazione, l’insieme delle pro-
2
Positio, p. 1103-1131.
16 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

ve documentali raccolte durante il Processo diocesano ammonta a ben 1246


documenti (tra cui 47 dichiarazioni scritte consegnate al momento della depo-
sizione testificale). Di questi sono stati scelti per la suindicata sezione 375
documenti piú le 47 suddette dichiarazioni, per un totale di ben 422 documenti
corredati dalle rispettive schede con l’indicazione cronologica e topografica,
la segnatura archivistica e quella rispettiva alla Copia Pubblica e il regesto del
contenuto.
Dal punto di vista della presentazione al lettore della suddetta docu-
mentazione, questa viene divisa per i sei gruppi che corrispondono ai luoghi
di martirio (Torredonjimeno, Jaén, Baeza-Úbeda, Linares y Bailén, Las
Casillas de Martos y Martos ed infine, Mancha Real) e dentro ogni gruppo,
viene presentala la documentazione relativa ad ogni Servo di Dio. Per ognu-
no di loro la documentazione proposta viene divisa in diverse sezioni che
variano in numero da un Servo di Dio ad altro dipendendo dal tipo di docu-
mentazione e dall’esistenza o meno di documentazione riguardante qualcuna
delle sezioni, soprattutto per quanto riguarda le due ultime sezioni (scritti del
e sul Servo di Dio):
• Pruebas documentales
• Documentos personales
• Escritos del Siervo de Dios
• Escritos relativos al Siervo de Dios y a su martirio post mortem

L’Informatio, nella sezione introduttiva, in seguito alla trattazione sulle


prove testificali, presenta la Documentación bibliográfica adjunta, un ampis-
simo elenco di ben 93 opere pubblicate organizzate in ordine alfabetico per
autore che riguardano in modo generale la persecuzione religiosa in Spagna in
quel periodo per poi passare a opere che descrivono specificamente l’ambiente
persecutorio in Andalusia e nella Diocesi di Jaén in specifico.
Dai suddetti elenchi di fonti archivistiche e bibliografiche, credo si pos-
sa concludere che la ricerca dei documenti sia stata realizzata in modo piut-
tosto esaustivo.

In riferimento al Martirio materiale, sebbene risulti piuttosto comples-


sa la trattazione, dato che i Servi di Dio sono stati uccisi in modo “disperso”,
credo che sia l’abbondante documentazione raccolta nel Summarium Docu-
mentorum, sia la trattazione nell’apposita sezione dell’Informatio, sia le
testimonianze rese dai testi, dimostrino in modo piuttosto evidente come lo
scopo dei persecutori non fosse altro che quello di sopprimere i Servi di Dio
I – VOTO 2 17

per il semplice fatto di essere sacerdoti, religiosa o laici cristiani (in alcuni
casi, inoltre, con disumana crudeltà). Ci sembra inoltre ottimo, dal punto di
vista della metodologia, lo schema con cui viene fatto lo studio del martirio
di ognuno dei Servi di Dio, che permette al lettore di avere insieme sott’oc-
chio tutto il materiale a disposizione per ognuno dei Servi di Dio:
Cronología de la vida y muerte del Siervo de Dios
1.- Aparato probatorio
a.- Pruebas testificales
b.- Pruebas documentales
2.- Biografía del Siervo de Dios
3.- Martirio material
4.- Martirio formal ex parte persecutoris
5.- Martirio formal ex parte Servi Dei
6.- Virtudes del Siervo de Dios
7.- Fama de martirio.

Dal punto di vista del Martirio formale “ex parte persecutoris”, risulta
particolarmente illuminante la presentazione specifica che si fa nell’Introduc-
ción general, della persecuzione religiosa nella Diocesi di Jaén offrendo, in
primo luogo una visione generale della stessa per poi specificare le mani-
festazioni della stessa nelle principali popolazioni, sia nel martirio delle per-
sone sia nel “martirio delle cose”3.
Credo, inoltre, che la Postulazione abbia descritto piuttosto bene per
ognuno dei Servi di Dio il clima di intolleranza, ostilità e persecuzione verso
la Chiesa Cattolica manifestato già dall’inizio della II Repubblica, ma in con-
creto dallo scoppio della Guerra Civile. Si trattava di un’aperta “caccia al
cattolico” non sporadica ma piuttosto organizzata. Il solo fatto di essere sa-
cerdoti, religiosa o laici cristiani ha comportato per loro la condanna a morte
da parte dei persecutori. A conferma di questo, si può aggiungere il fatto
sconvolgente che, dei 365 sacerdoti incardinati nella Diocesi nel 1936, ne siano
stati uccisi 124, mentre risulta praticamente impossibile dare un’indicazione
piú o meno plausibile di quanti laici siano anche stati uccisi in odium fidei.

Per quanto riguarda il Martirio formale “ex parte Servorum Dei”, credo
che anche qui la presente Positio riesca a dimostrare in modo chiaro come
sia le virtú vissute da ognuno dei Servi di Dio sia la loro fedeltà nella quoti-

3
Cf. Positio, Introducción general, p. 49-78.
18 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

dianità alla propria vocazione sacerdotale, religiosa e laicale li abbiano pre-


parati a rendere la suprema testimonianza nel momento finale della loro vita
terrena (questo si evince in modo particolare nella sezione dell’Informatio
dedicata ai profili biografici e allo studio delle virtú di ognuno dei Servi di
Dio).

Infine, per quanto riguarda la Fama di martirio, credo che anche qui la
presente Positio, nell’Informatio, riesca a provare sufficientemente per ognu-
no dei Servi di Dio la fama di martirio dal primo momento fino ai nostri
giorni.

Alla luce di quanto sopra detto, credo di poter rispondere a questa


prima domanda con un voto Affirmative.

Secondo quesito: sulla validità e affidabilità storica della documenta-


zione rinvenuta e utilizzata nella Positio.
Per quanto riguarda l’abbondante Summarium Documentorum, la scelta
della documentazione da presentare nella presente sezione ha seguito due
criteri indicati dal Rev.mo Relatore Generale con i quali siamo pienamente
d’accordo e che fanno sí che, senza nulla togliere alla completezza della
sezione, questa non risulti esageratamente prolissa:
1.- Onde ottimizzare la dimensione della sezione documentaria, sono
stati eliminati dalla documentazione personale di ognuno dei Servi di Dio i
documenti riguardanti battesimo, cresima, ordinazione sacerdotale, cariche
ministeriali o pastorali o certificati di matrimonio, lasciando soltanto nel
Summarium Documentorum gli atti di defunzione.
2.- Nei documenti storiografici sui Servi di Dio, sono state eliminate le
parti che non aggiungono niente o non fanno riferimento all’evento martiriale.

In riferimento, poi, alla suddetta documentazione, corredata per ognuno


dei documenti dalle rispettive schede con l’indicazione cronologica e topo-
grafica, la segnatura archivistica e quella rispettiva alla Copia Pubblica e il
regesto del contenuto, nulla ci permette di dubitare sulla loro validità e affi-
dabilità.
In riferimento al Summarium Testium, le deposizioni degli 88 testi sono
state raccolte nella stragrande maggioranza (con la sola eccezione di una
teste) durante il processo “ne pereant probationes” della Diocesi di Jaén tra
I – VOTO 3 19

il 2016 e il 2019. Degli 88 testi, 46 sono uomini (10 sacerdoti, 1 religioso, 1


seminarista e 34 laici) e 42 donne (5 sono religiose e 37 laiche). In rife-
rimento alla qualità della loro testimonianza, 38 sono de visu, 1 de visu et
auditu, 49 de auditu a videntibus. In questo senso, sebbene si tratti di una
Causa iniziata nel 2016, 80 anni dopo i primi fatti avvenuti, la ricchezza
delle prove testificali è particolarmente alta, fornendo testimonianze di prima
mano del martirio e in seguito anche sulla continuità della fama di martirio.
Al loro riguardo, nulla ci permette di dubitare sulla loro attendibilità.

Per quanto precedentemente indicato, a questa seconda domanda, la


mia risposta è Affirmative.

Per quanto riguarda il terzo quesito, il quale mira a conoscere se nella


documentazione raccolta si rinvengano gli elementi necessari che apportino
un solido fondamento storico per la formulazione di un giudizio sul martirio
dei Servi di Dio e sulla fama di martirio esistente tra il popolo di Dio, alla
luce di quanto sopra detto, anche a questa terza domanda, la risposta è,
tenendo presente soprattutto il valore e la ricchezza della parte testificale,
Affirmative, s.m.i.

La lunga Positio (1164 pagine) riguarda un numero rilevante (sessanta)


di sacerdoti, religiosi, religiose, laiche e laici uccisi nel territorio della dioce-
si e provincia di Jaén, durante le persecuzioni della Guerra Civile spagnola.
La Praenotatio Relatoris Generalis (p. V-X) illustra brevemente la
storia della Causa, mentre l’Introducíon General (p. 1-78) prende in esame
alcuni aspetti locali della stessa. L’elevato numero dei Servi di Dio costitui-
sce un primo elemento da rilevare, per questo viene presentata una cataloga-
zione per località di origine e di martirio dei Servi di Dio. Segue una
disamina della storia della Causa, inquadrandola nell’attenzione delle diocesi
spagnole, richiamate dal magistero recente dei Papi, a riscoprire la tradizione
locale di santità e martirio, per la memoria dei martiri della persecuzione
della Guerra Civile. Per comodità del lettore i Servi di Dio sono divisi in sei
gruppi in base al luogo di martirio, suddividendoli poi per età, professione e
20 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

data del martirio (p. 20-32). Segue l’elenco degli ottantotto testimoni. L’In-
troduzione generale prosegue inquadrando i martiri nella storia della diocesi,
della località e dei fatti relativi alla Guerra Civile, proseguendo con l’analisi
della stessa come si era svolta nelle singole località, cittadine e villaggi
(p. 58-78).
La Informatio (p. 79-590) presenta una prima parte relativa alle prove
del processo e alla bibliografia (p. 81-96), proseguendo con l’analisi di tutti i
sessanta Servi di Dio. Di ciascuno si prendono in esame i dati biografici, le
fonti testimoniali, data, luogo e modalità della morte e in specie se questa sia
stata dovuta all’odio per la fede e sia stata un martirio.
La parte seguente riguarda il Summarium Testium (p. 591-790) che
divide i testimoni per i Servi di Dio ai quali rendono testimonianza. Con lo
stesso criterio è svolta la parte successiva, il Summarium Documentorum
(p. 791-1099), che riferisce documenti relativi ai singoli Servi di Dio.
La Causa mi pare nell’insieme ben documentata e sostenuta. Si posso-
no fare alcune considerazioni
Un primo problema riguarda il nesso tra morte violenta del Servo di
Dio e le contingenze politico-sociali che l’hanno provocata.
Ad esempio, per il Servo di Dio Antonio José Ureña Liébana, a pagina
142, si afferma che a parte la sua appartenenza politica sarebbe stato ucciso
in quanto sacerdote e perché rappresentava la Chiesa, però poco dopo si dice
che apparteneva a un partito di destra, anche se questa non era da ritenersi la
causa della morte. Si può notare la contraddizione tra le due affermazioni o
per lo meno la tensione che intercorre. Si può anche rilevare l’inopportunità
per un sacerdote di militare in un partito politico di qualunque orientamento
questi sia.
Un problema specifico presenta il caso dei Servi di Dio uccisi in rap-
presaglia ai bombardamenti effettuati dall’esercito nazionalista.
Tale è il caso del Servo di Dio Santiago Martínez Cortés, ucciso il 13
gennaio 1937, per rappresaglia del bombardamento di Martos (p. 423). Un
altro documento afferma però che sarebbe stato ucciso dai miliziani perché,
inviato presso i nazionalisti per cercare di far liberare il figlio di un capo
rivoluzionario prigioniero dei nazionalisti, non ci sarebbe riuscito (p. 999).
In particolare, la questione del nesso tra martirio e rappresaglia emerge
per il sesto gruppo dei Servi di Dio di Macha Real, in tutto otto. A loro ri-
guardo si dice che i rivoluzionari uccisero in rappresaglia del bombardamento
nazionalista centoventotto persone, pensando che questo fosse il numero delle
vittime causate dal bombardamento nazionalista su Jaén del 1° aprile 1937 (p.
507). Si pone qui la domanda se la causa della morte sia stata l’odio verso la
I – VOTO 3 21

fede e il sacerdozio o una rappresaglia miliare che, se pur deprecabile, non ri-
guardava direttamente la fede, come attesta l’elevato numero di persone uccise.
Si possono elencare qui di seguito casi simili e specifici:
José Hererra Cano, accusato anche di militare in movimenti di destra
(p. 516-517), fu ucciso nella rappresaglia (p. 1050).
Francisco Morales Aballe (p. 533) ucciso con altri trentacinque prigio-
nieri.
Diverso è il caso di Francisco de Paula Padilla Gutiérrez, del quale si
dice che fu ucciso nella rappresaglia (p. 545), precisando però piú avanti che,
come Massimilano Kolbe, avrebbe offerto la sua vita in cambio di quella di
un compagno di prigionia che aveva moglie e figli, morendo cosí volontaria-
mente (p. 551). Tale versione dei fatti è riferita anche dal teste numero
LXXV (p. 767), mentre la morte per rappresaglia è affermata anche nelle
testimonianze (p. 776) e nei documenti (p. 1075).
La stessa morte nella rappresaglia è affermata per il Servo di Dio Miguel
Barberán Juan, ucciso assieme ad altri trentaquattro detenuti (p. 553; 555) per
rappresaglia (p. 1080).
Di Idelfonso García Martínez (p. 559; 561) si dice che era stato ucciso
nella rappresaglia assieme ad altre trentaquattro persone (p. 1083; 1085).
Anche nei casi di uccisioni di religiose si afferma il nesso con una rappresa-
glia (p. 987).
Alcune contraddizioni secondarie si notano nel caso del Servo di Dio
Manuel Izquierdo Izquierdo. Secondo alcune fonti il Servo di Dio avrebbe
subito torture e mutilazioni (amputazione dei genitali inseritigli poi in bocca.
p. 617). In altri casi si dice che il Servo di Dio sarebbe stato fatto girare per il
paese su di un asino con una canna e una corona di spine e mutilato da vivo
(p. 621) come risulta anche da altri testi (p. 802). A pagina 105 si afferma che,
dopo averlo ucciso i miliziani avrebbero tagliato i genitali del Servo di Dio e la
testa, mettendoglieli in bocca, la testa sarebbe poi stata data a un cane dei
miliziani. Ma nella stessa pagina si dice che le torture sarebbero state inflitte al
Servo di Dio da vivo. Un altro teste (p. 106) dice che il Servo di Dio sarebbe
stato portato in giro per il paese con una corona di spine e insanguinato. Che le
mutilazioni siano state fatte al cadavere è confermato da un altro teste (p. 612).
Simili fatti sono suggeriti per il Servo di Dio Pedro Pardo Barron. Qui
un miliziano rivoluzionario avrebbe mostrato all’osteria i testicoli e le orec-
chie del Servo di Dio al quale sarebbero state tagliate da vivo (p. 665; 667).
Un documento riporta che un teste aveva sentito dire che si erano mostrate le
orecchie nella taverna (p. 835). Ma poco dopo si dice che le orecchie sareb-
22 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

bero state tagliate al cadavere e poi mostrate in pubblico (p. 836), mentre a
pagina 838 si ritorna al racconto dell’esibizione nella taverna.
Come noto dal punto di vista del metodo storico i “racconti di stragi e
atrocità” vanno presi con cautela, perché spesso leggendari.
Del Servo di Dio Francisco Morales Collado si accenna che era avver-
sato e insultato perché prestava denaro a interesse (p. 828).
Si possono rilevare alcune osservazioni sulla realtà sociale dell’epoca.
Una causa della Guerra Civile è identificata nel disinteresse per la povertà da
parte dei ricchi e della destra (p. 865). Va notato come anche tra i miliziani
rivoluzionari non tutti si siano accordati con le violenze perpetrate dai loro
commilitoni o ufficiali (p. 866), facilitando in alcuni casi l’evasione dei pri-
gionieri (p. 916) come emerge nel caso dell’uccisione di una donna (p. 1035).
Tale dato rafforza la dimensione di odium fidei da parte di chi invece si è
prestato e ha acconsentito volontariamente a partecipare alle violenze.

Conclusioni
La Causa mi pare nell’insieme ben impostata. Il numero notevole di
Servi di Dio esaminati rende complessa l’articolazione delle testimonianze e
della documentazione.
La morte per martirio con odium fidei da parte dei carnefici mi pare
attestata, rimangono però per me alcuni casi da verificare. In specie il gruppo
dei Servi di Dio uccisi per rappresaglia. Se si tratta di un atto sbagliato, e se è
probabile che vi fosse un odio generale da parte dei carnefici verso la Chiesa
e la religione, la morte per rappresaglia assieme ad altre persone (delle quali
non si dice nulla. Chi erano? Perché furono scelti per essere uccisi?) fa
dubitare che in recto si possa qualificare la morte dei soggetti in questione
come martirio, a parte il caso del sacerdote che avrebbe offerto la sua vita in
cambio di un ostaggio, caso questo nel quale vi sarebbe il martirio per la
carità o la pratica eroica della stessa virtú.
Mi parrebbe quindi opportuno riconsiderare le cause dei Servi di Dio
uccisi per rappresaglia dagli altri. Salvo il caso del Servo di Dio Francisco
de Paula Padilla Gutiérrez, che avrebbe offerto la sua vita in cambio di quel-
la di un altro prigioniero.
1. An pervestigationes documentorum ad illustrandam vitam et
martyrium Servorum Dei Emmanuelis Izquierdo Izquierdo et LIX
Sociorum rite ac plene peractae sint?
Affirmative.
I – VOTO 4 23

2. An documenta collecta et in Positionem inserta fidem historicam


mereantur?
Affirmative.

3. An in eisdem documentis ea inveniantur elementa quae solidum


fundamentum historicum afferant ad iudicium de fama martyrii Servorum
Dei atque ipso martyrio ferendum?
Affirmative ad mentem.

Come detto riconsidererei le cause del gruppo 6 (a parte Francisco de


Paula Padilla Gutiérrez che si offrí in cambio di un altro ostaggio) e di
Santiago Martínez Cortés, uccisi per rappresaglia, dagli altri casi, nei quali,
per me, l’odium fidei e il martirio sono chiari.

Presentación

Se trata de una Causa de sesenta Siervos de Dios mártires. La Positio


presenta una breve biografía de los Siervos de Dios con los pueblos donde
nacieron, la actividad que desarrollaban, así como la fecha y lugar de su
martirio. Una pequeña biografía de cada Siervo de Dios va en la Informatio
con todos los elementos que la componen: martirio material, martirio formal
en su doble vertiente, virtudes y fama de martirio.
Es una Causa compleja por su número y extensión. La Congregación
para las Causas de los Santos reconoció la validez jurídica del proceso dioce-
sano celebrado en Jaén y decidió dividir la original Causa del Siervo de Dios
don Manuel Izquierdo Izquierdo y 129 compañeros en dos causas distintas.
La presente encabezada por el mismo Siervo de Dios don Manuel Izquierdo
Izquierdo y 59 compañeros, protocolo 3253, y una segunda encabezada por el
Siervo de Dios don Antonio Montañez Chiquero y 64 compañeros, con proto-
colo 3572, decidiendo no incluir en esta segunda Causa a 5 presuntos márti-
res debido a la escasez de datos recogidos para una biografía. La Causa
originaria y, por consiguiente, la presente, se fundan sobre el fundamental
trabajo de dos Comisiones: la histórica que recibió las declaraciones y docu-
24 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

mentos recogidos por la Comisión diocesana para las Causas de los Santos,
que fue activa desde el comienzo de los años 90 del siglo XX y con mayor
impulso después de 2007, cuando fue reorganizado por el entonces Obispo de
Jaén, Mons. Ramón del Hoyo López.
El profesor Manuel López Pérez, a partir del material indagado redactó
un libro titulado “La persecución religiosa en la provincia de Jaén 1936-
1939. Aproximación para su estudio” (Jaén, mayo de 2010, 558 pp.). Este
volumen presenta un breve perfil biográfico de cada Siervo de Dios, destaca
cada localidad con los efectos devastadores de la persecución religiosa y
ofrece una visión de conjunto de las causas y consecuencias de la guerra
civil de 1936-1939. La obra presenta de manera documental la historia
dramática de la Iglesia en Jaén en este periodo histórico.
En la actualidad la diócesis de Jaén coincide prácticamente con la pro-
vincia civil de Jaén en Andalucía, con una población de 631000 habitantes
que en su gran parte son trabajadores en el sector de la agricultura, del
turismo y de otras industrias.
La diócesis tiene una historia muy antigua. Si bien fue erigida en el siglo
VII el cristianismo, había llegado a Jaén ya en el siglo III y las comunidades
cristianas de este territorio estuvieron representadas en el Concilio de Elvira
(Iliberis). Contaba el territorio en aquella época con tres sedes episcopales:
Mentesa, Cástulo, y Tucci, y otras comunidades regidas por presbíteros. Con la
llegada de los musulmanes la vida cristiana sufrió un serio quebranto hasta
desaparecer por completo en el siglo XII con la llegada de los almohades. Tras
la reconquista de Baeza en 1227 se estableció allí la sede episcopal en 1228
trasladada a Jaén en 1249 a petición de Fernando III el santo. Fue así como a
partir de este momento la diócesis fue organizada en Arcedianatos y Arcipres-
tazgos. El Arcedianato de Jaén comprendía otros dos, el de Baeza (otros dos) y
el de Úbeda tres. En el siglo XVIII se añadió el de La Carolina que englobaba
a las poblaciones fundadas por Carlos III en Sierra Morena. En 1873 se efectuó
una nueva reestructuración de la diócesis absorbiendo varias vicarías de las
Ordenes de Caballería ubicadas en la provincia de Jaén. Finalmente, en 1954
quedó incorporado a la diócesis de Jaén el adelantamiento de Cazorla, quedan-
do así definitivamente configurada la demarcación vigente de la diócesis de
Jaén que coincide plenamente con la circunscripción civil.
Atendiendo el lugar de nacimiento de los Siervos de Dios, la mayoría
nació en Martos (8). Sigue la capital, Jaén, (7). Luego sigue Baeza (8). Jodan
(3); Linares (3). Hay 6 pueblos en que nacieron en cada uno 2 Siervos de
Dios. La lista completa de las localidades específicas donde nacieron los
diversos Siervos de Dios se encuentra en la Introducción general (p. 3-4).
I – VOTO 4 25

También en la misma Introducción general se presenta un cuadro específico


sobre la edad de los Siervos de Dios cuya media es de 49,9 años. Y también
presenta el campo de las actividades que desarrollaron 54 de los Siervos de
Dios, sacerdotes diocesanos; una religiosa de la orden de Santa Clara y 5
laicos (una viuda, un joven y 3 adultos). Los sacerdotes asesinados estaban
dedicados a su ministerio pastoral; la religiosa en el monasterio de Santa
Clara de Martos; los laicos eran: 1 ingeniero, 1 farmacéutico, 1 sacristán, 1
contable y 1 ama de casa.
Respecto al número de mártires por lugar de martirio la misma Intro-
ducción general especifica los distintos lugares con los nombres de los asesi-
nados en cada uno de ellos.
Respecto a la fecha de martirio, el primer Siervo de Dios del cual
tenemos la fecha de muerte documentada es don Bernardo Cruz Pérez, asesi-
nado el 14 de agosto de 1936, seguido por don Antonio del Castillo García,
asesinado el 18 de agosto de 1936; de don Antonio Martínez López ejecutado
en agosto de 1936 no tenemos constancia del día de su muerte. El último a
sufrir el martirio fue don Juan Martínez Sánchez asesinado en los días 13-15
de marzo de 1938, precedido por don Marcos García Ortiz ejecutado antes de
mayo de 1937. La fecha con mayor número de Siervos de Dios asesinados (11)
es el 3 de septiembre de 1937 (lista de nombres en Introducción general p. 5).
Y respecto al lugar donde desarrollaban su cargo o profesión al momento del
martirio también en la Introducción general se ofrece una indicación por cada
zona donde fueron asesinados los mártires. Puede decirse que la geografía
martirial se extendió por todo el territorio de la diócesis y provincia de Jaén en
los cuatro puntos cardinales, siendo en algunas zonas excesivamente virulenta
sobre todo en la zona de la capital, de Martos, de Linares y de Mancha Real.
Todos estos datos: número, origen, estado, actividad, trabajo, fecha y lugar del
martirio, así como la relación cronológica de todos los Siervos de Dios y
también divididos por grupo con sus relativas referencias a las páginas de la
Basulto Jiménez se encuentran reseñadas en las páginas introductorias de la
Positio.

Antecedentes a la apertura de la Causa

Dos acontecimientos importantes influyeron sobre esta Causa. El 28 de


octubre de 2007, Benedicto XVI, en la Plaza de San Pedro beatificó a 498
mártires españoles. Una referencia de algunos de la diócesis de Jaén se en-
cuentra citada en la Introducción general (p. 5).
26 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

El Plan Pastoral de la Conferencia Episcopal Española 2011-2015 y La


Nueva Evangelización desde la Palabra de Dios: “Por tu Palabra echaré las
Redes” (Lc 5,5) puso en su programa que “al terminar el año de la Fe se cele-
brará la beatificación conjunta de un buen número de mártires del siglo XX
en España provenientes de muchas diócesis cuyo testimonio e intercesión son
de gran valor para el crecimiento en la certeza y en la alegría de la fe de todo
el pueblo de Dios. Preparación y celebración en octubre de 2013, de una
ceremonia de beatificación de mártires en el siglo XX en España” (Cf. Intro-
ducción general p. 6).
En la Asamblea Plenaria de la Conferencia Episcopal Española del 18 al
23 de noviembre del 2012, los obispos decidieron la fecha y el lugar: octubre
del 2013 en Tarragona. La diócesis de Jaén estuvo implicada en dicha beatifi-
cación por dos Causas super martyrio que se incoaron en 1994: la del Obispo
Monseñor Manuel Basulto Jiménez y 5 compañeros, y la de la hermana
Victoria Valverde González, religiosa del Instituto Calasanzio de la Divina
Pastora, superiora del Convento-Colegio de Martos. El rito de beatificación
tuvo lugar el 13 de octubre de 2013 en Tarragona. Fueron 522 los mártires
españoles beatificados. En la Introducción general se ofrece una lista de estos
mártires (Introducción general p. 6). Es significativo que en esta lista de
mártires se encuentran encabezándola 3 obispos, el de Jaén, el de Lleida
[Lérida] y el auxiliar de Tarragona. En la misma Introducción general (p. 6-8)
encontramos algunos textos del Papa Francisco y del Cardenal Prefecto de la
Congregación de los Santos de entonces, Angelo Amato, sobre el valor y
testimonio de la fe en la sociedad de aquel tiempo y en la actual de este nu-
meroso número de mártires.
La misma Introducción general subraya el valor y significado del mar-
tirio del Obispo de Jaén Monseñor Manuel Basulto Jiménez y de sus
compañeros indicando con precisión la historia martirial de cada uno de ellos
con un relato preciso sobre el martirio material de todos ellos (p. 8-11). La
misma Introducción general hace notar como se instruyó también en Jaén el
proceso de 2 Operarios diocesanos asesinados en Baeza. Uno de ellos asesi-
nado con otros 10 sacerdotes diocesanos el 3 de septiembre de 1936. Este
grupo de sacerdotes diocesanos se incluyen en este proceso. También se hace
notar que tanto la hermana Francisca Espejo como los 5 padres Trinitarios y
la herma Victoria Valverde González, todos ya beatificados, murieron con
otros diocesanos de Jaén en el mismo lugar y hora y en las mismas circuns-
tancias y que ahora se incluyen en este proceso. En 1994 el Consejo del
Presbiterio, que fue actor de la Causa del Obispo Basulto Jiménez y 5 com-
pañeros, optó solamente por incluirles a ellos para no demorar la instrucción
I – VOTO 4 27

diocesana si se incluía un mayor número de sacerdotes y de seglares que


murieron in odium fidei. Pero las instrucciones diocesanas y sus respectivas
Positiones super martyrio de los procesos de Monseñor Basulto, de los Trini-
tarios, de los sacerdotes Operarios y de la hermana Calazancia, que murieron
simultáneamente con muchos de los Siervos de Dios que conforman este pro-
ceso, han facilitado el camino en la instrucción de esta Causa Super Martyrio.
Es también importante recordar que en 1994 al iniciarse la Causa del Obispo
y sus compañeros se tomó el acuerdo de que se creara una Comisión diocesa-
na para la Causa de los Santos para acelerar la preparación de este segundo
proceso de mártires de la diócesis. Que es el de los 130 mártires, ahora divi-
didos por la Congregación para las Causas de los Santos en dos causas, de las
que una es la presente.

Historia de la Causa

La presente Causa se centra en el martirio, añadiendo también pincela-


das fundamentales sobre la vida y el ejercicio de las virtudes de los 60
Siervos de Dios de la Diócesis de Jaén (Andalucía, España) durante la perse-
cución religiosa de los años 30 del siglo XX. Ya hemos indicado los distintos
estados de vida de estos mártires. En la Catedral de Jaén, como en la de
Baeza, existen los Sagrarios con los restos con su nombre gravado de los
sacerdotes martirizados en la vida historio-religiosa de España en el siglo
XX. Es preciso recordar que en la diócesis de Jaén fue muy alto el porcentaje
del clero asesinado en la persecución religiosa en su momento más álgido de
1936-1939. De 365 sacerdotes incardinados en 1936 fueron asesinados 124,
con un porcentaje de víctimas de 33,4%, como afirma don Antonio Montero
Moreno en su fundamental obra sobre este argumento, La persecución Reli-
giosa en España (1936-1936), Madrid BAC 1961, 763. Lamentablemente no
fue posible documentar cuántos fueron los seglares que también fueron
asesinados in odium Fidei (Cf. don Antonio Montero citado en Introducción
general, p. 12). Ya en 1961 el Boletín oficial del obispado de Jaén refería la
creación y nombres que integraban la correspondiente comisión diocesana
para los mártires de esta persecución. Un impulso particular para la apertura
de esta Causa fue la decisión de San Juan Pablo II de beatificar a las 3
Carmelitas descalzas de Guadalajara el 29 de marzo de 1987, primera beatifi-
cación de víctimas de la persecución religiosa en España de 1936-1939. A
partir de entonces muchas diócesis españolas comenzaron a abrir procesos
sobre sus mártires. Con la carta apostólica de san Juan Pablo II Novo Millenio
28 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Ineunte este camino adquirió un nuevo vigor incluida la diócesis de Jaén con
sus mártires e incrementada a partir del impulso dado en ella por su obispo
diocesano (Cf. Introducción general p. 12-14).
Esta decisión impulsó el trabajo fundamental de investigación hallán-
dose numerosos documentos que ahora están incluidos en este proceso y que
como ya indicado se inicia con el del martirio del Obispo Manuel Basulto
Jiménez y de sus compañeros mártires, beatificados en Tarragona como ya
indicado. Hay que subrayar que junto al Obispo Basulto Jiménez murieron
también otros diocesanos que ahora están incluidos en este proceso. Ya
desde entonces la comisión diocesana para la Causa de los Santos trabajó
para recoger toda la documentación posible y los testimonios ne pereant. La
comisión diocesana para las Causas de los Santos fue incrementando su
trabajo como puntualmente describe la Introducción general (p. 13-19) en
este trabajo de investigación la comisión diocesana recorrió en su investi-
gación los diversos archivos donde se podían encontrar documentaciones
sobre los distintos martirios en la España de entonces en esta persecución,
tanto eclesiásticos como civiles; entre ellos el centro documental de la
Memoria Histórica, la Causa General, Archivos militares y otros archivos
donde se podía encontrar documentación relativa al asunto. Muy importantes
fueron las distintas memorias manuscritas redactadas por los que presencia-
ron los hechos, lo que les confiere un extraordinario valor. La Introducción
general indica específicamente algunos sectores importantes en tal sentido,
entre otras las parroquiales de los sacerdotes supervivientes de aquellos mo-
mentos, de algunos prisioneros y testigos de primera mano, así como manus-
critos de algunos presos y testigos de varias sacas. Estos textos recogidos en
3 tomos manuscritos, refieren sobre la vida religiosa escondida de los
prisioneros en los primeros meses de la Guerra civil. De estos relatos se
desprende como mantuvieron viva la fe y como cuando pudieron hasta pro-
curaron (de manera clandestina) las prácticas religiosas para los fieles. Una
obra muy valiosa para este proceso es el manuscrito Flores del martirio del
canónigo don Juan Montijano Chica, manuscrito conservado en el archivo
de la Comisión diocesana para la causa de los Santos de Jaén. La inmediatez
temporal con que fue redactado le da el valor y las deficiencias propias, sin
embargo, tiene el valor de la proximidad cronológica, pues el autor fue el
protagonista de los distintos momentos en lo referente a la persecución
religiosa en la diócesis de Jaén. En efecto, al concluir la Guerra civil, se
solicitó a todas las diócesis de España que se hicieran relatos de los templos
devastados, usurpaciones de bienes eclesiásticos, etc; y sobre todo que se
relataran con datos precisos las muertes de sacerdotes, religiosos y seglares
I – VOTO 4 29

que murieron asesinados in odium fidei. En Jaén fue don Juan Montijano
Chica que vivió los años de persecución muy en primera persona quien se
encargó de preparar dicha memoria. Su trabajo fue la base para don Antonio
Montero en su obra La Persecución Religiosa en España al describir el tema
relativo a Jaén. También el trabajo de la Comisión diocesana para la Causa
de los Santos del título La persecución religiosa en Jaén 1936-1939 (aproxi-
mación para su estudio), editada en 2010 es fundamental. Tal libro se pro-
ponía ofrecer una prueba de la fama de martirio de estos Siervos de Dios.
Por ello esta obra es fundamental en este proceso. De hecho, en el expe-
diente de cada candidato se han reproducido las páginas de la citada obra del
profesor López Pérez, en las que recoge los datos principales sobre cada uno
de los mártires de este proceso. Además, en el libro se encuentra un breve
perfil de cada uno de los martirizados que forman un total muy similar en su
índice a la redacción de 130 Siervos de Dios del proceso original. Además,
en el mismo libro en una tercera parte describe detalladamente la situación
de la persecución religiosa en cada pueblo de la provincia de Jaén, refiriendo
datos concretos de los hechos.
En el 2014 se constituyó una Comisión de 3 sacerdotes con el fin de
continuar el estudio específico sobre cuanto concernía a esta Causa, y en
2015 el Consejo diocesano del presbiterio de Jaén se constituyó como actor
del proceso de beatificación y canonización por el martirio de este grupo de
sacerdotes, religiosos y laicos, encabezados por don Manuel Izquierdo
Izquierdo. Los datos específicos de esta nueva etapa la encontramos indicada
en la Introducción general (p. 15-16) También, dado el alto número de
Siervos de Dios (130), la Postulación pidió la constitución de una relación
con un nuevo orden y numeración con lugares de muerte agrupándolos de ese
modo con lo que mucha documentación fue más fácilmente documentada
para su estudio que el simple método de una relación cuasi alfabética; tam-
bién en este caso se decidió no incluir a 5 candidatos laicos en el índice
definitivo por falta de documentación suficiente en concreto. También en el
escrito de demanda, super libelus, el postulador hizo referencia a los procesos
ya instruidos en la diócesis de Jaén que los integraban los mártires antes men-
cionados que ya estaban beatificados; también se indicaba que otros muchos
mártires de la persecución religiosa habían vivido en Jaén pero que sus
relativos procesos se habían realizado en otras diócesis por razón del lugar de
su muerte o por pertenecer a alguna congregación religiosa que agrupó a sus
candidatos en los respectivos procesos de los miembros de la propia congre-
gación. Así las cosas, en 2016 el obispo diocesano nombra el delegado
episcopal y los demás funcionarios exigidos por un proceso de beatificación
30 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

llegando así a la firma para los autos del proceso de beatificación y canoniza-
ción por martirio de don Manuel Izquierdo Izquierdo, sacerdote y 139
compañeros el 8 de abril de 2016 por parte del obispo diocesano (Cf. texto de
la declaración en Introducción general, p. 16). El mismo Obispo de Jaén
publicó en la Pascua de 2016 una carta pastoral para anunciar la apertura del
proceso super martyrio de los 130 mártires (Cf. parte del texto p. 16-17). La
sesión de apertura se celebró el Jaén el 9 de abril de 2016 nombrándose los
componentes de las distintas comisiones al efecto del estudio y prosegui-
miento de la Causa. La comisión histórica entregó su imprescindible trabajo
en noviembre de 2018 en Sevilla y Jaén respectivamente, los datos relativos a
esta entrega y publicación se encuentran en la Introducción general (p. 18-19)
concluyéndose la causa a nivel diocesano el 12 de febrero de 2019.
Tratándose de una Causa muy voluminosa la Positio en su Introducción
general ofrece el elenco de los nombres de los mártires con su referencia
numérica, así como la lista de los testigos con el número de los mártires sobre
los que declara cada uno de ellos, y un cuadro sinóptico con los nombres,
fechas y actividades, y muerte de cada uno de los mártires (Introducción
general p. 20-37).
En la Introducción general (p. 37-96) se ofrecen diversos apartados
donde se pone de manifiesto:
1. La importancia del testimonio martirial para la Iglesia y la sociedad
de su tiempo subrayando como la diócesis de Jaén está fundada sobre la
sangre de los mártires (p. 37-43) donde se subraya sobre todo la importancia
de esta página, tremendamente dramática, del martirio en los años 30 del s.
XX en la diócesis de Jaén.
2. Al relieve del mensaje martirial para la Iglesia y la sociedad de hoy,
especialmente en tiempos terriblemente confusos y hostiles, no solamente
contra la Iglesia sino contra el mismo cristianismo, en ciertos sectores rele-
vantes de la España Laicista de hoy, la Introducción general dedica una serie
de páginas con citas documentales apropiadas (p. 43-49).
3. Sobre la diócesis de Jaén durante la persecución religiosa del siglo
XX en España la Introducción general dedica una serie de páginas al argu-
mento, divididas a su vez con una exposición sumaria donde explica y refiere
la ambientación histórico social de los varios pueblos de la provincia y
diócesis (p. 49-78). El territorio de la provincia de Jaén en julio de 1936, al
momento de estallar de la guerra civil y cuando la persecución anticatólica
alcanza su cenit, era diferente de la actual, ya que estaba dividido jurisdic-
I – VOTO 4 31

cionalmente por dos diócesis: la de Jaén y la de Toledo. 92 pueblos pertene-


cían a la diócesis de Jaén con sus dos catedrales, la de Jaén y la de Baeza. En
estas páginas primeras se describe el desarrollo histórico de la diócesis y de
su situación cuando la persecución llega a su cenit en 1936-1939.

Así se nos describen todas las series de medidas no solamente anticleri-


cales sino anticristianas que caracterizaron aquella época de manera suma-
mente violenta y radical en las distintas partes de la Provincia y diócesis;
hace notar también como a menudo en la geografía de la Provincia existían
enfrentamientos que nacían de rencores, de posiciones hostiles y radicalmen-
te anticlericales contra la Iglesia desde hacía algunos años, posiciones ideoló-
gicas radicalmente hostiles a la Iglesia y fomentadas por varios partidos
políticos - (los que en 1936 forman el llamado Frente Popular, tras elecciones
amañadas y adulteradas, ya entonces así percibidas y hoy día probadas por un
buen número de historiadores en cuanto aquellas actas y documentación
digna de fe se pudieron conservar y son hoy día objeto de estudios atentos y
precisos, publicados) -. Aquellas posiciones radicalmente hostiles a la Iglesia
encontraron un terreno fértil en un terreno y en un ambiente sembrado y
caracterizado por injusticias sociales evidentes, por un bajo nivel económico
(en general) y en un proletariado de masa de carácter sobre todo agrícola con
muy escasos recursos, por la incultura mayoritaria popular y por los prejui-
cios sembrados ideológicamente por muchos partidos políticos extremistas
independientemente de las situaciones peculiares del citado bajo nivel tanto
económico como social y cultural de gran parte de la población; todos estos
factores, alimentados por estas corrientes indicaban a la Iglesia católica como
el origen histórico de todos los males que sufría la sociedad española de
aquellos momentos y más en concreto de Andalucía, predicaban los partidos
más extremistas como el socialismo marxista mayoritario, el comunista y el
muy vivo anarquismo tanto político como sindical que la religión había lleva-
do a España a aquella situación miserable por ser “el opio del pueblos”; los
partidos de mentalidad laicista, que predominaban entre la clase social más
boyante económicamente y que solían estar sostenidos y adheridos a la maso-
nería, ya desde el siglo anterior adherentes a la misma, sobre todo en los
sectores políticos y sociales fuertes; por lo que todo este conjunto de causas
latentes se manifestaron en su dramatismo máximo, violento y sangriento
cuando estalla la Guerra civil que enfrenta ideológicamente dos grandes
sectores de la España de entonces, y que en el trascurso de la misma Guerra
civil llevarán también a una tercera Guerra civil entre los mismos adherentes
al Frente Popular, muy opuestos y divergentes entre sí.
32 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Datos sobre la persecución

Respecto a las víctimas de la persecución, que se va desarrollando


progresivamente con medidas legales primero y estallidos de violencia ya a
partir de mayo de 1931; con una Constitución que sigue las líneas de aquella
laicista Francesa de la III República; con un primer momento de fuerte
hostigamiento a la Iglesia (quema de conventos, leyes aversivas contra la
Iglesia…), con otros breves momentos alternativos de mayor apaciguamiento,
pero con intentos de levantamientos (algunos de signo anárquico que son
aplastados por el Gobierno republicano), la violenta revolución marxista de
1934 que deja en Asturias varios mártires (ya beatificados o canonizados) y en
otras provincias o regiones (Cataluña, y en algunas zonas de Andalucía…). En
febrero de 1936 se celebran elecciones generales que un Frente Popular,
formado por los ya citados partidos de izquierda (sobre todo socialistas y
comunistas, unidos a los laicistas) se apropia del poder, y que lleva a un
clima de intolerancia civil y de convulsiones sociales que llevarán a la Guerra
civil. Este clima de hostilidad violenta llega a su cenit a partir de la primavera
de 1936 y luego con el intento de un golpe militar el 18 de julio de 1936, la
confrontación violenta entre los diversos grupos políticos lleva al estallido de
la Guerra civil en toda la geografía española y que sobre todo en los meses de
julio a diciembre desató una violencia sin paragones que en todo el territorio
español. En la mayor parte de España en aquellos meses, controlada por el
Frente Popular, reinó el vacío de autoridad, la anarquía más radical y la violen-
cia sin límites causando, de manera que según datos ofrecidos en la Informatio
(p. 54-58) en aquellos meses de 1936 se da el mayor número de víctimas de la
persecución (74,71%). Sigue en 1937 un porcentaje del 11,79%, un 3,93%
para 1938, para llegar al 0% en 19391. Esto se explica con el hecho que los
instintos revolucionarios violentos de 1936 estaban más calmados y las autori-
dades del frente popular (compuesto por distintos partidos políticos de extrema
izquierda) ejercían más control sobre todo porque la guerra civil se veía con
claridad que estaba caminando hacia su fin y la derrota del frente popular y

1
La historiografía sobre esta historia trágica es hoy abundante, documentando aquella dramática
situación que muchos no dudan en calificar de una locura criminal y sangrienta que contagiaba a mu-
chos grupos de manera “alocada” arrastrándoles a perpetrar crímenes sin parar y con un vacío de poder
legal, por lo que bandas de grupos incontrolados cometían atropellos sin límites, creando a su propio
arbitrio “sacas” mortíferas, cárceles populares y fusilamientos sin tregua. Solamente un estudio sereno
puede documentar esta cadena de actos insensatos y de asesinatos, y que en el caso de los mártires, un
odio radical a la religión y a la Iglesia instilados por ideologías extremistas anticristianas puede expli-
car.
I – VOTO 4 33

porque además en el mundo internacional democrático la persecución san-


grienta en España iba cada vez causando mayor alarma y presiones para que
se concluyera aquel río de sangre. Además, en los años 1938-1939 los presos
que continuaban detenidos comenzaron a ser juzgados por tribunales legal-
mente constituidos por lo que las sentencias aunque muy discutibles no
tenían el sentido de juicio sumario como lo habían sido anteriormente por
tribunales llamados populares donde las sentencias a muerte eran normales.
En esta segunda y última etapa las condenas a muerte fueron progresiva-
mente sustituidas por multas inhabilitaciones, destierros o envíos a campos
de trabajo. Muchos sacerdotes y religiosos, obligados por los acontecimientos
lograron recibir una cierta disimulación de modo que pudieron encontrar
empleamos en la enseñanza y en la administración o también en la vida
laboral y aún en los servicios logísticos del ejercito e incluso algunos logra-
ron escapar del territorio controlado por el frente popular y pasar a aquel
controlado por el bando nacional. También hay casos en los que el pueblo
mismo amparó a algunos sacerdotes porque suscitaban veneración y respecto
aunque en la totalidad del territorio controlado por el frente popular el culto
católico estaba totalmente prohibido, los templos o destruidos, profanados o
incautados para servicios de carácter civil y por lo tanto el ejercicio público
del culto y sus manifestaciones aún privadas estaban prohibidas y persegui-
das y ciertamente los sacerdotes que aún quedaban no podían manifestarse
como tales y mucho menos vestir el traje talar. En la segunda parte de esta
historia bajo el régimen del frente popular antes de concluir la guerra civil
todavía un 1,12% del clero fue ajusticiado a consecuencia de sentencia judi-
cial. Hay que destacar que la mayoría de los asesinatos fue debido a los
tumultos revolucionarios de las multitudes impulsadas por las ideologías de
partidos marcadamente hostiles a la Iglesia. Se inserta en este marco el asalto
al convento de la Merced de Jaén el 20 de julio de 1936. Los hechos fueron
precedidos por la decisión el día antes en la casa del Pueblo de asaltar dicho
convento y al día siguiente una multitud de exaltados liderados por milicia-
nos de extrema izquierda invadió el Convento mientras que la multitud se
dedicó a la destrucción del mismo. Lo mismo sucede en otros casos bastante
frecuentes y hoy bien documentados. En Jaén durarán hasta la conclusión de
la Guerra civil. En la Introducción general (p. 54-55) se ofrecen datos
indicativos de estos asaltos y de como muchos católicos fueron detenidos y
asesinados, incluidos los sacerdotes, religiosos/as y seglares de esta Causa.
Lo mismo sucedió a veces con invasiones efectuadas de las cárceles causan-
do la muerte de un número relevante de detenidos por motivos de su mili-
tancia política o por ser simplemente sacerdotes o católicos relevantes.
34 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

También en esta historia en el caso de Jaén se repiten las tristemente


famosas sacas y paseíllos que fueron métodos usuales en toda la España del
frente popular para eliminar a los considerados enemigos ideológicos y
detenidos, en el caso de Jaén un 33,14% de los asesinados pertenecen a estas
sacas. Muchos de los detenidos durante el camino hacia la supuesta prisión,
pero que en realidad era pura ficción o pretexto para eliminarlos sin más,
fueron asesinados en el camino. Se llenaban también listas como una repre-
salia para intimidar a un supuesto enemigo. Es el caso de los trenes de la
muerte, expediciones de presos procedentes de Jaén que se enviaban por
ferrocarril al penal de Alcalá de Henares y que fueron interceptadas en
Madrid para ejercer la tristemente llamada “justicia popular”. Acababan
siendo todos ellos fusilados; así en la primera expedición del 11 de agosto de
1936 con 322 detenidos hubo 11 ejecutados en la estación de Atocha en
Madrid, entre ellos 2 sacerdotes. En la segunda, el 12 de agosto de 1936 con
245 presos el tren fue detenido en el apeadero de Santa Catalina en las
proximidades de Madrid y se dieron ejecuciones en masa causando 179
víctimas de ellas 9 sacerdotes entre los que se encontraban el propio Obispo
de Jaén don Manuel Basulto y su Vicario general. La Introducción general
describe otras sacas conocidas por su triste fama a lo largo de la geografía de
Jaén (p. 55-56) en las que con frecuencia encontramos un número relevante
de sacerdotes. La motivación de estos asesinatos de masa era el castigo
ejemplar de los que ideológicamente aquellos grupos de partidos extremistas
denominaban enemigos del pueblo. Por ello entre los laicos y los religiosos
casi nunca faltaban los sacerdotes. El furor revolucionario, en el que a la
ideología, al rencor y a la venganza se unían los intentos de matar a todos los
sacerdotes, explica estas crueles matanzas, estas violencias, vejaciones y
maltratos. La presente Positio describe detenidamente este cúmulo de matan-
zas; y no solo, sino también en algunas ocasiones la crueldad con la que las
víctimas de sacerdotes tuvieron que sufrir como en el caso por ejemplo de
don Manuel Izquierdo que encabeza esta Causa al que cortaron su cuerpo
por simple odio. También tenemos un pequeño grupo que, aunque no fueron
asesinados murieron a consecuencia de enfermedades o padecimientos con-
traídos por causa directa de las duras condiciones de vida que tuvieron que
sufrir. También hay algunos sacerdotes que pudieron escapar de la muerte
pero que ofrecieron su vida a cambio de otras personas que consideraban
más necesarias. Como hizo san Maximiliano María Kolbe. Es el caso de don
Francisco de Paula Padilla Gutiérrez que se ofreció en el momento de la saca
por un detenido que se lamentaba de la orfandad en que iban a quedar sus
hijos.
I – VOTO 4 35

En las obras históricas citadas se ofrece la clasificación de los asesi-


natos según las zonas, las circunstancia en cada una de ellas, los asesinatos a
lo largo de las carreteras cuando a los detenidos se les llevaba a una hipoté-
tica prisión; los fusilados en los cementerios; los asesinados en calles y vías
urbanas; los asesinados en sus domicilios; los asesinados en hospitales donde
se encontraban hospitalizados; los muertos por causa de enfermedad derivada
de la guerra; los asesinados en prisiones y centros irregulares de detención;
los ejecutados tras ser condenados por un llamado tribunal popular; los ase-
sinados fuera de la provincia de Jaén, y también los muertos de los que no
constan datos fidedignos (unos 11).
También en los estudios preparados sobre esta Causa aparecen las eda-
des de las víctimas que oscilan entre los 20 años del más joven a los 83 años
el más anciano (cf. datos en Introducción general p. 56-57).
También a través de la Positio vienen señaladas las fechas en que se
produjeron las muertes violentas con las circunstancias ambientales que influ-
yeron en la persecución religiosa. Una indicación concreta de estos datos la
encontramos en la Introducción general (p. 57). También se señala como en
1936 cuando estalla el levantamiento militar contra el Frente Popular en Jaén
se vivieron aquellos dramáticos momentos con incertidumbre ya que en Jaén
no existía una guarnición militar, por lo que también incluso el gobierno local
republicano demostró fidelidad al Frente Popular sin enfrentamientos particu-
lares, y solamente días después del 18 de julio se incendió la violencia explíci-
ta de los partidos del Frente Popular y fue así cuando comenzaron a efectuarse
detenciones y arrestos de personas consideradas como enemigos de la Repúbli-
ca; entre ellas los partidos del Frente Popular consideraban a los sacerdotes
como las personas más desafectas al régimen establecido. Además, las autori-
dades gubernamentales de Jaén ordenaron la concentración de los puestos de la
Guardia Civil que garantizaba orden y seguridad en los pueblos por lo que en
la práctica dejaron a la intemperie de la ideología dominante de milicias de
izquierda prácticamente todos los pueblos de la provincia. Es también relevan-
te el hecho de que en los primeros días de levantamiento se empezó a detener a
los que representaban a la Iglesia, es decir a todos los sacerdotes, y si bien
algunos fueron tratados bien la mayoría lo fue con violencia, abusos, y vejacio-
nes. En aquellos primeros días algunos tuvieron que declarar su compromiso
por la República popular y otros tuvieron que aceptar limitaciones a su trabajo
sacerdotal y seguir numerosas y duras imposiciones. Pero la mayoría fue
detenida en la cárcel y puesta a disposición de los jefes (milicianos) del Frente
Popular. Si bien la autoridad provincial ordenó llevar a los presos a la prisión
provincial de Jaén, muy pronto esta prisión se llenó y fue necesario abrir otros
36 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

lugares de detención; entre ellos la catedral que fue habilitada como cárcel,
siempre bajo la custodia de guardias municipales y de milicianos del Frente
Popular. Los sacerdotes que tuvieron peor suerte fueron lo que trabajaban en
los distintos pueblos de la provincia. Muchos de ellos fueron asesinados solo
por su condición sacerdotal o para satisfacer venganzas personales, y quienes
intentaron huir u ocultarse, generalmente acabaron siendo detenidos y asesina-
dos. Hay que destacar que en aquel tiempo los sacerdotes y religiosos se
formaban con cierto apartamiento del mundo por lo que era fácil descubrirlos
por su modo de ser, de vestir, de tratar con la gente. Su estilo de vida y com-
postura los delataba inmediatamente. Además, quienes quedaron en prisión y
consiguieron salvarse de las sacas fueron procesados, juzgados y condenados
por delitos ficticios, basados en pura ideología y siempre en la mentira y
calumnias fabricadas para basar su asesinato. Los que lograron en pocos casos
recibir una sentencia benévola y que al final fueron soltados de la cárcel
lograron crear una Iglesia clandestina que oficiaba la Eucaristía, administraba
los sacramentos y mantenía viva la fe de los feligreses. Los sacerdotes más
jóvenes tuvieron que secularizarse forzadamente e incorporarse al ejército.
Muchos fueron condenados a colonias penitenciarias y a los campos de trabajo
donde encontraron la muerte. Muy pocos lograron pasar al bando nacional
donde los obispos locales los acogieron. Hubo también algunos curas, que al
tener que secularizarse y vivir forzosamente en una condición de vida diferente
de la que habían elegido, cayeron en profundas depresiones que los llevarían a
un pronto fallecimiento. Hay que notar también que las dos comunidades de
las hermanitas de los pobres de Úbeda y Jaén, tuvieron la suerte del privilegio
de inmunidad diplomática ya que por el origen de la Orden se encontraban
bajo la protección de Francia. Gracias a esta situación algunos sacerdotes
encontraron amparo en aquellos lugares. Una indicación precisa de estos casos
la encontramos en la Introducción general (p. 58)

La persecución religiosa en los distintos pueblos

La Introducción general nos ofrece una detallada descripción de la


situación específica de cuanto ya indicado en los distintos pueblos de la
provincia y diócesis de Jaén: Jaén (p. 58-63); Alcalá la Real (p. 63-64);
Arjona (p. 64-65); Baeza (p. 65-66); Bailén (p. 67); Beja (p. 67); Cabra del
Santo Cristo (p. 68); Castillo de Locubin (p. 68); Higuera de Calatrava
(p. 68-69); Ibros (p. 69); Jamilena (p. 69); La Carolina (p. 70); Linares
(p. 70-71); Los Villares (p. 71-72); Lupión (p. 72); Mancha Real (p. 72);
I – VOTO 4 37

Martos (p. 73); Menjívar (p. 73-74); Santiago de Calatrava (p. 74); Santiago
de la Espada (p. 74); Torre Donjimeno (p. 74-75); Úbeda (p. 75-77); Villa
Carrillo (p. 77); Villardonpardo (p. 77-78). En todas estas localidades
reseñadas se describe específicamente las modalidades de la persecución y
en concreto los sacerdotes de esta Causa asesinados en cada uno de los
lugares, las modalidades de los asesinatos, de las desacralizaciones y profa-
naciones y otros datos específicos de las modalidades asumidas por la
persecución, hay que notar que en las poblaciones rurales o menores la
crueldad de la persecución y su intensidad devastadora en el campo religioso
fue mucho más aguda que en la misma capital Jaén.

Las Pruebas en esta Positio sobre la Persecución y el Martirio de los


Siervos de Dios

Toda la documentación recogida en el proceso diocesano comprende 39


volúmenes de la Causa original, con los requisitos canónicos exigidos, tras
obtener el decreto de apertura el 20 de julio de 2019. Los documentos de esta
Causa están contenidos en los volúmenes I-VI, X-XXIV de la Basulto
Jiménez. Se hace notar que esta Causa es casi la mitad por número de Siervos
de Dios de una Causa originaria compleja por su número y extensión por lo
que la Congregación de las Causas de los Santos reconociendo la validez
jurídica del proceso diocesano de Jaén decidió dividir la original causa del
siervo de Dios don Manuel Izquierdo Izquierdo y 129 compañeros en dos
causa distintas. La presente está encabezada por el mismo Siervo de Dios don
Manuel Izquierdo Izquierdo y 59 compañeros con protocolo 3253 y una
segunda encabezada por el Siervo de Dios don Antonio Montañez Chiquero y
64 compañeros con protocolo 3572; decidiendo de no incluir en esta segunda
Causa 5 presuntos mártires debido a la escasez de datos recogidos para una
biografía. Si bien la de “Basulto Jiménez” consta de 39 volúmenes hay que
señalar que a las pruebas testificales pertenecen a esta Causa solo los volú-
menes desde I-VI, f. 1578 de la “Basulto Jiménez”. Los datos específicos
sobre este asunto que sigue el criterio de los distintos lugares de martirio de
los Siervos de Dios divididos en 6 grupos los encontramos bien especificados
en la Informatio (p. 82). El hecho de que el proceso se iniciara a una larga
distancia temporal de los acontecimientos, no ha impedido que todavía pudie-
ran ser escuchados por la comisión diocesana para la Causa de los Santos
testigos de visu de la vida de los Siervos de Dios. Hay un largo número de
testigos que conocieron y convivieron con ellos. Muchos estaban al corriente
38 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

de los hechos, pero para un reducido grupo de Siervos de Dios no existen


testigos, pero sí documentación recogida por la Comisión diocesana para la
Causa de los Santos y que se encuentra en la de “Basulto Jiménez”. Son 11
Siervos de Dios sin testigos (Cf. el número de sacerdotes y laicos en tal
sentido en Informatio, p. 82). Ya hemos indicado como sobre la persecución
religiosa en la diócesis de Jaén los estudios, investigaciones y publicaciones
son abundantes y bien documentadas. Este conjunto de material es conside-
rado fiable y suficientemente documentado en varios aspectos para probar el
martirio material como formal de los Siervos de Dios citados. También hay
que subrayar la importancia de las declaraciones escritas que sobre ellos han
llegado a nosotros y que los testigos hicieron delante de la comisión dioce-
sana para la Causa de los Santos. El exhaustivo trabajo realizado por la
Comisión histórica (Basulto Jiménez, volumen X, f. 3220-f. 3253). Y la obra
La Persecución Religiosa en Jaén 1936-1939 (aproximación para su estudio)
que recoge en síntesis la valiosa investigación que llevó a cabo la comisión
diocesana para la causa de los santos, constituyen una enorme documentación
técnicamente fiable debido también al aparato crítico que la acompaña. Esta
última obra constituye el libro básico sobre la persecución religiosa en sus
distintos aspectos sufridos por la diócesis de Jaén.

Pruebas Testificales

Las declaraciones testificales de los testigos, recogidas por la Comisión


diocesana para la Causa de los santos y escuchada por el tribunal en la fase
del proceso diocesano, son referidas en la Informatio en su introducción
(p. 83-91). Es importante seguir las observaciones que en dicha introducción
se hace sobre el hecho de las características de estas pruebas testificales en
las que en algunos casos un mismo testigo declara sobre varios de los
presuntos mártires; también son de extrema importancia en nuestro caso los
testimonios recogidos de ne pereant probationes. En este último caso varios
testigos se encontraron en una edad muy avanzada y era necesario recoger
sus testimonios antes de su muerte. En total se recogen las declaraciones de
88 testigos y tales declaraciones fueron recogidas en forma de ne pereant
probationes. Solo una testigo declaró durante la sesión del 20 de diciembre
de 2017 del tribunal ordinario. Las particularidades de estas declaraciones las
tenemos especificadas en la Introducción de la Informatio (p. 83-84).
En la misma Informatio (p. 84-85) nos indican los distintos grupos (6
en total) donde se indican los testigos de cada grupo y su especifica condi-
I – VOTO 4 39

ción tanto de sexo como de profesión; los que son de visu, los de visu y de
auditu y los de auditu a videntibus; de estos 88 testigos en total se han
adquirido 110 declaraciones; hay 4 testigos que han declarado varias veces
para distintos Siervos de Dios.
La prueba testifical aparece dividida en 3 bloques: 1). Declaraciones Ne
pereant probationes; 2) declaración ante el tribunal ordinario; 3) Ratifica-
ciones ante el tribunal ordinario de los sacerdotes que recogieron las decla-
raciones ‘ne pereant probationes’, para la protocolización y formal incorpo-
ración de tales declaraciones a las actas de la instrucción diocesana.
La Informatio en su introducción especifica en varios números: 1) las
declaraciones a la Comisión diocesana para las Causas de los Santos (p. 85-
86); 2) del tribunal ordinario; sucesiones; los Siervos de Dios sin testigos
orales; las declaraciones recogidas por la Comisión diocesana y por el Tribu-
nal ordinario que se ajustaron al interrogatorio presentado por la Comisión
diocesana y aceptado y validado por el Promotor de Justicia y por el Delegado
Episcopal; una primera valoración muy genérica del conjunto de las declara-
ciones testificales de esta causa. Por tratarse de una Causa muy extensa se da
en la presente Positio notas al pie de página, el número de algunos testigos
que hablan de un determinado aspecto del martirio de un Siervo de Dios
completando todo el arco martirial de la muerte violenta de cada uno de los
presuntos mártires y de su aceptación formal del martirio y del perdón que
ofrecen a sus enemigos. Todos los testigos recogen la situación de perse-
cución religiosa que se propagó con toda violencia y furor por la diócesis de
Jaén bajo la dominación roja (del Frente Popular) contra las personas y las
cosas que se referían al cristianismo, por lo que encontramos en estas decla-
raciones una amplia descripción de los acontecimientos dramáticos que
caracterizaron aquel periodo.
La política y la persecución sangrienta tuvo varias versiones o modali-
dades, también ideológicas: A) la laicista y anticlerical militante, en mayoría
fomentada y sostenida por las logias masónicas y por grupos contrarios a la
Iglesia, que aunque políticamente se encuadraban en partidos políticos, gene-
ralmente minoritarios como consistencia numérica, ejercieron un poder
político importante en el triunfo y trascurso de la II República española; estos
grupos, al que pertenecieron muchas de las figuras más influyentes en aquel
proceso, estaba dividido en varias formaciones políticas y con varias persona-
lidades importantes de la vida intelectual y universitaria española. Su decla-
rado propósito era el de “modernizar” España y en cuyo proyecto estaba
claramente el de secularizar totalmente la vida social española; reduciendo la
Iglesia a una insignificancia cultual privada. Debe notarse que los obispos
40 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

españoles aceptaron explícitamente la Republica. B) los grupos marxistas


(desde el socialismo marxista a los partidos marxistas-comunistas con forma-
ciones enemigas entre sí y que llegarán a una confrontación violenta: PCE y
trotskistas); y los anarquistas, también con varias formaciones, extremada-
mente radicales en sus métodos y propósitos. Todos estos grupos se proponían
eliminar a la Iglesia católica anche con la violencia, eliminando a su clero.
Esto explica la feroz persecución y sus crueles expresiones en los martirios.
La basta y compleja documentación testifical prueba suficientemente
que los Siervos de Dios fueron asesinados in odium fidei exclusivamente por
ser sacerdotes, religiosas o simples fieles católicos relevantes. En las decla-
raciones se habla extensamente de la dedicación y entrega al ministerio
pastoral de los Siervos de Dios sacerdotes, de su comportamiento religioso
durante el tiempo de detención como rezaban, confesaban, absolvían, anima-
ban a sus compañeros de cárcel o les servían de ayuda y consuelo en aquellos
momentos dramáticos. Lo mismo se subraya en los demás mártires: el porqué
de sus detenciones; cómo a pesar de los sufrimientos nunca se desesperaron y
fueron perseverantes en la fe. Los testigos refieren la fuerza de estos hombres
y mujeres delante de los verdugos. Una fuerza y un coraje que obtenían de la
oración y de los sacramentos.
Hay testigos que refieren sobre la detención y la actitud de los Siervos
de Dios ante la muerte y el martirio. Muchos testigos eran familiares que les
llevaban a la prisión la comida a diario y veían lo que sucedía y cómo se
encontraban. Afrontaron la detención con paciencia y resignación cristiana,
perdonando a sus verdugos. La actitud con que recibieron el martirio fue
heroica mostrando y testimoniando su amor a Cristo y a la Iglesia. La cruel-
dad de los verdugos llegó hasta la quema de los cadáveres de algunos de ellos
para que no quedara ninguna señal. Indudablemente, los perseguidores sabían
que entre el pueblo católico ya eran considerados como mártires por la fe en
Cristo y no querían dejar pruebas de sus crímenes. Sobre los sacerdotes resulta
más fácil declarar porque eran conocidos tanto en los pueblos en donde
ejercían su ministerio, como en aquellos donde habían nacido o llevado a cabo
su servicio como seminaristas. De los laicos su vida martirial es menos cono-
cida porque empiezan a serlo a partir de su casamiento, de su presencia en las
iglesias donde prestaban servicios o como miembros de Acción católica o
asociaciones católicas varias. Todo esto se expone en las distintas partes en las
que se divide la biografía martirial de cada Siervo de Dios.
Considerando el valor de las declaraciones de los testigos, hay que
destacar que la persecución religiosa se extendió rápidamente por toda la
provincia de Jaén alcanzando niveles de violencia, odio, venganza, crueldad
I – VOTO 4 41

y vejaciones muy intensas, sobre todo en pueblos y zonas particulares, que la


Informatio indica al exponer esta historia martirial. En ella se destaca cada
una de las zonas con intensidad violenta más grande. También se indica
refiriéndose a varios grupos el valor de las declaraciones de los testigos, en
algunos casos muy fuertes, dejando relatos impresionantes al describir veja-
ciones y crueldades. También son relevantes las indicaciones de los lugares
del martirio y de las afirmaciones de que el asesinato y las crueldades come-
tidas lo fueron por ser sacerdotes o ser cristianos. Indicaciones precisas sobre
estos diversos aspectos las encontramos referidas en la Introducción (p. 89-
91). Se debe notar como algunas declaraciones dejan sin palabras no solo por
su extrema veracidad y la atrocidad de las torturas y ejecuciones, sino para
comprender hasta los extremos más tremendos en los que los verdugos infli-
gieron vejaciones, abusos y violencias. Al leer las declaraciones surge un
escalofrío de tristeza, compasión y sed de justicia. Surge, pero, también una
admiración hacia los Siervos de Dios, hacia estos hombres y mujeres inocen-
tes que como el Cordero de Dios fueron llevados al martirio como “corderos
al matadero”. Su única culpa la de ser cristianos, sacerdotes, religiosos, o
simplemente lacios comprometidos en la Iglesia. Fueron hombres y mujeres
llenos de humildad, de perdón, de paz que iban a morir para testimoniar su fe
en Cristo. Por eso en nuestros corazones nace un sentimiento de respeto y
veneración hacia estos testigos de Cristo que no temieron a sus verdugos que
podían matar al cuerpo, pero no al alma inmortal, esta Positio ofrece la docu-
mentación fidedigna de esta historia martirial (Informatio, p. 91).

Documentación bibliográfica

La documentación bibliográfica relativa a la persecución religiosa en


España durante la década de los años 30 del siglo XX es abundante y amplia
y supera los límites de esta Positio. Habría que tener en cuenta todas las
numerosas Positiones ya aprobadas, así como el ingente número de publi-
caciones de carácter científico, y no solo divulgativo, salidas a la luz en los
últimos años. La Informatio ofrece un listado de 93 obras en tal sentido.
Recientemente muchos historiadores españoles, muchos de ellos o en su
mayoría laicos, están ofreciendo una serie de estudios de carácter científico
crítico sobre esta dolorosa historia con publicaciones escritas o telemáticas y
otros medios que ponen de relieve cuanto significó y se llevó a cabo en la
persecución religiosa en España a lo largo de la Segunda República (1931-
1939) y no sólo en los años de la guerra civil de 1936 a 1939.
42 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Biografías

La Informatio presenta las biografías de cada uno de los 60 Siervos de


Dios de esta Causa (p. 97-590) divididos por grupos según los lugares del
martirio de los componentes de cada grupo. Para cada uno de ellos la Infor-
matio presenta un aparato probatorio que incluye las pruebas testificales con
la indicación oportuna del lugar del Summarium Testium correspondiente a la
declaración específica: A) Pruebas documentales: 1. Informes varios; 2.
Escritos, si los han dejado; 3. Si ha habido alguna biografía sobre el mártir
específico. B) Referencias a la obra histórica de Manuel López Pérez.
Es importante en este rico mosaico de biografía de los Siervos de Dios
seguir los datos que para cada uno ofrece la Informatio con referencias explí-
citas debidamente al Summarium Documentorum, a la de “Basulto Jiménez” o
al Summarium Testium. Esto no solamente para los datos biográficos sino
sobre todo en referencia al martirio material y al martirio formal tanto ex
parte persecutoris in odium fidei, como el martirio formal por parte de la
víctima. A estos aspectos fundamentales para cada uno de los mártires se
añade también un apartado sobre las virtudes de cada uno de los Siervos de
Dios que complementan el cuadro de su vida cristiana. Y también para cada
uno de ellos se concluye con una referencia explícita a la fama del martirio.

Summarium Testium

En la parte consagrada a esta sección (Positio, p. 596-790) se encuentra


precedida por el texto del Decreto de la Congregación de las Causas de los
Santos sobre la validez de la investigación diocesana y sobre la separación
en dos causas distintas de la única primigenia.
En su introducción al Summarium Testium (p. 595-597) se presenta el
procedimiento de instrucción realizado en la diócesis de Jaén en su desa-
rrollo entre el 2016 y el 2019, que obtuvo el correspondiente decreto de
validez por parte de la Congregación de las Causas de los Santos el 13 de
noviembre de 2020. Se señala como se trata de una Causa compleja por su
número y extensión y como se llegó a la división en dos causas distintas. Se
señala también como las declaraciones de los testigos son una parte funda-
mental dentro del Proceso de instrucción de la Causa aquí examinada.
También se señala que todas las declaraciones fueron recogidas en forma de
Ne pereant probationes, y que solo una testigo declaró durante la sesión del
I – VOTO 4 43

20 de diciembre de 2017. Se señala también cómo la Comisión diocesana


para la Causa de los Santos instituida en 1995 tuvo un mayor impulso a
partir del 2007 y como su finalidad era recoger testimonios ne pereant y
reunir documentación referida al grupo de candidatos. Esta Causa recoge las
pruebas testificales de los 60 primeros Siervos de Dios de la Causa original.
Una descripción sobre el seguimiento de esta etapa, así como sobre los 88
testigos que declararon los tenemos indicados en (Ibidem, p. 596-597).
Siguen unos cuadros sobre los testigos divididos por grupos según los luga-
res del martirio (Ibidem, p. 599-609).
La modalidad de los interrogatorios y del desarrollo del Proceso para
cada uno de los testigos sigue con claridad el estilo usual en los procesos
actuales por lo que es fácil darse cuenta de la situación de cada uno de los
testigos, su calidad, su conocimiento sobre cuanto testifica y observaciones
sobre la declaración. Estas declaraciones se encuentran especificadas en el
Summarium Testium (p. 611-790).

Summarium Documentorum

El material presentado en este Summarium tiene su origen en el proce-


dimiento de instrucción realizado en la Diócesis de Jaén entre el 9 de abril
de 2016 y el 30 de marzo de 2019. Dada la extensión de la documentación
recogida y pertinente la Positio ofrece una serie de consideraciones oportu-
nas (p. 793-794). Creemos que sea necesario tener muy en cuenta dichas
observaciones que nos parecen pertinentes dado también el número ingente
de documentación recogida. En este Summarium Documentorum se encuen-
tran 375 documentos más 47 declaraciones añadidas, por un total de 422.
Las pruebas documentales se encuentran en la “Basulto Jiménez” desde el
volumen X, f. 3266 hasta el volumen XXIV f. 8381.

Archivos

Desde el punto de vista de los archivos también aquí se han dividido si-
guiendo el número de los 6 grupos de presuntos mártires de la Causa (p. 794-
797). Seguidamente se ofrecen los documentos pertinentes a cada uno de los
presuntos mártires siguiendo la catalanización de los diversos grupos. Se
debe notar que, en cada uno de los documentos pertinentes se indica, según
el método crítico histórico, el título del documento, el archivo donde se en-
44 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

cuentra y la colocación archivística, así como en la “Basulto Jiménez”. Cier-


tamente esta sección, que ocupa buena parte de la Positio (p. 799-1099),
ofrece una base complementaria, pero necesaria y eficaz para ilustrar docu-
mentalmente cada uno de los casos.

Secciones Ultimas

Las secciones últimas de la Positio (p. 1101-1137) nos ofrece 3 seccio-


nes importantes: 1) Relación de la Comisión histórica: esta sección es funda-
mental en cuanto sintetiza el camino recorrido en la historia del Proceso a
través del trabajo de esta Comisión histórica; de la documentación que se
aporta y sobre el juicio acerca del valor y autenticidad de los documentos que
ofrece; y la estimación de la personalidad de los Siervos de Dios a través de
los documentos, llegando así a unas conclusiones generales donde se afirma
la fidelidad en la investigación histórica, la investigación llevada a cabo, la
fiabilidad histórica de los mismos y la afirmación de que tal documentación
ofrece una base para elaborar un voto afirmativo sobre el caso. 2) El voto de
los censores teológicos es muy breve (p. 1133-1135). Los escritos de los
Siervos de Dios examinados son mínimos y el informe concluye que de
cuanto han podido examinar no han encontrado ningún contenido que pueda
considerarse digno de reproche desde el punto de vista de la fe o de la moral
por lo que el voto es positivo en relación a cuanto examinado. 3) Lo mismo
certifica el decreto del señor Delegado episcopal afirmando de no haber
encontrado restos o señales de culto indebido a los presuntos mártires en las
diversas localidades que ha examinado.

Índices

La Positio ofrece un índice de nombres y lugares extenso que ayuda en


la consultación de la misma. Y un índice general de toda la Positio que faci-
lita su lectura ya de por sí compleja y difícil y encontrar las temáticas diver-
sas que implica.

Iconografía
La Iconografía de esta Positio (49 láminas) ofrece una serie de mapas
sobre los territorios de la España dividida en dos bandos enfrentados desde
I – VOTO 4 45

1936 a 1939 a lo largo de la cruel Guerra civil, haciendo notar cómo Jaén
permaneció durante largo tiempo en el territorio perteneciente al llamado
bando republicano o del Frente Popular. Creemos que estos mapas hablan por
sí solos de esta contienda tan sumamente compleja, polémica y cruel. Hay
entre los mapas uno de la provincia de Jaén donde se evidencian las diversas
localidades en las que vivieron o a las que pertenecieron los distintos márti-
res. Sigue toda una serie iconográfica, sea relativa a las personas de los
mártires como a fotografías históricas de los lugares donde vivieron o actua-
ron, dividida esta serie iconográfica también siguiendo el criterio de la divi-
sión geográfica según los seis grupos en los que a lo largo de la Positio
expositiva han sido divididos los diversos mártires.
Creemos por lo tanto que dada la complejidad de esta Causa, no obstan-
te ser una Causa voluminosa ya de por sí muy compleja, la misma refleja las
situaciones particulares de la situación persecutoria en la España de la
Segunda República especialmente aquella bajo el Frente Popular y, el prota-
gonismo martirial de cada uno de los mártires tanto en el sentido material de
su muerte como el formal que les llevó en cada caso al martirio sea por parte
del perseguidor como su aceptación por parte de la víctima.
La fuerza, fidelidad y coherencia de fe de cada uno de los presuntos
mártires a la fe católica, como la rica documentación demuestra. La Positio
encuadra históricamente la génesis y desarrollo de la persecución anticató-
lica a lo largo de la II República Española, muestra la autenticidad y fiabi-
lidad de los documentos mostrados, como los elementos que muestran la
fama de martirio de los Siervos de Dios, por lo que, salvo un juicio mejor, a
las tres preguntas de rigor propuestas, respondemos:

Al 1° “super dubium”: An pervestigationes documentorum ad illustran-


dam vitam et martyrium Servorum Dei Emmanuelis Izquierdo Izquierdo et LIX
Servorum Dei rite ac plene peractae sint? Affirmative.

Al 2° “super dubium”: An documenta collecta et in Positionem inserta


fidem historicam mereantur? Affirmative.

Al 2° An in eisdem documentis ea inveniantur elementa quae solidum


fundamentum historicum afferant ad iudicium de fama martyrii Servorum
Dei atque ipso martyrio ferendum? Affirmative.
46 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Analisi e valutazione - Struttura e tipicità della redazione della Positio -


Visione di sintesi - Lettura e osservazioni - Sulla completezza e sull’ade-
guatezza dell’investigazione storica (Quesito 1) - Sulla fede storica che
meritano i documenti (Quesito 2) - Sulla sufficienza dell’apparato probatorio
in ordine alla definizione della Causa (Quesito 3)

1. Struttura e tipicità della Positio


Struttura generale

La Positio è raccolta in un volume unico e articolata in:


 Cinque Sezioni con Praenotatio Relatoris e Iconographia
 1164 pagine (oltre Indice onomastico-toponomastico e Indice gene-
rale);
 XLI tavole iconografiche e, in apertura, 1 tavola fuori testo (foto del
Servo di Dio Manuel Izquierdo Izquierdo).

Tipicità della redazione della Positio

La Positio accoglie e restituisce la vicenda umana con la morte per


uccisione violenta di sessanta presunti martiri nella Spagna (1936-1938) che
hanno testimoniato la fede usque ad effusionem sanguinis.
La Positio (p. 1164 oltre la Praenotatio Relatoris) presenta un lavoro di
sintesi, sostenuto da un apparato probatorio storicamente valido, che permet-
te di accedere alle biografie di sessanta Servi di Dio. Si evince con immedia-
tezza il lavoro di ricerca e di sistematizzazione rigoroso, condotto dalla
Commissione storica (Positio, 1103-1131) e l’indicazione di un’indagine
approfondita sul tema martiriale, come evento vissuto dal 1931 al 1938 nella
Diocesi di Jaén e nei territori limitrofi.
La Positio può destare perplessità a causa dell’ingente numero dei
presunti eventi di martyria presentati in un unico assetto.
Al termine della lettura del Corpus, nondimeno, è possibile affermare
che il modus scelto e seguito nella stesura della Positio (nel sistematizzare e
I – VOTO 5 47

ordinare la materia compulsata, escussa e raccolta) non impedisce la


possibilità di una valutazione circa la veridicità e l’esaustività storica della
materia testimoniale e documentale presentata. Un appunto potrebbe essere
sollevato circa la scelta e l’uso del paradigma univoco della sintesi storica,
che viene scelta come ratio necessaria ad ordinare una materia molto ampia,
anche se mortifica l’orizzonte vitale delle singole vicende e costringe la
conoscenza della vita e dell’opera dei Servi di Dio in parametri limitati.

2. Visione di sintesi

La Positio presenta gli avvenimenti che i Servi di Dio Emmanuel


Izquierdo Izquierdo, sacerdote diocesano e LIX Compagni (Sacerdoti, Reli-
giosa, Christifideles Laici uomini e donne) attraversarono nella congerie
storica degli anni che vanno dal 1936 al 1938 in Spagna, nella Diocesi di
Jaén, fino all’uccisione violenta inferta loro in odium fidei et Ecclesiae.

Impasse storico

La Bibliografia sulla Guerra Civile spagnola (con il violento processo


persecutorio anti – cattolico durante il quale si stima trovarono la morte
migliaia di cattolici tra Vescovi, preti diocesani e seminaristi, religiosi e
religiose, christifideles laici) consta di un contributo corposo1.
Preme sottolinearlo per leggere nella giusta valenza la presente Positio
ed evidenziarne lo spessore civile e culturale, che aggiunto al valore reli-
gioso e di fede eroica ne fanno un documento prezioso nella storia della
Chiesa cattolica.
Una parte notevole dei repubblicani «borghesi» e dei leader socialisti
era cosciente che le violenze perpetrate avrebbero rischiato di screditare la
Repubblica, tuttavia puntava su una “rivoluzione culturale” che inevitabil-
mente attraversava la fase dell’eliminazione dell’avversario2. Nei giorni
immediatamente successivi alla rivolta, il giornale anarchico Solidaridad
Obrera scrisse “i beni della Chiesa devono essere nazionalizzati. Vescovi e
preti devono essere fucilati” (15 agosto 1936); il leader del Poum, Andreu
Nin: “abbiamo risolto il problema della Chiesa, estirpandolo alla radice;
abbiamo soppresso i sacerdoti, le chiese e il culto” (8 agosto 1936); da Radio

1
Cf. B. Bennasar, La guerra di Spagna, Einaudi, Torino (2006).
2
Cf. Ibidem, 310-311. P. Broué, La rivoluzione e la guerra di Spagna 1936-1939, (2020).
48 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Barcellona i messaggi: “distruggere la Chiesa e tutto quello che ne conservi


traccia” (20 luglio 1936), da José Diaz, segretario del Partito Comunista
Spagnolo, indicava nel (marzo 1937) “si è superato di molto l’opera dei
Soviet perché la Chiesa in Spagna è oggigiorno annientata”3.
Alcuni elementi come la contemporaneità, la fulmineità e la ritualità dei
massacri hanno portato alcuni storici a ipotizzare la premeditazione della per-
secuzione dei cattolici, in specie dell’eccidio dei presbiteri e dei religiosi/e.
Nel periodo giugno – luglio del 1936, inizio della Guerra Civile, il
Fronte Popolare – salito al potere con le elezioni del 1936, in un primissimo e
virulento clima di contrasto che toccò i picchi piú alti, identificandosi come
guerra civile tra repubblicani e nazionali – inizia la sua opera di annienta-
mento di ‘una identità cattolica’ vissuta e testimoniata da persone cattoliche
per credo; per crisma sacerdotale; per sequela Christi vissuta come status
permanente di vita evangelica ‘pressius’; per operatività pastorale laicale. Il
cattolico Manuel de Irujo, ministro del Governo repubblicano, denuncia tale
processo (Memorandum 1937): “I sacerdoti e i religiosi sono stati posti in
detenzione, imprigionati e fucilati, e per migliaia di loro senza causa istrut-
toria, fatti che, pur se in diminuzione, continuano ancora a verificarsi non
soltanto tra la popolazione rurale, dove è stata data loro la caccia e messi a
morte in modo selvaggio, ma anche nelle cittadine. A Madrid, Barcellona e
nelle rimanenti grandi città, sono centinaia gli arrestati nelle carceri senza
altra causa conosciuta che il fatto di essere sacerdoti o religiosi”4.

La Positio nel Summarium Testium e nel Summarium Documentorum


circa i fatti martiriali dei Servi di Dio Emmanuel Izquierdo Izquierdo e LIX
Compagni si inserisce come contributo alla ricerca storica circa la Guerra
Civile Spagnola.

Gli eventi persecutori e l’uccisione dei Servi di Dio

Dei sessanta Servi di Dio, cinquantaquattro sono sacerdoti diocesani;


una religiosa: Isabel María di San Rafael Aranda Sánchez dell’Ordine delle
Povere Sorelle di S. Chiara, badessa del monastero di Santa Chiara di Martos;

3
M. A. Iannacone, Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repub-
blica e guerra civile (1931-1939), (2015), 290; Cf. A. Agosti, La terza Internazionale - Storia docu-
mentaria, (2011)**.
4
V. Cárcel Ortí, Buio sull’altare. 1931-1939: la persecuzione della Chiesa in Spagna, (1999),
116-118; cf. Idem, La II República y La Guerra Civil en el Archivo Apostólico Vaticano (2011); cf. A.
Beevor, La guerra civile spagnola (2007).
I – VOTO 5 49

cinque laici: Juan Josè Martínez Blázquez, sacrestano della parrocchia San-
tiago de la Espada; Antonio Cobo Muñoz, presidente e fondatore dell’Azione
Cattolica di Linares; Rafael Andrés Traver, ingegnere, direttore della
Linarense de Electricidade; Obdulia Puchol Merino, unica donna esponente
Azione Cattolica di Martos, vedova; Manuele Melero Luque, contabile del-
dell’Impresa di raffineria di aceto “Elosúa” giovane (24 anni) dell’Azione
Cattolica.
Nella temperie carica di minaccia e foriera di morte si disegna l’icona
di una Chiesa – Comunità di credenti che vive la situazione di conflitto
politico-culturale-religioso nella Spagna degli anni 1936-1938, colpita nelle
sue membra vive che, secondo le voci testificali, accolgono la via crucis con
coscienza, dignità cristiana e passio eroica.
La Positio si presenta compatta e coerente nella memoria dei Servi di
Dio e nella memoria della loro uccisione, custodita in continuum dalla
Chiesa in particolare di Jaén. La morte per violenza, come si evince dalle
testimonianze, sia quando rappresenta solo una prospettiva, sia nell’immi-
nenza della esecuzione, viene accolta pro fide et libertate Ecclesiae.
Emerge la testimonianza della Chiesa che nella storia compie il suo
destino escatologico, edificata nel sangue di Cristo: Essi sono coloro che
sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti
rendendole candide col sangue dell’Agnello (Ap 7, 13.14).

3. Lettura e Osservazioni

Introductio Generalis (1-78) – Presenta un’ampia esposizione generale


in cui vengono tratteggiati brevi profili biografici dei LX Servi di Dio,
ambientandoli nella vis storica delle vicende ultime della Guerra Civile in
Spagna (1936-1939).
Vengono tracciate le coordinate storiche della Causa, evidenziando la
complessità originaria dell’iter per l’estensione della materia da trattare, che
prevedeva un’unica Causa circa il Servo di Dio Manuel Izquierdo Izquierdo
e CXXIX Compagni.
Con il pronunciamento della Congregazione delle Cause dei Santi che
nel Congresso Ordinario del 13 novembre 2020 – riconoscendo la validità
giuridica del Processo diocesano celebrato in Jaén – decide di dividere la
Causa originale in due Cause distinte: Causa del Servo di Dio Manuel
Izquierdo Izquierdo e LIX Compagni (prot. 3253); Causa del Servo di Dio
Antonio Montáñez e LXIV Compagni (prot. 3572).
50 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Si evidenzia: “La Causa originaria y, por consiguiente, la presente se


fundan sobre el imprescindible y fundamental trabajo de dos Comisiones: la
Histórica que recibió las declaraciones y documentos recogidos por la
Comisión Diocesana para la Causa de los Santos, que fue activa desde el
comienzo de los años Noventa del siglo XX, y con mayor impulso después de
200, cuando fue reorganizada por el entonces Obispo de Jaén, Monseñor
Ramón del Hoyo López” (Positio, Introductio, 1). Si sottolinea l’opera di
Manuel López Pérez: La persecución religiosa en la provincia de Jaén
1936-1939 (2010), redatta dal corpus documentale “hallado, revisionado,
indagado y analizado” che lega, interroga e indaga “una visión de conjunto
de las causas y consecuencias de la Guerra Civil” e “la historia reciente de
la Iglesia martirial en Jaén” (ivi).
Nell’Introduzione viene presentata sia la statistica dei testimoni ai pro-
cessi “ne pereant probationes” sia quella dei testimoni auscultati nell’Inchie-
sta diocesana ordinaria.
Una notevole descrizione contestualizza puntualmente la Diocesi di
Jaén nella congerie storica: confronto politico-sociale “Guerra Civil” e per-
secuzione religiosa nella Spagna degli anni ’30 del XX secolo, con un’accu-
rata ambientazione delle Località in cui si consumarono gli eventi martiriali
(Positio, 49-78).
Si sottolinea ampiamente l’importanza della testimonianza martiriale
per la Chiesa e la Società contemporanea, sottolineando che il sec. XX viene
letto dalla storiografia come il secolo delle grandi persecuzioni cristiane, che
nel primo ventennio del sec. XXI, sta segnando la via dei “Nuovi Martiri”.
Si evidenzia altresí che sin dal momento della morte cruenta dalle per-
sone piú vicine che avevano assistito ai “fatti”, i Servi di Dio vennero consi-
derati “martiri”. Si dimostra altresí sia l’impegno a raccogliere documenta-
zioni e testimonianze, per la compilazione di un solido materiale probatorio
sia il perdurare della fama di martirio che ha raggiunto i nostri giorni.

Informatio (79-590) – Questa ampia Sezione si apre affermando: “Sin


duda podemos decir que la fama de martirio de estos Siervos de Dios perma-
nece hoy, en lugares distintos, tanto donde nacieron, como donde vivieron o
desempeñaron su servicio ministerial […]. Podemos confirmar que su fama
de martirio se ha defundido, ha crecido yestendido el el tiempo de manera
initerrumpida y espontánea, si haber sido provocada artificiosamente”
(Positio, 81).
Viene evidenziato il lavoro della Commissione Storica, definito “exhau-
stivo y excelente” e viene indicato il testo: La persecución religiosa en Jaén
I – VOTO 5 51

1936-1939, come opera significativa che raccoglie in sintesi la ricerca storica


operata dalla Commissione Diocesana per le Causa dei Santi, contestualizzando
la persecuzione religiosa sofferta nella Diocesi di Jaén e nei territori limitrofi.

Pruebas Testificales – Viene commentata l’escussione dei Testimoni


curata dalla Commissione Diocesana per le Cause dei Santi in fase di Proces-
so diocesano, specificando che molti di essi vengono escussi in ordine di età
ne pereant probationes; vengono altresí esibite le ratifiche di tali escussioni.
Nel Processo diocesano, aperto il 9 aprile 2006 e chiuso il 30 marzo del
2019, vengono raccolte le testimonianze di 88 testimoni. Si evidenziano anche
la varietà delle testimonianze, la dovizia delle notizie raccolte, soprattutto in
ordine alla presenza di testimoni abitanti o conoscenti dei luoghi martiriali e
delle efferatezze inflitte con particolare dispregio ad alcuni Servi di Dio.
Don José Armeteros Sanchéz testimonia circa il Servo di Dio Emma-
nuel Izquierdo Izquierdo: “Cuando llegaron al sitio previsto lo mataron con
tiro de fusil, le cortaron la cabeza y los genitales metiéndoselos en la boca;
la cabeza la echaron a unos perros que tenían, y algunas mujeres que la
encontraron a la mañana dicen que ya habían comenzado a comerla con
algunos mordiscos” (Positio, Summarium Testium, Testigo I, 3).

Documentación bibliografica – Si esibisce una congrua Bibliografia in


ordine alla persecuzione religiosa in Spagna del XX secolo (cf. Positio, 91-96).

Biografías (96-590) – In questa sezione vengono presentate le Biogra-


fie dei Servi di Dio. Fondamentale è la lettura del metodo usato nella stesura
di tali documenti in ordine al riferimento – di ciascun Profilo biografico –
tessitura critica di ciascun elemento ai fini di una ricostruzione storicamente
affidabile degli eventi.
La materia, frutto di un’ampia ricerca storica, viene presentata in ses-
santa modelli di sintesi, ognuno specificamente dedicato a ciascuno dei Servi
di Dio.
Essi afferiscono ai sei gruppi, denominati secondo i toponimi dei luoghi
in cui i Servi di Dio Emanuel Izquierdo Izquierdo e i LIX Compagni subirono
morte violenta.
I Servi di Dio uniti nel quarto gruppo, posto sotto il toponimo Linares y
Bailén, sono stati uccisi in due luoghi differenti:
- Gruppo 1 Torredonjimeno
- Gruppo 2 Jaén
52 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

- Gruppo 3 Baeza-Úbeda
- Gruppo 4 Linares y Bailén (4a Mina El Correo - 4b Linares)
- Gruppo 5 Las Casillas de Martos-Martos
- Gruppo 6 Mancha Real

Lo schema di sintesi dedicato alla vita e all’uccisione violenta di cia-


scuno dei Servi di Dio offre la seguente sistematizzazione:
1) Cronologia della vita e della morte.
2) Catalogo critico delle prove documentarie e testificali.
3) Profilo biografico essenziale nei dati offerti.
4) Tempi e luoghi dell’arresto, della detenzione e descrizione del
martirio materiale e morte.
5) Martirio formale - ex parte persecutoris inflitto in odium fidei / ex
parte Servi Dei.
6) Profilo virtuoso del Servo di Dio (con virtú peculiari del Servo di
Dio).
7) Annotazioni distinte sulla Fama di martirio perdurante nel tempo.

Le Biografie (elaborate secondo il suddetto schema) esemplari per


linearità delle coordinate presentate, offrono anche attraverso le copiose
citazioni inserite nel testo – attinte dal corpus documentario e testimoniale –
la possibilità di una lettura argomentativa, che compone con significativa
coerenza le fonti storiche della ricerca e quelle dell’ascolto.

Summarium Testium (591-790) – Presenta un duplice Decreto e in essi


si afferma sia la validità giuridica degli Atti processuali della Causa del Servo
di Dio Emmanuel Izquierdo Izquierdo e CXXIV Compagni promulgato dal
Dicastero delle Cause dei Santi il 13 novembre 2020, sia la costituzione di
una nuova Causa in cui confluiscono gli Atti afferenti il Servo di Dio
Antonio Montáñes e LXIV Compagni, a firma di Mons. Marcello Semeraro,
Prefetto e P. Boguslaus Turek, csma, Sottosegretario (prot. 3253-5/20).
Nell’Introduzione veniamo informati “que todas las declaraciones
fueron recogidas en forma de ne pereant probationes por los encargados de la
Comisión Diocesana para la Causa de los Santos. Solo un Testigo declaró
durante la sesión del 20 de diciembre de 2017 […] Su finalidad era recoger
testimonios ne pereant e reunir documentación referida al Grupo de candida-
tos. Realmente era necesario y urgente responder a la petición de muchos
files ancianos o enfermos que querían declarar sobre lo sucedido en aquella
I – VOTO 5 53

persecución antes que pudiera perderse su valioso testimonio. Este ingente


material acopiado correspondía en gran parte a más de 300 declaraciones de
Testigos ne pereant; y también a una abundantísima cantidad de documentos,
que la Comisión diocesana entregó para que fueron trasferidos a la Comisión
histórica” (Positio, 595).
Anche la Tabella Testium segue il metodo di sistematizzazione per
Gruppi secondo i toponimi del luogo del presunto martirio (cf. Positio, 599-
609). Vengono escussi 88 testimoni (di cui 46 uomini e 42 donne). Tra gli
uomini ci sono 12 sacerdoti, 5 religiosi, 1 seminarista e 34 laici. Le testimo-
nianze escusse sono di 38 Testimoni de visu, 1 testimone de visu et de auditu,
49 de auditu a videntibus per un totale di 110 testimonianze, avendo alcuni
testimoniato per vari Servi di Dio.
Dalla lettura rileviamo che non ci sono escussioni per 10 Servi di Dio,
di cui 8 sacerdoti e 2 laici:
- Juan José Martínez Blásquez, laico
- Antonio Molina Rascón, sacerdote
- Manuel Miranda Ruiz, sacerdote
- Rafael Andrés Traver, laico
- Antonio Martínez López, sacerdote
- Alberto Pancorbo Solís, sacerdote
- Santiago Martínez Cortés, sacerdote
- Juan Antonio Ramírez Navarro, sacerdote
- Ildefonso García Martínez, sacerdote
- José Ortega Carrillo, sacerdote.

Summarium Documentorum (791-1099) – Questa Sezione molto am-


pia, fondamentale per la lettura critica del Processo, presenta 422 docu-
menti, (375 documenti e 47 dichiarazioni aggiunte) soltanto una parte del
corpus documentorum ricercato e compulsato dalla Commissione Storica.
Nella Praenotatio il Reverendo Relatore Generale evidenzia: “I Docu-
menti riportati fanno diretto riferimento alla persecuzione religiosa e mani-
festano chiaramente gli eventi martiriali nei loro aspetti materiali e formali,
cercando di evitare ogni ridondanza documentaria o anche ogni evidente
possibilità di eventi o testi ripetitivi” (Positio, IX).
I Documenti sistematizzati, sempre in ordine ai Gruppi dei Servi di Dio
che hanno subito il presunto martirio nel medesimo luogo, sono raccolti:
- Pruebas documentales
54 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

- Documentos personales
- Escritos del Siervo de Dios
- Escritos relativos al Siervo de Dios y a su martirio post mortem, de
commemoracíon particular y fama de martirio hasta nuestros días.

Le Fonti archivistiche vengono catalogate con il medesimo criterio


indicato nella Copia Pubblica del Processo:
a. Torredonjimeno (12 Archivi e altre fonti)
b. Jaén (9 Archivi e altre fonti)
c. Baeza-Úbeda (8 Archivi e altre fonti)
d. Linares y Bailén (11 Archivi e altre fonti)
e. La Casillas de Martos y Martos (9 Archivi e altre fonti)
f. Mancha Real (10 Archivi e altre fonti)
Sorge l’interrogativo se siano stati compulsati anche Archivi fuori dai
luoghi suddetti, in specie l’Archivio Apostolico Vaticano.

Sectiones Ultimae (1101-1164)


Relatio Commisionis Historicae (1103-1131)
La Relazione della Commissione Storica offre notizia circa la modalità
seguita nel lavoro di ricerca e di compilazione.
Il lavoro della Commissione ha evitato una precomprensione delle
vicende che hanno condotto alla morte i Servi di Dio per evitare, in un para-
digma di massificazione, una prospettiva di giudizio scontata circa la mede-
sima morte e si è avvicinata, con particolare attenzione, al Corpus probatorio
per evidenziarne l’identità originale propria.
Sono stati raccolti Fondi documentali e bibliografici riferiti a ciascun
Servo di Dio.
Per i sacerdoti
- Relaciones testimoniales
- Documentos personales
- Nombramientos y ministerio sacerdotal/ Vida Religiosa
- Escritos del Siervo de Dios
- Articulos publicados en prensa
- Biografia del Siervo de Dios
- Otros documentos
I – VOTO 5 55

- Archivos consultados
- Bibliografia
Per i laici
- Relaciones testimoniales
- Documentos personales
- Vida profesional
- Artículos publicados en prensa
- Biografía del Siervo de Dios
- Otros documentos
- Archivos consultados
- Bibliografía
Sono stati compulsati 46 Archivi ecclesiastici (1122-1124); 30 Archivi
familiari; 4 Archivi civili e 34 Registri Civili (1124-1126).
Sono stati emessi giudizi positivi circa il valore e l’autenticità dei
Documenti compulsati e raccolti. È stato parimenti operato un discernimento
valoriale circa la personalità dei Servi di Dio e la loro testimonianza civile,
umana e di fede.
La Commissione conclude il suo lavoro il 17 ottobre 2018 a firma di
José Leonardo Ruiz Sánchez, Francisco Juan Martínez Rojas, Antonio
Aranda Calvo. affermando che l’investigazione storica seguita è stata plene
ac rite.
La valutazione del lavoro di ricerca della Commissione Storica è buona.

Vota Theologorum Censorum (1133-1135)


L’analisi degli scritti dei Servi di Dio è stata affidata per nomina ai
Reverendi D. Manuel Pérez Moya, come primo Censore e Mons. D. Pedro
Gómez Carrillo, come secondo Censore.
Sono posti alla lettura gli Scritti appartenenti a 74 Servi di Dio. La
prassi che viene seguita è regolare a norma della Costituzione Apostolica
Divinus Perfectionis Magister. I Vota dei Censori sono pubblicati nella
Copía Púbblica, vol. XLIX, p. 15888-16047.
Per l’esame richiesto dall’Istruzione Sanctorum Mater, art. 64, ven-
gono stilati giudizi, ciascuno riferente al Servo di Dio di cui sono stati letti e
valutati gli Scritti.
Viene affermato in nota che si riproducono integralmente i voti dei
Censori Teologi nella parte introduttiva e conclusiva, includendo soltanto
56 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

ciò che si riferisce ai LX Servi di Dio della Causa presentata in questa


Positio. I Vota dichiarano che nell’analisi non è emersa alcuna affermazione
contro la fede e i buoni costumi.

Declarationes de non cultu (1135)


Presenta il Decreto – conforme all’istanza dell’Istruzione Sanctorum
Mater de non cultu – emanato in Jaén il 1° febbraio 2019, a firma di don
Pedro José Martínez Robles, Delegato Episcopale della Dichiarazione de
non cultu, conforme all’Istruzione Sanctorum Mater, art. 118, 2.

A chiusura della Positio seguono Indici onomastici-toponomastici e


generale (1139-1164) a cui si aggiungono significative Tavole Iconografiche
(XLI), circa luoghi e persone.

4. Sulla completezza e sull’adeguatezza dell’investigazione storica


(Quesito 1)

Dall’analisi compiuta sulla Positio, nelle sue varie articolazioni di ricerca


e di testimonianza, si stima l’investigazione storica congrua e adeguata. Attra-
verso essa si ottiene una ricostruzione soddisfacente della vita e del presunto
martirio in odium fidei subito dai Servi di Dio Emmanuel Izquierdo Izquierdo,
sacerdote diocesano e LIX Compagni: cinquantaquattro sacerdoti diocesani;
una religiosa; cinque laici.

5. Sulla fede storica che meritano i documenti (Quesito 2)

L’indagine storica con l’ampia ricerca documentale compulsata e raccolta


circa la vita e il presunto martirio dei Servi di Dio Emmanuel Izquierdo
Izquierdo, sacerdote diocesano e LIX Compagni, offre notizie biografiche ade-
guate del contesto familiare, culturale, religioso e diaconale, fino al tempo che
precede immediatamente il carcere e/o gli atti spietati dell’uccisione e a seguire
l’inumazione o la dispersione dei loro resti mortali con la memoria di tali
eventi.
L’apparato probatorio, corpus testimoniale e documentale, frutto di
un’attenta ricerca archivistica, è degno di fede storica.
I – VOTO 5 57

6. Sulla sufficienza dell’apparato probatorio in ordine alla definizione


della Causa (Quesito 3)

Il corpus probatorio assicura in modo congruo e convergente circa il


terzo quesito, in ordine alla definizione della causa. Esso acquisisce forza
dimostrativa da fonti che, procedendo oltre le singole persone le rivestono
di vis storica. Citiamo in primis la documentazione raccolta circa la per-
secuzione sofferta dalla Chiesa della Diocesi di Jaén negli anni 1936-1938.
I profili biografici dei Servi di Dio, documentati dalle fonti testimoniali
e documentali, propongono persone consapevoli del ministero sacerdotale e
dedite al servizio pastorale insieme a laici certi della consacrazione batte-
simale o della consacrazione per evangelica consilia. Il corpus probatorio
pertanto offre documentazione storica provata, per pronunciarsi in ordine
alla definizione della Causa.
Vengono provati, pur con differenza di fonti testimoniali, per ognuno
dei LX Servi di Dio: il martirio materiale con l’eventuale detenzione e la
morte; il martirio formale ex parte persecutoris, inflitto in odium fidei et
Ecclesiae; il martirio formale ex parte Servi Dei; eventuale sepoltura ed
esumazione o distruzione del cadavere; la fama del martirio, perdurante nel
tempo.
Nell’Apparato probatorio altresí ci vengono offerti dati certi circa il
desiderio di custodire nella memoria ecclesiale della Diocesi di Jaén il ricor-
do del “martirio” dei Servi di Dio: coscienza delle loro virtú e coerenza mar-
tiriale.
Pensiamo che con i dati e le coordinate storiche certificate nella Positio
sia possibile comporre un sereno giudizio sul dubbio: an constet de martyrio,
eiusque causa, et fama martyrii, in casu et effectum de quo agitur.

Sintesi
An pervestigationes documentorum ad illustrandam vitam et martyrium
Servorum Dei Emmanuel Izquierdo Izquierdo et LIX Sociorum rite ac plene
peractae sint?
Affirmative, s.m.i.

An documenta collecta et in Positionem inserta fidem historicam


mereantur?
Affirmative, s.m.i.
58 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

An in eisdem documentis ea inveniantur elementa quae solidum funda-


mentum historicum afferant ad iudicium de fama martyrii Servorum Dei
Emmanuel Izquierdo Izquierdo et LIX Sociorum atque ipso martyrio feren-
dum?
Affirmative, s.m.i.

I Martiri di Jaén nel contesto della Guerra Civile Spagnola (1936-1939)

Sono passati ottantasei anni dall’uccisione dei Servi di Dio e viene spon-
taneo domandarsi il perché di tanti anni trascorsi fino all’avvio della Causa.
La risposta a questa domanda svela diversi motivi, sia di carattere
storico, sia di carattere ecclesiologico. In effetti, la riorganizzazione della
società spagnola concitata fino al termine della Seconda Guerra Mondiale
ebbe una lunga e non sempre facile strada da percorrere.
A questi fatti accennati, in merito al tempo d’attesa per l’inizio della
Causa, bisogna ribadire che non fu mai affievolita la consapevolezza che i
Servi di Dio furono trucidati in quanto cattolici. Questa affermazione vale
anche per ribadire quanto trascrive la Positio riguardo ai Servi di Dio affi-
liati ai partiti politici oppositori al regime marxista. Si tratta dei Servi di Dio
Antonio José Ureña Liébana1; Manuel Valdivia Chica2; Obdulia Puchol
Merino3; José Herrera Cano4. La loro partecipazione alla vita politica non
ebbe il sopravvento sulla loro fede. Il motivo della loro detenzione fu princi-
palmente la loro fede professata tramandata come memoria martiriale.
Detta memoria martiriale è ben custodita soprattutto negli ambienti
familiari e religiosi a cui appartenevano. Nonostante questo perenne ricordo,
bisogna segnalare che fu San Giovanni Paolo II a sbloccare le Cause marti-
riali spagnole. Questo, insisto, non significa che fino ad allora si fosse persa
la memoria e la fama di martirio dei Servi di Dio.
Questo perché, parte della Chiesa spagnola, sommata ai motivi pruden-
ziali segnalati dal Vaticano, sconsigliava di continuare il cammino iniziato
1
Cf. Positio, 141.
2
Cf. Positio, 405.
3
Cf. Positio, 492.
4
Cf. Positio, 520.
I – VOTO 6 59

negli anni susseguenti alla fine della guerra verso il riconoscimento del mar-
tirio delle vittime dell’odio verso la Chiesa Cattolica.
In effetti, nel Congresso Nazionale “Evangelización y hombre de hoy”
celebrato a Madrid nel 1985, nelle conclusioni si legge che “Ante el 50
aniversario del inicio de la Guerra Civil Española, la Iglesia, comprometida
en la reconciliación de todos los españoles y en la profundización de la
democracia, debe potenciar todos los gestos que favorezcan este objetivo y
evitar aquéllos que lo dificultan. En este sentido creemos que no es oportuno
llevar adelante el Proceso de Beatificación de los Mártires de la Cruzada”5.
Purtroppo, e come dimostrano i fatti recentemente accaduti, la mano tesa alla
riconciliazione nazionale in Spagna è solo quella della Chiesa. Questo fatto
preoccupante fu segnalato, fra altri, da Papa Benedetto XVI6. Detto ciò, si
coglie che al di là dei tempi prudenziali imposti dalle circostanze storico-
politiche, non c’è stata intenzione manifesta di ritardare o bloccare l’istru-
zione delle Cause dei Servi di Dio, ma si è ritenuto opportuno di aspettare
fino al tempo stabilito dalle circostanze storiche e valutato cosí dalla pru-
denza, affinché i Servi di Dio fossero posti come esempio di speranza di vita
cristiana.
Il motivo per cui gli autori della Positio circoscrivono geograficamente
e cronologicamente la persecuzione all’area di Jaén, sta nel fatto che l’esi-
stenza di una persecuzione religiosa e le loro conseguenze è abbastanza
conosciuta e non ha bisogno di essere dimostrata7. Ad attestare questa scelta
metodologica sono il numero dei Martiri riconosciuti dalla Chiesa, sembran-
do di essere cosí un elemento sufficientemente provato8.
Pertanto, non mancarono in tutti gli anni passati dalla fine della guerra
ricerche specifiche sulla persecuzione religiosa nella diocesi di Jaén, ma solo
recentemente fu possibile, per i motivi sopra segnalati, iniziare l’avvio.
Non meno importante è la ricostruzione del contesto storico della perse-
cuzione religiosa e della Guerra Civile Spagnola riportato nella Positio, illu-
minato dall’omelia pronunziata dal Cardinal Amato in occasione della
beatificazione dei martiri di Tarragona9. Trascrivere questo testo aiuta a
capire il significato cristiano del versamento del sangue dei Servi di Dio ma
anche l’odium fidei da parte dei carnefici.

5
Positio, 506.
6
https://www.heraldo.es/noticias/sociedad/el_papa_insiste_comparar_espana_actual_con_
guerra_civil.html?autoref=true. Ultimo Ingresso, 31/5/2022.
7
Historia de las Diócesis españolas. Córdoba y Jaén. P. 171. BAC, Madrid, 2003.
8
Cf. Positio, 1104-1119.
9
Positio, 8.
60 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Sull’odium fidei ex parte persecutorum, la Positio, oltre al testo citato,


ricorre alle deposizioni fatte dai testi, essendo ormai provatissimo il piano
ordito dai marxisti per eliminare la Chiesa dalla società spagnola.
Inoltre, dette testimonianze hanno la virtú di spiegare in modo sereno le
verità storiche che circondarono l’uccisione dei Servi di Dio senza fare
apologie né confronti polemici con chi non accetta che fu una vera e propria
persecuzione contro la Chiesa o chi tende a minimizzare le atrocità accadute e
quando no, giustificare la stessa persecuzione perché i Servi di Dio furono sim-
patizzanti dei nazionali, chiamati anche da questi autori, fra altri nomi, come
golpisti10. La conseguenza di questo falso punto di vista punterà a negare il
carattere ufficiale della persecuzione, screditando e negando il martirio dei Ser-
vi di Dio, presentando i rivoluzionari fautori dei massacri come bande auto-
nome senza una finalità politica precisa, fuori dal controllo delle autorità civili,
cosa d’altronde totalmente erronea, come viene provato nella presente Positio.
Pertanto, identificare la morte dei martiri come quella di persone appar-
tenenti alla destra ovvero ai “nacionales” e cosí screditare l’odium fidei,
adducendo solo che si trattò di un atto di guerra, o come pure abbiamo visto,
fatti compiuti da gruppi di facinorosi, è totalmente falso e carente di fonda-
mento storico; invece, dalle testimonianze riportate, la fama che i Servi di
Dio hanno avuto sin dal momento dello spargimento del loro sangue attesta
che la loro morte è avvenuta per motivi di fede e non di politica.
C’era coscienza di questa prospettiva da quando Papa Pio XI nel-
l’udienza del 14 settembre 1936 affermò che gli spagnoli assassinati nella
persecuzione religiosa hanno subito un “vero martirio”11. Detto ciò, non si
deve mai dimenticare che, visto che si tratta di provare nella morte dei Servi
di Dio l’odium fidei ex parte persecutorum, la persecuzione alla Chiesa spa-
gnola in questo periodo fu una cosa orchestrata e ben pianificata.
In effetti, l’ordine dato dai repubblicani di distruggere la Chiesa come
istituzione12, si doveva cominciare dal Clero13, distruggendo le cose sacre,
10
Cf. Ad esempio, si può confrontare la posizione negazionista nelle seguenti opere che hanno
come riferimento il meridione spagnolo nel periodo bellico: La Guerra Civil en Huelva, di Francisco
Espinosa Mestre, Huelva, 1996; En Busca de una Historia Oculta, di Javier Gavira Gil, Marchena,
2007; Utrera 1936. Ocupaciòn Militar y Represiòn, Sevilla, 2007; La Represiòn Franquista en Cazalla
de la Sierra (1936-1950), Sevilla, 2011.
11
AAS, XXVIII, 1936, p. 373.
12
Cueva Merino, J. de (1998): “El anticlericalismo en la Segunda República y la Guerra
Civil”, en La Parra López, E. y Suarez Cortina, M. (eds.) (1998): El anticlericalismo español con-
temporáneo, Madrid, Biblioteca Nueva, p. 272.
13
L’odio al Clero si evince chiaramente nella Positio, ad esempio, quando si attesta che i sa-
cerdoti furono oggetto di sadismo da parte dei persecutori: cf. p. 106. Dall’uccisione del Servo di
Dio si può dimostrare come gli assassini dei sacerdoti del triangolo rosso italiano parteciparono
I – VOTO 6 61

immagini, archivi, oggetti di culto, ecc.14, fino all’eliminazione di tutti colo-


ro che testimoniavano la loro fede, come accade coi Servi di Dio laici15, in
modo speciale, quelli che militavano nell’Azione Cattolica16.

Struttura e contenuto della Positio

La Positio si apre con l’Introduzione Generale, in cui vengono forniti,


per ogni Servo di Dio, le prove testificali e documentarie pertinenti al loro
martirio. Già nella lettura di questa parte della Positio si può cogliere, grazie
alla serietà del lavoro presentato, la certezza storica del loro martirio perché,
con quel preciso ed essenziale profilo biografico, viene esposto sia il marti-
rio materiale sia formale ex parte persecutorum et ex parte Servorum Dei,
chiarendo i tempi della detenzione e della morte e pertanto dimostrando cosí
il martirio, accennando, come abbiamo visto, l’odio alla fede ex parte
persecutoris, e l’accettazione volontaria della morte per causa della fede ex
parte Servorum Dei.
L’Informatio offre, in modo preciso, i dati e le prove relative al pre-
sunto martirio dei Servi di Dio, facendo riferimento all’apparato probatorio,
alle biografie e alle loro virtú. In relazione alle biografie, uno dei pregi di
questa Causa, a mio avviso, è la precisione con cui hanno ricostruito le vite
dei Servi di Dio, cercando di confrontare documentalmente e in forma accu-
rata la vita pertinente a ciascuno.
Il Summarium Testium risulta impostato anche in modo classico: dopo
la riproduzione del Decreto di validità, viene presentata la Tabella Testium,
una breve introduzione sullo svolgimento dell’Inchiesta diocesana, il testo
degli interrogatori e quindi le varie escussioni, precedute singolarmente dalla
presentazione di ogni teste. Per ogni Servo di Dio vengono presentati i
propri testi. Per coloro che non hanno testi orali, si conta su dichiarazioni
scritte riguardanti le loro vite; in accordo alla Positio, si tratta di 11 Servi di
Dio, 9 sacerdoti e 2 laici. Bisogna chiarire che le dichiarazioni dei Testi
furono recepite dagli incaricati dell’Inchiesta diocesana nel modo conosciuto

come combattenti nella Guerra Civile Spagnola. In effetti, il Beato Lenzini soffre la stessa morte
sadica del Servo di Dio.
14
Ad esempio, la Positio riporta il “martirio delle cose sacre”, immagini, archivi, chiese
profanate ecc. che illustrano in modo preciso il carattere orchestrato della persecuzione e la finalità di
annientare la Chiesa nella sua totalità: p. 107; 121; 130; 159; 198; 266; 486; 494; 537; 564; 570; 578.
15
Lo stesso vale per i laici. Viene dimostrato che la loro morte è stata inferta per odium fidei.
Cf. Positio, 189; 338; 347; 492.
16
Positio, 339; 347-349.
62 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

come Ne pereant probationes. Solo una teste ha dichiarato nella sezione del
20 dicembre 2017.
Riguardo ai documenti presentati nel Summarium Documentorum,
bisogna affermare che sono sufficienti e pertinenti alla Causa. Nell’introdu-
zione a detta sezione si spiega il motivo della scelta dei documenti riportati.
In effetti, seguendo le indicazioni del Relatore, in vista di un’agile lettura
delle prove documentali, verranno trascritti soprattutto i certificati di morte
dei Servi di Dio. Su questi certificati ho trovato uno che non era del tutto
fedele ai dati anagrafici pertinenti al Servo di Dio in questione: a pagina 585
si legge che il Servo di Dio, presbitero Juan Olid Martínez, al momento della
sua uccisione aveva 33 anni quando in realtà, d’accordo all’atto di nascita,
aveva 3017.
Seguendo lo schema prestabilito, le Sezioni finali della presente Positio
sono costituite dalla Relazione della Commissione Storica, dai voti dei
Teologi Censori e dalla Dichiarazione de non cultu. Seguono quindi l’indice
dei nomi di persona e di luogo e l’indice generale, e infine, a conclusione
della Positio, viene aggiunta una significativa e rappresentativa Sezione
Iconografica.

Considerazioni finali

Un elemento fondamentale della Positio per valutare l’accettazione


della morte da parte dei Servi di Dio, dove non ci sono stati testimoni diretti
della loro uccisione, è quanto viene riportato riguardo all’invito all’apostasia
da parte dei repubblicani. Devo dire al riguardo che è il primo caso nelle già
numerose Cause studiate su questo periodo, in cui un sacerdote cede all’invito
dei persecutori di abbandonare il ministero per salvaguardare la propria vita18.
Detto ciò, se hanno ucciso i Servi di Dio, avendo avuto la possibilità di soprav-
vivere accettando quanto veniva proposto a cambio della loro sopravvivenza, è
perché hanno avuto la Grazia di perseverare nella fede sino alla fine19.
Altra novità di questa Causa rispetto a quelle già studiate sono i
cosiddetti “fenomeni straordinari” collegati al martirio dei Servi di Dio.
Come quando s’illumina il colle dove venne ucciso Don Pedro20; resta

17
Positio, 581.
18
Cf. Positio, 109.
19
Cf. Positio, 184; 190; 247; 307; 334; 347; 351; 367; 379; 381; 386; 407; 422; 449; 486;
526; 556; 581; 587.
20
Positio, 167.
I – VOTO 6 63

attaccata alla grata con “no se que energia” la mano della Serva di Dio, Suor
Isabel Aranda Sánchez. Su questo proposito, verrà aggiunto il titolo di
“Vergine” a quello di Martire?21.
Quello che accade all’aguzzino di Don Manuel Garrido Izquierdo, che
non riesce a sparare perché “vi algo en él y no pude disparar”22. Don Manuel
Serrano Zafra, pregando nel carcere “Levitava”23. Obdulia Puchol Merino,
parlando a Dio intimoriva i suoi assassini24. Manuel Melero Luque concede
qualche grazia ai suoi nell’anniversario della sua morte25.
Forse la grazia piú significativa fu, come per Saulo di Tarso, la
preghiera di Santo Stefano, la conversione di J. Hervás, “el Gibao”, che, a
guerra finita, venne condannato a morte ed esortava i suoi compagni di
sventura a confessarsi e prepararsi per essere accolti da Dio. Detta grazia ha
come intercessore il beato Francisco Solís Pedrajas26.
Altra caratteristica importante di questa Positio è che i Servi di Dio
vengono presentati senza finzioni, presentando senza veli la loro umanità,
come ad esempio nella deposizione della nipote di don José Teba Merino,
che afferma che lo zio “era medio rarillo”27.
Un dettaglio, si sovrappongono alla memoria dei testi i Servi di Dio
che hanno scambiato la loro vita con il padre dei sei figli, compagno di pri-
gione insieme a loro28.
Per ultimo, qualcuno potrebbe obiettare che i morti nella rappresaglia ai
bombardamenti dei Nacionales non sono morti per l’odium fidei, bensí
perché furono prigionieri e si doveva completare un numero prestabilito di
morti. Invece, quello che attesta l’odium fidei in questo caso è il motivo per
cui sono stati previamente incarcerati cioè, per la loro appartenenza alla Chie-
sa Cattolica, come viene dimostrato dalle testimonianze e dai documenti29.
Lo stesso vale per il mancato scambio di prigionieri30. Pertanto, quello che
motivò la loro prigionia e come conseguenza, l’ulteriore morte, come viene
dimostrato in forma chiara e precisa, fu la loro fede.

21
Positio, 389-391.
22
Positio, 429.
23
Positio, 437.
24
Positio, 495.
25
Positio, 506.
26
Positio, 511.
27
Positio, 469.
28
Positio, 540; 545; 549.
29
Positio, 422; 507.
30
Positio, 538; 547; 555.
64 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

Rispondendo ai quesiti:

1- An pervestigationes documentorum ad illustrandam vitam et marty-


rium Servorum Dei Emmanuelis Izquierdo Izquierdo et LIX Sociorum rite ac
plene peractae sint?
Affirmative.

2- An documenta collecta et in Positionem inserta fidem historicam


mereantur?
Affirmative.

3- An in eisdem documentis ea inveniantur elementa quae solidum


fundamentum historicum afferant ad iudicium de fama martyrii Servorum
Dei atque ipso martyrio ferendum?
Affirmative.
II – DISCUSSIONE 65

II

DISCUSSIONE

I Consultori Storici hanno unanimemente espresso il loro apprezza-


mento per la Positio, che è stata giudicata precisa e scientifica nella sua
redazione. Tutto il materiale documentale e testificale è stato utilizzato con
estrema perizia e senso critico. Le vicende martiriali sono state ricostruite
con oggettività illustrando un quadro di efferatezze compiute non solo contro
le persone ma anche contro tutti quei beni che rievocassero una memoria
cristiana. Proprio questa efferatezza declinata in tutte le possibili variabili ha
inequivocabilmente confermato l’ormai documentata certezza storica di una
persecuzione volutamente e premeditatamente anticristiana.
La fama del martirio è ampiamente documentata fin dai primissimi
momenti e si perpetua viva fino ai giorni nostri.
Al termine della presentazione dei voti e della discussione collegiale da
parte dei Consultori Storici, si è raggiunta una valutazione positiva sulla
Positio, che viene riflessa nella formulazione seguente.

Votantes 6

Ad primum quaesitum
Affirmative 6

Ad secundum quaesitum
Affirmative 6

Ad tertium quaesitum
Affirmative 5
Affirmative ad mentem 1
66 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI

III

CONCLUSIONE

Il Relatore Generale, prima della preghiera conclusiva della Seduta


dei Consultori Storici, ha ritenuto opportuno riassumere i voti dei
Consultori Storici sulla Positio, che per il materiale a disposizione è
stata giudicata completamente positiva ed adeguata. La Positio potrà
dunque passare all’esame dei Consultori Teologi, che potranno emettere
un loro competente parere sia sulla vita ed il martirio dei Servi di Dio
che sulla fama di martirio da essi ininterrottamente goduta. Successi-
vamente la stessa Positio potrà essere sottoposta all’esame e al giudizio
definitivo degli Eminentissimi Signori Cardinali e degli Eccellentissimi
Vescovi Membri di questo Dicastero.

Dal Vaticano, 28 agosto 2022.

fr. VINCENZO CRISCUOLO ofmcap.


Relatore Generale

Dott. EMANUELE DEIDDA


Attuario

Potrebbero piacerti anche