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P. N. 3253
GIENNENSIS
LIX SOCIORUM
SACERDOTUM DIOECESANORUM, RELIGIOSAE,
CHRISTIFIDELIUM LAICORUM ET LAICARUM
(† 1936-1938)
____________________
RELATIO ET VOTA
ROMAE 2022
RELAZIONE
Pardo Barrón, Antonio Peral Bustos, Juan María Torres Pérez e il laico Juan
José Martínez Blázquez.
Di questo gruppo colpisce la morte atroce di don Pedro Pardo Barrón,
assassinato il 3 ottobre del 1936: gli tagliarono le orecchie e i genitali. Mentre
il signor Juan José Martínez Blázquez, sacrestano di don Juan María Torres
Pérez, fu assassinato perché in tribunale aveva testimoniato a favore del suo
parroco.
Il terzo gruppo dei martiri, denominato Baeza-Úbeda, viene suddiviso
in due sottogruppi: A e B.
Nel sottogruppo A, denominato Finca de los Capones, sono raggrup-
pati i sacerdoti Pedro José Cejudo de la Torre, Juan Ángel Román Pulido,
Francisco Martínez Baeza, Julián Ruiz Guzmán, José López Pérez, Cipriano
Herrera Caballero, Roque Tarazona García, Miguel García Lahoz, Antonio
Molina Rascón e José María de la Hoz Manjón. Gli appartenenti a questo
sottogruppo furono assassinati tutti il 3 settembre 1936 a Finca “Los Capo-
nes”.
Nel sottogrupo B, chiamato Baeza-Úbeda, sono presentati i presbiteri
Juan Rubio Sánchez, Vicente Rubio Sánchez, Cayetano Fernández Hurtado,
Juan Villar de Dios, Vicente Catena Vílchez, Ángel López Salazar, Manuel
Blanco Mesa e Francisco Juan Pérez Montávez.
Questo gruppo, che ha trovato la morte il 20 agosto del 1936, inizial-
mente era formato da 20 persone. I superstiti di questo gruppo nel 1941 fir-
marono una relazione dove si rendeva conto dell’uccisione dei loro con-
fratelli.
Anche per il quarto gruppo, denominato Linares y Bailén, viene propo-
sta la stessa suddivisione:
Nel sottogruppo A troviamo i presunti martiri assassinati a Mina El
Correo il 18 settembre 1936, compaiono 3 sacerdoti: Juan Fernando Pardo
Navarro, Antonio Lara Pardo, Manuel Miranda Ruiz, e due laici: Antonio
Cobo Muñoz e Rafael Andrés Traver.
Antonio Cobo Muñoz, di professione farmacista, iniziatore dell’Azione
Cattolica locale, fu arrestato in chiesa, mentre era in preghiera, a seguito
della persecuzione dei miliziani alla ricerca di armi.
Il secondo laico di questo gruppo è Rafael Andrés Traver, dipendente
di una ditta elettrica francese ed aderente all’Azione Cattolica. Arrestato per
ben due volte. Quando fu rilasciato la seconda volta i miliziani gli fecero
bere aceto e lo fecero camminare per 5 chilometri, la distanza fino alla
prigione di Linares, per essere poi fucilato.
I – VOTO 1 7
1
Sectiones ultimae, p. 1120.
12 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
martirio di vari Servi di Dio. Non si ha motivo di dubitare della loro auten-
ticità. In queste dichiarazioni i reverendissimi Consultori Teologi potranno
trovare sia la fama del martirio sia alcuni aspetti delle virtú.
La prova documentale e testificale sul martirio materiale e formale, e la
fama di martirio dei Servi di Dio merita fede storica.
Alla seconda domanda rispondo Affirmative.
2
Informatio, p. 506-512.
I – VOTO 2 13
il Decreto di validità degli atti processuali, è stato deciso dal nostro Dica-
stero (nel 2020) di costituire due sottogruppi per opportunità procedurale: il
primo, quello della presente Positio, intestato a Manuel Izquierdo Izquierdo
e 59 Compagni e il secondo, intestato a Antonio Montañés Chiquero e 64
Compagni, con diverso numero di protocollo.
Bisogna anche riconoscere l’ottimo lavoro realizzato dalla Commissione
Storica e presentato nella sua Relazione2, lavoro, come riconosce il testo del-
la Relazione, partito dal materiale procurato dalla Comisión Diocesana. La
Commissione Storica, dopo aver esaminato tutta la documentazione ricevuta,
ha individuato diverse lacune in essa (dovute alla distruzione di molti archivi
ecclesiastici nella Diocesi di Jaén nel periodo della persecuzione). La proce-
dura di lavoro è stata, perciò, la ricerca, quando possibile, nei diversi archivi
della documentazione mancante, la catalogazione e l’esame individualizzato
della documentazione raccolta. A questo riguardo, la Relazione presenta un
abbondantissimo elenco di ben 114 archivi consultati divisi in cinque sezioni:
I) Diocesanos y de la Conferencia Episcopal (9)
a. Archivo diocesano de Ávila
b. Archivo Catedralicio de la Diócesis de Calahorra
c. Archivo de la Comisión Diocesana Causas de Santos (Jaén)
d. Archivo Histórico de la Archidiócesis de Toledo
e. Archivo Histórico de la Diócesis de Almería
f. Archivo Histórico de la Diócesis de Jaén
g. Archivo Histórico Diocesano del Obispado de Solsona
h. Archivo Obispado de Jaén
i. Conferencia Episcopal Española (fondo A. Montero). Madrid
II) Parroquiales (37)
III) Familiares (30)
IV) Civiles (4)
a. Archivo Ejército Operaciones del Sur
b. Archivo Municipal de Alcalá la Real (Jaén)
c. Archivo Histórico Municipal de Jódar
d. Centro Documental de la Memoria Histórica. Causa General
V) Registros Civiles (34) delle diverse città di riferimento dei Servi
di Dio.
per il semplice fatto di essere sacerdoti, religiosa o laici cristiani (in alcuni
casi, inoltre, con disumana crudeltà). Ci sembra inoltre ottimo, dal punto di
vista della metodologia, lo schema con cui viene fatto lo studio del martirio
di ognuno dei Servi di Dio, che permette al lettore di avere insieme sott’oc-
chio tutto il materiale a disposizione per ognuno dei Servi di Dio:
Cronología de la vida y muerte del Siervo de Dios
1.- Aparato probatorio
a.- Pruebas testificales
b.- Pruebas documentales
2.- Biografía del Siervo de Dios
3.- Martirio material
4.- Martirio formal ex parte persecutoris
5.- Martirio formal ex parte Servi Dei
6.- Virtudes del Siervo de Dios
7.- Fama de martirio.
Dal punto di vista del Martirio formale “ex parte persecutoris”, risulta
particolarmente illuminante la presentazione specifica che si fa nell’Introduc-
ción general, della persecuzione religiosa nella Diocesi di Jaén offrendo, in
primo luogo una visione generale della stessa per poi specificare le mani-
festazioni della stessa nelle principali popolazioni, sia nel martirio delle per-
sone sia nel “martirio delle cose”3.
Credo, inoltre, che la Postulazione abbia descritto piuttosto bene per
ognuno dei Servi di Dio il clima di intolleranza, ostilità e persecuzione verso
la Chiesa Cattolica manifestato già dall’inizio della II Repubblica, ma in con-
creto dallo scoppio della Guerra Civile. Si trattava di un’aperta “caccia al
cattolico” non sporadica ma piuttosto organizzata. Il solo fatto di essere sa-
cerdoti, religiosa o laici cristiani ha comportato per loro la condanna a morte
da parte dei persecutori. A conferma di questo, si può aggiungere il fatto
sconvolgente che, dei 365 sacerdoti incardinati nella Diocesi nel 1936, ne siano
stati uccisi 124, mentre risulta praticamente impossibile dare un’indicazione
piú o meno plausibile di quanti laici siano anche stati uccisi in odium fidei.
Per quanto riguarda il Martirio formale “ex parte Servorum Dei”, credo
che anche qui la presente Positio riesca a dimostrare in modo chiaro come
sia le virtú vissute da ognuno dei Servi di Dio sia la loro fedeltà nella quoti-
3
Cf. Positio, Introducción general, p. 49-78.
18 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
Infine, per quanto riguarda la Fama di martirio, credo che anche qui la
presente Positio, nell’Informatio, riesca a provare sufficientemente per ognu-
no dei Servi di Dio la fama di martirio dal primo momento fino ai nostri
giorni.
data del martirio (p. 20-32). Segue l’elenco degli ottantotto testimoni. L’In-
troduzione generale prosegue inquadrando i martiri nella storia della diocesi,
della località e dei fatti relativi alla Guerra Civile, proseguendo con l’analisi
della stessa come si era svolta nelle singole località, cittadine e villaggi
(p. 58-78).
La Informatio (p. 79-590) presenta una prima parte relativa alle prove
del processo e alla bibliografia (p. 81-96), proseguendo con l’analisi di tutti i
sessanta Servi di Dio. Di ciascuno si prendono in esame i dati biografici, le
fonti testimoniali, data, luogo e modalità della morte e in specie se questa sia
stata dovuta all’odio per la fede e sia stata un martirio.
La parte seguente riguarda il Summarium Testium (p. 591-790) che
divide i testimoni per i Servi di Dio ai quali rendono testimonianza. Con lo
stesso criterio è svolta la parte successiva, il Summarium Documentorum
(p. 791-1099), che riferisce documenti relativi ai singoli Servi di Dio.
La Causa mi pare nell’insieme ben documentata e sostenuta. Si posso-
no fare alcune considerazioni
Un primo problema riguarda il nesso tra morte violenta del Servo di
Dio e le contingenze politico-sociali che l’hanno provocata.
Ad esempio, per il Servo di Dio Antonio José Ureña Liébana, a pagina
142, si afferma che a parte la sua appartenenza politica sarebbe stato ucciso
in quanto sacerdote e perché rappresentava la Chiesa, però poco dopo si dice
che apparteneva a un partito di destra, anche se questa non era da ritenersi la
causa della morte. Si può notare la contraddizione tra le due affermazioni o
per lo meno la tensione che intercorre. Si può anche rilevare l’inopportunità
per un sacerdote di militare in un partito politico di qualunque orientamento
questi sia.
Un problema specifico presenta il caso dei Servi di Dio uccisi in rap-
presaglia ai bombardamenti effettuati dall’esercito nazionalista.
Tale è il caso del Servo di Dio Santiago Martínez Cortés, ucciso il 13
gennaio 1937, per rappresaglia del bombardamento di Martos (p. 423). Un
altro documento afferma però che sarebbe stato ucciso dai miliziani perché,
inviato presso i nazionalisti per cercare di far liberare il figlio di un capo
rivoluzionario prigioniero dei nazionalisti, non ci sarebbe riuscito (p. 999).
In particolare, la questione del nesso tra martirio e rappresaglia emerge
per il sesto gruppo dei Servi di Dio di Macha Real, in tutto otto. A loro ri-
guardo si dice che i rivoluzionari uccisero in rappresaglia del bombardamento
nazionalista centoventotto persone, pensando che questo fosse il numero delle
vittime causate dal bombardamento nazionalista su Jaén del 1° aprile 1937 (p.
507). Si pone qui la domanda se la causa della morte sia stata l’odio verso la
I – VOTO 3 21
fede e il sacerdozio o una rappresaglia miliare che, se pur deprecabile, non ri-
guardava direttamente la fede, come attesta l’elevato numero di persone uccise.
Si possono elencare qui di seguito casi simili e specifici:
José Hererra Cano, accusato anche di militare in movimenti di destra
(p. 516-517), fu ucciso nella rappresaglia (p. 1050).
Francisco Morales Aballe (p. 533) ucciso con altri trentacinque prigio-
nieri.
Diverso è il caso di Francisco de Paula Padilla Gutiérrez, del quale si
dice che fu ucciso nella rappresaglia (p. 545), precisando però piú avanti che,
come Massimilano Kolbe, avrebbe offerto la sua vita in cambio di quella di
un compagno di prigionia che aveva moglie e figli, morendo cosí volontaria-
mente (p. 551). Tale versione dei fatti è riferita anche dal teste numero
LXXV (p. 767), mentre la morte per rappresaglia è affermata anche nelle
testimonianze (p. 776) e nei documenti (p. 1075).
La stessa morte nella rappresaglia è affermata per il Servo di Dio Miguel
Barberán Juan, ucciso assieme ad altri trentaquattro detenuti (p. 553; 555) per
rappresaglia (p. 1080).
Di Idelfonso García Martínez (p. 559; 561) si dice che era stato ucciso
nella rappresaglia assieme ad altre trentaquattro persone (p. 1083; 1085).
Anche nei casi di uccisioni di religiose si afferma il nesso con una rappresa-
glia (p. 987).
Alcune contraddizioni secondarie si notano nel caso del Servo di Dio
Manuel Izquierdo Izquierdo. Secondo alcune fonti il Servo di Dio avrebbe
subito torture e mutilazioni (amputazione dei genitali inseritigli poi in bocca.
p. 617). In altri casi si dice che il Servo di Dio sarebbe stato fatto girare per il
paese su di un asino con una canna e una corona di spine e mutilato da vivo
(p. 621) come risulta anche da altri testi (p. 802). A pagina 105 si afferma che,
dopo averlo ucciso i miliziani avrebbero tagliato i genitali del Servo di Dio e la
testa, mettendoglieli in bocca, la testa sarebbe poi stata data a un cane dei
miliziani. Ma nella stessa pagina si dice che le torture sarebbero state inflitte al
Servo di Dio da vivo. Un altro teste (p. 106) dice che il Servo di Dio sarebbe
stato portato in giro per il paese con una corona di spine e insanguinato. Che le
mutilazioni siano state fatte al cadavere è confermato da un altro teste (p. 612).
Simili fatti sono suggeriti per il Servo di Dio Pedro Pardo Barron. Qui
un miliziano rivoluzionario avrebbe mostrato all’osteria i testicoli e le orec-
chie del Servo di Dio al quale sarebbero state tagliate da vivo (p. 665; 667).
Un documento riporta che un teste aveva sentito dire che si erano mostrate le
orecchie nella taverna (p. 835). Ma poco dopo si dice che le orecchie sareb-
22 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
bero state tagliate al cadavere e poi mostrate in pubblico (p. 836), mentre a
pagina 838 si ritorna al racconto dell’esibizione nella taverna.
Come noto dal punto di vista del metodo storico i “racconti di stragi e
atrocità” vanno presi con cautela, perché spesso leggendari.
Del Servo di Dio Francisco Morales Collado si accenna che era avver-
sato e insultato perché prestava denaro a interesse (p. 828).
Si possono rilevare alcune osservazioni sulla realtà sociale dell’epoca.
Una causa della Guerra Civile è identificata nel disinteresse per la povertà da
parte dei ricchi e della destra (p. 865). Va notato come anche tra i miliziani
rivoluzionari non tutti si siano accordati con le violenze perpetrate dai loro
commilitoni o ufficiali (p. 866), facilitando in alcuni casi l’evasione dei pri-
gionieri (p. 916) come emerge nel caso dell’uccisione di una donna (p. 1035).
Tale dato rafforza la dimensione di odium fidei da parte di chi invece si è
prestato e ha acconsentito volontariamente a partecipare alle violenze.
Conclusioni
La Causa mi pare nell’insieme ben impostata. Il numero notevole di
Servi di Dio esaminati rende complessa l’articolazione delle testimonianze e
della documentazione.
La morte per martirio con odium fidei da parte dei carnefici mi pare
attestata, rimangono però per me alcuni casi da verificare. In specie il gruppo
dei Servi di Dio uccisi per rappresaglia. Se si tratta di un atto sbagliato, e se è
probabile che vi fosse un odio generale da parte dei carnefici verso la Chiesa
e la religione, la morte per rappresaglia assieme ad altre persone (delle quali
non si dice nulla. Chi erano? Perché furono scelti per essere uccisi?) fa
dubitare che in recto si possa qualificare la morte dei soggetti in questione
come martirio, a parte il caso del sacerdote che avrebbe offerto la sua vita in
cambio di un ostaggio, caso questo nel quale vi sarebbe il martirio per la
carità o la pratica eroica della stessa virtú.
Mi parrebbe quindi opportuno riconsiderare le cause dei Servi di Dio
uccisi per rappresaglia dagli altri. Salvo il caso del Servo di Dio Francisco
de Paula Padilla Gutiérrez, che avrebbe offerto la sua vita in cambio di quel-
la di un altro prigioniero.
1. An pervestigationes documentorum ad illustrandam vitam et
martyrium Servorum Dei Emmanuelis Izquierdo Izquierdo et LIX
Sociorum rite ac plene peractae sint?
Affirmative.
I – VOTO 4 23
Presentación
mentos recogidos por la Comisión diocesana para las Causas de los Santos,
que fue activa desde el comienzo de los años 90 del siglo XX y con mayor
impulso después de 2007, cuando fue reorganizado por el entonces Obispo de
Jaén, Mons. Ramón del Hoyo López.
El profesor Manuel López Pérez, a partir del material indagado redactó
un libro titulado “La persecución religiosa en la provincia de Jaén 1936-
1939. Aproximación para su estudio” (Jaén, mayo de 2010, 558 pp.). Este
volumen presenta un breve perfil biográfico de cada Siervo de Dios, destaca
cada localidad con los efectos devastadores de la persecución religiosa y
ofrece una visión de conjunto de las causas y consecuencias de la guerra
civil de 1936-1939. La obra presenta de manera documental la historia
dramática de la Iglesia en Jaén en este periodo histórico.
En la actualidad la diócesis de Jaén coincide prácticamente con la pro-
vincia civil de Jaén en Andalucía, con una población de 631000 habitantes
que en su gran parte son trabajadores en el sector de la agricultura, del
turismo y de otras industrias.
La diócesis tiene una historia muy antigua. Si bien fue erigida en el siglo
VII el cristianismo, había llegado a Jaén ya en el siglo III y las comunidades
cristianas de este territorio estuvieron representadas en el Concilio de Elvira
(Iliberis). Contaba el territorio en aquella época con tres sedes episcopales:
Mentesa, Cástulo, y Tucci, y otras comunidades regidas por presbíteros. Con la
llegada de los musulmanes la vida cristiana sufrió un serio quebranto hasta
desaparecer por completo en el siglo XII con la llegada de los almohades. Tras
la reconquista de Baeza en 1227 se estableció allí la sede episcopal en 1228
trasladada a Jaén en 1249 a petición de Fernando III el santo. Fue así como a
partir de este momento la diócesis fue organizada en Arcedianatos y Arcipres-
tazgos. El Arcedianato de Jaén comprendía otros dos, el de Baeza (otros dos) y
el de Úbeda tres. En el siglo XVIII se añadió el de La Carolina que englobaba
a las poblaciones fundadas por Carlos III en Sierra Morena. En 1873 se efectuó
una nueva reestructuración de la diócesis absorbiendo varias vicarías de las
Ordenes de Caballería ubicadas en la provincia de Jaén. Finalmente, en 1954
quedó incorporado a la diócesis de Jaén el adelantamiento de Cazorla, quedan-
do así definitivamente configurada la demarcación vigente de la diócesis de
Jaén que coincide plenamente con la circunscripción civil.
Atendiendo el lugar de nacimiento de los Siervos de Dios, la mayoría
nació en Martos (8). Sigue la capital, Jaén, (7). Luego sigue Baeza (8). Jodan
(3); Linares (3). Hay 6 pueblos en que nacieron en cada uno 2 Siervos de
Dios. La lista completa de las localidades específicas donde nacieron los
diversos Siervos de Dios se encuentra en la Introducción general (p. 3-4).
I – VOTO 4 25
Historia de la Causa
Ineunte este camino adquirió un nuevo vigor incluida la diócesis de Jaén con
sus mártires e incrementada a partir del impulso dado en ella por su obispo
diocesano (Cf. Introducción general p. 12-14).
Esta decisión impulsó el trabajo fundamental de investigación hallán-
dose numerosos documentos que ahora están incluidos en este proceso y que
como ya indicado se inicia con el del martirio del Obispo Manuel Basulto
Jiménez y de sus compañeros mártires, beatificados en Tarragona como ya
indicado. Hay que subrayar que junto al Obispo Basulto Jiménez murieron
también otros diocesanos que ahora están incluidos en este proceso. Ya
desde entonces la comisión diocesana para la Causa de los Santos trabajó
para recoger toda la documentación posible y los testimonios ne pereant. La
comisión diocesana para las Causas de los Santos fue incrementando su
trabajo como puntualmente describe la Introducción general (p. 13-19) en
este trabajo de investigación la comisión diocesana recorrió en su investi-
gación los diversos archivos donde se podían encontrar documentaciones
sobre los distintos martirios en la España de entonces en esta persecución,
tanto eclesiásticos como civiles; entre ellos el centro documental de la
Memoria Histórica, la Causa General, Archivos militares y otros archivos
donde se podía encontrar documentación relativa al asunto. Muy importantes
fueron las distintas memorias manuscritas redactadas por los que presencia-
ron los hechos, lo que les confiere un extraordinario valor. La Introducción
general indica específicamente algunos sectores importantes en tal sentido,
entre otras las parroquiales de los sacerdotes supervivientes de aquellos mo-
mentos, de algunos prisioneros y testigos de primera mano, así como manus-
critos de algunos presos y testigos de varias sacas. Estos textos recogidos en
3 tomos manuscritos, refieren sobre la vida religiosa escondida de los
prisioneros en los primeros meses de la Guerra civil. De estos relatos se
desprende como mantuvieron viva la fe y como cuando pudieron hasta pro-
curaron (de manera clandestina) las prácticas religiosas para los fieles. Una
obra muy valiosa para este proceso es el manuscrito Flores del martirio del
canónigo don Juan Montijano Chica, manuscrito conservado en el archivo
de la Comisión diocesana para la causa de los Santos de Jaén. La inmediatez
temporal con que fue redactado le da el valor y las deficiencias propias, sin
embargo, tiene el valor de la proximidad cronológica, pues el autor fue el
protagonista de los distintos momentos en lo referente a la persecución
religiosa en la diócesis de Jaén. En efecto, al concluir la Guerra civil, se
solicitó a todas las diócesis de España que se hicieran relatos de los templos
devastados, usurpaciones de bienes eclesiásticos, etc; y sobre todo que se
relataran con datos precisos las muertes de sacerdotes, religiosos y seglares
I – VOTO 4 29
que murieron asesinados in odium fidei. En Jaén fue don Juan Montijano
Chica que vivió los años de persecución muy en primera persona quien se
encargó de preparar dicha memoria. Su trabajo fue la base para don Antonio
Montero en su obra La Persecución Religiosa en España al describir el tema
relativo a Jaén. También el trabajo de la Comisión diocesana para la Causa
de los Santos del título La persecución religiosa en Jaén 1936-1939 (aproxi-
mación para su estudio), editada en 2010 es fundamental. Tal libro se pro-
ponía ofrecer una prueba de la fama de martirio de estos Siervos de Dios.
Por ello esta obra es fundamental en este proceso. De hecho, en el expe-
diente de cada candidato se han reproducido las páginas de la citada obra del
profesor López Pérez, en las que recoge los datos principales sobre cada uno
de los mártires de este proceso. Además, en el libro se encuentra un breve
perfil de cada uno de los martirizados que forman un total muy similar en su
índice a la redacción de 130 Siervos de Dios del proceso original. Además,
en el mismo libro en una tercera parte describe detalladamente la situación
de la persecución religiosa en cada pueblo de la provincia de Jaén, refiriendo
datos concretos de los hechos.
En el 2014 se constituyó una Comisión de 3 sacerdotes con el fin de
continuar el estudio específico sobre cuanto concernía a esta Causa, y en
2015 el Consejo diocesano del presbiterio de Jaén se constituyó como actor
del proceso de beatificación y canonización por el martirio de este grupo de
sacerdotes, religiosos y laicos, encabezados por don Manuel Izquierdo
Izquierdo. Los datos específicos de esta nueva etapa la encontramos indicada
en la Introducción general (p. 15-16) También, dado el alto número de
Siervos de Dios (130), la Postulación pidió la constitución de una relación
con un nuevo orden y numeración con lugares de muerte agrupándolos de ese
modo con lo que mucha documentación fue más fácilmente documentada
para su estudio que el simple método de una relación cuasi alfabética; tam-
bién en este caso se decidió no incluir a 5 candidatos laicos en el índice
definitivo por falta de documentación suficiente en concreto. También en el
escrito de demanda, super libelus, el postulador hizo referencia a los procesos
ya instruidos en la diócesis de Jaén que los integraban los mártires antes men-
cionados que ya estaban beatificados; también se indicaba que otros muchos
mártires de la persecución religiosa habían vivido en Jaén pero que sus
relativos procesos se habían realizado en otras diócesis por razón del lugar de
su muerte o por pertenecer a alguna congregación religiosa que agrupó a sus
candidatos en los respectivos procesos de los miembros de la propia congre-
gación. Así las cosas, en 2016 el obispo diocesano nombra el delegado
episcopal y los demás funcionarios exigidos por un proceso de beatificación
30 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
llegando así a la firma para los autos del proceso de beatificación y canoniza-
ción por martirio de don Manuel Izquierdo Izquierdo, sacerdote y 139
compañeros el 8 de abril de 2016 por parte del obispo diocesano (Cf. texto de
la declaración en Introducción general, p. 16). El mismo Obispo de Jaén
publicó en la Pascua de 2016 una carta pastoral para anunciar la apertura del
proceso super martyrio de los 130 mártires (Cf. parte del texto p. 16-17). La
sesión de apertura se celebró el Jaén el 9 de abril de 2016 nombrándose los
componentes de las distintas comisiones al efecto del estudio y prosegui-
miento de la Causa. La comisión histórica entregó su imprescindible trabajo
en noviembre de 2018 en Sevilla y Jaén respectivamente, los datos relativos a
esta entrega y publicación se encuentran en la Introducción general (p. 18-19)
concluyéndose la causa a nivel diocesano el 12 de febrero de 2019.
Tratándose de una Causa muy voluminosa la Positio en su Introducción
general ofrece el elenco de los nombres de los mártires con su referencia
numérica, así como la lista de los testigos con el número de los mártires sobre
los que declara cada uno de ellos, y un cuadro sinóptico con los nombres,
fechas y actividades, y muerte de cada uno de los mártires (Introducción
general p. 20-37).
En la Introducción general (p. 37-96) se ofrecen diversos apartados
donde se pone de manifiesto:
1. La importancia del testimonio martirial para la Iglesia y la sociedad
de su tiempo subrayando como la diócesis de Jaén está fundada sobre la
sangre de los mártires (p. 37-43) donde se subraya sobre todo la importancia
de esta página, tremendamente dramática, del martirio en los años 30 del s.
XX en la diócesis de Jaén.
2. Al relieve del mensaje martirial para la Iglesia y la sociedad de hoy,
especialmente en tiempos terriblemente confusos y hostiles, no solamente
contra la Iglesia sino contra el mismo cristianismo, en ciertos sectores rele-
vantes de la España Laicista de hoy, la Introducción general dedica una serie
de páginas con citas documentales apropiadas (p. 43-49).
3. Sobre la diócesis de Jaén durante la persecución religiosa del siglo
XX en España la Introducción general dedica una serie de páginas al argu-
mento, divididas a su vez con una exposición sumaria donde explica y refiere
la ambientación histórico social de los varios pueblos de la provincia y
diócesis (p. 49-78). El territorio de la provincia de Jaén en julio de 1936, al
momento de estallar de la guerra civil y cuando la persecución anticatólica
alcanza su cenit, era diferente de la actual, ya que estaba dividido jurisdic-
I – VOTO 4 31
1
La historiografía sobre esta historia trágica es hoy abundante, documentando aquella dramática
situación que muchos no dudan en calificar de una locura criminal y sangrienta que contagiaba a mu-
chos grupos de manera “alocada” arrastrándoles a perpetrar crímenes sin parar y con un vacío de poder
legal, por lo que bandas de grupos incontrolados cometían atropellos sin límites, creando a su propio
arbitrio “sacas” mortíferas, cárceles populares y fusilamientos sin tregua. Solamente un estudio sereno
puede documentar esta cadena de actos insensatos y de asesinatos, y que en el caso de los mártires, un
odio radical a la religión y a la Iglesia instilados por ideologías extremistas anticristianas puede expli-
car.
I – VOTO 4 33
lugares de detención; entre ellos la catedral que fue habilitada como cárcel,
siempre bajo la custodia de guardias municipales y de milicianos del Frente
Popular. Los sacerdotes que tuvieron peor suerte fueron lo que trabajaban en
los distintos pueblos de la provincia. Muchos de ellos fueron asesinados solo
por su condición sacerdotal o para satisfacer venganzas personales, y quienes
intentaron huir u ocultarse, generalmente acabaron siendo detenidos y asesina-
dos. Hay que destacar que en aquel tiempo los sacerdotes y religiosos se
formaban con cierto apartamiento del mundo por lo que era fácil descubrirlos
por su modo de ser, de vestir, de tratar con la gente. Su estilo de vida y com-
postura los delataba inmediatamente. Además, quienes quedaron en prisión y
consiguieron salvarse de las sacas fueron procesados, juzgados y condenados
por delitos ficticios, basados en pura ideología y siempre en la mentira y
calumnias fabricadas para basar su asesinato. Los que lograron en pocos casos
recibir una sentencia benévola y que al final fueron soltados de la cárcel
lograron crear una Iglesia clandestina que oficiaba la Eucaristía, administraba
los sacramentos y mantenía viva la fe de los feligreses. Los sacerdotes más
jóvenes tuvieron que secularizarse forzadamente e incorporarse al ejército.
Muchos fueron condenados a colonias penitenciarias y a los campos de trabajo
donde encontraron la muerte. Muy pocos lograron pasar al bando nacional
donde los obispos locales los acogieron. Hubo también algunos curas, que al
tener que secularizarse y vivir forzosamente en una condición de vida diferente
de la que habían elegido, cayeron en profundas depresiones que los llevarían a
un pronto fallecimiento. Hay que notar también que las dos comunidades de
las hermanitas de los pobres de Úbeda y Jaén, tuvieron la suerte del privilegio
de inmunidad diplomática ya que por el origen de la Orden se encontraban
bajo la protección de Francia. Gracias a esta situación algunos sacerdotes
encontraron amparo en aquellos lugares. Una indicación precisa de estos casos
la encontramos en la Introducción general (p. 58)
Martos (p. 73); Menjívar (p. 73-74); Santiago de Calatrava (p. 74); Santiago
de la Espada (p. 74); Torre Donjimeno (p. 74-75); Úbeda (p. 75-77); Villa
Carrillo (p. 77); Villardonpardo (p. 77-78). En todas estas localidades
reseñadas se describe específicamente las modalidades de la persecución y
en concreto los sacerdotes de esta Causa asesinados en cada uno de los
lugares, las modalidades de los asesinatos, de las desacralizaciones y profa-
naciones y otros datos específicos de las modalidades asumidas por la
persecución, hay que notar que en las poblaciones rurales o menores la
crueldad de la persecución y su intensidad devastadora en el campo religioso
fue mucho más aguda que en la misma capital Jaén.
Pruebas Testificales
ción tanto de sexo como de profesión; los que son de visu, los de visu y de
auditu y los de auditu a videntibus; de estos 88 testigos en total se han
adquirido 110 declaraciones; hay 4 testigos que han declarado varias veces
para distintos Siervos de Dios.
La prueba testifical aparece dividida en 3 bloques: 1). Declaraciones Ne
pereant probationes; 2) declaración ante el tribunal ordinario; 3) Ratifica-
ciones ante el tribunal ordinario de los sacerdotes que recogieron las decla-
raciones ‘ne pereant probationes’, para la protocolización y formal incorpo-
ración de tales declaraciones a las actas de la instrucción diocesana.
La Informatio en su introducción especifica en varios números: 1) las
declaraciones a la Comisión diocesana para las Causas de los Santos (p. 85-
86); 2) del tribunal ordinario; sucesiones; los Siervos de Dios sin testigos
orales; las declaraciones recogidas por la Comisión diocesana y por el Tribu-
nal ordinario que se ajustaron al interrogatorio presentado por la Comisión
diocesana y aceptado y validado por el Promotor de Justicia y por el Delegado
Episcopal; una primera valoración muy genérica del conjunto de las declara-
ciones testificales de esta causa. Por tratarse de una Causa muy extensa se da
en la presente Positio notas al pie de página, el número de algunos testigos
que hablan de un determinado aspecto del martirio de un Siervo de Dios
completando todo el arco martirial de la muerte violenta de cada uno de los
presuntos mártires y de su aceptación formal del martirio y del perdón que
ofrecen a sus enemigos. Todos los testigos recogen la situación de perse-
cución religiosa que se propagó con toda violencia y furor por la diócesis de
Jaén bajo la dominación roja (del Frente Popular) contra las personas y las
cosas que se referían al cristianismo, por lo que encontramos en estas decla-
raciones una amplia descripción de los acontecimientos dramáticos que
caracterizaron aquel periodo.
La política y la persecución sangrienta tuvo varias versiones o modali-
dades, también ideológicas: A) la laicista y anticlerical militante, en mayoría
fomentada y sostenida por las logias masónicas y por grupos contrarios a la
Iglesia, que aunque políticamente se encuadraban en partidos políticos, gene-
ralmente minoritarios como consistencia numérica, ejercieron un poder
político importante en el triunfo y trascurso de la II República española; estos
grupos, al que pertenecieron muchas de las figuras más influyentes en aquel
proceso, estaba dividido en varias formaciones políticas y con varias persona-
lidades importantes de la vida intelectual y universitaria española. Su decla-
rado propósito era el de “modernizar” España y en cuyo proyecto estaba
claramente el de secularizar totalmente la vida social española; reduciendo la
Iglesia a una insignificancia cultual privada. Debe notarse que los obispos
40 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
Documentación bibliográfica
Biografías
Summarium Testium
Summarium Documentorum
Archivos
Desde el punto de vista de los archivos también aquí se han dividido si-
guiendo el número de los 6 grupos de presuntos mártires de la Causa (p. 794-
797). Seguidamente se ofrecen los documentos pertinentes a cada uno de los
presuntos mártires siguiendo la catalanización de los diversos grupos. Se
debe notar que, en cada uno de los documentos pertinentes se indica, según
el método crítico histórico, el título del documento, el archivo donde se en-
44 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
Secciones Ultimas
Índices
Iconografía
La Iconografía de esta Positio (49 láminas) ofrece una serie de mapas
sobre los territorios de la España dividida en dos bandos enfrentados desde
I – VOTO 4 45
1936 a 1939 a lo largo de la cruel Guerra civil, haciendo notar cómo Jaén
permaneció durante largo tiempo en el territorio perteneciente al llamado
bando republicano o del Frente Popular. Creemos que estos mapas hablan por
sí solos de esta contienda tan sumamente compleja, polémica y cruel. Hay
entre los mapas uno de la provincia de Jaén donde se evidencian las diversas
localidades en las que vivieron o a las que pertenecieron los distintos márti-
res. Sigue toda una serie iconográfica, sea relativa a las personas de los
mártires como a fotografías históricas de los lugares donde vivieron o actua-
ron, dividida esta serie iconográfica también siguiendo el criterio de la divi-
sión geográfica según los seis grupos en los que a lo largo de la Positio
expositiva han sido divididos los diversos mártires.
Creemos por lo tanto que dada la complejidad de esta Causa, no obstan-
te ser una Causa voluminosa ya de por sí muy compleja, la misma refleja las
situaciones particulares de la situación persecutoria en la España de la
Segunda República especialmente aquella bajo el Frente Popular y, el prota-
gonismo martirial de cada uno de los mártires tanto en el sentido material de
su muerte como el formal que les llevó en cada caso al martirio sea por parte
del perseguidor como su aceptación por parte de la víctima.
La fuerza, fidelidad y coherencia de fe de cada uno de los presuntos
mártires a la fe católica, como la rica documentación demuestra. La Positio
encuadra históricamente la génesis y desarrollo de la persecución anticató-
lica a lo largo de la II República Española, muestra la autenticidad y fiabi-
lidad de los documentos mostrados, como los elementos que muestran la
fama de martirio de los Siervos de Dios, por lo que, salvo un juicio mejor, a
las tres preguntas de rigor propuestas, respondemos:
2. Visione di sintesi
Impasse storico
1
Cf. B. Bennasar, La guerra di Spagna, Einaudi, Torino (2006).
2
Cf. Ibidem, 310-311. P. Broué, La rivoluzione e la guerra di Spagna 1936-1939, (2020).
48 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
3
M. A. Iannacone, Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repub-
blica e guerra civile (1931-1939), (2015), 290; Cf. A. Agosti, La terza Internazionale - Storia docu-
mentaria, (2011)**.
4
V. Cárcel Ortí, Buio sull’altare. 1931-1939: la persecuzione della Chiesa in Spagna, (1999),
116-118; cf. Idem, La II República y La Guerra Civil en el Archivo Apostólico Vaticano (2011); cf. A.
Beevor, La guerra civile spagnola (2007).
I – VOTO 5 49
cinque laici: Juan Josè Martínez Blázquez, sacrestano della parrocchia San-
tiago de la Espada; Antonio Cobo Muñoz, presidente e fondatore dell’Azione
Cattolica di Linares; Rafael Andrés Traver, ingegnere, direttore della
Linarense de Electricidade; Obdulia Puchol Merino, unica donna esponente
Azione Cattolica di Martos, vedova; Manuele Melero Luque, contabile del-
dell’Impresa di raffineria di aceto “Elosúa” giovane (24 anni) dell’Azione
Cattolica.
Nella temperie carica di minaccia e foriera di morte si disegna l’icona
di una Chiesa – Comunità di credenti che vive la situazione di conflitto
politico-culturale-religioso nella Spagna degli anni 1936-1938, colpita nelle
sue membra vive che, secondo le voci testificali, accolgono la via crucis con
coscienza, dignità cristiana e passio eroica.
La Positio si presenta compatta e coerente nella memoria dei Servi di
Dio e nella memoria della loro uccisione, custodita in continuum dalla
Chiesa in particolare di Jaén. La morte per violenza, come si evince dalle
testimonianze, sia quando rappresenta solo una prospettiva, sia nell’immi-
nenza della esecuzione, viene accolta pro fide et libertate Ecclesiae.
Emerge la testimonianza della Chiesa che nella storia compie il suo
destino escatologico, edificata nel sangue di Cristo: Essi sono coloro che
sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti
rendendole candide col sangue dell’Agnello (Ap 7, 13.14).
3. Lettura e Osservazioni
- Gruppo 3 Baeza-Úbeda
- Gruppo 4 Linares y Bailén (4a Mina El Correo - 4b Linares)
- Gruppo 5 Las Casillas de Martos-Martos
- Gruppo 6 Mancha Real
- Documentos personales
- Escritos del Siervo de Dios
- Escritos relativos al Siervo de Dios y a su martirio post mortem, de
commemoracíon particular y fama de martirio hasta nuestros días.
- Archivos consultados
- Bibliografia
Per i laici
- Relaciones testimoniales
- Documentos personales
- Vida profesional
- Artículos publicados en prensa
- Biografía del Siervo de Dios
- Otros documentos
- Archivos consultados
- Bibliografía
Sono stati compulsati 46 Archivi ecclesiastici (1122-1124); 30 Archivi
familiari; 4 Archivi civili e 34 Registri Civili (1124-1126).
Sono stati emessi giudizi positivi circa il valore e l’autenticità dei
Documenti compulsati e raccolti. È stato parimenti operato un discernimento
valoriale circa la personalità dei Servi di Dio e la loro testimonianza civile,
umana e di fede.
La Commissione conclude il suo lavoro il 17 ottobre 2018 a firma di
José Leonardo Ruiz Sánchez, Francisco Juan Martínez Rojas, Antonio
Aranda Calvo. affermando che l’investigazione storica seguita è stata plene
ac rite.
La valutazione del lavoro di ricerca della Commissione Storica è buona.
Sintesi
An pervestigationes documentorum ad illustrandam vitam et martyrium
Servorum Dei Emmanuel Izquierdo Izquierdo et LIX Sociorum rite ac plene
peractae sint?
Affirmative, s.m.i.
Sono passati ottantasei anni dall’uccisione dei Servi di Dio e viene spon-
taneo domandarsi il perché di tanti anni trascorsi fino all’avvio della Causa.
La risposta a questa domanda svela diversi motivi, sia di carattere
storico, sia di carattere ecclesiologico. In effetti, la riorganizzazione della
società spagnola concitata fino al termine della Seconda Guerra Mondiale
ebbe una lunga e non sempre facile strada da percorrere.
A questi fatti accennati, in merito al tempo d’attesa per l’inizio della
Causa, bisogna ribadire che non fu mai affievolita la consapevolezza che i
Servi di Dio furono trucidati in quanto cattolici. Questa affermazione vale
anche per ribadire quanto trascrive la Positio riguardo ai Servi di Dio affi-
liati ai partiti politici oppositori al regime marxista. Si tratta dei Servi di Dio
Antonio José Ureña Liébana1; Manuel Valdivia Chica2; Obdulia Puchol
Merino3; José Herrera Cano4. La loro partecipazione alla vita politica non
ebbe il sopravvento sulla loro fede. Il motivo della loro detenzione fu princi-
palmente la loro fede professata tramandata come memoria martiriale.
Detta memoria martiriale è ben custodita soprattutto negli ambienti
familiari e religiosi a cui appartenevano. Nonostante questo perenne ricordo,
bisogna segnalare che fu San Giovanni Paolo II a sbloccare le Cause marti-
riali spagnole. Questo, insisto, non significa che fino ad allora si fosse persa
la memoria e la fama di martirio dei Servi di Dio.
Questo perché, parte della Chiesa spagnola, sommata ai motivi pruden-
ziali segnalati dal Vaticano, sconsigliava di continuare il cammino iniziato
1
Cf. Positio, 141.
2
Cf. Positio, 405.
3
Cf. Positio, 492.
4
Cf. Positio, 520.
I – VOTO 6 59
negli anni susseguenti alla fine della guerra verso il riconoscimento del mar-
tirio delle vittime dell’odio verso la Chiesa Cattolica.
In effetti, nel Congresso Nazionale “Evangelización y hombre de hoy”
celebrato a Madrid nel 1985, nelle conclusioni si legge che “Ante el 50
aniversario del inicio de la Guerra Civil Española, la Iglesia, comprometida
en la reconciliación de todos los españoles y en la profundización de la
democracia, debe potenciar todos los gestos que favorezcan este objetivo y
evitar aquéllos que lo dificultan. En este sentido creemos que no es oportuno
llevar adelante el Proceso de Beatificación de los Mártires de la Cruzada”5.
Purtroppo, e come dimostrano i fatti recentemente accaduti, la mano tesa alla
riconciliazione nazionale in Spagna è solo quella della Chiesa. Questo fatto
preoccupante fu segnalato, fra altri, da Papa Benedetto XVI6. Detto ciò, si
coglie che al di là dei tempi prudenziali imposti dalle circostanze storico-
politiche, non c’è stata intenzione manifesta di ritardare o bloccare l’istru-
zione delle Cause dei Servi di Dio, ma si è ritenuto opportuno di aspettare
fino al tempo stabilito dalle circostanze storiche e valutato cosí dalla pru-
denza, affinché i Servi di Dio fossero posti come esempio di speranza di vita
cristiana.
Il motivo per cui gli autori della Positio circoscrivono geograficamente
e cronologicamente la persecuzione all’area di Jaén, sta nel fatto che l’esi-
stenza di una persecuzione religiosa e le loro conseguenze è abbastanza
conosciuta e non ha bisogno di essere dimostrata7. Ad attestare questa scelta
metodologica sono il numero dei Martiri riconosciuti dalla Chiesa, sembran-
do di essere cosí un elemento sufficientemente provato8.
Pertanto, non mancarono in tutti gli anni passati dalla fine della guerra
ricerche specifiche sulla persecuzione religiosa nella diocesi di Jaén, ma solo
recentemente fu possibile, per i motivi sopra segnalati, iniziare l’avvio.
Non meno importante è la ricostruzione del contesto storico della perse-
cuzione religiosa e della Guerra Civile Spagnola riportato nella Positio, illu-
minato dall’omelia pronunziata dal Cardinal Amato in occasione della
beatificazione dei martiri di Tarragona9. Trascrivere questo testo aiuta a
capire il significato cristiano del versamento del sangue dei Servi di Dio ma
anche l’odium fidei da parte dei carnefici.
5
Positio, 506.
6
https://www.heraldo.es/noticias/sociedad/el_papa_insiste_comparar_espana_actual_con_
guerra_civil.html?autoref=true. Ultimo Ingresso, 31/5/2022.
7
Historia de las Diócesis españolas. Córdoba y Jaén. P. 171. BAC, Madrid, 2003.
8
Cf. Positio, 1104-1119.
9
Positio, 8.
60 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
come combattenti nella Guerra Civile Spagnola. In effetti, il Beato Lenzini soffre la stessa morte
sadica del Servo di Dio.
14
Ad esempio, la Positio riporta il “martirio delle cose sacre”, immagini, archivi, chiese
profanate ecc. che illustrano in modo preciso il carattere orchestrato della persecuzione e la finalità di
annientare la Chiesa nella sua totalità: p. 107; 121; 130; 159; 198; 266; 486; 494; 537; 564; 570; 578.
15
Lo stesso vale per i laici. Viene dimostrato che la loro morte è stata inferta per odium fidei.
Cf. Positio, 189; 338; 347; 492.
16
Positio, 339; 347-349.
62 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
come Ne pereant probationes. Solo una teste ha dichiarato nella sezione del
20 dicembre 2017.
Riguardo ai documenti presentati nel Summarium Documentorum,
bisogna affermare che sono sufficienti e pertinenti alla Causa. Nell’introdu-
zione a detta sezione si spiega il motivo della scelta dei documenti riportati.
In effetti, seguendo le indicazioni del Relatore, in vista di un’agile lettura
delle prove documentali, verranno trascritti soprattutto i certificati di morte
dei Servi di Dio. Su questi certificati ho trovato uno che non era del tutto
fedele ai dati anagrafici pertinenti al Servo di Dio in questione: a pagina 585
si legge che il Servo di Dio, presbitero Juan Olid Martínez, al momento della
sua uccisione aveva 33 anni quando in realtà, d’accordo all’atto di nascita,
aveva 3017.
Seguendo lo schema prestabilito, le Sezioni finali della presente Positio
sono costituite dalla Relazione della Commissione Storica, dai voti dei
Teologi Censori e dalla Dichiarazione de non cultu. Seguono quindi l’indice
dei nomi di persona e di luogo e l’indice generale, e infine, a conclusione
della Positio, viene aggiunta una significativa e rappresentativa Sezione
Iconografica.
Considerazioni finali
17
Positio, 581.
18
Cf. Positio, 109.
19
Cf. Positio, 184; 190; 247; 307; 334; 347; 351; 367; 379; 381; 386; 407; 422; 449; 486;
526; 556; 581; 587.
20
Positio, 167.
I – VOTO 6 63
attaccata alla grata con “no se que energia” la mano della Serva di Dio, Suor
Isabel Aranda Sánchez. Su questo proposito, verrà aggiunto il titolo di
“Vergine” a quello di Martire?21.
Quello che accade all’aguzzino di Don Manuel Garrido Izquierdo, che
non riesce a sparare perché “vi algo en él y no pude disparar”22. Don Manuel
Serrano Zafra, pregando nel carcere “Levitava”23. Obdulia Puchol Merino,
parlando a Dio intimoriva i suoi assassini24. Manuel Melero Luque concede
qualche grazia ai suoi nell’anniversario della sua morte25.
Forse la grazia piú significativa fu, come per Saulo di Tarso, la
preghiera di Santo Stefano, la conversione di J. Hervás, “el Gibao”, che, a
guerra finita, venne condannato a morte ed esortava i suoi compagni di
sventura a confessarsi e prepararsi per essere accolti da Dio. Detta grazia ha
come intercessore il beato Francisco Solís Pedrajas26.
Altra caratteristica importante di questa Positio è che i Servi di Dio
vengono presentati senza finzioni, presentando senza veli la loro umanità,
come ad esempio nella deposizione della nipote di don José Teba Merino,
che afferma che lo zio “era medio rarillo”27.
Un dettaglio, si sovrappongono alla memoria dei testi i Servi di Dio
che hanno scambiato la loro vita con il padre dei sei figli, compagno di pri-
gione insieme a loro28.
Per ultimo, qualcuno potrebbe obiettare che i morti nella rappresaglia ai
bombardamenti dei Nacionales non sono morti per l’odium fidei, bensí
perché furono prigionieri e si doveva completare un numero prestabilito di
morti. Invece, quello che attesta l’odium fidei in questo caso è il motivo per
cui sono stati previamente incarcerati cioè, per la loro appartenenza alla Chie-
sa Cattolica, come viene dimostrato dalle testimonianze e dai documenti29.
Lo stesso vale per il mancato scambio di prigionieri30. Pertanto, quello che
motivò la loro prigionia e come conseguenza, l’ulteriore morte, come viene
dimostrato in forma chiara e precisa, fu la loro fede.
21
Positio, 389-391.
22
Positio, 429.
23
Positio, 437.
24
Positio, 495.
25
Positio, 506.
26
Positio, 511.
27
Positio, 469.
28
Positio, 540; 545; 549.
29
Positio, 422; 507.
30
Positio, 538; 547; 555.
64 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
Rispondendo ai quesiti:
II
DISCUSSIONE
Votantes 6
Ad primum quaesitum
Affirmative 6
Ad secundum quaesitum
Affirmative 6
Ad tertium quaesitum
Affirmative 5
Affirmative ad mentem 1
66 «RELATIO ET VOTA» DEI CONSULTORI STORICI
III
CONCLUSIONE