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LA VISIONE TEOLOGICA DI CONCEPCION CABRERA DE ARMIDA

I. Dati biografici

Concepción Cabrera de Armida (CCA) nacque l’8 dicembre 1862 a San Luis Potosí, in Messico. Fu la
settima dei nove figli di Octaviano Cabrera e Clara Arias, di condizione economica agiata e profondamente
cristiani. Frequentò per soli sei messi la scuola delle Suore della Carità perché queste furono espulse dal
governo messicano1. Ricevette una istruzione elementare da insegnanti private 2. Trascorse la sua vita tra la
città e la campagna, nelle tenute della famiglia impegnata nelle faccende di casa.

A tredici anni conobbe Francisco Armida che sposò anni dopo, l’8 novembre 1884. Lei stessa disse: “Il
fidanzamento non mi ha mai preoccupata come ostacolo che potesse impedire la mia appartenenza a Dio. Mi
sembrava così facile unire le due cose!” Dal suo matrimonio con Francisco nacquero 9 figli. Il 17 settembre
1901 morì suo marito e lei dovette portare avanti la famiglia. Questa seconda parte della sua vita si svolse
durante gli anni di governo del Generale Porfirio Diaz, tale periodo fu caratterizzato dalla tolleranza verso la
Chiesa e ciò consentì il ritorno di alcune congregazioni religiose. 3

CCA, sin da giovane, ebbe il desiderio di “saper pregare” e nel 1893 iniziò la direzione spirituale. In questo
periodo vi fu anche l’inizio dei suoi scritti ciò fece in “obbedienza” su indicazione del suo direttore. Il suo
diario spirituale (Cuenta de Conciencia) consta di sessantasei volumi che scrisse dai 31 a 74 anni. I temi che
si trovano nei suoi scritti sono: il mistero della Trinità, L’incarnazione del Verbo, le virtù e i doni dello
Spirito, il sacerdozio, la Chiesa, L’Eucaristia, Maria e la Croce.

Svolse, inoltre, una vasta e feconda attività apostolica, dando origine alle Opere della Croce: due opere
laicali, l’Apostolato della Croce, fondato il 3 maggio 1894 e l’ Alleanza d’Amore col Sacro Cuore di Gesù,
fondata il 30 novembre 1909; due congregazioni religiose, le Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù,
fondate il 3 maggio 1897 e i Missionari dello Spirito Santo, fondati il 25 dicembre 1914, ed un’opera
sacerdotale; Fraternità di Cristo Sacerdote, fondata il 19 gennaio 1912. Gran parte di quest’opera apostolica
fu compiuta in un momento particolare della storia messicana, segnata prima dalla Rivoluzione (guerra civile
dal 1910 al 1917) e poi dalla persecuzione religiosa, detta guerra dei Cristeros (dal 1926 al 1929)4.

La vita di CCA anche se segnata da una grande ricchezza spirituale (il 9 febbraio 1897 ricevette la grazia del
Matrimonio spirituale e il 25 marzo 1906 la grazia dell’Incarnazione Mistica) si contraddistinse per la sua
normalità. <<I carismi straordinari sono conosciuti soltanto tramite la propria testimonianza. In lei non si
presentano fenomeni straordinari che possano essere notati da testimoni. Nessuno la vide in estasi, rapimenti,
1
La prima parte della vita di CCA si svolse nel contesto della guerra tra liberali e conservatori, che finì col trionfo del
partito liberale “juarista”, nel 1867. Alcune delle conseguenze a livello religioso furono: quasi tutto l’episcopato
messicano andò in esilio; i sacerdoti stranieri furono espulsi dal paese, gli ordini religiose furono espulsi.
2
Nel Messico del diciannovesimo secolo il ruolo della donna è legato alla casa, le sue possibilità di azione sociale si
riducono all’ambito caritativo assistenziale. Alcuni dei fattori negativi che segnavano la spiritualità del tempo:
a) Il corpo viene visto come nemico.
b) Non si promuove una vera e propria santità laicale e il modello di riferimento è la vita monastica.
c) Idea materialista del sacrificio: è la sofferenza che viene scambiata per il peccato, perciò il cristiano può partecipare
alla redenzione con la sua penitenza. Alla base si trova l’idea che Cristo sia stato oggetto dell’ira del Padre per
riparare col suo sangue gli oltraggi fatti a Dio.
d) Nell’Eucaristia si sottolinea la dimensione sacrificale ed il ruolo del sacerdote si concentra nell’immolazione,
realizzazione del sacrificio incruento.
e) Identificazione della Chiesa con la gerarchia.
3
Porfirio Diaz Mori fu presidente del Messico dal 1876 al 1911. Durante questo periodo vengono create nuove diocesi,
si realizzano dei concili regionali, si fondano due università pontificie. La partecipazione dei laici nelle questioni sociali
e politiche è vigorosa.
4
Durante gli anni della “Revolución” si trovano già delle manifestazioni anticlericali, poi la Costituzione promulgata
nel 1917 non diede personalità giuridica alla Chiesa e, per ultimo la cosiddetta “Ley Calles” (per il presidente Plutarco
Elias Calles, che la promulgò) che vietava le manifestazioni di culto fuori dagli edifici di culto e limitava il numero di
sacerdoti, alla quale risposero i vescovi con la sospensione totale del culto. Saranno questi alcuni dei fattori
determinanti per lo scoppio del conflitto armato, che colpì principalmente le zone del centro e dell’ovest del Messico.
1
levitazioni. C’è una totale assenza di spettacolarità. Tutto fu intimo e segreto.>> 5 La sua esistenza si svolse
normalmente tra i suoi obblighi familiari e quelli sociali, senza poter sfuggire a tutte le circostanze
impreviste. Lei stessa disse di aver vissuto tre vite: la vita di famiglia e, quindi, di sposa e madre; la vita
dello spirito, molto impegnativa, e la vita delle Opere della Croce (la sua vita apostolica). 6 Morì il 3 marzo
1937 a Città del Messico.

II. Le letture e le fonti della spiritualità di CCA

Nella sua “Cuenta de Conciencia” si trovano alcune citazioni esplicite delle lettere di Paolo, dell’Apocalisse,
del Vangelo di Giovanni e del Cantico dei Cantici. Alcune altre citazioni prese dalla Sacra Scrittura sono
implicite.

CCA ricevette una forte influenza dalla Compagnia di Gesù 7. Il contatto con i gesuiti cominciò nel 1885 e, in
modo speciale. si intensificò durante i dieci anni (1893-1903) di direzione spirituale di P. Alberto Mir sj.
<<La vita mistica di CCA fu in una grande parte, frutto della spiritualità ignaziana.>> Durante questi anni
ella, ebbe il permesso di leggere soltanto: “L’imitazione di Cristo”, L’Eucologio della messa ed il libro
“Pratica della teologia mistica” di P. Miguel Godinez sj. L’influenza della spiritualità ignaziana, però, non si
limitò alle letture, o agli anni di direzione spirituale; CCA fece gli Esercizi Spirituali dal 1889 fino alla sua
morte, sebbene non sempre guidati da un gesuita, ma sempre con la metodologia dei gesuiti.

Nei suoi scritti si trovano alcuni riferimenti ai testi letti, come: “El año cristiano”, “Ejercicio de perfeccion y
virtudes cristianas” di P. Alonso Rodriguez sj, “El progreso del alma” di P. Faber, “El cuarto de hora de
oración según las enseñanzas de la serafica virgen y doctora Santa Teresa de Jesús” di P. Enrique Osso e la
Storia della Chiesa di Darras che suo zio sacerdote le leggeva, traducendo direttamente dal francese. Lei
stesse disse di interessarsi ai testi di mistica e sermoni. Lesse anche testi di natura diversa, come romanzi a
con qualche insegnamento morale o di tipo edificante come possono essere vite di santi o i libri di Muñoz
Pabón.

Nonostante le sopradette esperienze di CCA le origini della sua dottrina spirituale, come detto da P. Philipon,
<<non ha ricevuto alcuna influenza umana>>.8

III. Idea di REDENZIONE in CCA

Nel Diario Spirituale di CCA si trovano numerosi riferimenti al tema della redenzione 9, che viene pensata
come l’adempimento della volontà di Dio 10, come opera della Trinità, così come la creazione 11. L’opera della
redenzione è un mistero d’amore e si trova in continuità con l’infinita carità, che diede origine alla creazione.
Lo Spirito Santo prepara e raccoglie il frutto della redenzione, portandola al suo compimento.

5
GUTIÉRREZ GONZÁLEZ, J, Respuesta a la invasión de Dios, I, Edilibros, México DF, 1987, p. XLV.
6
Cfr. PHILIPON, MM, Diario spirituale di una madre di famiglia, Città Nuova, Roma, 2007, p 43. E LABARTHE, MG,
Concepción Cabrera de Armida forjada por su ambiente familiar y social. Forjadora de una nueva familia de sangre y
de espíritu, in AAVV, Conchita cuéntanos tu vida, Ediciones Cimiento, México DF, 1991, p. 75.
7
La pastorale dei gesuiti in Messico alla fine del diciannovesimo secolo si concentrò nella devozione al Sacro Cuore di
Gesù, La Guardi d’Onore, l’Apostolato della preghiera, le Congregazioni mariane e la devozione alla Madonna di
Guadalupe.
8
“Da quel che si può sapere, Conchita no ha ricevuto alcuna influenza umana nella sua dottrina spirituale. Le
circostanze –così varie della sua esistenza- la portano a scrivere numerose opere, piccole o grandi, e una voluminosa
corrispondenza distribuita nel tempo fino all’età di settantacinque anni.” PHILIPON, MM, Op. Cit, p. 158.
9
La parola “redenzione” si ripete 241 volte nel diario spirituale di CCA.
10
“La Redención no fue otra cosa más que el cumplimiento fiel de la Voluntad divina. Su eco, diré, repercutía
constantemente en el fondo de mi Corazón amantísimo, haciéndolo vibrar en favor de las almas, y en glorificación hacia
mi Padre.” (6 junio 1900)
11
“-Dime Señor: al Verbo, a la Segunda Persona de la Santísima Trinidad que eres Tú, ¿qué no le debemos más que al
Padre y al Espíritu Santo?
-<<No, hija mía; a todos nos deben igual porque la creación y la Redención obras son del mismo Dios y, todas tres
Persona concurrimos en ellas>>.” (10 agosto 1896)
2
Nella prospettiva di CCA la redenzione è santificazione, perdono, riparazione, riscatto, rigenerazione ed
espiazione. Molte volte dice che essa consiste nel “pagare per i crimini dell’umanità”, oppure che sia il
prezzo dell’ingratitudine umana, che soltanto Dio può soddisfare.12 La redenzione è frutto della croce.

La grazia della redenzione agisce ancora prima dell’Incarnazione e, sebbene il Figlio di Dio la realizzi nel
tempo, i suoi effetti continuano nel futuro. Lo scopo dell’opera della redenzione è l’unione dell’umanità con
Dio, cioè la sua salvezza.13 La redenzione è unica e universale, ma si rinnova e continua nella Chiesa, tramite
i ministri ordinati ed i sacramenti.14

Con l’Incarnazione del Verbo, la carne viene purificata con la redenzione, le viene assicurata la risurrezione.
I meriti di Gesù Cristo ed il suo sangue sparso sulla croce purificano l’uomo. Dato che il sangue sparso è
divino e ciò che è divino non finisce col tempo, ma perdura, il merito rimane, perché infinito. L’efficacia del
sangue sparso sta nei meriti del Verbo incarnato e gli effetti raggiungono tutta la creazione.

Gesù Cristo redense l’uomo col dolore e l’umiliazione, soffrì volontariamente per espiare le nostre colpe, si
offrì come vittima.15 L’amore al Padre ed agli uomini motivarono il suo sacrificio. In questo modo il dolore
venne trasformato in strumento di redenzione. Con la sua immolazione, Gesù Cristo unì a sé la Chiesa ed i
sacerdoti per continuare la sua opera di redenzione. In questa prospettiva, la croce, intesa come sacrificio di
Cristo, è la chiave di volta dell’opera divina della redenzione, ma anche le sofferenze intime del cuore di
Gesù sono fonte di salvezza.16

È possibile partecipare ed associarsi all’opera della redenzione, per ottenere grazie, prendendo parte alle
sofferenze di Cristo, sacrificandosi come Lui. Nei sacramenti e nella Chiesa si manifestano gli effetti della
redenzione. La Chiesa rinnova nel tempo il sacrificio della croce, perché la sua missione è continuare
l’espiazione e lo fa nell’Eucaristia. Nell’altare si rinnova il sacrificio della croce. L’Eucaristia è frutto e
continuazione della redenzione.

IV. Idea di Popolo Sacerdotale in CCA

L’impresa di definire la categoria “popolo sacerdotale” nella visione teologica di CCA risulta non semplice
perché quest’espressione non compare nemmeno una volta nei sui scritti. È possibile, però, avvicinarci a
questa categoria e provare a darle contenuto, a partire da altre espressioni, che appartengono al suo
linguaggio17. Le espressioni scelte sono:
12
“La Redención es el precio de la Ingratitud humana, y sólo un Dios, podía satisfacer por ella, bebiéndola al mismo
tiempo a grande sorbos.” (6 agosto 1900)
13
“Para unificar con Dios a la humanidad culpable, purificando su carne en Él mismo al hacerse hombre, y lavar a las
almas con sus méritos y con su Sangre. Este fue el fin de la encarnación del Verbo, el fin de la redención, y de toda una
vida de ejemplos y humillaciones; el unir la tierra con el cielo.” (26 abril 1913)
14
“La Redención fue una, pero su extensión infinita se renovará a favor de las almas por medio de mis sacerdotes
santos, de mis sacerdotes Yo, todos caridad y celo y olvido propio, consagrándose a las almas sólo para glorificar a la
Trinidad.” (11 marzo 1928)
15
“En el Dolor, pues, está la verdadera Sabiduría, porque fue el que Dios mismo escogió en su eternidad para salvar al
hombre. No otra cosa, sino el martirio es el que abre las puertas del cielo y de las comunicaciones divinas. La Sabiduría
increada, es decir, Dios mismo, hija, fue el que escogió la Cruz para la Redención del mundo y no otra cosa salvará a las
lamas, sino el Dolor.” (8 junio 1900)
16
“La Redención del mundo se obró por medio del martirio de mi Corazón y de mi Cuerpo, por el martirio de un
Hombre-Dios, y por esto, las obras todas que destino para la salvación de las almas en mi Iglesia, tiene que fundarse en
un martirio más o menos intenso y cruel.” 17 mayo 1897)
17
È possibile pensare che la scelta e interpretazione dei testi di CCA studiati venga realizzata a partire da una
concezione precedente della categoria in questione. Certamente non si parte ignorando in assoluto alcuni possibili
contenuti, ma non per questa ragione, è possibile giudicare come inappropriata la scelta dei testi, o semplicemente
mirata a dimostrare una concezione precostituita. Gli elementi che si presentano non sono nemmeno una semplice
applicazione alla Chiesa di quanto si dice riguardo il sacerdozio ministeriale, perché alcuni testi di CCA permettono
considerare la Chiesa come popolo sacerdotale, chiamata a partecipare del sacrificio redentore di Cristo.
 “Hay almas sacerdotales para el altar; y también en el mundo hay almas sacerdotales que, aunque sin la dignidad o
consagración del sacerdote, ejecutan oficios sacerdotales ofreciéndose en mi unión al Padre para la inmolación que
a Él le plazca. Estas almas ayudan poderosamente en el campo espiritual a mi Iglesia, y tendrán en el cielo, un
3
 Anime sacerdotali, che appare 122 volte.
 Come sacerdote, 17 volte.
 Sacerdozio di anime vittime, 2 volte.
 Anime vittime, 28 volte.
 I tuoi figli, 160 volte.
 Sacerdozio mistico, 54 volte.
 Cuori sacerdotali, 49 volte.
 Amore sacerdotale, 31 volte.

A partire dallo studio di queste espressioni, si possono considerare, come dimensioni centrali della categoria
popolo sacerdotale, gli elementi di consacrazione e di missione. La Chiesa è un popolo consacrato, che
appartiene a Dio e, nel linguaggio di CCA, si dice che “le anime” (le persone) devono essere degli altari e
delle dimore dello Spirito Santo, devono essere “il Sangue di Cristo”. Questo senso di appartenenza si
sviluppa nella relazione con Dio che è finalizzata alla piena trasformazione in Cristo, condividendo i Suoi
sentimenti, fino a partecipare della sua offerta al Padre, per la salvezza dell’umanità. Per unirsi all’offerta di
Gesù al Padre, è necessario che i membri del popolo sacerdotale facciano dono di se stessi con le stesse
caratteristiche del sacrificio di Cristo (amore, purezza, abnegazione), che, guidato dallo Spirito Santo, offrì se
stesso. La partecipazione del popolo sacerdotale al sacrificio di Cristo implica la propria donazione per
continuare l’offerta di Gesù. In questo modo, si diventa “canale di grazie” per il mondo perché, nel
linguaggio di CCA, si possiede un riflesso della fecondità del Padre. La Chiesa, popolo sacerdotale, è
chiamata a diffondere l’amore e la purezza di Cristo, è chiamata a rinnovare la terra, partecipando all’opera
della Redenzione, che è salvezza, espiazione, intercessione e santificazione.

V. Valutazione critica

LA REDENZIONE

FONDAMENTO BIBLICO

L’idea di redenzione comprende concetti come riscatto, acquisto, salvezza, espiazione, soddisfazione,
sgravio. Possiede un elemento negativo, avendo come punto di partenza una situazione di bisogno, schiavitù
e perciò viene pensata come liberazione, restituzione della libertà (Dt 15,15). Allo stesso tempo, però, l’idea
di redenzione possiede anche un elemento positivo e viene pensata come alleanza, consacrazione,
appartenenza (liberati per appartenere) come risultato dell’intervento redentivo (Es 6, 6-7; Dt 26,18).
Sebbene nel pensiero ebraico la redenzione è un atto di solidarietà fondato sul diritto familiare (Lv 25, 25;
Nm 35, 9-29) e Dio riscatta Israele, perché esiste un legame di “familiarità” col suo popolo (Is 49,15; Is 63,
16) l’intervento di Dio è sempre libero (Is 48, 11). Dall’azione redentrice Israele impara a conoscere Dio (Es
14, 31). L’esperienza della redenzione è inseparabile dalla necessità di conversione religiosa e morale (Is 1,
27).

especial premio. Pero también para estas almas e indispensable su transformación en Mí.” (8 enero 1928)
 “Cierto que en sentido lato, Yo no necesito de nadie para salvar al mundo: pero mira, hija, todos los cristianos
deben sufrir en mi unión cooperando a esa misma Redención, para la gloria de Dios y glorificación propia. Ya la
Redención está efectuada; pero sus efectos alcanzan gracias, y mi sacrificio continúa en los altares hasta el fin del
mundo.” ( 16 mayo 1907)
 “Y cuando dije. «Haced esto en memoria Mía», claro está que no me dirigí tan sólo a los sacerdotes. Cierto que
ellos solos, por las palabras de la consagración, tienen poder para cambiar la substancia de pan en mi Cuerpo
santísimo, y la substancia de vino en mi Sangre. Pero el unir todas las inmolaciones en una, es para todos los
cristianos; el asimilarse por la fe y por las obras a la Víctima del altar, el ofrecerme al Eterno Padre como pararrayo
de la divina justicia, como hostia de propiciación, esto les toca a todos los cristianos, miembros de un mismo
cuerpo.” (7 junio 1916)
 “Yo no desperdicio nunca el dolor de las almas, sino que inmediatamente lo uno a mi Sangre y a mis méritos, para
ensanchar los horizontes de la gloria de mi Padre y honrarlo con mi cuerpo místico que son los cristianos, los que
me aman y son Míos.” (6 junio 1919)
4
Nel NT troviamo espressi, in diversi modi, due punti fondamentali riguardo il tema della redenzione: la
libera volontà di perdono da parte di Dio (Gv 3, 17) e il suo amore misericordioso che viene incontro ad ogni
uomo nella vicenda storica di Gesù di Nazaret. 18 Gesù viene per cambiare le condizioni di vita dell’uomo
(malattia, angoscia, peccato, morte) e lo scopo della sua missione-vita è l’autocomunicazione di Dio. 19

La redenzione è l’evento unico e definitivo. Gesù Cristo, mediatore di salvezza, realizza la redenzione nella
donazione totale e irreversibile di se stesso, nella sua morte in croce si manifesta la volontà di perdono da
parte di Dio (Gal 1,4), conferendo all’uomo una nuova esistenza, una vita di comunione con Lui liberato
dalla colpa-peccato (Gv 10,10; Gal 2,20). La morte espiatrice di Cristo è il fondamento della comunione di
vita e dello stile di vita del cristiano: abnegazione in favore degli altri (1Gv 3,16). Nel realizzare l’opera della
redenzione, Gesù Cristo, riunisce intorno a sé il popolo di Dio, la Chiesa che riceve il suo Spirito (Gal 4, 6-7)
come effetto dalla liberazione dal peccato e dalla morte.

Sin dall’AT la redenzione ha implicato la mediazione umana di Mosè, nel caso dell’Esodo, ed è specialmente
presente nelle attese messianiche. Nella figura, però, del servo di Yhwh (Is 53,12), la redenzione si realizza
mediante il sacrificio personale e volontario. Nel NT, quest’elemento appare chiaramente (Mc 10, 45; Gv
18,4-8) ed il libro dell’Apocalisse presenta Gesù Cristo come l’Agnello immolato (5,6-10). Dio redime
attraverso l’evento storico della morte e risurrezione di Cristo.

Nella teologia di Paolo, il protagonista della redenzione è Dio, che per amore (Rm 5,8) mediante Gesù opera
la redenzione (Rm 8, 31-34). <<Nella morte-risurrezione di Gesù è operante Dio Padre>> 20 che libera l’uomo
dal peccato, dal diavolo e dalla morte (Col 1,13-14; 2Tm 1,10; Tt 2,14). Il sangue di Cristo riscatta l’uomo
e sigilla la Nuova Alleanza (Rm 5,9; 1Cor 11,25, Ef 1,7)

Il mistero della redenzione, secondo Giovanni, è mistero d’amore, perché Dio è amore (1Gv 4, 8): amore del
Padre per il mondo (Gv 3,16), amore del Figlio per il Padre (Gv 14,31), amore del Figlio per gli uomini (1Gv
3,16), amore del Padre per il Figlio (Gv 14,31; Gv 15,10). È la pienezza dell’amore, perché arriva fino al
dono di sé (Gv 13,1; Gv 15,13).

FONDAMENTO DOGMATICO

La redenzione è l’azione d’aiuto, o salvezza da parte di Dio. L’opera redentrice di Cristo vuole riportare
l’uomo decaduto nel giusto rapporto con Dio, <<creare un rapporto laddove, secondo l’esperienza umana,
tutti i rapporti svaniscono e la perdita definitiva di rapporto sembra segnare la fine dell’esistere umano.>> 21
La salvezza per la croce di Cristo è la liberazione specialmente dal peccato e dalla morte, è la vittoria sul
male. Cristo restituisce l’uomo a se stesso, restituendolo a Dio ed esaltandolo.

L’aspetto positivo della redenzione è la partecipazione alla vita divina, la divinizzazione. L’uomo viene
riscattato per appartenere a Dio. La redenzione come riscatto-acquisto-liberazione è compiuta da Cristo nel
corso di un combattimento vittorioso con le forze del male, del peccato e della morte. Questa vittoria è stata
onerosa, è costata la vita a Cristo e lo ha condotto alla risurrezione. 22 Cristo riscatta l’uomo col suo sangue.
“A Dio non è bastato ‘comprare’ il suo popolo, ha dovuto ‘riscattarlo’, prenderselo, perché il peccato glielo
aveva in qualche modo rubato. Tale riscatto è anche una liberazione …” 23 Questo riscatto, presa di possesso,
è per stabilire un’alleanza, perché questo è lo scopo della mediazione di Cristo.

18
Bonora presenta diversi modelli interpretativi: sociale, giuridico, rituale, interpersonale, esperienziale. BONORA A,
Redenzione in ROSSANO P, RAVASI G, GIRLANDA A, Nuovo dizionario di Teologia Biblica, San Paolo, Cinisello
Balasmo, 1988, pp. 1291-1292.
19
BONORA A, Redenzione, p. 1293.
20
BONORA A, Redenzione, p. 1295.
21
WERBICK J, Redenzione in EICHER P (ED), I concetti fondamentali della teologia, vol 3, Queriniana, Brescia 2008, p.
494.
22
SESBOÜÉ B, Gesù Cristo l’unico mediatore. Saggio sulla redenzione e la salvezza – 1, Edizioni Paoline, Cinisello
Balsamo 1991, pp. 121, 161.
23
SESBOÜÉ B, Op. cit. pp. 164-165.
5
La salvezza, che è liberazione e divinizzazione, vale a dire, ingresso nella comunione di vita divina, non
s’impone, è una chiamata. Cristo ha compiuto il passaggio dalla morte alla vita, affinché l’uomo possa
passare anche dalla morte alla vita. La salvezza è un dono che Cristo fa agli uomini, Lui che è stato <<il
proesistente, cioè che vive per i suoi fratelli, così come vive per il Padre.>> 24 La redenzione è una seconda
creazione, è un aspetto della ricapitolazione mediante cui Cristo riprende tutta la creazione, per condurla al
suo fine.

La vittoria sul male non è ancora conclusa perché la Redenzione non è ancora finita, l’atto redentore
continua ad operare e gli uomini sono chiamati a cooperare con l’opera della Redenzione. <<Con la discesa
agli inferi, la risurrezione, l’ascensione e l’invio dello Spirito Santo, l’attività redentrice di Cristo ha avuto la
sua gloriosa conclusione; al suo ritorno, essa sarà perfetta.>>25

I frutti della redenzione sono giustificazione, perdono dei peccati, possesso dello Spirito, figliolanza divina.
La risurrezione di Cristo garantisce la vita al credente, perché è origine della futura risurrezione di tutti,
anche dell’intera creazione. La creazione e la Chiesa si riferiscono a Cristo come al loro capo, questo è il
significato soteriologico del corpo di Cristo. La ricapitolazione avviene nella subordinazione di tutto a
Cristo. Lo Spirito deve operare nel corpo di Cristo quello che già ha fatto nel capo. <<La redenzione (o la
salvezza) nel segno della croce e della risurrezione significa vivere della libertà di coloro che appartengono a
Dio, e vuole dire: poter vivere presi dal suo Spirito in vista del suo futuro e, quindi, non dover più vivere solo
lo svanire di ciò che è trascorso definitivamente nella morte e nel fallimento.>> 26

-Mediazione discendente:
L’iniziativa, nell’opera della redenzione, è di Dio, per la sua misericordia, per la sua giustizia, per la sua
santità si decide all’azione salvifica. Dio redime per grazia. L’Incarnazione è un atto che Dio compie per
amore, perché caratteristica dell’amore è il donarsi. 27 L’Incarnazione può essere concepita come la
<<radicalizzazione della solidarietà di Dio con il suo popolo, promessa nel nome JHWH: come prova
escatologica del suo essere con l’umanità.>>28 Con l’Incarnazione, Dio partecipa alla sorte degli uomini e
concede loro di partecipare alla sua vita divina.

-Mediazione ascendente:
Il sacrificio è un atto di omaggio a Dio col quale l’uomo riconosce il diritto sovrano di Dio e la propria
situazione di dipendenza nei confronti di colui che è la sua origine ed il suo fine. Il sacrificio è l’omaggio
esistenziale fatto di obbedienza e di amore verso Dio, è voluto per il bene dell’uomo, per la sua felicità.
<<Gesù, essendo veramente uomo, effettua il dono senza ritorno dell’uomo a Dio. Il dono di Dio
all’uomo suppone infatti che esso sia accolto e ricevuto. Ora l’accoglimento del dono di Dio da parte
dell’uomo non può consistere che nel dono dell’uomo a Dio. In un caso come nell’altro il dono non
può essere esteriore a colui che dona: se Dio si dona, l’uomo deve a sua volta donarsi con un amore
che la Scrittura chiama nuziale … Questo sacrificio fondamentale di comunione egli lo compì in un
corpo di peccato, cioè in un’esistenza sottomessa alle condizioni del peccato dell’umanità. Per questo
il suo sacrificio passa per la croce, su cui egli affronta in maniera vittoriosa la contraddizione
dell’ingiustizia e del rifiuto.>>29
Cristo ha compiuto ciò che l’umanità si era rifiutata di fare, il dono di sé a Dio come risposta alla sua offerta
di comunione e lo ha fatto con la sua esistenza di amore obbediente e col suo sacrificio, atto di preferenza e
di passaggio (pasqua).

Il fondamento di questo movimento ascendente, dall’uomo verso Dio, si trova nel movimento discendente,
nel donarsi di Dio all’uomo. Il dono di Dio comprende la creazione e la consegna di sé stesso nel Figlio.
<<Questo dono e questo abbandono di Dio agli uomini coinvolgono infatti il Padre come il Figlio e si
manifestano attraverso l’abbandono del Figlio da parte del Padre sulla croce. Nel centro di questo
movimento oblativo di Dio verso gli uomini il Figlio esprime e realizza il movimento perfetto del ritorno
24
SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 135.
25
FRIES H (DIR), Dizionario teologico,vol. III, Queriniana, Brescia 1968, p. 70.
26
WERBICK J, Redenzione, p. 494.
27
Cfr. NICOLAS JH, Sintesi dogmatica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1991, p. 573.
28
WERBICK J, Redenzione, p. 493.
29
SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 122.
6
dell’uomo a Dio.>>30 Con il sacrificio di Cristo che appartiene alla mediazione ascendente ed è amore per
Dio fino a morire, la capacità umana di amare viene liberata.

La vita di Gesù assume il valore di un sacrificio esistenziale, perché <<tutta la vita prepasquale di Gesù è
stata una “proesistenza”, cioè “un’esistenza per” il Padre e per i fratelli un dono totale di sé che si spinge
fino al dono della vita.>>31 Questa esistenza di servizio è orientata verso il passaggio di Gesù al Padre e mira
al passaggio di tutti i suoi fratelli riconciliati al Padre. Il senso che Gesù Cristo dà alla sua morte è il suo
ritorno al Padre ed il dare la vita per quelli che ama. <<Si consegna da solo: la sua morte porterà a
compimento e concluderà il sacrificio della sua esistenza.>> 32 In questo sacrificio c’è identità tra sacerdote e
vittima, tra il dono e colui che dona. <<La funzione decisiva dell’attività redentrice di Gesù è da vedersi nel
suo essere sacerdote e vittima della nuova alleanza. Con la sua vita di sacrificio, culminante nella morte
sacrificale in croce, Gesù ha ottenuto la vera riconciliazione con Dio dell’umanità decaduta, ha ristabilito
l’ordine distrutto dal peccato, e ci ha aperto la possibilità di entrare in una nuova e attuale comunione di vita
con Dio.>>33 L’esistenza di Gesù e la sua morte in croce è indissolubilmente offerta a Dio e offerta per i
fratelli. In questa prospettiva si può comprendere l’Eucaristia come sacrificio, perché è memoriale dell’unico
sacrificio di Cristo.

Quest’opera sacerdotale inizia fin dall’Incarnazione, così come la ricapitolazione di tutte le cose. 34 Col suo
sacrificio, Cristo ha offerto una soddisfazione sovrabbondante, soddisfazione che si estende a tutti gli
uomini. In questo modo anche la creazione viene riscattata. La risurrezione di Cristo mostra, nella persona
del Risorto, cosa sarà ultimamente la redenzione.

La salvezza avviene attraverso la croce, perché la potenza del peccato, che anima gli uomini, è forza di
morte, violenza e ingiustizia. Gesù affronta liberamente il male nel proprio terreno e non soltanto la sua
risurrezione è una vittoria sul male, ma la sua stessa morte per la qualità dell’amore, della giustizia,
dell’obbedienza verso il Padre. In questa lotta, Cristo ha ottenuto il perdono per condannare il peccato e
liberare il peccatore. <<La croce è il simbolo dell’assoggettamento supremo di Gesù alle condizioni
dell’esistenza fino al sacrificio della sua particolarità.>> 35 Il senso salvifico della morte di Cristo sta nel “per
noi” della 1 Pt 3,18, che significa “per i nostri peccati”; è il suo sangue sparso mediante l’atto di un
sacrificio esistenziale. La finalità del sacrificio è l’unione con Dio e la distruzione dell’offerta non è voluta in
se stessa, ma è il modo di renderla irrevocabile.36

VALUTAZIONE

Come è stato detto prima, nei testi di CCA si trovano alcune citazioni della Scrittura, anche se il suo contatto
con la stessa si è limitato alle letture della messa. Nonostante non ci sia stato un contatto sistematico con i
testi biblici o uno studio di essi, il modo come viene trattato il tema della redenzione presenta degli agganci e
delle corrispondenze con la tradizione biblica.

Sebbene l’attenzione di CCA riguardo il tema della redenzione molte volte si concentri sull’aspetto negativo,
vale a dire liberazione da una situazione di necessità, di oppressione o di male, l’aspetto positivo, cioè la
divinizzazione o partecipazione alla vita divina, non viene nemmeno tralasciato. Anzi, può essere apprezzato
maggiormente alla luce della solidarietà-familiarità che motiva l’intervento di Dio per riscattare il suo
popolo.

Così come il popolo d’Israele impara a conoscere Dio dalla sua azione redentrice, il nuovo popolo di Dio è
chiamato a conoscerlo e le sottolineature presenti in CCA offrono diverse vie percorribili: il mistero della
Trinità, a partire dall’opera della redenzione, i legami del Verbo Incarnato con l’uomo, Cristo come

30
SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 322.
31
SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 301.
32
SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 301.
33
FRIES H (DIR), Dizionario teologico p. 68.
34
NICOLAS JH, Op. cit., p. 591.
35
SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 217.
36
Cfr. SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 298.
7
sacerdote e vittima, l’azione dello Spirito in Cristo e nei cristiani, la partecipazione dei cristiani all’opera
della salvezza.

Nella prospettiva di CCA, viene sottolineata l’umiltà – umiliazione del Verbo nel prendere carne umana, cioè
la dimensione kenotica dell’Incarnazione. Potrebbe risultare conveniente rileggere i passi riguardanti
l’Incarnazione, nella prospettiva della solidarietà di Dio con l’uomo fino a condividerne la sorte.

Anche se in alcuni momenti i testi di CCA possano far pensare all’opera della redenzione come atto
“obbligato” dal peccato dell’uomo, viene ripetuta l’affermazione riguardo l’amore di Dio come motivazione
per la sua realizzazione. 37

I due elementi della mediazione (discendente ed ascendente) non compaiono differenziati in modo esplicito,
ma sono entrambi riscontrabili nell’idea di redenzione presente in CCA. Come è stato appena detto, viene
sottolineata l’umiltà del Verbo nell’incarnazione –movimento discendente- ma non viene tralasciato il
movimento ascendente perché il centro della proposta è il sacrificio di Cristo. La partecipazione alla
dimensione ascendente della mediazione offre le fondamenta per affermare la possibilità e “necessità” della
partecipazione dell’uomo all’opera della salvezza. Sicuramente bisognerà ridimensionare l’accento dato alle
sofferenze come causa di salvezza. Sebbene si affermi la possibilità di condividere “le sofferenze del cuore di
Cristo” il fondamento si trova nell’intima unione con Lui, nella sequela fino a condividerne la sorte e non
come solo frutto della volontà. Inoltre, una possibile rilettura dell’enfasi data alle sofferenze di Cristo è
possibile a partire non solo dal contesto in cui CCA scrisse ma anche dalla prospettiva della qualità
dell’amore col quale Egli affronta la morte, perché essa è già una vittoria sul male.

Il modo come CCA presenta la dimensione sacerdotale del sacrificio di Cristo è evidentemente segnata dalla
teologia del suo tempo, ma ne costituisce il centro. È necessario riprenderla alla luce della teologia odierna
(biblica e dogmatica), perché nelle categorie di “rapporto, alleanza, appartenenza”, come finalità dell’ufficio
sacerdotale, vengono offerti degli elementi che possono essere ulteriormente sviluppati.

L’idea di redenzione, come “riscatto tramite un combattimento”38, offre degli elementi per rileggere i testi di
CCA, che, erede della teologia e della spiritualità del suo tempo, a volte presenta il “per noi” come “al
nostro posto”.39 Questo stesso equivoco diventa il fondamento della forte sottolineatura delle sofferenze di
Cristo come causa di salvezza, come “prezzo del nostro riscatto”, tralasciando l’elemento della solidarietà,
della consolazione che l’uomo può esperimentare perché Dio ha sofferto come lui. 40

Ricuperando l’idea del “combattimento spirituale”, viene anche riletto il compito della Chiesa, che è
chiamata a continuare questo combattimento. In questo modo è possibile riprendere la dimensione sociale
della salvezza, che si deve manifestare nell’agire dei cristiani, che Cristo ha liberato e guarito nella loro
libertà. Allo stesso tempo e in linea con questo compito “sociale” del cristiano, si ripropone il ministero di
riconciliazione che la Chiesa riceve da Cristo, riconciliazione col Padre, riconciliazione tra gli uomini,
compito fondamentale della mediazione.

Sebbene nel pensiero di CCA, il ruolo dato ai ministri risulti centrale, dovuto all’idea di sacerdozio comune
al suo tempo, adesso lo possiamo rileggere a partire dal rapporto “uno-tutti” che viene simboleggiato

37
“En efecto, el pecado rompió esta filiación [de las almas con Dios], pero en el afecto, en el amor del Padre, no; y,
como Él es eterno, eterna era ya la reconciliación, la encarnación, la redención y aun lo era, la glorificación de todas las
almas que se han de salvar.” (6 febrero 1907)
38
<<Ma sotto quale forma questa salvezza ci è rivelata? Sotto la forma di un combattimento oneroso e vittorioso
sostenuto da Cristo contro le potenze del male, del peccato e della morte. Tale vittoria, che è costata la vita a Cristo e
l’ha condotto alla risurrezione, è comunemente detta redenzione.>> SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 161.
39
A partire dalla citazione di 1Tm 2, 5-6 (L’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti) Sesboüé dice:
<< Il che equivale a dire anzitutto questo: egli è venuto a “pagare di persona”, non ha esitato a “sborsare il prezzo”, la
cosa gli “è costata cara”; il suo atteggiamento di servizio si è spinto fino alla more, che fu il “prezzo di riscatto” pagato
dalla sua generosità.>> SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 169.
40
Citando N. Leites dice: <<Ciò che mi aiuta nella mia sofferenza è il pensiero che c’è un Dio che soffre come me … Il
fatto che un Dio soffra come me conferisce dignità alla mia propria sofferenza.>> SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 366.
8
ministerialmente dal rapporto “alcuni-tutti”, come presentato da Sesboue. 41 In questa prospettiva, che si
fonda sulla mediazione di Cristo e sul suo carattere sacerdotale, i ministri agiscono al servizio di tutti in
nome di Cristo.

Alla luce della mediazione ascendente, come proposto da Sesboüé, si comprende meglio il senso del
sacrificio, che ha come finalità l’unione con Dio. In questa prospettiva la distruzione dell’offerta non è voluta
in se stessa ma è il modo di renderla irrevocabile. 42 Questo chiarimento aiuta a rileggere meglio l’enfasi,
presente in CCA, sul sacrificio di Cristo e sulla partecipazione dei cristiani ad esso. Perché parte dalla
solidarietà che <<ha la sua fonte nel movimento discendente della mediazione di Cristo, ma giunge a
compimento e si perfeziona nel movimento ascendente, che ci riconduce al Padre come una sola famiglia e
un solo corpo.>>43 Sempre a partire dalla prospettiva della solidarietà possono essere riletti altri elementi
presenti negli scritti di CCA come “soddisfazione44, sostituzione,45 espiazione46”.

IL POPOLO SACERDOTALE

FONDAMENTO BIBLICO

Popolo
Il popolo viene inteso come comunità dei figli d’Israele, che hanno in comune elementi come il culto, il
linguaggio, il radicamento in un patria, le istituzioni, il destino, la razza.

L’elezione da parte di Dio:


 Israele non è un popolo come gli altri, è un popolo che dimora a parte perché Dio è con Lui. È la
comunità di Yhwh ed è in rapporto a Lui che << si definiscono le funzioni, la dignità, le prerogative
e i doveri dei differenti membri del popolo di Dio …>>47
 Dio ha scelto e chiamato il popolo (Dt 7,7; Is 41, 8), per amore (Is 48,12) (Dt 7,8; Os 11,1). Sempre
per amore Dio è intervenuto nella storia d’Israele riscattandolo e liberandolo.
 Il popolo vive in un particolare rapporto con Dio, l’Alleanza (“Io sono il vostro Dio e voi siete il mio
popolo”). L’elezione e l’alleanza sono per conoscere Dio, per amarLo e servirLo.
 Il popolo eletto ha un compito nei confronti degli altri popoli. <<L’espressione di Israele “popolo
sacerdotale” significa, in fondo, questo suo essere un popolo mediatore universale di salvezza
mediante il quale il Signore vuole salvare tutti gli uomini.>> 48 Per questa ragione dovrà affrontare la
tentazione del particolarismo. L’appartenenza a Dio è consacrazione, perciò Israele è un regno di
sacerdoti (Es 19,6), chiamato ad essere, per gli altri popoli, testimone di Dio.

41
SESBOÜÉ B, Gesù Cristo l’unico mediatore. Saggio sulla redenzione e la salvezza – 1, Edizioni Paoline, Cinisello
Balsamo 1991, p. 426.
42
SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 298.
43
SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 420.
44
<<La soddisfazione ha contraddistinto il sacrificio di Cristo, cioè il dono esistenziale ch’egli fa di sé al Padre, perché
egli ha assunto liberamente la nostra condizione di uomini soggetti alle conseguenze del peccato. Per questo motivo egli
ha preso su di sé la dimensione penitente di ogni ritorno dell’uomo a Dio nell’amore. Questa penitenza è del tutto
originale, perché non è la conseguenza del suo proprio peccato, bensì la conseguenza dell’attaccamento al peccato da
parte di coloro che egli voleva fare suo corpo.>> SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 401.
45
<<Il rappresentante si sostituisce in effetti a colui che egli rappresenta; ma lo può fare in maniera valida solo in nome
della solidarietà che gli permette di renderlo veramente presente. Per questo la teologia contemporanea insiste ora sulla
solidarietà instaurata da Cristo fra lui e noi e relativizza la sostituzione in seno al largo movimento che anima
l’economia dell’incarnazione. Partendo d questa solidarietà, essa cerca di comprendere l’universalità del sacrificio di
Cristo, universalità umanamente e visibilmente significata e attuata. >> SESBOÜÉ B, Op. cit. p. 406.
46
<<L’espiazione personale di Gesù è paradossale, poiché è l’espiazione dell’Innocente che trasforma in intercessione,
propiziazione ed espiazione penitenziale il peccato degli altri che si abbatte su di lui.>> SESBOÜÉ B, Op. cit. p.368.
47
CIMOSA M, Popolo in ROSSANO P, RAVASI G, GIRLANDA A, Nuovo dizionario di Teologia Biblica, San Paolo,
Cinisello Balasmo, 1988, p. 1191.
48
CIMOSA M, Popolo, p. 1195.
9
Nel NT la Chiesa è il nuovo popolo di Dio e vengono presentati l’universalità del popolo della Nuova
Alleanza e le nuove istituzioni (gli avvenimenti della salvezza come nuovo esodo, il nuovo culto, la nuova
terra, ecc). La Nuova Alleanza è stata sigillata nel sangue di Cristo tramite il quale popolo è stato santificato
e i suoi peccati espiati. La comunità santificata dal sangue di Cristo condivide il cammino, le istituzione e il
destino, il suo linguaggio comune è la Parola di Dio.

Secondo la testimonianza di Apocalisse 5,9 Cristo si è acquistato da ogni popolo una comunità e ha ne fatto
il suo regno e suoi sacerdoti.49 È l’unità ritrovata dell’umanità. La Chiesa quindi deve contribuire all’intesa
tra i popoli, perché in Cristo “tutti sono uno”, in Lui tutti gli uomini possono partecipare della nobiltà e della
benedizione d’Israele. Questa è la guida per l’operare della Chiesa.

Sacerdozio
Nell’AT
Il sacerdote è l’uomo che si china in adorazione, è l’uomo che sta dinanzi a Dio, è l’uomo che per mezzo
della benedizione procura la prosperità, è infine, l’uomo del sacro. Le funzioni sono oracolari,
d’insegnamento, il culto sacrificale, vegliare sulla purità rituale, la benedizione e la custodia del santuario.
Essenziale risulta la struttura del culto fondata sulla separazione e il sacerdote ha il ruolo di mediatore
presentando a Dio l’offerta dei fedeli e trasmettendo ai fedeli la benedizione divina. Il sacerdote è incaricato
del rapporto con Dio. <<Essendo Israele il popolo di Dio, i rapporti con Dio rivestono in Israele
un’importanza particolare.>>50

Secondo Es 19.6, Israele è “popolo sacerdote” (sacerdozio regale) perché è l’unico popolo al mondo che
garantisce il culto del vero Dio e, nel compimento definitivo, sarà lui a compiere il culto perfetto. Il popolo
dell’Alleanza è stato chiamato tra i popoli, per servire Dio come sacerdote.

Nel NT
Sebbene la morte di Gesù non abbia un rapporto col culto, durante l’Ultima Cena, Egli stesso fece
riferimento all’Alleanza Nuova sigillata nel suo sangue e diede alla sua morte un significato sacrificale. 51
Anche Paolo presenta la morte di Cristo con le figure del sacrificio 1 Cor 5,7; Fil 2,6-11; Rom 3,24s. ma non
dà a Gesù il titolo di sacerdote.
Nella lettera agli Ebrei, Cristo viene presentato come Sacerdote Sommo e vittima.
 La croce è considerata come sacrificio di espiazione e di alleanza, sacrificio del Servo, offerta
personale di Cristo che è chiamato a intercedere per i suoi fratelli.
 Il suo è un sacerdozio fondato sul suo essere mediatore, vero uomo che condivide le miserie degli
uomini e vero Figlio di Dio superiore agli angeli.
 Con il suo sacrificio unisce Dio e gli uomini e la sua passione viene vista come sacrificio-
consacrazione, è l’unico sacrificio dell’unico mediatore.
 I frutti, per i credenti, sono una coscienza purificata, la santificazione, l’essere introdotti nella
Nuova Alleanza, che è relazione d’intimità con Dio.
 Fondato sul sacerdozio esistenziale di Cristo, il nuovo culto consiste nell’offrire sacrifici esistenziali,
vale a dire vivere come Cristo e uniti a Lui, per progredire nell’amore fraterno.

Giovanni, nell’Apocalisse, presenta Cristo in veste pontificale (1,13) e la passione come atto sacrificale, che
si apre con la preghiera sacerdotale (Gv 17).
La comunità – Popolo Sacerdotale
Nella Prima Lettera di Pietro 52 (2,5), si applica il titolo di “sacerdozio” alla comunità. In questo modo, nella
chiesa, in quanto comunità convocata da Dio in Gesù Cristo, si attua la promessa fatta ad Israele (Es 19,6),

49
Cfr. BIETENHARD H, Pueblo, in COENEN L, BEYREUTHER E, BIETENHARD H, Diccionario teológico del Nuevo
Testamento, vol III, Sigueme, Salamanca 1993, p. 441.
50
VANHOYE A, Sacerdozio in ROSSANO P, RAVASI G, GIRLANDA A, Nuovo dizionario di Teologia Biblica, San Paolo,
Cinisello Balasmo, 1988, p. 1387.
51
Gesù presenta la sua morte come sacrificio e lo presenta con la figure dell’AT: il sacrificio espiatorio del Servo (Mc
10,45; 14,24 Cfr Is53) sacrificio d’alleanza come Mosè (Mc 14,24 Cfr Es 24,8) e il sangue versato evoca l’agnello
pasquale (Mc 14,24 Cfr Es 12,7.13.22 s). È il sacerdote del proprio sacrificio. Cfr. GEORGE A, Sacerdocio, in LEON-
DUFOUR X, Vocabulario de teología bíblica, Herder, Barcelona, 1967, p. 726.
10
un sacerdozio posseduto da tutti insieme in modo organico, condotto conformemente all’obbedienza di
Cristo ed all’ispirazione dello Spirito. In Ap 5, 9-10; 20,6, viene presenti le dignità regale e sacerdotale del
popolo, in situazioni di difficoltà, i cristiani vengono invitati a riconoscersi, grazie al sangue di Cristo,
sacerdoti e re, che godono di un rapporto privilegiato con Dio e che, per questo rapporto, esercitano
un’azione determinante sulla storia del mondo.53

Sebbene Gesù Cristo non abbia attribuito a se stesso il sacerdozio e nemmeno al popolo, il suo agire è stato
sacerdotale e sembra di aver concepito il popolo della nuova alleanza come un popolo sacerdotale. 54 Perché
Egli si rivela sacerdote nell’offerta del suo sacrificio e nel servizio della Parola. I discepoli, quindi, sono
chiamati a prendere la croce ed a bere il suo calice, portare il suo messaggio e rendere testimonianza. Gli
apostoli continueranno questo suo modo di vivere, presentando la vita cristiana come una liturgia, come una
partecipazione al suo sacerdozio. I cristiani sono chiamati ad annunciare l’azione salvifica di Dio in Gesù
Cristo e sono destinati ad offrire a Dio sacrifici spirituali.55

I destinatari della 1 Pt
La comunità cristiana è chiamata a costruire il popolo di Dio, dando testimonianza di Cristo Signore in
mezzo alle città che abita. La situazione di diaspora permette di offrire questa testimonianza ed è anche
appello alla propria identità, che non dipende dalle condizioni sociali, ma dalle convinzioni profonde.
<<Così le comunità petrine della diaspora sono chiamate, come Popolo di Dio in cammino, ad essere
presenza viva di Gesù in mezzo al mondo.>> 56 La condizione dei cristiani era di non cittadinanza che li
faceva vivere come senza casa e come non-popolo, ma, per il fatto di essere popolo di Dio sono chiamati a
vivere in maniera esemplare all’interno della società (2,11-12).

Finalità della Lettera


L’intenzione dell’autore è aiutare le comunità cristiane a trovare la propria identità, il proprio posto
all’interno di una società non cristiana che era ostile. L’autore invita i credenti a partire dall’esperienza
pasquale di Cristo ad impegnarsi all’interno della comunità, in fraternità, per rendere testimonianza, vivendo
in modo esemplare come cittadini.

A partire dalla cristologia del Servo sofferente, viene rivolto alla comunità l’invito alla partecipazione alla
passione di Cristo nella solidarietà con i fratelli che soffrono, impegnandosi nel restare fedeli a Dio e nel fare
il bene anche fino alla sofferenza.

A partire dall’ecclesiologia del popolo di Dio, viene affermata l’iniziativa di Dio che si è formato un popolo.
Il battesimo è una nuova nascita che permette di acquisire una nuova identità nella diaspora, essere Popolo di
Dio. Il nuovo Popolo di Dio costituisce una famiglia, i legami sono profondi e le ragioni di questo incontro
suppongono profonde convinzioni. La vita comunitaria implica vicinanza, solidarietà, compassione e
condivisione, mettendo al servizio degli altri i doni ricevuti. È una fraternità universale, che implica
solidarietà con altri fratelli, ospitalità e servizio.

La preminenza viene data al fondamento cristologico, perché è Cristo la pietra angolare. Perciò, l’autore
invita la comunità a tornare a Cristo nelle tribolazioni.
<<Così la comunità viene invitata ad essere in Cristo “pietre vive” e ad entrare a far parte della
costruzione di un popolo nuovo, la cui coesione e solidità dipendono dall’azione dello Spirito.
Ognuno, col proprio impegno, contribuisce. Così la comunità diventa pietra d’inciampo, perché
rimane in tensione non accomodandosi al comportamento del suo tempo, ma restando fedele al
52
Nella Prima Lettera di Pietro, si trovano diversi riferimenti all’Antico Testamento nella versione dei LXX. I temi
propri che presenta sono: la nuova nascita, la comunità come casa spirituale e l’invito ai cristiani a unirsi alla passione
di Cristo. Alla base si trovano la cristologia del Servo Sofferente e l’ecclesiologia del Popolo di Dio.
53
Cfr. VANHOYE A, Sacerdozio, p. 1397.
54
Cfr. GEORGE A, Sacerdocio, p. 727.
55
Cfr. BAEHR J, Sacerdocio, in COENEN L, BEYREUTHER E, BIETENHARD H, Diccionario teológico del Nuevo
Testamento, vol IV, Sigueme, Salamanca 1993, p. 135.
56
CEBALLOS BLANCO C, Pueblo Sacerdotal, estudio exegético-teológico del sacerdocio de la comunidad en 1Pt 2,4-10
y el Vaticano II con la ayuda de las ciencias sociales, Pontificia Universidad Javeriana, Bogotá 2010, p. 46.
[Traduzione nostra]
11
Signore … La chiamata ad essere Popolo di Dio, nella diaspora, ha due riferimenti fondamentali:
Gesù principio e fondamento, e la comunità, come vera fraternità nel mondo. Per questo, il nuovo
Popolo di Dio è chiamato anche popolo sacerdotale>>57

Viene presentato un parallelo tra Gesù e la comunità perché alla base dell’ecclesiologia si trova la
cristologia. L’unione continua con Cristo è il fondamento della comunità. La comunità è stirpe eletta, così
come Cristo è la pietra scelta di Dio e così come Egli fu rifiutato (pietra scartata), la comunità è chiamata
nella sua condizione di non-cittadinanza, a vivere in modo esemplare all’interno della società e ad edificare,
come pietre vive, una casa spirituale (2,5b). In questo contesto la comunità appare come una proposta
alternativa per la sua identità liminale.

La categoria di sacerdozio si applica alla comunità come partecipazione al sacerdozio di Cristo, che inizia
con l’Incarnazione (Eb 10,5-10), che comprende tutta la sua esistenza e la consegna della sua vita. In Lui
troviamo l’avvicinamento salvifico di Dio e l’annuncio del Regno di Dio. Il carattere sacerdotale, quindi, è
l’espressione storica dell’avvicinamento salvifico di Dio, che arriva fino alla consegna amorevole della vita.

Consegnando la propria vita, Gesù Cristo inaugura il nuovo culto, che sarà personale, esistenziale ed
efficace. In questo modo viene dato un nuovo senso al sacrificio, che sarà la conseguenza di un’esistenza
sacerdotale vissuta nella fedeltà a Dio e nella solidarietà con gli uomini. Il vero culto a Dio, quindi,
comprende tutta la vita; è il modo di vivere, sono i sacrifici spirituali di cui parla 1Pt 2,5. Intendendo
spirituale non come elemento fuori dalla storia, perché alla base si trova l’avvicinamento storico di Dio in
Gesù Cristo e la sua esistenza sacerdotale, quindi, l’esercizio del sacerdozio del popolo di Dio si riferisce ad
una vita guidata dalla volontà di Dio. Perciò i credenti sono chiamati a discernere, a partire dalla propria
dignità sacerdotale, i segni della presenza di Dio nella storia e ad agire di conseguenza con esso.

Il servizio sacerdotale che si esprime nel culto, in esso non si esaurisce. <<Il servizio sacerdotale implica la
trasformazione del mondo>>58, perché tutta l’esistenza cristiana deve essere al servizio della manifestazione
storica dell’avvicinamento salvifico di Dio in ogni ambito della vita umana. In questo modo le espressioni:
“stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo di Dio”, sono una chiamata per un vissuto
testimoniale e, più che un privilegio, sono un compito, così come per il popolo d’Israele. Il testo di 1Pt
afferma (al presente) il compimento del testo di Esodo (al futuro), perché afferma che la promessa è stata
adempiuta in Gesù Cristo e, quindi, nella comunità. La vocazione dei credenti per l’azione di Dio nella
storia, così come la missione nel mondo è quella di annunciare la bontà d Colui, che li chiamò dalle tenebre
alla luce.

FONDAMENTO DOGMATICO
All’inizio di questa sezione, sembra opportuno che le categorie ecclesiologiche <<sono frutto interpretativo
del soggetto storico collettivo, ma anche lo producono e lo mantengono.>> 59 Nell’ultimo secolo tre categorie
hanno segnato la comprensione della Chiesa: società, comunità, popolo. Nell’ecclesiologia del Vaticano II, le
categorie “popolo di Dio” e “sacramento universale di Salvezza” sono complementari.

57
CEBALLOS BLANCO C, Pueblo Sacerdotal, p. 51.
58
CEBALLOS BLANCO C, Pueblo Sacerdotal, p. 123.
59
DIANICH S E NOCETI S, Trattato sulla chiesa, Queriniana, Brescia 2005, p. 55.
12
Categoria Popolo di Dio

LG 9. In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia (cfr. At 10,35). Tuttavia Dio
volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un
popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità … Costituito da Cristo per una comunione di
vita, di carità e di verità, è pure da lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e
sale della terra (cfr. Mt 5,13-16), è inviato a tutto il mondo.

Dimensione di appartenenza
“Popolo di Dio” è l’autocomprensione della comunità primitiva, nella continuità/discontinuità con
l’esperienza religiosa d’Israele. Nella scelta dei Dodici, Gesù porta a compimento la convocazione
escatologica del nuovo Popolo di Dio. Il fondamento è la relazione di Alleanza con Dio, la nuova Alleanza
col Nuovo Popolo di Dio. Si tratta di un popolo convocato da Dio, che appartiene a Lui. L’elezione, come
per Israele, implica l’impegno per il popolo, di una vita santa perché è consacrato a Dio.

Questa categoria, secondo Kasper60, ha un carattere teocentrico perché il popolo è chiamato e radunato da
Dio per ascoltare e celebrare ciò che Dio ha deciso e fatto ed, essendo popolo sacerdotale, è destinato a
offrire sacrifici spirituali graditi a Dio mediante Gesù Cristo e proclamare le sue opere. Per questa ragione,
possiede una struttura dossologica, perché deve rispecchiare qualcosa della gloria di Dio. <<La Testa del
popolo messianico, il suo modo di vita, la sua legge, il fine che persegue, tutto questo si ricapitola in senso
letterale nel Cristo.>>61

Dimensione comunitaria
La costituzione dogmatica Lumen Gentium presenta la Chiesa come Popolo di Dio, intendendo tutta la
comunità dei credenti con uguale dignità di tutti i battezzati. Questa categoria viene adoperata per
contrastare le tendenze individualistiche, per ricordare che tutti partecipano alla dignità profetica, sacerdotale
e regale e per definire nel modo giusto il rapporto tra ebrei e cristiani. 62

Dimensione storica
La categoria “Popolo di Dio” permette il recupero non soltanto della dimensione comunitaria della chiesa,
ma anche la dimensione storica della stessa: il suo divenire storico e l’espressione comunitaria e sociale della
salvezza. Il suo fondamento è l’Incarnazione e il carattere comunitario dell’agire storico di Dio. << In
termini biblici la cattolicità storica dell’economia divina si esprime così: il Popolo di Dio nel suo
pellegrinaggio attraverso la storia santa, a partire dalla vocazione d’Israele verso la Chiesa a dimensioni
mondiali.>>63 Questo cammino o pellegrinaggio della Chiesa è “drammatico” perché è attraversato dalla
croce.

L’uso della categoria <<evita quindi ogni destoricizzazione del soggetto e contemporaneamente ogni
appiattimento sul solo piano sociologico. I credenti in Cristo assumendo questa definizione evidenziano
prima di tutto la dimensione storico-salvifica che segna il ‘Noi sociale’…>> 64 e permette anche distinguere la
chiesa dal Regno di Dio.

Dimensione testimoniale: missione


Così come per il popolo d’Israele, l’elezione non è motivo di orgoglio e di chiusura, perciò il popolo di Dio è
chiamato al servizio di Dio e del prossimo, ad essere seme di unità, di speranza e di salvezza; comunità di
vita, di amore e di verità; strumento di redenzione, di illuminazione e di purificazione. << La verità e la
gloria di Dio riguardano tutti gli uomini; e non solo non li dividono, ma ne cementano invece l’unione … Il
culto di Dio, fine ultimo dell’elezione e unica garanzia della salvezza degli uomini, è adatto al senso sociale
dell’uomo e deve esercitarsi in una comunità di persone.>>65
60
Cfr. KASPER W, Chiesa cattolica, Queriniana, Brescia 2012, p. 205.
61
PHILIPS G, La chiesa, p. 125.
62
KASPER W, Chiesa cattolica, p. 202.
63
PHILIPS G, La chiesa e il suo mistero, Jaca Book, Milano 1975, p. 120.
64
DIANICH S E NOCETI S, Trattato sulla chiesa, p. 66.
65
PHILIPS G, La chiesa, p. 124.
13
Prima di concludere questo paragrafo dedicato alla categoria “popolo di Dio” sembra opportuno ricordare
alcuni rischi di fraintendimento che Walter Kasper ha evidenziato 66:
-“popolo” va inteso in senso teologico non in senso sociologico, polito e etico.
-rischio di “democratizzazione”,
-rischio di identificazione con “popolino”, come nella Teologia della Liberazione.

A questo proposito, sembra, però, opportuno ricordare il contributo che la Teologia della Liberazione ha
offerto, perché in essa la categoria “popolo di Dio” presenta l’apertura alla considerazione della situazione
dei soggetti che la compongono, superando una visione universalistica del Popolo di Dio. <<Nella misura in
cui la chiesa si apre al popolo si fa sempre più essa stessa popolo di Dio; nella misura in cui il popolo e
specialmente i poveri e gli oppressi della società si riuniscono nell’ascolto della parola di salvezza e di
liberazione essi costituiscono nel concreto della storia la chiesa di Gesù Cristo. >> 67

Sacerdozio comune

LG 10. Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini (cfr. Eb 5,1-5), fece del nuovo popolo « un regno e
sacerdoti per il Dio e il Padre suo » (Ap 1,6; cfr. 5,9-10). Infatti per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i
battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le
attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all'ammirabile sua
luce (cfr. 1 Pt 2,4-10). Tutti quindi i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cfr. At
2,42-47), offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cfr. Rm 12,1), rendano dovunque testimonianza di
Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della speranza che è in essi di una vita eterna (cfr. 1 Pt 3,15)

Nel marco dell’ecclesiologia del popolo di Dio si parla del sacerdozio comune, perché tutti i credenti
svolgono un ruolo di primo piano nella Chiesa.

Fondamento
Il sacerdozio, nella Nuova Alleanza, viene dal sacerdozio di Cristo, unico mediatore che offrì se stesso una
volta per sempre. <<Cristo si è circondato di discepoli per fare di loro, come dice la traduzione letterale, “un
regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre”. Per questo essi regneranno con lui in eterno, e questo regno è
legato al culto della liturgia celeste.>> 68 I discepoli vengono consacrati dallo Spirito per diventare santuario
spirituale e sacerdozio santo. Per il battesimo si partecipa all’unico sacerdozio di Cristo, si diventa i membri
del popolo sacerdotale con la stessa dignità e questa stessa dignità fonda la fratellanza.

Esercizio
La funzione sacerdotale è di mediazione tra Dio e l’uomo ed è stata perfettamente compiuta da Gesù Cristo.
L’esistenza cristiana sarà, quindi, sacerdotale se vissuta nella fede e al modo di Gesù, <<lasciarsi animare
dallo Spirito Santo per credere in Gesù e vivere uniti a lui rende sacra la vita e le opere che in tal modo sono,
ben più delle vittime rituali offerte sugli altari, oblazione di amore a Dio.>> 69

La realizzazione del carattere sacerdotale del popolo di Dio si compie sia nella celebrazione dei sacramenti,
che nella vita quotidiana e nell’impegno per la trasformazione della società. La missione che si avvera nelle
dimensioni etica e liturgica, è offrire sacrifici spirituali, vale a dire la propria vita per annunciare i prodigi di
Dio. Anche l’azione evangelizzatrice dalla quale deriva la trasformazione dell’esistenza dei credenti fa parte
dell’esercizio sacerdotale.

L’azione liturgica si fonda sul gesto di Gesù nell’ultima cena e la chiesa continua a celebrarlo perché <<Il
rito eucaristico non è altro che la riconduzione dentro un gesto rituale, operata da Gesù stesso, del suo
supremo grande atto sacerdotale nel quale, morendo in croce per amore, egli ha fatto giungere a Dio l’unica

66
Cfr. KASPER W, Chiesa cattolica, p. 204.
67
BOFF L. Chiesa, carisma e potere, p. 213. citato da DIANICH S E NOCETI S, Trattato sulla chiesa, pp. 64-65.
68
PHILIPS G, La chiesa, p. 134.
69
DIANICH S E NOCETI S, Trattato sulla chiesa, p. 302.
14
offerta pura che dall’umanità immersa nel peccato poteva salire al cielo, cioè il dono totale della sua vita
santa, immolata nel compimento della sua missione.>> 70

Popolo sacerdotale:

<<Il popolo di Dio è un popolo sacerdotale, che realizza la sua consacrazione e santità mediante la celebrazione dei
sacramenti, e che testimonia il suo attaccamento a Cristo mediante lo spirito di fede della comunità e l’effusione
multiforme dei doni dello Spirito.>> 71

Ad intra:
La funzione sacerdotale di Cristo si prolunga nella funzione sacerdotale di tutta la Chiesa perché il
sacerdozio cristiano ha una dimensione comunitaria. Col Vaticano II viene restituito a tutto il popolo di Dio
il carattere sacerdotale, a questo popolo appartengono laici e ministri ordinati. La realizzazione del
sacerdozio al modo di Gesù si compie a livello individuale e comunitario nella liturgia e nell’impegno etico,
perché il popolo sacerdotale è chiamato a vivere santamente ed a diffondere santità.

La chiamata ad essere popolo sacerdotale implica l’invito ad essere comunità organizzata per la
partecipazione alla molteplicità di doni e di ministeri suscitati dallo Spirito. In questa prospettiva, i ministri
sono posti al servizio della comunità per santificarla in nome di Cristo.

La chiesa è segno e strumento dell’azione di Dio nel mondo e della venuta del suo regno. <<La chiesa serve
alla santificazione del mondo e della vita.>> 72 Ricordare questo aiuta ad evitare l’ecclesiocentrismo e la
fissazione sulla comunità. <<Il sacerdozio comune non è dunque soltanto spirituale, ma anche comunitario e
pubblico. Esso rende disponibili all’offerta sacra. >> 73 E la stessa partecipazione all’offerta è un dono di
Dio: <<Essi non possono dimenticare che la volontà di offerta che li ha condotti all’altare per tornare
fortificati è un dono dell’Agnello immolato, più che un loro dono a Dio.>>74

Ad extra:
Se la vocazione e missione sacerdotale della chiesa è una partecipazione al sacerdozio di Cristo, risulta
necessaria l’identificazione con Gesù Cristo per adempiere il compito a lei affidato. << Per essere popolo
sacerdotale, è necessaria la continuità col cammino intrapreso da Gesù, la cui consegna culmina sulla croce.
Cristo realizza il suo sacerdozio nell’offerta totale della sua vita: “si offrì fino alla morte, come Redentore
per tutti”, “affinché l’umanità diventasse famiglia di Dio” e avesse come legge suprema “la legge
dell’amore”>>75 Questo è il cuore del sacerdozio di Cristo e, quindi, della comunità, la continuità storica con
il cammino intrapreso da Gesù. Il sacerdozio comune è visibile all’esterno nella partecipazione al culto e
nella testimonianza di vita. In questo modo il popolo sacerdotale compie la sua funzione di mediatore.

La chiesa compie la sua funzione di mediazione fra Dio ed il mondo, portando a tutti il Vangelo, vivendo al
servizio degli uomini seguendo l’esempio di Gesù Cristo, celebrando la liturgia, che è espressione
dell’esperienza ecclesiale.

Secondo Dianich e Noceti, la prassi è il luogo del culto primario e fondamentale, è il luogo del sacerdozio
esistenziale del popolo sacerdotale,

<< In quanto si compie all’interno delle cose che si fanno, il sacerdozio dell’esistenza vissuta trova i
suoi criteri inscritti dentro l’oggettività delle operazioni che si compiono. Solo l’azione ben fatta può
diventare offerta gradita a Dio … Ora, nella logica della prassi, l’azione ben fatta si valuta dal
rapporto fra causa ed effetto, dalla verifica dell’adeguatezza del mezzo usato al fine inteso, alla fin

70
DIANICH S E NOCETI S, Trattato sulla chiesa, p. 299.
71
PHILIPS G, La chiesa, p. 120.
72
KASPER W, Chiesa cattolica, p. 319.
73
PHILIPS G, La chiesa, p. 141.
74
PHILIPS G, La chiesa, p. 144.
75
CEBALLOS BLANCO C, Pueblo Sacerdotal, pp. 163-164.
15
fine dal risultato raggiunto. Si può quindi dire che in un certo modo il sacerdozio dell’esistenza è
comandato dai criteri dell’efficienza empirica.>>76

Mentre la liturgia è memoria di Cristo e lode di Dio e il suo linguaggio è la bellezza, la gratuità è il suo
carattere, contrapponendosi così alla logica dell’efficienza che guida la prassi. In questo modo la comunità
cristiana ed ogni credente si muovono tra l’azione e la contemplazione, tra l’efficienza e la gratuità.

<<La comunità cristiana, quindi, che lungo la settimana ha esercitato il suo sacerdozio offrendo a Dio
le opere della sua vita quotidiana, realizzate con il criterio dell’efficienza, a gloria di Dio e per il bene
degli uomini, nella riunione eucaristica entra nel riposo sabbatico e si dedica al gioco liturgico e alla
contemplazione, con la certezza che nella simbolica del pane e del vino offerti a Dio in realtà sarà
Cristo stesso che offre a Dio il suo corpo e il suo sangue, cioè tutta la sua esistenza, la sua vita e la
sua morte.>>77

La chiesa è la comunità dei credenti <<in cui l’azione salvifica di Dio in Gesù Cristo, mediante lo Spirito, è
sperimentabile e diventa efficace. Ciò vale fintanto che la chiesa resta veramente nella sequela di Gesù …” 78
ponendosi accanto dei più poveri ed essendo disponibile al sacrificio della propria vita. Per questo la sequela
è il criterio per l’identificazione della chiesa, perché la comunità cristiana s’intende come
<< luogo originario e permanentemente autentico, grazie all’elezione di Dio, dell’ascoltare, del parlare e
dell’agire cristiano.>>79

La chiesa è la comunità che ricorda, narra e ripresenta Gesù Cristo ed è col suo messaggio e con la sua prassi
di vita che si deve misurare. L’annuncio e la sequela sono in funzione della signoria di Dio.
<< La chiesa incomincia con l’esperienza spirituale di singole persone, ma non rimane così riferita ad
una cerchia privata, bensì alla società e, in ultima analisi, all’umanità in cui vive e che perciò essa
deve servire. Solo nella misura in cui promuove il regno di Dio della libertà attraverso la sua azione
dimostra che il regno della libertà è possibile, può rivendicare, nel nome di Gesù, di essere
pubblicamente ascoltata. La chiesa è –in senso rigorosamente teologico – “avanguardia della vita”
(H. Gollwitzer), oppure non è chiesa. >>80
La sua essenza è fondata nel mistero dell’azione salvifica di Dio in Gesù Cristo e tutti i suoi atti fondamentali
(culto, predicazione, insegnamento, servizio) devono essere posti come continuità della prassi di Gesù Cristo.

VALUTAZIONE
La categoria “popolo sacerdotale” è quella che permette di capire meglio il tipo di rapporto che, negli scritti
di CCA, i cristiani sono chiamati a vivere con Cristo. Questa categoria, che ha una solida radice biblica e
ultimamente è stata presa di nuovo in considerazione risulta, adeguata, perché permette di apprezzare il
legame che si stabilisce con Gesù Cristo e la missione che a loro viene affidata, avendo come fondamento il
tema del sacerdozio di Cristo e la partecipazione ad esso dei cristiani.

I due principali elementi del Popolo Sacerdotale, presenti in CCA, sono la consacrazione-appartenenza
(essere altari, dimore dello Spirito Santo, essere il sangue di Cristo ) e la missione (offrire Gesù al Padre,
unirsi all’offerta di Cristo “diffondere la purezza di Cristo”, trasformare il mondo). In questa prospettiva, si
capisce meglio la sottolineatura data al tema dell’offerta di Cristo e, quindi, ai suoi patimenti, che come è
stato detto, bisogna ridimensionare alla luce della teologia.

Sarà sempre il tema dell’offerta di Cristo a guidare una rilettura dei testi di CCA, permettendo così di
apprezzarne la ricchezza. Alla luce di quanto è stato detto, le immagini che presentano i cristiani come
“altari” e come “dimore dello Spirito Santo” possono essere approfondite e aggiornate prendendo in
considerazione la dimensione storica della categoria “Popolo Sacerdotale”. Queste immagini che, in
partenza, parlano della dimensione di appartenenza-consacrazione, viste dalla prospettiva storica, chiamano
all’attualizzazione storica dell’appartenenza: la storia, come il luogo dell’offerta della vita unita a Cristo, la
76
DIANICH S E NOCETI S, Trattato sulla chiesa, p. 303.
77
DIANICH S E NOCETI S, Trattato sulla chiesa, p. 306.
78
FRANKEMÖLE H, Chiesa in EICHER P (ED), I concetti fondamentali della teologia, vol 1, Queriniana, Brescia 2008, p.
233-234.
79
HÄRING H, Chiesa in EICHER P (ED), I concetti fondamentali della teologia, vol 1, Queriniana, Brescia 2008, p. 245.
80
HÄRING H, Chiesa pp. 251-252.
16
costruzione dell’edificio spirituale (1 Pt 2,5), come la creazione di spazi di accoglienza fondati su Cristo
pietra viva. Un’altra possibile rilettura si apre nel considerare le caratteristiche, che CCA attribuisce
all’offerta di Cristo (amore, purezza e abnegazione) normalmente più evidenti nella dimensione liturgica, ma
che possono essere anche visti dal punto di vista dell’efficacia degli interventi, come suggeriscono Dianich e
Noceti.

La rilettura a partire dall’ecclesiologia del Popolo di Dio, permette di sottolineare la dimensione comunitaria
forse poco enfatizzata da CCA, a causa del suo retroterra teologico-spirituale, ma comunque presente
specialmente nell’elemento dell’abnegazione e del dono di sé per gli altri riscontrabili nelle immagini che
presentano i cristiani come “Sangue di Cristo” e come “altari”. Anche in questo, caso si parte dal rapporto
d’intimità e unione che i cristiani sono chiamati ad avere con Cristo fino all’identificazione con Lui, per
arrivare all’offerta della vita come fonte di fecondità non soltanto nella trasformazione della realtà, sempre
necessaria e non sempre realizzabile, ma anche nel semplice dono della propria vita, come uscita da se stessi.
Ciò, per sigillare le nuove alleanza della famiglia umana con Dio ed al suo interno. Elementi, tutti questi, che
parlano della funzione mediatrice del Popolo Sacerdotale, che attualizza la mediazione di Cristo.

Questo percorso ha voluto presentare in modo sintetico la visione teologica di Concepcion Cabrera de
Armida, soffermandosi sui temi della Redenzione e del Popolo Sacerdotale. La presentazione di questi temi
nell’autrice ha chiesto l’avvicinamento diretto ai testi per permettere d’identificarne i contenuti. I brevi
percorsi biblici e dogmatici, per entrambi i temi, vogliono offrire alcuni punti di riferimento per la
valutazione dei contenuti, permettendone una rilettura, completando una prospettiva, o correggendo degli
errori. È questo il risultato principale.

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