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Monaca Benedettina
1694 - 1766
Una Mistica
del Secolo
XVIII
PRESENTAZIONE
annunziano...
Nell'articolo si diceva che n e l l ' a n n o 1994 ricorreva il 3 centenario della nascita della Serva di Dio Maria Cecilia Baij, vissuta p e r 48 a n n i nel M o n a s t e r o delle Benedettine di Montefiascone, d o v e m o r t a il 6 g e n n a i o 1766.
E' u n a m o n a c a falisca p e r c h nata a M o n t e f i a s c o n e il 14 g e n n a i o 1694 e
vissuta dal 1713 al 1776 c o m e m o n a c a e c o m e b a d e s s a nel M o n a s t e r o di San
Pietro.
Per q u e s t o le Suore a n n u n c i a v a n o : " V o r r e m m o ricordare q u e s t a f i g u r a
di m o n a c a n o n soltanto a livello monastico e comunitario, m a a n c h e cittadin o e di chiesa locale".
A dir la verit non. stato fatto molto, m a ci p e r v e n u t o u n agile libretto sulla vita della M o n a c a D o n n a Maria Cecilia Baij, o p e r a della c o m u n i t ben e d e t t i n a falisca, e che m e r i t a d'essere fatto conoscere, e s s e n d o Cecilia Baij un a v e r a gloria falisca.
Di Lei p a r l a a b b o n d a n t e m e n t e Rinaldo C o r d o v a n i nel v o l u m e : "Il Monastero delle Monache Benedettine di San Pietro in Montefiascone"
d a p a g . 44 a
p a g . 51.
V o g l i a m o r i p o r t a r e le d a t e principali della vita della serva di Dio e acc e n n a r e alle s u e opere, di m o d o che, se q u a l c u n o volesse a p p r o f o n d i r e l'arg o m e n t o , sa d o v e t r o v a r e il materiale.
A n c h e noi d e "La Voce" c o n t r i b u i a m o cos a r e n d e r e o m a g g i o a q u e s t a
d o n n a illustre di Montefiascone, facendola conoscere ed a p p r e z z a r e d a i suoi
concittadini.
VITA IN BREVE
N a s c e a M o n t e f i a s c o n e il 4 G e n n a i o 1694.
Suo p a d r e , Carlo, artigiano viterbese, f u c h i a m a t o a M o n t e f i a s c o n e dal
card. Barbarigo p e r eseguire lavori in legno del coro dell'oratorio, del coro
della chiesa di S. Bartolomeo, della sacrestia e della biblioteca, p r e s s o il Semin a r i o "Barbarigo".
Sua m a d r e si c h i a m a v a A n t o n i n i C l e m e n z a .
Il 16 m a g g i o 1711 entra c o m e e d u c a n d a nel m o n a s t e r o viterbese della
D u c h e s s a . N e esce p r e s t o p e r e n t r a r e il 12 aprile 1713 nel M o n a s t e r o di M o n tefiascone. Veste l'abito m o n a s t i c o e fa la s u a p r o f e s s i o n e religiosa il 26 luglio
1714.
N e l 1737 v e n n e a p r e d i c a r e a M o n t e f i a s c o n e San L e o n a r d o d a P o r t o
M a u r i z i o e Cecilia s ' i n n a m o r ancora di p i della "Via Crucis".
Il 17 febbraio 1729 inizi a scrivere i "Colloqui".
Il 12 aprile 1730 inizi a scrivere "La vita interna di Ges dettata da Lui medesimo".
N e l 1743 f u n o m i n a t a Badessa e f u r i c o n f e r m a t a p e r b e n sei volte fino all ' a n n o 1765.
M o r il 6 g e n n a i o 1766. A v e v a 71 anni.
Ci r i m a n e il calco del s u o volto e il s u o ritratto, m a il c o r p o n o n stato
p i ritrovato. Chiss d o v e stato sepolto.o nascosto!
- Viterbo,
- Viterbo, Ti-
p o g r a f i a Agnesotti, 1922.
"Scritti Autobiografici"
fiascone.
PREGHIERA
uni-
la sa-
PREFAZIONE
Maria Cecilia Baij, vissuta nel XVIII secolo nel Monastero delle Benedettine di Montefiascone, a p p a r e come u n o dei tanti modelli per l ' u o m o che si
accinge a varcare la soglia del duemila; soprattutto per i giovani desiderosi
di vivere in pienezza la vita cristiana.
Q u e s t ' a n i m a eletta ebbe comunicazioni straordinarie con Dio e perci,
t r a s c e n d e n d o la nostra esperienza u m a n a , ci lascia pi in u n clima di contemplazione che di analisi minuziosa.
Se ci s o f f e r m i a m o a g u a r d a r e a ritroso la storia dell'umanit, ci a p p a r e
punteggiata da mirabili figure, chiamate a lasciare u n vivido ricordo del loro passaggio lungo la vita terrena e che sono tuttora u n luminoso e s e m p i o agli altri. Cos in quest'epoca in cui l'esaltazione dei protagonisti dello sport,
del cinema, della canzone forse giunta al massimo, perch n o n fare altrettanto con i giganti dello spirito che, sebbene vissute all'ombra di u n chiostro,
intrapresero la b u o n a battaglia della fede per proiettarsi verso le vette della
santit?
Le notizie riguardanti Sr. Maria Cecilia sono state d e s u n t e soprattutto
dalla "Vita della serva di Dio d o n n a Maria Cecilia Baij", scritta da Mons. Pietro Bergamaschi nel 1925, m e n t r e le citazioni degli "scritti" sono state prese
dagli originali conservati nell'archivio monastico.
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Santa Lucia
Filippini
la m a m m a la conduceva spesso a visitare i malati e i poveri e voleva che ella distribuisse loro viveri e pacchi dono.
A otto anni Cecilia ricevette la prima comunione: f u proprio in questa
occasione che pens, per la prima volta, di dedicarsi alla vita religiosa, m a il
parroco la dissuase. Cos la sua educazione e formazione continuarono in famiglia per opera della m a m m a .
Verso i nove anni Cecilia segu la m a d r e a Montefiascone d o v e si era trasferita per accudire il figlio che aveva terminato la sua formazione sacerdotale nel seminario della citt. A Montefiascone la giovane cominci a frequentare la scuola diretta da Santa Lucia Filippini, ma il profitto fu minimo, perch Cecilia era distratta dal fratello, trascorrendo con lui varie ore in discorsi inutili e in scherzi fanciulleschi, e dall'amicizia di u n a c o m p a g n a u n po' fri12
Il Monastero falisco
dolcezza nella preghiera, nella recita dell'ufficio divino e nella lettura della
Parola di Dio e scrive che in questo p e r i o d o ricevette molte grazie da Dio e dalla Vergine Maria.
D o p o aver trascorso u n a n n o in questo monastero, Ceci I i a dovette uscirne perch le fu chiesta una dote insostenibile per i suoi genitori ed anche perch riteneva che l'attivit di organista e l'affetto dimostratole dalle consorelle, fossero u n ostacolo alla perfezione della vita religiosa. Cos nel 1712 entr
nel m o n a s t e r o delle Benedettine di Montefiascone. Anche qui incontr molte difficolt da parte dei parenti che cercarono di dissuaderla dal suo p r o p o sito.
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SAC. PIETRO BERGAMASCHI l'In, fitflu. siili SK-Mts. UKQtyN'AI.U |1[ MDNTKKIA-I iiNH
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SAN
GLORIOSO P A T R I A R C A
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sepolcro del d e f u n t o v e d e nel s u o spirito tante a n i m e m o r t e a causa del peccato e prega il P a d r e celeste che dia loro la grazia di risorgere.
Scrivendo al s u o confessore, Cecilia gli confidava che p r o v a v a molta avversione nel m a n i f e s t a r e ci che sentiva nella sua anima, m a l ' u d i r e a voce
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Si MW<TJ1T* TIA
DONNA
MARIA
BAIJ
(1604 - 1766}
BAT1I SSA UFI MONASTERO DI PIETRO
'11 MONTEFIASCONE
A n c h e con lo Spirito Santo, che riempiva la sua anima di luce, Cecilia aveva stretto u n a dolce amicizia, al p u n t o da chiamarlo "Amico".
Lo vedeva spesso sotto forma di colomba che riposava nel suo cuore com e nella sua dimora preferita, dove le parlava e la invadeva di amore. L'unione con lo Spirito Santo portava Cecilia nel cuore del mistero della SS. Trinit. Ella stessa scrive: "Mentre ero in compagnia dell'Amico mi vedevo ripiena della maest di Dio che nell'anima mi aveva posto il suo trono. Vedevo nel mio interno
Dio, in tre persone distinte, aventi una sola sostanza. La maest di Dio era cos grandeche mi annientava, ma pure mi dava una grande confidenza. Mi riempiva tutta di
S in modo che ovunque rivolgevo lo sguardo Lo vedevo".
Un'altra devozione tanto cara a Cecilia era quella per la Vergine Maria,
verso la quale si sentiva particolarmente attratta, a m a n d o l a come m a d r e . Lo
stesso Ges invitava la sua sposa a ricorrere a lei considerandola come la strada obbligata per giungere alla santit e all'amore con lui. Cecilia fin da b a m bina ricorreva a Maria per chiederle aiuto e protezione, col passare degli anni tale amore e devozione crebbe sempre di pi. Ges spesso la istruiva sulla vera devozione alla Vergine dicendole: "La vera devozione a mia madre consiste soprattutto mWimitare le sue virt". Allora Cecilia chiedeva a Ges l'aiu-
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to per imitare una tale m a d r e e sentirsi veramente sua figlia. Egli le rispondeva: "Tu sei amata da lei con amore di madre; ella ti porta nel suo seno materno, ti guarda con occhio benigno ed amoroso, ti protegge, ti assiste, n o n ti abb a n d o n a mai e come figlia carissima sollecita della tua salute e perfezione
ed impetra per te molte grazie, ti libera dalle insidie del male e ti c o n d u r r all'eterna felicit". Cecilia incoraggiata da simili affermazioni, ricorreva a Maria con piena fiducia facendo grandi progressi nella via dello spirito.
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Fu sagrestana: in questo ufficio Ges la voleva pi vicina a s, trovandosi spesso presso l'altare, non mancava di parlare familiarmente con Lu.
Anche qui era s e m p r e pronta a sacrificare la sua soddisfazione personale per
il bene degli altri e per compiere meglio il suo ufficio.
Dal 1743 al 1765 ricopr l'incarico di badessa del monastero, come Ges le aveva preannunziato. Scrisse al suo confessore di aver provato u n a grande p e n a nell'essere stata eletta badessa perch non si sentiva all'altezza di u n
incarico cos pieno di responsabilit.
Ma in seguito fu consolata nel vedere che Ges riposava nel suo cuore
e d o p o i primi giorni di smarrimento, accett serenamente la volont di Dio.
Questo ufficio fu molto impegnativo per Cecilia perch il primitivo fervore
era scaduto nel monastero ed ella ne soffr molto, anzi f u presa dal Signore com e vittima per espiare le m a n c a n z e della comunit. Spesso pregava per le religiose, specialmente per le meno virtuose, m a non fu capita, anzi spesso fu
fraintesa e perseguitata. Le sofferenze n o n f u r o n o
poche a causa d i incomprensioni e ricatti di ogni tipo.
Per alla morte di
Cecilia la comunit
n o n si riconosceva
p i : era t o r n a t a
l ' o s s e r v a n z a alla
regola, lo spirito di
preghiera, il raccoglimento e le religiose vivevano serene, in letizia, am a n d o s i e servend o il Signore. Questa fu l'eredit che
a serva di Dio lasci al suo monastero che a m intensamente.
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La sua morte
Nell'anno 1765 nel monastero di S. Pietro ci f u r o n o le votazioni per eleggere la badessa. Bench Cecilia avesse chiesto ripetutamente di essere esonerata da tale incarico, la comunit credette bene riconfermarla. Ma questa
volta senti tutto il peso di tale ufficio da cadere ammalata. La sua malattia f u
misteriosa e d u r qualche mese. In p r e d a ad indicibili sofferenze fu a b b a n d o nata da tutti, o meglio Dio permise cos, di m o d o che Cecilia fosse sola a portare la croce della malattia, della solitudine, dell'umiliazione. N e s s u n o ci ha
lasciato memoria della sua morte, delle circostanze che l'accompagnarono e
della malattia di cui soffr. Mor il 6 gennaio del 1766 nel nascondimento e nella massima umiliazione rendendosi cos conforme, in vita e in morte, al suo
Ges. Anche la terra, a cui stato affidato, nell'attesa della risurrezione, il suo
corpo mortale, rimasta sconosciuta.
Per conservarne il vivo ricordo le religiose riprodussero nella cera il volto della loro m a d r e spirituale e dipinsero su tela la sua figura nell'atto di leggere la vita di Ges. In questo m o d o , insieme agli scritti: Vita interna di Ges,
Vita di S. Giuseppe, Vita di S. Giovanni Battista, I colloqui e n u m e r o s e lettere, avrebbero avuto presente anche la sua immagine come protezione del monastero.
Cos si chiudeva la vita terrena d Cecilia, a p p a r e n t e m e n t e quasi insignificante, ma g r a n d e e preziosa agli occhi di Dio.
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Il messaggio di Cecilia
Cecilia aveva fatto di Ges il centro della sua vita. P u essere ancora cr >
dibile un suo messaggio oggi, in cui i valori assoluti sono caduti nel silenzio
o nella dimenticanza?
L'uomo, sebbene sia giunto a passeggiare sulla luna, a manipolare la genetica a suo piacimento ed a sentirsi sempre pi p a d r o n e del suo destino, non
p u s o p p r i m e r e la verit e la nostalga di Dio radicate nel suo cuore. Perci
se vuole trovare la pace, la sua identit, il suo vero bene e cio Dio, deve ritornare l, nel santuario della sua anima, dove l'Ospite divino io attende per
fare comunione con lui.
A noi non dato, come a Cecilia, di vedere o di sentire Ges presente nel
nostro cuore, ma per fede s a p p i a m o che Lui c'. Con il battesimo Egli ci ha uniti a s facendoci partecipi della sua stessa vita divina: occorre credere al
s u o a m o r e per noi.
Convinti di questo,
la nostra vita cambier e
diventer realmente vera,
non tanto per le imprese
pi o m e n o grandi che riusciremo a compiere, ma
perch le nostre azioni acquisteranno valore nella
misura in cui saremo uniti a Dio. S instaurer cos
tra noi e Lui una vita di com u n i o n e p r o f o n d a e potremo ripetere con S. Paolo: "Per m e vivere Cristo" (Fii. 1,21). Si potrebbe
ancora obiettare: nel contesto efficientista in cui
v i v i a m o nel quale ha valore solo chi p r o d u c e , chi s
agita, chi sa fare, chi sa
26
// Monastero,
(anteriore al 1940)
parlare, che senso p u avere la preghiera? C o m e trovare il t e m p o di fermarsi, di ritrovarsi? N o n sarebbe pi fruttuoso dedicarsi ai bisogni sociali, al
volontariato, a lenire e sollevare i sofferenti invece di " p e r d e r e " tempo davanti a Dio? E le stesse monache di clausura che cosa f a n n o d e n t r o i loro m o nasteri, non potrebbero dedicarsi alla vita attiva o p e r a n d o negli ospedali, nelle scuole, nelle missioni?
Ma bello ricordare le parole che Ges ha pronunziato d u e m i l a anni fa:
"Non affannatevi per il vostro vestito, n di quello che mangerete, n di quello che berrete perch per quanto vi affannate non potrete aggiungere una sola ora alla vostra vita. Cercate prima il regno di Dio e tutte le altre cose vi saranno date in aggiunta" (cf.
Mt. 6,25.27.34.). "Poich senza di me non potete fare nulla" (Gv. 15,5). "Marta,
Marta tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola la cosa di cui c' bisogno.
Maria si scelta la parte migliore, che non le sar tolta" (Le. 10,41-42).
La nostra serva di Dio, Maria Cecilia trascorreva ore intere a parlare con
Ges e a
ivere ci che Egli le ispirava nel cuore. Questo non era certamen1
te tem
p e r d u t o n per se stessa n p e r i i prossimo, perch portava nella sua
preghiera tutti i suoi fratelli, Infatti fu incaricata pi volte dal suo Sposo di27
I
i
Arch. Li Zancietta,
verso Via Verentana,
prospettiva
1927.
del
Monastero
28
La comunit
vino a pregare per le anime bisognose e una volta Ges le affid come "dote" la diocesi di Montefiascone che ella doveva salvare e migliorare con la sua
preghiera e i suoi sacrifici. Maria Cecilia comunica questo episodio al suo confessore con queste parole: "Oggi festa del Santissimo N o m e di Maria, giorno
di domenica si stabilita la mia dote datami dallo Sposo". E pochi giorni dop o scriver: "Questa mattina ho fatto la S. C o m u n i o n e per la mia dote, ecco
come lo Sposo m e la fece vedere: da tutti i paesi della diocesi usciva un certo f u m o odoroso che saliva in alto e Gli era gradito; usciva anche u n a nuvola nera e pestifera che saliva in alto, ma si fermava sopra i detti paesi e l o Sposo era disgustato e volgeva lo sguardo altrove per non vederla".
La visione p u indicare il bene e il male che nascono dal cuore dell'uomo: grano m a t u r o che da vita e zizzania che soffoca. E' bello ricordare l'imp e g n o d a t o a Cecilia da Ges: vegliare, pregare, sacrificarsi per la Diocesi.
A noi p u r e compete pregare nell'umilt di chi s sente peccatore, tanto
lontano dalla perfezione del Padre e bisognoso della Sua misericordia.
Solo nel sacrificio, nella preghiera, nell'atto di amore che tutto d o n a si
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costruisce la comunione e il tessuto vivente di ogni Comunit, il s a Dio dis p e r d e i f u m i neri dei peccato che si esprme nel culto dell'io e nel rifiuto di
Colui che ci ha creati.
In questi anni convulsi di fine millennio Maria Cecilia ci esorta ancora
a percorrere la diritta via per c a m m i n a r e insieme verso il Padre; ci invita ad
offrire come incenso p r o f u m a t o e gioioso le nostre rinunce, i nostri atti di umilt, la nostra preghiera di lode, affinch lo Sposo non volga da noi lo sguard o disgustato ma ci accolga come anime innamorate piene di quella gioia che
nasce d a l l ' a d e m p i m e n t o della Sua volont.
Cecilia u n esempio di fede profonda, di coerenza necessaria per qualsiasi scelta di vita.
Nel m o m e n t o in cui intu il suo cammino, d o p o un'esperienza giovanile c o m u n e a tante sue coetanee, dette u n a svolta radicale alla sua vita e m a n tenne tale atteggiamento fino alla morte. L'amore che Cecilia rivela per il Cristo, suo sposo mistico, l'amore di u n a creatura dalla fede salda, che d o n a s
stessa e rimane fedele alle s u e scelte.
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INDICE
Presentazione
pag.
Vita in breve
pag.
O p e r e di Cecilia Baij
pag.
Preghiera
pag.
Prefazione
pag.
Infanzia e giovinezza
pag.
10
pag.
13
Spiritualit di Cecilia
pag.
15
pag.
22
La sua m o r t e
pag.
24
Il messaggio di Cecilia
pag.
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27
MONASTERO
BENEDETTINE S. PIETRO
Montefiascone
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stretta da coloro che l'ammiravano e stimavano e quelli che la contrastavano e ostacolavano perch purtroppo quelli che si comportavano male avevano a noia
di avere vicino qualcuno che si comportava bene, perch questi rappresentavano
un rimprovero non gradito per essi, per cui Cecilia si trov in grave disagio. Il
Bergamaschi lo riporta nella vita, sulla base di documentazioni che lui potette
appurare. Egli riporta che quando Cecilia fece la vestizione la comunit non volle
cantare, quindi dovette cantare da sola. Due anni dopo fece la professione e subito dopo la sua salute cominci ad avere momenti di difficolt che continueranno
fino all'ultimo anno della sua vita, che fu segnata da una grande sofferenza. Nel
monastero ricopr vari incarichi: infermiera in due riprese; portinaia, a quel tempo questo incarico consisteva soprattutto nell'accogliere i poveri che bussavano
a! monastero; maestra delle novizie, sagrestana, sempre in una situazione di
grande contraddizione che una particolarit che la caratterizza. Fu anche badessa per circa venti anni e fu moito contrastata da quelle religiose che non intendevano essere tede]i alla spiritualit della vita religiosa, per alia fine anche queste riconobbero che Cecilia aveva ragione. Non potevano non ammirarla sebbene
reagivano nel momento in cui la sua correttezza e linearit dava loro fastidio, ma
alla fine dovevano ammettere che meritava stima, fiducia, ammirazione. Quelle che i'ammiravano erano legate a piccole gelosie vicendevoli,
perch tutte volevano che ella mostrasse loro amore e benevolenza per cui Cecilia si trovava ad
essere ferita in continuazione.
Scriveva nel 1737: Iddio mi vuole in continuo esercizio avendo sempre da soffrire ora da ima parte orn dall'altra andando le cose mie tutte di traverso.
La situazione proprio quella della contraddizione, per tutto sommato in Cecilia c' un fondamentale ottimismo, una donna che non piange sulle sue pene, ma sa essere disinvolta. Riferisce in una lettera del 1751 una frase, una monizione che riceve da Ges. Cecilia si era sfogata
con Lui dicendogli che si sentiva provata ed Egli
le risponde: No?i sempre i/i(ra>io i fiumi e i flutti,
anche la stagioni hanno la loro variet, passano e tornano, cos , finch si vive in questo mondo conviene
soffrire le mutazioni della vita, ora si gode la primavera ora il caldo dell'estate, ora il rigore dell'inverno, coli Preside Mns. Luigi Mocin
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s non sempre
bre, dal calvario
in travaglio
e non sempre
in consolazione,
e tirare avanti
come piace e
tene-
Lui.
Vedete che disinvoltura nel modo di esprimersi, che spontaneit, che immediatezza.
Nel 1734 Cecilia eletta badessa e lo fu per sette trienni, con due interruzioni.
Il primo triennio quello che va dal 1743 al 1746, dopo questo triennio non fu
rieletta, per le monache si resero conto di aver fatto uno sbaglio e quando termin il triennio la elessero di nuovo badessa, fu poi riconfermata una terza volta.
Dopo il terzo triennio ci furono alcune difficolt alle quali contribu, in buona fede, il vescovo Giustiniani che appena arrivato fu male informato nei confronti di
Cecilia e ad un primo momento ebbe delle riserve nei suoi riguardi, in seguito
per divenne pieno d ammirazione e di stima per Cecilia.
Dopo il terzo triennio, come ho detto, non fu riconfermata per le contrariet
sopra esposte, fu per eletta vicaria. L'anno seguente, essendo morta la badessa.
Cecilia la sostitu come badessa e questo fino alla fine, giungendo al settimo
triennio.
Esistono delle dichiarazioni da
parte delle monache che scrivono
alla Sacra Congregazione e chiedono una conferma perch Cecilia
ha ottimi requisiti e qualit non
comuni. Al settimo triennio, riferisce il Bergamaschi, le monache del
monastero di S. Pietro in Montefiascone, essendo contente e soddisfatte del governo di Maria Cecilia, specialmente perch sa mantenere cosi bene la pace fra le religiose tutte, bench altre volte sia
stata confermata, desiderano con
l'approvazione dell'ordinario, di
rieleggerla un'altra volta.
Questo il 9 marzo del 1765. DoLa prof.ssa Elsa ia prima a prendere la parola
po di che cominci l'ultimo anno
di vita di Cecilia, una morte inspiegabile la sua, senza saperne il motivo. Una
morte nell'ombra, nella dimenticanza, lacerata da una malattia non conosciuta,
nell'abbandono quasi totale. Se si pensa che la comunit l'aveva voluta rieleggere badessa all'unanimit, inspiegabile questo fatto, vi qualcosa di straordina-
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rio, forse una strana volont del Signore che intese perfezionarla e purificarla,
questa esistenza che ho definito velata di ordinariet, collaudata dalle prove, finisce in una esperienza mistica singolare.
Ringrazio la Madre Priora, don Emilio, il preside che mi hanno dato l'opportunit di leggere gli scritti di Maria Cecilia Baij; li ho letti con grande soddisfazione e spero con frutto e invito anche voi a leggere questi libri, una lettura estremamente facile, si tratta di una esperienza mstica raccontata. Qui siamo di fronte a delle esperienze straordinarie che sono
MstsRMnrrc
vissute dalla Baij con semplicit, poi lei ce
-S.MCT1T
le racconta, ce le riferisce con trasparenza e
i**t ( mnurtitrt Ht*tiiito>tt Hpm^intut
con immediatezza. Di che cosa si tratta lasciamolo dire a Cecilia: Dopo la S.'Comunione sentivo la presenza di Ges tra un sommo raccoglimento e consolazione che io provo.
BAIJ
Qui non c' la suggestione, dato che oggi in opposizione alla cultura del secolarismo ci sono visioni a non finire, apparizioni ovunque, Cecilia per non ha
delle visioni, ma sente una voce, la sento dentro come un sussurro, non sento la locuzione in parole formate, ma sento arrivare all'improvviso come un'aura soavissima,
sento tutto il discorso formato in un momento eppure non vi sono parole, sicch sento un
parlare ma non sento le parole, n alcun movimento, ci che sia non lo so.
Ho trovato un riscontro in una confessione di S. Bernardo che scrive da teologo, dove anche lui parla dell'esperienza che va facendo e dice: Frequentemente
entrato il Signore nel mio spirito, ma io non ho mai, nemmeno una volta, percepito il pre-
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In questi scritti Cecilia confida la sua esperienza, essi sono collegati al mondo
segreto dei protagonisti straordinari dell'opera della salvezza: Ges, S. Giuseppe,
S. Giovanni Battista. Le manifestazioni, le esperienze mistiche la fanno entrare
nel mondo umano, nei sentimenti umani di Ges, Giuseppe, Giovanni Battista e
il rapporto con questo mondo umano un rapporto di grande e profonda familiarit.
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Vediamo alcuni passi: un giorno S. Giuseppe confida a Ges il grande desiderio che ha di andare in paradiso: sento un desiderio grande di andare presto a godere
il nostro Dio faccia a faccia, ma intanto quanto mi rincresce pensare che questo avvenimento deve costare a te taite pene e Ges risponde: Non ti affliggere tanto perch devi sapere che io ho un desiderio di patire per mostrare a tutti la beatitudine eterna. Quanto grande il mio desiderio di compiere presto la redenzione umana allora Giuseppe lo
ringrazia a nome di tutto il genere umano e a nome di tutti cercava d supplire a
tutto quello che gli negavano le creature. Giuseppe prega ancora parlando con
Dio: Ecco mio Dio i vostri santi voleri, io mi spender tutto in servizio vostro, del vostro unigenito e della santa madre di Lui, far ci che potr per mantenere loro il cibo ne-
cessano, giacch a me toccata s bella sorte. Voi sapete mio Dio che il mio desiderio di
servire la madre e il Figlio, di stare in tutto a loro soggetto e di obbedire in ci che mi comanderanno, ina giacch voi Dio altissimo ordinate altrimenti e volete che io sia il capo e
comandi mi sottometto in ci con la mia volont, ma vi prego di dare al vostro servo la
grazia di poter esercitare questo ufficio come si deve. Datemi voi, mio Dio, tutte le virt
necessarie perch io lo occupi degnamente e in sublime grado come avete destinato e che
non abbia mai a far cosa alcuna che non sia conforme al vostro gusto.
Un altro brano che leggiamo nella Vita interna un breve ritorno a Nazaret di
Ges dopo l'inizio della sua attivit apostolica perch ha il desiderio di vedere la
sua mamma e cos ne parla: Anche lei stava con desiderio ardente di rivedermi, arrivato dimque ricevette tanta consolazione perch nella mia assenza aveva molto patito ed
era stata partecipe di tutte le angustie che aveva sofferto il mio cuore come pure dei patimenti del mio corpo e a questo proposito ti dico che io patii molto nella mia umanit per-
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ch non solo soffrii Infame e la sete, ma sentii anche la stanchezza, andare sempre a capo
scoperto, scalzo e per essere gracile di natura sentivo vivamente i patimenti. Trovandomi
con molta necessit di prendere il sonno e quel povero cibo per conservare l'umanit, mi
cibai insieme alla mia diletta madre avendone anch'essa grande bisogno, perci fatti da
noi i soliti atti di devozione ci cibammo con estrema povert.
Bramava la diletta madre di darmi qualche ristoro perch vedeva la mia umanit tanto
debilitata per le fatiche della predicazione, ma io la consolavo col dirle che di ci non si
prendesse pena perch quello era tempo di patire senza prendere alcun ristoro eccetto
quello che l'umana natura richiedeva per non venir meno totalmente.
Un'altra prerogativa di Maria Cecilia una grande capacit poetica, le poesie
di Cecilia fanno pensare al Metastasio, si trova sulla linea di quella cultura letteraria; sono sonetti meravigliosi. Alcuni versi che Cecilia sviluppa sul tema carmelitano: il patire o morire di S. Teresa d'Avila, o patire ma non morire di S.
Maddalena de' Pazzi. Cecilia dice:
O patir o morir diceva una santa
patir e non morir un'altra canta
non ha proprio voler chi davvero ama
la croce porter qual voi che io porti
ovvero morir se Dio volmi morta.
La parafrasi della parabola del mercante che trov la perla preziosa e per comprarla vendette tutto, Cecilia dice che questa perla siamo noi e per comprarci Cristo d tutto se stesso: Piacque al divino amor s raro oggetto, quando ancor quella
bont infinita mentre per segno del suo grande affetto diede per comprarla sangue e vita.
Infine un sonetto sponsale:
Vermiglia per l'ardor mistica rosa
bianca per il candor senza rivali
roseto per il bei giglio si riposa
le vostre rose a me danno dolor.
Ma ci che come vescovo maggiormente mi conforta che un giorno il Signore diede a Cecilia come dote la citt di Montefiascone e questo per me motivo
di grande conforto.
Lei dice a Ges: Che sarebbe se tutti quelli che mi dai per dote s salvassero e arrivassero al Monte Santo e io mi perdessi? La dote salva e la sposa in perdizione?
Io credo che questo rschio non ci sia, la dote siamo noi e siccome la sposa
salva, salva anche la dote.
40
41
Seminario-Collegio
sorrisa
gli strumenti
provvi-
denziali per la nostra formazione spirituale e morale, culturale e sociale, che ci avrebbe aperte degnamente le vie della vita
e della missione nel mondo.
Tra queste persone ben degno di essere ricordato il pio
Sacerdote Mons. Pietro
Bergamaschi
incomparabile
Direttore Spirituale
insigne
Dott.
e Storico
delle glorie
religiose
Falisca.
stimatissimo
missione
Seminario la sua vita di raccoglimento, di preghiera e di studio. Nel contempo attendeva con perfezione alla Direzione spirituale di varie comunit: dai Seminaristi alle Maestre Pie Filippini,
42
di S. Pietro ad
mentre era
ricercatissimo
A CHISTO R E D E N T O R E
che la Divina Provvidenza gli affidava, unitamente alla dignit e ai poteri sacerdotali,
LA P A S S I O N E DI GES C R I S T O
III M U T A Z I O N I ;
raccoglimento
anche nella
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pratica ed efficace,
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V E S C O V O DI
MONTEFIASCONE
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Giovanni
di S. Giuseppe
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i due
- VITERBO
Sant.
nutriva
Anche a
Bergama-
schi parlava molto spesso e con fervore della Baij, delle sue virt religiose e dei
suoi preziosi scritti tanto edificanti, vera fonte di profonda spiritualit,
cosicch
Il venerando
Mons.
una vera
zione per il
predile-
Monastero
delle Benedettine
Pietro,
di S.
memorie religiose e storiche e gli altri meriti antichi e recenti (vedi benemerito Istituto
Magistra-
alimen-
tata dall'intensa
vita eu-
molto
il 23
rimpianto.
nella
che si
parete
Vita Interna
Ges
di
Cristo:
da
pag. 235 a pag. 376, l'argomento : Il Cuore amantissimo di Ges Cristo Redentore nostro. Dell'amore con cui ama Dio; se stesso, cio l'umanit
SS.ma di Ges; e le creature redente col Sangue
preziosissimo di Ges.
S.
Vita di S. Giovanni
Battista:
Il volume
ricopiato ha il dorso in carta pecora ed ha a aggiunta di: 1 panegirico, 1 Inno, orazioni. 1 prosa
devota, il Prefazio, Graduale, orazione, grande panegirico, sentimenti
di S. Giovanni
Crisostomo;
Battista!
Importante poi la dicitura iniziale posta dal Maccari: Vita di S. Giov. Battista scritta da una serva di
Dio, morta in odore di santit, la Rev.da D.M. Cecilia Baij, Monaca di S. Benedetto, nel Monastero
di S. Pietro di
46
Montefiascone.
Libro di musica:
N8
la 14 : documenti;
la 15a: documentazioni.
D. Emilio
ha redatto
Marinelli
tale
47
elenco.
C e r a m i c h e e m e d i c a m e n t i : u n a farmacia
del '600 a M o n t e f i a s c o n e
Grazie, signora
Luisa,
avevamo
intenzione di parare di questa mostra
che aperta presso
il M u s e o Nazionale
d i P a l a z z o Venezia
a Roma. Nel prossim o n u m e r o d e La
Voce d e d i c h e r e m o
alla Mostra - curata
da Maria Selene
Sconci
e
da
R o m u a l d o Luzi queste pagine intern e , da a g g i u n g e r e
al
volume
su
C e c i l i a Baij e le
Benedettine
di
Montefiascone.
Redazione,
pubbli-
intitolata
Ceramiche
una farmacia
Montefiascone
Suore Benedettine.
del '600 a
e riguarda l'attivit
delle
Mi sembra un 'ottima
Vogliamo
qui
r i c o r d a r e ai lettori
occasione per far conoscere (e noi stessi
di n o n m a n d a r e
conoscere meglio) il grande patrimonio culperdute
queste
turale di Montefiascone.
p a g i n e , m a di rilegarle in m o d o da
Con i migliori saluti
a v e r e u n bel v o l u Luisa Ficari Masi
me, che ha come
centro di interesse il
Monastero
delle
Benedettine di Montefiascone.
La Mostra - per chi volesse visitarla - rimane aperta fino al 30 aprile,
tutta la settimana, eccetto il luned, dalle ore 9 alle 14. La d o m e n i c a
invece e gli altri giorni festivi dalle ore 9 alle 13,30,
48
Romualdo luii
49
medicina.
Non conosciamo i momenti ed il lavoro preparatorio che precedettero l'apertura della Spetiaria, in quanto nell'Archivio del Monastero non se ne trova traccia, ma vi trova invece una memoria dell'apertura ed una analitica redazione del
primo inventario:
Erettione della Spetiaria in questo nostro Monasterio
A d 18 Marzo 1652 fu eretta la spetiaria per servitio et con l'approbatitme di Monsignore Illustrissimo nostro Vescovo, si nomin speliate D. Anna Maria Rie ci o ni Romana...
L'attivit della spezieria veniva quindi gestita direttamente dalle monache e,
almeno per i primi anni, l'incarico venne assolto - come si visto - dalla romana
Anna Maria Riccioni, che in questo venne istruita da Francesco Farolli, a cui venne corrisposta la somma di scudi 1,20 per servitio imprestato al Monasterio d'imparare cose de speziarla.
La Riccioni ricoprir per alcuni anni questa carica e risulter eletta badessa nel
triennio 1671-74, quindi dal 1680 al 1686, e ancora dal 1690 al 1699.
Abbiamo notizia di altre monache-speziali: dal 1755 al 1781 l'incarico venne
conferito a D.M. Angela Federici; dal 1798, dopo che la farmacia era stata chiusa
per dieci anni, l'incarico venne ricoperto da D. Maria Clementina.
Quest'ultima aveva portato una dote di 200 scudi, tutti rempiegati per rivestire la detta speziaria. L'approvazione alla riapertura venne data dal card. Sigfredo Maury, vescovo di Montefiascone.
Dopo l'interruzione dell'epoca napoleonica si rileva che la spezieria viene affidata alle mani di M. Cecilia de Megnel (1817).
L'UBICAZIONE
La prima sede della Spezieria era posta nella Torretta del Monastero, ma questa sistemazione appariva gi precaria se, appena l'anno seguente troviamo, dai
registri contabili, che furono richiesti alcuni lavori per garantire la stabilit alla
stessa Torretta che era posta al piano superiore del Monastero, nell'attuale ala sovrastante la Via Verentana. La precariet della sede costrinse le Monache al trasferimento della Spezieria al piano terra dello stesso Monastero, e questo p u
collegarsi anche alla necessit sia di garantire un accesso immediato alla cittadinanza senza interferire con la vita claustrale sia per una migliore funzionalit del
servizio.
Negli anni della peste a Montefiascone (1657-1658) per motivi di sanit venne
sospesa l'attivit della spezieria de! Monastero e le monache, in questa occasione,
non vennero agiutati pure di un goccio d'acqua.
La peste non contagi comunque il Monastero grazie alle misure adottate dalle Monache che preferirono rimandare la costruzione del forno all'interno dell'edificio a tempi migliori in quanto la femara con tutta la famiglia erano gi andati al
lazzaretto.
51
Visione aerea i Montefiascone, Sulla sinistra si eleva la cupola della Cattedrale di S. Margherita,
sulla destra si nota il rilevante complesso del Monastero delle Benedettine di S. Pietro, ( F o t o
L ' A R R E D O D E L L A SPEZIERIA
Attraverso le riportate annotazioni sulla nascita della spezieria, ritrovate nei
documenti del Monastero, gi possibile conoscere come fosse costituito il suo
arredo, le spese sostenute per l'acquisto degli scaffali, dei bancone in noce, dei
mortai, della campana di piombo per le distillazioni, del vtone (pressa;, dei vasi
da farmacia, delle scatole, delle bilance, dei primi libri di farmacopea, dei vasi di
vetro e di altri piccoli attrezzi come spatole, foconcino (fornello per il fuoco), se52
benedettina
di Montefiascone.
Montefiascone.
53
I VASI IN MAIOLICA
La spezieria venne dotata di vasi e brocche fatte in Bagnarea, l'odierna Bagnoregio. Questo importante nucleo di vasi, che come si vedr nella descrizione
tecnica, sono stati realizzati espressamente per la spezieria di Montefiascone, si
Piccoli contenitori
met.
impongono alla nostra attenzione perch oltre che costituire un complesso omogeneo e singolarmente interessante, confermano l'alta maestra dei vasai che, in
quegli anni operavano a Bagnoregio, e che sappiamo legati soprattutto alla tradizione ceramica della non lontana Deruta tanto che proprio Bagnoregio sinora veniva ricordata nella storia della ceramica italiana per il piatto della Sacra Famiglia, conservato al Victoria and Albert Museum di Londra, con la scritta: Silvestro d'Angelo Trinci da Deruta. Fatto in Bagnorea 1691. La certa committenza
delle Monache del Monastero di Montefiascone ha preteso che il vasaio si ispirasse ad altri vasi, albarelli e brocche, ricoperte e decorate con smalto berettino,
in quel tempo particolarmente apprezzati, anche se si tratta di una produzione
certamente inusuale per le locali botteghe. La personalizzazione dei contenitori
che le Monache vollero per la spetiaria fu quella di far dipingere l'immagine di
S. Benedetto sul davanti degli stessi, oltre all'indicazione dell'anno 1652. Altri vasi sono stati datati 1657 ma devono ritenersi un completamento del primitivo ordine. Si pu aggiungere un'altra annotazione: vasi da spezieria, del tutto simili
nella decorazione, anche se mancanti dell'immagine di San Benedetto e dell'indicazione dell'anno, erano stati appositamente realizzati, nel secolo XVII, per il vicino e antico convento delle monache di Vetralla senza escludere una identica
54
bottega di produzione.
Dal Giornate delle uscite possbile
apprendere come le monache, gi prima
dell'erezione della spezieria, acquistassero le stoviglie per servizio del Monastero sempre in Bagnoregio. I rapporti
tra il Monastero e Bagnoregio possono
trovare diverse motivazioni: dalla vicinanza ira i due centri, dal fatto che proprio in Bagnoregio le benedettine erano
proprietarie di un molinello da macinar colori, del quale ci noto l'affitto
gi dal 1659, oltre a terreni e poderi.
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LA BIBLIOTECA
DELLA SPEZIERIA
Come conveniva ad una funzionale e
illuminata gestione di u n a spezieria,
non potevano mancare fondamentali e
Copertina dell'inventario della spezieria
preziosi libri di farmacopea. Quanto oggi rimane di questa Biblioteca, pervenutaci certamente incompleta, comprende una serie di libri dal 1621 al 1868. Praticamente le pubblicazioni cessano con l'incameramento da parte dello Stato Italiano dopo l'unificazione del 1870. Un avvenimento che, crediamo, comport la
chiusura della spezieria.
LA S P E T I A R I A N O T I F I C A T A
E IL T R A S F E R I M E N T O D E L C O R R E D O
AL MUSEO DI PALAZZO VENEZIA
Con l'abbandono dell'attivit della spezieria (verso il 1870), il Monastero e la
stessa cittadina di Montefiascone avevano perduto un punto di riferimento secolare, Quello che era stato il vanto dell'attivit monastica era divenuto ormai soltanto un ricordo e quando, agli inizi del 1920, venne proposto dal sac. Alfonso
Orfei, parroco della vicina chiesa di S. Maria delle Grazie, di vendere i vasi e gli
arredi della spezieria, le suore aderirono alla proposta anche per sopperire ai difficili momenti economici in cui versava il Monastero.
Acquirente del corredo sarebbe stato un certo Amedeo Fanciullacci di Montelupo Fiorentino a cui, forse, fu ceduto solo qualche vaso, rimanendo gli altri in
possesso dell'Orfei che li fece esporre, in bella mostra, nel negozio del fratello a
Monte fi a sco ne.
Qualcuno segnal il fatto alla R. Soprintendenza alle Gallerie e Musei Medie55
vali e Moderni e agli oggetti d'arte del Lazio e degli Abruzzi, con sede in Roma,
Palazzo Venezia, che non manc di intervenire provvedendo a notificare all'Orfei
e al Monastero reimportante interesse artistico degli oggetti posseduti (contenitori in ceramica, scatole di legno, mortai, spatole) ed evitarne cosi successive vendite e, quindi, la dispersione. Il carteggio ufficiale, riguardante la notifica e il sequestro (1 agosto 1921) contiene la sequenza degli avvenimenti che portarono all'acquisizione, da parte dello Stato, del corredo della spezieria, con il conseguente deposito presso il Museo di Palazzo Venezia. La questione suscit le rimostranze di don Orfei e, soprattutto, delle Monache Benedettine che si videro cos
private e del corredo della spezieria e dell'introito ricavato dalla vendita richiesto
in restituzione dal sacerdote.
In margine a questa vicenda che vide le Monache tentare ogni strada per recuperare quanto ritenuto di loro propriet, va segnalata la risposta fornita alla Superiora Suor Vincenza Giorgi in data 8 marzo 1922 dal'allora Segretario Politico
del Partito Popolare Italiano, Don Luigi Sturzo, il quale, malgrado ogni suo interessamento, confermava l'impossibilit ad aderire alle richieste delle religiose,
A sequestro avvenuto, tra l'Orfei e il Monastero si apri un lungo contenzioso
dinnanzi al Vescovo diocesano, conclusosi con un accomodamento nel 1925.
Scarpina scaldamani.
XVII.
Il testo di questo inserto stato tratto dalla seconda parte del volume La Spezieria di San Benedetto a Montefiascone,
redatta da Romualdo Luzi e Bonafede Mancini.
56