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• Enzo Valentini •

Un nuovo documento inedito sui Templari di Melfi

Tema della presente articolo è l’analisi di un documento finora rimasto sconosciuto ai cultori di storia templare, benché
pubblicato parzialmente sia nel 18461 che nel 1921.2
Purtroppo le ricerche svolte finora, che sicuramente proseguiranno, non hanno dato l’esito desiderato, anche se sono
comunque emersi elementi interessanti ai fini della ricerca templare.
***
Nel giugno del 1201, tale Giovanni Caetani, per la salvezza della sua anima e di quella dei suoi parenti, dona ai
templari di Melfi una pezza di terreno che egli possiede a Napoli.
È detto nel testo che il terreno è situato nella «marina di Napoli, presso la via della Fontana denominata di Pallice» e
confina, tra gli altri, con un altro «terreno della suddetta casa del Tempio». Tenuto conto delle trasformazioni
urbanistiche subite dalla città di Napoli, ed in modo particolare dal suo centro storico dal medioevo ad oggi, risulta
chiaro come sia impossibile individuare il luogo esatto il cui era ubicato il terreno.
Ricordiamo come già intorno al 1304, per far posto alla costruzione di un nuovo edificio, vennero distrutte delle case
che i templari possedevano in Napoli.3 Altrettanto difficile è identificare il donatore Giovanni Caetani. Un suo
discendente, Gelasio Caetani, nella storia della famiglia afferma che «il nome fu forse falsato, perché appare scritto su
rasura»,4 ma in effetti è solo il cognome Caetani ed un altra parola che risultano scritti su abrasione, mentre il nome
Giovanni non è corretto.5
Tenuto per esatto quanto scritto sul documento, anche se abraso, la nostra ricerca ha portato a restringere le indagini su
tre personaggi della famiglia Caetani tra i quali individuare il Giovanni, benefattore dei templari. 6
Il primo è Giovanni Caetani di Napoli, vivente ancora nel 1237. Consanguineo della regina Agnesa e di Manfredi, era
figlio di Enrico, conte di Alife e signore di Armantea e Fuscaldo. Ricoprì le cariche di gran camerlengo e grande
ammiraglio.
Altro Giovanni Caetani, del quale non è però specificato se appartenga al ramo napoletano della famiglia, viene citato
in un atto stilato a Napoli il 17 febbraio 1226.7
Il terzo Giovanni Caetani di Napoli, sposato a tale Agresta, risulta vivente ancora nel 1227.

1
G.B.Carinci, “Relazione dell’Archivio Caetani”, ne “Il Saggiatore”, 1846, a. III, vol. V, p. 368, n. 6: «Clarefacio qualit. intus in
pphata civitate divina disposicio. In votiuum eet p aia mea meorunque parentum remedio dare don r eccle domus Templi Melfie.
Una pecia terre mei patrimonii qua habeo in Matina [forse Marina] Napolli iuxta via Fontane que dicitur de Pullice que e [est] a
prima parte. a secda autem parte e tra pecie rotude. A tcia vero parte e tra nri epii [episcopii]. Similit a quarta parte est tra pphate
Domus Tepli. Qua tram cum suis oib. ptnenciis in psencia Petri Labellensiu Iudic. aliorumque testiu subscriptorum per fuste
manibus detepta trado cocedo et in ppetuu dono tibi fri luce reveredo Comanderio ipsius Tepli et tuis oib. subcessoribus
irevocabilit habe confirmo. etc.».
2
“Regesta ChartarumDocumenti dell’Archivio Caetani”, vol. I, pp. 27/28, perg. n. 601: «Anno incarnationis millesimo CC° primo,
regni Frederici regis Sicilie, ducatus Apulie et principatus Capue anno quarto, mense iulii, quarte indiccionis. Ego Iohannes
Caitanus olim civitatis Napolli civis clarefacio qualiter intus in prephata civitate mihi votivum esset dare ecclesie domus templi
Melfie unam peciam terre quam habeo in matina Napolli, iuxta viam fontane que dicitur de Pullice que est a prima parte, a secunda
est terra specie rotunde, a tercia est terra nostri episcopii, a quarta est terra prephate domus templi. Quam terram in presencia Petri
Labellensium iudicis, per fustem manibus detemptam, in perpetuum dono tibi fratri Luce reverendo Comanderio ipsius templi et
tuis subcessoribus unde voluntarie guadiam tibi dedi et Sellictum subdiaconum fideiussorem posui. Dimidiam unciam auri nos
composituros obligamus, medietatem vobis et medietatem curie dompnice. Quod brebiter scripsi ego Iohannes notarius. ST.
X Hoc scriptum censor Petrus quoque carmine testor.
X Signum crucis Falconi Curatoli.
X Signum crucis Roberti archipresbiteri Bajuli.
X Signum crucis Turpionis Beneventi quondam filii.
X Signum crucis Gregorii Ursibelli.».
3
AA.VV., “Storia di Napoli”, ESI, vol. II, p. 117. Cit. in F. Bramato, “Storia dell’Ordine dei Templari in ItaliaLe fondazioni”,
Atanor, 1991, p. 149, nota 192.
4
G. Caetani, “Domus Cajetana (Medioevoprima parte)”, Tip. F.lli Stianti, 1927, p.22.
5
“Regesta...”, cit., p. 28, nota 1: «Le parole Caitanus olim sembrano corrette, in seguito ad abrasione: non sappiamo se abrasione e
correzione siano del tempo o posteriore».
6
G. Caetani, “Cajetanorum Genealogia”, UTC, 1920, pp. 23 e segg.
7
Archivio Abbazia di Cava dei Tirreni, Rep. I, “fam.”, f. 72.
Basandoci su questi pochi elementi, potremmo anche eliminare il primo dei tre, in quanto personaggio di una certa
importanza, importanza che certamente sarebbe stata evidenziata nel testo; l’estensore del documento, invece, non
attribuisce alcuna qualifica, né titolo, al donatore, chiamandolo semplicemente cittadino. 8
Altro problema di difficile soluzione è quello di chiarire le vere intenzioni del Caetani circa il beneficiario della
donazione.
Il documento, anche se non specificatamente indicato, è verosimilmente stilato a Melfi, ma la promessa di donazione
era stata fatta precedentemente a Napoli. Non avendo a disposizione il testo di questa promessa non sappiamo se come
beneficiario fosse indicato l’Ordine del Tempio in generale o in particolare la precettoria templare di Melfi.
Nel primo caso, il problema sarebbe semplice: la precettoria di Melfi, infatti, aveva ricevuto il terreno solo ed in quanto
la formalizzazione della promessa era avvenuta in quella città, probabilmente a seguito del trasferimento del donante
da Napoli a Melfi.
Nel caso contrario, e cioè che fosse stata già designata la precettoria, quella di Melfi, a cui sarebbe stato donato il
terreno, si aprono vari interrogativi: perché un cittadino di Napoli, a Napoli, dona un bene situato a Napoli ai templari
di Melfi? Perché questa preferenza? Non esistevano altre case templari a Napoli?
In effetti il documento di donazione, specificando le coerenze della pezza di terra, specifica che «su un quarto [lato] è
terra della suddetta casa del Tempio», facendo riferimento alla casa di Melfi. Ciò fa supporre allora che la giurisdizione
di questa precettoria arrivasse fino a Napoli, e ciò a sua volta farebbe pensare che a Napoli, in quel periodo, non
dovessero esserci case templari; infatti sia il terreno donato che quello confinante risultano della precettoria di Melfi e
nel documento, comunque, non vengono mai citati i templari napoletani. Però, che a Napoli, agli inizi del 1200,
l’Ordine non fosse ancora presente ci sembra molto strano; a meno che, all’epoca, Melfi non fosse più importante,
almeno per l’amministrazione templare, di Napoli, facendo quindi dipendere questa dalla prima.
Comunque, quale che fosse l’intenzione di Giovanni Caetani, questi aveva comunque la volontà di beneficiare il
Tempio. E questo potrebbe essere giustificato dai rapporti di vicinanza (fra i due terreni) che il Caetani probabilmente,
anzi sicuramente, doveva aver intrattenuto con i templari: avendoli conosciuti ed apprezzati, potrebbe aver pensato di
salvare l’anima, propria e dei propri parenti, effettuando un lascito in loro favore.
Questo sarebbe il primo documento, in ordine di tempo, attestante i rapporti intrattenuti tra la famiglia Caetani e
l’Ordine, rapporti che si sarebbero poi rafforzati con il cardinale Benedetto Caetani, del ramo romano di Sermoneta,
divenuto papa col nome di Bonifacio VIII. Sembra addirittura, secondo una lettera di Giacomo d’Aragona, che sia stato
il gran maestro Jacques de Molay a favorire l’elezione del papa.9 Infatti nel dicembre 1294 de Molay si trova a Napoli,
certamente ospitato dai suoi confratelli locali, in occasione del conclave del 23 dicembre, che avrebbe eletto Bonifacio
VIII.10
Dal canto suo, il papa cercò di ristabilire l’antico legame della Chiesa con il Tempio concedendo privilegi, come quelli
del 21 luglio 1294,11 o effettuando donazioni, come la casa con orto e terreni in Anagni12 o l’isolotto di Ruad,13 dal
quale i templari tentarono inutilmente il recupero della Terrasanta.
Altra testimonianza comprovante i rapporti tra Caetani e templari è poi la presenza di un cavaliere templare, frate
Corrado, alla cerimonia svoltasi a Ninfa il 10 ottobre del 1300, durante la quale Pietro II Caetani presta omaggio e
giuramento di fedeltà e vassallaggio nei confronti della Chiesa.
Proseguendo nell’analisi del documento, un particolare originale salta agli occhi: il precettore della domus di Melfi,
frate Luca, viene chiamato con l’appellativo di «reverendo comanderio», alquanto inusuale per una precettoria
occidentale. “Comanderio”, o più frequentemente “comendator”, era infatti il titolo che indicava il comandante ed era

8
È curioso constatare come nei feudi posseduti dal padre del primo Giovanni Caetani (Alife, Amantea e Fuscaldo) fossero insediati
i cavalieri templari.
9
M.L.BulstThiele, “Sacrae Domus Militiae Templi Hierololymitani magistri. Untersuchungen zur Geschichte des Templerordens
1118/91314”, Vandenhoek & Ruprecht, 1974, p. 306: «[de Molay] nel dicembre 1294 fu a Napoli per l’elezione del successore di
Celestino V. Secondo una lettera indirizzata il 5 gennaio del 1295 da Giacomo d’Aragona alla cittadinanza di Barcellona, Jacques
de Molay ebbe un luogo di primo piano nell’elezione del cardinale Caetani al Soglio pontificio». Cit. in Bramato, cit., p. 130.
10
Bramato, cit., pp. 148/149: «Altra importante fondazione rossocrociata dovette essere quella di Napoli, dove nel 1295 trovò certo
dimora lo stesso Jacques de Molay durante il suo soggiorno nella capitale angioina per il conclave dal quale sarebbe uscito eletto
papa il cardinale Benedetto Caetani con il nome di Bonifacio VIII».
11
Cfr. a tale proposito L. Imperio, “Privilegi papali all’Ordine del Tempio”, in “Atti del XIII Convegno di Ricerche Templari”, a
cura della Larti, Moncucco 1995, Ed. Penne & Papiri, 1995, pp. 95/97.
12
Bolla del 20 luglio 1296, Archivio Vaticano, Reg. Vat. 48, doc. 266. Cit. in G. Silvestrelli, “Le chiese e i feudi dell’Ordine dei
Templari e dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme nella regione romana”, Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei,
Serie Quinta, vol. XXVI, Tip. dell’Accademia, 1917, p. 508.
13
Bolla “Laudanda Sedis Apostolica” del 13 novembre 1301, in Digarde e Faucon, “ Les régistres de Boniface VIII”, B.E.F., 1884-
1907, n. 4199.
«portato solamente dai precettori templari delle zone di combattimento (Terrasanta, Spagna, Portogallo, Cipro)». 14 È
quindi strano trovarlo in una precettoria italiana, a meno che frate Luca, in precedenza, non abbia prestato servizio
attivo come combattente in quelle zone e poi, una volta trasferito, abbia continuato a fregiarsi del titolo, quasi si
trattasse di una onorificienza o un attestato di cui andare fiero.
Il fatto che il terreno donato confinasse con un altro di proprietà dei templari, può far nascere il sospetto che questi
ultimi possano aver in qualche modo influenzato la scelta del Caetani circa il terreno da donare: nel caso infatti che il
Caetani fosse stato proprietario di più appezzamenti, i templari potrebbero aver richiesto al loro donante un terreno
piuttosto che un altro, al fine di ingrandire la loro proprietà. Come riporta Alain Demurger: «Permute, vendite, acquisti,
ma anche donazioni, non sono sempre dovuti all’iniziativa spontanea dei loro autori; talvolta i templari hanno forzato
la mano di qualche signorotto o di qualche erede».15
Il nostro documento è quindi una ulteriore dimostrazione di come i templari tentassero, riuscendovi quasi sempre, di
«raggruppare in insiemi coerenti queste donazioni di diversa natura e di superficie variabile, e disperse... dal punto di
vista geografico... La preoccupazione di dare un assetto razionale è chiara: i templari fanno sparire i fondi altrui che
interrompono le loro proprietà».16
Di esempi di questo genere ne abbiamo parecchi; ne citiamo solamente due: il processo di concentrazione delle terre
templari a Brucafel, nei pressi di Carcassonne, tra il 1156 ed il 1157, contenuto nel Cartulario di Douzens, 17 oppure il
caso di Barletta dove, nel 1204, i templari locali acquistarono in località Belvedere una vigna che confinava per tre lati
con vigne del Tempio e per il quarto con la via pubblica.18
La ricerca si interrompe a questo punto per mancanza di ulteriori elementi utili.

14
L. Imperio, “Metodologia nella ricerca templare”, Ed. Penne & Papiri, 1963, p. 12.
15
A. Demurger, “Vita e morte dell’Ordine dei Templari”, Garzanti, 1987, pp. 140/141.
16
Ibidem, pp. 139/140.
17
Cfr. a questo proposito Demurger, cit., pp.139/143.
18
R. Filangieri (a cura di), “Le pergamene di Barletta del R. Archivio di Napoli (10751309)”, 1927, p. 67: «vineas... que sunt in
cluso bellovidere a tribus partibus iuxta vineas ipsius domus Templi a quarta vero parte iuxta viam publicam».

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