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scuola
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O RR SS II

PARTE III

Competenze digitali del docente e


Informatica

SOMMARIO

CAPITOLO 1 Le competenze digitali del docente


CAPITOLO 2 Nozioni generali di informatica
CAPITOLO 3 L’hardware
CAPITOLO 4 Il software
CAPITOLO 5 Word Processor
CAPITOLO 6 Foglio elettronico
CAPITOLO 7 Presentazioni elettroniche
CAPITOLO 8 Gli strumenti di navigazione web

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526/AG1 • Quiz commentati su Competenze pedagogiche, psicopedagogiche
e didattico metodologiche – La prova scritta del concorso scuola
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CAPITOLO 1
Le competenze digitali del
docente

1 Storia delle competenze digitali


Le competenze digitali nel nostro ordinamento scolastico si ritrovano nel
profilo finale delle competenze delle Indicazioni Nazionali (2012) per il primo
ciclo di istruzione: «Lo studente ha buone competenze digitali, usa con consa-
pevolezza le tecnologie della comunicazione per ricercare ed analizzare dati e
informazioni, per distinguere informazioni attendibili da quelle che necessitano
di approfondimento, di controllo e di verifica e per interagire con soggetti diversi
nel mondo». È evidente che per accompagnare i ragazzi e le ragazze a questi
traguardi la scuola dovrebbe aver chiari competenze, contenuti ed attività, oltre
a dichiarare come realizzarli. La scuola stessa, come intera organizzazione,
dovrebbe essere «competente nel digitale».
Nel 2015, il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) , documento program-
matico che darà negli anni successivi una spinta notevole all’innovazione della
scuola nazionale, prefigura dunque la la necessità di un quadro di riferimento
per le competenze digitali, per integrare i percorsi di studi già normati attraverso
le Indicazioni Nazionali e le Linee Guida.
Nel 2013 la Commissione Europea aveva già pubblicato la prima versione
del quadro di riferimento DigComp (competenze digitali del cittadino), poi
aggiornato nel 2016 con la versione 2.0 e nel 2017 con la versione 2.1, risol-
vendo dunque il «problema» di fornire anche alle scuole dell’Unione un valido
riferimento concettuale sul quale poter orientare anche i percorsi di istruzione,
dei giovani e degli adulti.

2 DigCompEdu 2.1
Il framework DigComp si articola in 5 dimensioni:
• Dimensione 1: Aree di competenze individuate come facenti parte delle com-
petenze digitali;
• Dimensione 2: Descrittori delle competenze e titoli pertinenti a ciascuna area;
• Dimensione 3: Livelli di padronanza per ciascuna competenza;
• Dimensione 4: Conoscenze, abilità e attitudini applicabili a ciascuna compe-
tenza;
• Dimensione 5: Esempi di utilizzo sull’applicabilità della competenza per diversi
scopi.

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Le aree di competenza individuate da DigCompEdu 2.1 sono cinque:


• Area di competenza 1: Alfabetizzazione su informazioni e dati (1.1 Navigare,
ricercare e filtrare dati, informazioni e contenuti digitali; 1.2 Valutare dati,
informazioni e contenuti digitali; 1.3 Gestire dati, informazioni e contenuti
digitali);
• Area di competenza 2: Comunicazione e collaborazione (2.1 Interagire
attraverso le tecnologie digitali; 2.2 Condividere informazioni attraverso
le tecnologie digitali; 2.3 Esercitare la cittadinanza attraverso le tecnologie
digitali; 2.4 Collaborare attraverso le tecnologie digitali; 2.5 Netiquette; 2.6
Gestire l’identità digitale);
• Area di competenza 3: Creazione di contenuti digitali (3.1 Sviluppare con-
tenuti digitali; 3.2 Integrare e rielaborare contenuti digitali; 3.3 Copyright e
licenze; 3.4 Programmazione);
• Area di competenza 4.: Sicurezza (4.1 Proteggere i dispositivi; 4.2 Proteg-
gere i dati personali e la privacy; 4.3 Proteggere la salute e il benessere; 4.4
Proteggere l’ambiente);
• Area di competenza 5: Risolvere i problemi (5.1 Risolvere problemi tecnici;
5.2 Individuare fabbisogni e risposte tecnologiche; 5.3 Utilizzare in modo
creativo le tecnologie digitali; 5.4 Individuare divari di competenze digitali);

3 La nuova versione DigComp 2.2.


Nel 2022 si è proceduto ad un aggiornamento. Nell’aggiornamento DigComp
2.2 ci sono due novità: la dimensione «Esempi», già presente nella precedente
versione, viene ampliata e meglio definita, distinguendo per ciascun esem-
pio conoscenze, competenze e atteggiamenti; l’introduzione di una nuova
«dimensione» rispetto a quelle già presenti (area di competenza, descrittore
della competenza, livello, esempi): i «Casi d’uso», che specificano meglio ed
integrano gli «Esempi».
Riepilogando, le dimensioni, nel nuovo DigComp, sono le seguenti:
Dimensione 1 • AREA DI COMPETENZA
Dimensione 2 • COMPETENZA (descrittore)
Dimensione 3 • LIVELLO DI COMPETENZA
Dimensione 4 • ESEMPI DI CONOSCENZE, COMPETENZE E ATTEGGIAMENTI
Dimensione 5 • CASI D’USO

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CAPITOLO 2
Nozioni generali di informatica

1 Informatica e ITC
La parola «informatica» è la contrazione dei termini «informazione» e
«automatica». È la scienza che studia le tecniche di rappresentazione, elabo-
razione, memorizzazione e trasmissione dell’informazione. Queste quattro
attività sono ormai delegate quasi completamente ai computer.
Una sigla molto ricorrente quando si parla di computer è ICT, acronimo di
Information and Communication Technologies, ovvero tecnologie dell’in-
formazione e della comunicazione, cioè quell’insieme di tecnologie che
permettono l’elaborazione e lo scambio delle informazioni (testuali, visive,
sonore ecc.) in formato digitale.

2 Tipi di computer e dispositivi


Il termine «computer» è oltremodo generico: le tipologie di elaboratori sono
svariate, e attualmente le funzioni dei tradizionali computer sono in qualche
misura delegate a dispositivi che fino a pochi anni fa svolgevano compiti
completamente diversi, o addirittura non esistevano.
Nella tabella che segue sono riportate le caratteristiche principali dei com-
puter e dei dispositivi più diffusi nell’attualità.

DISPOSITIVO
È uno dei dispositivi più comuni. Più
utilizzato soprattutto negli uffici o
Desktop Pc comunque in ambito produttivo si
(o personal computer caratterizza per la presenza di un case
o computer da tavolo che accoglie l’hardware necessario al suo
o computer fisso) funzionamento, un monitor, un mouse e
una tastiera per permettere all’utente di
interfacciarsi con la macchina.
Il Desktop Pc All-in-one si caratterizza
per il racchiudere tutto ciò che serve al
computer di funzionare all’interno di
Desktop Pc All-in-one uno stesso elemento, ossia lo schermo.
(tutto in uno) Il processore, la RAM, la scheda video e
le periferiche sono riposti sul retro del
dispositivo e ciò lo rende particolarmente
compatto.

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DISPOSITIVO
Il laptop, a differenza del computer fisso,
non presenta elementi «staccati» dal
corpo centrale, ma monitor, tastiera e
dispositivo di puntamento sono integrati,
permettendo quindi la facile portabilità
Notebook o Laptop
del computer. Il laptop può essere
(o computer portatile)
collegato alla rete elettrica domestica o
funzionare a batteria, e anche per questo
è molto utilizzato in ambito professionale
in quanto permette di lavorare anche in
viaggio o lontano dal proprio ufficio.
Il nome di questo dispositivo deriva dalla
sua forma (tavoletta). Le dimensioni
ridotte ne consentono l’utilizzo in
qualsiasi luogo e il dialogo tra l’utente
e la macchina avviene esclusivamente
tramite le dita, attraverso uno schermo
Tablet
sensibile al tocco (touch screen). Sono
molto utilizzati in ambito lavorativo ed
educativo (scuola e università) e sono
disponibili in molti formati diversi che
cambiano a seconda del numero dei
pollici dello schermo.
Lo smartphone è l’evoluzione del
tradizionale telefono cellulare: si tratta
di un dispositivo portatile che associa le
funzionalità di gestione di dati tipiche di
un computer con quelle di un telefono
Smartphone cellulare, sul quale è possibile installare
applicazioni (o app) che aggiungono
nuove funzionalità come, ad esempio,
social networks, montaggio video, il
fotoritocco o la protezione crittografica
della conversazione.
Le Smart TV, tramite il collegamento alla rete
(via cavo o, più spesso, wireless), offrono
la possibilità di usufruire di servizi online
dell’intrattenimento tradizionalmente
destinati ai personal computer, quali
navigazione Internet, video on demand,
Smart TV
servizi streaming (si pensi a piattaforme
tipo Netflix, Amazon Prime Video, Disney+
o DAZN, o ai servizi integrativi online offerti
dalle emittenti tradizionali multimedialità
potenziando alcune caratteristiche di
interattività dei televisori.

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3 La rappresentazione dell’informazione
Sappiamo che per poter scambiare informazioni, prima della creazione di
un vocabolario e della sintassi, bisogna definire un alfabeto e stabilire come
rappresentarlo graficamente. Ad esempio l’alfabeto italiano è composto dall’in-
sieme dei caratteri {a, b, c, …, v, z} con il quale si formano le parole, mentre
per i numeri formiamo stringhe di lunghezza arbitraria a partire dalle 10 cifre
decimali {0, 1, 2, 3, …, 9}.
Il computer invece riconosce soltanto impulsi elettrici e soltanto due valori,
ZERO e UNO, corrispondenti alla presenza o assenza di tensione elettrica (anche
SPENTO/ACCESO oppure OFF/ON). Per poter rappresentare le informazioni
all’interno di un calcolatore viene per questo utilizzato l’alfabeto binario, un
alfabeto di due sole cifre {0, 1} denominate «bit» (da binary digit), con il quale
creare le «parole». Quello di cui abbiamo bisogno quindi è di cercare un sistema
per «tradurre» le informazioni che provengono dal mondo reale, per poterle
rappresentare all’interno delle microstrutture preposte all’elaborazione e al
trasferimento dei dati. In altre parole dobbiamo digitalizzare le informazioni.
Un’informazione si dice digitalizzata quando viene «tradotta» in stringhe di bit
per poter essere elaborata da un computer. Può essere un testo, un’immagine,
un suono, un video, o anche una forma tridimensionale.

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CAPITOLO 3
L’hardware

1 Cosa è l’hardware
Un computer è costituito da un insieme di elementi necessari per il suo
funzionamento: un elemento per l’elaborazione dei dati, un altro per la loro
conservazione ecc.
Alcuni di questi sono racchiusi all’interno di una «scatola», chiamata in
inglese case, che contiene tutte le parti essenziali per il funzionamento della
macchina. Altri elementi sono invece esterni e sono collegati in vario modo
al case. Per questo motivo sono chiamati «periferiche» (la tastiera, il monitor
ecc.). Tutti questi elementi costituiscono l’hardware.

2 Il case
Detto anche cabinet oppure identificato
come unità centrale, è un box generalmente
metallico all’interno del quale trovano spazio
e sia l’alimentatore sia tutte le schede elettro-
niche che compongono un computer (figura
1). Progettato in maniera tale da favorire la
circolazione dell’aria, spesso con l’aggiunta di
ventole di raffreddamento, è disponibile in di-
versi standard (form factor) classificati, in base
Figura 1 - U
 n case aperto con il suo alle dimensioni, con il nome di: full tower, mid
contenuto visibile tower, mini tower oppure small form factor.

3 L’alimentatore
È un componente che si occupa di trasformare, stabilizzare la corrente
elettrica e distribuirla a tutti i componenti interni al case e, tramite le porte di
comunicazione USB anche ad alcune periferiche esterne collegate. L’alimen-
tatore (PSU, Power Supply Unit) deve essere di buona qualità ed essere ade-
guatamente dimensionato in base alla configurazione del sistema. La potenza
di un alimentatore viene misurata in W (Watt) e, per un PC domestico, il suo
valore dovrebbe aggirarsi sui 350 – 500 W.

3.1 Il gruppo di continuità


In alcune situazioni può essere utile abbinare un gruppo di continuità (UPS)
al sistema, per evitare spegnimenti improvvisi potenzialmente dannosi sia per
l’integrità dei dati sia per i componenti elettronici). Un UPS (Uninterruptible

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Power Supply) è un’apparecchiatura elettrica esterna al case utilizzata per ov-


viare a cali di tensione oppure blackout improvvvisi. Normalmente ha un breve
tempo d’autonomia nel produrre corrente (tempo di backup), nell’ordine dei
5-10 minuti, tale da consentire all’utente almeno il salvataggio dei dati correnti
e il corretto spegnimento del sistema.

4 La scheda madre
La scheda madre, o motherboard (figura 2), è la scheda elettronica principale
del computer. Si tratta di una scheda a circuiti stampati sulla quale trovano
posto numerosi componenti elettronici. Sono inoltre presenti:
• l’alloggiamento (socket) per il processore (CPU);
• il chipset (oggi spesso integrato nelle CPU);
• gli alloggiamenti (slot) per le memorie RAM;
• gli slot per le eventuali schede ausiliarie (audio, video ecc.);
• i connettori per le memorie di massa (hard disk, lettore CD/DVD);
• i connettori per l’alimentazione;
• le porte di comunicazione per le periferiche esterne (mouse, tastiera, video ecc.);
• la memoria ROM;
• la batteria tampone per l’orologio di sistema.
Nelle motherboard più comuni la scheda audio, quella video e la schede
di rete sono già integrate in fase di produzione. Tuttavia è sempre possibile
disabilitare questi dispositivi integrati e sostituirli con componenti aggiuntivi
in funzione delle esigenze specifiche dell’utente.
Porte
di comunicazione

Slot per le schede


audio, video ecc.

Alloggiamento
per il processore

Slot per i moduli


di memoria RAM

Connettore per le
memorie di massa
Figura 2 - Una scheda madre

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Mentre in un PC desktop è sempre possibile sostituire (per espansione o


riparazione) diversi componenti, in un computer portatile (notebook) si pri-
vilegia l’integrazione e la miniaturizzazione; in questo caso la scheda madre
comprende la maggior parte della componentistica con poche possibilità di
espansione e spesso di difficile riparazione.

5 La memoria ROM
Una ROM, acronimo di Read Only Memory (memoria di sola lettura) è un
tipo di memoria non volatile – conserva cioè il suo stato anche in assenza
di alimentazione elettrica – utilizzata per conservare dati e istruzioni ne-
cessari per l’avvio di alcuni dispositivi elet-
tronici, compresi i PC (figura 3).
Cosa avviene ad esempio quando si preme
il tasto di accensione di un computer? Il primo
software che la macchina esegue nella fase di
avvio (bootstrap) si trova proprio nella ROM. Si
tratta di un piccolo programma che verifica sia
la presenza sia il corretto funzionamento dei
principali componenti hardware (RAM, dischi,
tastiera ecc.) attraverso la fase POST (power-on
Figura 3 - Una ROM self-test), prima di passare il controllo al pro-
cesso di avvio del sistema operativo.

6 La CPU
La Central Processing Unit (CPU o microprocessore) è l’unità principale
di calcolo e di controllo del sistema ed è costituita da due sottosistemi: l’u-
nità aritmetico-logica (ALU) e l’unità di con-
trollo (CU). È senza dubbio uno dei compo-
nenti che riveste la maggiore importanza e sul
quale si concentrano i maggiori sforzi tecno-
logici per il miglioramento delle funzionalità e
delle prestazioni (figura 4).

6.1 La memoria cache


La memoria principale di un computer
(RAM) è costituita da un numero molto grande
di locazioni e risiede fisicamente in una zona
distinta dalla CPU. Lo scambio dei dati e delle Figura 4 - Un microprocessore
istruzioni avviene attraverso delle linee di
comunicazione dette BUS, le quali introducono un rallentamento dovuto al
tempo impiegato per il trasferimento da un punto all’altro.

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Per questo motivo sono state progettate delle memorie molto più rapide,
integrate nella CPU, allo scopo di velocizzare l’esecuzione dei programmi. La
memoria cache è una memoria estremamente veloce, ma di piccole dimen-
sioni, utilizzata per recuperare velocemente dati e programmi che si prevede
debbano essere utilizzati nel breve termine.
In pratica, prima di prelevare un’informazione dalla memoria interna, la
CPU controlla che il dato non sia già presente nella cache, evitando, quando
possibile, un inutile e dispendioso accesso alla memoria.
Le memorie cache sono di tipo SRAM (Static RAM), veloci e relativamente costo-
se, che necessitano della sola alimentazione elettrica continua per conservare i dati.
Esistono attualmente 2 livelli di cache in una CPU: le cache di 1° livello, molto
vicine alla struttura di calcolo e di controllo, quindi molto veloci, e le cache di
2° livello, che sono appena più «distanti» ma con una capienza maggiore. A
parità di caratteristiche, un processore con una memoria cache più capiente
avrà un’efficienza maggiore.

7 La memoria RAM
La Random Access Memory (memoria ad accesso casuale) è la memoria di
lavoro del computer. Il termine accesso casuale sta a indicare che il tempo di
accesso è il medesimo per ciascuna locazione o, per dirla in altro modo, è un
memoria ad accesso diretto.
La RAM ha tra le sue caratteristiche quella di essere una memoria volatile,
il che significa che è in grado di conservare i dati fintanto che viene alimen-
tata elettricamente. La logica conseguenza è che essa rimane attiva per tutto
il tempo in cui il computer è acceso e in caso di spegnimento (intenzionale o
improvviso) tutti i dati contenuti al suo interno vengono persi.

8 Classificazione delle periferiche


La periferica del computer è un dispositivo elettronico che viene collegato
al computer per ricevere o inviare i dati. Tutte le periferiche sono collegate
in qualche modo alla CPU, cui spetta il compito di controllare il flusso di dati.
Le periferiche possono essere collegate alle linee di comunicazione inter-
ne (BUS) tramite slot sulla scheda madre, via cavo oppure tramite wireless. Le
periferiche di un computer sono classificate in:
• periferiche di input. Consentono all’utente di inserire dati o di richiedere
l’esecuzione di un comando. Il flusso di dati si muove dall’utente verso il
computer. Alcuni esempi di periferiche di input sono la tastiera, il mouse,
lo scanner ecc.;
• periferiche di output. Permettono all’utente di osservare il risultato dell’ela-
borazione. Il flusso di dati si muove dal computer verso l’utente. Alcuni esem-
pi di periferiche di output sono il monitor (display o video), la stampante ecc.;

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• periferiche di input/output (I/O). Possono svolgere entrambi i compiti. Sono


periferiche utilizzate per le operazioni di archiviazione dei dati o di comuni-
cazione bidirezionale. Alcuni esempi di periferiche I/O sono le memoria di
massa, il modem/router, la scheda di rete, la scheda video, la scheda audio.

9 Le memorie di massa
Rientrano in questa categoria tutti i supporti in grado di memorizzare grandi
quantità di dati in maniera permanente. Hard disk, SSD, DVD, chiavette USB, Flash
card e Blu-ray. Una memoria di massa è chiamata anche memoria secondaria
o ausiliaria per distinguerla dalla RAM, definita memoria principale o di lavoro.
Sono pertanto definite memorie non volatili e sono utilizzate per la memo-
rizzazione di programmi e documenti da richiamare e caricare nella RAM al
momento dell’esecuzione.
L’esempio classico è il caricamento del sistema operativo, di solito memo-
rizzato su un hard disk (o su un SSD) e caricato ed eseguito al termine del BIOS.
Come abbiamo già visto, si possono classificare inoltre come unità di I/O
(Input/Output), in quanto generalmente è possibile sia scrivere sia leggere.
Analizzeremo le memorie di massa più comuni.

MEMORIA DI MASSA
Supporto dal quale un computer non
può prescindere, pena il suo mancato
funzionamento. È essenziale in quanto
su di esso è memorizzato il sistema
operativo, senza il quale un computer
Hard Disk
non può funzionare.
(o HDD o
In base alle sue caratteristiche tecniche
Hard Disk Drive
(capacità di memorizzazione, tempo di
o disco fisso)
accesso ai dati e velocità di trasferimento
dei dati) è un componente che, insieme
alla CPU e alla RAM, determina la «po-
tenza» di un elaboratore. Sono dischi
meccanici.
Sono memorie di tipo flash, non volatili,
e molto più performanti dei dischi mec-
canici.
Esternamente si presentano in maniera
molto simile e sono pienamente compa-
SSD
tibili con i loro predecessori, ma al loro
(Solid State Disk o
interno non ci sono parti in movimento
Unità a stato solido)
e si interfacciano con i controller già in
uso (SATA 2 e SATA 3), realizzando un
consistente incremento nelle prestazio-
ni, attraverso una sensibile diminuzione
del tempo di accesso ai dati.

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MEMORIA DI MASSA
Le pendrive USB sono memorie di massa
di piccole dimensioni e dal costo conte-
nuto, la cui capacità sta, come avviene
per gli hard disk, aumentando progressi-
Pendrive USB
vamente: dai primi modelli con qualche
(o chiavetta USB)
centinaio di MB (Megabyte) ai più recenti
con decine o centinaia di GB (Gigabyte).
La pendrive si collega facilmente al com-
puter tramite la porta USB.

Altre memorie sono le SD card e le micro SD card, piccole schede interne removibili
che generalmente equipaggiano fotocamere, smartphone e tablet, dispositivi audio
portatili, videocamere per la videosorveglianza ecc. Sono del tipo flash e, come per le
pendrive USB, sia la loro capacità che la loro velocità di trasferimento sono progressi-
vamente aumentate nel tempo, mentre i costi sono diminuiti.
Anche se sono entrati in disuso, vi sono poi:
• il CD-Rom, ossia una memoria di massa che permette la memorizzazione di
notevoli quantità di dati (da 650 a 800 Mb) e assicura una durata del supporto
particolarmente lunga. La scrittura sui CD richiede un software adatto ed un
processo detto di masterizzazione, la cui durata può variare a seconda della
velocità del masterizzatore e della quantità dei dati da memorizzare;
• il DVD (Digital Versatile Disk), esteticamente uguale ad un comune CD
ma può supportare quantità di dati ancora maggiori (fino a 17 GB) con la
possibilità, per alcuni supporti, di scrittura su entrambi i lati e su un doppio
strato per ogni lato;
• il Blu-ray Disc (BD) che può contenere fino a 200 Gigabyte di dati. Grazie
al crollo dei prezzi di lettori e masterizzatori Blu-ray, questa tecnologia sta
pian piano soppiantando quella dei DVD, così come avvenne a suo tempo
per i CD-ROM.

10 Schede video e audio


Un computer non può prescindere dalla presenza di una scheda video (fi-
gura 5), che permette di visualizzare le informazioni sotto forma di immagini
attraverso il monitor. Essa risulta spesso inte-
grata nella scheda madre e utilizza una certa
quantità di memoria RAM, talvolta presa in
prestito da quella di sistema. In alternativa la
scheda video può essere acquistata come com-
ponente separato ed è dotata di acceleratore
grafico (GPU, Graphics Processing Unit) – una
sorta di CPU specializzata – che permette un
incremento di prestazioni sia per la grafica 2D Figura 5 - Una scheda video

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sia per quella 3D, utilizzata per programmi di grafica particolarmente comples-
si e videogiochi di ultima generazione.
Per scheda video si intende generalmente una periferica di output, ma esistono
anche schede per l’acquisizione dei video provenienti da fonti esterne che sono invece
periferiche di input e spesso collegate tramite interfaccia USB.

La scheda audio (figura 6), nonostante non


sia strettamente necessaria, tuttavia fa parte
della dotazione standard di qualsiasi compu-
ter. Essa permette di trasformare i bit in suoni,
che vengono riprodotti tramite altoparlanti o
cuffie collegate ai connettori posti sulla parte
posteriore (visibile) della scheda stessa. Come
per la scheda video, si tratta generalmente di
periferiche (interne) di output.
Esistono schede che sono periferiche sia
di input sia di output poiché integrano anche
l’acquisizione da sorgenti sonore esterne, uti-
lizzate ad esempio in ambito musicale.
Le moderne schede madri integrano en-
trambi i dispositivi lasciando all’utente la
possibilità di installarne altri se preferisce. In
Figura 6 - Una scheda audio
questo caso l’uso delle schede integrate deve
essere disabilitato.

11 La scheda di rete
Nell’ambito ICT il ruolo delle comunicazioni è un fattore fondamentale.
Difficile oggi riuscire ad immaginare un dispositivo informatico che non sia
connesso in qualche modo ad Internet o comunque ad una rete locale (LAN,
Local Area Network). La scheda di rete (NIC, Network interface controller o
Network Interface Card) è un dispositivo che
consente la connessione a una rete informa-
tica. Esistono due tipi di collegamenti: via cavo
attraverso una porta di comunicazione RJ45
(figura 7), oppure wireless (senza fili) attraver-
so una connessione Wi-Fi che usa un segnale
radio che opera sulle frequenze 2,4 Ghz o 5 Ghz.
Generalmente i sistemi desktop hanno
soltanto la scheda di rete per la connessione
Figura 7 - Una porta RJ45 cablata mentre i computer portatili (notebook)
hanno entrambe le schede. Tuttavia è sempre
possibile installare una scheda wireless anche sui sistemi fissi, o utilizzando
uno slot PCI interno oppure esternamente, sotto forma di penna USB.

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12 Le periferiche di input
Secondo l’architettura di von Neumann, un sistema di elaborazione rice-
ve dei dati in ingresso (input) e, dopo averli elaborati, produce dei risultati in
uscita (output).
Al giorno d’oggi i dati da poter inserire nel computer possono provenire da
diverse fonti: caratteri testuali, suoni, immagini e molti comandi possono essere
impartiti tramite particolari dispositivi. Quasi tutti i dispositivi esistono sia in
versione wired (collegati tramite cavo), sia in versione wireless (senza fili). Vedia-
mo un breve elenco (non esaustivo ma esemplificativo) di dispositivi di input.
Per non creare troppa confusione si prenderà in esame una tastiera comunemente
in dotazione ai computer con sistema operativo Windows. Le tastiere per computer
Apple con sistema iOS differiscono leggermente per quanto riguarda alcuni tasti e
l’attivazione di alcune opzioni, ma il meccanismo è molto simile.

12.1 La tastiera
È la periferica storicamente più utilizzata per immettere i dati ed impartire
comandi al computer. La disposizione standard dei tasti sulla tastiera è la QWER-
TY, dal nome delle prime cinque lettere della prima riga dei tasti alfabetici della
tastiera inglese. Una tastiera contiene lettere, numeri, tasti funzione, tasti di con-
trollo e tasti di scorrimento. La disposizione della parte alfanumerica è ereditata
da quella della macchina da scrivere, gli altri tasti svolgono compiti particolari:
• un tasto alfabetico in combinazione con il tasto SHIFT genera una lettera
maiuscola. Il tasto BlocMaiusc attiva/disattiva la digitazione continua delle
maiuscole;
• il tasto BACKSPACE serve a cancellare il carattere presente a sinistra del
cursore quando si digita un testo;
• il tasto CANC serve a cancellare il carattere presente a destra del cursore
quando si digita un testo;
• i tasti di controllo CTRL, ALT vengono usati sempre in combinazione con
altri tasti per attivare particolari opzioni;
• ALT Gr viene usato in combinazione con altri tasti per immettere il terzo
carattere di un tasto, quando presente (ad esempio battendo ALT GR + ò si
digita il simbolo @);
• i tasti funzione (da F1 a F12) servono per attivare delle funzioni speciali che
variano in funzione del programma utilizzato;
• il tasto ESC è un tasto con alcune funzioni speciali: a esempio esce dalla
visualizzazione a schermo intero di programmi e filmati oppure chiude
alcune finestre di dialogo;
• i tasti cursore, rappresentati da frecce orientate nelle quattro direzioni, ven-
gono usati per muovere il cursore nell’area dello schermo;
• il tasto TAB genera uno spazio di lunghezza prefissata (tabulazione) o serve
per il passaggio da un campo ad un altro durante la compilazione dei dati

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su un modulo dati (maschera o form). In combinazione con SHIFT procede


a ritroso;
• il tasto STAMP genera un’istantanea della schermata attuale. Se in combi-
nazione con ALT un’istantanea della finestra attiva;
• il tasto INVIO serve per andare a capo quando si digita un testo, oppure, più
in generale, per confermare l’immissione dei dati.

12.2 Il mouse
Il mouse è un dispositivo di input che si è affermato grazie ai sistemi opera-
tivi ed ai programmi ad interfaccia grafica. Attraverso un puntatore, che segue
i movimenti traslatori della mano sulla scrivania, è possibile raggiungere gli
oggetti, selezionarli con il tasto sinistro, trascinarli in altra posizione oppure
impartire alcuni comandi. Con il tasto destro invece si genera un menu con-
testuale, relativo all’oggetto puntato, che mostra le operazioni rapide da poter
effettuare sul medesimo oggetto.

12.3 Lo scanner
Lo scanner, incorporato ormai nelle stampanti multifunzione, è un piano
simile a quello di una fotocopiatrice in grado di acquisire immagini digitali
(documenti, foto, riviste). In combinazione con un software OCR (Optical Cha-
racter Recognition), riconosce i caratteri e li acquisisce in formato modificabile
attraverso un editor testuale o un elaboratore di testi (word processor).

12.4 Altre periferiche di input


Il microfono è utilizzato comunemente per registrare audio, per comunicare
durante chiamate o videochiamate o per la dettatura vocale.
La webcam inquadra l’utente ed è utilizzata per le videochiamate e in ge-
nerale per le videoconferenze.
Il touchpad, tipico dei computer portatili, è un piccolo riquadro sensibile al
tocco e alla pressione: in pratica ad un movimento del dito in una determinata
direzione corrisponde un analogo movimento del puntatore. I clic sono gestiti
o tramite pulsanti posti in prossimità del touchpad, o anche con piccoli clic
sul riquadro stesso.
Questi erano, come detto in precedenza, soltanto alcuni esempi. Esistono
altri dispositivi di input sia come varianti (ad esempio la trackball al posto del
mouse), sia per svolgere compiti specifici (si pensi a un lettore di codici a bar-
re di una cassa al supermercato, oppure per effettuare il carico e lo scarico di
prodotti da un magazzino).

13 Le periferiche di output
Sono dispositivi che producono i risultati di un’elaborazione. Analizziamone
alcuni.

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13.1 Il monitor
Il monitor, detto anche schermo o display, si caratterizza per essere una sor-
gente luminosa sulla quale osservare il risultato delle operazioni e dei comandi
dell’utente in tempo reale. Alcune delle sue caratteristiche principali sono:
• il formato che definisce il rapporto tra larghezza e altezza. Attualmente è il
widescreen con un rapporto di 16:9;
• la dimensione, misurata in pollici sulla diagonale principale. Un monitor
desktop misura mediamente 22’’/24’’, uno schermo di un notebook 15,6’’;
• la risoluzione, calcolata sul numero di pixel (puntini luminosi) di cui è com-
posta la superficie. Una buona risoluzione odierna è quella Full HD con una
matrice di 1920 x 1080 pixel;
• la densità dei pixel per pollice quadrato DPI (Dots Per Inch, cioè punti per
pollice) o PPI (Pixel Per Inch, cioè pixel per pollice); ad esempio uno scher-
mo da 24 pollici che mostra un’immagine in Full HD (1920×1080), ha una
densità pari a 91,79 PPI.

13.2 La stampante
La stampante produce un output su supporto cartaceo di vario tipo. È pos-
sibile la stampa a partire da documenti su carta comune fino alla stampa di
foto ad alta risoluzione su carta lucida.
Esistono diversi tipologie di stampante. Le più comuni sono:
• laser, ideale per la stampa frequente di documenti in bianco e nero, è caratterizzata
da un’elevata velocità di stampa ed una buona economicità. Le stampanti laser a co-
lori sono abbastanza costose e vengono impiegate in ambiti professionali. Il mec-
canismo di funzionamento è quello di una fotocopiatrice, una polverina (toner) vie-
ne impressa sulla carta grazie al riscaldamento di un rullo (tamburo);
• ink-jet o a getto d’inchiostro, stampa attraverso delle testine che contengono inchio-
stro. La qualità di stampa è buona sia a colori sia in bianco e nero. Utilizzate sia in
ambito domestico (per usi sporadici) sia in ambito professionale (per la stampa di
foto), non sono l’ideale per grandi volumi di stampa. Le stampe sono infatti meno
economiche delle stampe laser e in generale più lente;
• ad aghi. Aghi metallici battono sulla carta attraverso un nastro inchiostrato. Non
adatte per riprodurre stampe di qualità. Si tratta di una tecnologia datata ma ancora
utilizzata (ad esempio negli uffici pubblici) grazie all’economicità e alla facilità di ma-
nutenzione;
• a led. Con un sistema di stampa simile a quello laser, ma meno inquinanti e più ef-
ficienti. Sono ancora poco diffuse, ma le vendite sono in aumento.

Le stampanti possono essere connesse ai computer in diversi modi: sia tramite


interfaccia USB ad un singolo computer (che, se acceso, potrà anche condividere
questa risorsa con altri computer della LAN), sia tramite interfaccia di rete (ca-
blata o wireless). Nel caso di stampanti di rete, esse sono indipendenti e possono
essere condivise da tutti i computer presenti sulla LAN in qualsiasi momento.

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13.3 Altre periferiche di output


Gli altoparlanti riproducono musica e suoni (ad esempio le notifiche di
sistema). Gli altoparlanti esterni per computer sono dotati di un amplificatore
interno che ne determina la potenza.
Naturalmente esistono altre periferiche di output, ad esempio il plotter,
una stampante di grandi dimensioni con degli speciali pennini, per il disegno
tecnico e per grandi formati oppure stampanti 3D in grado di realizzare diversi
oggetti di qualsiasi dimensione con una precisione assoluta.

14 Le periferiche di input/output
Rientrano in questa categoria tutte le periferiche che leggono e scrivono
dati. Ad esempio:
• le memorie di massa: dischi fissi, masterizzatori DVD, memorie USB, me-
morie flash;
• il display touchscreen: fa parte dell’equipaggiamento dei dispositivi mobili.
Consente, oltre che la lettura e la visione di contenuti multimediali (output),
anche l’interazione tramite il tocco delle dita (input), grazie alla sensibilità al
tatto della sua superficie;
• modem e router: dispositivi che interfacciano i sistemi con la rete telefonica
o con le linee digitali a fibra ottica. Trasmettono e ricevono dati;
• schede di rete: periferiche che consentono la comunicazione bidirezionale
dei dati in una rete di computer.
Inoltre, alcuni comandi per i videogiochi (joystick, volante di auto ecc.) sono
dotati di sensori in grado di vibrare e di restituire un feedback fisico al giocatore.

15 Modem, router e switch


Il modem è un dispositivo che consente ai computer di collegarsi alla rete
Internet tramite linea telefonica. Modem è un acronimo che sta per modulatore-
demodulatore proprio per la sua capacità di trasformare i segnali digitali prove-
nienti dal computer in segnali compatibili con una linea telefonica e viceversa.
La tecnologia più avanzata attuale si avvale dell’infrastruttura in fibra ottica,
dove i tradizionali cavi di rame vengono sostituiti da sottili cavi in fibra di vetro
che possono sia raggiungere la cabina di smistamento in prossimità degli ap-
partamenti (circa 300 m), per poi proseguire con il classico doppino di rame fino
all’interno dell’abitazione o ufficio (FTTC Fiber to the cabinet), sia giungere diret-
tamente all’interno dell’edificio (FTTH Fiber to the home) con un miglioramento
delle prestazioni. Anche per questo tipo di collegamenti esistono modem specifici.
La connessione in fibra ottica, a seconda del tipo, può raggiungere velocità ragguar-
devoli (da 100 Mbit/s a 1 Gbit/s) e non soffre dell’asimmetricità dell’ADSL: i dati potrebbero
viaggiare in uscita anche alla stessa velocità di quella di download, ma i provider (fornitori
del servizio) impostano sempre qualche limitazione. Tuttavia è una linea molto veloce.

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Il router invece è un dispositivo (spesso abbinato insieme al modem in un


unico apparato di rete detto quindi «modem-router»), che può essere utilizzato
indipendentemente dall’esistenza di una connessione a Internet e serve per
il collegamento a reti di computer esistenti. Un modem-router dispone quasi
sempre di connessione Wifi e di alcune porte ethernet (RJ45) in grado di con-
sentire il collegamento alla rete a diversi dispositivi, sia cablati che wireless.
Anche senza la parte modem, grazie ad un router è possibile condividere risorse
e indirizzare correttamente il traffico dati anche tra reti diverse.
Uno switch è un apparato che consente anch’esso la condivisione dei dati
ma solo all’interno di una stessa rete LAN. Non consente il collegamento tra
diverse reti e non può ovviamente nemmeno interfacciarsi con la linea tele-
fonica. In genere serve per ampliare la disponibilità di punti di accesso ad una
rete locale e, se collegato ad un router, di condividere anche l’accesso a Internet
da tutti i dispositivi collegati.

16 La LIM
Sempre più diffusa negli istituti scolastici, la LIM (lavagna interattiva mul-
timediale o lavagna elettronica) è uno strumento di ausilio alla didattica che
estende la funzione della lavagna tradizionale.
Tecnicamente si può considerare una periferica di input/output poiché è
collegata ad un computer ed è in grado, attraverso un proiettore, sia di visua-
lizzare l’output del monitor sia, attraverso una superficie sensibile al tocco delle
dita (o con l’uso di una penna speciale), di inserire dati, scrivere, disegnare.
Ovviamente non manca la possibilità di navigare su internet per la fruizione
di contenuti multimediali, contribuendo a realizzare un’esperienza di appren-
dimento più coinvolgente e in linea con i tempi.

17 Porte di comunicazione
All’esterno del case restano visibili alcune «prese» per il collegamento di
dispositivi esterni: le porte di comunicazione.
Oggi non troviamo più né la
porta parallela, usata per il colle-
gamento delle stampanti e scan-
ner, né la porta seriale, usata per i
vecchi modem e per interfacciare
e programmare vari dispositivi e
nemmeno le prese PS/2, usate per
collegare tastiera e mouse. Queste
porte sono state sostituite dalle
prese USB (Universal Serial Bus) Figura 8 - Evoluzione dello standard USB da 1.0 a 3.0
(figura 8).

19
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L’USB (Universal Serial Bus) è uno standard di comunicazione seriale


che permette di collegare periferiche di ogni genere a un computer. È stato
progettato per consentire, attraverso degli hub (concentratori o multiprese)
di connettere fino a 127 dispositivi (compreso il controller e i vari hub) sullo
stesso controller.
Grazie a un’interfaccia standardizzata, consente di collegare o scollegare i
dispositivi senza dover riavviare il computer, inoltre è in grado di alimentare
direttamente il dispositivo a cui è collegato; quest’ultimo, quindi, può non aver
più bisogno di un’alimentazione elettrica a parte. Lo standard USB è giunto, nel
momento in cui scriviamo, alla versione 3.1. Nella figura 9 è possibile osservare
le diverse forme dei connettori, a partire dalla prima versione (1.0).
Altre porte comunemente disponibili sono la VGA o la DVI per collegare un
monitor e la porta RJ45 di cui abbiamo già parlato a proposito della scheda di rete.
Un altro standard molto diffuso è l’HDMI (High-
Definition Multimedia Interface, cioè interfaccia
multimediale ad alta definizione) (figura 11). Si tratta
di uno standard completamente digitale per l’inter-
faccia dei segnali audio e video. Permette il trasfe-
rimento di dati audiovisivi tra una sorgente compa-
tibile (un lettore DVD, un lettore Blu-ray, un media
player, una console, un computer) e un dispositivo
Figura 9 - Un connettore HDMI di ricezione compatibile (un monitor, un televisore
HD, un proiettore o un dispositivo audio digitale).

18 Altre connessioni wireless: il bluetooth e l’NFC


Accanto al Wi-Fi, la tecnologia standard per le connessioni alle reti locali
senza fili (WLAN, Wireless LAN), troviamo altri due standard per connessioni
con caratteristiche diverse e sviluppate per altri scopi.
Il Bluetooth è una modalità di trasmissione/ricezione dati che spesso si
ritrova come funzionalità aggiuntiva della scheda Wi-Fi (oppure da installare
a parte, anche sotto forma di penna USB). Fornisce un metodo standard ed
economico per scambiare informazioni tra dispositivi diversi attraverso una
frequenza radio sicura in grado di ricercare i dispositivi coperti dal segnale
entro un raggio di una decina di metri, mettendoli in comunicazione tra loro.
Questi dispositivi possono essere ad esempio: telefoni cellulari, PC, notebo-
ok, stampanti, fotocamere digitali, smartwatch, altoparlanti, cuffie e smart TV
purché provvisti delle specifiche hardware e software richieste dallo standard.
Alcuni servizi offerti dal bluetooth possono essere:
• il trasferimento di file;
• il trasferimento di immagini;
• la trasmissione di dati audio in qualità stereo;
• la connessione a sistemi di stampa;

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• la connessione a sistemi di viva voce;


• il controllo di dispositivi.
I notebook e i sistemi mobili ne sono dotati a differenza dei sistemi desktop
che in genere ne sono privi.
L’NFC (near-field communication), tradotta come comunicazione di
prossimità, è una tecnologia di ricetrasmissione che fornisce connettività
senza fili bidirezionale a corto raggio (fino a un massimo di 10 cm) ed è una
funzionalità presente esclusivamente su alcuni modelli di smartphone.
Viene utilizzata per pagamenti rapidi senza contatto (contactless) e senza do-
ver utilizzare carte di credito. Una volta associato il metodo di pagamento al
dispositivo, basterà avvicinare lo smartphone al POS (Point of sale) dotato della
stessa tecnologia per effettuare il pagamento in automatico.

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CAPITOLO 4
Il software

1 Software di sistema e software applicativo


Nel capitolo 3 si è parlato dell’hardware, cioè di tutti gli elementi «fisici» che,
opportunamente assemblati, costituiscono il computer e le sue periferiche.
L’hardware, però, da solo non può funzionare, in quanto necessita di qual-
cosa che gli fornisca le istruzioni, che gli dica cosa fare e come farlo. Stiamo
parlando del software, cioè dall’insieme dei programmi che – appunto – per-
mettono al computer di operare sulla base di determinate istruzioni.
Il software, a sua volta, si suddivide in due grandi categorie:
• software di sistema, necessario per l’avvio ed il funzionamento del computer;
• software applicativo, installato di volta in volta dall’utente per le proprie speci-
fiche esigenze (ad esempio un programma di videoscrittura, un programma
di computer grafica ecc.).
Il software di sistema, detto anche software di base, è un’ampia cate-
goria che comprende sia il sistema operativo, sia i driver, sia i programmi
di utilità spesso installati automaticamente con il sistema. Questi ultimi non
sono programmi strettamente necessari al funzionamento di un computer ma
risultano utili per effettuare operazioni di manutenzione.
Un driver infine è un piccolo programma che consente a una periferica
di comunicare con il sistema operativo. I driver, sviluppati dai produttori di
hardware per ogni modello di periferica e in base al sistema operativo utilizzato,
vengono spesso installati in maniera automatica, durante la fase di installazione
e configurazione iniziale del sistema operativo.
Il software applicativo è una vasta categoria che comprende tutti i pro-
grammi sviluppati per aiutare l’utente a risolvere una particolare classe
di problemi; svolgono quindi funzioni specifiche e possono essere utilizzati
soltanto se nel computer è già presente un sistema operativo.
Il software (di qualunque tipo), una volta realizzato e commercializzato,
è spesso soggetto a modifiche e miglioramenti da parte degli sviluppatori;
per questo motivo, periodicamente, vengono rilasciate correzioni (patch) o
aggiornamenti (update) che risolvono alcuni errori di funzionamento oppure
implementano nuove funzionalità rispetto alle precedenti versioni.
A volte le modifiche diventano sostanziali (per adeguamento a nuove
tecnologie o normative, per la compatibilità con altri sistemi, per esigenze di
marketing ecc.) al punto che le nuove versioni (release) sostituiscono del tutto
le precedenti, destinando queste ultime all’obsolescenza.

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2 I sistemi operativi
Un sistema di calcolo si può suddividere in quattro elementi: i dispositivi
fisici, il sistema operativo, i programmi applicativi e gli utenti.
I dispositivi fisici – se ne è già discusso nel Capitolo 2 a proposito dell’har-
dware – sono tutti gli elementi «fisici» che, opportunamente assemblati, co-
stituiscono il computer e le sue periferiche. L’hardware, però, da solo non può
funzionare, in quanto necessita di qualcosa che gli fornisca le istruzioni, che
gli dica cosa fare e come farlo.
Il sistema operativo è l’insieme dei software preposti sia alla gestione
dell’hardware, sia all’interfacciamento con l’utente. Se da un lato infatti
assicura il corretto funzionamento dei dispositivi, dall’altro rende semplice,
efficiente e «trasparente all’utente» l’utilizzo delle risorse del sistema di cal-
colo. Un sistema di calcolo trasparente è un sistema nel quale gli utenti non
hanno bisogno di sapere cosa stia realmente accadendo, ma hanno piuttosto
l’esigenza che tutto il sistema funzioni a dovere, potendo così concentrare gli
sforzi esclusivamente sulle procedure di input e di output.
I software applicativi – di cui si è già fatto cenno nel paragrafo 1 – sono i pro-
grammi di produttività per gli utenti, che necessitano di un sistema operativo.
L’ultimo elemento è rappresentato dagli utenti, i veri utilizzatori finali dei
sistemi di calcolo i quali, direttamente o indirettamente, immettono dati, sono
i destinatari dell’output e si interfacciano sia con il sistema operativo sia con
i programmi applicativi.
Il sistema operativo può essere anche definito come un insieme di program-
mi che, da un lato, gestisce l’elaborazione dei dati e «coordina» il funzionamento
del computer e, dall’altro, permette all’utente di interagire con il computer e di
impartire i comandi. Dunque il sistema operativo è essenziale, in quanto senza
di esso un computer non può funzionare.
Al momento dell’accensione del computer, il nucleo del sistema opera-
tivo – cioè quello che svolge le funzioni «vitali» – viene caricato mediante
un processo automatico chiamato «bootstrap». Gli altri elementi del sistema
operativo, quali i programmi di utilità o altre funzioni, vengono poi richiamati
o caricati a seconda delle esigenze. Esistono diversi tipi di sistemi operativi.
Il più diffuso è sicuramente Windows nelle sue varie versioni (l’ultima, nel
momento in cui scriviamo, è la 10), ma ne esistono altri altrettanto validi. Ad
esempio, il sistema operativo Linux è caratterizzato da un’altissima affidabilità
ed anche dal fatto di essere gratuito. Inoltre, esso è open source, cioè il codice
da cui è costituito è «aperto» e liberamente modificabile da chi abbia la capa-
cità per farlo. Anche per questo motivo esistono molte distribuzioni di Linux,
tra le quali Ubuntu rappresenta forse quella più nota destinata ad un’utenza
prevalentemente domestica.
Parlando di sistemi operativi, non possiamo fare a meno di descrivere brevemente
l’evoluzione che ha portato dai sistemi a riga di comando a quelli a interfaccia grafica

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(Graphic User Interface o GUI). Il DOS (Disk Operating System), la cui prima versione
risale al 1981, era del primo tipo, ed i comandi venivano materialmente digitati dall’utente
che, quindi, doveva conoscere la particolare sintassi utilizzata dal sistema.

3 I software applicativi
I software applicativi sono quelli che vengono comunemente denominati
«programmi», e vengono utilizzati dagli utenti per soddisfare precise esigenze:
uno scrittore utilizzerà un software di videoscrittura, un grafico utilizzerà un
programma di disegno ecc.
Di programmi ne esistono tantissimi e per ogni esigenza di lavoro o di
svago, ma vi sono alcune tipologie di software che sono sicuramente tra le più
utilizzate. Tra questi tipi ricordiamo:
• i programmi di videoscrittura, chiamati anche word processor, che permet-
tono di utilizzare il computer come una macchina da scrivere molto avanzata,
e in più consentono di modificare e correggere il testo molto rapidamente.
Il programma di videoscrittura più diffuso è sicuramente Microsoft Word;
• i programmi di foglio elettronico o di calcolo. Molto utilizzati per la tenuta
della contabilità, per la redazione di fatture, per la creazione di grafici stati-
stici, in quanto permettono di automatizzare calcoli anche molto complessi
mediante l’utilizzo di formule e funzioni. Il più utilizzato è Microsoft Excel;
• i browser web, cioè tutti quei programmi che permettono di visualizzare
pagine web durante la navigazione in Internet. Tra questi programmi ricor-
diamo Microsoft Edge, Firefox, Opera, Chrome;
• i programmi di desktop publishing, cioè quei programmi che permettono
l’utilizzo combinato di testo e grafica per la realizzazione di prodotti editoriali
(ricordiamo tra di essi Page Maker, Publisher, InDesign).
Va sottolineata l’esistenza dei cosiddetti pacchetti o suite, cioè gruppi di
programmi – per l’uso domestico o per l’ufficio – venduti tutti insieme. Ad
esempio, il pacchetto Microsoft Office comprende Word, Excel e Power Point
(e anche altri programmi, a seconda della versione), ma esistono anche altri
pacchetti, ad esempio per gli sviluppatori web, come la Creative Suite di Adobe.
Inoltre, con la diffusione di servizi online, stanno prepotentemente pren-
dendo piede software per l’automazione d’ufficio utilizzabili direttamente in
rete, senza la necessità di installare alcunché sulla propria macchina. Si pensi
ad esempio ai programmi offerti da Google (Documenti, Fogli, Presentazioni)
che sono dei validissimi sostituti dei più blasonati pacchetti di Office automa-
tion e che permettono anche una condivisione dei contenuti in un gruppo di
lavoro semplice e immediata.
Le applicazioni per mobile, meglio conosciute con il nome di app, sono
applicazioni sviluppate per i dispositivi mobili. Sono anch’esse divise per ti-
pologie (app per messaggistica, per videoconferenze, per i social media, per
l’home banking ecc.). Sono caratterizzate da interfacce ottimizzate per l’inte-

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razione tramite display touchscreen e progettate tenendo conto della potenza


elaborativa limitata a disposizione. Per raggiungere questo risultato diverse app
utilizzano spesso risorse on-line, tanto che alcune funzionano solo in presenza
di una connessione a Internet.

4 L’EULA
Quando si acquista un software (ma anche, spesso, quando si installa un pro-
gramma gratuito), l’utente sottoscrive una licenza d’uso. In realtà, nel linguaggio
comune si dice «acquistare un programma» ma ciò che si acquista non è la
proprietà del software, ma appunto la licenza di installarlo sul proprio computer
e di utilizzarlo. Per questo motivo, ad esempio, quando acquistiamo una licenza
software non siamo liberi di installarlo su quante macchine vogliamo, né di
copiarlo e distribuirlo (a meno che ciò non sia previsto dal contratto di licenza).
La licenza d’uso viene, nel linguaggio anglosassone, chiamata EULA, acro-
nimo che sta per End User Licence Agreement, cioè appunto licenza d’uso
con l’utente finale.
La EULA in generale comprende la concessione di licenza, le limitazioni
d’uso, la limitazione di garanzia, la limitazione di responsabilità e le restrizioni
all’esportazione. Il contratto è presentato all’utente o in forma di foglio all’interno
della confezione con cui il programma è distribuito, o in forma elettronica du-
rante le fasi di installazione del programma. In quest’ultimo caso l’accettazione
avviene cliccando sul relativo pulsante, a cui segue l’installazione del programma.
La non accettazione implica l’impossibilità di installare il programma.

5 Le licenze software
Affinché l’utente sia chiamato ad accettare una licenza d’uso non è detto
che questa debba essere a pagamento. Esistono infatti anche licenze che non
prevedono il pagamento di un corrispettivo in denaro, ma il rispetto di deter-
minate regole inserite appunto nella licenza.
Esaminiamo a questo punto i principali tipi di licenze comunemente uti-
lizzati nella distribuzione del software.
Innanzitutto possiamo suddividere le licenze in due macrocategorie:
• licenze per il software proprietario;
• licenze per il software libero.
Rientrano nel primo tipo, oltre a quelle che implicano direttamente un
pagamento a fronte della concessione della licenza, anche le licenze trial (o
versioni di prova), le licenze shareware e quelle freeware.
La versione di prova prevede che l’utente provi appunto il programma
per un determinato periodo di tempo, scaduto il quale il software smette di
funzionare. Se si desidera continuare ad utilizzare l’applicazione, bisognerà
pagare un corrispettivo dopodiché, tipicamente, verrà inviato un numero se-

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riale che permetterà di «sbloccare» il programma che riprenderà a funzionare


correttamente ed a tempo indeterminato.
Nel caso di licenza shareware, di solito è permesso all’utente di copiare
e diffondere il programma che, in linea di massima, è dotato di funzionalità
ridotte rispetto alla versione completa. Pagando una determinata cifra, è pos-
sibile sbloccare le funzioni inibite. Alcuni produttori utilizzano questo tipo di
licenza in quanto la libera copia e diffusione permette al programma di es-
sere conosciuto da grandi quantità di utenti: per chi non può spendere soldi
in pubblicità, questo è l’unico modo per riuscire a restare sul mercato senza
scomparire sotto il peso delle grandi multinazionali che possono permettersi
di investire ingenti capitali nella promozione dei propri prodotti. Del resto, ci
sono molti esempi di software anche di grande successo distribuiti sotto licenza
shareware (si pensi ad esempio a WinZip, che è stato a lungo il programma più
usato per gestire la compressione dei file).
Le licenze freeware mettono a disposizione dell’utente programmi com-
pleti senza che sia previsto alcun corrispettivo. Si tratta di solito di programmi
realizzati da amatori che vogliono condividere con altri le proprie creazioni,
senza volerne trarre profitti economici, o per far pubblicità alle proprie doti di
programmatori.
Il software libero, come abbiamo visto, si «contrappone» a quello proprieta-
rio. La «libertà» consiste nel fatto che non è dovuto un corrispettivo per l’utilizzo
del software, tuttavia l’utente è tenuto comunque a rispettare la licenza d’uso.
Un’altra classificazione del software consiste nella differenziazione in open
source e closed source.
Le licenze open source permettono a chiunque di utilizzare i programmi
senza limitazione incoraggiando al tempo stesso lo studio del funzionamen-
to, le eventuali modifiche e la distribuzione tramite la duplicazione. Il sistema
operativo Linux è uno degli esempi più fulgidi di software open source, ma
esistono anche casi più recenti e di grande successo: uno su tutti, il sistema
operativo Android, diventato ormai uno standard per i dispositivi mobili (e
basato sul kernel – cioè sul «nucleo» – Linux).
Ma non sono solo i sistemi operativi a basarsi su licenze open source: anche
tanti applicativi molto utilizzati sono basati su questo tipo di licenza (si pensi
ad esempio al famosissimo browser Firefox, o alla suite di programmi di office
automation OpenOffice). Nelle licenze closed source, invece, l’utente non può
in alcun modo accedere al codice sorgente né modificarlo.
Spesso, nel linguaggio comune, si tende ad identificare i concetti di software
libero e di software open source. In realtà i due concetti afferiscono a tipologie
diverse, riferendosi il primo alla gratuità del software e il secondo alla possibilità
di accedere al codice sorgente e di modificarlo.

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CAPITOLO 5
Word Processor

1 Editor di testi e word processor


Uno dei maggiori utilizzi quotidiani del computer riguarda sicuramente la vide-
oscrittura. I primi programmi di questo genere sono stati i cd. editor di testi. Questi,
anche se non permettevano grandi possibilità di formattazione e personalizzazione
di un documento, presentavano tuttavia una novità «rivoluzionaria» rispetto alle
vecchie macchine da scrivere: in caso di errori, era possibile cancellare parole o
intere frasi, senza la necessità di dover riscrivere interamente il testo. Inoltre, gli
editor permettevano di spostare blocchi di testo con estrema facilità, sempre senza
doverli ridigitare. È facile immaginare il favore con il quale questi programmi siano
stati accolti. Anzi, possiamo senza dubbio affermare che questo tipo di programmi
ha contribuito in larga misura alla diffusione del computer in ambito domestico.
L’evoluzione degli editor ha portato alla nascita dei word processor, ovvero
programmi di videoscrittura molto più avanzati, che permettono di persona-
lizzare in maniera professionale i testi: formattazione avanzata, inserimento
di immagini, grafici, tabelle ecc.

2 Breve introduzione a Office


Negli ultimi anni due sono state le grandi novità cui tutti i produttori di
hardware e software si sono dovuti adattare.
La prima riguarda la vastissima diffusione di dispositivi touch screen. Mi-
crosoft non ha voluto trascurare questo aspetto e, nonostante le applicazioni
del pacchetto siano per loro natura decisamente orientate verso un utilizzo me-
diante mouse e tastiera, ha introdotto a partire dalla versione 2013 alcuni aspetti
di gestione orientati ad un utilizzo mediante le dita. Ad esempio, è possibile
effettuare un doppio tocco con il dito per applicare lo zoom avanti e visualizzare
tabelle, grafici e immagini, presenti nel documento, a schermo intero.
Il secondo innovativo aspetto che Microsoft non ha sottovalutato è quello
della condivisione delle informazioni. Mentre, nelle versioni precedenti, un
documento veniva tipicamente salvato sull’hard disk e poi condiviso mediante
posta elettronica e dispositivi rimuovibili, ora è possibile salvare direttamente
dall’interno dell’applicazione un file nel cd. cloud, cioè uno spazio di archi-
viazione online, che viene fornito al momento della creazione di un account
Microsoft, che ci permette:
1) di condividere i documenti che creiamo con amici e colleghi, rendendo
quindi molto semplice la collaborazione online a livello produttivo;
2) di avere i nostri documenti sempre a disposizione (sempre che, ovviamen-
te, si disponga di una connessione Internet) e di poterci lavorare anche al

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di fuori della postazione fissa. Posso ad esempio iniziare a lavorare su un


documento a casa sul computer fisso e continuare, mediante l’accesso al
cloud, in treno sul tablet o sul laptop, senza necessità di portare con me altri
dispositivi (quale ad esempio una pen drive).

3 L’interfaccia di Microsoft Word


Il word processor maggiormente utilizzato
è sicuramente Microsoft Word, del quale ci
accingiamo dunque ad esaminare l’interfac-
cia. Nella parte alta della finestra troviamo
innanzitutto, partendo da sinistra, il Pulsante
di controllo che, se cliccato, permette di ico-
nizzare, cambiare le dimensioni o chiudere la
finestra (figura 1).
A destra del pulsante di controllo c’è la Barra
di accesso rapido, che contiene i comandi di
Figura 1 - Il menu di controllo uso più comune (ad esempio il salvataggio del
documento) e che può essere personalizzata
cliccando sulla freccia a destra e selezionando o deselezionando i comandi
che si vogliono, rispettivamente, visualizzare o nascondere (figura 2).

Il pulsante per aprire il menu

Figura 2 - La Barra di accesso rapido e il menu per personalizzarla

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Proseguendo verso destra troviamo la Barra del titolo che mostra il nome
del documento attivo e il nome dell’applicazione. All’estrema destra, infine, tro-
viamo i consueti pulsanti per iconizzare, ridimensionare e chiudere la finestra.
Veniamo ora alla Barra multifunzione (figura 3), che ha sostituito la Barra
dei menu e la Barra degli strumenti. In questa barra i singoli comandi sono
organizzati in diversi gruppi logici che, a loro volta, sono raccolti in schede.

Figura 3 - La Barra multifunzione di Word

Di default troviamo le seguenti schede:


• File, che contiene i comandi per la gestione dei documenti (creazione, aper-
tura, salvataggio, stampa ecc.);
• Home, che contiene i comandi di formattazione del carattere e del paragrafo
e che permette di assegnare rapidamente degli stili al documento;
• Inserisci, che permette di inserire elementi all’interno dei documenti (tabelle,
immagini, grafici, collegamenti ipertestuali, numeri di pagina ecc.);
• Progettazione, che fornisce utili strumenti per la formattazione globale del
documento;
• Layout di pagina, che permette di modificare vari aspetti del documento
(margini, dimensioni, colore ecc.);
• Riferimenti, che permette di inserire note, bibliografie, citazioni ecc.;
• Lettere, che permette di automatizzare procedure complesse quali la crea-
zione di lettere per molteplici destinatari, di buste e di etichette;
• Revisione, che permette di controllare l’ortografia e la grammatica del do-
cumento, e di inserire commenti molto utili qualora un documento debba
essere revisionato da diverse persone;
• Visualizza, che permette di personalizzare la visualizzazione del documento
(aumentando o diminuendo lo zoom, mostrando a video contemporanea-
mente due o più pagine ecc.).
Vi sono poi delle schede che vengono visualizzate solo in alcuni frangenti.
Ad esempio, se inseriamo un’immagine all’interno del documento e la sele-
zioniamo, verrà visualizzata la scheda Strumenti immagine che ci consentirà
di gestire al meglio l’immagine.
La Barra multifunzione è costituita da tre
componenti fondamentali:
• le schede, che abbiamo a esaminato;
• i gruppi; ciascuna scheda comprende
diversi gruppi, ciascuno dei quali con-
tiene comandi correlati tra loro (ad
Figura 4 - Il gruppo Carattere della scheda Home
esempio, il gruppo Carattere della

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scheda Home contiene tutti i comandi per gestione del carattere del docu-
mento: colore, grandezza, stile ecc., come mostrato in figura 4);
• i comandi, che possono essere rappresentati da pulsanti o menu.
I singoli gruppi non esauriscono
sempre i comandi disponibili. Infatti,
nell’angolo in basso a destra del gruppo
è presente il simbolo che, se cliccato,
apre una finestra di dialogo con ulterio-
ri opzioni relative a quel determinato
gruppo (figura 5).
Sotto la Barra multifunzione troviamo
poi l’area di lavoro, dove verrà visualiz-
zato il documento correntemente aperto.
Infine, nella parte bassa della finestra
troviamo la Barra di stato (figura 6) che
contiene diverse informazioni e coman-
di (numero di pagina del documento,
Figura 5 - La finestra Carattere, che si apre clic-
cando sulla freccia in basso a destra presente dizionario, modalità di visualizzazione,
nell’omonimo gruppo zoom ecc.). Questa barra può essere
personalizzata cliccando su di essa con
il tasto destro del mouse e selezionando o deselezionando gli elementi che si
vogliono, rispettivamente, mostrare o nascondere.

Figura 6 - La Barra di stato ed il menu per personalizzarla

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4 Creare un nuovo documento


Per creare un nuovo documento visualizzare la scheda File e selezionare,
nella colonna di sinistra, la voce Nuovo. La parte centrale della finestra mo-
strerà (figura 7) i modelli disponibili tra i quali scegliere. Una volta individuato
– grazie anche all’anteprima – il modello desiderato, sarà sufficiente un clic
su di esso per aprirlo.

Figura 7 - Creare un nuovo documento

Se non si desidera utilizzare un particolare modello, cliccare su Documento


vuoto per aprire un normale «foglio bianco».

5 Aprire e chiudere un documento


Per aprire un documento visualizzare la scheda File e selezionare, nella
colonna di sinistra, il comando Apri. La parte centrale della finestra apparirà
divisa in due parti (figura 8). A sinistra possiamo scegliere se aprire un docu-
mento recente, un file presente sul cloud (OneDrive) o un file presente sul
computer. Si
noti la presen-
za dell’opzione
Aggiungi una
posizione per
semplificare il
reperimento di
documenti nel
cloud. Figura 8 - Aprire un documento

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Una volta operata la scelta nella parte sinistra della finestra, la parte destra
si adeguerà automaticamente. Ad esempio, se abbiamo scelto l’opzione Docu-
menti recenti verrà mostrato appunto un elenco di documenti aperti di recen-
te, mentre se selezioniamo Computer ci verrà data l’opportunità di sfogliare
le cartelle delle unità per individuare il file desiderato. Una volta individuato
quest’ultimo, è sufficiente un clic per aprirlo.
Per chiudere un documento cliccare sulla X a destra della barra del titolo,
oppure, dal menu di sinistra della scheda File, selezionare il comando Chiudi.

6 Salvare un documento
Una volta digitato, un documento necessita di essere salvato, per ragioni di
archivio o per essere modificato, stampato, o comunque utilizzato in futuro.
Quando si salva un documento per la prima volta bisogna assegnargli un
nome.

Figura 9 - Salvare un file con nome

Il modo più rapido consiste nel cliccare sull’icona a forma di floppy disk
presente sulla barra di accesso rapido. Verrà visualizzata così la scheda File alla
voce Salva con nome (figura 9). Dobbiamo innanzitutto decidere se salvare il file
sul computer, su OneDrive o in un’altra posizione. Una volta operata la scelta
possiamo selezionare una posizione utilizzata di recente o cliccare su Sfoglia
per salvare il documento in una determinata posizione che non compare tra
quelle recenti.
Qualunque sia la scelta che operiamo, si aprirà la finestra Salva con nome
(figura 10).
Esaminiamo questa finestra: nella parte sinistra troviamo alcuni collega-
menti (ad esempio alla cartella Documenti presente nelle Raccolte); cliccando
su di essi possiamo determinare la posizione all’interno della quale salveremo
il nostro documento. La parte centrale della finestra ci mostra la posizione
nella quale ci troviamo in un determinato momento, che può essere desunta
anche dalla Barra degli indirizzi in alto (nell’esempio della figura precedente
ci troviamo nella raccolta Documenti).

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Figura 10 - La finestra Salva con nome

Nella parte bassa della finestra troviamo la casella Nome file. Qui, com’è facile
intuire, dobbiamo digitare il nome che intendiamo assegnare al documento da
salvare. Sotto questa casella, troviamo il menu Salva come (figura 11).

Figura 11 - Il menu Salva come

Cliccando possiamo scegliere il formato nel quale salvare il nostro docu-


mento. Di default il salvataggio avviene come Documento di Word con esten-
sione .docx, ma possiamo anche scegliere un formato diverso: ad esempio,
potremmo decidere di salvare il documento come un file PDF, oppure come
testo oppure ancora potremmo decidere di salvare in una versione precedente
di Word (.doc) per rendere disponibile il documento anche ad utenti che non
abbiano un software aggiornato.
Una volta scelti posizione, nome e formato non resta che cliccare sul pul-
sante Salva: il documento sarà memorizzato sul disco e resterà a nostra dispo-
sizione ogni volta che vorremo visualizzarlo o modificarlo.
Quanto detto fino ad ora vale per il primo salvataggio; per i salvataggi suc-
cessivi sarà sufficiente cliccare sul pulsante Salva sulla barra di accesso rapido:
verranno registrate automaticamente le modifiche senza ulteriori passaggi.
Ciò avviene in quanto durante il primo salvataggio abbiamo già definito la
posizione del file, il suo nome ed il suo formato, quindi il programma dispone

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già di queste informazioni. Se volessimo, ad esempio, modificare il nome del


documento o registrarlo in una nuova posizione, allora dovremo scegliere
ovviamente il comando Salva con nome dalla scheda File.

7 Le modalità di visualizzazione e lo Zoom


Tutti i word processor, Microsoft Word incluso, permettono all’utente di
utilizzare diverse modalità di visualizzazione del documento scegliendo quella
che ritiene più opportuna.
I modi per accedere alle diverse modalità di visualizzazione sono due.
Il primo consiste nel selezionare la modalità di visualizzazione preferita
attraverso le funzioni presenti nella scheda Visualizza, gruppo Visualizzazioni
(figura 12).
Il secondo modo consiste, invece, nel cliccare sui pulsanti presenti sulla
Barra di stato (figura 13).

Figura 13 - I pulsanti per le modalità


Figura 12 - Le modalità di visualizzazione di visualizzazione

Le modalità di visualizzazione utilizzabili sono:


• Modalità di lettura: nasconde la barra multifunzione massimizzando lo
spazio dedicato alla lettura del documento. Questa modalità include alcuni
strumenti progettati per la lettura piuttosto che per la scrittura (cui si accede
cliccando su Strumenti visualizza);
• Layout di stampa: consente di visualizzare il documento così come sarà
riprodotto su carta dopo essere stato stampato;
• Layout Web: mostra l’aspetto del documento come pagina Web;
• Struttura: consente di visualizzare il documento come una struttura il cui
contenuto è mostrato in forma di punti elenco. Questa visualizzazione è
utile per creare i titoli e spostare interi paragrafi all’interno del documento;
• Bozza: mostra solo il testo nel documento. Questa visualizzazione è utile
per apportare modifiche velocemente, perché le intestazioni, i piè di pagina
e altri oggetti vengono nascosti ed è più facile concentrarsi solo sul testo.
Si noti che le due ultime modalità di visualizzazione (Struttura e Bozza)
sono accessibili solo dal gruppo Visualizzazioni della barra multifunzione e
non dalla barra di stato.
In tutte le modalità di visualizzazione previste è possibile aumentare le di-
mensioni del testo visualizzato in modo da affaticare meno la vista. L’aumento
riguarda però solo la dimensione del testo sullo schermo e non corrisponde
ad una formattazione con caratteri più grandi.

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Per aumentare (o diminuire) la dimensione della visualizzazione a video si


possono seguire due strade:
• nella scheda Visualizza, cliccare sul pulsante Zoom nell’omonimo gruppo,
quindi modificare la percentuale dello zoom nella finestra che si apre (figura 14);
• agire sui pulsanti + e – (o sull’indicatore) presenti in basso a destra sulla Barra
di stato (figura 15).

Figura 15 - Gestione dello zoom


Figura 14 - La finestra zoom dalla Barra di stato

8 La selezione del testo


Dopo che si è digitato un testo, su di esso possono essere compiute svariate
operazioni: copia, spostamento, formattazione ecc. Prima di compiere queste
operazioni è però sempre necessario selezionare il testo sul quale si vuole
agire. I metodi per la selezione del testo sono molti, e prevedono l’utilizzo del
mouse, della tastiera, o il loro uso combinato.
La tabella che segue riassume i principali metodi per la selezione del testo.

TIPO DI TESTO
METODO DI SELEZIONE
DA SELEZIONARE
Singola parola • Fare doppio clic sulla parola, oppure
• Posizionarsi con il cursore all’inizio della parola e battere da tastiera
CTRL+MAIUSC+FRECCIA di spostamento a destra, oppure
• Posizionarsi con il cursore all’inizio della parola e, tenendo premuto il
tasto MAIUSC, fare clic con il tasto sinistro del mouse alla fine della parola

Gruppo di parole • Posizionare il cursore davanti alla prima parola da selezionare e battere
contemporaneamente i tasti CTRL+MAIUSC+FRECCIA di spostamento
a destra fino alla fine del gruppo da selezionare, oppure
• Posizionarsi con il cursore all’inizio del gruppo di parole e, tenendo
premuto il tasto MAIUSC, fare clic con il tasto sinistro del mouse alla
fine del gruppo da selezionare

Paragrafo • Cliccare tre volte in rapida successione all’interno del paragrafo da


selezionare

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TIPO DI TESTO
METODO DI SELEZIONE
DA SELEZIONARE
Riga • Posizionare il cursore all’inizio della riga da selezionare, quindi battere
da tastiera i tasti MAIUSC + FINE, oppure
• Posizionare il cursore alla fine della riga da selezionare, quindi battere
da tastiera i tasti MAIUSC + HOME
Gruppo di righe • Posizionare il cursore all’inizio della prima riga da selezionare, quindi
battere da tastiera i tasti MAIUSC + FRECCIA di spostamento in basso
Intero documento • Scegliere Seleziona ➪ Seleziona tutto dalla scheda Home, gruppo
Modifica, oppure
• Battere da tastiera CTRL+5 (dal tastierino numerico)

9 Copiare e incollare
Duplicare o spostare interi blocchi di testo all’interno di uno stesso docu-
mento o da un documento all’altro è una delle funzionalità più utili offerte
da Word. Innanzitutto chiariamo la differenza tra i due concetti: duplicare e
spostare. Quando duplichiamo un blocco di testo selezionato, questo rimane
«al proprio posto», e ne viene fatta una copia negli Appunti (area di memoria
temporanea che Windows «dedica» proprio agli oggetti spostati o copiati).
Quando invece spostiamo un blocco di testo, esso viene eliminato dalla sua
posizione originaria e spostato negli Appunti, in attesa di essere riutilizzato.
Proprio per questo i comandi utilizzati dal Word si chiamano, intuitivamente,
Copia per la duplicazione e Taglia per lo spostamento. Vediamo ora come
operare per copiare e tagliare blocchi di testo:
• Copiare testo. Innanzitutto è sempre necessario selezionare il testo da co-
piare, con uno dei metodi descritti nella tabella riportata nel precedente pa-
ragrafo. Una volta operata la selezione, è possibile copiare il blocco cliccando
sul pulsante Copia all’interno del gruppo Appunti della scheda Home.
Per copiare il testo selezionato è anche possibile utilizzare la combinazione
di tasti Ctrl + C.
• Tagliare testo. Per tagliare il testo, quindi spostarlo, una volta operata la
selezione, bisogna cliccare sul pulsante Taglia all’interno del gruppo
Appunti della scheda Home.
Per tagliare una porzione di testo selezionato si può anche utilizzare la com-
binazione di tasti Ctrl + X.
Una volta tagliato o copiato il testo, bisogna ovviamente incollarlo nel pun-
to desiderato. Il comando Incolla può essere azionato cliccando sul pulsante
Incolla che si trova, come i comandi Copia e Taglia, all’interno del gruppo
Appunti della scheda Home.
Per incollare il testo copiato o tagliato si può anche ricorrere alla combina-
zione di tasti Ctrl + V.

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10 La formattazione
Formattare un testo vuol dire «dargli forma», cioè modificarne l’aspetto per
renderlo più gradevole, più professionale, più allegro, a seconda delle nostre
esigenze.
La formattazione di un testo può essere suddivisa in due categorie:
• la formattazione del carattere;
• la formattazione del paragrafo.
È bene comprendere subito la differenza tra questi due concetti in quanto
essi influenzeranno enormemente il nostro lavoro. La formattazione del caratte-
re riguarda appunto l’aspetto, la grandezza, lo stile, la spaziatura dei caratteri che
compongono il testo. La formattazione di paragrafo riguarda invece l’aspetto
del testo, per così dire, nel suo insieme: l’interlinea, i rientri, l’allineamento.

11 Stampare un documento
Una volta terminata la digitazione del documento, e dopo aver effettuato
tutti i controlli necessari, possiamo passare alla fase di stampa.
Selezionare la scheda File e scegliere, nel menu di sinistra, la voce Stampa.
Da qui possiamo gestire tutto il processo di stampa ma non solo: come si
può vedere dalla figura, è possibile anche agire sulle impostazioni del docu-
mento modificando l’orientamento del foglio, le sue dimensioni, i margini, il
tutto corredato da una comodissima anteprima. In ogni caso, se non si intende
modificare nulla e si desidera semplicemente stampare il documento con le im-
postazioni di default, è sufficiente cliccare sul pulsante Stampa in alto a sinistra.

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CAPITOLO 6
Foglio elettronico

1 L’interfaccia di Excel
Excel è un programma di foglio elettronico, cioè un programma che serve
a gestire, elaborare, presentare e stampare pagine, anche d’elevato grado di
complessità, contenenti calcoli, risultati di formule e funzioni e grafici (figura 1).

Figura 1 - L’interfaccia di Excel

All’avvio del programma viene mostrata una schermata dalla quale pos-
siamo scegliere se aprire un determinato modello (ad esempio Elenco film
o Registro di classe) o una cartella di lavoro vuota (per impostare il progetto
«da zero») (figura 2).

Figura 2 - La schermata di avvio di Excel

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Esaminiamo l’interfaccia del programma:


nella parte alta della finestra troviamo innanzitut-
to, partendo da sinistra, il Pulsante di controllo
che, se cliccato, permette di iconizzare, cambiare
le dimensioni o chiudere la finestra (figura 3).
A destra del pulsante di controllo c’è la Barra
di accesso rapido, che contiene i comandi di
uso più comune (ad esempio il salvataggio del
documento) e che può essere personalizzata
cliccando sulla freccia a destra e selezionando o
deselezionando i comandi che si vogliono, rispet- Figura 3 - Il menu di controllo
tivamente, visualizzare o nascondere (figura 4).
Il pulsante per aprire il menu

Figura 4 - La Barra di accesso rapido e il menu per personalizzarla

Proseguendo verso destra troviamo la Barra del titolo che mostra il nome
della cartella di lavoro attiva e il nome dell’applicazione. All’estrema destra, in-
fine, troviamo i pulsanti per iconizzare, ridimensionare e chiudere la finestra.
Veniamo ora alla Barra multifunzione (figura 5), costituita da tre compo-
nenti fondamentali:
• le schede: ciascuna scheda è correlata ad un tipo di attività (comandi relativi
alla scrittura, alle formule, ai dati ecc.);

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• i gruppi; ogni scheda comprende diversi gruppi, ciascuno dei quali contiene
comandi correlati tra loro (ad esempio, il gruppo Libreria di funzioni della
scheda Formule contiene i comandi per la gestione delle funzioni);
• i comandi, che possono essere rappresentati da pulsanti o menu.

Figura 5 - La Barra multifunzione

Analizzeremo i comandi principali nel corso della trattazione; per il mo-


mento, ci limiteremo a segnalare che i gruppi non sempre esauriscono tutti
i comandi disponibili: infatti, nell’angolo in basso a destra di alcuni gruppi è
presente il simbolo che, se cliccato, apre una finestra di dialogo con ulte-
riori opzioni relative a quel determinato gruppo (figura 6).

Figura 6 - La finestra Imposta pagina,


che si apre cliccando sulla freccia in basso a destra presente nell’omonimo gruppo

Proseguendo nell’analisi dell’inter-


faccia troviamo la Barra della formula.
Si tratta di un elemento molto importan-
te in quanto, tra le altre cose, permette
di vedere se in una cella è contenuto il
Figura 7 - Selezionando la cella A1 possiamo
risultato di una formula o di una fun-
vedere che il numero in essa contenuto è il
risultato di un’addizione zione. Ad esempio, come si può vedere

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in figura 7, se nella cella A1 è visualizzato il numero 4, ma questo numero è


il risultato di un’addizione, selezionando la cella e guardando la Barra della
formula potremo appunto vedere qual è la formula che dà come risultato il
numero 4.
Il foglio di lavoro è lo spazio di lavoro di Excel, ed è suddiviso in celle. Cia-
scuna cella viene individuata in base ad un riferimento di riga e di colonna (ad
esempio A1, C10), un po’ come avviene nello schema della battaglia navale. Il
riferimento può essere ricavato dalle intestazioni di riga (rappresentate da
numeri) e di colonna (rappresentate da lettere). Quindi, la cella B4 è quella
cella che corrisponde all’intersezione della colonna B e della riga 4.
Un foglio di lavoro di Excel è composto da oltre 17 miliardi di celle. Per visua-
lizzare celle presenti all’esterno dell’area visibile, è possibile utilizzare le barre
di scorrimento orizzontale e verticale. Ciascuna cartella di lavoro (cioè il file
di Excel) è composta di default da un solo foglio. Se si vogliono inserire altri
fogli, è sufficiente cliccare sul pulsante Nuovo foglio, a destra della linguetta
che identifica il Foglio 1 (figura 8).
Infine, nella parte inferiore della finestra troviamo
la Barra di stato, a sinistra della quale compare una
parola che descrive lo stato del foglio: così Pronto
Figura 8 - Ciascuna cartella di
indicherà che il programma è pronto ad operare, lavoro si compone di default
Invio che abbiamo inserito dei dati in una cella e di un foglio. Per inserire un
che l’operazione deve essere convalidata premendo nuovo foglio, cliccare sul pul-
sante Nuovo foglio (+)
il tasto d’invio, Modifica che stiamo modificando il
contenuto di una cella e così via.
Nella parte destra della Barra di stato troviamo 3 pulsanti per modificare il
tipo di visualizzazione, e i comandi per personalizzare lo zoom.

2 Creare una nuova cartella di lavoro


Abbiamo già visto che, all’avvio di Excel, viene proposta la pagina per l’a-
pertura di una nuova cartella di lavoro.
Se ci troviamo già all’interno del programma e desideriamo creare una nuova
cartella, non dobbiamo fare altro che selezionare la scheda File, cliccare, nella
colonna di sinistra, sul comando Nuovo, quindi scegliere uno tra i modelli
proposti (figura 9).
Ricordiamo che se vogliamo iniziare un progetto da zero, senza quindi
avere l’ausilio di un modello preimpostato, dobbiamo cliccare su Cartella di
lavoro vuota.

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Figura 9 - Creazione di una nuova cartella di lavoro

3 Aprire e chiudere una cartella di lavoro


Quando avviamo Excel, oltre a poter creare una
nuova cartella di lavoro, possiamo aprirne una già
esistente, scegliendola tra quelle utilizzate di recente
o cliccando su Apri. Cliccando su una cartella re-
cente, questa verrà aperta senza ulteriori passaggi.
Scegliendo invece Apri verrà visualizzata la scheda
File ➪ Apri, che esamineremo qui di seguito.
Se ci troviamo già all’interno del programma e
Figura 10 - Apertura di una car- intendiamo aprire una cartella di lavoro esistente,
tella di lavoro all’avvio di Excel dobbiamo selezionare la scheda File e cliccare, nel
menu di sinistra, sul comando Apri. La parte centrale
della finestra apparirà divisa in due parti. A sinistra possiamo scegliere se aprire
un documento reecente, un file presente sul cloud (OneDrive) o un file pre-
sente sul computer. Si noti la presenza dell’opzione Aggiungi una posizione
per semplificare il reperimento di documenti nel cloud.
Una volta operata la scelta nella parte sinistra della finestra, la parte destra si
adeguerà automaticamente. Ad esempio, se abbiamo scelto l’opzione Cartelle
di lavoro recenti verrà mostrato appunto un elenco di file aperti di recente,
mentre se selezioniamo Computer (figura 11) ci verrà data l’opportunità di
sfogliare le cartelle delle unità per individuare il file desiderato. Una volta in-
dividuato quest’ultimo, è sufficiente un clic per aprirlo.

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Figura 11 - Apertura di una cartella di lavoro

Per chiudere una cartella di lavoro cliccare sulla X a destra della barra del
titolo, oppure, dal menu di sinistra della scheda File, selezionare il comando
Chiudi.

4 Salvare una cartella di lavoro


Il modo più rapido per salvare una cartella di lavoro consiste nel cliccare
sull’icona a forma di floppy disk presente sulla barra di accesso rapido. Se si
tratta del primo salvataggio verrà visualizzata la scheda File alla voce Salva
con nome (figura 12).

Figura 12 - Salvare un file con nome

Dobbiamo innanzitutto decidere se salvare il file sul computer, su OneDrive


(cioè nel cloud) o in un’altra posizione. Una volta operata la scelta possiamo
selezionare una posizione utilizzata di recente o cliccare su Sfoglia per salvare
il documento in una determinata posizione che non compare tra quelle recenti.

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Qualunque sia la scelta che operiamo, si aprirà la finestra Salva con nome
(figura 13).

Figura 13 - La finestra Salva con nome

In questa finestra dobbiamo scegliere dove salvare il file (utilizzando i colle-


gamenti presenti nella parte sinistra, ed eventualmente navigando all’interno
delle cartelle visualizzate nella parte centrale della finestra), quale nome asse-
gnare (digitandolo nella casella Nome file) e in che formato salvarlo: di default
è selezionata la voce Cartella di lavoro di Excel ma, se abbiamo particolari
esigenze, possiamo aprire il menu a tendina e selezionare un formato diverso
(ad esempio PDF o una versione di Excel precedente, per rendere compatibile
il file anche con Excel 2010 o 2007).
Una volta operate le scelte, cliccare su Salva.
Per salvataggi successivi al primo è sufficiente cliccare sul pulsante Salva
sulla barra di accesso rapido: il programma dispone già di tutte le informazioni
necessarie (posizione, nome e formato) e dunque il salvataggio avverrà senza
ulteriori passaggi. Quindi se, ad esempio, vogliamo cambiare uno dei suddetti
parametri, dovremo selezionare la scheda File e scegliere il comando Salva
con nome (ciò può avvenire, ad esempio, se intendiamo salvare una nuova
versione della cartella di lavoro con un nome diverso).

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CAPITOLO 7
Presentazioni elettroniche

1 Cos’è una presentazione


Molto spesso ci si trova a dover esporre dei concetti organizzati sotto forma
di relazione rivolta ad un tipo di pubblico ben definito. Questo è sicuramente il
caso di un seminario, di una tesina scolastica, di una lezione monografica, ma
si può anche pensare ad attività quali l’illustrazione dei risultati di una ricerca
o delle caratteristiche di un prodotto di tipo commerciale.
In ciascuno di questi casi il relatore, per assicurarsi una buona riuscita, deve
preparare una scaletta degli argomenti organizzandoli in maniera opportuna.
Un utile ausilio in tal senso ci viene dall’informatica ed in particolare dai
prodotti per lo sviluppo di presentazioni in formato elettronico che consentono
di assemblare testi, immagini e grafici, suoni ed altri elementi multimediali in
modo organico e veloce, integrando anche effetti di animazione.
Una presentazione elettronica è una sequenza di diapositive che scorre su
un video o che viene proiettata su uno schermo tramite un apposito dispositivo
collegato al computer.
Le diapositive costituenti la presentazione possono essere arricchite da
immagini, grafici, tabelle, e rese più attraenti tramite l’utilizzo di particolari
animazioni eventualmente accompagnate da effetti sonori.
Uno dei programmi più utilizzati per la realizzazione di presentazioni
elettroniche è Microsoft PowerPoint, del quale ci occuperemo in questo
Capitolo. Le presentazioni elettroniche sono costituite da singole diapositive
che vengono mostrate in sequenza. Le diapositive prendono anche il nome
inglese di slide, e di conseguenza una presentazione di questo genere viene
chiamata slide show.

2 Primi passi con PowerPoint


Come già visto per gli altri programmi del pacchetto Office, all’avvio di
PowerPoint l’utente ha la possibilità di scegliere se aprire una presentazione
recente, una che non compare tra quelle recenti, o creare una nuova presenta-
zione (utilizzando un modello o optando per una presentazione vuota) (figura 1).

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Figura 1 - La schermata di avvio di Power Point

Figura 2 - L’interfaccia di PowerPoint

L’interfaccia del programma è


molto simile a quella già descritta
per Word ed Excel. In alto a sinistra
troviamo il pulsante di controllo
Figura 3 - Il gruppo Disegno della scheda Home che permette di iconizzare, ridi-
mensionare e chiudere la finestra;
più a destra troviamo la Barra di accesso rapido contenente i comandi più
comuni. Sempre in alto, al centro, si trova la Barra del titolo che riporta il nome

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della presentazione corrente e il


titolo dell’applicazione, mentre
all’estrema destra troviamo i pul-
santi di controllo.
Più in basso è presente la con-
sueta Barra multifunzione sud-
divisa in schede, che contengo-
no i gruppi, al cui interno sono

Figura 4 - La finestra Paragrafo che si apre cliccando


sul pulsante in basso a destra nel gruppo Paragrafo
della scheda Home

presenti i comandi. Si noti che non sempre


i gruppi esauriscono i comandi disponibili:
per disporre di ulteriori possibilità dobbiamo
cliccare, laddove presente, sul pulsante in
basso a destra rispetto al gruppo.
La parte centrale della finestra è suddivisa in
due zone (figura 2):
• a sinistra troviamo un riquadro nel quale
possiamo avere una visione globale delle dia-
positive che compongono la presentazione
e della loro suddivisione in sezioni (figura
5). Cliccando sulla piccola freccia a sinistra
del titolo della sezione possiamo mostrare
o nascondere l’intera sezione; cliccando
con il tasto destro del mouse in una zona
vuota del riquadro possiamo inserire nuove
diapositive o nuove sezioni. Cliccando e
trascinando possiamo modificare l’ordine
delle diapositive;
• al centro è mostrata la diapositiva corrente.
Qui si svolgerà la maggior parte del nostro
lavoro, nel senso che è proprio qui che in-
seriremo il contenuto della diapositiva (testo,
immagini ecc.).
In basso, infine, troviamo:
• la Barra di stato che mostra informazioni sul
numero di diapositive che compongono la
presentazione, sulla diapositiva corrente e sul
Figura 5 - Il riquadro delle miniature dizionario utilizzato; inoltre sono presenti i

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pulsanti Note e Commenti. Il primo apre un riquadro che permette di inse-


rire le note per il relatore; il secondo apre il riquadro dei commenti, tramite
il quale è possibile appunto inserire commenti per ciascuna diapositiva;
• i pulsanti di visualizzazione che permettono di modificare la visualizzazione
corrente. In particolare troviamo la Visualizzazione normale che è quella di
default; la Sequenza diapositive che ci permette di avere una visione globale
di tutte le diapositive che compongono la presentazione ed eventualmente
modificarne l’ordine cliccando e trascinando le diapositive nella nuova po-
sizione; la Visualizzazione di lettura che massimizza le dimensioni della
diapositiva nascondendo tutti gli altri elementi dell’interfaccia; la Presenta-
zione che ci permette di osservare in anteprima i risultati del nostro lavoro;
• i comandi per modificare lo zoom.

3 Iniziamo a lavorare con PowerPoint


La prima cosa da fare quando si realizza una diapositiva è quella di sceglier-
ne il layout. Di default, quando creiamo una nuova presentazione vuota, il
programma ci propone un layout Diapositiva
titolo (figura 6) che presenta due segnaposto,
uno per il titolo ed uno per il sottotitolo, perché
si presuppone che, essendo la prima diaposi-
tiva, questa sia appunto composta dal titolo
della presentazione e da un eventuale sottoti-
tolo. Si può quindi cliccare con il mouse all’in-
terno dei segnaposto e digitare il testo.

Figura 6 - Un esempio di diapositiva


con layout Diapositiva titolo

Per modificare il layout della diaposi-


tiva cliccare sul pulsante Layout presen-
te nel gruppo Diapositive della scheda
Home (figura 7).
Verranno mostrati i possibili layout
previsti dal programma. Per applicarne
uno, è sufficiente selezionarlo con un
clic del mouse.
Una volta comple-
tata la prima diaposi-
tiva, si può aggiunge-
re la seconda. Figura 7 - Il menu Layout
Per fare ciò clicca-
Figura 8 - Il pulsante re sul comando Nuova diapositiva nel gruppo Diapositive
Nuova diapositiva
della scheda Home (figura 8).

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Si osservi la figura 8 che mostra il pulsante Nuova diapositiva: esso è divi-


so in due metà. Cliccando sulla parte superiore del pulsante verrà inserita
automaticamente una diapositiva con
layout Titolo e contenuto mentre, clic-
cando sulla parte inferiore del pulsante
si aprirà un menu tramite il quale sarà
possibile scegliere un layout tra quelli
proposti (figura 9).
Esaminiamo, a titolo di esempio, il
layout Titolo e contenuto (figura 10).
Esso permette di inserire un titolo nella
parte alta della diapositiva ed un conte-
nuto nella parte centrale. Si osservi la
figura: troviamo innanzitutto la dicitura
«fare clic per inserire testo». Se seguiamo
il suggerimento e clicchiamo, potremo
digitare un testo sotto forma di elenco;
ad ogni invio, verrà inserito automatica-
mente un nuovo punto di elenco. La
parte centrale del riquadro è occupata da
sei pulsanti, ciascuno dei quali permette
di inserire un elemento di tipo diverso.
Possiamo così inserire una tabella, un
grafico, un elemento grafico Smart Art,
un modello 3D, un’immagine (locale o Figura 9 - Il menu per scegliere il layout della
nuova diapositiva
online), un video o un’icona.
Questo layout sarà utile nella maggior parte
dei casi; gli altri serviranno in situazioni par-
ticolari: ad esempio, sceglieremo un layout
Vuota qualora volessimo creare una diapositi-
va da zero senza utilizzare la impostazioni dei
layout predefiniti.

Figura 10 - Una diapositiva con layout


Titolo e contenuto

4 Inserire elementi in una diapositiva


Sia che si scelga di utilizzare una struttura predefinita, sia che si scelga di rea-
lizzare le diapositive da zero, bisogna inserire in ciascuna diapositiva il contenuto,
che può essere composto da testo, immagini, diagrammi, grafici, tabelle ecc.
Esaminiamo, quindi, come fare per inserire questi elementi all’interno di una
slide. Il primo passo da compiere è quello di scegliere il layout della diapositiva.

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Se nessun layout ci soddisfa, possiamo scegliere un layout vuoto ed inserire


da zero tutti gli elementi. Conviene però, a meno che non sia strettamente
necessario, utilizzare i layout proposti dal programma, sia per velocizzare la
realizzazione, sia per dare alla nostra presentazione un aspetto più professionale
sia infine per avere un segnaposto per ciascun elemento.
Per aggiungere del testo è sufficiente cliccare con il mouse all’interno del
segnaposto e digitare il testo della diapositiva. Nel riquadro dedicato al testo, in
particolare, il layout è predisposto di default per ospitare un elenco, in quanto di
solito il testo di una diapositiva è sintetico e serve appunto ad esporre in maniera
schematica concetti brevi. Se non si desidera utilizzare un elenco, è sufficiente
cancellarlo (battendo BACKSPACE da tastiera) e digitare normalmente il testo.
Veniamo adesso al segnaposto de-
dicato al contenuto (figura 11). Al suo
interno troviamo varie icone ossia:
• Inserisci tabella.
• Inserisci grafico.
• Inserisci elemento grafico SmartArt.
• Immagini.
• Immagini online.
Figura 11 - Un layout di tipo Due contenuti
• Inserisci video.
Un clic su ciascuna di queste icone ci permetterà di inserire l’elemento
corrispondente. Cliccando su Inserisci tabella, si aprirà l’omonima finestra
di dialogo che ci permetterà di scegliere di quante righe e di quante colonne
dovrà essere composta la tabella.
Cliccando su Inserisci grafico si apre l’omonima finestra, dalla quale l’utente
potrà selezionare il grafico da utilizzare scegliendolo tra le varie categorie e tipi
proposti e, una volta effettuata la scelta, si aprirà un foglio già predisposto per
l’inserimento dei dati.
Cliccando su Inserisci elemento grafico SmartArt possiamo inserire tan-
tissimi elementi grafici quali gerarchie per illustrare organigrammi, relazioni,
piramidi ecc.
Questi elementi, una volta inseriti all’in-
terno della diapositiva, possono essere
completamente personalizzati.
Cliccando su Immagini si aprirà la
finestra Inserisci immagine (figura 12):
da qui sarà possibile navigare all’interno
del contenuto delle unità fino a raggiun-
gere l’immagine desiderata. Sarà a quel
punto sufficiente selezionarla e cliccare
su Inserisci per inserire l’immagine nella
Figura 12 - La finestra Inserisci immagine
diapositiva.

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Cliccando invece su Immagini online verrà visualizzata una finestra di ricer-


ca tramite la quale potremo cercare immagini sul motore di ricerca (figura 13).

Figura 13 - La schermata per la ricerca delle immagini online

Per inserire l’immagine trovata, selezionarla e cliccare su Inserisci.


Cliccando infine su Inserisci video si apre la finestra omonima tramite la
quale, navigando all’interno delle risorse del computer, è possibile inserire dei
video all’interno della diapositiva.

5 La gestione del testo e delle immagini


Iniziamo a vedere come personalizzare il testo di una diapositiva. Così
come abbiamo visto per Word, anche PowerPoint fornisce molti strumenti di
formattazione.
La formattazione del testo può essere gestita mediante il gruppo Carattere
della scheda Home (figura 14).

Figura 14 - Il gruppo Carattere della scheda Home

I menu Tipo di carattere e Dimensione carattere consentono di modificare il


font e le sue dimensioni. Scorrendo i menu, il contenuto della diapositiva si adegua
automaticamente mostrando in anteprima le modifiche che si stanno apportando.

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In basso troviamo i pulsanti per modificare lo stile del


carattere: è possibile assegnare uno stile grassetto, corsivo,
sottolineato, ombreggiato e barrato.
Infine, segnaliamo il menu Colore carattere che per-
mette di cambiare il colore del testo (figura 15).

Cliccando sul pulsante si apre la finestra Carattere


mediante la quale è possibile gestire ulteriori attributi del
testo presente nella diapositiva (figura 16).
Figura 15 - Il menu
Colore carattere

Figura 16 - La finestra Carattere

Per spostare un oggetto, è sufficiente agganciarlo con un clic del mouse e


trascinarlo nella posizione desiderata.
Può capitare che in una diapositiva ci
siano diversi elementi, e che questi risul-
tino sovrapposti in un ordine che non ci
piace. È possibile modificare l’ordine di
un elemento selezionandolo e agendo
nel gruppo Disponi della scheda Forma-
Figura 17 - Il gruppo Disponi della scheda to immagine che presenta, tra gli altri, i
Formato immagine
comandi Porta avanti e Porta indietro
(figura 17).

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6 Salvare la presentazione
Il modo più rapido per salvare una presentazione consiste nel cliccare
sull’icona a forma di floppy disk presente sulla barra di accesso rapido. Verrà
visualizzata – se si tratta del primo salvataggio – la scheda File alla voce Salva
con nome (figura 22). Dobbiamo innanzitutto decidere se salvare il file sul
computer, su OneDrive o in un’altra posizione. Una volta operata la scelta
possiamo selezionare una posizione utilizzata di recente o cliccare su Sfoglia
per salvare il documento in una determinata posizione che non compare tra
quelle recenti.

Figura 22 - Salvare una presentazione con nome

Qualunque sia la scelta che operiamo, si aprirà la finestra Salva con nome
nella quale dobbiamo scegliere dove salvare il file, con quale nome e in che
formato. A proposito del formato, quello di default è Presentazione standard,
ma è possibile – tra le tante opzioni disponibili – scegliere di salvare il file in
formato PDF, o come video, o come immagine o in un formato compatibile
con versioni precedenti di PowerPoint.
Per salvataggi successivi al primo, un clic sul pulsante Salva sulla barra di
accesso rapido aggiorna le modifiche senza ulteriori passaggi. Se invece, ad
esempio, si vuole salvare una nuova versione della presentazione assegnando
ad essa un nome diverso, si dovrà cliccare sulla scheda File e selezionare la
voce Salva con nome, quindi ripetere i passaggi visti in precedenza (ciò può
tornare utile ad esempio se si desidera salvare diverse versioni di una stessa
presentazione, a stati di avanzamento differenti).

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CAPITOLO 8
Gli strumenti di navigazione web

1 Aprire e chiudere il browser


Per navigare nel Web abbiamo bisogno di un programma che interpreti il
linguaggio con il quale sono costruite le pagine che vogliamo visualizzare e
lo «traduca» in modo da renderle leggibili. Questa applicazione è il browser.
Nelle pagine che seguono impareremo ad usare Chrome, il browser di Goo-
gle, ma ciò che andremo a spiegare potrà essere applicato, con gli opportuni
adattamenti, a qualsiasi browser.

La voce Google Chrome nel menu avvio

Figura 1 - Il menu di Avvio

Il primo passo da compiere per iniziare a navigare, ovviamente, è aprire


il browser. Possiamo seguire diverse vie; ipotizziamo ad
esempio di star operando in ambiente Windows 10:
• possiamo cliccare sul menu Start, quindi selezionare
Tutte le app e infine Google Chrome dalla lista dei pro-
grammi (figura 1);
• possiamo fare doppio clic sull’icona di Chrome presente
sul desktop (figura 2); Figura 2 - L’icona di
Google Chrome

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• possiamo fare clic sul pulsante sulla barra delle applicazioni, se presente;
• possiamo digitare «Chrome» nella casella di ricerca, quindi cliccare su «Go-
ogle Chrome» tra i risultati.
Per chiudere invece il browser è sufficiente cliccare sul pulsante o
selezionare la voce di menu Personalizza e controlla Google Chrome → Esci.

2 Iniziamo a navigare
Una volta lanciata la connessione ed aperto il browser, siamo pronti a navi-
gare. Il primo passo da fare è digitare, nella barra degli indirizzi (chiamata om-
nibox in Google Chrome), l’URL che si vuole rag-
giungere, quindi battere Invio da tastiera (figura 3).
Figura 3 - La barra degli indirizzi Una volta visualizzata la pagina di cui abbiamo di-
gitato l’URL, possiamo iniziare a navigare tra i link: un
semplice clic del mouse su un collegamento ci porta alla pagina desiderata. Rico-
noscere un link, come abbiamo già accennato in precedenza, è semplice: passando
il puntatore del mouse su di esso la freccia diventa una manina, ed inoltre spesso
alcuni accorgimenti grafici indicano inequivocabilmente che una parola, una
frase o un elemento grafico della pagina Web è un collegamento ad un’altra risorsa.

3 L’esplorazione a schede
La navigazione con Google Chrome ci permette di servirci di uno strumento
molto utile: l’esplorazione a schede, che consente di aprire più pagine e siti
Web in un’unica finestra del browser. Per passare da una scheda all’altra è suf-
ficiente cliccare sulla linguetta che identifica la scheda.
Mentre navighiamo, potrà capitare di voler aprire un link senza tuttavia ab-
bandonare la pagina che stiamo visitando. Anche in questo caso la navigazione
a schede può tornare utile: possiamo infatti cliccare con il tasto destro del mouse
sul link e scegliere la voce Apri link in un’altra scheda (figura 4); verrà appunto
aperta una nuova scheda in background, e noi potremo continuare a consultare
la pagina corrente e passare alla scheda aperta quando riterremo più opportu-
no. Se invece si vuole aprire il link non in una nuova scheda, ma in una nuova
autonoma finestra del browser, si dovrà cliccare, nel menu aperto con il tasto
destro del mouse, sulla voce Apri link in un’altra finestra (figura 4). In questo
caso, potremo passare da una finestra all’altra cliccando sui pulsanti presenti
sulla Barra delle applicazioni o mediante la combinazione di tasti ALT + TAB.
Mentre stiamo navigando, possiamo anche digitare un URL nella barra degli
indirizzi e aprirlo in una nuova scheda. Per fare ciò bisogna tener premuto il
tasto ALT della tastiera mentre si batte Invio.
Per chiudere una scheda è sufficiente cliccare sulla «X» presente nella parte
destra della scheda stessa, mentre per chiudere una finestra occorrerà cliccare
sul pulsante Chiudi in alto a destra o selezionare la voce di menu Personalizza
e controlla Google Chrome → Esci.

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Aprire un collegamento in una


nuova scheda

Aprire il collegamento in una


nuova finestra

Figura 4 - Aprire un collegamento in una nuova scheda o in un’altra finestra

4 Aggiornare una pagina Web e interrompere il caricamento


In alcuni casi può tornare utile ricaricare la pagina correntemente visualizza-
ta, ad esempio per controllare eventuali aggiornamenti. Per farlo battere il tasto
F5 sulla tastiera o cliccare sul pulsante sulla sinistra della barra degli indirizzi.
Per interrompere invece il caricamento di una pagina Web battere il tasto
ESC da tastiera o cliccare sul pulsante Interrompi a sinistra della barra
degli indirizzi.

5 L’autocompletamento degli indirizzi e la Cronologia


Quando si naviga, normalmente, come abbiamo visto, si digitano gli indirizzi
nell’omnibox. Questi indirizzi vengono memorizzati dal browser, e dunque,
mentre digitiamo un indirizzo, il programma ci fornisce dei suggerimenti in
base alle nostre navigazioni precedenti. Così, ad esempio, se abbiamo visitato
in una sessione precedente il sito della Ferrari e iniziamo a digitare il relativo
URL durante una nuova sessione, Chrome ci suggerirà l’URL memorizzato,
per evitarci la «fatica» di digitare l’URL completo (figura 5).

Figura 5 - Abbiamo digitato «fer» nell’omnibox, e Chrome ci fornisce dei suggerimenti in base ai dati
di navigazione memorizzati

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Ciò avviene perché il software memorizza gli URL già visitati in prece-
denza in un’area di memoria detta Cronologia, il cui contenuto può essere
visualizzato cliccando su Personalizza e controlla Google Chrome e quindi
su Cronologia (figura 6).

Figura 6 - Accedere alla Cronologia

Viene così aperta la scheda Cronologia nella quale vengono mostrate, or-
ganizzate in ordine cronologico, le pagine visitate.
Nella parte sinistra della scheda troviamo il comando Cancella dati di navi-
gazione, cliccando sul quale viene mostrata la finestra omonima che ci consente
di cancellare, tra le altre cose, la Cronologia. Possiamo decidere quali elementi
di navigazione cancellare cliccando sulle relative caselle di selezione, nonché
cliccare sul menu Cancella i seguenti elementi da per decidere se cancellare
tutto o solo ciò che è stato memorizzato nell’ultima ora, nell’ultimo giorno ecc.

6 I cookie
Quando si naviga in Internet, spesso si fa uso del termine cookie al quale
viene spesso legato il concetto di memorizzazione automatica di dati personali
sul computer.
Ma cosa rappresentano realmente i cookie e quali sono i rischi che sotten-
dono? Innanzitutto chiariamo che i cookie rappresentano dei file contenenti
informazioni relative all’utente: il nome del computer, la prima data di con-
nessione a quel sito ecc.

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Il motivo per il quale un sito può far uso di un cookie (che letteralmente signi-
fica «biscottino») è legato all’efficienza delle operazioni da far svolgere all’utente:
quelle informazioni infatti una volta che sono memorizzate possono essere
usate dal server Web in seguito, quando l’utente visiterà nuovamente quel sito.
In altre parole, il cookie specifica in modo univoco l’utente che visita un
sito Web con un codice numerico in modo che al successivo accesso a quello
stesso sito le impostazioni personalizzate dell’utente precedentemente salvate
serviranno al software del sito a «riconoscere» l’utente ed evitargli la riscrittura
delle sue preferenze.
Senza i cookie, ad esempio, navigando su Facebook per sfogliare profili o
messaggi, bisognerebbe fare il login ogni volta che si cambia pagina.
I cookie costituiscono anche uno strumento fondamentale per indirizzare
in modo mirato messaggi pubblicitari e memorizzare informazioni statistiche
che concernono l’utilizzo di Internet: ad esempio se si è alla ricerca di un’auto
usata e si visitano i relativi siti Web di compravendita di autovetture, durante la
navigazione in altri siti, anche in momenti successivi, è possibile essere oggetto
di annunci pubblicitari provenienti dal settore delle quattro ruote.
I cookie in linea di massima non registrano dati riservati come codici
bancari, carte di credito o password ed hanno di solito una data di scadenza,
superata la quale vengono cancellati automaticamente.
I cookie in definitiva rappresentano una componente essenziale per miglio-
rare la navigazione su un sito e rendere convenienti le procedure di interazione
tra utente e server Web.
Se la stragrande maggioranza dei siti Web utilizza i cookie per offrire un servizio
aggiuntivo agli utenti si dovrebbe escludere la loro dannosità in quanto peraltro i
cookie non trasportano virus o programmi dannosi al computer (malware). Pur-
troppo però esistono siti che lucrano sui dati e sulle informazioni memorizzate
nei cookie violando la privacy dell’utente e inviando successivamente pubblicità
mirate agli interessi indicati più o meno implicitamente dai cookie stessi.
Ricordiamo poi che i cookie vengono rilasciati e memorizzati sul computer
utilizzato per la navigazione. Per questo motivo, è buona norma limitare l’uso
dei cookie quando si utilizza un computer pubblico o comunque non stretta-
mente personale.
Tutto ciò induce perciò a controllare il meccanismo di memorizzazione dei
cookie sul computer sul quale si naviga o quantomeno ad essere consapevoli
delle proprie azioni, limitando in qualche caso la gestione dei cookie che al-
trimenti agirebbe a 360 gradi.
Tutti i browser hanno normalmente un’opzione che permette di non ac-
cettare i cookie o di accettarli previa conferma dell’utente.
È possibile limitare l’uso di cookie entrando nelle impostazioni avanzate di
Chrome e, dalla sezione Privacy, cliccando sul pulsante Impostazioni con-
tenuti per aprire l’omonima finestra nella quale possiamo trovare la sezione
Cookie (figura 7).

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Figura 7 - Finestra Impostazioni contenuti, sezione Cookie

7 La navigazione con Google Chrome


Abbiamo già accennato al fatto che per iniziare a navigare bisogna lancia-
re la connessione, aprire il browser e digitare un URL nell’omnibox. Una volta
caricata la pagina possiamo navigare cliccando sui
link o collegamenti. Durante la navigazione possiamo
avvertire l’esigenza di visitare una pagina già vista in
precedenza, procedendo a ritroso, e poi di tornare al
punto in cui eravamo. In queste ipotesi possiamo Figura 8 - I pulsanti Indietro
utilizzare i pulsanti Indietro e Avanti presenti a sini- e Avanti
stra dell’omnibox (figura 8).
Sempre a sinistra dell’omnibox troviamo il pulsante Home che, se clicca-
to, consente di tornare alla pagina impostata come pagina iniziale (cioè quella
visualizzata all’avvio del browser). Se il pulsante non dovesse essere presente,
visualizzare la schermata delle Impostazioni e, nella sezione Aspetto, attivare
l’opzione Mostra pulsante pagina iniziale.
Per visualizzare siti già visitati in sessioni precedenti possiamo far ricorso a
due metodi: l’uso dell’omnibox e della finestra Cronologia. Il primo metodo è
molto semplice: è sufficiente iniziare a digitare un URL, e il browser ci mostrerà
i suggerimenti relativi alle pagine già visitate.
L’altro metodo, abbiamo detto, consiste nell’usare la Cronologia. Abbiamo
già visto come accedere alla scheda della Cronologia, che ci mostra in ordine
cronologico i siti visitati. Per aprire una pagina presente in cronologia, è suf-
ficiente scorrere la schermata fino a trovarla (o utilizzare la casella di ricerca)
e poi cliccare su di essa per aprirla nel browser.

8 Gestione dei preferiti


Quando si naviga in rete capita spesso di dover memorizzare l’indirizzo URL
di un sito ritenuto interessante.

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Onde evitare di dover ricordare a memoria l’indirizzo o di trascriverlo in


un bloc notes, Google Chrome, così come gli altri browser, mette a disposi-
zione una funzionalità nota sotto il nome di Preferiti, una sorta di rubrica
di indirizzi che agevola colui che intende raggiungere rapidamente un
determinato sito.
In Google Chrome, al di sotto dell’omnibox è presente la Barra dei Preferiti
(figura 9).

Figura 9 - La Barra dei Preferiti

Un clic con il tasto sinistro del mouse su un Preferito apre la relativa pagina
nella scheda correntemente visualizzata; cliccando invece con il tasto destro del
mouse è possibile, dal menu contestuale, aprirlo in un’altra scheda, in un’altra
finestra, modificarlo o eliminarlo.
Il modo più semplice per inserire una pagina Web nella Barra dei Preferiti
consiste dapprima nel visualizzare con il browser la pagina e poi nel fare clic
sul pulsante Aggiungi ai Preferiti presente alla destra dell’omnibox.
Viene visualizzata la finestra mostrata in figura 10, dove si può sostituire
all’anonimo indirizzo della pagina un nome più opportuno ad individuarla.

Figura 10 - Aggiungere un sito ai Preferiti

Facendo clic sul pulsante Fine l’operazione è conclusa: nella barra dei Prefe-
riti, da quel momento in poi, apparirà l’etichetta, con il nome precedentemente
indicato e pronta per rendere più agevole ed immediata la visualizzazione della
pagina, quando lo si desideri. Da questa stessa finestra è possibile eliminare
un Preferito cliccando su Rimuovi o modificarlo cliccando su Modifica (tra
poche righe spiegheremo la finestra Modifica preferito).
Quando i Preferiti diventano numerosi, piuttosto che memorizzare le
pagine nella Barra dei Preferiti (che ovviamente per motivi di spazio visua-
lizzerà solo le prime etichette) è consigliabile raggruppare le diverse pagine
in cartelle.

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In questi casi nella finestra di cui alla figura si deve cliccare sulla freccia
relativa alla casella Cartella quindi cliccare su Scegli un’altra cartella: apparirà
la finestra Modifica preferito (figura 11).

Figura 11 - Finestra Modifica Preferito

Si potrà allora indicare a Chrome di memorizzare la pagina Web invece che


nella Barra dei Preferiti in altre cartelle già esistenti (ad esempio Altri Prefe-
riti) o da creare: in quest’ultimo caso si dovrà cliccare sul pulsante Nuova
cartella, avendo l’accortezza di assegnare un nome significativo alla cartella
appena creata. L’effetto di
questa operazione consiste
nel disporre sulla Barra dei
Preferiti la nuova cartella
contenente la pagina Web.

9 Cataloghi e motori di ricerca


Per cercare su Internet le informazioni che ci interessano (o, più precisa-
mente, gli indirizzi dei siti che contengono le informazioni che ci interessano),
possiamo avvalerci di due strumenti di fondamentale importanza:
• i cataloghi (o directory);
• i motori di ricerca.
I cataloghi sono elenchi ragionati di siti raggruppati per argomento. Un
esempio di catalogo è quello offerto da Virgilio, all’URL www.virgilio.it.
I cataloghi sono organizzati secondo la classica struttura ad albero: cliccando
su una categoria, viene visualizzato un elenco di sottocategorie da cui si può
accedere ad un ulteriore elenco, fino ad arrivare all’argomento che interessa.

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La ricerca tramite cataloghi è abbastanza semplice, ma a volte i risultati


sono abbastanza limitati.
Diverso è il discorso per quanto riguarda i motori di ricerca. Questi ultimi
permettono di effettuare ricerche partendo da una o più parole chiave e resti-
tuiscono un elenco di siti attinenti alle parole inserite. Facciamo un esempio
pratico per vedere come funziona un motore di ricerca, utilizzando uno dei
più usati, cioè Google (www.google.it).
Nella home page di Google (figura 12), è presente un campo all’interno del
quale si può inserire del testo. Qui dobbiamo appunto digitare l’argomento che
ci interessa e cliccare sul pulsante di ricerca.
Dopo alcuni secondi (il
tempo dipende anche dalla
velocità di connessione),
durante i quali il motore
cerca tra i siti catalogati per
trovare ciò che risponde alla
parola o alle parole da noi
inserite, viene visualizzata
una pagina con i risultati,
con i link di tutti i siti trovati.
Infine, è opportuno sot-
tolineare che le ricerche
Figura 12 - La home page di Google possono anche essere effet-
tuate al di fuori dei classici
motori di ricerca. Il Web offre infatti molte altre fonti che, soprattutto per ricer-
che monografiche molto specifiche, o per la ricerca del significato di determi-
nati termini, possono rivelarsi molto utili. Stiamo parlando delle enciclopedie
e dei dizionari, che svolgono lo stesso ruolo dei loro omologhi cartacei. Un
classico esempio di enciclopedia online è Wikipedia (http://it.wikipedia.org)
alla quale possono partecipare, con il proprio contributo, tutti gli utenti. Si
tratta di un’enciclopedia a contenuto libero, redatta in modo collaborativo da
volontari e senza fine di lucro.
Ecco alcuni suggerimenti per ottimizzare le ricerche sul Web:
• non utilizzare parole troppo generiche (ad esempio musica, disegno, pittura);
• utilizzare i termini specifici per il tipo di ricerca, ricorrendo anche a sigle,
parole composte e termini stranieri;
• se un termine non fornisce un risultato soddisfacente, utilizzare dei sinonimi;
• ricorda che una parola può fornire risultati differenti a seconda che essa
venga usata al singolare o al plurale;
• fai attenzione alle parole che hanno più di un significato (ad esempio «pesca»
è un frutto, ma è anche l’attività del pescare).

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CAPITOLO 9
Schede pratiche

1 Struttura di un personal computer: componenti interni


SC

e periferiche
H
ED
A

COMPUTER
COMPONENTI INTERNI PERIFERICHE

Scheda madre Input Output Input/Output

Processore Tastiera Monitor Monitor touch


screen

Memoria RAM Mouse Stampante

Disco fisso Scanner Altoparlante/cuffie

Scheda video Webcam

Scheda audio Microfono

Scheda madre (motherboard o mainboard): contiene tutti i circuiti elettrici e i collegamenti tra i
vari componenti interni del PC. Sulla scheda madre viene alloggiato il processore, i moduli di memoria
RAM e le schede audio e video.
Processore: al suo interno avviene il processo di elaborazione dei dati secondo la logica fornita dalle
istruzioni dei programmi.
Memoria RAM: al suo interno vengono immagazzinati temporaneamente i dati in corso di elabo-
razione. Quando si spegne il computer, il contenuto della RAM viene cancellato.
Disco fisso: permette la memorizzazione permanente dei dati. Ad esempio quando salviamo un file,
questo viene «scritto» sul disco fisso.
Scheda video: permette la trasformazione dei bit in immagini che vengono visualizzate sul monitor.
Scheda audio: permette la trasformazione dei bit in suoni che possono essere ascoltati tramite gli
altoparlanti e le cuffie.
Tastiera: periferica di input che permette l’immissione di testi e comandi.
Mouse: dispositivo che permette il dialogo dell’utente con l’interfaccia grafica del sistema operativo e
dei programmi. Spostando il mouse, il puntatore sullo schermo segue il movimento. I comandi vengono
gestiti mediante i cosiddetti «clic» e «doppio clic» dei tasti del mouse.
Scanner: permette la digitalizzazione di testi e immagini.
Webcam: telecamera che permette di trasmettere le immagini riprese, in forma digitale, attraverso
un’interfaccia USB.
Microfono: può essere utilizzato per la comunicazione via Internet ma anche per impartire co-
mandi al PC. Mediante particolari software, è possibile utilizzare un microfono per «dettare» testi ad un
programma di videoscrittura.
Monitor: è uno schermo simile ad un televisore che serve a visualizzare i dati inviati al PC (ad esempio
mediante la tastiera) e i risultati delle elaborazioni.
Stampante: serve a trasferire su carta il risultato di un’elaborazione sotto forma di testo o immagini.
Altoparlanti o cuffie: servono per ascoltare i suoni riprodotti da un computer (i suoni di sistema,
un file mp3, l’audio di un film ecc.) e vengono collegati al computer mediante dei connettori posti sulla
parte posteriore della scheda audio.
Monitor touch screen: particolari monitor di ultima generazione mediante i quali è possibile im-
partire i comandi al computer mediante la pressione delle parti sensibili dello schermo. La tecnologia
touch è largamente utilizzata anche per smartphone e tablet.

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2 L’interfaccia di Windows
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e didattico metodologiche – La prova scritta del concorso scuola
CONCORSI

LEGENDA

Microsoft Windows è il sistema operativo più diffuso tra i PC, soprattutto in ambito
scolastico.
1. Pulsante Start o di Avvio: cliccando su di esso si apre il menu Start o di Avvio.
2. Menu Start o di Avvio: mostra le applicazioni utilizzate di recente.
3. Barra delle applicazioni: mostra le icone di alcuni programmi, che possono essere
aperti con un clic, e i pulsanti delle applicazioni aperte, che possono essere iconizzate
o ingrandite con un clic sul pulsante medesimo.
4. Area di notifica: mostra le notifiche di sistema (ad esempio l’arrivo di una nuova
mail, lo stato della rete, la presenza di problemi nel sistema ecc.).
5. Orologio e calendario: mostra la data e l’ora. Cliccando su di esso è possibile mo-
dificare le impostazioni.
6. Cestino: nel cestino vengono spostati i file eliminati, che possono essere recuperati
finché il cestino non viene svuotato.
7. Icone: elemento fondamentale dei sistemi Windows: file, programmi e cartelle ven-
gono tutti rappresentati da icone. Un doppio clic su un’icona apre il file, la cartella
o il programma corrispondente.
8. Pulsante di spegnimento: serve per arrestare il sistema. Cliccando sulla freccetta
vengono mostrate ulteriori icone per, ad esempio, riavviare il computer o cambiare
utente.
9. Indicatore di ricezione Wi-fi.
10. Luminosità.

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e didattico metodologiche – La prova scritta del concorso scuola
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3 L’interfaccia di Word
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e didattico metodologiche – La prova scritta del concorso scuola
CONCORSI

LEGENDA

Microsoft Word è il Word processor, ossia il programma di videoscrittura, più diffuso


al mondo. È parte della suite di software Microsoft Office.
1. Barra di accesso rapido: contiene i comandi utilizzati più frequentemente. I comandi
possono essere aggiunti o eliminati cliccando sulla freccia a destra della barra stessa.
2. Barra del titolo: mostra il nome del documento correntemente visualizzato seguito
dal nome dell’applicazione.
3. Pulsanti di controllo: permettono, da sinistra a destra, di iconizzare, ripristinare e
chiudere la finestra.
4. Barra multifunzione: è composta da schede, le quali raggruppano comandi omogeni
per la gestione del documento (ad esempio la scheda Inserisci permette di inserire
immagini, intestazioni e piè di pagina, simboli ecc. all’interno di un documento).
5. Gruppo: ciascuna scheda è suddivisa in gruppi che, a loro volta, contengono i sin-
goli comandi (ad esempio, il gruppo Carattere della scheda Home contiene tutti i
comandi per la gestione del carattere: tipo, grandezza, colore, stile ecc.).
6. Guida in linea: se cliccato, questo pulsante mostra la Guida di Word, per la risolu-
zione di problemi o la migliore comprensione di alcuni aspetti del programma.
7. Punto di inserimento: è il punto a partire dal quale viene inserito il testo quando lo
si digita dalla tastiera.
8. Barra di stato: mostra alcune informazioni quali numero di pagine del documen-
to, numero di parole, presenza di errori ortografici ecc. Può essere personalizzata
cliccando su di essa con il tasto destro del mouse.
9. Pulsanti di visualizzazione: permettono di modificare la modalità di visualizzazio-
ne del documento. Le modalità sono cinque: Layout di stampa, Lettura a schermo
intero, Layout web, Struttura, Bozza.
10. Zoom: permette di modificare lo zoom di visualizzazione del documento. È possibile
fare ciò cliccando sui pulsanti + e – oppure agganciando con il mouse l’indicatore
e trascinandolo verso destra o verso sinistra.
11. Account che ha eseguito l’accesso: le funzioni del software variano a seconda della
licenza acquistata.

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4 L’interfaccia di Excel
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CONCORSI

LEGENDA

Excel è il foglio elettronico della suite di Office ed è uno dei software più utilizzati al
mondo. Il programma permette di fare calcoli e creare tabelle e grafici dalle funzionalità
molto avanzate. Ogni foglio di lavoro è composto da un reticolo di celle che si ottengono
con l’intersezione di colonne e righe.
1. Barra di accesso rapido: contiene i comandi utilizzati più frequentemente. I comandi
possono essere aggiunti o eliminati cliccando sulla freccia a destra della barra stessa.
2. Barra del titolo: mostra il nome della cartella di lavoro correntemente visualizzata,
seguito dal nome dell’applicazione.
3. Pulsanti di controllo della finestra dell’applicazione: permettono, da sinistra a
destra, di iconizzare, ripristinare e chiudere la finestra.
4. Guida in linea: se cliccato, questo pulsante mostra la Guida di Excel, per la risolu-
zione di problemi o la migliore comprensione di alcuni aspetti del programma.
5. Barra multifunzione: è composta da schede, le quali raggruppano comandi omo-
geni per la gestione della cartella di lavoro (ad esempio la scheda Formule permette
la completa gestione di formule e funzioni).
6. Gruppo: ciascuna scheda è suddivisa in gruppi che, a loro volta, contengono i sin-
goli comandi (ad esempio, il gruppo Carattere della scheda Home contiene tutti i
comandi per la gestione del carattere: tipo, grandezza, colore, stile ecc.).
7. Barra della formula: visualizza la formula o la funzione contenuta nella cella sele-
zionata. È possibile digitare o modificare una formula o una funzione direttamente
al suo interno.
8. Casella del nome: di default mostra il riferimento della cella correntemente sele-
zionata. È possibile digitare una stringa al suo interno per assegnare un nome a
una cella. Una volta assegnato un nome ad una cella, questo può essere utilizzato
al posto del riferimento in una formula o in una funzione.
9. Cella: è l’elemento fondamentale di una cartella di lavoro di Excel. Una cella è indivi-
duata da un riferimento, composto dall’intersezione di una riga e di una colonna. Ad
esempio la cella B5 è quella che si trova all’intersezione della colonna B con la riga 5.
10. Fogli di lavoro: ciascuna cartella è composta di default da tre fogli. È possibile ag-
giungerne altri o eliminarli. In una cartella di lavoro deve però essere presente almeno
un foglio. Per passare da un foglio all’altro è sufficiente cliccare sulla linguetta che
lo identifica.
11. Pulsanti di visualizzazione: permettono di modificare la modalità di visualizzazione
della cartella di lavoro. Le modalità sono tre: Normale, Layout di pagina, Anteprima
interruzioni di pagina.
12. Zoom: permette di modificare lo zoom di visualizzazione della cartella di lavoro.
È possibile fare ciò cliccando sui pulsanti + e – oppure agganciando con il mouse
l’indicatore e trascinandolo verso destra o verso sinistra.
13. Barra di stato: mostra informazioni sullo stato del foglio. Ad esempio, Pronto indica
che la cella selezionata è pronta ad ospitare i dati che verranno digitati.
14. Account che ha eseguito l’accesso: le funzioni del software variano a seconda della
licenza acquistata.

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5 L’interfaccia di Access
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LEGENDA

Access è un software del pacchetto Office, creato per la realizzazione e la gestione


di database. Consente di strutturare dati in tabelle, di metterli in relazione e di fare
ricerche su di essi (query).
1. Barra di accesso rapido: contiene i comandi utilizzati più frequentemente. I comandi
possono essere aggiunti o eliminati cliccando sulla freccia a destra della barra stessa.
2. Barra del titolo: mostra il nome del database correntemente aperto, seguito dal
nome dell’applicazione.
3. Pulsanti di controllo: permettono, da sinistra a destra, di iconizzare, ripristinare e
chiudere la finestra.
4. Guida in linea: se cliccato, questo pulsante mostra la Guida di Access, per la riso-
luzione di problemi o la migliore comprensione di alcuni aspetti del programma.
5. Barra multifunzione: è composta da schede, le quali raggruppano comandi omogeni
per la gestione del database (ad esempio la scheda Crea permette di creare tabelle,
maschere, query e report).
6. Gruppo: ciascuna scheda è suddivisa in gruppi che, a loro volta, contengono i singoli
comandi (ad esempio, il gruppo Formattazione testo della scheda Home contiene
tutti i comandi per la gestione del testo: tipo di carattere, grandezza, colore, stile
ecc.).
7. Riquadro di spostamento: visualizza tutti gli oggetti (tabelle, maschere, query, report)
presenti nel database. Cliccando sulla freccia con la punta rivolta verso il basso in
alto a destra del riquadro, è possibile modificare i criteri di visualizzazione.
8. Etichetta: quando abbiamo più oggetti aperti, uno è in primo piano e degli altri ven-
gono mostrate solo le etichette. È possibile passare da un oggetto all’altro cliccando
sulle etichette che li identificano.
9. Finestra oggetto: mostra l’oggetto correntemente aperto.
10. Selettore dei record: quando una maschera o una query è aperta, possiamo spostarci
tra i record utilizzando questo selettore. È anche possibile operare ricerche all’interno
dei record. Inoltre, mostra se sono stati applicati o meno dei filtri.
11. Pulsanti di visualizzazione: permettono di modificare la modalità di visualizzazione.
Le modalità variano a seconda del tipo di oggetto sul quale stiamo lavorando. In linea
di massima, comunque, da qui è possibile passare dalla visualizzazione «normale» (il
primo pulsante a sinistra) alla visualizzazione «struttura» (ultimo pulsante a destra).
12. Account che ha eseguito l’accesso: le funzioni del software variano a seconda della
licenza acquistata.

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6 L’interfaccia diPowerPoint
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LEGENDA

1. Barra di accesso rapido: contiene i comandi utilizzati più frequentemente. I comandi


possono essere aggiunti o eliminati cliccando sulla freccia a destra della barra stessa.
2. Barra del titolo: mostra il nome della presentazione correntemente visualizzata
seguito dal nome dell’applicazione.
3. Pulsanti di controllo: permettono, da sinistra a destra, di iconizzare, ripristinare e
chiudere la finestra.
4. Barra multifunzione: è composta da schede, le quali raggruppano comandi omo-
genei per la gestione del documento (ad esempio la scheda Animazioni permette
la gestione delle animazioni degli oggetti che fanno parte di una diapositiva).
5. Gruppo: ciascuna scheda è suddivisa in gruppi che, a loro volta, contengono i singoli
comandi (ad esempio, il gruppo Diapositive contiene tutti i comandi per la gestione
delle diapositive: inserimento di una nuova diapositiva, scelta del layout ecc.).
6. Guida in linea: se cliccato, questo pulsante mostra la Guida di PowerPoint, per la
risoluzione di problemi o la migliore comprensione di alcuni aspetti del programma.
7. Scheda Diapositive: mostra le miniature delle diapositive che fanno parte della
presentazione. Cliccando sulla scheda Struttura viene mostrato il testo delle singole
diapositive, e più in particolare la struttura del testo medesimo: titolo, elenchi puntati,
numerati ecc.
8. Diapositiva attiva: la parte principale dell’interfaccia è occupata dalla diapositiva
attiva, cioè quella su cui si sta lavorando in un determinato momento.
9. Barra di stato: mostra alcune informazioni quali numero di diapositive della pre-
sentazione, il tema utilizzato, la lingua usata. Può essere personalizzata cliccando
su di essa con il tasto destro del mouse.
10. Pulsanti di visualizzazione: permettono di modificare la modalità di visualizzazio-
ne del documento. Le modalità sono quattro: Visualizzazione normale, Sequenza
diapositive, Visualizzazione di lettura, Presentazione.
11. Zoom: permette di modificare lo zoom di visualizzazione della diapositiva corrente.
È possibile fare ciò cliccando sui pulsanti + e – oppure agganciando con il mouse
l’indicatore e trascinandolo verso destra o verso sinistra.
12. Account che ha eseguito l’accesso: le funzioni del software variano sulla base della
licenza acquistata.

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7 L’interfaccia di Google Chrome


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LEGENDA

Internet Explorer è il browser, ossia il software di navigazione internet del sistema


windows. È sicuramente uno dei browser più diffusi al mondo.
1. Pulsanti di controllo: da sinistra a destra, iconizza, ripristina e chiude la finestra.
2. Pulsanti Avanti e Indietro: servono per navigare avanti e indietro tra le pagine
visitate.
3. Barra dell’indirizzo: qui va digitato l’URL della pagina che si intende visitare. Una
volta digitato l’indirizzo, per caricare la pagina battere Invio o cliccare sul pulsante
Vai nella parte destra della barra.
4. Schede. Quando più pagine sono aperte, ciascuna pagina è aperta in una scheda.
Per passare da una scheda all’altra è sufficiente cliccare sull’etichetta che la identifica.
5. Pulsanti Pagina iniziale, Preferiti e Strumenti: il pulsante Pagina iniziale porta alla
pagina impostata (dall’utente o di default) come home page all’apertura del browser;
il pulsante Preferiti apre il menu per la gestione dei segnalibri: il pulsante Strumenti
apre il menu degli strumenti per la gestione del programma.
6. Finestra principale: mostra la pagina web aperta nella scheda correntemente vi-
sualizzata.

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8 Il software
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A riga di comando

Di sistema Sistema operativo

Ad interfaccia
grafica

SOFTWARE
Videoscrittura

Foglio elettronico

Database

Applicativo
Presentazioni elettroniche

Browser web

Grafica

Il software può essere suddiviso in due grandi categorie: software di sistema e


software applicativo.
Il software di sistema è necessario per l’avvio e il funzionamento del computer.
Tipico esempio di software di sistema è il sistema operativo.
Il sistema operativo è un insieme di programmi che, da un lato, gestisce l’elaborazione
dei dati e «coordina» il funzionamento del computer e, dall’altro, permette all’utente di
interagire con il computer e di impartire i comandi. Quest’ultima azione è compiuta
mediante l’interfaccia.
Inizialmente l’interfaccia dei sistemi operativi era a riga di comando: i comandi
venivano materialmente digitati dall’utente il quale, quindi, doveva conoscere la sin-
tassi utilizzata dal sistema. MS-DOS è un tipico esempio di sistema operativo a riga di
comando.

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e didattico metodologiche – La prova scritta del concorso scuola
CONCORSI

I moderni sistemi operativi sono a interfaccia grafica: l’utente impartisce i comandi


in modo intuitivo agendo su oggetti grafici presenti sullo schermo (icone, pulsanti ecc.).
Windows è un tipico esempio di sistema operativo a interfaccia grafica.
Il software applicativo è installato ed utilizzato dagli utenti per soddisfare precise
esigenze. Non è dunque un software necessario per il funzionamento del PC.
Le tipologie di software applicativo più utilizzate sono le seguenti:
• programmi di videoscrittura, chiamati anche word processor. Permettono di uti-
lizzare il computer per scrivere, modificare e stampare testi utilizzando una format-
tazione professionale (ad esempio Microsoft Word);
• programmi di foglio elettronico, permettono di automatizzare calcoli complessi
mediante l’utilizzo di formule e funzioni e di realizzare e gestire grafici statistici (ad
esempio Microsoft Excel);
• programmi di archiviazione dati o database, utili per la creazione e la gestione di
archivi (ad esempio Microsoft Access);
• software di presentazione, utilizzati per creare presentazioni elettroniche compo-
ste da diapositive, che possono essere mostrate sul monitor o proiettate sullo scher-
mo. Trovano applicazione in campo didattico, scientifico e commerciale (ad esem-
pio Microsoft PowerPoint);
• browser web, permettono di visualizzare le pagine web e di navigare, interpretan-
do il linguaggio con il quale le pagine stesse sono scritte (ad esempio l’HTML) e tra-
ducendolo in maniera comprensibile per l’utente (ad esempio Google Chrome);
• programmi di grafica. Servono per la visualizzazione, la modifica e la gestione di
file grafici. Molto usati in campo fotografico, editoriale e pubblicitario (ad esempio
Photoshop).

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e didattico metodologiche – La prova scritta del concorso scuola
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9 Reti di computer
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RETE

LAN
WAN

Con BUS Ad anello A stella

RETE LOCALE + INTERNET

Intranet Extranet

LAN (Local Area Network): rete locale che collega un numero limitato di computer
in un’area abbastanza ristretta (al massimo pochi chilometri).
LAN con bus: tutti i computer sono collegati ad un unico cavo (bus). Le informazioni
viaggiano sul bus, e può avvenire un solo collegamento alla volta tra qualsiasi coppia
di computer. Un guasto sul bus divide la rete in due tronconi che possono continuare
a funzionare autonomamente.

LAN ad anello: ogni PC è collegato ad altri due computer. Le informazioni viaggiano


in una direzione predeterminata, oraria o antiorario. Un guasto ad un collegamento

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non impedisce il funzionamento della rete in quanto le informazioni possono viaggiare


nella direzione opposta a quella predeterminata.

LAN a stella: tutti i computer sono collegati ad un dispositivo centrale (detto hub o
concentratore) il cui compito è di coordinare i vari collegamenti che si instaurano tra i
computer. In caso di guasto ad un collegamento, il resto della rete continua a funzionare
normalmente, mentre il guasto del concentratore ne compromette il funzionamento.

WAN (Wide Area Network): o reti geografiche, sfruttano i collegamenti di tipo


telefonico per mettere in collegamento computer anche molto distanti. La gestione
delle WAN è estremamente complessa e richiede la presenza di tecnici specializzati
con competenze informatiche e telematiche.
Intranet ed Extranet: l’utilizzo combinato delle reti di computer e di Internet ha dato
vita a due tipologie di rete molto utilizzate in ambito aziendale: Intranet ed Extranet.
L’Intranet è una rete che utilizza gli stessi protocolli di Internet, ma mentre l’accesso alle
risorse Internet è libero, l’accesso alla Intranet è riservato solo a coloro che dispongono
delle opportune autorizzazioni (ad esempio i dipendenti di un’azienda). L’Extranet è
una Intranet che permette l’accesso anche a determinati soggetti esterni (ad esempio
i clienti di un’azienda).

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e didattico metodologiche – La prova scritta del concorso scuola
CONCORSI

10 Software e tipi di licenza


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Licenza d’uso: quando si acquista un software in realtà non si stipula una vendita
del software ma una licenza d’uso, cioè un contratto in cui in cui chi fornisce il pro-
gramma fissa una serie di condizioni per il suo utilizzo. In altri termini, acquistare un
programma non vuol dire diventarne proprietario, in quanto ciò che si acquista è la
licenza di utilizzare quel determinato programma.
Software libero: il software è libero (free) quando il titolare dei diritti autorizza chiun-
que ad utilizzare il programma, riprodurlo e distribuirlo, in forma originale o anche dopo
averlo modificato, sia gratuitamente che a pagamento. Affinché il software possa essere
considerato libero è necessario che di esso sia messo a disposizione il codice sorgente.
Licenza freeware: si ha questo tipo di licenza quando il titolare dei diritti concede
a chi lo richiede (ovvero automaticamente mettendolo a disposizione su Internet) un
software, escludendo la possibilità di modifica.
Nell’ambito delle licenze freeware si distinguono tre sottoclassi:
• cardware: prevede in cambio dell’utilizzo del software che sia spedita una cartolina
all’autore, con suggerimenti, ringraziamenti ecc.;
• greenware e careware, che richiedono l’adempimento di obblighi di tipo sociale.
Nella licenza greenware il fruitore viene invitato ad un comportamento corretto nei
confronti dell’ambiente; nella licenza careware si richiede il rispetto generalizzato
che ricopra, oltre i diritti morali, anche i rapporti con gli altri esseri umani.
Licenza shareware: si ha quando l’uso del software è concesso solo per un determinato
periodo o con funzionalità ridotte. Per la rimozione dei suddetti limiti è previsto un paga-
mento. La licenza shareware è quindi funzionale all’acquisto del prodotto nella sua integrità.
Licenza trial version: con questa licenza il venditore mette a disposizione una
versione provvisoria del programma.
Licenza open source: open source significa «sorgente (o codice) aperto», ossia libertà
di utilizzo e di modifica del codice del software, con la finalità di rendere di pubblico
dominio le risorse informatiche.
Le licenze open source possono essere di vario genere, tra cui:
• licenza GPL (General Public Licence) che disciplina il diritto di copia, di distribuzio-
ne e di modifica. Fondamentale l’indicazione, da parte di chi apporta modifiche, che
si tratta di un programma modificato, nonché l’assenza di garanzia circa l’originali-
tà della copia. Deve essere sempre indicato l’autore e le modifiche e la distribuzione
sono ammesse solo se rispettano le condizioni della licenza;
• licenze BSD e MIT. Sono modelli di licenze precompilate da unire al software. An-
che in questo caso è prevista l’indicazione dell’autore e l’avviso che la garanzia non
viene assicurata;
• licenza artistica. SI tratta di una particolare licenza che fa riferimento alle modalità
di copia del software affinché sia mantenuta l’artisticità delle soluzioni visive scelte
dall’autore;
• licenza Debian. La distribuzione del free software Debian è regolata da un docu-
mento programmatico: le linee guida Debian (DFSG) che hanno fortemente influen-
zato la filosofia dell’open source.

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e didattico metodologiche – La prova scritta del concorso scuola
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11 Attività didattica e LIM


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Quiz interattivi Mappe concettuali Learning object Video digitali

1. Dividere la classe in 2 1. Elaborazione di una I LO sono unità di ap- Tramite la LIM è pos-
gruppi e individuare un lezione frontale uti- prendimento multi- sibile mostrare video
capogruppo lizzando la LIM come mediali composte da direttamente online
supporto didattico video, audio e testo

2. Invitare un ragazzo Gli studenti possono essi


per gruppo e sotto- 2. Elaborazione di do- Il tempo di apprendi- stessi realizzare video
porre uno stesso quiz a mande-guida per la co- mento varia dai 2 ai 15 (broadcasting yourself)
entrambi struzione della mappa minuti
concettuale con rispo-
ste fornite dagli studenti Tramite il tool «cattura
3. Analizzare le risposte divisi in coppie immagine» della LIM è
e attribuire un punteg- possibile avviare rifles-
gio alle squadre sioni su singoli frame
3. Creazione della map- dei video
pa con un software
4. Proseguire con i di- adeguato, sulla base
versi componenti delle di un dibattito tra gli
squadre e proclamare la studenti animato dal
squadra vincitrice docente

4. Stampa della mappa


e distribuzione tra gli
studenti o invio della
mappa alle e-mail degli
studenti

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12 LIM e Web
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Blog Podcast Wiki Webquest

Scopi: Scopi: Scopi: Scopi:


• aprire una finestra • presentazione di au- • realizzazione a più • proporre opportuni-
sul mondo dei ra- dio-lezioni, sintesi, mani di documenti tà di apprendimento
gazzi; descrizioni, narra- modicabilli e miglio- informale;
• dialogare con i ra- zioni ecc.; rabili nel tempo; • promuovere le ca-
gazzi sulle discipline • potenziamento delle • invogliare la coope- pacità metacogniti-
oggetto di studio; conoscenze acqui- razione tra gli alunni; ve degli alunni
• sviluppare temati- site rendendo più • rafforzare il ruolo di
che; coinvolgente l’ap- coacher del docente
• pubblicizzare le prendimento;
attività svolte dalla • utilizzo in ambito
classe linguistico per mi-
gliorare la pronun-
cia e correggere le
distonie verbali

LEGENDA

Blog: particolare tipo di sito web personale i cui contenuti sono visualizzati crono-
logicamente. Il gestore, detto blogger, pubblica periodicamente contenuti multimediali
che possono andare dal semplice testo, a foto, video ecc.
Podcast: Il podcasting è un sistema che permette di scaricare automaticamente
documenti (podcast), in formato audio o video utilizzando un programma chiamato
aggregatore o feed reader.
Wiki: un wiki è un sito web (o comunque una collezione di documenti ipertestua-
li) che permette ad ogni utilizzatore di aggiungere contenuti, come in un forum, ma
anche di modificare i contenuti esistenti inseriti da altri utilizzatori (http://it.wikipedia.
org/wiki/Wiki).
Webquest: è un’attività orientata alla ricerca nella quale le informazioni con cui in-
teragiscono gli apprendenti provengono completamente o almeno in parte da risorse
presenti in Internet.

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