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FONTI E TESTI

Raccolta di Archeologia e Storia dell'arte

Direttori
Caterina Furlan e Frederick Mario Fales,
Università di Udine

Comitato scientifico
Flavio Fergonzi, Università di Udine
Donata Levi, Università di Udine
Antonello Negri, Università Statale, Milano
Valentino Pace, Università di Udine
Simona Rinaldi, Università della Tuscia, Viterbo
Luigi Sperti, Università Ca' Foscari, Venezia

Fales, Frederick Mario


L'aramaico antico : storia, grammatica, testi commentati I Frederick Mario Fales, Giulia Fran-
cesca Grassi; con un'appendice paleografica di Ezio Attardo. - Udine: Forum, 2016.
(Fonti e testi : raccolta di archeologia e storia dell'arte)
ISBN 978-88-8420-891-0

I. Iscrizioni aramaiche - Sec. 10.-8. a.C.


I. Grassi, Giulia Francesca II. Attardo, Ezio

492.2 (WebDewey 2016) - LINGUE ARAMAICHE

Scheda catalografica a cura del Sistema bibliotecario del! 'Università degli studi di Udine
Frederick Mario Fales
Giulia Francesca Grassi

• •
'ara a1co an 1co
Storia, grammatica, testi co01n1entati
con un'appendice paleografica di Ezio Attardo

FORUM
Opera sottoposta a
peer review secondo
il protocollo UPI

In copertina
Giovanni Raggi (Bergamo, 1712 - ivi, 1792/94),
Balaam benedice Israele (particolare); per gentile
concessione del Museo d'Arte Sacra San Martino,
Alzano Lombardo (Bergamo).

Stampa
Press Up, Ladispoli (Roma)

© FORUM 2016
Editrice Universitaria Udinese
FARE srl - Società con socio unico
Università degli Studi di Udine
Via Palladio, 8 - 33100 Udine
Te!. 0432 26001 / Fax 0432 296756
www.forumeditrice.it

ISBN 978-88-8420-891-0
INDICE

Prefazione di Frederick Mario Fa/es e Giulia Francesca Grassi pag. 9

PARTE I: L'ARAMAICO ANTICO: INTRODUZIONE

1. L'aramaico antico: contesto storico (F.M. Fales) )) 13


1.1. Definizione linguistica. Diffusione geografica e cronologica )) 13
1.2. Ag.lamfi Aramayu: il quadro storico più antico )) 16
1.3. Gli stati aramei in Alta Mesopotamia )) 20
1.4. Gli stati aramei in Siria )) 23
1.5. Il corpus dei testi in aramaico antico (ca. 900-750 a.C.) )) 31

2. Fonologia e morfologia (F.M. Fales) )) 41


2.1. Scrittura e fonologia )) 41
2.2. Morfologia )) 44
2.3. Le varietà locali dell'aramaico più antico: uno sguardo d'insieme )) 50

3. Morfosintassi e sintassi (G.F. Grassi) )) 53


3.1. Il sintagma nominale )) 53
3.2. La frase semplice )) 56
3.3. La frase complessa )) 60

PARTE II: I TESTI DELL'ARAMAICO ANTICO


(edizione e commento di G.F. Grassi, con la collaborazione di F.M. Fales)

I. L'ISCRIZIONE DI TELL HALAF



)) 65
II. L'ISCRIZIONE DI TELL FEKHERYE )) 69
III. LE ISCRIZIONI DI NINURTA-BELU-USUR•
DAARSLAN TASH )) 82
IV. LA STELE DI BAR-HADAD A MELQART )) 89
V. LE STELE DI SEFIRE )) 92
(a) Stele di Sefire IA )) 93
(b) Stele di Sefire IIC )) 109
(c) Stele di Sefire III )) 113
-
VI. L'ISCRIZIONE DI ZAKKUR, RE DI ijAMAT )) 123
(a) Zakkiir A )) 124
(b) Zakkiir B )) 130
VII. LE ISCRIZIONI DI ijAZA'EL, RE DI DAMASCO )) 132
6 Indice

VIII. L'ISCRIZIONE DI TEL DAN >> 136


IX. LA STELE DI BUKAN
-
>> 144
-
X L'ISCRIZIONE DI BALA 'AM DA DEIR 'ALLA )) 151
XI. LA SECONDA ISCRIZIONE DI KILAMUWA )) 159
XII. L'ISCRIZIONE DI PANAMUWA I A HADAD )) 166
-
XIII. L'ISCRIZIONE DI BARRAKIB PER IL PADRE PANAMUWA II )) 192
XIV. L'ISCRIZIONE DI KTMW )) 204
XV. LE ISCRIZIONI ARAMAICHE DI BARRAKIB
- )) 214
XVI. TESTI BREVI )) 221
(a) I testi minori di Deir 'Alla )) 221
(b) L'alfabeto di Teli ijalaf )) 222
(c) Graffiti, bullae, ostraca di ijamat )) 224
(d) I pesi di ijamat e di Qarqar )) 227
(e) I bronzi di Nimrud )) 229
(f) Gli avori di Nimrud )) 232
(g) La coppa di Olimpia )) 233
(h) I bronzi del Luristan )) 234
(i) La coppa astrale )) 236
(j) Tre iscrizioni su suppellettile dalla Galilea )) 238
(k) La pietra di Emar )) 240
(1) I sigilli )) 240
XVII. TESTI DI DUBBIA ASCRIZIONE ALL'ARAMAICO )) 244
(a) La statua di Amman )) 244
(b) Due frammenti di iscrizioni da Zincirli )) 246
(c) Amuleti di Zincirli )) 247
(d) Iscrizione su rivestimento di scudo, da Zincirli (?) )) 247
(e) Iscrizioni rinvenute in Italia )) 248
(f) L'iscrizione su suppellettile da Te! Zeror )) 251
(g) Il tubo di argilla da Ninive )) 252
(h) L'ostracon di Nimrud )) 252
(i) Le decorazioni di scettro da Khorsabad )) 253

Appendice paleografica (E. Attardo) )) 255

Bibliografia e abbreviazioni )) 273

Tavole )) 303
Alla memoria della Profssa Luisa Fantini Terzi,
una milanese di spirito civile ''manzoniano'',
appassionata studiosa e benemerita sostenitrice
delle lingue e culture de/l'Oriente antico.
Gli autori ringraziano cordialmente il professor Riccardo Contini e il professor
Felice Israel per i loro amichevoli e costruttivi suggerimenti. Si ringraziano
inoltre il dottor Riccardo Panigada, conservatore presso il Museo d'Arte Sacra
San Martino di Alzano Lombardo (BG), per la gentile concessione dell'immagine
di copertina; la dottoressa Francesca Minen e la dottoressa Roswitha Del Fabbro
per la fattiva e cortese collaborazione.
PREFAZIONE

Questo manuale è stato concepito essenzialmente ad usum scholae, secondo la ve-


tusta ma in sé fascinosa definizione che si dava di tali testi al Pontificio Istituto Bi-
blico, dove uno degli autori (F.M. Fales) compì parte dei suoi studi di Orientalisti-
ca. Tuttavia, la schola cui si faceva allora riferimento trova scarsa corrispondenza
con la pratica dei corsi di filologia e linguistica semitica quali si possono condurre/
seguire nell'Università italiana odierna, con le sue lauree triennali e magistrali mi-
rate a prese di coscienza veloci e fatalmente abbreviate con una nutrita gamma di
discipline, problematiche e risultati. Per chi è sottoposto, da docente o discente, ai
programmi di questo nuovo regime curriculare - in sé non privo di alcuni elemen-
ti qualificanti, va pur detto - il presente manuale sull'aramaico antico potrebbe
sembrare di dimensioni eccessive rispetto alla tempistica e al carico didattico di
singoli corsi semestrali. Tuttavia, tanto agli studenti (universitari o post-universi-
tari che siano) quanto ai loro docenti e in generale a studiosi e cultori, dovrebbe
risultare di una certa comodità trovare riunita in un solo volume una scelta prati-
camente completa dei testi dell'aramaico antico (in trascrizione e traduzione con
esteso commento), unitamente a un'introduzione storica, a schizzi aggiornati della
grammatica (fonologia, morfologia e sintassi) e, infine, a una presentazione della
paleografia, con il corredo di illustrazioni a tratto delle epigrafi e di una estesa bi-
bliografia. Inoltre, il volume è concepito in modo tale per cui, dopo lo studio della
parte introduttiva, si può procedere alla lettura di qualsiasi iscrizione contenuta
nella seconda parte, il cui ordine non riflette la crescente difficoltà dei testi, bensì la
loro distribuzione cronologica e geografica. Questo consente di saltare alcune iscri-
zioni o di invertirne l'ordine senza pregiudicarne la comprensione, tanto ali' interno
di un corso quanto nell'ambito di un apprendimento individuale: si è infatti cercato
di rendere il volume pienamente fruibile anche da parte degli autodidatti, evitando
di dare per presupposta la conoscenza di altri dialetti aramaici, oppure dell'ebraico
o di qualsiasi altra lingua semitica.
Del resto, non è casuale che parte dei materiali che fot 111ano l'oggetto del pre-
sente volume sia stata inizialmente elaborata per un uso prettamente didattico, e in
specie per un corso post-universitario di aramaico tenuto a cadenza settimanale per
diversi anni (1999-2009) presso il Centro studi del Vìcino Oriente di Via Vitruvio
a Milano da F.M. Fales, con l'assistenza puntuale, sul piano scientifico e didattico,
di G.F. Grassi. Questa collaborazione, pur nata prima e altrove (presso la Cattedra
di Filologia semitica dell'Università di Udine), trovò nello stimolante quadro del
Centro studi milanese - dedicato ali 'insegnamento delle lingue e culture del Vicino
Oriente antico tramite il contributo di docenti giunti da tutta Italia - uno specifico
traguardo nella redazione di dispense annuali come strumenti indispensabili per la
preparazione degli allievi ali' esame di fine corso.
Furono dunque queste prime dispense, a fì1111a congiunta dei due autori, a rap-
presentare lo scheletro essenziale del presente lavoro, benché esse fossero assai
più ridotte nei commenti e nei rinvii bibliografici per ogni iscrizione. Dell 'impian-
to didattico originale rimangono ancora visibili alcune tracce, soprattutto nei casi
10 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

di dubbia leggibilità e/o interpretazione, tali da richiedere una puntuale disamina


delle diverse soluzioni proposte da specialisti successivi. E pur se, come si dirà
nel capitolo introduttivo, molto è mutato nel panorama degli studi sull'aramaico
più antico nel corso degli ultimi decenni, quelle prime dispense vennero fortuna-
tamente a cadere già in una fase di rilevante ampliamento della visuale linguisti-
co-culturale sull'aramaico antico, con il ritrovamento dei primi testi dell'aramaico
di Mesopotamia, che oggi gode di crescente interesse e di ulteriori apporti epi-
grafici. Per contro, naturalmente, altri aspetti della ricerca sull'aramaico antico si
sono venuti evidenziando o arricchendo nel corso di anni più recenti.
Al fine di aggiornare e arricchire la raccolta dei testi dell'aramaico antico in
vista del presente volume, l'insieme dei commentari ai testi è stato rivisto, con
cospicui ampliamenti e ristrutturazioni e con l'aggiunta di numerosi materiali
epigrafici pertinenti. La messa a punto del! 'apparato condiviso preesistente è
opera di G.F. Grassi, cui si devono altresì l'aggiunta delle iscrizioni I, III, IV, V,
IX, XIV - non trattate nei corsi milanesi - nonché l'ampliamento del corpus a una
serie di epigrafi rimaste finora un po' in ombra nella bibliografia sull'aramaico
antico (i materiali delle sezioni XVI e XVII). Il contributo di F.M. Fales a questa
nuova aggiornata presentazione è stato offerto sotto fo1111a di note, commenti e
precisazioni, soprattutto di carattere storico.
Per quanto riguarda i capitoli preliminari della Parte I, a fì1111a di F.M. Fales
sono il capitolo storico introduttivo ( cap. l) e lo schizzo della fonologia e morfo-
logia (cap. 2). Il capitolo sulla sintassi e morfosintassi (cap. 3) è, invece, a fi1111a
di G.F. Grassi. Infine, si deve a E. Attardo (Padova) - la cui perizia di paleografo
ha accompagnato in più occasioni i lavori di edizione di testi aramaici di F.M.
Fales - l'intervento conclusivo (Appendice paleografica) sull'evoluzione della
paleografia dei testi; sue sono anche alcune delle tavole illustrative delle epigrafi.

***
In chiusura, corre l'obbligo di ricordare che una trattazione complessiva sull'a-
ramaico antico mancava dagli studi italiani dal 1956, anno in cui un giovane
Giovanni Garbini dedicò al tema una densa Memoria del!' Accademia dei Lincei,
lavorando sui pochi testi allora a disposizione con un approccio innovativo, de-
stinato a segnare gli studi internazionali successivi sul tema. Al Maestro Garbini,
che nel corso della sua lunga e prolifica carriera scientifica è poi tornato in molte
occasioni ali 'aramaico antico con osservazioni originali e penetranti su singole
epigrafi o nel! 'ambito di più vaste trattazioni storico-linguistiche, i due autori si
pregiano di dedicare questo lavoro con l'ammirazione e l'affetto di discepoli - di-
retti o di secondo grado che siano - a un sessantennio esatto di distanza dalla sua
• • •
opera p1onenst1ca.

Udine/Gottingen, gennaio 2016

Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi


PARTE I

L'ARAMAICO ANTICO: INTRODUZIONE


1. L'ARAMAICO ANTICO: CONTESTO STORICO

1.1. Definizione linguistica. Diffusione geografica e cronologica

Con il te111line ''aramaico antico'' (AA) si definisce la fase e la varietà più antica
della lingua aramaica. Essa coincide con la comparsa dei primi testi conosciuti
1
in scrittura alfabetica - in una variante fo,·male distintiva rispetto a quella
fenicia (Naveh 1987a), quali sono attestati fin dall'inizio del IX sec. a.C. in
ambito siro-mesopotamico. Non vi è comune accordo sulla durata di questa fase
linguistica in relazione alla successiva e importante partizione della storia della
lingua, nota come ''aramaico d'impero'' (Al). In particolare, rimane ancora
aperta la questione, se nell' AA si debbano o meno includere anche le iscrizioni
aramaiche incise su tavolette d'argilla (rinvenute in quantità sempre maggiori
nel corso degli ultimi decenni) o su altri supporti impiegati quotidianamente
come veicoli legislativi ed amministrati vi dell'impero assiro per tutto il VII
2
sec..
Se il confine temporale tra AA e AI risulta dunque incerto in base a criteri
esclusivamente linguistici (v. Beyer 1984; Folmer 1995, 2009), in una
prospettiva più marcatamente storica, invece, esso è stato tradizionalmente
incentrato su uno iato politico di rilievo, prodottosi nella seconda metà delI' VIII
sec., con il soggiogamento progressivo dell'intera area transeufratica o levantina
e con la sovrapposizione del sistema provinciale dell'impero assiro ai sistemi di
regno preesistenti. In sostanza - riprendendo le opinioni precedenti sulla
questione (ad es., Garbini 1956, Degen 1969, p. 2) - si può riaffer111are che
l'arco temporale in cui va inquadrato l' AA coincida largamente con i 2-3 secoli
di esistenza autonoma dei regni della Siria transeufratica, le cui cancellerie
emanarono documenti di carattere ufficiale prima di essere assorbiti e inglobati
dall'amministrazione imperiale assira (vedi la ricostruzione storica di Dion 1997
e di recente Sader 2014, pp. 27-36).
Di fatto, dunque, il nucleo centrale del)' AA risulta tuttora rappresentato dalla
documentazione in scrittura alfabetica aramaica giunta fino a noi da questi regni
autonomi della Siria occidentale - e segnatamente di Sam'al/Ya'di, Arpad,
l:lamat e Damasco - che comprendeva testi storiografici e auto-celebrativi di
sovrani (come le varie iscrizioni samaliane e la stele di Zakkiir di ijamat,
dell'inizio dell 'VIII secolo; o la stele frammentaria di Tel Dan in Galilea, della
seconda metà del IX secolo, che commemora un re di Damasco), dediche
religiose ed ex-voto (come la stele per il dio fenicio Melqart da Breg; o i ca. 50

1
>,
Oppure abgad (dalla sequenza araba 1'), come è stato definito un sistema di scrittura f01111ato
solamente/principalmente da consonanti (Daniels 1997, p. 16).
2
Su questi testi, v. Fales 1986 e l'aggiornamento in Fales 2007a: sulla loro classificazione
linguistica, v. ad es. Kaufman 1997, p. 114.
14 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

graffiti su pietra da ijamat), ma anche trattati politici, come nel caso delle tre
stele da Sefire (metà del sec. VIII). In ottica diacronica, poi, le iscrizioni
ufficiali più tarde da ascrivere ali' AA risultano essere quelle di Barrakib, re di
Sam'al contemporaneo di Tiglath-pileser III (745-727). Non sembra pertanto
casuale il fatto che già il successivo regno di Salmanassar V (726-722) sia stato
- al contrario - caratterizzato dal}' emissione di una serie ·di pesi ufficiali in
3
assiro cuneifo1111e e aramaico alfabetico nella capitale imperiale Nimrud-Kalgu :
un nuovo ruolo si veniva preparando per l'aramaico entro l'impero assiro.
La documentazione dell' AA di origine transeufratica venne a suo tempo
suddivisa in due raggruppamenti dialettali ben distinti: l'aramaico siriano (o
<<antico aramaico standard>>, Greenfield 1978) e l'antico samaliano, attestato nel
solo sito di Sam'al/Ya'di - odierna Zincirli nella Turchia meridionale (vedi
4
Tropper 1993a) - con sfumature cananaiche arcaizzanti • Già a questo livello, si
noterà, l'insieme del materiale afferente ali' AA dimostrava un grado di
complessità di fatto superiore a quanto noto per le altre lingue semitiche nord-
5
occidentali di età coeva .

Tuttavia, tale quadro tradizionale ha subito una serie di significative mutazioni


nel corso degli ultimi decenni. Infatti, nuovi rinvenimenti epigrafici hanno
esteso considerevolmente sia l'orizzonte geografico dell'aramaico antico sia il
''profilo'' globale delle sue componenti dialettali.
In particolare:
(a) l'aramaico risulta oggigiorno impiegato in testi alfabetici dalla
Mesopotamia nord-occidentale fin dal IX sec. a.C., dando luogo così a propri
tratti linguistici distintivi, in sé e come ''lingua di contatto'' con l'accadico;
(b) all'altro estremo geografico, un testo frammentario rinvenuto sui muri
intonacati di un edificio a Deir 'Alla (Giordania), databile in generale all'VIII
sec., testimonia una varietà dialettale dell' AA ricca di tratti cananaici, ma
diversi da quelli del samaliano;
(c) infine, l' AA di Siria si trova impiegato in una stele rinvenuta a Bukan

3
Questi pesi in bronzo, dalla caratteristica fo11,1a leonina, presentano epigrafi incise che ne
registrano il valore ponderale in relazione. Tali brevi iscrizioni sono redatte in due lingue e grafie
parallele, in assiro cuneifu1111è e in aramaico alfabetico: così, ad esempio, le unità di misura
interessate figurano come mnh zy mlk · (<<Secondo la mina del re,,) e mnh zy 'rq' (,,secondo la mina
'
del paese,,) nella resa aramaica. E difficile, tutto sommato, non sospettare che questi prodotti delle
botteghe reali assire adombrino un primo riconoscimento del l'aramaico come lingua ufficiale,
benché di uso e prestigio secondario, subalterno, ''vernacolare'' nell'ambito dell'impero (cfr.
Beaulieu 2006; Fales 2007a; per una nuova edizione dei pesi vedi Fales I 995). Per un'iscrizione
della presente raccolta databile all'ultimo quarto dell'VIII sec., v. il n. XVII,i.
4
Specificamente, Tropper ( 1993a, p. 311) disegnava un ''albero genealogico'' in cui una fase
denominata Fruharamiiisch si suddivideva nei due rami distinti del Sam 'a/isch e dell'Altaramiiisch
(quest'ultima con sue ramificazioni distinte): v. anche Huehnergard 1995, p. 277. V. ora Pardee
2009 per la stele di Kuttamuwa, dialettalmente innovativa all'interno del samaliano stesso; Boyd,
Hardy, Thomas 2009 per altri frammenti di recente scoperta da Zincirli.
5
Gianto 2008, p. 11, parla in tal senso di <<modifiche, sia interne che indotte dal contatto>> che
<<mostrano un alto grado di adattabilità dell'aramaico a nuove necessità e contesti circostanti,,.
Parte I. I: aramaico antico: introduzione 15

nell'Azerbaijan iraniano, databile tra la metà e gli ultimi decenni dell'VIII sec ..
Sebbene questo caso non dia luogo a nuove varianti dialettologiche, il testo di
Bukan apre il problema di un possibile impiego dell'aramaico siriano su scala
geografica ben più ampia di quanto ritenuto in precedenza; e dunque, la
prospettiva di un prestigio politico-diplomatico particolare per questa varietà
dialettale.
Insomma, se fino a una trentina d'anni fa l' AA manteneva ancora il suo
profilo complessivo di varietà linguistica ''siriana'' o comunque ''levantina'',
oggigiorno esso va piuttosto considerato esteso all'intero arco geografico tra
Transeufratene e Mesopotamia settentrionale e, forse, anche al di là di questo
orizzonte ''siro-mesopotamico'' in varie direzioni. Allo stato attuale delle
conoscenze, infatti, la Mesopotamia nord-occidentale - già nota per le prime
testimonianze storiche sugli Aramei - ci offre anche le più antiche attestazioni
linguistiche dell' AA (punto a, supra). D'altra parte, per la presenza di
documentazione apparsa in varie aree precedentemente insospettate, dalla
Transgiordania all'Iran (punti b - c, supra) non possiamo più dire di avere
certezze assolute circa l'estensione complessi va dell'orizzonte geografico entro
il quale l' AA era utilizzato in modo esclusivo o anche solo come varietà
predominante.
Elaborando quest'ultimo punto, si noterà da un lato come il dato
comparativo storico-linguistico e storico-culturale abbia fornito negli ultimi
decenni importanti risultati per ulterio1111t-:nte relativizzare l'inquadramento
complessivo del!' AA sul!' asse sincronico. Oggigiorno, non c'è neppure bisogno
di estendere lo sguardo troppo al di là della zona di attestazione ''centrale''
dell' AA, per accorgersi che questa lingua non era che uno dei membri - e non
sempre/necessariamente il più influente - di ciò che si lascia descrivere come un
vero e proprio ''ecumene'' linguistico-culturale (Thuesen 2000, p. 56). Di fatto,
I' AA mostra una compresenza e una decisa interferenza con insiemi semitici
diversi, a partire dal ben documentato e ricco contatto con l'accadico (nella sua
ricchissima produzione in cuneifo1111t-: su testi d'argilla), specie nelle zone lungo
e oltre l'Eufrate (Kaufman 1974, 2002; Streck 2011; e v. soprattutto Abraham,
Sokoloff 2011), mentre dall'area siro-cilicia fino ai bordi della Transgiordania si
evidenziano sovrapposizioni plurime con lingue diverse del semitico nord-
occidentale (egualmente vergate in caratteri alfabetici), e in particolare con il
6
fenicio e altre varietà di tipo ''cananaico'' (Lipinski 2000; Niehr 2014) • Infine, è
oggigiorno palese che l' AA era, in tutta la Siria settentrionale tra X e VIII sec.,
in decisa competizione culturale col luvio, lingua indoeuropea adottata, per usi
ufficiali e privati, in molti regni contemporanei, con una realizzazione epigrafica

6
In questa fugace rassegna, che privilegia l'attenzione al dato linguistico nelle sue concrete
attestazioni epigrafiche, risulta fatalmente poco documentata la possibile interferenza del!' AA con
varietà linguistiche proto-arabe, benché una parte del dato onomastico faccia sospettare contatti
anche in questa direzione, che troverà largo sviluppo dall'aramaico medio in avanti. Cf. in generale
sul problema Weninger 201 I.
16 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi
7
in caratteri geroglifici di origine tardo-ittita •
D'altro lato, esaminando la questione sul piano diacronico, si osserverà come le
scoperte testuali di anni recenti abbiano avuto riflessi vari sulla ricostruzione
delle possibili origini dell' AA per le fasi cronologiche precedenti all'effettiva
attestazione della lingua in for·111a scritta. Senz'altro, la ricerca tradizionale di un
precursore ''proto-aramaico'' risulta tuttora in atto; essa ha dato luogo ad
esclusioni o inclusioni di caratteristiche o varianti dialettali diverse rispetto a un
paradigma teorico considerato comune, pur senza concreto ancoraggio storico
(cfr. ad esempio Huehnergard 1991, 1995; Tropper 1993a, 2001). Per contro,
una visuale maggior111t:nte ''processuale'' dello sviluppo del linguaggio ha fatto
la sua comparsa negli ultimi decenni (Garr 1985); secondo tale approccio, le
caratteristiche distinti ve dell' AA andrebbero viste come inizialmente emerse da
un continuum linguistico del semitico nord-occidentale, e - successivamente -
come reazioni alla presenza di tratti linguistici contigui, benché differenti (come
dimostrerebbero i testi di Kuttamuwa e Deir 'Alla). Infine, altre interpretazioni
d'insieme dello sviluppo diacronico che portò all' AA sono più marcatamente
pessimistiche: così secondo Gzella (2014, pp. 71-72) <<l'aramaico non può
direttamente connettersi ad alcuna delle manifestazioni del semitico
nordoccidentale dell'Età del Bronzo>>, e dunque <<Si potrà supporre che
l'aramaico, come il cananaico, assunse la sua for111a distintiva in qualche
momento dell'Età del Bronzo, ma rimase non iscritto, e dunque invisibile, per
8
vari secoli>> •

1.2. At,lamu Aramiiyu: il quadro storico più antico

Non meno complesso è il quadro storico attualmente delineabile per le più


antiche attestazioni di popolazioni definibili come ''aramee'' e dunque
9
verosimilmente arameofone • Il primo vero incontro tra l'esercito assiro e gruppi

7
Per i testi, vedi çambel I 999 e Hawkins 2000; per le interrelazioni culturali, vedi Thuesen 2002;
Novak 2005.
8
Negli ultimi decenni, infine, il problema si è ulterio1111cnte arricchito di una dimensione inedita: la
ricerca di indizi circa la possibile presenza degli Aramei nella documentazione archeologica delle
zone a est e a ovest dell'Eufrate tra la fine del II millennio e l'inizio dell'evo successivo (Tenu
2009, p. 233; Matney 2010). Per quanto promettente in sé, tale ricerca rischia di avallare incerte
equiparazioni tra cultura materiale e indicatori di carattere etnico-linguistico (cioè la famosa e
lungamente criticata equivalenza tra ''pots and people ''), a meno che non sia sorretto da un solido
metodo critico e dal buonsenso storiografico (vedi ad es. Mazzoni 1999 per alcune linee-guida;
D'Agostino 2012, pp. 219-227, per una rassegna sulla ceramica ''scanalata'').
9
Del tutto superate sono oggi le ricostruzioni sul!' arrivo degli Aramei nella Mezzaluna Fertile a
seguito di una invasione/infiltrazione di massa di popolazioni (semi-)nomadiche provenienti dal
deserto siro-arabo (v. ad es. Dupont-Sommer 1949; Albright 1966; Malamat 1973). Queste tesi
hanno fatto luogo a una prospettiva condivisa, che indica la continuità storica e linguistico-
culturale degli Aramei con gruppi preesistenti a base sociale gentilizia e ad economia pastorale,
'
quali sono attestati nell'interfaccia tra aree rurali e steppiche nel Medio e Tardo Bronzo. E stato
inoltre posto l'accento sulla crisi economica e sociale del Tardo Bronzo finale come probabile
causa di un abbandono dei centri urbani e della conseguente ricerca di rifugio da parte di classi
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 17

descritti come ''aramei'' può datarsi nel tardo XII sec. a.C., nel regno di Tiglath-
pileser I. In un passo dei propri annali celebrativi, il sovrano mesopotamico
narra di aver combattuto gli Ablamu KURAramayu, <<Ablamu del paese degli
Aramei>> tra il medio e l'alto Eufrate (RIMA 2: A.0.87.1, p. 23, col. V, 44-63).
La razzia vittoriosa in direzione S-N, che il re vanta di aver compiuto <<in un sol
giorno>> con ovvia iperbole (vista la distanza effettiva di circa 200 km), si svolse
sulla riva orientale, pianeggiante, dell'Eufrate, dove peraltro era ubicata una
linea difensiva di fortezze assire (vedi Tenu 2009: passim; Zadok 2012, p. 577).
Il sovrano sostiene di avere poi guadato il fiume, con l'aiuto di ''otri-salvagente''
fatti di pelli caprine gonfiate, per attaccare gli insediamenti di questi <<nemici del
dio Assur>> sul Jebel Bisri sulla sponda occidentale. Questa catena montuosa, in
posizione strategica tra la terrazza olocenica sovrastante la valle del medio-alto
Eufrate e la vasta distesa del deserto siro-arabo (l'odierna Shamiya) a occidente,
era già nota alla tradizione mesopotamica come patria geografica e religiosa
degli Amorrei della fine del III millennio (Pappi 2006) e poi come una delle sedi
dei Sutei all'epoca di Mari (Ziegler, Reculeau 2014, pp. 220-221). In un
ulteriore passo (RIMA 2: A.0.87.4, p. 43, 34-36), lo stesso re ricapitola le sue
vittorie sugli <<Ablamu del paese degli Aramei>> in un arco areale esteso più a sud
e ad ovest: <<da Tadmar della terra di Amurru>> (il nome antico di Palmira) ad
<<Anat della terra di Sugu>> (l'odierna 'Anah sull'Eufrate iracheno) fino a
<<Rapiqu di Kardunias (= Babilonia)>>, un sito eufratico (forse Teli al-Anbar,
vicino all'odierna Fallujah) alle porte della regione mesopotamica
meridionale 1°.
In sintesi, il quadro geografico di più antica attestazione di questi <<Ablamu
del paese degli Aramei>> parrebbe comprendere larga parte del bacino
dell'Eufrate e una certa parte del suo hinterland desertico e parzialmente
montuoso a occidente. Indubbiamente, questo insieme di localizzazioni mostra
una certa continuità con le zone di attestazione dei raggruppamenti di Amorrei e
poi Sutei del tardo III e del II millennio. Tuttavia, è impossibile sostenere che
esistesse ali' epoca un <<paese degli Aramei>> come coacervo politico/sociale
effettivo (a differenza di quanto può dirsi per il sec. VIII, per cui v. 1.4., infra).
Questa espressione doveva piuttosto identificare una regione che nella ''mappa
mentale'' degli Assiri corrispondeva con la zona transeufratica della Shamiya, e
soprattutto con il medio-basso Eufrate, addirittura estendendosi verso il
11
contiguo medio-basso Tigri . Si trattava di un'area dal clima arido ma in parte

meno protette nelle aree marginali, con fenomeni di nomadizzazione secondaria (v. Liverani 1987).
La letteratura con mire (benché non sempre con adeguate metodologie) storiche sugli Aramei più
antichi è decisamente aumentata nell'ultimo ventennio: si vedano soprattutto i lavori di Dion 1997,
Lipinski 2000, Sader 2000 e 2014, Szuchman 2007.
10
Per toponimi antichi, moderni e mappe vedi l'atlante storico dell'impero assiro di Parpola, Porter
200 I; un repertorio completo dei nomi di luogo nelle fonti neo-assire per le aree circum-eufratiche
e transeufratiche è dato in Bagg 2007. In particolare, per Su!}u e aree adiacenti, v. già Liverani
1992, pp. 67-68; Clancier 2006.
11
Quest'estensione è documentata da un'altra fonte, largamente negletta negli studi ma in realtà di
notevole importanza, rappresentata da un passo di una cronaca babilonese del X sec. a.C.
(Glassner, Foster 2004, pp. 188-190: 2'-13'): <<[Nell'eponimato di ... , la gen]te mangiava l'uno la
18 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

passibile di irrigazione, adatta ad economie miste agricolo-pastorali, donde si


poteva agevolmente procedere alla risalita dei due fiumi (ad es. in periodi di
crisi economica), o, al caso, muovere verso la Siria occidentale attraverso l'oasi
. p l .
d 1 a mira .12

Diamo ora un'occhiata ulteriore ai te1111ini descrittivi impiegati in questa più


antica documentazione - e che usciranno dall'uso della cancelleria assira già nel
13
IX secolo - nella misura in cui essi sono divenute oggetto di estese
controversie tra gli specialisti.
- Ablamu. Si tratta di un te1111ine collettivo (in fo1111a plurale) di incerta
14
etimologia e altrettanto incerta classificazione, in quanto effettivo etnonimo o
piuttosto indicatore sociale come, ad esempio, lo fu nell'epoca del Tardo Bronzo

carne dell'altro [~r salvare (la loro) vita (?). Come l'acqua rabbiosa di un diluvio(?)], le casate
degli Aramei (E ES KURAr-ma-a-iaMES) [divennero numerose], saccheggiarono [i raccolti (?)
d'Assiria], conquistarono e presero [molte città fortificate dell']Assiria. [Le persone fuggirono)
verso le montagne di ljabriiri per (salvare le proprie) vite. Essi (= gli Aramei) presero il loro [oro],
il loro argento (e) i loro beni. [Marduk-nadin-abbe, re di) Kardunias, morì. Marduk-[sapik]-zeri
ascese sul [trono del padre). Diciotto anni (di regno) di Marduk-nadin-abbe. [Nell'eponimato di ... ],
tutto il raccolto di Assiria andò in [rovina]. Le casate degli Aramei divennero numerose e
conquistarono la riva] del [Tigri. Saccheggiarono ... ], ldu, il distretto di Ninive, Kili[zi. In
quell'anno, Tiglath-pileser (I), re d'Assiria, [marciò] su Katmuqu,,. I punti salienti del passo (v.
maggiori dettagli in Fales, in corso di stampa) sono (1) un quadro di crisi del!' Assiria sono Tiglath-
pileser I, in contrasto con il trionfalismo del sovrano nelle sue fonti annalistiche (v. sopra); (2) un
legame diretto tra una situazione di grave carestia e movimenti di massa di Aramei; (3) la prima
attestazione di un'organizzazione sociale degli Aramei secondo ''casate'' di carattere gentilizio,
meglio nota per i secoli successivi (v. 1.3); (4) il quadro geografico, che indica l'arrivo dei gruppi
f:entilizi da sud a nord lungo il Tigri fino in Assiria stessa.
2
Si noterà peraltro come, in un ben noto (e molto controverso) passo biblico del profeta minore
Amos (9:7), il dio d'Israele ricordi di avere recato fuori a suo tempo <<gli Aramei da Qir>>. Secondo
una recente interpretazione, questa località - in sé ignota in quanto menzionata solo in questo passo
- potrebbe connettersi con l'assiro-aramaico qirnlqyr, ''bitume liquido'', e dunque rinviare alle
sorgenti di bitume ben note in antico a ljTt lungo il medio-basso Eufrate, proprio nella regione di
Suqu e nel distretto di Rapiqu di cui parlano le fonti assire viste sopra (Elitzur 2012; vedi anche
Zadok 2014).
13
Il binomio <<Ablamu del paese degli Aramei>> è ancora attestato negli annali di Assur-bel-kala, ed
è presente in un riepilogo delle conquiste di Adad-nTrari II, in qualche connessione con l'area
medio-eufratica ( <<(lo che) causai la sconfitta delle truppe della steppa degli Ablamu del paese degli
Aramei; (io che) ricevetti il tributo di Siiqu,,: RIMA 2: A.0.99.2, p. 149, 33). Infine, esso appare
una volta negli annali di Assum~irpal II: qui l'espressione Ab-la-me-e KUR Ar-ma-a-ia è impiegata
per descrivere un corpo militare fisso di 1500 uomini al servizio del sovrano di Bit-Zamani (dal
nome semitico nord-occidentale), che il re assiro disciolse e deportò alla sua capitale (RIMA 2:
A.O. I OI .19, p. 26 I, 95-96). Dopo di ciò, la designazione sparisce da tutti i tipi di testi assiri. Per gli
''Aramei'' da soli, cfr. la nota 18, infra.
14
Sulle varie etimologie semitiche proposte per il tc:111tine Ablamu - tra cui spicca il presunto
plurale fratto di fo1111a 'aqtii/, 'agliim, ''giovani, ragazzi'' (con connotazioni guerriere) di W. Von
Soden (AHw., p. 21) - v. la rassegna di Younger 2007, p. 135. Ad essa va ancora aggiunta la
proposta di M. Streck (2000, p. 335, nata da un suggerimento di I.J. Gelb) di derivarlo dalla radice
*blm, ''essere forte''. Tuttavia, Streck mostra riserve sul!' affiliazione della fo111,a 'aqtiil (ben notl!
per il sud-semitico) ali' Amorreo, e rende dunque dubitativamente Ablamu come ''i fortissimi''
(ibid.; v. anche 402). Di tutt'altro avviso circa la presenza di plurali fratti in aramaico è invece
Lipinski 2008, p. 35, che sposa la proposta di Von Soden per Ablamu.
Parte I. ];aramaico antico: introduzione 19
15
babfru, ''fuoriuscito, ribelle sociale'' . Questa designazione dimostra di avere
una storia che si estende all'indietro fino all'età paleobabilonese e
geograficamente fino alle estreme propaggini della Mesopotamia meridionale
(vedi Streck 2014, pp. 302-303). Se dunque si può ipotizzare per esso una
qualche connessione iniziale con l'orizzonte amorreo sud-mesopotamico, è certo
invece che una serie di fonti di varia natura di età medio-assira (XIV sec. e
successivi) colloca gli Ablamu in un ambito ben più settentrionale: tra medio-
alto Eufrate (all'incrocio tra i territori ittiti e assiri), medio e alto Khabur e alta
valle del Tigri, sedi dell'espansione assira a scapito dello stato hurrita di
tianigalbat (Herles 2007).
Una decisa ''antecedenza'' linguistico-culturale degli Ablamu rispetto agli
Aramei è stata sostenuta, ad esempio, da Postgate ( 1981, p. 49) e da Zadok
(2012, p. 570). Tra le prove a favore è stato anche citato il nome tribale .ffiriinu,
associato agli Ablamu in età cassita e poi designante una tribù aramaica della
Babilonia all'epoca di Tiglatpileser III (vedi Cole 1996, p. 24 n. 2). Di fatto,
però, parzialmente in linea con quanto a suo tempo notato da Moscati (1959, p.
307), questa ''antecedenza'' non è comprovata, in quanto il te1111i11e Ablamu è,
come detto, ancora irrisolto nel suo significato etimologico/sociale e le
ricorrenze di nomi di luogo potrebbero essere dovute al frequente fenomeno
16
della toponymie en miroir (Charpin 2003) .
- Aramiiyu. Il nostro te111tine linguistico descrittivo ''arameo, aramaico''
deriva invece dal secondo membro della locuzione, un tipico gentilizio semitico
con finale -iiy. Benché Tiglath-pileser I narri di avere attaccato gli insediamenti
di queste genti sulle alture del Jebel Bisri, la natura essenzialmente mobile e
tribalistica degli Aramiiyu può dedursi da vari indizi descrittivi presenti nei testi
assiri. Tra questi, v'è la menzione di tali gruppi assieme ai ''Sutei'': questa
designazione indica un insieme tribale degli Amorrei all'epoca di Mari (XVIII
sec.; vedi Ziegler, Reculeau 2014) e fu successivamente usata più genericamente
per gruppi mobili e pastorali semitici nord-occidentali sul Medio Eufrate con cui

15
Un'interpretazione sociale del tc1111i,,e Ablamu fu già proposta da S. Schiffer nel primo studio
scientifico sugli Aramei (191 I), addirittura con l'aggiunta di una connotazione di disprezzo da
parte assira, cioè di un significato come ''barbari''. Al contrario, S. Moscati ( 1959) riteneva che si
trattasse dell'etnonimo di un gruppo specifico, distinto dagli Aramei stessi. Più di recente, si è
tornati all'interpretazione più antica: così per J.A. Brinkman (1968, p. 277) esso designerebbe <<Un
certo tipo di semi-nomade, quale che sia stata l'affiliazione etnico-linguistica, un po' come ''Suteo''
e babfru furono usati a più riprese>>. Secondo G. Schwartz ( I 989, p. 286), <<il te, 11ti,1e Arameo-
Ablamu significa probabilmente ''Arameo nomade'',,; mentre A.K. Grayson (RIMA 2, p. 23)
riprendeva la traduzione di Schiffer, ''nomade. barbaro'' e M. Herles (2007, p. 322) segnalava che
con con esso non si indicava <<alcuna etnia, ma piuttosto la coalizione di diverse popolazioni,,.
Infine, R. Zadok (20 I 2, p. 570) considera ''Sutei'' e Ablamu come designazioni parallele ( e persino
sovrapposte) di ''nomadi semitici'' nelle fonti storiografiche assire.
16
Vero è, d'altronde, che la tradizione letteraria mesopotamica più tarda arrivò ad equiparare
Ablamu e Aramei: il termine antico sarà ancora talvolta usato (assieme a quello di Sutei) per
designare le tribù aramee in Babilonia nel tardo VIII e VII sec. (vedi Herles 2007; Streck 2014, p.
303). In ambito scribale neo-assiro e neo-babilonese, poi, Ablamu sarà impiegato come sinonimo
ricercato per ''aramaico'' in senso linguistico (CAD A/1, pp. I 92b-l 93a).
20 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

17
lo stato medio-assiro entrò in contatto, ora ostile ora pacifico . Quanto
all'affiliazione degli Aramiiyu al semitico di nord-ovest, essa non gode di alcuna
testimonianza linguistica diretta; tuttavia è palese nei nomi propri dei sovrani
che affrontarono gli Assiri e ne furono sconfitti - nomi che peraltro mostrano
anch'essi una parziale continuità con la tradizione onomastica ''arnorrea'' del
1
Tardo Bronzo .

1.3. Gli stati aramei in Alta Mesopotamia

Nel corso dei secoli XI-X, in parallelo con un certo indebolimento politico ed
economico del regno assiro, l'infiltrazione ararnea sembra essersi diffusa in gran
parte della piana steppica tra Tigri ed Eufrate (l'odierna Gezira, in arabo ''isola'')
e nelle fasce pedemontane settentrionali - specie nella zona montuosa del Tur
'Abcfin e nella valle del]' Alto Tigri - fino a minacciare le maggiori città assire
19
sul Tigri • In sostanza, soprattutto durante il regno di Assur-bel-kala (1073-
1056 a.C.) gli Aramei arrivarono ad occupare un certo numero di nicchie
territoriali svuotatesi per effetto del collasso generale dei sistemi insediativi
(città/campagna) e commerciali dell'età del Tardo Bronzo. In alcuni casi essi
rivitalizzarono antichi centri urbani, sia rinforzandoli sia ricostruendoli ex novo,
analogamente a quanto stava accadendo per la contemporanea penetrazione
luvia (Mazzoni 1994). Tuttavia, il processo cronologico e strutturale di
fissazione dei gruppi pastorali nella Gezira rimane ancora in parte oscuro;
mentre viene da più parti sostenuta la stretta coincidenza tra l'infiltrazione
aramea con il declino assiro, secondo altri essa rappresenterebbe solo il
momento culminante di un processo più lungo e graduale di espansione
territoriale, avviatosi ben prima dell'inizio dell'Età del Ferro, da parte di gruppi
nomadici cospicui e provvisti di diversi livelli di mobilità/sedentarietà
(Szuchman 2007, p. 161).
Come che sia, fin dall'inizio del I millennio a.C. le descrizioni delle
iscrizioni reali assire consentono di individuare diverse entità politiche
autonome u1111ai stanziate nella Gezira, con i propri centri operativi in siti
fortificati circondati da ampie distese di terreno pastivo e di transumanza. Esse
appaiono provviste di assetti istituzionali spesso oscillanti tra il tribalismo e la
regalità su base territoriale, con una definizione ''fluida'' delle frontiere

17
Szuchman 2007, p. 114 e passim; Fales 2014a, p. 234, per un trattato politico tra assiri e Sutei.
18
Cfr. Zadok 1991. Il tal senso, l'entrata nell'uso del!' etnonimo ''Aramei'' potrebbe essere il
semplice frutto di una ridenominazione all'interno di gruppi di ''Sutei'' o altre genti di origine
amorrea, quale si può postulare tenendo anche conto dei modelli di scissione e parcellizzazione
tribale attestati per i nomadi moderni (vedi Wossink 2011).
19
Fin da quest'epoca il gentilizio Aramayu inizia a scom~arire dagli annali assiri, sostituito
dall'indicazione di gruppi semitici occidentali connessi a un URArime/Arumu, <<paese di Aram,,,
senz'altro da considerarsi ancora una volta il frutto di una ''mappa mentale'' degli Assiri, anziché
una precisa realtà geografica e politica.
Parte I. I.:aramaico antico: introduzione 21
20
reciproche . Il loro profilo etno-sociale originario - di deciso carattere
gentilizio - è indicato dagli stessi nomi di luogo, generalmente fo1111ati dal
te111iine semitico Bit (''casa/casata di ... '') seguito dal nome proprio di un
21
antenato eponimo . Questa tipologia di denominazione collettiva si rispecchia
nell'auto-definizione delle stesse classi dominanti come discendenza (lett.
''figlio'', maru in accadico) dell'antenato eponimo. I nomi propri associati
risultano sempre semitici occidentali, in continuazione con le fasi precedenti;
similmente, nessun testo in aramaico alfabetico è finora giunto a noi in
associazione diretta a queste più antiche entità politiche.
Così, Bit-Bayiani, sul fiume Balikh, con i suoi centri principali di Guzana e
Sikanu (oggi, rispettivamente, Tel1 ijalaf e Tel1 Fekherye), governata dal re AbI-
salamu, viene menzionata per la prima volta da Adad-nirari II (911-891 a.C. -
RIMA 2: A.0.99.2, p. 153, 100-104), pur scomparendo dalle fonti assire dopo
22
Assuma~irpal ll . Bit-7,amani sull'alto Tigri era invece già nota nel XIII sec.
quale zona di frontiera, dove sembra essersi alternato un miscuglio di etnie e
culture, hurrite e aramee; una decisiva prevalenza aramea nell'area ebbe luogo
presumibilmente nel sec. XI e fino alla riconquista operata da Tukulti-Ninurta II
(890-884 a.C), che sconfisse il dinasta locale Amrne-ba'ali e gli impose un
23
tributo annuo (RIMA 2: A.0.100.5, pp. 171-172, 16-21) . Assuma~irpal II
continuò questa politica nell'882 a.C., ma Amrne-ba'ali venne eliminato da una
rivolta dei suoi stessi notabili e delle loro truppe di Ah/amu aramei, per essere
sostituito da un nasiku (''sceicco'') anti-assiro. Il sovrano assiro rispose
conquistando Amedi, una delle maggiori città della regione, e imponendo
2
Tusb-an quale principale centro di raccolta di tributi solamente nell'866 •
Il cantone territoriale di Bit-Adfni, esteso ad ovest del Balikh fino all'ampia
ansa dell'alto Eufrate, rappresentò l'area più strategicamente impegnativa per la
25
spinta assira verso il Levante. Bit-Adfni comprendeva infatti, al proprio

20
Il quadro sociale e politico di queste fo111,azioni sembra essere stato vario agli occhi degli Assiri
medesimi (vedi Liverani 1992, pp. 128-129). Esso ha stimolato di recente proposte di diciture
unificanti quali ,,stati a base tribale,, (Bunnens 2000b, p. I 6; Lipinski 2000, pp. 5 I 0-14; Fales
201 lb) ,,chiefdom espansi,, (Zadok 2012, p. 576), e infine società complesse a base gentilizia - con
eventuali tratti di emulazione degli stati neo-ittiti adiacenti (Sader 2014 ).
21
V. la nota IO, supra, per la più antica attestazione del te111ti,,e bitu, ''casa, casata'', applicata a
~ruppi di Aramei.
2
Proprio il testo assiro-aramaico della statua di un sovrano da Guzana e Sikani, ritrovata a Teli
Fekherye, segnala che queste due sedi urbane (che però non vengono correlate con lo stato di Bit-
Babiiini) furono a un certo punto sotto la dominazione assira, ma non è dato sapere quanto a lungo
e in quali circostanze. Ritroviamo dati testuali su Guzana solamente all'epoca del re Adad-nirari III
(fine IX - inizio VIII secolo), quando la zona risulta u111,ai pienamente in orbita assira.
23
Cfr. Liverani 1992, p. 128; Lipiitski 2000, p. 45; e in maniera più dettagliata, anche dal punto di
vista archeologico, Szuchman 2009.
24
V. Szuchman 2009. Per recenti missioni archeologiche nella zona del)' Alto Tigri alla ricerca di
elementi della cultura materiale locale (in particolare, vasellame) quali indicatori di etnicità
aramaica, v. Matney 2010. .
25
Designato in un passo enigmatico della Bibbia come Beth 'Eden; v. Millard 1993. Per la
letteratura essenziale sull'area, v. Liverani 1992, pp. 70-71. Per i siti antichi connessi ad essa, v.
Bagg 2011, pp. 312-313.
22 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

interno, diversi centri fortificati: come ad es. Pitru e Mutkinu sul fiume
maggiore, che, dopo la loro conquista da parte di Tiglath-pileser I, erano caduti
26
agli Aramei nell'XI secolo . Invece, il centro maggiore di Til-Barsip era stato
occupato in tempi più recenti, con il nome di Masuwari, da gruppi luvii forse
dipendenti dal centro politico maggiore di Karkemish, a giudicare da diversi
indizi, dall'epigrafia alla statuaria (Fales 2013). Di fatto, Bit-Ad'fni si tramutò
per più di un ventennio (878-855 a.C.) in un esteso campo di battaglia tra le
forze assire (prima con Assurna1?irpal II, poi con Salmanassar Ili) e il leader
arameo Agunu, che - infine fuggendo dopo aver perso il centro maggiore di Til-
27
Barsip e il vicino insediamento di Bu1111arina - guadò l'Eufrate con un vasto
seguito e occupò aree contigue (o effettivamente appartenenti) alla compagine
28
politica di Bit-Agiisi/Agiisi, tra il fiume e l'area attorno ad Aleppo . Con la
sconfitta finale a Paqaragubuni sull'alto Eufrate ( v. 1.4, infra) e la morte di
V

Agunu sull'alto picco di Sitamrat, vantata negli annali di Salmanassar III, gli
Assiri ottenevano il pieno controllo del cruciale guado sull'Eufrate, aprendo così
la strada alla successiva penetrazione armata del Levante.
Tuttavia, oltre ai singoli stati-''casata'', in Alta Mesopotamia risultano
documentate anche entità sociali più estese, probabilmente rappresentanti
confederazioni di diverse tribù aramee. Al tempo di Adad-nirari II, il territorio
un tempo connesso allo stato hurrita di ljanigalbat (attorno alle alture del
Tiir 'Abdin) parrebbe essere stato in seguito occupato dai Temannu, che
attestano vari capi/sovrani contemporanei fra loro (Lipinski 2000, pp. l 09-117).
Più a sud-ovest, l'area del medio Eufrate costituiva la zona di transumanza dei
Laqu, cui si riferivano entità gentilizie minori (come Bit-Halupe, il cui eponimo
di riferimento ha un nome femminile) fino alla dispersione della loro
confederazione da parte di Assurna1?irpal Il (Liverani 1992, p. 128; Dian 1997,
p. 56). Proprio questa dispersione potrebbe essere stata - almeno in una certa
misura - all'origine delle tre principali confederazioni dei Caldei (Kaldu) che
giunsero ad occupare un vasto arco territoriale dall'Eufrate meridionale fino al
Golfo Persico. La questione dell'origine dei Caldei rimane tuttavia ancora
difficile da dipanare, in quanto queste popolazioni assunsero dai Babilonesi
costumi e onomastica - e quindi forse anche la lingua - fin dal IX secolo.
Tuttavia, le designazioni delle confederazioni caldee, marcate a loro volta dal
te111tine Bit seguito dal nome (semitico occidentale) di un antenato eponimo,
fanno sorgere il sospetto di una possibile filiazione ''genetica'' di tali gruppi
29
rispetto a quelli degli Aramei stanziati più a nord sullo stesso Eufrate .

26
Come narrano gli Assiri stessi, parlando della loro successiva riconquista da parte di Salmanassar
III: v. Radner 2005; Bagg 2007, pp. 180 e 191.
27
Bur-marina è stata identificata con il sito di Teli Shiukh Fawqani sulla riva dell'Eufrate poco a
nord di Til-Barsip, grazie a un'iscrizione aramaica su tavoletta scoperta in loco: v. Fales, Bachelot,
Attardo 1996; Bagg 2007, p. 55.
28
V. ad es. il sito a doppia cinta muraria di Dabigu (odierno Teli Dabiq) nella valle del Quweyq
superiore, descritto da Salmanassar III come appartenente ad <<Agunu di Bit-Adini>> (RIMA 3:
A.0.102.68, p. 142) su un'epigrafe delle bande bronzee delle porte di Balawat.
29
V. Fales 2007b, e già Lipinski 2000, pp. 416-422.
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 23

Le compagini politico-tribali aramee del!' alta Mesopotamia vennero tutte


spazzate via dalla riconquista assira dei secc. X-IX. In prima istanza, le loro sedi
politiche vennero inglobate in una ricostituita ''Assiria interna'' dal Tigri
all'Eufrate, per poi venir ripartite, dalla metà dell'VIII sec. a.C., entro distinte
unità provinciali dell'impero in via di costituzione (Radner 2006). Il profilo
etnolinguistico generale di questi territori continuò, in ogni caso, a mostrare per
i secoli VIII-VII una decisa presenza di tratti culturali aramaici. Ciò si può
osservare nell'onomastica, e specialmente nei nomi di persona associati a figure
divine localmente significative: è il caso di Se', il dio lunare di ijarran, con la
sua paredra Nikkal e il figlio Nasb-u, di Kubaba di Karkemish (la Cibele del
30
mondo classico), di (H)adad di Guzana . Nel corso del tempo, è vero, questo
profilo venne parzialmente modificato dall'arrivo nella Gezira di deportati
provenienti da tutti i territori conquistati. D'altra parte, la presenza di una solida
e tradizionale ''base'' arameofona in quest'area - quale troviamo documentata
fin dal tardo VIII secolo dal diffuso uso locale dell'aramaico su tavolette
31
d'argilla di ambito giuridico e amministrativo , accanto a quelle in cuneifu1111t:
assiro - fu senz'altro un fattore rilevante per l'affe1111arsi dell'aramaico come
effettiva ''seconda lingua'' (o come riconosciuto ''vernacolo'') dell'Impero assiro
32
fino alla sua caduta nel 612 a.C. .

1.4. Gli stati aramei in Siria

Al di là dell'Eufrate, il solo nome di stato arameo sul medesimo modello di


quelli della Gezira è Bft-(A)giisil(A)giisi. Questa designazione (con la sua
controparte relativa ai suoi abitanti come ''figli'' di (A)giisil(A)giisi) parrebbe
corrispondere inizialmente a larfa parte del territorio ad ovest dell'Eufrate fino
3
ai dintorni di Aleppo ed oltre • Un primo re, Giisi <<del paese di Yal}an>>, è
menzionato da Assuma!:ìirpal II nel primo quarto del IX secolo, con un territorio
adiacente alla più occidentale Pattina/Ungi (presso l'odierna piana dell' Amuq).
34
Del figlio di Giisi, Abi-rii.mule , riferiscono più volte gli annali di Salmanassar
35
III, con menzione di attacchi a una sua città reale (Amè) e della spoliazione di
alcune sue città fortificate e molti villaggi agricoli. Negli ultimi anni del regno
del sovrano assiro (fine IX secolo), tuttavia, il trono risulta passato al figlio di
36
Abi-ramu/e, 'Attar-sumki ; in questo tomo di tempo, lo stato sembra perdere

30
V. Lipinski 1994, pp. 181-192; Radner 2005; Schwemer 2008, pp. 160-161; Fales 201 la.
31
V. Fales 1986 per il corpus di tali testi.
32
V. Beaulieu 2006; Fales 2007a.
33
Secondo Del Fabbro 2015, p. 229, il piccolo fiume Nahr ed-!)ahab, presso l'odierna cittadina di
Al-Bab, avrebbe potuto rappresentare in via generale la frontiera orientale di Bit-Agiis/si.
34
Questa è la corretta lettura del nome, che però venne scritto difenivamente A-ra-me/mu in diverse
occasioni negli annali di Salmanassar III: v. PNA 1/1, pp. 12-13.
35
Forse Teli 'Aran, ca.18 km a SO di Aleppo (Del Fabbro 2015, p. 233).
36
La testimonianza dell'epigrafe sulla statua di Breg, presso Aleppo, con dedica da parte di tal
,,Bar-Hadad, figlio di 'Attar-sumki, re di Aram>> (v. parte li, n. IV), ha condotto all'ipotesi (v.
soprattutto Lipinski 2000, pp. 214-219) che di re denominati 'Attar-sumki ad Arpad ve ne siano
24 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

d'ora in poi la sua connotazione ''diffusa'' per incentrarsi sulla città di Arpad
37
(odierna Tel1 Rif'at, ca. 30 km. a NO di Aleppo) . Ciò potrebbe anche derivare
38
da un'estensione del territorio verso Ovest, nell'area dello Gebel Sim'an ; sotto
Adad-nirari III, una disputa di frontiera venne risolta dal Generalissimo assiro
y

Samsi-ilu, con la fissazione dell'ansa dell'Oronte superiore come confine N-S


39
tra Arpad (sotto' Attar-sumki) e ijamat (sotto Zakkur, v. infra) • Questa
regolazione amichevole (che però beneficava di fatto la ijamat filo-assira)
potrebbe aver fatto seguito a campagne militari dello stesso re assiro contro
Arpad, alleatasi con l'Urartu insieme a una serie di stati aramei e neo-ittiti (805-
803 a.C.), culminate nella vittoria assira a Paqara\J.ubuni, in una zona-cerniera
tra la Mesopotamia e l'Anatolia40.
Il figlio di 'Attar-sumki, Mati '- 'e/il, strinse un patto di fedeltà con il re assiro
Assur-nirari V (ca. 754 a.C.); alla stessa epoca vanno datate le iscrizioni
aramaiche di Sefire, in cui un analogo (e anche più dettagliato) patto risulta
41
concluso dal re di Arpad con tal Br-g 'yh, sovrano di Ktk • L'avvento al trono

stati due, di cui questo sarebbe stato il primo (all'inizio dell'VIII secolo), mentre dopo il regno di
Bar-Hadad (che non gode di alcuna menzione altrove), sarebbe salito al trono 'Attar-sumki II,
padre di Mati ' -'e/il, il sovrano che sottoscrisse i trattati internazionali in assiro e in aramaico alla
metà del secolo (v. infra). Tuttavia, pur senza porsi a confutare un'ipotesi di datazione ''alta''
dell'epigrafe per via paleografica - che è stata usata per sostenere l'idea di due sovrani omonimi -
non andrebbe esclusa la possibilità alternativa che (I) un solo (ma longevo) 'Attar-sumki abbia
regnato su Arpad, e che (2) Bar-Hadad fosse non il predecessore, ma il fratello maggiore di Mati ' -
'e/il, dotato (o magari anche privo!) di prerogative reali su Arpad: v. ad es. su questa linea generale,
Pitard 1988; Puech 1992.
37
Al di là della continuità nella dinastia regnante (v. anche la nota 71, infra), l'identità piena e
inequivocabile tra Bit-Agiisi/si e Arpad è assicurata da vari casi di doppia menzione: così, ad es., il
testo di Zakkiir designa il re di Arpad come brgs, <<il figlio di Giis>> tout court, a Sefire sono
attestati i bny Gs accanto ad 'rpd, mentre i testi ufficiali di Tiglath-pileser III riprendono ancora la
dicitura Bit-Agiisi. elencando Arpad come prima città di quella compagine politica.
38
Dion 1997, pp. 119-123, discute estensivamente su una presunta annessione della sede urbana di
Aleppo (nota fin dai primi secoli del II millennio per il suo rinomato tempio al dio della tempesta
Hadad) da parte di Arpad in questa stessa fase cronologica; ma non vi è alcuna concreta prova che
la città sia stata compresa nel territorio arpadita e non abbia, invece, goduto di una particolare sorta
di ''extra-territorialità'' (con ampie possibilità di accesso) per il suo carattere sacrale riconosciuto da
Aramei e Neo-ittiti insieme. La menzione di fuggiaschi verso Aleppo in Sefire III, 5, che il re di
Ktk chiede a Mali' -'e/il di restituire, è sicuramente molto ambigua a riguardo, ma non
contraddirebbe l'ipotesi suddetta: il passaggio attraverso il territorio di Arpad era ovviamente
indispensabile per raggiungere la città sacra, ma quest'ultima appare come una meta specifica, ove
i fuggiaschi avrebbero potuto trovare asilo.
39
Sul regno di questo sovrano assiro, v. di recente Siddall 2013. Sulla geografia antica dell'Oronte,
v. di recente Turri 2015. Sulla stele di Adad-nirari III che documenta questa disputa di frontiera,
conservata al museo di Antakya, v. RIMA 3: A.O. 104.2, pp. 203-204, con bibliografia precedente.
40
V. Bagg 2007, p. 186, e cf. 1.3., supra.
41
La discussione sull'identità di questo sovrano e sull'identificazione del suo regno (ambedue
recanti nomi non attestati altrove, né in aramaico né in assiro) è tuttora aperta: v. la sintesi delle
posizioni principali in Fales, Mazzoni 2010; Bagg 2011, pp. 41-52. Uno dei punti irrisolti da tenere
in considerazione è la possibile rilevanza della locazione di Sefire stessa (20 km. a SE di Aleppo),
luogo di ritrovamento delle stele, per la simbologia ideologica e pratica del trattato stesso: poiché
Sefire era verosimilmente un punto di riferimento del margine sud-orientale dello stato di Arpad, si
Parte I. I.:aramaico antico: introduzione 25

assiro di Tiglath-pileser III indusse Mati ' -'e/il ad un ultimo tentativo


insurrezionale, in alleanza con l'Urartu e ai propri vicini neo-ittiti, che tuttavia si
risolse in una pesante sconfitta. Pochi anni dopo (739 o 738 a.C.), Arpad cadeva
agli Assiri e veniva annessa al nascente impero nord-mesopotamico.
Sam'al (sm'l) - che risulta anche indicata con il toponimo y'dy (=Ya'di o
42
simili, verosimilmente di origine non-semitica ) secondo un uso di ''doppi
nomi'' assai diffuso dal II millennio in avanti - era la capitale di uno stato
confinante ad oriente con Arpad. La città (di ca. 40 ha di superficie) era ubicata
non lontana dalla costa mediterranea (presso il Golfo di Alessandretta) ma
altresì in posizione strategica a guardia di un valico attraverso il Monte Amano,
snodo cruciale per il traffico commerciale (di legnarne di alto fusto, metalli e
altre merci) tra la Cilicia e la Siria. Pur essendo stata insediata fin dalla fine del
43
III millennio a.C. , Sam'al conobbe il suo massimo fulgore tra la fine del X e la
metà dell'VIII sec. a.C., come regno indipendente che si relazionava e
competeva con le entità politiche circonvicine, prima di perdere la propria
autonomia agli Assiri.
La dinastia regnante di Sarn'al potrebbe avere sostituito una precedente
classe dominante luvia, creatasi qui - come in altre aree circonvicine - in
seguito all'abbandono della capitale ittita ijattusa nel XII secolo e alla
dispersione di (veri o presunti) rami della dinastia imperiale in sedi urbane più
44
prossime al Mediterraneo • Di un retaggio luvio, la cultura di Sarn'al conserva
aspetti religiosi (alcuni nomi di divinità, il concetto di ''anima''), tratti artistici
(ad es. le sculture monumentali leonine e taurine nelle porte d'accesso) e
l'onomastica di una parte della classe dirigente - i sovrani Kilamuwa e i due
Panarnrnuwa, il funzionario Kuttarnuwa - fo1111ata con il suffisso luvio -muwa
(''coraggio'' opp. ''conquistare''). D'altra parte, vari altri nomi di sovrani locali V

(il fondatore Gabbar, i re inte1111~di ijayya - nei testi assiri ijayanu -, Sa'il,
Bar~iir e l'ultimo re Barrakib) sono semitici.
Per contro, la dinastia di Sarn'al ha tramandato diverse iscrizioni celebrative,
incise in caratteri alfabetici sul basalto del luogo, in tre diverse lingue semitiche

potrà supporre che il regno di Ktk fosse ad esso adiacente ancora più verso sud-est, tra il lago
Gabbul e l'Eufrate.
42
Tropper 1993a, pp. 7-8.
43
Per le scoperte archeologiche tedesche di Felix von Luschan e Robert Koldewey ( I 888-1902) sul
sito di Zincirli, v. Wartke 2005; per la spedizione dell'Orientai Institute of Chicago di anni recenti
v. Schloen, Fink 2009; e cf. sito http://ochre.lib.uchicago.edu/zincirli/.
44
Non vi sono sostanziali ragioni per dubitare che una singola dinastia familiare sia celebrata in
questi testi, benché un certo iato cronologico impedisca la connessione puntuale tra Kilamuwa e i
re successivi. Nella sua iscrizione, Il. 1, 13, 14, Panammuwa I dice di essere figlio di tal Qr/,
altrimenti ignoto, ma poi (I. 8) indica una discendenza dinastica regolare ( <<mi sedetti sul trono di
mio padre>>), avendo eliminato dissapori politici/dinastici ( <<eliminai la spada e la lingua dalla casa
di mio padre>>). Più vastamente, il riferimento esplicito a Kilamuwa tra <<i re di Sam'al>> nella più
vasta iscrizione dell'ultimo re Barrii.kib (I. 17) è significativa sotto l'aspetto della continuità
dinastica.
26 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

45
nord-occidentali . Così, seguendo un ordine cronologico grossolano, troviamo
testi in fenicio (lingua utilizzata, oltre che sulla costa mediterranea più a sud,
anche nel!' adiacente Cilicia come varietà di prestigio per la redazione di testi
ufficiali), in un ben attestato dialetto locale (samaliano) in cui si contemperano
variamente elementi del!' AA con altri di origine cananaica e - infine, nell'VIII
secolo - in un AA ''siriano'' propriamente detto. Da qui, e anche per l'antichità
46
del nome di luogo , è stato suggerito che la dinastia non fosse originariamente
composta di genti aramaiche, bensì di altra identità etnica semitica nord-
occidentale: si sarebbe trattato di ''post-Amorrei'', per così dire, da lungo tempo
presenti in questo lembo della Siria circum-mediterranea.
7
La storia di Sam'al mostra plurime interrelazioni con l'Assiria4 . Già al
tempo di Kilamuwa, nonostante costui vanti in un'iscrizione in fenicio di avere
''assoldato'' gli Assiri contro i Danuna della vicina Que, è ovvia una dipendenza
economica e politica da Salmanassar III nel decennio 840-830 a.C. Il secolo
successivo sembra essere stato di una certa autonomia per lo stato di Sam'al,
anche in vista di una diminuita capacità bellica degli Assiri nell'area
transeufratica; di certo, a dire di Zakkur di ijamat, un re samaliano faceva parte
della coalizione anti-assira messa insieme da Bar-Hadad III di Damasco attorno
all'800 a.C. Ma al risorgere dell'iniziativa assira, Sam'al fu costretta a
rispondere all'appello: di Panammuwa II (ca. 743-732 a.C.), il figlio Barrakib
narra che fu oggetto della benevola attenzione di Tiglath-pileser III, che, dopo
averlo <<fatto regnare sulla casa(ta) dei suoi padri>> in seguito a turbolenze
dinastiche, lo volle con sé all'assedio di Damasco; la morte del re samaliano
48
colà fu onorata sul campo dal sovrano . Infine, Barrakib stesso (ultimo quarto
dell'VIII sec.) si presenta nella propria iscrizione celebrativa come un fedele
vassallo di Tiglath-pileser, che lo avrebbe beneficato. Della sorte successiva di
Sam'al non si hanno notizie dettagliate: un testo datato al regno di Sargon II
(71 O a.C.) pone la città in una lista di province, mentre una stele di Esarhaddon,
ritrovata all'interno di una porta urbica, commemora la campagna contro
l'Egitto del 671 a.C.
l;lamat (aramaico ijamat / assiro ljamatu) è città posizionata
strategicamente nel medio bacino dell'Oronte, corrispondente alla ijamiih
odierna. Gli scavi danesi degli anni 1931-1938, incentrati sul vasto monticolo
della cittadella (qal 'ah) hanno portato alla luce una sequenza stratigrafica
continua, dal Neolitico alla conquista mongola: per l'età aramaica sono notevoli

45
Sono invece assenti dati epigrafici in luvio, salvo per un sigillo d'oro in onice bianco e nero
rinvenuto nell'edificio di Kilamuwa nel 1902, recante il nome di Barriikib (pa+ rali-ki-pa-sa:
Hawkins 2000, p. 576).
46
Sm 'I è designazione già attestata in un testo paleo-assiro del XIX sec. a.C. (Nashef 1991, p. 95);
esso indica il ''Nord'', verosimilmente come nome geografico originariamente amorreo.
47
Per la storia di Sam'al, si rinvia a Ponchia 1991, pp. 67-69; Dion 1997, pp. 99-112; Lipinski
2000,pp. 233-248.
48
Cf. Tropper 1993a, p. 126; Dion 1997, p. 110; Lipinski 2000, p. 244. ,,Panammii di Sam'alla,, è
menzionato tra i vassalli che pagarono tributo nel 738 a Tiglath-pileser III, nei testi ufficiali di
quest'ultimo: v. PNA 3/I, p. 983.
Parte I. I..:aramaico antico: introduzione 27

i reperti in statuaria monumentale, gli avori e una serie di epigrafi in AA (parte


II, n. XVlc).
All'inizio del I millennio, I:Iamat potrebbe avere fatto parte di uno stato di
Pad/lasatini che comprendeva la piana del delta dell'Orante oggi nota come
'Amuq e dal cui nome discese poi il toponimo Pattina con il suo doppio nome di
9
Umqi (o Ungi)/ 'mq 4 . Dopo uno iato di documentazione, è certo che regnò
sull'area una prima dinastia luvia, in cui spicca il sovrano Urgilina / lrguleni,
che prese parte nell'853 a.e. alla vasta coalizione di stati aramei e neo-ittiti
guidata da Adad-idri di Damasco, insieme a varie città-stato fenicie e
trans giordane, ad Israele (guidata da Agab ), e ad un contingente arabo, per
sfidare l'invasione armata di Salmanassar III presso Qarqar sull'Orante, con
50
esito incerto • Da un'iscrizione in luvio, lrguleni risulta essere stato il padre di
Uratami(s) / Rudamu. Quest'ultimo sovrano - secondo una lettera in caratteri
cuneifo111J..i rinvenuta a I:Iamat stessa - parrebbe aver stabilito relazioni
commerciali attraverso il deserto siriano con la città di 'Anah / Anatu sul Medio
51
Eufrate .
Attorno all'800 a.e., troviamo il trono occupato da tal Zakkiir, che apre la
sua lunga iscrizione ufficiale in aramaico affcr111i:111do <<Un uomo di 'Anah son
io>>, forse alludendo con ciò al fatto che i legami precedenti con il Medio Eufrate
avevano portato alla sua ascesa al trono, come primo sovrano arameo di
52
I:Iamat . Il dominio di costui su questo territorio strategicamente cruciale è
peraltro confcr111ato dalla stele assira del museo di Antakya, redatta sotto Adad-
nirari III, che sanciva la curva del fiume Orante come confine tra I:Iamat e
53
Arpad (v. supra) • Quanto all'estensione del territorio controllato da Zakkiir, il
sovrano si definisce precisamente nel proprio testo celebrativo <<re di bmt
(I:Iamat) e l's (Lu'as)>>. Quest'ultimo toponimo, in assiro Luguti, risale al nome
di luogo Nugasse dei testi dell'età del Tardo Bronzo e si riferiva verosimilmente
alla regione di altopiano agricolo a nord-est dell'Orante che potrebbe essere
stata aggiunta al regno da Zakkiir medesimo: la città principale della zona,

49
Su Pad/lasatini, v. di recente Hawkins 2011; Singer 2012; Galil 2014. Il toponimo ha fatto
sorgere varie entusiastiche ipotesi circa un regno ''filisteo del nord'' come prodotto dell'invasione
dei Popoli del Mare, dunque in qualche modo accomunato alla coalizione di città-stato filistee che
si venne a costituire più a sud sulla costa mediterranea, ben noto dalla Bibbia. Va tuttavia
preliminarmente notato che le (per ora, scarsissime) iscrizioni a documentazione di questo
coacervo politico (provenienti da Aleppo, da Tel1 Tayinat nello 'Amuq, e dalla zona di .ljamat)
sono tutte in luvio geroglifico. Nessun dubbio vige, invece, circa la riduzione del toponimo a
Pattina, come documentato dai testi ufficiali assiri fin dal IX secolo; v. già Bagg 2007, pp. 188-
189, contro la precedente lettura l:lattin(a).
50
V. Yamada 2000, p. 169. La stessa coalizione avrebbe affrontato, e sostanzialmente fe1111ato, il re
assiro in altre tre occasioni (849, 848, 845 a.C.).
51
Parpola I 990; e v. PNA II/I, p. 711. Il mittente, Marduk-apla-u~ur, era probabilmente un
fovematore locale di Supu sotto Salmanassar III, o anche in seguito.
2
Questa interpretazione della frase 'I 'nh 'nh si deve a Millard I 990, mentre in precedenza, e da
parte di altri, è stata preferita una fo1111ula di auto-deprecazione (di fronte al divino), con l'uso del
verbo 'ny: ,,un uomo povero/sottomesso/devoto son io>>.
53
A questa ed a un'altra fonte cuneifo,111~ a sostegno si deve peraltro la lettura corretta del nome
del sovrano, in precedenza letto ''7;ikir'' sulla base della sola grafia alfabetica zkr: v. parte II, V.
28 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

indicata nel testo come bzrk (ijazrek, conispondente all'assira Ijatarikka),


potrebbe identificarsi con Tel1 Afis, luogo di ritrovamento dell'iscrizione. Il
testo di Zakkur - anche se in te11rt.i11i volutamente criptici - testimonia
l'indisponibilità di questo sovrano a prendere parte a un'ulteriore coalizione
anti-assira, dunque contravvenendo a una Flitica di partecipazione obbligatoria
5
al seguito del partner più forte/influente . ijazrek venne dunque attaccata per
rappresaglia da un insieme di 17 re, guidati da Bar-Hadad (lii) di Damasco
(definito <<re di Aram>>), comprendenti i sovrani di Arpad, Que, Ungi, Gurgum,
Sam'al, Melid, e altri stati, ma riuscì a sopravvivere a un duro assedio, di cui
55
- ringrazia la sua divinità Ba'al-samayin •
Il cinquantennio successivo fu marcato dal rallentamento nella conquista
assira del Levante; tuttavia, Assur-dan III ebbe modo di condurre varie
campagne contro Ijatarikka / ijazrek, evidentemente tornata a una politica anti-
assira (772, 765, 755 a.C.). Questa fase, marcata anche dal rinascere dell'ostilità
contro l'Assiria da parte dello stato di Urartu a nord-est, con evidenti mire di
associare a sé gli stati aramei e neo-ittiti, terminò per ijarnat nel 738, quando
Tiglath-pileser III sconfisse una coalizione di Ungi/ Pattina e ijamat, catturando
56
il sovrano AzrI-yau . In seguito alla sconfitta, << 19 distretti>> - verosimilmente
sparsi tra le regioni di ijarnat stessa e di Lu'as / ijazrek - vennero annessi
direttamente dagli Assiri, e poi trasfu1111ati in province imperiali; mentre ijamat
stessa fu mantenuta come regno vassallo, soggetto a tributo.
na,11asco, fondata nella fertile oasi di al-Ghiitah alle frange del deserto siro-
arabo, inigata dal fiume Barada con sorgenti nei monti dell' Antilibano,
57
rappresentò l'ultimo bastione della resistenza armata aramea agli Assiri • Le
origini dello stato damasceno sono per lo più riflesse nella tradizione biblica
sulla Monarchia Unita, e devono quindi essere valutate con grande cautela (vedi
ad es. Liverani 2007); sembra probabile che il potere di ijamat abbia tenuto le
58
ambizioni damascene sotto controllo in una fase iniziale . Le prime immagini
di un'autonomia politica damascena emergono solo nella seconda parte del X
sec., quando si costituirono i due stati contigui di Israele e di Giuda: un re di
nome Bar-Hadad (I) fu coinvolto in una guerra di confine tra di essi (J Re 15:
16-22), scegliendo infine di attaccare la terra di Israele a nord del Mare di
59
Galilea, forse per giungere a controllare le rotte commerciali verso la costa . Le
protratte ostilità tra questi tenitori sono presumibilmente anche l'oggetto
dell'iscrizione aramaica di Tel Dan: qui, un sovrano di Damasco il cui nome è

54
Na'aman 1991.
55
Il rapporto cronologico di questo episodio con la divisione del territorio con Arpad, visto sopra, è
incerto.
56
Non è però detto che costui fosse il re di l:lamat o non piuttosto di un altro regno levantino
(magari anche Giuda); cf. Tadmor 1974, pp. 273-274, per una discussione sulla questione.
57
Sulla storia politica di Damasco, v. Pitard I 987; Dion 1997, pp. 171-216; Lipinski 2000, pp. 347-
407.
58
Cf. Naaman 1999; Lipinski 2000, p. 348.
59
Pitard 1987, p. 109.
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 29
60
perduto vanta le proprie vittorie contro <<la casa di Davide>> (Giuda).
Più duro, invece, risulta essere stato il confronto con le forze assire in via di
penetrazione progressiva nel Levante. La resistenza congiunta siro-ittita agli
Assiri presso Qarqar nell' 853 - e poi altre tre volte in anni successivi - era stata
guidata dal re Adad-idri (ca. 875-845 a.C.); essa ottenne il risultato complessivo
61
di fe1111ace le truppe mesopotamiche nell'area di I:Iamat . Fu tuttavia un nuovo
62
sovrano damasceno, l'usurpatore I:Iaza-'el (845-800 a.C.) , a dover far fronte
da solo a un nuovo attacco di Salmanassar III nell' 841, quando Damasco fu
assediata e spogliata, con i suoi ricchi frutteti devastati. Nuovamente nell'837,
63
quattro insediamenti del sovrano vennero presi dagli Assiri . Nonostante questi
rovesci, I:Iaza- 'el parrebbe non aver rinunciato ad una propria politica
espansionistica, che era principalmente rivolta contro Israele, la Filistea, forse
anche la Transgiordania (2 Re 10: 32-33), ma che diede anche luogo a
spedizioni verso nord contro gli Assiri. Due paramenti equini di bronzo trovati
come doni votivi in templi greci (Samo, Eretria) recano la scritta <<(Questo
oggetto è ciò) che (il dio) Hadad ha dato al nostro signore I:Iaza-'el, da Ungi,
l'anno in cui il nostro signore attraversò il fiume>> (un'iscrizione simile è stata
rinvenuta ad Arslan Tash). Il contesto in sé suggerirebbe che il ''fiume'' fosse
64
l'Oronte , tuttavia I:Iaza-'el potrebbe aver aderito alla coalizione di 'Attar-
sumki di Arpad che si scontrò con Adad-nirari III a Paqarahubuni sull'Eufrate
65
(v. supra) . Come che sia, è certo che Adad-nirari III aveva messo gli occhi
direttamente su Damasco e la attaccò: nei propri testi ufficiali (ascrivibili all'803
o al 796 a.C.), il nomignolo che egli affibbia al sovrano locale sconfitto,
costretto a consegnare una ~uantità eno1111e di oro, argento, rame e ferro, è Mari'
6
(aramaico per ''signore'') • Questa designazione potrebbe dunque riferirsi a
I:Iaza-'el, 01111ai anziano, o al suo figlio e successore Bar-Hadad III (800-780
67
a.C.), che guidò la coalizione siro-ittita contro Zakkii.r di I:Iamat ; anzi, alcuni
studiosi collegherebbero direttamente la campagna in questione con l'intento di
68
sostenere la politica filo-assira del re di I:Iamat, pur senza prove concrete .

60
Di solito ritenuto essere Haza-

'e!; ma si veda ora Athas 2003 .
61
I testi assiri indicano in maniera consistente che il sovrano a capo della coalizione era <<Adad-idri
di Damasco>>. Nel testo biblico (J Re 20 e 22), questo sovrano è invece denominato <<Ben-Hadad>>,
dunque con una resa all'ebraica per Bar-Hadad, già nome di un re di Damasco, ma dovrebbe
trattarsi, a giudizio della maggioranza degli studiosi, di un errore della tradizione (Yamada 2000, p.
311 ). V. anche la nota seguente.
62
Per il resoconto biblico dell'ascesa al trono di I:Iaza-'el tramite l'assassinio di <<Ben-Hadad>> (v.
nota prec.), v. 2 Re 8:7-15. Anche i testi assiri descrivono I:Iaza-'el come <<figlio di nessuno>>:
RIMA 3: A.0.102.40 i 26, p. 118.
63
Yamada 2000, pp. 186 e 206.
64
Lipinski 2000, p. 389; Fales 2006, p. 238.
65
In pratica, l'Eufrate medesimo sarebbe stato il ''fiume'' - il Fiume per antonomasia, degno di una
fiera commemorazione per essere stato attraversato - come sostenuto da commentatori precedenti,
ad es. Pitard 1987. Il fatto che gli annali di Adad-nirari III non indicano i nomi di tutti gli alleati del
sovrano ribelle di Arpad non aiuta, d'altra parte, a risolvere la questione in maniera definitiva.
66
RIMA 3, A.O. I 04. 7 e testi seguenti.
67
La genealogia dei re di Damasco è precisamente indicata alla I. 4 dell'iscrizione di Zakkilr.
68
Lipinski 2000, pp. 304-31 O.
30 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Ma orrnai il tempo restante all'indipendenza politica di Damasco si avviava a


scadenza. Una spedizione contro ljadianu di Damasco si svolse sotto V

Salmanassar IV nel 773, come riferito dal Generalissimo assiro Samsi-ilu in un


testo sul retro della stele di Pazarcik (RIMA 3: A.0.105.1, pp. 239-240). Infine,
Tiglath-pileser III conquistò Damasco nel 732. Un primo scontro vittorioso sul
69
campo costrinse il re aramaeo Ragianu / Raqianu a rifugiarsi all'interno della
propria città, vasta e ben fortificata. Poiché probabilmente l'assedio diretto non
sembrava fruttuoso in termini di tempo e risorse per gli Assiri, Tiglath-pileser
mutò tattica for 111ando un blocco tutt'attorno alla città con un anello di
fortificazioni (come suggerito dall'immagine di Ra\}ianu / Raqianu ivi rinchiuso
<<come un uccello in gabbia>>), sì da privare i Damasceni da ogni rifornimento
esterno di cibo, acqua e materiale bellico (v. Eph'al 2009; Fales 2014b, pp. 243-
246), Alla fine, dunque, la città fu costretta alla resa, consentendo agli Assiri di
devastare <<591 insediamenti in 16 distretti, (lasciati) come monticoli di rovine
dopo il Diluvio>> (RINAP 1, p. 59: l 6'-17'). Damasco assurse poi a capoluogo di
un'omonima provincia assira, dove ad es. 'A}:taz di Giuda si recò a far visita al
re assiro vittorioso (2 Re 16:10).
Aram. Se Damasco - specie attraverso una nutrita serie di referenze bibliche
- sembra aver incarnato par excellence la realtà, o la visione ideologica, di
70
un'entità politica su vasta scala denominata ''Aram'' , non solo a questo stato
spettò tale privilegio, né esso sembra in realtà stato all'origine della dicitura
stessa. Di fatto, la stele di Breg, dell'inizio dell'VIII sec., che sembra connettersi
71
- come si è visto sopra - alla dinastia reale di Arpad, rappresenta la più antica
testimonianza epigrafica oggi nota di un'entità denominata 'rm. Più o meno
nello stesso tomo di tempo, la stele di Zakkur menziona una coalizione guidata
da Bar-Hadad, figlio del re damasceno I:Iaza- 'el, mlk 'rm, <<re di Aram>>.
Parrebbe dunque che, almeno nell'ultimo secolo di resistenza alla penetrazione
assira, almeno due diverse entità statali aramee, una più settentrionale, l'altra
più meridionale, abbiano fatto riferimento ad una collettività che (un po'
similmente a certi usi dell'espressione <<tutto Israele>> nella Bibbia) accomunava
72
sensi di unità di intenti e di identità etnico-linguistica . In sostanza, come è
stato sottolineato in studi abbastanza recenti (Grosby 1997; Kahn 2007; Wazana
2008), il concetto di ''Aram'' in queste titolature andrebbe interpretato come un
ideale o come un desiderio anticipatorio di una realtà territoriale e politica da

69
È costui il Rc~In biblico, definito come re di 'Aram in 2 Re 15:37, 16:5-9; Isa. 7: 1-9, 98:6, 9:10.
70
Nell'Antico Testamento il te::, ,,une Aram è utilizzato solo per i sovrani di Damasco, Re~In, I:Iazli-
'el, e Ben-Hadad II, e il loro territorio. Cf. Na'aman 1977-1978, pp. 221-223; Pitard 1987, p. 99;
Lipinski 2000, pp. 348-367, pur con ricostruzioni divergenti.
71
V. nota 37, supra.
72
Contra, Sader 2000, p. 70, che affe, 11,a che ,,il cosiddetto sentimento ''etnico'' degli Aramei non
è percepibile da alcuna parte. Di fatto nulla, nella documentazione ~c1ina, e soprattutto nelle
iscrizioni lasciateci dagli Aramei stessi, indica che essi avessero un senso di appartenenza a una
nazione o a una distinta entità culturale. Essi non menzionano mai le loro origini nomadiche né
fanno mai appello al senso ''tribale'' o ''nazionale'' dei loro congiunti>>. Non è del tutto chiaro, da
questa valutazione, in quale testo del corpus del!' AA attualmente esistente avrebbero potuto
trovare spazio le menzioni genealogiche e i sensi di appartenenza di cui si lamenta la mancanza.
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 31

realizzarsi, per la quale la liberazione dell'area siriana e levantina dalle


73
invasioni assire rappresentava un presupposto essenziale . Questa doppia
tensione verso un fine comune potrebbe, infine, trovare una specificazione
geografica nella prima stele di Sefire (A, I. 6), in cui la stipulazione del patto
politico tra Ktk e Arpad è detto riguardare i sovrani (o forse - data la rottura del
14
passaggio - la popolazione) di <<tutto l'Alto e Basso Aram>> (kl 'ly 'nn wtbth) .
In una parte successiva del trattato (B, Il. 8-10), una lista di toponimi (purtroppo
in parte frammentari) potrebbe fornire una certa sostanza alla designazione in
questione: i confini di validità del patto sembrano spaziare da Sam'aUy'dy fino
al Libano, forse comprenderendo Ungi/Pattina e la valle dell'Oronte, fino a Ktk
75
stessa • Anche da questa lista sembra chiaro che si tratti più che altro di una
vasta ''mappa mentale'', in cui gli effettivi confini politici tra gli stati di lingua e
cultura aramaica e i diversi cantoni geografici in cui tali stati erano ubicati, si
mescolavano variamente.
Rimane da segnalare, in ogni caso, che i rudimenti identitari di una
''nazione'' di Aram furono effettivamente teorizzati - e messi come tali per
iscritto - nell'ultimo secolo di esistenza degli stati siro-levantini. Purtroppo, ciò
avvenne appena prima della loro definitiva scomparsa dalla carta geo-politica
del Vicino Oriente e della conseguente uscita dall'uso per scopi ufficiali o
celebrativi della loro comune varietà linguistica quale, nonostante le
significative sfumature in vari dialetti locali, si lascia raggruppare sotto la
comune etichetta di ''aramaico antico''. Ora, com'è noto, l'aramaico venne
parlato e scritto in maniera continuativa da genti di identica etnica e fede
religiosa diverse in varie parti del Vicino Oriente per i due millenni successivi e
fino ai nostri giorni; tuttavia, nonostante questa vasta e profonda penetrazione
linguistico-culturale, non venne più teorizzata in maniera significativa un'unità
politica da denominarsi ''Aram'', come era avvenuto nell'VIII sec. a.C ..

1.5. Il corpus dei testi in a:ra,1,aico antico (ca. 900-750 a.C.)

Possiamo a questo punto fornire il catalogo dei testi in aramaico antico


analizzati nel presente volume, suddivisi secondo le aree di loro ritrovamento e
in ordine cronologico, per quanto possibile; note contestuali essenziali sono
annesse a ciascun testo. Si rimanda, per ulteriori dettagli, alla presentazione

73
E non è forse del tutto casuale, o seco11dario, il fatto che, per contro, gli Assiri non citino mai
questa titolatura nei loro testi ufficiali, preferendo spezzettare le menzioni dei loro nemici siro-
levantini secondo le diverse città cli appartenenza, e al caso facendo riferimento (dalla fine del Il
millennio in avanti) ad un toponimo generico ''ljatti'', applicato alla Siria settentrionale e poi alla
Siria-Palestina per intero (Bagg 2007, pp. 95-100).
74
Già Lipinski 2000, p. 215, suggeriva che i due ''Ararn'' andassero considerati secondo un asse N-
S, mentre Talshir 2003, pp. 259-285, li vedrebbe al contrario, secondo il carattere topografico della
regione (un po' come la ''Galilea Superiore'' e ''Inferiore'' sono basate sulle rispettive elevazioni in
senso S-N); cf. Kahn 2007, p. 80 e ora Bunnens 2015 (riferimenti al solo regno di Arpad).
75
Discussione soprattutto in Na'arnan 1977-1978, Lemaire, Durand 1984, Lipinski 2000; Fales,
Mazzoni 2010.
32 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

delle iscrizioni nella parte II (ali' ordine dei testi i vi si riferiscono i numeri
· · )76
romani 1n grassetto .

1.5.1. Testi dalla Mesopotamia


• La più antica iscrizione in aramaico antico proveniente dalla
Mesopotamia, e forse anche in assoluto (metà del IX sec. a.C.), è iscritta sul
margine inferiore di una base di statuetta scoperta dagli scavi tedeschi nel 1931
a Teli I:Ialaf (antica Guzana), andata purtroppo distrutta durante la Seconda
Guerra Mondiale (K.AI 231; n. I; tav. I). Il recupero di fotografie e di un calco
in gesso hanno consentito di stabilire che il manufatto costituisse, di fatto, la
base di un immagine alla quale fa riferimento il sostantivo dmwt, <<immagine>>
(Dankwarth, Miiller 1988). La scrittura presenta tratti arcaizzanti (Lipinski
I 994, pp. 15-18) simili a quelli presenti nel testo di Teli Fekherye.
• Di grande rilevanza culturale e linguistica è l'iscrizione bilingue
(accadico/aramaica) su una stata antropomorfa a grandezza naturale rinvenuta a
Teli Fekherye, probabilmente da identificarsi con l'antica Sikani, vicina a
Guzana (KAI 309; n. II; tav. I). L'iscrizione accadica presenta 38 righe, quella
aramaica 27; tuttavia, le due versioni corrispondono pienamente nei contenuti.
Si tratta di un testo di dedica al dio della tempesta Hadad (al quale era certo
intestato un tempio nel sito di Sikani) dalla parte di un individuo dal nome
aramaico di *Hadad-yi 'I (alfabetico hdys 'y; cuneifo1111t! Adad-it- 'i). Una delle
pochissime varianti tra le due versioni risiede nel!' auto-designazione di *Hadad-
yi1 '"i in aramaico come <<re>> ed in accadico come <<governatore>> delle città di
Guzana e Sikani. Tale variazione è probabilmente significativa dal punto di vista
politico: la presenza di un testo in accadico farebbe pensare a una sottomissione
del!' area agli Assiri che - specie durante il regno di Assurna~irpal Il -
designavano i piccoli re locali a loro fedeli come propri ''governatori''. Tuttavia,
la mancata menzione di un re assiro nel testo impedisce una datazione più
precisa del manufatto; mentre *Hadad-yi1'"i risulta sconosciuto nell'orizzonte dei
7
sovrani della Gezira menzionati nei testi assiri della prima parte del IX secolo7 .
Il testo di Teli Fekherye consente poi un'ulteriore distinzione di dettaglio:

76
Una bibliografia dei testi in aramaico antico e d'impero è pubblicata in Fitzmyer, Kaufman 1992.
Aggiornamenti elettronici, a cura di S.A. Kaufman, vengono offerti regolarmente nel quadro del
Comprehensive Aramaic Lexicon (CAL); questa risorsa elettronica comprende anche il corpus
completo dei testi aramaici epigrafici, oltre a sussidi per la ricerca. Per uno strumento cartaceo, cfr.
l'edizione aggiornata e integrale del corpus offerta da Schwiderski in ARI Il; tuttavia, in questa
parte introduttiva, i riferimenti di base saranno dati, ove possibile, secondo l'opera più
''antologica'', ma pratica, di Donner e Rtillig (KAI; v. la V edizione aggiornata, 2002). Per i generi
letterari attestati nelle iscrizioni aramaiche, v. di recente Merlo 2014.
77
L' analisi paleografica del testo di Teli Fekherye presenta una serie di tratti decisamente
arcaizzanti (specialmente nei grafemi d, k, m, ', $, q) che hanno indotto una datazione varia del
monumento (peraltro non contestualizzato archeologicamente) dall'XI sec. in poi. Di fatto, una
datazione alla metà del IX sec., come suggerito nell' editio princeps, risulta la più accettabile,
benché essa sia basata solamente su dettagli iconografici della statua e a considerazioni stilistiche
sul testo accadico.
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 33

esso è costituito, in entrambe le versioni, da due ''metà'' o parti interne (Fales


1983b) ben diverse dal punto di vista linguistico. La parte I - ripiena di epiteti
altisonanti in lode della divinità (ace. 11. 1- 18; aram. Il. 1-12) - può analizzarsi
come un originale accadico (nella variante dialettale del babilonese letterario
standard) che venne tradotto in una fo1111a di aramaico antico dallo stile
necessariamente fiorito. Invece, la parte II (ace., 11. 19-38; aram., 11. 12-23)-che
include una serie di tremende fo1111ule di maledizione con paralleli in altri testi
dell'aramaico antico, a Sefire e Bukiin - sembra invece modellata su una base
originaria aramaica, in seguito tradotta in un accadico legge1111t:nte zoppicante
(nella variante dialettale neo-assira). Questo ''doppio bilinguismo'', con le sue
incongruenze dialettali, apre pertanto alla possibilità che il testo in nostro
possesso sia il frutto della riproduzione su un unico monumento di due iscrizioni
precedentemente autonome.
• Ad Arslan Tash (l'antica l,:ladattu), a 30 km ca. ad est dell'Eufrate,
roccaforte di Bit-Adini e in seguito città provinciale assira, una spedizione
francese rinvenne delle statue monumentali leonine presso le porte urbiche
orientali e occidentali, riportanti frammenti di iscrizioni assire e aramaiche
(Thureau-Dangin et al. 1931, pp. 79-86). La dispersione di questi reperti in vari
musei siriani (Aleppo, Raqqa) ha recentemente stimolato nuovi esami e fornito
nuovi risultati (Rollig 2000, p. 183; Galter 2004a). Di particolare interesse e
unicità è un'iscrizione trilingue, che presenta 9 linee in aramaico antico, 9 linee
in cuneifu1111e e 4 in luvio geroglifico, su un paio di leoni di basalto in posizione
di guardia alle porte urbiche (n. III; tav. Il). Il testo aramaico antico è
malamente conservato, ma sembra essere la traduzione del testo cuneifo1111e che
si presenta maggiut 111ente definito (Rollig 2000, p. 183; Galter 2004a). Il testo
luvio (per cui v. Hawkins 2000, pp. 245-246) riferisce dell'attività edilizia a
<<l,:latata>> (Jjadattu) del <<signore del paese>> di Masuwari, nome neo-ittita per
Til-Barsib sull'alto Eufrate siriano. D'altro canto, il testo aramaico antico e
quello assiro nominano Ninurta-bel-u~ur (=alfabetico 'nrtbl$r), governatore
provinciale di Kar-Salmanassar (nome imposto dagli Assiri a Til-Barsib dopo
1'855 a.C.) qualificato anche come eunuco del ''generalissimo'' e vicerè assiro
V

Samsi-ilu, che aveva base a Til-Barsib successivamente al 780 a.C. (v. infra per
'
Sefire). E possibile che tutti e tre i testi siano stati redatti nello stesso momento.
• Altri testi dalla Mesopotamia di data precedente alla fo1111azione
dell'impero assiro sono assai brevi. Essi comprendono un testo da Tel1 I:Ialaf
con un alfabetario in scrittura bustrofedica (n. XVI, b; tav. 111), mentre da
Nirnrud provengono iscrizioni su bronzo e avorio di evidente importazione dal
Levante, a giudicare dall'onomastica (nn. XVI, e, f; tav. I).
• Da Tel1 Meskeneh (l'antica Emar), sull'Eufrate, proviene un oggetto di
calcare in fo1111a di parallelepipedo verticale, in stato di conservazione
frammentaria e probabilmente incompleto come realizzazione. Alla base si trova
una breve iscrizione aramaica, che indica - tramite l'uso del te1111ine $lm,
<<immagine>>, che una raffigurazione (umana?) doveva fare parte
dell'iconografia (n. XVI, k; tav. VI).
34 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

• Ancora sul confine tra Mesopotamia e Siria, a Teli Awshariye - un sito


alla confluenza del Sanjur con l'Eufrate di fronte a Til Barsib, probabilmente
corrispondente alla città di Pitru nota dai testi ufficiali assiri - una spedizione
archeologica danese ha rinvenuto un'epigrafe singolare, presumibilmente da
ascrivere all'aramaico antico sulla base di elementi paleografici. Il testo è un
frammento di tavoletta rettangolare calcarea che doveva riportare 18 righe in
scrittura alfabetica, la cui ''bozza preparatoria'' è tracciata a pittura su due
8
colonne. Questo testo non viene riportato nel presente volume 7 •

1.5.2. Testi dalla Siria, Palestina e regioni adwcenti


I testi antico-aramaici provenienti dalla regione transeufratica settentrionale e
dal Levante comprendono iscrizioni di natura ufficiale, scolpiti su pietra; mentre
supporti di altro tipo sembrano essere stati impiegati per testi di carattere più
occasionale.
• La più antica iscrizione su pietra di questo gruppo (KAI 20 I; n. IV; tav.
VIII) è la stele dedicatoria al dio fenicio Melqart proveniente da Teli
Burayg/Breg (vicino ad Aleppo); il dedicante è un sovrano di nome Bar-Hadad,
79
figlio di 'Attar-sumki ( 'trsmk), che si autodefinisce mlk '1m, <<re di Aram>> •
• Allo stesso periodo (inizio VIII sec.) risale la stele di Zakkiir ricostruita
in base a tre frammenti rinvenuti a Teli Afis nel 1903 (K.AI 202; n. VI, a-b; tav.
VI). Zakkiir, un sovrano filo-assiro di ijamat, narra come il dio Ba 'al-Samayin
abbia salvato una delle sue città principali, ijazrek, dal pesante assedio di una
coalizione di 17 sovrani guidati da Damasco, e precisamente da <<Bar-Hadad,
figlio di ijaza-'el, re di Aram>> (mlk 'rm). Come specificato in 1,4, supra,
Zakkiir fu un contemporaneo di Adad-nirari III di Assiria (810-783 a.C.).
Quest'ultimo risolse una disputa confinaria sull'alto corso del fiume Orante tra
Zakkiir e 'Attar-sumki di Arpad e ne commemorò l'impresa in una stele
'
cuneifo1111e ora conservata al Museo di Antakya. E quindi plausibile che Zakkiir
abbia sostenuto il sovrano assiro nella sua offensiva contro Damasco (attuata
nell'803 o 796 a.C.), motivando così la rappresaglia di Bar-Hadad II contro
ijazrek (cfr. Lipinski 2000, pp. 285-302). Scoperte recenti da Teli Afis
comprendono un piccolo frammento di stele in basalto, probabilmente riportante
il nome proprio ijaza-'el (Amadasi Guzzo 2009), insieme ad epigrafi minori.
• Tra le iscrizioni attestate su media diversi dalla pietra si contano circa
cinquanta graffiti rinvenuti da una spedizione danese a ijamat stessa, riportanti
testi brevissimi su lastre lucide rosse che dovevano fo1111are una sorta di
pavimento attorno agli edifici pubblici. Anche due bullae e tre ostraca hanno la

78
Il testo in realtà presenta 5 linee incise all'inizio della col. I (in alto a destra), che proseguono
nello schizzo ad inchiostro. La seconda colonna del testo è stata iscritta solamente con inchiostro
nero, il che suggerisce che l'operazione scribale è stata interrotta, forse per la rottura della tavoletta.
I caratteri dipinti, che presentano alcuni tratti corsivi, sono molto sbiaditi e quindi difficilmente
leggibili. F.M. Fales e A. Lemaire sono attualmente impegnati in un lavoro congiunto per la
pubblicazione del testo (Younger 2007, p. 142). I risultati degli scavi possono essere visionati, al
momento, sul sito http://www.aushariye.hum.ku.dk/.
79
V. la nota 37, supra.
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 35

medesima provenienza. I testi, di natura dedicatoria, sono da datare prima del


720 a.C., quando la città cadde in mano assira (cfr. Otzen 1990; in parte KAI
203-213; n. XVI, e; tav. Il).
• Sempre da I:Iamat giungono anche sette iscrizioni su pesi, a forma di
sfinge, di animali vari o di semplice elemento geometrico; la città (bmt) è
menzionata dopo le unità ponderali. Un ottavo peso menziona invece la vicina
Qarqar (qrqr) nella valle dell'Oronte (n. XVI, d).
• Iscrizioni particolarmente significative sono quelle dei frammenti di tre
stele (I A, B, C - II A, B, C - Ili) rinvenuti a Sefire (a sud-est di Aleppo) e
riportanti il testo di un trattato politico non paritetico stipulato verso il 750 a.C.
tra un certo Bar-ga'yah, re di KTK (KAI 222-224; n. V; tav. VII e VIII) e
Mati '-' e!, figlio di 'Attar-sumki, re di Arpad. Una teoria oggi condivisa
propende nell'identificare !'altrimenti sconosciuto Bar-ga'yah di KTK con
Samsi-ilu, generalissimo (turtiinu) e potente viceré con base a Til-Barsip
sull'Eufrate durante un lungo periodo di fragilità politica del regno assiro nella
prima metà del! 'VIII secolo (Lemaire, Durand 1984; Liverani 2008).
Indubbiamentre, un trattato in cuneifo1111~ tra il sovrano assiro Assur-nirari V e
lo stesso Mati'-'el (Parpola, Watanabe 1988, n° 2) presenta molti punti paralleli
a quello di Sefire, e gli dei invocati da Bar-ga'yah come propri nel giuramento
del patto politico appartengono decisamente al pantheon assiro. Rimangono
tuttavia dubbi di ordine logico e storico riguardo al presunto ricorso da parte del
contraente principale (foss'egli il turtiinu o il re assiro stesso) ad uno
pseudonimo corrispondente a un nome dinastico aramaico (''figlio della
regalità'') e, soprattutto, alla sostituzione di ''Assiria'' con un oscuro toponimo
KTK. Dunque, anche altre ipotesi sono possibili, pur se nessuna di essa è stata
comprovata nel corso degli 85 anni dalla scoperta del testo ad oggi (v. una
rassegna in Fales, Mazzoni 2010). Le stele di Sefire, inoltre, sono di particolare
interesse per vari altri aspetti, quali la toponomastica di varie città siriane
dell'epoca e una serie di elementi letterari. Per quest'ultimo aspetto, è ad es.
notevole il ricco linguaggio descrittivo per le formule di maledizione, secondo
lo schema tipologico comune (farai il) massimo sforzo, (otterrai la) minima
resa, che trova stretti paralleli a Teli Fekherye e a Bukan (v. infra), ma anche
nella Bibbia.
• L'importante ruolo di Damasco come potenza regionale tra IX-VITI
sec. si riflette in due frammenti da una stele rinvenuta a Te! Dan, in Alta Galilea
(KAI 31 O; n. VIII; tav. V), nella quale un re arameo vanta le sue vittorie sul re
di Israele, e su un sovrano ([ 'Abaz]yah) della <<Casa di David>> (bytdwd). Il re
arameo è stato identificato con I:Iaza-' el di Damasco, 842-805 a.C. ca. (Biran,
Naveh 1995). Un recente riesame (Athas 2003) ha tuttavia confutato i risultati
precedentemente accettati, indicando il figlio e successore di I:Iaza-' e!, Bar-
Hadad Il, verso 1'800 a.C., e suggerendo di interpretare ['Abaz]yah piuttosto
come un patronimico (del re Joash). Secondo questo autore, bytdwd dovrebbe
fare riferimento alla città-stato di Gerusalemme e non al regno di Giuda, come
inteso in passato.
36 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

• Da Deir 'Alla, sito della media valle del Giordano scavato da una
spedizione olandese (Hoftijzer, van der Kooij 1976), provengono 119 frammenti
di un'estesa iscrizione, dipinta con inchiostro rosso e nero su un intonaco di
gesso e paglia, che doveva ricoprire le pareti di una stanza all'interno di un
80
esteso complesso architettonico (K.AI 312; n. X; tav. V) . L'iscrizione di
Deir 'Alla comprende due gruppi di frammenti di intonaco, conosciuti come
combinazioni I e Il. Il ductus è regolare e ben fatto e rinvia al lavoro di uno
scriba professionista: l'inchiostro rosso è infatti riservato a particolari ''rubriche''
(titolature e passaggi importanti) e il testo risulta organizzato in colonne, le cui
comici superiori e laterali sono segnate da linee rosse spesse. Le righe di testo
sono di lunghezza regolare (3 I ,5 cm ca.) risultando simili per dimensioni alle
impaginazioni dei rotoli di papiro di fasi successive(' AJ:iiqar, Behistun).
Il testo della combinazione I introduce la figura di Baia 'am figlio di Be 'or,
<<profeta degli dei>>. Le successive righe riguardano una visione di Baia 'am
relativa a un mondo segnato dallo sconvolgimento universale e offuscato da un
oracolo di condanna. Il racconto può essere classificato come un testo letterario
di genere profetico, probabilmente copiato da un manoscritto di età precedente
(Lemaire 1991b, p. 45). Bala'am figlio di Be'or è noto da Numeri 22-24 e
Deuteronomio 23 come un profeta non israelita, coinvolto in un contrasto
territoriale e religioso tra il re di Moab e il popolo di Mosé in fuga dal! 'Egitto; la
localizzazione della storia e la figura di Baia 'am nella Bibbia si
armonizzerebbero in via generale con l'ambientazione e le infor111azioni
riportate dal testo epigrafico (vedi ad es. Delcor 1981, Lipiitski 1994, pp. 110-
113). A parte ciò, tuttavia, rimangono molti punti oscuri circa la cogenza
puntuale e contestuale del personaggio biblico e quello di questa epigrafe.
• Da Deir 'Alla derivano anche 5 brevi iscrizioni su frammenti di
vasellame e pezzi di argilla, anche su una pietra, con pochi segni aramaici
residui (n. XVI, a).
• Tre iscrizioni su suppellettile, paleograficamente databili al IX sec.
a.e., provengono da scavi condotti in Galilea, risp. da ijazor, Te! Dan ed 'Ein
Gev. La loro ascrizione all'aramaico antico è dovuta alla presenza costante dello
stato enfatico aramaico (n. XVI, j).
• Una serie di sigilli, per lo più derivanti dal mercato antiquario, può
ascriversi all'aramaico antico, nonostante le molte somiglianze con esemplari
fenici o ammoniti. Distinzioni specifiche possono trarsi sul piano iconografico
(per la presenza di elementi astrali), su quello onomastico (nomi propri aramaici

80
Questo complesso è stato definito talvolta come santuario, sulla base dell'iscrizione ma anche
per la presenza di un tempio nella precedente fase di età del Bronzo. Tuttavia, le componenti
architettoniche e il tipo di manufatti caratterizzano l'edificio di età del Ferro come destinato alla
produzione artigianale e alla conservazione, per attività domestiche o commerciali (cfr. la mappa in
'
Hoftijzer, van der Kooij 1991, p. 19, Fig. I). E altrettanto controversa la collocazione cronologica
14
del testo: si può suggerire una data generica tra 850 e 750 a.C. sulla base dei campioni C ricavati
dalla fase pertinente dell'insediamento (ovvero la n. IX, distrutta all'improvviso forse a seguito di
un terremoto), dei ritrovamenti archeologici associati e di alcuni tratti paleografici nelle fo,11,c
corsive caratterizzanti l'iscrizione stessa.
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 37

o assiri) e sulla base di qualche elemento morfologico (n. XVI, I).

1.5.3. Testi dell'aramaico antico di provenienza esterna


• Ancora I:Iaza-' el, il ben noto sovrano di Damasco, è il protagonista di
una breve iscrizione commemorativa che venne riprodotta su placche bronzee
riccamente decorate in fottila di frontalini e paraocchi per cavalli, rinvenuti
presso il tempio di Hera a Samos e Eretria in Grecia (edizione: Bron, Lemaire
1989; Eph'al, Naveh 1989; KAI 311; un ulteriore esemplare decorato, su avorio,
ma con un testo in parte diverso, è stato recuperato ad Arslan Tash, KAI 232: n.
VII; tav. IV). Nei due oggetti bronzei, l'iscrizione recita: <<(Questo oggetto è)
ciò che (il dio) Hadad ha dato al nostro signore I:Iaza-'el, da Ungi, nell'anno in
cui il nostro signore attraversò il fiume>>. I manufatti appaiono dunque derivare
dalla conquista, da parte di Damasco, dello stato filo-assiro di Ungi/Pattina,
nella Siria settentrionale; successivamente, essi entrarono in un circuito di
commerci e di doni votivi disperdendosi qua e là (Fales 2006).
• Da un villaggio presso Olimpia in Grecia proviene una coppa lavorata a
sbalzo di fattura orientalizzante, con un'iscrizione di dedica personale datata
all'VIII secolo. Forse la coppa era stata (o era divenuta) oggetto di dono votivo
al tempio di Zeus a Olimpia (n. XVI, g; tav. I).
• Decisamente unica, al momento, è un'epigrafe antico-aramaica su una
stele di pietra da Bukan, nell'Azerbaijan occidentale (KAI 320: n. IX; tav. Ili).
Il frammento principale del reperto venne scoperto da archeologi iraniani nel
1985; un ulteriore frammento, più piccolo, fu rinvenuto dal mercato delle
antichità nel 1990 (cfr. Lemaire 1998a; Eph'al 1999). La stele di Bukan misura
1,50 m in larghezza, ma solo 0,80 m in altezza: ne è stata preservata solamente
la sua metà inferiore, equivalenti a 13 linee di testo. Dal punto di vista
paleografico, la somiglianza delle fott11e dei segni con quelli di Sefire è
impressionante. Il testo superstite riporta solamente delle formule di
maledizione vicine a quelle di Sefire e Teli Fekherye, sebbene faccia riferimento
sia a un dio siriano (Hadad) che alla principale divinità urartea, Haldi (bldy). La
ricostruzione del contesto storico è dibattuta. La stele potrebbe essere stata
iscritta al fine di ratificare le relazioni intercorrenti tra uno stato arameo di Siria
(forse Arpad) e Urartu o uno dei suoi alleati (Fales 2003), o potrebbe essere
derivata da un ambiente bilingue (assiro-aramaico) come quello ricostruito a
V

Sefire per il turtiinu Samsi-ilu, che peraltro narra di aver condotto spedizioni
contro l'Urartu (Liverani 2008).
• Tre oggetti bronzei con iscrizioni in aramaico provengono (con
beneficio d'inventario, dovuto alle non chiare circostanze di ritrovamento) da
corredi funerari del Luristan (Iran sud-occidentale: n. XVI, h; tav. Il). All'VIII
secolo risale sicuramente un'iscrizione su coppa di dedica personale in onore di
una divinità; gli altri due esemplari, sempre incise su coppe potrebbero invece
datarsi al VII sec. a.e.
• Un'ulteriore coppa bronzea, forse anch'essa dal Luristan, proviene dal
mercato antiquario. Vi è raffigurato un cielo stellato, con costellazioni varie. Il
38 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

sole, la luna, forse il Toro, Orione, il Carro sembrano indicati da minuscole


iscrizioni in caratteri aramaici incisi, di difficile lettura (n. XVI, i; tav. IV).

1.5.4. Testi da Sam'al


Il sito dell'attuale Zincirli in Turchia sud-orientale - anticamente sm 'l (Sam' al)/
y 'dy, (v. 1.4, supra) - scavato da una spedizione tedesca negli anni 1888-1902,
ha restituito un certo numero di iscrizioni dei secoli IX-VIII su ortostati, statue e
oggetti vari di dedica. Un'iniziativa archeologica promossa da una missione
americana a Zincirli in anni recenti ha poi rinvenuto ulteriori iscrizioni, grosso
modo dello stesso periodo.
Le iscrizioni da Zincirli si ripartiscono in tre lingue o dialetti semitico nord-
occidentali (il fenicio, il dialetto locale samaliano, I' AA di Siria), tutte utilizzate
dalla dinastia regnante del governo locale e dal)' ambiente sociale ad essa
connesso; è attestato anche un sigillo in luvio con il nome di uno dei sovrani. Le
profonde interrelazioni tra questi diversi elementi linguistico-culturali presenti
nel luogo possono essere maggiu1111ente apprezzate nei nomi personali in parte
luvi (con finale -muwa), in parte semitici nord-occidentali, e anche dal fatto che
le iscrizioni alfabetiche su pietra (do Ieri te o diabase, una roccia vulcanica simile
al basalto) venissero scolpite in altorilievo, in un'esperta imitazione dell'uso
epigrafico per il luvio geroglifico coevo (cfr. Struble, He11111ann 2009, p. 20).
D'altra parte, il prestigio culturale fenicio in quest'area tra IX-VIII sec. si può
rintracciare anche nella dedica al dio di Tiro Melqart nell'iscrizione di Bar-
Hadad (n. IV; tav. Vili), ma soprattutto nell'adiacente Cilicia, con le iscrizioni
monolingui di Hassan-beyli, le bilingui fenicio-luvie di Karatepe e Cinekoy, e la
trilingue luvio-fenicio-assira di Incirli (cfr. Lipinski 2004; Lehmann 2008, pp.
219-221).
La più antica iscrizione semitica nord-occidentale (825 ca.), quella del re
Ki/ulamuwa (KAI 24), è in fçnicio, anche se il suo patronimico è caratterizzato
dalla parola aramaica per ''figlio'' (br, quindi, e non bn). Il re esalta le proprie
gesta in quanto superiori a quelle dei suoi antenati, per poi vantarsi di aver
''assunto'' gli Assiri al fine di essere aiutato contro gli oppressivi Danuna (dalla
vicina Quwe). La vittoria sui nemici provocò una prosperità senza precedenti
nel paese, secondo il sovrano.
Quattro iscrizioni sono in samaliano, il dialetto locale dell'area. Le prime tre
si dipanano cronologicamente tra i regni di Ki/ulamuwa (ca. 825), di
Panammuwa I (precedente al 745), di Panammuwa II (743[?]-733) e dell'ultimo
sovrano, Barrakib (733-720 ca.). I sovrani più recenti, poi, mostrano l'uso di
motivi letterari e tematiche politiche e religiose decisamente comuni. Il dettaglio
delle singole iscrizioni è il seguente:
• Ancora risalente a Ki/ulamuwa risulta essere un breve testo di dedica
inciso in scriptio continua su un oggetto cilindrico d'oro decorato di ridotte
dimensioni (KAI 25; n. XI; tav. IX). L'oggetto stesso è definito nell'iscrizione
con il te111rine smr, per il quale sono state fomite interpretazioni diverse.
• La più estesa iscrizione samaliana, di 34 righe (KAI 214; n. XII; tav.
Parte I. I.:aramaico antico: introduzione 39

IX) si trova su una statua colossale in dolerite raffigurante il dio della tempesta
Hadad scoperta a Gercin, a 7 km da Zincirli. Il testo celebra con dovizia di
particolari la pietà e l'operato di Panammuwa I, sovrano di y'dy nella prima
metà dell'VII secolo, di fronte a Hadad ed altre divinità locali.
• La terza iscrizione in samaliano (KAI 215) è incisa sulla statua di
Panammuwa II (743[?]-733) ad opera di suo figlio Barrakib. Essa riporta 22
linee di testo ed è ricca di accenni storici al regno paterno, inizialmente scosso
da aspri conflitti dinastici, e in seguito segnato da un'alleanza subordinata allo
stato assiro in espansione di Tiglath-pileser III, nella speranza di prosperità e
stabilità. Il testo è caratterizzato da interessanti motivi letterari e storiografici.
La lista di prezzi comparativi con vari beni di consumo (1. 6) trova paralleli nelle
iscrizioni ufficiali ittite ed assire, che tuttavia ricorrono al topos per sottolineare
una situazione economica favorevole, mentre in questo caso essa ha il fine
opposto. La presentazione di Panammuwa II come alleato subordinato che
''corre alle ruote'' del carro di Tiglath-pileser (l. 13) verrà successivamente
applicata verbatim da Barrakib a se stesso nei propri testi antico-aramaici. Del
tutto unico, d'altra parte, è il racconto della morte di Panammuwa durante
un'impresa bellica di Tiglath-pileser (forse durante l'assedio di Damasco; cfr.
Lipinski 2000, p. 244) e della lamentazione compiuta dal re assiro, dagli altri
alleati e dall'esercito per la sua morte (11. 16-17). Infine, il fatto che il re assiro,
nell'onorare l'alleato defunto, <<fece sì che la sua anima (nbs) mangiasse e
bevesse>> (1. 18) trova paralleli nel testo di Panammuwa I e in quello di
Kuttamuwa (v. infra).
• Una recente spedizione americana a Zincirli ha restituito una stele
funeraria, artisticamente ben eseguita e ben scritta nelle sue 13 righe, di tal
Ktmw (forse Kuttamuwa), <<servo>> - dunque probabilmente un dignitario - del
re Panammuwa (n. XIV; tav. IX). La varietà dialettale impiegata in questo testo
deve collocarsi in un punto imprecisato tra aramaico antico e samaliano:
potrebbe quindi trattarsi di un'ulteriore variante dialettale, parallela al
samaliano, forse impiegata all'infuori delle iscrizioni reali.
Dal punto di vista contenutistico, il testo ha attirato molto interesse per le
info1111azioni circa i riti funerari locali e per le implicazioni storico-religiose
della clausola con la quale Kuttamuwa offre ybl lnbsy.zy.b~b.zn, <<Un ariete per
la mia anima che è in questa stele>> (1. 5; cfr. anche bnbsy alla 1. 11), anche se la
nozione di un'''anima'' che banchetta con gli dei nell'aldilà appare già nei testi
81
di Panammuwa I e 11 .
Infine, da questo sito provengono dieci iscrizioni in aramaico, tutte risalenti
a Barrakib (n. XV; tav. X). Ben sei di esse sono incisa su pietra, mentre una è
una bulla con semplice iscrizione di possesso, e tre sono lingotti d'argento con

81
Più ampiamente, questo specifico concetto samaliano potrebbe essere connesso con la
distinzione, ittita e tardo-ittita, tra ''anima'' e corpo (vedi ad es. l'iscrizione luvia di Kululu in
Hawkins 2000, pp. 445-447). Anche la menzione della divinità Kubaba indirizza ali' Anatolia,
benché questa dea sia attestata anche in una stele frammentaria di Teli Sifr, vicino ad Aleppo
(Michelini Tocci 1962).
40 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

la stessa iscrizione e senza notazione ponderale.


• Un ampio ortostato in dolerite (KAI 216) commemora il re come
<<servo>> leale e fedele di Tiglath-pileser III (descritto come <<signore dei
(quattro) angoli della terra>>, mr' rb'y 'rq', con uno schietto prestito - o
traduzione - dall'accadico sar kibriit erbettim) e anche del dio dinastico Riikib-
'EI. Il testo prosegue con il ritratto di un vassallo fedele dell'Assiria; infine, il
sovrano commemora l'erezione di un nuovo palazzo reale a Sam'al, quale non
82
era stato edificato dai tempi di Kilamuwa .
• Un secondo ortostato, anch'esso recante la figura di Barrlikib, consta di
di appena nove righe di difficile lettura (KAI 217).
• Un terzo ortostato (KAI 218) raffigura Barrakib seduto sul suo trono,
con uno scriba in piedi, stilo in mano, di fronte a lui. L'iscrizione elogia il dio
lunare di ijarran (b 'lbrn).
• Tre frammenti di uno o più ortostati di pietra commemoranti il re (KAI
219-221). Su quello più esteso viene ripetuta la frase topica sul re assiro e sul
dio dinastico come garanti della regalità di Barrlikib.
• L'etichetta di proprietà <<di (l-) Barrlikib, figlio di Panammuwa>> è
attestata su una bulla, tra simboli divini (Avigad, Sass 1997, pp. 280-281).
• Etichette di proprietà <<di Barrakib>> compaiono su tre lingotti d'argento
rotondi di vario peso (Tropper 1993a, pp. 150-152).

1.5.5. Testi di dubbia attribuzione all'aramaico antico


• Dall'area mesopotamica provengono i nn. XVII, g (tubo di argilla da
Ninive), XVII, h (ostracon con nomi semitici occidentali da Nimrud) e XVII, i
83
(decorazioni di scettro da Khorsabad, l'antica Dur-Sarrukin) .
• Da Zincirli provengono altri due frammenti iscritti, di dimensioni assai
ridotte (in samaliano o aramaico), rinvenuti nelle campagne di scavo del 2006 e
del 2008 (Boyd, Hardy, Thomas 2009; n. XVII, b ).
• Ancora da Zincirli provengono due amuleti iscritti in pietra con pochi
segni leggibili (n. XVII, e) e un 'iscrizione su rivestimento di scudo bronzeo a
decorazione animale, con indicazione di possesso sul bordo (n. XVII, d).
• Da Tel Zeror in Israele proviene un frammento di base di coppa in
ceramica, con una breve iscrizione sulla faccia esterna (n. XVII, f; tav. Ili).
• Infine, alcune epigrafi di incerta ascrizione ali' aramaico provengono
dall'Italia (iscrizione su sigillo-scarabeo in pietra da Macchiabate in Calabria;
graffiti su anfora da Ischia; iscrizione su kantharos; n. XVII, e; tav. 3).

82
La figura di Barriikib, alle cui spalle era un servitore (conservato solo in parte) decora il lato
sinistro del monumento.
83
La datazione probabile del nome del personaggio indicato dal testo (sotto Sargon II, 721-705
a.C.) porrebbe questa iscrizione ai limiti cronologi inferiori per I' AA stabiliti sopra.
Parte I. !.:aramaico antico: introduzione 41

84
2. FONOLOGIA E MORFOLOGIA

2.1. Scrittura e fonologia

L'alfabeto aramaico nasce attorno al X sec. a.e. dall'adozione dell'alfabeto


fenicio, che ebbe la città di Byblos come possibile centro di diffusione primaria.
La scrittura alfabetica fenicia (che raggiunse in tempi brevi anche la Palestina e
la Transgiordania) rappresentava, a sua volta, uno sviluppo fur111almente e
strutturalmente innovativo rispetto al sistema alfabetico a grafemi cuneifor11ti
diffuso a Ugarit e in centri finitimi negli ultimi secoli del II millennio a.e.).
Segni lineari continui e un numero di fonemi ridotto (22) rispetto a quelli
dell'alfabeto ugaritico (30) costituiscono le principali caratteristiche dei nuovi
alfabeti adottati da diverse varietà linguistiche occidentali fin dall'inizio del I
millennio a.e.
Pur se non in maniera esclusiva, il corpus alfabetico di testi dell' AA risulta
prioritariamente inciso su supporti scrittori duri o durevoli; dal momento che la
maggior parte dei testi costitutivi è su pietra, la loro scrittura è stata definita
lapidaria o for111ale. Non ci sono variazioni interne fondamentali nella scrittura
lapidaria dell'aramaico antico, ad eccezione di alcune fo1111t: arcaizzanti presenti
nelle iscrizioni di Tel1 I:Ialaf e Tel1 Fekherye (cfr. la tabella paleografica in
Lipinski 2001, p. 65 e v. l'appendice di E. Attardo in questo volume). D'altro
canto, sono attestate saltuariamente alcune fo1111t: corsive.
La definizione di scrittura corsiva per la paleografia antico-aramaica (e
generalmente semitica nord-occidentale) (cfr. van der Kooij in Hoftijzer, van der
Kooij 1976, pp. 40-41) riguarda la semplificazione di fo1111t: individuali di segno
(a partire dalla metà dell'VIII sec.). D'altra parte, effettivi elementi di scrittura
corsiva (comprendenti, ad es., legature tra segni) si svilupparono solamente a
partire dal VII sec., in testi incisi/dipinti o solamente dipinti con inchiostri di
diverso colore, rispettivamente su tavolette d'argilla o su supporti più morbidi
(papiro, pergamena). Il testo di Deir 'Alla nella sua scrittura dipinta multicolore
è il principale esemplare di scrittura corsi va per l'aramaico antico, ma è ovvio
che tale prassi deve aver goduto di una larga diffusione (cfr. il testo di
Awshariye, supra).
Per quanto riguarda i grafo-fonemi, il cosiddetto inventario fonemico proto-
semitico sembra essere sopravvissuto in AA, presentando delle variazioni
minori solamente nell'articolazione; ciò vale soprattutto per le interdentali sorda

84
Per i profili grammaticali del!' AA di più antica data, v. Degen 1969, Segert 1975 (comprendente
anche I' Al; si veda però la recensione critica di Degen 1979). Per gli anni più recenti, v. Martinez
Borobio 2003; si deve a Folmer 2009 una trattazione senza riferimenti al samaliano, ma estesa
ali' Al. Per altri profili in fo1111a sintetica, che includono anche il samaliano, v. Fales 201 lb: Gzella
2014. Per la storia degli studi ma anche per l'approccio storico-linguistico complessivo, rimane
fondamentale Rosenthal 1939.
42 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

(!), sonora (d) ed enfatica sorda (:?'.), ma anche per le gutturali (le uvulari
fricative b, g e le faringali b., ') e per le laterali fricative sorda(§ [più spesso resa
85
con s]) ed enfatica ($ [arabo çl]) . Come conseguenza di questo tratto
conservativo, l'alfabeto aramaico dovette costringere i suoi 29 fonemi costitutivi
originari entro i 22 segni della serie ''fenicia'', dando così luogo a un certo grado
di polifonia per alcuni di questi ultimi. Schematicamente, le seguenti sono le
corrispondenze tra singoli grafemi alfabetici e fonemi plurimi del!' AA, come si
può ricostruire dagli sviluppi storici interni e comparati vi (cfr. Garr 1985, pp.
24-78).

Tav. 1: RaJ;:presentazione di singoli grafemi nell'epigrafia AA con corrispondenze


6
po!ifoniche • ______________________________________________________________ _
Segni Fonemi corrispondenti
---- --- .. ----------- - - - - - - - - - - -- - - - - - - - - - - --- --- -- - -- - ----- --

< s> (TJJ) /si, /si, lt)


ma
87
<s> (O) /si, /si, lt) a Teli Fekherye
<Z> (T) /z/, /g/
<~>(li) /~!. I?} (enfatica interdentale sorda)
<q> (i') lql, !$! (laterale fricativa enfatica, probab. resa come velare affricata
88
[kx'] o uvulare affricata [qx'], in seguito a glottalizzazione)
<I.i> (n) /h/,
. /h/
-
<'> (ll) /'/, /g/
-- - - - - - - - - - - - -- ------ . - - --·------ ··----- - - - -·· ····--·- -- -- ---- -- ---- ·-· ·-· - . -- --- ---- - - - - - -

85
Per i valori fonemici proto-semitici, si rimanda a Kogan 201 I, p. 54.
86
Sono riportati unicamente qui, a titolo puramente orientativo, i corrispondenti grafemi
del!' alfabeto ebraico.
87
Tenendo presente anzitutto l'onomastica, si osserverà che nell'iscrizione di Teli Fekheriye <s>
sembra corrispondere a tutte le posizioni fonologiche che l'aramaico antico di Siria assegna a <s>,
ad esclusione proprio di /s/, ma con l'aggiunta di /si. Quindi, <s> rappresenta una 111 etimologica
(come si può vedere dalla doppia resa del nome del dedicante *Hadad-yi!'i (alfabetico hdys'y,
accadico Adad-it- 'i), e /si (come nel nome di suo padre, ssnwry = accadico *Samas-nun1. Tuttavia,
poiché anche sm ''piazzato'' (radice SYM) è attestato nel testo di Teli Fekheriye, la realizzazione di
/s/ con <s> nei nomi propri potrebbe essere dovuta al fatto che l'aramaico <s> fosse più vicino alla
pronuncia del neo-assiro S che a <s> (come suggerito in Abou-Assaf, Bordreuil, Millard I 982, p.
44). Quanto al nome del dio solare nel secondo nome visto sopra, si potrebbe suggerire la presenza
di una fo1111c, locale, mesopotamica nord-occidentale *Siis (<*Saws <*Sam(a)s), con la seconda
sibilante ridotta a /s/ (<s>) attraverso assimilazione progressiva. Di particolare interesse, infine, è

che la fo1111" del nome divino *Siis (<ss>) continuerà ad essere attestata nei nomi propri assiro-
aramaici nell'area Balikh-Khabur-Eufrate fino al VII sec., ovvero a Teli Shioukh Fawqani (ssly =
*Sas-ili), a Ma'allanate e a Teli Sheikh Hamad (in entrambi i contesti, ssb$r = *Sas-abu/a-u~ur).
Questo dettaglio suggerisce la possibilità che la varietà mesopotamica del!' AA fosse una delle
componenti più significative del!' ''aramaico d'Assiria'' quale venne impiegato nell'ultimo secolo e
mezzo di vita dell'impero assiro - in pratica mostrando una fo,111" di continuità storico-linguistica
tra AA e una delle varietà di Al, come già suggerito ad es. da Greenfield I 978.
88
Si noti come, successivamente, in Al,/~/ si fonda con /g/, dando poi luogo al no1111ale passaggio
> I' I in aramaico Medio (Kogan 2011, p. 99).
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 43

L'alfabeto semitico occidentale originario era concepito come totalmente


conosonantico; solo il segno 'aleph nell'U garitico mostra tre furrr1e diverse, in
congiunzione con le vocali a, i, u. Negli alfabeti semitici occidentali del I
millennio a.e., per ridurre le ambiguità degli schemi vocalici da interpolare alle
consonanti esistenti, venne a introdursi l'uso di impiegare i grafemi <h>, <w>,
<y> (e in misura molto più ridotta, anche <'>) per indicare le vocali lunghe
(come scritture ''piene'' o matres lectionis, ''guide di lettura'' secondo la
te11rtinologia usata per l'Ebraico biblico). Così, <h> poteva indicare la laringale
/hl oppure le vocali la.I ed le/ (aperta), <w>la semivocale lwl come anche le
vocali /ii./ e poi lo/, e <y> la semivocale ly/ come anche /i/ ed le/ (chiusa)
(Folmer 2009, pp. 107-108; Gzella 2014, p. 77). L'aramaico antico, e in
particolare il testo di Tel1 Fekherye, fornì un impulso definitivo a questo
processo grafo-fonemico innovativo rispetto al fenicio, che poi fu adottato anche
dalle tradizioni scribali in Palestina e Transgiordania. Tuttavia, l'uso delle
matres lectionis non diede luogo a una regolarizzazione sistematica; come i
segni di puntuazione in diverse tradizione linguistiche europee fino ad oggi, se
ne può constatare un uso irregolare, anche all'interno del medesimo testo (v. ad
es. l'alternanza tra s'ryn e s'm per /se'arln/ o /sa'arln/, ''orzo''). Di contro,
numerosi sono i fattori di regolarità nelle rese che indicano la presenza di un
addestramento scribale ufficiale praticato presso le cancellerie delle corti
9
aramaiche 8 .
In generale, le occlusive /bi, lgl, Idi, /k/, /p/, /ti dell' AA non mostrano segni
di spirantizzazione in alcuna posizione, anche se sporadiche tracce del
fenomeno si riscontrano in rese di parole aramaiche nel cuneifor111e babilonese
(Huehnergard 1995, pp. 268-269). La fusione delle interdentali con le
corrispondenti dentali, cioè /g/ > /d/, /!/ > /ti, /p > lt/, quale troverà compimento
in AI, potrebbe essere già stato avviato in AA, come indicato da fluttuazioni
nelle rese dell'onomastica aramaica in cuneifo11r11:: assiro ed entro la stele di
Bukan (l. 5: swrh /!awra/, ''vacca'' ma l. 8: tnn *f!anan/ > /tanan/, ''fumo''). Un
tratto diffuso che riguarda le consonanti dell'aramaico antico, ereditato da fasi
precedenti del semitico di nord-ovest, è l'assimilazione regressiva di /n/ prima
di una consonante immediatamente successiva (vedi ad es. 2.2.2.3. per il
pronome personale di II p. sing. 't). La l nelle radici lqb ''prendere'' e slq ''salire''
si comporta in maniera simile, dando luogo a fur1r11:: come yqb <<egli prenderà>>,
tqb <<è presa>> e ysqn <<essi succederanno>> (Sefire); anche se occasionalmente
sono attestate fo1rr11:: non assimilate, come mlqb, ylqb, tlqb a Tel1 Fekherye.
'
E attestata la dissimilazione regressiva delle enfatiche, con il caso
paradigmatico di ky$' ''estate'' invece di *qy$' (Barrakib ); che esso non avvenisse
in tutti i casi, è tuttavia indicato da llq_tw /lalqotfi/ <<che essi spigolino>> a Tel1
Fekherye. Scambi sonora-sorda si hanno ad es. in nbs, ''anima'' (anche in

89
Così, ad es., si può supporre che le vocali brevi in posizione finale siano scomparse già all'inizio
dell'aramaico antico. I dittonghi 1-awl, 1-ayl in posizione interna vengono invece mantenuti, a
differenza del Fenicio.
44 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

samaliano), che in seguito in AI sarà resa nps, in sintonia con l'accadico,


l'ebraico e l'arabo. L'aferesi del]' 'aleph iniziale nel numerale ''uno'', f,d /1:lad/ (<
*/'al)ad/), fem. f,dh, è considerato comune all'aramaico in tutte le sue
manifestazioni (Huehnergard 1995, p. 275; Gzella 2014, p. 83), mentre
incidentale appare il suo contrario, l'inserimento di una 'aleph prostetica, come
in 'sm l'esm, opp. 'ism/ a Sefire. La /-a/ finale non accentata era regolarmente
omessa, con scriptio defectiva (ad es., nel pronome di 2. m. sg.).

2.2. Morfologia

Con le sue poche centinaia di righe di testo sinora conosciute (non sempre
conservate completamente), il corpus antico-aramaico non può ovviamente
condurre, per il momento, ad un profilo grammaticale completo ed esaustivo. Le
seguenti sezioni, pertanto, hanno il semplice scopo di indicare i caratteri
principali della morfologia dell'aramaico antico dalla Siria alla Mesopotamia
nord-occidentale (e v. il cap. 3 per la sintassi). Per i tratti specifici dei testi dai
margini meridionali (Teli Dan, Deir 'Alla) e nord-occidentali (samaliano), cfr.
2.3, infra.

2.2.1. li nome
L'aramaico antico mostra di condividere i caratteri comuni nel semitico dei due
generi e tre numeri (singolare e plurale, con il duale limitato ad elementi doppi
per natura), marcati da specifiche desinenze aggiunte come suffissi al ''grado
zero'' della fo1111a maschile singolare (Tav. 2). Tuttavia, la fu1111a del sostantivo
(senza/con desinenza) non rappresenta una guida inoppugnabile al genere del
sostantivo (e neppure al numero, v. infra); una certa serie di nomi manca del
marcante morfologico femminile (al sg. o solamente al pl.), sicché la condizione
sintattica femminile può ricostruirsi unicamente grazie alla concordanza (v. ad
es. ptf,h ... 'rb ', <<(mi sarà) aperta la via>>, Sefire III, 8-9) o alla comparazione
pan-semitica (v. 3.1.). A volte, il singolare e il plurale possono avere generi
diversi, come nei casi di ,nlh: :mln, ''parola/parole'' e snh: :snn, ''anno/anni''
(Sefire). Alcuni sostantivi hanno poi basi diverse al singolare e al plurale, ad es.
'b /'ab/ ''padre'', plurale costrutto 'bhy /'abahay/ ''padri di ... "; br /bari ''figlio'',
plurale costrutto /banay/ ''figli di ... " (Sefire ), by(t) /bay(t)/ ''casa'', plurale
costrutto bty /battay/, ''case di ... " (Sefire ), rb /rabb/ ''grande'', plural rbrbn
/rabrab'in/ ''grandi'' (Barrakib e passim).
Il nome viene declinato in tre stati: assoluto, costrutto ed enfatico. Lo stato
assoluto marca il sostantivo senza dett::111linazione, specie come sostituto del
pronome indefinito (v. infra) oppure in costruzioni avverbiali e numeriche (ad
es. 'd 'lm ''per sempre'').
Lo stato costrutto marca la testa di un nesso genitivale, come segnale
fonnale di una dipendenza espressa dal sostantivo successivo (come fosse,
Parte I. !:aramaico antico: introduzione 45
90
''libro-di Giovanni'') . Catene di stati costrutti sono decisamente possibili, ma
viene evitato un sostantivo costrutto che modifichi più di un elemento non
costrutto (la presunta eccezione gwgl smyn w 'rq, <<ispettore dei canali del cielo e
della terra>> a Teli Fekherye va interpretata come calco diretto dal testo accadico
corrispondente, che presenta due ter111inazioni genitivali consecutive, gugal
same u er$eti).
Lo stato enfatico rappresenta un'innovazione dell'aramaico; esso è di fatto
un articolo definito suffissale -a' ( che nell'aramaico più antico mantiene pieno
valore consonantico, a differenza di sviluppi successivi), applicato al nome in
stato costrutto. Esso funge da marcante della definitezza, come l'articolo in altre
lingue semitiche. Va notata la mancanza totale di esso in samaliano come anche
la sua attestazione molto ridotta a Teli Fekherye., mentre l' AA di Siria ne fa un
uso crescente. Questa ''mappa'' delle attestazioni potrebbe suggerire (seguendo
Kaufman 1982, pp. 147-148) che- l'uso di -a' come vero e proprio stato
dete11ninato fosse ancora in divenire in AA.

Tav. 2: Declinazione del nome.


assoluto costrutto enfatico
m lk, ''re ct·1 ... ''

smg. m. mlk ''re'' mlk' (-a '), ''il re''
'
plur. m. mlkn (-fn) mlky (-ay) mlky ' ( -ayya ')
sing. f. mlkh (-alah) mlkt (-at) mlkt' ( -ata ')
plur. f. mlkn (-an), mlkt (-at) mlkt' ( -ata ')
mlkt (-at)

Nel sg. femminile, l'aramaico riduce a -h la -t etimologica del nome allo stato
91
assoluto; questa desinenza riappare unicamente allo stato costrutto • Nel
femminile plurale, si può osservare il passaggio da una più antica for111a -iit a
una più recente -iin - cfr. ad es. la fo1111a ibrida mln lbyt, <<parole malvagie>>
(Sefire I C 20, III 2), forse indicante esiti diversi tra nomi e aggettivi a riSuardo
(Garr 1985, p. 95) - possibilmente emersa per influsso del maschile -fn . Una
situazione interrnedia potrebbe essere rappresentata (Brugnatelli 1991) dalla
temporanea riduzione ad *-ii, marcata come -h (ad es. nelle catene di
maledizioni con soggetti femnùnili plurali dei testi di Sefire e Bukan) o non
marcata affatto (nei sostantivi mt, nhr e swr a Teli Fekherye). I plurali di radici
deboli finali sono spesso in scriptio defectiva - cfr. ad es. s'n, ''pecore'' (Sefire I
A 23) - ma altrove sono invece evidenti nella loro for111azione in *-awwii +
te1111inazione plur. f., ad es. s 'wn, ''pecore'' in Tel1 Fekherye, I. 20 e mbnwt,
''campi di ... '' in Zakkfir A 9.

90
V. Gensler 2011, 291.
91
Il caso di assenza totale della desinenza femminile in qr, ''città'', nell'iscrizione samaliana di
Panamuwa I, 1. 18 (accompagnato dal dimostrativo femmile z') si ritrova nel moabitico, ma si
contrappone a qyrh dell'aramaico antico e al fenico qrt.
92
11 samaliano, invece, utilizza la sola desinenza -ot (Tropper 1993a, p. 198).
46 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Le ter111inazioni dei casi sono scomparse nell'aramaico antico di Siria e


Mesopotamia, probabilmente per l'influenza dello stato enfatico (Kaufman
1997, p. 123); lievi tracce di essi pe1mangono unicamente nel samaliano, con -w
al nominativo e -y al caso obliquo (Tropper 1993a, pp. 199-200). L'esistenza di
plurali fratti in aramaico antico, specialmente a Teli Fekherye, è stato suggerito
di recente (Lipinski 2008). Nonostante la scrittura completamente consonantica,
possono distinguersi deternlinati schemi nominali estesi con regolare funzione
semantica ( su cui v. in particolare Fassberg 1990), come ad es. C 1aC2C2iC3, una
forr11azione aggettivale connessa al participio passivo.

2.2.2. Il verbo
2.2.2.1. La coniugazione
In accordo con tutte le lingue del semitico nord-occidentale, l'aramaico antico
presenta una opposizione paradigmatica funzionale tra una ''coniugazione a
prefissi'' (che ammette anche elementi suffissali per genere e numero) e una
''coniugazione a suffissi''. Tali due coniugazioni si appoggiano ad affissi del
tutto distinti, pur non senza qualche relazione con gli elementi costitutivi del
pronome personale indipendente semitico comune. In comune con l'insieme
delle lingue semitiche, il genere è marcato non solo alla III persona, ma anche
alla II, mentre è assente nella I.
Lo schema essenziale con le fo1'1ne attestate per la coniugazione a prefissi è
il seguente.

Tav. 3: La flessione della coniu azione_pr.efissale.


Persona Prefisso Suffisso (lungo) Suffi o (breve)
III sing. m. y-✓ -0 -0
II sing. f. t-✓
I sing. c. '-✓ -0 -0
III pl. m. y-✓ -n -w
III pl. f. r-✓ -n -n

Il pl. m. t-✓ -n -w
I pl. c. n-✓ -0 -0

Similmente a tutte le lingue semitiche antiche e recenti, le persone 111 e II


(sg./pl.) si distinguono per una simmetria paradigmatica (III y- :: II t-), mentre le
93
I persone sono asimmetriche ( ' - al sg., n- al pl) • La coniugazione a prefissi
funge principalmente da tempo del presente/futuro, ma possiede anche un valore
aspettuale, indicante un'azione incompiuta (''imperfetta''). Essa può essere

93
Il sincretismo tra III m. e II f. (in AA, solo attestato al plurale) è altresì una caratteristica comune
delle lingue semitiche in generale, che non ha ancora ricevuto spiegazione (Gensler 2011, p. 290).
Parte I. I:aramaico antico: introduzione 47

ulterio1·111ente suddivisa in una forma breve - con suffisso 0/vocale lunga (alla
II e III p. plur. m./f.), dal significato essenzialmente volitivo (sia come modo di
comando o precativo) - e una fo1·111a lunga, nella quale le vocali lunghe sono
aumentate dal suffisso -n (*-iina ), di valenza indicativa. Le due fot 111e sono
morfologicamente distinguibili con certezza solo nelle iscrizioni di Sefire ed è
pertanto difficile stabilire se questa distinzione esistesse in tutti i dialetti
aramaici antichi; la for111a lunga sembra assente in samaliano, a Deir 'Alla e a
Tel Dan.
Il precativo è attestato nell' AA di Mesopotamia con la particella prefissale 1-,
ma non nell' AA di Siria (cfr. lhynqn, <<possano esse allattare•>, nelle maledizioni
di Teli Fekherye, ma yhynqn a Sefire e Bukan): esso è stato interpretato, di
conseguenza, come tratto di origine fondamentalmente accadica. Tuttavia,
poiché in samaliano precati vo e iussivo coesistono, è possibile, come suggerito
da Loesov (2012, pp. 448-452), che Teli Fekherye rappresenti uno stadio in cui
la particella volitiva semitica I- era ancora utilizzata come precativo, mentre il
samaliano costituisca la fase inte1111edia, in cui al precativo si stava lentamente
sostituendo lo iussivo. A Teli Fekheriye, inoltre, la III p. plur. f. vanta for111e
lunghe in entrambi i significati: ad es., lhynqn e yhrgn.
A volte una -n- epentetica unisce la coniugazione a prefissi al suffisso
pronominale, quale possibile residuo di una coniugazione più antica ed
''energica'' in -/ani o -/anna/ (per es., wyqtlnh, <<e lui dovrebbe ucciderlo>>, Sefire
II A, 26). In presenza di una w- iniziale (il cosidetto ''waw conversivum'' ben
noto dall'ebraico biblico: Jotion, Muraoka 2000, pp. 389-396) la coniugazione a
prefissi assume la funzione preteritale di tempo narrativo (attestato solamente
nell'iscrizione di Zakkiir in area siriana, ma a Deir 'Alla e soprattutto a Tel Dan
ai margini meridionali), con un tratto che si verrà a perdere nell'aramaico di fasi
successive. La coniugazione a prefissi è utilizzata anche per le frasi subordinate.
La coniugazione a suffissi si riferisce ad azioni del passato e compiute, in
senso stativo ma anche ottativo-iussivo.

Tav. 4: La coniu azione della coniu azione suffissale.


Persona Suffisso Persona Suffisso
III sing. m. ✓-0 III plur. m. ✓-w (-/u/)
III sing. f. ✓-t (-lati) ill plur. f. non attestato
II sing. m. ✓-t (-/tal) II plur. m. ✓-tm (-/turni)
II sing. f. ✓-ty (-/tT/) II plur. f. non attestato
I sing. c. ✓-t (-/t/) I plur. c. ✓-n (-/na/)

Qui, si noterà la presenza di fo1111azioni in -t, specie nella I e II p. sg., comune al


semitico nord-occidentale (ma anche ali' arabo), mentre il semitico orientale,
l'etiopico e il sudarabico moderno presentano esiti vari in -k (Huehnergard I 995, p.
263).
48 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L'imperativo (solo di Il p.) presenta i medesimi affissi della coniugazione a


prefissi: sing. m. 0; plur. -w. Le fo1111t: femminili non sono attestate per
l'aramaico antico.
Il participio, che esprime azioni atemporali, ha la fo1111i:1 attiva ktb (=/katib/) e
la fo1111a passiva kt(y)b (=/katTh/). I participi vengono trattati come sostantivi e
possono assumere funzioni pienamente nominali (allo stato costrutto ed
enfatico; ad es. mhn/:zt 'sr, <<colui che fa discendere ricchezza>>: Teli Fekherye, 2;
qrq, <<fuggitivo>>: Sefire III, 4).
L'infinito è attestato sia come infinito assoluto (specie a Sefire e a
Deir 'Alla), per rafforzare le fo1111i:1 verbale che l'accompagna, sia come infinito
costrutto (tipo prevalente in aramaico d'impero), per lo più con la preposizione
l. Per quanto riguarda il tema G l'infinito è sprovvisto di prefisso nell'aramaico
antico di Siria, come in ebraico. Relativamente agli altri temi, l'aramaico antico
presenta infiniti senza prefisso, ma dotati di suffissi (femminili?) -h o -t per D
(vedi Sefire, l 'bdt, l/:zzyh) e H (sempre a Sefire, lhldt, lhmtty con suffisso); solo a
Tel1 Fekherye è attestato un prefisso m-, ma nessun suffisso (ad es. nella radice
D, lm'rk ywmh, <<per l'allungamento dei suoi giorni>>). Altri casi di radici
derivate senza suffissi sono lsgb a Sefire e a Tel Dan (1. 2, [bh]tl/:zmh, < *l/:zm inf.
riflessivo costrutto + pronome oggetto di III sing. m., <<quando lui combatté>>). A
Tel1 Fekherye, lkbr, lslm e l/:zyy potrebbero essere infiniti di temi derivati senza
prefisso o suffisso, oppure nomi astratti.

2.2.2.2. Radici semplici e derivate


In aramaico antico i principali schemi/temi verbali derivanti da radice, e
internamente connessi tramite un significato specifico, sono G, D e H. Per il
tema G, o pe 'al, pertinente al significato fondamentale della radice, vedi supra.
Il tema D, che presenta geminazione del Il elemento radicale (*p ''l), ha
significato intensivo o causativo (per i verbi con valenza di base intransitiva): le
sue realizzazioni scritte in AA sono tuttavia indistinguibili da quelle di radice G
(*p'l, yp'l). Il tema H (*hp'l), che conferisce connotazione causativa ai verbi
transitivi, presenta un prefisso h- alla coniugazione a suffissi, a differenza delle
fasi successive, dove h- > '-. Un tema N (*np 'l), che in varie lingue semitiche
indica il passivo di G, compare solo a Deir 'Alla, e forse anche nel samaliano. I
significati passivi, pertanto, devono essere stati affidati a variazioni vocaliche
interne che non sono state registrate come tali nella scrittura. Le fo1111t:
mediali/riflessive espresse mediante infisso -t- sono rare: è attestata una fu1111i:1
tG (ad es., Sefire I A 28 yt/:zzh, <<esso può essere visto>>), mentre Tel1 Fekherye
presenta Gt (ygtzr, <<esso può essere tagliato>>, 1. 23).

2.2.3. I pronomi
In AA sono attestati i seguenti pronomi personali indipendenti: I sing. c. 'nh
4
/ ana/ ; II sing. m. 't ( = l'atta/); III sing. m. h' (= /hii' /), f. h' /ht' /; III plur. m.
hm (hmw in Zakkiir), /hom(ii)/. La loro funzione è quella di marcare il soggetto

94
Il samaliano, tuttavia, presenta la fo111,a 'nk, forse come imprestito dal fenicio.
Parte I. !.:aramaico antico: introduzione 49

in clausole nominali anche con funzione rafforzativa. Il pronome di 3.p. può


avere la funzione di dimostrativo distale (v. infra).
Pronomi possessivi suffissi. Sono attestati i seguenti suffissi di tipo
latamente genitivale con nomi singolari (tc:111rinanti in consonante): I p. sing. -y;
II p. m. sg. -k; III p. f. pi. -ky; III p. f. sg. -ky; III p. m. sg. -h; III p. f. sg. -h; I p.
plur. -n; III p. m. pl. -hm; III p. f. pl. -hn. Nel testo di Teli Fekherye troviamo
delle fo1111e contratte per i suffissi di III p. plur (-hm>-m I -hn>-n) dopo la parola
kl, ''tutto'', dovute ad elisione o assimilazione. Con nomi plurali o preposizioni
''plurali'', terminanti in vocale: II p.m. sg. -yk; III p. f. sg. -yh; III p. m. sg. -wh;
II p. m. pi. -ykm; III p. m. pi. -yhm.
Con i verbi (quindi con suffissi esprimenti l'oggetto dell'azione): I p. sing. -
ny; II p. sing. m. -k; III p. sing. m. -h; II p. plur. m. -km.
95
I pronomi dimostrativi di prossimità (''questo'') sono: znh (sing. m.) , z'
(sing. f., anche nel samaliano; mentre z 't, forma diffusa in ebraico e moabitico,
compare unicamente a Teli Fekherye), 'In l'l (plur. comune, rispettivamente
nella sua scriptio continua e difettiva). Il pronome distale (''quello/a, quelli/e'')
compare solo in periodi successivi, talché l' AA (similmente all'ebraico e al
fenicio, ma anche in parte ali' Al) ricorre all'uso del pronome indipendente di 3.
persona a questo scopo.
I pronomi interrogativi sono mn, ''chi?'' e mh, ''che cosa?'', che distinguono
tra persone e cose (animato/inanimato), variando rispetto al sistema
pronominale e nominale basato sulle differenze di genere. L' AA non presenta
pronomi indefiniti, ma gli interrogativi possono essere impiegati in tal senso (kl
mh lbyh, <<ogni sorta di male>>, kl mh 'ml, <<ogni sorta di disgrazia>>, Sefire). Da
rimarcare soprattutto, poi, l'uso di te111rini con il significato di ''uomo'' ('ns
/'enas/ o gbr /gabr/, come anche 's l'Isl nell'iscrizione di Kuttamuwa) nel senso
generico e neutro di ''persona'' per l'espressione dell'indefinitezza, ad es., in kl
gbr zy <<chiunque>> (Sefire). Simile è l'uso di bd /badi, ''uno'' in hyfbth mn byt bd
mlkn rbrbn, <<la resi più bella della casa di ciascuno dei grandi re>> (Barrakib ).

2.2.4. Particelle e preposizioni


La frase relativa è marcata dalla particella zy (*gI, con evoluzione a dy o d- in
96
AI) , che introduce anche altre tipologie di subordinate (dichiarativa, persino -
ma raramente - causale), anche in combinazione con preposizioni varie. Insieme
alla preposizione l- e a un suffisso pronominale, zy può fo1111are il pronome
indipendente possessivo (zy ly, <<mio>>, a Sefire). Infine, zy può anche fungere da
preposizione utilizzata nel nesso genitivale analitico, equivalente a ''di'', nato
forse per influsso dell'accadico sa.
Risultano degne di nota le seguenti particelle e preposizioni: p, raramente
attestata, con valenza consecutiva e di apodosi (''allora, quindi'' o simili),
attestata anche in ugaritico ed eblaita; /-, ''no, non'', che viene prefisso al verbo;

95Le f 011111::
nn zn e znn app3.!ono · sama I"1ano.
· 1n
% Non si tratta di un pronome, come a volte descritto, in quanto zy non prende alcuna flessione e
non sostituisce alcun nome.
50 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

mn, ''da'', che invece non viene mai usato in fo1111a prefissale, lasciando in tal
modo la sua nun intatta da assimilazioni; hn, ''se'', che introduce proposizioni
condizionali (i verbi coinvolti compaiono con coniugazione a prefissi nella
protasi, con coniugazione a prefissi o a suffissi nell'apodosi). Per zy, cf. sopra.

2.3. Le varietà dialettali dell'aramaico più antico: uno sguardo d'insieme

Nell'insieme, si osserverà che l'allargamento della base testuale genericamente


afferente all' AA, attuatosi attraverso le importanti scoperte epigrafiche degli
ultimi decenni, ha trasfo1111ato in larga misura il ''profilo'' complessivo di questa
varietà linguistica, che oggigiorno va considerato sempre più alla luce della
coesistenza di ''filoni'' diversi, pur incentrati su una fo1111a di scrittura a base
unitaria e su una serie assai ampia di isoglosse comuni. In pratica, se (come
detto sopra, 1.1) fino a pochi decenni fa la ricostruzione storico-linguistica
mostrava l' AA come rappresentato da due membri in una qualche opposizione
reciproca, (a) l'aramaico siriano e (b) il samaliano, oggi si può - almeno come
prospettiva provvisoria - indicare un elenco delle varietà dialettali allargato ad
altri due gruppi: (c) aramaico più antico di Mesopotamia (IX-VIII sec. a.C.) e
(d) aramaico di aree meridionali, intriso di tratti cananaici al punto di fame
discutere l'affiliazione complessiva all'aramaico stesso. Un quadro sintetico
delle maggiori varianti morfologiche nei gruppi (b) e (d) rispetto ali' AA di Siria
(per cui vedi 2.2. 1. e seguenti) può delinearsi come segue:

Sam 'al. L' AA di Barriikib sembra essere più legato all'orizzonte siriano che a
97
quello mesopotamico • Quanto al samaliano, una posizione provvisoria - vista
anche la prosecuzione attuale degli scavi sul sito, con recenti scoperte
epigrafiche - potrebbe essere l'adesione alla classificazione di Tropper ( 1993a,
pp. 287-297; 311) come una specifica manifestazione dell'aramaico arcaico
(Fruharamiiisch ), parallela all'aramaico antico, ma ben distinta da esso per i
molti tratti cananaici. Vanno tuttavia tenute presenti classificazioni diverse, che
vedono nel samaliano una lingua del tutto distinta dall' AA , pur nell'ambito di
una comune discendenza da un ''proto-semitico di nord-ovest'' (ad es. come
proposto da Huehnergard 1995, p. 282).
Le distinzioni maggiori del samaliano rispetto all' AA sono le seguenti: il
passaggio da consonanti sorde a sonore (nbs < nps, ''anima''); wt per la nota
accusativi; la conservazione di un nominativo -w e di un obliquo -y nei nomi
98
plurali ; la mancanza di marcanti per lo stato enfatico; il pronome di I p. sing.
'nk(y); il pronome oggettivo indipendente (I p. sing. wty; III p. sing. m. wth); il

97
D'accordo con Degen 1969 e Garr 1985, contro Greenfield 1978. I trani dell'AA di Sam'al in
comune con la varietà siriana sono: iniziale h- per il causativo e la radice Gt e la dissimilazione
regressiva delle enfatiche (/q/>/k/ prima di/~/ o /t/, per es. ky$' per qy$', <<estate>>) attestata anche a
Sefire.
98
Ad es., qwm 'm_}" '/hv.·, e '§'[/ m]n '/hy, KAI 214: I :2 e 4.
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 51
'

pronome dimostrativo prossimale del sing. f. z '; il pronome relativo di sing. f.


'zh.
Infine, il testo di Ktmw, di recente scoperta, parrebbe addirittura collocarsi in
un punto imprecisato tra AA e samaliano. Troviamo, ad esempio, la
conservazione dei dittonghi /aw/ e /ay/ in posizione interna, in deciso contrasto
con il cananaico. Sono poi presenti le tt1111inazioni dei nomi plurali in -n come
in AA, ma come nel samaliano non vi è un elemento marcante dello stato
enfatico.

Tel Dan. Rispetto ai caratteri principali del!' AA, il testo di Tel Dan dimostra:
l'assenza di stato enfatico nel nome, come a Deir 'Alla (e, casualmente o meno,
in samaliano); la mancanza di zy in tutti i suoi usi (vedi morfosintassi); e molte
attestazioni di ''waw conversivum'', come a Deir 'Alla e nell'iscrizione di
Zakkiir.

Deir 'A liii. La lingua di Deir 'Alla è stata oggetto di ampie discussioni che
hanno fornito la conclusione di un legame con I' AA in generale, pur attraverso
99
la considerazione di numerose differenze puntuali • Molti caratteri morfologici
sono condivisi con l'AA contro il cananaico (ad es. la fo1111a del numerale ''l''
come bd, l'uso di -at come tc:1111inazione di III p. sing. f. del verbo al perfetto),
ma lo stato enfatico del nome sembra assente, come nel samaliano (e a Te! Dan).
D'altro canto, numerosi tratti cananaici sono presenti nel vocabolario (ad es. il
relativo 's), e in alcune fo1111c: verbali (per es., lkw <<vai!>>, e l'iniziale ' - della
radice tD). Infine, alcuni aspetti uniscono Deir 'Alla al moabitico, specie
quando risulta in accordo con l'ebraico (e aramaico), ma anche nei casi in cui
concorda col solo aramaico (ad es., nella -n finale del plurale maschile). La
descrizione più funzionale, al momento attuale, sembra dunque doversi cercare
in un'ottica linguistico-processuale, ovvero abbandonando i tradizionali tentativi
di individuazione del (presunto) stadio di ''aramaizzazione'' caratterizzante il
testo di Deir 'Alla. Ne risulta il quadro di una varietà linguistica posta
all'incrocio tra ebraico, aramaico e lingue della Transgiordania (Kaufman 2002,
p. 303).
In sostanza, il testo di Deir 'Alla è l'esemplare nella presente raccolta
maggiormente remoto dall'orizzonte linguistico-culturale prevalente del!' AA
come delineato da contatti, interferenze e confronti tra la Siria e la Mesopotamia
assira (con estensione anche ali' Anatolia luvia). Esso rinvia piuttosto alla
tradizione della cultura letteraria e religiosa cananea, quale trova riflessi
specifici nella documentazione antico-testamentaria. Ma, proprio nel suo
carattere decisamente borderline per il corpus qui radunato, Deir 'Alla potrebbe
magari prefigurare ritrovamenti futuri tali da allargare il profilo - già oggi
marcatamente fluido - dell'Aramaico epigrafico di epoca più antica.

99
Cfr. ad es. McCarter 1991; Pardee 1991; Tropper 1993a, pp. 301-306; Lipinski 1994, pp. 168-
170; Pat-El, Wilson Wright 2015.
52 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

***
In conclusione, l'immagine attuale dell' AA risulta essersi ampliata negli ultimi
decenni ad abbracciare un coacervo di varietà linguistiche o di manifestazioni
dialettali, da individuarsi in primo luogo sul piano geografico e in secondo
luogo in base al contatto con altre lingue circonvicine (specie semitiche, ma
forse non solo). Poiché i testi dell' AA rimangono in larga misura dipendenti da
un'ufficialità politica che li produsse, o altrimenti legati a palesi intenzioni
letterarie (è il caso di Deir 'Alla), la valutazione di quella che avrebbe potuto
essere una base comune tra essi nella lingua parlata dei secc. IX-VIII a.e.,
rimane confinata a teorie non (o non facilmente) comprovabili. Inoltre, per
quanto attiene allo sviluppo diacronico interno all' AA medesimo, non è agevole
rinvenire un quadro preciso di stadi diversi di fo1111azione attraverso le varietà
dialettali oggi attestate. Infatti, le presenze e le assenze di tratti morfologici
particolari non evidenziano un andamento lineare sull'asse del tempo e dello
spazio e sembrano più dovute ai già menzionati contesti di contatto
interlinguistico che presiedettero alle redazioni dei testi oppure, almeno in un
caso (l'iscrizione di Ktmw a Sam' al), anche a eventuali fattori sociali (ad
esempio, possibili differenze tra le scuole scribali ''di corte'' e non).
Tutto questo complesso di problemi per il momento aperti riguardanti I' AA
si ripercuote a sua volta sulla questione del passaggio storico-linguistico verso
l' AI - che si voglia o meno considerare quest'ultima fase già iniziata nel VII
secolo in Assiria, come detto in 1.1, sopra - tenendo altresì presente l'incidenza
di un fattore storico-sociale innovativo rispetto a epoche precedenti. Tale fattore
si identifica con il trasferimento coatto a vasto raggio di molte comunità locali,
attuato a fini di controllo politico dagli imperi assiro, neo-babilonese e
achemenide che si susseguirono nel dominio sul Vicino Oriente fino
all'Ellenismo. Le deportazioni imperiali di massa dei secoli VII-IV a.e.
dovrebbero avere, in sostanza, portato alla dispersione dei retaggi linguistico-
culturali d'origine di tali comunità, ma al contempo generato l'urgenza di
ricostituire - partendo da pure e semplici esigenze comunicative - specifiche
fo1111e ''vernacolari'' dell'Aramaico nelle tante e diverse zone di nuovo
insediamento. E avrebbero condotto all'ulteriore necessità di relazionare queste
più recenti fo1111e di Aramaico con le realtà linguistiche circostanti: ancora
l'accadico, certo, ma anche l'arabo, l'antico persiano, l'egiziano di età tarda, il
frigio e il !idio e, infine, il greco.
Parte I. I:aramaico antico: introduzione 53

3. MORFOSINTASSI E SINTASSI

3.1. Il sintagma nominale

L'aramaico è, fin dalle sue prime attestazioni scritte, privo di casi, di cui resta
debole traccia solo nel dialetto samaliano, in cui i sostantivi maschili plurali
00
prendono la desinenza -w al nominativo e -y al caso obliquo 1 •
11 nome ha due generi, maschile e femminile, perlopiù marcati da una
specifica desinenza (si veda la morfologia); non mancano tuttavia casi di
sostantivi femminili privi di marcante morfologico ma sintatticamente
femminili. A questo gruppo, ricostruibile grazie alla concordanza (verbi e
aggettivi sono femminili) o alla comparazione, appartengono in aramaico antico
diversi toponimi (forse anche più di quelli osservabili) e sostantivi quali nbs,
''anima'', 'rb, ''via'', 'bn, ''pietra'', yd, ''mano'' e 'yn, ''occhio''. Alcuni sostantivi
femminili presentano un singolare privo di marcante e un plurale marcato (ad
esempio in samaliano qr, ''città'' (sg.), ma qyrt, ''città'' (pi.): Tropper 1993a, pp.
197-198), oppure un singolare marcato e un plurale non marcato (ad esempio,
sempre in samaliano, s'rh, ''orzo'', ma s'ry: Tropper 1993a, p. 198).
Il nome in aramaico ha tre stati, ossia lo stato assoluto, lo stato costrutto e lo
stato enfatico o dete111tinato. 11 primo caratterizza il nome indete1·11tinato, il
secondo è assunto dalla testa di un sintagma genitivale (si veda sotto) e il terzo è
il nome dotato di articolo dete111ti11ativo, il suffisso-', non declinabile, attaccato
101
al nome in stato costrutto • L'articolo dete1111..inativo, la cui origine è discussa,
è probabilmente un'innovazione del semitico nordoccidentale (manca in
accadico) e la sua distribuzione in aramaico antico è piuttosto disomogenea,
suggerendo appunto un fenomeno ancora ai suoi inizi: utilizzato con una certa
frequenza nelle iscrizioni di Sefire e di Zakkiir, sembra essere usato meno
regolarmente nell'epigrafe di Tel1 Fekherye e manca del tutto nei testi nel
dialetto di Sam' al e nelle iscrizioni di Deir 'Alla, nonché (forse casualmente) in
102
quella di Te] Dan •

100
Come è noto, il semitico aveva in origine tre casi al singolare (nominativo in -u, accusativo in -a
e obliquo in -i) e due al plurale (nominativo in -u e oggetto in -i), ricostruiti sulla base di accadico,
amorreo, ugaritico, arabo classico ed etiopico classico. Per i casi in samaliano, cfr. Tropper 1993a,
Pfi·
1
I 99-200.
Nel corso della storia del!' aramaico, l'articolo perderà la sua funzione dete, 111inativa, fino a
diventare, in siriaco classico, lo stato abituale del nome. Fra i dialetti aramaici moderni, vale la
pena di menzionare il Turoyo, originario del massiccio calcareo del Tur •Abdin (Turchia
sudorientale; il nome significa ''montagna dei servi'' e allude alla antica presenza di monasteri), ma
parlato oggi perlopiù dalle comunità di emigrati, che sviluppa un sistema di articoli dete1111i,1ativi
preposti al nome, accentati e, caso raro nelle lingue semitiche, flessi a seconda del numero e,
limitatamente al singolare, del genere (cfr. Jastrow 1993, pp. 36-37).
102 Il samaliano e la lingua del!' iscrizione di Deir •Alla non sono considerati da tutti gli studiosi
dialetti aramaici: si veda il commento a Deir •Alla e alla seconda iscrizione di Kilamuwa.
54 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L'aramaico antico è una lingua con la testa tendenzialmente a sinistra: il nome


precede sempre l'articolo deter11tinativo (che, come si è detto, è posposto e
attaccato al nome), il pronome possessivo, che pure è suffisso, e anche
l'aggettivo dimostrativo, che in fasi più tarde della lingua si può trovare
preposto al nome (in aramaico antico è preposto il pronome dimostrativo di una
· )103
f rase copu latrva .
Anche l'aggettivo qualificativo, del quale l'aramaico antico fa un uso
piuttosto parco, segue il nome, con il quale concorda in genere e numero.
Probabilmente, la concordanza riguarda anche lo stato del nome, ma nel corpus
si ha attestazione solo di nomi indeter11tinati con aggettivi indete111tinati. In
samaliano, è visibile la concordanza di caso nei nomi maschili plurali, ad
esempio ygmr '[yf:z]yh zkry (iscrizione di Panamuwa ad Hadad, 28), <<che
riunisca i suoi fratelli maschi>>, dove tanto il nome quanto l'aggettivo presentano
la desinenza del caso obliquo. L'aggettivo comparativo come tale non esiste in
aramaico antico, ma la comparazione può essere ottenuta tramite un verbo e la
particella comparativa mn, come in whytbth mn byt f:zd mlkn, <<e la (scii. la casa
di mio padre) resi più bella della casa di ciascuno dei re>> (hytbth è il causativo
di ytb, ''rendere bello'', alla prima persona singolare e con un pronome suffisso).
Non sono attestati superlativi.
L'apposizione segue il nome in genere asindeticamente, ma vi sono casi in
cui la preposizione è ripetuta, ad esempio lmr'n /:zz'l, <<Al nostro signore
ijaza'el>> (iscrizione di ijaza'el dall'Heraion di Samo), ma lmrh lmlqrt, <<al suo
signore, a Melqart>> (iscrizione di Bar-Hadad a Melqart). Anche le subordinate
relative seguono sempre la testa, ossia la principale (si veda il paragrafo
dedicato alla frase complessa).
Precedono invece il nome i numerali, che, come in gran parte delle lingue
semitiche, da 3 a I O non concordano con il nome cui si riferiscono per quel che
104
riguarda il genere . Il numerale ''due'' non è attestato in aramaico antico,
mentre il numero ''uno'' è in stato costrutto e seguito dal nome (generalmente
plurale: si tratta di un partitivo, ad esempio /:id mlkn, <<uno dei re>>; si noti che
non si trova invece allo stato costrutto il femminile hdh •
in samaliano: cfr.

103
Ad esempio in siriaco, dove si possono avere tanto ma/kii diinii quanto diinii ma/kii (''questo
re''), quest'ultima costruzione essendo più frequente presso gli autori antichi (cfr. Noldeke 1904, p.
179), oppure in aramaico biblico, dove pure si conoscono entrambe, la prima però essendo più
diffusa (cfr. Bauer, Leander 1927, p. 268), o ancora nell'aramaico d'età achemenide, dove la prima
costruzione è però decisamente preferita e le eccezioni rientrano spesso in tipologie ben
determinate (cfr. Folmer I 995, pp. 325-340). Se le due costruzioni sono in siriaco sinonime, non
altrettanto accade in nabateo, dove, come in aramaico antico, l'aggettivo dimostrativo segue il
nome, mentre il pronome dimostrativo con funzione di soggetto in una frase copulativa lo precede
(Cantineau 1930, p. 58). Vi sono anche dialetti aramaici in cui l'aggettivo dimostrativo precede
sempre il nome cui si riferisce, ad esempio l'aramaico giudaico, palestinese e babilonese (Sokoloff
201 la, p. 617 e 201 lb, p. 667).
104
Questa polarità nel genere è tipologicamente non comune e difficile da spiegare (per i numerali
cardinali in semitico, cfr. Brugnatelli 1982). In aramaico, due eccezioni sono rappresentate dal
dialetto di M1din (il cosiddetto Midwoyo, che fa parte del Turoyo) e dal dialetto di Sarda:r'id
(neoramaico di nord-est), in Iran nordoccidentale, a una ventina di chilometri dal lago di U111tia,
dove i numerali hanno un'unica fo1111i1 (cfr. Jastrow 1993, p. 245; Younansardaroud 2001, p. 189).
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 55

l'iscrizione di Panamuwa I a Hadad, riga 28), come pure rb', ''quarto'' (peso
numero 5 di I:Iamat), rb'y, ''quarti'', (rb'y 'rq', <<i (quattro) quarti della terra>>:
iscrizione di Barrakib, riga 4 e iscrizione dello stesso su frammento di dolerite,
non riportata in questa antologia), rb't, ''quarti'', in samaliano, dove è femminile
(rb't 'rq: iscrizione di Barriikib per Panamuwa, riga 14, non inclusa in questa
antologia), e 'lpy, ''migliaia'', nell'iscrizione di Tel Dan. Il numerale in assoluto
più ricorrente, per le sue qualità magico-simboliche, è il sette, sb •, che non a
caso si trova nelle maledizioni (alle ricorrenze citate in Degen 1969, pp. 104-
105, sono ora da aggiungere quelle della stele di Bukiin). Si noti che invece
l'iscrizione di Teli Fekherye preferisce nelle maledizioni il numerale m 'h,
''cento'' e in un caso 'lp, ''mille''. Il numero sb't 'sr, ''diciassette'', si trova
probabilmente nell'iscrizione di Zakkii.r, dove è in parte ricostruito, mentre il
''trenta'', ribadito anche in numero, slsn 30 mlkn, <<trenta re>>, ricorre in
un'iscrizione frammentaria di Barrakib, non riportata in questa antologia e il
''settanta'' in samaliano, sb 'y 70 'yby (maschile assoluto plurale obliquo: whrg •
sb'y :::· 'yby, <<e uccise i settanta fratelli di suo padre>>: iscrizione di Barriikib
per Panamuwa, riga 3). Sul peso numero 3 di I:Iamat ricorre poi 'srtn, duale o
plurale di 'sr, ''dieci''.
Precede, come stato costrutto, il nome cui si riferisce kl, il sostantivo
''totalità'', che è usato come quantificatore, ''tutti'', se seguito da nome plurale,
''tutto'' oppure ''ogni'' se è seguito da nome singolare, ad esempio kl mlky', <<tutti
105
i re>>, kl 'ly 'rm, <<tutto l' Aram superiore>>, kl gbr, <<ogni uomo>> . Si noti però
che l'iscrizione di Teli Fekherye rappresenta un'anomalia, poiché kl è in
apposizione e segue il nome cui si riferisce, prendendo un pronome suffisso (ad
esempio l 'lhyn klm, <<a tutti gli dèi>>, lett. <<agli dèi, la totalità di essi>>), una
caratteristica da Kaufman ( 1982, pp.152- 153) attribuita all'influsso
106
dell'accadico . Oltre che in Tel1 Fekherye, questa costruzione di kl è usata in
samaliano, alle righe 17-19 dell'iscrizione di Panamuwa. kl mh è composto da kl
e dal pronome interrogativo mh, ''cosa'', dunque ''ogni'', ''ogni sorta di'', ''ogni
cosa che'' ed è in genere seguito da un sostantivo indete111li11ato (un'eccezione è
costituita dall'iscrizione di Bukan).
Quanto al nesso genitivale, da intendersi in senso lato e non solo possessivo,
l'aramaico antico usa quasi esclusivamente la variante sintetica, ossia Io stato
costrutto, nel quale la subordinazione del modificatore è espressa dalla fo1111a
morfologica della testa (si veda la morfologia) e dalla creazione di un'unità

105
Degen ( I 969, p. 88) individua anche un'opposizione fra kl seguito da nome singolare
determinato, ''tutto'' e kl seguito da nome singolare indete111,inato, ''ogni''. Tuttavia, in almeno un
caso kl sembra significare, con nome determinato, ''ogni'' e non ''tutto'': kl f,pry, ,,ogni mio affare,,,
Pciuttosto che ,,l'intero mio affare,, (Sefire III, 8).
06
Questa costruzione, attestata per la prima volta appunto a Teli Fekherye, è nota da fasi più tarde
della lingua, ad esempio dal siriaco, dove le possibili costruzioni sono tre: alle due appena
menzionate, si deve aggiungere la costruzione in cui kl si trova in apposizione, con un pronome
suffisso, prima del nome cui si riferisce (Ntildeke 1904, pp. 171-172). Si noti che in Turoyo le due
costruzioni, quella con kl allo stato costrutto e quella con kl che, munito di pronome, segue il
sostantivo cui si riferisce, hanno un significato differente: ad esempio, kal-sato significa ''ogni
anno'', mentre 'i-Iato kula ''l'intero anno'' (cfr. Jastrow 1993, pp. 40-41).
56 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

prosodica fra i due nomi, difficile tuttavia da vedere in una grafia non
vocalizzata (invisibile, infatti, per il maschile singolare). Come spesso avviene
107
nelle lingue semitiche , l'articolo non può essere affisso alla testa, né si
possono avere due teste per un modificatore, benché un'eccezione possa forse
essere individuata in Teli Fekherye (riga 13). Inoltre, nulla può frapporsi fra
testa e modificatore.
La variante analitica del nesso genitivale, in cui fra testa e modificatore si
frappone la preposizione zy (*(11, dunque dyld- nei dialetti più tardi), che diverrà
predominante in siriaco, è attestata in aramaico antico molto raramente e in
contesti spesso dubbi: di fatto, le sue uniche attestazioni inequivocabili si
108
trovano nell'iscrizione di Tel1 Fekherye . In ogni caso, la testa precede sempre
il modificatore. Non è ancora attestato, in questa fase della lingua, il nesso
genitivale analitico in cui alla testa è suffisso un pronome possessivo prolettico
riferito al modificatore (ad esempio, in palmireno 'bwhy dy gdr$W, padre-suo di
gdr~w, <<il padre di gdr$W>>, PAT 1929).
Una serie di nomi è coordinata tramite congiunzione e, se si tratta di nomi
preceduti da congiunzione, la preposizione è in genere ripetuta.

3.2. La frase semplice

3.2.1. Predicato nominale


In aramaico antico, come in gran parte delle lingue semitiche, il verbo
copulativo è spesso sottinteso, così da rirodurre una frase nominale espressa
09
sintatticamente e non morfologicamente , ad esempio 'nh zkr mlk bmt, <<io
(sono) Zakkiir, re di I:Iamat>> (Za.kkiir A, 2), oppure mr'y b'lbm, <<il mio signore
(è) il Ba'al di I:Iarran>> (Stele di Barriikib), o ancora hn qryh h', <<se essa (è) una
città>>, o, con pronome dete111tinativo, z-dmt, <<questa (è) la statua>> (iscrizione di
Tel1 I:Ialaf), h' byt stw' lhm, <<quella (era) per loro la casa d'inverno>>: Barriikib I,
18-19). Si noti che in queste frasi il soggetto non è, come spesso avviene in
aramaico, sottinteso, ma è espresso, anche attraverso i pronomi, che sono invece
nel predicato verbale poco utilizzati. Se il predicativo è un aggettivo, esso di
solito precede il soggetto, ad esempio $dq 'nh, <<io (sono) leale>> (Barriikib II, 5,

107
Vi sono eccezioni: il Tigre, ad esempio, consente l'articolo (che in questa lingua è preposto)
sulla testa (cfr. Waltisberg 2011, p. 307), mentre il sabeo può usare due o più teste (cfr. Stein 2013,
p. 50). Nel l'ambito dei dialetti aramaici, è peculiare il caso del neoaramaico occidentale, dove nello
stato costrutto, limitato a pochi numeri reggenti, la testa prende il suffisso -il (Amold 201 I, p. 692).
108
Cfr. Grassi 2009. La variante analitica soppianterà quella sintetica in molti dialetti, riducendo lo
stato costrutto a essere utilizzato con pochi nomi: la tendenza, già in atto in aramaico medio, sia
pure con eccezioni (la più vistosa è il nabateo: cfr. Grassi 2013a e 2013b), è ben visibile in siriaco e
in neoaramaico, dove dello stato costrutto restano solo tracce in qualche dialetto: si vedano ad
esempio Ha.ber! 2011, p. 730 per il neomandaico (si noti che lo stato costrutto era usato in
mandaico classico: Macuch 1965, pp. 390-392; in neomandaico, per il nesso genitivale può essere
alternativamente usata l'ezafe, mutuata dal persiano) e Amold 201 I, p. 692 per il neoaramaico
occidentale, un dialetto per molti aspetti conservativo.
109
Si veda ad esempio Goldenberg 2013, pp. 149-158.
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 57

non inclusa in questa antologia), oppure ptbh ly 'rb', <<la via mi (sia) aperta>>
(Sefire III, 8-9).
La particella di esistenza 'yty/iJ ( * 'qay ), ''c'è'', ''ci sono'', che è attestata
dall'aramaico d'impero in poi, spesso per l'espressione di possesso (cfr.
Muraoka, Porten 1998, p. 290) e in siriaco arriverà a fungere anche da semplice
verbo copulativo (Noldeke 1904, p. 240; Goldenberg 1983, pp. 118-119), è
presente in aramaico antico un'unica volta, come particella di non esistenza,
nella tarda iscrizione aramaica di Barrakib (riga 16): lysh l'bhy, <<non c'era per
miei padri>>, ossia <<i miei padri non avevano>>.

3.2.2. Predicato verbale


Il verbo concorda in genere e numero con il soggetto cui si riferisce. Una
regolare eccezione è data dal verbo precedente due soggetti coordinati, che è
sempre singolare e concorda in genere con il primo sostantivo.
Come già ricordato nella sezione dedicata alla morfologia, l'aramaico antico
possiede due tempi, uno a suffissi e uno a prefissi. Il tempo a suffissi esprime in
genere anteriorità e quello prefissi contemporaneità o posteriorità, ma sembra
esservi anche una componente aspettuale, per cui il tempo a suffissi può
rivestire l'aspetto perfettivo e quello a prefissi l'aspetto imperfettivo. Esistono
inoltre nel corpus, limitatamente alle iscrizioni di Zakkur, i Deir 'Alla e
soprattuto di Tel Dan, fott11e a prefissi con valore preteritale, generalmente
precedute dalla congiunzione waw- (nell'epigrafe di Tel Dan, cui si rimanda per
ulteriori dettagli, due fo1111e non lo sono), il cosiddetto waw conversivum ben
noto dall'ebraico biblico (cfr. Jotion, Muraoka 2000, pp. 389-396).
Il tempo a prefissi ha una fott11a lunga, di modo indicativo, e una fut111a
breve, di carattere volitivo (il cosiddetto ''iussivo''), che sono però scarsamente
distinguibili: le uniche fottllt! in cui si vede l'opposizione fra la desinenza -w (-
ii) dell'imperfetto breve e quella -n ( -iina) dell'imperfetto lungo sono la II e la
III maschili plurali e i verbi di terza -y, che presentano una desinenza -h (-é) alla
fot111i:l. lunga e -y alla fot·t11a breve. Vale la pena di notare che la fo1111i:l. breve e la
fot111a lunga dell'imperfetto sono morfologicamente distinguibili con certezza
solo nelle iscrizioni di Sefire ed è pertanto difficile stabilire se questa
distinzione esistesse in tutti i dialetti aramaici antichi. Con ogni probabilità, essa
non doveva esistere in samaliano, come pure in Deir 'Alla, dove solo la fo1111a
, · 110
b reve e registrata .
L'iscrizione di Tel1 Fekherye e il samaliano presentano un precativo, in cui
al tempo a prefissi della terza persona è preposta una /-, che sta probabilmente
all'origine del prefisso I-In- alla terza persona maschile singolare dell'imperfetto

110
Tutte le terze persone plurali maschili dell'imperfetto indicativo hanno desinenza -w e già Dion
(1974, pp. 184-190) considerava l'imperfetto lungo assente in samaliano. Tropper (1993, pp. 213-
214) ritiene invece che la mancata -n della desinenza non sia argomento sufficiente, data l'assenza
in samaliano di nunazione nei sostantivi plurali maschili. Tuttavia, non si vede quale potesse
alternativamente essere il marcante morfologico dell'imperfetto lungo. Per Deir 'Alla, cfr. Garr
1985, pp. 126-127.
58 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

111
nei dialetti aramaici orientali (cfr. Kaufman 1982, p. 150) . In Teli Fekherye
l'uso del precativo nell'esprimere volizione sembra obbligatorio, mentre in
samaliano precativo e iussivo coesistono: è possibile, come suggerito da Loesov
(2012, pp. 448-452), che Teli Fekherye rappresenti uno stadio in cui la particella
volitiva semitica l- era ancora utilizzata come precativo, mentre il samaliano
costituisca la fase inte1111t!dia, in cui al precativo si stava lentamente sostituendo
lo iussivo. Questa interpretazione escluderebbe l'ipotesi che il precativo di Teli
Fekherye sia conseguenza dell'influsso dell'assiro, che sarebbe comunque
difficile da congetturare per il samaliano.
Con l'imperativo, attestato solo per la seconda persona maschile, singolare e
plurale (cfr. le ricorrenze in Degen 1969, p. 124), si chiude la serie dei verbi
finiti.
Il participio, sia attivo sia passivo, è una fur111a nominale ed esprime le
azioni atemporali, oppure è usato come sostantivo (ad esempio mhnbt 'sr, <<colui
che fa discendere ricchezza>>: Tel1 Fekherye, 2; qrq, <<fuggitivo>>: Sefire III, 4): il
participio attivo non viene ancora utilizzato con funzione temporale, in
112
sostituzione del verbo finito , come avverrà frequentemente già in aramaico
d'impero (cfr. Muraoka, Porten 1998, p. 203) e, più tardi, ad esempio in siriaco,
dove il participio denota il tempo presente e il tempo a prefissi è limitato
all'espressione del futuro (cfr. Noldeke 1904, pp. 207-211).
L'infinito assoluto, attestato in Sefire (Sefire III, 2, 6, 12, 13, 18),
nell'iscrizione di Deir 'Alla (1, 3-4) e più tardi nella seconda iscrizione di Nerab
113
(riga 6) , rafforza la fo1111a verbale finita che accompagna, mentre l'infinito
costrutto, che prende il più delle volte la preposizione /-, con un senso di
direzione o proposito, è usato perlopiù per le subordinate finali implicite (si
veda sotto). Si noti che l'oggetto diretto segue sempre l'infinito, a differenza di
quanto avviene in alcuni dialetti più tardi, in cui più spesso lo precede, come in
aramaico biblico (cfr. Bauer, Leander 1927, pp. 300-301) o in siriaco (cfr.
Noldeke 1904, pp. 234-235).

3.2.3. L'ordine dei costituenti


L'aramaico antico è una lingua tendenzialmente verbo iniziale, ma l'ordine dei
costituenti non è rigido e si possono avere eccezioni. Come tutte le lingue
semitiche (e tutte le lingue romanze ad eccezione del francese), l'aramaico non
esprime obbligatoriamente il soggetto (si tratta delle lingue cosiddette pro-drop)

111
Il dialetto ):latreno usa il prefisso /-, che si trova, accanto a n-, anche in aramaico giudaico
babilonese e, occasionalmente, in mandaico, dove è però più comune il prefisso n-, utilizzato dal
• •
s1naco.
112
Un caso di verbo essere+ participio si trova probabilmente in Sefire III, 22, hwy l:,lph, ,,sii suo
successore!>> (cfr. Fitzmyer 1995, pp. 158-159, con letteratura precedente; passo non riportato nella
~resente antologia), ma si tratterebbe naturalmente di una costruzione diversa.
13
Non incluse in questa antologia, le due iscrizioni di Nerab sono da annoverare fra le prime
testimonianze dell'aramaico d'impero. Si noti che l'infinito assoluto è raro in aramaico e non è mai
attestato nel pur ricco corpus dei documenti provenienti dall'Egitto achemenide (cfr. Muraoka,
Porten 1998, p. 110).
Parte I. L'aramaico antico: introduzione 59

e questo rende i pronomi assoluti piuttosto rari, quando essi non siano il
'
soggetto di predicati nominali. E da notare comunque che i pronomi assoluti,
generalmente riservati a un soggetto di cui si vuole sottolineare l'importanza,
sembrano poter essere usati apposizionalmente per enfatizzare un oggetto, come
forse avviene in un passo di Tel Dan (righe 4-5: w}yhmlk · hdd[·} '[yty.} 'nh), <<e
Hadad fece re me - proprio io!>>). Si noti anche il pronome 'nky (I ps) usato
come casus pendens alla riga 19 del)' iscrizione di Panamuwa.
Data la frequente omissione del soggetto, è possibile che la frequenza del
verbo all'inizio della frase sia in parte una conseguenza della mancata
espressione del soggetto: nell'ambito di una ricerca sulla sintassi dell'oggetto
114
diretto in aramaico antico , è infatti emerso come, su cinquantatré frasi dotate
sia di soggetto sia di oggetto diretto espressi (si noti che, nel campione di 169
frasi con oggetto diretto, il soggetto è espresso 59 volte, ossia nel 35o/o circa dei
casi), l'ordine più frequente sia SVO (20), seguito da VSO (16) e VOS (12);
SOV e OVS sono rari (rispettivamente 3 e 2 occorrenze), mentre OSV non è
attestato. Questo significa che, se le frasi con il verbo iniziale sono la
maggioranza (30), quelle con soggetto iniziale sono comunque numerose (23).
Inoltre, dai dati sopra riportati risulta che l'aramaico antico tende ad evitare
tanto l'oggetto in posizione iniziale quanto il verbo in posizione finale e che il
. genere l' oggetto d'1retto 11s .
soggetto precede 1n
L'oggetto diretto è in genere privo di marcante, ma vi sono sporadiche
ricorrenze del marcante dell'oggetto 'yt. La sua rara attestazione (ricorre in
Sefire, Zakkur, Bukan e Tel Dan) ha indotto spesso a ritenere il suo utilizzo
facoltativo, ma, secondo uno studio recente (Kalinin, Loesov 2013 e 2014), il
suo uso sembra seguire una certa coerenza: è utilizzato sempre con nomi propri,
siano essi antroponimi o toponimi (come già notato in Folmer 2008, p. 153) e
talvolta anche con nomi dotati di elevato grado di referenzialità, ma privi di
articolo dete1111inativo (in sostanza, nomi seguiti da pronome suffisso e nomi
allo stato costrutto). A questa regola sembrano tuttavia non mancare le
116
eccezioni • Il fatto che il marcante possa essere prefisso a oggetti inanimati,

114
La ricerca, che include, oltre ali' aramaico, il tedesco, l'ittita e lingue celtiche.è condotta da un
gruppo di ricercatori dell'Università di Marburg grazie al finanziamento LOEWE dello stato
dell'Assia. Per quel che concerne l'aramaico antico, cfr. Grassi 2015a.
115
I quattordici casi in cui questo non avviene rientrano in due categorie che possono fugare ogni
dubbio circa l'identità dell'agente: l'oggetto diretto è infatti un pronome suffisso nei dodici casi
VOS (la fo1111a del pronome suffisso è diversa da quella del pronome assoluto: si veda la
morfologia), mentre nei due OVS l'oggetto, al quale si vuole attribuire enfasi, è inanimato, mentre
il soggetto è animato.
116
Una vistosa eccezione a questa regola è costituita dall'attestazione nota dall'iscrizione di Bukan,
spiegata dai due studiosi come dovuta al fatto che lo scrivente non sarebbe un arameofono, cosa
tuttavia difficile da provare. Inoltre, sembra che vi sia qualche caso in cui, secondo queste regole, il
marcante avrebbe dovuto essere utilizzato (cfr. Grassi 2015a). Si noti che 'yt non è attestato
nel)' iscrizione di Teli Fekherye, considerata dai due studiosi la prima iscrizione in un dialetto
aramaico orientale, opposta a tutte le altre iscrizioni, che sarebbero in aramaico occidentale
(Kalinin, Loesov 2013 e 2014; la divisione nei tronchi orientale e occidentale è in genere fatta
risalire a un periodo posteriore). Dallo studio di Kalinin e Loesov sono escluse tutte le attestazioni
ricostruite di Tel Dan, benché almeno una ricorrenza sia quasi certa e una probabile; inoltre, nei
60 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

mentre molti oggetti animati ne sono privi, contravvenendo a quella che è


considerata una regola del marcante dell'oggetto, è spiegata dai due studiosi con
117
la natura di 'yt, che sarebbe originariamente dimostrati va • 'yt è inoltre
utilizzato in due casi anche con il pronome suffisso e solo con un pronome
suffisso può essere utilizzato il marcante dell'oggetto wt- del samaliano e
dell'iscrizione di KTMW. Si noti che 'yt, a differenza dell'equivalente nota
accusativi dell'ebraico biblico, marca sempre l'oggetto diretto e non è in alcun
caso prefisso al soggetto di una frase passiva: è dunque effettivamente il ruolo
sintattico e non quello semantico ad essere considerato. Si può aggiungere, per
l'aramaico antico, che i verbi che accompagnano l'oggetto marcato sono
fortemente transitivi e che spesso prevedono un cambiamento di stato (ad
esempio ''uccidere'', ''distruggere'', ''cancellare'').
118
L'oggetto indiretto è in aramaico preposizionale (/-) • Nell'iscrizione
samaliana di Panamuwa I ad Hadad, si ha qualche sporadico caso di oggetto
indiretto non preposizionale: per tre volte ricorre il sintagma yzb/:1 hdd (zn),
<<sacrificherà a (questo) Hadad>> e una volta si ha whdd J:,r' lytkh, <<che Hadad
riversi su di lui la (sua) collera>>, dove si ha di fatto una costruzione con doppio
accusativo. L'oggetto indiretto spesso segue il soggetto e l'oggetto diretto, ma
può anche precederli, mentre segue sempre il verbo.
La negazione precede sempre il verbo: nelle proibitive, si tratta della
negazione l- prefissa alla fo1111a verbale; nelle vetitive della negazione 'l, seguita
da imperfetto breve ed esprimente desiderio negativo: l'imperativo, infatti, non
, 119
puo essere negato .

3.3. La frase complessa

3.3.1. Paratassi
La coordinazione può essere tanto asindetica quanto sindetica. Nel secondo
caso, la congiunzione più frequente è w-, ''e'', che può coordinare tanto verbi

due casi in cui il marcante è completamente integrato, esso precede con ogni probabilità due nomi
propri e questa è proprio la categoria per la quale si può dire 0111,ai quasi con certezza che è
obbligatoriamente previsto il suo uso.
117
Kalinin, Loesov 2014, p. 496. Il cosiddetto DOM (Differenzielle Objektmarkierung: il te111line è
stato coniato da Georg Bossong) è in genere utilizzato per marcare oggetti diretti animati e/o
determinati, al fine di renderli distinguibili dal soggetto, che è in genere animato e dete, 111.inato.
118
La preposizione che lo contraddistingue,/-, estenderà il suo uso a marcante dell'oggetto diretto
in aramaico d'impero (con oggetti animati, fatta salva un'eccezione: si tratta della parola byt',
''casa'', che presenta anche ricorrenze non marcate; cfr. Folmer 1995, pp. 340-371; Kalinin, Loesov
2014; Grassi, in corso di stampa a) e in altri dialetti, fra cui il siriaco; si noti che l'utilizzo di /-
come marcante dell'oggetto sia in genere incompatibile con quello di 'yt: cfr. Kalinin, Loesov 2013
e 2014. In siriaco, dove si hanno entrambi i marcanti, I- è di gran lunga più frequente, mentre il raro
ed arcaico utilizzo di yii1 è forse dovuto a un influsso ebraico, essendo limitato alla traduzione
del!' Antico Testamento e un antico inno gnostico (cfr. Noldeke 1904, pp. 226-227).
119
Questo è vero per gran parte delle lingue semitiche e dei dialetti aramaici, ma, in una lingua con
una storia tanto lunga e soggetta a molteplici contatti, le eccezioni sono inevitabili: l'imperativo
può essere ad esempio negato nel dialetto di Sarda:rid (Y ounansardaroud 200 I, p. 204 ).
Parte I. Uaramaico antico: introduzione 61

quanto nomi, mentre p-, riservata ai verbi, sembra implicare spesso una
sfumatura di consequenzialità, ''allora''. La congiunzione disgiuntiva è 'w, ''o'',
''oppure''.

3.3.2. Ipotassi
Le subordinate possono precedere o seguire la principale. La precedono in
genere le subordinate temporali introdotte da kzy, ''quando'', le condizionali, le
comparative (introdotte dalla congiunzione subordinativa 'yk zy, ''come'', cui
segue kn, ''così'', nella principale), le relative sostantivate introdotte dai pronomi
interrogativi mn, ''chi'' e mh, ''cosa''; la seguono le relative attributive, le causali
(espresse dalla congiunzione subordinativa ky), le temporali introdotte da 'd
(''finché'') e le finali, che in genere sono costruite con l'infinito preceduto dalla
preposizione l-. Segue la principale il discorso diretto, che è riportato dopo il
verbo senza congiunzioni e senza segni di interpunzione, del tutto assenti in
aramaico epigrafico. Non sono attestate nel corpus dichiarative indirette.
Nelle condizionali, la protasi è introdotta dalla congiunzione subordinativa
hn (hnw in samaliano) e la apodosi raramente dalla congiunzione p- (Sefire II B
6 e Hadad 30: cfr. Degen 1969, pp. 131-133; Dian 1974, p. 317).
Il periodo ipotetico può presentare sia nella subordinata sia nella principale
tanto il tempo a prefissi quanto il tempo a suffissi senza che quest'ultimo abbia
necessariamente valore di anteriorità, ma non si hanno casi di perfetto sia alla
protasi sia all'apodosi (in samaliano il perfetto non è attestato nelle ipotetiche).
Secondo Degen (1969, p. 131), il perfetto nell'apodosi implicherebbe un
giudizio su quanto asserito nella protasi, il perfetto nella protasi constaterebbe
un fatto e l'imperfetto nella protasi sarebbe indice di atemporalità; tuttavia, non
sono sempre chiari i criteri di scelta delle diverse costruzioni (cfr. anche
Martinez Borobio 2003, p. 156).
Quanto alle relative attributive, esse sono introdotte dalla congiunzione
subordinativa zy, che è spesso erroneamente definita ''pronome relativo''. Non si
tratta di un pronome, poiché questa congiunzione non solo non si flette (l'unica
eccezione è la presenza di una particella specificamente femminile in samaliano,
attestata un'unica volta), ma non può fare le veci di un nome: se la sua funzione
sintattica nella subordinata relativa è diversa da quella di soggetto o oggetto, è
necessario un pronome anaforico coreferenziale alla testa, come in zy nzr lh,
<<cui indirizzò un voto>> (lett. <<che indirizzò un voto a lui>>; Bar-Hadad, 4).
Si noti infine che la congiunzione w- può introdurre una princi~ale che segue
1 0
una subordinata (Teli Fekherye 10-11, Sefire III, 10 e KTMW, 8) •

120
Si è talvolta proposto di espungere la congiunzione, tuttavia questa costruzione, ancorché rara in
aramaico antico (struttura simile hanno però i due esempi di apodosi introdotta da p- sopra
menzionati), è ben attestata nelle lingue semitiche (principalmente, ma non esclusivamente, per
l'apodosi), ad esempio in ebraico biblico, fenicio, siriaco, arabo ed etiopico classico. Cfr. in
generale Waltisberg 2011, p. 322, per l'ebraico Jolion, Muraoka 2000, pp. 628-629 e 646-648 e,
per il fenicio, Garr 1985, pp. 194-196, secondo il quale l'uso di w- in questa funzione sarebbe
limitato alle lingue prive della congiunzione p-, quali l'ebraico e il fenicio.
PARTE II
I TESTI DELL'ARAMAICO ANTICO
SIGLE EDITORIALI
[ ... ]:lacuna
( ... ): testo omesso
[ ] : integrazione
< >: aggiunta
{ ] : soppressione

N.B.: Per evitare di appesantire eccessivamente il testo, non si sono indicati i grafenù la cui lettura
è dubbia o parziale; tuttavia, essi sono segnalati nel commento.
I. L'ISCRIZIONE DI TELL I:IALAF (TAV. I)

Si tratta di una breve iscrizione rinvenuta nel 1931, in stato di conservazione


non ottimale, a Tel1 I:Ialaf (antica Gozan, nello stato arameo di Bit Bal}iani) da
Max von Oppenheim, che la espose nel proprio Museo di Tel1 I:Ialaf a Berlino,
dove andò perduta sotto i bombardamenti nella seconda guerra mondiale.
Incisa, con caratteri molto arcaici simili a quelli di Tel1 Fekherye, sullo
121
zoccolo di un piccolo blocco di pietra calcarea cristallina , venne a lungo
interpretata come altarino e oggi, grazie al testo dell'epigrafe, come base di
statuetta. L'iscrizione corre su tre Iati, ma proseguiva probabilmente sul quarto,
gravemente danneggiato (già la seconda metà del terzo è interamente perduta).
122
Linee verticali piuttosto lunghe fungono da divisori fra le parole .
L' editio princeps di Johannes Friedrich presentava solo il disegno
dell'oggetto (Freidrich 1940, p. 68) e quello dell'iscrizione (tavola 29), senza
fotografie. Un ulteriore disegno, condotto sull'originale, fu pubblicato da
Bowman ( 1941, p. 361 ). Nel 1986 furono fortuitamente rinvenute, nella
collezione del seminario di Storia Orientale antica della Freie-Universitat di
Berlino, due fotografie dell'oggetto, evidentemente appartenute a Friedrich, per
lunghi anni professore nella capitale tedesca. Pubblicate nel 1988 da Dankwarth
e Christa Mi.iller (Dankwarth, Mi.iller 1988, figura 1 e 2, p. 73), le fotografie,
date lungo tempo per perdute, hanno consentito una lettura oggi abbastanza
condivisa del testo, almeno per quanti riguarda la prima parola. Oltre alle
fotografie, fu trovato un calco in gesso dell'iscrizione (ibid., figura 3, p. 74).
L'epigrafe è datata fra la fine del X e il IX secolo a.C. (Garbini pensa invece
ali' VIII secolo): si tratta probabilmente della più antica iscrizione aramaica
finora conosciuta.

Editio princeps: Friedrich 1940. Fotografia: Dankwarth, Mi.iller 1988.

Indicazioni bibliografiche
Friedrich 1940; Bowman 1941; Koopmans 1962, 3, I, pp. 18-19; KAI 281;
Degen 1969, p. 23; TSSI II, 10, pp. 56-57; Sader 1987, p. 21; Dankwarth,
Mi.iller 1988; FK, p. 36; Garbini 1993, pp. 81-85 (cfr. anche Garbini 2006, p.
115); II, p. 2; Lipinski 1994, pp. 15-18; Ri:illig 2000, pp. 180-181; Martfnez
Borobio 2003, pp. 181-183; ARI II, p. 197.

121
L'altezza è di circa 11 centimetri (la superficie superiore è danneggiata e irregolare), di cui 2,5
cm di zoccolo; la larghezza è di circa 6 cm (7,5 quella dello zoccolo), la profondità circa 4 (5 quella
dello zoccolo).
122
L'uso di divisori verticali è ricondotto da Garbini all'epigrafia sudarabica, ma ve ne sono
esempi anche in aramaico antico nella stele di Bar-Hadad, nell'iscrizione di ktmw, in quella di
Zakkùr e in quella di Teli 'Afis.
66 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Testo

Fronte: zdmt I b/p'm


Lato sinistro: zy I k[.]
Retro: J:iy

Traduzione

Questa è l'immagine di blp'm, che?

Cu11u11ento

zdmt, che era già stata proposta da Friedrich nell' editio princeps, è or111ai, sulla
base delle fotografie, lettura certa. z è probabilmente for111a breve e proclitica di
z', pronome dimostrativo fs, ma non sono noti altri casi di deter111inativo breve,
a meno che sia tale quello della seconda iscrizione di Kilamuwa. A differenza di
quanto avviene per l'aggettivo dett:r111inativo, che segue il nome cui si riferisce,
il pronome determinativo, con funzione di soggetto, precede il nome, come nelle
iscrizioni dei sacerdoti di Nerab, dove a znh $lmh, <<questa è la sua statua>>
(Nerab 1, r. 3; Nerab 2, r. 2), si oppone $lm' znh, <<questa statua>> (Nerab 1, r. 6-
7). La costruzione pronome deter11tinativo -sostantivo ha una distribuzione che
sembra piuttosto disomogenea: frequenti esempi si hanno nelle iscrizioni
nabatee (dnh $lm', <<questa è la statua>>: Cantineau 1932, pp. 5-6; dnh kpr',
<<questa è la tomba>>: ibid., pp. 26-28; znh 'tr', <<questo è il luogo (di culto)>>:
ibid., pp. 43-44 ecc.), mentre sembra evitata dal palmireno. Si noti che nei
documenti aramaici egiziani, il pronome soggetto utilizzato è znh (ms),
indipendentemente dal genere e dal numero del predicativo (cfr. Muraoka,
Porten 1998, p. 167). In nabateo, sembra esserci a un certo punto confusione di
genere, per cui talvolta è utilizzato un pronome maschile per un predicativo
femminile e viceversa (Cantineau 1930, pp. 58-59). Nell'iscrizione di Teli
ijalaf, si ha perfetta concordanza di genere e numero (fs).
Il ter11ti,1e dmt, ''immagine'' è utilizzato anche nell'iscrizione di Teli
Fekherye, dove è però in scriptio piena e allo stato dett:r11ti,1ato (dmwt'), mentre
qui è allo stato costrutto. Del tutto diversa l'interpretazione di Garbini (1993, pp.
82-84), che vede in dmt una parola araba (da dwm, ''restare'', ''durare''),
123
equivalente al m 'mr delle iscrizioni qatabaniche (un piccolo ''memoriale'' ):

123
li sostantivo è stato molto discusso: si tratterebbe di un memoriale per i defunti secondo
Garbini, di un ex voto secondo Jamme ( 1982, pp. 50-52). Ulteriore bibliografia si può trovare in
LIQ, p. 121 (s. v. 'mr).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 67

Garbini pensa infatti che l'iscrizione di Teli I:Ialaf sia opera di un semita
124
meridionale •
bip 'm: si tratta probabilmente di un antroponimo. La seconda e la terza
lettera sono 01111ai certe. Quanto al primo grafema, Friedrich ( 1940, p. 69)
Dankwarth, Kessler ( 1988, p. 76), Garbini e Donner e Rollig (KAI 231) leggono
(b), Lipinski (p) (la lettura (k) di Bowman, seguita da Gibson, è da scartare).
Lipinski (1994, p. 17) integra poi, alla fine, -y, ottenendo l'antroponimo p'my,
che sarebbe fo11r1ato sull'elemento piba-, proprio dell'antroponomastica luvia
(accettato da ARI, dove si inserisce anche la proposta di Lipinski secondo la
quale a klby sarebbe da integrare il pronome hw). Sembra però mancare lo
spazio per un grafema dopo (m). Garbini legge b'm, attestato nell'onomastica
nord e sudarabica, ulteriore elemento, secondo lo studioso, a favore di
un'origine meridionale dell'estensore dell'iscrizione (per il nome b'm, cfr.
Hayajneh 1998, p. 99).
zy: sul Iato sinistro è chiaramente leggibile la particella relativa aramaica
125
zy , alla quale seguono un divisore e un'inoppugnabile (k), mentre sul retro
sono leggibili, prima di un'insanabile lacuna, (IJ) e (y). Questi grafemi erano già
letti da Friedrich (1940, p. 70) e da questi interpretati come k by, <<denn Iebend>>I
<<denn er lebte>>, dove k introdurrebbe una causale e by sarebbe fo1111<1 di byy,
''vivere'', mentre Bowman ( 1941, p. 367) vedeva in kby una comparazione,
<<come by>>. Nessuno dei due studiosi ipotizza o segnala la presenza di tracce di
un grafema dopo (k). In questo caso, le fotografie non aiutano, perché il Iato
breve dell'iscrizione non vi è purtroppo incluso. Il calco in gesso però presenta
in effetti una piccola traccia, che sembrerebbe una (z) piccola e sospesa nella
parte superiore della superficie inscritta, come osservato da Dankwarth e Mi.iller
(1988, p. 76), i quali, data l'esiguità della traccia e l'assenza di segnalazione da

124
Inspiegabile però sarebbe l'uso di una parola non altrimenti attestata nelle iscrizioni sudarabiche
anziché m 'mr, né è valido l'argomento secondo il quale l'oggetto non sarebbe una statua perché
l'iscrizione è incisa su uno zoccolo di pietra: una raffigurazione statuaria perduta (si ricordi che
manca la parte superiore dell'oggetto), in materiale diverso dalla pietra, non va certo esclusa.
Peraltro, il m'mr sudarabico, che ha spesso l'aspetto di una piccola stele, generalmente in alabastro,
magari decorata con un bucranio, altrettanto spesso può fungere da base per piccole statue in
bronzo o in alabastro. Inoltre, quella del m 'mr è sì una pratica ben attestata nelle iscrizioni
qatabaniche (e più raramente in quelle sabee), ma le più antiche iscrizioni qatabaniche datano al
VII secolo a.C. e il sostantivo m 'mr è noto da iscrizioni ancora più recenti: il tutto è dunque molto
più tardo rispetto all'iscrizione di Teli l:lalaf. Si possono vedere diversi esempi di m'mr in Avanzini
2004, nella sezione ''onomastics''. Basi per piccole statue sono i numeri 588, 590, 591, 593, 594,
595, 597, 696, 990, 962, 1008, 1016. Sono stele con una figura i numeri 809 (p. 450), 865 (p. 456).
Piccole stele di alabastro sono i numeri 248, 249, 285, 318, 319, 368, 376, 380, 384, 589, 592, 929,
990; imprecisata è la funzione dei numeri 914 e 997. Per un esempio di m 'mr sabeo, si veda Miiller
2012, p. 65.
125
Quanto alla ricorrenza di zy con la funzione di introdurre una subordinata relativa, si può
osservare come si tratti di una particella relativa (o congiunzione subordinante) e non di un
pronome, poiché non si flette in alcun modo e non sostituisce un nome, ma è solo deputata a
introdurre la proposizione relativa (e più di rado quella dichiarativa). Si rinvia a Pennacchietti
1968 per l'analisi descrittiva e la spiegazione diacronica dei relativi semitici derivati da pronomi
dete, 111i,,ativi.
68 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

parte di Friedrich e Bowman, non escludono possa trattarsi di un semplice


danno alla superficie. Lipinski, invece, trova la traccia di grafema compatibile
con la lamed arcaica di Teli Fekherye ( 1994, p. 16), ancorché non bene impressa
nel calco (e di fatto invisibile nella sua parte inferiore) e suggerisce una lettura
kl/:zy, aggettivo indicante provenienza, ''di Kalbu'', ossia, <<che è un uomo di
Kalbu>>. Tuttavia, siccome il nome da lui letto in precedenza è luvio, e Kalbu si
trova in Assiria, suggerisce dubitativamente che kl/:zy potrebbe essere errore per
/:zlky, ''Cilicio'', un errore che coinvolgerebbe però la sequenza di ben tre
grafemi. Inoltre, la lettura della (p) è lungi dall'essere certa. Garbini (1993, p.
83) propone una possibile lettura (b) anziché (k), che darebbe b/:zy[n], <<quello di
Bal;iyan>> e <<Bi 'amm, quello di Bal;iyan>> sarebbe forse il nome di un re di
5
Gozan. Rollig legge /:z'y, ma non offre spiegazioni (KAI , 231, p. 58; Rollig
2000, p. 181 ).
Data la lettura così incerta, non è possibile stabilire cosa seguisse alla
particella relativa. Si potrebbe avere un etnonimo, come suggeriscono Lipinski e
Garbini, oppure un altro nome proprio (difficile, dato il contesto) o un verbo:
anche se Garbini sostiene non esservi spazio per un verbo, bisogna notare come
sia possibile che l'iscrizione continuasse sul quarto lato, perduto.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 69

Il. L'ISCRIZIONE DI TELL FEKHERYE (TAV. I)

La statua in basalto grigio recante la bilingue assiro-aramaica di Teli Fekherye


126
(antica Sikan), la più antica iscrizione aramaica in nostro possesso , oggi a
Damasco, fu rinvenuta nel 1979 per caso, durante l'aratura di un campo, ai
confini fra la Siria e la Turchia, nella regione del fiume Jjabur.
L'altezza della statua comprensiva di zoccolo è di due metri, mentre 1,65
metri misura la sola immagine del re, che è raffigurato frontalmente e in piedi,
con indosso una tunica, nella cui parte inferiore corrono le due iscrizioni: quella
assira (38 linee) davanti e quella aramaica (23 linee) dietro.
11 testo non menziona sovrani noti e la sua datazione è controversa: la
127
arcaicità della paleografia ha fatto pensare all'XI secolo a.C. , mentre raffronti
con altre statue hanno indotto a suggerire !'VIII secolo, su basi tuttavia
28
discutibili 1 • Il contesto storico rende probabile una datazione alla metà del IX
129
secolo a.C., come già ipotizzato dai primi editori •
L'epigrafe può essere divisa in due parti. L'aramaico nella prima parte calca
il testo assiro, mentre nella seconda diventa letterario ed è l'accadico a
dimostrare difficoltà di resa (Fales 1983b ).
L'iscrizione non presenta lacune, ma è caratterizzata da diverse cruces
'
interpretum, benché il senso generale sia chiaro. E contraddistinta da
interessanti peculiarità paleografiche (si veda l'appendice paleografica) e
grammaticali. Fra queste ultime, alcune delle quali hanno indotto a considerarla
la prima testimonianza del!' aramaico orientale, opposta alle altre iscrizioni
aramaiche antiche e al samaliano, che rappresenterebbero l'aramaico
30
occidentale 1 , si possono citare: l'uso del grafema (s} nella resa del fonema /0/,
l'infinito maqtal (diffuso dall'aramaico d'impero, ma finora ignoto in aramaico
131
antico ), il dimostrativo femminile z't, l'infinito dei temi derivati senza il
suffisso -h, il tema Gt con t infissa (cfr. commento alla riga 13), il prefo1111ante

126
La più antica iscrizione aramaica nota è probabilmente quella di Teli J:lalaf (antica Gozan),
numero I, sopra. Si noti che Tell J:lalaf (Gozan) è a un paio di chilometri da Teli Fekherye (Sikan).
127
Naveh 1987b.
128
La proposta avanzata da Sader ( I 987, pp. 26-27) è stata rigettata con buone argomentazioni da
Lipinski ( 1994, p. 22).
129
Essi propongono di identificare il padre del re arameo estensore del!' iscrizione con l'eponimo
dell'anno 866 a.e. nelle liste neoassire, Samas-niirT (Abou-Assaf, Bordreuil, Millard 1982, pp. 103-
113) e datano l'iscrizione all'850-825 a.e. L'identificazione è stata accettata da diversi studiosi,
che propendono per date lievemente diverse: Kaufman 1982, p. 141: 830 (più o meno trent'anni);
Lipinski 1994, p. 23: metà IX secolo; Dion 1997, p. 40: prima metà IX secolo.
130
efr. Muraoka 1984, p. 108 e Loesov 2012; la divisione nei due tronchi orientale e occidentale è
in genere fatta risalire all'aramaico medio. Il samaliano, da alcuni studiosi non considerato un
dialetto aramaico, è stato da Greenfield ( 1968) proposto come precursore del!' aramaico
occidentale.
131
L'unica possibile eccezione si trova in Sefire IIB, 34 (passo non incluso in questa antologia),
wlmsl/:, (così Dupont-Sommer 1956, p. 62, KAI 222, ARI II, p. 404), ma Degen (1%9, p. 15) legge
wysl/:,.
70 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

l- nel precativo (particolarità condivisa con il samaliano), la sintassi di kl (pure


condivisa con il samaliano; si veda il capitolo 3.1 dedicato alla sintassi), l'uso
della costruzione analitica del nesso genitivale, attestata con certezza solo qui.
L'iscrizione reca segni divisori fra una parola e l'altra, con le eccezioni di
hddskn (l. 1), qdmhdd (l. 15), lzr 'wprys (l. 19), scritti anche senza spazio,
nonché di ygtzr mn (l. 23) e, forse, di una problematica sequenza alla riga 13. Il
divisore che segue le prime due parole è un trattino verticale, mentre negli altri
casi si tratta di due puntini, o, più raramente, tre (per paralleli si veda Bordreuil
2005, p. 22); il differente numero dei puntini non è riportato nel testo.

Editio princeps: Abou-Assaf, Bordreuil, Millard 1982.

Indicazioni bibliografiche
Abou-Assaf, Bordreuil, Millard 1982; Kaufman 1982; Zadok 1982; Fales
1983b; Greenfield, Shaffer 1983; Muraoka 1984; Sader 1987, pp. 14-20; FK,
5
pp. 36-37; Lipinski 1994, pp. 19-81; Pardee 1998; KAI 309; Martfnez Borobio
2003, pp. 184-219; ARI II, pp. 194-195; Brugnatelli 2005; Yun 2008.

Testo

1. dmwt' I zy I hdys'y: zy: sm: qdm: hdd skn


2. gwgl : smyn : w'rq : mhnl)t : 'sr : wntn : r'y
3. wmsqy : lmt : kln : wntn : slh : w' dqwr
4. l'lhyn : klm: 'l)wh: gwgl : nhr: klm: m'dn
5. mt : kln : 'lh : rl)mn : zy : t~lwth : tbh : ysb
6. skn: mr' : rb: mr' : hdys'y: mlk: gwzn : br
7. ssnwry: mlk : gwzn : ll)yy : nbsh: wlm'rk: ywmwh
8. wlkbr : snwh : wlslm : byth : wlslm : zr'h : wlslm
9. 'nswh : wlmld : mrq: mnh : wlmsm' : t~lwth : wl
10. mlqb: 'mrt: pmh: knn: wyhb: lh: wmn: 'br: kn
11. ybl : lknnh : l)ds : wsmym : lsm : bh : wzy : yld : smy : mnh
12. wysym : smh : hdd: gbr: lhwy: qblh: ~lm: hdys 'y
13. mlk: gwzn : wzy: skn : wzy: 'zm : l'r mwr/ddt: krs'h
14. wlm'rk: l)ywh: wlm'n: 'mrt: pmh: 'l : 'lhn : w'l 'nsn
15. tytb : dmwt' : z't: 'bd: 'l : zy: qdm : hwtr: qdm hdd
16. ysb : skn : mr' : l)bwr: ~lmh : sm: mn : yld : smy : mn : m'ny'
17. zy: bt: hdd: mr'y: mr'y: hdd: ll)mh: wmwh: 'l: ylql): mn
18. ydh: swl: mr'ty: ll)mh: wmwh: 'l: tlqb: mn: ydh: wl
19. zr': w'l: yl)~d: w'lp: s'ryn: lzr' wprys: l'bz: mnh
20. wm'h: s'wn: lhynqn : 'mr: w'l : yrwh/y : wm'h : swr: lhynqn
21. 'gl: w'l: yrwy: wm'h: nswn: lhynqn: 'lym: w'l: yrwy
22. wm'h : nswn: l'pn: btnwr: ll)m: w'l : yml'nh : wmn : qlqlt' : llqtw :
'nswh: s'm : l'klw
23. wmwtn: sbt: zy: nyrgl : 'l : ygtzr mn : mth
Parte II. I testi del!' aramaico antico 71

Traduzione

1. (Questa è) l'immagine di hdys'y che egli ha posto davanti a Hadad di Sikan,


2. ispettore dei canali del cielo e della terra, colui che fa piovere abbondanza e
che dà pascolo
3. e abbeveragione/abbeveratoio a tutte le terre e colui che dà il taglio del bue
(?) e l'offerta di cereali (?)
4. a tutti gli dei suoi fratelli, ispettore di tutti i fiumi, che fa prosperare
5. tutti i paesi, dio misericordioso, cui è bene rivolgere preghiere, abitatore
6. di Sikan, signore grande, il signore di hdys 'y, re di Guzan, figlio
7. di ssnwry, re di Guzan, per la vita della sua anima e per la lunghezza dei
• • •
SUOI g1om1,
8. e per l'allungamento dei suoi anni e per la salute della sua casa e per la
salute della sua progenie e per la salute
9. delle sue genti e per estirpare la malattia da lui e per l'esaudimento della sua
preghiera e per
10. l'accettazione della parola della sua bocca, ha eretto e ha offerto a lui. E
chiunque in futuro
11. la sposterà per erigerla di nuovo, che ci metta il mio nome! E colui che
cancellerà il mio nome da essa
12. e porrà il suo nome, che Hadad, l'eroe, sia suo accusatore. Statua di hdys'y,
13. re di Guzan e di Sikan e di Azran, per l'esaltazione(?) e la successione(?)
del suo trono
14. e per la lunghezza della sua vita e affinché la parola della sua bocca sia
gradita agli dei e agli uomini
15. ha fatto questa statua meglio di prima. Davanti ad Hadad,
16. che risiede a Sikan, signore dello ijabur, ha posto la sua statua. Chiunque
cancellerà il mio nome dalle suppellettili
17. del tempio di Hadad mio signore, il mio signore Hadad il suo pane e la sua
acqua non prenda dalla
18. sua mano! SOia, la mia signora, il suo pane e la sua acqua non prenda dalla
sua mano! E
19. semini e non raccolga! E semini mille (misure) d'orzo e ne ricavi mezza!
20. E cento pecore allattino un agnello e non si sazi! E cento mucche allattino
21. un vitello e non si sazi! E cento donne allattino un bambino e non si sazi!
22. E cento donne cuociano pane nel forno e non lo riempiano! E
dall'immondezzaio spigolino le sue genti l'orzo. (Lo) mangino!
23. E la peste, l'epidemia, la malattia di Nergal, non sia estirpata dalla sua terra!

Co11n1aento

L. I
dmwt' è stato enfatico della parola dmw, caratterizzata dal suffisso -iit, frequente
nella fo1111azione degli astratti. L'aramaico riduce la desinenza -t etimologica del
72 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

femminile nei nomi allo stato assoluto: essa riemerge solo allo stato costrutto.
La presenza dello stato enfatico è significativa, perché esso è piuttosto raro in
questa iscrizione, dove ricorre solo alla riga 15, di nuovo con dmwt' e alle righe
16 (m 'ny ') e 22 (qlqlt'). Secondo Kaufman, lo stato enfatico non si sarebbe
ancora del tutto sviluppato in un vero stato dete111tinato, perché in tal caso
avrebbe avuto un uso più esteso; tuttavia, l'assenza dello stato enfatico sembra
in molti casi riconducibile a ragioni sintattiche (ad esempio la presenza di kl) o
lessicali (la presenza di nomi di per sé dete111tinati): si vedano in particolare
Kaufman 1982, pp. 147-148 e Muraoka 1984, pp. 94-95.
zy, nelle fasi più tarde dell'aramaico dy od-: originariamente, dunque, e con
ogni probabilità in aramaico antico /Ji:/. Si tratta di una particella relativa, come
nella seconda ricorrenza in questa riga, ma anche, come nella sua prima
ricorrenza, di una preposizione utilizzata nel nesso genitivale analitico, ''di''. II
nesso genitivale analitico, che secondo alcuni sarebbe entrato in aramaico antico
per influsso dell'accadico (si veda ad esempio Kaufman 1974, p. 130), è molto
raro in aramaico antico (si vedano il capitolo 3.1 dedicato alla sintassi e Grassi
2009). sm è la terza persona ms del perfetto del verbo sym (*sym); il soggetto è
hdys 'y, ma, come spesso avviene, è sottinteso.
hdys 'y (verosimilmente Hadd-Yi!'l) è antroponimo fo1111ato dal nome divino
Hadad seguito dalla radice ys' ( *1), ''aiutare''. Il fonema /0/, ancora presente in
aramaico antico, è veicolato dal grafema (s) a Teli Fekherye, mentre Io è da (s)
nelle altre iscrizioni aramaiche antiche. Il nome significa probabilmente <<Hadad
è il mio aiuto>>. L'accadico rende Adad-it-'i: ci si aspetterebbe sin accadico per
una 1 etimologica, ma evidentemente lo scriba ha trascritto il nome straniero così
come lo ha sentito (l'accadico manca del fonema /0/).
hddskn: Hadad è il dio semitico della tempesta: si notino gli epiteti che
seguono, tutti connessi all'acqua e dunque al cibo, come legate
all'alimentazione saranno quasi tutte le maledizioni della seconda parte. Sikan
dovrebbe essere la stessa Teli Fekherye. Sikan è stata da alcuni identificata con
la capitale hurrita Wassukkanni, mai trovata; tuttavia, non sussistono prove
decisive (cfr. Abou-Assaf, Bordreuil, Millard 1982, pp. 84-85; contrario è
Lipinski 1994, pp. 20-21). L'accadico dice solo <<A Hadad>> e menziona il re per
la prima volta alla riga 8. Si notino l'assenza del divisore e Io stato costrutto: il
sintagma fo1111ato da nome divino e toponimo è quasi sempre espresso con il
nesso genitivale analitico in aramaico d'impero (cfr. Folmer 1995, p. 320).

L. 2 ,
gwgl è calco dall'accadico gugallu, a sua volta dal sumerico GO.GAL,
''ispettore dei canali''; si tratta di un epiteto mesopotamico del dio della
tempesta. La parola è in stato costrutto. La scrittura con la mater lectionis waw è
'
problematica, perché la vocale u nella parola accadica è breve. E stato notato
che le matres lectionis per indicare le vocali brevi sono utilizzate solo nelle
parole di prestito accadiche, mai in quelle semitico-occidentali. Forse gli
Aramei percepivano la vocale come lunga, perché l'accento in accadico cade
sulla prima sillaba (Kaufman 1982, p. 164; Lipinski 1994, p. 54 ); si veda anche
Parte II. I testi dell'aramaico antico 73

Yun 2008, pp. 135-136. smyn w'rq, <<del cielo e della terra>>, accadico samè u
er$eti. La parola 'rq rappresenta la tipica realizzazione aramaica della radice
*' rd .

mhnbt è participio causativo dalla radice nbt, ''piovere''; l'accadico presenta


il participio causativo musaznin, da zananu. 'sr (*'Jr), ''abbondanza, ricchezza'',
corrisponde all'accadico nubse. ntn è participio attivo ms del verbo ntn, ''dare'',
in accadico nadin.

L. 3
msqy, ''abbeveragione'', oppure ''luogo per l'approvvigionamento dell'acqua'',
'
''abbeveratoio'', hapax in aramaico, dalla radice sqy, ''bere''. E probabile che
tanto r'y, ''pascolo'', quanto msqy siano due sostantivi femminili, come lo sono i
corrispondenti r"fti e masq"fti in accadico; infatti, in aramaico la -t del femminile

è assente allo stato assoluto. Inoltre, i sostantivi maschili terrr1inanti in -y sono


pressoché assenti in aramaico antico (si veda ad esempio Kaufman 1982, p.
164).
lmt kln: mt, prestito dall'accadico mii.tu, è apparentemente singolare, mentre
il pronome -n (per -hn, con elisione della h, in questa iscrizione caratteristica dei
pronomi suffisso di terza persona plurale; si veda anche klm per klhm alla riga
seguente) legato al sostantivo kl è femminile plurale. mt potrebbe considerarsi
un collettivo oppure, come pensa Lipinski, un plurale fratto ( 1994, p. 55). Per la
spiegazione di Brugnatelli ( 1991 ), si veda il commento a swr alla riga 20.
La costruzione, che ricorre anche nelle righe seguenti, è sintatticamente
anomala: la struttura sostantivo + kl + pronome è nor1r1ale in accadico, ma è
molto rara in aramaico antico, dove in genere kl, allo stato costrutto, precede il
nome cui si riferisce (si veda Kaufman 1982, pp. 152-153; segue il nome,
invece, in samaliano; si veda il paragrafo 3.1 della grammatica).
slh w 'dqwr, accadico isqu u nindabe, che significa <<il tagli del bue e la
razione del cibo/cereali>>. L'aramaico slh è stato dagli editori ricondotto alla
radice sly, ''stare tranquillo'' e tradotto con ''riposo'', ''tranquillità'' (Abou-Assaf,
Bordreuil, Millard 1982, pp. 24 e 29), con un significato molto lontano da quello
del testo accadico. Kaufman pensa allo spruzzatore cultuale ( 1982, p. 164),
Muraoka a un cesto (1984, p. 111), Zadok a un'offerta solida (1982, pp. 117-
118). 'dqwr non esiste in aramaico, ma è forse calco dall'accadico adagurru, il
vaso per l'offerta liquida: si darebbe il contenente per il contenuto. Si è anche
pensato (Lipinski 1994, p. 56) a una dipendenza dall'accadico diqaru, ''ciotola
per alimenti''. In questo caso l'aramaico 'dqwr sarebbe il plurale fratto (schema
nominale 'af'iil) di dqr, che, tuttavia, in aramaico è attestato tardivamente (forse
dqwr', ''cesto'', in aramaico giudaico (DTM, p. 318); la lettura è rqwd' in DJBA,
pp. 1093-1094, di cui è però difficile individuare l'etimologia). Per le proposte
relative a questi due sostantivi si veda anche Yun 2008, pp. 144-146.

L.4
l'lhyn klm 'bwh: ulteriore costruzione in cui il sostantivo kl, seguito dal pronome
suffisso, segue il nome cui si riferisce; si noti l'indeterrrtinazione del sostantivo
74 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

'lhyn, dovuta forse alla successiva presenza di kl, che sembra usato in questa
iscrizione con sostantivi non dete1111inati (oltre che, probabilmente, singolari: si
vedano i commenti di Kaufman I 982, pp. 148-149; un'altra possibile
spiegazione è che si tratti di plurali fratti: si veda sotto). In ogni caso, 'lhyn si
trova allo stato assoluto anche nell'iscrizione di Sefire e in quella di Zakkiir, per
cui si è pensato che sia un sostantivo di per sé dete111t.inato (Degen 1969, p. 83).
'hwh: si ricordi che in aramaico antico - ma non in samaliano - i sostantivi

maschili plurali allo stato costrutto prendono desinenza -w anziché -y se seguiti


da pronome suffisso (si vedano in seguito anche, ad esempio, ywmwh e 'nswh).
nhr klm: il sostantivo nhr è apparentemente singolare, mentre in accadico si
ha il plurale narati ed è stato ipotizzato che nhr sia un plurale fratto (Lipinski
1994, pp. 55-56). Si veda sotto (commento a swr alla riga 20) la spiegazione
offerta da Brugnatelli ( 1991 ).
m 'dn è participio attivo D ms dalla radice 'dn, connessa con l'idea di
prosperità e abbondanza. Su questa radice è fo1111<1to il nome del giardino
dell'Eden, nonché quello dello stato aramaico di Bit Adini.

L. 5
rbmn, ''misericordioso'', diventerà abituale epiteto divino nel Corano.
zy t$lwth fbh: lett., <<che la preghiera di lui è buona>>; t$lw è sostantivo
''preghiera'', qui allo stato costrutto con pronome suffisso di terza maschile
singolare. A causa del prefisso t-, si è pensato a un prestito dall'accadico l<i$lftu.
La radice è $ly, che nei verbi si usa all'intensivo.
ysb (*wJb), ''stare'', ''abitare'', è participio attivo G sm.

L.6
mr': all'aramaico mr', <<signore>>, corrisponde in accadico belisu, <<il suo
signore>> e si è perciò ipotizzato che a mr' debba essere aggiunto il suffisso -h,
intendendo allora hdys 'y come soggetto espresso della frase seguente (così i
primi editori: Abou-Assaf, Bordreuil, Millard 1982, pp. 24 e 30-3 l ). In
alternativa, si può considerare mr' stato costrutto e legarlo a hdys 'y, dato che il
soggetto è stato chiarito in aramaico - a differenza dell'accadico, che pone il
nome del dedicante solo a questo punto - all'inizio dell'iscrizione.

L. 7 y y

ssnwry: accadico Samas-niirl, ''Samas è la mia luce''.


lbyy: alla preposizione /- segue quello che può essere o il sostantivo plurale
byyn, ''vita'', allo stato costrutto o l'infinito D del verbo byy, ''vivere''. Questa
fo1111a, come le seguenti, è interpretata di solito come infinito (Kaufman,
Muraoka, Lipinski, Martinez Borobio), anche perché l'accadico utilizza in
questo punto una serie di infiniti. Tuttavia, la sintassi dell'iscrizione aramaica
non segue supinamente quella assira e la reale natura di questa costruzione non è
del tutto certa. Si notino due peculiarità dell'infinito di Teli Fekherye, se di
infiniti, come è probabile, si tratta: il prefisso m- per il tema semplice, che è la
fu1111a comune in aramaico d'impero (cfr. ad esempio Muraoka, Porten 1998, p.
Parte Il. I testi dell'aramaico antico 75

108), ma è attestata solo qui in aramaico antico (prima della scoperta di Tel1
Fekherye, si era infatti pensato che il prefisso m- fosse uno sviluppo tardo: cfr.
ad esempio Dian 1974, p. 195) e l'assenza del suffisso -h nei terni derivati (cfr.
Kaufman 1982, p. 151; Muraoka 1984, pp. 98-100; Martinez Borobio 2003, pp.
80-81; Garr 1985, pp. 128-130).
nbsh è il sostantivo femminile nbs, ''anima'', spesso nps nel resto del
semitico e in altre fasi dell'aramaico, seguito dal pronome suffisso di terza
persona ms -h.
lm 'rk: come per l:zyy, si può trattare di un sostantivo o di un infinito, in
questo caso di tema G, dal verbo 'rk, ''essere numeroso'' (come sostantivo, 'rk
significa invece ''lunghezza'').

L. 8
lkbr: la preposizione l- è seguita da kbr, che può essere sostantivo,
''abbondanza'', ''moltiplicazione'', oppure infinito D dal verbo kbr, ''essere
pieno, molto, abbondante'', al tema D ''rendere abbondante''. snwh: il sostantivo
snh, ''anno'', qui al plurale con pronome suffisso (lllms), è morfologicamente
femminile al singolare, maschile al plurale.
lslm: slm è con ogni probabilità il sostantivo slm, ''salute'', ''pace''. Chi vede
nella frase una catena di infmiti ha ipotizzato che sia l'infinito D del verbo slm,
che tuttavia non è mai attestato in aramaico antico (cfr. Muraoka 1984, pp. 99-
100). Kaufman ( 1982, pp. 165-166) suggerisce si tratti di un calco del l'accadico
sullumu.

L.9
lmld è composto dalla preposizione le dall'infinito G di un verbo debole, che è
in genere ritenuto essere il verbo concavo lwd, ''rimuovere'', ''estirpare''. Lo
stesso verbo ricorre alle righe 11 e 16, all'imperfetto. mrq, ''malattia'' (*mrç/).
132
mnh, ''da lui'': preposizione mn, ''da'', seguita dal pronome suffisso -h . lmsm ':
letteralmente, <<per l'ascoltare (la sua preghiera)>>, ossia <<perché sia ascoltata (la
sua preghiera)>>: msm' è infinito G del verbo sm ·, ''ascoltare''. lmlql:z 'mrt pmh:
lett. <<per l'accogliere le parole della sua bocca>>: mlql:z è infinito G da lql:z,
''prendere''.

L. 10-11
'mrt è lo stato costrutto di 'mrh, ''parola'' e potrebbe essere tanto singolare
quanto plurale. knn è la terza persona ms del perfetto dell'intensivo pa'lel del
verbo kwn, ''erigere'', con raddoppiamento della terza e non della seconda
radicale. Si confronti lknnh alla riga 11.
wmn 'l:zr kn ybl lknnh fzds wsmym lsm bh: mn è pronome indefinito (/man/),
ma è difficile comprendere se sia il soggetto di ybl oppure no. Questa frase è

132
Non si confonda la preposizione mn /mini con l'isografo pronome indefinito mn /man/,
''chiunque'', che ricorre, ad esempio, alla riga 10 (questo pronome è talvolta anche interrogativo:
''chi''?).
76 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

sintatticamente complessa e, comunque la si interpreti, lascia dei problemi


aperti. I primi editori (Abou-Assaf, Bordreuil, Millard 1982, pp. 24 e 32) hanno
proposto di intendere mn soggetto della frase, ybl come tema G del verbo ybl,
''portare via'', e lknnh come infinito di knn, ''erigere'': <<chiunque in seguito ( 'br
kn) porterà via (la statua) per erigerla di nuovo (bds, radice *bd1), ponga (lsm) il
mio nome (smym) in essa>>. Il problema maggiore risiede nella congiunzione che
precede smym, omessa nella traduzione senza commenti dai primi editori. Nelle
lingue semitiche, è attestato l'uso della congiunzione w- prima della principale
(si veda il paragrafo 3.3.2 della sintassi). Benché si tratti di un fenomeno raro in
aramaico antico, si potrebbe pensare che la w- rientri in questa categoria, per la
quale si hanno un esempio in Sefire e uno nell'iscrizione di ktmw, recentemente
pubblicata. Muraoka interpreta lknnh come precativo e non come infinito: <<and
whoever should shift (it) hereafter, let him establish it anew and put my name
thereupon>> ( 1984, pp. 82 and 111 ).
Il difetto di queste interpretazioni risiede nella loro lontananza dal testo
accadico, che dà mannu arku anbussu luddis sumfma liskun, <<chiunque in futuro
'
rinnovi (precativo) la sua (scii. della statua) rovina, metta il mio nome!>>. E stato
dunque proposto di vedere in ybl un presente-futuro da nbl, attestato ad esempio
in ebraico, ''andare in rovina'', ''decadere'', for111a parallela di bly, ''invecchiare'',
''deteriorarsi'' (così Kaufman 1982, pp. 166-167; cfr. anche Lipinski 1994, p. 60:
bly). Greenfield e Shaffer propongono una derivazione da npl, ''cadere'', che qui
sarebbe scritto nbl ( 1983, pp. 113-114 ). In entrambi i casi, si deve ipotizzare per
kn un valore, altrimenti ignoto, di particella condizionale, ''quando'', ''se'':
<<qualunque persona futura, se (la statua) andrà in rovina/si deteriorerà/cadrà,
che la rinnovi e metta il mio nome in essa>>. Oltre alla sintassi faticosa, con un
cambio di soggetto repentino e non rilevato, come ci si aspetterebbe, da un
pronome, il problema risiede nel fatto che il soggetto della frase sarebbe la
statua/immagine (dmwt'), femminile, mentre la fur111a ybl, che manca del
prefisso t-, è evidentemente maschile. Inoltre, a Tel1 Fekherye, ci si attenderebbe
il mantenimento della n di nbl (la nasale non sembra infatti essere assimilata in
questa iscrizione: cfr. Muraoka 1982, p. 92), così come la presenza della terza -y
se il verbo fosse bly.
In smym la -m potrebbe essere errore del lapicida, oppure un calco
dall'accadico sumf-ma; la particella asseverativa enclitica -ma è nota in semitico
e frequente nei nomi amorrei (cfr. Huffmon 1965, pp. 228; Streck 2000, pp. 168,
275-277, 304-305). lsm è il precativo del verbo concavo sym (*sym), ''porre''; il
precativo con prefisso I- è attestato anche in samaliano. yld è la terza persona ms
dell'imperfetto del verbo lwd, già incontrato alla riga 9.

L. 12
ysym è la terza persona maschile singolare dell'imperfetto del verbo concavo
sym (*sym), incontrato prima come precativo. Si noti la scriptio piena
dell'imperfetto contro quella difettiva del precativo, che potrebbe indicare una
riduzione vocalica nella seconda fo1111a (si veda Kaufman 1982, p. 150). lhwy è
terza persona maschile singolare del precativo di hwy, ''essere''. qblh potrebbe
Parte II. I testi dell'aramaico antico 77

essere semplicemente <<contro di lui>>: particella qbl, ''contro'' e pronome


suffisso -h. Tuttavia, l'espressione accadica bel dinisu, ''avversario'' (lett.
''signore del giudizio''), induce a ritenere più probabile che qbl sia participio G
da qbl, ''lamentarsi'', ''querelare'', ''citare in giudizio''. Come notato da
Greenfield e Shafer, bel dini, con varianti, è anche altrove epiteto di Adad
( 1983, p. 115).

L. 13
mlk gwzn wzy skn wzy 'zrn: si tratta di uno stato costrutto, apparentemente
seguito da due nessi genitivali analitici; tuttavia, è più probabile che zy sia
pronominale: ''quello (ossia, re) di'' (si veda Lipinski 1994, p. 62). mlk: si noti la
differenza di prospettiva del testo aramaico rispetto a quello accadico: qui la
parola è mlk, ''re'', dove il testo assiro usa sakin mii.ti, ''governatore''. 'zrn: da
una lettera di età imperiale assira si evince che 'zrn doveva trovarsi vicino a
Guzana, ma la città non è stata localizzata. Guzana si trovava nello stato arameo
di Bit-Bahiani.
-
l'r mwrlddt krs'h: crux interpretum, di difficile soluzione (Muraoka rinuncia
a tradurre il passo). L'unica parola univoca è krs'h, <<il suo trono>>; il sostantivo
krs', un prestito dall'accadico forse di origine sumerica (AHw., p. 515; CDA, p.
170, ma a un sostrato locale non sumerico pensa Kaufman 1974, pp. 28-29), si
trova anche nell'iscrizione di Bukan e nella cosiddetta Bauinschrift (iscrizione
edilizia) di Barrakib. I primi editori (Abou-Assaf, Bordreuil, Millard 1982, pp.
24 e 33) leggono l'rm wrdt, dove 'rm sarebbe, una fo1111a nominale 'aphel dal
verbo rwm, che ha il significato di ''innalzare'', mentre rdt sarebbe calco
dall'accadico ridutu, ''successione'', traducendo << pour l'exaltation (?) et la
pérpetuation de son tròne >>. La costruzione è tuttavia anomala. Infatti, se si
intende 'rm come nome reggente di krs' si tratterebbe di un nome reggente
seguito da un altro reggente prima del nome retto e questo è inconsueto in
aramaico (si veda il paragrafo 3.1 della sintassi). Se invece si considera solo rdt
come nome reggente, è inspiegabile l'assenza della preposizione 1- davanti a rdt.
Altre letture sono state proposte; innanzi tutto, si è suggerito di correggere in
(ddt) la lettura (rdt) ed effettivamente il grafema è molto più somigliante a (d)
che a (r). Così Lipinski (1994, pp. 48-49 e 62-63), che vede un divisore fra le
133
due parole e legge l'r mwddt krs'h (lettura accettata in DNWSI, p. 602 e
ARI), <<for the sake of the foundations of his throne>>, con una preposizione l'r (l
+ 'r; cfr. anche ARI I, p. 77) - non altrimenti nota in aramaico antico, ma affine
alla più tarda preposizione 'rw - e un plurale fratto da mdd, in arabo
''estendere'', ''sostenere''. La sequenza l'r è invece interpretata in DNWSI come
fo1111ata da 1- e dal sostantivo 'r, ''luce'', mentre mwddw significherebbe qui
''amore'' (così anche ARI I, p. 496), dalla radice wdd: <<to a light of loving-
kindness for his throne>>. Anche Brugnatelli (2005) pensa per mwddw a questa

133
La presenza dei puntini è messa in dubbio da un esame di Martfnez Borobio (2003, p. 209);
tuttavia, che vi siano o meno i puntini, sembra esservi effettivamente uno spazio fra (r) e (m) più
che fra (m) e (w).
78 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

stessa radice, ma con diverso significato, perché suggerisce sia un caso di


aplografia: l'rm <m>wddt ksr', <<per Aram, amica/alleata del suo trono>>, dove
'rm sarebbe appunto il toponimo Aram e mwddt un sostantivo femminile allo
stato costrutto (il maschile mwdd è noto dal samaliano). Questa interpretazione,
che ha il merito di eliminare il problema della congiunzione, è poco plausibile
da un punto di vista storico, perché, come notato dallo stesso studioso,
lascerebbe presupporre un'alleanza con i re aramei, improbabile in un contesto
di sudditanza nei confronti del sovrano assiro. Inoltre, il testo accadico non
menziona Aram.
Yun suggerisce una lettura l'rm wddt krs'h, <<for the exaltation and
cherishment of his throne>> (2008, pp. 11 O e 182-183 ), che non risolve però il
problema di avere due reggenti in uno stato costrutto. Kaufman preferisce una
lettura ltr$ wdlrt krs 'h, <<in arder to set aright the foundation (?) of his throne>>
( 1982, pp. 162 e 167), dove wdlrt è tradotta con ''fondazione'' sulla base del
testo accadico. ltr$ è lettura suggerita sulla base dell'accadico ana te-re-e$
kuss"isu, <<per l'allungamento del suo regno>>, ma la 'aleph è chiarissima e una
lettura (t) impossibile: se si accetta questa interpretazione, (') è da espungere e
(t) da integrare, come avviene infatti nel Comprehensive Aramaic Lexicon. Il
verbo tr$ è attestato più tardi in palmireno, un'unica volta (cfr. PAT, p. 421: ''to
set right''). Anche Greenfield e Shaffer emendano il testo in ltr$ wrdt krs'h, ma
rinunciano a tradurre e spiegare wrdt ( 1983, pp. 112-113 e 115).

L. 14-15
tyfb è la terza persona femminile singolare dell'imperfetto del verbo yfb, ''essere
gradito''. L'accadico usa invece l'infinito D, tubb"i. Il soggetto 'mrt pmh è
dunque, in questo caso, certamente singolare.
dmwt' z't 'bd: 'bd è terza persona maschile singolare del perfetto del verbo
'bd, preceduto dal complemento oggetto dmwt', che è seguito, come avviene in
aramaico, dal dimostrativo femminile z't. Questa fo1111a con il suffisso -t, pur
diffusa nelle lingue semitiche, è altrimenti ignota in aramaico antico (incluso il
samaliano), dove il dimostrativo femminile è sempre z'. Su questa fo1111a si
vedano ad esempio Kaufman 1982, p. 147 e Muraoka 1984, pp. 93-94.
'/ zy qdm hwtr: lett. <<nei confronti('/) di ciò che (zy) (era) prima (qdm) egli
migliorò (hwtr)>>; si ricordi che il verbo essere è in genere sottinteso. hwtr è la
terza persona ms del perfetto causativo del verbo ytr, attestato al causativo con il
significato di ''aggiungere'', ''avere ancora'', dunque ''avere in abbondanza''; qui
il passo si traduce in genere con ''migliorare'', dunque implicando una sfumatura
qualitativa e non quantitativa.

L. 16-17
mr' /:zbwr: si ricordi che Sikan si trovava su questo fiume.
mn m 'ny 'zy bt hdd, <<dalle suppellettili del tempio di Hadad>>: la simile
espressione m'ny' dy bt 'lh', <<le suppellettili del tempio di dio>> ricorre in Esdra
5:14 e allo stato costrutto in Esdra 6:5, m'ny bt 'lh'; si confronti anche Daniele
5:23, m 'ny' dy byth, <<le suppellettili del suo tempio>>, dove il possessivo è
Parte II. I testi del!'aramaico antico 79

riferito a mr' smy ', <<il signore del cielo>>. m 'n significa ''vaso'', ''recipiente'',
fatto dei materiali più diversi (cfr. KB, pp. 1910-1911 ); la parola è ben attestata
anche in aramaico d'impero e nelle fasi più tarde della lingua (DNWSI, p. 588),
ad esempio in siriaco (mana: CSD, p. 247) e in mandaico (mana: MD, p. 246).
l/:zm significa ''pane'' in aramaico, così come in ebraico e ugaritico, ma il
sostantivo indica genericamente un alimento solido, probabilmente quello di
maggior consumo: in arabo significa ''carne''. '/ è la negazione vetitiva.

L. 18
swl: corrisponde alla Sala menzionata nel testo accadico, la consorte di Adad nel
pantheon mesopotamico, così come qui swl pare essere la consorte di Hadad.
V

Lipinski ( 1994, pp. 31-32) ricorda come Suwala sia divinità menzionata già in
Ur III, spesso associata a una divinità hurrita e come sia poi entrata nel pantheon
semitico occidentale a Emar e Ugarit. A Ugarit il suo nome è scritto (1wl) e la
presenza dell'interdentale etimologica spiegherebbe l'uso della samekh a Teli
V

Fekherye. A Emar Suwala è associata a Nergal, dio dell'oltretomba e Lipinski


ipotizza perciò una sua natura ctonia, per cui potrebbe aver dato origine al nome
ebraico degli inferi, s 'i5l. Nergal, dio mesopotamico degli inferi, compare alla
fine dell'iscrizione aramaica, ma è assente nel testo accadico.
lzr': da zr', ''seminare'', lzr' è il primo di una serie di precativi, utilizzati qui
per le maledizioni; queste ultime sono quasi tutte connesse all'alimentazione e
caratterizzate dall'idea di massimo sforzo e minima resa. Il precativo,

contrassegnato dal prefisso /- preposto al tempo a prefissi, si trova in aramaico


antico, oltre che qui, solo in samaliano; è probabile che questa fo1111a sia
all'origine del prefisso I-In- alla terza persona dell'imperfetto nei dialetti
aramaici orientali (cfr. Kaufman 1982, p. 150).

L. 19
prys: qui sta ad indicare, evidentemente, una misura irrisoria. Per il prys si veda
anche il commento alla riga 6 dell'iscrizione di Barrakib per Panamuwa II.

L. 20
s'wn: plurale di s'h ((s) per /0/), ''pecora'', s'h nel resto dell'aramaico antico e in
samaliano, t't' allo stato enfatico in aramaico d'impero. Si noti che la stessa
parola s 'wn compare come s 'n nelle maledizioni dell'iscrizione di Sefire. Questa
desinenza -wn (forse /-wan/; /-awwan/ secondo Garr 1985, p. 96), in aramaico
antico presente solo in questa iscrizione (si veda sotto nswn), sembra
caratterizzare i nomi femminili con la terza radicale debole (Garr, ibid.) e alcuni
studiosi hanno proposto un confronto di nswn (''donne''; il plurale irregolare del
singolare 'nth è in aramaico di solito ns(y)n) con l'arabo niswan (Abou Assaf,
Bordreuil, Millard 1982, p. 36; Kaufman 1982, p. 169). Secondo altri (cfr.
Brugnatelli 1991, p. 175), tanto s 'wn quanto nswn sarebbero fo1111c: plurali
morfologicamente maschili (questo è attestato effettivamente per nswn) e la
desinenza -wn a Teli Fekherye sarebbe caratteristica del nominativo plurale,
dove -yn caratterizzerebbe piuttosto il caso obliquo (nelle altre iscrizioni
80 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

aramaiche, la scrittura difettiva -n renderebbe impossibile la distinzione). lhynqn


è il precativo causativo di terza persona fp del verbo ynq, ''poppare''.
'l yrwhly: si è in genere letta la sequenza come yrwh, ma la fo1111a deve
essere qui vetitiva, poiché, essendo rwy un verbo di terza yod, ci si aspetterebbe
yrwy, come effettivamente avviene nei due verbi della riga seguente. Forse si
tratta di un errore del lapicida. Lipinski (1994, p. 69) pensa che le due fo1111i:::
siano varianti che riflettono la contrazione del dittongo finale ay, che sarebbe
01111ai é; Io stesso propone Fitzmyer (1995, pp. 41-42) a proposito delle
analoghe fo1111t: rinvenute in Sefire. Tuttavia, Pardee ( 1998) legge yrwy,
sostenendo che la lettura yrwh sia il risultato del fatto che i tratti inferiori di (y}
e (w} si toccano, cosa che non avviene negli altri casi. Il verbo rwy qui significa
''saziarsi''; oltre che in Teli Fekherye, in aramaico antico e d'impero ricorre solo
in Deir 'Alla e nell' Abiqar di Elefantina, in contesti purtroppo danneggiati
134
(DNWSI, p. 1063) .
m 'h swr, <<cento mucche>>. swr non presenta il morfema del plurale; Lipinski
( 1994, p. 68) pensa si possa trattare di un plurale fratto, altri studiosi ipotizzano
si tratti di un singolare usato in senso collettivo (e.g. Abou-Assaf, Bordreuil,
Millard 1982, p. 35). Il sostantivo non presenta neppure il morfema del
femminile, nonostante che *1awr abbia il significato base di ''toro'', non solo
nelle lingue semitiche, ma anche in quelle indoeuropee (si pensi al greco -raùpoç
e al latino taurus; per ulteriori esempi, si veda Brown 1979). Si noti che
l'equivalente parola ebraica sor è attestata sia con valore femminile sia con
valore di singolare collettivo, ''bestiame'' (cfr. KB, pp. 1451-1453); è però
difficile spiegare un collettivo preceduto da un numerale. Nelle parallele
espressioni in Sefire e Bukan, il sostantivo è provvisto del morfema -h: swrh,
noto anche dall'iscrizione di Panamuwa (riga 6). Una spiegazione plausibile è
quella offerta da Brugnatelli ( 1991, cui si rimanda per i dettagli), il quale vede
qui e nei precedenti sostantivi mt e nhr dei femminili plurali (se mt è un
sostantivo femminile, nhr, pur essendo maschile (e maschile è infatti il pronome
che segue il sostantivo kl), prende spesso la desinenza femminile al plurale): il
morfema del femminile plurale, nel passaggio dal più arcaico -iit al recenziore -
iin, avrebbe subito una temporanea riduzione a -ii, marcata come (-h} in Sefire e
Bukan, non marcata invece a Teli Fekherye.

L. 21-22
nswn: si veda il commento a s'wn (riga 20). l'pn è la terza persona fp del
precativo del verbo 'py, ''cuocere'', ''cucinare''. tnwr, ''forno'', è parola di origine
incerta diffusa nel Vicino Oriente, non solo nelle lingue semitiche. yml'nh è

134
È invece ben attestato nelle fasi più tarde della lingua, dove significa soprattutto ''ubriacarsi'' ed
eventualmente al causativo ''far bere'', ''annaffiare'', ''saziare'', ''saturare'', ''ubriacare'' (DJBA, p.
1064; DJPA, p. 519; CSD, p. 532; MD, p. 427; DSA, p. 822). Più prossimi per significato alla
fo,,,,., di Teli Fekherye sono l'ebraico rwh, l'arabo rawiya, l'etiopico classico (ge'ez) rawa}'a,
''dissetarsi'' (all'intensivo e al causativo, ''dissetare'', ''dar da bere'', ''irrigare'': KB, pp. 1194-1195;
DMW A, pp. 428-429; CDG, p. 478).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 81

terza persona fp dell'imperfetto (vetitivo) D di ml', ''essere pieno'', seguita da


pronome suffisso -h. qlqlt' può essere tanto il singolare quanto il plurale
deterrrtinato di qlqlh, ''immondezzaio''; la corrispondente fo1111a accadica,
tubqiniite, è plurale. llqtw è terza persona mp del precativo di lq!, ''spigolare''.
'nswh è il plurale di 'ns, ''uomo'', ''persona'', seguito dal pronome suffisso -h.
s'm: si noti la scrittura difettiva, che era invece piena alla l. 19.

L.23
wmwtn sbf zy nyrgl: normalmente tradotto come <<la peste, flagello di Nergal>>,
questo sintagma potrebbe anche intendersi diversamente. Infatti, il sostantivo sbf
è altrimenti sconosciuto in aramaico antico e d'impero: il significato di
''bastone'' è desunto dall'ebraico biblico, dove il bastone divino è usato come
strumento di castigo (BOB, pp. 986-987). Qui però a sbf corrisponde l'accadico
sibfu, ''ciò che colpisce'', ''afflizione'', ''epidemia'' (il verbo sabiifu significa
genericamente ''colpire'') ed è probabile che lo stesso significato abbia sbf. Si V

ricordi inoltre che l'espressione ''la mano del dio'' (qiit GN; logog. SU + GN)
identificava in accadico le malattie, che si credeva fossero il risultato del tocco
divino (si veda ad esempio Fales 2010a). Forse sbf e zy nrgl devono essere
considerate due distinti malanni: zy nrgl sarebbe così un calco dell'accadico sa
+ DN, cioè un'unità lessicale indipendente. In questo modo, si avrebbero tre
malattie menzionate in entrambi i testi: accadico di'u sibfu diliptu, <<malattia
(della testa), pestilenza, insonnia>>, aramaico mwtn sbf zy nrgl, <<pestilenza,
epidemia, quella di (ossia ''la malattia ascritta a'') Nergal>> (Fales 1983b).
L'assenza della congiunzione w- è insolita, ma la costruzione asindetica
potrebbe essere dovuta all'influenza accadica. Nergal era il dio mesopotamico
degli inferi ed è effettivamente attestato fra le divinità connesse a malattie
(HeeBel 2000, pp. 49-54). Non si fa menzione di Nergal nel testo accadico.
ygtzr è la terza persona ms dell'imperfetto (vetitivo) passivo di gzr,
''tagliare''. La t del passivo è infissa e questo non è comune, la fu1111a normale in
aramaico. essen do tG e non Gt 135 .

135
È possibile vi sia una fo111,a Gt nelle ultime due righe della prima iscrizione di Sefire, ma la
lettura non è certa: suggerita da Rosenthal (ANET, p. 660) e accettata, ad esempio, da Garr ( I 985,
p. 119) e Kaufman (1982, p. 173), la la letturayrts[h] e la sua interpretazione come Gt è respinta da
Fitzmyer (1995, p. 120). Tropper ha ipotizzato la presenza del tema Gt in samaliano, ma l'unica
ricorrenza può essere interpretata anche come tG (cfr. Tropper 1993a, pp. I 83, 212, 290; Dion
1974, pp. 108-109). Nelle altre epigrafi semitico-occidentali, la fo,11,a Gt si trova nell'iscrizione
fenicia di 'Al).iram, re di Biblo, con significato passivo e nell'iscrizione moabitica di Mesha, re di
Moab, con una sfumatura di reciprocità (il verbo è ''combattere''; si veda anche Garr 1985, pp. 119-
120). Il tema Gt è comunque ben attestato in altre lingue semitiche, ad esempio in accadico, in
ugaritico e in arabo classico; in genere (non sempre) ha valore reciproco-riflessivo.
82 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

III. LE ISCRIZIONI DI NINURTA-BELU-USUR



DA ARSLAN TASH
(TAV.11)

Diverse iscrizioni assire e aramaiche furono rinvenute ad Arslan Tash (l'antica


Jjadattu, nel regno aramaico di Brt Adini, che per anni bloccò a danno degli
Assiri il guado dell'Eufrate settentrionale) durante gli scavi francesi dei tardi
anni Venti del Novecento ed altre furono individuate successivamente. Esse si
trovano incise su quattro grandi statue di leoni, più o meno frammentarie,
. d Il . d"
facent1 parte e e porte c1tta 1ne :136

Leone nord della porta orientale (Al): rinvenuto in ottimo stato di


conservazione e ancora in piedi al momento degli scavi degli anni Venti,
presenta tracce di un testo cuneifu1111e, già individuate da Thureau-Dangin
(Thureau-Dangin et al. 1931, p. 73) e, secondo Galter (2007, p. 198), un testo
'
aramaico e un testo luvio. E possibile, come suggerito sia da Rollig (2009, pp.
266-267) sia da Galter (2004a, p. 449), che il leone nord della porta orientale
(A 1), portato ad Aleppo, recasse un'iscrizione identica a quella del leone sud,
ma oggi sono visibili solo poche tracce di testo. I grafemi in alfabeto lineare,
interpretati dallo studioso francese come greci (Thureau-Dangin et al. 1931, p.
73), sono 01111ai pressoché illeggibili (Galter 2007, p. 199).
Leone sud della porta orientale (A2): caduto a terra secondo quanto
riportato nei rapporti di scavo degli anni Venti, è in condizioni generali piuttosto
buone e l'iscrizione è meglio preservata rispetto a quella di Al. Si tratta di un
testo trilingue, con 9 linee in assiro, 9 in aramaico e 6 in luvio geroglifico.
137
Purtroppo, ad oggi è stato pubblicato solo il testo luvio , al pari di quello
aramaico in cattivo stato di conservazione. Secondo il suo editore (Hawkins
2000), questo testo, caratterizzato da scrittura corsiva e divisori, seguirebbe il
testo assiro solo nelle prime due righe, discostandosene invece nelle altre
quattro, che sono però gravemente mutile. Il testo fu scoperto solo negli anni
Ottanta del Novecento, quando i leoni Al e A2, che erano rimasti in situ, furono
138
trasportati rispettivamente ad Aleppo e Raqqa, dove si trovano oggi .

136
I leoni di Arslan Tash erano già noti dall'Ottocento e proprio a questi leoni il villaggio siriano, a
una trentina di chilometri dall'Eufrate e nelle immediate vicinanze del confine con la Turchia, deve
il suo nome, appunto turco, che significa ''pietra del leone''. Per una breve storia degli scavi di
Arslan Tash e per una descrizione dei leoni, si veda Galter 2004a. Una storia degli studi più
dettagliata, una storia di Arslan Tash e una puntuale ricostruzione dei leoni, con fotografie e
disegni, si può trovare in Galter 2007. Sulla cinta muraria e sulle porte, si veda Thureau-Dangin et
al. 193 I, pp. 68-89. Le sigle A I, A2, BI e B2 sono usate per identificare i leoni in Galter 2007 e
Rollig 2009; la numerazione dei frammenti segue Galter 2007. La descrizione dei leoni si basa su
Galter 2007 e Thureau-Dangin et al. 1931.
137
Hawkins 2000, I, pp. 246-248 e III, tavole 103-105 (fotografie e disegno). La prevista edizione
completa dei testi dei leoni di Arslan Tash non è mai stata realizzata (cfr. Galter 2007, p. 195).
138
Purtroppo gli sviluppi della guerra in corso in Siria rendono questa indicazione obsoleta; i leoni
di Raqqa sono infatti stati distrutti a colpi di ruspa dalle forze del!' ISIS (documentazione presso
Parte II. I testi dell'aramaico antico 83

Leone nord della porta occidentale (Bi): incompleto e in pezzi, i suoi


frammenti si trovano distribuiti fra il museo di Aleppo e quello di Raqqa. Due
frammenti recano un'iscrizione assira di 9 righe e una aramaica di 14 righe
(frammento B 1.1 +2). Inoltre, appartengono probabilmente a questo leone un
139
frammento con testo assiro di otto righe (B 1.3 ) nonché un secondo
frammento con testo aramaico di 15 righe, mutilo e in cattivo stato di
140
conservazione (B 1.4 ), in seguito ulteriormente deterioratosi (Rollig 2009, p.
141
267) • Anche un pezzo della testa (B1.5) con le prime righe dell'iscrizione
aramaica e un ulteriore frammento di basalto oggi scomparso (B 1.8), con tracce
di iscrizione assira e diverse righe di iscrizione aramaica (citato in Thureau-
Dangin et al. 1931, p. 87), potrebbero essere ascrivibili, secondo Galter (2007,
pp. 204 (con fotografia) e 206), a questo leone.
Leone sud della porta occidentale (B2): pure incompleto, le sue parti si
trovano ad Aleppo e a Raqqa, dove, in un parco, è collocato un grosso
frammento di torso integrato da parti moderne (B2.1 ), che reca una parte di
un'iscrizione aramaica; un frammento con iscrizione cuneifo1111t: (B2.2),
scoperto nei pressi della porta occidentale ma perduto già nel 1931 (Thureau-
Dangin et al. 193 I, pp. 85-86, con disegno, trascrizione e traduzione; testo
assiro A di Rollig 2009), apparteneva probabilmente a questo leone (Galter
2007, p. 209).

Il leone A2 e, probabilmente, il leone A I, recavano dunque un testo trilingue


(assiro, aramaico, luvio), mentre Bl e B2 un testo bilingue (assiro e aramaico).
Come già ricordato, della trilingue è stato pubblicato, ad oggi, il solo testo luvio,
mentre una provvisoria e breve descrizione del contenuto del testo assiro e del
testo aramaico si può trovare in Rollig 2000 e Galter 2004b. Il testo aramaico,
mal conservato, dipende, probabilmente, da quello assiro (Rollig 2000, p. 183;
Galter 2004a, p. 449, con fotografia, che non consente però la lettura).
L'estensore del testo è Ninurta-belu-u~ur (aramaico 'nrtbl$r; ''Ninurta, proteggi
il signore!''), che si definisce <<governatore provinciale>> (bel pabete) di Kar-
sulmanu-asared (il nome assiro di Til-Barsib) ed eunuco del potente
Generalissimo imperiale (e virtuale padrone della metà occidentale dell'impero
V

stesso) Samsi-ilu, offrendoci così una approssimativa datazione del testo: 780
a.C. (cfr. Rollig 2009 e Galter 2004a; per Samsi-ilu, si veda da ultimo Liverani
'
2008). E notevole, come osservato da Rollig e da Galter, che un governatore

http://www.unesco.org/new/en/safeguarding-syrian-cultural-heritage/arslan-tash/). Il leone di
Aleppo si dovrebbe trovare nel cortile del museo archeologico.
139
Già Thureau-Dangin et al. 1931, pp. 86-87, con disegno e traduzione; testo assiro 8 di Rollig
2009, che vi aggiunge due frammenti di Raqqa.
140
Thureau-Dangin et al. 193 I, p. 89; la fig. 30 a p. 88 è un disegno del)' iscrizione aramaica, di cui
non vengono fomite né trascrizione né traduzione; una fotografia si trova in Galter 2007, p. 204,
ma è inutilizzabile per la lettura)
141
L'appartenenza dell'iscrizione aramaica a questo leone è suggerita da Galter (Galter 2004a, p.
447), ma considerata dubbia da Rollig (2009, p. 267). Thureau-Dangin la ascriveva comunque,
dato il luogo di ritrovamento, a uno dei leoni della porta occidentale.
84 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

assiro abbia concepito un testo trilingue, che, secondo Galter, sarebbe il


prodotto di una zona multiculturale e multilinguistica sviluppatasi soprattutto
per la presenza del confine militare dell'Eufrate e di commerci di lunga
distanza: Ninurta-belu-u1;,ur avrebbe scritto un testo trilingue per preservare
memoria delle proprie opere edilizie qualunque fosse stata, in futuro, la lingua
dominante nella regione.
I due leoni della porta occidentale recavano probabilmente la medesima
iscrizione, una bilingue assiro-aramaica (Rollig 2009). Il testo assiro di BI e B2,
pubblicato in Thureau Dangin et al. 1931, pp. 85-87, si trova oggi anche in
Rollig 2009, che è anche l'unica edizione disponibile, con disegni ma senza
fotografie, del testo aramaico, limitatamente ai frammenti B 1.1 +2 (testo
142
aramaico b di Rollig) e B2.1 (testo a di Rollig) • Un disegno del frammento
B 1.4 si può trovare in Thureau-Dangin et al. 1931, p. 89.
Il testo della bilingue sembra diverso da quello della trilingue, ma si tratta
comunque di un testo ascrivibile a Ninurta-belu-u1;,ur, il quale commemora la
sua intensa attività edilizia nella città. Le iscrizioni si trovano sul lato posteriore
dei leoni e, come già notato da Thureau-Dangin (Thureau-Dangin et al. 1931, p.
88), non erano dunque leggibili.
L'iscrizione aramaica del frammento B2.1 consta di 9 righe, la prima delle
quali non leggibile e la seconda incomprensibile, mentre del testo di B 1.1 +2, più
frammentario, si conserva solo la parte sinistra della superficie lapidea: la parte
destra delle righe da 2 a 8 è ricostruita da Rollig sulla base del testo di B2, le cui
righe 3-9 sono parallele alle righe 2-8 di B 1. Le ulteriori sei righe di BI, che si
sviluppa su un totale di quattordici righe, sono purtroppo poco chiare, benché
isolate parole siano comprensibili. Entrambe le iscrizioni mancano della parte
iniziale ed entrambe fanno uso di punti divisori fra una parola e l'altra, ancorché
in modo poco sistematico (soprattutto Bl); data anche la differente altezza di
alcuni punti (qui non rilevata nel testo), si potrebbe talvolta trattare, come
suggerito da Rollig (2009, p. 273), di fori accidentali della pietra.
Si danno qui testo e traduzione della parte aramaica di B2.2+ I, edita da
Wolfgang Rollig (2009), omettendo tuttavia le prime due righe. Si tenga in ogni
caso presente che il testo è problematico: nella lettura di Rollig, fra la riga 7 e la
riga 8 si contano non meno di tre hapax legomena, che inducono a considerare
provvisorie la lettura e l'interpretazione del testo.

Editio princeps: Rollig 2009.

Indicazioni bibliografiche
Thureau-Dangin et al. 1931; Hawkins 2000; Rollig 2000; Galter 2004a; Galter
2004b; Rollig 2009.

12
' La numerazione di Rollig 2009 è molto confusa e di difficile comprensione: non solo i
frammenti hanno una numerazione diversa rispetto a Galter 2007, ma i testi sono chiamati prima bi
e b2 (p. 267) e poi, rispettivamente, be a (p. 268).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 85

Testo

3. wglmn qmt [ .... l).]ds lsm · sm ·


4. 'nrtbl[~r z]y · qryt • ~r
5. n · zy · blb · zy · qdm llbn ·
6. qryt · byt · 'by· bywmy
7. 'bdt · b,ds wbnyth · wbrpth (?)
8. d/'nph • wsr'y · tnph tbt rb'/d/m
9. [h]qmt bsr'y[h ... ]

Traduzione

3. e fortificazioni (??) eressi (?) [in?] Ijadattu per porre il (mio?) nome,
4. Inurta-belu-u~ur, quello della città di Sirani,
5. quello di ljalal}gu che (è) di fronte a Lipapan (?),
6. la città della casa(ta) di mio padre. Nei miei giorni
7. feci Ijadattu e la costruii e la preparai (???)
8. . .. e le porte cittadine ... resi belle (?) ...
9. eressi nelle sue (?) porte [ ... ]

Cu11u11ento

L.3
glmn: la parola non è attestata in aramaico antico, né, più in generale, in
aramaico epigrafico. Rollig suggerisce vi sia un nesso con glm, ''collina'' (cfr. ad
esempio il siriaco galmii, ''terra pietrosa'' (LS, p. 56) o l'aramaico giudaico
palestinese galmii, ''collina, valle'': DJPA, p. 130), che si riferirebbe alle attività
costruttive di Ninurta-belu-u~ur, in particolar modo alle fortificazioni di cui le
porte con i leoni facevano parte (Rollig 2009 pp. 273-274). La spiegazione è
plausibile sulla base del contesto, ma non convince interamente. Si noti
l'anomala assenza della y nel morfema del plurale.
qmt è forse la prima persona singolare del perfetto D di qwm; tuttavia, l'uso
dell'intensivo è anomalo, poiché il verbo qwm viene impiegato nel senso di
''erigere'', ''far stare'' (molto presente in aramaico epigrafico) al causativo,
mentre il suo significato al tema D, usato raramente, è piuttosto ''conft1111are''
(cfr. DNWSI, pp. 1001-1003). Si noti che a qmt corrisponde in accadico ulziz
143
(cfr. Rollig 2009, p. 274 ), il preterito causativo (ulziz < usziz) di izuzzum, che,
esattamente al pari di qwm, significa ''stare'' al tema G ed ''erigere'' al causativo.
L'assenza del prefisso causativo è dunque inspiegabile e si potrebbe pensare a

143
È probabilmente una svista il commento di Rtillig, che vede im qmt, da lui tradotto con ,,eressi>>,
il pe 'al di qwm: il verbo al tema semplice significa appunto ''stare'', ''alzarsi'' ed è intransitivo.
86 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

un errore da parte del lapicida, soprattutto se la parziale integrazione proposta da


Rollig per l'inizio della riga 9 ([h]qmt: si veda sotto) fosse corretta.
/:lds segue una lacuna di circa quattro grafemi; la f:iet, considerata leggibile da
Rollig, sembra essere in lacuna a giudicare dal disegno. La stessa parola ricorre
alla riga 7. Rollig (2009, p. 275) suggerisce si possa trattare del nome di Arslan
Tash, ljadattu, toponimo aramaico (bd1t, ''la nuova''), che non è però fino ad
oggi menzionato nei testi alfabetici. In questo caso, la s di /:lds starebbe per
l'interdentale sorda 1 (*bdt). Si noti che il testo assiro reca [urub]a-da-tu (cfr.
Rollig 2009, p. 268). lsm sm: sembra esserci un divisore fra le due parole, ma
Rollig (2009, p. 274) non esclude completamente un'interpretazione lsms, <<a
y

Samas>>, da lui stesso giudicata poco probabile. Alla fine della riga, vi sarebbe,
secondo Rollig, una lacuna, della quale non c'è però traccia nel disegno. sm
sembra mancare del pronome possessivo -y, che qui ci aspetterebbe.

L. 4-5
'nrtbl[!jr: lnurta-belu-u~ur, per Ninurta-belu-u~ur. La grafia 'nrt per Ninurta si
trova anche nell'iscrizione di Sefire (lA, 1. 38) e nell'antroponimo mng'mt,
trascrizione dell'accadico Mannu-kI-lnurta, ''chi è come Inurta?'', nota da un
sigillo ammonita o, più probabilmente, aramaico (A vigad, Sass 1997, n. 805, pp.
301-302 e 541).
[z]y qryt !jm zy blb zy qdm llbn: il testo trova un parallelo nell'assiro sa uru!fi-
ra-ni sa uruba-lab-bi sa pa-an uruli-pa-pa-an. I nomi di luogo !jm e blb indicano
le sedi di afferenza (e/o di potere politico) del protagonista del testo, ma la loro
ubicazione specifica è ignota, nonostante la precisione topografica che
l'iscrizione ostenta, indicando che blb è di fronte a un altro sito. A Sirani
somiglia, come suggerito da Rollig (2009, p. 270), il nome della città
menzionata nei testi assiri come uru!fi-ri-na, che si trovava nello stato di Bit
Adini. In questo caso, il secondo toponimo blb non può certo corrispondere alla
città/provincia di ijala!J!Ju, nota dai testi assiri come a nord di Ninive, dunque
ben lontana da Arslan TashllJadattu; si tratta con ogni probabiltà di una pura e
semplice omonimia. Della blbllJala!J!Ju di questa epigrafe si sa solo che si
trovava <<di fronte, dirimpetto>> a /bbn/Lilapan (pa-an uruli-pa-pa-an I qdm llbn);
llbn è verosimilmente un errore per lbbn, ma non sono note né Lipapan né lbbn.
La costruzione è insolita per l'aramaico, che qui utilizza la particella zy con un
valore di dimostrativo nominale (''quello/quella di'') piuttosto raro in aramaico
antico (cfr. Grassi 2009), ma ben attestato in accadico per sa. Una costruzione
parzialmente simile è quella della riga 13 di Tel1 Fekherye (mlk gzn wzy skn wzy
'zm), dove zy si riferisce però sempre a mlk; nel nostro testo, invece, zy sembra
riferirsi solo nei primi due casi a Ninurta-belu-u~ur, mentre nel terzo caso
'
avrebbe valore di particella relativa, la cui testa sarebbe il toponimo bl/:l. E
probabile, in conclusione, che qui l'aramaico ricalchi la costruzione accadica,
'
che è però a sua volta piuttosto farraginosa. E significativo che queste due
costruzioni, le uniche in aramaico antico in cui zy sia usato come dimostrativo
nominale, siano entrambe attestate in testi bilingui.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 87

L.6
qryt byt 'by: il rilievo esplicitamente dato alla ''casa/casata'' del padre del
protagonista è singolare e interessante, in quanto si tratta di un'espressione per
solito applicata a una discendenza di tipo dinastico, come presso i sovrani di
Sam'al. Ci si potrebbe dunque chiedere v
se per caso il ''governatore'' lnurta-belu-
u~ur, eunuco del generalissimo Samsi-ilu, non fosse stato l'erede di una
precedente dinastia locale (magari con nome aramaico), poi assimilato dagli
Assiri a uno dei loro alti funzionari locali, essendo peraltro reso eunuco come
ulteriore segno di fedeltà. Per un ''re'' aramaico che era al contempo considerato
''governatore'' assiro, si veda il caso dell'iscrizione di Tel1 Fekherye.

L. 7-8
Queste due righe presentano diversi problemi di interpretazione, benché il senso
generale sia chiaro: è ricordata l'opera di edificazione di Ninurta-belu-u~ur. La
maggiore difficoltà è data da tre parole che non trovano riscontro nel resto
dell'aramaico e per le quali è forse ipotizzabile un errore di lettura.
'bdt bds wbnyth wbrpth: questa è la lettura di Rollig, supportata dal disegno
ma non del tutto plausibile per quel che concerne le parole brpth e d/'nph. 11
verbo brp è infatti, come rileva lo stesso studioso, non attestato e questo non
solo in aramaico, ma in generale nelle lingue semitiche. Il pronome suffisso
144
della seconda e terza fo1111a verbale si riferisce probabilmente a bds, ljadattu;
i verbi sono alla prima persona singolare del perfetto: Ninurta-belu-u~ur parla
dunque in prima persona, come nell'iscrizione assira, che reca uruba-da-tu ab-
ni ar-$ip u-sdk-lil, dove i verbi banu e ra$apu sono quasi sinonimi (''costruire'';
l'aramaico usa invece 'bd, ''fare'' e poi l'equivalente di banum, bny), mentre
suklulu significa ''completare'' (tutte e tre le fo1111e sono preteriti). Un significato
45
simile dovrebbe avere la terza fo1111a verbale 1 .
Da questo punto in poi, il testo assiro sembra divergere completamente dal
testo aramaico e non è dunque possibile utilizzarlo per eventuali chiarimenti.
Purtroppo, la lettura è poco chiara: Rollig legge d/'nph wsr'y tnph fbt rb '/d/rn.
Se dnplh non risulta noto in aramaico, 'nplh ha il poco plausibile significato di
''ramo'' (DJBA, p. 873; CSD, p. 420 (in siriaco anche ''criniera''); DJPA, p.
413); in generale, nel lessico semitico non sembra esistere una parola adatta a
questo contesto e lo stesso vale per tnp. Neppure Rollig è in grado di fornire una
spiegazione, ma è possibile che la lettura sia erronea: come ricordato, brp, d/'np
e tnp sarebbero tre hapax legomena in due righe di testo. sr'y è lo stato costrutto
del plurale di sr' (*1r'), ''porta (cittadina)''. fbt: yfb, al tema G ''essere buono,
bello, gradevole'', è attestato in aramaico antico e d'impero al causativo con il

144
Sembrerebbe esservi un divisore fra (t) e (h) in brpth; potrebbe trattarsi però di un danno alla
su1,erficie lapidea.
14
Rollig, che pure ritiene corretta la lettura brph, non esclude una possibile lettura 'rkt, ,,la misi in
ordine,,, ma il verbo 'rk in aramaico è attestato nel significato di ''impastare'' (DJPA, p. 419; CSD,
p. 428; "rk: DJBA, p. 168) e non in quello di ''mettere in ordine'', che è noto dall'ebraico biblico (il
significato originario è quello di ''mettere in fila'', ''disporre per la battaglia'': HAH, p. 1014; cfr.
anche l'ugaritico ''preparare'': DLU, p. 89).
88 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

significato di ''rendere bello'', mentre non si ha traccia di un tema intensivo, che


nella fo1111a tbt sarebbe inevitabile ipotizzare: è dunque probabile che la (h),
considerata da Rollig pronome possessivo, sia piuttosto il prefisso del causativo,
(46
dando una fot 111a htbt .
Rollig suggerisce che la fine della riga 8 potesse contenere, sulla base del
testo accadico, <<quattro leoni>>, ma non fornisce ragguagli circa la sua lettura. Il
numero 4 si legge anche nell'iscrizione luvia, ma in un contesto non chiaro,
forse sacrificale, dato che sono menzionati dei buoi (cfr. Hawkins 2000).
All'inizio della riga 9, Rollig legge [h]qmt bsr 'y{h], dove hqmt sarebbe il
causativo di qwm, ben attestato in aramaico medio con il senso di ''erigere'' e già
noto in aramaico d'impero, ma testimoniato solo qui in aramaico antico (si
confronti l'anomala fu1111a qmt alla riga 3). A giudicare dai grafenù leggibili
della seconda parte della riga 9 di B2, qui conùnciavano forse le maledizioni, la
cui prima sezione è conservata in tre righe del testo assiro (cfr. Rollig 2009, p.
275).

146
Si noti tuttavia che già alla riga 3 si è visto un verbo (qmt) con una fo1111i1 apparentemente
intensiva, mentre ci si sarebbe aspettati un causativo.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 89

IV. LA STELE DI BAR-HADAD A MELQART (TAV. VIII)

Questa stele in basalto, alta 1, 15 m e larga 45 cm, fu trovata nel villaggio di


Breg, nei pressi di Aleppo (nel cui museo oggi si trova), riutilizzata in un muro
d'età romana. Vi è raffigurato, in veste di guerriero, il dio Melqart, cui la stele è
dedicata, come sappiamo dall'iscrizione di cinque righe (ma la quinta contiene
solo un grafema) che si trova nella parte inferiore della superficie lapidea.
La folta letteratura relativa a quest'epigrafe è dovuta in gran parte alle
difficoltà di lettura della seconda riga, dove si trova il patronimico del
committente della stele, Bar-Hadad, re di Aram, nome con cui è generalmente
noto il regno aramaico di Damasco. Tuttavia, il rinvenimento del!' iscrizione
nella zona che apparteneva al regno di Arpad, e non a quello di Damasco, così
come la lettura del patronimico come 'trsmk (si veda il commento) rende
plausibile che Bar-Hadad fosse un re di Arpad piuttosto che di Damasco. La
menzione di 'rm anziché di 'rpd, che ci si sarebbe aspettati, potrebbe indicare,
secondo Lipinski (2000, p. 214), che la divisione fra Basso e Alto Aram,
menzionata nell'iscrizione di Sefire (IA, 6), risalisse già a quest'epoca.
Quanto alla successione dinastica, le opinioni sono discordi: se davvero il
V

nome del padre è 'trsmk I 'Attar-Surnki, si potrebbe pensare che Bar-Hadad


147
fosse il fratello maggiore di Mati'-'El , oppure che vi siano stati due 'Attar-
Surnki, uno padre di Bar-Hadad, l'altro padre di Mati'-'El e figlio di Bar-Hadad,
V

dunque nipote del primo 'Attar-Surnki (la papponimia è frequente in


onomastica, soprattutto all'interno delle dinastie reali): questa sembra essere
l'interpretazione favorita da Puech (che non esclude neppure la prima) e da
Lipinski (2000, pp. 214-219). La successione più accreditata è dunque: 'Attar-
Surnki I (o 'Attar-hamek), Bar-Hadad, Attar-Surnki II (o I), Mati'-'El. La
cronologia si accorda con la datazione paleografica, che sembra indicare una
data intorno all'800 a.C., come pure con l'influsso fenicio che la stele dimostra,
tanto nell'iconografia quanto nella dedica al dio Melqart.
L'iscrizione è incisa e presenta come divisori dei trattini verticali, che
tuttavia sono utilizzati sporadicamente.

Editio princeps: Dunand 1939.

Indicazioni bibliografiche
Dunand 1939; Albright 1942-1943; Dunand 1942-1943; Koopmans 1962, I, pp.
19-20, Il, p. 2; KAI 201; Degen 1969, p. 8; Cross 1972; TSSI Il, pp. 1-4;
Bordreuil, Teixidor 1983; FK, p. 11; Lemaire 1984b; Sader 1987, pp. 246 e 255-
260; Pitard 1988; Puech 1992; Martfnez Borobio 2003, pp. 370-376; ARI II, p.
72.

147
Questa possibiltà è stata suggerita ad esempio Pitard, che però preferisce leggere il patronimico
come 'trsmk e pensare che Bar-Hadad fosse un vassallo del re di Arpad (1988, pp. 12-13).
90 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Testo

I. n~b' I zy I sm brh
2. dd I br 'trsmk (?) I
3. rnlk ' '1111 ' lmr'h ' lrnlqr
4. t I zy nzr · lh · wsm' · lq I
5. h

Traduzione

I. (Questa è) la stele che pose Barhadad,


2. figlio di 'Attar-Sumki (?),
3. re di Aram per il suo signore, per Melqart,
4. cui indirizzò un voto ed egli prestò attenzione alla voce
5. sua.

Cu11u11ento

L. 1-2
br hdd br 'trsmk: 11 nome Bar-Hadad è già noto dalla dinastia di Damasco/ Aram
e ciò ha indotto per anni a leggere l'iscrizione cercando di integrare il Bar-
Hadad della stele all'interno di questa casata: di qui le letture br t'br'[m]n [b]r
'bzy '[ n] di Albright (si veda anche TSSI II, pp. 1-4; ma questa lettura era stata
giudicata impossibile già da Dunand 1942-1943), br 'zr di Cross e br byzn [br
bz'l] di Lemaire, che vedono nomi a noi già noti nella famiglia reale damascena
(ijazyiin e Tab-Rammiin erano probabilmente i predecessori di Bar-Hadad I sul
trono: si veda Lipinski 2000, pp. 347-407; 'zr sarebbe invece, secondo Cross
148
( 1972, p. 40 ), diminutivo di hdd 'zr, Hadad- 'Ezer, altro nome reale
149
damasceno, portato dal predecessore di ijaza'el) •
Tuttavia, le fotografie pubblicate da Pitard e Puech rendono la loro lettura
('tr) più convincente di ('zr) e il primo grafema,('), già in Cross, più probabile
5
di (t) (Albright) e di (b) (Lemaire; si veda anche KAI ). Quanto alla seconda ~

parte del nome, Puech legge (smk), ottenendo così 'trsmk, 'Attar-Sumki, già
noto come padre di Mati ' -'El, re di Arpad (si vedano le stele di Sefire ), mentre
Pitard propende per (hmk), ottenendo così 'trhmk, 'Attar-hamek, antroponimo
altrimenti ignoto, e giudicando inoltre poco probabile la possibilità che hmk
possa essere un errore per smk (1988, p. 12). Al nome del padre segue un
divisore e poi una superficie che si direbbe anepigrafa e che occupa uno spazio

148
Cross ritiene Bar-Hadad figlio del re di Damasco e dunque non ancora re. Nella seconda pane
3
della riga 2, Cross legge infatti msqy' br, ossia <<Damasceno, figlio del figlio del re di Damasco>>.
La lettura della seconda pane della riga 2 è però molto problematica (si veda il commento).
149
Si noti che il disegno di Ezio Attardo, riportato alla fine del volume (tav. VIII), segue Cross.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 91

corrispondente a quattro o cinque grafemi. Questa parte avrebbe potuto


contenere il nome del nonno di Bar-Hadad, ma, come Pitard osserva, la
superficie parrebbe non essere mai stata incisa. Per una panoramica delle
integrazioni proposte per la riga 2, si rimanda a Pitard 1988, p. 17, nota 2; dopo
il nome del padre di Bar-Hadad, si sono integrati solitamente un papponimico
(Albright; Lemaire) o un etnonimo (Cross; Bordreuil, Teixidor).

L. 3-5
mlqn: la dedica al dio Melqart, la divinità poliade di Tiro, tradisce un influsso
fenicio. Nel suo nome, mlk qrt, ''re della città'', non è chiaro se ''la città'' sia da
identificarsi appunto con Tiro o se, dati gli aspetti ctonii del suo culto (in
Mesopotamia è identificato con Nergal), adombri piuttosto gli inferi. Il suo
aspetto eroico e guerriero, visibile anche in questa stele, è sottolineato dalla sua
identificazione con il greco Eracle. Menzionato in diverse iscrizioni semitico
occidentali, nei trattati assiri e nella Bibbia, il suo culto si espande nel
Mediterraneo attraverso la colonizzazione fenicia (è possibile si faccia
riferimento a una cerimonia in onore di Melqart anche nella lamina di Pyrgi) e il
suo nome è attestato in molte fo1111azioni onomastiche fenicie e puniche (Benz
1972, pp. 347-348; per un breve ma esaustivo profilo di Melqart, cfr. Ribichini
1999b).
zy nzr lh wsm' lqlh: Si tratta di una costruzione sintatticamente difficile. La
particella relativa zy (si veda il capitolo 3.3.2 della sintassi) dimostra in questa
costruzione i suoi limiti di impiego: per essere utilizzata nelle subordinate in cui
ricopre un ruolo differente rispetto a quello di soggetto o oggetto, essa necessita
infatti di un pronome, poiché non contiene alcuna info1111azione relativa a
genere, numero, funzione sintattica; in questo caso, il riferimento alla sua testa,
Melqart, è contenuto nel pronome -h suffisso alla preposizione/-, ''che ... a lui'',
dunque, ''cui''. Degen (1969, p. 135) preferisce attribuire qui a zy un valore
causale, che renderebbe la frase meno involuta, ma si tratta di una funzione di zy
molto più rara e non altrimenti attestata in aramaico antico (DNWSI, p. 317; cfr.
anche Lemaire 1984b, pp. 338-339). Il soggetto di nzr è Bar-Hadad, mentre
quello del successivo verbo sm' è Melqart. nzr è la terza persona ms del perfetto
150
del verbo nzr (*ngr), ''far voto'' • sm', ''ascoltare'', ''prestare attenzione'' (III
ms del perfetto G) regge sia l'oggetto diretto sia, più raramente, quello
preposizionale, come in questo caso, che trova un parallelo nell' Abiqar di
Elefantina, riga 59: sm 'w ly, <<ascoltatemi!>>.

150
Come più volte notato nella letteratura relativa a questa epigrafe, una radice ngr trova riscontro
anche nell'arabo nagara (DMWA, p. 1118) e nell'ebraico nzr (KB, p. 684); la fu1111a fenicia ed
ebraica ndr (cfr. DNWSI, pp. 717-719) è probabilmente una radice imparentata. Quanto
ali' aramaico, nei dialetti più tardi ci si aspetterebbe una fu, 11,a ndr, che difatti è ben documentata;
tuttavia, se in alcuni dialetti ndr è l'unica fu1111a (ad esempio in palmireno e mandaico: PAT, p. 388
(un'unica attestazione); MD, p. 290), in altri nzr e ndr convivono, con significato uguale o
prossimo (ad esempio in siriaco, aramaico giudaico babilonese e samaritano: SL, pp. 891-892 e
906; DJBA, pp. 73 I e 740 (nzr è limitato al voto di nazi reato, parola che deriva appunto da questa
radice); OSA, pp. 504 e 513-514).
92 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

V. LE STELE DI SEFJRE (TAV. VII E VIII)

I frammenti delle tre stele di Sefire, contenti un trattato fra Mati ' -'El di Arpad e
l'altrimenti ignoto Bar-Ga'yah di KTK (si veda il commento), comparvero sul
mercato antiquario di Aleppo nel 1930 e furono esaminati per la prima volta da
Ronzevalle (autore della editio princeps di Sefire I), cui fu indicata come
provenienza il villaggio di Sug'in, non lontano da Sefire; è tuttavia più
verosimile che il luogo del ritrovamento, probabile frutto di scavi clandestini,
fosse la stessa Sefire (si veda Dupont-Sommer 1958, pp. 4-5).
Dei tre frammenti di basalto, due sono conservati nel museo archeologico di
Damasco (Sefire I e Il), uno nel museo archeologico di Beyruth (Sefire Ili).
Sefire I si presenta al museo di Damasco come una piramide tronca: essendoci
però pervenute della stele una parte superiore e una inferiore che non collimano
fra loro, quella che si vede è una ricostruzione, che lascia ben visibile la lacuna
centrale e che porta la stele a quella che doveva essere la sua altezza originaria,
1 metro e 31 centimetri. La stele è iscritta su tre facce: quella anteriore (A),
quella posteriore (B) e quella laterale destra (C). La faccia sinistra è attualmente
anepigrafa, ma poiché mancano alcuni grafemi della parte sinistra di A e della
parte destra di B e la stessa faccia sinistra ha aspetto irregolare, è probabile che
la superficie epigrafica sia stata qui staccata e sia perduta; difficile comunque
affe1111are con certezza che fosse iscritta, benché alcuni frammenti con grafemi
di Sefire II sembrino suggerire che ambedue le stele recassero iscrizioni su tutte
le facce (cfr. Dupont-Sommer 1958, pp. 10-12). Se era iscritta, il suo testo si
collocava probabilmente fra A e B (cfr. TSSI II, p. 19; con una lettura che
andava dunque in senso orario), fra i quali non c'è continuità contenutistica.
La stele Sefire I è ben conservata sulle facce A e C, mentre più danneggiata è
la faccia B. Sefire II, che in origine doveva essere somigliante alla prima, è la
più deteriorata, soprattutto nelle facce A e B, mentre C è abbastanza leggibile.
Di Sefire III (il cui supporto è una lastra di pietra che non era certo parte di una
piramide tronca), si conserva un'unica parte, che corrisponde alle clausole del
trattato (contenute nella faccia B delle stele I e Il) e si trova in buone condizioni.
Le stele non sono copie reciproche, ma I e II sembrano avere una simile
struttura: nella faccia A, ali' elenco dei contraenti (presente solo in Sefire I)
seguono le maledizioni, mentre B elenca le clausole e C conclude, con le
maledizioni per chi violasse il trattato o manomettesse il testo dell'iscrizione.
L'altezza delle lettere è di circa due centimetri e le stele, tutte in scriptio
continua, sono databili paleograficamente alla metà dell'VIII secolo a.C.; è stata
notata la presenza di mani diverse (si veda Gibson, TSSI II, p. 19, il quale
ritiene che solo Sefire I A e B siano della stessa mano, mentre IC, IIC e III
presenterebbero alcuni grafemi peculiari), che però è stata negata da altri
(Dupont-Sommer 1958, p. 6). In alcuni casi, differenze nella fo1111a di alcune
lettere sembrano effettivamente visibili.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 93

Si danno qui testo e traduzione di Sefire 1A (senza le righe 16-20), di Sefire IIC
e di una parte di Sefire III.

Editio princeps di Sefire I è Ronzevalle 1930-1931, il quale, pur avendo


riconosciuto la presenza di frammenti di altre due stele, pubblicò solo Sefire I,
giudicando il testo delle altre troppo rovinato. Il testo di Ronzevalle venne
tuttavia pesantemente corretto da Dupont-Sommer 1958, che è generalmente
considerata I' editio princeps di Sefire I e II. L 'editio princeps di Sefire III è
Dupont-Sommer 1956.

Indicazioni bibliografiche
Ronzevalle 1930-1931; Cantineau 1931; Bauer 1932-1933; Dupont-Sommer
1956; Dupont-Sommer 1958; Garbini 1961; Noth 1961; Koopmans 1962 I, pp.
41-69 e II, pp. 7-15; Brekelmans 1963; Hillers 1964; KAI 222, 223, 224;
Greenfield 1966; Greenfield 1967; AH 1/1, pp. 3-6; Hartman 1968; Degen 1969,
pp. 9-23; Cazelles 1971; Lipinski 1975, pp. 27-76; TSSI II, pp. 18-56; Lemaire
1981; Puech 1982; Puech 1983; Lemaire, Durand 1984; Krebernik 1984; Barré
1985; Sader 1987, pp. 120-136; Fales 1990; Greenfield 1991; FK, pp. 17-19;
Brugnatelli 1995; Fitzmyer 1995; Martfnez Borobio 2003, pp. 270-369; ARI II,
pp. 402-406; Fales, Mazzoni 2010.

Stele di Sefire IA

Testo

l. 'dy br g'yh mlk ktk 'm mt''l br 'trsmk mlk ['rpd w']
2. dy bny br g'yh 'm bny mt''l w'dy bny bny br g'[yh w'qr]
3. h 'm 'qr mt''l br 'trsmk mlk 'rpd w'dy ktk 'm ['dy]
4. 'rpd w'dy b'ly ktk 'm 'dy b'ly 'rpd w'dy bb[r (?) ... ]
5. w'm '1111 klh w'm m~r w'm bnwh zy ysqn b'sr[h] w['m mlky]
6. kl 'ly 'rm wtbth w'm kl 'Il byt mlk wn[ ... ]
7. nh smw 'dy' 'In w'dy' 'In zy gzr br g'[yh qdm 's(w)r]
8. wmls wqdm rnrdk wzrpnt wqdm nb' wt[smt wqdm gr'/'r' wns]
9. k wqdm nrgl wl~ wqdm sms wnr wqdm s[n wnkl wq]
10. dm nkr wkd'h wqdm kl 'lhy rbbh w'dm[h wqdm hdd b]
11. lb wqdm sbt wqdm 'I w'lyn wqdm smy[n w'rq wqdm m~]
12. lh wm'ynn wqdm ywm wlylh shdn kl '[lhy ... ]
13. [ ... ] pqbw 'ynykm lbzyh 'dy br g'yh ['m mt''l mlk]
14. ['rpd] whn ysqr mt''l br 'trsmk ml[k 'rpd lbr g'y]
15. [h mlk ktk wh]n ysqr 'qr mt''l [l'qr brg'yh ... ]

Le righe 16-20 sono pressoché illeggibili.


94 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

21. [ ... ] s't w'l thry wsb' [mhy]nqn ymsb[n sdyhn w]


22. yhynqn 'lym w'l ysb' wsb' ssyh yhynqn 'I w'l ys[b' wsb']
23. swrh yhynqn 'gl w'l ysb' wsb' s'n yhynqn 'mr w['l ys]
24. b' wsb' bk/nth yhkn bst lbm w'l yhrgn whn ysqr mt'['l]<lbr g'yh>[wl]
25. brh wl'qrh thwy mlkth kmlkt bi mlkt blm zy yml k's [wysk h]
26. dd kl mh lbyh b'rq wbsmyn wkl mh 'ml wysk 'I 'rpd ['bny b]
27. rd wsb' snn y'kl 'rbh wsb' snn t'kl twl'h wsb' [snn ys]
28. q twy 'I 'py 'rqh w'l ypq b~r wlytl)zh yrq wly[tl)zh]
29. 'bwh w'l ytsm' ql knr b'rpd wb'mh hml mrq whm[yt ~•]
30. qh wyllh wysll)n 'lhn mn kl mh 'kl b'rpd wb'mh [y'kl p]
31. m l)wh wpm 'qrb wpm dbhh wpm nmlh wss wqml w'[ ... ]
32. 'lhqqbtn [ys]tbt lysmn 'bwh wthwy 'rpd ti l[rbq ... w]
33. ~by ws'l w'rnb wsrn w~dh w'r w'qh w'l t'mr qr[yt' h' w]
34. mdr' wmrbh wmzh wmblh wsrn wtw'm wbyt'l wdynn w[ ... w']
35. rnh WQZZ w'dm 'yk zy tqd s'wt' z' b's kn tqd 'rpd w[ ... ]
36. bt wyzr' bhn hdd mli) wsl)lyn w'l t'mr gnb' znh w[ ... ]
37. mt''l wnbsh h' 'ykh zy tqd s'wt' z' b's kn yqd m[t''l b']
38. s w'yk zy tsbr qst' wl)~y' 'In kn ysbr 'nrt whdd [qst mt''l]
39. wqst rbwh w'yk zy y'r gbr s'wt' kn y'r mt''[l w'yk z]
40. [y] ygzr 'gl' znh kn ygzr mt''l wygzrn rbwh [w'yk zy y']
41. [rr z]n[h] kn y'111111sy mt''l wnsy 'qrh wnsy r[bwh w'yk z]
42. [y tqb gbrt s'wt' z'] wyml)' 'I 'pyh kn yqbn [nsy mt''l w]

Traduzione

1. Il trattato di Bar-Ga'yah, re di Ktk, con Mati'-'El, figlio di 'Attarsumki, re


di Arpad e
2. il trattato dei figli di Bar-Ga'yah con i figli di Mati'-'El e il trattato dei figli
dei figli di Bar-Ga'yah e della sua discendenza
3. con la discendenza di Mati ' -'El, figlio di 'Attarsumki, re di Arpad e il
trattato di ktk con il trattato
4. di Arpad e il trattato dei signori di ktk con il trattato dei signori di Arpad e il
trattato della federazione (?) ...
5. e con tutto Aram e con mfjr e con i suoi figli che succederanno al suo posto
e con i re(?)
6. di tutto l'Alto e il Basso Aram e con chiunque entri nel palazzo reale e ...
7. hanno eretto questo trattato. E questo trattato (è quello) che Bar-Ga'yah ha
stipulato di fronte ad Assur (?)
8. e Mullissu e davanti a Marduk e Zarpanitu e davanti a Nabu e Tasmetu e
davanti a Girra (o Erra) e Nusku V

9. e davanti a Nergal e La~ e davanti a Samas e Nur e davanti a Sin e Nikkal e


10. davanti a nkr e kd'h e davanti a tutti gli dèi della steppa (?) e della terra
coltivata(?) e davanti all'Hadad
Parte II. I testi del!'aramaico antico 95

11. di Aleppo e davanti ai Sibitti e davanti a 'El e a 'Elyan e davanti a Cielo e


Terra e davanti ad Abisso
12. e a Fonti e davanti a Giorno e Notte. Testimoni siano tutti gli dei ... !
13. Aprite i vostri occhi per guardare il trattato di Bar-Ga'yah con Mati'-'El re
14. di Arpad! E se Mati'-'El, figlio di 'Attarsumki, re di Arpad, tradirà Bar-
Ga'yah,
15. re di ktk, e se la discendenza di Mati'-'El tradirà la discendenza di Bar-
Ga'yah

21. [ ... ] una pecora e che non sia gravida! E che sette nutrici si cospargano
d'olio [il seno?],
22. che allattino un bambino e che egli non sia sazio! E che sette cavalle
allattino un puledro e che non sia sazio! E che sette
23. vacche allattino un vitello e che non sia sazio! E che sette pecore allattino
un agnello e che non sia sazio!
24. E che le sue sette figlie vadano per un pezzo di pane e che non siano
desiderate(?)! E se Mati'-'El sarà sleale (con Bar-Ga'yah) o con
25. suo figlio o con la sua discendenza, che il suo regno sia come un regno di
sabbia, un regno di sogno che si estinguerà come un fuoco (?). Che Hadad
• •
nvers1
26. ogni sorta di male (che vi è) in terra e in cielo e ogni sorta di disgrazia; che
riversi su Arpad pietre di
27. grandine. Che durante sette anni divori la locusta, che durante sette anni
divori il ve1111e, che durante sette anni salga
28. la ruggine delle piante sulla faccia della sua terra! E che non spunti l'erba,
cosicché non si veda verde e cosicché non si veda
29. la sua vegetazione! Che non si oda il suono della cetra in Arpad, ma che fra
il suo popolo (si oda) il chiasso della malattia e il rumore del pianto
30. e del lamento! Che gli dèi inviino ogni sorta di divoratore contro Arpad e
contro il suo popolo! Mangi la bocca
31. del serpente e la bocca dello scorpione e la bocca dell'ape (?) e la bocca
della fu1111ica (?) e della tarma e del pidocchio[ ... ]
32 .... ? ... Che la sua vegetazione sia distrutta in deserto! E che Arpad diventi
un tel (che serva) per tana(?) ...
33. della gazzella e della volpe e della lepre e del gatto selvatico e della civetta
e del gipeto(?) e della gazza! E che questa città(?) non sia più menzionata
,
ne
34. mdr' né mrbh né mzh né mblh né sm né tw'm né byt'l né dynn né[ ... né ']
35. mh né l:zzz né 'dm! Come brucia questa cera nel fuoco, così bruci Arpad e
[ ... ]
36. E che Hadad semini in esse sale e crescione! E che non sia menzionata ...
37. è Mati'-'El e ... Come arde questa cera nel fuoco, così arda Mati'-'El nel
fuoco!
96 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

38. Come sono spezzati questo arco e queste frecce, così Inurta e Hadad
spezzino [l'arco di Mati'-'El (?)]
39. e l'arco dei suoi grandi! Come è accecato quest'uomo di cera, così sia
accecato Mati'-'El! E come
40. è tagliato questo vitello, così sia tagliato Mati •-'El e siano tagliati i suoi
grandi! Come è spogliato (?)
41. questo (?), così siano spogliate le donne di Mati •-'El, le donne della sua
discendenza e le donne dei suoi grandi! E come
42. è presa questa donna di cera (?) e (la) si colpisce sul suo viso, così siano
prese le donne di Mati •-'El ( ?) e ....

Come ricordato nell'introduzione, è probabile che l'iscrizione continuasse sulla


faccia sinistra (D), perduta.

Co11u11ento

L. 1
'dy, in assiro ade, ''patto (di fedeltà)'', ''trattato'', è parola di origine aramaica,
attestata sempre al plurale e forse connessa con il verbo 'wd, ''testimoniare'' o,
alternativamente, y 'd, ''promettere'' (cfr. Lemaire, Durand 1984, pp. 94-95).
Sull'ade si vedano in particolare Lemaire, Durand 1984, pp. 91-106 e Fales
2001, pp. 221-224 e 337-338, dove si discute anche l'ade fra lo stesso Mati'-'El
e il re assiro Assur-nirari V (754-745 a.C.). br g 'yh: Bar-Ga'yah è detto essere
re di KTK e la sua identificazione e quella del suo regno sono il problema
storico più discusso dell'iscrizione di Sefire. br g 'yh, <<figlio della maestà>>, è
stato considerato talvolta un titolo onorifico (Dupont-Sommer 1958, p. 22) o
dinastico (Lemaire, Durand 1984, pp. 52-53), usato come pseudonimo da un
151
personaggio meglio noto con altro nome: Assur-nirari V , Sarduri III di Urartu
V

(Dupont-Sommer, ibid.), Samsi-ilu, generalissimo assiro (Lemaire, Durand


1984, pp. 37-58; Liverani 2008). Tuttavia, l'utilizzo di uno pseudonimo è
difficile da spiegare, tanto per il sovrano quanto, ancor più, per il territorio,
'
soprattutto se si trattasse dell'Assiria (cfr. Fales, Mazzoni 2010, p. 343). E
dunque più probabile considerarlo il nome di un re di lingua aramaica finora
ignoto da altre fonti. Quanto allo stato da lui governato, è stato proposto da
Lipinski (2000, pp. 221-231) di identificarlo con un regno situato nella Siria
nordoccidentale, al confine con i territori anatolici: la ktk dell'iscrizione di
Sefire sarebbe la KtttlKa tardoantica, vicina ad •Azaz, mentre Bet Sulliil, byt $li
nell'iscrizione di Sefire, sarebbe il nome dinastico del regno, di cui Sulliil
sarebbe !'altrimenti ignoto fondatore. Una traccia dei rapporti con l'Anatolia

151
Già suggerito da Cantineau 1931, p. 178: lo pseudonimo sarebbe utilizzato per ragioni legate
alla magia. Parpola e Watanabe (I 988, pp. XXVII-XXVIII) ritengono che Bar-Ga'yah sarebbe
<<pseudonym (or euphemism) for a hated overlord,,; essi notano inoltre le affinità fra Sefire e il
trattato neoassiro fra Assur-nirari V e Mat' -il, pubblicato alle pagine 8-13.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 97

sarebbe il nome Bapya1aç, attestato come patronimico nella Cilicia ellenistica


(ibid., p. 161 ), ma si potrebbe obiettare che lo stesso nome è attestato a Dura
Europos, sul Medio Eufrate di età romana (cfr. Grassi 2012, p. 161). Non
esistono tuttavia menzioni esterne dello stato di Kittik / Bet Sulliil •
e
l'identificazione è incerta. Lemaire e Durand pensavano a un altro nome di Til
Barsip ( 1984, p. 49), ma il passo accadico su cui si basava l'identificazione è
stato in seguito letto correttamente in altro modo (cfr. Fales, Mazzoni 201 O, p.
343). Fales preferisce pensare a uno stato aramaico ancora ignoto, forse
152
confinante con Arpad (Fales 2001, pp. 224 e 338) •

L.3
'rpd: Arpad, identificabile con la moderna Teli Rif'at, presso Aleppo, era la
capitale dello stato aramaico di Bit-Agiisi, sul quale si veda Lipinski 2000, pp.
195-219.

L.4
bb[r], ''federazione'', si inserisce bene nel contesto, ma si è scelto di non
integrare oltre la lacuna alla fine della riga 4, particolarmente grave per la
comprensione dell'iscrizione, perché la sua integrazione dipende da visioni
specifiche sul contesto storico e sull'identificazione del secondo contraente del
5
patto. Dupont-Sommer (1958, p. 26) suggeriva un'integrazione bb[ r 'rrt] w,
<<Stato di UrartU>>, mentre alla <<unione degli Ittiti>>, bb[r bny bt], pensano
5
Lemaire e Durand (1984, p. 131) e a un nome di luogo, ijaburu (bbwr w),
153
Fitzmyer ( 1995, p. 64 ; cfr. anche ARI I, p. 295).

L. 5-6
~r è considerato da Dupont-Sommer un toponimo, cui sarebbe stata omessa la
precedente parola mlk, ''re'' ( 1958, pp. 27-28), e un toponimo lo ritiene anche
Gibson (TSSI II, p. 35), mentre altri lo interpretano come antroponimo, data la
seguente espressione w 'm bnwh, <<e con i suoi figli>>: Lipinski lo considera
l'abbreviazione di un nome neo-ittita (1975, p. 25) e la sua interpretazione è
accolta da Lemaire e Durand (1984, pp. 87-88). Per le diverse opinioni
sull'interpretazione di ~r cfr. Lemaire, Durand 1984, pp. 85-88; Fitzmyer
1995, pp. 66-67. Alla fine della riga, l'integrazione [ 'm mlky] di Dupont-
Sommer è più che plausibile e accettata da tutti, ma resta non del tutto certa (lui
stesso la ritiene solo possibile: 1958, p. 28).
Si è scelto di non integrare la fine della riga 6, perché non vi sono elementi
sufficienti per farlo con un buon margine di probabilità. Per le alternative
proposte, si veda Martfnez Borobio 2003, p. 297.

152
Per una rassegna delle diverse proposte di identificazione di Bar-Ga'yah si vedano Lemaire,
Durand 1984, pp. 20-36; Fales 1990, pp. 151-154; Martfnez Borobio 2003, pp. 280-282; Fales,
Mazzoni 2010. Per KTK cfr. Fitzmyer 1995, pp. 167-174 e Fales, Mazzoni 2010.
153
Il toponimo sarebbe secono Fitzmyer menzionato alla riga 16 di Teli Fekherye; tuttavia, alla riga
16 è menzionato il fiume J:labur (bbwr), non un toponimo bbwrw.
98 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L. 7-8
'dy' 'In zy gzr br g'[yh qdm 's(w)r], <<Questo trattato (è quello) che Bar-Ga'yah
ha stipulato davanti a ... >> (così ad esempio Dupont-Sommer 1958, p. 19; KAI,
p. 239; Fitzmyer 1995, p. 43). Alternativamente, <<Questo (è) il trattato che Bar-
154
Ga'yah ha stipulato davanti a ... >> (così Lipinski 1975, p. 49 ); si tratterebbe,
in entrambi i casi, di una frase nominale ellittica (cfr. Degen 1969, p. 119).
Diversamente Gibson, Lemaire e Durand e Martinez Borobio, che integrano un
altro verbo in lacuna: 'dy' 'In zy gzr br g'[yh sm qdm ... ], <<Questo trattato che
Bar-Ga'yah ha stipulato, ha eretto davanti a ... >> (Gibson, TSSI II, p. 28; il
soggetto della relativa sarebbe ancora Bar-Ga'yah) o 'dy' 'In zy gzr br g'[yh
sm(w) qdm 's(w )r], <<Questo trattato che Bar-Ga'yah ha stipulato è stato posto
davanti ad Assur>> (Lemaire, Durand 1984, pp. 113 e 132; il soggetto sarebbe
'dy', con un perfetto plurale passivo). Il verbo sym (*sym), utilizzato all'inizio
della riga 6 a proposito dell'erezione della stele, è poco probabile che sia
impiegato qui, perché i trattati nel Vicino Oriente Antico non erano tanto
''innalzati'', quanto ''stipulati'' alla presenza degli dèi (cfr. Barré 1985, p. 207,
nota 12).
Il nome del dio Assur è in lacuna, ma è probabile egli sia qui menzionato,
poiché segue il nome della sua paredra, Mullissu (cfr. Barré 1985; Lemaire
Durand 1984, p. 132; Fitzmyer 1995, p. 70; Martinez Borobio 2003, p. 298). Si
noti che l'elenco che segue è furr11ato in gran parte da divinità mesopotamiche,
tutte menzionate, fino a Nikkal, nel trattato neoassiro fra Assur-nirari V e Mati ' -
'El: Marduk, il dio principale del pantheon babilonese, e la sua paredra
Zarpanitu; Nabfi, dio della scrittura e della sapienza, e la sua paredra Tasmetu;
Girra/Erra e Nusku, dèi connessi al fuoco (il primo anche alla distruzione e alla
peste); Nergal e la paredra La~. divinità infere; Samas e Nur, ossia il Sole e la
Luce; Sin, la Luna, con la sua paredra Nikkal.
wqdm gr'/'r': il nome divino Girra/Erra è qui integrato sulla base del trattato
fra Assur-nirari V e Mati'-'El (cfr. Parpola, Watanabe 1988, p. 13).

L. 9
Come è stato più volte notato, s[n wnkl wq] è un'integrazione troppo breve per
la lacuna; siccome le divinità sono menzionate a coppie e non c'è qui
abbastanza spazio per la menzione di due teonimi, è probabile che la lacuna
contenesse anche un epiteto. Lipinski propone nkl zy nbn/grt, <<Nikkal di
Nuban/Gurat>>, mentre Lemaire e Durand (1984, p. 132) propendono per un
epiteto di Sin, sn zy bm, <<Sin di ijarran>>. La costruzione sn zy bm è da loro

154
Si è preferito tradurre qui con <<questo trattato è,, piuttosto che con <<questo (è) il trattato>> per il
fatto che è l'aggettivo dimostrativo a seguire il nome cui si riferisce. Il pronome dimostrativo, che
in aramaico antico è molto più raro, precede infatti il nome cui si riferisce (si vedano l'iscrizione di
Teli I:Ialaf e la parte della grammatica relativa alla sintassi). Si noti che, nelle sedi in cui ci si
aspetterebbe un pronome dimostrativo seguito da un predicativo, ossia ''questo è+ SOSTANTIVO'',
in aramaico antico si ha spesso solo il predicativo, ad esempio in Teli Fekherye, I: dmwt' zy
hdys'y, <<l'immagine di hdys'y,,, ossia <<(Questa è) l'immagine di hdys'y>>, oppure Zakkiir A, I:
[n]!ib' zy sm zkr, <<la stele che pose Zakkiir>>, ossia <<(Questa è) la stele che pose Zakkiir>>.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 99

preferita a sn bm o sn ysb bm sulla base dell'estensione della lacuna, ma, come


notato a proposito dell'Hadad di Aleppo menzionato alla riga 10 (si veda sotto),
la costruzione genitivale analitica è rarissima in aramaico antico e non è mai
attestata con certezza in Sefrre.

L. 10-1 I
nkr e kd'h sono divinità non identificate con certezza (cfr. Zadok 1984, p. 530;
Fitzmyer 1995, p. 73; Lipinski 2000, pp. 226-228). kl 'lhy rbbh w'dm[h] è qui
tradotto con <<tutti gli dèi della steppa e della terra coltivata>>, intendendo rbbh e
'dmh come due sostantivi (così ad esempio KAI Il, p. 246; TSSI Il, p. 29;
Lemaire, Durand 1984, p. 10; Lipinski 1975, p. 49; Martfnez Borobio 2003, pp.
299-300); Fitzmyer (1995, pp. 73-74) li ritiene invece toponimi.
La parziale lettura di blb, Aleppo, rende ovvia la menzione, in lacuna, della
principale divinità quivi venerata, il dio semitico occidentale della tempesta,
della pioggia e dell'acqua, Hadad. Il problema è il tipo di costruzione impiegato.
Il nesso genitivale analitico è 01111ai accettato da tutti (Gibson; Fitzmyer;
5
Lemaire, Durand; Lipinski 1975, p. 26; KAI ; ARI; Martfnez Borobio), a partire
dalla proposta di Degen (1969, p. 89), basata sulla considerazione che Hadad,
essendo un nome proprio, dun~ue dete111tinato, difficimente potrebbe fungere da
55
reggente di uno stato costrutto ; Lemaire e Durand (1984, p. 132) aggiungono
poi che la costruzione analitica è più probabile a causa delle dimensioni della
lacuna. Tuttavia, l'ipotesi di un utilizzo qui del nesso genitivale analitico qui è
problematica. Da un lato, il nesso genitivale analitico è raro in aramaico antico:
le sue attestazioni certe sono quasi tutte limitate all'iscrizione di Teli Fekherye,
in Sefire IA non ve ne è traccia (per contro, vi sono una quarantina di stati
costrutti) e l'unica possibile ricorrenza nell'iscrizione di Sefire III (righe 7-8) è
passibile di una diversa interpretazione (si veda il sommento). Dall'altro, non
esiste, in tutto l'aramaico antico, l'attestazione della costruzione NOME DIVINO+
zy + TOPONIMO, che sarà dominante nell'aramaico d'età achemenide (cfr.
Folmer 1995, p. 320), mentre nel!' iscrizione di Teli Fekherye è attestato lo stato
costrutto hdd skn, <<Hadad di Sikani>>, dove Hadad è appunto il reggente di uno
stato costrutto (si confronti il più tardo hdd mnbg, <<Hadad di Manbig>>, sulle
monete d'argento della città di Manbig/Hierapolis, IV secolo a.C.: Ronzevalle
1940, p. 17). Si ritorna dunque qui alla integrazione di Bauer (1932-1933, p. 5),
ripresa da Dupont-Somrner (1958, p. 17) e suggerita più recentemente dagli
editori di Tel1 Fekherye (Abou Assaf, Bordeuil, Millard 1982, p. 58): [hdd b]lb.
Sul nesso genitivale analitico in aramaico antico si veda di recente Grassi 2009.
sbt: Sibitti, ''i Sette'': l'accadico sibittu designa un gruppo fo1·1r1ato da sette
elementi, siano essi divinità, stelle o pianeti (cfr. CAD S, pp. 230-231): si
potrebbe trattare delle sette divinità malefiche legate a Erra (Biga, Capomacchia
2008, p. 362), ma più probabilmente potrebbero essere qui le Pleiadi, pure note
con quel nome. 'I w 'lyn: 'El è il ''dio'' per eccellenza; 'Elyan, ''l'altissimo'', è

155
Tuttavia, in aramaico e in altre lingue semitiche, nomi propri sono attestati come nomi reggenti
negli stati costrutti: si veda ad esempio Grassi 2013b, p. 404.
100 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

noto come 'Elyon, epiteto di 'El, dall'Antico Testamento ed è citato da Filone di


Biblo (riportato da Eusebio di Cesarea), ma non è un dio altrimenti conosciuto
nel pantheon aramaico. Segue un elenco di divinità legate al mondo cosmico e
naturale.

L. 12-13
Quasi tutti (ad esempio Degen 1969, p. 10; Gibson, TSSI II, p. 28; Lemaire,
Durand 1984, p. 113; Fitzmyer 1995, p. 452; Martfnez Borobio 2003, p. 283;
5 13
KAI ) integrano, plausibilmente, '[ lhy ktk w 'lhy 'r pd], <<gli dèi di ktk e gli dèi
di Arpad>> risalente a Dupont-Sommer ( 1958, pp. 17 e 36). Diversa integrazione
offre Lipinski (1975, p. 27): shdn kl '[lh' 'ln kl 'lhy] pqbw 'ynykm, <<Witnesses
are ali [these] g[ods. O ali ye gods!] Open your eyes!>>. shdn (*shd; aramaico
più tardo shd), ''testimoni'', è a volte inteso come riferito agli dèi elencati in
precedenza (Dupont-Sommer, p. 19), ma più spesso come predicato nominale di
quanto segue; in questo caso, al verbo essere sottinteso si è dato valore talvolta
di semplice indicativo (Lipinski 1975, p. 27; Fitzmyer 1995, p. 77), talvolta,
come qui, di esortativo (TSSI II, p. 29; Martfnez Borobio 2003, pp. 286-287);
per un imperativo propendono Lemaire e Durand (1984, p. 121).
pqbw 'ynykm lbzyh 'dy br g 'yh: pl;zqw è la seconda persona mp
dell'imperativo di pqb, ''aprire'', mentre più discussa è la fo1111a verbale lbzyh,
sicuramente da bzy, ''vedere''. Il problema è dato dalla desinenza -h, poiché
l'infinito al tema semplice non dovrebbe avere alcuna desinenza, mentre al tema
D ci si aspetterebbe uno stato costrutto (-t). Il verbo bzy è in genere attestato al
tema semplice, ma una forma intensiva si può trovare alla riga 5 della seconda
iscrizione di Nerab (un participio, mbzh). Fitzmyer (1995, pp. 77-78) e Martfnez
Borobio (2003, p. 301) propendono per un tema D, con il senso di ''guardare
fissamente'', mentre Muraoka (1984, p. 100) pensa a un tema G con un pronome
suffisso e Lipinski ( 1975, p. 27; 1994, pp. 58-59) a un tema G seguito da una
particella interrogativa.

L. 21
wsb' [mhy]nqn ymsb[n sdyhn]: mhynqn è il participio attivo causativo fp di ynq,
''poppare'', che ricorre nelle righe successive (per questo verbo si vedano anche
Teli Fekherye e Bukan, che contengono simili maledizioni; si noti che ynq è uno
156
dei pochissimi verbi a essere etimologicamente di prima yod ). Dopo ymsbn è
comunemente integrato sdyhn, ''seni'', un plausibile suggerimento di Dupont-
Sommer, accettato quasi da tutti (l'unico a non integrare è Martfnez Borobio,
che lo riporta però nel commento: 2003, pp. 302-303). Secondo Dupont-
Sommer, il procedimento di cospargersi d'olio il seno sarebbe frutto della
credenza che aumenterebbe la produzione di latte (1958, pp. 38-39), mentre

156
I verbi di prima yod sono molto rari nelle lingue semitiche (si veda Kogan 2004, che li ritiene
comunque derivati da verbi stativi di prima waw); la frequenza dei verbi di prima yod in aramaico è
data dal rifiuto del semitico nordoccidentale nei confronti dei verbi di prima waw, che diventano di
primayod.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 101

Hillers, probabilmente a ragione, preferisce considerarla una pratica di cura e


prevenzione di disturbi da allattamento da parte delle puerpere ( 1964, p. 61, nota
52).

L. 22-23
[sb'J swrh yhynqn 'gl w'l ysb': la maledizione trova un parallelo in Teli
Fekherye e in Bukan. Per swrh, si veda il commento a swr alla riga 20 di Teli
Fekherye. ynq è verbo comune alle tre iscrizioni, mentre sb', ''essere sazio'' (cfr.
DNWSI, pp. I 101-1102) è il verbo di Sefire e Bukan, cui corrisponde rwy in
Teli Fekherye.

L. 24
Le righe 24 e 25 sono fra le più problematiche dell'iscrizione.
wsb' bklnth yhkn bst lbm w 'l yhrgn: bkth era considerata lettura certa da
Dupont-Sommer e, paleograficamente, resta la lettura più probabile, ma non dà
un senso molto soddisfacente. Le due maggiori correnti interpretative riguardo a
questa parola risalgono a Dupont-Sommer (bkth, ''galline'', secondo lo studioso
con un doppio morfema femminile: 1958, p. 40; Lipinski considera invece -h un
pronome suffisso, riferito a Mati '-'El: 1975, p. 28) e a Bauer (bnth, ''figlie'').
Favorevoli alla prima interpretazione sono Fitzmyer, Donner e Rollig e
Martfnez Borobio, alla seconda Hillers, Garbini, Gibson, Lemaire e Durand,
Kaufman (con emendamento del testo) e Fales. La lettura 'pth di Puech è stata
rigettata da Lemaire e Durand (1984, p. 133) e presenterebbe anche problemi
grammaticali (Brugnatelli 1995, p. 261 ). Per altre letture e per un riassunto della
questione si veda Brugnatelli (1995, pp. 260-261), che a sua volta propone di
mantenere la lettura bkth, ma di considerarla la fo1111a assoluta plurale di *bakt-
a(h), ''donna'', antenata di baxta in neoaramaico nordorientale e di bakta in
mandaico (pp. 262-263). Si danno qui alcuni esempi di interpretazione e
traduzione:
<< Et que sept poules (bkth) aillent en quete de nourriture, et qu'elles ne tuent
rien!>>: Dupont-Sommer 1958, p. 19; yhkn è, come in tutte le altre
interpretazioni, la terza persona fp del tempo aprefissi di hlk, ''andare''; bst
sarebbe infinito derivato dal verbo swf, ''girovagare'', mentre yhrgn sarebbe
fo1111a del verbo hrg, ''uccidere''. Questa interpretazione è accettata da Fitzmyer
(1995, pp. 45 e 83), da Martfnez Borobio (2003, p. 287) e da Donner e Rollig
(KAI II, p. 248).
<<And should seven hens (bkth) ofhis (scii. Mati'-'El) go about during a food
shortage, may they not be slaughtered!>>: Lipinski 1975, pp. 28 e 49; bst sarebbe
infinito della radice *stt, che dà in arabo satta, <<to go to extremes>> e yhrgn
sarebbe fo1111a passiva. La maledizione consisterebbe nel fatto che non si
riuscirebbe a uccidere i polli in un perido di carestia.
<<And may his (scii. di Mati '-'El) seven daughters (bnth) go looking for food,
but not seduce (anyone)>>: Hillers 1964, p. 72; yhrgn sarebbe causativo dalla
radice rgg, al tema G ''desiderare'', comune in siriaco (cfr. ad esempio LS, p.
346; SD, p. 527, dove noterà che il causativo abbia lo stesso significato del tema
102 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

157
base) e attestato anche nel!' A]:iiqar di Elefantina (DNWSI, p. 1059). Simile
era la traduzione di Bauer della prima parte della frase: <<und seine sieben
Tochter mogen im Herumschweifen nach Brot gehen ... >>: Bauer pensava alla
prostituzione ( 1932- I 933, p. 8).
<<bis seven daughters shall go walking while the bread gets bumt, but let
them show no concem!>>: Gibson, TSSI II, p. 31; sf sarebbe infinito di swf
(*swf), siriaco saf, ''bruciare, consumarsi'' e yhrgn sarebbe da raffrontare al
siriaco ''riflettere, meditare'' (verbo hrg: cfr. SD, p. 106).
<< Et que sept filles aillent pour un morceau de pain et qu' elles ne soient pas
désirées >>: Lemaire, Durand 1984, p. 121; sf, ''pezzo'', sarebbe da ricondurre
alla radice sff, ''rompere'' e yhrgn al verbo rgg, ma si tratterebbe di una fu1111a
passiva (Lemaire 1981 ). Questa è l'interpretazione qui accettata.
Invece, Kaufman (1982) e Puech forniscono letture molto diverse, che
prevedono la menzione di qualcuno che inforna il pane e che sono sorte sulla
base di un parallelismo con il testo di Tel1 Fekherye (riga 22):
wsb' 'pth yhkn bsf lbm w'l yhrgn, << et que ses sept boulangères s'en aillent
tandis que brùle (grille) le pain, et qu' elles ne soient pas tuées ! >>: Puech 1982
(ci si augurerebbe che le panettiere non fossero uccise per la loro negligenza, ma
il senso sarebbe così molto lontano da quello delle alte maledizioni e non
conseguente; si noti la lettura 'pth ); e ancora wsb' dgnth (?) yhkn bsf lbm w 'l
yhdgn, << et que ses sept panetières (?) s'en aillent pendant que grille le pain et
qu'il ne soit pas emplié >>: Puech 1983, che considera yhdgn la terza persona ms
dell' hofal di dgn, verbo denominativo da dgn, ''cereale'', ''pane'' (il sostantivo
dgnth, <<le sue panettiere>>, sarebbe fo1111ato sullo stesso elemento).
00
wsb' bnth y'pn b f lbm w'l yml'n, <<and may bis seven daughters bake bread
in an oven (?) but not fili (it)>>: Kaufman 1982, pp. 170-172; y 'pn deriverebbe da
'py, ''cuocere'' e yml'n da ml', ''riempire''.
Tuttavia, questi emendamenti sono molto problematici da un punto di vista
paleografico (cfr. ad esempio Lemaire e Durand, p. 133; Martinez Borobio
2003, p. 305; Lemaire 1985). In effetti, il testo non è corrotto in questo punto e
l'unica lettura incerta è quella dell'ottavo grafema della riga 24, (k) oppure (n)
(su questo si veda Lemaire 1985, p. 35, che scrive, con evidente lapsus calami,
<<sixième lettre>> ).
srq, ''essere sleale'', ''tradire''. La fine della riga è lacunosa, ma non vi è
spazio per il nome di Bar-Ga'yah: dopo le ultime lettere del nome di Mati'-'El,
ci sono quasi certamente la congiunzione e la preposizione l-, richiesta dal verbo
'
srq e osservabile prima di 'qrh, <<la sua discendenza>>, alla riga 25. E probabile
che il nome di Bar-Ga'yah, che dovrebbe qui essere menzionato (si confronti il
passaggio simile in Sefire II A, riga 3), sia stato omesso a causa di un errore di
aplografia, per cui il lapicida avrebbe saltato il br di Bar-Ga'yah passando al br
successivo, il sostantivo ''figlio'' (cfr. anche Gibson, TSSI II, p. 39).

157
Per una traduzione italiana con introduzione e commento di questo importante testo letterario
aramaico e delle sue versioni successive, nonché per la figura del saggio 'Al:iiqar e per la sua
fortuna, si veda Contini, Grottanelli 2005.
Parte II. I testi del!'aramaico antico 103

L.25
thwy mlkth kmlkt /:Il mlkt /:llm zy yml k's, <<il suo regno sia come un regno (k-
mlkt) di sabbia (/:Il), un regno di sogno (/:llm) che si estinguerà (yml) come un
fuoco (k- '§)>>, dove yml sarebbe l'imperfetto di mli, ''estinguersi'', attestato però
solo in ebraico (cfr. TSSI Il, p. 39); al verbo mli sembra pensare anche
Rosenthal (<<his kingdom shall be a kingdom of sand, (nay) a kingdom (like) a
dream that fades like fire>>: ANET Supp., p. 659 [223]; ma diversa era la sua
precedente traduzione in ANET, p. 504: <<a kingdom of sand, a kingdom of sand
·as long as he rules>> ), seguito da Gibson, Lemaire e Durand, Martinez Borobio.
Invece, Dupont-Sommer divide diversamente le parole: thwy mlkth kmlkt
l:zlm lkt /:llm zy ymlk 'sr, << que son royaume soit comrne un royaume de songe <
>, sur lequel régnera Assur ! >> ( 1958, pp. 17 e 20), ipotizzando una dittografia
per lkt /:llm (si noti però che lo stesso Dupont-Sommer propone come alternativa
la lettura kmlkt mlkt /:llm: 1958, pp. 41-42); tuttavia, la res di 'sr è, per sua stessa
. . d. 1 1 .
amrmss1one, 1 ettura mo to incerta . i ss

Quanto alla parte iniziale, essa è alternativamente intesa come l) kmlkth /:Il
mlkt /:llm zy, <<come un regno di sabbia, un regno di sogno che ... >> (Degen 1969,
pp. 10-11 e 129; Lipinski 1975, p. 49; ARI II, p. 403, con le letture alternative in
apparato); 2) kmlkth /:Il mlkt /:Il mzy, <<come un regno di sabbia, un regno di
sabbia finché ... >>: la proposta originaria è di Bauer, che considera mlkt /:Il come
una dittografia; essa è seguita da Fitzmyer, che traduce mzy ymlk 'sr con <<as
long as Asshur rules>>. Entrambe le interpretazioni incontrano qualche difficoltà.
Il problema della prima interpretazione risiede nel fatto che, in aramaico antico,
il verbo mlk, ''regnare, essere re'', al tema base è attestato esclusivamente con un
159
oggetto preposizionale . Ci si aspetterebbe dunque nella relativa una
preposizione (b- o '/) seguita dal pronome per richiamare l'antecedente. Dupont-
Somrner, consapevole del problema, citava la possibile assenza in questi casi
della preposizione con pronome in ebraico biblico segnalata da Jotion (ora
Jotion, Muraoka 2000, p. 596); tuttavia, non si conoscono esempi di tale
160
omissione in aramaico antico . L'anomalia nella seconda interpretazione è
invece data da un uso di mzy con il significato di ''finché'', altrimenti ignoto (cfr.
Gibson, TSSI II, p. 39; Martfnez Borobio 2003, p. 306).
La forma ysk, terza persona maschile singolare dello iussivo del verbo nsk, è
integrata sulla base della riga 26.

158
Come già visto sopra, Rosenthal preferiva tradurre, in prima istanza, con <<he rules>>. Il nesso
ymlk 'sr era già stato proposto da Bauer, che segnalava dubbi sulla lettura di (r) in 'sr e non
traduceva ( 1932-1933, pp. 6-8 e 11 ); la lettura è accettata da Fitzmyer ( 1995, pp. 44-45 e 83-84 ),
5
Lipinski (1975, p. 49, solo traduzione, senza commento), Donner e Rollig (KAI II, p. 248; KAI , p.
53), Schwiderski (ARI II, p. 403).
159
Ad esempio, nella stessa iscrizione di Sefire (I B, 22), kl mlky • zy ymlkn b 'rpd, <<tutti i re che
regneranno su Arpad>> (cfr. anche DNWSI, pp. 633-634; si noti che le stesse preposizioni b- e 'I
sono usate con il verbo mlk in ebraico biblico: KB, p. 590).
160
Per quel che riguarda i documenti del periodo achemenide, poi, Muraoka e Porten segnalano
chiaramente come il pronome possa essere omesso se funge da soggetto o da oggetto diretto, ma è
in genere presente quando si tratta di oggetto preposizionale (senza apparenti eccezioni: Muraoka,
Porten 1998, p. 168).
104 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L. 26-28
['bny b]rd, <<pietre di grandine>> è la parziale (e del tutto plausibile, Hadad
essendo dio della pioggia) ricostruzione di Dupont-Sommer (1958, p. 43), che
pone a confronto i simili passi biblici Giosuè 10: l l e Isaia 30:30.
sb' snn: sb', il numerale ''sette'', è maschile e, infatti, snn è un sostantivo
femminile, benché presenti la desinenza femminile solo al singolare, snh.
ysq è lo iussivo del verbo slq, ''salire'', ma un'integrazione ypq, da npq,
''uscire, spuntare, venir fuori'', attestato alla riga 28, è ugualmente possibile.
Problematica è la parola che segue il verbo, twy, per la quale si è
generalmente pensato a un ulteriore insetto (Lemaire e Durand, <<criquet>>, la
locusta: 1984, p. 133) o alla ruggine, malattia delle piante (ibid.; TSSI II, p. 39;
Fitzmyer 1995, p. 86; per altre ipotesi si vedano anche Martinez Borobio 2003,
p. 308 e DNWSI, p. 1206). Il pronome suffisso legato ad 'rqh, <<la sua terra>>,
può riferirsi ad Arpad ( e in questo caso sarebbe femminile; si veda anche 'J:,wh,
<<la sua vegetazione>>, alla riga 29) oppure, meno probabilmente, a Mati'-'el (e in
questo caso sarebbe maschile). La parola b!ir ( *br,lr) significa ''erba'' ( cfr.
ebraico /:lii$fr, arabo bar,lira), ma ci si sarebbe aspettati /:lqr in aramaico antico, in
vista della radicale *çi (/1 '/) (cfr. Garr 1985, p. 23, che rileva come si tratti
dell'unica eccezione in aramaico antico; in samaliano ve ne è un possibile caso
alla riga 30 dell'iscrizione di Panamuwa I a Hadad); si noti che b!ir ricorre anche
nell'iscrizione di Bukan. wlyt/:lzh è la terza persona ms dell'imperfetto riflessivo,
con prefisso yt-, da J:,zy, ''vedere'', preceduta dalla negazione prefissa /- (Garbini
1961; Fitzmyer 1995, p. 86).

L. 29-30
ytsm ': terza persona ms dell'imperfetto riflessivo-passivo (con prefisso yt-) di
sm '; ci si sarebbe tuttavia attesi la metatesi della t del prefisso con la prima
radicale, che è una sibilante (si veda la fo1111a yst/:1!, con metatesi, alla linea 32).
Si accetta qui la lettura hml mrq, che dalla fotografia di Dupont-Sommer
sembra più probabile (PI. VI; cfr. anche Brekelmans 1963, p. 227; Martinez
Borobio 2003, p. 309, nota 112) rispetto a hn lmrq (dove hn l- sarebbe <<eccetto,
solamente>>), supportata da altri, fra cui Gibson (TSSI II, p. 40; cfr. anche
DNWSI, p. 287), che sostiene come b 'rpd e b 'mh siano collegati e il passo sia
dunque da tradursi <<let not the sound of the lyre be heard in Arpad and among
its people, but (the sound) of affliction>>. Questa traduzione è di per sé
plausibile, ma una contrapposizione fra b'rpd e b'mh sembra parimenti logica e
una lettura (m) paleograficamente più probabile. Per il te111une hml, forse legato
all'ebraico hamulliih, si vedano Dupont-Sommer 1958, p. 45 <<fracas>>; Martinez
Borobio 2003, p. 309; Brekelmans 1963; Fitzmyer 1995, p. 87; KB, p. 251.
whm[yt $']qh è lettura proposta da Brekelmans (1963, pp. 227-228: hmyh,
corretta nel costrutto hmyt da Degen 1969, p. 11, nota 52) e in seguito
generalmente accettata ( cfr. ad esempio Fitzmyer 1995, p. 87; Lemaire, Durand
5
1984, p. 133; Martinez Borobio 2003, p. 309; KAI , p. 53; si veda però ancora la
lettura di Dupont-Sommer in KAI II, p. 249); contrario è Gibson (TSSI II, p.
40), il quale però attribuisce a Brekelmans la lettura/integrazione hmwn
Parte II. I testi del!'aramaico antico 105

(improbabile a causa della scriptio piena), che era invece la lettura di Dupont-
Sommer (1958, pp. 18 e 44-45; si noti che lo stesso Dupont-Sommer giudicava
l'integrazione<< pas très satisfaisante >>). Quanto ayllh, all'inizio della riga 30, si
può pensare sia a un secondo nome retto, <<il rumore del pianto e del lamento>>
sia a un sostantivo coordinato a ''rumore'', <<il rumore del pianto e il lamento>>.
Lo stato costrutto con due nomi retti è, senza essere comune, ben attestata in
aramaico antico, soprattutto a Sefire (cfr. ad esempio Sefire IA, 10: qdm kl 'lhy
rbbh w'dm[h]; Sefire III, 11: hmtt bry w'qry).
wyslbn 'lhn mn kl mh 'kl: yslbn è un imperfetto, mentre ci si sarebbe qui
'
aspettati lo iussivo yslbw. E stata da molti notata la mancanza di dete111J..inazione
del sostantivo 'lhn, da Degen annoverato fra i sostantivi di per sé dete111J..inati
(1969, p. 83); agli esempi di Degen si aggiunga anche 'lhn alla riga 4 di Tel1
Fekherye. kl mh si è già visto alla riga 26, mentre la preposizione mn ha qui con
ogni probabilità valore di partitivo (cfr. Dupont-Sommer 1958, p. 46). 'kl è
participio attivo ms di 'kl, ''mangiare''.

L. 31-32
dbhh è lettura certa, ma problematica; Fitzmyer la mantiene, considerandola
fo1111a anomala per dbh, ''orsa'' ( 1995, p. 88) e anche Gibson vi vede una
dittografia per dbh (TSSI II, p. 40); Dupont-Sommer suggeriva invece una
correzione dbrh, ''ape'' (1958, p. 46), accettata da Degen (1969, p. 11, nota 53),
Lemaire, Durand ( 1984, p. 134) e da Martfnez Borobio (2003, p. 31 O), il quale
nota come il testo faccia riferimento ad animali di piccole dimensioni.
Un'identica considerazione viene fatta per nmrh, ''pantera'', la lettura
generalmente accettata (cfr. ad esempio Dupont-Sommer 1958, p. 46; KAI II, p.
249; TSSI II, p. 30; Degen 1969, p. 11; Fitzmyer 1995, p. 88), per cui si
suggerisce da parte di alcuni una lettura nmlh, ''formica'' (Ronzevalle 1930-
1931, p. 244; Lemaire, Durand 1984, p. 134; Martfnez Borobio, ibid. ); si tenga
presente che le ultime tre lettere sono di lettura molto difficile.
wpm nmlh wss wqml è in genere tradotto con <<la bocca della formica/pantera
e la tarma e il pidocchio>>; tuttavia, un costrutto con più nomi retti è, come visto
sopra, ugualmente possibile: <<la bocca della fo11rJ..ica/pantera e della tarma e del
pidocchio>>. Differentemente, Fitzmyer, data l'assenza di pm prima di wss wqml,
considera questi due sostantivi come l'inizio della frase successiva. Tuttavia, la
fine della riga 31 presenta una lacuna insanabile e l'inizio della riga 32 un
problema di interpretazione, perché, pur essendo la sequenza delle lettere chiara
('lhqqbtn), esse vengono divise - si ricordi che Sefire è in scriptio continua - e
intese diversamente dagli studiosi, senza che vi sia una soluzione che sembri più
probabile: si vedano ad esempio le ricostruzioni in Dupont-Sommer (1958, pp.
18-19 e 47); TSSI Il, pp. 30-31 e 40-41; ANET Supp, p. 659; Lipinski (1975, p.
30) e Fitzmyer ( 1995, pp. 44-45 e 89). Qui si preferisce lasciare il testo non
tradotto e si rimanda a Lemaire e Durand (1984, p. 134) e a Martfnez Borobio
(2003, p. 311) - che rinunciano, come Degen, a interpretare il passo - per una
breve discussione.
106 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

[ys]tbt lysmn 'bwh, <<che la sua vegetazione sia distrutta in deserto!>>, dove la
fo1111a passiva con prefisso yt dello iussivo del verbo sbt, qui nel senso di
161
''distruggere'' , con metatesi della prima radicale, è seguita dalla preposizione
l- e da ysmn, ''deserto''; il soggetto è 'bwh, <<la sua vegetazione>>.
thwy 'rpd ti, <<che Arpad diventi un tel!>>: thwy è la terza persone fs dello
iussivo di hwy, ''essere, diventare'', concordante con il soggetto femminile
Arpad.
Dopo la preposizione /-, ''a'', ''per'', viene in genere accettata l'integrazione
di Dupont-Somrner, rbq, ''rifugio per animali, tana'' (cfr. siriaco rbii'ii, ''cubile'':
LS, p. 345), che sarebbe il nome reggente di tutti i nomi di animali che seguono.
L'integrazione, pur essendo plausibile, non è certa (Dupont-Sommer stesso
affe1111ava di integrare << à titre de conjecture >>: 1958, p. 47); il senso comunque
qui richiede un sostantivo di simile significato, oppure la menzione di altri
animali, per i quali, però, ci si aspetterebbe, come notato da Gibson, che la
preposizione l- fosse ripetuta davanti a ciascun nome (TSSI Il, p. 41).

L. 33
$by ws'l: $by (*?by) significa ''gazzella'', s'l (*l'l) ''volpe''.
Della parola successiva a $dh, Dupont-Sommer (1958, p. 18) leggeva solo la
congiunzione w; la lettura w'r è proposta da Lemaire e Durand (1984, pp. 134-
135). Il te1·11tine'ar nei Targumim si riferisce a un uccello rapace, forse il gipeto
(''perh. Lamrnergeyer'': DTM, p. 1109).
L'integrazione w'l t'mr qr[yt' h'J è proposta da Dupont-Sommer, il quale
osserva inoltre come la fo1·111a t'mr sia da intendersi, dato il contesto, come uno
iussivo passivo (1958, p. 48). Altre fo1111e passive di tipo yuqtal sono attestate
nelle righe seguenti. Arpad è naturalmente qryt' h', <<questa città>>, cui seguono
una serie di toponimi di lettura non certa e di individuazione non facile. Le
iscrizioni reali assire mostrano alcuni paralleli convincenti, ma l'identificazione
62
delle città e la loro localizzazione rimane, in altri casi, incerta 1 .

161
s}:zf è verbo noto, ad esempio, in siriaco, nel!' accezione di ''abusare'', ''far del male'',
''danneggiare'', ''violare'', ''violentare'' (CSD, p. 570), in aramaico giudaico babilonese in quella di
''tagliare la gola'' (DJBA, p. 1127) e in ebraico in quella di ''uccidere'' (ibid., pp. 1458-1459); forse
vicino è anche l'etiopico classico, sa}:zafa, ''ferire'', ''danneggiare'', ''violare'' (CDG, p. 494).
Quest'ultima fo,11,a è stata talvolta interpretata come variante di s/:lt (si veda il commento
all'iscrizione di Panamuwa I ad Hadad, riga 27), con assimilazione parziale di r a }:z (Dupont-
Sommer 1958, p. 47; KAI II, p. 220), mentre altri ritengono si tratti di due radici diverse (Degen
I 969, p. 41 ). Entrambe le radici sono attestate in ebraico biblico (s}:zf, ''sgozzare''; s}:zt,
''distruggere'': KB, pp. 1458-1459 e 1469-1472; cfr. anche l'aramaico giudaico babilonese ''tagliare
la gola''), in siriaco (s}:zf, ''far danno'', ''attaccare'', ''violare''; sbt, ''arrugginire'', ''macchiare'': LS,
pp. 1541 e 1547); cfr. forse anche l'etiopico classico (sa}:zafa, ''ferire'', ''ingiuriare'', ''violare'';
'
sa}:zta, ''fare un errore'', ''sbagliare'': CDG, p. 494). E dunque difficile che s}:zf sia semplicemente s/:lt
con un'assimilazione: si può più probabilmente pensare a due radici imparentate (così Gibson,
TSSI II, p. 75).
162
Si vedano su questi toponimi soprattutto Lemaire, Durand 1984, pp. 72-80 e Lipinski 2000, pp.
199-211. Sul fatto che si tratta per lo più di città afferenti al vasto stato aramaico di Bit-
Agusi/ Arpad, si veda Grosby 1997, pp. I O- I I, con cartina.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 107

L. 35
Si fa riferimento, qui come nelle righe successive, a un rituale magico in cui si
bruciavano immagini di cera (cfr. Picard 1961). La fo1111a verbale tqd è
probabilmente nel primo caso l'imperfetto, nel secondo lo iussivo del verbo yqd
(terza persona fs). Dopo il nome di Arpad segue una congiunzione, che fa
pensare che nella successiva lacuna fossero ricordate le città menzionate sopra:
si vedano le ricostruzioni w[qryt sb]bt, <<le città del circondario>> (<<surrounding
cities>>: Lipinski 1975, p. 30) e w{qryt r]bt, <<e grandi città>> (Lemaire, Durand
1984, p. 135).

L. 36-37
w'l t'mr gnb' znh w[ ... ] rappresenta un altro punto molto problematico
dell'iscrizione. La già vista espressione 'l t'mr potrebbe essere riferita tanto ad
Arpad, menzionata in precedenza (Dupont-Sommer 1958, p. 48), quanto alla
frase seguente (Lemaire, Durand 1984, p. 135; Lipinski 1975, p. 31), di lettura
molto incerta e lacunosa. gnb ': gnb, ''bandito'', è difficile da intendere in questo
contesto (Dupont-Sommer, seguito da Lipinski, lo legava a Mati'-'EI, nominato
alla riga successiva). Lemaire e Durand propongono una lettura gbr' znh,
<<questo uomo>>.
La seconda parola della riga 37, nbsh, <<la sua anima>>, è pure di lettura
incerta e tanto Lipinski quanto Lernaire e Durand ne propongono una diversa,
mbsh, <<la sua onta>> il primo (1975, p. 31), e rbwh, <<i suoi grandi>> i secondi
(1984, p. 135; la parola ricorre effettivamente nelle righe successive). In
sostanza, le traduzioni proposte sono le seguenti:<< et qu'on n'en parle plus (scil.
di Arpad) ! Ce bandit(?)-ci et [cette àme-ci], c'est Mati'el et son àme >> (Dupont-
Sommer 1958, p. 20); <<And may you not say: ''This thief with [this shame of
bis] is Mati'-'EI with bis shame!''>> (Lipinski 1975, p. 59); << Et qu'il ne soit plus
fait mention de cet homme-ci, [ni de ses collègues ?] c'est (a dire) de Mati'él et
des ses grands ! >> (Lemaire, Durand 1984, p. 122). Si noti che Lemaire e
Durand giustificano il verbo femminile, riferito a un sostantivo maschile, gbr',
ipotizzando che si tratti di una furrr,a femminile con valore neutro (1984, p.
135). Lipinski invece considera t'mr una seconda persona (si veda anche Degen
1969, p. 12, nota 55). Il pronome h' (terza persona maschile singolare) ha valore
rafforzativo ed è riferito a Mati'-'EI: <<questo uomo/ladro[ ... ] è lui, Mati'-'EI e
••• >>.

L. 38-39
tsbr: terza persona fs dell'imperfetto del verbo sbr (*Jbr), ''rompere'',
''spezzare''; il verbo che precede due soggetti coordinati è in aramaico antico al
singolare (si veda anche la seguente fo111,a ysbr) e concorda con il primo
sostantivo, che è in questo caso femminile, qst'; in /:,$y ', plurale enfatico di /:,$,
''freccia'', (!;,) sta per/?,/.
'nrt è lettura di Greenfield; non è lettura certa, ma si tratta
dell'interpretazione più plausibile ed è comunemente accettata. Inurta (oggi
chiarita come fo1111a assira del teonimo tradizionale Ninurta) è il dio
108 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

163
mesopotamico della battaglia e della fertilità . Dupont-Sommer leggeva 'nht
(1958, pp. 55-56), ma il riferimento a questa dea achemenide (*Anahita) è molto
improbabile per l'epoca della stele, come sottolineato da Greenfield ( 1966, p.
101); 'mrt era invece la lettura di Ronzevalle nella editio princeps (Fac-sirnilé n°
2). L'integrazione qst mt''l è dovuta a Dupont-Sommer (1958, p. 56) e
generalmente accettata, poiché molto plausibile; Lemaire e Durand vedono
tracce del grafema (q) (1984, p. 135).
y'r è terza persona ms dell'imperfetto causativo passivo di 'wr, ''essere
cieco'', al causativo ''rendere cieco'', ''accecare''.

L. 40-42
ygzr è un ulteriore imperfetto passivo di tipo yuqtal, così come il plurale ygzm
(ci si sarebbe qui aspettati lo iussivo ygzrw).
La fine della riga 40 e l'inizio della riga 41 sono di difficile interpretazione.
Nella riga 41 è 01111ai generalmente accettata la lettura y'rm del verbo, che
farebbe integrare una fo1111a y 'rr o t'rr nella lacuna (Dupont-Sommer (1958, pp.
58-59) aveva proposto una lettura y 'bdn, poco probabile). Inoltre, vi sono tracce
41
di una nun nella riga 41 e sono state proposte le integrazioni [ w 'yk zy y ' rr
z]n[h], con pronome dimostrativo ms, riferito, secondo Lipinski (1975, p. 32), al
vitello sopra menzionato, mentre Gibson traduce znh con <<this thing>> (TSSI 11;
41
p. 33). Un'altra proposta di integrazione è {w'yk zy t' rr z]n[yh], <<come è
spogliata questa prostituta>> (suggerimento di Hillers 1964, pp. 58-50, ripreso da
Fitzmyer 1995, pp. 97-98). Secondo Lemaire e Durand, lo spazio alla fine della
riga 40 non sarebbe sufficiente per più di sei lettere e quello precedente kn alla
41
riga 41 per più di quattro lettere. La loro proposta è dunque: [w'yk zy t'rr],
<<così come lei è denudata>>, con un soggetto che è evidentemente una donna, ma
che non è espresso da un sostantivo o da un pronome, << soit par suite d'un oubli
du graveur, soit, plus simplement, parce que ce n'était pas nécessaire puisque la
fo1111ole était accompagnée du geste >> ( 1984, p. I 36). La loro proposta non tiene
conto delle tracce della nun della riga 41, che però nella fotografia di Dupont-
Sommer (pi. VI) sembrano meno chiare di quanto lasci supporre il disegno (pi.
V); anche nelle nuove fotografie (2009) accessibili per via digitale sul sito
lnscriptifact (h~~//www.inscriptifact.com/) non sembra possibile osservare le
tracce della nun .

163
La grafia 'nrt per Ninurta si trova anche nell'antroponimo mng 'mt, trascrizione dell'assiro
Mannu-kI-Inurta, ''chi è come Inurta?'', nota da un sigillo ammonita o, più probabilmente, aramaico
(Avigad, Sass 1997, n. 805, pp. 301-302 e 541) e nel!' antroponimo 'nrtbl$r da Arslan Tash (si veda
il commento all'iscrizione).
164
Più importante sarebbe comprendere a cosa questi gesti si riferissero: Hillers e Fitzmyer
escludono che vi fosse un gesto ad accompagnare questa maledizione e questo lascia supporre che
essi intendano siano menzionati nella riga precedente una prostituta in carne ed ossa e un vitello in
carne ed ossa. Tuttavia, già Gibson (TSSI II, p. 42) suggeriva che il vitello potesse essere di cera e
non un animale reale. Effettivamente, se nelle ultime righe fosse davvero menzionata una donna di
cera (gbrt .ì''wt'), come accettato dalla maggior parte degli editori (si veda sotto), sarebbe forse più
logico pensare che l'intero passaggio sia riferito a figure di cera.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 109

La parte leggibile della riga 42, wymb' 'l 'pyh kn yqbn, si può tradurre con <<e si
colpisce sul suo viso, così siano prese>>, avendo nella prima parte la terza
persona ms dell'imperfetto di mb', ''battere'', ''colpire'', con valore impersonale
seguita dalla parola ''viso'' al duale con pronome suffisso di terza persona fs e,
nella seconda, la terza persona pf dello iussivo passivo del verbo lqb, ''prendere''
(la fo1111a yqbn potrebbe alternativamente essere un imperfetto ''lungo'' tanto
maschile quanto femminile). Sulla base del pronome femminile (-yh e non -wh,
come ci si si aspetterebbe da un duale maschile) e della presenza del verbo lqb,
Dupont-Sommer ( 1958, pp. 118 e 59-60) proponeva la plausibile integrazione
42
[w'yk z y tqb gbrt s'wt' z'J, <<così come è presa questa donna di cera>>, accettata
165
dalla maggior parte degli studiosi .
Dopo yqbn è in genere accettata l'integrazione di Dupont-Sommer [nfy
mt''l], <<le donne di Mati'-'El>> (1958, pp. 18 e 60); Schwiderski non integra e
Lipinski (1975, p. 50) traduce <<SO may [Mati''EI] be taken [and tied, and may
one strike him in the face ... ]>>. Poiché non commenta, non si può che
immaginare che rifiuti la lettura della nun nel verbo yqbn alla fine della riga;
tuttavia, le tracce di una lettera compatibile con una nun (o, eventualmente, con
una waw, dando uno iussivo yqbw che presupporrebbe un soggetto maschile) e
molto difficilmente ascrivibili a una mem sono visibili nella fotografia di
Dupont-Sommer (pi. VI) e anche nella fotografia digitale di Inscriptifact
• •
(htt ://www.inscriptifact.com/). A giudicare dalla lettura offerta (YQI:JN

N[ Y]), Lemaire e Durand vedono le tracce di una nun successiva, ma
purtroppo non commentano. In effetti, dalla fotografia digitale già citata
parrebbe poterci essere traccia di un successivo grafema.

Stele di Sefire IIC

Testo

l. [ ... wrnn y]'


2. rnr lhldt spry' [']In rnn b
3. ty 'lhy' 'n zy ysrnn w
4. [y]'rnr 'h'bd spr[y]' wlm[.]
5. n 'hbd 'yt ktk w'yt mlk
6. h wyzbl h' rnn Id spr
7. [y]' rnn bty 'lhy' wy'rnr I

165 5
Gibson; Fitzmyer; Martfnez Borobio; Donner e Rollig in KAI ; Lemaire e Durand ( 1984, p.
136), che la modificano legge, 11,ente, togliendo il dimostrativo z' per mancanza di spazio.
Schwiderski in ARI II non integra il Easso, mentre nella grammatica di Degen vi è probabilmente
un errore nel testo, dato come [w'yk z 2y tqb s'wt' z'J wymb' '/ 'pyh. Lipinski traduce il passo come
,,[And as this thief is taken and tied] and one strikes him in the face,, ( 1975, p. 50), senza offrire
spiegazioni; un soggetto maschile, in ogni caso, mal si accorderebbe con il pronome femminile
riferito a ''viso''.
110 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

8. zy 1yd' 'nh 'gr 'gr w[y]


9. 'mr ld [sp]ry' 'ln mn bt
10. y [']lhy' wbll;i~ 'lb y[mt h']
11. wbrh
12. . .. .'t ....... m[ ]
13. [ ... ]n kl 'lh[y 'd]y' zy bspr'
14. [zn]h 'yt mt''l wbrh wbr brh
15. w'qrh wkl mlky 'rpd wkl rb
16. wh w'rnhm mn btyhm wmn
17. ywmyhm

Traduzione

1. . .. E chiunque deciderà
2. di rimuovere queste iscrizioni dalle
3. case degli dèi, dove sono poste e
4. dirà: <<Distruggerò le iscrizioni e ....
5. distruggerò ktk e il suo re!>>,
6. o egli sarà spaventato dal rimuovere le iscrizioni
7. dalle case degli dèi, ma dirà a
8. qualcuno che non capisce: <<lo (ti) ingaggio davvero>> e
9. ordinerà: <<Rimuovi queste iscrizioni dalle case
10. degli dèi!>>, allora possa morire oppresso dai tu1111cnti, lui
11. e i suoi figli!
12. . ..
13. Tutti gli dèi del trattato che è in questa iscrizione ...
14. Mati 'el e suo figlio e il figlio di suo figlio
15. e la sua discendenza e tutti i re di Arpad e tutti i suoi grandi
16. e il loro popolo dalle loro case e dai
17. loro giorni.

Cu11u1aento

L. 1
Il verbo 'mr ha come primo significato quello di ''dire'', ma, in questo caso, è
forse meglio pensare al significato di ''decidere'', in contrasto con la seconda
possibilità, che è appunto quella di non cancellare le iscrizioni di persona, ma di
ordinare di farlo. Il problema di queste prime righe è dato precipuamente dalle
diverse possibilità di traduzione delle fo1111e all'imperfetto, che potrebbe essere
tanto lungo quanto corto (ossia iussivo) e della congiunzione w-, che può anche
essere avversativa. Si vedano, per la differente resa dei verbi, le traduzioni di
Gibson in (TSSI II, p. 44, accolta qui), Lipinski (1975, p. 54), Lemaire e Durand
(1984, p. 128) e Fitzmyer (1995, p. 125). Il senso comunque sembra essere
Parte II. I testi dell'aramaico antico 111

questo: la maledizione colpirebbe colui che volesse rimuovere le iscrizioni sia in


quanto autore materiale della distruzione sia come istigatore dell'azione.

L. 2-3
lhldt: infinito causativo del verbo lwd, ''estirpare'', nel senso di ''cancellare'' o di
''rimuovere'': si veda Teli Fekherye (l. 9 e 11) e più sotto, alla riga 9. La
traduzione del verbo dipende da come si intende il successivo bty 'lhy ', <<case
degli dèi>>: come pietre sacre (betili; così Dupont-Sommer 1958, p. 119; Gibson,
TSSI Il, pp. 44-45; Donner e Rollig in KAI II, p. 262; Rosenthal, ANET Supp,
p. 660; Martfnez Borobio 2003, pp. 337 e 343; Fitzmyer 1995, pp. 131-132, che
non esclude però la seconda possibilità) o come templi (Greenfield 1967, p. 241;
Lemaire e Durand 1984, p. 142). Qui si ritiene più probabile la seconda
interpretazione, sia perché byt ha frequentemente il significato di ''temRio'', sia e
66
soprattutto perché difficilmente un'iscrizione sarebbe definita ''betilo'' .
ysmn: si accetta qui la proposta di Lemaire e Durand (p. 143), che non
considerano la spaccatura fra (y) e (s), solo parzialmente leggibili,
sufficientemente estesa per contenere un altro grafema. Si tratterebbe
dell'imperfetto passivo di fym (*sym). Già Rosenthal sembra aver pensato a
questo verbo, traducendo <<where they are set up>> (ANET Supp, p. 660).
L'integrazione più frequente è però y[ r]smn, for111a passiva dal verbo rsm,
''incidere'' (Dupont-Sommer 1958, pp. 119-120; KAI II, p. 262; Degen 1969, p.
19; Lipinski 1975, p. 54; Martfnez Borobio 2003, p. 343; Gibson, TSSI II, pp.
44-45, che tuttavia ritiene migliore la proposta di Rosenthal; ARI II, p. 405, dà
y[ rlt]sm).

L. 4
'h 'bd: prima persona singolare dell'imperfetto causativo di 'bd, ''andare in
'
rovina'', al causativo ''mandare in rovina'', ''distruggere''. E probabile che la
fo1111a 'hbd alla riga seguente sia un errore per 'h'bd (cfr. Degen 1969, p. 71).
5
lm[.] n: diverse sono le proposte di integrazione: lm[l]n, <<parola per parola>>
(avverbio con sfumatura distributiva: Dupont-Sommer 1958, p. 120); lm[g}n,
<<impunemente>> (Fitzmyer 1995, pp. 125 e 132, che cita il palmireno mgn, che
significa però ''gratis'' (cfr. PAT, p. 378) e non sembra integrarsi bene nel
5
contesto); lm[k]n: <<fino alle fondamenta>> (Lipinski 1975, p. 47); lm[b] [r],
<<domani>>, ipotizzando una resh all'inizio della riga 5 (TSSI II, pp. 44-45; è
l'unico a rifiutare, sia pure implicitamente, la lettura (incerta) del primo grafema
della riga 5 come nun); lkn, <<COSÌ>> (Lemaire, Durand 1984, p. 143, che
sostengono come l'ultimo grafema leggibile della riga 4 possa essere anche
kaph e che non vi sia spazio per ulteriori lettere).

166
Il culto di pietre sacre, talora di origine meteorica e considerate simbolo di varie divinità, era
diffuso in Siria, a volte confondendosi, almeno nelle fonti greche, con il dio Bethel (questo però
non avviene, ad esempio, in Filone di Biblo, dove sono tenuti distinti; Filone racconta inoltre, come
ricordato da Dupont-Sommer, che Kronos avrebbe infuso vita nelle pietre/baity/ia). Tuttavia si
tratta di pietre aniconiche, non iscritte e non si vede come un testo epigrafico, per quanto
importante, possa essere definito ''betilo''. Sul betilo si veda Ribichini 1999a.
112 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L. 5-6
'yt: è la cosiddetta nota accusativi (in aramaico d'impero, biblico e medio la
for 111a usuale sarà yt, ma si diffonderà come marcante del!' oggetto diretto anche
la preposizione /-), che marca talvolta l'oggetto diretto (cfr. il paragrafo 3.2.3
della sintassi; si vedano inoltre Folmer 1995, pp. 340-371, Kalinin, Loesov 2013
e 2014 e Grassi 2015a).
yzbl (*dbl): terza persona ms dell'imperfetto di zbl, in aramaico più tardo
dbl, ''temere'' (ma anche ''venerare'', detto degli dèi: cfr. DNWSI, pp. 309-310).

L.8
1yd': l- è la negazione prefissa e yd' probabilmente un participio attivo. <<Colui
che non sa>> sarebbe, secondo Lemaire e Durand, da identificare con un
analfabeta; questo sembra probabile: l'eventuale violatore delle iscrizioni si
rivolgerebbe a un analfabeta, ossia a un uomo che non potrebbe leggere le
iscrizioni e comprenderne le maledizioni. 'nh 'gr 'gr: il soggetto è il pronome
personale di prima persona singolare, ma i verbi che seguono sono discussi: se è
urrrtai comunemente accettato (altre interpretazioni in Dupont-Sommer I 958,
pp. 121-122; KAI Il, p. 263) il fatto che il verbo sia 'gr, ''pagare un salario'',
''ingaggiare'' (cfr. DNWSI, pp. 10-11 ), non è altrettanto chiaro di quali fur·111t: si
tratti: secondo Gibson si tratterebbe di due participi, il primo attivo e il secondo
passivo (<<l am hiring a hireling>>: TSSI II, p. 45), secondo Fitzmyer (1995, p.
133), Degen (1969, p. 71) e Martinez Borobio (2003, p. 344) di un infinito
assoluto seguito da un imperfetto. Nella fo1·111a 'gr ( *' 'gr) si ha la sincope di una
delle due 'aleph (cfr. Degen 1969, p. 71, nota 63; Martinez Borobio 2003, pp.
89-90); si confronti la fo1111a 'bz (*''bz in samaliano: Dion 1974, pp. 120-121) e
più tardi, nei documenti provenienti dall'Egitto, 'mr per *' 'mr (Muraoka, Porten
1998, p. 124). La ripetizione del verbo ha scopo rafforzativo.

L. 9-10
Id: seconda persona ms dell'imperativo del verbo lwd.
wblb.y 'lb y[mt h ']: la congiunzione w-, in questo caso, viene tradotta con
<<allora>>, accogliendo il suggerimento di Gibson (TSSI II, p. 46), che vi vede un
richiamo al pronome indefinito (in lacuna) mn, <<chiunque>>. blb.y 'lb, stato
costrutto, letteralmente <<nel dolore dell'oppressione>>. L'integrazione y[mt],
terza persona ms del!' imperfetto del verbo mwt, ''morire'', è plausibile
suggerimento di Dupont-Sommer (1958, pp. 117 e 122).

L.13
[ ... Jn: è probabile che nella lacuna si trovasse il verbo riferito al soggetto che
segue: la desinenza -n indica un soggetto plurale all'imperfetto lungo. Degen
(1969, p. 102) aveva osservato la somiglianza del passo con Sefire I C 15: y.yrw
'lhn mn ywmh wmn byth, <<gli dèi proteggano dai suoi giorni e dalla sua casa>>,
dove il complemento oggetto si trovava probabilmente nella lacuna precedente
(n.yr è un verbo transitivo, che regge l'oggetto diretto); tuttavia, non aveva
integrato il verbo n.yr nella lacuna, come fanno, invece, Gibson e Lemaire e
Parte II. I testi dell'aramaico antico 113
13
Durand. Con [y $r]n si avrebbe una fo1111a del verbo n$r (*n?"r), ''proteggere'',
''serbare''. Si tratterebbe dunque di una benedizione: se Mati'-'El manterrà il
'
giuramento, gli dèi proteggeranno lui e il suo popolo. E però difficile
comprendere come il fatto di proteggere il re e il suo popolo si concili con
<<dalle loro case e dai loro giorni>> e questo porta a traduzioni un po' forzate: <<
[gardero]nt tous les dieux des serments qui (sont) dans [cet]te inscription Mati'-
, el et son fils et son petit-fils et sa descendance et tous les rois d' Arpad et tous
ses grands et leur peuple (en gardant tout mal loin) des leurs maisons et (loin)
de leur jours >> (Lemaire, Durand 1984, p. 128) e <<al] the gods of the [treaty]
which is in this inscription, [shall keep] Mati 'el and his son and his grandson
and his descendants and al] the kings of Arpad and all his nobles and their
people as long as their houses last and ali their days>> (Gibson, TSSI Il, p. 45).
Dupont-Sommer integrava invece [ys']n (1958, p. 123), da ns' (*ns'), qui
''togliere'', ''rimuovere'': si tratterebbe dunque di un'ulteriore maledizione;
Lipinski aggiunge una negazione a questo verbo, rendendola una benedizione
( 1975, p. 55).

Stele di Sefire III

Si saltano le prime tre righe e le prime parole della quarta. L'iscrizione è


comunque incompleta nella parte iniziale.

Testo

4. . .. whn yqrq rnny qrq bd pqdy 'w bd 'by 'w bd


5. srsy 'w bd 'm' zy bydy wyhkn blb lts[k lb]m lhm wlt'mr lhm slw 'l 'srkm
wlthrm n
6. bshm rnny rqh trqhm wthsbhm ly whn ly[sb]n b'rqk rqw sm 'd 'hk 'nh
w'rqhm whn ll1111111bsh
7. m rnny wtsk lhm lbm wt'mr lhm sbw ltbtk[m] w'l tpnw b'srh sqrtm b'dy'
'In wkl mlky' zy s
8. brty 'w k1 zy rbm h' ly w'slb rnl'ky '[l]wh lslm 'w lkl bp~y 'w yslb ml'kh
'ly ptb
9. h ly 'rb' ltmsl by bz' wltrsh ly 'ly[h w]hn lhn s[q]rt [b']dy' 'ln whn rnn bd
'by 'w rnn bd by
10. t 'by 'w mn bd bny 'w rnn bd ngry 'w rnn b[d p]dqy 'w rnn bd 'm[y]' zy
bydy 'w rnn bd sn'y w
11. yb'h r'sy lhmtty wlhmtt bry w'qr[y] hn '[yt]y yqtln 't t'th wtqm dmy rnn yd
sn'y wbrk y'th
12. yqm dm bry rnn sn'wh wbr brk y'th yqm d[m b]r bry w'qrk y'th yqm dm
'qry whn qryh h' nkh
13. tpwh bbrb whn bd 'by h' 'w bd 'bdy 'w [bd] pqdy 'w bd 'm' zy bydy nkh
tph 'y<t>h w'qrh wsr
114 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

14. bwh wmwddwh bbrb whn lhn sqrt lkl 'lhy [']dy' zy bspr' znh ( ... )

Si omettono la fine della riga 14, le righe 15-22 e l'inizio della riga 23.

23. ( ... ) [wtl'y]m wkpryh wb'lyh wgblh l'by wl


24. [byt 'by m]n 'lm wkzy l)bzw 'lhn byt ['by h' h]wt l'brn wk't hsbw 'lhn sybt
by
25. [t 'by .... byt] 'by wsbt tl'ym l[brg'y]h wlbrh wlbr brh wl'qrh 'd 'lm w
26. [hn yrb bry wyrb br b]ry wyrb 'qry [ ...... ']I tl'ym wkpryh wb'lyh mn ys'
27. [ ................. ml]ky 'rpd [ ............ ]lnh sqrt b'dy' 'In( ... )

Si omettono la fine della riga 27 e le righe 28 e 29, mutile.

Traduzione

4. . .. E se scapperà da me un fuggitivo, uno dei miei funzionari o uno dei miei


familiari o uno
5. dei miei eunuchi o uno del popolo che sono in mano mia e andranno ad
Aleppo, non darai loro cibo e non dirai loro: <<State tranquilli al vostro
posto!>>. E non eleverai la loro anima
6. sopra di me. Dovrai riappacificarli e restitui1111eli. Se non risiederanno nella
tua terra, riappacificate(li) là fino a che (ci) sarò andato io e li avrò
riappacificati. Ma se eleverai la loro anima
7. sopra di me e darai loro cibo e dirai loro: <<Restate al vostro posto, non
ritornate nella sua regione!>>, avrete violato questo trattato. E (per quel che
riguarda) tutti i re che (sono) intorno
8. a me o chiunque mi sia alleato, se gli invierò il mio ambasciatore per la
pace o per qualunque mio affare, o (se lui) invierà a me il suo ambasciatore,
aperta
9. mi (sarà) la via. E non mi dominerai in questo e non avrai autorità sopra di
me riguardo a ciò. Se no, avrai violato questo trattato. E se uno qualunque
dei miei fratelli, o uno qualunque della casa
10. di mio padre, o uno qualunque dei miei figli, o uno qualunque dei miei
dignitari, o uno qualunque dei miei funzionari, o uno qualunque del popolo
che è in mano mia, o uno qualunque dei miei nemici
11. vorrà la mia testa per uccidei 11u e per uccidere mio figlio o la mia
discendenza, se uccideranno me, tu verrai e vendicherai il mio sangue dalla
mano dei miei nemici e tuo figlio verrà
12. (e) vendicherà il sangue di mio figlio dai suoi nemici e il figlio di tuo figlio
verrà (e) vendicherà il sangue del figlio di mio figlio e la tua discendenza
verrà (e) vendicherà il sangue della mia discendenza; e se è una città,
dovrete
Parte II. I testi dell'aramaico antico 115

13. colpirla con la spada e se è uno dei miei familiari o uno dei miei servi o uno
dei miei funzionari o uno del popolo che è in mano mia, devi colpirlo, lui e
la sua discendenza e
14. la sua famiglia e i suoi amici con la spada. Se no, avrai tradito tutti gli dèi
del trattato che (è) in questa iscrizione.

23. E Tal'ayim e i suoi villaggi e i suoi signori e il suo territorio (sono) di mio
padre e della
24. casa di mio padre da sempre, ma quando gli dèi colpirono la casa di mio
padre, essa fu di altri, però ora gli dèi hanno ristabilito la restaurazione della
casa
25. di mio padre ... la casa di mio padre ed è tornato Tal'ayim a Bar-Ga'yah, a
suo figlio e al figlio di suo figlio e alla sua discendenza per l'eternità. E
26. se litigherà mio figlio e litigherà il figlio di mio figlio e se litigherà la mia
discendenza con la tua discendenza (?) a causa di Tal'ayim e dei suoi
villaggi e dei suoi signori, chiunque solleverà
27. . ........ i re di Arpad ...... avrai violato questo trattato.

Cu11u11ento

L.4
yqrq: terza persona ms dell'imperfetto di qrq (*çl,rq), ''scappare'', ''fuggire'', 'rq
nelle fasi più tarde (cfr. DNWSI, pp. 1035-1036; DJPA, p. 420; DJBA, p. 883;
LS, p. 262); qrq è una fo1111azione participiale del medesimo verbo. 'w è
congiunzione avversativa. I sostantivi si intendono plurali, con pronome suffisso
167
di prima persona singolare. Il pqd è un funzionario ben noto dai documenti
aramaici egiziani (cfr. DNWSI, pp. 932-933). 'b significa qui ''congiunto''
piuttosto che specificamente ''fratello''.

L. 5-6
yhkn è la terza persona mp dell'imperfetto di hlk, ''andare''. Si noti che il nome
della città di Aleppo segue direttamente, senza la preposizione di moto a luogo.
Si può pensare, con Greenfield ( 1991 ), che la clausola si riferisca alla
possibilità, per i fuggitivi, di trovare rifugio nel tempio di Hadad ad Aleppo. ltsk
è la seconda persona ms dell'imperfetto di nsk, che significherebbe
propriamente ''versare''; lbm è qui probabilmente da intendersi come iperonimo,
''alimento'', piuttosto che come ''pane''. slw è la seconda persona mp

167
pqd è un prestito dall'accadico paqiidu, che a sua volta l'aramaico influenza: secondo Kaufman
(1974, pp. 79-80), il sostantivo accadico paqulu, ''comandante'', sarebbe un aramaismo in accadico,
al pari del significato ''comandare'' del verbo paqiidu, in accadico ''affidare''.
116 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

dell'imperativo di sly, ''stare tranquillo, in riposo'', seguita dal sostantivo 'sr


(*'Jr), ''posto'', con il pronome suffisso di seconda persona mp (-km).
thrm nbshm mny: thrm è la seconda persona ms dell'imperfetto causativo del
verbo rwm, al causativo ''innalzare'', seguito dalla parola nbs, ''anima'',
provvista del pronome suffisso di terza persona mp. Letteralmente, <<non alzerai
le loro anime sopra di me/rispetto a me>>. La richiesta potrebbe forse essere
quella di non considerare i diritti dei fuggiaschi al di sopra di quelli di Bar-
Ga' yah (cfr. Martfnez Borobio 2003, pp. 347 e 352), o, più probabilmente dato
quanto segue, si ordina di non aizzare gli animi dei fuggiaschi contro Bar-
Ga'yah (cfr. Donner e Rèillig (KAI Il, pp. 264 e 267) e Fitzmyer (1995, pp. 137
e 147): <<non li devi aizzare contro di me>>), ma piuttosto calmarli. Dupont-
Sommer interpreta invece come << tu ne me sustrairas pas leur ame >> ( I 956, p.
28), Gibson con <<nor shall you alienate them from me>> (TSSI Il, pp. 47 e 53).
Lemaire e Durand preferiscono intendere << tu ne le mettras pas hors de mon
atteinte >> (1984, p. 144), Lipinski <<you must not give more weight to their
throat than tome>> (1975, p. 55).
rqh trqhm: infinito assoluto, seguito dalla seconda persona ms
dell'imperfetto del verbo rqy (*rçly), ''essere favorevole'' al tema semplice,
''rendere favorevole'', ''pacificare'' al tema intensivo, che è quello delle fu1111e in
questione. Sull'infinito assoluto in aramaico antico, che ha valore, come in
ebraico, di rafforzativo, qui reso con il verbo ''dovere'', si veda Degen 1969, pp.
116-117. Fitzmyer suggerisce che l'infinito assoluto, che ha un'attestazione
168
sporadica nelle più antiche fasi dell'aramaico , sia usato per influsso del
cananaico (1995, p. 148).
thsbhm: si tratta della seconda persona ms dell'imperfetto causativo di swb
( *Jwb ), ''ritornare'' al tema semplice, dunque ''far tornare'', ''restituire'' al
causativo, seguito dal pronome suffisso di terza persona mp.
ly[sb]n è plausibile integrazione di Dupont-Sommer (1956, p. 26); è la terza
persona mp dell'imperfetto di ysb ( *wJb ), ''stare'', ''dimorare'', ''risiedere''.
rqw sm: brusco passaggio dalla seconda persona singolare alla seconda
plurale dell'imperativo, forse perché si ha in mente non solo il diretto
interlocutore, ma anche i re suoi discendenti (cfr. anche TSSI II, p. 53, che dà
come prima spiegazione quella del lapsus calami rqw per rqy): lo stesso scarto
si ha alle righe 22-23, per cui è piuttosto difficile credere che si tratti di un
errore, tanto più che la sezione coerentemente si conclude, alla riga 7, con un
verbo plurale (sqrtm). sm (*Jm), ''là''. Si noti che l'oggetto diretto è sottinteso e

168
È del tutto assente nel ricco corpus proveninete dall'Egitto (Muraoka, Porten 1998, p. 110) ed è
noto, con ogni probabilità, dalla seconda iscrizione di Nerab (cfr. KAI II, p. 276; Hug 1993, p. 77;
contrario è invece Gibson, TSSI II, p. 98) e dalla lettera di Assur (un documento datato al 650 a.C.
circa e spedito ad Assur dalla Babilonia meridionale; cfr. recentemente Fales 201 Ob ), dove un
grafema è integrato: q{r]q: Hug, ibid.. Si noti tuttavia, come già osservato da Degen (1969, p. 116,
nota 22), che l'infinito assoluto è molto ben attestato in siriaco (cfr. Ntildeke 1904, pp. 235-238).
Per l'uso de Il' infinio corradicale in siriaco, cfr. Goldenberg 1971, pp. 4 7-49.
Parte Il. I testi dell'aramaico antico 117

Degen (1969, p. 20, nota 83) pensava, su suggerimento di Spitaler, che rqw sm
fosse un errore del lapicida per rqwhm.

L. 7-8
sbw: seconda persona mp dell'imperativo di ysb (*wJb). ltbtk[m]: tbt, più tardi
preposizione con il significato di ''sotto'', ha qui ancora il valore originario di
sostantivo, ''luogo'' (cfr. Martfnez Borobio 2003, p. 353; KB, p. 1721). 'l tpnw:
si tratta della seconda persona mp dello iussivo di pny, ''ritornare'', preceduta
dalla negazione vetitiva. sqrtm: seconda persona mp del perfetto del verbo sqr,
''violare'', ''tradire'', ''essere infedele'', che è attestato alle righe 4 e 14 seguito
dalla preposizione [-, mentre qui lo è dalla preposizione b-: la prima si utilizza
con uomini e dèi, la seconda quando la parola che segue è 'dy' (cfr. Fitzmyer
1995, p. 107, con un elenco completo delle ricorrenze del verbo in Sefire ), per
cui ci si potrebbe chiedere se questo non abbia a che fare con un differente
trattamento dell'oggetto animato e dell'oggetto inanimato.
8
wkl mlky' zy s brty: si traduce qui zy come particella relativa e si intende
sbrty come composta dalla preposizione sbrt e dal pronome suffisso -y. Questa
era l'ipotesi avanzata da Kaufman (1974, p. 130, nota 74), mentre la maggior
parte degli studiosi ritiene zy preposizione e sbrty un sostantivo con pronome
suffisso, <<delle mie vicinanze>> (Degen 1969, p. 89; KAI II, p. 264; Fitzmyer
1995, pp. 136-137 e 149-150; ARI I, p. 601; Dupont-Sommer 1958, p. 130: <<
tous les rais de mon entourage >>; Lipinski 1994, p. 52, ma si veda la differente
traduzione in 1975, p. 55). Tuttavia, questo sarebbe l'unico caso di zy usato
come nesso genitivale in Sefire e sbrh, parola non altrimenti attestata in
aramaico antico, è nei dialetti aramaici più tardi nota (raramente) sia come
sostantivo, ''vicinanza'', ''dintorni'', sia come preposizione, ''intorno'', ad
esempio in samaritano e nei targumim (DSA, pp. 579-580; sbmwt: DTM, p.
972; per ulteriori dettagli si veda Grassi 2009, pp. 145-147). Inoltre, il sintagma
sembra essere parallelo a quello successivo, kl zy rbm h' ly, dove si hanno
ancora una volta kl, zy usata come particella relativa e una preposizione seguita
dal pronome suffisso. Si noti che la radice sbr è ben attestata in aramaico come
verbo, ha in genere il significato di ''andare in giro (soprattutto per scopo
commerciale)'', ''commerciare'', ''elemosinare'' (per l'aramaico si vedano ad
esempio TS, pp. 2593-2594; DJPA, p. 372; DJBA, p. 798; MD, p. 320) e
Gibson, che pure considera zy una preposizione, propone la traduzione <<tutti i re
con i quali mantengo relazioni commerciali>>. Molto simile e libera è pure la
traduzione di Lemaire e Durand: << Et tous les rais avec qui j' ai des relations >>
(p. 129). Alla medesima sfera semantica pensa Martfnez Borobio (2003, pp.
353-354), che traduce con <<que (son) de mis relaciones>>; il senso si adatta
molto bene al contesto, ma sbrh non sembra attestata nel significato di
''relazione''. Tuttavia, dal passo è piuttosto chiaro che il riferimento non deve
essere a sovrani che sono semplicemente ''intorno'', ma che hanno una qualche
relazione con Bar-Gayah: è possibile, come sottolineato da Lemaire e Durand,
che qui sbrh abbia una sfumatura tecnica: il sostantivo rbm, ''amico'' (il verbo
118 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

rbm significa ''amare''), è attestato nei trattati con il senso di ''alleato'' (cfr.
Fishbane 1972).
w'slb ml'ky '[l]wh lslm: si traduce w- con ''se'' (alternativamente, ''quando''),
perché qui la congiunzione deve essere subordinativa più che congiuntiva.
L'ultimo grafema di lslm è poco leggibile ed è stata proposta una lettura lslb,
''per inviare'' (Dupont-Somrner 1956, p. 32), meno probabile (cfr. Fitzmyer
1995, p. 150; Lemaire, Durand 1984, p. 145). bp$y: bp$ (*bp?) è attestato solo
169
qui nel semitico nordoccidentale epigrafico (cfr. DNWSI, p. 396) • ptbh,
<<aperta>>, è un participio passivo sf e concorda con 'rb', <<via>>, che è un
sostantivo di genere femminile, pur non presentando il morfema del femminile
(cfr. Degen 1969, p. 51).

L. 9
ltms e ltrsh: si tratta di due fo1111t: di imperfetto lungo (Il ms; se fosse breve, la
seconda fo1111i:l sarebbe trsy) precedute dalla negazione prefissa, la prima da msl,
''governare'', ''dominare'', la seconda da rsy, ''avere autorità''; Dupont-Sommer
1958, p. 32, la considera invece vicina al siriaco rsa, ''rimproverare'',
''biasimare'', ''accusare'' (cfr. CSD, p. 550; SL, p. 1490, rsy#l), simile al
significato di ''istruire un processo'', comune nei documenti legali di Elefantina
(cfr. DNWSI, pp. 1086-1087) e sporadicamente noto al siriaco al tema causativo
(SL, rsy#2, p. 1491; si veda anche il commento all'iscrizione di Panamuwa I ad
Hadad, riga 28). bz', <<in questo>>, dove z' è pronome femminile ed è usato con
un senso di neutro, oppure si riferisce a 'rb' <<la via>>, che è un sostantivo
femminile, pur mancando del morfema del femminile.
w]hn lhn s[q]rt [b'Jdy' hn lhn ha un significato chiaro nel contesto, ma, se il
primo hn ha l'abituale significato di ''se'', lhn è stato interpretato diversamente:
Dupont-Sommer, commentando Sefire IB, 36, riteneva lhn composto dalla
negazione l' e dal pronome di terza persona fp hn (1958, p. 83), seguito da
Donner e Rollig (KAI II, p. 256); Fitzmyer lo considera un avverbio enfatico
(1995, p. 113), mentre Degen (1969, p. 63, nota 42) lo raffronta, probabilmente
a ragione, al siriaco ella 'en, all'aramaico targumico 'illahen e al samaritano hl'
'n, suggerendo il significato <<in caso contrario>> (p. 134 ). Queste congiunzioni
170
significano ''ma'', ''eccetto'' , con un'accezione che mal si integra in questo
passo, ma che potrebbe essersi lievemente mutata nel corso del tempo; si noti
che la congiunzione siriaca ella è composta precisamente dalla negazione e da
'en, ''se'' e significa ''se no'' (CDS, ibid.; cfr. anche mandaico 'la: MD, p. 350),
con un significato che si integrerebbe bene in Sefire, dove il primo hn sarebbe
però ridondante.

169
Cfr. però l'ebraico biblico bp$, ''gioia'', ma anche ''affare'', ''faccenda'' (KB, p. 340), l'aramaico
giudaico babilonese byp$', bp$' (< ebraico medio), ''oggetto'' (DJBA, p. 458), il siriaco bpa/, nel
participio della fo, '''" base bpl/, ''diligente'', ali' ethpaal ''essere diligente'', ''sforzarsi'', ''lavorare
in'' (CSD, p. 153) e l'arabo baft,-a, ''preservare'', ''tenere a mente'', ''prendersi cura'' (DMW A, pp.
220-221 ).
°
17
Cfr. CDS, p. 17; DJPA, p. 59; OSA, p. 32 per 'l'n e pp. 207-208 per hl' 'm; Gibson per il siriaco
dà anche il significato di ''se no'': TSSI II, p. 52.
Parte II. I testi del/' aramaico antico 119

L. 10
ngry pone qualche problema di lettura: Dupont-Sommer (1956, pp. 32-33),
seguito da Donner e Rollig (KAI Il, p. 268), da Lemaire e Durand ( I 984, p. 145)
e da Martinez Borobio (2003, p. 355), legge ngry e lo raffronta all'accadico
niigiru (''araldo'', ''alto funzionario (in Assiria ed Elam)'': CAD N 1, pp. 115-
118), mentre Fitzmyer (1995, pp. 151-152) sostiene che il prolungamento del
tratto verticale del grafema è successivo alla prima realizzazione e legge ngdy,
<<i miei ufficiali>> (cfr. anche Gibson, TSSI II, p. 54, che giudica però ngry
ugualmente possibile). La congiunzione w- alla fine della riga è forse
pleonastica (cfr. Fitzmyer 1995, p. 152), ma nelle lingue semitiche è nota la
costruzione per cui la congiunzione coordinativa è prefissa anche alla principale
(si veda il paragrafo 3.3.2 della sintassi).

L. 11
yb'h è la terza persona ms dell'imperfetto lungo di b'y, ''cercare'', ''volere''.
lhmtty è l'infinito costrutto causativo del verbo mwt, ''morire'', seguito dal
pronome suffisso di prima persona e preceduto dalla congiunzione subordinativa
finale. '[yt]y ... 't: si notino il pronome assoluto di seconda persona ms, usato in
genere per enfasi e qui anche contrapposto all'oggetto diretto che precede,
'[yt]y, dove il pronome suffisso è attaccato al marcante dell'accusativo e non al
verbo, assumendo così forse una rilevanza maggiore. t'th wtqm, <<verrai e
vendicherai>>, seconda persona ms dell'imperfetto verbo 'ty, ''venire'' e del
verbo nqm, ''vendicare'', che ricorrono in seguito alla terza persona,
singolarmente senza congiunzione (y'th yqm); si è pensato a un errore (Fitzmyer
1995, pp. 152-153), ma si tratterebbe di un errore commesso tre volte
consecutive.

L. 12-14
13
nkh tpwh ... nkh tph: nkh è l'infinito assoluto di nky, ''battere'', ''colpire'',
mentre tpwh e tph sono la seconda persona, rispettivamente mp e ms, di tpp,
''colpire'', con pronome suffisso di terza persona singolare, il primo femminile,
riferito a qryh, <<una città>>, il secondo maschile (cfr. Degen 1969, p. 117).
Poiché la seconda for111a è di lettura piuttosto incerta ed essendo l'infinito
costrutto, nelle altre attestazioni in aramaico antico, formato sullo stesso verbo
usato per la for111a finita, si è proposto di vedere in tpwh un errore del lapicida
per tkwh (il secondo grafema è qui indubbiamente (p)) e di leggere la seconda
fo1111a tkh e non tph. Tuttavia, i verbi hanno una sfera semantica molto prossima
e non è probabilmente necessario pensare a un errore dello scriba. Mantengono
tpwh/tph, già in Dupont-Sommer (1958, pp. 27 e 33), sia Degen (1969, pp. 21 e
117) sia Martinez Borobio (2003, p. 356); correggono invece in tkwhltkh
Fitzmyer ( I 995, p. l 53), Gibson (TSSI II, p. 54 ), Lemaire e Durand (1984, p.
145; nella prima forma, il terzo grafema è secondo loro (n): tk!nh) e,
dubitativamente, Donner e Rollig (KAI II, p. 269), i quali non escludono che
nkh (''colpo'') possa essere un sostantivo, oggetto diretto di tpwh (ma in questo
caso si avrebbero due oggetti diretti e una costruzione sintatticamente anomala).
120 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

'y<t>h: l'omissione della tau deve essere errore del lapicida. Il doppio
pronome, uno legato al verbo e uno legato alla nota accusativi ha probabilmente
valore rafforzativo. Fitzmyer preferisce considerare -h suffisso del verbo ( 1995,
pp. 153-154).
14
wsr bwh wmwddwh: L'ultimo grafema della riga 13 può essere letto tanto
(g) (Dupont-Sommer; Degen; Donner e Rollig in KAI Il, ma entrambe le letture
in KAI ) quanto (r) (Fitzmyer, Gibson, Lemaire e Durand, Martinez Borobio).
Nel primo caso il te111ùne sarebbe fo1111ato sulla radice sgb (*sgb), ''essere alto''
(Dupont-Sommer 1956, p. 33; cfr. KB, p. 1305: al tema base il verbo ebraico
significa ''essere troppo alto'', mentre ''essere alto'' è il suo significato al niphal)
connesso ali' accadico sagbu, ''guardia'', ''protezione'' (Fitzmyer 1995, p. 154;
cfr. CAD S, pp. 22-23: sagbu, ''truppe di guardia'') e tradotto con <<i suoi
grandi>>. Nel secondo caso, il te1111ine sarebbe prossimo al siriaco sarbii/sarbtii,
''famiglia'', ''genealogia'', ''tribù'' o ali' accadico surbii, ''grande'', ''alto''
(Fitzmyer 1995, p. 154; cfr. per il siriaco CSD, p. 597; quanto all'accadico,
surbu, ''grande'', ''supremo'' è in genere riferito agli dèi o, più raramente, ai
regnanti: cfr. CAD S 3, pp. 341-342).
mwddwh: fu1111azione nominale con prefisso m- dalla radice ydd (*wdd),
''amare''; tradotta in genere con <<i suoi amici>>, è intesa da Gibson come <<i suoi
parenti>> (TSSI II, p. 49).

L. 23
tl'ym è integrato sulla base della riga 25. I sostantivi che seguono sono
caratterizzati dalla presenza di un suffisso di terza persona fs, riferita al nome di
città tl'ym; anche Arpad in Sefire 1A è femminile e questo rende probabile che i
nomi di città siano in aramaico antico femminili, benché negli altri casi non vi
siano verbi o suffissi chiarificatori (cfr. Degen 1969, p. 51). tl'ym è stato
identificato da Martin Noth con il toponimo Talg.ayum menzionato nelle lettere
di Mari ( 1961, p. 156); secondo Noth, esso si troverebbe nella parte occidentale
del triangolo dello ijabur e la zona fra lo ijabur e l'ansa del)' Eufrate è stata
indicata da molti studiosi come probabile sede di Talg.ayum (cfr. Io status
quaestionis in Cazelles 1971 e in Lemaire, Durand 1984, p. 69 e nota 33 ).
Lemaire e Durand propongono si tratti di una città da situare dalle parti di Emar
( 1984, pp. 70-72). Per una serie di problemi filologici (in parte già segnalati da
171
Lemaire e Durand ) e geografici (la Mesopotamia nordoccidentale sarebbe
distante dai due stati), Lipinski propone di identificare tl'ym con la località nota
come TvJ..iµa in età tardo romana: la città, nella regione di Cirro e a 25
chilometri da Kittika, è menzionata in una sua lettera da Teodoreto (Lipinski
2000, pp. 223-224), teologo antiocheno e vescovo di Cirro nella prima metà del
V secolo.

171
La resa del semitico nordoccidentale 'aleph come (ba) è rara in antico babilonese; la -m di
Talbayum a Mari è dovuta a semplice mimazione: cfr. anche Krebernik 1984, p. 159.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 121

L. 24
[byt 'by m]n 'lm: si propone questa integrazione tenendo conto del fatto che due
delle integrazioni proposte, [byth 'd] 'lm e [byth mn(? )} 'lm (Degen 1969, p. 22;
cfr. anche Fitzmyer 1995, pp. 140 e 160) sono entrambe troppo corte: a
giudicare dalla fotografia dell'editio princeps, prima di 'lm si ha spazio per sette
o otto grafemi. Inoltre, la prima integrazione 'd} 'lm, <<per l'eternità>>,
espressione che ricorre alla riga 25, non è qui molto logica, come già osservato
da Hartman (1968, p. 260), che proponeva [byth m]'lm, <<della sua casa da
sempre>>, pure troppo corta e caratterizzata da una assimilazione della nun della
preposizione mn altrimenti ignota all'aramaico antico (unica possibile eccezione
è forse mk per mnk alla riga 22, dove Degen (1969, ~- 62) vede errore per
1 2
m<n>k) e, in generale, poco attestata in aramaico . Lemaire e Durand
propongono [byt 'by] m'lm (1984, p. 147), <<della casa di suo padre da sempre>>,
una soluzione plausibile sia perché, in effetti, a giudicare dalla fotografia della
editio princeps c'è traccia, pur scarsa, di un grafema prima di 'lm sia perché
sette grafemi riempiono perfettamente lo spazio. Tuttavia, ancora una volta, si
avrebbe un'anomala assimilazione di mn, evitata con un'integrazione [byt 'by
m]n 'lm (non è possibile stabilire con certezza quale fosse il grafema precedente
la 'ayn).

L.25
Se la lacuna è integrata correttamente, questa è l'unica ricorrenza del nome di
Bar-Ga'yah in Sefire 3, dove non vi è menzione neppure di ktk e di Mati'-'El.
Questo ha portato a mettere in dubbio l'integrazione già proposta da Dupont-
Somrner (ad esempio Martfnez Borobio 2003, p. 362), che è tuttavia accettata
dalla maggior parte degli studiosi ed è assai plausibile.

L. 26
Le righe 26 e 27 sono molto lacunose. La traduzione di [hn yrb bry wyrb br b]ry
wyrb 'qry [ ... '}l tl'ym è in genere quella sopra riportata: si considerano cioè la
parola visibile 'qry e le parole integrate bry e br bry come soggetti del verbo yrb
(terza persona ms dell'imperfetto del verbo ryb), mentre l'oggetto del verbo,
generalmente ritenuto essere 'l 'krk, <<con la tua discendenza>>, sarebbe in lacuna
173
e seguito dalla preposizione 'l, ''riguardo a'', e da Tal'ayim . Invece, secondo
Lipinski (1975, pp. 47-48) e Lemaire e Durand (1984, p. 147), 'qry, bryy e br
bry sarebbero gli oggetti diretti, il soggetto essendo in lacuna e integrato come
bd mlkn, <<uno dei re>>. Lipinski osserva, a proposito dello stesso verbo alla riga
17, che regge un oggetto diretto (questo è in genere considerato essere un errore
della scriba) e che è più sensato intendere come soggetto della frase non il

172
Cfr. ad esempio DNWSI, pp. 649-656; PAT, pp. 383-383; DJPA, p. 313: Ntildeke 1904, pp.
193-196), con la parziale eccezione delle preposizioni composte in siriaco (Ntildeke 1904, p. I OI) e
di qualche caso in aramaico biblico (raro: KB, pp. 1918-1919) e in aramaico giudaico babilonese
(cfr. DJBA, pp. 683-684).
173 5
Dupont-Sommer 1958, pp. 27 e 35-36; Fitzmyer 1995, p. 140; Gibson, TSSI II, p. 50; KAI , p.
57. Così anche Degen e Martfnez Borobio, che però non integrano.
122 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

sostantivo che segue immediatamente il verbo, bry, ma bd 'hwh, <<Uno dei suoi
fratelli>>, che è spesso ritenuto l'oggetto della frase e che ricorre dopo la relativa
riferita a bry. La frase whn yrb br[y] zy ysb 'I khs'y bd 'bwh 'w y'bmh, tradotta
di solito come <<Se mio figlio, che siede sul trono, disputa con uno dei suoi
fratelli o lo bandisce>> (cfr. ad esempio Gibson, TSSI II, p. 49) è invece intesa da
Lipinski come <<Se uno dei suoi fratelli contesta il diritto di mio figlio, che siede
'

sul mio trono o cerca di rimuoverlo>> (1975, p. 47). In effetti, il verbo 'br
significa al tema base ''passare'' e al causativo ''far passare'', ''far sparire'' (cfr.
DNWSI, pp. 821-822; a una radice differente pensa invece Degen) ed è dunque
compatibile con entrambe le traduzioni viste sopra. Lo stesso vale per il verbo
ryb, non altrimenti attestato in aramaico epigrafico e neppure in aramaico
biblico o rabbinico (lo è rwb in siriaco, con il senso di ''fare rumore'': CSD, p.
532), ma noto dall'ebraico biblico, con il significato tanto di ''litigare'', quanto
di ''portare avanti una causa'', ''presentare denuncia, reclamo'', ''attaccare'',
spesso con la preposizione 'im, ma anche con l'oggetto diretto (KB, pp. 1224-
1225). Lipinski estende poi al periodo alla riga 26 la sintassi del periodo alla
riga 17. Il problema è che la sintassi che ne risulta è, in entrambi i casi,
74
inutilmente oscura ed evitata in aramaico antico 1 .
ys' è la III persona ms del l'imperfetto del verbo ns' ( *ns '), ''sollevare''.

L.27
Si hanno due estese lacune, una all'inizio della riga, l'altra dopo 'rpd. Le lacune
sono in genere non integrate (Fitzmyer 1995, p. 140; Martinez Borobio 2003, p.
5
347; KAI , p. 57; TSSI Il, p. 50; ARI II, p. 406; Degen 1969, p. 22; Lipinski
1975, p. 57, solo traduzione). Lo stesso Dupont-Sommer, che pure proponeva
un'integrazione nel commento, avvertiva che si trattava solo di una delle
integrazioni possibili (1956, p. 36) e non la inseriva nel testo (1956, p. 27): ['I
sptwh lhsbth lbd ml]ky 'rpd [tqtlnh whn ltq]tlnh, <<alla sua bocca di farla (scii.
Talayim) tornare ai re di Arpad, tu lo ucciderai. E se non lo ucciderai ... >>.
L'integrazione di Dupont-Sommer è ripresa da Lemaire e Durand, che la
inseriscono nel testo (1984, pp. 120 e 147).

174
Una ricerca condotta sull'oggetto diretto in un ampio campione dell'aramaico antico ha
mostrato come, dei 53 casi in cui sono espressi tanto il soggetto quanto l'oggetto diretto, in 39 il
soggetto precede l'oggetto e in 14 casi lo segue. In questi 14 casi, però, ben 12 volte l'oggetto è un
pronome suffisso e segue dunque immediatamente il verbo, mentre nei due rimanenti gli oggetti,
che, per probabili ragioni di enfasi, precedono anche il verbo, sono inanimati e non si crea perciò
alcuna ambiguità circa l'agente (cfr. Grassi, 2015a). Insomma, una costruzione di questo genere
creerebbe in questi due passi un'inutile ambiguità, che sembra essere altrimenti evitata. Si noti
inoltre che alla riga 17 il soggetto seguirebbe non solo ali' oggetto, ma anche alla proposizione
attributiva ad esso riferita.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 123

-
VI. L'ISCRIZIONE DI ZAKKUR, RE DI I:JAMAT (TAV. VI)

Scoperta nel 1903 da Henri Pognon, console di Francia ad Aleppo, a Teli 'Afis,
(vicino a Ebla, a 45 chilometri circa da Aleppo e 40-50 da I:Iama), la stele in
basalto, oggi al Louvre (AO 8185), fu rinvenuta mutila e in quattro pezzi. Dopo
il restauro, la sua altezza è di poco superiore ai 2 metri, con una larghezza di
circa una trentina di centimetri.
Della divinità raffigurata in rilievo sulla stele si conservano solo i piedi e la
parte bassa della veste; sotto l'immagine, comincia l'iscrizione, che presenta sul
lato frontale (A) 17 linee, prosegue sul lato destro (B), più frammentario, con 28
linee e si conclude sul lato sinistro (C), con due sole righe.
La stele fu dedicata al dio da Zakkur, re dello stato aramaico di I:Iamat e
Lu'as (nella zona del bacino dell'Orante e in aree adiacenti a est), che riuscì a
far fronte alla coalizione antiassira promossa contro di lui, filoassiro, da Bar
Hadad, figlio di I:Iaza'el, re di Damasco, attestando ancora una volta il ruolo di
primo piano svolto dallo stato di Damasco/Aram nella resistenza agli Assiri. Il
contesto storico fa datare l'iscrizione alla fine del nono secolo o ai primi anni
17
dell'ottavo (Zakkur regnò probabilmente fra 1'807 e il 780 a.e. circa ).
L'iscrizione presenta dei brevi tratti verticali fra una parola e l'altra, usati
176
con una certa sistematicità • Inoltre, al pari di quella di Tel Dan, il cosiddetto
waw conversivum, caratteristico dell'ebraico e noto anche dall'iscrizione di Deir
177
'Alla e dal moabitico •
A Zakkur è forse da ascrivere anche il frammento di stele rinvenuto a Teli
'Afis nel 2003 (Amadasi Guzzo 2009; si veda in questo volume il commento
alle iscrizioni di l:laza'el).
Si danno qui il testo di A e le righe 13-21 di B.

Editio princeps: Pognon 1907-1908.

Indicazioni bibliografiche
Pognon 1907-1908, pp. 156-178; Lidzbarski 1915, pp. 1-11; Koopmans 1962, I,
pp. 23-30 e II, pp. 3-4; KAI 202; Friedrich 1966; AH 1/1, pp. 1-2; Degen 1969,
pp. 5-7; Ross 1970; Greenfield 1972; Lipinski 1975, pp. 19-23; TSSI II, pp. 6-
17; Sader 1987, pp. 206-210; Millard 1990; FK, pp. 13-14; Martfnez Borobio
2003, pp. 244-269; Seow 2003, pp. 203-207; ARI II, p. 422.

175
Cfr. Lipinski 2000, p. 318.
176
Fanno eccezione kl <I> m/ky' <!> '/ (scritto klm/ky''/) alla riga 9 e wy'nny <!> b'/smy[n]
(scritto wy'nnyb'/smy[n]) alla riga 11.
177
Cfr. ad esempio Garr 1985, pp. 184-186; per l'ebraico biblico, cfr. Joi.ion, Muraoka 2000, pp.
387-396.
124 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Zakkiir A

Testo

l. [n]$b' I zy I sm I zkr I mlk [I b]mt I wl's I l'lwr [I mr'h]


2. [']nh I zkr I rnlk I bmt I wl's I 's I 'nh I 'nh I w[bsl
3. n]y I b'lsmyn I wqm I 'my I whrnlkny I b'lsm[yn I 'l]
4. [b]zrk I whwbd I 'ly I brhdd I br I bz'l I rnlk I '1111 I s[b]
5. ['t] I 'sr I rnlkn I brhdd I wmbnth I wbrgs I wmbnth I w[m
6. lk I] qwh I wmbnth I wrnlk I 'mq I wmbnth I wmlk I grg[m
7. wmb]nth I wmlk I sm'l I wm[bnt]h I wmlk I rnlz I [wm]b[nth I ... ]
8. [ ] sb'[t I 'sr I rnlkn]
9. [h]mw I wmbnwt i hm I wsmw I kl <i> rnlky' <i> 'l i m$r i 'l i bzr[k]
10. whr1r1w i sr i mn i sr i bzrk i wh'mqw i br$ i mn i br[$h]
11. w's' I ydy i 'l i b'ls[my]n i wy'nny <i> b'lsmy[n i wyd]
12. br?] i b'lsmyn i 'ly i [b]yd i bzyn i wbyd i 'ddn [i wy'mr
13. ly] i b'lsmyn i 'I i tzbl i ky i 'nh I hrnl[ktk i w'nh]
14. ['q]m i 'mk i w'nh i 'b$lk i mn i kl i [rnlky' i 'I i zy]
15. mb'w i 'lyk i m$r i wy'mr i l[y i b'lsmyn ... ]
16. kl i mlky' i 'I i zy i mb'w[ ... ]
17. [ ... ] wswr'i znh i z[y ... ]

Traduzione

1. (Questa è) la stele che pose Zakkiir, re di I:Iamat e di Lu'as, per 'lwr suo

signore.
2. Io sono Zakkiir, re di I:Iamat e di Lu'as, un uomo sottomesso/un uomo di
'Ana sono io. E mi salvò(?)
3. Ba'alsamayn e stette con me e Ba'alsamayn mi fece regnare su
4. I:Iazrak. E Bar-Hadad, figlio di I:Iaza'el, re di Aram, riunì contro di me
5. diciassette (?) re: Bar-Hadad e il suo esercito, Bar-Gus e il suo esercito e il
re
6. di Que e il suo esercito e il re di 'Umqi e il suo esercito e il re di Gurgum
7. e il suo esercito e il re di Sam'al e il suo esercito e il re di Melid e il suo
esercito
8. [ ... ]diciassette (?) re,
9. loro e i loro eserciti. E tutti questi re posero una rampa d'assedio contro
Hazrak

10. e innalzarono un muro più alto del muro di I:Iazrak e resero un fosso più
profondo del suo fosso.
11. E io alzai le mie mani a Ba'alsamayn e Ba'alsamayn mi rispose. E parlò
12. Ba'alsamayn a me attraverso veggenti e attraverso divinatori e disse
13. a me Ba'alsamayn: <<Non temere, poiché io ti ho fatto re e io
Parte II. I testi dell'aramaico antico 125

14. starò con te e io ti libererò da tutti questi re che


15. batterono contro di te una rampa>> e disse a me Ba'alsamayn ...
16. tutti questi re che batterono ...
17. . .. e questo muro che ...

Cu11u11ento

L. i
zkr: Il nome è stato vocalizzato come Zakir da Pognon, che pure era
consapevole dell'incertezza della vocalizzazione proposta ( 1907-1908, p. 158),
ed è rimasto Zakir per molti decenni (Zakir o Zak"ir, ossia come participio
rispettivamente attivo e passivo del verbo zkr ( *ç/kr), ''ricordare''); si noti
tuttavia che il prudente Lidzbarski riteneva ozioso cercare di comprendere di
quale furr11a di zkr si trattasse e non vocalizzava il nome ( 1915, p. 5), che pure
non è vocalizzato in KAI. Oggi sappiamo da un'iscrizione del re Assiro Adad-
178
nirari 111 che il nome doveva essere Zak(k)iir, con una vocalizzazione
cananaica: Garbini (2006, p. 114) parla di un'origine fenicia di Zakkiir, da lui e
da molti studiosi, già a partire da Pognon ( 1907-1908, p. 177) e Lidzbarski
(ibid.), ritenuto un usurpatore per l'assenza di una propria genealogia (si vedano
anche, ad esempio, Gibson, TSSI II, p. 6; Martinez Borobio 2003, p. 247).
bmt: lo stato aramaico di I:lamat corrispondeva all'attuale città di I:lama, sul
medio corso del fiume Orante, e i suoi dintorni. l's: la vocalizzazione proposta,
Lu'as, nasce dal confronto con il toponimo noto e dalle fonti assire come
LulJ.utu (e dalle lettere di El Amama e dalle fonti ittite come NulJ.asse). Si tratta
di un'area a est della valle dell'Orante, in Siria centrale, in cui si trovava
sicuramente Tel1 'Afis, il sito di ritrovamento della stele.
'lwr: Il nome divino 'lwr, che ricorre probabilmente anche alle righe 23-24,
presenta nella prima parte la parola 'l, ''dio'', mentre la seconda è più
problematica. In assiro si trova la resa Jlu-me-er, con un possibile scambio m-w;
il complesso -wr potrebbe corrispondere al nome divino tradizionale Amurru,
mentre nelle liste lessicali assire llu-me-er è detto essere un altro nome di Hadad
179
(cfr. Martinez Borobio 2008, pp. 407-409) . La probabile menzione di [']lwrè
incisa, isolata, su un frammento di argilla rinvenuto a Tel1 'Afis poco distante

178
Testo completo dell'iscrizione in RIMA 3, A.0.104.2, I. 4. Inoltre, un frammento di obelisco in
calcare nero da Ninive raffigurante un tributario occidentale con copricapo che tiene un vaso di
offerte in mano andrebbe associato a una ''didascalia'' assira frammentaria, recante l'antroponimo
'Za-ku-r[i] (Reade 1981, p. 151 e tavola XXc; RIMA 3, A.0.104.1003, attribuito all'epoca di Adad-
nirari III; cfr. anche Lipinski 2000, p. 302).
179
In un'iscrizione dell'XI secolo a.C., è menzionato un sovrano della terra di Hana,

Tukulti-Mer
(''La mia fiducia è (riposta in) Mer''), forse indicato altrove (senza nome proprio) come ,,re di
Mari>> (testo in RIMA 2, A.0.89.2001). In ogni caso, questo testo dimostra che *Mer/Amurru era
entità divina di lunga tradizione e di ambientazione medio-eufratica (si veda sotto sull'origine di
2.akkiir).
126 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

dal luogo di ritrovamento della stele di Zakkiir, e paleograficamente datato


180
all'VIII secolo a.C. (cfr. Cecchini 2000, pp. 203-204 e figura 12) .

L. 2
's 'nh 'nh: <<Un uomo ('s) sottomesso I di 'Ana ('nh) (sono) io ('nh)>>. Secondo
l'interpretazione tradizionale, 'nh sarebbe il participio passivo del verbo 'ny,
''sottomettere'' (cfr. KAI II, p. 206), forse qui un aggettivo con il significato di
''devoto'', attestato in ebraico biblico (cfr. Gibson, TSSI II, p. 12). Millard
(1990) propone invece che 'nh sia il luogo di origine di Zakkur, la citta di 'Anah
(accadico Ijanatu) sul Medio Eufrate, dove gli Assiri avevano soppresso alcuni
stati aramaici.
/:z$l: la terza persona maschile singolare del perfetto del verbo /:z$l, ''salvare'',
è integrata sulla base della ricorrenza dello stesso verbo in contesto simile alla
riga 14. 11 pronome suffisso di prima persona singolare -ny è parzialmente
visibile alla riga seguente.

L. 3
hmlkny: causativo di mlk, per cui si confronti [w]yhmlk hdd nell'iscrizione di
Tel Dan. Lipinski ritiene vi sia una differenza di significato fra l'intensivo e il
causativo di mlk, in quanto il primo significherebbe <<to !et somebody rule>>, il
secondo <<to make somebody king>> ( 1975, p. 22, nota I). L'intensivo è attestato
nell'iscrizione moabitica di Mesha e sulla statua di Panamuwa II, riga 7, in
samaliano, dove tuttavia il significato di ''fare, rendere re'' è probabile: così
Gibson (TSSI II, pp. 13 e 83) e Tropper ( 1993, p. 112), il quale osserva come il
tema D sia attestato con il significato di ''rendere, fare re'' sia in ugaritico sia in
arabo e respinge la differenza di significato suggerita da Lipinski.

L.4
l:zzrk: il toponimo I:Iazrak si incontra in Zaccaria (9, 1) come I:Iadrak: doveva
dunque contenere l'interdentale /ò/. Gli Assiri la indicano in più casi come
IJatarikka (Bagg 2007, pp. 93-95). Circa la possibilità che questo sito possa
identificarsi con Teli 'Afis (ove la stele di Zakkiir fu rinvenuta), anche in
relazione alla presenza del toponimo 'ps alla riga 11 di Zakkiir B (non inclusa in
questa antologia), si rimanda alla discussione in Bagg 2007, pp. 94-95.

180
Resta da menzionare, brevemente, l'ultima iscrizione aramaica proveniente da Teli 'Afis
(Amadasi Guzzo 2001): un'impronta di argilla su anfora (1,8 x 1,6 cm) databile alla metà dell'VIII
secolo a.C., che presenta un'iscrizione di possesso (lb'lbww) scritta sul lato destro di uno scarabeo,
comune nell'iconografia dei sigilli, ma qui insolitamente più lungo che largo; pur essendo il sigillo
di impronta aramaica tanto nell'iconografia quanto nella paleografia, l'antroponimo ha fatto
suggerire ad Amadasi Guzzo un'origine gublita del suo possessore, sia perché Ba'al non è divinità
frequente nel!' antroponimia aramaica antica, sia perché nella fo, 11,a bww il possessivo -w non è
senz'altro aramaico, ma è noto dal dialetto di Biblo. La studiosa tuttavia non esclude si possa
trattare di un errore di incisione per il meno insolito b'lbnn.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 127

brhdd br bz'l: Bar-Hadad III, figlio appunto di I:Iaza'el, il re di Damasco noto


dalle tre iscrizioni votive dall'Heraion di Samo, da Eretria e da Arslan Tash,
nonché il probabile estensore dell'iscrizione di Tel Dan.
'rm: Aram designava genericamente la zona transeufratica siriana.
Nell'Antico Testamento sono menzionati due stati con il nome di Aram, uno
dalle parti di I:Ioms (Aram-Soba) e uno a Damasco. In questa iscrizione Za.kkiir
si riferisce ad Aram-Damasco, che era evidentemente lo stato aramaico più
importante, poiché riuscì a fo1111are una coalizione attorno a sé; nella seconda
metà del nono secolo e nel primo decennio dell'ottavo, Damasco è ben nota
come potenza egemone del l'area siro-palestinese (cfr. Pitard I 988).
hwbd è la terza persona maschile singolare del perfetto causativo del verbo
ybd, ''essere uno'', al causativo ''rendere uno''.

L. 5
sb't 'sr (*'sr), <<sette e dieci>>, ossia <<diciassette>>. Di sb't, però, l'unica lettera
leggibile è la sin, che è stato talvolta proposto di integrare come sst, ''sei'' (si
veda sotto); lo spazio è comunque sufficiente anche per sryn, ''due'', slst, ''tre'',
smnt, ''otto'' (cfr. Gibson, TSSI Il, p. 14). brgs: Bar-Giis è il nome che designava
i re di Bit Agushi, stato aramaico il cui centro politico era Arpad, città a una
trentina di chilometri a nord di Aleppo.

L.6
qwh: qwh è Stato neoittita dell'Asia Minore, in Cilicia, menzionato come Que
nelle fonti assire (cfr. Bagg 2007, pp. 198-200) e come Qwe nella Bibbia (cfr.
KB, p. 1083). 'mq: 'Um/nqi, stato sull'Alto Oronte (Unqi nelle fonti assire:
Bagg 2007, pp. 267-268): si veda l'iscrizione di I:Iaza'el dall'Heraion di Samo.
grgm: Stato neoittita, a nord di Sam'al, in piena Anatolia, il Gurgum delle fonti
neoassire (Bagg 2007, pp. 80-81).

L. 7
sm'l: sm'l, Sam'al(la) nelle fonti assire (Bagg 2007, pp. 206-208), anche
chiamata y'dy, era la capitale di un piccolo stato aramaico di influenza ittita, nei
pressi dell'attuale Zincirli e del Monte Amano, in Turchia meridionale, al
confine con la Siria. Da Sam'al provengono iscrizioni in fenicio, samaliano (un
dialetto locale: si veda in questa antologia il commento alla seconda iscrizione
di K.ilamuwa) e in aramaico (si veda l'iscrizione aramaica di Barrakib). mlz:
Capitale dello stato neoittita localizzato sul corso settentrionale dell'Eufrate,
attualmente Arslantepe, vicino a Malatya, Melid(du) nei testi assiri (Bagg 2007,
pp. 172-174).

L.8
La riga 8 presenta una lacuna estesa, che impedisce di conoscere tutti gli
elementi della coalizione. Si tratta, in ogni caso, di una coalizione molto vasta e
importante, che può essere letta solo in funzione antiassira: questa campagna
128 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

contro Zakkur si può dunque spiegare ritenendo che il re di ijamat avesse


18
assunto una posizione filoassira •
Dopo la lacuna, si legge chiaramente la sequenza (sb'), mentre della (t)
finale è visibile solo la parte inferiore. Successivamente, si vede un altro tratto,
simile a quello del grafema (t), che indurrebbe ad escludere la lettura ('sr) di
'
Friedrich (1966). E stato proposto che in lacuna ci fossero due nomi di stati e
che la frase successiva sia da intendere <<e altri sette re, loro e i loro eserciti>>,
senza specificarne gli stati di provenienza, dando così un totale di sedici re (KAI
II, pp. 207-208; Gibson (TSSI II, p. 14, che all'integrazione mlkn, ''re'',
preferisce 'brn, ''altri''); in questo caso, alle righe 4-5 il numerale sarebbe da
integrare sst, non sb 't. Come notato da Donner e Rollig, la lacuna fra le righe 4 e
5 è forse troppo estesa per pensare a sst (si veda anche Martinez Borobio 2003,
p. 257).

L. 9
wmbnwt hm, <<e i loro eserciti>>: si noti il pronome possessivo hm scritto
182
separatamente. mbnwt, ''accampamenti'', allo stato costrutto (sing. ass. mbnh) .
kl mlky' 'l, <<tutti questi re>>, con il sostantivo kl, ''totalità'', allo stato costrutto
seguito da sostantivo plurale e aggettivo dimostrativo, con una costruzione
tipica dell'aramaico antico (si veda il paragrafo 3.1 della sintassi). Si noti che
l'aramaico antico conosce sia la fo1111a '/ sia la fo1111a 'In (Sefire), che diviene la
più comune in aramaico biblico ( 'lyn, accanto alla più rara 'lh: Rosenthal 1968,
p. 20) e in alcuni dialetti dell'aramaico medio, ad esempio in palmireno
(Cantineau 1935, p. 129) e a Qumran, dove continua ad essere nota anche la
fo1111a 'lh (la fo1111a 'l(y)n è invece ignota nei documenti da Wadi Murabba'at e
da NalJal ijever: si veda Schattner-Rieser 2004, p. 140), che è l'unica attestata in
aramaico d'Egitto (Muraoka, Porten 1998, p. 56) e in nabateo (Cantineau 1930,
p. 60). m$r, da $rr, ''legare'', ''avviluppare'', indica forse una rampa d'assedio o
semplicemente l'assedio (''assedio'' è il significato dell'ebraico biblico m$wr,
83
ma$or .
- A )'

L. 10
hrmw è la terza persona maschile plurale del perfetto causativo di rwm,
''innalzare''. mn è la particella impiegata nel comparativo, espresso dal verbo.
h 'mqw è la terza persona maschile plurale del causativo del verbo 'mq,
''diventare profondo'', al causativo ''rendere profondo''.

181
Per i rapporti politici di allora tra l'Assiria e gli stati a ovest dell'Eufrate, si veda ancora
utilmente Ponchia 1991.
182
In siriaco, alla fo1111a assoluta (poco usata) i nomi in -u hanno il plurale in -wiin, e.g. malku,
''regno'' (costrutto ma/ku1, enfatico malku1ii), plurale ma/kwiin, ''regni'' (costrutto malkwii1, enfatico
malkwii1ii).
183
Si veda Parker 1997, pp. 105-130, per un confronto fra la narrazione di Zakkiir e episodi
veterotestamentari in cui pure si verifica la liberazione miracolosa da un assedio.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 129

L. 11
's' è la prima persona singolare dell'imperfetto - preceduto da waw
conversivum e dunque con valore preteritale (si veda il commento alle righe 3-4
dell'iscrizione di Tel Dan) - di ns' (*ns'), ''alzare''. ydy, <<le mie mani>>, è
probabilmente un duale (ma potrebbe anche trattarsi di un singolare) con
pronome suffisso di prima persona singolare. Sia ''alzare le mani'' verso il dio,
sia la risposta di quest'ultimo trovano paralleli in diversi testi del Vicino Oriente
antico (cfr. Ross l 970). y 'nny è la terza persona maschile singolare
dell'imperfetto - con valore preteritale - del verbo 'ny, ''rispondere''.
wydbr: c'è una lacuna fra la fine della riga l 1 e l'inizio della riga 12; il
contesto presuppone un verbo come ''parlare'', ''dire'' o simili. Si è accettata qui
l'integrazione wydbr, già in KAI e in ARI; altri integrano wymll (TSSI II; p. 8;
Martfnez Borobio 2003, pp. 249 e 259).

L. 12
byd bzy, <<attraverso veggenti>>; byd, ''attraverso'', ''per mano/mezzo di'', è
preposizione fo1111ata dalla preposizione b- e dal sostantivo yd, ''mano''; bzyn è
participio attivo maschile plurale da bzy, ''vedere''. 'ddn è te111li11e discusso: è un
sostantivo plurale che alcuni fanno derivare da 'dd, ''contare'' (si tratterebbe
dunque di <<contatori>>, con significato di ''divinatori'' o simili: cfr. Lidzbarski
1915, p. 8; KAI, Il, p. 208), altri da 'dd, ''inviare'' (si tratterebbe in questo caso
di <<messaggeri>>: cfr. TSSI II, p. 15, che cita l'ugaritico 'dd, ''araldo''; Lipinski
1975, p. 22). wy'mr ly: alla fine della riga 12 e all'inizio della riga 13 c'è una
lacuna, che si suole integrare con wy'mr ly sulla base della riga 15; wy'mr è un
imperfetto con valore preteritale da 'mr, ''dire''.

L. 13
'l tzbl: 'l è la negazione che, usata davanti allo iussivo, fo1111a il vetitivo; tzbl è la
seconda persona maschile singolare dello iussivo di zbl (*dbl), ''temere'', verbo
spesso utilizzato nei responsi assiri. Un'espressione analoga (la tapallab) viene
utilizzata nelle esternazioni profetiche assire del VII secolo a.C., che si
ritengono influenzate dall'ambiente culturale semitico-occidentale (Fales 200 l,
pp. 276-282).

L. 14
'qm è la prima persona singolare dell'imperfetto del verbo qwm, ''stare''. '/:1$lk è
la prima persona singolare, seguita da pronome suffisso di seconda persona
maschile singolare, dell'imperfetto di /:1$1, attestato, all'infinito, anche nel papiro
di Adon (riga 7); si tratta forse di una metatesi della radice /:Il$ (cfr. KAI, II, p.
208), che al nifal in ebraico significa ''essere liberato, salvato'' (cfr. KB, p. 322).

L. 15
'
mb 'w è la terza persona maschile plurale del perfetto del verbo mb', ''battere''. E
probabile che il verbo indichi la battitura della rampa d'assedio menzionata
subito dopo (Lipinski 1975, pp. 19-20).
130 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Zakkiir B

Si saltano le prime 12 righe e le ultime, dalla 22 alla 28, perché molto


frammentarie.

Testo

( ... )

13. w]smt I qdm [I 'l]


14. [wr I] n~b' I znh I wk[tb]
15. [ t I b]h I 'yt [l]'sr I ydy [I ... ]
16. [.. m]n I yhg' I 'yt I 's[r]
17. [ydy] I zkr I mlk I l;un[t I wl]
18. 's I mn I n~b' I znh [I] wm[n]
19. [y]hg' I n~b' I znh I mn I [q]
20. [d]m I 'lwr I wyhnsnh I m[n]
21. [ 's]rh I 'w I mn I ysl}:i I b[ ... ]

Traduzione

13. E io ho posto davanti a


14. 'lwr questa stele e ho scritto
15. in essa l'opera(?) delle mie mani[ ... ]
16. E chiunque rimuoverà l'opera(?) delle
17. mani di Zakkiir, re di I:Iamat e di Lu' as
18. da questa stele e chiunque
19. rimuoverà questa stele da
20. davanti a 'lwr e la farà sparire
21 .. dal suo luogo e chiunque manderà in ...

Cu11u11ento

L. 13
smt è la prima persona singolare del prefetto del verbo sym ( *sym ), ''porre''.

L. 15
'yt 'sr ydy: la parola 'sr è preceduta dal marcante dell'oggetto 'yt, dunque 'sr
dovrebbe indicare ciò che Zakkilr scrive sulla stele. Il sostantivo 'sr è però di
difficile interpretazione: in aramaico antico, esso significa ''luogo'', come è
attestato anche dalla riga 21 di questa stessa iscrizione. La traduzione ''opera'' è
Parte II. I testi dell'aramaico antico 131
184
proposta in KAI II (p. 210 ), in cui si cita però anche il suggerimento di
Lidzbarski, il quale accostava la parola al safaitico 'Jr, ''iscrizione'' ( 1915, p. 1O;
al significato ''iscrizione'' pensava già Pognon). Gibson ritiene invece che la
parola sia simile all'arabo 'aJarun, ''tradizione'' (TSSI II, p. 16). ydy è
probabilmente il duale di yd, ''mano'', seguito dal pronome suffisso di prima
persona singolare.

L. 16
yhg' è la terza persona ms dell'imperfetto di un tema probabilmente causativo,
ma è discusso se il verbo sia gw' (così Lidzbarski 1915, p. 10; KAI II, p. 210;
Degen 1969, p. 76) oppure ng' (così DNWSI, p. 715; Martfnez Borobio 2003, p.
265). Il verbo gw' non è altrimenti attestato in aramaico (lo è però in ebraico
biblico con il senso di ''perire'': cfr. KB, p. 184), mentre ng' è noto in aramaico
con il significato di ''toccare'' al tema G (DNWSI, p. 715; DJPA, p. 341) e di
''colpire'' al tema G e al causativo (DJPA, p. 341 ). Gibson (TSSI II, p. 16) pensa
invece al tema G di un verbo hg', ''eradere'', non altrimenti noto.

L.20
wyhnsnh è forse la terza persona ms dell'imperfetto lungo causativo, con
pronome suffisso di terza persona singolare, di nws (KAI II, p. 210; Degen
1969, p. 76), al G ''scappare'' (in ebraico), il cui significato di ''rimuovere'' al
causativo è tuttavia semplicemente dedotto dal contesto; il verbo nws è attestato
in una lettera di Ermopoli (cfr. DNWSI, p. 723), oltre che in ebraico (KB, p.
681). Sokoloff (1999, p. 108) propone di considerare la fo1111a come derivante
da nss, noto da fasi tarde dell'aramaico (ma si veda il commento alla riga 1
dell'iscrizione di Bukan). Alternativamente, si potrebbe trattare di un verbo hns,
che non sarebbe tuttavia altrimenti attestato (DNWSI, p. 290). Gibson (TSSI II,
p. 16) suggerisce invece una connessione con il verbo 'ns, ''distruggere'',
attestato in aramaico palestinese, dove il senso è però piuttosto quello di
''forzare'', ''violentare'' (cfr. DJPA, p. 66; cfr. anche DJBA, pp. 145-146:
''forzare'', ''costringere'', ''prendere con la forza''); la desinenza -n marcherebbe
la fu1111a allungata dell'imperfetto, seguita dal pronome suffisso di terza persona
ms. Lo stesso verbo è attestato nelle iscrizioni di Nerab e nella stele di Bukan.

1114
Cp. anche Martinez Borobio 2003, p. 251 e Lipinski 1975, p. 23: ,,the achievements>>.
132 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

VII. LE ISCRIZIONI DI l:IAZA'EL, RE DI DAMASCO (TAV. IV)

Nonostante la sua grande importanza, del re I:Iaza'el, che fu sovrano del regno
185
di Damasco probabilmente fra 1'843 e 1'803 a.C. , si conoscono, a parte quella
di Tel Dan, quattro sole iscrizioni, molto brevi.
La prima, su di un piccolo (2,8 x 0,8 x 0,2 cm) frammento d'avorio da
Nimrud (Forte Salmanassar), con tracce di bruciatura, è stata letta e integrata
186
[lmr]'n bz'l, <<al nostro signore I:Iaza'el>> .
La seconda, che consta di tre frammenti, due soli dei quali combacianti, è
stata rinvenuta ad Arslan Tash, vicino a Edessa, nel 1928 ed era probabilmente
. I d' . . .
parte d1 un etto avono; oggi s1 trova a I Lo t87
uvre .
Le altre due, identiche, sono state rinvenute una, di non sempre agevole
188
lettura, nel santuario di Apollo Dafneforo a Eretria nel 1910 e una, ben
conservata, durante scavi all'Heraion di Samo negli anni Ottanta del
89
Novecento 1 . L'iscrizione di Eretria, oggi al Museo archeologico nazionale di
190
Atene, si trova su un paraocchi destro per cavallo ; quella di Samo, che
presentiamo qui, su un frontalino per cavallo.
Le tre iscrizioni sono dediche di bottini di guerra: quella di Arslan Tash
191
sembra menzionare <<la presa>> (['b]zt) di una città il cui nome, cominciante

185
Cfr. Lemaire 1991 a.
186
Editio princeps, con fotografia e lettura di Millard, in Mallowan 1966, numero 582 (NOI 1310),
PJ?· 598-589; l'iscrizione è in scriptio continua. Si veda anche Rollig 1974, p. 48.
Editio princeps Thureau-Dangin et al. 1931, pp. 135-138 e tavola XLVII, 112a e 112b; cfr.
anche KAI 232; Koopmans 1962, iscrizione numero 5, I, pp. 21-22, II, p. 2; FK, pp. 12-13; TSSI II,
2, pp. 4-5; Rollig 1974, pp. 38-39; Puech I 98 I; Lipinski 1994, p. 93; Martfnez-Borobio 2003, pp.
241-243; ARI II, p. 41; Amadasi Guzzo 2009, pp. 341-343.
188
La prima fotografia del paraocchi fu pubblicata solo nel 1970 (Muscarella 1970, p. I 16, figura
10). L'editio princeps dell'iscrizione si deve a Charbonnet 1986 (pp. 140-144), con una resa che
mescolava fenicio e aramaico (s ntn hrb k[m]tnt / l'/mn 'mq bsnt b'rhgmr'mn hr, << Ce qu'a donné
HRB en don (?) aux Dieux Bons ... en I' année I O (?) de ... (la perfecion d' Amon Hor ?) >> );
tuttavia, dato il suo cattivo stato di conservazione, questo testo si è potuto interpretare solo in
seguito al ritrovamento del l'iscrizione di Samo. Per la traslitterazione completa del paraocchi di
Eretria, ricostruita sulla base delle diverse edizioni delle iscrizioni di Eretria e di Samo, si veda
Fales 2006, p. 237.
189
Kyrieleis, Rollig I 988. Lo strato del rinvenimento è databile all'inizio del VI secolo a.C.
190
Non è chiaro il contesto archeologico del ritrovamento, poiché i taccuini del suo scopritore,
Kostantinos Kourouniotis, andarono distrutti nell'incendio.di Smirne (Charbonnet 1986, p. 123).
Tuttavia, il ritrovamento nel 1973 di un paraocchi sinistro sinùle (Charbonnet 1986, p. 118) induce
a ritenere che i due oggetti abbiano la stessa provenienza e fossero stati offerti in coppia (cfr.
Charbonnet 1986, pp. 144-145). Il paraocchi destro (Museo archeologico nazionale di Atene,
numero d'inventario X 15070), che reca l'iscrizione ed è decorato con il motivo del ''signore degli
animali'', è lungo I 9, I cm, con larghezza massima di 11,6 cm; la sua fotografia e descrizione si può
trovare online ali' indirizzo http://www.namuseum.gr/object-month/20 I 0/may/may I 0-en. Il
paraocchi sinistro, anepigrafe e con identica decorazione, è conservato al Museo di Eretria (numero
d'inventario B 273).
191
Cfr. Lipinski 1994, p. 93; Martfnez-Borobio 2003, p. 241.
Parte Il. I testi dell'aramaico antico 133
192
per b. è in lacuna , mentre quelle di Eretria e Samo nominano lo stato neo-
193
ittita di 'Umqi, dagli assiri chiamato Ungi, situato nella piana di 'Amuq ,
19
sull'alto Orante, attaccato probabilmente perché filoassiro • I bottini di guerra
95
sono poi passati di mano in mano, finendo come ex voto nei santuari 1 .
Diversa è un'ulteriore iscrizione a noi nota legata alla figura del re
damasceno, la stele di basalto (24 cm di altezza; 7,8 cm di larghezza; 5,2 cm di
profondità) rinvenuta a Teli 'Afis nel 2003, reimpiegata nel pavimento di un
tempio dell'acropoli. L'epigrafe è purtroppo molto frammentaria, ma, fra le
196
poche parole leggibili, spicca il nome di ijaza'el • Amadasi Guzzo (2009)
propone, sulla base della paleografia, che l'iscrizione sia ascrivibile al re
Zakkiir, il cui regno aveva come capitale ijazrak, da identificarsi probabilmente
con Teli 'Afis.

Iscrizione di Haza'el

dall'Heraion di Samo

Il testo è inciso su una placca di bronzo (27 ,3 x 17 ,5 cm) di forma


genericamente trapezioidale, con fregio decorato lungo i lati (ibex, felini, tori e
uccelli) e al centro quattro figure femminili nude, poggianti su tre protomi
leonine e sovrastate dal disco solare alato, secondo uno stile che ricorda quello
degli avori fenici; l'oggetto è conservato al Museo archeologico Vathy di Samo
(B 2579/Al306). Un oggetto pressoché identico, ma anepigrafe e in stato di
conservazione non ottimale, fu rinvenuto nella stessa Samo durante scavi
tedeschi degli anni Cinquanta (Buschor 1959, pp. 208-210 e figura 10).
Sulla base della fo1111a, è riconoscibile come un frontalino per cavallo,
elemento di armatura equina noto dalla statuaria coeva; la fo1111a a trapezio

192
Sono state proposte le integrazioni bi lb J (Aleppo), bi mt] (l:lamat), bi$rJ (l:lazor, nell'alta valle
del Giordano), blzz] (l:lazazu, nella Siria del nord) e blzrk}, la capitale del regno di Zakkiir,
assediata in seguito dal figlio di l:laza'el, Bar-Hadad: cfr. anche Bron, Lemaire 1989, p. 37,
'
Lipinski 1994, p. 93 e 2000, pp. 388-389 e Martinez-Borobio 2003, p. 242. E stato anche fatto il
nome della regione dello l:lawrlin da Puech (1981, p. 556), che ha posto i frammenti nel loro ordine
corretto. L'inizio dell'iscrizione è in lacuna e seguono due grafemi di incerta lettura; la parte
leggibile è: 'm'· lmr'n · bz'l · bsnt I· 'b]zt bl ... J. 'm'è inteso come ''truppa'' da Puech (1981, p.
549), ma si potrebbe trattare di un nome proprio (cfr. ad esempio Bron, Lemaire 1989, p. 37).
Lipinski (2000, pp. 388-389) integra, prima di 'm', lzy ntn h]dd, ,,ciò che diede l'Hadad di
'Imma,,.
193
Il toponimo è fu, 11,ato sul l'elemento 'mq, che significa ''pianura'', ''valle''.
194
L'obelisco nero di Salmanassar III (858-824 a.C.), rinvenuto a Nimrud da Austen Henry Layard
nel 1846 e oggi al British Museum (ME 118885), raffigura il re assiro nell'atto di ricevere il
bottino da cinque re sottomessi; uno di loro è Qalparunda di 'Umqi (RIMA 3: A.0.102.91, pp. 150-
151). Per il testo dell' iscrizione dell'obelisco nero, il resoconto più completo delle campagne di
Salmanassar III, si veda RIMA 3: A.0.102.14, pp. 62-71 e A.0.102.87-91, pp. 148-151.
195
Amadasi Guzzo (2009) mette invece in discussione che l'oggetto di Arslan Tash faccia parte di
un bottino di guerra e pensa che il letto sia stato eseguito a Damasco da un artigiano per il re
l:laza' el.
196
In realtà, la lettura della aleph è parziale e la lamed è in lacuna. Fra le altre s~uenze leggibili, si
hanno forse kl, ''tutto'', una voce del verbo hwy (yhw) e il sostantivo o il verbo mlk (mllk]).
L'iscrizione usa, al pari della stele di Zakkiir, una breve linea verticale come divisore fra le parole.
134 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

allungato (detta talvolta in letteratura semitriangolare) è tipica dell'area


nordsiriana. Frontalini simili, come questo di natura decorativa e non pratica,
197
sono noti in bronzo e in avorio .
L'iscrizione, che corre sul lato sinistro del frontalino, tra le figure e il fregio,
è in scriptio continua, interrotta soltanto in un punto a causa della decorazione
(una testa di leone). La mancanza di spazi e divisori, congiuntamente alla
difficoltà di distinguere i grafemi (d) e (r), ha reso possibili diverse letture e
interpretazioni.
198
Editio princeps: Kyrieleis, Rollig 1988 . Qui si accetta la lettura di Bron,
5
Lemaire 1989 e Eph'al, Naveh 1989, sostanzialmente accolta anche da KAI .

Indicazioni bibliografiche
Kyrieleis, Rollig 1988; Bron, Lemaire 1989; Eph 'al, Naveh 1989; FK, pp. 22-
5
23; Lipinski 1994, p. 92; KAI 311; Martinez Borobio 2003, pp. 239-241; ARI
II, p. 202; Fales 2006.

Testo

zy ntn hdd lmr'n bz'l mn 'mq bsnt 'dh mr'n nhr

Traduzione

(Questo è ciò) che diede Hadad al nostro signore l:laza'el da 'Umqi, nell'anno
(in cui) il nostro signore attraversò il fiume.

197
Si veda Fales 2006, pp. 231-232. In bronzo se ne hanno esempi, oltre che dalla stessa Samo (si
veda sopra), da Mileto (Barnett I 957, p. 101), Teli Tainat (Kantor I 962) e nella collezione
Bomford (Barnett 1964b; cfr. anche Muscarella 1970, p. 118), mentre in avorio da Nimrud (diversi
pezzi; cfr. Barnett 1957, pp. 101-103, 202 e tavola CLXIII; Orchard 1967, tavole XXVI-XXX;
Kyrieleis, Rèillig 1988, p. 42) e Gordio (Young 1962). In bronzo esiste inoltre un'imitazione
etrusca del modello, con soggetto greco (un fante in annatura completa), rinvenuta in due
esemplari a Marsiliana d' Albegna (Minio 1921, pp. 270-272 e tavola XXXV).
198
Con lettura zy nm HDR lmr'n /:lz'l mn 'mq bsn t'rh mr'n nhr, <<(Questo è ciò) che diede HDR al
nostro signore I:Iaza'el dalla pianura di Basan. Frontalino del nostro signore illustre>>. La sequenza
mn 'mq bsn è tradotta nel!' editio princeps con <<dalla pianura di Basan>>, mentre t'r, che significa
''coltellino'', ''rasoio'', indicherebbe qui l'oggetto sul quale è incisa l'iscrizione, ossia un frontalino
da cavallo. nhr significa in genere ''fiume'', ma Rèillig aveva in origine attribuito a questa parola il
valore di ''illustre'' (cfr. palmireno nhyr: PAT, p. 388).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 135

Cu11u1aento

199
hdd: si tratta del nome divino Hadad ; il frontalino bronzeo rappresenta
dunque con ogni probabilità un oggetto ''dato'' in dono dal dio della tempesta al
re di Damasco; l'origine divina del dono sembra rimandare a un contesto
200
bellico, a un'azione di guerra sostenuta e promossa dalla divinità : il frontalino
sarebbe dunque parte del bottino bellico risultante da una spedizione di I:Iaza'el
in alta Siria.
mr'n: si tratta del sostantivo mr', ''signore'', seguito dal pronome suffisso di
prima persona plurale -n. Si noti che I:Iaza'el doveva essere definito <<nostro
signore>> anche nell'iscrizione frammentaria proveniente da Nimrud pubblicata
da Max Mallowan (1966, numero 582; si veda sopra).
'mq: 'Umqi, Ungi nelle fonti assire e 'mq nell'iscrizione di Zakkfu, è il nome
di uno stato neoittita localizzato nell'alto Oronte, già alleato dei re damasceni
contro il sovrano di I:Iamat (si veda l'iscrizione di Zakkur), dal quale I:Iaza'el
avrebbe dunque preso, come bottino di guerra, il frontalino. 'mq significa
''pianura'' ed è perciò utilizzato nei toponimi (in arabo il nome di 'Umqi è
tuttora al-'Amq).
bsnt: <<nell'anno>>; si noti lo stato costrutto della parola snh, ''anno''; bsnt è
immediatamente seguito dal verbo 'dh ( 'dy), ''passare'', ''attraversare''.
nhr: facendosi prima menzione di 'Umqi, il ''fiume'' cui si fa riferimento è
probabilmente l'Orante, ma sappiamo che I:Iaza'el, approfittando di un
momento di debolezza degli Assiri, passò addirittura l'Eufrate e all'Eufrate
pensano Eph'al e Naveh (1989, p. 189), seguiti da Lipinski (1994, p. 92); per
cautele a riguardo si veda Fales 2006, p. 236. La parola non è allo stato
detti 11t.inato, come ci si aspetterebbe e questo potrebbe essere dovuto alla non
completa evoluzione dello stato dett111t.inato in aramaico antico, oppure al fatto
che il sostantivo sarebbe fra quelli di per se dett::111ti11ati (Eph 'al, Naveh 1989, p.
189). Si noti che anche nell'iscrizione di Teli Fekherye, nella quale lo stato
enfatico è attestato, la parola fiume Ìl.on è dete111t.inata (tuttavia, essa è seguita da
klm, che sembra implicare, in Teli Fekherye, l'assenza dello stato enfatico nel
sostantivo cui si riferisce).

199 5
In KAI , Donner e Rollig accettano la lettura proposta da Eph'al, Naveh, Bron e Lemaire, ma
mantengono, accanto alla letiura hdd, la possibilità di una lettura hdr, (hddlr è anche riportato in
ARI II, p. 202), che potrebbe essere un antroponimo, ancorché non altrimenti attestato.
200
In questo senso, si noterà come il testo di Tel Dan (forse opera di I:Iaza'el stesso), alle linee 4-5,
indichi che yhmlk hdd '[yty] I 'nh wyhk hdd qdmy, <<Hadad fece re me - proprio io! - e Hadad
marciava davanti a me>>.
136 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

VIII. L'ISCRIZIONE DI TEL DAN (TAV. V)

Si tratta di un'iscrizione rinvenuta a Tel Dan/fell el-Qadi, all'estremo nord


dello stato di Israele (monte I:Ie1111on), molto frammentaria. Il frammento A fu
trovato riutilizzato in un muro nel 1993, i frammenti B 1 e B2 nel 1994. B 1 e B2
sembrano collimare fra di loro, mentre il loro rapporto con il frammento A, che
è il più lungo, è meno chiaro. Se la ricostruzione proposta dalla maggior parte
degli studiosi è corretta, la ~accatura dell'iscrizione è diagonale e va da sinistra
2
a destra dall'alto in basso . Il frammento A è da porsi a destra, B in alto a
sinistra, fermo restando che vi è comunque una lacuna piuttosto estesa fra i due
frammenti. Il contesto archeologico induce a datare l'iscrizione fra la fine del IX
e l'inizio dell'VIII secolo a.C. I frammenti sono stati tempestivamente
pubblicati dall'archeologo Biran e dall'epigrafista Naveh nel 1993 e nel 1995.
Le estese lacune rendono impossibile una piena comprensione
del!' iscrizione, a partire dal nome del suo estensore, che pare essere stato
202 ·1
H. aza e 1 amasco , 1 re c he magg101·111ente
' I d. D . ....., s1. oppose a11' avanzata assira.
.
Egli fu re dall' 840 circa e in quegli stessi anni prese il potere in Israele il
generale Yehu, dopo aver ucciso Y ehoram, re di Israele e 'AI:iazyahu re di
Giuda (2Re, 8-9). Nell'iscrizione di Tel Dan è invece il suo estensore, il re
arameo, ad attribuirsi l'uccisione di Yehoram e 'Al:iazyahu: non è pertanto da
escludere che il golpe di Yehu fosse parte dell'offensiva damascena e che egli
203
sia stato posto in trono per volere di I:Iaza'el , il quale occupò anche i territori
204
della Transgiordania (2Re, 10:32-33) e assoggettò Giuda e Gat (2Re, 12:18).
Vale la pena di notare che la Bibbia (2Re, 8:7-15) e un'iscrizione di
Salmanassar sembrano considerare I:Iaza'el un usurpatore, ma egli

201
Altre proposte sono state: 1) considerare i frammenti 8 estranei al frammento A (Cryer 1995);
2) posizionare i frammenti 8 sopra il frammento A (Galil 2001 ); 3) posizionare i frammenti 8 sotto
il frammento A (Athas 2003).
202
Così la maggior parte degli studiosi, ma si è anche pensato al predecessore (e padre, secondo
Liverani: 2003, pp. 127-130) di J:laza'el, Hadad'ezer (per esempio Puech 1994 e Biran e Naveh
1993, ma questi ultimi optano, dopo la scoperta del secondo frammento, per J:laza'el), altri al figlio
di l:laza'el, Ben-Hadad/Bar-Hadad (ad esempio Athas 2003), oppure addirittura a Yehu (Wesselius
1999; ma si veda Becking 1999, cui si rimanda per un riassunto delle opinioni circa l'estensore
della stele).
203
Si deve tuttavia notare che non mancano ipotesi differenti, data la differente politica dei due
sovrani: antiassira quella di J:laza'el, filoassira quella di Yehu. Su J:laza'el e Yehu si vedano ad
esempio Schniedewind 1996; Kottsieper 1998; Na'aman 2000; Liverani 2003, pp. 127-130,
Hasegawa 2012, soprattutto pp. 43-46; Kratz 2013, pp. 23-24. Na'aman e Hasegawa ritengono il
racconto biblico e quello dell'iscrizione di Te! Dan incompatibili e accordano maggiore credibilità
al secondo: la narrazione veterotestamentaria sarebbe dovuta a una confusione fra i due episodi
(l'uccisione dei due re in battaglia e il golpe di Yehu, che avrebbe effettivamente sterminato la
casata omride: Na'aman), oppure a una volontaria propaganda a favore di Yehu (Hasegawa).
204
Forse proprio all'offensiva di J:laza'el sono da ricondurre le distruzioni e le ricostruzioni
attestate nel nord di Israele nella seconda metà del IX secolo; cfr. Liverani 2003, pp. 128-130. La
presa di Gat è stata confe1111ata da scavi recenti.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 137

probabilmente era un re legittimo, poiché nomina suo padre per ben tre volte
nel!' iscrizione, pur non facendone il nome. Il suo predecessore sul trono di
Damasco era stato Hadad 'ezer, che proprio con Yehoram di Israele aveva
affrontato gli Assiri nella battaglia di Qarqar.
La scoperta dell'iscrizione suscitò grande entusiasmo e un intenso dibattito,
in larga parte ideologico, poiché vi si menzionano probabilmente un re di Israele
(mlk y[s]r'[) e la casa di Davide (bytdwd: si veda sotto), fornendo così
205
un'attestazione extrabiblica a fatti e personaggi dell'Antico testamento .
L'importanza storica dell'iscrizione - e, in minor misura, alcune sue peculiarità
linguistiche, in particolare la presenza del waw conversivum - ha prodotto una
serie infinita di articoli: fino al 2004, Hagelia ha contato 33 diverse
ricostruzioni, alcune con estese integrazioni, e i contributi ad essa dedicati erano
'
più di 60 nel 1998 (si rimanda ad Hagelia 2006 e 2009). E da rilevare come la
stessa autenticità dell'iscrizione sia stata messa in dubbio da qualche studioso,
fra cui Giovanni Garbini.
Insomma, la stele di Te! Dan è un ottimo esempio di come lo studio del
mondo antico - e dell'epigrafia, apparentemente così ''neutra'' - possa essere
206
ancora caratterizzato da appassionati dibattiti ideologici •
Dal punto di vista linguistico, si notino, come nelle iscrizioni di Zakkiir e
Deir 'Alla, la presenza dell'imperfetto preceduto da w- con valore preteritale,
nonché forse, come in Deir 'Alla e in samaliano, l'assenza dello stato enfatico,
207
che potrebbe tuttavia essere casuale .

Editio princeps: Biran, Naveh 1993; Biran, Naveh 1995.

Indicazioni bibliografiche
Biran, Naveh 1993; Tropper 1993b; Cryer 1994; Garbini 1994; Halpern 1994;
Lemaire 1994; Lipinski 1994, pp. 83-101; Knauf, De Pury, Romer 1994; Puech
1994; Tropper 1994; Biran, Naveh 1995; Cryer 1995; Muraoka 1995;

205
L'iscrizione è stata definita da Halpem <<a tonic against denials that there had been an Israelite
state in the tenth century B.C.E.,, (1994, p. 63) e Lemaire notava come l'epigrafe dimostrasse
l'importanza di Giuda e Israele sulla scena internazionale, ,,no doubt to the chagrin of those
modem scholars who maintain that nothing in the Bible before the Babylonian exile can lay claim
to any historical accuracy,, ( 1994, p. 3 I). Sul)' altro versante, si veda ad esempio il titolo di un
articolo di Lemche sulla Biblica! Archaeology Review: <<I cannot help it if David and Solomon are
not historical figures,, (24, 1998), o il titolo di un articolo di Lemche e Thompson sul Joumal of the
Study of the Old Testament: <<Did Biran kill David? The Bible in the light of Archaeology,, (64,
2000). Come si vede, i toni sono stati anche piuttosto forti.
206
<<This is a text with wide implications, and the expression of strong feelings has been an
important aspect of the debate,, (Hagelia 2009, p. 8). Sull'intenso dibattito relativo a Tel Dan, si
rimanda ad Hagelia 2009.
207
L'assenza dello stato enfatico potrebbe essere dovuta a una diffusione dell'articolo non ancora
interamente compiuta, ma non sembrano esservi punti che richiederebbero la presenza dello stato
enfatico (cfr. Athas 2003, p. 250; Lipinski 1994, p. 87, che pensano a un caso dovuto alla
frammentarietà e brevità del testo). Si noti che a Tel Dan è stato rinvenuto, in uno strato di IX-VIII
secolo, un frammento di suppellettile che presenta lo stato enfatico (si veda sotto XVI(j); cfr. anche
Lipinski 1994, p. 87).
138 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Rendsburg 1995; Knauf 1996; Sasson 1996; Schniedewind 1996; Emerton


1997; Lemaire 1998a; Kottsieper 1998; Becking 1999; Wesselius 1999; Galil
5
2001; KAI 310; Athas 2003; Martfnez Borobio 2003, pp. 220-227; ARI II, pp.
409-410; Hagelia 2006; Hagelia 2009; Hasegawa 2012.

Testo

1. [ ......... ]mr · '[ ....... ] wgzr [ ...... ]


2. [ ...... ]· 'by· ysq [· 'lwh · bh]tlbrnh · b' .[ .. ]
3. wyskb · 'by· yhk · 'l[ · 'bhw]h · wy'l · mlk y[s]
4. r'l · qdm · b'rq · 'by[· w]yhrnlk · hdd[·] '[yty.]
5. 'nh · wyhk · hdd · qdmy [· w]'pq · rnn · sb'[t · ... ]
6. y • rnlky • w'qtl • rnl[kn • sb]'n • 'sry • '[lpy • r]
7. kb · w'lpy · prs · [qtlt · 'yt · yhw ]1111 · br · ['b'b ·]
8. rnlk · ysr'l · wqtl[t · 'yt · 'bz]yhw · br [· yhwrr11 · ml]
9. k · byt dwd · w'sm · ['yt · ... ']
10. yt · 'rq · hm· l[ ... ]
11. 'bm wlhp[k ... m]
12. lk · 'l ·ys[r'l ... w'sm]
13. m~r · 'l[ ... ]

Traduzione

1. [ ........ ]disse (?) [ ....... ] e tagliò/concluse [ ...... ]


2. [ ...... ] mio padre andò [contro di lui quando] combatté contro/a [ ... ]
3. Mio padre giacque e andò ai suoi [padri?]. Era entrato un re di Israele
4. in precedenza (?) nella terra di mio padre (?), ma Hadad fece re me
5. - proprio io! - e Hadad marciava davanti a me. E partii dai sette(?) [ ... ]
6. del mio regno e uccisi settanta re che aggiogavano migliaia
7. di carri e migliaia di cavalli. Io uccisi Yehoram, figlio di 'Ab' ab,
8. re di Israele e uccisi 'Abazyahu, figlio di Yehoram, re
9. della casa di Davide. E posi [ ... ]
I O. la loro terra [ ... ]
11. un altro e per sovvertire (?)[ ... ]
12. regnò (?) su Israele [ ... e posi?]
13. assedio

Cu11u111:ato

L. 1
gzr è la terza persona maschile singolare del perfetto di gzr, ''tagliare'', applicato
prevalentemente al taglio degli animali sacrificali e al ''taglio'', cioè alla
Parte II. I testi dell'aramaico antico 139

conclusione, di un patto (aramaico 'dy). In questo contesto la seconda accezione


sembra più probabile ed è dunque plausibile l'integrazione '[dy} per la parola
che precede gzr e di cui si legge solo la 'ayin.

L. 2
ysq è la terza persona maschile singolare dell'imperfetto del verbo slq, ''andare''.
In questo caso, il senso impone una traduzione al perfetto: si tratta con ogni
probabilità di un presente con valore preteritale, frequente in ebraico nelle
narrazioni, dove è in genere preceduto da w- (il cosiddetto waw conversivum,
per il quale si veda sotto), come in alcune fo1111e verbali di questa iscrizione. In
questo caso, e in quello di yhk alla riga 3, si è suggerito che le due fo1111e
sarebbero differenti perché, contrariamente alle altre, non introdurrebbero un
208
nuovo evento, ma si limiterebbero a elaborarne uno già annunciato . Benché
questo sia possibile nel caso di yhk, è più che dubbio in quello di ysq, data
l'estesa lacuna; inoltre, si tratterebbe, anche in ~esto caso, di una costruzione
09
ignota all'aramaico antico, benché esista più tardi .
bhtl/:zmh: <<Quando stava combattendo>> (letteralmente <<nel suo combattere>>),
infinito costrutto del riflessivo, parzialmente integrato sulla base della famosa
iscrizione di Mesha di Moab, dove la taw è infissa e non prefissa. Si tratta di una
fo1111a tG o tD, epigraficamente attestata comunque soltanto in queste due
iscrizioni (cfr. DNWSI, pp. 571-572; si confrontino l'ebraico e il sabeo l/:zm
(KB, p. 526; SD, p. 82) e l'arabo la/:zama (VI: DMWA, p. 1010), ''combattere'',
''unirsi in battaglia''); il sostantivo l/:zmh, ''guerra'', è noto in aramaico antico
dall'iscrizione di Bukan. Kottsieper (1998), considerando questo verbo legato al
''patto'' della riga 1, pensa piuttosto a l/:zm nell'accezione di ''unirsi'' (Gt/Dt;
tema base, ''essere legato''), che è tuttavia attestata solo molto tardi, in siriaco e
aramaico cristiano palestinese.
b '.[ .. }: sono state proposte diverse possibili integrazioni, tenendo conto del
fatto che la lettera dopo (') è ritenuta dai primi editori essere (b) o (p) (Biran,
Naveh 1995, pp. 13-14): 1) b'b[y}, <<contro mio padre>> (il verbo l/:zm è
intransitivo e anche nell'iscrizione di Mesha è seguito dalla preposizione b-;
così Wesselius 1999); 2) b'b[l}, <<ad 'Abel>>, dove 'Abel è toponimo (cfr.
Schniedewind 1996); 3) b'p[q}, <<ad 'Apheq>>, dove 'Apheq è un toponimo.
'Abel era vicino a Tel Dan ed è citato da documenti assiri. Apheq è toponimo
molto diffuso in Palestina; un 'Apheq in Galilea è citato nella Bibbia come
luogo di scontro fra lo stato aramaico di Ben Hadad e Israele (lRe 20:26, 30).

208
Lipinski I 994, p. I 00, secondo il quale avrebbe una sfumatura finale difficile da vedere alla riga
3 (inoltre, gli esempi menzionati da Lipinski hanno tutti il tempo a prefissi anche nella prima
frase); dubitativamente Emerton 1997, pp. 432-435, che sottolinea comunque l'impossibilità di
stabilire se si tratti effenivamente di imperfetti con valore preteritale.
209
Esiste infatti, in Daniele, l'uso preteritale dell'imperfetto per esprimere contemporaneità o
azioni reiterate nel passato (cfr. Bauer, Leander 1927, pp. 280-283; Emerton, ibid.; cfr. anche
Koopmans 1962, I, p. 27, che cita l'ebraico biblico relativamente all'iscrizione di Zakkiir). Sull'uso
delle fo1111.: verbali nel l'aramaico di Daniele, si vedano anche Gzella 2004 e Li 2009.
140 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L. 3-4
yskb è imperfetto con valore preteritale da skb, ''giacere'', qui usato come
eufemismo per ''morire'' o, forse, per ''giacere malato''. La presenza dello waw
conversivum in questa iscrizione è dibattuta: pur se generalmente accettata, essa
è invece negata, ad esempio, da Muraoka (1995), il quale ritiene che la waw
abbia solo valore di copula e che la fo1111a non sia dunque paragonabile
all'ebraico wayyiqtol. In aramaico, la fo1111a è nota nell'iscrizione di Zakkiir
(anche in questo caso, Muraoka pensa che abbia valore di copula) e a Deir 'Alla
(per il dibattito si veda Hagelia 2006, pp. 136-156). La distribuzione del
fenomeno all'interno delle iscrizioni aramaiche antiche è circoscritta alla zona
meridionale ed è stato proposto di vedere nell'uso dell'imperfetto con valore
preteritale: 1) una persistenza protosemitica, areale e condivisa con moabitica ed
ebraico (Tropper 1993b; l'idea di un fenomeno areale è però abbandonata in
Tropper 1994) oppure dovuta a una maggiore conservatismo dell'aramaico
meridionale di Damasco (Schniedewind 1996; Kottsieper 1999); 2) un influsso
dell'ebraico in una zona di frontiera (Cryer 1995). Incline invece ad associare
l'utilizzo del waw conversivum a specifici generi letterari è Sasson (1997), il
quale osserva come esso sia utilizzato essenzialmente in narrazioni di guerra.
'by: <<mio padre>>. Da un punto di vista storico, si tratta di un'indicazione
importante e discussa. Come si è detto, la maggior parte degli studiosi ritiene
che l'estensore della stele sia I:Iaza'el, il quale, però, è da un testo di
Salmanassar III e dalla Bibbia trattato come usurpatore (alcuni pensano anche
che il poco chiaro racconto biblico alluda all'assassinio, da parte di I:Iaza'el, del
suo predecessore, chiamato erroneamente Ben-Hadad, ma questo è molto
dubbio: cfr. ad esempio Lemaire 1991a e Sasson 1996). Qui, invece, si dice che
succede al predecessore e padre, Hadad'ezer. Alcuni studiosi hanno
semplicemente accettato che I:Iaza'el fosse figlio di Hadad'ezer (cfr. Liverani
2003, pp. 127-130). Altri hanno ipotizzato che la falsità del racconto biblico e
del testo assiro sia parziale: I:Iaza'el sarebbe stato figlio di Hadad'ezer, ma non
suo legittimo successore (Sasson 1996; Lipinski 2000, p. 377).
yhk 'I[ 'bhw]h: il contesto richiede la presenza di un'altra espressione
eufemistica. Si legge yhk 'I, che significa <<andò a>> (yhk è terza persona
dell'imperfetto, con valore preteritale, di hlk, ''andare''), così come si legge il
pronome suffisso -h dopo la lacuna. I primi editori propongono di integrare
['bhw]h, <<i suoi padri>>. Altre proposte sono '/ [qryt]h, <<alla sua città>>
(Wesselius 1999), '/ [byt 'lm]h, <<alla sua tomba>> (Lipinski 1994, pp. 90-91),
dove byt 'lm significa, per l'appunto, ''tomba'' (lett. ''casa del l'eternità'') o
semplicemente '/ [ 'lm]h (Martinez Borobio 2003, p. 224).
wy'l: y'l è imperfetto, usato con valore di perfetto, di 'Il, ''entrare''.
mlk y[s]r'l ((s) per *s), <<re di Israele>>; non c'è un divisore fra le due parole,
ma potrebbe esserci un piccolo spazio fra (k) e (y). In ogni caso, questa è
l'interpretazione più accreditata, benché non manchino eccezioni, che
dipendono dalla diversa disposizione dei frammenti (Athas 2003, ad esempio).
qdm è stato interpretato dai primi editori come un avverbio temporale, <<in
precedenza>> e la loro idea è generalmente accettata, anche se, come osservato
Parte II. I testi dell'aramaico antico 141

da Garbini ( 1994, p. 465), qdm non ha di solito questo significato. Già i primi
editori (Biran, Naveh 1995, pp. 14-15) segnalavano come alternativa la
possibilità che qdm designasse un toponimo (così anche Kottsieper 1998).
Lemaire ( 1998a, p. 5) propone di considerare qdm <<a local adverb specifying
the verb wy 'l>>: non ci si riferirebbe a un attacco di anni prima da parte di
Israele, ma di un attacco seguito alla morte del re, approfittando delle
circostanze.
b 'rq 'by è la proposta dei primi editori, mentre alcuni, ad esempio Lipinski
(1994, p. 92), suggeriscono di integrare qui un toponimo ('by[l myn]). La 'aleph
e la beth di 'by sono entrambe interessate da un buco nella pietra di ridotte
dimensioni, che non ne preclude la leggibilità. Tuttavia, fra di esse vi è un
notevole spazio, secondo i primi editori dovuto a una fenditura precedente
l'incisione, poi ingranditasi. Athas propone invece di vedere le tracce della parte
alta di una lamed sopra la rottura ed effettivamente pare esserci qualcosa, a
giudicare dalle fotografie. La lettura della lamed darebbe 'lby, da integrarsi,
secondo Athas (2003, p. 193), con 'lby[t'l], il nome divino 'El-Bayt'el.
yhmlk hdd '[yty]: yhmlk è terza persona del causativo di mlk, ''regnare'',
''essere re''. La lettura della (y) iniziale è incerta e quasi interamente ricostruito
è il complemento oggetto, 'yty, non da tutti accettato.

L. 5-6
'nh: la sintassi della frase è difficile da spiegare, perché 'nh è un pronome
'
personale indipendente e come tale potrebbe esprimere solo il soggetto. E stata
suggerita una somiglianza con la frase alla riga 2 dell'iscrizione di Zakkiir (si
veda Hagelia 2006, p. 63), ma il paragone non è del tutto pertinente, perché in
questa epigrafe 'nh è un soggetto in entrambe le sue ricorrenze: 'nh zkr mlk bmt
wl's 's 'nh 'nh, <<io sono Zakkiir re di ijamat, un uomo pio/umile (sono) io>>.
Tuttavia, nel contesto di Tel Dan 'nh sembra poter essere solo un rafforzativo
del precedente oggetto, 'yty, del quale è comunque bene tener presente la lettura

incerta.
w 'pq: I persona singolare del tempo a prefissi, con valore preteritale
(probabilmente preceduta da waw conversivum), di npq, ''partire''.
sb ': ''sette'', data la lacuna che segue, potrebbe anche essere allo stato
costrutto, sb 't (così i primi editori), oppure sb 'ynlsb 'y, ''settanta'' (cfr. le
differenti opinioni in Hagelia 2006, p. 64 ).
y mlky: con ogni probabilità, la parola mlk, qui verosimilmente ''regno'', con
pronome suffisso, era preceduta da uno stato costrutto maschile plurale, che
cominciava alla riga 5; ne è visibile solo la yod all'inizio della riga 6.
mlkn sb 'n: ml[kn sb] 'n è la ricostruzione suggerita dagli editori (si noti che
della 'ayn si legge un frammento); l'integrazione ml[kn] è accettata da tutti, a
differenza della parola seguente: si veda ad esempio la proposta di Lemaire
(1998a, p. 8), ml[kn tp]qn, che è inteso essere un duale: <<due re potenti>>.
'sry: la 'aleph iniziale sembra essere certa, benché non sia interamente leggibile,
perché è posta proprio alla giuntura di B 1 e B2. Si tratta di un participio plurale
costrutto dal verbo 'sr, ''legare''. Ad 'sr segue una 'aleph, poi un'estesa lacuna
142 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

e, alla riga 7, i grafemi (kb): la proposta degli editori, '[lpy r]kb, <<migliaia di
carri>>, sembra ragionevole, dato che il numerale 'lpy ricorre anche alla riga 7,
associato a prs, ''cavallo'' o ''cavaliere''. Lemaire ( 1998a, p. 9) e Kottsieper
(1998, p. 482) pensano a un duale, <<duemila>>.

L. 7-8
[qtlt 'yt yhw]rm br ['/:l'b]: questo passo presenta lacune vistose, ma
l'identificazione del re menzionato (alla riga 8 viene definito <<re di Israele>>)
con Yehoram (o forse Yorarn, con una scrittura yw anziché yhw, tipica del nord:
cfr. Schniedewind 1996, p. 80) figlio di 'Ab'ab è accettata dalla maggior parte
degli studiosi (cfr. Hagelia 2006, p. 69). Yehoram fu in effetti l'ultimo
esponente della dinastia omride, che regnò su Israele nella prima metà dell'IX
secolo a.e. e fu sostituita appunto dalla dinastia di Yehu (si veda
l'introduzione), al potere fino alla metà dell'VIII secolo a.e. Secondo il
210
racconto biblico, tutta la famiglia di Yehorarn fu ste1111inata da Yehu •
Il verbo qtlt è ricostruito sulla base di qtl[t] alla riga 8, la cui lettura è
comunque incerta, perché i grafemi sono interessati da una spaccatura. La nota
accusativi 'yt è qui, come in altri casi, del tutto illeggibile: la sua presenza è
suggerita sia dal contesto, sia dal!' estensione della lacuna, ma deve essere
considerata ipotetica. Tuttavia, se a seguire fosse un nome proprio, come sembra
probabile, la presenza della nota accusativi potrebbe considerarsi certa, poiché il
suo utilizzo con antroponimi e toponimi sembra essere pressoché obbligatorio in
aramaico antico (si veda la parte della grammatica relativa alla sintassi).
['bz]yhw br [yhwrm]: come per il re menzionato in precedenza, la lettura
del nome è parziale, ma la maggior parte degli studiosi concorda nel ritenere
menzionato 'Abazyahu, figlio di Yehoram, re di Giuda. Si noti che moglie di
Yehoram e madre di 'Abazyahu era la regina 'Atalyah, che apparteneva alla
famiglia omride e che successe al figlio sul trono per qualche anno.

L. 9
bytdwd: i grafemi sono scritti senza divisori e senza spazi. Si tratta del termine
più discusso dell'intera iscrizione (sul dibattito e sulle varie proposte si veda
Hagelia 2009, dove l'intero capitolo 6 è dedicato alla ''bytdwd question''). La
versione dei primi editori - quella che trovato maggior seguito - vede in bytdwd
la menzione della <<casa di Davide>>, ossia del regno di Giuda, dopo aver
ricordato, nelle righe precedenti, un re di Israele. Altre proposte, meno
convincenti, vedono in bytdwd un toponimo (eryer 1994) o un luogo di cuit_o

:io Con una certa ironia, nell'obelisco nero del re assiro Salmanassar III (858-824 a.C.), sul quale
sono raffigurati e menzionati i popoli sottomessi e i loro re, Yehu è definito miir ljumri, <<figlio di
Omri,, (probabilmente, da intendersi come <<figlio (della casata) di Omri,, (cfr. RIMA 3:
A.O. I 02.88, p. 149), con una costruzione di tipo bit + nome proprio per indicare il fondatore della
dinastia: cfr. Na'aman 1998, p. 236). Si potrebbe pensare a info1111azioni insufficienti o a semplice
noncuranza da parte degli Assiri (Sasson I 996; Hasegawa 20 I 2, pp. 49-50) piuttosto che a ragioni
ideologiche (Na'aman 1998; non escluse da Sasson 1996) o a una non dimostrabile parentela di
Yehu con gli Omridi (Schneider 1996).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 143

(Knauf, De Pury e Romer ( 1994) pensano a un tempio dedicato al dio Dòd; cfr.
anche Barstad 1999, p. 260). L'assenza di divisore o di uno spazio non è insolita
in uno stato costrutto: si pensi a hddskn in Teli Fekheryeh o, nel fenicio di
Biblo, all'iscrizione di 'Abiram (bn'brm e mlkgbl, <<figlio di 'Abiram>> e <<re di
Biblo>> ). Si noti che il nome degli stati aramei è composto dal termine bzt,
''casa'', ''casata'', seguito dal nome dell'antenato eponimo e che la presenza di
simili costruzioni in accadico ed ebraico è forse dovuta a influsso aramaico (si
veda ad esempio Rendsburg 1995). Si è anche suggerito che la menzione dello
stato del nord come ''Israele'' e di quello del sud come ''casa di Davide'' e non
''Giuda'' indichi una differente organizzazione, già statale nel primo, ancora
'
tribale nel secondo (Knauf 1996). E da tener comunque presente che Israele è,
sotto gli Omridi, la compagine statale di gran lunga più importante fra le due e
lo sarà fino alla conquista assira. Si è spesso detto come questo sarebbe l'unico
accenno alla casa di Davide in contesto extrabiblico, ma ve ne potrebbe essere
menzione anche nella stele di Mesha, alla fine della frammentaria riga 31, dove
Lemaire (1994) propone di integrare b[t] dwd (questa lettura è stata accettata in
5
KAI ; si veda anche Puech 1994).
Per quel che riguarda l'etimologia del nome dwd, il DawTd biblico, Davide,
essa resta tuttora dubbia: generalmente ritenuto connesso a dod, ''amato'',
oppure ''zio paterno'', ha una fu1111a bisillabica difficile da spiegare; è stata
recentemente proposta un'etimologia che ne farebbe un nome non semitico, ma
greco-filisteo, *LJa1-p1J, ''abile in battaglia'', ''esperto di guerra'' (Schneider
2011, pp. 575-576).

L. 10
'rq hm, <<la loro terra>>, è probabilmente preceduta dalla nota accusativi, ['Jyt,
che è integrata in vari altri punti dell'iscrizione (cfr. le righe 4, 7, 8, 9; per la
nota accusativi in aramaico antico, si veda il paragrafo 3.2.3 della sintassi). Si
noti la scrittura separata del pronome suffisso di terza persona maschile plurale,
per cui si confronti mbnwt hm in Zakkiir A, riga 9.

L.11-13
lhp[k], integrazione proposta da Puech (1994, pp. 218-220), è un infinito da hpk,
''rovesciare'', ''sovvertire''. L'unica lettera leggibile è (h), mentre (k) è
interamente in lacuna e della (p) si vede solo una traccia, che potrebbe anche
appartenere a una (r) o a una (b) (si veda anche Schniedewind 1996, p. 81).
12
m] lk 'I ys[r'l]: si accetta l'integrazione dei primi editori, che, accolta da
molti, è tuttavia incerta. Secondo Lipinski ( 1994, p. 97), lk sarebbe invece
l'imperativo di hlk, <<Va' contro Israele!>>.
[w'sm] m,$r: <<posi assedio>>; m,$r, ''assedio'', si legge chiaramente, mentre la
parola 'sm (prima persona del!' Imperfetto di sym ( *sym ), ''porre''), alla riga 12,
è integrata da Lipinski (1994, p. 97) e ipotetica (Lipinski integra anche '/
[smryn], dunque <<assediai Samaria>>). L'iscrizione è mutila subito dopo la
lamed e non è dato sapere se vi fosse un divisore e la parola fosse dunque la
preposizione '/, o se la parola continuasse.
144 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

-
IX. LA STELE DI BUKAN (TAV. Ili)

La parte maggiore dell'iscrizione aramaica di Bukan, datata alla metà o alla fine
dell'ottavo secolo, fu rinvenuta nel 1985 nel corso di scavi avvenuti a Qalaichi
Tappeh, a sette chilometri a nord della moderna Bukan, nell'Azerbaijan
occidentale (Iran), mentre un secondo frammento, meglio conservato e
corrispondente a un pezzo dell'angolo superiore sinistro della stele, fu
recuperato nel 1990 sul mercato antiquario. Non si tratta, comunque, di un testo
intero: ci è giunta solo l'ultima parte, quella che contiene, come in Sefire, le
maledizioni nei confronti del!' eventuale danneggiatore della stele. Pubblicata
per la prima volta in un articolo in persiano nel 1996 da Bassas-Kanzaq, è stata
da allora oggetto di diversi studi.
L'iscrizione è di notevole interesse, perché dimostra come la lingua aramaica
fosse in uso in questa regione, ben oltre la catena degli Zagros e in pieno
territorio manneo, già nell'ottavo secolo a.C.
Probabilmente opera di un re locale, l'iscrizione, che paleograficamente si
avvicina a Sefire, presenta, nella parte a noi rimasta, maledizioni simili a quelle
trovate a Sefire e a Teli Fekherye.
Per un'interpretazione storica dell'iscrizione di Bukan si vedano Eph'al
1999, Fales 2003 e Liverani 2008.

Editio princeps: Bassas-Kanzaq 1996 (in persiano).

Indicazioni bibliografiche ~
Bassas-Kanzaq 1996; Lemaire 1998b; Lemaire 1998c; Tropper 1998; Eph'al
1999; Lemaire 1999a; Sokoloff 1999; Teixidor 1999; KAI 320; Sima 2002;
Fales 2003; Nebe 2003-2004; ARI II, p. 83; Kottsieper 2005b; Liverani 2008.

Testo

1. zy · yhns · 'yt · n~b[' ·] znh [ ... ]


2. bl}:tmh · 'w · bslm · [k]l · mb · mwtn' · [.. ]
3. zy · hwh · bkl · 'rq' · ysmwh · 'lhn· b[b]
4. t · mlk[t?]' · hw' · wl~- h' · l'lhn · wl~ ·
5. h' · l}:tldy -zy · bz'tr -sb' · swrh·
6. yhynqn· 'gl· }:td -w'l · [y]sb' -wsb
7. ' • nsn • y' pw • btnr • }:td [· ] w' I • yml'
8. why • wy'bd • mn • mth • tnn • 'sh • wql
9. rl).yn · w'rqh · thwy · mmlb[h? ·] wytmr
IO. d/rh • pr' • r's • wmlk' • h' • zy •[ykt?]d/r/b •
11. 'I· n~b' · znh · krs'h · yhpkh · hd[d ·]
Parte II. I testi dell'aramaico antico 145

12. wbldy · wsb' · snn · 'l · ytn · hdd · qlh[·] / qrb[t ·] ?


13. bmth · wymb'hy · kl · lw~ · n~[b]' · znh·

Traduzione

•••

l. che rimuoverà questa stele [ ... ]


2. in guerra o in pace, ogni genere di pestilenza
3. che esiste su tutta la terra, possano gli dèi porla in
4. questo palazzo (?). Ed egli sia maledetto davanti agli dèi e maledetto sia
5. egli davanti a I:Ialdi, che è in z 'tr (?). Che sette vacche
6. allattino un solo vitello e che non sia sazio! E che sette
7. donne cuociano in un solo forno e che non lo riempiano!
8. E che scompaiano dal suo paese il fumo del fuoco e il suono
9. del mulino e che la sua terra divenga salata! E che si ribelli contro di lui
10. il comandante in capo(?). E quel re che scriverà(?)
11. su questa stele, il suo trono lo rovescino Hadad
12. e I:Ialdi ! E sette anni non dia Hadad voce (?) / pascolo (?)
13. nel suo paese e possa colpirlo tutta la maledizione di questa stele.

Cu11u11ento

L. I
Mancando la prima parte dell'iscrizione, non è possibile sapere se zy avesse in
origine una testa, o rivestisse valore pronominale, più raro in aramaico antico (si
veda, per un esempio, Teli Fekherye 11 ).
yhns è probabilmente la terza persona ms dell'imperfetto causativo di nws,
già visto nell'iscrizione di Zakkiir (B 20) e ben noto dall'ebraico biblico (KB, p.
681) e da una lettera aramaica da E1111opoli (cfr. DNWSI, p. 723). Sokoloff
(1999, p. 108) propone invece una derivazione dalla radice nss, che avrebbe il
significato di ''disturbare'', ''indebolire''. Tuttavia, la radice è lungi dal]' essere
ben attestata e Sokoloff cita solo una più che dubbia ricorrenza in Daniele, il
siriaco nsfsa (LS, p. 207) e l'aramaico palestinese nsys (DJPA, p. 354),
''debole'', cui si possono aggiungere il mandaico nsis, ''debole'', ''malato'' e il
211
verbo nss, ''essere malato'' (MD, p. 302) - significati che non sembrano
essere affatto pertinenti. 'yt: si tratta della particella marcante l'oggetto diretto
(si veda il paragrafo 3.2.3 della sintassi; cfr. anche il commento alle righe 6-8).

211
Si osservi inoltre che secondo Brockelmann e secondo gli autori di MD, queste fo1111c
deriverebbero dal greco n6sos.
146 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L. 2
l/:imh, sostantivo evidentemente femminile, significa qui ''guerra'', essendo
opposto a slm, ''pace'', ma è altrimenti ignoto in aramaico, anche nelle fasi più
tarde; si confronti il verbo l/:im, ''combattere'', attestato in aramaico nella
seconda riga dell'iscrizione di Tel Dan, cui si rimanda.
[k]l mh mwtn ': come osservato da Sokoloff (1999, p. 109), il sintagma kl mh
è di solito seguito dal nome allo stato assoluto, mentre in questo caso il nome è
chiaramente dete111t.inato. Questa pare tuttavia la migliore integrazione possibile.
Si tratta di un casus pendens, ripreso dal pronome suffisso di ysmwh e testa della
relativa che segue alla riga 3. Alla fine della riga, Sokoloff (1999, pp. 107 e 109)
integra una k, ottenendo kzy, <<as much as>>.

L. 3-4
ysmwh: la fo1111a verbale è stata plausibilmente interpretata dai primi editori, da
Sokoloff (1999, p. 110) e da Teixidor (1999, p. 118) come derivante da sym
(*sym), ''porre'', al tema base, con pronome suffisso; da Lemaire come derivante
da smm, con il senso di ''distruggere'', al tema base o al causativo, non attestato
in aramaico epigrafico, ma in ebraico biblico, dove solo al causativo potrebbe
avere un significato simile (cfr. KB, pp. 1563-1565). Il pronome suffisso -h
riprende il casus pendens kl mh mwtn '.
b[b/t mlk[t?J' hw': il sintagma è stato letto, integrato e interpretato
diversamente: sono state proposte le letture b[y]t mlk' hw', <<la casa di quel re>>
(Lemaire 1998b, pp. 17-18); bbt mlk[t]' hw', <<nella casa di quel palazzo>>, ossia
<<in quel palazzo>> (Teixidor 1999, p. 120, che v~ traccia della beth; Fales
2003, pp. 134-135); b[m]t mlk' hw', <<nella terra di quel re>> (Sokoloff 1999, pp.
107 e 110; Sima 2002, pp. 114-115). Ora, effettivamente dopo la prima beth
pare esservi traccia di un grafema, compatibile, essendo lievemente curvo, con
(b), e non con (y) o con (m). Relativamente a mlk'/mlkt', il problema è dato dal
fatto che vi è una lacuna fra (k) e('), ma non risulta chiaro se sia da considerarsi
precedente all'incisione del testo, come sembrano fare Lemaire e Sokoloff, o
successiva; Teixidor sostiene che la lettura mlkt' sia chiara sulla fotografia
( 1999, p. 120); potrebbe in effetti esservi traccia di un grafema compatibile con
(t) (cfr. anche Fales 2003, pp. 134-135), ma la sua lettura rimane incerta. Si noti
la scriptio piena di hw', contrapposta alle fo1111e h' che ricorrono di seguito;
secondo Tropper, questo sarebbe dovuto al fatto che hw', trovandosi alla fine
della frase, subirebbe un allungamento vocalico ( 1998, p. 97). Nebe (2003-
2004) pensa invece a un errore del lapicida per hn ', ''questo''.
wl$: probabilmente, come suggerito da Sokoloff ( 1999, pp. 110-111 ), 1$ è
partipio da lw$ (*lw;), nota come lwf già in aramaico d'impero, ''maledire'' (cfr.
DNWSI, p. 569); l'ebraico lw$, ''prendere in giro'', citato da Lemaire (1998b, p.
21) deriverebbe dalla medesima radice. Il verbo prevede una costruzione con la
preposizione/-, qui tradotta con ''davanti''.
Parte II. I testi del!' aramaico antico 147

L. 5-8
/:zldy zy bz'tr: ijaldi (ljaldi nelle fonti assire) è ben nota divinità urartea (sulla
religione urartea si veda Biga, Capomacchia 2008, pp. 421-426) ed è dunque
spiegabile la sua menzione nella zona mannea, costantemente contesa fra
Assiria e Urartu. Più problematica è z 'tr, che, considerata dal primo editore la
resa dell'accadico Izirtu, il nome della capitale dei Mannei, si rivela
un'equivalenza problematica dal punto di vista fonologico: la metatesi rt>tr è
molto rara e l'assenza di b in ogni trascrizione assira rende difficile spiegare la
presenza di (') in aramaico (cfr. Fales 2003, p. 137, nota 16; Lemaire e
Sokoloff, pur accettando l'equivalenza z'tr-Izirtu, menzionano il problema). La
lettura mttr di Teixidor, che vi vede menzione di Mu~a~ir, sede di culto urartea
del dio ljaldi, presenta problemi sia paleografici (il grafema (') è molto chiaro,
difficilmente potrebbe essere (t); il grafema precedente è da escludere possa
essere (m)) sia, ancora una volta, fonologici (la resa della (~) assira con (t) è
altrimenti ignota in aramaico antico, come pure la dissimilazione tt>tt): cfr.
Fales 2003, p. 137. La lettura del ~fema dopo (b) non è chiara ed è stata
avanzata la proposta di vedervi (s) e un antroponimo o toponimo bs'tr (Fales
2003, pp. 137-138). Tuttavia, vedere in zy una particella genitivale e non
relativa è difficile (cfr. Grassi 2009, p. 148), perché la costruzione nome divino
+ zy + toponimo non è mai attestata in aramaico antico (in Sefire è, come si è
visto, ricostruita), pur essendo comune nelle età successive, né lo è quella con
nome divino + zy + antroponimo. Si ricordi inoltre che il nesso genitivale
analitico è molto raro in aramaico antico.
Problematica da un punto di vista fonologico, l'equivalenza Izirtu/z'tr è oggi
accettata o data per possibile da alcuni studiosi (cfr. Bryce 2009, p. 348;
Hassanzadeh, Mollasalehi 2011). Si noti che il sito di Qamaichi ha restituito i
resti di un grande edificio cultuale, che non è tuttavia possibile identificare con
certezza con il tempio di ijaldi (ibid., p. 409). Il territorio della capitale dei
Mannei, che si doveva trovare a sud del lago di U111tia, subì diversi attacchi da
parte assira, con Salmanassar III, Sargon II e Assurbanipal. Sargon distrusse la
città (716 a.C.), che all'epoca era governata da un re installato sul trono dal
sovrano urarteo Rusa I, per poi forse ricostruirla: si veda Bryce 2009, pp. 347-
348 e, sulle campagne mannee dei re assiri, Chamaza 1994 (pp. 111-115), il
quale propone di situare Izirtu a sud o sudest di Miyanduab (pp. 112-113 ), una
città posta a una cinquantina di chilometri a nord di Bukan.
La prima maledizione trova un parallelo sia in Teli Fekherye sia in Sefire; si
noti, qui come nella seguente maledizione, l'uso di /:zd, ''uno'', ossia ''uno solo'',
assente nelle due altre iscrizioni. Per il resto, la fo1111ula è identica a Sefire I A,
22-23, cui si rimanda (per il sostantivo swrh, si veda il commento a swr alla riga
20 di Teli Fekherye).
La seconda maledizione trova un parallelo in Teli Fekherye. I verbi sono
però maschili: si tratta forse di un errore meramente grafico, poiché i grafemi
(w) e (n) sono in questa iscrizione abbastanza simili (così Sokoloff 1999, pp.
111-112; Sima 2002, p. 117). Tropper ( 1998, p. 97) suggerisce che nsn possa
essere inteso come plurale di 'ns, ''uomo''; questo è tuttavia poco probabile,
148 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

poiché, come nota egli stesso, ci si aspetterebbe il numerale femminile sb 'h.


Inoltre, si è in un contesto culturale in cui più probabile che siano le donne a
cuocere il pane: si confronti il parallelo passo di Tel1 Fekherye e Levitico 26:26,
dove le donne a cuocere il pane sono dieci ed è specificato, come qui, che il
forno è solamente uno. Lemaire (1999a, p. 58) pensa si tratti di un errore
morfosintattico, come pure dovuto a un errore di questo tipo sarebbe il
sostantivo dete111tinato dopo kl mh (si veda la riga 2): lo studioso dubita pertanto
che lo scriba sia un arameofono, seguito da Kalinin e Loesov (2013, p. 50), che
osservano come, alla riga 1, si abbia l'unico caso in aramaico antico di una nota
accusativi seguita da sostantivo dete111tinato dall'articolo. Kottsieper ritiene che
la lingua materna dello scriba fosse verosimilmente l'hurrita/urarteo (2005b, p.
312), proprio sulla base di questo errore di concordanza, l'hurrita/urarteo non
212
presentando un'opposizione di genere . Altri studiosi sottolineano invece il
buon livello linguistico, privo di influssi accadici, e pensano a un estensore
professionale arameofono (Sokoloff 1999, p. 115 ed Eph 'al 1999, p. 118).
y'bd: terza persona ms dell'imperfetto/iussivo di 'bd, ''perire'', ''andare in
rovina'', ''essere perso''. Il verbo che precede due soggetti coordinati è singolare
(cfr. Degen 1969, p. 123 e, per l'aramaico successivo, Muraoka, Porten 1998, p.
281; Noldeke 1904, pp. 256-257, ma si noti che in siriaco il verbo può anche
seguire i sostantivi; si veda anche il paragrafo 3.2.2 della sintassi).

L. 9-10
rbyn, ''mulino'', ''mola'' è propriamente un duale e come duale è attestato, ad
esempio, anche in aramaico giudaico (DJPA, p. 520); cfr. invece il siriaco
rabya, singolare (LS, p. 351; CSD, p. 537; il siriaco ha solo qualche rara traccia
di duale).
mmlb[h?]: la lettera successiva a mlb è forse, come suggerito da Lemaire,
(h), ossia il morfema femminile; si potrebbe trattare di un participio passivo
intensivo di mlb, ''salare''"(Lemaire 1998b, p. 24) o una fo1111a nominale
(Sokoloff 1999, p. 113). Per la maledizione del terreno salinizzato si confronti
Sefire IA, 36.
wytmrd/rh: la lettura della fine della riga 9 e dell'inizio della riga 1O è
incerta: dopo la lacuna che segue il grafema (b), Lemaire legge (m), Sokoloff e
Teixidor (w) (in ogni caso, il grafema manca della parte inferiore), mentre il
primo grafema della riga 10 sarebbe secondo Lemaire ('), secondo Teixidor (d),
secondo Sokoloff (r).

212
Pur essendo i Mannei di probabile origine hurrita (Boehmer 1964; Zadok 2006), nulla di certo si
sa sulla lingua da essi utilizzata (Postgate I 989, p. 340). Sull'urarteo, si vedano Wilhelm 2004b e
Salvini, Wegner 2014; sull'hurrita, Wilhelm 2004a (rispettivamente p. 124, p. 22 e p. 102 per
l'assenza di opposizione di genere). L'hurrita (III-II millennio a.C., con sporadiche sopravvivenze
anche nel I millennio: cfr. Wilhelm 2004a, p. 95) e l 'urarteo (IX-VII secolo a.C.), entrambe
ergative e agglutinanti, sono lingue imparentate fra di loro, ma sembrano per il resto isolate, poiché
un loro legame con le lingue caucasiche nordorientali non è stato convincentemente dimostrato
(ibid.; Salvini, Wegner 2014, p. 13).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 149

Teixidor legge dunque wytmrdh e compara questa forr11a verbale al siriaco


ytmrd, ''ribellarsi'' (1999, p. 121; in siriaco mrd ha questa accezione sia al tema
semplice sia ali' ethpaal: cpr. LS, pp. 193-194; CSD, p. 299; SL, pp. 826-827),
che si accorda bene all'interpretazione da lui data al sintagma pr' r's,
<<comandante in capo>>. Tuttavia, pr' non è attestato in questa accezione in
aramaico e ci si potrebbe richiamare solo all'ebraico pera', ''leader'', ''principe''
(KB, pp. 970-971 ). Inoltre, il verbo mrd non regge l'oggetto diretto, ma diverse
preposizioni, ali' ethpaal per lo più men (cfr. SL, p. 827).
Sokoloff propone una lettura wytmrrh, dal verbo mrr, ''essere amaro'',
mentre vede in pr' una parola vicina al siriaco per'a, ''gerr11oglio'' (cfr. LS, p.
291) e in r 's ''pianta velenosa'', un ter 111ine di etimo ignoto attestato solo in
ebraico (Sokoloff 1999, pp. 113-114; cfr. KB, pp. 1167-1168). Il senso non è
però del tutto chiaro, poiché non si capisce chi/cosa r da amaro chi/cosa; anche
la traduzione di Sokoloff è ambigua ( <<may it make hi it bitter from poisonous
weeds>>) e utilizza una preposizione non presente nel testo.
5
Lemaire leggeva invece myt mr'h (medesima lettura in KAI ), <<che (sia)
morto il suo signore>> e interpreta pr' r's come <<échevelant les tètes>>, dove pr'
sarebbe participio e l'intera espressione simile a quella usata in ebraico per il
lutto per il voto di nazireato, dove sono menzionati i capelli della testa lasciati
spettinati e intonsi (Lemaire 1998b, p. 25; cfr. KB, p. 970). Il passo evocherebbe
la morte del re e il conseguente lutto della popolazione (Lemaire 1998c, p. 298).
A parte la difficoltà semantica, per cui è arduo conciliare questa espressione con
il contesto, il problema maggiore risiede nel fatto che si tratterebbe dell'unico
caso in cui non vi sarebbe divisore fra una parola e l'altra (fra myt e mr'h). Più
debole l'argomentazione, avanzata da Sokoloff anche per l'integrazione b[y}t
alla riga 2, secondo la quale myt sarebbe improbabile a causa della vocale lunga
scritta, in un'iscrizione in cui la vocale lunga f non viene internamente marcata:
come osservato da Lemaire (1999a, p. 57), l'alternanza di scriptio piena e
scriptio defectiva è ben nota da Teli Fekherye (si consideri in particolare
s'ryn/s'rn).
mlk' h', testa della relativa che segue, è una sorta di casus pendens, ripreso
nella principale da un pronome possessivo. Si noti l'uso del pronome di terza
persona ms h' usato come deittico di lontananza, ''quello'', che è piuttosto raro
in aramaico antico: se ne hanno due casi a Sefire, dove è usato sia come
aggettivo (IC, 22: 's[' h]', <<quell'uomo>>) sia come pronome (IIC, 6): cfr. anche
Degen 1969, p. 59.
{ykt]b è verosimile suggerimento di Lemaire, secondo il quale l'ultimo
grafema potrebbe essere (b), (d) o (r) ( 1998b, pp. 25-26); la proposta è accettata
da Sokoloff (1999, p. 114), mentre Teixidor non integra, pur giudicando la
proposta di Lemaire plausibile (1999, pp. 119-120; non integrano neppure Sima
5
e KAI ).

L.11-12
krs'h yhpkh hd[d] wbldy: yhpkh è terza persona ms dell'imperfetto del verbo
hpk, ''rovesciare'' (cfr. DNWSI, p. 291; Israel 20 I 2). Come già ricordato nel
150 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

commento alla riga 8, il verbo singolare che precede due soggetti coordinati è
no1111ale in aramaico (si veda anche Sefire 1A 38, dove il secondo soggetto è
'
Hadad). E interessante notare come il dio ljaldi, divinità principale del pantheon
urarteo, fosse, fra le altre sue caratteristiche, il protettore della regalità (cfr.
Biga, Capomacchia 2008, p. 426), per cui il suo intervento in un caso di
detronizzazione appare perfettamente in linea con le sue funzioni.
'I ytn hdd qlh: la lettura della fine della riga 12 è problematica: '/ ytn è
chiaro, ma non lo sono le due parole che seguono. Il primo grafema dopo ntn
non è interamente leggibile nella sua parte sinistra: se è intero, si tratta di (h), se
non lo è, di (]:i). Il grafema che segue è poco leggibile, il terzo compatibile sia
con (d) sia con (r), del resto molto simili. Dopo il divisore si vede
inoppugnabilmente (q), ma 9suel che segue è pressoché illeggibile.
Lemaire, Sokoloff e KAI leggono '/ ytn hdd qlh, <<che Hadad non dia la sua
voce>>, Teixidor '/ ytn b$r qrb[t], <<che non dia l'erba del pascolo>> (per b$r
(*bçlr) si confronti Sefire IA 28; è l'unica parola in aramaico antico che dia
costantemente (~) anziché (q) per una *ç/ etimologica). Nel primo caso, con
''voce di Hadad'' si farebbe riferimento al tuono che prelude alla pioggia e
l'espressione ntn ql, ''dare voce'', troverebbe diversi paralleli biblici (Lemaire
1998b, pp. 26-27). Nel secondo, il soggetto sarebbe sempre Hadad, ma
resterebbe inespresso e si tratterebbe di un soggetto logico deducibile dalla frase
precedente, dove però i soggetti sono due. Se il soggetto è davvero inespresso, si
tratterebbe verosimilmente di Hadad, che è dio legato all'acqua e alla tempesta,
piuttosto che a ljaldi (la divinità paragonabile a Hadad nel pantheon urarteo è
piuttosto Teisheba: cfr. Biga, Capomacchia 2008, p. 424 ).
Si potrebbe tuttavia anche pensare a una ipotetica lettura '/ ytn hdd qrb[t],
<<che Hadad non dia pascolo>>, la quale ovvierebbe ali' assenza del soggetto,
sintatticamente un po' anomala, e sarebbe logicamente plausibile: si confronti
l'attributo di Hadad nell'iscrizione di Teli Fekherye, ntn r'y, <<colui che dà
pascolo>>. Si noti che ntn è un verbo ben attestato in samaliano, ma piuttosto raro
in aramaico antico, dove è noto solo dall'iscrizione dell'Heraion di Samo
(perfetto 3pms) e, appunto, da Teli Fekherye (righe 2 e 3). qrbt sarebbe
l'accadico qerbetu, ''pascolo'' (Teixidor 1999, p. 121; cfr. CDA, p. 287).
-

L. 13
wymb 'hy kl lw$ n$[b]' znh: ymb 'hy è la terza persona ms dell'imperfetto di mb',
''battere'', seguito dal pronome suffisso riferito al violatore. Il soggetto del verbo
è il sostantivo lw$, ''maledizione'' (cfr. Sokoloff 1999, p. 114; Teixidor 1999, p.
120). Per quel che riguarda il pronome suffisso, si noti che qui, come alla riga 8,
si tratta del pronome -hy, altrimenti ignoto all'aramaico antico, che utilizza solo
la fo1111a -h (attestata anche qui alle righe 3, 1O e 11 ). Questo uso di -hy prelude
già all'aramaico cosiddetto ''d'Impero'' (cfr. ad esempio Muraoka, Porten 1998,
p. 50; sull'alternanza -h/-hy a Bukiin, dove l'uso delle due fo1111e non parrebbe
essere ancora funzionale, si veda Sima 2002, p. 118).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 151

213
X. L'ISCRIZIONE DI BALA'AM DA DEIR 'ALLA (TAV. V )

Alcuni frammenti di iscrizioni furono trovati nel 1967 da una spedizione


archeologica olandese, durante uno scavo a Deir 'Alla, nella valle del Giordano.
Le iscrizioni sono dipinte su intonaco con inchiostro nero e rubriche rosse,
sono molto frammentarie e di difficile lettura. Trovate in un'unica, piccola
stanza, si trovavano su una struttura di mattoni di fang.Qi___probabilmente una
parete, distrutta da una o due scosse telluriche, che presenta anche traccia di un
214
incendio . La destinazione dell'edificio, forse un santuario, non è chiara,
mentre sembra certo che la sua distruzione fu causata da una scossa tellurica.
La disposizione del testo non è univoca: poteva trattarsi di un testo su
un'unica colonna, con la combinazione I sopra la combinazione II, oppure su
due colonne, in cui la combinazione II si situerebbe alla destra della
215
combinazione 1 . I frammenti, un tempo ritenuti d'età persiana, ma oggi datati
216
all'VIII secolo , sono molto piccoli e le edizioni e le letture possono variare
significativamente.
Vi sono due unità principali, ma non è chiaro se facciano o meno parte dello
stesso testo. La prima, di sedici righe molto deteriorate, nomina un indovino,
Bala'am figlio di Be'or, già noto dal libro biblico dei Numeri (22-24). Egli
avrebbe una visione, il significato esatto della quale è incerto: si pensa in genere
V

a una punizione divina - inflitta forse dal dio solare (Samas), cui altre divinità,
V

gli Saddayin, chiederebbero di non illuminare più il mondo e di diffondere le


217
tenebre - nei confronti di quello che sembra configurarsi come un ''mondo alla
218
rovescia'' .
Oltre alle discussioni relative ali' interpretazione del testo, vi sono quelle
concernenti la lingua in cui fu redatto. Si tratta senz'altro di un dialetto semitico
nordoccidentale, ma da alcuni esso è considerato aramaico (fra gli altri, i primi
editori; Caquot, Lemaire 1977; McCarter 1980; Pardee 1991; implicitamente
5
Schwiderski in ARI II; KAI ; Martinez Borobio 2003), ancorché non privo di
influssi cananaici, mentre da altri cananaico (Greenfield 1980; Hackett 1984). I
tratti più decisamente aramaici sono la resa della laterale enfatica çl (/l' /) con il
grafema (q) ( ( ~) in cananaico ), il plurale dei sostanti vi maschili in -n (anziché in

213
Il disegno nella tavola è quello di Weippert, Weippert I 982, che tuttavia non viene sempre
seguito per quel che riguarda la posizione dei frammenti.
214
Cfr. Van der Kooj 1991, pp. 239-240.
215
Si veda un riassunto delle posizioni in van der Kooj 1991, pp. 241-247 (cui si aggiunga almeno
Blum 2008). Lo stesso contributo presenta una discussione sulla paleografia del testo, che si
configura forse come ammonita, essendo la paleografia ammonita molto legata a quella aramaica,
sia pure con qualche grafema caratteristico ((t}, (~}. (k}: si vedano le pagine 250-253). Lipii:tski
ritiene invece la sua palografia interamente aramaica ( 1994, pp. I 09-110).
216
Van der Kooj 1991, pp. 257: 800-720 a.e.
217
È possibile che il riferimento sia ad un'eclissi solare (cfr. Lipii:tski 1994, pp. 127-129).
218
<<World turned upside down>> (McCarter 1980, p. 58). La descrizione del ''mondo alla rovescia''
comincerebbe alla riga 7 e arriverebbe fino alla fine della prima combinazione.
152 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

-m, come in cananaico ), il suffisso pronominale di terza persona maschile


singolare -wh nei nomi plurali, l'uso del verbo yhb, ''dare'' (antiché ntn), del
219
sostantivo br, ''figlio'' (anziché bn), del numerale l:,d, ''uno'' (anziché '/:,d) .
Prossimi al cananico sarebbero invece l'uso del tema N (la cui presenza non è
tuttavia accettata da tutti: cfr. Lipinski 1994, p. 169), dello waw conversivum e
220
l'uso dei verbi dbr e p'/ . È stata anche prospettata l'ipotesi che si tratti di un
dialetto locale, con tratti arcaici, prossimo sia all'aramaico sia all'ebraico e al
moabitico (Kaufman 1980; Halpem 1987; McCarter 1991 ): si noti che la
posizione geografica della Transgiordania e la sua storia giustificano tanto
influssi ebraici/moabitici quanto influssi aramaici, i primi per la vicinanza
221
spaziale, i secondi per il controllo esercitato dal regno di Damasco .
Gli elementi aramaici sono tuttavia più numerosi rispetto a quelli cananaici e
222
molti studiosi ritengono infatti aramaico il dialetto dell'iscrizione •
Si danno qui testo e traduzione delle prime otto righe della combinazione I.

Editio princeps: Hoftijzer, van der Kooij 1976.

Indicazioni bibliografiche
Hoftijzer, van der Kooij 1976; Caquot, Lemaire 1977; Garbini 1979; Greenfield
1980; Kaufman 1980; McCarter 1980; Levine 1981; Weippert, Weippert 1982;
Hacket 1984; Halpem 1987; Hoftijzer, van der Kooij 1991; Huehnergard 1991;
van der Kooj 1991; McCarter 1991; Pardee 1991; Weippert 1991; FK, pp. 23-
5
24; Lipinski 1994, pp. 103-170; Levine 2000, pp. 241-275; KAI 312; Martfnez
Borobio 2003, pp. 228-238; Seow 2003, pp. 207-212; ARI II, pp. 187-189;
Blum 2008.

219
Si veda, per queste e per ulteriori caratteristiche, McCarter 1991, pp. 87-89. L'individuazione
dello stato enfatico resta estremamente dubbia. Si veda anche Pardee I 991.
220
Si veda McCarter I 99 I, pp. 89-90; cfr. anche Pardee I 99 I; per il lessico, cfr. Kogan 2005, pp.
550-557. Si noti che la presenza dello waw consecutivum non è necessariamente una caratteristica
non aramaica e non è infatti da tutti classificata come tale, essendo attestata sia nell'iscrizione di
Zakkiir sia in quella di Tel Dan. Lo scarso materiale a nostra disposizione non consente risposte
univoche, ma l'assenza del fenomeno in quasi tutto l'attuale corpus e la sua distribuzione rendono
forse più probabile un influsso del cananaico piuttoso che un ''fossile'', in aramaico antico già in via
di scomparsa (per questa seconda ipotesi propendono invece ad esempio Degen 1969, p. 115 (sia
pure dubitativamente); Garr 1985, p. 185; McCarter 1991, pp. 92-93, che considera un retaggio del
rrotosemitico anche il tema N). Solo nuove iscrizioni potranno gettare luce sulla questione.
21
- Si vedano Lemaire I 99 I b e McCarter 199 I, pp. 97-98.
222
Si tratterebbe secondo alcuni un dialetto arcaico che, al pari del samaliano, avrebbe
un'affiliazione all'aramaico, da cui si sarebbe staccato molto anticamente (ad esempio McCarter
1981, p. 50; Lemaire 1991b, p. 48; Pardee 1991, p. 105). Anche Lipinski considera questo dialetto
come aramaico, ma esso non sarebbe arcaico né influenzato dal cananaico, quanto piuttosto dal
nordarabico (1994, pp. 168-170). Weippert è invece vicino alla posizione espressa da Knauf: si
I '
tratterebbe di una lingua periferica che non sarebbe ancora aramaico, ma sarebbe prossima a
diventarlo (1982, p. 163). Un'ulteriore posizione è quella di Huehnergard, che vede nel dialetto di
Deir 'Alla il testimone, per il momento unico, di una terza branca, oltre ad aramaico e cananaico,
del semitico nordoccidentale (Huehnergard I 99 I, p. 293). Infine, si cita qui l'opinione di Beyer
(2012, pp. 123-126), secondo il quale il testo sarebbe stato originariamente redatto in cananaico e
poi ''aramaizzato'', un'operazione tuttavia non comprovabile a priva di paralleli.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 153

Testo

I. [ ]spr[·bl'm · brb']r · 's · l)zh · 'lhn [·] h' [·] wy'tw · 'lwh · 'lhn · blylh [ ... ]
2. kms' · 'l · wy'mrw · lb[l']m · br b'r · kh · yp' I[ ]' · 'i)r'h · 's · lr[ ]'t
3. wyqm · bi 'm · mn · mi)r [ · ]1 ymn [ ]sh --:---Wlyk[l] · tmn [·] wbk
4. h · ybkh · wy'l · 'rnh · 'lwh · wy['rnrw · l]h [.] bl'm · br b'r · lm · t!?m
[wl]m · wtbkh · wy'
5. rnr • lhm • sbw • 'i)wkm • rnh · sd[yn] · qr['w ·] wlkw · r'w · p'lt · 'lhn ·
'l[h]n · 'tyi)dw
6. Wil!?bW · sdyn · mw'd · w'mrw · ls[ms? · ] tpqy · skry · smyn · b'bky · sm
· hsk

· w'l · n
7. gh · 'tm · w'[l] · srnrky · thby · }:it[· b']b · i)sk · w'l thgy · 'd · 'lm · ky ·
ss'gr-i)r
8. pt • nsr · wq[n] · ri)[m]n · y'nh · }:i[s]d[h ·] bny · Il!?!? · W!?dh · 'pri)y · 'nph
( ... )

Traduzione

I. Resoconto di Bala'am, figlio di Be'or. Egli era un uomo che vedeva dèi /era
un veggente degli dei. E vennero da lui gli dèi nella notte[ ... ]
2. come un pronunciamento di 'El. E dissero a Bala'am, figlio di Be'or così:
<< ... farà ... d'ora in avanti ... >>.
3. Si alzò Bala'am la mattina seguente... e non poteva calmarsi . . . e
continuava a
4. piangere. Andò il suo popolo a lui e gli dissero: <<Bala'am, figlio di Be'or,
perché digiuni e piangi?>> E (lui) V

5. disse loro: <<Sedetevi! Vi narrerò cosa gli Saddayin hanno giurato. E andate,
guardate le gesta degli dèi! Gli dèi si riunirono
V V

6. e gli Saddayin costituirono un'assemblea e dissero a S[amas?]: ''Che tu


rompa i catenacci del cielo! Là nella tua nuvola vi sia tenebra e non vi sia
7. splendore, oscurità e non luce e che tu dia terrore nella nuvola dell'oscurità.
Che tu non risplenda per l'eternità! Poiché la rondine offende
8. l'aquila e la nidiata degli avvoltoi lo struzzo, la cicogna i piccoli del falco e
la civetta i pulcini dell'airone. ( ... )''>>

Commento

L. 1
]spr[ bl'm brb'Jr 's bzh 'lhn h' è scritto in inchiostro rosso. Il nome
dell'indovino e il suo patronimico, qui ricostruiti, sono visibili nelle righe
seguenti. Si tratta probabilmente di due nomi arabi: b'r, ''cammello'' e bl'm da
154 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

223
blg (con mimazione), ''eloquente'' . 's può essere la particella relativa
cananaica 's, oppure, più probabilmente, la parola 's, ''uomo''. Il soggetto della
frase è il pronome personale h '. bzh è un participio attivo maschile singolare da
bzy, ''vedere''.
wy'tw 'lwh 'lhn blylh: l'intera espressione è molto simile al passo biblico
Num 22:20, facente parte della pericope di Bala'am: wayyabo' 'elohfm 'el
224
Bil'am laylah, <<venne dio da Bala'am nella notte>> . y'tw è la terza persona
maschile plurale dell'imperfetto, con valore di perfetto (waw conversivum), del
verbo 'ty, ''venire''. 'lwh è il pronome 'l, ''a'', seguito dal pronome suffisso -h. Si
ricordi che la preposizione '/, come diverse altre, prende il suffisso plurale dei
nomi. La parola è scritta sopra la linea del testo: forse è un'aggiunta in seguito
alla dimenticanza dello scriba.

L. 2
kms': a k-, ''come'', segue il sostantivo ms', ebraico massa', ''pronunciamento'',
dalla radice ns ',''portare'', connessa anche con i significati di ''levare la voce'',
''pronunciarsi''. La parola è in stato costrutto con la seguente. wy'mrw è la terza
persona maschile plurale dell'imperfetto, con valore di perfetto ( waw
conversivum), di 'mr, ''dire'': il soggetto sono di nuovo gli dèi. In tal modo, kh
potrebbe anche far parte della dichiarativa che dovrebbe seguire, poco
comprensibile in sé (anche le ricostruzioni sono differenti); yp 'l potrebbe essere
la terza persona maschile singolare dell'imperfetto del verbo p 'l, ''fare'', mentre
'br'h è forse una fo1111a avverbiale di 'br, ''dopo''. Hoftijzer (1976, pp. 186-187)
pensa invece a una parola costruita sulla radice br', ''bruciare'' e 's sarebbe il
fuoco (al fuoco pensa anche Lipiitski 1994, p. 116).
La seconda parte della riga è priva di interpretazioni univoche: si veda
l'elenco delle varie prqpo'ite in Weippert 1991, pp. 155-156, nota 17, cui si
aggiunga Lipiitski 1994, pp. 115 e 118-120. Il passo doveva comunque essere
rilevante, perché è scritto a inchiostro rosso.

L. 3-4
wyqm è la terza persona maschile singolare dell'imperfetto, con valore di
perfetto (waw conversivum), del verbo qwm, ''stare in piedi'', ''alzarsi''. mbr è un
avverbio che significa ''domani'', qui accompagnato dalla preposizione mn. lykl
è la fo1111a negativa, con negazione l- prefissa al verbo, di una terza persona
maschile singolare da ykl, ''potere'': non si può escludere che si tratti di un
perfetto, ma si tratta probabilmente di un imperfetto con valore di perfetto (e
waw conversivum), usato spesso in questa iscrizione. Dopo ykl, si accetta il
suggerimento di Lipiitski che colloca qui il frammento numerato Vo, con la

223
Cfr. Lipinski 1994, pp. 110-111 e Maraqten 1988, pp. 139-140 e 142. Alternativamente bl'm
potrebbe essere composto da due teonimi, bi ( <b '[) e 'm: si veda anche Maraqten 1988, p. 140. Un
re edomita menzionato nella bibbia porta un nome simile, bi· figlio di b 'r (Genesi 36:32).
224
Si veda Levine 2000, p. 24 7. li volume di Levine contiene un dettagliato commento alla
pericope di Baia 'am in Numeri 22-24 (pp. I 35-240), così come la traduzione e il commento
all'iscrizione di Deir 'Al lii segnalata in bibliografia.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 155

parola tmn, ''calmare'' in arabo nella fo1111a II (la fo1111a I non è utilizzata), per la
quale propone qui un significato riflessivo, <<e non poté calmarsi>> ( I 994, p.
121 ). L'espressione bkh ybkh è fo1111ata con ogni probabilità da un infinito
assoluto (bkh) seguito da un imperfetto dal verbo bky, ''piangere''; se ne può
rafforzare il significato con un avverbio, un sostantivo o un ulteriore verbo,
<<continuava a piangere>>.
y 'l è la terza persona maschile singolare dell'imperfetto, con valore di
perfetto, del verbo 'li, ''entrare''. lm in aramaico antico può introdurre il discorso
diretto (questa è l'interpretazione di Hoftijzer 1976) o avere valore asseverativo.
Qui, tuttavia, è preferibile, dato il contesto, pensare a una particella interrogativa
(così, fra gli altri, Hackett 1984, p. 30; Martfnez Borobio 2003, p. 233),
''perché?'', ancorché più rara. f$m è la seconda persona maschile singolare
dell'imperfetto del verbo $Wm, ''digiunare''. tbkh è la seconda persona maschile
singolare dell'imperfetto di bky, ''piangere''.

L.5
sbw è la seconda persona plurale dell'imperativo del verbo ysb (*wlb), ''sedere'',
''risiedere''. 'l:zwkm è la prima persona singolare dell'imperfetto D (non è
attestata la fo1111a G) del verbo l:zwy, ''mostrare'', ''render noto'', ''riportare'',
seguita dal pronome suffisso di seconda persona maschile plurale.
V

Gli Saddayin sono ~ui divinità e l'epiteto divino sadday è frequente


22
nell'Antico Testamento • Si accetta il suggerimento di Lipinski (1994, p. 123)
di posizionare in questa sede il frammento numerato Vp, qr (con (r) di lettura
incerta), integrando qr['w], terza persona maschile plurale di qr', ''chiamare'',
''invocare'', ma anche ''dichiarare'', ''giurare'' (cfr. DNWSI, pp. 1027-1028).
wlkw r'w: due imperativi di seconda persona maschile plurale, il primo del
verbo hlk, ''andare'', il secondo del verbo r'y, ''vedere''. p'lt è un sostantivo
femminile, probabilmente plurale, fo1111ato sulla radice p 'l, decisamente
cananaica, l'equivalente aramaico essendo 'bd. 'tyl:zdw è la terza persona
maschile plurale del perfetto di una fo1111a riflessiva, probabilmente intensiva
(tD), del verbo y/:ld, attestato in aramaico antico anche al causativo, con il
significato di ''raccogliere'' (cfr. DNWSI, p. 454); l'accezione qui probabile di

225
L'etimologia del nome è dubbia. Si è pensato a un nesso con l'accadico sadu, ''montagna'' (già
Delitzsch (1893, p. 48, nota I), o all'ugaritico sd (ebraico siideh), ''campo non coltivato'' (Weippert
1961), che avrebbero a che fare con il concetto di ''terra selvaggia'' (così Knauf 1999, pp. 749-750).
Lipinski ipotizza invece una derivazione dall'aramaico sdy, ''sgorgare'', che rimanderebbe a un
ruolo di dèi dell'acqua e della fertilità (1994, p. 123); per ulteriori etimologie si veda
Weippert1976. Il senso di ''onnipotente'' che si è soliti attribuire all'epiteto sadday deriva da alcune
traduzioni greche e latine della Bibbia, ma è del tutto infondato (Knauf 1999, p. 752, cfr. anche
Witte 201 I). Complesso è pure il rapporto fra gli sdyn e i biblici sdym, ''demoni'' (vocalizzazione
masoretica sedim; ricondotti in genere all'accadico sedu (cfr. KB, p. 1417), che è tuttavia una
''divinità protettrice'': cfr. CDA, p. 365) e per i quali Hackett (1984, pp. 88-89) ha proposto di
correggere la vocalizzazione masoretica in saddayyim (di parere contrario è Weippert 1991, p. 170,
nota 69); secondo Delcor, favorevole a un'identificazione degli sdyn di Deir 'Alla con gli sdym
biblici, la vocalizzazione masoretica << illustrerait le procédé bibique consistant à transfot 11,er les
dieux du paganisme en anges ou en démons >> (1989, p. 38).
156 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

''riunirsi'' è vicina ali' itpa' 'al (tema tD) dell'aramaico palestinese (cfr. DJPA, p.
238, ''to be together in a closed piace'') e dell'aramaico giudaico babilonese
(DJBA, p. 533, ''to be together in one room''), mentre I' ethpaal siriaco ha il
significato di ''essere unito'' (cfr. CSD, p. 191 ).

L.6
n,$bw è la terza persona maschile plurale del perfetto G del verbo n$b, che ha in
genere il significato di ''erigere'' (in punico, ma anche in aramaico d'impero,
palmireno e nabateo: DNWSI, pp. 749-750; PAT, p. 390; si raffronti anche il
sostantivo n$bh, ''stele'', comune in aramaico e usato ad esempio nell'iscrizione
di Zakkiir) o ''piantare'' (DJPA, p. 358; CSD, p. 347; MD, pp. 305-306) e qui
'
forse il senso di ''costituire'' (Caquot, Lemaire 1977, Lipinski 1994). E stato
anche proposto si tratti un tema N, con il senso di ''radunarsi'' (Hackett 1984, p.
40; Hoftijzer 1976, p. 192; si noti tuttavia che Lipinski ( 1994, p. 126) suggerisce
che la presenza del niphal in ebraico biblico sia dovuta per n$b a un errore di
vocalizzazione dei massoreti; il niphal di n$b avrebbe peraltro il significato di
226
''piazzarsi'', ''stare'', non quello di radunarsi: cfr. KB, pp. 714-715) • In
aramaico non esiste il tema N: le uniche attestazioni si avrebbero in questa
iscrizione (si veda Hackett 1984, pp. 40 e 117) e, forse, in un'altra inscrizione
227
da Zincirli (cfr. Tropper 1993a, p. 212), ma sempre in contesti poco chiari . A
favore di un significato transitivo del verbo parla anche il fatto che esso sia
seguito da un oggetto diretto, mw 'd, ''assemblea''. Dunque, traducendo il verbo
n,$bw con ''costituirono'', non si avrebbero problemi particolari; se però si
intende il verbo come N, con il senso di <<si radunarono>>, bisognerebbe tradurre
l'oggetto con <<in assemblea>> o <<come in assemblea>>, considerandolo un
accusativo avverbiale (così Hoftijzer 1976; Hackett 1984; Weippert e Weippert
1982). ls[ms ?: purtroppo, si legge solo la (s) iniziale del nome divino cui gli
V

Saddayin si rivolgono, usando for111~ verbali femminili: in genere, si è pensato a


V

Samas (Caquot, Lemaire 1977, pp. 196-197; Lipinski 1994, p. 127; Hackett
1984, p. 41; Weippert 1991; Martfnez Borobio 2003, p. 230), divinità solare,
spesso di genere femminile fino alla metà del primo millennio a.C., mentre
V

Saggar, divinità suggerita da Hoftijzer (1976, pp. 272-274), parrebbe piuttosto


essere maschile (cfr. Lipinski 1994, p. 127).
tpqy skry: il terzo grafema della fu1111a verbale è di difficile lettura. Caquot e
Lemaire, seguiti ad esempio da Hackett, leggono tpry e lo interpretano come
seconda persona femminile singolare dell'imperativo di tpr, ''cucire''; fo1111a
equivalente sarebbe il successivo skry, da skr, ''chiudere''; la frase è dunque
interpretata come: <<Cuci, chiudi il cielo nelle tue nuvole>>. Van der Kooij (in
Hoftijzer, van der Kooij 1976, p. 111) giudicava una lettura tpqy possibile e

226
Si noti che anche in altre lingue semitiche il verbo ~b è usato perlopiù transitivamente: cfr. ad
esempio l'arabo na$aba (DMWA, p. 1136), l'ugaritico n$b (DLU, p. 333) e il sudarabico n$b (SD,
199
Pi T ropper,
l- c he comunque non nt1ene
·· certa 1a presenza d e I tema N a z·1nc1r
· 1·1, 1o cons1·ctera un tratto
conservativo del dialetto ( 1993, p. 302).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 157

quest'ultima è preferita da Weippert, Lipinski e Martinez Borobio; si tratta in


questo caso della seconda persona femminile singolare dello iussivo del verbo
pqq (*pçlçl), ''rompere'', mentre skry sarebbe un sostantivo, il plurale costrutto di
skr, ''catenaccio'', dunque <<Che tu rompa i catenacci del cielo>>. I ''catenacci del
cielo'' sono spesso menzionati nei testi accadici e la divinità solare è di solito
detta ''aprirli'' (cfr. Lipinski 1994, p. 128). L'espressione si riferisce con ogni
probabilità a precipitazioni intense, foriere di alluvioni. sm è da intendersi
verosimilmente come fo1111a avverbiale; Hackett (1984, p. 43) pensa invece a un
infinito assoluto di base sym (*sym) e traduce con <<ordaining darkness>>. b'bky:
alla preposizione b-, ''in'', seguono il sostantivo 'b e il pronome suffisso di
seconda persona femminile singolare -ky. Il sostantivo 'b è in genere inteso
come affine ali' ebraico 'ab, ''nuvola'' ( *gb ), mentre Lipinski ( 1994, p. 128)
pensa al sostantivo aramaico 'ub, ''seno'', ''grembo'', che significherebbe qui ''in
mezzo''. bsk, ''tenebra'' è qui in coppia con ngh, ''splendore''.

L. 7
Dopo ngh vi è una parola che potrebbe leggersi 'lm o 'tm; 'lm è suggerito da
McCarter ( 1980, p. 54) e accolto da Hackett ( 1984, p. 44 ), che lo considerano
attribuito a ngh, <<splendore eterno>>. Se si legge invece 'tm, si ha una parola
difficile da spiegare, per la quale si può pensare a un significato prossimo
all'arabo 'a:;ama, ''maestà'', che sarebbe qui da intendersi, secondo Lipinski,
come ''splendore che incute timore'' ( 1994, p. 129; la sua traduzione è
''awfulness'': p. 116). Come sinonimo di bsk, di cui lo ritiene parallelo, o
comunque come te111J..ine negativo in opposizione a smr la intende Weippert
(1991, p. 157; cfr. anche Weippert e Weippert 1982, p. 93), il quale non offre
spiegazioni etimologiche. Anche la parola che segue la negazione, smrky, è da
Weippert intesa come parallela a ngh e tradotta con ''splendore'' (ibid.); Lipinski
pensa invece all'accadico samaru, poco attestato, che avrebbe a che fare con la
sensualità: ''sex-appeal'' (p. 130; samaru è tuttavia di significato incerto: cfr.
CAD S, p. 113). La parola potrebbe però anche leggersi skrky e, in questo caso,
si avrebbe nuovamente la parola skr, seguita dal pronome suffisso di seconda
persona fs (così ad esempio Hackett 1984 e McCarter 1980). Anche su thby bt{
non vi è univocità di interpretazione: se thby è la terza persona fs dell'imperfetto
breve di yhb, ''dare'', ciò che segue è interpretato e integrato da alcuni come bt
{b']b bsk, <<terrore nella nuvola di tenebra>>, da altri come bt{m .. Jb bsk,
<<sigillo ... tenebra>>. L'intera frase può essere tradotta dunque come <<Là nella tua
nuvola vi sia tenebra e non vi sia splendore eterno e che tu dia sul tuo catenaccio
un sigillo ... >> (McCarter 1980, Hackett 1984) oppure come <<Là nella tua
nuvola/in mezzo a te vi sia tenebra e non vi sia splendore, oscurità/terribilità e
non luce/sex-appeal, che tu dia terrore nella nuvola/nel mezzo di tenebra>> (nel
caso di due varianti, la prima è la traduzione di W eippert, la seconda quella di
Lipinski, il quale suggerisce che questo passo possa riferirsi a un' eclisse solare:
1994, p. 128).
La forma thgy sarebbe, secondo Garbini ( 1979; così anche Hackett 1984, p.
46 e McCarter 1980, p. 54), la terza persona femminile singolare dello iussivo
158 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

del verbo hgy, prossimo all'ebraico hgh II, che significa ''rimuovere'', mentre a
228
un hgy correlato al più comune hgh 1 pensavano, ad esempio, Lemaire e
Caquot (1977, p. 198: ''proclamare'') e Weippert e Weippert (1982, p. 93:
''brontolare''). La traduzione sarebbe: <<Che tu non (la) rimuova per l'eternità>>,
con un oggetto diretto che si riferirebbe alla tenebra. Weippert ( 1991, p. 157)
propone un etimo vicino all'accadico agiigu, ''essere arrabbiato'' (cfr. CAD Nl,
229
pp. 139-140) e traduce con <<tu non sia arrabbiata per sempre!>> • Lipinski
( 1994, p. 130), seguito da Martinez Borobio (2003, p. 234 ), pensa invece a un
significato prossimo all'arabo wahaga, ''brillare'', ''ardere'', ''bruciare'' (cfr.
DMW A, p. 1291 ). Trattandosi probabilmente di una divinità solare,
un'accezione come ''brillare'', ''splendere'' è qui forse da preferire: la
maledizione si concluderebbe, coerentemente, con un'esortazione al sole a non
splendere mai più sulla terra. ss 'gr è forse la rondine: sfs w' 'iigur sono due
uccelli migratori in Geremia (8:7), generalmente identificati con il rondone e la
rondine (cfr. KB, pp. 752 e 784); qui si tratta però di un unico uccello. brpt è la
terza persona femminile singolare del perfetto del verbo brp, ''offendere''; l'uso
del perfetto è anomalo: Lipinski pensa a un perfetto gnomico ( 1994, p. 131 ).

L. 8
nsr in ebraico e in altre lingue semitiche è tanto l'aquila quanto l'avvoltoio, ma
è più probabile si tratti qui dell'aquila, il successivo sostantivo rbm significando
''avvoltoio'' (cfr. Lipinski 1994, p. 131 ). A nsr segue parola di lettura incerta, ql
oppure qn, che dà adito a interpretazioni molto differenti. ql significherebbe
''voce'', favorendo così l'interpretazione di y'nh come terza persona maschile
singolare dell'imperfetto di 'nh (aramaico 'ny), ''cantare'' (primi editori;
Hackett): <<la voce degli avvoltoi canta>>. Leggendo invece qn, ''nidiata'',
''covata'', si avrebbero un soggetto e un oggetto diretto (y 'nh, ''struzzo'') che
avrebbero ancora brp come verbo sottinteso (così Weippert e Lipinski). Si
accetta il suggerimento di Lipinski ( 1994, p. 132) di collocare in questa sede il
frammento numerato Va, ricostruendo bi s]d[h] bny n$$, che continuerebbe,
come il sintagma successivo, ad avere il verbo }:irp sottinteso. n$$ è il falco, ma
il secondo grafema è di dubbia lettura e i primi editori proponevano una lettura
nb$, tuttavia difficile da spiegare (1994, pp. 174 e 202-203; cfr. anche Hackett
1980, p. 48). $dh, ''civetta'' (cfr. Sefire IA, 33), è lettura proposta Caquot e
Lemaire (1977, p. 198) e seguita pure da Weippert e Lipinski; i primi editori
leggevano $rh. 'pr}:iy è fo1111azione sostantivale plurale maschile, allo stato
costrutto, dalla radice prb, ''ge1111ugliare'', ''sbocciare''.

228
''Mo1111orare'', ma anche ''leggere a bassa voce'', ''proclamare'': cfr. KB, p. 237; in aramaico
epigrafico il verbo hgy è altrimenti ignoto (cfr. DNWSI, pp. 269-270), mentre è attestato ad
esempio in aramaico giudaico palestinese e babilonese e in siriaco, ma sempre con un'accezione
prossima a hgh I, ''studiare'', ''meditare'' (anche ''meditare contro'', ossia ''tramare''), ''leggere'':
DJPA, p. 158; DJBA, p. 360; CSD, p. 99.
229
Weippert suggerisce un'etimologia comune con l'arabo hagga, ''bruciare'' (cfr. DMWA, p.
I 194), ma l'accadico è probabilmente prossimo all'ebraico hgh I e all'ugaritico hgg, ''n101111orare'':
cfr. DLU, p. 164.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 159

XI. LA SECONDA ISCRIZIONE DI KILAMUWA (TAV. IX)

230
La prima iscrizione del re Kilamuwa è in fenicio e anche la lingua della sua
seconda iscrizione, molto breve, è stata talora considerata fenicio (si veda
5
ancora recentemente KAI 25); tuttavia, si propende in ge~ere per il
231
samaliano , essenzialmente per l'uso del pronome -h (fenicio -y) e del relativo
z, fo1111a breve di zy. Il fatto che la scrittura sia puramente consonantica è uno
degli argomenti di chi considera l'iscrizione fenicia, ma, come è stato osservato
da Tropper ( 1993, p. 50), la scrittura estremamente sintetica potrebbe essere
stata dettata dallo spazio ristretto, benché vi sia una parte della superficie non
utilizzata. Che si tratti di samaliano e non, invece, del dialetto aramaico di
Barrakib è suggerito dalla fu1111a fzy, che presenta un plurale privo della
-
des1nenza -n . 232

L'iscrizione, in scriptio continua, è incisa su di un oggetto cilindrico aureo di


piccole dimensioni (6,7 cm di lunghezza e 2,2 cm di diametro), con decorazioni.
L'oggetto fu rinvenuto nell'edificio J del palazzo di Kilamuwa, fra le macerie
causate da un incendio, dietro una porta del corridoio denominato Gk (Andrae in
von Luschan 1943, p. 102), durante gli scavi condotti a Zincirli fra la fine
dell'Ottocento e i primi due anni del Novecento, probabilmente nella quinta
233
campagna, quella del 1902 ; tuttavia, esso fu pubblicato solo nel 1943, nel
volume consacrato da Felix von Luschan agli oggetti, postumo e portato a

230
Per questa iscrizione si vedano Tropper 1993a, pp. 27-46 e KAI 24.
231
Il samaliano, in cui sono redatti i testi XII e XIII, è considerato da alcuni studiosi aramaico (più
o meno arcaico), da altri un dialetto misto aramaico-cananaico, da altri ancora un dialetto terzo
rispetto ad aramaico e cananaico, infine addirittura una lingua ''sorella'', parallela all'aramaico
antico (è la tesi di Tropper 1993a, cui si rimanda anche per una disamina delle altre opinioni; cfr.
anche Dian 1974, pp. 332-343). Si veda anche l'introduzione a questo volume.
232
Si ricordano qui brevemente i maggiori tratti caratteristici del dialetto samaliano (per i quali si
vedano Dion 1974, pp. 334-337 e Tropper 1993a, pp. 289-293): sostantivi maschili plurali privi di
desinenza -n allo stato assoluto e caratterizzati dalla presenza dei casi, -w per il nominativo e -y per
il caso obliquo; desinenza dei femminili plurali assoluti in -t ( -iit) e non in -n (-iin); assenza dello
stato enfatico; impiego della nota accusativi wt-, seguita da pronome suffisso; pronome assoluto di
prima persona singolare 'nk(y), contro la fo,111" 'nh del resto delle iscrizioni; particella relativa
femminile 'zh; precativo con prefisso/-; anomala sintassi di kl (queste ultime due particolarità sono
condivise con l'iscrizione di Teli Fekherye: si vedano rispettivamente i paragrafi 3.2.2 e 3.l della
sintassi). Dubbie sono invece la presenza del tema Gt, ipotizzata da Tropper (1993a, pp. 183, 212,
290; ma cfr. Dian 1974, pp. 108-109) e che troverebbe un parallelo in Teli Fekherye e quella del
tema N per la formazione del passivo (cfr. Dian 1974, pp. 208-209 e Tropper 1993a, pp. 117-118).
Quanto al lessico, uno studio ha illustrato come il samaliano sia molto vicino alle altre iscrizioni
aramaiche antiche, l'unica vera discrepanza essendo l'uso del verbo hrg, ''uccidere'', contro il
verbo qtl usato negli altri testi (Kogan 2005, pp. 543-550).
233
L'edificio J fu infatti scavato nella campagna del 1902: per il piccolo corridoio Gk (largo solo
1,36 m), si veda Ausgrabungen aus Sindschirli IV, Berlin 1911, p. 274 (e le tavole IL e L).
L'iscrizione di Kilamuwa in fenicio fu rinvenuta all'ingresso dello stesso palazzo (ibid., pp. 374-
377), però van Luschan, che non offre né traslitterazione né traduzione ma legge ali' inizio klmw br
/;y, non menziona in alcun modo il piccolo oggetto recante il medesimo nome.
160 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

tt:111ùne da Walter Andrae. Proprio a quest'ultimo, che si trovò di fronte un


volume <<pronto a metà per la pubblicazione>>, si deve la trattazione dell'oggetto
e non direttamente a von Luschan. La descrizione offerta in Luschan 1943 da
Andrae è piuttosto breve (p. 102; non vi sono né traslitterazione né traduzione) e
dell'oggetto, andato perduto nel Museo di Berlino durante la Seconda Guerra
Mondiale (al pari del cosiddetto ''altarino'' di Teli I:Ialaf), resta purtroppo la sola
fotografia inclusa nello stesso volume (tavola 47f e g; a giudicare da essa,
un'estremità del cilindro sembra chiusa e un po' danneggiata). L'oggetto è
chiamato smr nella prima riga; e la spiegazione di questo te1111i11e e la natura
del]' oggetto sono il maggiore problema presentato da questa iscrizione.

Editio princeps: von Luschan 1943, p. 102 (descrizione e disegno) e tavola 47f e
47g (fotografia), senza traslitterazione né traduzione. Prima traslitterazione e
traduzione: Dupont-Somrner 1947-1948.

Indicazioni bibliografiche .
von Luschan 1943, p. 102 e tavola 47f e g; Dupont-Sommer 1947-1948; Galling
1948, pp. 118-119; Galling 1950; Koopmans 1962, I, pp. 16-18, II, p. 1; KAI 25
(fenicia); Dion 1974, p. 26; Lipinski 1976, p. 231; Fales 1982; Swiggers 1982;
TSSI III, 14, pp. 9-41 (nonostante essa sia pubblicata nel volume dedicato ai
testi fenici, Gibson considera l'iscrizione samaliana); Sader 1987, p. 160;
Lemaire 1990; FK, p. 15; Tropper 1993a, pp. 50-53; Martinez Borobio 2003,
pp. 381-385; ARI II, p. 292; Grassi 2004.

Testo

1. smr z qn
2. klmw
3. br ]:iy
4. lrkb'l
5. ytn lh r
. 6. kb'l
---
7. 'rk]:iy

Traduzione

1. smr che dedicò


2. Kilamuwa,
3. figlio di l:Iayya,
4. a Riikib' el.
5. Dia a lui
6. Riikib'el
7. una lunga vita!
Parte II. I testi dell'aramaico antico 161

Cu11u11ento

L. 1
smr: si tratta, con ogni probabilità, dell'oggetto offerto, la cui natura non è
chiara; smr è un hapax legomenon (come verbo, ''inchiodare'', è invece noto in
fenicio: DNWSI, p. 793). Von Luschan (1943, p. 102, riportato da Andrae) vi
vedeva l'impugnatura di un bastone o di uno scettro e la sua idea è seguita da
Galling ( 1950), che tuttavia non adduce argomenti filologici, ma suggerisce,
sulla base dell'iscrizione, la revisione di un passo dell'Ecclesiaste, in cui
masmerot sarebbe da tradurre con ''scettri'' anziché con ''punte'', ''chiodi''. In
effetti, sulla stessa base smr, ma con prefor111ante m-, sono attestati in :;ccttitico
sostantivi aventi il significato di ''chiodo'': ebraico masmer (KB, p. 606), arabo
mismiir (DMW A, p. 501 ), aramaico msmrlmsmr' (DNWSI, p. 665; DJPA, p.
320; TS, col. 2667); si confronti inoltre anche l'accadico samrutu, ''chiodo''
(che, come osservato da Tropper, può significare anche ''punta di giavellotto'':
CAD S, p. 121 ). Lipinski ( 1976, p. 231) pensa che smr sia connesso a samrutu e
che si tratti di un sostantivo femminile. Tropper (1993, p. 51) suggerisce che
potesse trattarsi del contenitore di un chiodo votivo, ma non sono segnalate
tracce di un eventuale chiodo o di ruggine ali' interno dell'oggetto (la
descrizione che abbiamo è però piuttosto succinta e non esistono fotografie
dell'interno). La spiegazione filologicamente più plausibile potrebbe vedere in
smr un iperonimo ''punta'', ''oggetto a punta'', con iponimi diversi, come
''chiodo'' o ''punta di giavellotto''. Date le dimensioni dell'oggetto, si potrebbe
pensare, come Martfnez Borobio (2003, p. 382), a uno stiletto. Lo studioso
considera l'oggetto la custodia di un piccolo pugnale; tuttavia, pensare a una
guaina o a una custodia è piuttosto difficile, data la fo1111a tubolare e il diametro
piuttosto esteso: si potrebbe piuttosto ipotizzare che l'oggetto rivestisse
l'impugnatura di uno stiletto, benché non vi sia traccia della punta dello stiletto
o dello stiletto medesimo. L'oggetto è stato rinvenuto fra i resti di un incendio e
una sua parte potrebbe essere andata perduta, ma si può difficilmente pensare
che il metallo sarebbe del tutto scomparso, dato che l'oro è rimasto in buono
stato.
Dal punto di vista delle caratteristiche dell'oggetto, plausibile è la proposta
di Lemaire (1990, pp. 326-327), che lo considera un astuccio porta-amuleto:
esso avrebbe contenuto un amuleto d'oro, d'argento o di papiro (a questo
materiale si dovrebbe probabilmente dare la preferenza, perché facile preda del
fuoco), con iscrizione profilattica. Come nota lo studioso, il porta-amuleto
sarebbe di dimensioni superiori a quelle degli altri porta-amuleti noti e non
presenta traccia del sistema di attacco, che potrebbe però essere andato perduto.
Più debole è la spiegazione filologica, per cui l'amuleto sarebbe chiamato smr
per la sua fur111a allungata simile a quella di un chiodo (a una improbabile
scrittura smr per smr, ''protezione'', su influsso dell'amorreo pensa Alessandro
162 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

234
Grassi ). Inoltre, è raro che un'iscrizione appaia sull'astuccio di questi oggetti
e, quando questo avviene, si invoca sul loro portatore la protezione divina, come
nel caso citato da Lemaire, mentre una loro dedica o offerta alla divinità, come
l'iscrizione di K.ilamuwa lascia intendere, sembra piuttosto anomala.
Sempre dal punto di vista della fo1111a, la già ricordata impressione di von
Luschan che potesse trattarsi di uno scettro (non interamente condivisa,
parrebbe di capire, da Andrae) non è da escludere; più che dell'impugnatura,
però, comunque plausibile date le dimensioni, si potrebbe trattare della
decorazione sommitale. Sono stati rinvenuti a Nimrud degli oggetti di bronzo,
con iscrizioni aramaiche, che sono in genere interpretate come sommità di
scettro (si veda il commento ai bronzi di Nimrud). Benché la decorazione sia
diversa (a Nimrud si tratta essenzialmente di protomi leonine) e le dimensioni
maggiori (la lunghezza è di 8,89 cm, il diametro non è specificato, ma è
235
probabile si aggiri intorno ai 4,5 cm ), i bronzi di Nimrud presentano qualche
somiglianza con l'oggetto di Zincirli, che era considerato infatti parte di uno
scettro anche da Bamett (1967, p. 4*), l'editore dei testi di Nimrud. Tuttavia,
neppure queste iscrizioni su scettro presentano dediche alla divinità.
Altre possibili spiegazioni suggerite sono:
Dupont-Sommer (1947-1948, pp. 22-23; così anche Dion 1974, pp. 26 e
131): connesso all'accadico asmarù, ''lancia'', ma egli preferiste l'accezione di
''timone'' (se si trattasse di una lancia, nota lui stesso come difficilmente si
potrebbe pensare a un'impugnatura nella parte bassa dell'oggetto): sarebbe
l'impugnatura del timone del carro, un oggetto che ha un rapporto con la
divinità cui è dedicato, Rakib' el; tuttavia azmarulasmarù (la prima fo1111a è
236
quella più comune ) significa perlopiù ''lancia'', benché vi sia un passo in cui
sembra designare una parte del carro (CADA/II, p. 528);
Fales (1982, pp. 78-80): ''guaina di spada'', fu11,1azione da *g,mr,
''proteggere'', con un grafema (s) per *g,, che non è però mai attestato ed è
difficile da ipotizzare a Zincirli, dove non si ha traccia di tale fenomeno nelle
pur molte iscrizioni; le dimensioni dell'oggetto rendono inoltre arduo pensare a
una guaina di spada;
237
Koopmans 1962 (I, p. l 7 ) suggerisce che la vicinanza al significato di
''chiodo'' abbia a che fare con l'incisione che decora l'oggetto e non con il suo

234
Grassi 2004, p. 254. Si noti tuttavia che la radice è consistentemente smr in aramaico e che non
ci sarebbero altri casi a Zincirli - né in aramaico antico - di (s) per *s (a Teli Fekherye il grafema
(s) è usato solo per *J). Il suggerimento che smr sia scrittura difettiva per smrh è improbabile,
perché la scriptio defectiva non si manifesta nel morfema del femminile; più facile pensare,
~eventualmente, a un sostantivo femminile, morfologicamente non marcato.
235
Barnett (1967, p. 7*) offre solo l'altezza degli oggetti e non il diametro; tuttavia, le fotografie
sono probabilmente a grandezza naturale e le basi degli oggetti oscillano fra 4 e 4,5 cm. Si veda la
sezione dedicata ai testi brevi.
236
Secondo Kaufman (1974, p. 153), è improbabile che smr sia parola di prestito dall'accadico
asmaru, che lui considera inoltre un sostantivo di origine straniera.
237
La prima proposta di Koopmans ( 1962, I, pp. 16-17) è oscura. L'arabo samarra significherebbe,
secondo Koopmans, ''hoch aufheben'' (un verbo tedesco che unisce aufheben, ''raccogliere'' a
hochheben, ''sollevare''), per cui l'oggetto interessato potrebbe essere qualcosa che si solleva, come
Parte II. I testi dell'aramaico antico 163

contenuto, ''impugnatura decorata'' (ossia, ''incisa''); simile è la proposta di


Gibson (TSSI III, p. 40), che pure fa riferimento all'apparato decorativo, ''object
nailed on''·
'
Sader (1987, p. 160): ''anello'', dall'accadico semeru, ma l'oggetto non è
propriamente un anello, anche se si potrebbe pensare a qualcosa di
semanticamente vicino;
Swiggers ( 1982, p. 253): ''statua'', fo1r11a dialettale di sml (lo scambio fra
lamed e resh è però piuttosto raro, come già osservato daµmaire 1990, p. 324),
238
che è però cananica e non aramaica, l'aramaico preferèndo $lm ; si pone,
inoltre, il problema del contesto, perché nulla fa pensare che l'oggetto potesse
far parte di una statua.
z: probabilmente forr11a breve della particella relativa zy, ''che''. Si noti che
l'interpretazione della lingua come fenicio si basava anche su questa parola, che
era considerata essere pronome dimostrativo, ''questo'', da Donner e Rollig
(KAI Il, p. 35; l'aggettivo/pronome dimostrativo maschile è zn in aramaico
antico e samaliano); come già osservato da Dupont-Sommer (1947-1948, p. 23),
questa costruzione in fenicio presupporrebbe l'articolo deter11t.inativo, dunque
hsmr z. Non si può però escludere che z sia forr11a breve per z',
aggettivo/pronome dimostrativo femminile: quest'ultima for111a è nota in
samaliano e nell'iscrizione di Sefire (cfr. Tropper 1993a, p. 192), mentre z è
attestata sull'iscrizione di Teli I:Ialaf (si veda il commento a questo testo).
Questo suggerimento di Bange (1971, p. 63) e di Lipinski (1976, p. 231) è stato
in genere rigettato, perché smr non presenta il morfema del femminile (ad
esempio Tropper 1993a, p. 52). Trattandosi di un hapax legomenon, non si può
tuttavia escludere che si tratti di un nome femminile, ancorché privo del
239
morfema caratterizzante .
qn: forse si tratta, come suggerito da Tropper ( 1993, p. 52) e prima di lui da
Dupont-Sommer (1947-1948, p. 24; lo studioso però, prudentemente, preferiva
un'altra spiegazione riportata sotto), del tema D della terza persona ms del

una lancia (la quale però non si ''raccoglie'' da terra per essere impugnata). Tuttavia, la fo1111a
samarra è in arabo impossibile: la terza radicale si raddoppia solo nella IX fo1111a, che ha diversa
vocalizzazione e che in genere riguarda i colori (e infatti ismarra, fo1111a IX di samara, significa
''essere, diventare marrone''). Inoltre, samara ha, come primo significato, quello di ''vegliare la
notte'', ''passare la notte a chiacchierare'' e non sembra avere mai, in tutti i repertori consultati, il
senso di ''sollevare'' (cfr. AEL, pp. 1424-1425; si noti che samara ha anche il significato di
''inchiodare''). È difficile anche pensare a un errore per samara, che significa ''raccogliere''
perlopiù limitatamente al significato di ''raccogliere, sollevare un lembo della veste'' (AEL, pp.
1595).
238
Swiggers non suggerisce, dunque, una derivazione da $lm, come sembra pensare Tropper ( 1993,
fj9 5S1_).
, h ·1 . b . - . , d. 1· ..
1 puo notare c e I sopra menzionato e ra1co masmer, cui smr e I so 110 avv1c1nato, presenta
nel libro di Qohelet una fo1111a insolita, con una sin al posto della samekh e la desinenza del plurale
femminile (masm'ròt; il singolare, non attestato, è ricostruito come masmeriih in KB, p. 641, ma
come mesmer*lmesmer* in HAH, p. 703), che dimostra come questo sostantivo potesse
manifestare un'oscillazione nel genere (è questo il sostantivo che Galling (1950) suggeriva di
tradurre con ''scettri'', sulla base del smr di Zincirli).
164 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

perfetto di qny, scritto difettivamente. qny, che al tema G significa ''comprare'',


''acquistare'', ''possedere'', un'accezione che mal si adatta al contesto, al tema D,
non attestato in aramaico, potrebbe significare ''far entrare in possesso'' e
dunque ''donare'', con un'accezione simile a quella del causativo in siriaco (cfr.
CSD, p. 509) e in sudarabico, dove il verbo è usato per le dediche (SO, p. 106;
LIQ, pp. 147-148). Il tema G è preferito da Lipinski (1976, p. 231) e da
Martfnez Borobio (2003, pp. 382-383), ma che l'oggetto sia stato
acquisito/comprato per la divinità appare strano e non trova riscontro in altre
iscrizioni. Meno probabile è che qny sia da intendersi nel senso di ''creare'' (così
Donner e Rollig in KAI II, p. 35 e Swiggers 1982, p. 251 ), che è soprattutto
cananaico e riferito esclusivamente alla creazione divina, tanto che in aramaico
riemerge appunto solo nella teonimia (come rilevato da Swiggers) e dunque
nell'antroponimia (si veda Qona come nome divino negli antroponimi di Dura-
Europos: cfr. Grassi 2012, p. 118). Dupont-Sommer (1947-1948, pp. 24-25) e
Galling (1948), seguiti dubitativamente da Dion (1974, p. 26), ipotizzano che si
possa trattare invece della radice qyn, attestata in arabo nel verbo qiina,
''forgiare'', ''riparare'' e qayn, ''fabbro'' (DAF II, p. 848); il sostantivo ''fabbro'' è
ben noto anche in aramaico: mandaico qanaia (MD, p. 401), aramaico giudaico
qfnii'iih (DJBA, pp. 1013-1014) e qyny (DJPA, p. 491) e siriaco qayniiyii, dove
produce il verbo denominativo qaynen (CSD, p. 504; SL, p. 1364). Sembra però
piuttosto insolito che Kilamuwa utilizzi riferito a se stesso un verbo come
''forgiare''.

L. 2-3
klmw br by: Kilamuwa fu re di Sam'al dall'840/835 fino all'815/810 a.C. circa;
V

figlio di l:layya, succedette a suo fratello Sa'TI (per la dinastia si veda Tropper
1993a, p. 19). Si noti che, a differenza del padre e del fratello, che portano nomi
semitico-occidentali, egli porta un nome luvio, a dimostrare, ancora una volta, il
'
carattere composito di questa dinastia. E autore dell'epigrafe fenicia su ortostata
proveniente dallo stesso palazzo in cui fu trovato il piccolo oggetto che reca
questa iscrizione.

L. 4-6
Una d~lle principali divinità del pantheon samaliano, Rakib-'El è esplicitamente
menzionato come dio protettore della dinastia reale (b 'l btlbyt) nell'iscrizione
fenicia di Kilamuwa (riga 16) e in quella samaliana di Barrakib per Panamuwa
'
II (riga 22). E usato come teonimo nel nome Barrakib, dove è contenuto nella
seconda parte del nome, di dubbia vocalizzazione (si veda il commento alla riga
1 dell'iscrizione di Barrakib per Panamuwa Il).
y'ttz è la terza persona ms dello iussivo di ntn, ''dare''. lh: Il pronome di terza
persona ms -h si trova in fenicio solo a Biblo e rende dunque molto improbabile
che l'iscrizione sia fenicia (Donner e Rollig, che la considerano fenicia, pensano
a un mantenimento di -h dopo vocale tonica: KAI II, p. 35).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 165

L. 7
'rk by: letteralmente, <<lunghezza di vita>>: il sostantivo 'rk, ''lunghezza'' si trova
in stato costrutto con la parola seguente, by, ''vita''. Il sostantivo by è in
aramaico antico un plurale tantum. L'assenza della desinenza ~n indica nel
samaliano e non nell'aramaico di Barrakib il dialetto dell'iscrizione. Il fenicio
presenterebbe una desinenza -m, che Donner e Rollig (KAI II, p. 35) ipotizzano
scomparsa a causa della decorazione. Con un'espressione simile, il re hdys 'y,
nell'iscrizione di Teli Fekherye, dice di aver innalzato la statua di Hadad <<per la
lunghezza dei suoi giorni>> (lm 'rk ywmwh, riga 7).
166 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

XII. L'ISCRIZIONE DI PANAMUWA I A HADAD (TAV. IX)

Si tratta della più lunga iscrizione samaliana (34 righe) ed è incisa sulla gonna di
una statua a tutto tondo raffigurante il dio Hadad, barbuto e purtroppo mutilo del
naso e soprattutto delle braccia. La statua è in dolerite e rimane di notevoli
dimensioni (2,85 metri), benché in origine l'altezza dovesse essere di circa 4
metri; la superficie epigrafica ha un'altezza di 1,40 metri. Rinvenuta, durante
scavi condotti nel 1890, a circa 7 chilometri a nord ovest di Zincirli, sulla
collina di Gerçin, la necropoli dei re di Sam'al, l'iscrizione è databile alla prima
240
metà dell'VIII secolo a.C., forse fra il 770 e il 760 a.C. • L'iscrizione si trova
attualmente al Vorderasiatisches Museum di Berlino.
Si danno qui le righe 1-3 e 8-31 del testo.

Editio princeps: von Luschan 1893, che contiene la fotografia della statua di
241
Hadad (tavola 6), più un facsimile (tavola VII) e una traslitterazione (p. 51)
dovuti a Julius Euting; non c'è traduzione.

Indicazioni bibliografiche
von Luschan 1893; Lidzbarski 1898, voi. I, pp. 440-442 (traslitterazione), voi.
II, tavola XXII (facsimile); Cooke 1903, pp. 159-171; Ronzevalle 1909;
Montgomery 1934; Koopmans 1962, I, pp. 30-41, II, pp. 5-7; KAI 214; Dion
1974, pp. 26-35; TSSI II, pp. 60-76 e tavola III; Sader 1987, pp. 160-165; FK,
pp. 15-16; Tropper 1993a, pp. 54-97; Lipinski 1994, pp. 203-211; Martfnez
Borobio 2003, pp. 386-426; Kottsieper 2005a; ARI II, pp. 195-196.

Testo

1. 'nk pnmw · br · qrl · m1k · y'dy · zy · hqmt · n~b · zn · lhdd · b'lmy


2. qmw • 'my • 'lhw • hdd • w'I • wrsp • wrkb'I • wsms • wntn • bydy • hdd •
w'I ·
3. wrkb'l · wsms · wrsp · btr · blbbh · wqm · 'my · rsp ·

240
Tropper, pp. 54-55, sulla base di considerazioni paleografiche e ortografiche; Genge (1979, voi.
I, p. 144) data al secondo quarto del!' ottavo secolo la statua, per la cui fotografia, frontale e di tre
quarti, si veda Genge 1979, voi. II, tavola 104.
241
Il facsinùle di Euting è tuttavia meno affidabile del disegno di Lidzbarski (1898, voi. II, tavola
XXII, con commento alla nota I della seconda pagina del!' indice), che soffre purtroppo di un
errore in fase di stampa, deplorato dallo stesso studioso, che ne pregiudica in parte la chiarezza (si
veda anche Tropper 1993a, pp. 57-58).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 167

Si saltano la fine della riga 3, le righe 4-7 e l'inizio della riga 8.

( ... )

8. [w'n]k • pnmw • gm • ysbt • 'I• msb • 'by• wntn • hdd • bydy[· ~


9. btr · bl[bbh · w'nk · ns']t (?) · brb · wlsn · mn · byt · 'by· wbymy · gm ·
'kl · wst' · y'dy[·]
10. wbymy · ytmr · bk[l · 'r]qy · ln$b · tyrt · wln$b • zrry • wlbny • kpyry •
blbbh · [ ... ]yqb ·
11. 's • r'yh • wytr • hdd • [w]'l • wrkb'l • wsms • w'rqrsp • wkbrw • ntnh • ly •
w'mn · hkrt (?)·
I 2. by · wbymy · blbt[y · m]tn · yhb · l'lhy · wmt · yqbw · mn · ydy · wrnh ·
's'l · mn · 'lh[y] · mt [·] ytnw (?) ·
13. ly · w'rqw · w[ty · br] · qrl · 'lhy · mt · plw · ntn • hdd • mt · l[ .. ]ty • qmy •
lbn' · wbblbbty ·
14. ntn · mt· hd[d · ... ] lbn' • pbnyt • mt • w[h]qmt • n$b • hdd • zn • wmqm •
pnmw · br • qrl · rnlk •
15. y'dy · 'm · n$b · bd[s/r ·] wmnmn · bny · y'bz [· bt]r · wysb · 'I · msby ·
wys'd · 'brw · wyzbb ·
16. hdd · zn [ ......... ] nsy · wyzbb [ ......... ]yzbb · hdd · wyzkr · 'sm · hdd · 'w

17. [.]' · p' · y'mr · [t'kl · n]bs · pnmw · 'mk · wts[ty · n]bs · pnmw · 'mk · 'd·
yzkr • nbs • pnmw • 'm [·]
18. [h]d[d · .......... · z]bbh [·] z' · ytn [·] l[hdd · wy]rqy · bh · sy · lhdd · wl'l
· wlrkb'l · wlsms [·]
19. [wlrsp • ']n[k • p]nm[w • ... · ] b[y]t [· l'lh]y • qr [·] z' • pb[nyt]h • whwsbt •
bh · 'lhy · wbl;ilbbty · bn' t ·
20. ['lhy · p'·] ntnw · ly · zr'· l;ib' [ ....... ]y[ .. ]' · m[nrnn] · bny · y'bz · btr ·
wysb · 'l · msby · w[y]rnlk (?)
21. 'I · y'dy · wys'd · 'brw · wyz[bb · hdd · zn · wl' · yzk]r · 'sm • pnmw •
[y]'mr • t[']kl • nbs p[n]m[w]
22. 'm • hdd • wtsty • nbs • pnmw • 'm • h[d]d • h' [ ............ ]);i • hn • zbl;ih •
w'l [·] yrqy · bh [·] wrnz ·
23. ys'l · 'I · ytn · lh · hdd · whdd · br' · lytkh [ ... w']l · ytn · lh · l'kl · brgz
24. wsnh · lrnn'· rnnh · blyl' · wdlb · ntn · l[h .............. ] 'yl;i[y · w]mwddy ·
rnnmn [·] bny ·
25. y'J;iz · btr · by'd[y] · wysb · 'I· msby · wyml[k · .... · 'I ys]lb · ydh · bbrb ·
b[ ..... ]t/ny · 'w ·
26. [ ...... · b]l;ims · 'l · yhrg · 'w · brgz · 'w · 'I· '[ ........ ]y mwmt · 'w • 'I qsth
. ' w . 'I . 'mrth .
27. [ ............... · ']bh · yrsy · sl;it · b'sr · );id · 'yl;iyh · 'w · b[']sr · );id ·
mwddyh • 'w • b'sr •
28. l;idh · 'ybt[h · ........... ]h · y[r]sy · sbt · ygmr · '[yb]yh · zkry · wyqm · wth
• bms'h•
• mt • nsh •
168 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

29. y'mr · '})km· hsbt · whn[w · .... · y]s' · ydyh · l'lh · 'bh · nsh · y'mr · hn ·
n • smt • mrt • 'l · bpm ·
' V '

30. zr • ' mr • qm · ' yny · ' w · dlh. · ' w · [' n · smt · mrt y · b pm · ' nsy · ~ry ·
V ' ] V

phnw · zkr · h' · ltgmrw · 'ybh [·]


31. zkrw · plktsh · b'bny · whnw · mt · [nqbh · h'·? ltg]mrn · 'ybth · plktsnh ·
b'bny ·
( ... )

Si tralasciano qui la fine della riga 31 e le righe 32-34.

Traduzione

1. Io sono Panamuwa, figlio di qrl, re di y'dy, che ho posto questa statua per
Hadad nella mia tomba. V

2. Stettero al mio fianco gli dèi Hadad e 'El e Rasap e Riikib-'El e Samas e
diedero nella mia mano Hadad e 'El
V

3. e Riikib-'EI e Samas e Rasap lo scettro della signoria. E stette al mio fianco


Rasap.

( ... )

8. E io, Panamuwa, mi sedetti sul trono di mio padre e Hadad diede nella mia
mano
9. lo scettro della signoria e io (?) eliminai la spada e la lingua dalla casa di
mio padre e nei miei giorni mangiò e bevve y 'dy
1O. e nei miei giorni fu dato l'ordine, in tutta la mia terra, di erigere recinzioni e
di erigere recinti e di edificare villaggi della regalità. [ ... ] Prese V

11. ciascuno un suo pascolo/una compagna. E Hadad e 'El e Rakib-'El e Samas


e 'Arqu-Rasap concessero abbondanza; e mi fu data grandezza; e fu stabilita
un'alleanza
12. con me. E nei giorni del mio dominio, l'offerta fu data agli dèi e gli dèi
davvero (la) presero dalle mie mani. E qualunque cosa io chiedessi dagli
dèi, essi davvero (la) davano
13. a me. E i miei dèi davvero guardarono favorevolmente a me, il figlio di qrl.
E quando Hadad davvero diede ... , mi chiamò per costruire. E nel mio regno
14. Hadad diede invero [ordine / perr11esso?] di costruire, perciò costruii. Ed
eressi questa statua di Hadad e la tomba di Panamuwa, figlio di qrl, re
15. di y'dy insieme con la statua nuova/della camera mortuaria. E chiunque dei
miei figli prenderà lo scettro e siederà sul mio trono e rafforzerà la sua
potenza e farà sacrifici
16. a questa statua di Hadad [ ... ] e farà sacrifici [ .... ] farà sacrifici ad Hadad e
invocherà il nome di Hadad,
17. allora dirà: <<L'anima di Panamuwa mangi con te e l'anima di Panamuwa
beva con te!>>. Per sempre invochi l'anima di Panamuwa insieme con
Parte II. I testi dell'aramaico antico 169
242
18. Hadad ! Questo sacrificio darà a Hadad e che egli (scii. Hadad) guardi
favorevolmente ad esso, un'offerta a Hadad e a 'El e a Rakib-'El e a Samas
19. e a Rasap (?). Io, Panamuwa, ? un tempio agli dèi di questa città (?) e lo
costruii e vi feci abitare gli dèi e feci stabilire
20. gli dèi (?), perciò (essi) mi diedero discendenza ? [ ... ] E chiunque dei miei
figli prenderà lo scettro e siederà sul mio trono e regnerà
21. su y 'dy e rafforzerà la sua potenza e farà sacrifici a questa statua di Hadad
(?) e non invocherà il nome di Hadad dicendo: <<Mangi l'anima di
Panamuwa
22. con Hadad e beva l'anima di Panamuwa con Hadad!>> [ ... ] sacrificio, egli
(scii. Hadad) non guardi favorevolmente a esso (scii. al sacrificio), e ciò che
egli (scii. il successore)
23. chiederà, Hadad non glielo dia e Hadad la collera riversi su di lui [ ... ]e non
gli dia da mangiare nella (sua) collera
24. e gli neghi il sonno nella notte e gli dia turbamento [ ... ] fratelli e amici. E
chiunque dei miei figli
25. prenderà lo scettro su y'dy e siederà sul mio trono e regnerà [ ... ], che egli
non rivolga la mano con la spada contro[ ... ]
26. [ ... ] con violenza, non uccida con collera o per [ ... ]
giuramento/maledizione (?), per mezzo del suo arco o per mezzo del suo
ordine,
27. o per mezzo della sua istigazione (?). Se un suo fratello causasse la rovina
in relazione a uno dei suoi fratelli, o in relazione a uno dei suoi amici, o in
relazione
28. a una delle sue sorelle, [ ... ] causasse la rovina, che egli (scii. il nuovo re)
raccolga i suoi parenti maschi e lo (scii. il ribelle) faccia stare in mezzo (e)
dirà il suo giuramento (?):
29. <<Vostro fratello ha causato rovina!>> e se [(il colpevole) negherà(?), ed egli
243
(scii. il re)] alzerà le sue mani verso il dio di suo padre (e) dirà un
giuramento (?): <<Ecco, certamente non posi queste parole nella bocca
30. di uno straniero!>>, dicendo/dica (al dio di suo padre): <<Rendi
immobili/conft:1111a i miei occhi, oppure rendili torbidi!>>, oppure:
<<Certamente non posi le mie parole nella bocca di uomini ostili!>>, allora, se
egli (scii. l'accusato) è un uomo, si radunino i suoi fratelli

242
Tutto il passo sembra indicare la presenza a Zincirli di un culto degli antenati, descrivendo
un'offerta rituale di cibo e bevande sia a un dio sia a un antenato. Si tratta dell'unica fonte che
descriva un pasto rituale consumato in comune fra re divinizzato e dèi e l'unica fonte scrina che
menzioni con tanta chiarezza il culto degli antenati, per il quale esistono spie provenienti quasi da
tutta l'area del Vicino Oriente Antico: testimonianze significative in tal senso si trovano nel libro
dei Giudici, ma anche a Ugarit, sulla costa siriana, a Qatna, a Tell l:lalaf, molto vicina nel tempo e
nello spazio a questa iscrizione di Zincirli. Indizi di un culto degli antenati divinizzati provengono
da molti altri siti: l'unica area in cui non sembra aver attecchito è la Mesopotamia meridionale.
243
La lacuna è insanabile e questo è soltanto ciò che si può ipotizzare, a senso, leggendo quanto
segue.
170 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

31. maschi e lo colpiscano con pietre, e se invece è una donna (?), che si
riuniscano le sue sorelle e la colpiscano con pietre.

Cu11u11ento

L. 1
'nk pnmw br qrl mlk y'dy: non c'è divisore né spazio fra 'nk (fo1111a sarnaliana
del pronome di I persona singolare) e pnmw. Panarnuwa I, dal nome luvio forse
pronunciato Panarnii (si veda Tropper 1993a, p. 60), deve essere stato re fino
alla metà del secolo ottavo. Il nome y 'dy, parallelo a quello di Sarn' al, non è,
allo stato attuale delle cose, spiegabile e i doppi nomi di molti stati aramaici e,
talvolta, dei loro sovrani creano notevoli problemi (si veda anche l'introduzione
storica). hqmt è la prima persona rns del perfetto del terna H del verbo qwm,
''alzarsi'', ''stare'', al causativo, dunque, ''erigere''.
b 'lmy: significa, letteralmente, <<nella mia eternità>>, ma, poiché la
preposizione b- indica stato in luogo, mentre /-, ''a'', ''per'' è in genere associata
a 'lm nel caso in cui l'espressione sia ''per l'eternità'', ''per sempre'', è probabile
che 'lm significhi iui ''eternità'' nel senso più concreto di ''tomba'' (così ad
2
esempio Tropper) . Si ricordi che l'iscrizione è stata rinvenuta in una
necropoli. Donner e Rollig preferiscono interpretare l'espressione come <<per il
mio perdurare>> (KAI Il, pp. 215 e 217), ossia come un augurio di lunga vita.
Meno probabile è l'interpretazione di Gibson, che interrompe il primo periodo
dopo lhdd e fa cominciare il successivo con b'lm, intendendo 'lm come
''giovinezza'' (si tratta di due sostantivi isografi in scrittura consonantica), ossia
<<nella mia giovinezza>> (TSSI II, p. 70).

L. 2
Hadad (l' Adad/Addu delle fonti accadiche) è dio pansemitico della tempesta,
legato all'acqua e alla pioggia. 'El, il cui significato è, genericamente, ''dio'', è
divinità piuttosto evanescente, diffusa in particolar modo in ambito cananaico e
riveste estrema importanza nel pantheon di Ugarit. Rasap è conosciuta già dai
testi di Mari, ma ebbe diffusione in tutta la Siria e il Levante, da Ebla a Ugarit
alla costa fenicia (uno dei suoi templi più noti si trovava a Biblo). Di origini
arnorree, come 'El, Rasap è divinità infera, ctonia, legata alla peste e, più
genericamente, alla malattia e al bruciore, dunque anche al fuoco. A Ugarit
sembra svolgere anche la mansione di portiere degli inferi (su Rasap si veda
Xella 1999, s.v. Resheph). Per Rakib-'El, 'El nella sua epiclesi di ''cavalcante'',

2
bt 'lm, ''casa dell'eternità'' è detta la tomba nel libro dell'Ecclesiaste e in molte iscrizioni e testi
4-1

aramaici (si vedano, ad esempio PAT, p. 346; DJA, p. 36; DJPA, p. 95). L'espressione b'lm si
trova nella celebre iscrizione sul sarcofago del re 'Al:ùram di Biblo (KAI 1), in cui si dice:
,,Sarcofago che fece 'tb'l, figlio di '/:,rm, re di Biblo, per '/:,11,1 suo padre, quando lo depose
nell'eternità (b'/m; ossia ,,nella sua tomba>>)>>.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 171

si veda il commento alla riga 1 dell'iscrizione di Barrakib per Panarnuwa II.


Sarnas è dio del sole e della giustizia in tutto il mondo semitico.
ntn è terza persona ms del perfetto di ntn: come già osservato, in aramaico
antico il verbo di più soggetti coordinati è singolare, se precede il soggetto (si
vedano esempi in Sefire IA, Barrakib, Bukan; cfr. anche Degen 1969, p. 123 e il
paragrafo 3.3.2 della sintassi).

L. 3
blbbh: si traduce con ''signoria'', ''regalità'' sulla sola base del contesto, la parola
blbbh, problematica e di etimo ignoto. La parola ricorre più avanti anche nella
fo1111a blbbty, che chiarifica come -h sia desinenza del femminile (-t allo stato
costrutto) e non pronome suffisso. Potrebbe trattarsi di una fo1111<1Lione nominale
di tipo qatlal, ossia di terza radicale raddoppiata, che riveste in genere
significato intensivo. blb, parola semitica per ''latte'', sembra poter essere
esclusa sulla base del contesto, benché sia stato ipotizzato per essa un significato
di ''prosperità, successo'' (ed esempio Lidzbarski 1898, p. 274; KAI II, p. 217).
'
E stato più verosimilmente suggerito (Dion 1974, p. 88; Gibson, TSSI II, p. 70)
che il tc:rr11i11e possa ricondursi, per uno scambio sorda/sonora, alla radice bip
( *&lp ), ''succedere, seguire''; lo scambio sorda-sonora è ben attestato in
samaliano (nbs per nps, 'lb per 'lp: si veda anche Tropper 1993a, pp. 180-181 ).
Tropper ( 1993, p. 62) pensa si tratti di una parola non semitica.

L.8
[w 'njk: si accetta qui la lettura (k) di Tropper ( 1993, p. 66), ma il grafema
potrebbe essere anche (m) o (n) (cfr. Martfnez Borobio 2003, p. 387).
gm, è avverbio, spesso ridondante, tipico del cananaico, da tradursi in genere
con ''anche'', ''inoltre''. ysbt è prima persona singolare del perfetto del verbo ysb
(*wJb), ''sedersi'' e msb, ''trono'', è fo1111'1l:ione nominale dalla medesima radice:
si confrontino l'aramaico d'impero e il palmireno mytb ', il nabateo mwtb'
(DNWSI, pp. 697-698), il siriaco mawtbii (CSD, p. 260; che ha anche il
significato di ''sito'', ''luogo'', ''insediamento'').

L.9
w 'nk (? )· ns 'Jt: ns 't è la prima persona singolare del perfetto del verbo ns ',
''strappare'' (comunque più che altro cananaico), preceduta dal pronome
assoluto di I ps. L'integrazione è di Tropper (1993, p. 66), che la preferisce alla
tradizionale [hkr]t (I ps del perfetto causativo di krt, ''tagliare'', con integrazione
risalente a Mtiller 1893, p. 57), che pure ricorre alla riga 11 (si veda sotto), sulla
base del fatto che una parte del grafema (r) dovrebbe essere leggibile. Qualsiasi
integrazione in questo punto è, in ogni caso, congetturale.
brb, ''spada''; in arabo significa ''guerra'' e in siriaco (barba) sia ''spada'' sia
''guerra'' (CSD, p. 156). lsn, ''lingua''. Il significato della frase non è del tutto
chiaro, ma sembra ragionevole ipotizzare che qui Panamuwa sostenga di aver
eliminato intrighi e dicerie all'interno del palazzo: per un uso metaforico di lsn
si confrontino l'aramaico giudaico e l'ebraico lsn, ''calunniare'' (DJBA, p. 633;
172 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

DJPA, p. 287; KB, p. 537); cfr. anche il siriaco lesananii, ''loquace'' (CSD, p.
245). bymy, <<nei miei giorni>>; si noti la scrittura difettiva ym per ywm, che è
invece piena nell'iscrizione di Barrakib per il padre Panamuwa II. La -y finale
rappresenta sia il pronome suffisso ''mio'' sia la desinenza del plurale, che in
samaliano è -y nei casi obliqui. 'kl è terza persona ms del perfetto del verbo 'kl,
''mangiare''; st' è terza persona maschile singolare del verbo sty, ''bere'': si noti,
dopo questi verbi al perfetto, il passaggio all'imperfetto alla riga seguente.

L. 10
ytmr, <<fu dato l'ordine>>, terza persona ms dell'imperfetto passivo del verbo 'mr,
''dire''. Se si considerasse ytmr una fo1111azione tG, ossia con t- prefissa, si
dovrebbe ipotizzare un'assimilazione progressiva della 'aleph alla tau: dalla
fo1111a yt'mr si sarebbe passati a quella yttmr, registrata in epigrafia come ytmr
(così ad esempio Dian 1974, pp. 108-109 e Gibson, TSSI II, p. 71). Si è però
anche proposto che la fo1111a sia Gt, ossia con la -t- infissa, già vista a Teli
Fekherye (così Tropper 1993a, p. 68). ln$b è infinito G del verbo n$b, ''erigere''.
tyrt: la lettura è incerta, soprattutto quella del primo grafema, generalmente
interpretato come (q), ottenendo così qyrt, ''città'' (Lidzbarski 1898, p. 441;
Gibson, TSSI II, p. 66; Martfnez Borobio 2003, p. 387; Dian (1974, p. 28) legge
invece qyst, ''alberi''). Donner e Rollig, che nella prima edizione del KAI
5
leggevano qyrt, in KAI accettano la lettura tyrt proposta da Tropper ( 1993, p.
68), che giustamente osserva come il grafema, chiaramente di fo1111a circolare,
manchi del tutto di una linea verticale, assenza che rende problematica la lettura
(q) e suggerisce piuttosto \'). oppure (t). Si tratta del plurale assoluto del
5
sostantivo femminile tyrh , ''luogo cinto da un muro'', ''recinto'',
''accampamento'' (siriaco tyiirii, aramaico giudaico palestinese tyrh, aramaico
samaritano tyrw, ebraico firiih: cfr. CSD, pp. 172-173; DJPA, p. 224; OSA, p.
310; KB, p. 374). Questa accezione crea forse un parallelismo con la seguente
zrry, di etimo incerto, ma probabilmente da ricondurre al neobabilonese zerru,
''recinto di canne'' (zerru I: AHw., p. 1520; CDA, p. 446), alla base dell'ebraico
zer, ''bordo'', ''margine'', ''cornice'' (KB, p. 279). Altri vedono un toponimo,
oppure un sostantivo fo1111ato sulla radice zrr, parallela a zwr, ''spremere'' (KAI
II, p. 218), dunque ''tino'', ''frantoio'' o simili (Martfnez Borobio 2003, p. 40 I).
Tuttavia, è difficile pensare che la vicinanza semantica di tyrh e zrr sia casuale.
Tropper ( 1993, p. 69) suggerisce che zrry potrebbe indicare i villaggi cinti da
mura, contrapposti ai non fortificati kpyry menzionati subito dopo. Si può notare
che il verbo è differente: n$b, ''erigere'', in aramaico generalmente utilizzato per
statue e steli, per tyrh e zrr, ma bny, ''costruire'', per kpr. Dato il verbo ''erigere'',
si potrebbe pensare che tyrh e zrr indichino effettivamente due diversi tipi di

245
Si ricordi che il samaliano si distingue dagli altri dialetti coevi per l'utilizzo della desinenza -t
(/-a.ti) - e non -n (/ani) - nei sostantivi femminili plurali; il suffisso -iin del femminile plurale
aramaico è probabilmente secondario ed emerso per influsso del maschile -1n (cfr. Dion 1974, pp.
I 39- I 40; Tropper I 993a, p. I 98).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 173

recinzione, ma forse anche, per metonimia, due diversi tipi di insediamento. Il


testo qui ricorderebbe dunque la costruzione di diverse tipologie insediative.
lbny è infinito G dalla radice bny, ''costruire''. Si noti la fo1111a lbn' alle righe 13
e 14. La desinenza dell'infinito costrutto è in samaliano diversa a seconda che
l'infinito sia o meno legato al sostantivo che segue: se lo è, si ha, come qui, una
desinenza -y; altrimenti, la desinenza è-', come alle righe 13 e 14 (Garr 1985, p.
140): nel primo caso, il dittongo rimarrebbe inalterato (/banay/), nel secondo si
avrebbe monottongazione (/bane/) (cfr. Tropper 1993a, p. 69). La spiegazione di
Donner e Rollig (KAI II, p. 218), che vedono in lbny la preposizione/- seguita
dal sostantivo bny, ''figli'', con pronome suffisso di prima persona ms, è resa
improbabile dal contesto.
kpyry blbbh, <<villaggi della regalità>> (?). La frase è di significato incerto.
Innanzi tutto, kpyry, sostantivo maschile plurale allo stato costrutto, ha una
vocalizzazione singolare, se connesso al sostantivo kpr, ''villaggio'', che è in
aramaico vocalizzato kapar (siriaco kaphra), per cui ci si aspetterebbe qui kpry.
La yod fra la seconda e la terza radicale è difficile da giustificare: si potrebbe
forse pensare, con Tropper (1993, p. 70) a una fo1111azione diminutiva qutayl,
''piccolo villaggio''. Tuttavia, il diminutivo si accompagna male al seguente
''regalità''. Inoltre, kp! indica di no1111a semplici villag~i agricoli (in assiro il
logogramma è URU.SE, dove URU significa ''città'' e SE ''granaglie''), spesso
non fortificati (cfr. KB, pp. 494-495). Si ricordi infine che il te1·11tine blbbh (di
cui è qui inoltre scarsamente leggibile il finale (bh)) ha un'etimologia molto
dubbia.
yqb: dopo un paio di grafemi poco chiari, si ha la fo1111a yqb, terza persona
ms dell'imperfetto di lqb, ''prendere''. Martinez Borobio integra blbb{ty] e lega
questa principale alla finale che precede: <<per costruire i villaggi della mia
regalità, prese ciascuno il suo compagno>> (2003, p. 391 ).

L. 11
's, ''uomo'', ha qui un significato pronominale ed è soggetto del precedente yqb,
di cui r'yh è invece oggetto diretto. La desinenza -h può indicare pronome
suffisso (''suo compagno'': così Martinez Borobio) oppure il femminile,
''compagna''. Si noti che r'y può significare come sostantivo tanto ''compagno''
(variante di r'), quanto ''pascolo'' (DNWSI, pp. I 078-1080); la prima accezione
è generalmente preferita (KAI II, p. 218; Martinez Borobio 2003, pp. 402-403),
benché sia in aramaico molto più rara e attestata solo a partire dai documenti
egiziani, soprattutto dal!' Abiqar di Elefantina (cfr. DNWSI, pp. 1078-1079),
tanto che Pontus Leander aveva ipotizzato che si potesse trattare di un prestito
246
dall'ebraico . Sia la scarsa diffusione in aramaico del te1111ine r'y usato con
l'accezione di ''compagno'' sia il contesto, che insiste sul!' abbondanza,
inducono forse a preferire qui il significato di ''pascolo'' (Tropper 1993a, p. 70:

246
Leander 1928, p. 77; per questa parola in ebraico, cfr. KB, pp. 1253-1255; l'elemento è inoltre
presente sia nell'onomastica ebraica sia in quella fenicia: Noth 1928, pp. 153- I 54; Zadok I 988, pp.
84 e 91; Benz 1972, pp. 409-41 O.
174 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

<<bestiame da pascolo>>). Gibson dà una lettura del tutto differente (TSSI II, pp.
66 e 71).
Il verbo ytr è qui usato al tema intensivo (D), con il significato di ''concedere
abbondanza'', benché in aramaico antico sia attestato, con la medesima
accezione, al causativo (cfr. hwtr in Teli Fekherye, 15), che sarà la fo1111i:l
dominante in aramaico d'impero (DNWSI, p. 481, che non registra queste
ricorrenze di ytr in samaliano); il simile significato di ''rendere abbondante'' è
attestato al tema D in siriaco (CSD, p. 200). Si noti che Rasap è qui chiamato
'Arqu-Rasap, con un evidente sincretismo fra la divinità semitico-occidentale
Rasap e il dio nordarabico Ru<;la, l'Ar~u ('r$) di Palmira (cfr. Lipinski 1994, pp.
208-210; Tropper 1993a, p. 23).
La for 111a ntnh è problematica, perché, se riferita agli dèi, non dovrebbe
essere al singolare. Si è pensato a una terza persona ms o mp del perfetto di ntn,
con pronome suffisso <<e la grandezza/abbondanza/prestigio, egli/essi la/lo
diede/ro a me>> (KAI II, p. 219; Dion 1974, p. 290 (plurale); Martinez Borobio
2003, pp. 403-404 ); a un participio passivo fs, <<e la grandezza mi (fu) data>>
(Gibson, TSSI II, p. 71 ); a una terza persona fs del perfetto passivo di ntn
(Tropper 1993a, p. 71 ). Come osservato da Tropper, i due verbi passivi che
seguono, hkrt e yhb, farebbero propendere per una costruzione passiva anche
qui, creando un parallelismo. Tuttavia, come rilevato dallo stesso Tropper, la
terza persona singolare dovrebbe avere una desinenza -t, mentre la costruzione
participiale passiva usata come tempo finito, ben attestata nell'aramaico più
tardo, sarebbe insolita in aramaico antico.
'mn hkrt: hkrt è di lettura incerta; tracce della he sono rilevate, sia pure non
senza incertezza, da Tropper (1993, p. 71). Si tratterebbe del perfetto causativo
passivo (lllms) di krt, ''tagliare'', che anche in ebraico è usato (al tema G) con il
sostantivo 'mn, ''legame'', ''patto'' nell'accezione di ''concludere un accordo''
(KB, p. 64); una simile espressione si trova in un'iscrizione fenicia da Arslan
Tash, krt 'lt (KAI 26), sempre al tema G. Si noti che il verbo, noto perlopiù
dall'ebraico, dal fenicio punico e dal moabitico, è appunto in genere attestato al
tema G: un causativo ricorre forse in un'iscrizione di Cartagine (DNWSI, pp.
538-539) e in ebraico il causativo ha il significato di ''ste1111inare'' (KB, p. 501).
La costruzione è resa ulterior 111tnte anomala dall'uso della preposizione h-
all' inizio della riga 12.

L. 12
mtn, ''offerta'' (fu11t1i:lzione nominale con prefisso m- da ntn) è di lettura incerta
(cfr. Tropper 1993a, p. 72), ma si adatta bene al contesto. yhb è un perfetto
passivo di tema G (III ms).
mt: parola problematica, ricorrente nelle iscrizioni samaliane, interpretata
come avverbio o come sostantivo. Tropper (1993, p. 72) pensa a una fo1111a
breve di 'mt, ''verità'', con il senso di ''davvero'', Gibson (TSSI II, p. 72) a un
avverbio simile all'accadico ina mate e al siriaco 'emat, ''whenever''. Lipinski
( 1994, pp. 203-204) suggerisce invece che si possa trattare del sostantivo mt,
derivante dall'accadico miitu, ''paese''; si noti che già Mi.iller (1893, pp. 58-59)
Parte II. I testi dell'aramaico antico 175

pensava che mt avesse in queste iscrizioni talora il valore di ''città'', talaltra


quello di ''parente maschio'' e Winckler ( 1893, p. 106) prospettava per mt il
significato di ''paese'' in un passo dell'iscrizione per Panamuwa II (riga 4). La
proposta di Lipinski cambia profondamente il senso del passo e, benché non
priva di fascino, presenta qualche difficoltà. Innanzi tutto, Lipinski legge come
mt il mtn di Tropper e traduce <<And in the days when I succeded (the throne),
the Iand was offered to the gods>>; tuttavia, come lui stesso ricorda poche righe
più sotto, mt è, come in accadico, femminile e ci si sarebbe dunque aspettati un
verbo femminile. Inoltre, l'espressione bnyt mt, da lui intesa come <<io ricostruii
la terra>>, è piuttosto anomala, perché il verbo bny è il più delle volte usato per
indicare una costruzione concreta (un palazzo, una casa, un tempio, una tomba).
Ciò detto, l'interpretazione di Lipinski avrebbe il merito di spiegare la
ripetizione quasi ossessiva di mt alle righe 12-14, come osservato da Martfnez
Borobio, che ne accetta in parte la proposta (2003, pp. 405-406). Inoltre,
l'espressione 'lhy mt, <<dèi del paese>> è plausibile. Forse non si può escludere
che ci sia qui un gioco di parole per cui mt è usato talvolta in senso avverbiale e
talvolta come sostantivo.
's'l è la prima persona singolare dell'imperfetto del verbo s'l, ''chiedere''.
'lhw è il plurale di 'lh, ''dio'': si ricordi come il plurale maschile del sostantivo si
fo111ti in samaliano con il suffisso -w se si tratta di un nominativo allo stato
assoluto o seguito da pronome suffisso, in -y se si tratta di un caso obliquo o di
un nominativo allo stato costrutto. ytnw, terza persona mp dell'imperfetto di ntn,
''dare'', è di lettura dubbia: Tropper (1993, p. 73) è convinto della lettura della
waw finale (già proposta da Gibson, TSSI II, p. 66), che è tuttavia respinta da
Martfnez Borobio (2003, pp. 406-407), il quale propone ytr, ''essere
abbondante'', ossia <<qualsiasi cosa io chiedessi agli dei del paese, (essa) mi era
abbondante>>.

L. 13
w'rqw: la parola è probabilmente composta dalla congiunzione w' e dalla terza
persona ms del perfetto del verbo rqy (*r(iy), ''avere a cuore'', ''guardare
favorevolmente qualcuno'' (DNWSI, p. 1083), più tardi anche ''desiderare'' (r'y,
cfr. ad esempio DJPA, p. 527; DJBA, p. 1090; l'elemento è alla base di molti
nomi aramaici, seguito da nome divino, con il significato di ''amante (o amato)
di ND'': cfr. ad esempio Grassi 2012, p. 244). Il problema è dato dalla aleph
che, interpretata come mater lectionis da Dion (1974, pp. 61-62), è invece
considerata consonantica da Andersen e Freedman ( 1992) e da Tropper ( 1993,
p. 73), secondo i quali [wa'] sarebbe fo1111a seriore e semplice variante fonetica
di [wa]. L'uso del grafema 'aleph come mater lectionis in aramaico antico non è
attestato, ma il samaliano fa talvolta eccezione in fine di parola per -a ed -e (cfr.
Tropper 1993a, pp. 171-172; Martfnez Borobio 2003, pp. 30-31 ). La lettura
proposta da Healey e citata e supportata da Garr (1985, p. 73, nota 203), w'drw,
<<e rafforzarono>> (evidentemente da 'dr, ''essere potente/forte'' e all'intensivo
''rendere forte'': DNWSI, pp. 17-18) è difficile da sostenere paleograficamente
sulla base della copia di Lidzbarski, perché se una confusione fra (d) e (r) è
176 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

possibile, il quarto grafema, ancorché non del tutto leggibile, sembra


decisamente (q).
w[ty]: si tratta probabilmente della nota accusativi wt- (tipica del samaliano e
riservata ai pronomi), seguita dal pronome suffisso di prima persona singolare -
y. Il soggetto della frase è 'lhy, che è il plurale del sostantivo 'lh, probabilmente
con pronome suffisso di prima persona ms: si ricordi infatti che il plurale
assoluto di 'lh come soggetto sarebbe 'lhw. Tropper (1993, p. 200), pur non
escludendo questa possibilità, sembra pensare a un'eccezione, ma questo non è
facile da giustificare, perché si tratterebbe dell'unica eccezione attestata. Se
fosse invece corretta l'interpretazione di Lipinski di 'lhy mt come <<gli dèi del
paese>>, 'lhy sarebbe lo stato costrutto.
plw ntn hdd mt l[ .. ]ty qmy lbn ': l'interpretazione di questo passo, oltre a
qualche problema minore, dipende dal significato che si attribuisce a mt. Se si
accetta il significato proposto da Lipinski, mt è complemento oggetto di ntn e la
lacuna può essere integrata con l[yr]ty, <<poi, quando Hadad (mi) diede il paese
come mia eredità ... >>. Il sostantivo che Lipinski traduce con ''eredità'' à forse
attestato nella bilingue di Sardi con il probabile significato di ''eredità'' (cfr.
Lipinski 1975, pp. 160-161; per altre spiegazioni si veda DNWSI, p. 472),
mentre nei documenti del deserto della Giudea, in aramaico giudaico, nabateo e
247
siriaco ha piuttosto il significato di ''erede'' (il solo samaritano ha ''eredità''
come accezione di yrt: DSA, p. 362). Schwiderski (ARI I, p. 376) suggerisce per
questo passo appunto il significato di ''erede'', che però è problematico sia per il
contesto (non si vede perché dovrebbe essere qui nominato l'erede di
Panamuwa) sia per la sintassi, perché ntn rimarrebbe privo di oggetto diretto. Se
si considera mt una particella asseverativa, in lacuna dovrebbe esserci l'oggetto
diretto di ntn. La seguente parola plw è congiunzione subordinativa composta
dalla congiunzione p- e da lw, che ha significato temporale secondo Lipinski
( 1994, p. 204 ), ipotetico secondo Gibson (TSSI II, p. 67), ma qui il primo
sembra più pertinente. Si tratta in ogni caso di una subordinata, la cui principale
è qmy, <<mi chiamò>>, dove qmy è la terza persona ms del perfetto di qr',
''chiamare'', seguita dal pronome suffisso di prima persona -ny. Dal verbo
dipende anche lbn ', infinito costrutto di bny. Si notino la perdita della 'aleph
intervocalica in qmy (si veda Tropper 1993a, p. 75) e l'uso di-' per -e in lbn'
(cfr. lbny alla riga I O).

L. 14
ntn mt hd[d ... ] lbn': in lacuna forse è da sottintendere un sostantivo come
''ordine'', ''incarico'' (cfr. Tropper 1993a, p. 75). Lipinski ( 1994, p. 204) integra
invece [d bydy] e intende <<Hadad diede nelle mie mani il paese per costruire>>.
La lettura di Gibson è differente: ntn mt w[m]t [qr]'n[y], <<he did always give>>
(TSSI II; pp. 66-67).

247
DNWSI, p. 472; DJA, p. 55; Cantineau 1932, p. 105; DJPA, p. 246: yrt; DJBA, p. 544; CSD, p.
198: }'tirta; ma si confrontino yrtw e yartulti, ''eredità'': DJPA, p. 246; CSD, p. 198);
Parte II. I testi dell'aramaico antico 177

La p- preposta a bnyt è la congiunzione p-, che può essere proclitica, come in


questo caso, o assoluta (si veda la riga 17); è diffusa anche in ugaritico, nonché
in sudarabico antico (f) e in arabo (fa). Per quel che riguarda l'aramaico antico,
è attestata in samaliano, nell'iscrizione di Bar-Riikib e in quella di Sefire (IIB, 4
248
e 6). Diffusa, in ambito aramaico, soprattutto in nabateo , significa, come
spesso in arabo (cfr. DMWA, p. 809), ''perciò'', ''dunque'', ''allora'' più che
semplicemente ''e'' (si veda Garr 1985, pp. 114-115; cfr. anche Cantineau 1932,
p. 135) e questo la rende diversa dalla congiunzione w-, che ha in genere valore
249
di ''e'' e può coordinare, a differenza di p-, anche sostantivi .
bnyt è la prima persona singolare del perfetto del verbo bny. hqmt è la prima
persona singolare del perfetto causativo del verbo qwm, ''stare'', ''alzarsi'', al
causativo ''innalzare'', ''erigere''. mqm, forr11azione con prefisso m- dalla stessa
radice, nel)' epigrafia semitica ha spesso il generico significato di ''luogo'', ma
talvolta è legata, come qui, a un contesto funerario, in cui sembra rivestire la più
rara accezione di ''tomba'' (DNWSI, pp. 679-680), se non addirittura di
''necropoli'' (Swiggers 1980, p. 339): a una tomba o a una necropoli si fa con
mqm riferimento in due iscrizioni fenicie, quella di 'Esmun'azar, da Sidone
V

(KAI 14, riga 4) e quella del figlio di Sipitiba'al, da Biblo (KAI 9 A, riga 3).
Alla <<necropoli reale>> (mqm mlky) sembra alludere la riga 9 dell'iscrizione di
••
Ordekbumu (Lemaire, Sass 2013; si veda anche il commento all'iscrizione di
ktmw, riga 10, nel presente volume). Anche in Giobbe (16,18) maqom ha il
probabile significato di ''tomba'' (Dahood 1972) e forse in Qohelet (8, 1O: cfr.
KB, p. 627; si noti anche la traduzione -racpoç nella Sepuaginta: Muraoka 2010,
p. 262).

L. 15-17
bd[: due le integrazioni proposte: bd[t] (*bdJ), ''nuovo'' (Puech 1977, p. 185),
oppure bd[ r], ''camera'', ''camera mortuaria'' in fenicio (Tropper 1993a, p. 75).
Si tratterebbe, secondo Tropper (1993, p. 76), di un possibile prestito dal

248
Molto dubbie sono le attestazioni in aramaico d'impero: delle quattro riportate da Schwiderski
(ARI I, p. 674), due ostraca idumei (AECT-L:*8(7), 1-3 e IdOstr-EN:174(4),2.5) hanno quasi
certamente p come abbreviazione di plg, ''metà'' e l'unica ricorrenza nei documenti aramaici
d'Egitto (D:23.1.12(5)-L,10) è dubbia e letta w- da Portene Yardeni (1999, p. 296). Resta un'unica
possibile testimonianza negli ostraca idumei, AECT-L:19[7],5-8, ossia la riga 6 dell'iscrizione 19
di Lemaire 2001: è lo stesso Lemaire a suggerire, sia pure dubitativamente, che si possa trattare
della congiunzione p- (p. 108). Più tardi, si ha una possibile ricorrenza della congiunzione in
falmireno, con il valore di ''ossia'' (Cantineau 1935, p. 139; PAT, p. 399).
49
In ugaritico il suo uso è molto esteso e può coordinare anche nomi o avverbi, benché in genere
coordini frasi (DLU, p. 340; Tropper 2000, p. 788), mentre in sudarabico introduce proposizioni,
soprattutto l'apodosi (LIQ, pp. 127-128; SO, p. 42), come avviene anche in aramaico antico (si
veda la parte della grammatica relativa alla sintassi). Si è ipotizzato che in aramaico entri prima per
influsso dell'ugaritico, poi dell'arabo, soprattutto in nabateo (Segert 1975, p. 357; Cantineau, che
in origine non riteneva invece necessario ipotizzare un influsso del!' arabo ( 1930, p. I 03 ), ha in
seguito cambiato opinione: 1935, p. 139), ma l'ipotesi che si tratti di un'innovazione del!' area
siriana, poi estesasi verso sud, è probabilmente preferibile (così Garbini 197 I; cfr. anche Garr 1985,
p. 115).
178 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

fenicio, come mqm; si noti che la più antica iscrizione del regno di Sam'al è in
fenicio. Martfnez Borobio preferisce non integrare, evidentemente anche a causa
della difficoltà di lettura di (b) e (d); i due grafemi sono invece letti da Gibson,
che tuttavia non propone integrazioni.
mnmn bny: <<chiunque dei miei figli>>. A giudicare dal disegno di Lidzbarski,
ci potrebbe essere un piccolo spazio fra i due mn, ma non c'è traccia di alcun
punto divisorio. Si potrebbe trattare di un pronome ottenuto con reduplicazione
del pronome indefinito mn, ''chiunque'' (Martfnez Borobio 2003, p. 409), oppure
dello stesso pronome indefinito mn (Imani), ''chiunque'', seguito dalla
preposizione isografa mn (/mini), qui nella sua accezione partitiva, ''chiunque
di/fra'' (KAI II, p. 219; cfr. anche Martfnez Borobio, ibid. ). Chiude il sintagma il
sostantivo bn, plurale irregolare di br, ''figlio'', con pronome suffisso di prima
persona ms.
y 'bz è la terza persona maschile singolare del]' imperfetto del verbo 'bz
( * 'bçf), ''prendere'' e il suo complemento oggetto, [ b!} r, ''scettro'', è integrato
sulla base della riga 3.
ysb 'l msby: figura etimologica, dove ysb è la terza persona maschile
singolare dell'imperfetto del verbo ysb (*wlb), ''risiedere'', ''sedere'' e msby,
for111azione nominale con prefisso m- dalla stessa radice, seguita dal pronome
suffisso di prima persona singolare -y.
ys'd è la terza persona maschile singolare dell'imperfetto del verbo s'd,
''aiutare'', ''sostenere'' (così, ad esempio, in aramaico d'impero, samaritano e
aramaico giudaico palestinese: cfr. DNWSI, pp. 795-796; OSA, p. 601; DJPA,
pp. 384-385); il significato di ''rafforzare'', privilegiato da KAI II (pp. 215 e
219) e da Tropper ( 1993, p. 76) sembra essere secondario ed è sì attestato in
ebraico (accanto all'accezione ''aiutare''), ma nel particolare valore di
'
''rafforzare con cibo'' (KB, p. 761 ). E dunque probabile che qui il significato sia
''sostenere, mantenere il potere'': così anche Gibson e Martfnez Borobio.
'brw è verosimilmente fur111azione nominale con suffisso -w (-ii< iit), che è
spesso usato per gli astratti (cfr. ad esempio Segert 1975, pp. 155-156; Bauer,
Leander 1927, pp. 197-198; Noldeke 1904, p. 52), dall'aggettivo 'abbìr, ''forte''
(ebr. 'abbìr, ace. abru; cfr. Tropper 1993a, p. 76).
wyzbb hdd zn [: yzbb è la terza persona maschile singolare del verbo zbb,
''offrire in sacrificio'' ( *ç/bb ). Si noti l'insolita costruzione in cui l'oggetto
indiretto, Hadad, non è introdotto, come di solito avviene, dalla preposizione l-
(cfr. DNWSI, p. 301; CSD, p. 81; una costruzione con due oggetti, uno per la
cosa offerta e uno per la persona cui viene offerta è attestata in sudarabico per il
verbo çfbb: cfr. GIAS, p. 213). hdd zn, lett. <<questo Hadad>>, ma zn è di lettura
incerta: Tropper 1993a, p. 76). Seguono grafemi di incerta lettura e lacune;
ricorre ancora due volte il verbo yzbb, la seconda nuovamente seguito da hdd
• •
senza prepos1z1one.
wyzkr 'sm hdd: yzkr è la terza persona maschile singolare dell'imperfetto del
verbo zkr ( *ç/kr), al tema G oppure al causativo (cfr. Tropper 1993a, p. 209; per
il causativo propendono Gibson, TSSI II, p. 73 e Martfnez Borobio 2003, p.
410). L'accezione di base è ''ricordare'', ''commemorare'', mentre il significato
Parte II. I testi dell'aramaico antico 179

di ''menzionare'', attestato in siriaco, samaritano e in aramaico giudaico


palestinese al causativo (cfr. CDS, p. 92; OSA, p. 181; DJPA, p. 149), è noto in
aramaico giudaico babilonese e mandaico al tema semplice (DJBA, p. 337; DM,
p. 110, ma la stessa accezione si ha al causativo; si noti che anche in ebraico
biblico zkr può avere il significato di ''menzionare'' tanto al tema semplice
quanto al causativo, nonché quello di ''invocare'' al causativo: KB, p. 270). Data
la sincope, in samaliano, del prefisso h- del causativo in posizione intervocalica
nel tempo a prefissi, risulta impossibile stabilire con certezza di quale fo1111a si
tratti. Si noti che il prefisso del causativo è invece mantenuto in aramaico antico
anche nel tempo a prefissi. Il complemento oggetto è costituito da 'sm hdd, <<il
nome di Hadad>>, dove 'sm è la variante del più comune sm, ''nome'', con 'aleph
prostetica (cfr. DNWSI, pp. 1155-1159).
L'ultima parola della riga 16 è la congiunzione avversativa w', ''o'', mentre
della prima parola della riga 17 si legge solo il secondo grafema, 'aleph. Si è
proposto di integrare il primo grafema con [hl (Dion 1974, p. 177: interiezione
h', <<eh bien>>), oppure con [k] (TSSI II, p. 73: [k}', <<ora>>). Per altre possibilità
si veda Tropper 1993a, p. 77. Sulla successiva congiunzione p ', qui usata
assoluta e non prefissa, si veda il commento alla riga 14.
y 'mr è la terza persona maschile plurale del verbo 'mr, ''dire''. Il seguente
verbo t'kl (la forma è ricostruita sulla base di quella, parallela, della riga 21) può
essere la terza persona femminile singolare sia del!' imperfetto (<<mangerà>>) sia
dello iussivo (<<mangi>>) del verbo 'kl, ''mangiare'' e qui si tratta con ogni
250
probabilità di uno iussivo , come pure uno iussivo è verosimilmente tsty, terza
persona femminile singolare di sty, ''bere'': nbs, pur presentandosi senza i
suffissi morfologici del femminile, è semanticamente femminile; se in aramaico
antico e samaliano nbs presenta la bilabiale sonora, dall'aramaico d'impero in
poi presenta la bilabiale sorda, nps: cfr. DNWSI, pp. 744-749; DJA, p. 66;
DJBA, p. 770; DJPA, pp. 355-356 (npys); CSD, pp. 346-347. L'anima che
mangia e beve è ricorrente nelle iscrizioni samaliane: si ritrova presumibilmente
nell'iscrizione di Barrakib a Panamuwa II (righe 17-18; la riga 17 è purtroppo
lacunosa) e nella stele di ktmw.
'd: forse qui utilizzato come avverbio nell'accezione di ''per sempre'' (KAI
II, pp. 219-220; Tropper 1993a, p. 78), ma si potrebbe anche interpretare, con
Dion, come congiunione: ''finché'' ( << jusqu' à ce qu' il ait remis en mémoire
l'ame de Panamou >>: 1974, p. 30); Martinez Borobio riporta entrambe le
possibilità, ma sembra optare per la prima (2003, p. 411). Nel primo caso,
inizierebbe una nuova principale e il seguente yzkr sarebbe uno iussivo; nel
secondo, si tratterebbe di una subordinata e yzkr sarebbe un imperfetto.

L. 18
Dopo hdd, poco leggibile, si ha uno spazio per circa dieci grafemi, di cui sono
state date due letture parziali e molto diverse da Lidzbarski ( 1898, p. 441) e

250
Se esista una distinzione morfologica fra imperfetto e iussivo in samaliano è dubbio: si veda la
parte della grammatica relativa alla sintassi.
180 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Gibson (TSSI Il, pp. 66 e 73); gli altri editori (KAI; Dion; Tropper; Martinez
Borobio; ARI) preferiscono non integrare. Segue il sostantivo zbbh, seguito
dall'aggettivo dete1111inativo femminile z', <<questo sacrificio>>; il sostantivo, qui
di genere femminile, è di solito attestato al maschile (zb/:ildbb: DNWSI, pp. 301-
302; DJBA, p. 406; DJPA, p. 138), ma si veda la doppia fut 111a in siriaco, de/Jbii
(m.) e de/JbJa/deflabJii (f.) (CSD, p. 82). ytn è la terza persona ms
dell'imperfetto di ntn, ''dare'' e l'oggetto indiretto che la segue è probabilmente
Hadad, preceduto da una preposizione l- di cui vi è ancora qualche debole
traccia nel disegno di Lidzbarski. yrqy è la terza persona ms dello iussivo di rqy,
per cui si veda il commento alla riga 13. Si potrebbe trattare anche di un
imperfetto (lo iussivo e l'imperfetto sono in samaliano perfettamente isografi e
non vi era probabilmente distinzione morfologica), ma la stessa frase si trova
alla riga 23 con la particella vetitiva '/, che accompagna lo iussivo negativo, per
cui è probabile che si tratti anche qui di un verbo con valore iussivo
(sull'opposizione fra la negazione prefissa l-, usata nelle proibizioni categoriche
con l'imperfetto e la più debole 'l, usata con lo iussivo per il vetitivo, si veda
Degen 1969, p. 125). sy, ''offerta'', probabilmente legato all'ebraico say (cfr.
KAI II, p. 220), di etimo incerto (KB, p. 1476), apre una frase apparentemente
non autonoma. Lemaire (2012, p. 132) suggerisce invece una lettura s', e una
sua interpretazione come ''montone'' (si veda anche il commento all'iscrizione
di ktmw), sostantivo noto in aramaico antico solo al femminile s'h (*1), ''pecora''
(cfr. DNWSI, pp. 1094-1095; ARI I, p. 762), con la possibile eccezione di
••
Ordekbumu (si veda il commento all'iscrizione di ktmw).

L. 19-20
[wlrsp ']n[k p]nm[w ... ] b[y]t ['lh]y qr z': il nome del dio Rasap è
completamente integrato, ma molto probabile dato il contesto e il raffronto con
le liste di divinità già incontrate. Quello che segue è, fino a y qr, di lettura molto
dubbia. L'integrazione proposta è quella di Tropper (1993, p. 79), simile a
quella suggerita in precedenza da Dion ( 1974, p. 30; le uniche differenze
risiedono nella mancata integrazione di Rasap all'inizio e nella preposizione b-
5
preposta da Dion a byt) e accettata da ARI e da KAI (non da Martinez Borobio
2003, p. 389, nota 10): è un'integrazione plausibile, ma lungi dall'essere certa.
qr, ''città'', femminile, come è chiaro dall'aggettivo dimostrativo z', appare
anche in moabitico, dove non è possibile dete111tinarne il genere (considerato da
Gibson probabilmente femminile: TSSI I, p. 79). L'aramaico epigrafico ha il
sostantivo qyrh, il fenicio qrt (DNWSI, pp. 1033-1034 e 1037), entrambi con un
femminile morfologicamente marcato.
b[nyt]h, <<lo costruii>>, è la prima persona del perfetto di bny, seguita da un
pronome suffisso che, se fossero corrette la parziale lettura e l'integrazione di
Tropper, potrebbe essere maschile e riferirsi al tempio; alternativamente,
potrebbe trattarsi di un femminile e riferirsi alla città (così Martinez Borobio
2003, p. 4 I 2). La prima possibilità è resa più verosimile dalla frase successiva,
in cui si fa quasi di certo riferimento a un edificio templare: whwsbt bh 'lhy,
<<feci stare in esso gli dèi>>. hwsbt è la prima persona singolare del perfetto
Parte II. I testi del!' aramaico antico 181

causativo di ysb (*w1b). 'lhy è qui probabilmente solo <<gli dèi>>, con la
desinenza dei nomi maschili plurali che non rivestono la funzione di soggetto,
ma non si può escludere che la fo1111a presenti un pronome suffisso di prima
persona singolare, <<i miei dèi>>. Gibson lo considera un singolare (TSSI II, p.
67), ma, per quanto possibile, è improbabile, dato che subito prima è fornito un
elenco di divinità.
wbblbbty bn 't [ 'lhy p '] ntnw: il passo è problematico. Innanzi tutto, non è
chiaro se l'ultimo grafema della prima parola sia (y) oppure (h): nel primo caso
si avrebbe, come già in precedenza, <<nel mio potere>>, <<nel mio regno>>, con
pronome suffisso di prima persona singolare, mentre nel secondo si avrebbe una
terza persona, <<nel suo potere>> o <<nella sua prosperità>> (KAI: si veda sopra il
commento a blbbh) e ''suo'' sarebbe da riferirsi ad Hadad (KAI; Gibson; Dion
(1974, p. 31) vi vede invece un errore per -y). Tuttavia, anche se
paleograficamente possibile, questa lettura è meno probabile, sia perché blbbh,
per quanto di etimologia problematica, sembra riferirsi in tutta l'iscrizione al
regno di Panamuwa, sia perché nelle ultime righe si è fatto un elenco di dèi e ci
si aspetterebbe un plurale, come plurale è il verbo che segue, ntnw.
La fo1111a verbale seguente, bn 't, è la prima persona singolare del perfetto di
bn ', ma non c'è accordo sul tema: la maggior parte degli studiosi pensa a un
tema G (Gibson TSSI II, p. 73; KAI II, p. 215; Martfnez Borobio 2003, p. 412),
con significato di ''rimanere'', oppure di ''trovare pace'', ''riposare'': <<io
riposai/trovai pace durante il mio (Gibson: il suo, scii. di Hadad) regno>>, oppure
<<rimasi nella sua prosperità>> (KAI II, ~- 215). Il significato di ''rimanere'' è
51
desunto da una radice, forse imparentata , di terza waw, che sembra avere un
significato originario di ''curvare'', ''flettere'', da cui ''piantare la tenda'',
252
''accamparsi'', ''stabilirsi'' (Caquot 1955, p. 144) • Come già notava Gibson
(TSSI II, p. 73), il significato di ''riposare'' non si fonda su alcuna evidenza. Per
giunta, in questo contesto non sembra essere pertinente, perché l'inciso in cui
Panamuwa dichiarerebbe di riposarsi durante il suo regno è preceduto da una
menzione degli dèi che lui ha installato in un tempio e seguito da un verbo
plurale, il cui soggetto sono probabilmente gli dèi, che gli hanno concesso
'
fecondità. E più probabile pensare, con Tropper, che si tratti di un tema D,
attestato peraltro nel!' iscrizione di Panamuwa II (riga 12: bn 'h, <<gli diede un
posto>>), il cui complemento oggetto sono gli dèi: <<io diedi un posto agli dèi>>,
coerente con quanto precede. Si accetta perciò l'integrazione di Tropper, che
prevede il complemento oggetto 'lhy e poi la congiunzione p', arrivando a sei
caratteri, un numero plausibile per la lacuna. Chi intende la fo1111a verbale come
tema G, fa invece cominciare alla riga 20 un nuovo periodo, avente come
soggetto gli dèi: [w'lhw] (cfr. ad esempio Gibson, TSSI II, p. 66); questo

251
Tropper pensa invece a un ipercorrettismo ( 1993, p. 80).
252
Cfr. in samaliano il sostantivo m}:inh, che compare nell'iscrizione di Panamuwa II alle righe 16 e
I 7, ''campo, accampamento''). Si vedano anche l'ebraico }:,nh, ''accamparsi'', ''assediare'' (KB, p.
332) e il siriaco l:rnii, ''tendere l'arco'' (CSD, p. 148). Il verbo l:rn' è attestato una volta in palmireno,
dove sembra avere il significato di ''risiedere'' (Caquot, ibid.; il testo è la tessera 154, 'g/bwl y}:,n ',
,,che Aglibol risieda,,: cfr. RTP, p. 22 e, per l'immagine, tav. IX).
182 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

renderebbe, secondo Tropper (1993, p. 80), l'integrazione troppo breve


(mancherebbe un grafema); la seconda obiezione di Tropper, per cui la struttura
SVO sarebbe ''insolita'' è invece da respingere: la sequenza SVO è la più
frequente in aramaico antico (si veda il paragrafo 3.2.3 della sintassi).
/:zb' è seguito da una lacuna, senza che vi sia traccia del divisore; non è
dunque certo che la parola sia finita. Se è effettivamente /:zb ', si tratta di un
hapax legomenon, per il quale sono state proposte diverse interpretazioni, tutte
correlate alla parola che precede, zr', ''seme'', ''discendenza''. Dion interpreta
come ''atto coniugale'' (1974, pp. 88 e 382; da /:zpy, ''coprire'', con uno scambio
sorda-sonora; connesso in qualche modo ali' atto sessuale è l'ebraico /:zuppiih,
''camera nuziale'': cfr. KB, p. 339), Garbini ( 1956, p. 260), KAI (Il, p. 220) e
Segert (1975, p. 189) come ''petto''; Gibson (TSSI II, p. 74) e Caquot (1977, p.
135) pensano a una fo1111azione da /:zbb, ''amare'', mentre Tropper (1993, pp. 80-
81) pensa a un sostantivo prossimo all'arabo /:zibwatun, ''regalo'', ossia <<mi
diedero discendenza (come) regalo>>. Le spiegazioni di Tropper e di Dion hanno
il pref-io di non considerare - ' né stato dete111tinato (come Garbini 1956, p.
25
260 ), non altrimenti attestato in samaliano, né femminile (come Gibson), che
è in samaliano marcato da -h, ma piuttosto mater lectionis (per e secondo
Tropper, per e secondo Dion).
m[nmn] bny: mnmn è plausibilmente integrato sulla base della riga 15. Dal
disegno di Lidzbarski, sembra essrvi traccia del punto precedente il grafema (b).
w[y]mlk: è la lettura di Tropper (1993, p. 81), che, ad un esame autoptico,
rileva tracce di una waw dopo il separatore e una mem molto distanziata, fra le
5
quali propone di integrare una yod. La sua lettura è accettata da ARI e KAI , ma
respinta da Martinez Borobio (2003, p. 389, nota 11), che supporta la
tradizionale interpretazione mlk, ''re'' (ossia, <<siederà sul mio trono come re>>:
cfr. inoltre Lidzbarski; KAI II; Dion 1974, p. 31; TSSI Il, pp. 66-67).

L. 21
wyz[b/:z hdd zn wl'lwl yzk]r: integrato sulla base delle righe 15-16, con in più
. 254
. da 1 contesto , c he puo' essere /' , asso Iuta come
una negazione, resa necessana
le congiunzioni w' e p' (KAI, Gibson, Tropper), oppure prefissa, l- (Dion e
Martinez Borobio). y'mr: la lettura di (y) è molto incerta ed è stato suggerito si
possa trattare di (1), dando così un infinito; si perderebbe così il parallelismo con
la riga 17, ma si risolverebbe il problema del!' assenza della congiunzione.
nbs p[n]m[w] è la lettura che sembra suggerire il disegno di Lidzbarski: non
ci sono apparentemente né divisore né spazio fra (s) e (p) (cfr. anche Lidzbarski
1898, p. 441; Dion 1974, p. 31). Sempre dal disegno di Lidzbarski, si osserva
bene la linea verticale di (p) e si ha qualche traccia di un grafema che può essere

253
Koopmans 1962 (I, p. 37) suggerisce che potrebbe trattarsi della desinenza del locativo.
254
Si delinea in queste righe la figura, contrapposta a quella del successore ''pio'', del successore
''empio'', che non tributa il culto dei morti al re suo predecessore. Si auspica in seguito la mancata
benevolenza, da parte del dio Hadad, nei confronti del successore che non adempie ai suoi doveri
cultuali.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 183

(n) o (m), ma è più probabilmente il secondo, essendoci fra esso e (p) uno
spazio. Tuttavia, Tropper ( 1993, p. 82) pare vedere il divisore e interpreta i due
grafemi parzialmente leggibili come (p) e (n), per cui si potrebbe trattare di un
errore nel disegno di Lidzbarski. La lettura di Tropper si trova anche in
5
Martfnez Borobio, KAI e ARI.

L. 22
h' potrebbe essere il pronome di terza persona singolare, [hii], oppure
un'interiezione, [ha], <<ecco>>, <<guarda!>>, che si ritrova, ad esempio, alla riga 17
dell'iscrizione di Barrakib e, forse, alla riga 22 dell'iscrizione per Panamuwa II
(ma qui potrebbe anche trattarsi del pronome). La comprensione del passo è resa
ardua da un'estesa lacuna, che lascia uno spazio corrispondente a circa 12
caratteri, a giudicare dal disegno di Lidzbarski, a circa 14-15 secondo Tropper
(1993, p. 82). Il primo grafema leggibile dopo la lacuna è (l:i), cui seguono la
traccia del divisore e hn, forse un'interiezione, <<ecco!>>, <<guarda!>>. Segue poi
zbbh, ''sacrificio'', che potrebbe far pensare che la bet precedente possa essere la
fine di una parola fo1111ata sulla medesima radice (così, dubitativamente,
Martfnez Borobio 2003, p. 389, nota 12).
bh [·] wmz: il divisore è qui integrato da tutti gli editori, tranne che da
Lidzbarski; in effetti, a giudicare dal suo disegno, non vi è spazio fra (h) e (w).
La parola mz è fo1111ata dal pronome indefinito mh, ''cosa'' e dalla particella
relativa z.

L.23
whdd br' lytkh: br' significa ''collera'' ed è una fo1111azione nominale su una
radice bnv (-' sarebbe, secondo Tropper, la mater lectionis per è: 1993, p. 82),
connessa alla radice brr, ''bruciare'', ''essere caldo''; si confrontino brn in Sefire
2B, riga 12, l'ebraico baron (KB, pp. 351-352; DTM, pp. 499-500) e l'arabo
banva (DMWA, p. 202). lytkh è la terza persona maschile singolare del
precativo causativo del verbo ntk, seguito da pronome suffisso; il precativo in
samaliano è caratterizzato dal prefisso l- e il prefisso personale y-, non
mantenuto al tema G (si veda anche l'iscrizione di Tel1 Fekherye), resta invece
al tema causativo (per possibili spiegazioni si vedano Tropper 1993a, pp. 83-84
e Martfnez Borobio 2003, p. 415), mentre si ha la sincope del prefisso causativo
h-, che in samaliano non è mai mantenuto in posizione intervocalica (dunque,
sostanzialmente, nel tempo a prefissi; cfr. Tropper I 993a, p. 2 I 2), a differenza
che negli altri dialetti del l'aramaico antico, dove esso è stabile (cfr. Degen 1969,
pp. 66 e 70, cui si possono aggiungere le fo1111t di Tel1 Fekherye, righe 2, 15,
20, 21 e di Bukan, righe I, 6, 11 ). Il pronome suffisso, che dovrebbe esprimere
unicamente il complemento oggetto diretto, si può riferire alla collera; si è
tuttavia ipotizzato, sulla base del senso, che qui sia piuttosto riferito al
successore. l'kl: infinito costrutto, con preposizione /- (valore finale), da 'kl,
''mangiare''.
184 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L.24
lmn' è la terza persona singolare del precati vo del verbo mn ', ''impedire di,
negare'', con caduta del prefisso personale y-. snh, ''sonno'', è sostantivo
biradicale, con il morfema femminile -h. lyl', ''notte'', è di solito lylh in
aramaico antico; verosimilmente la - ' è da interpretarsi, come già proposto da
Ronzevalle (1909, p. 522), come mater lectionis per è (così Dian 1974, p. 110;
Tropper 1993a, p. 84; Martfnez Borobio 2003, p. 416; la -h di lylh ha
probabilmente la stessa funzione: cfr. Degen 1969, p. 39). Garbini ( 1956, p.
260) preferisce considerarlo uno stato enfatico, che però non è attestato in
samaliano e lo stesso suggeriscono Andersen e Freedman ( 1992, p. 84 ), che
oppongono la fo11r1a lyl', dete11r1inata (''la notte''), alla fo1·1r1a lylh, avverbiale
(''di notte''). A questa antica desinenza -a, generalmente scritta -h e indicante
perlopiù la direzione, pensano Donner e Rollig (KAI II, p. 221) per spiegare la
fo1111a lyl '; tuttavia, questa desinenza, presente già in ugaritico, nel semitico
nordoccidentale epigrafico è attesta con certezza solo in ebraico (cfr. Garr 1985,
pp. 117-118; per l'ebraico biblico, cfr. Joi.ion, Muraoka 2000, pp. 278-282, dove
la -h di layliih è interpretata come accusativo di tempo: pp. 280-281 ).
dlb ntn lh: dlb, ''turbamento'', ''terrore'', è seguito da una fo-11~r1a di ntn
difficile da spiegare, perché ci si aspetterebbe un tempo a prefissi, come i
precedenti, e non la fo11r1a ntn, che, dato l'alto grado di fo11r1t isografe, può
essere un perfetto o un participio, tanto attivi (con soggetto hdd) quanto passivi
(con soggetto dlb); tutte queste fo11r1e sono state effettivamente proposte:
participio attivo (KAI II, p. 221), participio passivo (TSSI II, p. 74, ma Gibson
non esclude un possibile errore per ltn; Dion 1974, p. 296), perfetto attivo o
passivo con funzione ottativa (Tropper 1993a, pp. 85 e 236; ma si tratta di una
funzione per la quale, in aramaico antico, mancano altri esempi, a parte quello
identificato come tale da Tropper alla riga 30 di questa iscrizione, a sua volta
molto dubbio). Koopmans ( 1962, I, p. 38) suggerisce possa trattarsi di un
infinito.
Seguono tracce di grafemi poco leggibili e un'estesa lacuna di una
quindicina di grafemi (si veda Tropper 1993a, p. 85). 'yb[ y w ]mwddy: in
samaliano il plurale di 'b, ''fratello'', non è 'by(n), come nel resto dell'aramaico
antico, ma 'yby: è cioè costruito su una base 'yb (lo stesso vale per 'bh,
''sorella'': cfr. Tropper 1993a, pp. 85-86). mwddy è fu1·1r1azione nominale con
prefisso m- (maqtal) dalla radice wdd, ''amare'' (mwddwh si è già visto alla riga
14 di Sefire III).
mnmn [·} bny è la lettura proposta da Tropper (1993, p. 86) e ben si adatta al
contesto, anche se molti grafemi potrebbero avere più di una lettura. La lettura
di Tropper è accettata da Donner e Rollig (KAI ), mentre in precedenza gli
autori avevano proposto (KAI II, p. 221) l'integrazione [mn mn b}ty, <<chiunque
della mia casa>>, osservando come il grafema paresse più (t) che (n) (entrambe le
letture sono possibili secondo Tropper). Poco soddisfacenti dal punto di vista
del senso sono la lettura e l'interpretazione di Gibson (TSSI II, pp. 68-69 e 74),
m-ty, <<put to death>> e quelle di Dion mwmt-ty, <<giuramento>> ( 1974, p. 32;
mwmt è probabilmente da leggersi alla riga 26: si veda sotto).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 185

L. 25
wyml[k .... 'l ys]l/:z ydh b/:zrb b[ .... Jtlny: dopo il verbo ''regnare'', Tropper,
constatando come un'integrazione 'l y'dy non sia compatibile con lo spazio a
disposizione, propone t/:ztn, <<al mio posto>>, sulla base dell'iscrizione fenicia di
Kilamuwa; tuttavia, in samaliano ci si aspetterebbe, eventualmente, una grafia
255
t/:ztny • Gibson (TSSI Il, p. 68) propende invece per un'integrazione mlk,
<<(come) re>>. La negazione 'l è integrata sulla base del senso; l'espressione sl/:z
ydh, ''allungare, stendere la mano'', si incontra, con il medesimo significato
ostile, in Sefire (IB, 25 e 27; IIB, 6), dove in un caso la persona contro la quale
la mano dovrebbe infierire è introdotta dalla preposizione b-: Sefire IB, 25: bry
[l]ysl/:z yd bbr[k], <<mio figlio non allungherà la mano contro tuo figlio>>. Qui al
sostantivo yd, con suffisso di terza persona ms, segue il complemento di mezzo
b/:zrb, <<con la spada>>, mentre è probabile che la beth leggibile immediatamente
prima della lacuna introducesse la persona: Lidzbarski ( 1898, p. 441) suggeriva
... [by?}ty, Gibson (TSSI Il, p. 68) b[byt 'b]y, Dion (1974, p. 33) b[bny by]ty,
integrazione dubitativamente proposta anche da Tropper ( 1993, p. 87) e
Martfnez Borobio (2003, p. 417).

L. 26
[ ....... b]/:zms: prima di b/:zms, <<Con violenza>>, Gibson (TSSI II, pp. 68 e 74) e
Tropper (1993, p. 87) propongono l'integrazione b/:zm' 'w, <<con rabbia, oppure>>,
che trova un probabile parallelo alla riga 33, dove i ttr11ùni sono invertiti, b/:z[ms
'w] b/:zm'.
yhrg è la terza persona ms dell'imperfetto del verbo hrg, ''uccidere''; la
fo1111a, come le altre di questo periodo, si può tradurre tanto con un congiuntivo
quanto con un futuro. Dopo la preposizione 'l, la lettura è molto difficile e
limitata a pochi grafemi, fra cui, probabilmente, ancora la negazione 'l (cfr.
Lidzbarski 1898, p. 442; TSSI II, p. 68; Tropper 1993a, p. 87). Alla fine della
lacuna, si legge y mwmt; Lidzbarski (di cui si veda anche il disegno) e Dion
vedono un divisore fra y e mwmt, mentre Tropper sostiene che ve ne potrebbe
essere piuttosto uno fra mw e mt. La parola mwmt sarebbe probabilmente da
ricondurre ali' aramaico mwm(y )t ', ''giuramento'', talvolta anche
256
''maledizione'' e ali' accadico miimitu (CAD MII, pp. 189-195). Su questo
sostantivo, si vedano anche Dion 1974, pp. 402-403 e Tropper 1993a, pp. 87-88
(questa interpretazione risale a Montgomery 1934, pp. 422-423). Gibson (TSSI
II, pp. 68 e 74) legge invece ywmw · mt, dove ywmy sarebbe errore per ywmt e
riconducibile, al pari di mt, a mwt, ''morire'', al causativo ''uccidere'': <<be killed
dead>>; alla radice mwt per spiegare la for111a mwmt aveva pensato Lidzbarski

255
t/:zt sembra essere una delle rare preposizioni che possono talvolta prendere il pronome suffisso
proprio dei verbi e non dei sostantivi: cfr. anche l'ebraico biblico ta/:zteni (TSSI III, p. 38; Joiion,
Muraoka 2000, pp. 340-341 e 346). La preposizione t/:zt può inoltre essere usata con una base
~lurale, t/:zty: cfr. TSSI III, pp. 38-39 e Joiion, Muraoka 2000, pp. 346-347.
56
Cfr. aramaico dei testi del deserto della Giudea mwm ', aramaico giudaico palestinese mwmy,
babilonese mwmt' (dove è anche un tipo di demone), siriaco mawmiilii, mandaico mumata: DJA, p.
6 I; DJPA, p. 295; DJBA, p. 648; CSD, p. 258; MD, p. 262.
186 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

(1898, p. 306), seguito, ad esempio, da Garbini, Koopmans (1962, p. 38),


Donner e Rollig (KAI II, p. 221).

L.27
L'inizio della riga presenta una lacuna difficile da sanare e lo stesso avviene
nella riga seguente. Tropper propone ['w 'l ndbh phnw 'J/:zh, dove 'w 'l ndbh, <<O
per mezzo della sua istigazione>>, completerebbe la frase precedente ed è
integrato sulla base della riga 33 di questa stessa iscrizione. Quanto a phnw, si
ne veda il commento alla riga 30. Dion (1974, p. 33) propone invece mnmn
'y]/:zh, <<chiunque dei suoi fratelli>>, Gibson (TSSI II, p. 74) [mn /:zd 'y]/:zh, ma,
come notato da Tropper ( 1993, p. 89), essendo ''fratelli'' in caso obliquo ci si
aspetterebbe 'y/:zyh.
yrsy s/:zt: yrsy è probabilmente la terza persona ms dell'imperfetto causativo
di rsy, che al tema G significa ''avere autorità, diritto'' (si veda Sefire III, 9), o
257
''cominciare un processo'' (cfr. DNWSI, pp. 1086-1087 ); non essendo però
soddisfacente il senso del passo, si è ipotizzato si possa trattare di un tema D o
258
di un tema causativo, che hanno in siriaco il significato di ''dare'' , mentre in
samaritano (DSA, p. 853) e in ebraico, dove è probabilmente un aramaismo
(KB, p. 1293), il causativo ha l'accezione di ''pe11r1ettere''. Quanto al successivo
s/:zt, Dion lo considera un participio attivo, ''malfattore'', ma questa fo1111a, da
s/:zt, è generalmente ritenuta un infinito, al tema G o al tema D (TSSI II, p. 75;
Koopmans 1962, p. 38; KAI II, p. 221; Martinez Borobio 2003, p. 418). Il verbo
s/:zt è attestato in ebraico biblico nell'accezione di ''rovinare'', ''distruggere''
(KB, pp. 1469-1472; cfr. anche aramaico biblico: p. 1992) e lo stesso significato
sembra rivestire nell'A}:iiqar di Elefantina (colonna 10, riga 155: Porten,
Y ardeni 1993, pp. 44-45). Per il resto, nelle lingue epigrafiche nordoccidentali è
attestato solo a Sarn'al, dove ricorre, oltre che più volte in questa iscrizione,
nell'iscrizione fenicia di Kilarnuwa e nell'iscrizione di Barrakib per Panamuwa
1
II (come sostantivo e come verbo). In sabeo s /:zt significa ''sconfiggere'',
''mettere in disordine'' (SD, p. 125). Lipinski dà invece di questo sostantivo alla
riga 29 un'interpretazione radicalmente diversa, ossia il significato di ''stupro''
(si veda sotto).

L.28
Nella lacuna, Tropper propone dubitativamente l'integrazione 'w mnmn byt]h,
<<chiunque della sua casa>>, ma è un'integrazione molto incerta.

257
La seconda accezione è attestata nelle fo1111ule giuridiche dei papiri di Elefantina (cfr. Muffs
I 969, p. 3 I, nota 2; Kaufman I 974, pp. 88-89) e si ritrova anche in siriaco, benché al tema
causativo (SL, p. 1491). li primo significato è noto anche in aramaico giudaico babilonese (DJBA,
1
fss rè.)~P- 1490-1491: ''dare'', D e causativo; si confrontino anche l'aramaico giudaico e il
mandaico, ''dare in prestito'': DJBA, p. 1095; MD, p. 437, causativo; un'accezione molto simile è
attestata già in accadico, dove rasu al tema G significa ''acquisire, entrare in possesso'' e al
causativo ''fare in modo che (qualcuno) acquisisca'': cfr. CDA, p. 300.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 187

b 'sr (*'Jr), letteralmente <<nel luogo>>, si può difficilmente intendere qui, dato il
contesto, come <<nel territorio di>> (così Dion 1974, p. 33), perché pare riferirsi a
un attacco alle persone della famiglia reale più che a un territorio; è possibile
che significhi, in questo caso, <<nei confronti di>>, <<in relazione a>> (Tropper
1993a, p. 88; Martfnez Borobio 2003, p. 419). Gibson (TSSI II, p. 75) suggeriva
una traduzione letterale <<destroy after>>, avendo dunque in mente il siriaco
biiJar, ''dopo'', appunto derivante dalla preposizione b- e dal sostantivo 'tr.
bdh 'ybt[h: <<una delle sue sorelle>>; è insolita la fu1111a del numerale
femminile, che dovrebbe trovarsi allo stato costrutto con il sostantivo femminile
plurale seguente ed è invece allo stato assoluto. Tropper ( 1993, pp. 88 e 206)
pensa a una costruzione ellittica per bdh mn 'ybth, oppure a un utilizzo di bdh
come particella indeclinabile. Dion (1974, p. 247) invece sembra pensare a una
costruzione aggettivale, in cui il numerato concorda con il numerale. Una
costruzione di fzdh con il partitivo si ha in Sefire I B 8: fzdh mn mly spr' zn[h],
<<una delle parole di questa iscrizione>>.
ygmr è la terza persona maschile dell'imperfetto/iussivo del tema D del
verbo gmr, ''completare'' al tema G (DNWSI, p. 226) e probabilmente
''radunare'' al tema D, come in arabo (cfr. DAF I, pp. 324-325). Il soggetto
sembra essere il re successore di Panarnuwa. yqm è la terza persona maschile
singolare dell'imperfetto del tema causativo del verbo qwm. wth: wt- è il
marcante del complemento oggetto diretto e -h il pronome suffisso, riferito al
ribelle.
mt nsh y'mr: mt è, come alla riga 12 e seguenti, una parola piuttosto
problematica. Potrebbe avere il significato di ''davvero'' (Dion 1974, p. 33;
Tropper 1993a, p. 90). Lipinski propone la traduzione <<the husband will
pronounce his oath>>, dove mt significherebbe ''marito'' (per il seguito della sua
interpretazione si veda la riga 29) e Martfnez Borobio accoglie dubitativamente
il suggerimento, dando a mt l'accezione di ''uomo'' (2003, p. 420). nsh è in
genere ricondotto all'accadico nfsu, ''giuramento'' (proposta di Montgomery
1934, p. 423), sia pure con qualche esitazione (cfr. KAI II, p. 222; Koopmans
1962, p. 40). Come osservato da Kaufman (1974, p. 153), in semitico
occidentale la sin assira dovrebbe essere resa con la samekh e inoltre il ti;111line
non sembra essere molto usato in accadico tardo. Tropper ( 1993, p. 90) ha
ipotizzato possa alternativamente derivare da radice ns' (*ns'), ''elevare'':
significherebbe allora ''elevazione (della parola)'' e, per estensione,
''giuramento''. Il sostantivo è seguito dal pronome possessivo di III persona ms.

L.29
'bkm hsbt: generalmente inteso come <<vostro fratello ha causato rovina>> o
simili, il sintagma è interpretato in modo molto differente da Lipinski ( 1994, p.
204), che attribuisce al verbo sbt, che sarebbe qui usato in senso giuridico, il
significato di ''stuprare'' e dà al precedente mt il significato di ''marito'',
ottenendo una traduzione del passo <<and he (the king) will stand him in the
middle. The husband will pronounce his oath: ''Your brother has committed
rape''>>. Si tratta di un'interpretazione problematica. Da un Iato, il senso di
188 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

''stuprare'' è presente in aramaico nella radice sb!, nota in siriaco anche in questa
accezione (al tema intensivo: LS, p. 1541; si confronti inoltre l'etiopico classico
sabata: CDG, p. 494 ), non nella radice sbt; inoltre, le altre ricorrenze di sbt nel
corpus di Zincirli rimandano a un danneggiamento o a una rottura, non certo a
uno stupro (si veda l'iscrizione fenicia di K.ilamuwa, riga 15: <<E se qualcuno
distruggerà questa iscrizione (ysbt hspr), possa Ba 'al-Semed distruggere la sua
testa (ysbt r's)>>). Dall'altro, non si vede come spiegare in questa parte
dell'iscrizione la menzione di uno stupro. Panamuwa, dopo aver descritto la sua
ascesa e il suo regno nella prima parte dell'iscrizione e aver ammonito nella
seconda il suo erede circa i doveri cultuali che dovrà avere nei suoi confronti,
nella terza parte sembra preoccuparsi per l'incolumità della sua famiglia dopo la
sua morte, ossia per la successione al trono, che vorrebbe priva di sangue. Si
deve osservare che i suoi timori si rivelarono essere più che fondati: suo figlio
Bar~iir fu ucciso, assieme a <<settanta fratelli>>, in una congiura, come è ricordato
nell'iscrizione di Barrakib per il padre Panamuwa II, figlio di Bar~iir, scampato
alla strage.
whn[w ...... y]s' ydyh l'lh 'bh: comincia qui un passo molto difficile. Dopo
hnw, ''se'', segue una lacuna di circa otto grafemi, di cui il primo è
probabilmente la -w di hnw e l'ultimo il prefisso y- della fo1111a ys', terza
persona ms dell'imperfetto di ns' (*ns'), ''alzare'', cui seguono l'oggetto diretto,
<<le sue mani>> e quello preposizionale, <<al dio di suo padre>>. Il problema è dato
dal fatto che non è del tutto chiaro chi sia il soggetto. Dian e Tropper pensano
sia l'accusato: Dion ( 1974, p. 34) integra, dubitati vamente, whnw mt ys ', <<se
davverò alzerà>>; Tropper (1993, p. 91) propone di vedere in lacuna un verbo
come sqr, ''mentire'', dunque, <<se mentirà e alzerà>>. Tuttavia, appare più sensato
intendere che sia l'accusatore il soggetto della frase, come fanno Gibson (TSSI
II, p. 75) e Martfnez Borobio (2003, p. 392), tanto più che il soggetto è costretto
a giurare (nsh y 'mr, <<dirà un giuramento>>). In lacuna sarebbe così da intendersi
<<e se [negherà (scii. l'accusato), e (l'accusatore)] alzerà le mani al dio di suo
padre>>. Si potrebbe però anche trattare di una frase avente un unico soggetto,
l'accusatore: <<e se (l'accusatore)[ ... e] alzerà le mani al dio di suo padre (e:
congiunzione sottintesa) dirà un giuramento ... , allora, se egli (scii. l'accusato) è
un uomo (phnw zkr h ')>> ecc. (si veda il commento sotto). La frase, intesa così, è
più sensata, perché è l'accusatore/testimone quello a cui in genere si chiede di
giurare e il giuramento tutela la veridicità della testimonianza. Mettere questo
discorso in bocca all'imputato, invece, dà un senso del tutto insoddisfacente,
perché, benché egli giuri, viene lapidato e non si vede a cosa il giuramento
possa in questo caso servire (lo stesso Tropper 1993a, p. 94, rileva l'anomalia e
parla di un testo ''ellittico''). Mantenere un unico soggetto, ossia lo stesso del
periodo precedente, l'accusatore, spiega in parte anche l'assenza di un soggetto
esplicito, che ricorre invece nel testo quando il soggetto davvero cambia: h ',
''egli'', alla fine della riga 30.
hn 'n smt 'mrt 'I bpm zr: a seconda di come si interpreta il periodo nel suo
complesso, qui è l'accusato o l'accusatore a parlare. hn è in aramaico antico
particella condizionale o interiezione, ''ecco, guarda'' (cfr. DNWSI, p. 286;
Parte II. I testi dell'aramaico antico 189

Tropper 1993a, p. 91, ritiene possibili anche le letture h ', ancora un'interiezione
o y ', vocativo), qui quasi certamente interiezione, perché la particella
condizionale in samaliano è hnw e non hn (considerano invece hn particella
ipotetica Gibson, TSSI II, p. 75 e Donner e Rollig, KAI II, p. 222). 'n (letta in
precedenza 'm) è in genere particella condizionale, ma qui ha, come osservato
da Tropper, un probabile significato vicino all'ebraico 'im, ''no di certo,
sicuramente no'' (si veda ad esempio Jotion, Muraoka 2000, p. 620). smt è la
prima persona singolare del perletto del verbo sym (*sym), ''porre''. zr è un

aggettivo, ''strano'', ''straniero'', ''altro'', che, come qui, può essere sostantivato;
in tc:111ti11e ricorre in fenicio e in ebraico biblico, ma non in aramaico antico
(DNWSI, p. 340; KB, p. 279).

L. 30
'mr qm 'yny 'w dlb: il passo è molto problematico. 'mr è considerato imperativo
da Donner e Rollig (KAI II, pp. 216 e 222) e Gibson (TSSI II, p. 69), che lo
ritengono parte del giuramento <<se ho messo queste parole nella bocca di un
estraneo, di' ... >>); non chiariscono tuttavia quale sia il soggetto del!' imperativo.
Tropper (1993, p. 92) è incerto fra participio e infinito, mentre Dion (1974, p.
210) e Martfnez Borobio (2003, p. 422) optano per un participio, che sembra la
soluzione più probabile, benché il participio sia usato in samaliano molto di rado
(cfr. Dion 1974, p. 271). 'yny, <<i miei occhi>>, verosimilmente un duale, sono in
genere considerati il soggetto dei due verbi, qm e dlb.
Questo pone diversi problemi. Innanzi tutto, 'yn è in samaliano un sostantivo
femminile, mentre le due fu1111c verbali sono maschili; inoltre, 'yny è
probabilmente un duale e non un singolare, per cui i verbi dovrebbero essere al
plurale.
Secondo Dion (1974, p. 181), si tratterebbe di perletti, alla terza persona ms;
Dion giustifica la mancata concordanza di genere e numero con la possibilità di
usare un verbo maschile singolare se il verbo precede il soggetto (ibid., pp. 276-
277); tuttavia, come lui stesso rileva, in aramaico antico questa costruzione è
possibile solo con soggetti coordinati che seguono il verbo e non in altri casi
259
(ibid., p. 489) . Inoltre, in questo passo il primo verbo (qm) effettivamente
precede un sostantivo, ma il secondo verbo (dlb) lo segue.
Più convincente la proposta di Tropper (1993, p. 92), che vi vede una terza
persona fp del perletto, con scrittura difettiva di -h finale e un valore iussivo,
non altrimenti attestato in aramaico antico (Tropper ne vede un secondo
esempio, molto dubbio, alla riga 24).
A un imperativo di terza persona fp pensa invece Martfnez Borobio (2003, p.
422), ancora una volta con scrittura difettiva.

259
Si può inoltre notare che anche nei documenti aramaici d'Egitto le eccezioni a questa regola
sono rare (due, nei Proverbi di 'A):iiqar: cfr. Folmer 1995, p. 455; la discrepanza di genere è invece
attestata perlopiù nelle fo1111c passive e con il verbo essere; ibid., p. 480).
190 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Il verbo qwm si trova riferito agli occhi nella Bibbia, dove gli occhi sono detti
260
''essere ftr11ti, rigidi'' per la vecchiaia . Quanto al verbo dlb, esso crea qualche
problema se lo si riferisce agli occhi, perché, come osservato da Tropper (1993,
p. 92) è sempre transitivo: non significa ''essere, diventare torbido'', ma
''agitare'', ''rendere torbido'' (cfr. ad esempio DNWSI, p. 249; SL, p. 304; KB, p.
222), a meno di ipotizzare che si tratti di una forr11<1 passiva, come fa Tropper.
Si potrebbe anche pensare, dato il contesto, a due imperativi di seconda
persona ms, il cui soggetto sarebbe il dio menzionato alla riga precedente,
<<rendi immobili/fissi i miei occhi, o rendili torbidi!>>, dove il problema sarebbe
dato da un'accezione del fattitivo di qwm altrimenti ignota (il D significa in
genere ''confe1111<tre'', ''supportare'': cfr. ad esempio DNWSI, p. 1001; DJA, p.
77; DJBA, p. 996; SL, pp. 1331-1332): si tenga però presente che il significato
dato a qwm in riferimento agli occhi, ''essere fisso'', è un'accezione usata quasi
261
solo in quel preciso contesto (cfr. KB, p. 1087) . In questo modo, si
risolverebbe il problema del significato di dlb, nonché la concordanza fra
soggetto e verbo. L'accusatore si rivolgerebbe così direttamente al <<dio di suo
padre>>, chiamandolo a testimone della veridicità del suo giuramento. La sintassi
prevede un cambio di soggetto repentino, che però non appare del tutto
ingiustificato, dato che l'accusatore sta tendendo le mani al dio di suo padre, un
262
atteggiamento che spesso nella Bibbia prevede un discorso diretto a dio e,
nell'iscrizione di Zakkur, un intervento e una risposta del dio (ma un intervento
diretto si ha, ad esempio, anche in Esodo 9:29 e 33). Dato il contesto, si
potrebbe pensare a un giuramento compiuto tendendo le mani alla statua di
Hadad su cui è incisa l'iscrizione: qui, come nella precedente scena del
banchetto con Hadad, sembra che le azioni avvengano fisicamente davanti alla
statua (si ricordi, ad esempio, l'espressione <<sacrificherà a questo Hadad>> alle
righe 15-16). In generale, l'intera iscrizione ha Hadad come protagonista, prima
come aiuto nell'ascesa al trono, poi come dio cui Panamuwa vuole ci si rivolga
per il proprio culto funerario: è probabile dunque che sia Hadad il <<dio di suo
padre>>, che viene chiamato a vigilare sulla successione.
['n smt 'mrt]y bpm 'nsy $,Y: buona parte della frase è in lacuna; quella
seguita è la proposta di integrazione di Tropper ( 1993, p. 93), che, rispetto a
quella di Gibson (TSSI II, p. 68), prevede in più l'interiezione 'n. $,Y, ''nemici''
(cfr. ad esempio l'ebraico $ar, l'accadico $erru, l'ugaritico $rf: KB, p. 1052;
CDA, p. 336; DLU, p. 422), riferito a 'nsy, ''uomini'', è interessante, perché il
fonema originario *<;I (/l' /) è reso, come nella parola b$r di Sefire I A, 28 (se ne
veda il commento), con il grafema (~) e non con il grafema (q) (cfr. anche Garr

260
L'espressione si trova in 1 Samuele 4: 15 e 1 Re 14:4, la prima volta riferito al novantottenne
'Eli, la seconda ad' AJ:iiya, entrambi ciechi.
261
Si noti che le semivocali dei verbi di seconda radicale debole nel corpus di Zincirli non sono
considerate consonanti, ma vocali lunghe e pertanto non sono mai marcate (cfr. Tropper 1993a, p.
223).
262
Cfr. ad esempio i Salmi 27/28, 140/141, 62/63; Lamentazioni 3:41; I Re 8:22-23 e 38; 2
Cronache 6: 12 e 29, passo parallelo al precedente di Re; Esdra 9:5-6.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 191

1985, pp. 23-24). Tropper (1993, p. 93) ritiene possibile anche una lettura (b) e

favorisce questa seconda interpretazione, l:zry, ''uomini liberi''.


phnw zkr h': p- ha il suo significato abituale di ''allora'', ''dunque''; la
presenza del pronome assoluto h' rafforza l'ipotesi che qui vi sia un cambio di
soggetto (dall'accusatore all'accusato). Tropper, che ritiene sia stato l'accusato a
giurare, deve integrare una frase che non c'è nel testo: <<e se (è colpevole e) si
'
tratta di un uomo>>. E più logico pensare che il giuramento del!' accusatore al dio
sia ritenuto sufficiente prova di colpevolezza dell'accusato. zkr è stato talvolta
inteso come ''ricordo'' (KAI II, p. 222; Sader 1987, p. 164), ma qui si tratta,
visto il contesto, di zkr, ''maschio'', ''di sesso/genere maschile''. ltgmrw: terza
persona mp del precativo tD di gmr (per cui si veda la riga 28; per il significato
di ''radunarsi'', cfr. l'arabo: DAF I, pp. 324-325).

L.31
lktsh: terza persona mp del precativo di kts, premere'', ''battere'' (cfr. DNWSI, p.
549), con pronome suffisso di terza persona ms. lktsnh: terza persona fp del
precativo di kts, con pronome suffisso di terza persona fs.
[nqbh h' ? ltg]mm: l'integrazione è quella suggerita da Tropper (1993, p.
94) e sembra essere richiesta dal contesto: l'espressione sarebbe parallela a
phnw zkr h' della riga 30; Poebel ( 1932, p. 44) aveva proposto la simile
espressione r[bm hy' ltgm]m (il pronome femminile è però probabilmente h' in
samaliano), leggendo (r) dal facsimile (si vedano anche Dion 1974, p. 34,
Koopmans 1962, p. 7 e TSSI II, p. 68) che, secondo Tropper ( 1993, p. 94 ), è
però improbabile; Dion, che integra solo il pronome h ', aggiunge però che il
senso richiesto è <<se lei è di sesso femminile>> ( 1974, pp. 34 e 384; anche
Gibson, che non integra, pensa che il senso debba essere questo: TSSI II p. 76).
ltgmm è la terza persona fp del precativo tD di gmr (si veda la riga 30).
192 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

-
XIII. L'ISCRIZIONE DI BARRAKIB PER IL PADRE PANAMUWA II

L'iscrizione che segue è detta comunemente essere di Panamuwa, ma in realtà è


opera del figlio di questi, Barriikib, l'ultimo re Sam'al, che in essa commemora
le vicende del padre, scampato a una con~iura di palazzo e messo sul trono degli
63
antenati grazie ali' intervento del re assiro .
Rinvenuta nel 1888 a metà strada fra Zincirli e la necropoli di Gerçin, sua
collocazione originaria, l'iscrizione, che consta di 23 righe, è di difficile lettura
264
nella sua parte sinistra ed è incisa nella zona inferiore di una statua di dolerite,
raffigurante Panamuwa II, la cui metà superiore non è mai stata trovata.
L'altezza totale doveva essere di circa 3,50 metri, di cui 1,93 rimasti. Il te1111inus
post quem dell'iscrizione è l'inizio del regno di Barrakib (733/732 a.C.),
tem1inus ante quem è invece la morte di Tiglatpileser (727 a.C.), che viene
menzionato nell'iscrizione come vivente (nella parte qui non riportata). Sembra
tuttavia probabile che l'iscrizione risalga al primo o al secondo anno del regno
di Barrakib, estensore di diverse iscrizioni aramaiche (XV) e di quest'unico
testo in samaliano.
L'iscrizione si trova attualmente al Vorderasiatisches Museum di Berlino.
Si danno qui le prime dieci righe del testo.
265
Editi o princeps: Sachau 1893, con facsimile di Ltitke .

Indicazioni bibliografiche
Sachau 1893; Halévy 1893; Mtiller 1893; Winckler 1893; Lidzbarski 1898, voi.
I, pp. 442-443 (traslitterazione) e voi. II, tavola XXIII (facsimile); Cooke 1903,
pp. 171-180; Koopmans 1962, I, pp. 70-76, II, pp. 16-17; KAI 215; AH/I, pp. 6-
8; Dion 1974, pp. 36-43; TSSI II, pp. 76-86 e tavola IV; Fensham 1977; Sader
1987, pp. 165-169; FK, pp. 16-17; Tropper 1993a, pp. 98-131; Martfnez
Borobio 2003, pp. 427-443; ARI II, pp. 336-337.

263
Come è stato notato, la storia e il passato sono rievocati nelle iscrizioni semitiche
nordoccidentali soprattutto per legittimare la casata regnante e questo avviene in particolare nei
momenti di cambio dinastico (si veda Kratz 2007).
264
In questa sede non si riportano i pochi grafemi leggibili sulla parte sinistra della statua, quando
il contesto o la frammentarietà non consentono di comprendere il senso della frase. Per i vari
tentativi di lettura, si rimanda soprattutto a Tropper, ma si veda anche l'edizione in ARI, che tiene
conto delle varianti proposte.
265
La traslitterazione di Sachau corregge qualche errore di lettura di Liitke (Ausgrabungen aus
Sendschirli I, tavola VIII) ed è giudicata da Tropper (1993, p. 101) più affidabile di quella di
Lidzbarski ( 1898), che come facsimile riproduce Liitke.
Parte II. I testi del!'aramaico antico 193

Testo

1. n~b • zn • sm • brrkb • l'bh • lpnmw • br • br~r • rnlk • y'dy • bm[ ... ] • snt •
[m]wt[h •] 'by pnmw • b[~]dq •
2. 'bh · pltwh · 'lh · y'dy · mn · s}:ith · 'zh · hwt · bbyt · 'bwh · wqm · 'm/'lh ·
266
hdd · [ ........ ] · msbh · '/'I · [ .............. ] s}:it [ ... ]
3. bbyt · 'bh · whrg · 'bh · br~r · whrg · sb'y :::· 'yby · 'bh · w'by · 'I · rkb ·
267
[ ......................................... ]
4. wytrh • mt • ml' • msgrt • whkbr • qyrt • }:irbt • mn • qyrt • ysbt •
[ ....................................... ]tSm[w·]
5. }:irb · bbyty · wthrgw · }:id· bny · w'gm · hwyt · }:irb · b'rq · y'dy · [ .......... ]
pnmw • br • qrl • '[ .... ] • 'by • pnm • br • br~r • 'bd[ ...... wqlt ?]
6. s'h · wswrh · wbth · ws'rh · wqm · prs · bsql · wstrby/' (?)· smk · bsql ·
w'snb • msb • bsql • wybl • 'by• pn[mw • br • br~r • sy •]
7. 'd · mlk · 'swr · wrnlkh · 'l · bvt · 'bh · whrg · 'bn · s}:it · mn · byt · 'bh
26~
[ . . . . . . . . . . . . . .. . .. . . . . . . . . . .. . . . . . . .. . . . . . . . . . ]
8. wpss · msgrt · whrpy · sby · y' dy · wq[m ·] 'by · whrpy · nsy ·
bs[grt? ........... ] byt • qtylt • wqbr • 'In(?) [....... w'}:iz (?)]
9. byt · 'bh · whytbh · mn · qdmth · wkbrt · bth · ws'rh · ws'h · wswrh ·
269
bywmyh • w'z [·] 'kl • [ .................. ]
10. zlt · mwkrw · wbywmy · 'by · pnmw · sm · mt · b'ly · kpyry · wb'ly · rkb ·
wn/t}:isb [·]'by• pnmw • bm~'t • rnlky [·] kbry [·] m[ ................. ]

Traduzione

1. Questa statua ha posto Barrakib per suo padre, per Panamuwa figlio di
Bar~ur, re di y'dy, nel ? dell'anno della sua morte. Mio padre Panamuwa,
per la lealtà
2. di suo padre lo salvarono gli dèi di y 'dy dalla rovina che c'era nella casa di
suo padre. E stette con lui Hadad. [ ... ]
3. nella casa di suo padre e uccise suo padre Bar~ur e uccise settanta fratelli di
suo padre. E mio padre salì sul carro [ ... ]
4. e invero (del) rimanente di esso riempì le prigioni e rese più numerose le
città in rovina delle città abitate [ ... ] <<[Se] voi porrete

266
La lettura della seconda parte della riga (da 'mh) è molo incerta: si veda il commento.
267
Le uniche parole leggibili nella lacuna sono b'l, <<possessore>> e, forse, il nome di Panamuwa.
268
Per i tentativi di parziale lettura e integrazione, si rimanda a Tropper, pp. I I 3-114. Sicuramente
leggibili sono i sintagmi mn '$r, <<dal tesoro>> e 'rq y'dy mn, <<la terra di y'dy da,,.
269
Ad 'k/ segue un divisore e tracce di una lettera che è probabilmente una sin. Si sarebbe tentati,
sulla base della riga 9 dell'iscrizione ad Hadad, di leggere st', <<bevve,, (così Martfnez Borobio, p.
429, ma a una forma di questo verbo avevano pensato anche Lidzbarski, p. 442 e Gibson, TSSI II,
p. 78); tuttavia, questa lettura è giudicata impossibile da Tropper ( 1993, p. 116; cfr. anche KAI 5 e
ARI).
194 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

5. la spada nella mia casa e ucciderete uno dei miei figli, allora farò accadere
la spada nella terra di y'dy>>. E Panamuwa, figlio di qrl [ ... ] mio padre
Panamuwa, figlio di Bar~iir [ ...... ed erano scarsi?]
6. la pecora e la mucca e il grano e l'orzo e un paris valeva un siclo e uno
strb' di cipolle (?) un siclo e un snb di olio un siclo. E mio padre
Panamuwa, figlio di Bar~iir, portò un dono
7. fino al re di Assur e (costui) lo fece regnare sopra la casa di suo padre ed
uccise la pietra della ribellione dalla casa di suo padre.
8. Ed egli aprì le prigioni e rilasciò i prigionieri di y'dy. E mio padre si alzò e
liberò le donne in [ceppi?] [ ... ] casa delle uccise e seppellì costoro. [ ... ] E
prese
9. la casa di suo padre e la rese più bella di prima e fu abbondante il grano e
l'orzo e la pecora e la mucca nei suoi giorni. E allora mangiò[ ... ]
10. il prezzo era conveniente e nei giorni di mio padre Panamuwa, (egli) pose
invero signori di villaggi e signori del carro ed era (ben) stimato mio padre
Panamuwa in mezzo ai grandi re [ ... ] .

Cu11u11ento

L. 1
sm è la terza persona ms del perfetto del verbo sym (*sym), ''porre''. brrkb:
questo nome può essere vocalizzato Barrakib oppure Barrakkab, nel primo caso
''Figlio di Rakib'', ossia, letteralmente, ''Figlio del Cavalcante'', riikib essendo
un participio attivo da rkb, ''cavalcare'' e nella seconda ''Figlio di Rakkab'', ossia
''Figlio dell'auriga'', rakkiib essendo un nome derivante dalla medesima radice
(si vedano, ad esempio, KAI II, p. 34; TSSI II, p. 70; Lipinski 1994, p. 206, nota
20; Martfnez Borobio 2003, p. 383). In ogni caso, rkb designa la prima parte del
nome divino Rakib(o Rakkab)-El. I dubbi circa la vocalizzazione da preferirsi
risiedono nelle differenze che emergono da due testi non aramaici: il primo, su
un anello d'oro con sigillo appartenente a brrkb, è in luvio geroglifico e ne
vocalizza il nome come Barrakib (Ba-+r(a)-ki-ba-sa, <<appartenente a
Barrakib>>: cfr. Friedrich 1957); il secondo, assiro, r;µ-la del <<capo dei bruciatori
di offerte per il dio dio Be'el-rakab di Samal>> ( uSAG ma-qa-al-ta-a-nu [sa
dJBé-e' -li-ra-kab-bi sa URUSa-ma-al-la: cfr. Fales 1983a, pp. 122-123 ).
L'attributo di ''cavalcante'' è noto per il dio biblico (KB, p. 1232) e per Ba'al a
Ugarit (rkb 'rpt: DLU, p. 90), appunto ''cavalcatore/auriga di nuvole''. In ogni
caso, brrkb è un nome proprio aramaico: l'elemento lessicale distintivo br,
''figlio'', seguito da un nome divino è una classica e diffusa fo1111azione
antroponimica aramaica. l 'bh lpnmw: la preposizione 1-, ''a'', ''per'', è seguita
dalla parola 'b con pronome suffisso di terza persona ms; si noti come la
preposizione sia ripetuta davanti al nome del padre.
br$r: Bar~iir, nonno di Barrakib, era figlio di Panamuwa I, cui successe sul
trono prima di essere assassinato in una congiura. Si tratta di un nome aramaico
fo1111ato, ancora una volta, dall'elemento br, ''figlio'', seguito dal nome divino
Parte II. I testi del!' aramaico antico 195

$Wr (*;), ''roccia''; lo stesso antroponimo è noto dai documenti aramaici d'Egitto
(cfr. Maraqten 1988, pp. 145-146). bm[l't]: nella lacuna si è proposto di
integrare con bm[l't], <<nel compimento>>, dove il sostantivo sarebbe una
fo11nazione nominale dalla radice ml', ''essere pieno'', dunque ''compimento''
(Tropper 1993a, pp. 102-103). snt [m]wt[h]: snt, stato costrutto del sostantivo
femminile snh, è l'unica parola leggibile di questa sequenza; la parziale lettura
di [m]wt[h] è dovuta a Tropper (1993, p. 103), ma è dubbia e accolta solo da
5
ARI (Il, p. 336; sia KAI sia Martfnez Borobio preferiscono non integrare).
Gibson (TSSI II, p. 78) legge invece mplf[h], ''liberazione''.
'by pnmw è probabilmente da intendere <<quanto a mio padre Panamuwa>>
(così Gibson, TSSI II, p. 79 e Tropper 1993a, p. 103). Si potrebbe anche legare
'by pnmw alla frase precedente (Dion 1974, p. 36; KAI II; p. 223; Martfnez
Borobio 2003, p. 430), risolvendo così l'anomalia sintattica di questo casus
pendens; tuttavia, si può notare che è costruzione ben attestata nei documenti
aramaici d'Egitto quella che vede il complemento oggetto all'inizio della frase,
richiamato da un pronome suffisso al verbo (Folmer 1995, pp. 329-331; il
pronome è sempre femminile in questi testi), come succede qui. Si vuole così
evidentemente mettere in evidenza l'oggetto diretto, che è in questa frase sia un
elemento importante, sia l'elemento che si riallaccia alla frase precedente.
Considerando invece 'by pnmw parte della frase precedente, da un lato si
avrebbe l'anomalia del pronome possessivo -y, ''mio'', contrapposto al pronome
possessivo -h, ''suo'', usato subito prima, dall'altro si avrebbe un periodo con un
oggetto diretto espresso dal solo pronome ( <<a causa della rettitudine di suo
padre, lo liberarono gli dèi di y'dy ecc.>>), benché questo oggetto diretto sia
cruciale.

L. 2
plfwh è la terza persona mp del perfetto di plt, ''liberare'', ''salvare'', verbo
attestato al tema D, qui con pronome sufisso di III persona sm, riferito a
Panamuwa. Il verbo plurale fa qui comprendere come 'lh non sia un sostantivo
singolare, ma la scrittura difettiva dello stato costrutto plurale, 'lhy, o una
270
aplografia dovuta alla seguente y'dy •
sl,zth è fo1111azione nominale femminile, analoga a quella maschile già
incontrata nell'iscrizione di Hadad (si veda anche sotto in questa iscrizione). In
questo caso, si tratta di un sostantivo femminile, perché il relativo e il verbo che
seguono sono femminili. 'zh, un hapax, sembra essere una particella relativa
femminile singolare con 'aleph prostetica; si tratterebbe di una fo1111a arcaica,
precedente l'aramaico zy/z-, che è invece indeclinabile. Alcuni leggono 'lh,
''maledizione'' (TSSI II, p. 78; Koopmans 1962, I, p. 71 ), ma questa lettura
sembra poter essere scartata. hwt è la terza persona femminile singolare del
perfetto del verbo hwy, ''essere''. 'bwh: si noti l'anomala scriptio piena, che

° Cfr. ad esempio Koopmans


27
1962, I, p. 70; Dion 1974, p. 50, i quali tuttavia ritengono meno
probabile la seconda spiegazione (Dion osserva, fra l'altro, come vi sia un separatore fra le due
parole), preferita invece da Tropper 1993a, p. 103.
196 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Tropper ipotizza possa essere dovuta all'accentazione parossitona della parola


alla fine del periodo (1993, p. 104).
·•m 'h è lettura di Tropper ( 1993, p. 105), ma si è spesso preferita la lettura
5
'lh (ad esempio KAI , p. 50; Martfnez Borobio 2003, p. 429 ( 'l); Koopmans
1962, I, p. 16; Dion 1974, p. 36; la lettura risale a Sachau 1893, pp. 68 e 71). Se
si tratta effettivamente della preposizione 'm, si confronti la simile costruzione
nel!' iscrizione di Zakkur (riga 3 ), dove il dio è Ba' alsamayn.
Dopo hdd vi è traccia di numerosi grafemi, di lettura difficile. Tropper
suggerisce 'wbt'{pj q'lh' · ms'b'h (1993, p. 105) e la sua lettura è accolta da
Schwiderski (ARI Il, p. 336); tuttavia, risulta molto dubbia. Il presunto btp
sarebbe la terza persona ms del perfetto G del verbo btp, ''tirare via'', qlh un
sostantivo che ha in genere il significato di ''maledizione'' e che qui
indicherebbe il ''maledetto'', ossia l'usurpatore. Il seguente msbh, <<il suo trono>>,
è meglio leggibile. Tropper (1993, p. 106) suggerisce alla fine della riga la
lettura 'wh sb 't ', <<e causò rovina>>, terza persona ms del perfetto causativo di
sbt, già visto nell'iscrizione ad Hadad. Tuttavia, (w) è pressoché illeggibile e al
posto di (h) lo stesso Tropper ammette la possibilità di un divisore. Gibson
(TSSI Il, p. 78) legge invece, dopo Hadad, {']'mh' (e 'lh prima di Hadad).
Nonostante le incertezze di lettura, appare chiaro, da quanto segue, come sul
trono debba essere salito un usurpatore, soggetto della prima parte della riga 3.

L. 3
hrg è la terza persona maschile singolare del perfetto del verbo hrg, ''uccidere'';
271
il soggetto è l'usurpatore . sb'y :::-: il numerale <<Settanta>> è espresso sia in
lettere sia in cifre. 'yby 'bh: <<fratelli di suo padre>>, ma ''fratelli'' è qui
probabilmente da intendersi in senso esteso, ''parenti'' (cfr. Fensham 1977, che
parla di principi della casa reale e cita paralleli biblici; Sader ( 1987, p. 167, nota
38) intende '' << pairs >> du royaume'').
5
w 'by 'l rkb: 'by è di lettura dubbia: suggerito da Tropper, è accettato in KAI
e ARI. 'l può essere preposizione, ''sul'', oppure, come proposto da Tropper
(1993, p. 106), la terza persona ms del perfetto di 'ly, ''salire'', con un insolito
oggetto diretto. Il seguente rkb è qui probabilmente un sostantivo, ''carro''; con
questa espressione si farebbe riferimento a una fuga del padre di Barrakib, che
. 'd. l
g1I consenti I sa vars1 . .212

271
L'idea di Margalit (1994), che l'usurpatore/parricida sia lo stesso Panamuwa, non ha trovato
seguito. Del resto, è difficile pensare che un parricidio possa essere celebrato in una iscrizione
commemorati va.
272
Il tema narrativo della fuga del re, che si salva e cerca aiuto in seguito a una congiura, è noto da
più casi nelle letterature del Vicino Oriente: il re Idri-mi (e.a. 1500 a.C.) da Aleppo attraversa il
deserto per cercare soccorso a Emar e anche il re Esarhaddon (680-668 a.C.), di fronte alla rivolta
dei fratelli, scappa nel deserto per radunare un esercito. Anche la storia biblica di Gioas, re di
Giuda del IX secolo a.C. (2 Re, 11-12), segue lo stesso schema narrativo, peraltro sempre ''a lieto
fine'' (cfr. Liverani 1974).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 197

L. 4-5
wytrh mt ml' msgrt: ytrh è generalmente interpretato come sostantivo, seguito
dal pronome possessivo di terza persona ms, <<il suo resto>> (probabilmente da
intendersi come ''il resto della casa di suo padre''). Così facendo, si considera mt
la già vista particella di dubbio significato (si veda la riga 12 dell'iscrizione di
Panamuwa I) e ml' terza persona ms del perfetto D di ml', ''riempire'', con
doppio accusativo, <<con il rimanente, davvero riempì (scii. l'usurpatore) le
carceri>>. msgrt: fo1111azione nominale con prefisso m- da sgr, ''(rin)chiudere,
confinare'', forse plurale (Tropper pensa invece a un singolare). Per questa
interpretazione, si vedano ad esempio Dion 1974, p. 36; TSSI II, pp. 79 e 82;
Tropper 1993a, p. 107. Lipinski ( 1976, p. 232; 1994, p. 204) pensa invece che
mt significhi ''paese'' (ma si veda già Winckler 1893, p. 106) e, siccome traduce
<< et le pays débordait d'une quantité de prisons >> o <<and the land became full of
a quantity of prison>>, si può solo pensare, con Martfnez Borobio, che intenda
273
ytrh come participio fs del tema G di ytr (non altrimenti attestato) , riferito
appunto a mt e ml' come sostantivo, benché ml', ben noto come verbo e
aggettivo (''pieno''), non lo sia come sostantivo (se non, forse, in ebraico
274
epigrafico, ma nel senso di ''pienezza'': DNWSI, pp. 627-628) . Si noti,
inoltre, come la frase successiva, senza indicare un cambio di soggetto, presenti
un verbo al causativo perfetto (terza persona ms) di kbr, che implica un agente
(nella interpretazione abituale, l'usurpatore), <<rese numerose>> (lo stesso
significato di kbr, ma al tema D, è noto dalla riga 8 dell'iscrizione di Tel1
Fekherye).
qyrt, ''città'', è un sostantivo femminile plurale, con il quale concorda brbt,
participio passivo femminile plurale, in scrittura difettiva (in scriptio piena
sarebbe hrybt) del tema semplice del verbo brb (*brb), oppure aggettivo fp dalla
275
stessa radice . ysbt è participio passivo femminile plurale del tema G di ysb
(*wlb), ''abitate'', ancora una volta con scrittura difettiva (si confronti invece la
scriptio piena qtylt alla riga 8).
Segue una lunga lacuna (per un parziale tentativo di lettura, si veda Tropper
1993a, p. 108) e, fino alla parola y 'dy della riga 5, sembra si riporti un discorso
diretto; è perciò probabile si debba integrare, in questa lacuna, un verbo come
''disse'', ''parlò''. Alla fine della riga, si legge l'ultima parola, tsm[w], seconda

271
La fo111, .. della terza persona fs del perfetto di ytr sarebbe, evidentemente, ytrt. Il verbo ytr è
attestato, in aramaico antico e d'impero, solo al causativo, con il significato di ''aggiungere''
(DNWSI, p. 481; ARI I, p. 379). La fu1111a aggettivale, ''abbondante'', è nota come )'tyr (DNWSI,
ibid.) e inoltre sarebbe stata più probabilmente allo stato costrutto.
274
Si noti inoltre che il participio non è frequentemente impiegato in samaliano, come del resto in
aramaico antico e che il suo uso non è teso a sostituire il verbo finito, come avverrà invece nelle
fasi più tarde (cfr. Dion 1974, p. 271; Degen 1969, p. 116).
275
Il verbo è noto in aramaico epigrafico al causativo, ''distruggere'' (DNWSI, pp. 402-403; DJA,
p. 50), ma nelle fasi successive è attestato talvolta anche al tema semplice, sia nel senso di ''essere
distrutto'', sia nel senso di ''distruggere'' (cfr. DJPA, p. 214; CSD, p. 165); cfr. l'arabo IJaraba,
''distruggere'' e IJariba, ''essere distrutto (DMWA, p. 268); in arabo è fo1111ato su questa radice
Khirbet (stato costrutto), ''rovina di'', frequente nei toponimi.
198 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

persona mp dell'imperfetto del verbo sym (*sym), ''porre'', che è probabile fosse
preceduta dalla congiunzione subordinativa ''se'', in samaliano hnw.
thrgw è la seconda persona mp dell'imperfetto del verbo hrg, ''uccidere''.
hwyt brb: Tropper pensa che hwyt sia la prima persona singolare del perfetto D
di hwy, con un senso di ''fare'' (Tropper 1993a, p. I 08; prima di lui, cfr. Mi.iller
1893, p. 44) che non è però attestato né in aramaico antico né nelle fasi
276
successive. Dion ( 1974, p. 37 ) e Gibson (TSSI II, pp. 79 e 83: <<So have I
caused the sword to fall>>) pensano ali' intensivo di un verbo hwh, attestato nel
senso di ''cadere'', e, all'intensivo, ''far cadere'', in ebraico biblico, ancorché
raramente e tardivamente (KB, p. 241; cfr. l'arabo hawii, ''cadere'': DMWA, p.
1219). Al perfetto G di hwy si riferiscono sia Donner e Rollig (KAI II, p. 226)
sia Martfnez Borobio (2003, p. 434), ma i primi pensano a un significato
transitivo di ''lasciar essere'', il secondo a un semplice significato di ''essere'',
dove ''spada'' non è complemento oggetto, ma predicativo nominale, <<Così io fui
277
la spada nella terra di y'dy>> • Il tt::11rtine brb, ''spada'', è un sostantivo
femminile morfologicamente non marcato.
A y'dy seguono tracce di grafemi cui non è possibile dare un senso sicuro,
poi pnmw br qrl e, dopo qualche grafema di lettura incerta, a parte una 'aleph
278
all'inizio, 'by pnm, <<mio padre Panammii>> • pnm sarebbe il nome, in scrittura
difettiva, di Panamuwa; la sequenza pnm è scarsamente leggibile: la lettura,
5
proposta da Sachau ( 1893, pp. 68 e 72), è stata ripresa da Tropper e poi da KAI
e ARI II. br br$r, <<figlio di Bar~ur>>: ancora una volta, i grafemi sono di lettura
5
incerta; la proposta è di Tropper, seguita da KAI e ARI II.
Seguono tre grafemi molto chiari, ( 'bd), dopo i quali Trooper riesce a
leggere la traccia di altre tre lettere, non del tutto chiare: 'bdt/w b'[rq], proposta
5
accettata da KAI e ARI II (cfr. Tropper 1993a, pp. 109-11 O, che propone
tuttavia anche una soluzione alternativa). Tropper suggerisce per il verbo 'bd il
significato di ''girovagare'' (dunque, <<girovagarono nella terra>>). Tuttavia, a
parte il fatto che il primo significato del verbo è ''perire'', ''andare in rovina'',
''essere perso'' (DNWSI, pp. 4-5), non è del tutto chiaro chi sia il soggetto: 'bdt
presupporrebbe una prima persona singolare (o una terza fs, o una seconda ms),
difficili da ipotizzare qui; 'bdw una terza persona mp, che potrebbe fare pensare,
con Tropper e Martfnez Borobio (2003, p. 434), che i soggetti siano Panamuwa
I e Panamuwa II. Essi sono però scarsamente conciliabili da un punto di vista

276
Dion è tuttavia parco di commenti: traduce con<< aussi j'envoie le glaive >> (1974, p. 37), ma,
commentando le fo, ,,,e del verbo hwy, si limita a rilevare come questa sia un intensivo ( 1974, p.
223).
277
Si noti che il verbo è, in ogni caso, al perfetto; se si trattasse, come parrebbe, di un periodo
ipotetico, si può osservare come la costruzione con imperfetto nella protasi e perfetto nell'apodosi
sia ben attestata in aramaico antico; si tratta in genere di periodi ipotetici in cui si constata come,
data la realizzazione (o non realizzazione) di un fatto nella protasi, si avrà come conseguenza un
secondo fatto nell'apodosi (cfr. Degen 1969, pp. 131-132).
278
Prima di 'by si è talvolta integrato 'b 'b (Dion I 974, p. 37; TSSI II, p. 78), <<il padre del padre>>,
ossia <<il padre del padre di mio padre,,, <<il mio trisavolo>> e Panamuwa I era infatti trisavolo di
Barrakib; tuttavia, le tracce residue dei grafemi sembrano essere inconciliabili con questa lettura
(cfr. Tropper I 993a, p. I 09).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 199

logico, a meno di pensare che Panamuwa I fosse ancora vivo all'epoca della
strage della propria famiglia e che fosse fuggito con il nipote (il significato di
''perire'' è da escludere, perché il futuro Panamuwa II è ancora vivo).
In seguito, inizia un periodo che non parrebbe connesso al precedente.
Tropper suggerisce un'integrazione wqlt, da qll, ''essere scarso'' (si noti tuttavia
che qll significa propriamente in aramaico ''essere leggero'' e non indica
scarsezza di quantità) sulla base del senso, ma, come lui stesso osserva, altre
integrazioni sono possibili, restando in questa sfera semantica (Tropper 1993a,
p. I 10). Si potrebbe anche pensare alla particella di non esistenza, lysh, attestata
in Barrakib, 16 (se ne veda il commento).

L. 6
qm prs bsql: qm è la terza persona ms del perfetto di qwm, ''stare''; qwm b-,
219
''stare per'', significa qui ''valere'': <<Un paris valeva un siclo>>. Il paris (prys in
Tel1 Fekherye), noto già dal II millennio a.C. da Ugarit e dall'Anatolia, è una
misura di peso/capacità variabile, ma sembra ra~presentare, in aramaico, la metà
2
di deter11li11ate entità, ad esempio mezza mina o mezzo homer, ma anche, più
genericamente, una ''porzione'' di qualcosa.
sql è sia una moneta sia un'unità di misura: 60 (50 a Ugarit) valevano in
Mesopotamia una mina e il valore di 1 sheqel era in Mesopotamia di circa 8
grammi (CDA, r·
2 1
376), mentre in Siria 9,4 e in area ittita I 1,75 grammi (DLU,
p. 504, s. v. Jq/) • Se è corretta l'interpretazione di 1 paris come mezza mina e
di 60 sicli come una mina, si ha qui uno scambio fra un'unità del valore di 30
sicli (il paris) con un'unità del valore di un siclo, che sarebbe spia di
un'inflazione molto alta.
strb''' 'smk' è proposta di Winckler (1893, p. 106), ripresa da Tropper
(1993, p. 111), che pure preferisce leggere l'ultimo grafema della prima parola
come (y) e non come('); questo grafema è, così come i tre successivi, di lettura

279
Ritenuta talvolta una parola di prestito dall'accadico, non è considerata tale da Kaufman (1974,
p. 80); il prs di Zincirli e dei documenti aramaici d'Egitto, giudicato da Kaufman, sulla base della
sua grafia in ugaritico (prs: si veda DLU, pp. 355-356), di origine non semitica (forse hurrita),
sarebbe ''omografo'' rispetto ali' aramaico prs, ''mezza mina''. Questo sostantivo è considerato in
ugaritico un probabile prestito di origine incerta anche da Tropper ( I 995, p. 5 I 7). prs è parola nota
in aramaico biblico, nella celebre scritta sul muro del capitolo 5 di Daniele, dove è probabilmente
accostato alla mina (mn ') e, come in questa iscrizione, allo sql (tql): per le possibili interpretazioni
del passo biblico, si veda Collins I 993, pp. 250-252.
280
Nei testi bilingui (assiro-aramaici) incisi su una serie di leoni bronzei da Nimrud, l'esemplare
numero IO, datato al regno di Sennacherib (704-681 a.C.), presenta prs in corrispondenza con
''mezza mina'' in assiro (Fales 1995, pp. 43-44; cfr. anche Kaufman I 974, p. 80).
281
È ben attestato nei documenti aramaici egiziani, negli ostraca idumei, nelle tavolette, nonché nei
papiri di Samaria e nelle misure di peso, fra cui i leoni di Nimrud (cfr. Fales I 995; DNWSI, pp.
I 187-1188; ARI I, pp. 817-821). La radice semitica *lql significa ''pesare''; l'accadico siqlu è
possibile abbia avuto un influsso nella precoce diffusione di questa unità di peso in aramaico, ma è
difficile si tratti di un vero e proprio prestito (cfr. Kaufman 1974, p. 29). Si noti che sql sarà invece
parola di prestito in greco, aiy/tloç (come del resto mina, in greco µvà: cfr. Masson 1967, pp. 32-
37; cfr. GEL, pp. 1138 e 1596).
200 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

molto difficile (Dion preferisce non integrare). sfrb'/y è probabilmente un'unità


di misura, nella quale Winckler suggeriva di vedere rb' ''quarto''. sf potrebbe
essere effettivamente un'unità di misura, poiché ricorre su due pesi da I:Iamat
(cui si rimanda per il commento). Quanto a smk, si tratta dell'accadico sumku
(plurale tantum), ''cipolle'', siriaco samke (plurale tantum), ''cipolle'', ''bulbi
d'aglio'' (CSD, p. 584), mandaico sumka, ''cipolla'' (MD, p. 455), aramaico
giudaico babilonese samkii', ''pianta bulbacea'' (DJBA, p. 1158). Da un punto di
vista morfologico, smk sembra essere in questo caso un singolare collettivo, ma
si noti che in accadico e siriaco è un plurale tantum.
w'snb è composto dalla congiunzione w' e dal sostantivo snb, parola di
prestito dall'accadico sinipu, ''due terzi'' (CDA, p. 374; cfr. anche Kaufman
1974, p. 103, sinepu), qui, forse, ''due terzi di mina'' (Kaufman, ibid., nota 361).
snb è parola nota anche da un leone di Nimrud (cfr. ijales 1995) e da una
282
tavoletta di Teli Shiukh Fawqani (cfr. Fales, Bachelot, Attardo 1996) •
msb, ''olio'', è lettura di Lidzbarski (p. 442) e di Tropper ( 1993, p. 111 ),
5
accettata anche da Martinez Borobio, KAI e ARI; Dion (1974, p. 37) e Gibson
(TSSI II, p. 78) preferiscono leggere mst, che è però parola ignota.
ybl è la terza persona maschile singolare del perfetto del verbo ybl, ''portare'',
probabilmente al tema G (l'intensivo, che in aramaico epigrafico ha il medesimo
significato del tema G (cfr. DNWSI, pp. 431-433), è parimenti possibile). sy,
''dono'', è integrato da Tropper (1993, p. 112) sulla base dell'iscrizione di
Panamuwa I ad Hadad; non sembra esservi spazio per una parola più lunga.

L. 7
mlkh è la terza persona maschile singolare del perfetto D del verbo mlk,
''regnare'', ''essere re'', all'intensivo ''far regnare'', ''rendere re'', seguita dal
pronome suffisso di terza maschile singolare -h. Panamuwa dunque, dopo essere
283
fuggito, si rivolge per aiuto al re d'Assiria, che lo ricolloca sul trono ,
rendendolo suo vassallo.
whrg 'bn sbt mn byt 'bh, letteralmente <<e uccise la pietra della rovina dalla
casa di mio padre>>: l'espressione 'bn sbt, <<pietra della rovina>> (sul sostantivo
sbt si veda anche il commento all'iscrizione ad Hadad; si noti che 'bn è un
sostantivo femminile, pur non avendo il marcante morfologico del femminile), è
piuttosto anomala, ma si può pensare alla simile espressione italiana ''pietra
della discordia''. Qui, in ogni caso, <<pietra della rovina>> sembra essere
l'usurpatore, o comunque un essere animato, come si evince dall'uso del verbo
'
hrg, ''uccidere''. E difficile spiegare mn byt 'bh: è possibile si tratti di
un'espressione ellittica, <<(eliminandola) dalla casa di suo padre>>.

282
Questo passaggio sul costo del cibo ricorda 2 Re, 6:25, dove si racconta che, durante l'assedio di
Ben-Hadad a Samaria, ,,una testa d'asino si vendeva a ottanta sicli d'argento e un quarto di qab di
tuberi a cinque sicli,,; Eliseo dirà invece (7:1): <<A quest'ora, domani, alla porta di Samaria
una sea di farina costerà un siclo e anche due sea di orzo costeranno un siclo,,.
283
Si noti che già Kilamuwa si era rivolto per aiuto al re d'Assiria, come narrato nella sua
iscrizione fenicia (riga 8). Per il tema della richiesta d'aiuto militare in queste due iscrizioni e nella
letteratura veterotestamentaria, si veda Parker 1997, pp. 76-104.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 201

L. 8
pss è la terza persona maschile singolare del perfetto del verbo pss, dal
significato incerto e attestato solo qui in aramaico; è possibile, come suggerito
da Tropper (1993, p. 114), che abbia un significato prossimo all'arabo fassa,
''aprire senza chiavi'' (cfr. DAF, II, p. 595, ''ouvrir une serrure sans se servir de
clef'). Donner e Rollig (KAI II, p. 227) pensano piuttosto all'accadico pastisu,
''cancellare'' al tema G, ''distruggere'' al tema D (CDA, p. 268); Dion ( 1974, pp.
89-90) suggerisce invece un rapporto con l'aramaico giudaico palestinese psps,
''cercare, investigare'' (cfr. DJPA, pp. 453-454), a sua volta forse derivante dal
semitico comune mss, ma un passaggio da mss a pss è, per sua stessa
ammissione, molto difficile; Gibson (TSSI II, p. 83) propende infine per il
siriaco pws, ''rimanere, desistere da'', che qui, al D, significherebbe ''abolire'',
ma in siriaco il tema D non sembra essere attestato (cfr. CSD, p. 440). Il verbo
pss è probabilmente all'intensivo, perché nei verbi con seconda e terza radicale
uguale la consonante è in genere scritta un'unica volta al tema G, ad eccezione
del participio, mentre è sempre scritta due volte al tema D (cfr. Degen 1969, pp.
72-73).
hrpy è la terza persona maschile singolare del perfetto causativo del verbo
rpy, ''lasciare'', ''lasciare andare'', ''liberare'' (al tema semplice, che in siriaco è
attestato solo come participio, ''essere sciolto''): cfr. anche il siriaco rpti (CSD,
p. 547), il mandaico rp' (MD, p. 436), l'aramaico giudaico rpy (DJPA, p. 528;
DJBA, pp. 1091-1092). sby, ''prigioniero'', al singolare costrutto, ma con valore
collettivo. qm è la terza persona maschile singolare del perfetto del verbo qwm,
284
''stare'', ''stare in piedi'', ''alzarsi''. nsy è un sostantivo plurale ,
morfologicamente maschile, che significa sia ''uomini'', sia ''donne''; in questo
caso sappiamo che significa ''donne'' grazie al participio femminile che segue a
breve (qtylt). bs[grt] è integrazione ipotetica, proposta da Tropper (1993, p.
114): sgrt, ''ceppi'', è un sostantivo plurale femminile fo1111ato, come la parola
msgrt, ''prigioni'', su sgr. L'espressione byt qtylt, <<casa delle uccise>>, è poco
chiara. Se esisteva una <<casa delle uccise>> si potrebbe pensare a donne sepolte
285
vive o comunque sepolte tutte insieme, cui Panamuwa dà sepoltura propria .
qtylt, <<uccise>>, è il participio passivo fp di qtl, ''uccidere''; si noti che in
aramaico antico il verbo qfl si presenta sempre come qtl, mentre è in genere qfl a
286
partire dall'aramaico d'impero • wqb 'r' 'l 'n'è lettura di Tropper, ma, per sua
stessa ammissione, incerta. qbr è la terza persona maschile singolare del perfetto

284
Questo sostantivo è privo di singolare: il suo singolare, formato su di una radice diversa, è
considerato essere 's (femminile 'sh), che a sua volta è privo di plurale (cfr. DNWSI, pp. 115-121).
285
Tuttavia, non è affatto frequente nel Vicino Oriente Antico lo ste, 11ti11io della famiglia reale: la
deportazione offre un prestigio molto maggiore. Non è poi chiaro chi siano queste donne: il
concetto di harem nel Vicino Oriente Antico non è facile da definire e non sembra possibile trarre
~ri,unto dal corrispettivo otto_m~no (per l'harem in Assi~a si veda ~~ol~ 2012).
- Cfr. DNWSI, p. 1006. S1 discute tuttora su quale s,a quella ong,nana delle due fo,1111:: secondo
alcuni, qtl sarebbe la radice originaria e qtl la sua fo1111a dissimilata (ad esempio, Segert 1975, p.
108; Tropper 1993a, p. 115); secondo altri, qtl sarebbe la radice originaria e qfl la sua forma
assimilata (ad esempio, Garr 1985, p. 72, nota 168; Martfnez Borobio 2003, p. 43). Si confronti
anche la fo, 11,a ktl, attestata nella prima iscrizione di Nerab (riga 11 ).
202 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

del verbo qbr, ''seppellire''. 'In è pronome dimostrativo plurale ben attestato
nell'iscrizione di Sefire, ma, data l'incertezza della lettura, si potrebbe anche
pensare alla fo1111a 'I. w'bz è interamente integrato (Dion 1974, p. 38; Tropper
1993a, p. 115), ma si tratta di una ricostruzione plausibile (si veda anche
l'iscrizione di Barrakib, righe 11-12).

L. 9
hyfbh è la terza persona maschile singolare del perfetto causativo del verbo yfb,
''essere bello, buono'', al causativo dunque ''rendere bello/buono'', ''abbellire'',
con il pronome suffisso di terza persona ms -h, riferito a byt. mn introduce la
comparazione, mentre qdmh è un sostantivo femminile, ''condizione, stato
precedente'' (cfr. DNWSI, pp. 991-992), qui allo stato costrutto con pronome
possessivo di terza persona ms, dunque <<la abbellì rispetto al suo stato
precedente>>. kbrt è la terza persona femminile singolare del perfetto del verbo
kbr, ''essere molto''; i quattro sostantivi che seguono sono tutti femminili. La
frase è speculare a quella delle righe 5-6, dove, in seguito ali' avvento
dell'usurpatore, la carestia dilagava nel paese (si ricordi come il significato
''essere scarso'' del verbo in lacuna alla fine della riga 5 sia ricostruito proprio in
opposizione al verbo kbr).

L. 10
zlt può essere la terza persona femminile singolare del perfetto del verbo zwl,
''essere conveniente, economico'' (così, ad esempio, Tropper 1993a, p. 116),
oppure un sostantivo allo stato costrutto, ''economicità'' (Dion 1974, p. 39; TSSI
287
II, pp. 79 e 84) . mwkrw è fo1111azione sostantivale astratta (il suffisso -w è
proprio di alcune fu1111azioni astratte), morfologicamente femminile, costruita
sulla radice mkr, ''vendere''; la prima w è la scriptio piena di una vocale che
alcuni commentatori considerano breve (TSSI II, p. 84 e Dion 1974, p.76), altri
lunga (Tropper 1993a, p. 117 e Martfnez Borobio 2003, p. 436).
sm mt b 'ly kpyry wb 'ly rkb: mt è, ancora una volta, cru.x interpretum. Come
negli altri casi, potrebbe trattarsi di una particella rafforzativa oppure di un
sostantivo: quest'ultima è l'interpretazione di Lipinski ( 1994, pp. 204-205). Il
senso che se ne ricava è plausibile, <<dotò il paese di capi di villaggi e di capi di
288
carri>>, ma si ha un problema sintattico con il doppio accusativo del verbo sym
(ci si aspetterebbe la preposizione b- davanti a mt). Lipinski pensa anche a una
seconda possibilità, ossia ali' interpretazione di mt come <<popolo del paese>> ( <<e

287
Questa accezione di zwl è nota in aramaico giudaico, sia come sostantivo (DJBA, p. 404; DJPA,
p. 174), sia come verbo (solo in aramaico giudaico palestinese: DJPA, ibid.); in aramaico d'impero,
il verbo ha forse il significato di ''vendere'' (DNWSI, p. 307).
288
Lipinski osserva come il doppio accusativo ricorra con il verbo sym nella seconda iscrizione di
Nerab (riga 3), ma l'oggetto indiretto è pronominale (smny). In samaliano, si può tuttavia
menzionare whdd br' lytkh, ,,che Hadad riversi su di lui la (sua) collera,,, dove si ha di fatto una
costruzione con doppio accusativo (iscrizione di Panamuwa I, riga 23).
Parte II. I testi del!' aramaico antico 203
289
pose il popolo del paese proprietario di villaggi e proprietario di carri>> ) .
L'espressione b'ly kpyry wb'ly rkb si riferisce, rispettivamente, alle autorità
civili e a quelle militari.
wnlt/:lsb: le lettere che seguono la congiunzione w- sono state lette in modo
spesso diverso, ma l'unica di dubbia lettura è quella che segue immediatamente
la waw, mentre la lettura delle ultime tre, /:,sb, il verbo ''contare'', ''valutare'',
''considerare'', sembra 01111ai certa (cfr. Tropper 1993a, p. 117). Per quel che
riguarda la seconda lettera, ciò che ne resta farebbe propendere per (t) o (n). Nel
primo caso, la fo1111a t/:lsb sarebbe un tG, un passivo del tema G, caratterizzato
da una sincope di h che, secondo Tropper, sarebbe anomala al perfetto. Tuttavia,
è lo stesso Tropper a notare che potrebbe trattarsi di una sincope ( 1993, p. 117):
la sincope della he intervocalica è frequente in samaliano (cfr. Tropper 1993a,
pp. 182-183) e qui la he si troverebbe, a causa della precedente congiunzione,
appunto in Rosizione intervocalica. Si noti inoltre che il prefisso potrebbe essere
90
'te non ht- . Se la lettera fosse invece da leggersi (n), avremmo qui il tema N,
che in tutto il semitico, ad esclusione dell'aramaico e del semitico meridionale,
fo1111a il passivo del tema G premettendo n- alla radice. L'idea che si tratti qui di
un tema N è in genere preferita (Dupont-Sommer in AH 1/2, p. 3; Dian 1974, p.
208; Tropper 1993a, p. 117; Martfnez Borobio 2003, pp. 436-437; la proposta
risale ad Halévy 1893, p. 230), benché le attestazioni del tema N in aramaico
291
siano, oltre che molto scarse, piuttosto dubbie • Certo, la presenza del tema N
in samaliano - dove si potrebbe pensare a un fenicismo - non si può escludere,
ma la rarità e la problematicità delle sue ricorrenze in aramaico invitano alla
prudenza.
Dopo il grafema (m), la lacuna è insanabile. m[n mwq' sms w'd m'rb}, <<dal
sorgere del sole fino all'entrata (del sole)>> (mwq' e m'rb sono for111azioni
nominali con prefisso m-, rispettivamente da yq' (*ef), ''uscire'' e 'rb (*g),
''entrare'') è l'integrazione proposta da Tropper (1993, p. 118) sulla base della
riga 13 di questa stessa iscrizione.

289
Si noti che Halévy (1893, pp. 230 e 241) intendeva mt come ''uomo'', adducendo un parallelo
con I' AJ:iiqar di Elefantina (riga 36), dove, però, mt' si può anche tradurre - ed è generalmente
tradotto - con ''paese''.
290
Si ha un'unica probabile attestazione in aramaico antico del prefisso ht-, la dubbia fo1111a htn 'bw
della riga 14 dell'iscrizione di Barrakib (se ne veda il commento): altrimenti, ht- non appare né in
aramaico antico, dove il tG è attestato esclusivamente nel tempo a prefissi (dunque, yt-; cfr. Degen
1969, p. 67; si aggiungano le forme ygtzr di Teli Fekherye e ytmrldrh di Bukan), né in testi di VII-
VI secolo a.e. (Hug 1993, pp. 79-84) o in aramaico d'Egitto, dove è sempre 't-, con un'unica
eccezione (Muraoka, Porten 1998, pp. 116-117). Se Muraoka e Porten pensano che la scarsa
attestazione di ht- prima del l'aramaico biblico sia solo dovuta al caso ( <<an accident of incomplete
attestation,,; è tuttavia difficile sostenerlo, con proporzioni tanto diverse), e che le due fo1111c ht- e
't- coesistessero, Beyer ( 1984, pp. 463 e 466) ritiene piuttosto che ht- sia in aramaico un ebraismo,
subentrato all'originario 't- solo nel I secolo a.e.
291
A parte le dubbie attestazioni a Deir 'Alla, che pure non è considerato da alcuni un dialetto
aramaico, si ha probabilmente un tema N, di incerto significato, nei documenti aramaici d'Egitto
(Porten, Yardeni 1989, 82.6, riga IO: ns/:lt), che è in genere ritenuto un fenicismo già da Lidzbarski
(1915, p. 80; cfr. anche DNWSI, p. 1120; Segert 1975, p. 257).
204 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

XIV. L'ISCRIZIONE DI KTMW (TAV. IX)

L'iscrizione è stata rinvenuta il 21 luglio 2008 da una spedizione dell'Università


292
di Chicago. La stele in basalto, in ottimo stato di conservazione , fu trovata
ancora in situ, presso il muro di una piccola stanza e fissata da uno spuntone alle
293
lastre pavimentali ; essa è alta 99 centimetri, larga 72 e profonda 25. La stele,
curva nella parte superiore, raffigura, in rilievo, un uomo seduto a banchetto, le
cui caratteristiche rimandano alle raffigurazioni di Barrakib, datate alla seconda
metà dell'VIII secolo a.C.: il personaggio rappresentato, ktmw, che si definisce
<<servo di Panamuwa>>, era dunque probabilmente un funzionario di Panamuwa
II, padre di Barrakib, piuttosto che di Panamuwa I (per l'iconografia della stele,
si veda Struble, Ht:11111<1nn 2009). Il fatto che il monumento non sia
riconducibile a un membro della famiglia reale rappresenta un ulteriore motivo
d'interesse, poiché l'unico altro caso di iscrizione non reale nella regione è
quello della stele luvia di Karaburçlu (5 chilometri a nord di Zincirli).
294
Il testo, in rilievo , conta tredici righe, ben leggibili, con i grafemi (d) e (r)
pressoché isografi (il tratto verticale della (d) è tendenzialmente più breve: cfr.
Pardee, pp. 54-56) e corti tratti verticali come divisori fra le parole.
La lingua dell'iscrizione è di notevole interesse, perché, pur presentando
significative caratteristiche proprie del samaliano (pronome di prima persona
singolare 'nk; marcante dell'oggetto diretto wt-; assenza dello stato enfatico),
non ne manifesta altre (la desinenza -w (soggetto) o -y (caso obliquo) per i nomi
295
plurali maschili) , configurandosi così come un probabile stato inte1111edio fra
il dialetto delle iscrizioni samaliane e quello delle iscrizioni aramaiche di
296
Barrakib (cfr. Pardee 2009, pp. 52-53) .
Il contenuto dell'iscrizione è altrettanto importante, poiché si tratta di
un'iscrizione funeraria che provvede una serie di infur 111azioni piuttosto
dettagliate riguardo a riti funebri altrimenti ignoti e getta nuova luce sulle
interazioni culturali, in particolare religiose e linguistiche, fra l'area anatolica e
quella semitico occidentale.

Editio princeps: Pardee 2009; la fotografia dell'iscrizione si trova a p. 32.


Struble e Her1111ann (2009) forniscono la fotografia dell'intera stele (fig. 3, p.
18) e il suo disegno (fig. 4, p. 19).

292
Solo la prima e la seconda riga hanno subito qualche parziale danneggiamento, a causa dei
macchinari agricoli, poiché la stele era prossima alla superficie.
293
Per una fotografia del reperto al momento della scoperta si veda Schloen, Fink 2009, p. 5.
294
Il testo in rilievo è caratteristico di quest'area, ma noto anche dal frammento di Teli Sifr.
295
Per altre caratteristiche, si veda Pardee 2009, pp. 67-68.
296
Accanto a questo quadro, Pardee (2009, p. 69) ne propone un secondo, nel quale il samaliano
sarebbe la lingua usata dai re, il dialetto della presente iscrizione la lingua usata da altri ceti (fra cui
appunto i funzionari) e l'aramaico di Barrakib un'adozione consapevole, associata all'avanzata

assira.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 205

Indicazioni bibliografiche
Pardee 2009; Younger 2009; Mazzini 2009; Masson 201 O; del Olmo Lete 2011;
Kottsieper 2011; Lemaire 2012; Sanders 2013.

Testo

1. 'nk I ktmw I 'bd [I] pnmw I [zy] I qnt I l[y] I n~b I b


2. l).yy I wsmt I wth I bsyd I 'lmy I wl).ggt I s
3. yd I zn I swr I lhdd I qrpdl I wybl I lng
4. dir I ~wd/m I wybl I lsms I wybl I lhdd I krmn
5. wybl I lkbbw I wybl I lnbsy I zy I bn~b I zn I
6. w't I mn I mn I bny I 'w I
7. mn bny 's I wyhy I lh I
8. nsyd I znn I wlw I yqb I mn
9. l).yl I knn I znn I s' I
10. ywmn I lywmn I wyh
11. rg I bnbsy
12. wyswy
13. ly I sq

Traduzione

1. Io sono ktmw, servo di Panamuwa, che feci per me (questa) stele (quando
ero ancora) in
2. vita e la eressi nella camera per gli ospiti della mia tomba e istituii
ritualmente
3. questa camera per gli ospiti: un toro per Hadad il Compagno (?) e un ariete
per l'Ufficiale (?) V

4. delle cacce e un ariete per Samas e un ariete per Hadad delle Vigne
5. e un ariete per Kubaba e una ariete per la mia anima che è in questa stele.
6. E ora, chiunque fra i miei figli, oppure
7. fra i figli di chiunque (altro) avrà
8. questa camera mortuaria, prenda
9. il frutto di questa vite, offerta
10. annuale(?) e compia
11. il sacrificio presso la mia anima
12. e istituisca
13. per me una libagione(?).
206 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Cu111111ento

L. 1
'nk: si noti il pronome 'nk, tipico del samaliano (e del fenicio), opposto
all'aramaico 'nh.
ktmw: Il nome anatolico, il cui secondo elemento, muwa, qui probabilmente
''forza'', si ritrova negli antroponimi Panamuwa e Kilamuwa, è forse da
vocalizzarsi Katumuwa, ''(che ha) forza nel combattere'' oppure
Katamuwa/Katimuwa, ''(che ha) forza ostile'': si veda Younger 2009.
'bd pnmw: ''servo'' è qui da intendersi nel senso di ''dignitario'', come è reso
ovvio sia dall'iconografia della stele sia dal fatto stesso di averla eretta. Si
ricordi, del resto, che perfino il re Barrakib si definisce <<servo di Tiglatpileser>>,
sia nella r,rima iscrizione (riga 3), sia, probabilmente, alla fine della riga 2 della
2 7
seconda , non inclusa in questa crestomazia.
qnt: prima persona singolare del perfetto del verbo qny, ''fare, creare''. n.yb,
''stele'': stupisce l'assenza dell'aggettivo dett::1111i11ativo.

L. 2
bbyy, letteralmente, <<nella mia vita>>, dove by, ''vita'', è probabilmente plurale.
smt è la prima persona singolare del perfetto del verbo sym (*sym), ''porre'',
seguito da un oggetto diretto pronominale (-h, terza persona ms), riferito a n.yb e
preceduto dal marcante del!' oggetto diretto wt-.
bsyd: è la crux intepretum della stele. Sulla base del contesto, Pardee (2009,
p. 60) ipotizzava un significato di ''camera'' e leggeva syr, pur non escludendo
una lettura syd, che è stata convincentemente proposta da Mazzini (2009) sulla
3
base del sudarabico ms wd, ''camera di consiglio'' (SO, p. 139; LIQ, p. 173 ), ma
anche, in qatabanico, ''camera di una tomba riservata agli ospiti'', ''camera
esterna di una tomba'' (LIQ, ibid.), sostantivo fo1111ato sulla radice swd, ''riunirsi
in assemblea''. Dato il contesto dell'iscrizione, è probabile si trattasse della
stanza in cui ci si riuniva per le offerte rituali al defunto. Per questo sostantivo e
per i suoi paralleli con il sudarabico, si veda anche Sanders 2013, pp. 37-40. Del
Olmo Lete (2011) pensa invece a syd, ''intonaco'', da cui ''stanza intonacata'' e
quindi ''cappella funeraria'', ma non sembrano esistere paralleli. 'lmy: come per
b'lmy alla prima riga dell'iscrizione di Panamuwa I ad Hadad, cui si rimanda
per il commento, è probabile che qui 'lmy indichi concretamente ''tomba'' più
che ''eternità''.
bggt: è la prima persona singolare del perfetto del verbo bgg, con ogni
probabilità al tema D, seguito da syd come oggetto diretto (così già Pardee 2009,
pp. 60-61 ). Il non frequente verbo bgg, al tema G ''osservare, celebrare una

297
La fine della seconda riga è in lacuna, ma la terza comincia con la sequenza lysr, probabilmente
da integrarsi ['bd tgltpjlysr. L'iscrizione, molto lacunosa, si trova su un frammento di ortostata in
dolerite e reca traccia di una figura umana e della parte destra di nove righe di testo. L' editio
princeps è Donner 1955, con foto e facsimile (p. 74); si vedano anche Garbini 1957; KAl 217;
Degen 1969, pp. 8-9; TSSI Il, 16, pp. 92-93; Sader 1987, pp. 170-171; Tropper 1993a, pp. 140-
144; Martfnez Borobio 2003, pp. 450-452; ARI Il, p. 73.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 207

festività'' (cfr. ad esempio KB, p. 290; DJBA, p. 430; DJPA, pp. 186-187),
''compiere un pellegrinaggio'' (SD, p. 66; cfr. anche l'arabo /:zagga, ''fare il
pellegrinaggio alla Mecca'': DMWA, p. 183), riveste al tema D il probabile
significato di ''istituire una festa'', ma è un verbo non altrimenti attestato
nell'epigrafia semitica nordoccidentale del primo millennio a.C., con la sola
'
possibile eccezione dell'iscrizione aramaica di Bahadirli. E possibile che il
significato del!' espressione sia <<istituii ritualmente questa camera mortuaria per
gli ospiti>>, come suggerito da Sanders (2013, p. 59), il quale osserva come in
qatabanico la tomba sia talvolta costruita ''per ordine'' di un dio, dove la
298
locuzione ''per ordine'' è resa con b/:zg . Lemaire (2012, p. 134) pensa che si
tratti di un tema G e che a essere festeggiata sia la tomba, ma la celebrazione di
una festa per la sua inaugurazione è resa poco probabile dal fatto che uno dei
sacrifici sia diretto all'anima di ktmw, che, come afferr11a lui stesso, è ancora in
vita al momento della costruzione della camera funeraria (cfr. anche Pardee
2009, p. 60).

L. 3-4
lhdd qrpdl: per qr/dpr/dl, un epiteto evidentemente non semitico, è stata
proposta da Y akubovich (20 l O, p. 396, soprattutto nota 7; 2011, pp. 174-17 5)
un'etimologia luvia, che prevede una lettura qrpdl: si tratterebbe dell'epiteto
barpatalli, ''alleato'', ''compagno'' o simili, for111ato sulla radice barp(p)-,
''associarsi''. La lista delle divinità menzionate in questa iscrizione differisce
notevolmente rispetto a quelle presenti nelle iscrizioni reali, più diffuse e
''ufficiali'': i privati forse ricorrevano maggio1111ente alle divinità locali.
ybl: come osservato da Pardee (2009, p. 61), è molto improbabile, dato il
contesto, che si tratti di una fo1111a del verbo ybl, ''portare'', ''trasportare''; più
plausibilmente, si può pensare al sostantivo ybl, ''montone''/ ''ariete'', che forse
ricorre alla riga 21 dell'iscrizione di Panmuwa II (così Dion 1974, p. 42;
Tropper 1993a, p. 129) in un contesto difficile da detc1111i11are, ma
299
probabilmente legato a un sacrificio .
lngd/r $Wdlrn: epiteto di significato incerto, forse da intendersi, con Pardee
(2009, p. 61), come ngd $Wdn, <<ufficiale delle provvigioni>> oppure <<ufficiale
delle cacce>>, dove a ngd, ''ufficiale, comandante'', già noto in aramaico antico e
d'impero (cfr. DNWSI, pp. 713-714), seguirebbe un sostantivo plurale legato
all'arabo $Wd, avente a che fare con ''provvigioni'', oppure all'arabo $yd,

298
Si veda ad esempio Avanzini 2004, iscrizioni 64-73, pp. 98-102, dove il dio è 'nby·, importante
divinità qatabanica spesso legata alla sfera giuridica: De Maigret 1996, p. 248. Si noti che il
sostantivo bg nell'accezione di ''ordine divino'' è forse noto anche in sabeo (SD, p. 66).
299
Si tratta di un te111tine che, nell'ambito dell'epigrafia aramaica, si trova solo in queste due
iscrizioni, ma è attestato in punico (DNWSI, p. 433 ), in ebraico biblico (y6/Je/: KB, p. 398), in
aramaico giudaico babilonese (nel Talmud si riporta quanto detto da rabbi 'Aqiba: ,,Quando andai
in Arabia, erano soliti chiamare un ariete yo/Je/a (ywbl'),,: bRosh ha-Shanah 26a; cfr. anche DJBA,
pp. 528-529) e in neoassiro (ia-bi-li da Assur, ib-li da Teli l:lalaf: cfr. Fales I 979, p. 202), dove è
probabilmente un prestito dal semitico nordoccidentale (DNWSI, ibid.; Zadok 1981, p. 200; CDA.,
p. 440, s. v. :.·abilu).
208 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

''cacciare'' (Pardee, ibid.; cfr. DMW A, p. 622); si vedano anche l'aramaico


d'impero .yyd (DNWSI, p. 966; si noti che il sostantivo punico .yd, di significato
incerto, è legato a un'offerta sacrificale: ibid., p. 959) e l'aramaico giudaico, il
mandaico e il siriaco .ywd, ''cacciare'' (DJBA, p. 953; DJPA, p. 459; MD, p. 390;
CSD, pp. 474-475). Una lettura .ywr potrebbe invece rimandare a una divinità
'
legata alla montagna (Pardee, ibid.). E probabile che il sostantivo sia da leggersi
.ywd e da interpretarsi come ''caccia'' perché l'epiteto di ''ufficiale delle cacce''
potrebbe indicare una terza divinità neo-ittita, Runtiya/Runzas, oltre alle
successive hdd krmn e kbbw: nel pantheon neo-ittita, infatti, le tre divinità più
importanti sono Kubaba, il dio della tempesta Tarl].unza (si veda il commento
alle righe 4 e 5) il dio cervo Runtiya/Runzas, presentato a Gurgum come
protettore della caccia (cfr. Biga, Capomacchia 2008, p. 370). Lemaire (2012, p.
134) pensa invece che ciò che segue il nome divino sia un toponimo legato a un
santuario, ma non si ha al momento alcun riscontro. Masson (2010, p. 53) ritiene
che ngr sia una trascrizione del teonimo Nikarawas/Nikaruhas. Si noti la
desinenza -n del plurale maschile, visibile anche alla riga 4 (krmn) e alla riga 1O
300
(ywmn), differente dunque dal plurale samaliano in -w/-y .
hdd krmn: krm è qui probabilmente ''vigna'' e l'epiteto trova un parallelo in
quello del dio della tempesta, Tarl].unza (cfr. Pardee 2009, p. 62).

L.5
kbbw: Kubaba, dea tutelare del vicino re&no di Karkemis, è nota dalla stele di
301 3 2
Ordek-burnu e da quella di Tel1 Sifr come kbb, mentre la fo1111a kbbh è
attestata sulla stele di confine di Bahadirli (vicino a Karatepe, in Cilicia), datata
303
ali' età achemenide . Kubaba è dunque la sua no1111ale vocalizzazione in
aramaico; la fo1111a Kubabu può essere dovuta a dittografia, come suggerito da
Pardee (2009, p. 62), oppure a un influsso assiro (Younger 2009).
nbs: si traduce qui con ''anima'' un concetto più complesso, reso da Pardee
(2009, p. 63) e da Sanders (2013, p. 50), cui si rimanda per un dettagliato
commento, con l'inglese ''being'': si tratta di un sostantivo che ha a che fare con
il respiro, il soffio vitale, l'appetito, l'essere, il sé. Come nell'iscrizione di

300
Si noti che Lemaire (2013) vede in k,n,n e ~dlm due toponimi e nella desinenza -n di ywmn una
te1111i,,azione avverbiale o un affo1111ante; in questo modo, nega che il suffisso -n rappresenti la
te1111i,1azione del plurale e considera il dialetto di questa iscrizione non diverso dal samaliano.
301
Lidzbarski 1915, pp. 192-206; si veda ora Lemaire, Sass 2013, i quali ritengono, contro
Lidzbarski, il quale propendeva per una lingua del)' Asia Minore (p. 206), che l'iscrizione sia in una
lingua semitica, più precisamente in samaliano (si veda sotto il commento alla riga IO).
302
Edilio princeps Michelini Tocci 1962, cui si rimanda per il commento e per la fotografia (tavola
Il); cfr. anche Naveh 1966, pp. 19-20; FK, p. 21 (il testo si trova anche in ARI II, p. 416). Si tratta
di un frammento di basalto alto 72 cm e largo 28, rinvenuto a Teli Sifr e conservato nel Museo di
Aleppo. Il frammento reca traccia di un toro, incedente verso destra e sovrastato da un piede
divino, sotto il quale sono visibili alcuni grafemi, quattro nella prima riga e cinque nella seconda;
nella prima riga, a una possibile ma dubbia (~) segue il nome divino rsp; nella seconda riga, a (w),
forse congiunzione, segue quello che sembra essere il nome divino kbb; il grafema visibile dopo
kbb è probabilmente (r). L'iscrizione, databile all'VIII secolo a.C., è senza divisori e le lettere sono
in rilievo.
303 5
TSSI II, 36, pp. 156-157; KAI , 278, ARI Il, p. 7 I
Parte II. I testi dell'aramaico antico 209

Panamuwa I, la cui ''anima'' beve e mangia con Hadad, !'''anima'' di Katumuwa


partecipa a un banchetto divino. La presenza reale dell'anima del defunto nella
stele è resa esplicita dal testo e, come osservato da Pardee (2009, p. 62), può
offrire la spiegazione del fatto che nell'aramaico più tardo il sostantivo nps
indica anche il monumento funerario (cfr. DNWSI, pp. 748-749; PAT, p. 390;
Cantineau 1932, pp. 121-122; LS, p. 210; DJPA, pp. 355-356; DJA, p. 66).
1
Anche in sudarabico (particolarmente in qatabanico) il sostantivo nfs , accanto
al significato di ''vita, anima, sé'', presenta quello di ''camera interna'' (LIQ, p.
3
109) ed è talvolta menzionato assieme al sostantivo ms wd in contesti funerari;
1
tuttavia, come osservato da Sanders (2013, p. 39), nfs pare indicare
genericamente una divisione architettonica, anche in ambito non funerario, e
non specificamente il luogo della sepoltura (cfr. anche LIQ, ibid., ''roof
terrace'').

L. 6
w 't, ''e ora'', è congiunzione ben nota dall'ebraico epigrafico, dove introduce un
nuovo soggetto, oppure il corpo della lettera dopo la fo1111ula di saluto (cfr.
DNWSI, p. 897; il sostantivo 't, ''tempo'', da cui l'avverbio deriva è attestato,
oltre che in ebraico, in fenicio e punico: DNWSI, p. 896). Non è invece
conosciuta dalle iscrizioni aramaiche, dove la congiunzione più prossima,
sempre formata sull'elemento 't, è k't (Sefire, ostracon di Assur, papiri di
E1111upoli, Esdra 4: 17) / k'nt (aramaico dei papiri egiziani, incluso qualche caso
nei testi di E1111upoli, Esdra), entrambe fo1111e con terminazione femminile di k'n
(cfr. DNWSI, pp. 526-528; KB, p. 190 I; Bauer, Leander 1927, p. 255).
mn mn: il primo mn è un pronome indefinito /man/, il secondo la
preposizione /mini.

L. 7
wyhy lh: dato il contesto, si tratta probabilmente della terza persona ms
dell'imperfetto di hwy, seguita dalla preposizione l- e dal pronome suffisso di
terza persona ms -h, riferito a mn, ''chiunque'': letteralmente, <<sia a lui>>, ossia
<<abbia>> (non esiste di fatto il verbo ''avere'' in aramaico antico). L'imperfetto di
hwy non è attestato in samaliano, dove, sulla base degli altri verbi di terza yod,
ci si sarebbe aspettati la fo1111a yhwy; si potrebbe trattare di un errore del
lap~cidà, co1?e pe~s~_Parde~, il qua!e_considera yhy probabile errore ~r yhwy (si
noti che alto poss1b1l1 erron del lap1c1da sono le fo1111e kbbw e nsyd) .

304
Si ricordi che il samaliano non distingue fra imperfetto lungo (ossia presente/futuro indicativo) e
imperfetto corto (iussivo): l'imperfetto lungo sarebbe, negli altri dialetti aramaici antichi, yhwh,
come in Sefire Il A, 4, mentre l'imperfetto corto, l'unica fo1111a presente in samaliano, yhwy .
••

Tuttavia, la fo1111a thy attestata alla riga I O di Ordekbumu, che sembra essere la terza persona
femminile dell'imperfetto con valore iussivo di hwy (il soggetto è nbsh, ,,)a sua anima,,; si ricordi
che nell'aramaico di Sefire la fu111,a è rhwy), potrebbe far pensare a un'anomalia samaliana nella
flessione del verbo hwy (cfr. Lemaire, Sass 2013, p. 124 e nota 157).
210 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

L. 8
nsyd znn: la lettura del grafema (n) all'inizio della riga 8 è sicura, così come
quella del divisore alla fine della riga 7: nsyd è dunque una parola a se stante,
che parrebbe contenere il sostantivo syd già ricorrente alla riga 2, ma per cui è
arduo spiegare la presenza del grafema (n); si potrebbe pensare ad un errore,
benché, come osservato da Pardee (2009, p. 64), sia molto difficile comprendere
il meccanismo per il quale si sarebbe erroneamente introdotta una nun all'inizio
della riga. Il dimostrativo ms znn, con -n paragogica, è una fu1111a interessante,
priva di riscontro in aramaico antico e d'impero, ma nota come dnn dai testi di
Nal).al ijever e di Wadi Seyal, datati intorno al 132 d.C. (cfr. Schattner-Rieser
2004, p. 62; Muraoka 2011, pp. 21 e 47-48; cfr. anche DJA, pp. 41-42), dal
Targum Onqelos (spesso con valore avverbiale: Dalman 1905, pp. 113,224) e
dall'aramaico giudaico babilonese (Margolis 191 O, p. 17), dove è fo1111a arcaica
e dialettale nota dal Talmud, dai testi geonici e dalle coppe magiche (DJBA, p.
344).
wlw yqb: la congiunzione w- introduce la principale dopo una subordinata; il
fenomeno, ben noto, ad esempio, in ebraico biblico e fenicio, soprattutto per
305
l'apodosi, è raro in aramaico antico, ancorché attestato • lw è la particella che
introduce il precativo, ma si tratta dell'unico caso in cui essa è utilizzata con una
fo1111a indipendente, ossia non prefissa al verbo, come avviene invece in
sarnaliano (cfr. ad esempio Dion 1974, pp. 166-170) e nel dialetto di Teli
306
Fekherye (Abou-Assaf, Bordreuil, Millard 1982, pp. 58-59) . yqb è terza
persona ms del tempo a prefissi del verbo lqb.

L. 9
byl: il sostantivo, che ha il significato di ''forza'' e ''esercito'' (cfr. DNWSI, pp.
369-370; CSD, p. 140; DJBA, p. 455; DJPA, p. 199), è qui in genere tradotto
con ''il meglio''; Pardee (2009, p. 65) rimanda a Gioele 2:2, dove si dice che <<il
fico e la vite danno il loro vigore (bylm)>> (cfr. anche KB, p. 311). krm significa,
come già visto nell'epiteto di Hadad, ''vite''; il deittico znn alluderebbe, secondo
Pardee, a un vitigno in prossimità della tomba. s': come osservato da Pardee (p.
65), potrebbe trattarsi di una variante di sy, ''offerta'', sostantivo già incontrato

305
Oltre ai due casi di apodosi introdotta dalla congiunzione p- dopo la subordinata in Sefire II B 6
e in Hadad 30 (cfr. Degen 1969, pp. 131-133; Dion 1974, p. 317), si hanno esempi in Sefire e in
Teli Fekherye (si veda il paragrafo 3.2.2 della sintassi) in cui w- introduce una principale che segue
una subordinata e in entrambi i casi non si tratta di periodi ipotetici.
306
Attestazioni più tarde si hanno forse nell' ostracon di Assur (Lipinski 1994, p. 61 ), dove è da
altri ritenuto una negazione (Martfnez Borobio 2003, p. 463 ), in aramaico biblico e in aramaico
giudaico limitatamente al verbo hwh (Rosenthal I 968, p. 54 ), in alcune trascrizioni accadiche di
nomi aramaici (Zadok 1977, pp. 92-93 e 95); Kaufman (1982, p. 150; cfr. anche Lipinski 1994, p.
61) ritiene che il prefisso I- del precativo sia all'origine del prefisso I-In- che caratterizza la terza
persona ms dell'imperfetto in aramaico orientale. Si noti che Muraoka (1984, pp. 96-98) pensa
invece che il suffisso precativo I- sia in Teli Fekherye un influsso accadico, slegato rispetto al
prefisso precativo samaliano, benché la loro remota origine sia comune. Le forme con prefisso I-
del verbo hwh dei testi di Qumran sono ritenute da Muraoka (20 I I, p. 171) mere varianti delle
fo11111:: con prefisso y-.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 211

alla riga 18 dell'iscrizione di Panamuwa I ad Hadad, probabilmente prossimo


all'ebraico say, oppure di una fu1111i:1Zione nominale da ns' (*ns'), ''portare''.
Lemaire (2012, pp. 132-134) suggerisce di vedere in s' la parola ''montone'' (da
307
lui letta anche alla riga 18 dell'iscrizione di Hadad) e che effettivamente
sarebbe plausibile in un contesto di sacrificio. Tuttavia, il senso della frase che
308
ne risulta è poco chiaro : il montone dovrebbe essere predicato dell'oggetto
( <<che prenda la ricchezza di questa vigna, (ossia) un montone anno dopo
anno>>), oppure un secondo oggetto senza coordinazione: siccome la prima
interpretazione è poco logica, si potrebbe pensare alla mancanza della
• •
cong1unz1one w-.

L. 10-11
ywmn lywmn: ywm significa ''giorno''," ma è difficile pensare a un'offerta fatta
<<giorno per giorno>>; Pardee (2009, p. 65) ha richiamato l'attenzione
sull'espressione biblica miyyiimim yiimimiih, <<anno per anno>>, <<annualmente>>,
riferita anche a sacrifici e a zbb ymm del testo fenicio/ittita di Karatepe (TSSI
III, 15, pp. 41-64; KAI 26), in Cilicia, databile all'ottavo secolo a.C. A
Karatepe, il fatto che i tre sacrifici detti zbb ymm siano annuali è chiaro tanto dal
fatto che ricorrono in tre importanti festività agricole (si veda anche Pardee
2009, p. 65) quanto dall'uso, da parte del testo ittita, della parola ''anno'' (cfr.
TSSI III, p. 61). Anche il sintagma zebab hayyiimim, attestato nel libro di
Samuele (l Samuele 1:21, 2:19, 20:6; cfr. anche KB, pp. 400-401), indica
probabilmente una festa annuale, forse legata alla vite, che potrebbe essere
Sukkot (cfr. TSSI III, ibid. ).
L'espressione lym riferita a un sacrificio si trova, secondo la recente e
convincente lettura di Lemaire e Sass (2013), nella stele di Ordekburnu, che
menziona inoltre la dea Kubaba. La stele, di difficile lettura perché utilizzata a
lungo dalla popolazione locale come superficie per preparare il feltro, fu
••
rinvenuta nel 1888 da von Luschan ad Ordekburnu, 18 chilometri a sud di
309
Zincirli, ed è conservata nel museo di Istanbul . Il suggerimento di Lidzbarski
( 1915), pur intriso di dubbi, che la lingua non fosse semitica, ma piuttosto
310
anatolica con qualche parola semitica , è stata per molto tempo, sia pur con
311
eccezioni , quella dominante, benché Bossert avesse isolato sequenze
chiaramente semitiche alle righe 5-8 già nel 1930 (Bossert 1932). Studiata
recentemente da Lemaire e Sass (2013), che hanno individuato diverse sequenze

307
La parola è attestata in aramaico antico solo al femminile, s'h (*1), ''pecora'' (cfr. DNWSI, pp.
1094-1095; ARI I, p. 762), con la possibile eccezione dell'iscrizione di Ordekburnu (si veda sotto).
308
La traduzione di Lemaire (20 I 2, pp. I 33- I 34) è: ,, qu' il prenne de la richesse de ce verger un
mouton d' année en année >>.
309
Per la stele e il suo ritrovamento, si veda Lemaire, Sass 2013.
310
La trattazione di Lidzbarski si trova in Lidzbarski 1915, pp. 192-206. Lidzbarski parla, più
precisamente, di una lingua ,,sostanzialmente>> non semitica (p. 206). Lidzbarski aveva tuttavia
individuato diverse parole semitiche, ed era stato il primo a osservare la presenza di una decima
riga, riconoscendone inoltre il carattere di benedizione/maledizione (p. 20 I).
311
Si veda la storia degli studi in Lemaire, Sass 2013, pp. 59-66.
212 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

grafemiche, l'iscrizione è probabilmente da ricondurre a una donna della


famiglia reale samaliana (pp. 128-129) ed è forse databile ali' 820-760 a.C. (p.
131 ). La stele, di tipo funerario, consta di 1O righe, di cui nove sotto la (rozza)
raffigurazione di un banchetto, sulla faccia principale della stele, e una, la
decima, sul lato sinistro. La lingua della sua redazione sembra dunque
oggigiorno essere il samaliano, data l'assenza dello stato enfatico e la presenza
di un plurale maschile obliquo con desinenza -y (mlky, riga 9). Un'isoglossa con
il samaliano è il discusso sostantivo blbbh (riga 2), mentre il dimostrativo znn
(riga 3, ma la seconda nun è dubbia) è noto solo dal dialetto, ibrido,
dell'iscrizione di ktmw. Il sostantivo s'yn è interessante, perché anomalo:
sembra essere un duale, <<due pecore/arieti>>, ma il duale, che non ha altre
attestazioni in samaliano, sia in aramaico antico sia in aramaico d'impero
sembra limitato alle coppie attestate in natura (Degen 1969, p. 53; Muraoka,
Porten 1998, p. 61 ). Inoltre, questo sostantivo è noto in aramaico antico e
d'impero solo nella sua for111a femminile, ''pecora'' (si veda sopra).
La sequenza che riguarda il sacrificio è fra le meglio leggibili e
comprensibili (Lemaire, Sass 2013, p. 124; si veda anche Lemaire 2012, p. 136):

7. ( ... ) brkb'l s'


8. yn lym wbkbb s'yn lym
9. wbmqm mlky s'yn ly

Ossia:

7. Per Riikib-El due arieti


8. per il giorno e per Kubaba due arieti per il giorno
9. e nella necropoli dei re due arieti per me.

Si può dunque osservare un parallelo con l'iscrizione di ktmw, in cui si prevede


un'offerta precisa per alcune divinità, fra cui Kubaba, e per il defunto, offerte
che devono avvenire in uno specifico giorno dell'anno, che Lemaire e Sass
(2013, p. 129) suggeriscono possa essere l'anniversario della morte, oppure il
Capodanno. Per mqm si veda il commento alla riga 14 dell'iscrizione di
Panamuwa I a Hadad. Si noti l'anomalo utilizzo della preposizione b- davanti ai
nomi delle divinità, mentre la preposizione [-, che ci si sarebbe aspettati,
compare solo davanti al pronome. L'uso di questa preposizione trova riscontro
nell'iscrizione di ktmw, dove alla riga 11 si legge bnbsy: la preposizione dello
stato in luogo è in questo punto giustificata dal fatto che l'anima è detta essere
nella stele, e dunque il sacrificio sarebbe compiuto in prossimità della stele (a
nbs come ''stele'' pensa Kottsieper 2011, p. 323 ). Questo potrebbe far pensare
che, nel caso di Òrdekburnu, l'uso della preposizione b- sia dovuto al fatto che il
sacrificio fosse compiuto in prossimità delle statue o dei templi delle due
divinità, ma si potrebbe a questo punto considerare anche un semplice uso di b-
con il senso di ''a'', ''per''.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 213

yhrg è la terza persona ms dell'imperfetto del verbo hrg, ''uccidere'', noto


dall'iscrizione di Panamuwa I ad Hadad (righe 26 e 33, dove si parla di
''uccidere con collera'') e da quella per Panamuwa II (righe 3 e 5, con la
rievocazione dello sterminio della famiglia reale e riga 7, dove ad essere uccisa
è la controversa <<pietra della discordia>>). Se ne potrebbe avere un'ulteriore
ricorrenza alla riga 24 di Sefire IA, ma si tratta di uno dei passi più controversi
dell'intera iscrizione. Curiosamente, in seguito questo verbo non sembra essere
più utilizzato in aramaico. L'accezione di ''sacrificare'', ''compiere un sacrificio''
'
è dunque attestata, per il momento, solo nell'iscrizione di ktmw. E probabile che
si faccia riferimento ai sacrifici del toro e degli arieti menzionati alle righe 3-5,
ma stupisce la mancanza di un oggetto diretto. Secondo l'interpretazione di
Lemaire (2012, p. 135), a essere sacrificato è il montone (s'); anche in questo
caso, però, ci si sarebbe aspettati un pronome suffisso al verbo.
bnbsy è uno stato in luogo, <<in/presso la mia anima>>: si ricordi che l'anima
di ktmw è detta essere nella stele, presso la quale doveva avvenire il sacrificio.
Tuttavia, si confronti l'uso della preposizione di stato in luogo nell'iscrizione di
••
Ordekbumu, commentato sopra.

L. 12
yswy è la terza persona ms dell'imperfetto D del verbo swy, ''stabilire'', ''fare''
(al tema G, ''avere uguale valore'': cfr. DNWSI, pp. 1116-1117; DJBA, pp.
1117-1118; DJPA, p. 540).

L. 13
sq: vi sono due possibili spiegazioni, per questo tt::111ti11e: potrebbe derivare dalla
312
radice sqy (generalmente al causativo), ''dare da bere'' ed essere dunque
inteso come ''libagione'' e richiamare le viti sopra menzionate, oppure
313
significare una parte della gamba, ''stinco'' o ''coscia'' e in questo caso si
farebbe riferimento ali' offerta di una parte del!' animale sacrificato.

312
Cfr. DNWSI, p. 1186; DJPA, pp. 564-565; DJBA, p. 1173; CSD, p. 592: sqa; DLU, p. 451;
CDA, p. 359: saqu; KB, pp. 1639-1640: sqh; DMWA, p. 485: saqa; CDG, p. 511: saqaya.
313
DJPA, p. 564: sq; DJBA, p. 1173: sq'/s'q'; CSD, pp. 592-593: saqa; DM, p. 445: saqa; si
confrontino anche l'ebraico s6q: KB, pp.1148-1149 e l'ugaritico sq: DLU, p. 451.
214 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

-
XV. LE ISCRIZIONI ARAMAICHE DI BARRAKIB (TAV. X)

Le iscrizioni aramaiche di Zincirli sono ben dieci, ma soltanto una, rinvenuta


duranti gli scavi del 1891, è piuttosto lunga. Per il resto, si tratta di iscrizioni o
mutile o molto brevi, ossia:
- un frammento di ortostata in dolerite, in cui sono leggibili, sia pure in modo
314
molto frammentario, 9 righe ed è visibile parte della figura di Barrakib ;
- un ortostata completo, cosiddetto ''dello scriba'', perché in esso il re, in trono,
ha davanti a sé uno scriba; sopra le figure corre una breve iscrizione, in cui
Barrakib si presenta ( 'nh brrkb br pnmw) e definisce <<mio signore>> (mr'y) il
315
dio della luna, Sin, <<signore di I:Iarran>> (b 'lfim) ;
- tre frammenti di dolerite, scarsamente leggibili e con ogni probabilità facenti
parte della medesima iscrizione (cfr. Lidzbarski 1898, p. 444; Tropper
316
1993a,p.147) ;
- una bulla, con semplice iscrizione di possesso sulle due righe inferiori
(lbrrkb I br pnmw) e due simboli divini alla riga superiore (il giogo per
317
Rakib-El e il sole alato per Samas: cfr. Tropper 1993a, p. 150) ;
- tre lingotti d'argento rotondi, con semplice iscrizione di possesso identica a
quella che si trova sul sigillo, benché un'iscrizione contenga un errore di
aplografia (lbrkb per lbrrkb) e un'altra un grafema che pare essere (n) come
318
terza lettera del nome pnmw (cfr. Tropper 1993a, p. 152) .

314
Editio princeps Donner 1955; si vedano anche Barnett 1964a, p. 64 e tavola II; KAI 217; Degen
1969, pp. 8-9; TSSI Il, 16, pp. 92-93; Sader 1987, pp. 170-171; FK, pp. 20-21; Tropper 1993a, pp.
140-144 e tavola 16, p. 349 (fotografia); Martfnez Borobio 2003, pp. 450-452; ARI 11, p. 73.
315
Sachau 1895; Lidzbarski 1898, p. 444 e tavola XXIV, 2 (disegno dell'iscrizione); von Luschan
1911, pp. 345-349 e tavola LX (prima fotografia); Bamett 1964a, tavola III; KAI 218; Degen 1969,
~- 9; TSSI II, p. 93; Sader 1987, p. 171; FK, pp. 20-21; Tropper 1993a, pp. 145-146; ARI II, p. 72.
16
Editio princeps della prima è Sachau 1893, delle altre due Sachau 1895. Si vedano anche
Lidzbarski 1898, p. 444 e tavola XXIV, 3-5 (disegno); KAI 219-221; Degen 1969, p. 9; FK, pp.
20-21; Tropper 1993a. pp. 147-149 e tavola 18, p. 350 (fotografia); ARI II, pp. 72-73.
317
Editio princeps von Luschan 1943, pp. 73 e 159 e tavola 38b (facsimile); cfr. anche Barnett
1964a, p. 66 (fig. 4); FK, pp. 20-21; Parayre 1993, pp. 36 e 46; Tropper 1993a. p. 150; Avigad,
Sass 1997, 750, pp. 280-281, dove appare, per la prima volta, la fotografia della bulla, che era stata
indicata come irreperibile da Tropper; ARI II, p. 73. Sull'iconografia del sole alato, si veda Parayre
1993.
318
Editio princeps von Luschan 1943, pp. 119-121 e tavola 58 t-v (fotografie). Cfr. anche FK, pp.
20-21; Tropper 1993a, pp. 151-152; ARI II, p. 73. I lingotti, rinvenuti in una stanza del palazzo
settentrionale, erano più numerosi, ma solo 3 di essi recano l'iscrizione (per il 58t la provenienza
resta congetturale). Il peso del lingotto 58u, il meglio conservato, è di 497,38 g, mentre il suo
diametro, come si può osservare anche dalla fotografia a grandezza naturale di von Luschan, è di
8,7 cm (von Luschan 1943, pp. 119, 171 e tavola 58u). Degli altri due lingotti si hanno invece
notizie contraddittorie: a proposito del lingotto 58v si dice in von Luschan, a p. 120, che il suo peso
è di 255,48 g (questo peso è riportato anche in Tropper 1993a, p. 151), mentre a p. 171 che è di
450,46 g, il peso di 255,48 g essendo attribuito al lingotto 58t, del cui peso non si fa menzione alle
pp. 120-121. Quanto al diametro, per il lingotto 58v, molto deteriorato ai bordi, si riporta una
misura di 8,4 cm, compatibile con la fotografia a grandezza naturale e si può pensare che il
Parte II. I testi dell'aramaico antico 215

Le iscrizioni aramaiche di Zincirli, che oggi si trovano al Vorderasiatisches


Museum di Berlino, tranne la più lunga, che è nel Museo archeologico di
Istanbul, sono tutte opera dell'ultimo re di Sam' al, Barrakib, al cui regno
(733/2-720 a.C.) vanno dunque ascritte. Barrakib era anche l'autore
319
dell'iscrizione samaliana eretta per il padre, Panamuwa 11 .
La più lunga iscrizione aramaica di Barriikib (la cosiddetta Bauinschrift,
''inscrizione di costruzione''), in seguito riportata, non presenta particolari
problemi di lettura e di interpretazione: si tratta di un testo, su ortostata in
dolerite ( 1,31 x 0,62 m), che commemora, nelle righe finali, la costruzione del
nuovo palazzo reale e testimonia la dipendenza 01111ai assoluta del regno di
Sam'al dall'Assiria. Consta di 20 righe in rilievo (piuttosto ben conservate e con
un punto divisore fra le parole), che si trovano sul lato destro dell'ortostata, il
lato sinistro essendo occupato dalla figura di Barriikib, ritratto con veste assira a
nappe, barba ed elmo; all'altezza della sua fronte si trovano simboli divini,
mentre alle sue spalle sono visibili le braccia tese di un servitore, la cui
immagine è altrimenti perduta. L'iscrizione comincia sotto il braccio sinistro del
re, teso in avanti e finisce poco sopra le sue caviglie, ali' altezza del!' orlo della
veste. Il terminus post quem è l'accesso al trono di Barriikib, databile al 733/732
a.C., il terminus ante quem la morte di Tiglatpileser III, avvenuta nel 727 a.C.
La lingua del testo è stata spesso considerata una delle prime testimonianze
del cosiddetto ''aramaico ufficiale'' o ''aramaico d'impero'' o ''aramaico
standard'' (ad esempio Gibson (TSSI II, p. 88); Greenfield 1978; Tropper 1993a,
pp. 297-300), ma è stata inclusa da Degen ( 1969, pp. 8-9) fra le iscrizioni
aramaiche antiche. Da un punto di vista storico, le iscrizioni aramaiche di
Barriikib appartengono a una fase di transizione e Zincirli offre una buona
panoramica sul cambiamento dei rapporti fra i piccoli regni aramaici e l'impero
assiro: dapprima lasciati, almeno formalmente, in una posizione di
indipendenza, essi vennero travolti dall'avanzata di Tiglatpileser III (745-727
320
a.C.) e, alla fine del VIII secolo a.C., cessò ogni fo1111a di autonomia . Da un

diametro originario potesse essere superiore. Sia 58u sia 58v hanno uno spessore di 8,8 mm e si
trovano al Vorderasiatisches Museum di Berlino. Di 58t non è fornito il diametro (che, a giudicare
dalla fotografia, doveva essere di 8,4 cm) né lo spessore. In mano a un privato dopo gli scavi, si
trova oggi al British Museum (Tropper I 993a, p. I 51 ). Le misure offerte da Tropper ( 1993, p. 151)
non corrispondono del tutto a quelle riportate in von Luschan: egli infatti scrive di ignorare il peso
e il diametro del lingotto 581 e, come sopra ricordato, attribuisce al 58v un peso di 250 g circa e un
diametro di 7,5 cm, difficile da comprendere. In sostanza, Tropper sembra prendere in
considerazione solo le pp. 119- I 21 di von Luschan I 943 e non i dettagli forniti a p. 171, né il fatto
che i lingotti sono detti essere riprodotti a grandezza naturale.
319
Per gli amuleti con possibili tracce di grafemi, si veda la sezione dedicata ai testi di dubbia
. .
arama1c1ta.'
320
È significativo osservare come dal 700 a.e., data approssimativa delle due iscrizioni funerarie di
Nerab (nei pressi Aleppo), non vi sia traccia in Siria di iscrizioni aramaiche su pietra per parecchi
secoli. Ad essere attestate sono solo iscrizioni su tavoletta, provenienti dagli archivi assiri: Teli
A~mar (Dalley I 996-1997; Bordreuil, Briquel-Chatonnet 1996-1997), Teli Shiukh Fawqani (Fales
et al. 2005), Teli Sheikh J:lamad (Radner 2002; Rollig 2014), Mallanate (Lipiitski 2010). In
seguito, il numero di iscrizioni diminuisce drasticamente: si hanno solo una tavoletta d'età
neobabilonese forse da Sefire (Starcky 1960) e, per quanto riguarda il periodo achemenide, cinque
216 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

punto di vista linguistico, invece, la situazione è più complessa e più sfumata,


poiché, se è innegabile che le iscrizioni aramaiche di Barrakib presentino
qualche particolarità, perlopiù fonologica, nota dall'aramaico più tardo, e
sconosciuta, almeno fino ad ora, nell'aramaico antico, è altrettanto vero che si
hanno anche tendenze apparentemente più conservative e che la nostra
conoscenza delle differenziazioni dialettali in aramaico antico rimane, a causa
321
delle ridotte dimensioni del corpus, insoddisfacente .
Rispetto al samaliano, di cui subisce forse qualche influsso (cfr. ad esempio
Tropper 1993a, p. 298), il dialetto di queste iscrizioni presenta l'uso dello stato
enfatico, la desinenza dei nomi maschili plurali assoluti in -n e il pronome
assoluto di prima persona singolare 'nh, con cui si apre l'iscrizione.
La prima fotografia dell'iscrizione, con disegno ma senza traslitterazione né
322
traduzione, si ha in Luschan 1911 ; la tavola LXVII dello stesso volume
contiene la fotografia dell'intero ortostata. Si tratta della prima edizione
ufficiale, benché il testo si trovi anche in letteratura precedente.

Indicazioni bibliografiche
Halévy 1893, pp. 242-243; Sachau 1896; Lidzbarski 1898, pp. 443-444 e tavola
XXIV, l; Cooke 1903, pp. 180-185; von Luschan 1911; Koopmans 1962, I, pp.
76-79 e II, pp. 17-18; KAI 216; AH 1/1, p. 8; Degen 1969, p. 8; TSSI II, pp. 87-

ostraca da Teli Sheikh J:Iasan (Réillig 1990; Schwemer 1999), due iscrizioni su giara (Mesnil du
Buisson I 932; McCarter 2003) e qualche legenda monetaria da Hierapolis/Manbig (Seyrig 1971;
Greenfield 1987; Mildenberg 1999 (ma la lettura delle iscrizioni aramaiche non è affidabile),
Lipinski 2000, p. 633 ), mentre le tavolette di Nerab furono verosimilmente prodotte in
Mesopotamia e portate in Siria in un secondo momento (cfr. Tolini 2015): per questi testi, si veda
Grassi, in corso di stampa b. L'uso assiro e poi babilonese di deportare le élites culturali e la
relativa scarsità di scavi spiegano probabilmente solo in parte un'assenza che deve le sue ragioni a
una crisi di notevole entità (cfr. Garbini 2006, p. 130; Grassi, incorso di stampa b). La successiva
introduzione del greco favorì forse una ripresa dell'aramaico scritto nella regione (cfr. Grassi
2015b, pp. 93-94): bisogna attendere appunto il III-II secolo a.C. per trovare in Siria un'iscrizione
aramaica su pietra: quella del prete <l>IÀ.cilTaç, figlio di <l>iÀù:>v, che è peraltro una bilingue in cui il
greco è dominante (per l'iscrizione, si veda Bordreuil, Gatier I 990). Le iscrizioni di Nerab (per le
quali si veda Martinez-Borobio 2003, pp. 453-458, con letteratura precedente) erano state erette da
due sacerdoti dal nome accadico; dopo un silenzio di 500 anni, l'aramaico su pietra appare su una
bilingue greco-aramaica, opera di un sacerdote dal nome greco. Ali' età ellenistica risalgono
ulteriori legende monetarie da Hierapolis/Manbig e un'altra epigrafe (ex voto), ancora una volta
bilingue, proveniente da Tel Dan (Biran 1976, pp. 204-205 e tavola 35D).
321
Ogni iscrizione rinvenuta negli ultimi decenni ha poi manifestato qualche peculiarità: un caso
evidente è, ad esempio, l'uso del nesso genitivale analitico in Teli Fekherye, una delle pochissime
iscrizioni aramaiche antiche a presentare questa costruzione (cfr. Grassi 2009), ben attestata,
invece, in aramaico d'impero (e nelle iscrizioni di Barrakib non ve ne è traccia). Inoltre, negli
ultimi anni si è da più parti osservato come lo stesso ''aramaico d'impero'' sia molto meno
omogeneo di quanto si ritenesse in precedenza (cfr. soprattutto Folmer 1995).
322
Questo non deve sorprendere, poiché Felix von Luschan ( 1854-1924) non era un semiti sta né,
propriamente parlando, un archeologo: era un medico, antropologo ed etnologo austriaco, noto
soprattutto come autore di una scala per la classificazione dei colori della pelle; contrariamente a
quanto questo potrebbe far pensare, si oppose al razzismo e all'antisemitismo e prese le distanze
dall'idea stessa di ''razza ariana''.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 217

92; Sader 1987, pp. 169-170; FK, pp. 20-21; Tropper 1993a, pp. 132-139;
Martfnez Borobio 2003, pp. 445-448; ARI II, p. 72.

Testo

1. 'nh · b[r]rkb ·
2. br • pnmw [·] rnlk • sm
3. 'l · 'bd · tgltplysr · mr' ·
4. rby' · 'rq' · b~dq · 'by· wb~d
5. qy • hwsbny • mr'y • rkb'l •
6. wmr'y • tgltplysr • 'l ·
7. krs' · 'by· wbyt · 'by· '
8. ml · mn · kl · wr~t · bglgl ·
9. mr'y · rnlk · 'swr · bm~•
10. t · mlkn · rbrbn · b'ly · k
11. sp • wb'ly • zhb • w'l;izt •
12. byt · 'by · whytbth ·
13. mn · byt · l;id · rnlkn · rbrb
14. n · whtn'bw · 'by· mlky
15. ' · lkl · rnh · tbt · byty · w
16. by· tb · lysh · l'bhy · m
17. lky · sm'l · h' · byt · klm
18. w- lhm· ph' · byt· stw' · l
19. hm· wh' · byt · ky~• · w
20. 'nh · bnyt · byt' · znh ·

Traduzione

1. Io sono Barrakib,
2. figlio di Panamuwa, re di Sam'al,
3. servo di Tiglatpileser, signore
4. delle quattro (parti) del mondo. Per la rettitudine di mio padre e per la
rettitudine
5. mia, mi fecero sedere il mio signore Rakib-'El
6. e il mio signore Tiglatpileser sul
7. trono di mio padre e la casata di mio padre
8. si diede da fare più di tutte e io corsi alla ruota
9. del mio signore, il re di Assur, in mezzo
10. a grandi re, possessori d'argento
11. e possessori d'oro. E presi
12. la casa di mio padre e la resi bella
13. più della casa di ciascuno dei grandi re
14. e guardavano con cupidigia i miei fratelli, i re,
218 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

15. a tutto ciò che c'era di buono nella mia casa e


16. una casa (così) bella non avevano i miei padri,
17. i re di Sarn'al: vedi, essi avevano (solo) la casa di Kilamuwa,
18. dunque essa (era) la casa d'inverno per
19. loro ed essa (era) la casa d'estate. Ma
20. io ho costruito questo palazzo.

Cu11u11ento

L. 2-4
sm 'l: Barrakib si definisce <<re di Sam'al>>, mentre i sovrani precedenti si erano
definiti <<re di y'dy>>. Un'altra differenza significativa è il fatto che Barrakib si
proclami <<servo di Tiglatpileser>>, lasciando così trasparire il passaggio a un
vasssallaggio politico rispetto ali' Assiria.
tgltplysr: Tiglatpileser III fu re d'Assiria dal 745 al 727 a.C. La resa
Tiglatpileser, di uso comune per designare questo sovrano, è la for111i1 attestata
(come, del resto, quella di altri antroponimi di sovrani assiro-babilonesi) nella
Bibbia; si tratta di una trascrizione tardiva e largamente imperfetta del nome
assiro orifinario Tukulti-apil-Esarra, ''La mia fiducia è figlia (del tempio) dell'
32
Esarra'' .
mr' rby' 'rq': rb'y, plurale costrutto, ''quarti'', ossia ''quattro quarti'', ''quattro
parti/sponde'': il mondo è infatti raffigurato in una rappresentazione sumero-
accadica come avente quattro sponde (il mondo, piatto e rotondo, ha nel mezzo
un continente unico, con quattro lati, circondato dal mare). Significa dunque <<re
della totalità/dell'universo>> e la frase è un calco dall'accadico sar kibriit erbetti,
tramite il quale si designa il re assiro. Si confronti rb 't 'rq alla riga 14
dell'iscrizione di Barrakib per Panamuwa II.

L. 5-1 i
hwsbny è la terza persona maschile singolare del perfetto causativo del verbo
ysb (*wJb), ''sedere'', ''risiedere'', al causativo dunque ''far sedere'', con pronome
suffisso di prima persona singolare -ny. Si noti ancora la tipica costruzione che
prevede un verbo singolare con un soggetto plurale, se il soggetto è for111ato da
più nomi e segue il verbo.
krs ', ''trono'', è probabilmente prestito dall'accadico kussCt (sumerico
15 324
G GU.ZA ), poi dissimilato in krs' (aramaico biblico kiirse': KB, pp. 1902-
1903, con menzione di altri dialetti aramaici; cfr. anche arabo kursf: DMW A, p.

323
Si veda PNA, pp. 1328-1331; il tempio citato nel nome è il santuario del dio nazionale Assur,
ubicato nell'omonima città (l'odierna Qalat Shergat, in Iraq). La /k/ intervocalica neoassira era
forse pronunciata in modo simile alla /g/ del semitico occidentale, dove è sistematicamente resa
con il grafema (g) (Kaufman I 974, p. 139). Inoltre, il fonema /~/ era con ogni probabilità
r:ronunciato [s] nel dialetto assiro (ibid., p. 140).
24
Kaufman ( 1974, pp. 28-29) pensa a un'origine semitica o, più probabilmente, straniera, ma non
sumerica. La fo,111" fenicia è ks' (DNWSI, p. 522), quella ebraica kissé' (KB, p. 487).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 219

960). Tropper (1993, pp. 135 e 298-299) ritiene che la dissimilazione /rs/ per
/ss/ in krs' sia un'innovazione dell'iscrizione di Barrakib condivisa con
l'aramaico d'impero e dunque posteriore all'aramaico antico; tuttavia, se è vero
che il sostantivo krs' è noto dai documenti di Elefantina e di Teima e che il
sostantivo in Sefire è khs' (III, 17; ma si tratta probabilmente di un errore per
krs'), è altrettanto vero che krs' è attestato tanto nell'iscrizione di Tel1 Fekherye
quanto in quella di Bukan. 'ml è la terza persona maschile singolare del perfetto
del verbo 'ml, ''darsi da fare'' (cfr. DNWSI, pp. 870-871 ): qui Barrakib direbbe
che la sua dinastia è quella che si è maggio1111t:nte impegnata e distinta a favore
'
di Tiglatpileser. E stato anche proposto il più raro significato di ''guadagnare''
(ad esempio Poebel 1932, p. 50), meno probabile.
mn kl: mn introduce qui la comparazione e kl è il sostantivo ''totalità'', ossia
<<più di tutte le altre casate>>. r$t è la prima persona singolare del perfetto del
verbo IW$ (*,w?), ''correre''; si tratta di una fo1111a unica in aramaico (cfr.
DNWSI, f· 1064), la radice per ''correre'' essendo, dall'incantesimo di Uruk in
32
poi, rhf . Si noti dunque che in questa iscrizione il fonema /'?,I è veicolato
ancora dal grafema(~). come è no1111a in aramaico antico (cfr. Degen 1969, pp.
35-36) e come è invece molto raro in aramaico d'impero, dove il grafema è (t)
(cfr. Muraoka, Porten 1998, p. 9). gigi, ''ruota'', si trova anche all'inizio della
riga 13 dell'iscrizione di Barrakib per Panamuwa II: [ ... ] bglgl mr' tgltplsr,
<<[ ... ] alla ruota del suo signore Tiglatpileser>>: è possibile che alla lacuna alla
fine della riga 12 sia da integrare la terza persona ms del perfetto di IW$, r$.
hm$ 't mlkn rbrbn: come la precedente, questa espressione trova un parallelo
nell'iscrizione per Panamuwa II, dove si ha bm$'t 'mlky' 'kbry', ma a kbr si
preferisce qui il sinonimo rb, il cui plurale è ottenuto, come è tipico
326
dell'aramaico, attraverso reduplicazione: rbrbnlrbrbyn .

L. 12-16
w'bzt byt 'by whyfbth mn: si noti il parallelo con Panamuwa, riga 9: w'bz?J byt
'bh whyfbh mn; hyfbth è prima persona singolare del perfetto causativo del
verbo yfb, seguita dal pronome suffisso di Illms -h, riferito evidentemente a byt,
''casa''. Si noti che il causativo di questo verbo presenta, in aramaico d'impero,
una w nella prima sillaba, ad esempio hwfbt (perfetto, seconda persona ms),
hwfbtm (perfetto, seconda persona mp): cfr. Muraoka, Porten 1998, p. 123.
Tropper (1993, pp. 136 e 298), nel tentativo di giustificare questa fo1111a hyfbth,
''anomala'' in aramaico d'impero, pensa a un possibile influsso del samaliano,
che è tuttavia dubbio, dato che i verbi di prima yod mantengono la yod anche al
causativo in aramaico antico (cfr. Degen 1969, p. 75) e non c'è ragione di voler

325
Cfr. DNWSI, pp. 1061-1062; DJBA, pp. 1060-1061; MD, p. 426; CSD, pp. 531-532. rw$ è
invece la no1111ale fo1111a ebraica: cfr. KB, pp. 1207-1208.
326
La stessa fo1111a è attestata in aramaico biblico (cfr. Bauer, Leander 1927, p. 221) e in aramaico
palestinese, sia giudaico sia cristiano (DJPA, p. 511; cfr. anche Dalman 1905, p. 196); cfr. inoltre
l'aramaico giudaico babilonese rbrby (DJBA, p. 1052). Anche il siriaco presenta un plurale
reduplicato, rawrbiin.
220 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

ricondurre ogni singola fo1111a di questo testo all'aramaico d'impero:


l'alternanza di fo1111e ''arcaiche'' e fo1111t! ''innovative'' è facilmente spiegabile in
una fase di transizione.
/Jd, ''uno'', è qui pronome indefinito, ''ciascuno''. htn 'bw è fo1111a verbale
piuttosto discussa, ma la spiegazione più probabile è quella di Poebel (1932, p.
51; così anche Koopmans 1962, I, pp. 77-78; TSSI II, p. 91; Tropper 1993a, p.
136; Degen, p. 67), secondo il quale si tratterebbe del perfetto tD (III persona
mp) della radice n'b, non altrimenti attestata ma possibile variante di y'b,
''volere, desiderare ardentemente'', nota in siriaco (CSD, p. 184: pe 'al e,
appunto, ethpa 'al). L'altra ipotesi è che si tratti di una fo1111a Gtn day' b (KAI II,
pp. 233-234), ma questa fo1111a, nota in accadico, sarebbe isolata in aramaico e
nel resto del semitico nordoccidentale. fbt è, probabilmente, un sostantivo (o un
aggettivo sostantivato), ''cosa buona'', in stato costrutto con byty.
by fb: la fo1111a by ha due possibili spiegazioni. La prima è che vi sia una
scrittura difettiva di byt, dovuta alla somiglianza fra i due fonemi /ti e /tj (così
Donner e Rollig in KAI II, p. 234; Gibson in TSSI II, p. 91; Degen 1969, p. 43).
La seconda è quella di Tropper (1993, p. 137), che vi vede la prima apparizione
della fo1111a assoluta by, nota nei documenti aramaici d'Egitto (cfr. Muraoka,
Porten 1998, p. 75) e nell'incantesimo di Uruk (ba-a-a): in effetti, questa è
l'unica istanza, nell'iscrizione di Barrakib, in cui la parola byt compare allo
stato assoluto. Si può pensare, con Tropper, che la fo1111a by sia originata da un
indebolimento di /ti alla fine della parola, ma in questo specifico contesto
l'indebolimento - o l'assimilazione - possono essere stati originati o facilitati
dal contiguo fonema /tj. lysh: si tratta della negazione 1- seguita dalla particella
di esistenza, * 'yf.Y, dove la -h è con ogni probabilità mater lectionis per e
(/lay!e/< *la 'i'lay; così Tropper 1993a, p. 137). La -h è in genere spiegata come
pronome suffisso di terza persona ms (Degen 1969, p. 64; KAI II, p. 234; TSSI
II, p. 91 ), ma, come notato da Tropper, un pronome sarebbe ridondante e
anomalo in un'iscrizione così antica. La particella di esistenza, diffusa in
aramaico e in semitico in generale, non è finora attestata in aramaico antico.
['by: il sostantivo 'b subisce al plurale un'estensione tramite -h (cfr. Segert
1975, p. 207; Muraoka, Porten 1998, p. 74).

L. 17-19
h ': probabilmente, si tratta di un'interiezione, già incontrata in samaliano.
ph ': p- è congiunzione proclitica diffusa in samaliano, ma attestata anche in
Sefire; rispetto a w-, sembra avere un valore maggio1111ente consequenziale,
''perciò, dunque''; h' è qui il pronome assoluto di terza persona ms, riferito a byt,
''casa''. /cy$ ': fo1111a dissi mi lata per qy$' ( *qay:;), ''estate''. Tropper considera
questa dissimilazione un indizio che depone a favore di una vicinanza del
dialetto dell'iscrizione all'aramaico d'impero, dove la dissimilazione è ben
attestata. Tuttavia, a parte la difficoltà di tracciare una netta distinzione fra due
fasi di una lingua, bisogna rilevare come all'interno dell'aramaico d'impero la
dissimilazione sia un fenomeno attestato in alcuni testi e non in altri (cfr. Folmer
1995, pp. 94-101).
Parte II. I testi del!' aramaico antico 221

XVI. TESTI BREVI

In questa sezione sono descritti i testi in grafia alfabetica aramaica, il cui


contenuto si limita a poche righe. Di tali testi, or111ai giunti a decine di
esemplari, non viene tuttavia fornita una raccolta completa: in particolare, di
alcuni corpora, come quello dei graffiti di I:Iamat o quello dei sigilli, si offre
solo qualche esempio, oltre ad infor111azioni circa il ritrovamento.
Per i frammenti di argilla rinvenuti a Teli 'Afis, si rimanda al commento (I.
I) dell'iscrizione di Zakkiir.
Per i frammenti delle stele di Teli 'Afis e Teli Sifr, non propriamente testi
brevi, ma piuttosto testi molto frammentari, si rimanda rispettivamente
ali' introduzione alle iscrizioni di I:Iaza' el e al commento ali' iscrizione di ktmw,
••
cui si rinvia pure per qualche accenno all'epigrafe di Ordekbumu.

(a) I testi minori di Deir 'Alla

Accanto al testo su intonaco (si veda sopra), che attrasse prioritariamente


l'attenzione degli studiosi, furono rinvenute nello stesso scavo, probabilmente
databili alla stessa epoca, quattro brevi iscrizioni, in scriptio continua:
327
- la prima, su frammenti di giara, reca il testo zy sr' ' ;
- la seconda, su una gietra tondeggiante, probabilmente un peso (si veda
3 8
sotto), recita 'bn sr'' ;
- la terza, su un frammento di argilla facente parte in origine di una scodella, è
329
forse un alfabeto che va da 'aleph a l,iet, ma manca di waw e he ;
- la quarta, sul manico di una giara, reca apparentemente due grafemi, sopra
330
una rese sotto una tau o una 'aleph .

Inoltre, una quinta iscrizione, ancora incisa su una piccola ciotola in argilla, fu
rinvenuta nella campagna di scavi 1976-1978 e datata all'VIII secolo a.C.: si
tratta, con ogni probabilità, di un'iscrizione di possesso, sulla quale alla
preposizione l- segue quello che è verosimilmente un nome proprio,
"
s1ortunatamente poco Iegg1.b.l
1 e 331 .

327
Hoftijzer, van der Kooj 1976, pp. 167, 267 e tavola 20 (fotografia e disegno).
328
Hoftijzer, van der Kooj 1976, pp. 167,267 e tavole 19b (fotografia) e 21a (disegno).
329
Hoftijzer, van der Kooj 1976, pp. 167, 267 e tavola 22 (fotografia e disegno).
330
Hoftijzer, van der Kooj 1976, p. 167 e tavola 21 b (fotografia).
331
Franken, Ibrahim I 977- I 978, 68-71; Hoftijzer 1977-1978; Lemaire I 984a, pp. 254-255.
222 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Altre tre iscrizioni sono ancora inedite: si tratta di un ostracon (6), di un coccio
332
di giara con quattro grafemi (7) e di un ostracon frammentario (8) .
La prima e la seconda iscrizione, zy sr'' e 'bn sr'', recano entrambe come
seconda parola sr' '; interpretato dai primi editori come nome divino o nome di
I uogo sacro 333
e .
1n .
seguito come ·
antroponimo 334 v ' ' ,
, sr e pro ba b"I
1 mente, come
335 336
suggerito da Eph 'al e Naveh ( 1993) , il sostantivo comune ''porta'' allo stato
enfatico, di cui questa è una delle due attestazioni aramaiche con la grafia
arcaica sr' (*Jr'; l'altra si trova sui leoni di Arslan Tash), essendo invece la più
tarda tr' ben nota (cfr. ad esempio DNWSI, pp. 1232-1233).
Secondo Eph 'al e Naveh, la dicitura <<della porta>> si riferirebbe a un sistema
di pesi e misure del Vicino Oriente usato, al pari di quello <<del tempio>>, a
livello locale, contrapponendosi così ai sistemi detti <<del paese>> e <<del re>> (si
337
vedano i leoni bronzei di Ninive ). zy sr'' e 'bn sr'' sarebbero così da tradursi
come <<(giara) della porta>> e <<pietra (di peso) della porta>> ('bn è il sostantivo
''pietra''). Si noti, rispetto al testo su intonaco, la presenza di due distintivi tratti
aramaici: lo stato enfatico e l'uso di zy. In questo caso, zy sembra rivestire la
funzione di preposizione (''di'') e non quella di particella relativa. Se la seconda
funzione è ben attestata in aramaico antico, la prima è rara e non se ne hanno
altre ricorrenze prive della testa, ossia prive di un sostantivo che preceda zy. Una
parziale eccezione potrebbe essere costituita dai leoni di Ninive, in cui zy è
preceduto da qualcosa, ma zy 'rq' e zy mlk ', <<del paese>> e <<del re>>, sembrano
essere sintagmi ormai fissi e autonomi: è dunque possibile che zy potesse
costituire parte integrante della locuzione indicante l'unità di misura.

Indicazioni bibliografiche
Hoftijzer, van der Kooj 1976, pp. 167, 267 e tavole 19-22 (editio princeps);
Franken, Ibrahim 1977-1978, 68-71; Hoftijzer 1977-1978; Eph'al, Naveh 1993;
FK, p. 24; Lemaire 1984a, pp. 254-255; Lipinski 1994, p. 107; ARI II, pp. 190-
191. ·

(b) L'alfabeto di Tell l;lalaf (TA V. lii)

Da Tel1 ijalaf, oltre all'iscrizione su piedistallo (si veda sopra), proviene un


alfabetario databile, sulla base della paleografia, alla fine dell'VIII secolo. Si
tratta del più antico alfabeto aramaico finora noto. Un altro piccolo frammento
(3 x 3 cm), in diorite, reca ugualmente traccia di figure e/o grafemi non ancora
decifrati. Purtroppo il luogo esatto del ritrovamento è, per entrambi i pezzi,
ignoto (Hrouda 1962, p. 21; i numeri di inventario sono 44 e 45).

332
FK, p. 24; cfr. anche ARI II, p. 191.
333
La pietra avrebbe rivestito una funzione cultuale: Hoftijzer, van der Kooj 1976, pp. 274-275.
334
Ad esempio Caquot, Lemaire 1977, p. 190.
335
Cfr. anche Lipinski 1994, p. 107 e DNWSI, p. 1193, s. v. sr' 1, con ulteriore bibliografia.
336
Questa possibilità era già stata prospettata da Hoftijzer, van der Kooj 1976, p. 275, nota 12.
337
Per questi leoni, si veda la nota 3 del presente volume.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 223

L'alfabeto è inciso sul frammento di un disco di calcare marrone (10, 5 x 8,1 x


1,5 cm) che reca, oltre ai grafemi, disegni piuttosto primi ti vi e mostra una
superficie pressoché interamente coperta di incisioni.
L'alfabeto presenta un ductus molto anomalo per l'aramaico, poiché è quasi
bustrofedico: infatti, se la prima riga, con i grafemi da 'aleph a lamed, è
sinistrorsa e segue approssimativamente l'arco del piatto, la seconda, da mem a
$ade, è destrorsa e non parallela alla prima, mentre la terza, di nuovo sinistrorsa,
si situa fra la prima e la seconda. Manca traccia degli ultimi due grafemi, sin e
tau, per i quali pure ci sarebbe stato spazio; solo la 'aleph e, soprattutto, la $ade,
risultano parzialmente illeggibili perché situate lungo la spaccatura del bordo.
L'uso di un ductus destrorso ha indotto Degen a pensare che l'autore
dell'alfabeto, evidentemente un esercizio di scrittura, non fosse un arameofono.
338
Tuttavia, l'altro alfabeto di VIII secolo a noi noto , per il quale è difficile
stabilire la lingua (aramaico o fenicio: cfr. Lemaire 1978, pp. 9-10) e
impossibile dete111tinare la provenienza (fu acquistato sul mercato antiquario di
Gerusalemme), presenta pure un ductus bustrofedico. Secondo Lemaire (1978,
p. 8), il suo primo editore, si tratterebbe dell'errore di un principiante, ma si
potrebbe cominciare a pensare che l'uso di scrivere gli alfabeti con ductus
bustrofedico fosse prassi comune.
Il disco frammentario fu pubblicato nel 1962 e si erano già osservate tracce
di grafemi, ma la sua interpretazione come alfabeto, effettuata sulla base di una
nuova fotografia fornita dal British Museum, luogo in cui l'oggetto si trova, si
deve a Rainer Degen. Quella di Degen può essere forse considerata I' editio
princeps, ma la fotografia del pezzo si trova già in Hrouda 1962 (tavola 8,
339
frammento 44 ), che fornisce anche un disegno (non la fotografia) del
340
frammento in diorite (tavola 8, numero 45 ).

Indicazioni bibliografiche
Hrouda 1962, pp. 9 e 21 e tavola VIII; Degen 1978 (editio princeps); FK, p. 37;
ARI II, p. 196.

118
L'alfabeto incompleto, la cui editio princeps è Lemaire 1978, è inciso in due righe sul
frammento di una tavoletta di calcare tenero (42 x 30 x 17 mm, rispettivamente lunghezza, altezza
e profondità). La prima riga, da leggersi da destra a sinistra, reca i grafemi da (w) a (y), la seconda,
da leggersi da sinistra a destra, le lettere da (k) a (s), quest'ultima essendo piccola e poco visibile
nella fotografia. L'incisione è piuttosto incerta, ma profonda e generalmente chiara. La lamed è
lievemente a punta e rovesciata, forse confusa con la pe (Lemaire 1978, p. 9), benché anche la
lamed di Teli Fekherye si presenti rovesciata. Tuttavia, sia nel caso di una lamed rovesciata sia nel
caso di una pe, in questa seconda riga, come ricordato destrorsa, ci si sarebbe aspettati il tratto
corto del grafema verso destra.
119
I grafemi di entrambi i frammenti erano stati considerati illeggibili da Friedrich (Hrouda 1962,
1
p409
o:;:: li978, p. 4), dichiarando insufficienti le fotografie disponibili fatte durante gli scavi,
auspicava di riuscire a pubblicarne una lettura nel quarto volume della Neue Ephemeris fi.ir
Semitische Epigraphik, mai apparso.
224 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

(e) Graffiti, bullae, ostraca di l;lamat (T AV. Il)

Durante gli scavi nella città di I:Iamat ( 1931-1938) furono rinvenute alcune
decine di iscrizioni - per la precisione 50 graffiti, due bullae e tre ostraca - in
gran parte aramaiche e databili all'VIII secolo a.e., sulla base tanto della
paleografia quanto del contesto archeologico (il tenninus ante quem di gran
parte di esse è il 720 a.e., data della presa della città da parte degli Assiri).
Le due bullae di argilla sono entrambe annerite dal fuoco e recano impressa
la figura di un bue, che è stato ipotizzato possa essere il simbolo del governatore
locale, poiché una di esse porta il nome di 'dnlrm (Otzen 1990, AramSig I, p.
276), che ricorre su tre graffiti, due volte accompagnato dal titolo di skn,
''governatore'' (si veda sotto). Sulla seconda bulla si trova invece il nome 'l'n
(Otzen I 990, AramSig2, p. 279).
Dei tre ostraca, il primo reca traccia di un antroponimo probabilmente
341
aramaico, di cui è visibile la sequenza br$ (Otzen, AramOstrl, p. 290 ), mentre
sul secondo non paiono esservi grafemi, quanto piuttosto un disegno stilizzato,
presumibilmente un cammello (Otzen, Aram0str2, p. 314) e sul terzo forse una
taw, ma i suoi tratti potrebbero richiamare per caso questo grafema (Aram0str3,
p. 315).
I graffiti si trovano tutti su lastre rosse, spesso trovate in situ. I graffiti 35 e
48 (AramGraf 35, p. 305 e AramGraf 48, p. 313) fanno eccezione, ma non si
può propriamente parlare di graffiti, perché si tratta di tratti non incisi, ma in
rilievo, su frammenti di fo1111t: circolari in argilla; il primo reca traccia di
grafemi, fra cui una beth e, forse, una yod, mentre sul secondo è visibile una
decorazione.
Alcuni graffiti (Otzen, AramGraf 30-34, pp. 301-304) mostrano sistemi di
scrittura che non paiono quello dell'aramaico e per alcuni di essi è stata
avanzata 1' ipotesi di un'origine straniera, frigia, proto-araba (Otzen 1990) o
semitico-meridionale (Lipinski 2000, pp. 276-279). Solo uno dei cinque graffiti
è stato trovato in situ e la loro datazione potrebbe essere posteriore all'VIII
secolo a.e. (Otzen 1990, p. 304 ).
Altri graffiti presentano solo un unico grafema, interpretato come possibile
sigla di artigiani, benché in due casi (43 e 44) non si tratti forse di grafemi
(AramGraf 36-44, pp. 306-310). Grafemi non appaiono probabilmente
nemmeno sui graffiti 49 e 50 (AramGraf 49 e 50, pp. 314 e 316).
Altri graffiti sono estremamente frammentari, ma da quelli ben conservati è
stato possibile avanzare ipotesi sulla loro funzione.
Secondo il loro editore, Benedikt Otzen, si tratta di proscinemi, ossia di
ringraziamenti o preghiere alla divinità. I 4/5 delle iscrizioni aramaiche su lastra
furono rinvenuti in prossimità di tre edifici, due dei quali identificati dagli
archeologi come templi (Otzen 1990, pp. 268-269). Inoltre, le iscrizioni sono
molto brevi e si tratta, in larga parte, di nomi propri, tracciati, con poche
eccezioni, dalla mano di non professionisti (Otzen 1990, p. 272).

3 1
~ Si segue la numerazione di Otzen I 990.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 225

Le eccezioni, tre (AramGraf 1-3, pp. 275-276), non possono neppure essere
considerate dei graffiti, data l'estrema cura dell'incisione, dimostrata anche, nei
primi due casi (il terzo è molto frammentario), dall'uso di puntini divisori fra le
parole; inoltre, è presente, sempre nei primi due, la titolatura, oltre al nome
dell'estensore: 'dnlnn · skn • [b]yt · mlkh, ossia <<'dnlrm, governatore della casa
del (suo?) re>> (AramGrafl; il secondo testo è identico - e la beth perfettamente
leggibile - ma mutilo dopo la mem di mlkh). Il te1111ine skn è molto interessante,
poiché in aramaico antico è attestato solo qui, mentre è noto in ugaritico, fenicio
ed ebraico (DLU, pp. 401-402; DNWSI, pp. 785-786; KB, p. 755); la fu1111a
testimoniata invece dall'aramaico d'impero e biblico è sgn (DNWSI, pp. 777-
778; KB, p. 1937). La parola forse deriva dall'accadico saknu, ''governatore''
342
(Kaufman 1974, pp. 97-98) . La fo1111a mlkh è in genere considerata variante di
343
mlk ' , ossia stato enfatico di mlk, ''re'' (Otzen 1990, p. 277, con letteratura
precedente, cui si aggiunga Noth 1941, p. 108, nota 4, il primo a esprimere
questo parere). Tuttavia, come notato da Degen (1969, p. 8, nota 40), la variante
con -h, conosciuta da fasi successive della lingua, non è mai attestata in
aramaico antico ed è forse preferibile vedere in -h un pronome di terza persona
ms, ''il suo re''.
344
Negli altri graffiti leggibili, si hanno perlopiù nomi propri semitici , fra i
quali spiccano bmt (AramGraf 18) e qrqr (AramGraf 19), i nomi delle due città
I:Iamat e Qarqar, quest'ultima situata poco più a nord della prima. Otzen ( 1990,
p. 293) suggerisce, dati i molti antroponimi trovati nei graffiti, che si tratti di
toponimi usati come antroponimi e rimanda a qualche esempio di ambito
semitico. Tuttavia, è più probabile che si tratti di toponimi: come lui stesso
osserva, questo tipo di antroponimi è in genere accompagnato dal suffisso -y;
inoltre, si tratta di for 111azioni antroponomastiche rare, per cui è improbabile che

342
Tuttavia vi è chi ha ipotizzato una mediazione sumerica, dato che la pronuncia [s] per ~/
sarebbe attestata solo in neoassiro e non potrebbe dunque spiegare una fo1111a skn così antica (cfr.
Lipinski 1973, p. 195). Si noti d'altra parte che una pronuncia [s] per & è considerata da alcuni una
peculiarità arcaica del dialetto asssiro (cfr. Kogan 2011, pp. 88-89). In ogni caso, un'influenza
politica e culturale assira sull'area centro-siriana è attestata fin dall'VIII secolo, dunque ben prima
della conquista militare; inoltre, andrebbe tenuta presente l'espressione assira b"it bel(e)su, che ha
vari significati di tipo politico, tra cui ''amministrazione'' (si veda Fales 2000). La vicinanza di tale
espressione con quella di l:lamat potrebbe similmente indicare un significato tecnico o gergale nel
caso qui studiato. In alternativa, comunque, tenendo presente che il titolo di skn bt mlk è già noto in
ugaritico (DLU, p. 401), non è indispensabile considerare skn come necessariamente
corrispondente a ''governatore'' (titolo di pretta valenza imperiale); un significato di ''prefetto,
preposto'', aderente al senso di base della radice sakiinu, ''porre'', è ugualmente postulabile.
Insomma, il nostro 'dnlrm (dal nome misto cananaico-aramaico) avrebbe potuto essere nulla più di
un ''prefetto di palazzo'' (=l'edificio del proprio re).
343
Come mlk' è riportata tanto in Ingholt (1940, p. 117) quanto in Koopmans (1962, I, p. 23), ma
l'ultimo grafema è senz'altro da leggersi (h).
344
Come giustamente osservato da Otzen, r}:im potrebbe essere sia fo111,ola, ''abbi pietà'',
(imperativo da r}:im), sia nome proprio (Otzen 1990, AramGrafl3, p. 287) e $lth sia sostantivo
''preghiera'' sia antroponimo (AramGrafl 2, p. 286). Lo stesso si potrebbe osservare per J:,nn
(AramGraf 9, p. 282), una radice (''essere datore di grazia'', ''fare la grazia'') comune in
onomastica, ma plausibile anche in un contesto religioso, ammesso che le iscrizioni siano davvero
delle dediche (si veda sotto).
226 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

se ne abbiano ben due in un gruppo di testi che conta non più di una ventina di
antroponimi leggibili (si noti che entrambi i nomi ricorrono soli, senza le
for111ule menzionate più avanti).
Raramente gli antroponimi sono accompagnati da altre parole. In un caso
(AramGraf4, p. 278), si ha una lamed, o meglio due (forse una dittografia)
prima del nome 'bdb 'lt, nome teoforico contenente il sostantivo 'bd, ''servo'',
diffuso nel!' onomastica semitica.
Particolarmente interessanti sono due gruppi di testi: nel primo gruppo
(graffiti 8, 11, 12, 14, 20, 26), alla parola sbh segue (quando leggibile) un nome
345
proprio , ad esempio sbh hnn in AramGraf 8. Otzen (cfr. precedentemente
Noth 1941, p. 109, nota 2) ritiene si tratti con ogni probabilità di una parola
connessa a sbyl', ''desiderare'', qui, secondo lo studioso, ''essere
accettabile/accetto'' (participio passivo: 1990, p. 271): il fedele si augurerebbe di
essere ben accetto alla divinità.
Nel secondo gruppo, si ha una sequenza nella quale a rg seguono talvolta
grafemi perduti (AramGraf 27, p. 299) o illeggibili (AramGraf 28 e 29, p. 300),
ma in tre casi una mem (AramGraf 45-47, pp. 311-312), che Otzen suggerisce
possa essere un'abbreviazione, oppure parte del nome rgm. Nel primo caso, si
potrebbe trattare, come da lui messo in evidenza ( 1990, p. 272), di una fur 111ula
affine a sbh, da rgg, ancora una volta ''desiderare''.
Un'interpretazione completamente diversa è quella di Lipinski (2000, pp.
266-280), che vede nei nomi non degli antroponimi, ma dei toponimi, dai quali
proverrebbero le lastre, oppure i nomi dei fornitori delle lastre (questo nel caso
del governatore, ma si dovrebbe includere anche 'bdb'lt, non menzionato dallo
studioso e decisamente un antroponimo). Schwiderski (ARI I, pp. 706-707)
menziona entrambe le possibilità. A sbh come toponimo aveva pensato già
Dupont-Sornrner (1949, p. 30, nota 13), mentre di un titolo ittita aveva parlato
Ingholt (1940, p. 116, nota 4).
Alcuni dei testi di I:Iamat furono pubblicati da Ingholt ( 1940; Graffiti 1, (2),
346
4, 6, 8, 9, 11, 12, 13, 14, 16, 18 ) nei rapporti preliminari e una parte fu inclusa
nelle antologie (KAI 203-213; Koopmans 1962, p. 22; TSSI II, 6; Degen 1969,
p. 8); i graffiti 16 e 6 sono ripubblicati, con fotografia, in Lemaire 1987a, p.
215); l'edizione di tutti i testi, con fotografia, disegno e commento si deve a

345
Fa eccezione il graffito 26, dove forse l'incisore non ha proseguito a causa del cattivo risultato
raggiunto (Otzen 1990, AramGraf 26, p. 298): le lettere si intersecano parzialmente e sono
re,roporzionate (a una beth troppo piccola segue una samekh molto grande).
Delle iscrizioni 6, 11, 12, 13, 14, 18, 26 si dà solo lettura senza fotografia e senza disegno (del 2
si dice solo che l'iscrizione è identica alla I; del 12 si ha $lty per $lth, evidentemente un errore),
mentre dei graffiti I, 4, 8, 9, 16 si fornisce la fotografia (tavola XXXIX) e al numero 15 si fa
rifc,11,ento nella nota 2 a p. 116, dicendo che vi si trovano le stesse lettere del 16 ("bm[h]; ma
secondo Otzen (p. 289), il primo sarebbe da leggere ·bsh; Lemaire (nota 70, p. 2 I 6) e Lipinski
(nota 118, p. 268) tornano invece alla lettura di Ingholt).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 227
347
Otzen 1990 • Dei graffiti 33 e 34 la fotografia si trovava già in lngholt, che li
considerava frigi (Lipinski sudarabici: 2000, pp. 276-279).

Indicazioni bibliografiche
Ingholt 1940, pp. 115-117 e tavola XXXIX; Koopmans 1962, 7, I pp. 22-23; II,
p. 2; KAI 203-213; Degen 1969, p. 8; TSSI Il, 6, pp. 17-18; Lemaire 1987a, pp.
214-216; Otzen 1990; FK, p. 13; Lipinski 2000, pp. 266-280; ARI Il, pp. 197-
201.

(d) I pesi di l;lamat e di Qarqar

Da ijamat provengono anche sette iscrizioni su pesi, dei quali non si conosce
l'esatta provenienza e che si trovano sovente in collezioni private; in una tale
situazione, non si può escludere che vi possano essere dei pezzi falsi.
Paleograficamente, è difficile stabilire se i pesi iscritti in caratteri semitico-
occidentali siano fenici o aramaici e, in iscrizioni tanto brevi, la morfologia è
348
raramente d'aiuto . Per questo, si presentano qui soltanto i pesi che fanno
esplicito riferimento a città aramee e per i quali è ragionevole supporre l'utilizzo
della lingua aramaica, che è inoltre inequivocabile sul peso numero 3, dove
compare la fu1111a 'srtn (e non 'srtm). Un nono peso non fa riferimento a ijamat,
ma a Qarqar, una città della regione di ijamat.
Si segue la numerazione di ARI II, p. 20 I (pesi 1-6), cui si aggiungono i
numeri 7 e 8.
Il numero I e il numero 8 recano la dicitura sqly bmt, <<due sicli di ijamat>>,
dove la parola ''siclo'' è usata al duale; la paleografia farebbe pensare a una
datazione verso la metà dell'VIII secolo a.C. (Bordreuil in Bordreuil, Gubel
1983, p. 341; cfr. anche Deutsch, Millard 2014, p. 23), con il terniinus ante
quem della presa della città da parte degli Assiri, avvenuta nel 720.
Il numero 1, una sfinge di bronzo larga 3,5 cm e alta 2 cm, pesa 26,60
grammi, ossia esattamente il doppio di un siclo di 13,30 g, misura poco
documentata (ibid.), ma che trova conft:1111a nel peso numero 4 (si veda sotto);
l'iscrizione si trova sulla base di appoggio della sfinge. Donata da Henry Seyrig,
si trova oggi al Cabinet des Médailles della Bibliothèque nationale di Parigi.
Il numero 8 ha la fu1111a di una scimmia seduta che mangia un frutto.
L'iscrizione corre sul dorso dell'animale dal basso verso l'alto ed è possibile
che il grafema non identificato che la precede, una sorta di V aperta, indichi il
numero due (Deutsch, Millard 2014, p. 18). Purtroppo, sembrano essere ignote

347
Non sono disponibili il disegno e la fotografia del graffito 42 (cfr. Otzen 1990, p. 309; si tratta
di una tau singola) né la fotografia del graffito 44, per il disegno del quale Otzen rimanda ad
HAMA II I, 193, fig. 245 (probabilmente non un grafema: Otzen 1990, p. 310).
348
Sui pesi con iscrizioni semitico-occidentali, si veda Deutsch, Millard 2014.
228 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

349
tanto l'ubicazione attuale del pezzo quanto il suo peso : non si può dunque
verificare attraverso di esso l'esistenza di un siclo di Harnat del valore di 13,30


grarnnu.
13,30 g pesa esattamente il numero 4, un tronco di cono rovesciato con una
piccola cupola (diametro inferiore: 11,5 mm; diametro superiore: 15 mm;
altezza: 7 ,5 mm; si trova nella collezione Moussaieff) che porta la dicitura sql
hmt.

Tuttavia, il numero 7, un peso di bronzo quadrangolare (13 x 14 mm) che


reca, su due righe, la medesima iscrizione (sql /:zmt) e che è stato pubblicato da
350
Heltzer come fenicio , pesa solo 12,65 g. Si trova oggi nel Museo Haaretz di
Tel Aviv, ma è stato pubblicato per la prima volta nel corso di un'asta e non
vengono fomite da Heltzer ulteriori infu1111azioni.
I numeri 2 e 6 recano entrambi sf sql /:zmt e la prima parola, che forse si
ritrova in un composto alla riga 6 dell'iscrizione di Barrakib per Panarnuwa, è
piuttosto problematica (si noti che la numero 2 è stata pubblicata inizialmente
come fenicia). Bordreuil (in Bordreuil, Gubel 1990, p. 489; cfr. anche DNWSI,
p. 1123) suggerisce che si possa trattare di un'abbreviazione di s(ql) f(b'), dove
fb' sarebbe participio passivo ms di tb', ''standardizzare'': si farebbe insomma
riferimento allo seqel standardizzato. Bron e Lemaire ( 1979-1984, p. 23)
pensano invece che sf sia connesso alla radice sff, ''tagliare'', per cui sf
indicherebbe una frazione, o meglio la frazione per eccellenza, la metà. Siccome
pesano 7,6 g, questo porterebbe a una misura intorno ai 15 g e non ai 13,3 che
sembra essere il valore dello sql di I:Iamat. Forse si tratta di una ''frazione''
diversa e non meglio precisabile (così Heltzer 1995), oppure si deve pensare a
due sistemi ponderali differenti (Bordreuil 1995, p. 15).
Il peso numero 2 ha la fo1111a di una lepre (o di una gazzella) accucciata (le
orecchie sono visibili lungo i lati e sembrano piuttosto lunghe; lunghezza: 24,5
mm; larghezza: 9,7 mm; altezza: 8 mm), sul cui dorso è incisa l'iscrizione e si
trova al Musée biblique de Bible et Terre Sainte a Parigi. Il peso numero 6 è
invece aniconico ed è a fo1111a di tronco di cono rovesciato, so1111ontato da una
cupola, simile al numero 4; si trova al Louvre.
Il numero 5, pure nella collezione Moussaief, è teriomorfo e raffigura un
pesce (lunghezza: 18 mm; larghezza: 6,5 mm; altezza: 7 mm), sulla cui base è
incisa l'iscrizione rb' sql /:zmt; si tratta dunque di un quarto di siclo e il piccolo
pesce pesa, effettivamente, 3,3 g, assicurando così la presenza di un siclo di 13,3
g a I:Jamat.

349
Le indicazioni offene da Deutsch e Millard (20 I 4) sono punroppo contraddittorie: l'ubicazione
del peso, che in un primo momento è detta essere la collezione Moussaief (p. 17, nota 7), è poi data
~er sconosciuta (p. 18).
50
Le argomentazioni di Heltzer non sono del tutto convincenti: si tratterebbe, in sostanza, del fatto
che la dicitura sf (si vedano sotto i numeri 2 e 6) ricorre anche sui pesi di Sidone, con una grafia
simile, e che il duale sqly sul peso numero 1 sarebbe fenicio e non aramaico (1995, p. 103).
Quest'ultima affe1111a;i:ione è però problematica, perché il duale costrutto anche in aramaico sarebbe
sqly. Insomma, contrariamente a quanto sostenuto da Heltzer, è difficile asserire che le iscrizioni su
peso da J:Iamat siano chiaramente fenicie.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 229

II numero 3, pubblicato per la prima volta in un catalogo d'asta, è l'unico a non


nominare il siclo. Non vi si menziona I:Iamat né alcuna altra città. Il peso ha la
fo1111a di un piccolo parallelepipedo tendente al cubo (11,6 x 10,6 x 9,6 mm),
pesa 11,35 g e su uno dei lati maggiori reca l'iscrizione 'srtn, secondo Heltzer
351
(2001) il duale di 'sr, ''dieci'' (ma non si può escludere si tratti un plurale );
''venti'' si riferirebbe a 20 gérii, divisione dello seqel; 20 gérii
corrisponderebbero a 5/6 di seqel, con uno seqel intorno a 13,5 g, misura non
lontana da 13,3 g.
II peso di Qarqar, dalla bella fo1111a di cerbiatto accovacciato (lunghezza:
19,5 mm; larghezza: 10 mm; altezza 18,5 mm), reca sotto la base la dicitura sql
qrqr e pesa 9,46 g. Esso non si inserisce dunque nel sistema ponderale di I:Iamat
visto sopra, sia esso unico (seqel a 13,3 g circa) o doppio (con sistema parallelo
caratterizzato dalla dicitura sf), ma in quello abituale siriano, con il siclo a 9,5 g
(cfr. Bordreuil 1995, p. 16).
352
Indicazioni biblio g rafiche
Numero I: Bordreuil, Gubel 1983, pp. 340-341 (con fotografia della sfinge e
dell'iscrizione); FK, p. 19; Bordreuil 1995, p. 13, figura 1; ARI II, p. 201;
Numero 2: Bron, Lemaire 1983 (editio princeps); Bordreuil, Gubel 1990, p.
489; Bordreuil 1995, pp. 14-15, figura 4; ARI II, p. 201; Numero 3: Heltzer
2001 (con una fotografia a grandezza naturale e una ingrandita); ARI II, p. 201;
Numero 4: Bordreuil 1995, p. 13, figura 2 (editio princeps); ARI II, p. 201;
Numero 5: Bordreuil 1995, p. 14, figura 3 (editio princeps); ARI Il, p. 201;
Numero 6: Bqrdreuil 1993b, pp. 266-267, numero 230 (editio princeps);
Bordreuil 1995, p. 15, figura 5; ARI II, p. 201; Numero 7: Heltzer 1995;
Numero 8: Deutsch, Millard 2014, p. 18 (con fotografia; editio princeps); Peso
di Qarqar: Bordreuil 1993b, p. 267, numero 231 (editio princeps); Bordreuil
1995, p. 16, figura 6; ARI II, p. 357.

(e) I bronzi di Nimrud (T A V. I)

Fra la fine del 1849 e l'inizio del 1850, Austen Henry Layard scoprì, durante gli
scavi del palazzo nordoccidentale di Nimrud (l'antica Kalgu, capitale assira tra
il IX e l'VIII secolo), 12 calderoni di rame, alcuni dei quali contenenti
suppellettili (vasi, piatti, coppe), spade, tripodi e vari manufatti in rame, bronzo

351
Non è chiaro se il numerale 'srn, ''venti'', sia da considerarsi un duale di 'sr, ''dieci'', perché in
questo caso ci si aspetterebbe una grafia 'sryn/'snyn. Si noti che anche nei documenti di Elefantina
la fo, ttlii del numerale è 'srn, mentre in aramaico biblico la strunura consonantica è effettivamente
'sryn, benché la vocalizzazione masoretica lo intenda come plurale e non come duale (Muraoka,
Porten I 998, p. 89). In nabateo, palmireno e aramaico giudaico epigrafico, la fo1 tllii è 'sryn/'sryn
(cfr. DNWSJ, p. 894).
352
Bordreuil aveva già pubblicato il peso numero I sul catalogo della mostra Au pays de Baa/ et
d'Astarté, Paris 1983, pp. 219-220, figura 5, ma lo ha ripubblicato data la difficoltà di reperimento
del catalogo. I pesi 3 e 7 erano già apparsi in cataloghi d'asta curati da Robert Deutsch. Non vidi.
230 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

e avorio, mentre altri oggetti si trovavano a poca distanza dai calderoni. I


manufatti in bronzo erano circa 150, spediti al British Museum e lì, purtroppo,
andati in parte perduti soprattutto a causa del deterioramento generato dagli
spostamenti resi necessari dalle due guerre mondiali. Alcuni oggetti sono
cesellati o lavorati a sbalzo, altri sono invece privi di decorazione.
Diciassette - 1O piatti fondi, 5 decorazioni di scettro, 2 frammenti di tripode
- recano iscrizioni di possesso, alcune delle quali rese leggibili dal restauro
degli anni Sessanta del Novecento, che presentano una struttura molto semplice:
alla preposizione 1-, <<appartenente a>>, segue un nome proprio e, in due casi,
entrambi su piatto, la qualifica spr', <<scriba>>, il cui stato enfatico garantisce
I' ararnaicità dell'iscrizione.
Si tratta, con ogni probabilità, di bottini di guerra (cfr. Barnett 1967, p. 4*),
come lasciano supporre soprattutto le cinque decorazioni di scettro, su una delle
quali spicca il nome Mati ' -'El, forse da identificare con il re arameo menzionato
nell'iscrizione di Sefire.
16 iscrizioni, di cui solo quattro già pubblicate in precedenza, furono
raccolte, in parte con fotografie, da Barnett nel 1967 (ARI Il, p. 308, con la
numerazione di Barnett). L'ultima è segnalata da Barnett in una nota a Heltzer
1978, p. 9 (ARI II, p. 308, con il numero 17).
Per iscrizioni così brevi, stabilire la lingua è difficile (in FK, p. 334, i testi
sono considerati di dubbia aramaicità) e la situazione è qui aggravata dal fatto
che gli oggetti si trovano fuori dal loro contesto originario. Alcune di esse sono
state giudicate fenicie o ebraiche sulla base della paleografia e dell'onomastica
(Heltzer 1978), ma si tratta di criteri non sempre risolutivi. Tutti i testi sono
raccolti in ARI Il, pp. 307-309 (ma il numero 4 è considerato ebraico); le
quattro iscrizioni note prima di Barnett 1967 (ossia le numero 1, 2, 5 e 7) sono
pubblicate nel volume del CIS dedicato alle epigrafi aramaiche più antiche (CIS
Il, rispettivamente numeri 49, 47, 48, 46 e tavola VIII) e i nomi di queste
iscrizioni sono stati inclusi da Maraqten ( 1988) nel volume sull'onomastica
aramaica antica; tuttavia, due testi fanno parte della raccolta delle iscrizioni
ebraiche di Renz (1995, pp. 77-78; si tratta dei testi 3 e 4 di Barnett 1967 e di
ARI Il), essenzialmente identificate come tali sulla base degli antroponimi
yahwisti 'byw e mlkyw, benché lo stesso Renz consideri più aramaica che
ebraica la paleografia del secondo. Heltzer e Renz, sulla base della paleografia,
datano i testi all'VIII secolo e per l'VIII secolo propende anche Barnett (1967,
p. 4 *; se il mt' 'l menzionato nel!' iscrizione numero 1O è il re di Arpad, questa
datazione sarebbe naturalmente da considerarsi certa). Al VII secolo pensano
invece Fitzmyer e Kaufman (FK, p. 334).

Iscrizione 6, sul bordo esterno di un piatto non decorato (diametro: 19 cm;


altezza: 3, 17 cm) dalla superficie piuttosto corrosa: l 'lhly spr'.
L'ararnaicità dell'iscrizione è garantita dallo stato enfatico. Il nome 'lhly (sul
quale si veda Maraqten 1988, p. 126) si trova anche su una coppa semicircolare
con il motivo del loto (iscrizione 5; CIS Il, 48 e tavola VIII).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 231

Il titolo di scriba compare anche nell'iscrizione 7 ed è attestato nei sigilli


aramaici (Lipinski 2000, p. 504; Avigad, Sass 1997, numero 754).

Indicazioni bibliografiche
Barnett 1967, pp. 4*, 5*, 7* e tavola VII, 3 (editio princeps); ARI II, p. 308.

Iscrizione 7, su bordo di piatto inciso, decorato con stella centrale (diametro: 19


cm; altezza: 1,9 cm):

1. nr[ ... ]
2. lb'l'zr spr'

La prima riga è illeggibile, mentre nella seconda, dopo la preposizione l-, tanto
il nome (b'l'zr) quanto la qualifica (spr', <<lo scriba>>) sono ben visibili.

Indicazioni bibliografiche
353
Berger 1884 (editio princeps) ; CIS II, 46 (e tavola VIII); Barnett 1967, pp.
4*, 5*, 7* e tavola IV; ARI II, p. 308.

Iscrizione 10, su scettro con quattro teste leonine (altezza: 8,9 cm): lmt''l.

Il nome del re di Arpad è ben noto dall'iscrizione di Sefire e, trattandosi di


bottini di guerra, è probabile che si tratti di questo personaggio, anche perché
l'antroponimo è piuttosto raro e, in ambito aramaico, attestato più tardi solo in
nabateo (è invece noto dall'epigrafia nordarabica: cfr. Maraqten 1988, pp. 182-
183).

Indicazioni bibliografiche
Barnett 1967, pp. 5*, 7* e tavola VIII (editio princeps); ARI II, p. 308.

Iscrizione 12, su scettro con quattro teste leonine (altezza: 8,9 cm): l'tr'zr.

'tr'zr: si tratta di un antroponimo probabilmente aramaico, perché contenente il


teonimo 'tr (fur111a aramaica di 'Jtr). Il nome 'tr'zr, << 'tr è il mio aiuto>>, trova
parallelo in alcune impressioni di sigillo da Ninive, considerate fenicie da
Barnett ( 1967, p. 5*, ma più probabilmente aramaiche proprio sulla base
dell'antroponimo: cfr. Avigad, Sass 1997, numero 837, p. 313 (l'tr'zr), che
'
ritengono l'antroponimo aramaico e il sigillo di fattura fenicio-aramaica). E
possibile, come osservato da Barnett (1967, pp. 5*-6*), che si tratti della stessa
persona.

353
Berger è il primo a offrire lettura e traduzione del testo, con commento, ma senza
raffigurazione, che si può invece trovare in CIS II, 1, 46.
232 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Indicazioni bibliografiche
Bamett 1967, pp. 5*, 7* e tavola VIII (editio princeps); ARI Il, p. 308.

(0 Gli avori di Nimrud

Durante gli scavi effettuati a Nimrud alla metà dell'Ottocento da Layard e poi
ripresi fra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento dalla British School of
Archaeology, furono rinvenute diverse iscrizioni su oggetti in avorio, alcune
354
delle quali di un'unica o di poche lettere , altre mutile (per una visione
d'insieme, si vedano Millard 1962 e Rollig 1974, pp. 44-59).
Nel novero delle iscrizioni delle quali è possibile stabilire la lingua, si hanno,
oltre a quella già ricordata di I:Iaza'el (si veda sopra l'introduzione alle iscrizioni
di l:laza'el), altre tre iscrizioni probabilmente - in un caso certamente -
aramaiche (cfr. anche FK, p. 334).
Dell'iscrizione sicuramente aramaica (ARI II, p. 309 (iscrizione numero 3);
Millard 1962, p. 43 e tavola XXIIIc; Rollig 1974, iscrizione 10, pp. 50-51)
restano solo sei grafemi, su una striscia d'avorio sottile e curva (5 x 1,5 cm), ma
il testo è senz'altro incompleto: zy hqrb.
La particella relativa zy indica come l'iscrizione sia aramaica; la fo1111a verbale
che segue è la terza persona ms del perfetto causativo di qrb, ''essere vicino'' al
tema G e ''presentare'', ''offrire'' al tema D e al causativo (cfr. DNWSI, pp.
1028-1030). zy hqrb si trova anche su un sigillo cilindrico del VII secolo a.e.
(cfr. Millard 1962, p. 43). Al pari dell'iscrizione di I:Iaza'el, questo testo
proviene da Forte Salmanassar.
Due altre iscrizioni, entrambe rinvenute nel palazzo sudoccidentale, sono
considerate aramaiche sulla base dei toponimi.
Sul primo oggetto (ARI II, p. 309, iscrizione I; Millard 1962, p. 42 e tavola
XXIIIa; Rollig 1974, p. 47, iscrizione 4), un'etichetta con due fori di 9,2 x 6,5
cm, si menziona, a sinistra del foro destro, la città di /:zmt, I:Iamat, mentre il resto
della superficie è privo di grafemi.
Sul retro del secondo oggetto (ARI II, p. 309, iscrizione 2; Millard 1962, pp.
42-43 e tavola XXIllb; Rollig 1974, pp. 47-48, iscrizione 5), una placca
triangolare facente parte di una bardatura da parata destinata al naso del cavallo,
si legge il toponimo l's, Lu'as, già incontrato nell'iscrizione di Zakkiir (si veda
sopra); sul recto è invece raffigurata Astarte.
Una quarta iscrizione è ritenuta aramaica da Millard (1962, p. 44 e tavola
XXlllc; ARI Il, p. 309, numero 4; Rollig 1974, p. 51, numero 11 ), ma vi si
leggono solo due grafemi, b' e le tracce della lettera che precede e di quella che
segue. Millard non chiarisce perché l'iscrizione dovrebbe essere aramaica e la
lingua di questo testo, su un piccolo frammento di avorio di 3,5 x 1,5 cm trovato
a Forte Salmanassar, non sembra dete111li11abile.

354
Talvolta non si tratta neppure di lettere, ma di segni: si ritiene comunemente che si trattasse di
indicatori per il corretto assemblaggio dei pezzi di un mobile.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 233

Indicazioni bibliografiche
Millard 1962 (editio princeps); Rollig 1974; FK, p. 334; ARI Il, p. 309.

(g) La coppa di Olimpia (T A V. I)

Prima dell'inizio degli scavi tedeschi della fine dell'Ottocento, fu rinvenuta nel
355
fiume Alfeo presso il villaggio di Makryphia, a sud di Olimpia , una coppa
356
bronzea lavorata a sbalzo di fattura siro-fenicia , con un'iscrizione di possesso
aramaica. La coppa (diametro: 20,4 cm; altezza: 3,5 cm; spessore: 0,25 cm),
pressoché intatta, ha un fondo piatto decorato con una stella a otto punte (una
stella a sette punte decora invece la già menzionata iscrizione numero 7 su
bronzo da Ninive), e ha un fregio diviso in quattro sezioni, ciascuna delle quali
raffigurante una scena diversa: due divinità in trono, una maschile e una
femminile; un gruppo di donne musicanti; due arcieri che trafiggono un grifone.
'
E possibile, come sembra suggerire Markoe (1985, p. 81), che la coppa fosse un
oggetto votivo nel tempio di Zeus a Olimpia; in questo caso, il foro che presenta
vicino al bordo avrebbe potuto essere utilizzato per appenderla a un muro (ibid.,
pp. 84-85). La coppa si trova al Museo archeologico di Atene, dopo essere stata
per anni al Museo Varvakeion.
L'iscrizione era nel eIS datata al VII-VI secolo a.e., ma Markoe considera
la coppa un prodotto di quello che è per lui il secondo periodo, circa 750-700
a.e. e a una datazione all'VIII secolo dell'iscrizione pensa Amadasi Guzzo
(1987).
L'iscrizione corre sotto il bordo esterno della coppa e presenta brevi tratti
verticali come divisori: lngd/r I br I myp ', <<di ngd/r, figlio di myp '>>.
Il primo antroponimo è forse forr11i:ltO sulla radice ngd, ''condurre'' (cfr.
357
Maraqten 1988, p. 185), oppure su ngr, ''carpentiere'' , ben attestato come
sostantivo e probabile prestito accadico (Kaufman 1974, p. 75); il secondo è una
forrr1azione con prefisso m- da yp ', ''splendere'' (cfr. Maraqten 1988, p. 178).

Indicazioni bibliografiche
Euting 1871, pp. 33-34 e tavola XL (editio princeps; disegno dell'interno della
coppa e disegno dell'iscrizione); eIS II, 112 e tavola VIII, 112 (interno della
coppa) e 112a (iscrizione; fotografie di Fougères); Furtwangler 1890, p. 141 (e
tavola LII di eurtius, Adler 1890; disegno della coppa e disegno dell'iscrizione,
ad opera di M. Li.ibke ed E. Siegert); Markoe 1985, pp. 204-205 e 316-319
(disegno e fotografie dell'interno della coppa); Amadasi Guzzo 1987a, pp. 20-
21; FK, p. 25; ARI II, p. 336.

355
Furtwangler (1890, p. 141, nota I) si fa garante del luogo di ritrovamento, comunicatogli dallo
scopritore (anonimo) della coppa. Non si conoscono altri dettagli sulle circostanze della scoperta
del l'oggetto.
356
Cfr. Markoe 1985, p. 105, che cita anche i paralleli da Ninive.
357
''Fabbro'' in Euting 1871, p. 34.
234 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

(h) I bronzi del Luristan (TAV. Il)

Si tratta di tre iscrizioni di diversa datazione incise su oggetti bronzei, forse


358
rinvenuti all'interno di corredi funerari nel Luristan (Iran sud-occidentale) .
Gli oggetti iscritti qui presentati sono oggi nella collezione Foroughi a Teheran.
All'VIII secolo è ascrivibile con certezza solo la prima iscrizione.
Editio princeps è Dupont-Sommer 1964.

La prima iscrizione, databile all'VIII secolo, è incisa in due righe attorno al


collo di una brocca (altezza: 15 cm; diametro: 10 cm):

1. [kd]' I zy I 'bdt I pr'tn I 'lstr


2. l 'trrn~rn I ngs

1. Brocca(?) che ha fatto pr'tn, (figlia?) di 'lstr,


2. per 'tmt$m il capo(?) I (figlio) di ngs (?)

La prima parola è probabilmente da integrare, come suggerito da Dupont-


Sommer ( 1964), come kd ', ''brocca'', ''giara'' (cfr. DNWSI, pp. 487-488), allo
stato enfatico. Il sostantivo kd' (DJA, p. 56; DJPA, p. 250; DJBA, p.553; ChW,
I, p. 354) è attestato anche nelle fo1111e dissimilate knd' (ARI I, p. 397; DJBA,
pp. 587-588) e kdn' (ChW, I, p. 355; SL, p. 600) ed è parola di prestito aramaica
in accadico (kandu: CAD K, pp. 148-149; si veda recentemente Abraham,
Sokoloff 2011, pp. 36-37). Se è vero che in accadico e fenicio sembra designare
soprattutto una giara per il vino (ibid.; Masson 1964, pp. 42-44) e in ugaritico
un'unità di misura per liquidi (oltre che una ''giara'': DLU, p. 210), mentre in
ebraico una ''brocca'' principalmente per l'acqua (KB, p. 460), in aramaico le
sue accezioni sono più varie, dalla ''giara per il vino'' in Egitto alla ''piccola
brocca dal collo stretto'' (spesso per l'acqua) in siriaco. Si noti che anche il
greco Kaooç (con i diminutivi Kaotov e Kaoim<:oç), parola di prestito semitica,
designa inizialmente recipienti per il vino, per poi assumere un significato più
ampio (Masson 1964, ibid. ). Il materiale in cui questa suppellettile era fatta non
era comunque solo l'argilla, poiché in qualche caso essa è esplicitamente detta
essere ''d'argento'' (CAD K, p. 149), ''d'oro'' (kdn' ddhb': ChW, I, p. 355) o ''di
bronzo'' (Masson 1964, p. 43).

358
Essi proverrebbero da tombe del Luristan secondo la testimonianza di Roman Ghirshman
(Dupont-Sommer 1964, p. 108). Tuttavia, i bronzi del Luristan - tra cui spiccano eleganti
decorazioni per cavalli, emblemi militari, placchette e faretre - ammontano ormai a diverse
migliaia e pongono un grosso problema di autenticità. I primi esemplari comparvero sul mercato
alla metà dell'Ottocento e nuovi oggetti continuarono ad apparire sporadicamente fino agli anni
Venti del Novecento, quando la loro quantità aumentò drasticamente, in seguito a massicci scavi
clandestini. Il problema maggiore è dato dal fatto che quasi nessuno di questi oggetti proviene da
scavi regolari ed è pertanto il più delle volte impossibile stabilirne l'origine, nonché la stessa
autenticità: accanto a pezzi originali, si possono infatti trovare sia rielaborazioni di oggetti antichi
sia falsi. Sui bronzi del Luristan si vedano Muscarella 1988 e 1989.
Parte II. I testi dell'aramaico antico •• 235

L'aramaicità dell'iscrizione è confe1111ata dalla seguente particella relativa zy,


cui segue la terza persona fs del perfetto del verbo 'bd, ''fare''. gr'tn è un
3 9
antroponimo femminile, seguito dal patronimico senza la parola brt • Il nome
pr'tn potrebbe essere accadico (e specificamente babilonese), mentre 'lstr è
360
generalmente considerato semitico occidentale . Quello che segue la
preposizione l- potrebbe essere, come suggerito da Dupont-Sommer e Gibson,
un antroponimo fo1111<1to con il nome divino 'tr (e forse il sostantivo ~r.
''fortezza'' (Dupont-Sommer 1964,
3 1

110), che non avrebbe però paralleli in
onomastica), o piuttosto un teonimo • Nel primo caso, ngs sarebbe patronimico
di 'trfn$m, nel secondo un epiteto del dio, ''capo'', utilizzando un sostantivo noto
in questa accezione in etiopico (nagus: CDG, p. 392), ma non in aramaico e in
semitico nordoccidentale.

Indicazioni bibliografiche
Dupont-Sommer 1964, pp. 108-l l l e tavole XXXIII e XXXIV (fotografia della
brocca intera e dell'iscrizione); Garbini 1967, pp. 92-94; Degen 1969, p. 23;
TSSI Il, l l, pp. 57-59; FK, p. 165; ARI II, p. 293.

I.A seconda iscrizione, incisa poco sotto il bordo di una coppa (diametro: 14,7
cm; altezza: 3,9 cm), è datata al 700 a.C. circa e presenta un'iscrizione di
possesso:

lkmr'lh I br I 'lsmk I 'bd I 'zr


<<Di kmr'lh, figlio di 'lsmk, servo di 'zn>.

L'antroponimo kmr'lh, <<sacerdote di/del dio>>, è fo1111ato sull'elemento kmr,


''sacerdote''. Il nome del padre, 'lsmk, costruito sull'elemento smk, ''aiutare'',
''aiuto'', è attestato anche nella breve iscrizione di Tel Zeror.

Indicazioni bibliografiche
Dupont-Sommer 1964, pp. 111-114 e tavole XXXVII (fotografia dell'esterno
della coppa, con iscrizione e fotografia del!' interno della coppa); TSSI Il, 11,
pp. 57-59; FK, p. 165; Hug 1993, p. 17; ARI II, p. 294.

I.A tena iscrizione, sempre su coppa (diametro: 14,8 cm; altezza: 3,5 cm; corre
però sul labbro svasato e non sotto il brodo), è molto più tarda e databile al 600

59
J Questa peculiarità ha indotto Garbini ( 1967) a suggerire che vi possa essere un rapporto di
proprietà, ossia di schiavitù, piuttosto che di filiazione, ma nell'aramaico più tardo il patronimico
senza l'elemento br si trova spesso a Palmira, dove potrebbe però trattarsi di un influsso del greco.
360
Cfr. Dupont-Sommer 1964, pp. 109-110 e Maraqten 1988, pp. 130-131 e 245. Sono state però
anche proposte un'origine persiana o semitico occidentale (Garbini 1967) o mannea del primo
antroponimo e questa seconda ipotesi è stata estesa anche al patronimico (Lipinski 2000, p. 6 I 2,
nota 106).
361
'tr di Mu~ur secondo Garbini (1967), 'Attar delle Paludi secondo Lipinski (2000, p. 613: con
''Paludi'' si designerebbe l'Arabia del nord).
236 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

a.C. circa. Si tratta, come nel caso precedente, di un'iscrizione di possesso, ma


si citano insolitamente anche il nome dell'incisore e quello di una terza persona.

lzr'[ ... ] I ktb 'b'~r ks' znh lbzy nbsg


<<Per zr'[ ... ].'b'$r ha inscritto questa coppa per l:zzy, (figlio di) nbsg>>.

zr' è la prima parte di un antroponimo for1nato sull'elemento zr', ''seminare'',


''seme'', probabilmente seguito dal patronimico perduto. 'b'$r è un nome
accadico, abbastanza tipico, di tipo abbreviato: a un nome divino usato come
soggetto (e qui omesso), seguiva un complemento oggetto, 'b, ''padre'' e il verbo
U$Ur (da na$iiru), all'imperativo: <<Proteggi il padre!>>. Si noti, come nella prima
iscrizione, l'assenza dell'elemento br nel patronimico.

Indicazioni bibliografiche
Dupont-Sommer 1964, pp. 115-118 e tavola XXXV e XXXVI (fotografia della
coppa e fotografia dell'iscrizione); FK, p. 165; Hug 1993, p. 17; ARI II, p. 294.

(i) La coppa astrale (TAV. IV)

Data la sua somiglianza con le coppe sopra menzionate, un'ulteriore coppa


bronzea con iscrizioni potrebbe provenire dalla regione del Luristan, ma la sua
origine e la sua stessa autenticità restano ipotetiche, poiché essa non è stata
rinvenuta in uno scavo, ma sul mercato antiquario. La coppa, databile
probabilmente all'VIII sec. A.C., fu pubblicata per la prima volta da Barnett
(1966), ma l'editio princeps delle minuscole iscrizioni presenti sull'oggetto, in
precedenza nella collezione Foroughi e oggi nella collezione Moussaief, è
Lemaire 1999b.
La coppa (18 cm di diametro e 3,5 cm di altezza) costituisce un'anomalia,
poiché si tratta di una coppa astronomica, un unicum fino ad oggi.
Vi è raffigurato un cielo stellato, con alcuni oggetti astronomici identificabili: il
sole, il crescente lunare, il Toro; la figura umana centrale, incedente verso
destra, rappresenta forse Orione (cfr. Barnett 1966; Lemaire 1999b, cui si
rimanda per ulteriori identificazioni, benché alcune siano più che dubbie,
giacché non sembra trattarsi di una mappa celeste con pretese di accuratezza) e
362
probabile è la presenza del Carro e delle Pleiadi .

362
Una figura che ricorda il Carro ricorre due volte sulla coppa e Lemaire ha plausibilmente
proposto di vedervi il Grande e il Piccolo Carro, che sarebbero tuttavia posizionate in modo
anomalo. Il Grande Carro è solo una parte dell'odierna Orsa Maggiore, ma costituiva
probabilmente all'epoca una costellazione autonoma (cfr. Rogers 1998b, p. 85).
Per quel che riguarda le Pleiadi, va tuttavia notato che questo ammasso stellare, che si trova nella
costellazione del Toro, è molto lontano dalla <<Testa del Toro,, rappresentata sulla coppa (si veda
sotto). Le Pleiadi sono chiamate nei testi mesopotamici MUL.MUL, <<le Stelle>> (così nel più
importante testo astronomico mesopotamico, il MUL.APIN, la <<Stella Aratro,,; per questo testo si
veda Hunger, Pingree 1989; una traduzione italiana dall'inglese con commento astronomico si
Parte II. I testi del!' aramaico antico 237

Le minuscole iscrizioni presenti sulla coppa, di difficile lettura, costituiscono la


didascalia a sette degli oggetti astronomici raffigurati. Le iscrizioni non erano
state notate dal primo editore della coppa, Bamett (1966), ma, individuate
dall'attuale proprietario, sono state parzialmente lette e interpretate da Lemaire
'
( 1999b ). E possibile distinguere, ad esempio, i nomi del sole (sm.f), della luna
(sgr secondo Lipinski 2000, p. 623; shr (*shr) secondo Lemaire 1999b), della
<<testa del Toro>> (r's sr'; si noti la grafia sr' per swr'; l'iscrizione sovrasta
363
appunto una testa taurina ), accanto ad altre quattro didascalie meno
comprensibili. In una di esse è forse possibile leggere (Lemaire 1999b, p. 199),
dopo una se~enza di grafemi, ksl ', kesfl essendo il probabile nome di Orione
3
nella Bibbia (si veda sopra).
In altre due didascalie, Lemaire ( 1999b, pp. I 98-199) suggerisce, ancorché
dubitativamente, di leggere qrr (e in una di esse tymn, ''del sud'',
''meridionale''), che farebbe riferimento al Carro o ali' Auriga (questa
interpretazione è accettata da Lipinski, ibid.). La costellazione del!' Auriga si
troverebbe qui in un contesto astronomicamente piuttosto plausibile (Orione,
Toro e Auriga sono vicine e hanno levata simultanea); tuttavia, la
lettura/interpretazione di qrr come Auriga è molto problematica, poiché qrr è

trova in Vanin 2013, pp. 16-35). Una lista sumerico-eblaitica offre l'equivalenza mul-mul kà-ma-
1
tù, consentendo così di identificare le mesopotamiche Pleiadi (m" MUUzappu) con le stelle note
nella Bibbia come kimah, forse ,,i] Gruppo>> (cfr. Cooley 2013, p. 229), nome che si ritrova come
kym' (kfmii) nel]' aramaico di Qumran, in aramaico giudaico (Ch W, I, p. 361; DTM, p. 633, ma
Jastrow pensa al Dragone) e in siriaco (CSD, p. 213). Alle Pleiadi è nella Bibbia sempre associato
kesil, ,,il Matto>>, probabile nome di Orione: cfr. Cooley, ibid.. In accadico le Pleiadi sono note
anche come Sebitti, <<le Sette>> e come sbt ricorrono in Sefire (IA, 11 ). Esse sono inoltre presenti
nell'iconografia dei sigilli aramaici (Lemaire 1999b, pp. 201-202; Homès-Fredericq I 995;
Uehelinger 1990, pp. 324-325; Keel 1994, pp. 177-178 e figure 97-100), dove il numero delle stelle
raffigurate può variare; è possibile si tratti talvolta di altri ammassi stellari, ma potrebbero essere in
qualche caso le Pleiadi, che in effetti sono molte più di sette (solo a occhio nudo ne sono ben
visibili sei-otto, ma si può arrivare a quattordici). La raffigurazione di stelle e del crescente lunare,
simbolo del dio luna di l:larran e noto, ad esempio, da Zincirli, sembra essere una caratteristica
della sfragistica aramaica (cfr. Keel 1994).
363
Fin dalla Mesopotamia, erano le Iadi a rappresentare la testa del Toro, che tuttavia era forse
disposta diversamente rispetto a come la conosciamo oggi dalla rappresentazioni cartografiche
(Rogers 1998a, p. 24 ). Questo rende poco probabile che le stelle disposte a cerchio fra la testa del
Toro e la luna siano le Iadi, come suggerito da Lemaire (p. 200) sulla base del fatto che esse sono
dette nel MUL.APIN ,,corona di Anu,,. Inoltre, le Iadi sono disposte a triangolo e non a cerchio. Si
ricorda qui la grande importanza della costellazione del Toro: molte leggende astrali sembrano
rimandare a un'epoca in cui, per il fenomeno della precessione degli equinozi, era la posizione del
sole presso il Toro (e non presso l'Ariete) a segnare l'inizio della primavera (nel 2000 a.C. circa;
cfr. Bausani 1978). Un'interessante idea di Moran, ripresa e rielaborata da Bausani, vede
nell'alfabeto semitico nordoccidentale, il cui ordine è apparentemente inspiegabile, ,,una sorta di
arcaico memorandum calendariale>>, in cui la sequanza dei segni simboleggerebbe i giorni di una

lunazione completa, forse quella del solstizio d'inverno o dell'equinozio di primavera, nonché le
stagioni (Bausani 1978; cfr. anche Garbini 2006, p. 51 ). Per i nomi dei segni zodiacali in semitico
(e non solo), si veda Laffitte 1998-2002.
364
Il nome è passato all'aramaico giudaico (ChW, I, p. 376; DJBA, p. 577; DTM, p. 654), mentre il
siriaco, che pure conosce questo astronimo (LS, p. 249), preferisce gabbiirii (scritto gnbr '), <<Eroe>>
(LS, p. 49). La costellazione è nota come il ,,Fedele pastore di Anu>> nel MUL.APIN.
238 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

te111tine attestato solo in siriaco e deriva con ogni probabilità dal latino carrarius
(LS, p. 335; si noti inoltre che in siriaco la costellazione è nota come henyo/sii,
dal greco iJvioxoç: Thes. Syr., col. 1028). Quanto a tymn, il te111tine ricorre nella
Bibbia nella seconda parte di quello che è forse il discusso nome di una
costellazione (cfr. Lemaire 1999b, p. 2000; eooley 2013, pp. 228-229).

Indicazioni bibliografiche
Bamett 1966, pp. 269-276 (prima riproduzione); Lemaire 1999b (prima lettura);
ARI II, p. 294.

(j) Tre iscrizioni su suppellettile dalla Galilea

Tre iscrizioni su suppellettile databili al IX secolo a.e. provengono da tre


località della Galilea.

lfazor
L'iscrizione incisa su un coccio (3,5 x 2 cm) e rinvenuta negli scavi di I:Iazor, in
uno strato datato al X-IX secolo a.e., è purtroppo frammentaria e non si può
neppure stabilire se si tratti di un'iscrizione su suppellettile o piuttosto di un
ostracon.
Delavault e Lemaire (1979, p. 10, numero 14, tavola V) considerano
l'iscrizione fenicia e leggono [m]s' z sl[m?}, ma è difficile accettare la lettura
(s) per il grafema che segue (z), chiaramente inciso e molto diverso dalla prima
lettera, che è con ogni evidenza (s). Inoltre, non paiono esservi grafemi prima
dell sin.
Naveh (1968, p. 70 e 1970, p. 13) e Lipinski (1994, pp. 87 and 89)
considerano invece l'iscrizione aramaica e leggono convincentemente s' zy
I[ ... ], dove s'è probabilmente, come proriosto da Lipinski, un'abbreviazione per
65
s'ry', ''orzo'', allo stato enfatico (plurale) •
La particella zy potrebbe essere relativa, oppure la preposizione del nesso
genitivale analitico, seguita da nome proprio. In entrambi i casi, si tratta di una
costruzione poco comune nell'aramaico del IX secolo a.e.: la costruzione
genitivale analitica è infatti molto rara e l'uso di zy come particella relativa,
ancorché ben attestato, non è noto nella sequenza zy + preposizione /- + nome
proprio. Anche nelle più tarde tavolette dall'Assiria, la fo1111ula prevede che a
366 367
s'm (allo stato assoluto e non enfatico ) segua/- oppure zy, non entrambe .

365
Lo studioso osserva come l'uso del primo e dell'ultimo grafema sia comune nelle abbreviazioni
(Lipinski 1994, p. 89, nota 18). Se qui fosse menzionato effettivamente l'orzo, l'iscrizione
troverebbe un parallelo in un ostracon rinvenuto a Teli Es-Sa 'idiyeh (Giordania) e datato al VII
secolo, che reca una formula affine: s'ry' zy [ ... ](si veda il testo in Hug 1993, p. 13).
366
Si veda ad esempio Fales I 986, numeri 7, 9, 46, 47, 48, 49, 55.
367
s'ry' zy bnm (Khnum è un teonimo) è attestato nei più tardi documenti aramaici egiziani
(Porten, Yardeni 1999, D7.39:3-4, p. 182)
Parte II. I testi del!' aramaico antico 239

Indicazioni bibliografiche
Yadin et al. 1961, tavola 357, numero 1 (fotografia del coccio); Naveh 1968, p.
70 (prima lettura); Naveh 1970a, p. 13; Delavault, Lemaire 1979, p. 10, numero
14, tavola V; Lipinski 1994, pp. 87 e 89; Naveh 1989.

TelDan
Durante gli scavi di Tel Dan negli anni Sessanta del Novecento, furono
rinvenuti, associati ad alcune rovine di edifici, diversi frammenti di suppellettili
in ceramica, databili fra IX e VIII secolo a.e. Fra di essi, furono trovati tre pezzi
della base circolare (diametro: 10,5 cm), piatta e in ceramica rossa, di un vaso
piuttosto grande, sulla quale furono incise, dopo la cottura, una stella a cinque
punte e alcune lettere.
Un frammento contiene la maggior parte della stella, irregolarmente incisa, e
del grafema (l); il secondo frammento, in senso antiorario, il grafema (t) con la
parte superiore insolitamente piatta e il grafema (b); il terzo frammento parte del
grafema (y) e il grafema ('). Questi frammenti costituiscono poco più dei tre
quarti della base: fra il secondo e il terzo si ha infatti uno spicchio mancante, nel
quale si può integrare il grafema (b), ottenendo così ltb[b]y', <<appartenente ai
macellai>> (o <<appartenente ai cuochi>>).
Solo lo stato enfatico garantisce l'aramaicità dell'iscrizione, che trova un
parallelo interessante nel coevo ostracon di 'Ein Gev: entrambi questi pezzi
testimoniano l'uso di scrivere sulle suppellettili la loro specifica destinazione.

Indicazioni bibliografiche
ARI II, p. 409; Avigad 1968a (editio princeps); FK, p. 12; Lipinski 1994, p. 87;
Lipinski 2000, p. 506; N aveh 1970a, p. 13; TSSI II, 4, pp. 5-6.

'Ein Gev
Durante gli scavi preliminari del 1961, un'iscrizione fu rinvenuta sul collo di
un'anfora per stoccaggio a due anse in ceramica marrone, bianca e grigia
(Mazar et al. 1964, pp. 42-43, fig. 8:1 e tavola 13 A), in uno strato datato dagli
scavatori al IX secolo a.e. Il testo, inciso prima della cottura, è chiaramente
leggibile come lsqy' (Mazar et al. 1964, tavola 13 B). sqy' fu interpretato dai
primi editori come titolo onorifico, ''coppiere'', vicino dunque al rab saqe assiro,
ossia più un alto dignitario di corte che un semplice coppiere (Mazar et al. 1964,
p. 28). Tuttavia, la for111a potrebbe essere anche plurale e, dato il ritrovamento di
Tel Dan, è più che plausibile che il ter11tine sia anche qui plurale e si riferisca a
coloro che erano incaricati di servire il vino (cfr. A vigad 1968, p. 44; TSSI II, p.
6; Lipinski 2000, p. 506).

Indicazioni bibliografiche
Mazar et al. 1964, pp. 27-28 e tavola 13 (editio princeps); Degen 1969, p. 23;
Naveh 1970a, p. 13; TSSI II, 3, pp. 5-6; FK, pp. 11-12; Lipinski 1994, p. 87;
Lipinski 2000, p. 506; ARI II, p. 192.
240 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

(k) La pietra di Emar (T AV. VI)

Durante la stagione di scavi del 1973, fu rinvenuto a Teli Meskene sull'Alto


Eufrate (l'antica Emar) un oggetto in calcare locale piuttosto enigmatico, avente
la fo1·111a di un parallelepipedo verticale, sia pure irregolare, con due escrescenze
alla base. L'oggetto è incompleto: la larghezza primitiva della base si aggirava
forse sui 7 ,6 cm (larghezza attuale: 6,8 cm), quella delle facce varia da 4,6 cm
all'innesto con la base a 4,3 cm nella parte alta, mentre per quel che riguarda
l'altezza originaria si può pensare che gli 8,2 cm rimasti ne costituissero circa i
2/3 (Margueron in Margueron, Teixidor 1983, p. 75). Due delle quattro facce
presentano dei fori piuttosto ampi, la cui funzione non è chiara. Ciascuna delle
altre due facce conserva la traccia di una figura umana approssimativamente
disegnata, su una faccia incedente verso destra e sull'altra verso sinistra (questa
figura presenta un foro simile a quelli sopra menzionati), ma, data la perdita
della parte superiore del l'oggetto, se ne vedono solo i piedi e la parte bassa di
una tunica. Sotto i piedi di queste due figure, corre una breve iscrizione
aramaica, in scriptio continua, databile all'VIII secolo.
Sotto la figura incedente verso sinistra, si ha la prima parte dell'iscrizione,
che finisce sul lato opposto, sotto la seconda figura: $lm' znh I pr' bdy.
La prima parte ($lm' znh ), <<questa immagine>> è chiara e fa comprendere
come si tratti della didascalia dell'immagine. La seconda, che pure deve
menzionare il committente della stele, può essere interpretata differentemente, a
seconda di come si procede alla divisione delle parole. Il primo editore
(Teixidor in Margueron, Teixidor 1983) leggeva pr'bdy, un antroponimo che
avrebbe il significato di ''stirpe di •Abdi'', dunque <<questa immagine (è quella)
di pr'bdy>>. Tuttavia, oltre al nome non altrimenti attestato e privo di paralleli
strutturali, si ha un problema sintattico, perché ci si aspetterebbe uno stato
costrutto ($lm pr'bdy), mentre la presenza dell'aggettivo dete1111inativo rende
più probabile che a seguire sia il verbo. Lipinski pensa, probabilmente a ragione,
che si tratti del verbo pr', ''pagare'' (cfr. DNWSI, p. 942), seguito
dall'antroponimo bdy, noto come tale da un sigillo (Maraqten 1988, pp. 71 e
136) e come Ba-di-i o simili in accadico (Zadok 1977, p. 142; PNA 1/2, pp. 249-
250), dunque <<Badi ha pagato questa immagine>>.

Indicazioni bibliografiche
Margueron, Teixidor 1983 (editio princeps; fotografie a p. 77 e disegni a p. 79);
FK, p. 20; Lipinski 2000, p. I 8 I; ARI II, p. 193.

(I) I sigilli

I sigilli aramaici databili al IX e VIII secolo sono poco numerosi e, da un punto


'
di vista paleografico, poco distinguibili da quelli fenici o ammoniti. E possibile
individuarli attraverso l'iconografia (sulla quale si veda in particolare Bordreuil
Parte II. I testi dell'aramaico antico 241

1993a), ma anche grazie a particolarità onomastiche, morfologiche, fonologiche


e lessicali (si veda ad esempio Lemaire 1993).
I testi sono brevi, in genere caratterizzati da una lamed di possesso seguita
dal nome proprio, talvolta accompagnato dal patronimico, dal ruolo ricoperto o
dalla professione. L'antroponimo può figurare anche da solo, mentre in pochi
esemplari viene menzionato il nome del!' oggetto, /:ltm, <<sigillo>>, in stato
costrutto e seguito dal nome proprio. Alcune iscrizioni non ci sono pervenute sul
sigillo, ma sull'impressione da esso lasciata: si sono già viste, ad esempio, le
bullae di Hamat

e di Barriikib .
I sigilli sono in genere su materiale semiprezioso e di for111a scaraboide,
come l'esemplare di Macchiabate (si veda la sezione relativa ai testi di dubbia
ascrizione all'aramaico), ma esiste un gruppo, poco numeroso, di sigilli
cilindrici di tipo mesopotamico.
Trattandosi di oggetti di dimensioni ridotte, facilmente riproducibili e
commerciabili, e provenienti perlopiù dal mercato antiquario e non da scavi
archeologici, uno dei maggiori problemi relativi ai sigilli è la certezza circa la
loro autenticità (per una scelta di sigilli dubbi, si veda A vigad, Sass 1997, pp.
453-460).
Le raccolte più importanti di sigilli sono Vattioni 1971, Bordreuil 1986 e
Avigad, Sass 1997, pp. 280-319 (e pp. 409-424 per quelli di dubbia aramaicità;
il volume contiene un anche un ampio repertorio onomastico commentato). I
testi dei sigilli sono riprodotti anche in ARI II; si veda inoltre FK, pp. 170-187.

Sigillo cilindrico di brq


Si tratta di un sigillo cilindrico di tipo mesopotamico, in corniola (21 x 9 mm),
databile al IX secolo a.C. e proveniente da Gabla (latino Gabala), piccolo porto
sulla costa siriana, a una trentina di chilometri da Laodicea/Latakia. Vi sono
raffigurati una dea incedente verso destra e un orante barbuto incedente verso
sinistra, sormontati rispettivamente da un astro a otto raggi e dal crescente
lunare (per l'iconografia astrale di alcuni sigilli aramaici, si veda il commento
alla coppa astrale); in mezzo a loro, è visibile la tavola delle offerte. Alle spalle
delle due figure, corre l'iscrizione btm brq 'bd 'trsmn. Alla parola btm, ''sigillo'',
segue il nome del suo possessore, brq, ''fulmine'' (un frequente antroponimo
semitico: cfr. Maraqten 1988, p. 146), che si dichiara servo della dea 'trsmn
( 'trsmyn secondo la lettura di Lipinski 2000, p. 608), ''Attar del cielo'', sulla
quale si vedano Seyrig 1955, pp. 42-43 e Lipinski 2000, pp. 608 e 610.

Indicazioni bibliografiche
Seyrig 1955 (editio princeps), pp. 42-43 e tavola III, 5; Vattioni 1971, 142;
Bordreuil 1986, 85; FK, 69, pp. 174-175; Bordreuil 1993a, pp. 77-78; Lipinski
2000, pp. 608 e 610; ARI II, p. 370; Garbini 2006, p. 116, numero 2.

Sigillo di 'IJ.$r
'
E un sigillo scaraboide in corniola (16 x 12 x 9 mm), databile all'VIII secolo
a.C. e conservato al Bible Lands Museum di Gerusalemme. Secondo A vigad e
242 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Sass ( 1997, p. 286), si tratterebbe del più bel sigillo semitico occidentale
inscritto, forse opera di un artigiano siriano con una buona conoscenza dell'arte
mesopotamica.
Vi è raffigurato un uomo inginocchiato, muscoloso, con barba e capelli
lunghi legati, che regge un sole alato di tipo samaliano (sull'iconografia del sole
alato, si veda Parayre 1993). Dietro la sua schiena, corre la chiara e curata
iscrizione in rilievo, il nome proprio '/.z$r, fo1111ato sugli elementi 'l_z, ''fratello''
(molto frequente in antroponimia) e $(w)r (*;), ''roccia'' (per il nome, si veda
Maraqten 1988, p. 124; cfr. Al_zu-tu-ri in Fales 1974, p. 182), già trovato nel
nome Barsur •
nelle iscrizioni samaliane. L'onomastica e lo stile hanno fatto
pensare Parayre a un'origine samaliana del sigillo ( 1993, p. 36).

Indicazioni bibliografiche
368
Avigad 1968b (prima edizione in extenso ); FK, 18, pp. 170-171; Parayre
1993, pp. 37 e 47; Avigad, Sass 1997, 763; ARI II, p. 365.

Sigillo di 'l)t
Si tratta di un sigillo scaraboide in lapislazzuli grigio scuro (26 x 18 x 9 mm),
databile all'VIII secolo a.C., comprato a Gerusalemme sul mercato antiquario
nel 1952 e ora ad Haifa (Hecht Museum).
Il sigillo è diviso in tre registri: in quello superiore è visibile un disco solare
alato, in quelli inferiori corre invece l'iscrizione: l'l_zt br/t ll$ry, <<Appartenente a
'l_zt, figlia di n$ry>> (il termine brt prova I' aramaicità del sigillo). Si tratta,
dunque, di uno dei pochi sigilli appartenenti a donne. L'antroponimo 'bt,
''sorella'', è il corrispettivo femminile di '/.z. ll$ry contiene l'elemento n$r (*n;r),
''difendere'', ''proteggere''.

Indicazioni bibliografiche
Avigad 1958 (editio princeps); Vattioni 1971, 145; FK, 122, pp. 178-179;
Bordreuil 1993a, pp. 88-89; Avigad, Sass 1997, 756; Lipiitski 2000, p. 554; ARI
II, p. 376.

Sigillo di nrs'
Questo sigillo scaraboide in pietra bianca ( 16 x 12 x 8 mm), aniconico, è
databile al IX o VIII secolo e si trova oggi alla Bibliothèque nationale di Parigi.
'
E diviso in due spazi ineguali, il superiore dei quali è di dimensioni maggiori.
La prima parte dell'iscrizione, lnrsy 'bd, corre seguendo il bordo superiore e
quello sinistro, mentre il nome 'trsmk occupa orizzontalmente la seconda riga;
lo spazio inferiore contiene segni non aramaici, fra i quali un geroglifico
egiziano. Il sigillo appartiene dunque a nrsy (antroponimo fo1111ato
sull'elemento nr, ''luce'' e sull'abbreviazione di un teonimo cominciante per s-),
che si definisce <<servo di 'trsmk>>, quest'ultimo essendo un nome rinvenuto

368
Il sigillo, che in precendenza si strovava nell'Israel Museum, era già stato pubblicato
brevemente in /srael Museum Catalogue I, 1965.
Parte II. I testi del!'aramaico antico 243

nel!' iscrizione di Sefire, dove è portato dal padre di Mati ' -'El e da una
decorazione di scettro (Atarsumki è inoltre noto come figlio di AbT-rii.mu, re di
Arpad, dalle stele di Pazarcik e Antiochia: cfr. Ponchia 1991, pp. 8-11 ). Se si
trattasse effettivamente del re di Arpad, il sigillo dovrebbe essere databile alla
fine del IX o all'inizio dell'VIII secolo a.e. e la sua iscrizione sarebbe
certamente aramaica.

Indicazioni bibliografiche
Bordreuil 1986, 86 (editio princeps); FK, 197, pp. 182-183; Avigad, Sass 1997,
753; ARI II, p. 383.

Impressione di sigillo di pn 'sr


Questa impressione di sigillo (20 x 15 mm) fu rinvenuta durante gli scavi di
Khorsabad (antica Dur-Sarrukin, moderno Iraq settentrionale) nel 1929 e
sembra oggi irreperibile nell'Orientai Institute di Chicago, dove si trovava fino
agli anni Settanta (cfr. Avigad, Sass 1997, p. 283).
L'iscrizione consta di tre righe, divise fra loro da linee orizzontali ed è
incompleta nella parte destra, per cui il primo grafema di ogni riga risulta
illeggibile: [l]pn'sr/[l]mr srs zl[y] srgn, <<Appartenente a Pii.n-Assur-lii.mur,
eunuco di Sargon>> (lettura e integrazione sono di Kaufman 1984, p. 94). Si
tratta dunque del sigillo di un funzionario di Sargon II (721-705 a.C.), Pii.n-
Assur-lii.mur, <<Possa io vedere il volto di Assur>>. Si noti l'utilizzo del nesso
genitivale analitico, molto raro in aramaico antico (cfr. Grassi 2009).

Indicazioni bibliografiche
Sprengling 1932 (editio princeps); Vattioni 1971, 123; Kaufman 1984, p. 94;
FK, 216, pp. 184-185; Avigad, Sass 1997, 755; Lipinski 2000, p. 505; Garbini
2006, p. 116, numero 5; ARI II, p. 385.
244 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

XVII. TESTI DI DUBBIA ASCRIZIONE ALL'ARAMAICO

Di questo gruppo fanno parte iscrizioni così brevi e/o mal conservate che è
impossibile stabilirne con certezza la lingua: si tenga peraltro presente che la
paleografia spesso non è risolutiva.

(a) La statua di Amman (TA V. I)

Si tratta di una statuetta su piedistallo (45 cm di altezza) in calcare giallastro,


rinvenuta nella cittadella di Amman, fuori dalla cinta romana, ma all'interno di
quella che era la città antica di Rabbat Amman. Vi è raffigurato un uomo
barbuto e scalzo, dal fisico piuttosto tozzo e con una testa dalla folta capigliatura
sproporzionatamente grande rispetto al corpo, che muove Iegge1111cnte in avanti
la gamba sinistra e tiene in mano un fiore di loto. La statua, in pietra locale,
presenta affinità con l'iconografia delle altre statue trovate ad Amman e sembra
'
dunque inserirsi nel contesto della produzione plastica ammonita. E conservata
nel museo archeologico della capitale giordana.
L'iscrizione è incisa sul piedistallo cubico e consta di due righe mal
conservate.

Indicazioni bibliografiche
Harding 1950 (riproduzione, senza lettura); Bamett 1951 (prima lettura);
Zayadine 1974; Lemaire 1984a; Puech 1985; Aufrecht 1989, pp. 106-109 (con
bibliografia precedente); FK, pp. 334-335; ARI, p. 34; Garbini 2006, p. 107.

I. [ ... ]sw yrb'zr


2. [ ... ]kr br snb

La prima parola è di lettura estremamente incerta e ne sono state proposte


interpretazioni molto differenti. Zayadine (1974) pensa a qdsw, ''offerta sacra'' o
a npsw, ''statua funeraria'', che, come lui stesso nota, è però attestato in questa
accezione solo più tardi; inoltre, è piuttosto difficile spiegare una desinenza -w.
Per ovviare a questa difficoltà, Le mai re ( 1984) suggerisce di leggere mw e
integrare dmw, che sarebbe variante dialettale (e maschile) per dmwt, <<statua
di>>.
Anche l'ultimo nome della seconda riga, snb, è stato letto diversamente (ad
esempio spn da molti interpreti (ma prima della fotografia di Zayadine) e snp da
Puech 1985), ma la (n) risulta chiara dalla bella fotografia di Zayadine e anche
(b) pare più plausibile di (p); lo studioso ha inoltre convincentemente proposto
che si possa trattare di un re ammonita noto dagli annali assiri del 733 a.C. come
Sa-ni-pu.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 245

Il primo antroponimo della seconda riga, prima del quale sarebbe da integrare
br, è ricostruito come zkr da Zayadine (e prima di lui da Barnett), ma esso resta
del tutto incerto. Le uniche due parole sulle quali si abbia consenso sono il nome
'
proprio yrb 'zr alla riga 1 e br, ''figlio'', alla riga 2. E proprio quest'ultimo
sostantivo che potrebbe far ritenere aramaica l'iscrizione, il corrispondente
nome ammonita essendo bn. Quanto al nome yrb 'zr, è stato osservato come (z)
possa veicolare un originario fonema /8/ (d), se l'iscrizione è ammonita
(Aufrecht 1989, p. 109); tuttavia, questo non è del tutto esatto, perché anche in
aramaico antico è il grafema zayn a veicolare /8/ e questo avviene anche
nell'onomastica, dove il verbo 'zr, ''salvare'', è diffuso (cfr. ad esempio
Maraqten 1988, p. 227) e sarà sostituito da 'dr solo in aramaico d'impero.
Quanto alla prima parte del nome, yrb, essa fa riferimento al disco lunare, che è
attestato come teonimo nell'antroponimo ebraico 'bdyrb (cfr. Avigad, Sass
1997, p. 505); si confronti a Palmira il nome di vino Y arl:ubol.
yrb 'zr, secondo la ricostruzione di Zayadine, dovrebbe essere stato re di
V

Moab verso la fine dell'VIII secolo a.e., poiché il nonno Sanib era re al tem.po
36
della campagna di Tiglatpileser III (733 a.e. ca) e il lungo regno di pd'/ è
attestato dal 701 a.e. all'età di Assurbanipal, il quale nel 666/667 a.e. affrontò
370
il nuovo re 'mndb . Si noti l'onomastica mista della famiglia reale: yrb 'zr e
pd'l sono nomi tipicamente semitico occidentali e forr11ati da due elementi,
371
mentre snb/Sanipu è forse nome arabo . È insolita la mancanza del titolo reale,
che potrebbe essere adombrato dal fiore di loto, presente anche nelle immagini
reali di Zincirli.
L'iscrizione è annoverata fra i testi ammoniti da Aufrecht (1989, pp. 106-
109) e prima di lui da Garbini ( 1970), ma è considerata tale più per il luogo del
suo ritrovamento che per la lingua, giacché l'unica parola leggibile non è
ammonita ma aramaica, br. D'altra parte, questo sostantivo può talvolta
comparire in iscrizioni non aramaiche, come l'iscrizione fenicia di Kilamuwa a
Zincirli e, più tardi, qualche iscrizione araba arcaica in caratteri nabatei (cfr.
eantineau 1932, pp. 49-50). J ackson ( 1983, p. 9) suggerisce che si possa
semplicemente ipotizzare un forte influsso aramaico nella Transgiordania
dell'VIII secolo a.e. (si pensi ai testi di Deir 'Alla), che coinvolgerebbe,
secondo lui, anche l'iconografia della statua. La paleografia purtroppo non
dirime la questione, poiché la scrittura è stata considerata talvolta ammonita
talaltra aramaica e le datazioni basate su di essa oscillano fra l'VIII e il VII
secolo a.e. (si vedano le differenti posizioni in Aufrecht 1989, p. 108): si è detto
che modello della scrittura moabitica sarebbe quella aramaica (Naveh 1987a,

369
Il re è probabilmente menzionato nei sigilli: cfr. Avigad, Sass 1997, sigilli 857 e 965, pp. 321,
357 e 525; è il Pu-du-ilu delle fonti assire.
170
Noto dai sigilli 858 e 859 (Avigad, Sass 1997, pp. 321-322 e 523) e dalla bottiglia di Teli Siran:
Aufrecht 1989, pp. 203 e 372; è Am-mi-na-da-bi nelle fonti assire: cfr. Zadok 1977, p. 36.
371
Sull'onomastica ammonitica si veda Israel 1992, pp. 96-105; per snb cfr. anche Israel 1979, pp.
153-154. Cantineau (1932, p. 152) menziona l'antroponimo snypw in nabateo e lo riconduce
all'arabo sanif. ''sdegnoso''; tuttavia, è innegabilmente insolito che un nome arabo con /f/ sia reso
in aramaico non con (p) ma con (b).
246 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

pp. 109-110), mentre gli studiosi che non accettano questa primitiva influenza
ipotizzano una pressione culturale aramaica nella Palestina meridionale, di cui
l'iscrizione aramaica della statua di Amman costituirebbe <<l'esito naturale>>
(Garbini 2006, pp. 106-107, che dunque abbandona la sua precedente
attribuzione all'ammonita).

(b) Due frammenti di iscrizioni da Zincirli

Nel 2006 e nel 2008 due residenti hanno rinvenuto, nei pressi del villaggio di
Zincirli e fuori da ogni contesto archeologico, i frammenti di due iscrizioni
semitiche in rilievo, su basalto.
Il primo frammento (16,6 x 13 cm) fu trovato nel 2006 a Zincirli, e su di esso
sono leggibili, alla terza riga, solo tre lettere e un divisore (sh I l[ ... ]),
curiosamente situato nel mezzo della linea e non nella sua parte alta, come nelle
altre iscrizioni locali provviste di divisori (cfr. Boyd, Hardy, Thomas 2009, pp.
75-76). Delle altre tre righe visibili, la prima manca pressoché del tutto, mentre
nella seconda e nella quarta resta traccia di qualche grafema. Non è possibile
deterrrtinare la lingua dell'iscrizione e, data la sua provenienza da Zincirli, sono
teoricamente possibili tanto il fenicio quanto l'aramaico o il samaliano.
Tuttavia, la paleografia sembra più vicina a quella delle iscrizioni aramaiche e
samaliane che a quella dell'unica iscrizione fenicia locale, quella di Kilamuwa,
che presenta il grafema (h) con la stanghetta laterale piuttosto lunga e incurvata,
diversa rispetto a quella del frammento.
Il secondo frammento (7.8 x 12,5 cm), rinvenuto nel villaggio di Kozdere, a
un paio di chilometri da Zincirli, reca traccia di due righe: 'by I w[ ... ] / [ ... ] I
k'[ ... ]. Alla prima riga sono dunque leggibili'by, <<mio padre>> e la congiunzione
w-. Alla seconda riga, la kaph è preceduta da una traccia di grafema che
potrebbe essere il divisore o la parte superiore sinistra di una waw (bet e nun
non si possono escludere, ma sono meno probabili sulla base contesto); è
possibile che la sequenza k' sia da integrare come k't, la piccola traccia di
grafema dopo la 'ayn essendo compatibile, fra l'altro, con (t). Se, come
suggerito dai primi editori, si trattasse di k't, ''ora'', frequente nei testi di
Elefantina, l'iscrizione sarebbe da considerare senz'altro aramaica (Boyd,
'
Hardy, Thomas 2009, p. 79). E, in ogni caso, molto probabile che la lingua sia
quella aramaica, dato il luogo del ritrovamento e la grande somiglianza
paleografica con le iscrizioni di Barrakib e con quella di ktmw (cfr. Boyd,
Hardy, Thomas 2009, pp. 77-78).

Indicazioni bibliografiche
Boyd, Hardy, Thomas 2009 (editio princeps).
Parte II. I testi dell'aramaico antico 247

(c) Amuleti di Zincirli

Giovanni Garbini (1993, p. 101) pubblicò negli anni Novanta un disegno di un


amuleto di pietra già apparso in fotografia in von Luschan 1943 (tavola 9c; cfr.
anche pp. 146-147). L'amuleto, in serpentina grigio-verde, lungo 9,2 cm,
presenta su un lato un demone con un corno, sull'altro alcuni astri nella parte
superiore e sottili e stilizzate figure umane in quella inferiore; questa seconda
faccia reca in basso traccia di quella che sembra scrittura aramaica e sul lato
sinistro di una scrittura ignota, affine per certi aspetti, secondo Garbini, a quella
licia. Come giustamente osservava Garbini, l'amuleto, da lui datato sulla base
della paleografia al VII secolo (Andrae in von Luschan 1943, p. 147, invece,
propone una datazione al IX secolo a.C), non aveva da gran tempo ricevuto
372
attenzione da parte degli studiosi • Sull'amuleto 9c, Garbini plausibilmente
legge brkqrb, cui segue un segno che non è prossimo, come forr11a, ad alcun
grafema.
Anche l'amuleto 9a (pure di pietra) sembra recare traccia, sul lato stretto, di
grafemi che potrebbero essere aramaici, ma che Andrae (in von Luschan 1943,
p. 26) suggerisce possano essere forse senza significato e puramente decorativi,
data l'usanza di vergare anche lettere prive di senso sugli amuleti.
Un terzo amuleto, di for111a triangolare e di provenienza sconosciuta,
potrebbe recare traccia di grafemi, che non parrebbero però aramaici e che
potrebbero essere meramente decorativi (Andrae in von Luschan 1943, pp. 27,
147 e tavola 10d).

Indicazioni bibliografiche
von Luschan 1943, pp. 26-27, 146-147 e tavole 9a, 9c e 10d; Galling 1948, p.
116; Garbini 1993, pp. 77-78 e 101 (con disegno di M.T. Francisi).

(d) Iscrizione su rivestimento di scudo, da Zincirli (?)

L'iscrizione, pubblicata da Krebernik e Seidl nel 1997, è una semplice iscrizione


di possesso, incisa sul rivestimento bronzeo di uno scudo (che si trova a Berlino
nella collezione di Axel Guttmann) del diametro di circa 25 cm, lievemente
convesso, il cui umbone è decorato con una protome taurina e con tre cerchi, in
leggero rilievo, disposti a triangolo intorno alla testa del toro. Il bordo dello
scudo è decorato da piccoli fori e, immediatamente sopra il bordo inferiore,

372
Tuttavia, diversamente da quanto sostenuto da Garbini, non fu Galling (1948, p. 116), nella
recensione di von Luschan 1943, il primo a individuare tracce non decifrabili di grafemi aramaici
sul!' amuleto 9c, ma lo stesso von Luschan nel 1894, come riportato da Andrae (in von Luschan
1943, p. 147). E' da notare che Andrae avverte di non aver trovato alcuna indicazione, negli scritti
di von Luschan, circa la provenienza dell'amuleto 9a (von Luschan 1943, pp. 26 e 146), mentre
circa l'amuleto 9c Andrae riporta le annotazioni di von Luschan, che individuano il luogo di
ritrovamento nelle macerie sovrastanti il palazzo di Kilamuwa (von Luschan 1943, p. 147).
248 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

corre la breve iscrizione [l] 't 'rkdy rb msm 't, <<[Appartenente a?] Tarkonday,
capo delle guardie del corpo>>. I primi editori suggerivano di leggere (k) il primo
grafema parzialmente visibile, mentre la proposta di una lettura (t) è di Lipinski
(2000, p. 511), che vi vede un antroponimo luvio, fo1111ato sul nome del dio
della tempesta Tarl}unza (si vedano le righe 4 e 5 dell'iscrizione di ktmw). Il
te111tine rb è frequentemente usato per designare il ''capo'', mentre msm't ha il
significato di ''guardia del corpo'' in ebraico (cfr. KB, p. 649) e forse anche
nell'iscrizione di Mesha di Moab (cfr. DNWSI, p. 704).
Come osservato dai primi editori, non è possibile stabilire la lingua
del)' iscrizione, ma il frammento di un oggetto identico, con protome taurina e
tre cerchi, fu rinvenuto durante gli scavi di Zincirli (Krebernik, Seidl 1997,
tavola 2b; cfr. anche von Luschan 1943, pp. 89 e 170 e tavola 54e) e alla
medesima area rimanda la paleografia.

Indicazioni bibliografiche
Krebernik, Seidl 1997 (editio princeps); Lipinski 2000, p. 511.

(e) Iscrizioni rinvenute in Italia (T A V. Ili)

Di questo piccolo gruppo fanno parte testi molto brevi, ossia alcuni graffiti su
un'anfora e due grafemi su coccio di vaso, entrambi da Ischia, nonché
un'iscrizione su sigillo, da Macchiabate; questi testi, di non sempre facile lettura
e interpretazione, sono giudicati da alcuni studiosi fenici e da altri aramaici.

Scarabeo da Macchiabate
Lo scarabeo in serpentina rossa (appartenente al cosiddetto ''Gruppo del
373
suonatore della lira'' / ''Lyre-Player Group'' ) rinvenuto sul petto di una
bambina sepolta nella tomba 69 del tumulo della Temparella presso la necropoli
enotria di Macchiabate (Francavilla Marittima), è conservato nel Museo
Archeologico della Sibaritide, a Sibari. Databile all'VIII secolo e di dimensioni
insolitamente grandi (45 x 32 mm), esso reca la figura di un leone gradiente
intorno al quale sono disposti quattro o cinque grafemi in alfabeto semitico
occidentale. Data la distribuzione dei grafemi, è difficile stabilirne il senso di
lettura e neppure l'interpretazione dei singoli grafemi è certa. Nell'editio
princeps, Amadasi Guzzo (1974-1976) legge 'dry o ydr', che sarebbero nomi
propri, oppure 'rpdy, <<I' Arpadita>>, se il segno sopra il leone fosse il grafema
(p); nel primo caso, l'iscrizione sarebbe fenicia e nel secondo aramaica.
Tuttavia, non esclude che i grafemi possano essere privi di senso compiuto. Una
proposta successiva è dr pdy, <<perla (preziosa) di pdy>> (Amadasi Guzzo 1979),
ma la studiosa si è poi ricreduta sulla presenza della pe.

373
Sullo scarabeo di Macchiabate e su questo gruppo di sigilli, di probabile origine nord-siriana ma
con un importante centro di smistamento a Cipro, si veda di recente Botto 2011, pp. 164-165, con
una panoramica sulle testimonianze archeologiche orientali in Italia meridionale.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 249

Garbini ( 1978b ), che propende decisamente per l'aramaico, ipotizza una lettura
$r yrd o $r ydd: yrd o ydd sarebbero antroponimi, $r la terza persona ms del
perfetto del verbo $Wr, ''disegnare, incidere'', dunque <<yr/dd incise>>.
Sostanzialmente, a parte i grafemi (d) o (r) (come spesso accade pressoché
indistinguibili) fra le zampe posteriori del leone e sopra la sua testa, e il chiaro
grafema (y) sotto il muso del leone, Amadasi legge sotto la pancia('), Garbini
(d) o (r) (si noti che il grafema ha dimensioni maggiori rispetto agli altri due,
giustificate dallo studioso sulla base del maggior spazio a disposizione); inoltre,
Garbini vede una $ade dietro l'attaccatura della coda, Amadasi Guzzo una
possibile pe sopra la schiena. Successivamente (Amadasi Guzzo 1987a), la
studiosa ha optato per una lettura ddlrdlry, considerando che la presunta pe
potrebbe essere il prolungamento delle corna del capride sopra il leone e che la
$ade non risulta visibile (in effetti, né dalla fotografia né dai disegni è chiara la
presenza di questo grafema).
L'iscrizione è accolta come aramaica da Schwiderski (ARI II, p. 390), che
accetta, sia pure dubitativamente, la lettura di Garbini, ma ritiene $r un nome
proprio (ARI I, p. 712). Effettivamente, l'interpretazione di $r come verbo pone
due problemi: il primo è che nei sigilli aramaici si hanno in genere solo nomi,
con una lamed di possesso ed eventualmente integrati dal patronimico o da
diciture indicanti una funzione o un mestiere, come ''servo di'', ''eunuco'',
''scriba'' o simili; il secondo è che il verbo $Wr non è mai attestato in aramaico
epigrafico, né su sigillo né su altro tipo di supporto.
Si noti che nella necropoli di San Montano a Ischia è stato rinvenuto un
sigillo simile, ancorché di dimensioni minori (19,5 x 14,3 mm). Il sigillo, in
serpentina rossa e anch'esso databile ali' VIII secolo a.e., raffigura un leone
gradiente, fra le cui zampe è incisa la lettera he (cfr. Amadasi Guzzo 1987 a,
numero 7, p. 22). Ora si trova a Ischia, nel Museo di Lacco Ameno.

Indicazioni bibliografiche
Amadasi Guzzo 1974-1976 (editio princeps); Garbini 1978b (poi anche in
Garbini 1993, pp. 96-99); Amadasi Guzzo I 979; Amadasi Guzzo 1987a,
numero 6, pp. 21-22; ARI II, p. 390.

Graffiti su anfora da Ischia


L'anfora 575/1, un'anfora da trasporto (67 cm di altezza, diametro massimo 45
cm) utilizzata per una sepoltura a enchytrism6s databile all'VIII secolo a.e., fu
rinvenuta nella necropoli di San Montano (Ischia). Il reperto, che non è di
produzione locale né orientale (è stata suggerita Rodi come sua possibile
origine), reca brevi iscrizioni, incise dopo la cottura, parzialmente in alfabeto
semitico. La più lunga di esse, sulla spalla, reca quattro grafemi plausibilmente
letti da Garbini ( 1978a) kpln, da lui interpretato come duale di kpl, ''doppio'',
te1111ine attestato al singolare in nabateo (cfr. DNWSI, p. 530) e al duale in
ebraico biblico (KB, p. 493). La desinenza -n (e non -m, come in fenicio ed
ebraico) garantirebbe I' aramaicità dell'iscrizione, anche se, come Garbini stesso
osserva, ci si aspetterebbe una grafia -yn. L'anfora presenta inoltre i grafemi
250 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

greci ((1)1) sotto un'ansa, altri segni isolati, probabilmente non alfabetici, sul
collo (forse un tridente) e sotto l'attacco del collo e, sull'altra ansa, quello che
. . .
Garb1n1 interpreta come numera e, I 200374 .
La lettura di Garbini, oltre ad essere nel suo complesso probabile da un
punto di vista paleografico, è supportata, per quel che riguarda il numerale
''duecento'', dall'analisi metrologica di Furio Durando. Infatti, la capacità
funzionale dell'anfora, ali' intersezione fra spalla e collo, è di 54,826 litri, un
valore vicino a 54,7 I, che corrispondono a duecento volte 0,2735 I e quasi
identico a 54,8 I, pari a duecento volte 0,274 1. I valori 0,273 I 0,2735 I 0,2736 I
0,274 sono quelli più frequenti per la kotyle ionico-attica: il numerale farebbe
dunque riferimento alla capacità dell'anfora, calcolata, evidentemente, in
kotylai, cosa che suggerirebbe che esisteva una misura simile anche in ambito
siro-fenicio, o almeno che la kotyle era unità di misura per liquidi
internazionale. A questa misura ''fo1111ale'', posizionata canonicamente sull'ansa,
corrisponderebbe in kpln una misura ''info1111ale'', più defilata, che farebbe
riferimento al doppio di una quantità nota agli utilizzatori dell'anfora (Durando
1989, pp. 81-84).
Dalla necropoli di San Montano, oltre ali' anfora e al sigillo menzionato in
precedenza, proviene una terza iscrizione semitica, della quale sono purtroppo
leggibili solo due grafemi. Si tratta di un frammento (3 x 2,2 cm, spessore
0,2/0,3 cm) di luintharos di fattura locale rinvenuto nella terra del rogo di una
tomba a cremazione. Il fatto che si tratti di una produzione locale rende
probabile la presenza di Orientali sul posto. Anche questa iscrizione, come la
precedente e il sigillo, si trova nel Museo di Lacco Ameno.
L'iscrizione era stata considerata greca da Margherita Guarducci (1967, pp.
217 e 225), che rilevava l'arcaicità della alpha adagiata e della pi a uncino,
fo1111ùlando l'ipotesi che si trattasse della più antica iscrizione greca alfabetica
conosciuta. La stessa studiosa si è in seguito ricreduta ( 1987, p. 31, nota 1),
adottando l'idea che l'iscrizione sia fenicia, ma è significativo notare come le
iscrizioni brevi, soprattutto quelle su piccoli cocci, possano trarre in inganno: in
questo caso, si tratta di dett:1111.inare, semplicemente, quale sia il verso di lettura,
giacché questo frammento tenuto in un senso (Guarducci 1967, p. 225, figura
87) dà una sequenza (na) (da destra a sinistra: le più antiche iscrizioni greche
sono spesso sinistrorse), capovolto (Amadasi Guzzo 1987a, numero 8 e figura 8)
dà invece la sequenza ('l). Amadasi Guzzo, che riporta un'osservazione di
Buchner a proposito del fatto che la alpha a Pitecusa è sempre eretta e mai
adagiata, ritiene l'iscrizione semitica e più probabilmente fenicia sulla base della
lunghezza del tratto verticale della 'aleph, ma non si può escludere del tutto che
si tratti di aramaico.

374
La natura aramaica dell'iscrizione è stata contestata sia da Teixidor sia da Lipinski, che
considerano l'iscrizione fenicia; tuttavia, non adducono prove: Teixidor (1979, p. 387) suggerisce
una lettura wplb, che non traduce né spiega (plb ricorre forse una volta a Kition, ma si tratta di una
lettura dubbia: cfr. DNWSI, p. 911 ), mentre Lipinski ( 1998, p. 30 I, nota 49) si limita a osservare
che Garbini ha dato una lettura erronea dell'iscrizione, senza proporne una alternativa.
Parte II. I testi dell'aramaico antico 251

Indicazioni bibliografiche
Garbini 1978a (editio princeps; poi in Garbini 1993, pp. 87-96, con disegno);
Amadasi Guzzo 1987a, pp. 23-25, numero 10 e figure 10 e 10a (la p. 25 è
occupata dal disegno delle iscrizioni, figura 1Oa; alle pp. 22-23 si trova invece,
contrassegnato dal numero 8, il frammento di kantharos); Durando 1989 (con
disegno dell'anfora e delle iscrizioni, ma kpln è riprodotto al contrario).

(f) L'iscrizione su suppellettile da Tel Zeror (T AV. Ili)

L'iscrizione fu individuata durante il lavaggio della ceramica rinvenuta nella


prima stagione di scavi (1964) da parte di un'équipe giapponese a Tel Zeror, nel
nord della pianura di Sharon (Israele). Si tratta del frammento (8,7 x 6,7 cm) di
una base di una coppa o di un oggetto simile (il diametro originario doveva
essere di circa 1O cm) e sulla faccia esterna sono visibili 8 grafemi, più un punto
che sembra essere un divisore, ma non è da tutti accettato come tale. La
sequenza è [ ... ]b' · l'lsmk, da altri diviso invece b'l 'lsmk (così ARI Il, che cita
375
in nota anche la prima possibilità) . I grafemi sono tutti chiari e solo la prima
lettera, beth, potrebbe essere letta, secondo Goto ( 1973, p. 5), res o daleth, a
causa di un difetto della ceramica in fase di cottura.
Se il punto è effettivamente un divisore, è impossibile chiarire cosa sia la
sequenza b ': si è pensato a toponimi ( cfr. Goto 1973, pp. 27-28), ma potrebbe
trattarsi anche di altro. Come osserva Goto, se fosse una semplice iscrizione di
appartenenza, ci si aspetterebbe l'lsmk all'inizio, seguito eventualmente da un
patronimico. Si potrebbe pensare dunque che 'lsmk sia colui al quale l'oggetto
venne dedicato (si veda, ad esempio, la terza iscrizione sui bronzi del Luristan) e
in questo caso b' indicherebbe l'oggetto stesso: forse il testo si potrebbe
integrare con [q]b', ''coppa'', un te111t.i,1e attestato in fenicio e aramaico
d'impero (DNWSI, p. 983), ma anche, spesso con il morfema femminile, in altre
lingue semitiche: ebraico *quba'at (KB, p. 1062), ugaritico qb't (DLU, p. 361),
accadico qabiitu (CDA, p. 282). La difficoltà relativa di questa ipotesi
risiederebbe, oltre che nel manufatto dedicato, in sé piuttosto modesto,
nell'assenza dello stato enfatico e del dete111t.inativo dopo il nome.
'lsmk è antroponimo già attestato su un bronzo del Luristan e 'lsmky è noto
'
da un sigillo (Maraqten 1988, p. 69). E fo1111ato dal nome divino '/ e
dal!' elemento smk, ''aiutare'', ''aiuto'', che, data l'assenza di vocalizzazione,
376
potrebbe essere tanto un verbo (così Goto 1973, p. 23 ), quanto un sostantivo
(così Maraqten 1988, p. 130). L'elemento smk in onomastica è considerato
aramaico (Maraqten 1988, p. 130), ma è attestato anche nell'antroponimia
ebraica ed è difficile stabilire, sulla sola base di esso, l'aramaicità
dell'iscrizione, che non presenta alcuna caratteristica morfologica, sintattica o

375
La lettura b'/ '/smk, con 'ayn al posto di 'a/eph in FK, p. 23 è senza dubbio una svista (la 'a/eph
è chiarissima), passata nel Comprehensive Aramaic Lexicon.
376
Non si tratterebbe però di un verbo al presente (''supports'' in Goto), ma al perfetto.
252 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

fonologica tipica dell'aramaico. La paleografia non è di grande aiuto: Goto


(1973, p. 28), dopo un'accurata analisi, conclude che l'iscrizione, da lui datata
alla metà dell'VIII secolo, sarebbe paleograficamente aramaica, ma con
elementi ebraici, mentre Naveh (1970, p. 13; 1970b, p. 278), che la data alla fine
dell'VIII secolo o all'inizio del VII, osserva come solo la 'aleph tenda a una
fo1111a aramaica e sia difficile stabilire se l'iscrizione sia aramaica oppure
fenicia. Come giustamente osservato dallo studioso, è soprattutto il luogo del
ritrovamento che induce a ritenere l'iscrizione aramaica (1970, p. 13, nota 36;
1970b, p. 278).

Indicazioni bibliografiche
Kokhavi 1965 (editio princeps); Naveh 1970a, p. 13; Naveh 1970b, p. 278;
Goto 1973 (con fotografia e disegno); FK, p. 23; ARI Il, p. 417.

(g) Il tubo di argilla da Ninive

Durante gli scavi del 1930-1931 a Ninive, furono trovati diversi oggetti in
argilla con decorazioni nere. Fra di essi, il frammento di un tubo lungo, a
giudicare dalla fotografia, circa 16 cm, forse appartenente a una lampada e
databile all'VIII-VII secolo a.C. (Thompson, Harnilton 1932, p. 31 ), reca
un'iscrizione dipinta in caratteri semitici corsivi. Dato il luogo del ritrovamento,
è possibile che l'iscrizione sia aramaica, ma essa contiene purtroppo pochi
grafemi, che fu1111ano probabilmente il nome blfsw (Thompson, Hamilton 1932,
p. 30), l'accadico Balatsu (Ba-la-at-su). L'incertezza della lettura non è
dett::111tinata da lacune, ma proprio dal ductus corsivo che lega le lettere le une
alle altre e le costringe entro un quadrato della decorazione.

Indicazioni bibliografiche
Thompson, Hamilton 1932 (editio princeps); FK, p. 333; ARI II, p. 311.

(h) L'ostracon di Nimrud

Durante gli scavi a Forte Salmanassar, l'arsenale militare di Nimrud, fu ritrovato


nel 1957 un ostracon (circa I O x 5,5 cm) con iscrizioni in alfabeto semitico
occidentale dipinte su entrambe le facce. Tracciate con una certa cura, le lettere,
corsive, sono abbastanza ben leggibili. L'iscrizione consta di 6 righe sul lato
convesso (2 colonne) e 5 su quello concavo (1 colonna), contenenti solo in liste
di nomi. Considerato aramaico essenzialmente sulla base della paleografia e del
luogo di ritrovamento, e variamente datato all'VIII (Naveh 1970a, p. 14) o al
VII secolo a.C. (Segai 1957, p. 143; deve comunque precedere il 612 a.C., la
data della distruzione del palazzo), presenta nomi che trovano parziale riscontro
nell'antroponimia aramaica, ma ancora di più in quella ebraica, ammonita e
Parte II. I testi dell'aramaico antico 253

fenicia (per una loro analisi si rimanda a Segai 1957 e Becking 1988). Inoltre,
non viene usata la parola aramaica br nel patronimico, ma quella cananaica bn.
Annoverata da alcuni studiosi fra le iscrizioni ammonite (e registrata come
tale in Aufrecht 1989, pp. 118-124, con letteratura precedente; probabilmente
ammonita è considerata anche in FK, p. 333), sarebbe, secondo altri, opera di
uno scriba al servizio del palazzo, che utilizza l'aramaico, lingua diffusa
nell'amministrazione dell'impero assiro, per redigere una lista di nomi, di cui il
bn del patronimico farebbe parte integrante (Segai 1957, pp. 144-145). Secondo
Becking ( 1988, pp. 66-67), la varietà degli antroponimi delle iscrizioni sarebbe
dovuta al fatto che la lista enumererebbe deportati di diversa provenienza, che
erano forse impiegati, dato il luogo di ritrovamento dell' ostracon, nel
vettovagliamento dell'esercito: I' ostracon proviene dallo stesso edificio in cui
furono rinvenute liste concernenti la cavalleria e la stanza del suo ritrovamento
farebbe pensare a una cantina o dispensa per il vino (Segai 1957, p. 145).
Effettivamente, è impossibile deter 11J..inare la lingua dell' ostracon e forse di
lingua non si può neppure propriamente parlare nel caso di una lista di
antroponimi. Tuttavia, il fatto che I' ostracon sia stato rinvenuto in un palazzo
assiro rende probabile che la lingua d'uso degli scribi impiegati fosse l'aramaico
piuttosto che l'ammonita.

Indicazioni bibliografiche
Segai 1957 (editio princeps); Becking 1988; Aufrecht 1989, pp. 118-124; FK, p.
333; ARI II, p. 116.

(i) Le decorazioni di scettro da Khorsabad

La breve iscrizione di possesso l'srsr!jr si trova riprodotta su due distinti oggetti


da Khorsabad, uno oggi al Louvre e uno al Museo di Baghdad. Si tratta
probabilmente
,
di due decorazioni di scettro; l'oggetto del Louvre, trovato da
Paul-Emile Botta, è incompleto (CIS Il, 50 e tavola VIII 50a e b), ma quello del
Museo di Baghdad è integro ('Abada 1974, tavola 10) e, con le sue quattro
protomi leonine, molto simile alle decorazioni di scettro rinvenute da Layard a
Nimrud.
'srsr:jr è la trascrizione del nome assiro Assur-sarru-u~ur, <<0 Assur, proteggi
il re!>>,, che è ben documentato nella prosopografia neoassira (PNA Vl, pp. 218-
221). E probabile, come suggerito da Lemaire (1987b), che a essere menzionato
nelle due iscrizioni sia I' Assur-sarru-u~ur governatore di Que sotto Sargon II
(721-705 a.C.). L'iscrizione sarebbe così databile alla fine dell'VIII secolo a.C.
Ancora una volta, è la provenienza da un ambiente palatino neoassiro a
testimoniare in favore del fatto che le iscrizioni siano aramaiche.

Indicazioni bibliografiche
CIS II, 50, p. 54 e tavola VIII, 50a e 50b; 'Abada 1974, pp. 333-334 e tavola 10;
Lemaire 1987b; ARI Il, p. 292.
APPENDICE PALEOGRAFICA
1. La scrittura aramaica

La scrittura aramaica trae origine, in ultima analisi, da una delle linee evolutive
presenti nelle iscrizioni protocananaiche. Queste sono un gruppo di alcune
decine di iscrizioni, per lo più molto brevi, che vanno datate tra il XVI e il XII
sec. a.e. La loro scrittura (Tavv. 1-11) si originò da quella egizia all'epoca della
dominazione degli Hyksos sul Delta del Nilo, e diede a sua volta origine ad una
linea evolutiva che è attestata in oltre quaranta punte di freccia (Tavv. 1-11), e
che è poi, sostanzialmente, la scrittura fenicia (Tavv. 1-11). Da quest'ultima gli
Aramei mutuarono le lettere che essi utilizzarono, e che, nelle iscrizioni più
arcaiche, sono sostanzialmente identiche a quelle fenicie, a parte quattro (daleth,
waw, kaph, mem).
La scrittura aramaica è classificata da Joseph Naveh come monumentale,
perché attestata soprattutto in iscrizioni ufficiali, e corsiva, perché resa più
sbrigativamente, per esigenze della vita di tutti i giorni, o con inchiostro. Una
terza branca della scrittura aramaica è stata definita ''argillary'' da Liebe1111an,
perché tracciata su tavolette d'argilla, ma in questo scritto verrà toccata solo
marginalmente.

2. La scrittura monumentale di Tell lJ:alaf e Teli Fekherye

Nella scrittura aramaica monumentale troviamo tre linee evolutive. In realtà la


linea evolutiva principale raccoglie tutte le iscrizioni, meno due: ma queste due
sono molto importanti.
La prima di queste due è considerata la più antica iscrizione aramaica, e si
trova sul cosiddetto ''altarino'' di Teli I:Ialaf, da datare probabilmente alla fine
del X sec. a.e. L'altarino andò perduto durante la Seconda Guerra Mondiale; ma
rimangono delle fotografie, che però non eliminano tutte le difficoltà nella sua
classificazione, dato che attesta una linea evolutiva alquanto diversa da quella
principale: tanto che gli studiosi ne danno letture discordanti. La prima e
l'ottava lettera sono concordemente lette come zayin; la seconda è quasi sempre
considerata una daleth; la terza è da diversi studiosi letta come nun, da altri,
forse meglio, come mem; la quarta è sicuramente una taw; quindi abbiamo una
beth e una 'ayin; il settimo segno è una crux desperationis: la lettura preferita è
lamed, perché questo darebbe la parola b'l (Ba'al), ma le perplessità rimangono;
la nona e la dodicesima lettera vanno lette yodh; abbiamo poi una kaph e una
beth; è forse presente una terza zayin in alto (Tav. Ili).
La scrittura aramaica sulla statua di Teli Fekherye (Tav. Ili) ha fatto molto
discutere gli studiosi fin dalla scoperta, nel 1979, per la fo1111a peculiare di
258 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

alcune lettere. In particolare la daleth presenta la fo11r1a a triangolo caratteristica


delle iscrizioni fenicie più arcaiche (Tav. I); la waw ha un piccolo piedistallo,
che trova un parallelo solo in un paio di iscrizioni su punte di freccia, datate
all'XI sec. a.C. (Tav. I); la kaph mostra la fu1111a a forchetta, presente
nell'ostracon di 'Izbet Sartah e in una punta di freccia databile intorno al 1000
a.C. (Tav. I); è inconsueta la fo1111a della lamed, che non trova riscontro in tutte
le altre attestazioni del I millennio a.C.: essa potrebbe essere confrontata solo
con le lamed presenti nell'ostracon di 'Izbet Sartah, databile all'inizio del XII
sec. a.C. (Tav. Il); la mem ha la fo1111a verticale presente nelle iscrizioni fenicie
più arcaiche (Tav. Il); la samekh è resa da tre sbarre orizzontali, poste una sotto
l'altra, dall'ultima delle quali pende un'appendice; la 'ayin ha il punto in mezzo,
presente solo in alcune iscrizioni fenicie arcaiche e in alcune punte di freccia
(Tav. Il), datate dagli studiosi tra il XII e !'XI sec. a.C., e in un'iscrizione
aramaica datata all'800 a.e. (Tav. V: 'ayin 2); la qoph presenta una fo1111a che è
chiaramente più vicina all'unica attestazione protocananaica e a due delle tre
attestazioni su punte di freccia (Tav. Il), datate all'XI sec. a.C. (ma va ricordato
che una fo1111a simile è presente in un'iscrizione fenicia (Tav. Il) del X sec.
a.C.); la taw ha la fo1111a a croce o a X presente nelle iscrizioni protocananaiche,
su punte di freccia e nelle iscrizioni fenicie più arcaiche (Tav. Il). Ma è
soprattutto la $ade a dare problemi: essa infatti non sembra per niente
confrontabile né con le altre attestazioni aramaiche, né con quelle fenicie ed
ebraiche; nelle iscrizioni protocananaiche (Tav. Il) troviamo due varianti: una
con l'aspetto di un sacchetto, che probabilmente, come nelle iscrizioni
protosinaitiche, aveva come agente acrofonico la parola che in ebraico suonava
$eri5r, ''sacchetto legato''; l'altra con una fu1·111a non facilmente definibile. Anche
nelle iscrizioni su punte di freccia (Tav. Il) troviamo fo1111e che, benché talvolta
diversamente orientate sul piano, sono facilmente riconducibili alle attestazioni
presenti nella scrittura fenicia e aramaica; tuttavia un'attestazione, presente sulla
punta di freccia di 'Aba' figlio di 'Astart, è chiaramente riconoscibile come
l'immagine di un serpente con la bocca spalancata: questo, immediatamente ci
induce a riconoscere anche nella $ade di Teli Fekherye la figura di un serpente
con la bocca aperta, sebbene orientata verso l'alto. E così si comprende anche
quale sia l'archetipo delle attestazioni protocananaiche inspiegate e delle fo1111e
presenti nelle scritture fenicia, aramaica ed ebraica: l'archetipo è un serpente
con la bocca aperta, però stilizzata, a volte più, a volte meno, ma comunque a
sufficienza da non pe1111ettere più il riconoscimento del!' archetipo. L'agente
acrofonico di questo segno potrebbe essere individuato nel!' ebraico $epa ',
''vipera''.
Come ho già detto, tutte le altre iscrizioni aramaiche sono scritte sulla base
della linea evolutiva principale. Rispetto alle lettere fenicie più anticamente
attestate, da cui questa linea evolutiva deriva direttamente, quattro lettere
mostrano una fo1111a più evoluta: come ho già detto, esse sono la daleth, la waw,
la kaph, la mem. Di seguito analizzerò le singole lettere di questa linea evolutiva
della scrittura aramaica, suddividendole nei due stili individuati da Naveh.
Appendice paleografica 259

3. Le lettere delle altre iscrizioni monumentali

La 'aleph sostanzialmente è composta da una linea verticale attraversata da due


linee orizzontali, quasi parallele, che si uniscono a sinistra della linea verticale
(Tav. IV: 'aleph Monumentale l-2). La lettera si presenta sostanzialmente
immutata per tutto il VII secolo (Tav. IV: 'aleph Mon. 3).
La beth, nelle iscrizioni più antiche, presenta sostanzialmente la forma
mutuata dal fenicio, sia con la testa spigolosa (Tav. IV: beth Mon. l), sia più
arrotondata (Tav. IV: beth Mon. 2).
La gimel è fo1111ata da una linea che, partendo dal basso, si dirige verso l'alto
a sinistra; ad un certo punto la linea si dirige verso il basso, fo1111ando un angolo
acuto (Tav. IV: gimel Mon. 1); è lettera che si evolve poco (Tav. IV: gimel Mon.
2), anche se può cambiare legge1111e;;nte l'inclinazione sul piano (Tav. IV: gimel
Mon. 3).
Della daleth, rispetto all'archetipo fenicio, in cui ha l'aspetto di un triangolo,
viene tracciata pi1111a la base (partendo da destra), prolungando alquanto poi
verso il basso il terzo lato (Tav. IV: daleth Mon. 1); questa è, sostanzialmente,
la fo1·111a della lettera, anche quando vengono smussati gli angoli (Tav. IV:
daleth Mon. 2).
La he si compone di una linea verticale alquanto prolungata verso il basso,
che ha tre sbarrette orizzontali, una sotto l'altra, nella parte superiore della linea
verticale (Tav. IV: he Mon. 1), talvolta un po' inclinata verso sinistra (Tav. IV:
he Mon. 2); raramente si possono avere quattro sbarre orizzontali (Tav. IV: he
Mon. 3).
La waw, nello stile monumentale, presenta una fo1111a legge1111t:nte diversa
rispetto ali' archetipo fenicio: la lineetta verticale che, partendo dal centro della
mezzaluna, si prolungava alquanto verso il basso, nella scrittura aramaica si è
spostata verso destra (Tav. IV: waw Mon. 1-2); questa fo1111a rimane
sostanzialmente invariata ancora nel VII secolo (Tav. IV: waw Mon. 3).
La zayin nelle più antiche attestazioni ha la stessa fo1·111a dell'archetipo
fenicio (Tav. IV: zayin Mon. I), ma già nell'VIII sec. a.e. l'influenza del
corsivo porta a tracciare la lettera più velocemente (Tav. IV: zayin Mon. 2),
tanto che quest'ultima è la fo1111a più diffusa nel VII secolo (Tav. IV: zayin
Mon. 3).
La beth, nello stile monumentale, è fo1111ata da due linee verticali parallele,
collegate da tre sbarrette orizzontali (Tav. IV: beth Mon. 1); la lettera qualche
volta, già nell'VIII secolo, perde una sbarretta orizzontale (Tav. IV: beth Mon.
2); nel VII sec. a.e. la beth rimane solitamente con una sola sbarretta
orizzontale (Tav. IV: beth Mon. 3).
La /eth, inizialmente, è costituita da un cerchio con una croce all'interno
(Tav. IV: /eth Mon. 1); poi la croce interna perde una sbarretta (Tav. IV: /eth
Mon. 2), e la lettera è costituita da un cerchio con una linea interna.
La yodh, nella scrittura monumentale, mostra la stessa fo1111a mutuata dalla
scrittura fenicia (Tav. IV: yodh Mon. 1), che sostanzialmente non cambia anche
nel VII secolo (Tav. IV: yodh Mon. 2).
260 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

La kaph, nella linea evolutiva principale dell'aramaico, ha modificato la propria


for111a, rispetto all'archetipo, allungando verso il basso la linea esterna destra
(Tav. IV: kaph Mon. l, 2); ben presto quelle che erano state la linea esterna
sinistra e la linea verticale centrale si riuniscono prima di toccare la linea esterna
destra (Tav. IV: kaph Mon. 3); il contemporaneo corsivo influenza
ulteriu1111ente l'evoluzione della lettera: già alla metà dell'VIII secolo quelle che
erano state la linea esterna sinistra e la linea verticale centrale si fondono e
diventano un unico tratto curvo (Tav. IV: kaph Mon. 4).
La lamed è lettera che non si evolve molto, nella linea evolutiva principale,
ed è composta da una linea verticale legger111cnte inclinata, che in basso piega
verso destra (Tav. V: lamed Mon. 1, 2).
La mem, rispetto all'archetipo fenicio, fa ruotare la parte superiore della
lettera verso sinistra (Tav. V: mem Mon. 1, 2), arrotondando poi gli spigoli
(Tav. V: mem Mon. 3), talvolta risentendo in maniera notevole l'influenza del
corsivo (Tav. V: mem Mon. 4); la for111a rimane sostanzialmente invariata anche
nel VII secolo (Tav. V: mem Mon. 5).
La nun è for111ata da una linea spezzata disposta verticalmente (Tav. V: nun
Mon. 1), che si evolve poco (Tav. V: nun Mon. 2) rispetto all'archetipo.
La samekh era resa da una linea verticale attraversata da tre sbarre
orizzontali (Tav. V: samekh Mon. l); talvolta la linea verticale parte proprio
dalla prima sbarretta orizzontale (Tav. V: samekh Mon. 2); talvolta la lettera è
un po' inclinata verso sinistra (Tav. V: samekh Mon. 3); quando le lettere sono
in rilievo la linea verticale si trasfur111a in un'appendice posta sotto la terza
sbarretta orizzontale (Tav. V: samekh Mon. 4).
La 'ayin è costituita semplicemente da un cerchio (Tav. V: 'ayin Mon. 1), in
un solo caso con il punto in mezzo (Tav. V: 'ayin Mon. 2).
La pe è lettera che, sostanzialmente, non si evolve (Tav. V: pe Mon. 1, 2).
La $ade, nella scrittura monumentale, è costituita da una linea verticale dalla
cui parte alta, a destra, parte una linea orizzontale spezzata (Tav. V: $ade Mon.
1); questa for111a sostanzialmente rimane invariata anche nel VII secolo (Tav. V:
$ade Mon. 2).
La qoph è costituita da un cerchio attraversato da una linea verticale che si
prolunga alquanto verso il basso (Tav. V: qoph Mon. l); talvolta, per influenza
del contemporaneo corsivo, si apre in alto a destra (Tav. V: qoph Mon. 2).
La res, nella scrittura monumentale, non si discosta mai dall'archetipo (Tav.
V: res Mon. 1, 2).
La sin si presenta confo1111c all'archetipo (Tav. V: sin Mon. 1) per tutto
l'VIII secolo, ma nel VII sec. a.C. mostra talora la tendenza a fondere le linee
verticali interne (Tav. V: sin Mon. 2).
La taw, nello stile monumentale, si presenta come una linea verticale tagliata
in alto da una lineetta orizzontale, solitamente inclinata verso sinistra (Tav. V:
taw Mon. 1); raramente sembra evidenziarsi la tendenza a perdersi la parte
sinistra del trattino orizzontale (Tav. V: taw Mon. 2).
Appendice paleografica 261

4. Le lettere della scrittura corsiva

La 'aleph, partendo da una fo1111a sostanzialmente identica a quella della


scrittura monumentale (Tav. IV: Corsivo 1), in seguito ad una più veloce e
sbrigativa esecuzione della lettera (Tav. IV: 'aleph Cors. 2), nella scrittura con
inchiostro comincia ad evolversi già nella prima metà dell'VIII sec. a.C. (Tav.
IV: 'aleph Cors. 3), finché nella scrittura corsiva, passando attraverso una fo1111a
in cui la linea verticale veniva tracciata per prima (verosimilmente partendo
dall'alto), mentre le due lineette quasi-orizzontali erano tracciate con un unico
movimento dello stilo, che, partendo da destra, arrivava alla linea verticale per
tornare subito indietro (Tav. IV: 'aleph Cors. 4), alla metà del VII secolo, nella
scrittura con inchiostro, troviamo il ductus della lettera sostanzialmente
modificato: era tracciato prima il tratto verticale, partendo dall'alto a sinistra,
poi le due lineette, precedentemente quasi-orizzontali, partendo dal basso erano
tracciate, con veloce movimento del pennello, prima quella inferiore, poi quella
superiore, che arrivava a toccare la linea verticale (Tav. IV: 'aleph Cors. 5).
La beth, nella scrittura corsiva, dapprima mantiene la forma tipica della
scrittura monumentale (Tav. VI: beth Cors. 1), ma spesso già nell'VIII secolo
(Tav. IV: beth Cors. 2, 3), e regolarmente nel VII, presenta una fo11t1i:l in cui la
parte superiore della lettera si apre (Tav. IV: beth Cors. 4): quest'ultima fo11t1i:l
diviene peculiare dell'aramaico, tanto che pe1111ette, a prima vista, di riconoscere
come aramaica un'iscrizione che la contenga.
La gimel nella scrittura corsiva non cambia sostanzialmente fo1111a rispetto
alla scrittura monumentale, sia nell'VIII (Tav. IV: gimel Cors. 1-2) che nel VII
secolo (Tav. IV: gimel Cors. 3).
La daleth, ne.ila scrittura corsiva, presenta la stessa fo1111a che abbiamo visto
nella scrittura monumentale, che la testa della lettera sia spigolosa (Tav. IV:
daleth Cors. 1) o con gli angoli arrotondati (Tav. IV: daleth Cors. 2); tuttavia,
già nell'VIII sec. a.C., anche la testa di questa lettera comincia ad aprirsi, come
vediamo nella scrittura a inchiostro (Tav. IV: daleth Cors. 3-4).
Nella scrittura corsiva, inizialmente la he presenta la fu1111a tipica dello stile
monumentale (Tav. IV: he Cors. 1); tuttavia, già nell'VIII secolo, la lettera
presenta un'evoluzione interessante: nella scrittura a inchiostro, le sbarrette
orizzontali seconda e terza cominciano ad essere tracciate con un unico tratto di
pennello (Tav. IV: he Cors. 2), talora praticamente congiunte con la prima
sbarretta orizzontale (Tav. IV: he Cors. 3), passando attraverso una fase in cui la
seconda e terza sbarretta sono ridotte ad un trattino pendente, tracciato nella
parte centrale della lettera (Tav. IV: he Cors. 4); infine, nel VII sec. a.C. la
lettera viene tracciata con solo tratto (Tav. IV: he Cors. 5).
La waw, nella scrittura corsiva, presenta sostanzialmente la stessa fo1111i:l già
vista nello stile monumentale; l'unica differenza è che essa viene tracciata, nella
scrittura a inchiostro, senza alzare il pennello (Tav. IV: waw Cors. 1),
probabilmente partendo da sinistra.
La zayin, nella scrittura corsiva, già nell'VIII secolo ha sempre la fu1111i:l a
fo1111a di Z (Tav. IV: zayin Cors. 1); successivamente assume una fo1111i:l
262 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

ondeggiante (Tav. IV: zayin eors. 2-3), che finisce con il diventare una lineetta
disposta obliquamente (Tav. IV: zayin eors. 4).
La /:zeth, nella scrittura corsiva, nell'VIII secolo, presenta la fo1111a con tre
sbarrette orizzontali (Tav. IV: /:zeth eors. 1), ma ben presto perde una (Tav. IV:
/:zeth eors. 2) o due (Tav. IV: beth eors. 3) delle tre sbarrette interne; e nel tardo
VIII e nel VII secolo a.e. si trovano solo heth con una sola sbarretta orizzontale

(Tav. IV: Beth eors. 4-5).


La feth, nella scrittura corsiva con inchiostro, si apre in alto, e la linea interna
diventa un punto (Tav. IV: feth eors. 1), finché la lettera viene tracciata con un
unico tratto, e il punto diviene un'appendice rivolta verso l'interno (Tav. IV:
feth eors. 2).
La yodh, nella scrittura corsiva, mostra inizialmente la stessa fo1111a
dell'archetipo (Tav. IV: yodh eors. 1), ma nella scrittura con inchiostro la lettera
viene tracciata sbrigativamente, mentre la lineetta orizzontale centrale è
praticamente ridotta ad un punto (Tav. IV: yodh eors. 2); nel VII secolo la
lettera diventa talvolta una lineetta obliqua dalla cui parte mediana parte
un'appendice verso il basso a sinistra (Tav. IV: yodh eors. 3).
La kaph, nella scrittura corsiva, mostra la fo1111a in cui quelle che erano state
la linea esterna sinistra e la linea verticale centrale si riuniscono prima di toccare
la linea esterna destra (Tav. IV: kaph eors. 1); ma già nell'VIII sec. a.e. l'uso
dell'inchiostro induce a rendere la linea esterna sinistra e la linea verticale
centrale con un unico tratto (Tav. IV: kaph eors. 2) anche su metallo (Tav. IV:
kaph eors. 3); nel VII secolo addirittura l'intera lettera viene tracciata senza
alzare il pennello (Tav. IV: kaph eors. 4 ).
La lamed, anche nella scrittura corsiva, non si evolve molto, restando
sostanzialmente invariata sia nell'VIII (Tav. V: lamed eors. 1) che nel VII sec.
a.e. (Tav. V: lamed eors. 2).
Nella scrittura corsiva, la mem mostra la fo1111a attestata nello stile
monumentale (Tav. V: mem eors. 1-2-3); tuttavia sia nell'VIII sia nel VII
secolo, nella scrittura con inchiostro, la lettera può essere realizzata
sbrigativamente con due veloci tratti (Tav. V: mem eors. 4-5) .
. L'archetipo della nun, nella scrittura corsiva (Tav. V: nun eors. 1), si
riconosce facilmente; tuttavia nella scrittura con inchiostro, nel VII sec. a.e., la
lettera viene anche tracciata con un'unica linea verticale non spezzata (Tav. V:
nun eors. 2).
La samekh, nella scrittura corsiva, viene resa sbrigativamente (Tav. V:
samekh eors. 1-2): ma l'archetipo è sempre riconoscibile; tuttavia nella scrittura
con inchiostro la lettera viene tracciata senza alzare il pennello (Tav. V: samekh
eors. 3); ma già nell'VIII secolo si può perdere una sbarretta orizzontale (Tav.
V: samekh eors. 4); l'evoluzione può proseguire con una sempre più veloce
esecuzione corsiva (Tav. V: samekh eors. 5).
La 'ayin, nella scrittura corsiva, nell'VIII secolo è sempre costituita da un
cerchio (Tav. V: 'ayin eors. 1) anche nella scrittura con inchiostro (Tav. V:
'ayin eors. 2); ma nel VII sec. a.e. la lettera si apre in alto (Tav. V: 'ayin eors.
3).
Appendice paleografica 263

La pe, anche nella scrittura corsiva, non presenta sostanzialmente un'evoluzione


significativa (Tav. V: pe Cors. l-2), anche se lo scrivente è persona poco
scolarizzata (Tav. V: pe Cors. 3).
La $ade, nella scrittura corsiva, mantiene sostanzialmente la fo1111a tipica
dello stile monumentale (Tav. V: $ade Cors. 1); anche nella scrittura con
inchiostro si riconosce l'archetipo (Tav. V: $ade Cors. 2-3); tuttavia nella
scrittura a inchiostro sulle tavolette d'argilla troviamo anche forrne tracciate in
modo più sbrigativo (Tav. V: $ade Cors. 4).
La qoph, nella scrittura corsiva, raramente presenta la fo1111a tipica dello stile
monumentale (Tav. V: qoph Cors. 1); a volte il mezzo cerchio di destra è più
basso rispetto a quello di sinistra (Tav. V: qoph Cors. 2); nella scrittura con
inchiostro la lettera si apre in alto (Tav. V: qoph Cors. 3); anche con l'apice
aperto, la parte destra sovente è più in basso rispetto all'altra parte (Tav. V:
qoph Cors. 4); nel VII secolo la scrittura con l'inchiostro porta a tracciare la
lettera in modo sempre più sbrigativo (Tav. V: qoph Cors. 5).
La res, nella scrittura corsiva, nell'VIII secolo, presenta la stessa forma che
troviamo nello stile monumentale (Tav. V: res Cors. 1); anche nella scrittura
con inchiostro (Tav. V: res Cors. 2) non si discosta dall'archetipo; ma già
nell'VIII sec. a.C. e, ovviamente, nel VII, troviamo che la lettera può presentare
l'apice aperto (Tav. V: resCors. 3-4).
La sin, nella scrittura corsiva, inizialmente presenta forrne uguali a quelli
presenti nella scrittura monumentale (Tav. V: sin Cors. 1) anche nella scrittura
con inchiostro (Tav. V: sin Cors. 2), ma già nel corso dell'VIII sec. a.C. le linee
verticali interne mostrano la tendenza a fondersi (Tav. V: sin Cors. 3), anche se
ancora nel VII secolo la forma prevalente è quella in cui tutte le quattro lineette
verticali sono tracciate chiaramente (Tav. V: sin Cors. 4).
La taw, nella scrittura corsiva, benché sia ben presente la for111a
predominante nella scrittura monumentale (Tav. V: taw Cors. 1-2), assume
talvolta la fo1·111a in cui tende a perdersi la parte sinistra della lineetta orizzontale
(Tav. V: taw Cors. 3-4), che diventa la no1111a nel VII secolo (Tav. V: taw Cors.
5), quando mostra anche la tendenza ad incurvare verso il basso la parte destra
della lineetta (Tav. V: taw Cors. 6).

Come ho già detto, lo stile definito ''argillary'' è stato qui toccato solo
marginalmente. Per il suo studio, e per lo studio degli ulteriori e complessi
sviluppi della scrittura aramaica, si rimanda il lettore a: Abou-Assaf, Bordreuil,
Millard 1982; Amadasi Guzzo 1987b; Attardo 2002; Attardo 2007; Attardo
2008; Attardo 2008-2009; Avigad, Sass 1997; Colless 1988; Colless 1991;
Cross 1980; Dankwarth, Mi.iller 1988; Deutsch, Heltzer 1994; Fales 1983b;
Fales, Bachelot, Attardo 1996, pp. 111-121 e figg. 4-5-6; Fales et al. 2005;
Naveh 1970a; Naveh 1987a; Peckham 1968; Rollig 1997.
264 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

Protocananaico Pwtte di freccia Fenicio

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TAVOLA I

Protocananaico: 'aleph (partendo da sinistra, placca da Sichem A: XV - XIV sec. a.C.;


ostracon da Beth Shemesh: XIII sec. a.C.; coppa da Qubur el-Walaydah: 1200 a.C.;
brocca da Lachish: XIII sec. a.C.; ostracon da 'Izbet Sartah: inizio XII sec. a.C.); beth
(coccio da Gezer: XVI - XV sec. a.C.; coccio da Lachish: XIV sec. a.C.; ostracon da
Beth Shemesh (due): XIII sec. a.C.; vaso da Lachish: XIII sec. a.C.); gimel (giara da
Gezer (Colless 1991, 22, n. 13): XVII - XVI sec. a.C.; coppa da Teli el-'Ajjul: XIV -
XIII sec. a.C.); daleth (manico di giara da Khirbet Raddana: XIII sec. a.C.; coccio da
Sarepta: XII sec. a.C.; coccio da ManaJ:iat: inizio XI sec. a.C.); he (coccio di vaso da
Lachish: XIV sec. a.C.; ostracon da 'Izbet Sartah: inizio XII sec. a.C.); waw (coccio di
vaso da Lachish: XIV sec. a.C.; ostracon da 'Izbet Sanah: inizio XII sec. a.C.); zayin
(ostracon da 'Izbet Sanah: inizio XII sec. a.C.; ostracon da Beth Shemesh: XIII sec. a.C.;
coperchio di turibolo da Lachish: XIV sec. a.C.); beth (ostracon da 'Izbet Sanah: inizio
XII sec. a.C.; ostracon da Beth Shemesh: XIII sec. a.C.); feth (ostracon da 'Izbet Sanah:
inizio XII sec. a.C.); yodh (ostracon da Lachish: XIV - XIII sec. a.C.; vaso da Qubur el-
Walaydah: 1200 a.C.; coccio da Sarepta: XII sec. a.C.); kaph (placca da Sichem A: XV -
Appendice paleografica 265

XIV sec. a.C.; coccio da Gezer: XV sec. a.C.; manico da Tel1 el- 'Ajjul: XIV - XIII sec.
a.C.; ostracon da 'Izbet Sartah: inizio XII sec. a.C.).

Punte di freccia: 'aleph (partendo da sinistra, frecce da el-Khaçlr IV: tardo XII sec. a.C.;
di 'Eliba'al: tardo XI sec. a.C.; di 'AJ:ia' figlio di 'Any: metà XI sec. a.C.); beth (frecce
da el-Khaçlr III: tardo XII sec. a.C.; di Zakarba'al figlio di Ben-'Anat: tardo XI sec. a.C.;
di Mahiran figlio di 'Abdy: fine XI - inizio X sec. a.C.); gimel (frecce di Gerba'al: metà

XI sec. a.C.; di Semram: seconda metà XI sec. a.C.); daleth (frecce da el-Khaçlr III: tardo
XII sec. a.C.; di 'Abd'elim figlio di 'Aky: metà XI sec. a.C.); he (freccia di Mahiran
figlio di YTL: 1100 a.C.); waw (frecce di Wery: inizio X sec. a.C.; di YawJ:ianan uomo
di 'Oziba'al: fine XI sec. a.C.); zayin (freccia di Zakarba'al figlio di Ben'anat: tardo XI

sec. a.C.); beth (frecce da el-Khaçlr I e II: tardo XII sec. a.C.; di S' figlio di 'Abdy: fine
XI sec. a.C.; di Yakkiba'al fratello di Sumba'al: fine XI - inizio X sec. a.C.; BMl (Milik
1961): 1000 a.C.); feth (freccia di Bana': fine XI sec. a.C.); yodh (frecce dell'uomo di
Kition: tardo XI sec. a.C.; di 'Abd'elim figlio di 'Aky: metà Xl sec. a.C.; di Gerba'al:
metà XI sec. a.C.); di Yatar~idq uomo di 'Ummi'a: metà XI sec. a.C.); kaph (frecce di
Zakarba'al re di 'Amurru: seconda metà XI sec. a.C.; dell'uomo di Kition: tardo XI sec .

a.C.; di Yakkiba'al fratello di Sumba'al: fine XI- inizio X sec. a.C.).

Fenicio: 'aleph (partendo da sinistra, spatola di bronzo da Biblo KAI 3: X sec. a.C.;
iscrizione di' Abiba'al KAI 5: ultimo terzo del X sec. a.C.; sarcofago di' Al:iiram KAI 1:
fine XI sec. a.C.; iscrizione di 'Eliba'al KAI 6: fine X - inizio IX sec. a.C.); beth (cono
d'argilla 7765 da Biblo: inizio XI sec. a.C.; iscrizione arcaica di Cipro KAI 30: IX sec.
a.C.; sarcofago di 'Al:iiram KAI 1: fine XI sec. a.C.; iscrizione di Sipitba'al KAI 7: fine
X sec. a.C.); gimel (iscrizione di Yel:iimilk KAI 4: metà X sec. a.C.; iscrizione di
'Eliba'al KAI 6: fine X - inizio IX sec. a.C.); daleth (cono d'argilla 7765 da Biblo: inizio
XI sec. a.C.; iscrizione arcaica di Cipro KAI 30: IX sec. a.C.; stele di Nora KAI 46: IX
sec. a.C.; piatto frammentario da Kition (Kit. 1435): 800 a.C.); he (sarcofago di' AJ:iiram
KAI I: fine XI sec. a.C.; iscrizione di YeJ:iimilk KAI 4: metà X sec. a.C.; iscrizione
arcaica di Cipro KAI 30: IX sec. a.C.; giara A 382/1 da Hazor: 900 a.C.); waw

(sarcofago di 'Al:iiram KAI 1: fine XI sec. a.C.; iscrizione di Sipitba'al KAI 7: fine X
sec. a.C.; piatto frammentario da Kition (Kit. 1435): 800 a.C.); zayin (spatola di bronzo
da Biblo KAI 3: X sec. a.C.; iscrizione arcaica di Cipro KAI 30: IX sec. a.C.; piatto
frammentario da Kition (Kit. 1435): 800 a.C.); /:ieth (cono d'argilla 7765 da Biblo: inizio
Xl sec. a.C.; iscrizione di Yel:iimilk KAI 4: metà X sec. a.C.; spatola di bronzo da Biblo
KAI 3: X sec. a.C.); feth (sarcofago di 'Al:iiram KAI 1: fine XI sec. a.C.; iscrizione di

Sipitba'al KAI 7: fine X sec. a.C.); yodh (sarcofago di' Al:iiram KAI I: fine XI sec. a.C.;

iscrizione di Sipitba'al KAI 7: fine X sec. a.C.); kaph (sarcofago di 'AJ:iiram KAI 1: fine

Xl sec. a.C.; iscrizione di Sipitba'al KAI 7: fine X sec. a.C.; stele di Nora KAI 46: IX
sec. a.C.).
266 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi
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Protocananaico Punte di freccia Fenicio

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TAVOLA II

Protocananaico: lamed (partendo da sinistra, ostracon da Beth Shemesh: XIII sec. a.e.;
vaso da Lachish: XIII sec. a.e.; coppa da Qubur el-Walaydah: 1200 a.e.; coccio da
Manabat: inizio XI sec. a.e.); mem (giara da Gezer (eolless 1991, 22: 01, 9): XVII -
XVI sec. a.e.; coppa da Qubur el-Walaydah: 1200 a.e.; ostracon da Beth Shemesh: XIII
sec. a.e.; placca da Sichem A: XV - XIV sec. a.e.); nun (coccio da Gezer: XVI - XV
sec. a.e.; placca da Sichem B: XVI sec. a.e.; ostracon da Beth Shemesh: XIII sec. a.e.);
samekh (giara da Gezer (eolless 1991, 22: 01, 3): XVII - XVI sec. a.e.; pugnale da
Lachish: 1600 a.e.; ostracon da 'lzbet Sartah: inizio XII sec. a.e.); 'ayin (ostracon da
Lachish: XIV - XIII sec. a.e.; ostracon da Beth Shemesh: XIII sec. a.e.; coccio da Teli
el-1:Iesi: XIII sec. a.e.); pe (coppa da Qubur el-Walaydah: 1200 a.e.); $ade (manico di
giara da Teli I:Ialif: XIII sec. a.e.; pugnale da Lachish: 1600 a.e.; coccio di vaso da
Lachish: XIV sec. a.e.; ostracon da 'lzbet Sartah: inizio XII sec. a.e.); qoph (ostracon
da 'Izbet Sartah: inizio XII sec. a.e.); res (placca da Sichem A: XV - XIV sec. a.e.;
pugnale da Lachish: 1600 a.e.; ostracon da Lachish: XIV - XIII sec. a.e.; ostracon da
'Izbet Sartah (due): inizio XII sec. a.e.); sin (coccio di vaso da Lachish: XIV sec. a.e.;
Appendice paleografica 267

ostracon da 'Izbet Sartah: inizio XII sec. a.C.; vaso da Qubur el-Walaydah: 1200 a.C.;
sigillo cilindrico di St. Louis: XIV sec. a.C.); taw (coccio da I:Iafior: XIII sec. a.C.;
coccio da Lachish: XIV sec. a.C.).

Punte di freccia: lamed (partendo da sinistra, frecce da el-Kha<;lr I: tardo XII sec. a.C.;
dell'uomo di Kition: tardo XI sec. a.C.; di Mahiran figlio di YTL: 1100 a.C.; di
'Abd'elim figlio di 'Aky: metà XI sec. a.C.); mem (frecce di Tadiba'al: metà X sec. a.C.;
di Malkiram figlio di 'Abdy (Bordreuil, Briquel-Chatonnet 1999): seconda metà XI sec.
V V

a.C.); nun (frecce di Sernram: seconda metà XI sec. a.C.; di S' figlio di 'Abdy: fine XI
sec. a.C.; di Pady figlio di Qery: 1000 a.C.); samekh (freccia di Suwar: prima metà XI
sec. a.C.); 'ayin (frecce da el-Kha<;lr II: tardo XII sec. a.C.; dell'uomo di Kition: tardo XI
sec. a.C.); pe (frecce di Bana': fine XI sec. a.C.; di Paqai)y: metà XI sec. a.C.); $ade
V

(frecce da el-Kha<;lr IV: tardo XII sec. a.C.; di Semram: seconda metà XI sec. a.C.; di
'Eliba'al: tardo XI sec. a.C.; di 'AJ:ia' figlio di 'Astart: metà XI sec. a.C.; di 'Adonisu'a:
XI sec. a.C.); qoph (frecce di Pady: 1000 a.C.; di Paqai)y: metà XI sec. a.C.); res (frecce
V

di Zakarba'al figlio di Ben'anat: tardo XI sec. a.C.; di Sernram: seconda metà XI sec.
a.C.; di 'AJ:ia' figlio di 'Astart: metà XI sec. a.C.); sin (frecce di Yatar~idq uomo di
'Ummi'a: metà XI sec. a.C.; di Suwar: prima metà XI sec. a.C.; di 'AI:ia' figlio di
'Astart: metà XI sec. a.C.); taw (freccia di' AJ:ia' figlio di 'Astart: metà XI sec. a.C.).

Fenicio: lamed (partendo da sinistra, sarcofago di 'AJ:iiram KAI 1: fine XI sec. a.C.;
spatola di bronzo da Biblo KAI 3: X sec. a.C.); mem (cono d'argilla 11687 da Biblo:
metà XI sec. a.C.; spatola di bronzo da Biblo KAI 3: X sec. a.C.; frammento di stele da
V

Bosa CIS I I 62: metà IX sec. a.C.; iscrizione di Sipitba'al KAI 7: fine X sec. a.C.); nun
V

(sarcofago di 'AJ:iiram KAI 1: fine XI sec. a.C.; iscrizione di Sipitba'al KAI 7: fine X
sec. a.C.); samekh (sarcofago di 'AJ:iiram KAI 1: fine XI sec. a.C.; spatola di bronzo da
Biblo KAI 3: X sec. a.C.; stele di Kilamuwa KAI 24: 825 B.C.); 'ayin (sarcofago di
'AJ:iiram KAI 1: fine XI sec. a.C.; vaso di bronzo da Tekke: tardo XI sec. a.C.); pe
(spatola di bronzo da Biblo KAI 3: X sec. a.C.; sarcofago di 'AJ:iiram KAI 1: fine Xl sec.
a.C.); $ade (stele di Nora KAI 46: IX sec. a.C.; iscrizione da Hassan Beyli KAI 23: VIII
- VII sec. a.C.); qoph (iscrizione di YeJ:iimilk KAI 4: metà X sec. a.C.; iscrizione arcaica
V

di Cipro KAI 30: IX sec. a.C.; iscrizione di Sipitba'al KAI 7: fine X sec. a.C.); res
(iscrizione di 'Eliba'al KAI 6: fine X - inizio IX sec. a.C.; piatto frammentario da Kition
(Kit. 1435): 800 a.C.); sin (spatola di bronzo da Biblo KAI 3: X sec. a.C.; stele di Nora
KAI 46: IX sec. a.C.); taw (spatola di bronzo da Biblo KAI 3: X sec. a.C.; iscrizione
arcaica di Cipro KAI 30: IX sec. a.C.).
268 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

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TAVOLA III

Tell l;lalaf (fine X sec. a.C.): beth; daleth; zayin; }:,eth; yodh; kaph; lamed?; mem?; nun?;
'ayin; taw.

Teli Fekherye (metà IX sec. a.C.): 'aleph; beth; gimel; daleth; he; waw; zayin; }:,eth;
feth; yodh; kaph; lamed; mem; nun; samekh; 'ayin; pe; $ade; qoph; res; sin; taw.
Appendice paleografica 269

Stile Mon,ane1111le Stile Corsivo

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TAVOLAIV

Aramaico

Stile Monumentale: 'aleph (1. Stele frammentaria da Tel Dan: metà IX sec. a.C.; 2.
lamina di avorio Arslan Tash: fine IX; 3. stele da Nerab (KAI 225): VII sec. a.C.); beth
(1. Stele di Bar Hadad (KAI 201): 810 a.C.; 2. stele di Zakkilr (KAI 202): inizio VIII
270 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

a.e.); gimel (1. Stele di Zakkiir (KAI 202): inizio VIII a.e.; 2. stele da Nerab (KAI 226):
VII sec. a.e.; 3. statua da Sam'al di Barrakib (KAI 215): 733/32-727 a.e.); daleth (1.
Brocca di bronzo dal Luristan (Lur I): prima metà VIII; 2. stele da Nerab (KAI 225): VII
sec. a.e.); he (I. Stele di Zakkiir (KAI 202): inizio VIII a.e.; 2. frammento di ortostato
(KAI 220): 733/32-727 a.e.; 3. fodero d'oro da Sam'al (KAI 25): ultimo terzo IX sec.
a.e.); waw (1. Stele di Zakkiir (KAI 202): inizio VIII a.e.; 2. stele da Sefire KAI 222:
740 a.e.; 3. stele da Nerab (KAI 226): VII sec. a.e.); zayin (1. Stele da Sefire KAI 222:
740 a.e.; 2. stele di Zakkiir (KAI 202): inizio VIII a.e.; 3. stele da Nerab (KAI 225): VII
sec. a.e.); }Jeth ( 1. Stele di Zakkiir (KAI 202): inizio VIII a.C.; 2. ortostato di Barrakib
(KAI 216): 733/32-727 a.e.; 3. stele da Nerab (KAI 225): VII sec. a.e.); feth (1. Stele da
Sefire KAI 222: 740 a.e.; 2. ortostato di Barrakib (KAI 216): 733/32-727 a.e.); yodh (1.
Stele di Bar Hadad (KAI 201): 810 a.e.; 2. stele da Nerab (KAI 225): VII sec. a.e.);
kaph (1. Stele di Bar Hadad (KAI 201): 810 a.e.; 2. stele frammentaria da Te! Oan: metà
IX sec. a.e.; 3. stele di Zakkiir (KAI 202): inizio VIII a.e.; 4. stele da Sefire KAI 222:
740 a.e.).

Stile Corsivo: 'aleph (1. Mattone da l:lamat (KAI 203): metà VIII sec. a.e.; 2. mattone
da l:lamat (KAI 209): metà VIII sec. a.e.; 3. iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Oeir
'Alla: 770-750 a.e.; 4. leone di bronzo da Nimrud (eIS II 3): 727-722 a.C.; 5. ostracon
di Assur (KAI 233): 650 a.e.); beth (I. Mattone da l:lamat (KAI 205): metà VIII sec.
a.e.; 2. leone di bronzo da Nimrud (eIS II 6): 727-722 a.e.; 3. ostracon da Nimrud (ND
6231): seconda metà VIII sec. a.e.; 4. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.; 5.); gimel
(I. Iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Oeir 'Alla: 770-750 a.e.; 2. ostracon da Nimrud
(NO 6231): seconda metà VIII sec. a.e.; 3. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.);
daleth (I. Mattone da Aama (KAI 203): metà VIII sec. a.e.; 2. iscrizione di Bala'am Bar
Be'or da Oeir 'Alla: 770-750 a.e.; 3. ostracon da Nimrud (NO 6231): seconda metà VIII
sec. a.e.; 4. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); he (1. Mattone da l:lamat (KAI
205): metà VIII sec. a.e.; 2-3. iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Oeir 'Alla: 770-750
a.e.; 4. leone di bronzo da Nimrud (eIS II 5): 727-722 a.e.; 5. ostracon di Assur (KAI
233): 650 a.e.); waw (I. Iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Oeir 'Alla: 770-750 a.e.);
zayin (I. Iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Oeir 'Alla: 770-750 a.e.; 2. leone di bronzo
da Nimrud (eIS II I): 725-700 a.e.; 3. leone di bronzo da Nimrud (eIS II 2): 727-722
a.e.; 4. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); l;ieth (1. Iscrizione di Bala'am Bar Be'or
da Oeir 'Alla: 770-750 a.e.; 2. mattone da l:lamat (KAI 213): metà VIII sec. a.e.; 3.
mattone da l:lamat (KAI 209): metà VIII sec. a.e.; 4. ostracon da Nimrud (NO 6231):
seconda metà VIII sec. a.e.; 5. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); feth (1.
Iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Oeir 'Alla: 770-750 a.C.; 2. ostracon di Assur (KAI
233): 650 a.e.); yodh (1. Mattone da l:lamat (KAI 203): metà VIII sec. a.e.; 2. iscrizione
di Bala'am Bar Be'or da Oeir 'Alla: 770-750 a.e.; 3. ostracon di Assur (KAI 233): 650
a.e.); kaph (1. Leone di bronzo da Nimrud (eIS II 3): 727-722 a.e.; 2. iscrizione di
Bala'am Bar Be'or da Oeir 'Alla: 770-750 a.e.; 3. leone di bronzo da Nimrud (eIS II 4):
727-722 a.e.; 4. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.).
Appendice paleografica 271

Stile Momnnentale Stile Coi sivo

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TAVOLA V

Aramaico

Stile Monumentale: lamed (I. Vaso da 'Ein Gev (Mazar et al. 1964 ): seconda metà IX;
2. stele di Zakkiir (KAI 202): inizio VIII a.C.); mem (l. Stele di Bar Hadad (KAI 201):
810 a.C.; 2. stele di Zakkiir (KAI 202): inizio VIII a.C.; 3. stele da Sefire KAI 224: 740
272 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

a.e.; 4. ortostato di Barrak.ib (KAI 218): 733/32-727 a.e.; 5. stele da Nerab (KAI 226):
VII sec. a.e.); nun (1. Stele da Sefire KAI 222: 740 a.e.; 2. stele di Zakkur (KAI 202):
inizio VIII a.e.); samekh (1-2. Stele da Sefire KAI 222: 740 a.e.; 3. fodero d'oro da
Sam'al (KAI 25): ultimo terzo IX sec. a.e.; 4. statua da Sam'al di Barrak.ib (KAI 215):
733/32-727 a.e.); 'ayin (1. Stele da Sefire KAI 222: 740 a.e.; 2. stele di Bar Hadad
(KAI 201): 810 a.e.); pe (I. Stele da Sefire KAI 222: 740 a.e.; 2. sigillo di pietra di
Barrakib (Luschan 1943, tav. 38; Avigad, Sass 750): 733/32-727 a.e.); $ade (I. Stele da
Sefire KAI 222: 740 a.e.; 2. stele da Nerab (KAI 225): VII sec. a.e.); qoph (1. Stele di
Zakkur (KAI 202): inizio VIII a.e.; 2. ortostato di Barrak.ib (KAI 216): 733/32-727
a.e.); res (I. Stele di Bar Hadad (KAI 201): 810 a.e.; 2. stele da Nerab (KAI 226): VII
sec. a.e.); sin (I. Stele frammentaria da Te! Dan: metà IX sec. a.e.; 2. stele da Nerab
(KAI 225): VII sec. a.e.); taw (I. Stele di Bar Hadad (KAI 201): 810 a.e.; 2. statua da
Sam'al di Barriikib (KAI 215): 733/32-727 a.e.).

Stile Corsivo: lamed (1. Iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Deir 'Alla: 770-750 a.e.; 2.
ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); mem (1. Iscrizione di Bala'am Bar Be'or da
Deir 'Alla 770-750 a.e.; 2. leone di bronzo da Nimrud (eIS II 5): 727-722 a.e.; 3. leone
di bronzo da Nimrud (eIS II 1): 725-700 a.e.; 4. ostracon da Nimrud (ND 6231):
seconda metà VIII sec. a.e.; 5. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); nun (1.
Iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Deir 'Alla: 770-750 a.e.; 2. ostracon di Assur (KAI
233): 650 a.e.); samekh (I. Mattone da l;:lamat (KAI 203): metà VIII sec. a.e.; 2. leone
di bronzo da Nimrud (eIS II 6): 727-722 a.e.; 3. iscrizione di Bala'am Bar Be'or da
Deir 'Alla: 770-750 a.e.; 4. ostracon da Nimrud (ND 6231): seconda metà VIII sec.
a.e.; 5. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); 'ayin (1. Mattone da l;:lamat (KAI 204):
metà VIII sec. a.e.; 2. iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Deir 'Alla: 770-750 a.e.; 3.
ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); pe (I. Iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Deir
'Alla: 770-750 a.e.; 2. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.; 3. anfora 575-1 dalla
necropoli di S. Montano (Ischia): 750-725 a.e.); $ade (1. Mattone da l;:lamat (KAI 205):
metà VIII sec. a.e.; 2. iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Deir 'Alla: 770-750 a.e.; 3.
ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.; 4. tavoletta bilingue da Teli Se!} l;:lamad DeZ
21011: VIII sec. a.e.); qoph (I. Avorio da Nimrud (ND 8184): prima metà VIII sec.
a.e.; 2. leone di bronzo da Nimrud (eIS II 2): 727-722 a.e.; 3. iscrizione di Bala'am Bar
Be'or da Deir 'Alla 770-750 a.e.; 4. leone di bronzo da Nimrud (eIS II 6): 727-722 a.e.;
5. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); res (1. Mattone da l;:lamat (KAI 203): metà
VIII sec. a.e.; 2. iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Deir 'Alla: 770-750 a.e.; 3.
ostracon da Nimrud (ND 6231): seconda metà VIII sec. a.e.; 4. ostracon di Assur (KAI
233): 650 a.e.); sin (1. Leone di bronzo da Nimrud (eIS II 1): 725-700 a.e.; 2.
iscrizione di Bala'am Bar Be'or da Deir 'Alla: 770-750 a.e.; 3. leone di bronzo da
Nimrud (eIS II 2): 727-722 a.e.; 4. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.); taw (1.
Mattone da l;:lamat (KAI 203): metà VIII sec. a.e.; 2-3. iscrizione di Bala'am Bar Be'or
da Deir 'Alla: 770-750 a.e.; 4. Ieone di bronzo da Nimrud (eIS II 11): 727-722 a.e.; 5.
frammento di vaso (eIS II 45): VII sec. a.e.; 6. ostracon di Assur (KAI 233): 650 a.e.).
BIBLIOGRAFIA E ABBREVIAZIONI
N.B.: Si tenga presente che la bibliografia include pochi titoli pubblicati nel 2015. In particolare, i
seguenti studi sono apparsi troppo tardivamente per essere utilizzati nella redazione del presente
volume: H. Gzella, A cultura/ history of Aramaic from the beginnings to the advent of Islam,
Leiden 2015, in particolare pp. 53- I 03; L. Kogan, Genealogica[ classification of Semitic: The
lexical isoglosses, Boston - Berlin 2015 (aggiorna alcuni punti dei suoi saggi del 2005 e del 201 I);
R.C. Steiner, Disembodied souls. The nefesh in Israel and kindred spirits in the Ancien Near East,
with an appendi:,; on the Katumuwa inscription, Atlanta 2015; E. Blum, Die ararnaische
Wandinschrift von Teli Deir 'Alla, in B. Janowski, D. Schwemer (Hrsg.), Texte aus der Umwelt
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TAVOLE
N.B.: Si tenga presente che i disegni delle tavole non sempre rispecchiano del tutto la lettura
proposta nella Parte II del volume, che è fruno della collazione delle fotografie e delle immagini
disponibili.
TAVOLAI

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I. Iscrizione di Tell l;lalaf (da Attardo 2008)

II. Iscrizione di Teli Fekherye (in alto a sinistra; da Attardo 2008)


XVIg. Coppa di Olimpia (in alto a destra; da Attardo 2008)

XVIIa. Statua di Amman (in basso a destra; da Zayadine 1974)


XVIe. Bronzi di Nimrud (in basso a sinistra), 10 (in alto) e 12 (in basso; da
Bamett 1967)
306 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

TAVOLA Il

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XVIc. Graffiti da l;lamat: AramGraf 1 (in alto); AramGraf4 (in basso a


sinistra); AramGraf 8 (fn basso a destra; da Attardo 2008)

m. Iscrizioni di Ninurta-belu-u~ur (da Rollig 2009)

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XVIh. Bronzi del Luristan, prima iscrizione
(da Dupont-Sommer 1964)
Tavole 307

TAVOLA III

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IX. Stele di Bukiin (da Attardo 2008)

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XVIb. Alfabeto di Tel l;lalaf (a sinistra; da Attardo 2008)


XVIIe. Ostracon da San Montano (in centro; da Attardo 2008)
XVIIf. Iscrizione su suppellettile da Tel Zeror (a destra; da Goto 1973)
308 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

TAVOLA IV

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VII. Iscrizioni di l;laza'el: a sinistra dall'alto: 1) da Arslan Tash (da Attardo


2008); 2) da Eretria (da Attardo 2008); 3) da Samo (da Eph'al, Naveh 1989);
4) a destra: da Tel 'Afis (da Amadasi Guzzo 2009)

XVIi. Coppa astrale


(da Lemaire I 999b)
Tavole 309

TAVOLA V

VIII. Iscrizione
di Tel Dan (da
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310 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

TAVOLA VI

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VI. Iscrizione di Zakkiir, A (sopra; da Attardo 2008) e B (a destra, da KAI Ili)

XVIk. Pietra di Emar (da Margueron, Teixidor 1983)

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I. 3.
Tavole 311

TAVOLA VIl

V. Stele di Sefire 1A (da KAI III)


312 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

TAVOLA VIII

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Vc. Stele di Sefire III (da Attardo 2008)

IV. Stele di Bar-Hadad a Melqart (da Attardo 2008)

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Tavole 313

TAVOLA IX

XIV. Iscrizione di
KTMW (a sinistra; da
Pardee 2009)

XI. Seconda ;s«:rizione


di Kilamuwa (a destra;
da von Luschan 1943) L

XII. Iscrizione di Panamuwa I a Hadad (sotto; da Lidzbarski 1898)

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314 Frederick Mario Fales e Giulia Francesca Grassi

TAVOLAX

XV. Iscrizioni di Barrikib: a sinistra


Bauinschrift (da Lidzbarski 1898);
sotto a destra, dall'alto in basso: bulla
(da von Luschan 1943); lingotti (da
von Luschan 1943); in fondo alla
pagina: iscrizione .del!' ortostata dello
scriba (da Lidzbarski 1898)

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