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Fisica Teorica I1
Complementi di matematica
A Integrali gaussiani
Vogliamo calcolare il seguente integrale:
Z +∞ h i
I(a, b, c) = dx exp −(ax2 + bx + c) (A1)
−∞
1
avremo dxdy = ρdρdθ e quindi
Z 2π Z +∞
2
I 2
= dθ ρdρe−ρ
0 0
Z +∞
t=ρ2
= π dte−t = π (A5)
0
√
da cui ricaviamo I = π. A questo punto per calcolare l’integrale (A1) è
sufficiente completare il quadrato nell’esponenziale:
!2
Z +∞
b b2
I(a, b, c) = dx exp −a x + + − c
−∞ 2a 4a
√ b2
b
t= a(x+ 2a ) exp 4a
−c Z +∞ 2
= √ dte−t
a −∞
2
!
π b
r
= exp −c (A6)
a 4a
(b ± 2a)2
" #
π
r
= exp − (a ∓ b + c) (A7)
a 4a
Questo risultato può essere esteso per continuazione analitica anche a valori
complessi di a, b e c, purché a 6= 0. In particolare, per a = −iα con α reale,
abbiamo i seguenti integrali notevoli:
Z +∞ s
2 π
dx sin αx = sign(α) (A8)
−∞ 2|α|
Z +∞ s
2 π
dx cos αx = (A9)
−∞ 2|α|
Si definisce infine la funzione errore come segue:
2 Zx 2
erf(x) = √ dye−y (A10)
π 0
per cui:
Z x2 h i erf(t2 ) − erf(t1 )
dx exp −(ax2 + bx + c) = I(a, b, c) · (A11)
x1 2
con
√
!
b
t1,2 = a x1,2 + (A12)
2a
2
1
erf(x)
0.8
0.6
0.4
0.2
-0.2
-0.4
-0.6
-0.8
-1
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
x
Utilizzando questa proprietà è facile mostrare per induzione che Γ(n+1) = n!.
E’ utile calcolare Γ(x) per x semiinteri. Cominciamo col calcolare Γ( 12 ):
Z +∞
1 dy
Γ = √ e−y
2 0 y
3
20
15
10
-5
-10
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
Z +∞
y=t2 2
= 2 dte−t
0
Z +∞
2 √
= dte−t = π (B3)
−∞
(2n)!! = 2 · 4 · 6 · . . . · 2n = 2n n!
(2n + 1)!
(2n + 1)!! = 1 · 3 · 5 · . . . · (2n + 1) = (B5)
2n n!
Un’altra formula utile è la seguente:
Z +∞
1 p+1
p −y 2
dyy e = Γ (B6)
0 2 2
4
Questa relazione è ottenuta semplicemente tramite la sostituzione t = y 2 .
Vale anche il seguente andamento asintotico:
x→+∞
√
Γ(x + 1) ∼ xx e−x 2πx (B7)
Infatti dalla (B1) si ha:
Z +∞
Γ(x + 1) = dye−(y−x ln y) (B8)
0
La funzione
f (y) = y − x ln y (B9)
è minima per y = x. In un intorno di y = x la f (y) può essere sviluppata in
serie di Taylor
1
f (y) ' x − x ln x + (y − x)2 (B10)
2x
Sostituendo nella (B8) si ha
(y − x)2
Z +∞ " #
Γ(x + 1) ' dye−(x−x ln x) exp −
0 2x
t= y−x
√ √ Z +∞ 2
xx e−x 2x √ dye−y
2x
=
− x/2
x→+∞
√ Z +∞ 2 √
∼ xx e−x 2x dye−y = xx e−x 2πx
−∞
5
dove {ak }k=1...p e {bk }k=1...q sono numeri in generale complessi e (a)n è il
simbolo di Pochhammer definito come:
Γ(a + n)
(a)n = a(a + 1)(a + 2) . . . (a + n − 1) = (C2)
Γ(a)
Evidentemente (1)n = n!. Se uno qualsiasi degli ak è nullo, la (C1) è identi-
camente nulla. Inoltre deve essere bk 6= −m, con m intero, perché il denomi-
natore nella (C1) non si annulli. Se invece per uno qualunque degli ak si ha
ak = −m la serie si tronca ad un polinomio di grado m. Se ak 6= −m, usando
il criterio del rapporto è semplice dimostrare che se p < q + 1 il raggio di
convergenza della serie è infinito, se p = q + 1 il raggio di convergenza della
serie è |x| < 1 (sebbene la funzione si possa estendere per prolungamento
analitico ad altri valori complessi di x). Se p ≥ q + 1 e ak 6= −m la serie ha
raggio di convergenza nullo.
La funzione ipergeometrica è una delle più importanti e studiate della
Fisica Matematica e possiede innumerevoli proprietà che qui è impossibile
elencare. Basti pensare che le funzioni elementari (e gran parte delle funzioni
speciali utilizzate nella Fisica Matematica) possono essere scritte in termini
di funzioni ipergeometriche. Cosı̀ per esempio:
ex = 0 F0 (; ; x)
ln x = 2 F1 (1, 1; 2; 1 − x)
2
!
1 x
cos x = 0 F1 ; ;−
2 4
2x 1 3
2
erf(x) = √ F
1 1 ; ; −x
π 2 2
etc.
Storicamente, la prima delle funzioni ipergeometriche che è stata studia-
ta è la 2 F1 (a1 , a2 ; b; x), la quale è quindi chiamata funzione ipergeometri-
ca per antonomasia. Inoltre la 1 F1 (a; b; x) è detta anche funzione ipergeo-
metrica confluente. La funzione ipergeometrica 2 F1 (a1 , a2 ; b; x) è soluzione
dell’equazione differenziale con due punti Fuchsiani x1 = 0 e x2 = 13
x(x − 1)y 00 + [b − (a1 + a2 + 1)x]y 0 − a1 a2 y = 0 (C3)
3
Si consideri l’equazione differenziale omogenea del secondo ordine
y 00 + p(x)y 0 + q(x)y = 0
Se in x = x0 la p(x) e/o la q(x) hanno una singolarità ma per x → x0 (x − x0 )p(x) e
6
detta per l’appunto equazione ipergeometrica. La funzione 1 F1 (a; b; x) è inve-
ce soluzione dell’equazione ipergeometrica confluente (detta anche equazione
di Kummer):4
xy 00 + (b − x)y 0 − ay = 0 (C4)
Per semplicità dimostriamo solo la più semplice di queste proprietà, cioé la
seconda, lasciando la dimostrazione della prima come esercizio. Per fare ciò
utilizziamo la tecnica di Frobenius. Sviluppiamo la y(x) in serie di potenze
in un intorno di x = 0: ∞
cn x n
X
y(x) = (C5)
n=0
da cui ricaviamo:
∞ ∞
n=m+1
y 0 (x) = ncn xn−1 (m + 1)cm+1 xm
X X
=
n=1 m=0
∞
y 00 (x) = (n + 1)cn+1 xn+1
X
n=1
n=0
(C6)
n
Poiché ogni coefficiente di x deve annullarsi, abbiamo la relazione di ricor-
renza seguente:
(b + n)(n + 1)cn+1 = (a + n)cn (C7)
Fissato c0 si ha:
a c0
c1 =
b 1
a + 1 c1 a(a + 1) c0
c2 = =
b+1 2 b(b + 1) 1 · 2
···
a(a + 1) . . . (a + n − 1) c0 (a)n c0
cn = =
b(b + 1) . . . (b + n − 1) n! (b)n n!
(x − x0 )2 q(x) sono sviluppabili in serie di Taylor in un intorno di x0 , si di dice che il punto
x0 è una singolarità regolare o Fuchsiana. In tal caso la y(x) è anche essa sviluppabile
in serie di Taylor in un intorno di x0 . Se tutti i punti singolari sono Fuchsiani allora
l’equazione si dice totalmente Fuchsiana.
4
Il nome deriva dal fatto che questa equazione è ottenuta dall’equazione ipergeometrica
facendo “confluire” la singolarità Fuchsiana x2 in x = 0.
7
e quindi
∞
X (a)n xn
y(x) = c0 = c0 · 1 F1 (a; b; x) (C8)
n=0 (b)n n!
Si lascia come esercizio il provare che h·, ·i è una forma bilineare, cioé:
Inoltre è facile vedere che hg, f i=hf, gi∗ . Si noti però che il prodotto scalare
è definito semipositivo, ovvero in generale hf, f i 6⇒ f = 0. Si definisce norma
di una funzione f la quantità:
q
kf k = hf, f i (D5)
Lo spazio L2 ([a, b]) munito del prodotto scalare (D1) è uno spazio vettoriale
a infinite dimensioni (in quanto non è possibile scrivere una qualunque fun-
zione f come combinazione lineare di un numero finito di funzioni). Vale la
disegualianza di Cauchy-Schwarz:
8
Infatti, consideriamo la seguente funzione
Sostituendo in (D7) si ha
hg, f i = 0 (D10)
cn = hφn , f i (D14)
9
Dimostriamo la seguente proprietà: i coefficienti cn sono quelli che minimiz-
zano la media del resto. Infatti definendo:
N 2 N
(F )
= kf k2 − |cn |2
X X
IN = f− cn φn (D15)
n=1 n=1
si ha:
N 2
X
IN = f− an φn
n=1
N N
* +
X X
= f− an φn , f − an φ n
n=1 n=1
N
= kf k2 + |an |2 − an c∗n − a∗n cn
X
n=1
N N
= kf k2 + |an |2 − an c∗n − a∗n cn + |cn |2 − |cn |2
X X
n=1 n=1
N N
= kf k2 + |cn − an |2 − |cn |2
X X
n=1 n=1
N
(F )
≥ kf k2 − |cn |2 = IN
X
(D16)
n=1
In(F ) = kf k2 − |cn |2 = 0
X X
lim = lim f − cn φn (D20)
N →∞ N →∞
n=1 n∈N
10
In tal caso, si dice che la serie
X
cn φn (x) (D21)
n∈N
Inoltre, in generale non è detto che, dato un sistema ortonormale {φn }n∈N ,
ogni funzione f ∈ L2 ([a, b]) possa scriversi come una combinazione dei φn ,
sia pure in media.5 Quando ciò accade si dice che il sistema dei {φn }n∈N
è un sistema ortonormale completo (abbrev. s.o.n.c.).6 In tal caso si dice
che {φn }n∈N genera lo spazio L2 ([a, b]). Un sistema {φn }n∈N non completo
genererà un sottospazio S ⊂ L2 ([a, b]), ovvero lo spazio di tutte le funzioni
costruite come combinazioni lineari dei φn . In questo sottospazio i {φn }n∈N
costituiranno quindi un sistema completo.
11
E’ facile mostrare che:
Z +a
hφm , φn i = dxφ∗m (x)φn (x) = 2aδmn (E2)
−a
Si può mostrare che il sistema dei φ0n costituisce un s.o.n.c. per lo spa-
zio L2 ([−a, a]), che quindi ogni funzione f (x) : [−a, a] → C a quadrato
sommabile può essere scritta in termini di serie dei φ0n :
+∞
1 πnx
c0n φ0n (x) c0n √
X X
f (x) = = exp i (E5)
n∈Z n=−∞ 2a a
12
Nei punti di continuità quindi la f¯(x) conincide con la funzione f (x), mentre
nei punti di discontinuità la f¯(x) assume il valore medio tra i limiti destro e
sinistro. Si noti che se f (x) è una funzione pari (ovvero f (−x) = f (x)) si ha
c−n = cn , mentre se la f (x) è una funzione dispari (ovvero f (−x) = −f (x))
si ha c−n = −cn . Se, infine, la f (x) è reale si ha c−n = c∗n .
Se utilizziamo le formule di Eulero per le funzioni trigonometriche, ve-
diamo che la (E7) può essere riscritta nella forma usuale (serie di Fourier
trigonometrica in forma reale):
∞
a0 X nπx nπx
f (x) = + an cos + bn sin (E9)
2 n=1 a a
con
1 Z +a πny
an = cn + c−n = dyf (y) cos (E10)
a −a a
1 Z +a πny
bn = i(cn − c−n ) = dyf (y) sin (E11)
a −a a
n ∈ N. Se f (x) è reale, gli an e bn sono reali. Se f (x) è pari si ha bn = 0 e
2Z a πny
an = dyf (y) cos (E12)
a 0 a
Invece se f (x) è dispari si ha an = 0 e
2Z a πny
bn = dyf (y) sin (E13)
a 0 a
Vale infine l’identità di Parseval:
+∞ ∞
1 |a0 |2 X
" #
1 Z +a 2 2
|an |2 + |bn |2
X
dx|f (x)| = |cn | = + (E14)
2a −a n=−∞ 2 2 n=1
13
Esempi di serie di Fourier.
14
Utilizzando l’identità di Parseval, si ha anche:
∞
1 Z +a 1 16 X 1
|f (x)|2 = 1 = · 2 (E21)
2a −a 2 π k=0 (2k + 1)2
7
Si definisce funzione zeta di Riemann la serie
∞
X 1 1 1 1
ζ(x) = x
= 1 + x + x + x + ...
n=1
n 2 3 4
valida per Re[x] > 1 sebbene si possa estendere per continuazione analitica a tutto il piano
complesso, tranne che per x = 1, dove ha un polo semplice. La funzione ζ(x) ha importanti
applicazioni in meccanica statistica e in teoria dei numeri. E’ facile mostrare le seguenti
relazioni:
∞
1 X 1
ζ(x) = −x
1 − 2 n=0 (2n + 1)x
∞
1 X (−1)n+1
ζ(x) =
1 − 21−x n=1 nx
Z ∞ Z ∞
1 tx−1 1 tx−1
ζ(x) = dt t = dt
Γ(x) 0 e −1 (1 − 21−x )Γ(x) 0 et + 1
∞
1 Y
= (1 − p−x
k ) = (1 − 2
−x
) · (1 − 3−x ) · (1 − 5−x ) . . .
ζ(x)
k=1
dove pk è il k-esimo numero primo. Dalla (E23) ricaviamo quindi ζ(2) = π 2 /6.
15
1° armonica 1°+3°
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-1.5 -1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 -2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1°+3°+5° 1°+3°+5°+7°
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-1.5 -1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 -2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
f (x) = x, x ∈ [−a, a]
f (x) = f (x − 2ka), x ∈ [(2k − 1)a, (2k + 1)a], k∈Z (E24)
16
1° armonica 1°+2°
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-1.5 -1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 -2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1°+2°+3 1°+2°+3°+4°
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-1.5 -1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 -2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
17
1° armonica 1°+3°
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-1.5 -1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 -2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1°+3°+5° 1°+3°+5°+7°
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-1.5 -1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 -2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
18
con z 6=intero. Poiché questa funzione è pari, bn = 0 e
2Zπ
an = dx cos zx cos nx
π Z0
1 π Z π
= dx cos(z − n)x + dx cos(z + n)x
π" 0 0
#
1 sin(z − n)π sin(z + n)π
= +
π z−n z+n
n
2(−1) z sin πz 1
= (E34)
π z − n2
2
la quale si potrebbe ottenere per continuazione analitica della (E36) per z → iz. Inoltre,
riscrivendo la (E36) nella forma
∞
cos πz 1 X 2z
π − =
sin πz z n=1 z 2 − n2
in cui gli zeri della funzione seno sono stati esplicitati. Ponendo inoltre θ = π/2 si ottiene
la celebre formula di Wallis:
∞
π Y 2n 2n 2 2 4 4 6 6
= · = · · · · · · ...
2 n=1
2n − 1 2n + 1 1 3 3 5 5 7
19
F Problemi di Sturm-Liouville (cenni)
Si consideri l’equazione differenziale omogenea del II ordine:
dove, per semplicità, supponiamo p(x) e q(x) reali. Come noto questa equa-
zione, sotto ipotesi abbastanza generali, ammette un’unica soluzione qualora
siano fissate le condizioni iniziali y(x0 ) = y0 e y 0 (x0 ) = y00 . Il problema di ri-
solvere l’equazione (F1) una volta che siano fissate le condizioni iniziali viene
detto problema di Cauchy. Spesso in fisica è però necessario fissare anziché
delle condizioni iniziali delle condizioni al contorno (o ai bordi) omogenee del
tipo: (
αy(a) + α0 y 0 (a) = 0
(F2)
βy(b) + β 0 y 0 (b) = 0
con a < b (eventualmente anche a = −∞ e/o b = +∞) e |α| + |α0 | 6=
0 e |β| + |β 0 | =
6 0. Intanto notiamo che y = 0 è sempre una soluzione
banale del problema e che se y(x) è una soluzione lo è anche cy(x) con c
costante, e quindi le soluzioni del problema se esistono non sono uniche.
Inoltre l’esistenza della soluzione (a parte la soluzione “banale” y = 0) non
è in generale garantita. Si consideri ad esempio il caso α0 = β 0 = 0. La
condizione al contorno diviene y(a) = y(b) = 0. Ciò equivale a forzare la
soluzione della (F1) ad avere degli zeri in a e b. Se y1 (x) e y2 (x) sono due
soluzioni linearmente indipendenti della (F1), l’integrale generale sarà:
y1 (a) y2 (a)
=0 (F5)
y1 (b) y2 (b)
20
un’equazione in λ. Nel seguito supporremo che solo q(x) dipenda da λ e che
vi dipenda anche linearmente:
Inoltre supporremo r(x) > 0 per x ∈ [a, b]. Il problema da risolvere sarà
quindi del tipo
y 00 + p(x)y 0 + s(x)y = λr(x)y (F7)
con le condizioni al contorno (F2). Un problema del genere è noto come
problema di Sturm-Liouville; i valori di λ per cui si hanno soluzioni non banali
sono chiamati autovalori e le y(x)corrispondenti sono chiamate autofunzioni.
Intanto conviene riscrivere l’equazione (F7) nella forma autoaggiunta:
" #
1 d d
P (x) + S(x) y(x) = λy(x) (F8)
w(x) dx dx
dove Z
P (x) = exp p(x)dx (F9)
e S(x) = s(x)P (x), w(x) = r(x)P (x). Si può facilmente dimostrare il seguen-
te teorema: autofunzioni corrispondenti a diversi autovalori sono ortogonali
secondo la misura w(x):
Z b
hyλ1 , yλ2 i = w(x)dxyλ1 (x)yλ2 (x) = 0 (F10)
a
e considerando che yλ1,2 (a) = yλ1,2 (b) = 0 (oppure yλ0 1,2 (a) = yλ0 1,2 (b) = 0) si
ha l’asserto. E’ quindi possibile normalizzare le yλ in modo che il sistema
delle autofunzioni di un problema di Sturm-Liouville costituisca un sistema
ortonormale. Si noti che, in base alla precedente dimostrazione, la condizione
di ortogonalità è ancora valida se:
• P (a) = 0: in tal caso è sufficiente richiedere che limx→a P (x)y(x) = 0
(in particolare ciò è vero se y(a) è finito); ovviamente lo stesso vale per
x = b se P (b) = 0;
22
Poiché il primo membro dell’equazione dipende solo da x mentre il secondo
dipende solo da t, si può supporre che entrambi i membri sono uguali ad una
medesima costante λ:
1 d2 X(x)
= λ
X(x) dx2
1 d2 T (t)
= λ (F14)
v 2 T (t) dt2
cos ka sin ka
= − sin 2ka = 0 (F16)
cos ka − sin ka
che ha soluzione:
nπ
kn = (F17)
2a
con n ∈ N. Come si vede, per n = 0 si ha solo la soluzione banale. Per n 6= 0
si ha:
nπ nπ
A cos = B sin (F18)
2 2
Per n pari si ha sin(nπ/2) = 0 e quindi A = 0. Analogamente, per n dispari
si ha B = 0. In definitiva le autofunzioni (non normalizzate) del problema
sono:
cos nπ n pari
Xn (x) = 2 (F19)
sin nπ
2
n dispari
23
1° modo 2° modo
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
3° modo 4° modo
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
24
Le costanti αn e βn si possono trovare imponendo le condizione iniziali, ovvero
“posizione” e “velocità” di ogni punto della corda all’istante t = 0:
∞
X
ψ(x, 0) ≡ αn Xn (x) = ψ0 (x)
n=1
∞
∂ X
ψ(x, t) ≡ ωn βn Xn (x) = η0 (x)
∂t t=0 n=1
Gli αn e i βn altro non sono quindi che i coefficienti di Fourier delle funzioni
ψ0 ed η0 rispetto alla base Xn (x).
χ0 (x) ≡ ψ0 (x)
hψ1 , χ0 i
χ1 (x) ≡ ψ1 (x) − χ0 (x)
kχ0 k
hψ2 , χ0 i hψ2 , χ1 i
χ2 (x) ≡ ψ2 (x) − χ0 (x) − χ1 (x)
kχ0 k kχ1 k
···
n−1
X hψn , χk i
χn (x) ≡ ψn (x) − χk (x)
k=1 kχk k
25
funzione peso w(x). Per semplicità, nel seguito discuteremo brevemente solo
tre casi notevoli di rilevanza per il presente corso. Verranno inoltre mostrate
alcune proprietà che per semplicità verranno date senza dimostrazione.
1) Polinomi di Legendre: [a, b] = [−1, 1], w(x) = 1. Essi vengono
denotati usualmente come Pn (x). Qui di seguito mostriamo i primi cinque
polinomi di Legendre:
P0 (x) = 1
P1 (x) = x
1 3x2
P2 (x) = − +
2 2
3x 5x3
P3 (x) = − +
2 2
3 15x2 35x4
P4 (x) = − +
8 4 8
3
15x 35x 63x5
P5 (x) = − +
8 4 8
I polinomi di Legendre possono essere ottenuti come soluzione dell’equazione
differenziale (equazione di Legendre):
d2 Pn (x) dPn (x)
(1 − x2 ) 2
− 2x + n(n + 1)Pn (x) = 0 (G2)
dx dx
ovvero, in forma autoaggiunta:
d d
− (1 − x2 ) Pn (x) = n(n + 1)Pn (x) (G3)
dx dx
Poiché P (x) = 1 − x2 e P (−1) = P (1) = 0 si può mostrare che i polinomi
di Legendre sono soluzione di un problema di Sturm-Lioville in cui l’unica
richiesta è che Pn (−1) e Pn (1) siano finiti.
Condizione di normalizzazione:10
Z +1
2
dxPn (x)Pm (x) = δnm (G4)
−1 2n + 1
10
Si noti che, per come sono scritti, i polinomi di Legendre non sono ortonormali.
Ovviamente, definendo r
2n + 1
P̄n (x) = Pn (x)
2
i P̄n (x) saranno ortonormali.
26
Valgono le seguenti espressioni: Formula di Rodrigues:
!n
1 dn x2 − 1
Pn (x) = (G5)
n! dxn 2
Funzione generatice:
∞
1
Pn (x)z n = √
X
, (|z| < 1) (G6)
n=0 1 − 2xz + z 2
Da questa relazione si ricava anche:
1 ∂n
" #
1
Pn (x) = n
√ (G7)
n! ∂z 1 − 2xz + z 2 z=0
27
Per k ≤ 0 si definisce Yn−k (θ, φ) = (−1)k e−2ikφ Ynk (θ, φ). Le armoniche sferiche
soddisfano l’equazione differenziale:
1 ∂2
" ! #
1 ∂ ∂
sin θ + + n(n + 1) Ynk (θ, φ) = 0 (G13)
sin θ ∂θ ∂θ sin2 θ ∂φ2
e la condizione di normalizzazione:
Z
dΩ[Ynk (θ, φ)]∗ Ymh (θ, φ) = δkh δnm (G14)
L0 (x) = 1
L1 (x) = 1 − x
2 − 4x + x2
L2 (x) =
2
6 − 18x + 9x2 − x3
L3 (x) =
6
24 − 96x + 72x2 − 16x3 + x4
L4 (x) =
24
120 − 600x + 600x2 − 200x3 + 25x4 − x5
L5 (x) =
120
Equazione differenziale (di Laguerre)
d2 Ln (x) dLn (x)
x 2
+ (1 − x) + nLn (x) = 0 (G16)
dx dx
ovvero, in forma autoaggiunta:
1 d −x d
− xe Ln (x) = nLn (x) (G17)
e−xdx dx
Poiché P (x) = xe−x e P (0) = P (+∞) = 0 si può mostrare che i polinomi
di Laguerre sono soluzione di un problema di Sturm-Lioville in cui l’unica
28
richiesta è che limx→0,+∞ xe−x Ln (x) = 0.
Condizione di normalizzazione:
Z +∞
dxe−x Ln (x)Lm (x) = δnm (G18)
0
Formula di Rodrigues:
ex dn n −x
Ln (x) = x e (G19)
n! dxn
Funzione generatice:
∞
1 xz
n
X
Ln (x)z = exp − (G20)
n=0 1−z 1−z
ovvero:
1 ∂n 1 xz
Ln (x) = n
exp − (G21)
n! ∂z 1 − z 1−z z=0
In termini della funzione ipergeometrica:
dk
Lkn (x) = (−1)k Ln+k (x) (G24)
dxk
Condizione di normalizzazione:
Z +∞
(n + k)!
dxe−x Lkn (x)Lkm (x) = δnm (G25)
0 n!
Formula di Rodrigues:
ex dn n+k −x
Lkn (x) = x e (G26)
n!xk dxn
29
Funzione generatice:
∞
1 xz
Lkn (x)z n =
X
exp − (G27)
n=0 (1 − z)k+1 1−z
2
3) Polinomi di Hermite: [a, b] =]−∞, +∞[, w(x) = e−x . Essi vengono
denotati usualmente come Hn (x). Qui di seguito mostriamo i primi cinque
polinomi di Hermite:
H0 (x) = 1
H1 (x) = 2x
H2 (x) = −2 + 4x2
H3 (x) = −12x + 8x3
H4 (x) = 12 − 48x2 + 16x4
H5 (x) = 120x − 160x3 + 32x5
Equazione differenziale (di Hermite)
d2 Hn (x) dHn (x)
2
− 2x + 2nHn (x) = 0 (G28)
dx dx
ovvero, in forma autoaggiunta:
1 d −x2 d
− e Hn (x) = nHn (x) (G29)
e−x2 dx dx
2
Poiché P (x) = e−x e P (−∞) = P (+∞) = 0 si può mostrare che i polinomi
di Hermite sono soluzione di un problema di Sturm-Lioville in cui l’unica
2
richiesta è che limx→±∞ e−x Hn (x) = 0.
Condizione di normalizzazione:
Z +∞
2 √
dxe−x Hn (x)Hm (x) = π2n n!δnm (G30)
−∞
Formula di Rodrigues:
2 dn −x2
Hn (x) = (−1)n ex e (G31)
dxn
Funzione generatice:
∞
Hn (x) n
z = exp(−z 2 + 2zx)
X
(G32)
n=0 n!
30
ovvero:
∂ n h −z2 +2zx i
Hn (x) =e (G33)
∂z n z=0
In termini della funzione ipergeometrica:
2n! 1 2
H2n (x) = (−1)n 1 F1 −n, ; :x
n! 2
n 2(2n + 1)! 3 2
H2n+1 (x) = (−1) x 1 F1 −n, ; ; x (G34)
n! 2
H La trasformata di Fourier
Sia f (x) : R → C una funzione di classe L2 (R) che supporremo per sempli-
cità continua. Si definisce trasformata integrale di Fourier (o spettro) della
funzione f la seguente:11
˜ 1 Z +∞
f (k) = F [f (x)] = √ dxe−ikx f (x) (H1)
2π −∞
La particolarità della trasformata di Fourier è che la formula di antitrasfor-
mazione è simmetrica, ovvero:12
1 Z +∞
f (x) = √ dkeikx f˜(k) (H2)
2π −∞
Una dimostrazione naı̈ve di questa proprietà è la seguente. Consideriamo la
restrizione di fa (x) di f (x) all’intervallo [−a, a], cioé:
(
f (x) −a ≤ x ≤ a
fa (x) = (H3)
0 altrimenti
Nell’intervallo [−a, a] questa restrizione può essere sviluppata in serie di
Fourier trigonometrica in forma complessa, come in (E7):
+∞
πnx
X
fa (x) = cn exp i (H4)
n=−∞ a
11
√
Talvolta la trasformata di Fourier è definita senza il fattore 1/ 2π; in tal caso, davanti
alla formula di antitrasformazione comparirà un fattore 1/2π.
12
Il teorema di Dirichelet si estende anche a questo caso, ovvero se f (x) presenta delle
discontinuità di prima specie, la (H2) da in realtà come risultato la funzione:
1
f¯(x) = lim f (y) + lim f (y)
2 y→x− y→x+
31
Definiamo kn = nπ/a e
1 Z +a
f˜a (k) = F [fa ] = √ dye−iky f (y) (H5)
2π −a
√
Ne consegue che cn = 2π/2af˜(kn ). La serie di Fourier (H4) può essere
quindi riscritta come:
1 +∞
∆k f˜a (kn )eikn x
X
fa (x) = √ (H6)
2π n=−∞
ovvero una proprietà globale della funzione f (x) si riflette su di una proprietà
locale della sua trasformata di Fourier (e viceversa).
32
Proprietà della trasformata di Fourier
1) Proprietà di scala: se la trasformata di Fourier di f (x) è f˜(k), la tra-
sformata di f (ax), con a reale, vale f˜(k/a)/a. Questa proprietà si dimostra
con il cambiamento di variabile y = ax nella (H1).
2) Proprietà di shift: la trasformata di f (x+a), con a reale, vale eika f˜(k).
Anche questa proprietà è facile da dimostrare con il cambiamento di variabile
y = x+a. In particolare per la reciprocità della formula dell’antitrasformata,
vale anche la seguente proprietà:
33
Infatti:
1 Z +∞ 1 Z +∞
h̃(k) = √ dxe−ikx √ dtf (t)g(x − t)
2π −∞ 2π −∞
1 Z +∞ −ikt 1 Z +∞
= √ dte f (t) √ dxe−ik(x−t) g(x − t)
2π −∞ 2π −∞
z=x−t 1 Z +∞ 1 Z +∞
= √ dte−ikt f (t) √ dze−ikz g(z)
2π −∞ 2π −∞
= ˜
f (k)g̃(k) (H19)
34
(l’ultima relazione in virtù del teorema di Parseval) e analogamente definia-
mo:
1 Z∞
hki = dkk|f˜(k)|2 (H25)
N −∞
Poiché f è una funzione reale si ha f˜(k) = f˜∗ (−k) e quindi |f˜(k)|2 è una
funzione pari. Se ne deduce che hki = 0. Definiamo inoltre
1 Z∞
σx2 = dx (x − hxi)2 f 2 (x)
N −∞
1 Z∞ 2 ˜ 1 Z∞
σk2 = dk (k − hki) |f (k)| ≡2
dkk 2 |f˜(k)|2 (H26)
N −∞ N −∞
Si dimostra allora che vale la seguente disegualianza:
1
σx σk ≥ (H27)
2
Per dimostrare questo teorema, per semplicità definiamo y = x − hxi e la
funzione normalizzata:
1
g(y) = √ f (y + hxi) (H28)
N
Con questa definizione abbiamo:
hyi = 0
Z ∞
σx2 = σy2 = dyy 2 g 2 (x) (H29)
−∞
35
Per l’egualianza di Parseval abbiamo anche:
Z ∞ Z ∞ Z ∞
2
dy[g 0 (x)]2 = dk |F [g 0 ](k)| = dkk 2 |g̃(x)|2 (H33)
−∞ −∞ −∞
Da cui otteniamo: Z ∞
σx σk ≥ dyyg(x)g 0 (y) (H34)
−∞
36
funzione trasformata
2 2
a=1
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-10 -5 0 5 10 -10 -5 0 5 10
2 2
a=2.5
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-10 -5 0 5 10 -10 -5 0 5 10
x k
37
1.2
a=3
0.8
0.6
0.4
0.2
0
-10 -5 0 5 10
x,k
1 − |x|
(
−a ≤ x ≤ a
f (x) = a (H41)
0 altrimenti
Poiché la funzione è pari, si ha:
s s
2 Z +∞ x 2 1 − cos ak
f˜(k) = dx 1 − cos kx = (H42)
π 0 a π ak 2
3) Calcolare la trasformata di Fourier della seguente funzione (treno d’on-
da): (
eiqx −a ≤ x ≤ a
f (x) = (H43)
0 altrimenti
Come si vede, la funzione può anche scriversi come f (x) = Wa (x)eiqx . Usando
la proprietà di shift si ha
s
2
f˜(k) = a sinc (a(k − q)) (H44)
π
38
In particolare, usando le formule di Eulero si ha
1
F [Wa (x) cos qx] = √ [sinc (a(k + q)) + sinc (a(k − q))] (H45)
2π
i
F [Wa (x) sin qx] = √ [sinc (a(k + q)) − sinc (a(k − q))] (H46)
2π
4) Calcolare la trasformata di Fourier della seguente funzione (cut-off):
˜ 1 Z +∞ 2
f (k) = √ dxe−ax −ikx (H53)
2π −∞
Utilizzando la (A6) si ottiene
k2
!
1
f˜(k) = √ exp − (H54)
2a 4a
39
1.5
a=1/2, q=11
0.5
-0.5
-1
-1.5
-15 -10 -5 0 5 10 15
x,k
dn k2
" !#
1
f˜(k) = in
√ exp −
dk n 2a 4a
!n
k2
! !
1 i k
= √ √ Hn √ exp − (H56)
2a 2 a 2 a 4a
40
Evidentemente, usando la proprietà di shift si ha:
(k − q)2
" #
1
f˜(k) = √ exp − (H58)
2a 4a
¯ 1 Z +∞
f (x) = dyf (y)Wa (y − x) (H63)
2a −∞
Ne consegue quindi che per il teorema della convoluzione si ha
s
1 f 1
f˜¯a (k) = W ˜
a (k)f (k) = sinc(ak)f˜(k) (H64)
2a 2π
41
4
a=5,s=0.2
3.5
2.5
1.5
0.5
-0.5
-1
-10 -5 0 5 10
x,k
42
z2
!
z=2sy 1 Z x+a
= √ dz exp − 2
2s π x−a 4s
z2
Z +∞ !
1
= √ dzWa (z − x) exp − 2
2s π −∞ 4s
2
!
1 x
= √ Wa (x) ? exp − 2 (H66)
2s 4s
Ricordando la proprietà della trasformata di un prodotto di convoluzione, si
ha: s
2 2 2
f˜(k) = a sinc(ak)e−s k (H67)
π
10) Calcolare la trasformata di Fourier della funzione (chirp):13
2)
f (x) = ei(qx+αx (H68)
Questa equazione è tipica di un fenomeno oscillatorio in cui la frequenza
aumenta linearmente col tempo. Utilizzando la (A6) si ha:
˜ 1 Z +∞ 2
f (k) = √ dxe−αx −i(k−q)x
2π −∞
(k − q)2
" #
1
= √ exp −i
−2iα 4α
(k − q)2
" #
1 π
= √ exp −i +i (H69)
2α 4α 4
per cui avremo anche:
(k − q)2 π
" #
2 1
F [cos(qx + αx )] = √ cos + (H70)
2α 4α 4
(k − q)2 π
" #
2 1
F [sin(qx + αx )] = − √ sin + (H71)
2α 4α 4
11) Utilizzando le proprietà della trasformata di Fourier, trovare l’inte-
grale generale dell’equazione di Fourier:
∂ 2 ψ(x, t) ∂ψ(x, t)
2
=D (H72)
∂x ∂t
13
Si noti che questa funzione non è a quadrato sommabile in R, quindi non tutti i teoremi
sule trasformate di Fourier potrebbero essere validi per esso (in particolare, l’dentità di
Parseval).
43
Questa equazione è tipica di un fenomeno di diffusione e serve per descrivre,
ad esempio, l’evoluzione della temperatura all’interno di una sbarra condut-
trice. Il coefficiente D è detto coefficiente di diffusione (nell’esempio della
sbarra conduttrice si ha D = k/ρc, dove k è il coefficiente di conduzione
termica della sbarra, ρ la densità di massa e c il calore specifico della stessa).
Per risolvere questa equazione, consideriamo la trasformata di Fourier della
ψ rispetto a x, ovvero definiamo:
1 Z +∞
ψ̃(k, t) = √ dxe−ikx ψ(x, t) (H73)
2π −∞
k2
!
ψ̃(k, t) = C(k) exp − t (H75)
D
dove C(k) è una costante rispetto al tempo (ma può dipendere da k). Ap-
plicando la formula di antitrasformazione, si ha:
k2
!
1 Z +∞ ikx
ψ(x, t) = √ dke C(k) exp − t (H76)
2π −∞ D
da cui si vede che la C(k) altro non è che la trasformata di Fourier della
ψ0 (x):
1 Z +∞
C(k) = √ dye−iky ψ0 (y) (H78)
2π −∞
Sostituendo nella (H76) si ha:
k2
!
1 Z +∞ 1 Z +∞
ψ(x, t) = √ ikx
dke exp − t √ dye−iky ψ0 (y)
2π −∞ D 2π −∞
44
k2
" #
1 Z +∞ Z +∞
= dyψ0 (y) dk exp ik(x − y) − t
2π −∞ −∞ D
s
(x − y)2
Z +∞ " #
1 D
= dyψ0 (y) exp −D
−∞ 2 πt 4t
Z +∞
= dyψ(y, 0)G(x − y, t) (H79)
−∞
I La δ di Dirac
Consideriamo la seguente famiglia di funzioni:
1
δa (x − x0 ) = Wa (x − x0 ) (I1)
2a
Esse costituiscono un insieme di finestre centrate intorno a x = x0 sempre più
strette e alte per a → 0. Inoltre, per costruzione, tutte le δa sono normalizzate
all’unità: Z +∞
dxδa (x − x0 ) = 1 (I2)
−∞
45
dove ξ ∈ [x0 − a, x0 + a]. Nel limite a → 0 si ha:
Z +∞
lim dxf (x)δa (x − x0 ) = f (x0 ) (I4)
a→0 −∞
e quindi Z +∞
dxf (x)δ(x − x0 ) = f (x0 ) (I6)
−∞
A volte invece delle finestre vengono scelte altri tipi di funzioni, per esempio:
(x − x0 )2
" #
1
δa (x − x0 ) = √ exp − (I7)
aπ a
che rappresentano gaussiano sempre più strette e piccate intorno a x = x0 .
Infatti:
(x − x0 )2
Z +∞ Z +∞ " #
f (x)
lim dxf (x)δa (x − x0 ) = lim dx √ exp −
a→0 −∞ a→0 −∞ aπ a
x−x0 2
y= √
a
Z +∞ √ e−y
= dy lim f ( ay + x0 ) √
−∞ a→0 π
Z +∞ −y 2
e
= f (x0 ) dy √ = f (x0 )
−∞ π
cosicché formalmente possiamo scrivere
(x − x0 )2
" #
1
δ(x − x0 ) = lim √ exp − (I8)
a→0 aπ a
Altre scelte molto comuni sono
1 x − x0
δ(x − x0 ) = lim sinc (I9)
a→0 πa a !
1 |x − x0 |
δ(x − x0 ) = lim exp − (I10)
a→0 2a a
etc. La scelta delle δa non è critica.
46
La δ non può essere definita come una funzione in senso stretto (una defi-
nizione rigorosa può essere data solo nella teoria delle distribuzioni). Infatti
si vede che per x 6= x0 si ha lima→0 δa (x − x0 ) = 0, mentre per x = x0 si ha
lima→0 δa (0) = +∞. La δ(x − x0 ) può essere quindi interpretata in maniera
naı̈ve come una funzione nulla per x 6= x0 e infinita per x = x0 . Essa può
essere quindi identificato come un “impulso” ideale, ovvero di durata nulla e
ampiezza infinita.
48
Z +∞ Z +∞ Z +∞
dk ik(y−x)
= dxf (x) dyg ∗ (y) e
−∞ −∞ −∞ 2π
Z +∞ Z +∞
= dxf (x) dyg ∗ (y)δ(y − x)
−∞ −∞
Z +∞
= dxf (x)g ∗ (x)
−∞
49