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UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARÀ UTILE

SCHEDA FILM

“Un giorno questo dolore ti sarà utile”, di Roberto Faenza, è un film drammatico girato a
New York nel 2010, prodotto nel 2011 (l’anno di ambientazione è probabilmente il 2002) ed
ispirato all'omonimo libro di Peter Cameron.
I ruoli di maggiore spessore sono interpretati da: Toby Regbo (James), Deborah Ann Woll
(Gillian), Marcia Gay Harden (la madre di James, Marjorie), Peter Gallagher (il padre di
James, Paul), Lucy Liu (la Dott.ssa Rowena), Ellen Burstyn (Nanette), Stephen Lang (Mr.
Rogers), Olek Krupa (Henryk Maria), Gilbert Owuor (John), Brooke Schlosser (Sue), Rekha
Luther (Olivia) e Christopher Mann (La guardia).
Come nel libro, così anche nel film gli eventi sono narrati con alternanze di piani temporali
(piano del presente e flashback di cui si serve il protagonista per descrivere sia il viaggio
nella città di Washington sia il litigio con il suo collega a causa di uno scherzo). La vicenda si
svolge a New York, con spostamenti di scena a Washington, durante il periodo estivo.
Il film ragiona sull’impossibilità da parte della società di accettare la bellezza della diversità
propria dei singoli individui, sugli stereotipi, sulla solitudine e sul desiderio di morire perchè
non ci si sente a proprio agio in questo mondo, sull’importanza di compiere la scelta giusta,
ma anche su quanto sia fondamentale la famiglia, nonché il rapporto tra i membri che la
compongono.
Il protagonista è James Sveck, un ragazzo diciassettenne che si trova davanti a due strade
diverse, la cui scelta segnerà il suo futuro. Egli sogna una vita diversa da quella dei coetanei,
alquanto prevedibili e superficiali. James è alto e magrolino, con riccioli biondi e occhi
azzurri come l’acqua limpida di un fiume; è colto ed intelligente, ma anche solitario e ritenuto
“asociale” e “disadattato”. Riesce a comunicare solamente con Mirò, il suo cagnolino, e con
sua nonna Nanette, da cui riceve ottimi consigli. Dopo aver conosciuto la Dottoressa Rowena,
una psicanalista/life coach, si apre con lei e la invita ad entrare nella sua vita, raccontandole i
problemi che lo affliggono e gli sbagli che ha commesso. James tende spesso a rifugiarsi in se
stesso trovando pace nel silenzio della solitudine, un posto sicuro per evadere dal mondo
esterno.
Altri personaggi sono Gillian, nei panni della sorella maggiore del protagonista, fidanzata con
Henryk Maria, un professore di teoria del linguaggio; la madre di James, Marjorie,
proprietaria di una galleria d’arte e donna che ha attraversato tre matrimoni, tutti finiti con un
divorzio tranne che (probabilmente) quello con Mr. Rogers, pronto a tutto pur di
riconquistare sua moglie; il padre del protagonista, Paul, è un uomo d’affari che tende a
frequentare donne molto più giovani di lui, che ha fiducia nei risultati della chirurgia estetica
e che sostiene assurdi stereotipi come la convinzione secondo la quale un ragazzo, a meno
che non sia gay, non può ordinare una semplice insalata. Le vicende mettono in risalto anche
ruoli fondamentali per l’evoluzione psicologica del protagonista, quali ad esempio la
funzione compiuta dalla Dott.ssa Rowena, una persona molto dolce e appressiva pronta ad
ascoltare il prossimo e l’incarico portato avanti da Nanette, nonna e donna molto saggia,
profondamente legata a James (infatti dopo la sua morte tutti i suoi beni andranno al nipote).
L’attore Gilbert Owuor riveste i panni di John, ragazzo gay ultra ventenne che lavora alla
galleria d’arte di cui Marjorie è la proprietaria. Ultimo personaggio, ma non di minore
importanza, è quello di Sue, ragazzina proveniente dal Sud Dakota e partecipante alla Classe
d’America, molto amichevole ed emozionata per l’esperienza che sta per vivere.
Le macchina da presa tende a seguire i movimenti dei personaggi, dall’alto al basso e
viceversa, garantendo una visione intera delle inquadrature, le quali permettono di
comprendere al meglio ogni scena ed ogni dialogo presente. Gli attori riflettono a pieno i
personaggi: colei che ha ottenuto il ruolo di Nanette appare infatti come una donna dolce,
cortese e disponibile proprio come il personaggio che interpreta.
I dialoghi sono molto semplici e caratterizzati da un linguaggio appartenente al registro
medio-basso. Tra i brani inseriti durante la durata del film vi sono “Love is requited” e
“Apologize”, composti da Andrea Guerra ed eseguiti dalla cantante Elisa .

TRAMA
James, un ragazzo prossimo all’età adulta, vive a New York insieme alla sorella, una
studentessa universitaria intenta a scrivere le sue memorie e a sua madre, proprietaria di una
galleria d’arte che assume il figlio come dipendente insieme all’amico John, un ragazzo
omosessuale qualche anno più grande del protagonista. Nonostante non convivano insieme il
ragazzo e suo padre Paul sono legati da un rapporto stabile: pranzano spesso insieme e
discutono sul più e sul meno, compreso l’intervento chirurgico a cui l’uomo si dovrà
sottoporre per eliminare le occhiaie (anche se nel film questo dettaglio non è specificato,
possiamo capirlo dai suoi atteggiamenti).
Nonostante ciò il diciassettenne riesce ad essere compreso solamente dalla nonna Nanette e
dal suo cane Mirò. Viene considerato da tutti come un “disadattato”, a causa della sua poca
voglia di socializzare con i coetanei, motivo che lo porterà a scegliere di non frequentare più
l’università.
James convive dunque con diversi problemi personali, legati ad esempio alle numerose
complicazioni della gita a Washington oppure allo scherzo di pessimo gusto ai danni di John
(che porterà ad un litigio), ma anche con problemi familiari, come il matrimonio appena
terminato tra sua madre e Mr. Rogers o la rottura tra sua sorella Gillian ed Henryk Maria (un
professore).
Ad aiutare James nell’affrontare psicologicamente parte di questi dilemmi è la Dottoressa
Rowers, psichiatra da cui il ragazzo è costretto ad andare per volontà dei genitori.
James alla fine si dimostra leggermente cambiato e consapevole di sé, ma riconosce che
rimarrà sempre un ragazzo anormale, incapace di stringere legami solidi.
GIUDIZIO E CONFRONTO

Uno degli episodi che credo sia davvero interessante, caratterizzato da un momento di
suspance, è quello che vede James recarsi a casa di sua nonna preoccupato per non averla
incontrata all’appuntamento stabilito per assistere insieme ad una commedia drammatica. Il
ragazzo trova a quel punto l’anziana signora seduta sul divano con gli occhi chiusi, come se
dormisse. Il triste episodio tende a colpire in modo particolare e a suscitare forti sentimenti
nello spettatore.
“Mio caro James, sii forte e paziente, un giorno questo dolore ti sarà utile”: la dedica che
l’anziana donna rivolge al nipote, infatti, costituisce il momento più forte e commovente
dell'intero film.
Il personaggio di James è senza dubbio il più complesso: tende a ribellarsi davanti alla
degenerazione della specie umana (getta il suo cellulare in uno dei bidoni che sua madre
cerca disperatamente di vendere). Pur restando chiuso nella propria bolla e nel proprio
mondo, James è un ragazzo colto ed indipendente, deciso ad acquistare per sé una casa nel
Midwest in cui leggere e imparare un mestiere utile come il falegname, il rilegatore o il
tessitore.
Il finale è davvero efficace: la morte di Nanette è certamente un evento particolarmente triste
e sotto certi aspetti alquanto deludente, ma è quasi impossibile pensare ad una conclusione
diversa da questa. Sul finale del film, James sembra diverso da come era apparso in principio,
probabilmente grazie all’aiuto ricevuto dalla dottoressa o forse grazie ad un’evoluzione
psicologica.
Tuttavia tra il film e il libro ho preferito il secondo: questo ha un carattere sicuramente più
meditativo rispetto al primo, troppo generale rispetto ad alcune vicende e impersonale in
quanto omette le riflessioni del protagonista che sono il fulcro di tutta la narrazione e che
attraverso i suoi occhi ci permettono di conoscere il mondo.
Il personaggio di James è presentato, nel romanzo, come una persona che si trova bene
solamente con se stesso, all’infuori di sua nonna e del suo cagnolino, come una persona che
prova un forte dolore che si porterà dentro per tutta la vita. Possiamo invece osservare che nel
film è un ragazzo più sereno e simpatico, che sembra non dare realmente peso alla propria
sofferenza e a cui fa piacere parlare e scherzare con suo padre del quale non valuta
negativamente, ma quasi con ironia “l’intervento di chirurgia estetica mirata” (sostenendo nel
romanzo che sarebbe stato davvero strano se suo padre avesse cambiato aspetto per una
questione di vanità), e con la Dott.ssa Rowers (che nel libro prende il nome di Adler) della
quale, solo a partire dal secondo appuntamento, comincia seriamente a fidarsi e con la quale
decide di aprirsi e confidarsi. La dottoressa è infatti rappresentata diversamente nei due
campi: da un lato appare come una donna superficiale la quale, anche se mentendo, risponde
“capisco” (con l’unico scopo di far sentire a proprio agio la persona di fronte a lei) e che
interloquisce con sole domande; dall’altro invece viene descritta come una donna giovane e
piena di vita pronta a capire, ascoltare ed aiutare il suo paziente. Inoltre sembra che nel film
la dottoressa sia più di aiuto per James di quanto non lo sia nel libro.
Un altro aspetto che rende totalmente diverse le due opere, l’una cinematografica, l’altra
letteraria, riguarda l’origine e la natura del titolo. Infatti nel romanzo James viene spedito, in
seguito al divorzio dei suoi genitori, al Camp Zephyr, una scuola di vela che cerca di aiutare i
ragazzi problematici mediante il lavoro manuale. Il motto del campo è proprio: “Sii forte e
paziente, un giorno questo dolore ti sarà utile” (“Perfer et obdura! Dolor hic tibi proderit
olim.”, Ovidio).
E così James fa di quella frase un vero e proprio stile di vita, reprimendo ogni tipo di dolore e
sperando che un giorno questo possa finalmente abbandonarlo.
Al contrario, nel lungometraggio, solo al momento più estremo dell'intera vicenda questa
celebre sentenza compare dinanzi agli occhi del protagonista, scritta su carta accanto al corpo
dell’amata nonna deceduta. James è così spinto a mettere da parte la sofferenza che lo
inquieta per concentrarsi su altro: la conservazione di tutti i beni appartenenti a Nanette, con
la speranza che tutto il suo sconforto e tutta la sua infelicità un giorno possano davvero
tornargli utili.
Una vicenda fondamentale per la vita del diciassettenne, che non viene nella pellicola citata, è
quella del celebre 11 settembre: l’attacco alle Torri Gemelle. Pare che questo attentato abbia
segnato profondamente la psiche del ragazzo poiché era fisicamente presente durante la
caduta di una delle due Torri.
Un altro evento, con cui ci accorgiamo che il dolore del protagonista è arrivato al culmine, è
quello in cui James si reca alla National Gallery e osserva per la seconda volta nella sua vita i
quadri rappresentanti le quattro età dell’uomo: infanzia, giovinezza, virilità e vecchiaia.
Questo è il momento in cui, guardando l’ultimo quadro, James desidera di esserci dentro, di
raggiungere la fine del fiume e di morire. Questa scena non viene del tutto elisa nella
produzione cinematografica, anzi viene trasformata prima nell’osservazione di un solo
quadro rappresentante un neonato trovatosi nel limbo tra la vita e la morte, poi in un viaggio
in treno con suo padre, intento ad attirare l’attenzione di una giovane donna, quando il
ragazzo sussurra in silenzio le parole “voglio morire”.
Ci sono infine piccoli particolari che variano dal libro al film, come gli anni del protagonista
(18 nel libro e 17 nel film), i tentativi da parte di Rogers di riconquistare sua moglie (dopo
più sforzi, il film fa capire che egli riesce nella sua impresa), alcuni nomi, il perdono di John
(avvenuto attraverso una telefonata nel romanzo e invece dal vivo nel film), gli appuntamenti
con la psicanalista (all’aperto nel film e in uno studio ricco di angoscia nel libro), l’uscita tra
James, Gillian ed Henryk Maria (particolare del tutto assente nel libro), la “visita” della casa
a Limit (nel libro presentata tramite una semplice telefonata, avvenuta invece nel film dal
vivo), il luogo da cui James scappa (un teatro nello scritto, una discoteca nella pellicola, dove
il ragazzo sorprendentemente balla con una fanciulla da cui era stato invitato), l’addio a
Nanette (nel film viene svolto in un ristorante, mentre nel libro non viene introdotta alcuna
tipologia di funerale, ma solo un ricordo e un saluto da parte di James).
Nonostante queste grandi e piccole differenze, molte scene sono state direttamente riprodotte
senza apportarne alcuna modifica, così come numerosi dialoghi, molto ricorrenti nel libro,
persistono anche nel film a cura di Roberto Faenza.
Dunque, nonostante questo non rispecchi a pieno ciò che viene descritto e narrato nel
romanzo frutto della penna di Peter Cameron, è stato molto divertente e carino da guardare
soprattutto per noi adolescenti.

-Chiara Pirone

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