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MAROTTA TG 3

Camille
25/11/2022

LIBERI DI SCEGLIERE
Giacomo Campiotti, 2019
Prima di tutto, Liberi di scegliere è un film ingaggiato che mostra la lotta tra lo Stato e la mafia
‘Ndrangheta, l’anti-Stato. La ‘Ndrangheta è la mafia più pericolosa e potente al mondo. Si trova in Calabria, nel
sud Italia. Questo film mostra la battaglia per dare un futuro migliore ai figli dei mafiosi, alla nuova genera-
zione. La particolarità di questa mafia è che ci si entra solo per diritto di sangue. I due valori principali sono :
l’omerta, la legge del silenzio e la vendetta. Inoltre, è un film che mette in evidenza i numerosi contrasti presen-
ti tra lo spazio privato e quello pubblico. In un primo momento vedremo cosa rappresenta Liberi di scegliere
per il film, il libro e il progetto; poi analizzeremo i personaggi e come rappresentano la distinzione tra spazio
privato e pubblico e infine, vedremo la differenza tra la prima parte e la seconda parte del film.

Liberi di scegliere è un film drammatico italiano diretto da Giacomo Campiotti e trasmesso su Rai 1 il
22 gennaio 2019. Racconta, attraverso la storia di Domenico e Teresa, giovanissimi eredi di una famiglia della
'Ndrangheta, che nascere in una famiglia mafiosa non dovrebbe essere una responsabilità, un peso, per nessuno,
perché dovrebbe esserci sempre la possibilità di cambiare, di diventare diversi.

Marco Lo Bianco, giudice del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, si confronta quotidianamente nel
suo lavoro con i bambini delle più importanti famiglie 'ndranghetiste. Tuttavia, libero di scegliere come gestire
il suo lavoro e quale segno vuole lasciare nella storia, il giudice preferisce aiutare i giovani e dare loro la possi-
bilità di un futuro diverso. Il giudice ha capito che la 'Ndrangheta non si sceglie, si eredita. Le famiglie si assi -
curano il potere sul territorio attraverso la continuità generazionale, costringendo i figli a fare il lavoro dei pa-
dri. Quando incontra Domenico, ultimo membro di una banda, ma anche fratello minore di un ragazzo, Giovan-
ni, che aveva arrestato senza successo anni prima, Lo Bianco decide di tenere il ragazzo lontano dalla Calabria.
Inizia la lotta di questi due personaggi per sfuggire alla mafia.

Liberi di scegliere è basato sulla storia vera del giudice Roberto Di Bella, che ha collaborato alla produzione e
alle riprese del film. Nell'ottobre 2019, è diventato un libro omonimo sulla lotta di Di Bella, un giudice per i mi-
nori di Reggio Calabria, che cerca di spezzare la catena familiare della 'ndrangheta. Questa catena porta i ragaz-
zi a seguire il destino del padre verso una vita di violenza. Libere di scegliere è anche un progetto guidato da
Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria. Il protocollo "Liberi di sce-
gliere" mira a sperimentare azioni innovative per dare agli eredi della mafia la possibilità di scegliere il proprio
destino. Sia Roberto Di Bella che il giudice Lo Bianco vogliono spezzare il ciclo di riproduzione intergenera-
zionale nelle famiglie mafiose.

Questo film evidenzia la separazione tra spazio pubblico e privato.


Innanzitutto, lo spazio privato è quello della famiglia mafiosa. Diversi personaggi rappresentano il simbolo
dell'anti-valentino e dell'anti-modello. Possiamo citare: Domenico, Teresa, Giovanni, il padre Antonio e la
madre Enza. Lo Bianco scopre che l'essenza mafiosa si trasmette di padre in figlio. Vuole combattere questa
eredità delle mafie per donare alla fine la possibilità di poter scegliere. In effetti, la famiglia mafiosa è prigio-
niera della mafia: tutte le sue azioni sono controllate dai valori mafiosi. Devono mantenere la loro dignità e in-
tegrità rispettando i principi mafiosi.

La madre Enza è la prima prigioniera di questo sistema mafioso. È un personaggio molto chiuso fin dall'inizio
del film. La vediamo sempre cucinare. La cucina è una metafora perché rappresenta l'assenza di libertà e
l'amore per la sua famiglia.
L'amore di Enza per i suoi figli è così grande che non riesce a dire loro la verità sulla loro situa-
zione familiare e per tutto il film ripete che va tutto bene. Cerca di rassicurare i figli per mantenere un legame
con loro e creare un'unione familiare. La madre è quindi combattuta: non può parlare, non può confessare. Alla
fine, lascerà scappare Teresa e la aiuterà persino dandole del denaro. Alla fine del film, la donna sostiene anche
Giovanni, il fratello maggiore che si trova in carcere, continuando a fargli visita e portandogli del cibo. Lei sce -
glie di non lasciarlo e di rimanere per amore.
Il film ci fa capire che la famiglia è al centro dei valori della mafia. La 'Ndrangheta, la più grande
mafia del mondo, è particolarmente nota per il suo principio fondante: la famiglia è tutto, l'individuo è niente.
In questa mafia, ogni famiglia è un nucleo che controlla un territorio e l'intera organizzazione si basa sulla figu-
ra paterna. In effetti, la madre non è in grado di prendere decisioni da sola. Inoltre, quando Domenico viene
portato via dalla famiglia e dalla Calabria, la madre non se ne cura e va a chiedere consiglio al marito. Sono più
che consigli: sono ordini. Enza esegue gli ordini di Antonio, suo marito. La 'Ndrangheta è una mafia arcaica e
antica in cui il posto della donna è in cucina. Nel film, notiamo che la donna è inferiore all'uomo e non è libera
di scegliere senza il consenso del marito. Inoltre, Enza si lascia indebolire dal dominio del marito e quando Gio-
vanni le chiede perché cucina sempre, lei risponde che è per non pensare. Possiamo vedere qui uno dei valori
fondamentali di questa famiglia: la donna non deve pensare, deve obbedire stupidamente al padre o al marito.
La donna è quindi rappresentata come soggetto. Il personaggio della madre evidenzia così il contrasto tra libertà
e non libertà.

La suor Teresa è un po' diversa dalla madre perché non si lascia controllare. Ben presto pensa di fuggire dalla
famiglia per porre fine al matrimonio combinato con Gaetano. Teresa vuole una vita diversa. È la figura ribelle
del film, la voce che parla per prima per sfuggire alla sua condizione e al suo destino già scritto. Quando Gaeta-
no le dice: "A che serve studiare se poi ti sposi", lei non lo ascolta; quando lui le dice: "Fammi un caffè", lei ris-
ponde: "Fattelo da sola", perché rifiuta di far parte del ciclo mafioso e vuole essere libera di scegliere e non di-
pendente da un marito. Vuole essere diversa dai suoi genitori e soprattutto dalla madre. Infatti, all'inizio del
film, lei e il fratello assistono all'arrivo della polizia a casa loro per prendere tutti i soldi che hanno e Domenico
le promette che quando saranno adulti tutto sarà differente, che lui la difenderà sempre.

Il padre Antonio domina la famiglia perché è un padre autoritario. Spaventa persino Teresa, la sorella, che non
osa dirgli che non vuole sposare Gaetano quando lo rivedrà. Anche Antonio fa parte di questo circolo vizioso di
incredulità: sa farsi indottrinare dal padre, fino a convincersi di dover servire e lavorare per la mafia. Inoltre,
dovrebbe essere il fondamento della famiglia, ma invece ne provoca la rovina : non è mai presente.

Domenico è il successore della mafia, l'erede di una tradizione familiare, tutte le speranze del padre si ripongo-
no su di lui. Questo è evidente fin dall'inizio. Quando Domenico è solo un bambino, il padre gli dice che deve
crescere in fretta per poter diventare un leader e un comandante. Cresce nell’idea di dover essere superiore a
tutti e con l’obbiettivo di dover, un giorno, sostituire il padre. Nel film quando la sorella si confida con lui,rive-
landogli che non vuole sposarsi, lui le strappa i capelli. Questa scena ci mostra che è "abituato a essere il capo e
a comandare", come dice Maria, l'assistente sociale. Tuttavia, vediamo un cambiamento radicale, quando si riu-
nisce con la sorella dopo essere stato in comunità. Diventerà più premuroso e gentile, anche se inizialmente si
rifiuta di scappare. E’ cresciuto nella convinzione di dover eseguire sempre gli ordini fino a quando non ha in-
iziato a pensare con la sua sesta senza essere condizionato dal pensiero della famiglia.

Giovanni mostra cosa accade ai figli che ereditano lo stile di vita mafioso. Questi bambini finiscono spesso in
prigione. E’ molto evidente lo stato di malessere che vivono quotidianamente questi giovani, costretti all’uso di
antidepressivi. Tuttavia, questo malessere non viene mai esternato, e’ un malessere interno di cui i bambini,
spesso, non sono consapevoli. In effetti, le famiglie mafiose non parlano apertamente di ciò che sta accadendo.
Ad esempio, quando Giovanni tenta di suicidarsi, dice al fratello che è stato per cambiare scena, perché era
l'unico modo per uscire di prigione per un po'.

Così, possiamo vedere un contrasto e una separazione tra la generazione di Giovanni e della madre, che dicono
entrambi bugie per apparire belli e "felici", e quella di Teresa e Domenico, che si ribelleranno all'editto con
l'aiuto del giudice Lo Bianco. Queste due generazioni avranno percorsi diversi alla fine del film e rimarranno
entrambe insieme: Enza rimane per Giovani e Domenico parte con Teresa. Tuttavia, Enza e Giovanni, la prima
generazione, non possono essere salvati dal giudice; per loro è troppo tardi perché sono prigionieri del loro pas-
sato e della loro vita con Antonio. Il giudice cercherà quindi di staccare Domenico dalla famiglia per fargli es-
ternare tutti i suoi sentimenti; questo funzionerà perché Domenico finirà, una sera, per confidarsi con lui.
In secondo luogo, lo spazio pubblico è quello dello Stato e della comunità. La legalità è rappresentata dai perso-
naggi del giudice Lo Bianco, dell'assistente sociale Maria, dello psicologo Enrico e dei ragazzi della comunità.

Il giudice fa di tutto per salvare Domenico da un tragico destino da mafioso. Vediamo che lavora fino a tardi e
che si impegna molto. Lascia da parte la sua vita privata per salvare il ragazzo perché è toccato dalla sua storia.
Anche se alcune persone cercano di scoraggiarlo, lui è convinto che sia possibile aiutare questi ragazzi.

L'assistente sociale e la psicologa sono un supporto emotivo e psicologico per Domenico. Gli faranno capire
che un'altra vita è possibile.

I ragazzi della comunità rappresentano nuovi valori, opposti a quelli della mafia: rispetto per gli esseri umani
(contrariamente agli omicidi commessi dalla mafia), solidarietà, libertà e spensieratezza.

C'è un evento cruciale nel film che segna la rottura con lo spazio privato: la mafia e l'inizio di una nuova
vita. Questo evento è la partenza di Domenico, strappato alla famiglia dal giudice, verso la comunità. Da questo
momento in poi, a Domenico, viene offerta la possibilità di un futuro migliore.

Nella prima parte del film, ci rendiamo conto che la famiglia di Domenico e Teresa è molto ricca e che ha una
grande proprietà rispetto al vicolo fatiscente in cui vive. Tuttavia, questa ricchezza contrasta con la loro infelici-
tà. In effetti, il denaro guadagnato in modo disonesto li rende tristi, non felici. Lo spettatore che guarda il film è
testimone di questa infelicità fin dall'inizio, quando la famiglia si reca in un buncker per festeggiare il Natale e
questo momento di festa viene interrotto dall’arrivo della polizia.

Domenico e Teresa non hanno mai avuto un'infanzia tranquilla, serena e veramente felice. Infatti, anche quando
sono con la madre, non sono mai tranquilli perché vivono con la consapevolezza che la polizia possa arrivare in
qualsiasi momento e minare i loro equilibri. Inoltre, nella seconda parte del film il padre è costretto a vivere
lontano dalla famiglia per sfuggire alla polizia e continuare i suoi affari disonesti. Così, questa famiglia viene
condannata nonostante tutti i suoi soldi. Inoltre, il padre finirà da solo in montagna, lontano dalla sua famiglia e
dalla comunità, per sfuggire alla polizia. Infine, nella prima parte del film, scopriamo che questa è una famiglia
che vive nell'ombra e nel timore di essere scoperta dalla polizia.

Inoltre, fin da piccoli, Domenico e Teresa vengono iniziati al loro futuro e indottrinati dal padre. Domenico ma-
neggia la pistola quando ha solo dieci anni all'inizio del film, a Natale. Poi, prima che il padre scappi, GLI
consegna un messaggio e un compito che sarà pesante per Domenico: continuare quello che la famiglia ha
sempre fatto, cioè servire la mafia. Vediamo che il padre ha un grande potere su Domenico quando gli offre il
titolo: Antonio custodisce l'amore di suo figlio. Domenico è costretto a obbedire al padre per essere amato. È
quindi un personaggio lacerato, ma senza esserne consapevole. Infatti, prima che il giudice entri nella sua vita,
Domenico continuerà a comportarsi come ha sempre fatto, cioè come un delinquente, come è normale che sia
per la sua famiglia.

In effetti, non si rende conto del suo malessere perché questo è nascosto sotto i valori che gli sono stati inculcati
dal padre; non ha mai conosciuto altro che il traffico d'armi, il traffico di droga... L'orologio, regalatogli dal
padre da bambino, è un simbolo molto potente. È l'unico ricordo che ha del padre. L'orologio rappresenta la
loro ricchezza e la famiglia mafiosa.
Nella seconda parte del film, Domenico viene portato via dalla sua famiglia in barca a Messina. La barca è un
simbolo di novità, di rinascita e il mare significa l'orizzonte, un nuovo inizio. All'inizio, Domenico avrà diffi-
coltà a integrarsi e questo richiederà tempo, come sottolinea Maria. In effetti, Domenico deve lavorare molto su
se stesso: deve riappropriarsi dei valori che il padre gli ha insegnato fin da piccolo. Sarà chiuso in se stesso e
vorrà mantenere la sua posizione di superiorità e di leadership. Per esempio, è ostile nel modo in cui si rivolge
alla comunità o intimidisce il parcheggiatore che viene investito dalla moto dello psicologo. Non vuole parlare
con Maria o con lo psicologo.

Poi si rende conto della sua condizione e del suo destino. Domenico scopre la spensieratezza, come dimostra il
suo grande sorriso, quando va a nuotare. Troverà dei veri amici nei suoi compagni di comunità. Scoprirà che
cos'è l'infanzia e si godrà finalmente la sua giovinezza. Inoltre, sarà posto su un piano di parità con gli altri e
non sarà dominato.

Si renderà conto che finora non è stato lui a scegliere la sua vita e le sue azioni e metterà in discussione tutti i
valori inculcati dal padre. Quando parla con il giudice dopo una violenta lite in comunità, si lamenta della legge
del silenzio: "l'omertà" che viene applicata nella 'Ndrangheta, dicendo che non può mai dire le cose ad alta
voce. Confesserà che la sua famiglia è diversa dalle altre. Alla fine del film, quando Domenico lascia l'orologio
con le armi, significa che rinuncia al denaro sporco per la legalità, per una nuova vita. Questa esperienza all’in-
terno della comunità lo porterà a dubitare di tutto: si chiederà se quello che loro (la mafia) lo costringono a fare
è realmente quello che lui vuole fare.

In conclusione, questo film mette in luce diverse difficoltà subite dalla famiglia di Domenico per mos-
trare le disgrazie di tutte le famiglie mafiose. Una madre protettiva, combattuta per l'amore che nutre per i figli
e che vuole salvare la famiglia; un padre esigente e dominatore; un fratello che non ha speranze per il suo futuro
in prigione; una sorella ribelle che non vuole dipendere da un marito che le viene imposto. E naturalmente Do -
menico, il protagonista, che all'inizio sembra senza cuore e senza pietà, che finisce per rivelare i suoi difetti e le
sue debolezze: il fatto di non aver avuto un'infanzia, di non essere stato spensierato e di non aver scelto la sua
vita. La mafia è presente ovunque nella sua vita, controllando le sue azioni finché il giudice non gli offre la pos-
sibilità di una vita migliore.

Il disordine della famiglia è mostrato attraverso numerosi contrasti: nessuna libertà/libertà; spazio privato/spa-
zio pubblico; mafia/legalità; ricchezza/solidarietà. Scopriamo, attraverso personaggi combattuti e che non dico-
no quello che provano, la vita quotidiana delle famiglie mafiose che subiscono questo editto, principio fonda-
mentale della 'Ndrangheta. Così, l'obiettivo di Liberi di Scegliere, un film, un libro e anche un progetto avviato
da Roberto Di Bella, è dimostrare che l'unica strada possibile per una società che vuole essere ricca ed evoluta è
quella della libertà.

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