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Marco, Daria, Isotta

soggetto per un romanzo

Marco nacque verso la fine della grande guerra, visse l’infanzia in una famiglia piccolo borghese
di Milano, studiando al liceo e sognando di diventare un vero scrittore, come i suoi miti studiati a
scuola.
Nell'adolescenza scrisse anche qualcosa, ma la sua immaturità e la sua superficialità rendevano
quei testi senza speranza.
L’estate dei suoi vent’anni, ancora vergine di esperienze ed ingenuo, la passò in villeggiatura su
una lago, non grandissimo ma splendido, incastonato fra le montagne. Lì conobbe due ragazze
poco più giovani di lui, anche loro di Milano ed anche loro, come lui, di famiglia ebraica, Daria ed
Isotta.
Erano molto diverse tra loro, Isotta capelli biondi e pelle chiarissima, dall’aria fragile e sognante,
bellissima, Daria poco più bassa, bruna, viveva un po’ nell’ombra dell’amica, entrambe parlavano
d’amore, sognandolo, ma senza averlo mai conosciuto.
Si erano incontrati per caso, Marco aveva fatto leggere loro qualcosa che aveva scritto ed era sta -
to sufficiente per affascinarle entrambe.
Una sera, sul lungolago insolitamente tranquillo a quell’ora, durante una delle solite passeggiate
nelle quali Marco esponeva per l’ennesima volta i suoi sogni di scrittore e cercavano di immagi -
narsi il loro futuro, in un punto più stretto anziché cedere il passo, distrattamente cercarono di
passare nello stesso momento, i loro corpi si urtarono perdendo l’equilibrio. con un movimento
automatico si sorressero o vicenda, e le loro braccia, sorprese ed imbarazzate, non si ritrassero.
Continuarono la passeggiata stretti, Marco in mezzo a loro con le braccia dietro la loro schiena,
Daria ed Isotta intorno alle sue spalle.
Marco era felice , era un momento magico, non aveva mai abbracciato una ragazza ed ora ne sta-
va abbracciando due. Anche Daria ed Isotta erano felici ed imbarazzate, oltre a non essere mai
state abbracciate ad un ragazzo, non si erano mai trovate a contatto così a lungo fra loro, c’erano
stati solo fugaci contatti fra mani, subito ritratte. Nessuno parlava, nessuno voleva rompere quel
nuovo incantesimo.
Entrambe le ragazze si erano invaghite di Marco, ciascuna sognandolo a modo proprio. A Marco
piaceva di più Isotta la bionda, l'eterea, più simile ai canoni di bellezza romantica che vagheggia -
va, perfino il suo nome era legato alla letteratura. Daria lo intuiva, con dispiacere, e quel momen-
to magico la spinse a fare qualcosa che non avrebbe mai pensato, e Marco non avrebbe mai di -
menticato,
Con un solo gesto, coraggioso e disperato, estremo come quello degli animali in trappola che
tentano il tutto per tutto, mentre camminavano abbracciati, attirò a sé il viso di Marco e gli diede
una bacio sulla bocca come aveva visto fare nei film. Marco stupito e confuso, non si ritrasse.
Isotta se ne accorse poco dopo: stava ormai camminando accanto e Marco e Daria che si stavano
baciando. Si fermò. Marco, sul momento, neppure se ne accorse, e continuò a camminare. Se ne
accorse Daria, che dentro di se stava esultando. Isotta tornò alla sua casa di villeggiatura, ci si rin -
chiuse e tornò a Milano pochi giorni dopo. Non li incontrò più per molto tempo.
Venne la guerra, l’occupazione, i tre si ritrovarono in un edificio in attesa di essere inviati in un
campo di lavoro in Germania. Daria e Marco stavano ancora insieme, si erano sposati, Isotta non
si era mai ripresa dal doppio tradimento , era sempre bellissima. Si salutarono da lontano.
Isotta fu notata dall’ufficiale SS che dirigeva il trasferimento, due soldati la presero e la portarono
nel vagone del comando. L’ufficiale non era un uomo cattivo, faceva il suo dovere di obbedienza
agli ordini senza farsi domande, così come una vita di educazione repressiva gli aveva insegnato.
Si stupì piacevolmente della cultura della ragazza, che parlava un tedesco quasi perfetto, cono-
sceva bene gli scrittori ed i musicisti che lui ammirava, e prima ancora di giungere alla loro desti -
nazione, ne era rimasto affascinato.
Mentre Marco e Daria vennero separati ed inviati alle baracche, Isotta con naturalezza seguì Franz
nel suo alloggio, dal quale uscì rarissimamente e nel quale passò due anni. Franz fu quasi subito
nominato comandante del campo, Isotta divenne la sua convivente, ufficialmente come gover-
nante, ma in realtà fu costretta dalle circostanze a dare tutto quello che poteva dare al suo pro-
tettore, che comunque era una persona un po’ all’antica, ottusa e poco fantasiosa, non fu difficile
per Isotta adattarsi ad una tranquilla routine, non tanto diversa da quella alla quale si adattavano
migliaia di giovani, sposate senza amore per scelta della famiglia.
Daria e Marco sopravvissero abbastanza bene, furono selezionati spesso per compiti non gravosi
e che permettevano perfino di procurarsi un po' di cibo in più e di incontrarsi fugacemente men -
tre si lavavano pentole o svuotavano bidoni. Molti loro compagni non furono così fortunati, e
morirono a centinaia.
Quando una notte arrivarono di sorpresa i Russi e liberarono il campo, Franz, che aveva sempre
fatto il proprio dovere, fu stupito di essere fucilato senza tante storie. Isotta che, pur non avendo -
lo mai amato, gli era oramai affezionata, nella confusione fu considerata una prigioniera di Franz
e non la sua amante, e consolata più che perseguitata.
Ma alcuni non avevano affatto dimenticato la donna bionda del comandante del campo, e riten-
ne più sicuro riparare con l’aiuto di un prete volonteroso, in svizzera, il più vicino possibile al con-
fine italiano ed a quel lago sulle rive del quale aveva passato l’estate dei suoi diciotto anni.
Marco e Daria tonarono a Milano, increduli di essere stati risparmiati dalla guerra, e con quanto
rimaneva dei beni delle loro famiglie, ormai scomparse, ricominciarono la vita.
Marco aveva ancora velleità di scrittore, ma la sua superficialità lo rendeva mediocre e poco inte -
ressante. tutto quello che scriveva ed inviava speranzoso ad un editore o ad un altro veniva re-
spinto. Erano gli anni di Pavese, quello che scriveva lui sembrava non interessasse più a nessuno.
Trovò lavoro nella contabilità di una storica azienda che, riconvertita dopo la guerra, produceva
motori.
Daria si staccò piano piano da Marco, che in fondo non aveva mai amato veramente ed al quale
era rimasta aggrappata più per mancanza di alternative che altro.
Anche Isotta, ancora affascinata più che dai racconti di Marco dall'idea stessa di scrittura che tan-
to la aveva sedotta in quella famosa estate, e che lei aveva rielaborato a modo suo, iniziò a scrive -
re un romanzo.
Ci mise dentro tutta la fantasia e la voglia di vita che, nella realtà, la aveva quasi abbandonata.
Viaggiò con la fantasia senza freni ed immaginò un amore esotico, tormentato ma alla fine trion -
fante.
Il prete che l’aveva aiutata e che ancora la passava a trovare ogni tanto e suggerì di inviarlo ad un
editore italiano ma, per abitudine alla prudenza, firmandolo con uno pseudonimo, il suo nome
era ancora ricordato fra i superstiti del campo.
L’editore fu entusiasta del manoscritto, una storia d’amore romantica, lontana dai ricordi della
guerra, ambientata in un paese lontano, ed ancora più entusiaste furono le lettrici di quel roman -
zo rosa, che diventò un piccolo caso editoriale. L’editore milanese pregò il prete, (che sotto sotto
lui credeva fosse il vero autore del romanzo, visto che aveva portato il manoscritto ed incassato i
diritti), di scriverne ancora.
Così Isotta, la cui fantasia sembrava inesauribile, diventò una scrittrice di successo, sconosciuta a
tutti, e che viveva in svizzera, ritirata in una casa sul lago che tanto aveva amato, abbastanza ricca
da non avere più preoccupazioni, nonostante lasciasse una generosa fetta del denaro guadagna -
to al prete, che la impiegava saggiamente in opere di carità.
Isotta scrisse con regolarità un libro ogni due o tre mesi fino quasi a metà degli anni 60, quando
una malattia innominabile, tanto rapida quanto fatale, le tolse di mano la penna per sempre.
Nel frattempo Daria e Marco, trasferiti a Bologna per motivi di lavoro, senza figli, vivevano una vi-
ta tranquilla e senza grandi aspirazioni, anche se Daria, inquieta, cercava una sua identità, leggeva
romanzi ed amava moto quelli della famosa scrittrice sconosciuta, senza sospettare che fosse
quella sua amica di tanti anni fa, fino a quando non lesse ‘un estate sul lago’.
Raccontava per filo e per segno la storia di Isotta, Daria e Marco, anche se con nomi alterati. Visse
di nuovo tutta la storia, ma questa volta vista dagli occhi e dal cuore di Isotta, l’innamoramento
per Marco, il suo tradimento, lo sconforto, la depressione, il rastrellamento, il campo di lavoro, la
storia con il comandante del campo, la sua intercessione per la vita di due prigionieri.. Capì come
mai lei e Marco erano sopravvissuti così bene alla prigionia, nel romanzo l’eroina che si sacrificava
nell’ombra per salvare i suoi amici, che aveva perdonato, finiva fucilata assieme al suo uomo.
Daria ne fu sconvolta, cercò notizie sull’autrice del romanzo e piano piano riuscì dove molti ave-
vano fallito, trovò il filo che legava la sua amica Isotta, il prete, l’editore. Conoscendo l'identità di
Isotta non fu difficile rintracciare la villa sul lago dove era vissuta, quando seppe che era morta
pochi anni prima ne fu sinceramente dispiaciuta.
Anche Daria era stata in qualche modo incuriosita dalla scrittura, passione frustrata di Marco ed
ora scoperta in Isotta, ma più modestamente si limitò a scrivere una serie di articoli sulla scrittrice
famosa e sconosciuta, rivelandone finalmente l'identità, che lei aveva frequentato da giovane, sul-
la loro storia e sulla sua fine, aggiungendo, togliendo o a volte inventando particolari qui e là ed
addirittura suggerendo velatamente di avere avuto una storia di passione con lei.
Il settimanale pubblicò a puntate gli articoli, che ebbero grande risonanza, la ricompensò ade-
guatamente e ciò la rese abbastanza indipendente e sicura di sé, tanto che lasciò la casa di Marco
ed andò a vivere in seno ad uno dei nascenti collettivi femministi che, poco prima del 68, si stava -
no formando.
Marco non seppe più nulla lei. Continuò a vivere ed a lavorare fino alla pensione, che raggiunse
relativamente giovane, ma ormai vecchio dentro, in un piccolo appartamento a Bologna, solitario
e rassegnato, assieme a qualche gatto.
Con la sua morte sarebbe stato dimenticato da tutti se non fosse stato per un cantautore, France -
sco, suo vicino di casa, che lo prese come spunto per uno dei suoi brani più tristi.
Daria ebbe un breve ritorno di notorietà all'inizio degli anni ottanta, quell'anno fu la donna più
anziana a morire di overdose in Italia.

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