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L'EPISODIO DEL GIARDINO

Tristano ed Isotta, divenuti amanti, passano molte peripezie. Sono continuamente sul punto di essere scoperti e si
salvano miracolosamente. Alla fine sono traditi da un nano che avvisa re Marco: i due amanti sono addormentati in un
boschetto vicino alla reggia.
... Tra le braccia la regina
dorme: sognano sicuri.
Com' strana la fortuna!
Viene il re, lo segue il nano,
per sorprenderli nel sonno.
Che stupore nel vederli
nella quiete addormentati!
Ora aspetta, dice al nano,
corro indietro dai baroni
e ritorno: allora, quando
li vedranno addormentati,
li far bruciare! Intanto
si risveglia il bel Tristano.
Vede il re: precipitoso
sta correndo al suo palazzo.
Finge il sonno finch vede
che scompare, poi si drizza.
Dice: In piedi, in piedi amica!
Con l'astuzia ci hanno scorto!
Il re ha visto ed al palazzo
corre in cerca di conforto,
per poterci catturare!
Ci giudicheranno insieme!
Arderemo inceneriti!
Fuggo solo dolce amica.
Non temere per la vita:
senza me non hanno prove.
Fuggo solo senza gioia,
cerco esilio, cerco pace:
trovo amara guerra e sono
infelice di lasciarti.
Mai per tutta la mia vita
trover riposo, mai.
Dolce dama, te ne prego,
non scordarmi. Da lontano
sia l'amore come quando
ero a te vicino. Vado.
Non si pu aspettare ancora.
Solo un bacio, un bacio solo
per congedo. E Isotta bacia
lungamente il caro viso
che la guarda, che ora piange.
Lacrimando parla e dice:
Dolce amico, mio signore,
ricordate questo giorno.
Voi partite nel dolore.
Io ho paura. Una gran pena:
io vi perdo. Nella vita
non ho mai sofferto tanto.
Non avr mai gioia, amico.
Non ho pi il vostro conforto,
la piet, la tenerezza.
Ecco, adesso il vostro amore

devo abbandonare, i corpi


separare! Ma l'amore
non si pu spezzare. Mai.
Su, prendete quest'anello
per amore mio. Tenete...
LE NOZZE DI TRISTANO IL DOLORE DI ISOTTA

Tristano fugge in Spagna, al servizio di re Art. Dopo molte avventure giunge in Bretagna. Si mette al servizio del duca
di Bretagna e diviene amico di suo figlio Kaerdin, che ha come sorella Isotta dalle Bianche Mani. Per un malinteso,
tutti credono Tristano innamorato della bella Isotta dalle Bianche Mani ed incoraggiano i due giovani ad amarsi.
Tristano perplesso ed incerto.
... Cos, spesso, cambia cuore,
pensa molto variamente,
per mutare nella mente,
se non ha quello che vuole.
Dice: Isotta, cara amica!
Non mia la vostra vita!
Questo amore ci allontana
ed esiste per inganno:
ed io perdo la mia pace,
la mia gioia sospirando.
Giorno e notte voi serena
trascorrete il tempo. Io sento
gran dolore ed infelice
solo in sogno, in sogno posso
rivedervi. A voi conviene
aver gioia, avere bene!
Tremo per il desiderio
del tuo corpo! solo un sogno
solo un sogno. E il re possiede
la mia vita, il mio piacere!
Ed suo quello che mio.
Che fu mio! Che ora abbandono.
Non lo posso avere. Isotta
mi ha dimenticato, solo
per un suo capriccio. In cuore
odio tutte le altre donne
tranne Isotta e lei non vuole
aiutarmi e non ignora
com' forte il mio dolore
e l'angoscia per amore.
Anche un'altra adesso m'ama
e il mio cuore lacerato:
se non fosse cos forte
la speranza, soffrirei
meno, forse, abbandonando
senza pena questa pena.
Se non posso averla posso
cancellare il suo ricordo
consolarmi un poco, come
fa chi molto non pu fare.
A che vale quest'attesa
tanto lunga, tutta questa
privazione, quest'amore
che non pu condurre al bene?
Tante pene, tanto amaro
patimento per amore!

S! Dimenticare: niente
vale mantenerlo vivo!
caduta nell'oblio
di se stessa e i sentimenti
non son pi quelli di un tempo.
Dio, Dio mio come ha potuto?
Si pu spegnere l'amore
se di amarla ancora sento
come amico? No, non posso
rinunciare! No! So bene
che se il cuore si allontana
il suo cuore lo saprebbe.
E il mio cuore sentirebbe
se fa il bene, se fa il male
cosa fa, qualunque cosa.
Io lo sento che fedele!
Che mi vuole consolare
da lontano. E se non posso
possederla bene, giusto
il tradirla? Con un'altra?
Un'estranea? Dopo tanta
sofferenza, tante prove?
No. Non posso con eguale
gioia amare un'altra donna!
Anche lei certo mi vuole.
E non so dunque tenere
fede a lei che a me la tiene?
Io non so volerle bene
se non fa quello che credo?
Ah! Isotta! Dolcemente
mi desiderate, mentre
non potete nulla! Come
mi potreste abbandonare?
Come posso abbandonarvi
o nascondermi? Lo vedo
chiaro: il cuore un cambio brusco
fa morire anche lontano!
Ah! Lontano! Dio! Lontano!
Son lontano e questo tutto!
Se m'inganna, o se mi vuole
cosa conta! Son lontano!
Triste amore, amore avaro!
Se mi amasse veramente
basterebbe niente al mio
desiderio, a questo tedio.
Non mi trova? Non mi cerca.
E perch dovrebbe farlo?
Perch sono disperato!
No! Non osa perch teme
il suo sposo: se potesse
lo farebbe! Ma a che serve?
A che serve, se non viene?
Che lo ami! Che si tenga
stretta a lui! Non le domando
di pensare a me. Non penso
male se di me s'oblia.
E perch desiderare
me? Perch? La sua bellezza
non richiede il suo languore
per illuminarsi e il cuore
cosa pu desiderare
quando ottiene ci che vuole?

Se col re, col re felice


che dimentichi il suo amico.
Che valore ha il mio leggero
amore contro la natura?
Chi l'amore spegne, tiene
vivo ancora un altro bene,
pi normale. Prenda, prenda,
ci che pu ottenere e ad arte
lo rivesta: molto affetto,
molti baci, molta calma,
danno la concordia e presto
dimenticher. Col tempo.
E se pure si ricorda,
cosa importa? Cosa importa?
Non lieta, ma sicura
e pu amare senz'amore.
Senza amore! Ma pu amare
una donna il suo signore
senza amore? Scolorire
le pi care cose, cari
desideri? E forse odiare
ci che amava? Con la furia
per una passione uguale,
voler male a un bene antico?
Forse no. Forse odiare
no, non pu: ma calma e stanca
e sfinita si allontana,
sempre pi lontano, sempre
pi lontano. Come chiede
la natura dell'amore!
Non pu amare, non pu odiare
pi di quanto la natura
non consente. Nobilmente
si ama se cos si amati,
anche dopo una mortale
offesa: non si rende il male
con il male! Che si soffra
in silenzio! questo il patto.
Ci che vile va temuto,
ci che nobile cercato:
vietato solo amare
ed odiare senza freno.
L'odio vero va ai pi vili
desideri ed alle parti
nobili del cuore vada
l'attenzione. E Isotta sempre
con amore mi ha trattato!
Non la posso odiare!
Pure, se dimentica l'amore
non la posso ricordare
con affetto. Non amare,
non odiare... S! Io devo
devo fare ci che ha fatto!
Con i fatti, con i fatti,
pu svanire la passione:
come fa lei con lo sposo.
Come? Anch'io con una sposa.
Se non fosse la sua sposa
non avrebbe scusa: invece
lo sposo che allontana
questo nostro amore. Isotta
non si pu sottrarre: invano

lo desidera, lo vuole!
Sposer una donna. Eguale
sentimento anch'io, per prova,
prover. Come dilegua
con l'amare, senza amore,
con le nozze, un altro amore.
Come tutto ormai scomparso!
Non la odio. Cerco invano
di esserle vicino, solo
di sentire ci che sente
con il re! Molto Tristano
turbato e la passione
lo combatte, lo consuma.
Una prova! Contro amore
il rimedio del piacere!
Per dimenticare amando
chi dimentica chi ama.
L'ha dimenticato Isotta:
sicuro! Sicurezza
o piacere l'hanno fatta
lentamente ritirare
dall'amore. Un'altra donna
pu sposare e abbandonare
il rancore per l'amata
che desidera un normale
godimento, naturale
gioia, che lascia l'onore
senza macchia. Come Isotta
vuole fare. E un'altra Isotta
dalle bianche mani vuole
con affetto: perch bella
e perch si chiama Isotta.
Perch il nome la fa bella
e pi bella senza il nome
non gli sembrerebbe. Il nome
la fa bella! Ed egli chiede
la sua mano. Cos prova
ci che la regina prova:
il rimedio del piacere
contro il male dell'oblio.
Il piacere con un'altra
bella Isotta. Una vendetta
triste, piena di dolore:
fare male per sentire
nuovo male, ricreare
una pena per lasciare
una pena ed affondare
dentro un'altra pena. Nuova
pena, nuova sofferenza!
Strana gioia, strana voglia!
Ecco: un nome! La bellezza!
Una donna ha solo questo!
E Tristano allora senza
esitare la richiede.
Per il nome, il suono solo
di quel nome! Com' vana
la bellezza senza il dolce
nome della bella Isotta!
Oh! S! fine il volto, come
delicata Isotta: come
lei i suoi lineamenti
son leggeri. Non potrebbe

altrimenti amarla... Pure,


solo il nome rende cara
la bellezza, cara al cuore:
e rischiara gli occhi, in cerca
di conferma. E la richiede.
Come fuoco d'amor dura
poco e strana la natura
delle genti, mai costanti.
Cambian tutto ma non cambian
questo solo: il non cambiare
verso il bene. Abbandonare
il far male, il mal sentire.
Ed il male li avvelena
sottilmente ed alla fine
li trasforma, interamente.
Ci che vile rende vili,
fa svanire i sentimenti
pi cortesi, i pi gentili,
cari affetti, la pi pura
nobilt del cuore. Vita
spesa invano nei pi vili
desideri! Strette corde,
stretti nodi, che pi forte
tengon prigionieri: questi
nei pensieri volti al male,
quelli nel fermo volere
non volere il bene. Tutti
infedeli in ogni cosa
che rimane, in ci che bene:
ci che muta, ci che nuovo
questo solo amano, solo
sanno prendere le cose
pi cattive. Ed il piacere
ci che nuovo li costringe
a cercare: trascurare
il potere vero, in cambio
di un desiderare incerto.
E ciascuno lascia presto
ci che tutto suo, persuaso
che un maggiore bene il bene
che hanno gli altri: il suo ritiene
scarso, inutile. E si accende
per avere beni vani!
Senza niente, certamente,
contro cuore non avrebbe
ci che ha. Ma lo possiede!
Lo possiede! sufficiente
ad averne noia! In ansia,
se non fosse suo, sarebbe.
Solo il cambiamento, solo
ci che manca si richiede.
Ci che si crede mancare.
Prendi il meglio contro il bene
per avere il peggio. Saggio
per sempre abbandonare
ci che male. E medicare
la pazzia che la tua mente
pu inebriare. Questo cambio
non strano! Per guarire,
per lottare contro il male,
l'uomo cambia. Ma le genti

cambian solo per cercare


vecchie novit. Trovare
fuori ci che dentro manca.
Per un poco avere pace!
Come donna che trascura
ci che ha per ci che vuole
ed avere il desiderio
non le cose. Delle donne!
Dei ragazzi, degli anziani!
Quanto potrei dire! Quanto!
E degli uomini, che sempre,
contro tutti i sentimenti,
contro senso, per il nuovo
hanno in spregio esser costanti.
Ecco: uno che l'amore
lega in lacci, mentre crede
di disciogliersi! Ed un altro
lascia indietro la passione
e ritrova avanti uguale
una doppia pena! E un altro
vuole la vendetta e ottiene
turbamento! E un altro ancora
cerca invano di potere
liberarsi, mentre schiavo!
E Tristano vuol lasciare
un amore, sradicarlo
dal suo cuore e un'altra donna
prende in sposa, per bandire
una donna invano: donna
che egli ama! Senza quella
non potrebbe la seconda
nominare. Egli ama Isotta:
e cos, ora, ancora, Isotta
chiede in sposa. E per costanza
incostante! Non potrebbe
corteggiare la seconda
se potesse aver la prima.
Questo penso, questo dico:
non amore, non ira!
Per amore vero mai
una donna avrebbe preso
per un'altra. Un'altra amica
contro il cuore della bella
bionda Isotta. N per ira
ha cambiato il bel Tristano:
per amore, per ricordo
dell'amore ha preso in sposa
l'altra Isotta. Certo amore...
Vero amore? No, non credo.
In amore vero mai
una donna vale l'altra!
Cos triste, cos in pena,
solo liberarsi, solo
non avere pi dolore
vuol Tristano: vuole invano!
Come accade a chi d'amore
il languore prova troppo
lungamente e angoscia e pena
fa soffrire! Per sfuggire
al dolore acuto, un altro
pi sottile, pi tagliente
troveranno. E controvoglia

fanno quello che non sanno!


Da un affanno ad un affanno.
Nuovo affanno! Quanti ho visto
disperati trascinarsi!
E non hanno ci che hanno!
Non l'avranno mai. E le cose
sospirate, non potranno
mai raggiungere. E non serve
consumarsi nell'ardore
dell'attesa. Il gran tormento
li fa tormentare ancora!
Raddoppiare con un'altra
pena la gi grave pena:
affondare lentamente
mentre credono di uscire
da una sorte che la morte
assomiglia. Amore ed ira
vanno insieme: la vendetta
serve l'odio, serve il cuore!
Ma non ira, n amore:
rivolta! Amore ed ira
stanno insieme, insieme fusi.
Fare ci che non si vuole
fare! Contro il bene andare
per il bene! Domandare
ci ch' inutile! Volere
ci che non si pu! Tristano
fa cos. Con un'Isotta
vuol dimenticare un'altra
che si chiama Isotta: ed ora
la carezza con la mano,
le concede le sue labbra,
gentile con il padre
e la madre, che le nozze
lietamente accorderanno.
Si decide il giorno. Il duca
fa invitare i suoi pi cari
conoscenti: anche Tristano
fa raccogliere gli amici.
Tutto pronto per le nozze.
Viene il tempo. Il cappellano
canta in una messa lenta
e lunga, come vuole Roma.
Poi la festa. C' un banchetto.
C' la giostra di quintana.
E la lotta e gare e gare!
Giavellotti, pesi gravi,
scherma, pugni, tutti i giochi:
come sempre si conviene
nelle feste ai cavalieri
ed ai laici. Cosi il giorno
nella gioia lento scorre.
la notte. Un letto attende
i due sposi, accompagnati
fino in camera. Qualcuno
fa spogliare attentamente
i due giovani: ed aiuta
a deporre i bei vestiti.
E la tunica Tristano
toglie, stretta al collo, ai polsi;
scivolando cade a terra
il ricordo dell'amore:

l'anello d'oro puro


che al momento dell'addio
nel giardino gli ha donato
la sua Isotta. Impallidisce
nel vederlo il bel Tristano.
E lo assalgono i pensieri
pi diversi: in grande, acuto
smarrimento. Ora detesta
il suo piano che nemico
del suo pieno desiderio.
E pensando gi si pente
della scelta, amaramente:
al suo cuore cos ostile
ci che ha fatto! E sul suo cuore
si ripiega, mentre mette
nuovamente al dito l'oro.
E lo incalzano i pensieri
pi opprimenti: gli ritorna
alla mente la parola
data nel giardino, il giorno
del distacco doloroso.
Un sospiro dal profondo
del suo cuore sconsolato
getta e dice: Com' stato?
Dio, Dio mio come ho potuto?
Io non voglio queste nozze!
mia moglie ora! Non posso
pi lasciarla! Ed io non voglio
al suo fianco addormentarmi!
Che follia! Il mio folle cuore
troppo ardente mi ha tradito!
Io la mano ho domandato
di una donna, trascurando
ci che avevo dato in pegno:
la mia fede! La mia amica,
svanita, la mia Isotta!
Devo stringermi ad un corpo
che non amo. Io l'ho sposata
veramente! In chiesa! Oggi!
Io, davanti a tutti, in fede
l'ho accettata! Ed ora come
posso rifiutarla? Come?
Una vita da demente
perch sono stato prima
un demente. Io sono un pazzo!
Sono in colpa, un criminale
se abbandono questa donna!
Se mi accosto a lei non posso
che spezzare il giuramento!
Troppo serio verso Isotta
il mio cuore perch mi abbia
questa donna: e a questa donna
devo troppo per restare
nella fede a chi lontana.
Oh! Se cerco il mio piacere
il mio onore non rispetto!
peccato, un atto vile.
E non posso abbandonare
la mia sposa! Ma non posso
abbracciarla, soddisfare
il mio corpo col suo corpo!
Son legato alla regina:

son legato a questa donna!


cos: non so lasciare
e non so dimenticare!
Se obbedisco alla natura,
dunque, mento a Isotta, al cuore!
E se presto fede al cuore
alla fede data manco!
A nessuna fede voglio
fare offesa. No, non posso,
n mentire, n tradire.
Non inganner nessuna!
E cos gi reco il male
ad ognuna: perch sono
cos avanti con colei
che in silenzio dorme accanto
che ho tradito Isotta. E tanto
io l'ho amata, io l'amo ancora
che, in silenzio, inganno ora
questa donna, ignara e calma.
Io per primo, chiaro, sono
pi ingannato, pi turbato!
Triste caso di sfortuna
per due donne: e duole ognuna
come io mi dolgo solo
per la stessa Isotta, Isotta
che ritorna per due volte!
E sorprese per due volte
son di me che mento sempre.
Ho mentito alla regina;
ho mentito alla mia sposa.
Se non mento io non posso
non mentire, esser fedele.
Se ho tradito chi pi amo
io non posso ora tradire
chi mi ama: no, non devo
mai lasciarla! Eppure invano
cerco di scordare Isotta!
Cosa fare? Cosa fare? Male,
sento solo male! Il male
di lasciare, di restare,
di dormire, di sentire
un piacere, questo amaro
vendicarmi! S, volevo
vendicarmi, contro Isotta
e per primo son ferito.
Su di me ricade il colpo
che le avevo inferto ed ora
io non so che fare! L'ira
di una donna amata, l'odio,
io scatener se prendo
il piacere da una donna
che mi ama. E se non l'amo,
se non voglio averla, allora
avr l'ira, ancora l'ira,
l'ira e l'odio. Ed anche gli altri
mi odieranno e invocheranno
su di me la punizione
della collera divina.
vergogna. una gran colpa.
Che accadr per giorni e giorni,
tutti i giorni dopo questo
giorno, dopo questa notte?

Se mi unisco a lei, per giorni


giorni e giorni, dopo giorni,
devo stringermi a quel corpo,
e costringere il mio cuore
che non vuole, che rifiuta?
Mai. Sapr! Sapr mostrarle
che io voglio una compagna
ben diversa! E se non crede,
se non riesce a immaginare,
sar ingenua, sar sciocca!
Mi amer ben poco, certo,
se vedr che sono ostile
al suo corpo, alla natura!
Dall'unione viene amore,
dal distacco, da una fredda
continenza viene il gelo.
Sar triste, sar duro.
Mi dir che sono un uomo
senza forza, senza affetto.
E cos come l'avevo
con il fascino attirata,
l'ira sorda ed il rancore
la faranno disprezzare
la franchezza, il mio valore.
Cavaliere che abbandona
come un vile questa prova.
Molto lei mi amava e molto
rester delusa: amore
senza amarsi, senza unire
con il corpo amante e amica,
non resiste. Voglio fare
ci che ho detto, perch voglio
che non mi ami pi, che cambi
in rancore quest'amore.
Io l'ho fatta innamorare
troppo e troppo la mia amica
ho dimenticato. Troppo.
Lei che mi desiderava
pi di ogni altra cosa! Ed ecco:
volato il tempo ed ora
ho cercato un'altra donna,
contro amore, contro fede!
Con che forza, con che cuore?
Come? Come ho fatto? Come?
Ed aumento ancora il male
con il male di ogni giorno:
Ogni giorno simulando,
disprezzando, diffidando
e dimenticando, amando
solo in apparenza, in viso.
Pi mi unisco e pi diviso
sono dalla bella Isotta.
E cercando con Isotta
il piacere, contro amore
vado, amore che appassisce.
Finch vive, finch vivo
non permetter che un vile
desiderio di piacere
mi riduca nello stato
del codardo, di chi manca
la parola al suo signore.
Ho mancato tanto, fino

a questo momento! E fino


alla fine dei miei giorni
porter rimorso! Voglio
dare in cambio del mio torto
ad Isotta un bene certo.
E il castigo per me solo
della colpa il risultato.
S! Cos ora, dentro il letto,
fuori dalle braccia, voglio
non aver piacere. Pena,
sofferenza, penitenza,
non avr pi grande, mai.
Come sia. Con tenerezza
o col cuore teso, casto
resto. E soffro. Soffro sempre.
Se la voglio o se non voglio
rivederla e devo invece
accostarmi a lei, sfiorarla.
Cos sconto il mio peccato
verso Isotta, a cui ho mentito.
Se conoscer la pena,
perdonando, forse, triste
mi ricorder! Tristano
cupo si posa nel letto.
E lo abbraccia adesso Isotta;
alle labbra, al caro viso
molti baci d, sospira
con languore, geme, chiede
ci che lo sposo non vuole!
Cosa vuole? scosso, inquieto.
Vuole prendere e lasciare!
La natura lo sospinge
verso Isotta! E la ragione
verso Isotta, ancora Isotta,
la regina! E il sentimento
verso la regina gela
la sua gioia e la sua sposa
allontana. E nella lotta
tra natura e devozione,
vince la passione! Perde
per la donna il desiderio.
Ci che la natura vuole
non lo vuole eguale un grande
sentimento dell'amore!
violento il desiderio:
stretto in una morsa, sente
la ferita dolorosa
della carne, e nella mente
una forza dura preme,
implacabile. una bella
donna che gli dorme accanto:
e la vuole e si vorrebbe
senza freno abbandonare.
E abbandona invece, brusco,
il suo istinto, il suo tormento!
straziato. senza forze.
confuso. La sua donna
non sa come soddisfare
o scacciare: si domanda
con che astuzia, con che trucco
pu schivare il suo piacere.
E le dice: Amica cara,

non abbiate male in cuore:


io vi devo confidare
un segreto. Ed io vi prego
di celarlo, che nessuno
mai lo sappia! Siete sola
a conoscerlo. Qui, a destra
sul costato porto aperta
una piaga, che nel tempo
dolorosa mi ha straziato.
Ho sofferto questa notte,
ho patito: tutto il corpo
ne risente ed una fitta
dentro il fegato mi prende
cos forte che non oso
pi spostarmi. Ed io non posso
a voi stringermi, non posso
aumentare la fatica
che mi spossa. E gi tre volte
son svanite le mie forze!
Son svenuto e solo molto
tempo dopo son tornati
sul mio viso i miei colori.
Perdonate se non oso
accostarmi: avremo modo
altre volte; tempo avremo
di riavere il nostro bene.
Questa pena tra le pene,
dice Isotta, la pi amara.
Ma io accetto con amore
ci che dite e vi rispetto.
Anche un'altra ora sospira
nel suo letto: la regina
a Tristano intensamente
pensa e solo al suo ricordo
pu pensare e solo sente
una voce che le dice,
che ripete: Ama Tristano!
struggente quest'amore:
la speranza, il desiderio
son legati a un filo. Ignora
dove sia finito, dove
viva, s'egli ancora vivo.
Senza vita sente il cuore;
e il dolore cresce: manca
una voce, una parola,
una sola che le dica
se Tristano l, in Bretagna
o se in Spagna, dove ha ucciso
un gigante, che nipote
al re d'Africa, Orgoglioso
detto il Grande. Era venuto
in Europa per gettare
lo scompiglio e per sfidare
tutti i re di terra in terra.
Prode, ardito, temerario:
tutti quanti ha combattuto;
molti in terra, morti o appena
vivi, a pezzi, egli ha gettato.
Ha tagliato ai vinti, al mento,
tutti i peli della barba:
ed ha fatto un manto, un grande

manto, lungo fino al suolo


con le barbe! Un giorno sente
di re Art; del gran valore
del suo braccio, e del suo onore
sparso sulla terra e come
invincibile si dica
perch non stato vinto
mai; e nessuno porta vanto
di resistergli: ha battuto
tutti i suoi nemici. Allora
il gigante manda un messo
ad Art: amichevolmente
fa presente che al mantello
delle barbe manca l'orlo
ed il bordo. Che tessuto
con le barbe di baroni,
e di principi e signori
di ogni terra, conquistate
in battaglia, in lotte aperte
con la morte come fine!
In quest'abito regale
manca l'orlo. Art il pi forte,
il pi grande della terra:
faccia dono della barba,
la sua barba, che nel manto
sar l'orlo, sar in alto,
pi di ogni altra barba, come
si conviene alla sua altezza!
Se rifiuta questo dono
anche lui sar sfidato,
come gli altri sar vinto!
Palio della lotta il manto:
chi lo vince avr la barba
di re Art, con le altre barbe!
Ed Art ha dolore ed ira
nell'udire l'ambasciata:
al gigante manda a dire
che combatter! Rifiuta
una resa senza onore!
Viene in fretta, l, il gigante
arrogante, senza freno,
fino alle frontiere estreme
del suo regno, per la lotta
che ha la barba in palio, in premio,
e la vita con la barba.
La battaglia dura, forte,
tutto il giorno dura: e morte
al gigante dopo un giorno
d la spada del sovrano!
Prende Art al morto la barba
e la testa: l'ha sconfitto
con valore, con dolore!
Questo fatto d'armi fuori
della nostra storia: eppure
lo racconto, perch voglio
introdurre la figura
del nipote del gigante:
che desidera la vita
di re Art, come lo zio.
A quel tempo era in Ispagna
il sovrano, molto fuori
di Bretagna; era Tristano

al servizio di quel re.


Con la rabbia in corpo venne
il gigante per sfidare
l'invincibile sovrano:
n un parente, n un amico
accett la sfida in nome
del suo re. Davanti a tutti
pianse Art, pianse accorato.
E Tristano si levato
in difesa dell'onore
di re Art: dura la lotta,
dolorosa, aspra, violenta!
Schegge, tagli, colpi forti
han ferito, hanno piagato
di Tristano il corpo e molto
han temuto per la vita
i suoi amici. Ma alla fine,
nella polvere il gigante!
Non ha pi saputo Isotta
dopo l'avventura, niente
di Tristano; gli invidiosi
cos che fanno: il bene
non si dice mai ed il male
si ripete, si commenta,
si riversa fuori, come
la farina si sparpaglia!
Bene dice il saggio: meglio
non avere compagnia
se hai l'invidia per compagna!
Meglio notte e giorno senza
un amico, che passare
tutto il tempo con coloro
che non hanno amore in petto.
Cos la Scrittura. questa
la realt: perch l'invidia
sempre cela il bene visto,
sempre dice il mal pensato!
Se farai del bene certo
che non parler: ed invece
se sospetter un difetto,
un peccato, apertamente
lo dir! Meglio davvero
senza amici che coi falsi
volti pieni di sorrisi!
Molti falsi amici a corte
ha Tristano, intorno a Marco
in silenzio pieni d'odio,
pieni di rancore. A Isotta
mai riportano una sola
buona nuova, una parola
affettuosa: sempre, sempre,
sussurrando, insinuando,
ci che invidia dentro detta.
Sono desolati in cuore
di sentire dire cose
che farebbero piacere
alla bella Isotta e tanto
son gelosi che soltanto
ci che pi le f dolore
le ripetono, invidiando.
Era un giorno sola, nella
stanza, Isotta e sottovoce

ripeteva un canto triste:


come fu sorpreso un giorno
per amore di una donna
Guiron che fu messo a morte.
E l'amava pi di ogni altra
cosa al mondo: ed il suo cuore
gli fu tolto e venne offerto
come cibo alla sua amata
dal marito, un conte, un giorno.
E la donna disperata
della morte dell'amante
venne a conoscenza. Isotta
canta molto dolcemente,
piano, piano, a bassa voce.
Canta dolcemente e muove
leggermente le leggere
mani: ed ecco che compare
Kariados, ricco e potente,
conte di molti castelli,
che ha dominii sterminati.
venuto a corte in cerca
del favore della bella
Isotta, che lo guarda appena.
Molte volte ha dichiarato
ci che vuole, ci che impone
la sua vanit, da quando
partito dal paese
senza pi tornar, Tristano.
Torna a farsi avanti il conte
vanamente: non ha avuto
dalla bella Isotta un solo
piccolo favore, o almeno
una piccola promessa!
Molto tempo ha speso invano
nella corte: un cavaliere
fiero, forte, ed orgoglioso.
Ma nessuno lo ritiene
valoroso: solo bello,
sa parlare bene e bene
sa scherzare e fare il grande
con offerte generose.
E sorprende Isotta assorta
alla sua canzone e ride!
E le dice: Mia signora
quando il gufo canta, canta
per la morte di qualcuno:
ora il vostro canto annuncia
che il cattivo gufo morto!
sparito quell'uccello
che portava augurii tristi?
Dite il vero, dice Isotta,
un uccello di rapina,
come il gufo o l'avvoltoio,
chi sui morti canta o vuole
che qualcuno muoia! Attento!
State attento, dunque, attento!
A voi deve il canto, certo,
far paura! Il malaugurio
che portate con voi deve
mettervi timore! Sempre
voi portate tristi nuove!
Mai vi ho visto col sorriso

sulle labbra: voi sembrate


l'uomo pigro che sedeva
tutto il giorno sulla porta,
e si alzava solamente
per fare del male agli altri.
Vi levate dalla vostra
casa solo per andare
a sparlare, a dire il male!
Non andate mai lontano
a cercare gloria, onore
che fa lieti i pi vicini
nell'affetto e fa tremare
i nemici. Volentieri
voi parlate delle imprese
che san fare gli altri e poco
delle cose che voi fate.
E nessuno le ricorda!
Interdetto il cavaliere
le risponde: Non comprendo
perch siete incollerita!
Ma soltanto un puro sciocco
pu inquietarsi nell'udirvi!
Forse io sono un avvoltoio:
e voi il gufo che annunciate
la mia morte. Ma peggiore
l'annuncio che vi porto
di Tristano, cos caro!
Si sposato. in un paese
ben lontano. Ora potete
darvi come un buon segugio
alla caccia di un amante!
Vi disprezza il vostro amico!
Si sposato in grande gala
con la figlia del sovrano
di Bretagna... E dura ed aspra
gli risponde Isotta e dice:
Come ho detto un avvoltoio
siete! Sempre di Tristano
voi sparlate! E spero molto
che il mio canto annunci morte!
Triste ci che avete detto.
Vi dir cosa pi triste.
Non mi avrete mai. Per voi
non avr mai un po' di stima.
Ed un giorno, un giorno solo
non avrete mai d'amore!
Una bella selvaggina
avrei preso alla mia caccia
se nel laccio avessi stretto
questo bel collo. Piuttosto,
mille volte meglio avere
perso ci che ho perso! Quello
che mi avete riferito
non vi porter profitto!
furiosa Isotta ed ora
Kariados si rende conto
dell'errore. E sta in silenzio
evitando di aumentare
il dolore, esasperare
l'aspra collera. In silenzio
si allontana dalla stanza.
Ed Isotta s'abbandona

all'angoscia, all'ira, al pianto.


Il suo cuore lacerato...
LA SALA DELLE STATUE

Tristano, celebre in Bretagna per le sue imprese gloriose, ha costruito in un luogo inaccessibile, dentro una grotta, una
sala di statue dei personaggi a lui legati; tra cui, naturalmente, quella di Isotta la Bionda. Quando preso dalla
nostalgia va in questo luogo segreto a guardarla.
...E la gioia di un grand'amore,
tutta l'ansia ed il dolore,
la sua pena, il triste affanno
dice il bel Tristano al marmo!
Molto bacia quando gaio;
si fa cupo quando irato!
Se d fede con i sensi,
con la mente, con il cuore
a menzogne, pu scordarlo
ed avere un altro amico!
Non riesce a non amare
chi pu avere facilmente!
La paura lo fa errare:
poi l'errore con il cuore
allontana! Ecco: sospetta
Kariados, bello nel viso.
Forse Isotta gli fa dono
del suo amore! Notte e giorno
le sta intorno, la lusinga
e la serve: ma al pensiero
di Kariados, la respinge.
Se non ha quello che vuole
prende ci che in suo potere:
se non pu averlo vicino
pu cercare un nuovo amico.
E se pensa a quest'amaro
abbandono, non la vuole
pi vedere, n lontano
osservarla. E va da un'altra.
Parla a Brangvain e dice: Piango
con voi, bella, quest'inganno,
questo scambio della bionda
dolce Isotta, la mia amica!
Tutto ci che pensa, dice
alla statua. Poi, di nuovo,
poco a poco, non si fida:
torna indietro con lo sguardo
ed alla mano di marmo
un anello d'oro vuole
dare. E gli occhi nel momento
di partire, vede e il viso
e ricorda il giuramento.
Piange, chiede piet, prega
il perdono alla follia!
L'ha ingannato solo l'ira!
Queste statue ha immaginato
per aprire finalmente
il suo cuore e confessare
l'incertezza, i tristi errori,
lo stupore, l'allegria,

ignorando a chi svelare


la speranza, il desiderio.
Fa cos con il suo amore:
ora va, ora ritorna,
ora le sorride ed ora,
ve l'abbiamo detto, l'odia.
E l'amore porta fuori
strada: se sopra ogni bene
non l'amasse, non avrebbe
mai paura di nessuno.
Ma egli l'ama e la sospetta!
Per un'altra non sarebbe
mai geloso, ma per lei
geloso! Ecco: ha paura
per la forza dell'amore!
Ci che per l'uomo non vale
se va male, non importa:
come pu avere timore
se non pensa di temere?
Quattro stretti da un amore
strano soffrono gran pena!
E dolore! E tristemente
scorre il tempo senza gioia!
Il re Marco il primo: e teme
la regina che infedele.
Ama un altro e non lo ama!
Sente angoscia ogni momento:
perduto! innamorato
di che sente ormai lontana!
E possiede, a suo piacere,
solo il corpo! E lo sconforto!
E la rabbia ed il dolore!
La regina ama Tristano.
Ma non ha quello che vuole!
Non l'avr mai! Non pu avere
chi sfuggendo langue sola!
Il re ha un solo patimento,
la regina per due volte
una pena. Vuol vedere
chi non pu! Ed il suo signore
le vicino, non chi ama!
Non pu andare, n restare,
e non vivere infelice!
E si accende per Tristano
e il re Marco le proibisce
di vederlo: rimanere
sola, con lui che la ama.
Non c' nulla sotto il cielo
a cui vuole maggior bene:
e Tristano l'ama e lei
lo riama! Ama Tristano!
Non l'avr mai! Mai! Dolore
di due volte, doppia pena!
E Tristano per amore
cos soffre! sposo a Isotta
che non pu, non vuole amare!
E non pu scacciarla indietro,
ripudiarla: non lo vuole
n la legge, n l'affetto!
Se l'abbraccia non lieto!
Solo il nome lo conforta!

Soffre per ci che possiede,


soffre per ci che non ha:
la regina bella, amica,
la sua morte, la sua vita!
E due volte prova pena
per la donna che sospira.
Posa il capo tra le mani
ad Isotta, mano bianca,
a colei che gli sta a fianco.
Molte soffre, l'altra Isotta,
e per lei non c' mai pace:
non pu avere il suo signore
n cercare amore altrove!
E desidera chi sente
al suo fianco, ma la gioia
non riceve da Tristano!
All'inverso di re Marco
che possiede chi non cambia
cuore per la vicinanza!
Non conosce altro piacere
che desiderare, senza
mai piacere, il bel Tristano!
Spera invano l'allegria:
e conosce una sottile
ansia solo volentieri
sentirebbe le sue labbra
sulla bocca e le sue braccia.
China gli occhi. Non lo chiede.
E Tristano non la cerca.
N la vuole abbandonare!
Io non so chi il pi inquieto.
Non conosco quest'amore.
Non l'ho mai provato, mai!
Agli amanti va il giudizio
a chi amore dia favore
e a chi mostri l'ombra in viso!
Marco ha il corpo d'Isotta
come vuole, come crede!
Contro cuore prova pena
che Tristano, la regina
ami, lei che cos cara
al suo cuore desolato.
Sempre inquieto e si lamenta
che non ha quello che vuole!
La regina lo rispetta
come re, non come sposo!
Ed ha scelto per la vita
un amico dolce! Un uomo
che desidera e sospira!
Ora in terra lontana!
Con un'altra donna! Forse,
ecco: stanco! triste! In cambio
dell'affetto pi sicuro,
pu cambiare desideri!
Ah! Tristano! Il suo Tristano
solamente vuole: e il corpo
d a re Marco! Egli pu fare
ci che vuole, se lo vuole!
E, se l'unico conforto
l'attesa, il desiderio,

anche l'altra vi costretta!


Non pu amarla, ne sicura,
il suo bel Tristano! Invano
lo desidera! Il suo sposo
pu sognare, non amare,
mentre trema accanto al corpo!
Chi pu dire chi pi ama?
Chi pi soffre, chi pu dire?
Cos Isotta dalle belle
bianche mani, adesso dorme
in un letto con lo sposo:
senza noia, senza gioia,
senza vita come donna!
Io non so se sia serena
o, sfinita, odi la vita
che trascorre senza amore!
Non celate, amanti, il cuore
quando il tempo della pena
agli amici cari, come
la gentile Isotta! Un giorno
con Kaerdin va Tristano
a una festa dai vicini.
Ed Isotta viene e a destra
le cavalca Kaerdin: tiene
con la mano i finimenti
alla donna. E dolcemente
discorrendo se ne vanno.
Il cavallo a briglia sciolta
trotta, al passo, come vuole.
E parlando adagio, incauti,
inseguendo le parole
non si accorgono che il baio
fa uno scarto e innervosisce
il morello della donna.
Ed Isotta lo ferisce
affondando gli speroni
dentro il ventre e lacerando
la gualdrappa: tiene stretto
forte il morso e alza la gamba
pronta a dare un colpo ancora!
Cerca di tenerlo a destra,
ma per il dolore brusco
scatta svelto il cavallino:
scaglia avanti il palafreno
in un rivo d'acqua chiara!
Cade dentro l'acqua e il fango
la regina! E scava un fosso
per il peso dell'acciaio
che nei piedi porta e l'acqua
sale fredda fino al fianco!
Fa tremare Isotta! Un grido
soffocato fa sfuggire!
Poi si guarda intorno, zitta,
e in silenzio, piano, piano,
ride, rumorosamente:
scoppia a ridere, sonora,
cos forte ed eccitata
che neanche per la morte
di qualcuno, avrebbe pianto!
Kaerdin guarda ed stupito:
un ardito cavaliere
franco, ombroso e preoccupato

anche troppo di chi ama!


Forse, pensa, sta ridendo
per un accenno sbagliato
colto nelle mie parole!
Un errore inavvertito
senza colpa, n malizia!
E rimane scosso al riso
acuto della bella Isotta,
sua sorella: irrigidito
dall'onore offeso. E dice:
Dite, perch avete riso?
Se non mi spiegate quale
il motivo che vi ha spinto,
mi lasciate risentito!
Aiutatemi, vi prego,
perch sono diffidente
e l'affetto che vi devo
come mia sorella serve
a capire, non amare
ogni offesa che mi fate!
Ed Isotta lo comprende:
se nasconde i suoi pensieri
gli pu fare molto male!
Dice: Quest'acqua ghiacciata
che schizzata da ogni parte
mi ricorda la mia sorte
ed io rido, ricordando!
Mai un uomo ha messo mano
ai miei fianchi, come l'acqua.
Mai Tristano cos in alto
salito. Ora sapete...
IL VIAGGIO IN INGHILTERRA

Kaerdin, messo sull'avviso dalla sorella, domanda spiegazioni a Tristano. Tristano gli confessa il suo amore, lo porta
nella sala delle statue e lo convince ad accompagnarlo in Inghilterra, dove gli far conoscere Brangvain, l'ancella di
Isotta, la bellezza della quale ha conquistato Kaerdin, attraverso il solo ritratto della statua.
... Vanno verso l'Inghilterra
per cercare la regina
e l'ancella: Kaerdin vuole
rivederla! La sua dama
non dimentica Tristano!
A che vale raccontare
molte volte, cose, invano?
Vi dir solo la fine.
lentissimo il cammino
senza soste, cavalcando.
E compaiono le mura
dove, forse, quella notte
dormir re Marco. Coglie
una voce a volo ed ora
riconosce quella strada,
ne sicuro, ora, Tristano!
E va incontro con l'amico
al corteo del re, spiando
come in una scia, la via.
La regina sta viaggiando
con la folla, nel corteo.

Scesi dai cavalli, sopra


i rami di una quercia antica
ora salgono ed i servi,
nella macchia, fuori strada,
in attesa stanno fermi.
E nessuno pu vedere
tra le foglie, sulla curva
della via di selce, gli occhi
che sorvegliano! Ora passa
un garzone solitario
e poi un altro ed altri ancora
e segugi, bracchi, scalchi,
canattieri, cuochi, fabbri,
e i maestri della caccia
e dei cani e i pi veloci:
le staffette! Ed i cavalli
muscolosi da trasporto
e i destrieri agili, i falchi
dritti sul pugno sinistro.
Il corteo sfila maestoso.
Molto Kaerdin si stupisce
della forza e lo splendore
che gli appare: e con lo sguardo
cerca attento la regina
e la sua Brangvain, la bella
giovinetta. E tra le donne
vede lavandaie, ancelle
delle stanze, che disfanno
letti e con pazienza sanno
l'arte di cucire e l'arte
di pulire. Ed, ecco, forse
vede Brangvain! S! La vedo!
dice Kaerdin! Non ancora!
mormora Tristano: Sono
donne per gravi fatiche!
Ora passa la pi fine
parte, i vecchi ciambellani
ed i cavalieri prodi
e corretti e le graziose
dame: cantano armoniosi
canti e suonano le belle
pastorelle! Ecco le figlie
dei pi nobili: i baroni
ed i principi, venuti
da ogni parte del paese!
E cantando vanno liete
ragionando dell'amore:
dolce gente innamorata
che conosce il bel sembiante
dei sottili sensi e l'arte
di piacersi, indovinando
come muove amore amante!
Ora passa, ora la vedo!
Dice Kaerdin: La regina
sta davanti e dietro, forse,
forse Brangvain, giovinetta...
L'IRA DI BRANGVAIN LA RICONCILIAZIONE TRISTANO FERITO ISOTTA CERCA DI
RAGGIUNGERLO INVANO MORTE DEI DUE AMANTI

Kaerdin e Brangvain divengono amanti. Sono scoperti dai cortigiani invidiosi che rivelano a tutti il loro amore.
Svelano anche la presenza di Tristano, travestito. I due amici sono costretti a fuggire. Kariados li insegue, ma non
riesce a catturarli. Tornato a corte, si vanta di averli messi in fuga, davanti a Brangvain, insinuando che Kaerdin, oltre
che vile, anche un traditore, che ha voluto solo ingannarla. Brangvain impressionata da Kariados: crede che
Kaerdin l'abbia veramente ingannata ed presa da un'ira furiosa. Va da Isotta in preda alla collera, ricordando che
gi una volta (cos vuole la leggenda!) la regina aveva cercato di farle del male, per impedirle di rivelare il suo amore
segreto per Tristano. In questa occasione Brangvain si era salvata dalla morte, impietosendo i sicari di Isotta e
riconciliandosi, in seguito, con la crudele Isotta. Ora, di nuovo, pensa Brangvain, si ripete la stessa crudelt, perch
Kaerdin amico di Tristano ed Isotta doveva conoscere il complotto ai suoi danni.
... sconvolta! Divorata
da un furioso odio! Spalanca
una porta chiusa: dentro
alla stanza dove Isotta
triste, annuvolata, in pena,
si precipita e le grida:
Sono morta! Sono morta!
Maledetta l'ora e il giorno
che conobbi voi e Tristano.
Ho perduto la mia patria.
Ho perduto il pi prezioso
bene di una donna: il cuore
puro, il corpo mai violato.
E l'ho fatto per rispetto,
per amore vostro: avete
fatta una promessa. Gloria,
riverenza, affetto, onore
mi giuraste! Voi e Tristano
traditori, mi giuraste!
Dio punisca sulla terra
gli spergiuri con un duro
crudelissimo cammino!
Ricordate il mio destino!
iniziata con Tristano
una vita dolorosa
di cocente umiliazione.
Poi, mi avete consegnata
ai carnefici per farmi
scomparire. Gli ordinaste
di afferrarmi, trascinarmi
in un bosco oscuro, senza
un rimpianto. Assassinarmi
senza scampo. E sono stati
dal mio pianto impietositi.
Meglio il loro odio mortale
che l'amore vostro ingrato.
Sciocca, assurda, senza testa:
io vi ho perdonata, quando
voi pentita confessaste
la perfidia. Avrei richiesto
con ragione per la morte
mia la vostra morte, certo!
Ed invece ho perdonato!
La perfidia ancora viva.
Il tranello di Kaerdin
voi l'avete incoraggiato.
Maledetta ricompensa
al mio affetto, ai miei servizi.
Era in cerca di una donna
solo per un po' di tempo.
Ed avete favorito

quest'inganno, solamente
per farmi morire avete
accordato a quel codardo
il permesso di umiliarmi.
Il mio disonore solo
per il gusto di ferire
vi piaciuto domandare.
distrutto ogni legame
dell'affetto che ci univa!
Ah! Dio mio! Come tesseva
di quel perfido le lodi.
Mi mostrava i pregi, ansiosa
di vedermi innamorata.
E non c'era del suo rango
cavaliere pi dotato
di coraggio, di bellezza!
A che altezza risplendeva
quel vigliacco! Era il migliore
sulla terra. Ed un meschino,
miserabile. Crudele!
Avido! Sia maledetto! Maledetto!
in fuga: un uomo
come Kariados lo ha fatto
impaurire. Cos trema
per quel bel vanesio. un vile.
tra tutti il cavaliere
pi pauroso, da qui a Roma.
E da quando, mia regina,
fate la ruffiana, come
quella donna che si chiama
Richolt, nei poemi? E dove
il mestiere avete appreso:
elogiare un uomo vile
perch umilii una ragazza?
Ma perch? Perch mi avete
cos maltrattato? L'uomo
pi cattivo della terra!
Tanti cavalieri prodi
mi hanno chiesta ed ho respinto
tutti, tutti! E a questo adesso,
a un mediocre, ad un codardo
ho donato la mia vita?
per colpa vostra! Presto
mi vendicher, ben presto!
Ed a voi ed al vostro amico
getto la mia sfida e dico:
come a fondo sono stata
umiliata, cos a fondo
vi inghiottisse il mare e il male
e il dolore che ho provato
lacerasse il vostro cuore!
spezzato dal dolore
gi da ora il cuore a Isotta,
ad udire l'ira amara
e la sfida della donna
che tra tutte ha avuto cara,
a cui ha confidato tutto.
Nelle mani sue l'onore
del suo nome. E per la rabbia
felice di oltraggiarla
crudelmente. Soffocata
una collera comincia

a sentire in petto, e, piano,


serpeggiando, stringe il cuore
pi di quanto gi l'angoscia
l'ha afferrato. Ed una lotta
tra passioni opposte. Getta
un lamento e sospirando
dice: Ah! Sono infelice!
Vivo nel dolore e solo
il dolore mi accompagna
nel cammino dell'esilio
della vita, questa vita.
Oh! Tristano! Mio Tristano!
Maledetto il mio Tristano!
per voi che soffro e sono
cos desolata. Ho perso
la mia patria anch'io da quando
son partita e sono in pena
da quel giorno. Guerra aperta
il mio sposo fa e anche gli altri
guerra, sempre guerra fanno
contro me: privatamente
o davanti a tutti. Senza
un conforto, quanta pena!
E di nuovo accetterei
altre ingiurie della sorte
se mi fossi al fianco, Brangvain,
al mio fianco, come un tempo.
Ma se tu vuoi la mia morte,
se mi odi, cosa fare?
Eri tu che conservavi
le mie gioie in cuore, come
uno scrigno. Tu, Tristano,
l'hai umiliata! Come posso
perdonarti? Sento al posto
dell'amore solo l'odio.
Tu, Tristano, mi hai strappato
ai miei cari, alla mia terra.
E tu ora hai inaridito
la dolcezza che consola
dell'affetto della mia
Brangvain. Ora sono sola!
Mai un'ancella pi fedele
o pi nobile vissuta.
Con l'inganno, col tuo amico,
Kaerdin, tu me l'hai strappata:
hai cercato di portarla
via, di offrirla di nascosto
come dono all'altra Isotta.
Voi sapete che virtuosa:
e me la strappate. Vili!
Traditori! Mi togliete
dalla bocca il pane. Ascolta:
ti ritorna nella mente,
Brangvain, la preghiera, il voto
di mia madre, di mio padre,
quando noi partimmo, un giorno?
Che sar di me se sola
sar abbandonata, in terra
di stranieri? Senza amici?
Che far? Come vivr?
Non ho amore da nessuno!
E perch, perch mi porti

odio, se vuoi abbandonarmi?


Perch cerchi scuse, quando
vuoi lasciarmi ed andar via?
Ti dar il congedo, un dolce
triste addio, senza rimpianto,
se desideri il tuo amante.
Tristano che lo vuole.
Io lo so. Io lo comprendo.
Dio lo illumini o gli dia
come pena la mia pena!
E risponde a Isotta brusca
Brangvain: Siete pazza, quando
dite queste cose folli
e mi date desiderii
che non ho. Non Tristano
che di ci porta la colpa.
Siete voi! Voi, senza cuore,
siete senza freno e avete
solo il male che cercate.
Su Tristano voi vorreste
far cadere la colpa: io credo
che l'amore che mi offrite
peggiore di Tristano.
No, non mi lamento. Vedo
solo tenebre e dolore
per l'inganno che mi stato
teso. Avere come amante
quell'ingrato. Avr per sempre
disonore. State attenta!
Io vi avverto! Attenta! Attenta!
La vendetta pronta! Sono
in agguato per colpirvi!
Se sul serio volevate
maritarmi perch darmi
a quel vile e non a un vero
uomo, un coraggioso? Avete
consegnato la mia vita
al pi vile che mai nato.
Le risponde Isotta: Amica,
se ti piace, ti presento
le mie scuse. Non vero
ci che dici. Io non ti ho mai
ingannata e sono in cuore
innocente. Io non ti ho fatto
niente: non ho teso insidie,
n perfidie o tradimenti.
Dio lo sa se voglio sempre
il tuo bene: un cavaliere,
Kaerdin, prode, generoso,
ricco, forte nella guerra.
Ed duca. Io non credevo
che potesse mai temere
Kariados. Davvero, penso,
una voce sparsa ad arte
da maligni. Non stato
quel vanesio a far fuggire
come un vile un valoroso.
Non odiare me e Tristano!
Devi credermi! la corte,
l'invidia, che nel torto,
nel rancore, vuole farci
aspramente separare.

la gioia di chi odia


noi: e se noi ci odiamo, allora,
quale gioia, quale amore
rester? Chi avr rispetto,
chi piet, chi devozione
e chi affetto se ci odiamo?
Sono gli intimi, le ancelle,
le nutrici, le pi care
delle amiche, che ferite
danno atroci, le pi dure.
L'odio uccide la fiducia!
E tu, Brangvain, tu che sai
ogni cosa, ogni segreto
della mia vita, tu puoi,
se lo vuoi, perdermi. Eppure
ti farebbe male: contro
ti si torcerebbe, il giorno
che tu andassi a rivelare
al mio sposo ci che sai.
Ci che ho fatto, ho fatto solo
su consiglio tuo. Ti prego!
Arrestiamo questa guerra!
Ho voluto sempre solo
il tuo bene ed il tuo onore
ho cercato. Ora rinuncia
al rancore. A che ti porta
la denuncia al re? Se sono
arrestata non sarai
pi felice. Sarai amata,
avrai stima, avrai rispetto
solo dagli uomini vili.
Quelli che tu odi. Invece
chi cortese, nel suo cuore
ti disprezzer! E avrai perso
il mio amore e la fiducia
del mio sposo. Non potrai
evitare la sua ira.
Mi ama tanto che la morte
ama, pi che abbandonarmi
solo con la mente. Mai
a nessuno riuscirebbe
di cambiargli il cuore. Certo
un rancore sordo porta
al mio amore: odio mortale
ai miei desideri, ai sogni
insensati. Ma mi ama.
S, mi ama! Mi ama e accetta
ogni cosa. condannato
ad amarmi. E chi ha cercato
di distoglierlo conosce
la sua collera. Sia chiaro:
dirgli tristi cose il modo
di intristirlo, di trovarlo
contro, come un gran nemico.
A che serve, che ti porta
denunciarmi al re? Pi lieto
credi che sar se ascolta
il tuo tradimento? E cosa
gli riveleresti? Cosa?
Che Tristano torna, a volte,
per parlarmi? E il re, tu credi,
questo teme? No. Davvero,

non guadagni nulla a dire


queste cose al re, n in fondo
tu conosci cose ignote
al suo cuore cupo, inquieto!
Dice Brangvain: Non potete
rivedere pi Tristano
dopo il sacro giuramento
dell'anno passato! Avete
la promessa santa infranto!
Voi spergiura, come sempre,
miserabile, alla fede
data avete presto fatto
un'ingiuria. naturale,
per voi, la parola data
non tenere. Grave peso,
duro, l'essere fedele.
Prigioniera della vostra
malafede, vizio antico.
Da bambina gi eravate
come ora ed per questo
che profondo, radicato
questo vizio ed il piacere
di tradire. Il buon puledro
non dimentica domato
ci che ha appreso: ed una donna
ci che apprende, presto, quando
ancor giovane, ricorda!
Senza sferza non corregge
per tutta la vita, il vizio
che ha imparato. E voi l'avete
molto tempo fa, per gioco,
ben sperimentato: e molto
tempo avete praticato
senza mai castighi questo
stupido piacere. Certo
al sovrano non mancava
un rimedio duro, un'aspra
medicina. Ma vi ama.
Voi ne approfittate. E soffre
della sua indulgenza. Soffre
perch non vuole sapere.
Non mai sicuro e, incerto,
non agisce. Ma ho deciso.
Voglio dire ci che vero,
perch sappia e dopo faccia
ci che vuole se lo vuole.
Tanto avete trascinato
dignit ed onore in basso
per un falso amore, pazza,
che per molto tempo ancora
vi trascinerete a stento.
Solo insospettito, aveva
il sovrano ben diritto
di punirvi con un'aspra
pena: e a lungo, troppo a lungo
ha sofferto ingiustamente.
Disonore al re e al paese!
Era giusto per voi il taglio
sanguinoso che rovina
il viso, pena agli spergiuri:
giusta pena, crudelmente
sfigurarvi, per la gioia

dei nemici pi crudeli!


Come avete il vostro rango
dentro il fango trascinato,
ed il re ed i vostri amici:
cos voi nel disonore
dovevate trascinarvi.
Coltivando il vero onore
la maligna erba estirpata
non alligna dentro il cuore!
E voi siete incoraggiata
solo dal favore, solo
dalla grazia che vi mostra
il sovrano, che sopporta
ogni danno, ogni dolore.
Non pu odiarvi e invece accetta
il suo disonore in cambio
di un amore senza amore.
Altrimenti punirebbe
la vostra perfidia. Isotta
ve lo dico francamente;
siete vile e fate oltraggio
a voi stessa rispondendo
con durezza a questa incerta
tenerezza. Non l'amate!
Ed amate invece fargli
male, dargli disonore!
Ed Isotta si dispera!
E risponde in preda all'ira:
crudele il tuo giudizio!
Basta! Io non lo sopporto!
Sono sconvenienti questi
modi, queste tue parole!
Ho tradito il re? Ho mancato
la parola data? Ebbene:
tu mi hai consigliato male!
Senza i tuoi consigli, senza
la tua confidenza, forse,
sarei stata meno folle.
Tu mi hai insegnato l'arte
di mentire, di tramare
tristi inganni: e dell'amore
tutti i dubbi e le paure.
La passione che ho nel cuore
contro il cuore ora mi stringe
per i tuoi sottili, accorti
vili insegnamenti. E prima
hai stregato me: e Tristano
dopo, e il re allo stesso modo.
Tu, sei stata tu che hai detto
falsit, che il re hai tenuto
nell'errore e me nel gioco
di un amore senza fine!
Con l'inganno, con l'astuzia
hai coperto tutto. Molto
pi di me sei stata scaltra
e sei da punire. Molto.
cos che tu sei stata
al mio fianco? Hai preferito
la mia umiliazione al posto
di un consiglio, dell'aiuto?
Ora vuoi svelare il male
che tu hai fatto? Che la fiamma

dell'inferno mi arda il giorno


che tu parli ed io non parlo!
E se il re prende vendetta
tu sarai la prima, giuro,
a patirla. L'hai tradito.
Oh! Dio mio! Perch? Ti prego,
ti scongiuro un'altra volta;
non parlare. Non provare
rabbia, n rancore vano.
Dice Brangvain: No! Davvero!
Dir tutto al re! Vedremo
chi avr torto e chi ragione!
Sia quello che sia! Nell'ira,
nel dolore, nella pena
si allontana: lascia Isotta
minacciando una vendetta
che non lascia scampo. Ed ecco
ora accanto al re e gli dice:
Mio sovrano, ci che dico
ascoltate attentamente!
E le illumina la mente,
d'improvviso, un ingegnoso
piano. E in fretta parla: Devo
a voi sire amor leale,
devozione, affetto vero,
fedelt a voi, al vostro onore.
E non so, non posso, stare
in silenzio se io vedo
un pericolo: e se solo
io l'avessi conosciuto
prima, prima l'avrei detto.
Parler di Isotta. Al male
sta volgendo i suoi pensieri.
E far follie se intanto
non sar corretta o almeno
sorvegliata: ancora in tempo
vostra grazia, ma per poco!
In sospetto siete stato
per un'ombra: io sento un peso
grave, un grave dubbio in cuore
per una certezza. Isotta
non ritorna indietro, fino
che le resta ancora un poco
per saziare il suo piacere!
Vi consiglio di tenere
li occhi aperti: lo sapete:
Casa vuota, donna andata!
L'occasione rende l'uomo
ladro: ed presto perduta
una donna in una casa
sempre vuota. Siete stato
in errore nel sospetto:
notte e giorno, io, nel dubbio,
l'ho spiata ed il mio agguato,
fortunato, mi ha permesso
di scoprire il nostro errore.
Ha cambiato la regina
sulla tavola le carte:
a noi spetta di imbrogliare
il suo gioco, di non farle
realizzare il suo capriccio.
La durezza, credo, bene

le far. Ed a buon diritto


lo farete, Marco: contro
un inganno, il disonore
della vostra vita, andrete.
E se abbandonate il campo,
se lasciate a lei il potere,
se accettate anche il suo amante
quale vita questa vita?
Io so bene che parlando
rischio: perch non gradite
ci che dico, ci che sento.
Bene. Io credo che nel fondo
voi sapete gi: e volete
mascherare il vostro volto.
Non osate a viso aperto
affrontare Isotta: forse
la forza che vi manca.
Non mi manca l'ardimento
di affrontarvi, o re! Vi dico
ogni cosa, ogni pensiero.
Ci che voi non rivelate
a voi stesso! Il re ha capito!
sorpreso, scosso, sente
meraviglia per i dubbi,
i sospetti, ed il timore
che l'ancella gli rivela:
perch svela ci che avverte,
ci che maschera ogni giorno,
ci che non vuole sapere,
n fare sapere. Ed ecco:
ora chiaro, ora alla vista
di ogni uomo: il re in errore!
turbato e chiede e prega
che le dica tutto. Teme
di Tristano, e forse invano.
Egli teme come un'ombra
che Tristano appaia quando
scomparso dalla stanza
della sposa. E forse teme
ci che non esiste. incerto.
turbato. Chiede, prega
che la donna parli e dica
ogni cosa, fedelmente.
E l'astuta ancella, parla:
Sire, il mio dovere devo
fare, fino in fondo. Il vero
pretendente rivelare
e l'intrigo ben nascosto
render chiaro. Oscuro inganno
ci ha abbagliato e di Tristano
si temuto tanto, quando
la corteggia un altro ricco
cavaliere. Adesso il conte
Kariados che fa il galante
per il vostro disonore
ed amore chiede e amore
forse sta per ottenere.
Con lusinghe, con l'affetto,
con attenta tenerezza,
l'ha cos addolcita, che ora
sta cedendo in cuore e sogna
la sua grazia, il suo favore.

Ma vi giuro: fino ad ora


non l'ha mai sfiorata, come
non mi ha mai sfiorata! Certo,
non lo celo, in un momento
di abbandono, facilmente
ci che vuole avrebbe avuto
un bell'uomo. ricco, astuto,
le sta intorno notte e giorno
e la serve e la corteggia
e la prega: a poco, a poco
scava dentro al cuore come
una goccia d'acqua il marmo.
cos gentile! Sire!
Io di voi mi meraviglio!
Come sopportate un uomo
insidioso come questo?
Stretta in un assedio, Isotta
sul punto di cadere!
E paura di Tristano
voi sentite e lei non sente
pi n amore, n languore.
Io l'ho visto bene: quando
tornato in Inghilterra
a cercare di riavere
col perdono il vostro affetto,
ha tramato Isotta un triste
piano, orribile progetto!
Per ucciderlo ha mandato
Kariados in un agguato:
ed il conte l'ha costretto
a fuggire. E non sappiamo
quando e come l'ha scacciato.
Ed merito di Isotta
questo vile gesto: certo
se l'amasse non avrebbe
chiesto la sua morte. Ed ora
se davvero morto, grave
il peccato che le pesa.
Perch nobile Tristano,
valoroso: e vi nipote!
Non avrete mai un amico
che gli sia pari ed uguale!
Il re sente che si arresta
dentro il petto il cuore: esangue
si fa il viso e nelle vene
la sua forza si dilegua!
Trema e vuole che l'ancella
si allontani, se ne vada,
interrompa quel penoso,
doloroso incontro. E piano
le sussurra: Amica cara,
io vi affido la regina!
Non far nulla! Soltanto
Kariados terr lontano.
Occupatevi di Isotta.
Consigliatela. Ottenete
la sua confidenza. Dite
che stia in guardia, che stia attenta
alle insidie dei baroni
e dei conti: dei maligni
della corte. Ve ne prego!
Io l'affido a voi! Vegliate

su di lei! Nelle sue mani


ora Isotta. Ed costretta
a sentire alle sue spalle
la sua ancella, come un'ombra.
E la segue sempre, quando
sta da sola o quando invece
con gli altri, insieme. Sempre
osservando, sorridendo.
E Tristano in altra terra
va con Kaerdin, su un cammino
lento e doloroso. Isotta
lontana, abbandonata!
Il dolore l'accompagna:
con lei Brangvain, l'ancella
che la sua sorte lamenta.
Marco ha il cuore roso in petto
dalla pena e dei sospetti
gi si pente, si vergogna.
Kariados soffre d'amore
per Isotta e la sua grazia,
il favore non conquista.
Non pu dire niente. Tutti
sono cupi: il cuore stretto
dal dolore. Ed ecco, in cuore
si sorprende ora Tristano
a riflettere al ritorno:
come stato assurdo andare
senza meta! Senza il tempo
di sapere cosa sente
la regina. Cosa prova
la sua ancella. E cosa fanno.
Dice addio al suo caro amico,
al suo Kaerdin e si rimette
sulla strada, verso casa.
E ritorna. E giura in cuore:
non avr pace, n tregua
fino a che, con sicurezza,
non sapr che cosa fanno
la regina e la sua ancella.
l'amore che lo inebria:
lo sorprende all'improvviso,
gli fa perdere la testa.
E si veste con le vesti
dei pi poveri, gli stracci
di chi mendica: nessuno
pu scoprirlo! E prende un filtro
e si gonfia in viso: come
un lebbroso si trasforma.
E scurisce col colore
mani e piedi. Travestito,
un lebbroso vero! Prende
un bastone di un rugoso
legno, dono dell'amata,
pegno dell'amore appena
nato, ed al bastone mette
una biglia, che somiglia
alla campanella, segno
dei lebbrosi. E arriva a corte
e si ferma sull'ingresso
del palazzo, per sapere,
per vedere cosa accade.

Prega, fa rumore, chiede


l'elemosina e sta attento.
Ma non sa niente. Nessuno
gli rivela niente: in cuore
s'inasprisce il desiderio
di sapere, di vedere!
Il re un giorno fa una festa:
va alla messa, in chiesa, ed esce
dal palazzo per andare
alla cattedrale. Isotta
l'accompagna. Ora Tristano
pu vederla. Le si accosta:
chiede carit, le chiede
un atto d'amore! E Isotta
non lo riconosce e passa
senza soffermarsi. Un suono
di campana, un mormorio
di preghiera sui suoi passi
le fa scia: la segue e piange
il lebbroso. Per amore
del Signore, prega invano!
Per piet, per compassione,
uno sguardo solo chiede!
E Tristano allontanato,
deriso dalla scorta,
che sta a fianco alla regina:
uno spinge, un altro sferza
e lo getta fuori strada.
Le minacce, i duri colpi
non lo piegano: rialza
il suo corpo che di piaghe
coperto e corre dietro
al corteo, gridando, in pianto.
Per amor di Dio, l'amore
non gli sia negato! E tutti
sono infastiditi; tutti
all'oscuro del dolore
vero che lo fa morire!
Fino in chiesa arriva, e suona
la campana, si lamenta,
agitando il suo bastone.
Ed Isotta, con disagio,
per un attimo lo guarda:
in un attimo comprende
ogni cosa. Quel bastone
ora riconosce. E sente
lo stupore pi profondo.
Tristano quel lebbroso!
Tristano! In quel deforme
corpo, misero, piegato
dallo sforzo, pieno solo
delle piaghe del dolore!
Armonioso, fermo, snello
indovina nelle forme
il bel torso, il viso bello
ora nero, perch scuro,
per celarlo, col colore
l'ha sporcato! E rossa in viso,
piena di paura in cuore,
un anello d'oro al dito
sfila ed smarrita: vuole
darlo al bel lebbroso, senza

che lo scorga il re! Lo infila


sul bastone, che la sfiora.
E la segue con lo sguardo
Brangvain, che comprende tutto.
Riconosce il mendicante:
Tristano! Lo avvicina:
a un orecchio gli sussurra:
Siete pazzo! Che volete?
Ed ai nobili che stanno
tutti intorno, lancia inquieta
un'occhiata ed alla scorta
mormora parole dure:
un malato in mezzo ai sani,
non pu stare. Ed un brusio
serpeggiando tra la scorta
fino alla regina arriva:
La regina stata troppo
generosa, troppo buona!
Non doveva! giunto il tempo,
forse, di donare tutto?
Ai malati, ai mendicanti
noi dobbiamo dare l'oro?
Mia regina, riprendete
quell'anello: non giusto
esser prodighi! Vedrete
che vi pentirete presto!
E l'ancella ordina adesso
di scacciare il vagabondo
dalla chiesa: e viene preso,
e gettato fuori senza
resistenza. Desolato
ha capito che l'ancella
lo detesta, che odia Isotta.
E non sa che fare: in cuore
si sente mancare. Angoscia
sente lentamente entrare
fino dentro al cuore: sente
chiaramente che ora stato
esiliato, che per sempre.
Una lacrima gli scende
sulla guancia ed in silenzio
piange; la sua vita piange
ch' perduta, la sua vana
giovinezza. Nel dolore
ha trascorso i giorni ed, ecco,
finito il tempo! Ha perso.
La paura, le sue pene,
la speranza, il rischio, il duro,
amarissimo cammino
che ha percorso, in mezzo a mille
tentazioni, mille prove:
tutto inutile! In esilio
va per sempre, ha perso tutto.
Piange disperatamente.
Brancolando giunge fino
al palazzo ed entra e cade
nella corte vecchia, sotto
una vecchia scala. Piange.
sconvolto. Si trascina
nella vita come un uomo
stanco della vita. Molte
forze ha perso: macerato

dai digiuni, dalle dure


privazioni, dalle notti
senza sonno che ha passato.
L'ansia lo consuma. Sotto
un gradino sta Tristano:
arde, pallido, la febbre
sembra avere addosso, scosso
dai singhiozzi, dalla vita.
Morte chiama e senz'aiuto
non si leverebbe. Isotta
stretta dai pensieri, geme,
piange, grida disperata!
Morte chiama, chi pi ama:
e non pu salvarlo! Morte
chiede! Morte! Morte amara!
Ed in lacrime e sospira:
maledice l'ora e il giorno
quando nata e tutto il tempo,
che ha trascorso nel dolore
della vita. terminata
la funzione ed il corteo
torna indietro: allegramente
si fa festa insieme e Isotta
con la morte in cuore passa
la lunghissima giornata.
Giorno freddo era e la sera
il guardiano del portone
chiede un po' di legna, un poco
solo per il fuoco; al freddo
la sua donna vuol mandare.
E la donna gli risponde
che non vuole andar lontano:
sterpi secchi, stecchi vecchi,
ce n' un mucchio! Sono sotto
alla scala diroccata:
si pu andare con quel gelo
solo fino a quella scala.
E in un lampo esce ed arriva
alla vecchia corte e cerca
a tentoni al buio: e trova
l Tristano addormentato.
Tocca il corpo ed il velluto
della tonaca: ed un grido
getta e suda freddo! Teme
che sia il diavolo. ghiacciato
il suo cuore. Corre in fretta
dal marito perch venga
alla vecchia corte. E viene
svelto l'uomo e accende un cero
a tocca il corpo mezzo morto,
steso, senza conoscenza.
Chi che giace, rantolando?
L'uomo incerto, un poco accosta
la candela al viso e vede
i suoi lineamenti: freddo
come il marmo! Ora respira
con pi calma. E l'uomo chiede
chi sia mai? Com' caduto
sotto quella scala, a terra?
Con affanno gli rivela
che Tristano, che venuto
per vedere Isotta. E l'uomo

ne ha piet: gli era fedele


una volta e affezionato.
Lo trascina con fatica
fino nella stanza e a letto
lo fa riposare, dopo
una buona cena. A Isotta
porter un messaggio. E insieme
parler all'ancella. Come
una volta, come un tempo
tutte e due vuole Tristano
dalla parte sua. Nemica
Brangvain non gli pu restare.
Ed ignora che spietata!
Il messaggio ha ricevuto
ora Isotta e prende a parte
la sua ancella: sente acuta
l'ansia e dice: Amica cara
ora supplica il perdono
anche il mio Tristano! Ed ora,
io vi prego, andate presto
a parlargli e nel dolore
dategli conforto. Muore
per la pena, per lo strazio.
Io non posso! Voi portate
il conforto a un cuore arso!
Una volta l'amavate!
Vuol vedervi. Non comprende
questo astio. Le risponde
Brangvain, dura: Voi parlate
vanamente! Mai, lo giuro,
gli dar conforto. Morto
lo voglio vedere! Niente
la sua vita, la salute,
mi interessa. E per davvero
non potr dire nessuno
che vi ho spinto a questo vile
tradimento, che ho coperto
tutto ci che fate. poco
che mi avete gi oltraggiata,
spudorata, con calunnie.
Io l'astuta? Io l'esperta
nell'amore, nel mentire?
Vi meritavate questa
fine cupa, dolorosa!
Vi ho servito come meglio
non potevo, per avere,
in compenso insulti? Certo
un servizio nell'onore
rende onore. ben pagato
chi fa il bene. Ed il mio premio
un amante vile! E dice
accorata Isotta, in pianto:
Io vi prego! Io ti prego!
Abbandona la tua ira!
Non rimproverarmi cose
che ti ho detto in un momento
di follia: io me ne pento!
Devi perdonarmi. Devi
ritornare come un tempo.
Va da lui. Va da Tristano.
Se non ti vedr, la pace
non avr pi! Tanto prega,

tanto piange, tanto dice,


e promette ed il perdono
tante volte le domanda;
tante volte le ricorda
di Tristano, che sfinito,
che malato, disperato,
col pallore del dolore
scritto in faccia, il corpo esangue,
e smagrito, vacillante!
Piange la regina e prega
tanto, e tanto nei sospiri
geme che fa intenerire
Brangvain indurita in cuore.
E le dice che racconti
tutto il vero al suo Tristano:
che gli dica la ragione
del risentimento! Ha scritto
una lettera Tristano,
in cui dice che non crede
che il suo amico vile e presto
lo far venire a corte
per smentire il vile conte,
Kariados, l'unico vile.
Finalmente, ecco, si scioglie
Brangvain: crede alla regina
e l'abbraccia e piange! Ed ora
son d'accordo. Insieme vanno
in una stanza di marmo
dove in gran segreto viene
trasportato anche Tristano.
la pace. Nell'affetto
son riuniti, hanno conforto.
E Tristano con Isotta
ha un po' di felicit!
Poi, trascorsa quella notte,
quella tregua, in cos scarso
tempo, con la luce chiara
del mattino, gi riparte,
debole, Tristano: prende
il congedo e torna indietro.
Trova sulla spiaggia, pronto,
il nipote che l'attende:
prende il largo al primo vento,
parte e arriva nella terra
di Bretagna dov' l'altra
donna che si chiama Isotta.
Per l'impresa del marito
crucciata, afflitta; spiccia,
rude, stata la sua vita:
e l'amore per lei rude!
Senza ombre. Forte gioia
se felice: se infelice
forte pena. Ed ora in pena,
torturata dal dolore,
dalla gelosia per l'altra
donna, amata da Tristano.
Quando se n' andato, Isotta
impietrita, amaramente
molto ha pianto. Ed ora, ancora
non comprende. senza senso
il tormento di Tristano,

ed un giorno ha confessato
che, come un morente, sente,
in un attimo, la vita
che scompare, gi finita!
Non comprende. Per amore,
glielo ha detto, in agonia.
Per amore Isotta vuole
stare in pena: avere eguale
sofferenza, un'angosciosa
penitenza che accomuna
un dolore ad un dolore!
Vuole essere vicino
a Tristano, da lontano!
Nella privazione, forse,
nello spasimo, allo sposo
pu restare accanto, forte
come pietra. Molto ha speso
nell'impresa disperata:
si punita, si privata
di ogni gioia e reca in viso
vivi i segni della lotta.
Una vita austera mette
il bel corpo, il dolce viso,
in pericolo. Perfetta
nell'amore, amica vera,
nei pensieri, nei sospiri,
si sacrifica. Sincera
come lei non c' mai stata,
n leale, n fedele.
Una cotta in cuoio mette
sulla carne nuda: notte,
giorno, porta sempre addosso
quel cilicio e solamente
quando dorme col marito
se lo toglie, per non fargli
male, per non dirgli niente.
Ed ha fatto un giuramento:
non lo toglier che quando
torner con lei Tristano.
Dura e dolorosa, questa
penitenza: e molto ancora
soffre in molti duri giorni!
Sempre in pena per patire
pene nuove, per potere
tra le lacrime e i sospiri
chi non vuole amarla, amare.
Ed un giorno fa chiamare
un artista, che la viola
suona: e gli racconta tutto.
Poi lo prega di cantare
a Tristano tutto. Il cuore
far parlare con il canto!
E il suo pianto puro in cuore
del cantore come un'eco
si risente. Il suono chiaro,
chiaro intende ora Tristano.
La sua sposa innamorata!
E Tristano impallidisce:
si fa cupo, si fa triste.
E la cotta dalla schiena
della donna vuol strappare.
Ed incredulo. E pretende

di vedere fino in fondo


se profondo quell'amore:
quanto affetto quella donna
pu portargli e fino a quando
pu portare quella cotta!
Chiama Kaerdin. Insieme vanno.
Vanno verso l'Inghilterra!
Vanno in cerca di avventure
e di gloria, travestiti
come pellegrini: scure
son le pelli, scuri i visi.
Si nascondono alla vista
di chi, ignaro, sotto quella
strana veste non li scorge.
Ed arrivano alla corte
in silenzio, in gran segreto:
coi fedeli amici fanno
una trama, un piano astuto.
Il re Marco fa una festa:
viene gente, tanta gente.
Vino, canti, gioia, danze!
E poi tutti i giochi! Scherma,
lotta, salto, pugni, gare
a chi lancia pi lontano
ogni cosa: giavellotti,
pesi, frecce. E vince sempre
quell'oscuro misterioso
pellegrino! Ed Tristano!
secondo, insieme, sempre
Kaerdin, con forza e bravura.
Ad un tratto, tra la folla
uno incerto: uno indovina
che Tristano il pellegrino.
Gli era amico, un tempo, ed ora
ha paura: il cavaliere
mascherato corre un rischio
grave. E senza far vedere
che ha capito gli si accosta:
gli regala con calore
due cavalli, vinti in gara.
Non ce n'erano migliori
in tutto il paese: in fretta
devono scappare, prima
che qualcuno se ne accorga.
Non l'ascoltano i due prodi:
nella lotta pi violenta
alla fine delle gare,
son spietati contro i due
avversari e con due colpi
li fanno morire. Ed uno
era Kariados! Per questo
Kaerdin l'ha finito: vanto
non avr pi d'aver vinto
con menzogne. Era un dovere.
Ed il popolo in tumulto.
Si avvicina, freme, vuole
far pagare duramente
quella morte. Ai due cavalli
si avvicinano i due amici.
Presto, presto: tutti dietro
gli si accalcano. Pi in fretta
montano a cavallo, in fretta

corrono al galoppo adesso.


E veloci verso il mare
con gli sproni sanguinanti
sfiancano i cavalli ed hanno
alle spalle tutti quanti.
Tutta Cornovaglia corre
dietro ai due stranieri! Corre,
affannosamente, invano!
E si perdono alla vista
i due pellegrini: e sono
dentro una foresta. Vanno
nelle vie pi impervie, strane
e deserte: e presto sono
soli, in mezzo al bosco oscuro.
Cos giungono in Bretagna:
con il cuore allegro. fatta
finalmente la vendetta! |[continua]|
|[L'IRA DI BRANGVAIN LA RICONCILIAZIONE TRISTANO FERITO ISOTTA CERCA DI RAGGIUNGERLO
INVANO MORTE DEI DUE AMANTI, 2]|
Miei signori, a questo punto,
il racconto non chiaro:
sono molte le versioni
che ho raccolto e che ho cucito.
Io dir quello che credo
necessario al mio mestiere
ed il resto da una parte
lascer! Non voglio dire
che io scelgo senza testa,
in un corpo tanto vasto.
Tra coloro che di Tristano
han cantato od hanno detto
molte son le voci, certo.
Molto ho udito, molto ho letto:
ma uno solo in gran rispetto
ho ascoltato. Conosceva
pi di tutti ogni racconto,
ogni storia, ogni novella
e dei re e dei cavalieri
di Bretagna. Ed era Bleri!
Ed il punto pi spinoso
della storia questo: molti
sono in dubbio se narrare
la versione che racconta
la passione di Kaerdin
per la moglie, bella, dolce,
di Tristano detto il nano.
(Un altro Tristano!) E questi
geloso: assale, uccide
il rivale ed un mortale
colpo d all'altro Tristano
con un'arma avvelenata.
E Tristano chiama Isotta:
un amico caro manda,
Governal, per riportarla
fino a lui dall'Inghilterra.
Io, Thomas, sono d'accordo
con chi cauto: ed, anzi, penso
che sia falsa la versione

che vi ho detto: e lo dimostro.


Governal non era certo
sconosciuto in Inghilterra:
tutto il regno facilmente
l'avrebbe scoperto. Ed era
molto odiato dal sovrano
perch era messaggero
dei due amanti, di nascosto,
prima della fuga: ed era
sorvegliato tutto il tempo.
Come pu quest'uomo, pure
mascherato da mercante,
farsi avanti, andare a corte
e nessuno se ne accorge?
impossibile, mi pare,
questa storia: non poteva
rimanere a lungo senza
che nessuno lo sapesse,
n parlare con Isotta,
di nascosto. Dunque falsa
la versione che distante
dalla tradizione. E quelli
che la cantano hanno torto.
Ma con loro, non ho voglia
di dibattere: che ognuno
tenga la propria versione!
Si vedr chi avr ragione!
Kaerdin e Tristano sono
in Bretagna, allegri in cuore.
E la vita lietamente
lentamente scorre: dolce
cogli amici stare insieme,
ed andare a caccia o in cerca
di vittorie nei tornei
in ogni contrada. Sempre
sono i primi ed hanno i premi,
di cavalleria ed onore,
superando tutti. E quando
sulle vie viaggiando vanno,
fanno vita errante: e quando
sono a casa vanno al bosco
dove c' la bella sala
delle statue, fatta un giorno
da Tristano. E son felici
di osservare insieme, muti,
i bei volti in pietra delle
donne amate. Dolcemente
si consolano con gli occhi
delle notti solitarie.
Sono a caccia, un giorno, soli
al ritorno vanno: avanti
sono andati tutti gli altri
al galoppo. Cavalcando
lentamente, al trotto, nella
Bianca Landa e dopo, a destra,
verso il mare. Ed, ecco, appare
solitario un cavaliere,
su un cavallo pomellato
in gran corsa. Sontuosa
era l'armatura: d'oro
il suo scudo, variopinto

con le bande colorate


in cui era diviso. Eguale
il colore della lancia,
delle piume, dello stemma
sulle armi inciso ad arte.
Ed il vento che lo porta
verso i due: tiene la lancia
dritta, in resta dietro all'oro
dello scudo fiammeggiante.
Alto, forte, ben armato:
un bel cavaliere! Incontro
ai due cavalieri incerti
si avvicina, li saluta.
E Tristano gli risponde
con dolcezza e gli domanda
dove va cos di fretta.
Mio signore, siete in grado
di indicarmi, tra le strade,
quella che porta al castello
di Tristano Innamorato?
Che volete? E voi chi siete?
E quel nome! Come mai
conoscete? Alla sua casa
ora andremo, tutti insieme:
ma se con Tristano, solo
un incontro voi volete,
arrestatevi! Io sono
quel Tristano! E il cavaliere
dice: Anch'io sono Tristano!
Son chiamato il Nano! E vengo
dall'Oceano. Dalla costa
della Spagna: io sto al confine
di Bretagna, in un castello
dove vive la mia sposa
dolce. L'amo come amo
la mia vita! E l'ho perduta!
L'ha rapita l'Orgoglioso
Estult, detto Castelfiero!
Con la forza! Ora la tiene
prigioniera nel castello.
E le fa violenza, il vile.
Ed io sento di morire
dal dolore. Ed il pensiero
della sua pena distrugge
la mia forza, ogni speranza.
Io non so che fare: senza
di lei ho smarrito il senso
della vita, la mia pace.
E del resto non m'importa.
Tutto ho perso! Come morto
vivo senza vita! vero
quell'amaro detto: spento
ogni desiderio all'uomo
che ha perduto ci che ama!
Mai ho sentito tanta pena!
E perci sono venuto:
forte il nome tuo. Temuto.
E fra tutti, tua la fama
del migliore cavaliere:
il pi franco, il pi leale.
E hai sofferto per amore.
Ti scongiuro, il tuo coraggio,

la tua forza, la bravura,


metti al mio servizio! Aiuta
la mia dolce sposa. Omaggio
ti far della mia spada
e vassallo tuo per sempre
ti sar, se tu mi aiuti.
Io ti aiuter! Domani
torneremo alla tua terra
per combattere: ma ora
vieni, andiamo! Al mio castello
avrai pace, avrai ristoro!
Irritato il cavaliere
gli risponde: Amico! Certo
tu non sei Tristano! Il vero
cavaliere che io cerco
sentirebbe ci che sento.
Ha cos sofferto! E molto
la tortura dell'amore
gli ha scavato in petto. E prova
compassione per gli amanti.
No, non perderebbe tempo
quell'eroe: mi aiuterebbe
con la spina dello stesso
sentimento, di un uguale
sofferenza. Chiunque siate
sicuro che l'amore
non avete mai provato,
un amore vero! Senza
una donna, un vero affetto
non potete avere pena
della pena mia. A domani
non rimandereste. Addio!
Vado in cerca di Tristano,
il vero Tristano, senza
pace, senza mai riposo!
Fino a quando l'avr visto,
ed avr la pace! Morte:
questo solo voglio! Come
posso vivere infelice?
Dio, Dio mio! Ho smarrito tutto
e non trovo chi mi aiuta!
Piange, in lacrime, Tristano:
smarrito. E sente in cuore
una fitta acuta, amara
il vero Tristano: soffre
per la sorte di Tristano.
E gli dice: Su! Restate!
Partiremo senza indugi!
Ho compreso. Anch'io ho sentito
il vostro dolore. Sono
io Tristano Innamorato.
Io verr con voi. Attendete
solo il tempo che mi serve
per avere le armi. E presto
dal castello vien mandata
l'armatura con lo scudo
e la lancia. E allora vanno.
Sono in due, son due Tristano
che cavalcano vicini,
fianco a fianco, con lo stesso
sentimento: contro il vile
Estult detto Castelfiero

l'Orgoglioso. Per la morte


sua o la loro morte vanno
giorni e giorni, senza tregua.
Cercano il castello ed ecco:
l'hanno visto, l'hanno scorto!
Si riparano in un bosco:
sono scesi da cavallo
ed attendono. Il nemico
terribile: ha una corte
di crudeli cavalieri.
Ed ha sei fratelli. Arditi,
vigorosi, forti; tutti
sono uomini violenti.
Ma il pi forte l'Orgoglioso
e nessuno gli resiste.
Dentro il bosco due nemici
lentamente vanno, stanchi
di un torneo: sono i fratelli
di Estult. Sono senza scampo!
Assaliti, sono uccisi:
spietato il cavaliere
duro in cuore per amore.
E Tristano nella lotta
non perdona. Ma le grida
gettano l'allarme e tutti
dal castello, cupi, in cerca
di vendetta, escono e vanno
verso il bosco. Ecco hanno visto
un guerriero armato, a piedi.
Tristano! Ed Tristano
l'altro, dietro ai rami! Cento,
mille sono tutti addosso!
Tutti intorno! E contro tutti
si difendono due soli!
durissima la lotta;
uno a uno i cavalieri
scivolano a terra, sono
morti o pieni di ferite.
Cadono i fratelli, tutti,
uno a uno. E a poco, a poco
solo, in mezzo ai morti, in piedi
c' Tristano. E l'altro, il Nano
caduto a terra, accanto
ad un albero, colpito
mortalmente. Si avvicina
a quel corpo con il corpo
pieno di ferite, stanco,
il superstite Tristano
sente un gelo in cuore e vede
una piaga aperta piena
di veleno. una ferita
di una spada avvelenata!
Chi l'avr colpito? Sono
tutti senza vita, in terra:
i fratelli, i cavalieri
e Tristano, senza vita.
Dura, inutile vendetta!
profonda la ferita
fa soffrire atrocemente.
Con un viaggio, doloroso,
lento, interminabilmente
angoscioso, si trascina

fino al suo castello, dopo


giorni e giorni di cammino.
Fa vedere la ferita:
fa chiamare da ogni luogo
medici famosi, in cerca
di un rimedio. Invano, chiede
protezione, aiuto; nulla
efficace, nulla serve.
Il veleno penetrato
dentro il corpo: non c' impiastro,
non c' filtro, non c' cura
che lo arresti. sconosciuto
ai dottori: ed erbe e piante
e radici strane hanno
da ogni terra estratto e cotto
e tritato: tutto vano!
Lentamente, peggiorando,
si fa fievole la vita
di Tristano: ed il veleno
insidioso, sottilmente
si infiltrato, scivolando
nelle vene come il sangue.
Si deforma il corpo, a poco,
a poco si trasforma, scosso
dagli spasimi: ed gonfio,
scuro, livide le braccia.
Senza forza, sente farsi
magre le sue carni, sopra
ossa gi sporgenti. A poco,
a poco, sta morendo! Viene
meno! In petto gli svanisce
l'ultimo languore. Solo
la sua Isotta, come un tempo,
pu salvarlo. Pu scoprire
un rimedio. Ma non riesce
a spostarsi, non pu andare
a salvarsi! E la coscienza
disperata della sua
debolezza, lo sfinisce.
Ecco! Il corpo ora incomincia
ad imputridire, come
chi sepolto. Ed un odore
manda, che fa stare male.
Ci che resta vivo un corpo
quasi senza vita, un corpo
che si disfa, in un dolore
senza scampo, uno spavento
senza fine. Senza tregua.
Fa chiamare Kaerdin: vuole
rivelargli tutto, avere
per un attimo l'affetto
dell'amico caro. E viene.
Nella stanza sono soli:
non desidera Tristano
nessun altro. E sofferente
parla, chiede aiuto: Isotta
pu salvarlo! Ed, ecco, Isotta
moglie di Tristano, ascolta
di nascosto tutto. Sente
scongelarsi in cuore l'ira
sorda, soffocata sotto
il dovere, ed il dolore

di punirsi come un prete


od un monaco, nemico
della carne. Alla parete
sta accostata, con l'orecchio
incollato al muro: ascolta.
Fino all'ultimo respiro
vuole udire; un uomo ha messo
alla porta, per spiare
di nascosto, per sapere.
E Tristano, al muro, stanco,
senza forze, sta appoggiato:
E Kaerdin gli si siede
al suo fianco: lo sostiene
e lo abbraccia e, muto, piange.
L'amicizia, il loro affetto
breve, che non ha speranza
piangono, senza parlare.
L'uno guarda l'altro e sente
la disperazione, a lungo
in silenzio, amaramente
piangono. Poi, con un filo
esile, di voce, dice:
il ferito: Ora ti prego
caro, dolce amico! Io sono
solo, sono uno straniero!
Non ho amici, n parenti,
n nessuno: solo un caro,
dolce amico. Te ne prego!
Va da Isotta! Al mio paese
io potrei guarire. Ed ora
sto perdendo, sto spegnendo
la mia vita. Solo Isotta
pu salvarmi! Lei conosce
il rimedio. E se sapesse
la mia sorte, gi sarebbe
qui. Ma ignora tutto. Come
pu venire? Come fare?
Se sapessi chi mandare
per chiamarla! La conosco.
Ho fiducia in lei: saprebbe
aiutarmi ed il suo amore
solo mi consolerebbe.
Io ti prego, ti scongiuro,
caro, dolce amico, presto,
parti. Porta il mio messaggio!
per l'amore, per l'affetto
che ci lega. Per le nostre
avventure. Per il patto
che facemmo insieme a Isotta
ed a Brangvain. Io ti prometto
la riconoscenza eterna.
E la vita mia. Ti affido
la mia spada; tuo vassallo
mi far quando ritorni,
se ritorni, se mi porti
la mia Isotta, la salvezza!
Piange mentre parla, scosso
dai singhiozzi, sconfortato:
Kaerdin sente il cuore stretto
da una morsa e a mezza voce,
gli risponde con parole
tenere, affettuose: Caro,

dolce amico, non piangete!


Io far ci che chiedete!
Rischier la morte, solo
per darvi la vita! In nome
dell'affetto che ci lega
come una catena, tutta
la mia forza, il mio potere,
metter contro l'angoscia,
contro il male ed il dolore,
per salvarvi. Su! Ordinate!
Sono pronto! Ti ringrazio,
mormora Tristano. Adesso,
ti consegno questo anello:
il segnale convenuto
tra noi due. Tu sbarcherai
come un semplice mercante,
travestito, e porterai
belle stoffe, in seta pura!
E fa in modo che, per caso,
veda quest'anello! Allora
cercher un pretesto, allora
capir! Ed allora dalle
il saluto, il mio saluto,
forse l'ultimo. E ricorda
a lei che la mia salute,
la salvezza per la vita
mia, turbata. Non mi resta
niente! Solo il mio saluto!
E da lei, io attendo tutto:
la salute. La speranza.
La mia vita. La mia gioia.
con lei. Nella sua vita
la mia vita. Nelle labbra
mormora il mio nome e sono
salvo. Ed scomparso questo
mio dolore senza tregua.
L'amarezza senza fine,
senza pace. Ed al mio fianco
non c' pi la morte e sono
solo. Solo all'improvviso!
E ricordale i momenti
pi felici, i giorni senza
ombre, senza mai pensare
alla notte. Ed ogni notte
la gioia che nel nuovo
giorno ci accompagna, come
un'amica! Ed i sospiri,
tutti i dubbi, le paure,
di un amore vero, il nostro
fine amore. Che ritorni
con la mente indietro. E quando
mi guar, ricordi. Quando
noi bevemmo il filtro, insieme,
soli, in mezzo al mare! Ed era
una morte! Con il vino
noi la morte abbiamo, ignari,
mescolato. La mia vita
finita allora. Ho perso
i parenti, il re, mio zio,
tutti i cari amici, tutti.
Come un vile sono stato
in esilio messo, in una

terra sconosciuta. E ho, tanto


dolorosamente, pene
ed atroci sofferenze
da quel tempo attraversato,
che io sono a malapena
vivo, ancora per un poco.
E l'amore ancora vivo!
Non l'ha vinto n la pena,
n l'angoscia, n le prove
del dolore: il desiderio
non pu allontanarsi mai
dal mio cuore inquieto. Il corpo
lontano dal suo corpo.
morente! Ma l'amore
non mai scomparso, mai:
non spento! E ancora sento
la sua voce, nel giardino,
quando l'ho lasciata. Allora
mi ha donato quest'anello,
come pegno. E sulla terra,
non potr amare nessuna!
Questo anello a lei mi lega,
al suo cuore. Ed il mio cuore
perduto, ormai. Non posso
n vostra sorella amare
n chiunque altra. Sono
nelle mani della mia
dolce Isotta. la mia sposa,
lei sola, quella vera!
Supplicatela, vi prego,
di aiutarmi, di mostrare
finalmente quant' forte
la passione che ci tiene
stretti. Ci che fino ad ora
accaduto, non nulla,
se rifiuta al mio dolore,
alla mia mortale attesa,
il consiglio ed il suo aiuto.
A che vale amare quando
chi si ama manca e, invano
invocata, non soccorre
i bisogni di chi ama?
A che vale avere avuto
per un poco, un poco della
sua felicit? Se ora,
mi abbandona, se ora muoio?
Nell'amore la salvezza!
Kaerdin! Va! Ti prego! Parti!
Fa quello che puoi! Fa tutto
ci che credi! Ed io non credo
che vivr per molto ancora.
Dillo a Isotta. Dillo a Brangvain.
Porta il mio saluto a loro;
cerca la salute, il solo
modo di salvarmi. Presto!
Fate presto! Se tardate
non mi rivedrete. Un mese,
o quaranta giorni solo
vi concedo. Io non ho tempo.
Non vivr pi a lungo. Parti.
E non dire nulla a Isotta,
la mia sposa. I suoi sospetti

evita. Tu devi dire


che parti per cercare
un dottore; te ne andrai
su una snella nave, in mare,
la mia nave! E prenderai
una vela nera ed una
vela bianca: se al ritorno
con te Isotta, la salvezza,
sar bianca, luminosa
vela contro vento! Invece
se ritornerai da solo
sar nera, oscura come
una nuvola! Ti affido
al Signore! Parti! Presto!
E ritorna sano e salvo!
Si congeda sospirando
e piangendo Kaerdin, mentre
nelle lacrime Tristano
versa il cuore. Affranto piange
sconsolatamente. Piange
Kaerdin verso il mare
camminando. E al primo vento
parte: libera la nave
dall'ormeggio. Alza le vele
ed il vento le rigonfia
forte, contro la corrente!
E la nave taglia le onde,
fende l'acqua scura e fonda.
Porta un carico prezioso:
seta, vesti e stoffe molto
variopinte. E vasi e coppe
di Turenna e dolce vino
Pittavino e uccelli strani
dalla Spagna, dai colori
molto accesi. Per celare
il segreto di quel viaggio
splendente il contenuto
della nave. E passa il mare
e va verso l'Inghilterra
senza mai fermarsi: venti
giorni e venti notti viaggia,
ed avvista le scogliere
dove il dolce nome suona
della bella bionda Isotta.
terribile nell'ira
una donna innamorata!
Chi pi ama, pi crudele
con chi ama, all'improvviso,
si dimostra, come il vento
che ora va, ora viene, senza
peso, leggermente. L'odio
va come l'amore, passa
con l'affetto e in un momento
torna, sottilmente, quando
cade il desiderio. Il cuore
di una donna non misura
le passioni. Non si frena
l'odio, come non si calma
un amore ardente. Questo
io so bene, anche se ignoro
cosa sia l'amore. Isotta
ha ascoltato alla parete

tutto, ed ha scoperto tutto.


Ha pesato ogni parola.
Ed in preda a un'ira cupa,
implacabile! Tristano
adorava! Ed ora l'odia!
Odia l'altra Isotta. Solo
lei, in cuore, Tristano
sospirava, mentre in cuore
per Tristano consumava
la sua vita. La sua gioia
gli ha negato. Ora comprende
la ragione. Ora sa tutto.
Finge. calma. Come sempre.
Ma per l'odio avvampa, e pensa
solo alla vendetta. Cruda,
dura, contro ci che ama,
spietata. E sorridendo
entra nella stanza, dove
c' Tristano e accanto al letto
gli si siede. Lo consola.
E lo bacia. E dolcemente
parla e gli d aiuto e molto
lo carezza: come donna
premurosa, innamorata.
Ed in petto ha solo l'odio:
pensa solo alla vendetta
per saziare la sua fame
avida, crudele. Chiede
dove andato Kaerdin, quando
sar di ritorno: e mostra
meraviglia, si rallegra
del dottore nuovo, della
cura che dar salute.
Ed in cuore ha solo l'odio!
Kaerdin va per mare: lungo
coste alte e profonde.
Alla foce del Tamigi
giunge; ed entra, contro il corso
naturale, risalendo
la corrente, in una barca
con la mercanzia: la nave
ancorata al primo porto.
Ed arriva fino a Londra,
sbarca e porta sulla piazza
seta, drappi, vasi, vino.
Londra una citt fiorente,
non ce n' pi bella in tutta
la cristianit! Ed piena
di borghesi intelligenti
laboriosi, valorosi.
E l'onore e la larghezza
d'animo, tengono in grande
pregio. molta l'allegria!
la perla d'Inghilterra.
Scorre ai piedi delle mura
il Tamigi: e nelle strade
popolose corre molta
mercanzia, da tutto il mondo.
Nella folla riconosci
i mercanti di ogni terra.
Ed i cittadini sono
svelti, intelligenti, acuti.

Tra la folla si distingue


Kaerdin, che con la sua stoffa
i suoi uccelli ed il suo vino
fa stupire tutti. Tiene
sul suo pugno un falco e un drappo
di color sanguigno: e porta
in una bisaccia un vaso
d'oro, per il vino, ad arte
decorato a sbalzo. A corte
si avvicina: entra e domanda
di re Marco. Vuole dargli
come dono ci che porta.
Spiega al re che giunto allora
per rivendere al mercato
tutta la sua merce e avere
un guadagno ricco: e chiede
un salvacondotto regio,
per non essere aggredito
da un visconte o un ciambellano.
Ed il re glielo concede
volentieri, apertamente.
Kaerdin chiede di mostrare
le sue sete alla regina:
e le dona una splendente
brocca d'oro fino e dice:
L'oro buono! Ma pi bello
l'anello che io porto!
Ve lo dono! Se lo sfila
e nella mano tremante
della donna lo depone.
E lo stringe e trascolora
la regina: ed una fitta
sente in cuore. E guarda inquieta
il mercante e, da una parte,
gli domanda a bassa voce
che valore ha questo anello
ed il resto della merce.
Quanto vale e cosa vuole?
Glielo chiede, sorvegliando
se spiata: le sue guardie
son lontane! Kaerdin parla
senza reticenza e dice:
Mia regina, devo dirvi
cose dure! Mi ha mandato
qui Tristano. Vi saluta
dal profondo del suo cuore.
La sua morte, la sua vita
sono nelle vostre mani.
Egli vi fedele come
un vassallo al suo signore.
Chiede a voi di esser fedele
all'amore. La salute
vi domanda: senza scampo
senza voi. stato ferito
da una spada avvelenata.
Non c' cura, n rimedio
per salvarlo. Hanno tentato
medici famosi invano:
hanno solo peggiorato
il suo stato. Ed ora giace
angosciosamente, privo
di speranza, senza forze;

sfinito dal dolore.


Solo il vostro aiuto chiede!
La salute voi potete
dargli ed alla vera vita
farlo ritornare. In nome
della fede e dell'amore
che voi Isotta gli dovete,
io vi prego, abbandonate
questa reggia: raggiungete
un morente per salvarlo.
Ricordate tutto il tempo
che trascorso: sofferenze,
dubbi, amara solitudine,
e paure. Avete perso
gli anni della giovinezza
nell'amore senza pace.
Per amore stato messo
in esilio il bel Tristano.
E bandito molte volte
da re Marco, stato: Marco
che lo amava! Quanto grande
il dolore che ha provato!
Non dimenticate il vostro
giuramento, nel giardino,
con l'ultimo bacio, quando
questo anello in dono avete
dato, come pegno eterno.
Un amore eterno avete
per sempre giurato. Ed ora
aiutate un uomo stanco
della vita e dalla morte
lusingato. La salvezza
senza voi non pu ottenere.
Aiutatelo! Venite
via con me! Per la sua vita!
Questo anello la parola
di Tristano. Ora vi chiama.
Ed Isotta ora sconvolta.
Mai ha sentito il cuore tanto
lacerato. Dal dolore
impazzisce. E piange! E chiama
disperata il suo Tristano:
come un'eco ne ripete
mormorando il nome. Come
pu salvarlo? Come andare?
Va da Brangvain: le racconta
tutto; le sfoga il dolore
che la rende pazza. Parla
della piaga, della morte,
dell'angoscia, della cura.
Le chiede un consiglio. E piange.
Scossa dai singhiozzi, chiede
comprensione, affetto. E vuole
andar via, senza pensare.
E decidono di andare!
Verso sera, quando scuro,
prendono i bagagli e vanno
in silenzio, mentre tutti
sono addormentati, fino
da Kaerdin, attraverso
una porta sconosciuta
del palazzo, dentro il muro,

che d sul Tamigi. l'alba.


Monta la marea. La barca
parte, senza far rumore.
Batte con i remi l'acqua
con un tonfo sordo, cupo,
lento: la corrente spinge
molto pi dei remi. E spira
una brezza fredda, dietro
alla barca, che sull'acqua
vola. E vanno svelti al porto
dove c' la nave: ed ora
issano le vele, ed ora
sono al largo! Ed ora il vento
soffia ed il vascello corre!
Lascia presto la costa e da lontano
vede, velocemente, l'ampio porto
di Wissant, di Boulogne, di Le Trport.
Il vento forte, la nave leggera!
Passa la Normandia: nel mare aperto
vanno rapidi, arditi, senza tregua.
Tristano giace nel letto di dolore,
senza conforto. Nessuna cura attenua
il dolore cocente. E il desiderio
di Isotta, solo, lo mantiene in vita.
La sua venuta attende in ansia. Attende
con la speranza negli occhi e nelle membra
un languore mortale. Ora svanito
ogni impulso, ogni slancio: la sua forza
si spenta! La sua vita solo un soffio.
E solo Isotta, solo Isotta attende.
Sulla riva del mare, all'aria aperta
fa portare il suo letto: per vedere
da lontano la nave, la sua vela
piccola, che si fa grande, pi grande!
Il suo colore! Come spera, come
vuole che sia splendente, che sia bianco!
Un desiderio ancora lo mantiene
in vita: rivedere la regina,
la bionda Isotta, che rid la vita.
Lo divora la febbre, ma nel dubbio
molto pi si consuma: se non viene,
se l'ha dimenticato, se non vuole
tener fede all'amore antico, allora
meglio che dalla voce di qualcuno
lo senta. Che non veda quella nave
nera, che reca morte, che la bionda
regina Isotta non riporta indietro.
Ha nel cuore l'angoscia: ha il desiderio
di sapere e il timore. E non si calma.
Piange, si sfoga con la sposa, senza
dire la verit: solo fingendo
di attendere la nave che ritarda,
che forse non ritorner. Kaerdin
forse non ha compiuto la missione
e ritarda per questo e non ritorna!
Oh! Udite! Udite tutti, nel dolore,
la storia dolorosa, che nel petto
degli amanti una piaga aperta lascia
per la piet, per lo stupore amaro!
Mai, dico, mai una storia cos atroce

avete udito! Non ce n' ricordo!


Tristano attende Isotta e nella nave
Isotta scossa dalla febbre: in fretta,
pi in fretta, vuole andare, pi veloce
del vento che le vele gonfia. E vede
una terra, lontana, all'orizzonte.
Non ha il tempo di dire che felice:
il vento, pi violento, fa tremare
l'albero; ed dal sud che viene, contro
la corrente. La nave ferma in mezzo
al mare! Fa ammainare il capitano
le vele: tutto inutile! Pi forte
diventa il vento: si fa scuro il cielo,
le onde sono alte, si incupito
il colore dei flutti. Piove e l'aria
si fa nebbiosa. Grandina. Le corde,
le sartie per il vento son spezzate.
Il mare nero, di granito, abbatte
l'albero con le vele e le trascina
via, mentre enormi sono adesso le onde
che spazzano la tolda. E ha frantumato
un'onda anche la barca a remi, appena
calata in mare. cos forte e strana
la tempesta improvvisa che nessuno
sa cosa fare. Uno sgomento prende
tutti e li paralizza. E Isotta mette
la testa tra le mani: disperata!
Dio mio, Dio mio! Non vuoi che sopravviva!
Che riveda Tristano! La mia morte
qui nel mare, annegata, sul fondo!
Se solo avessi rivisto Tristano
cosa m'importerebbe di morire!
Oh! Amico, amico caro, allora, quando
qualcuno vi dir della mia morte
morirete anche voi per il dolore.
Dio mio! Ti prego! Ferma la tempesta!
Per salvarmi e salvarlo! La sua morte
corre incontro alla mia. La mia che corre
sul mare con il vento! Ed io non voglio
morire adesso, perch lui non muoia!
Amico, dolce amico, il nostro amore
cos forte che la sofferenza
che sento, dentro al cuore tuo, pi atroce
si risente: senza me non potete
vivere e senza te sento che sono
morta. Davvero morta. Inaridita.
Se in mare devo spegnere i miei giorni,
cos devi morire tu: annegato.
Cercami in mare! Ti vedo morire
nell'acqua, mentre tu mi cerchi. Vieni!
Vieni! Tra le tue braccia, stretta al cuore
la morte mi era cara. Vieni! In fondo
al mare, che ci accoglie come un dolce
letto d'acqua. Un sepolcro, dove insieme
uniti, con le braccia nelle braccia,
sar leggero il sonno! In mare! In mare! I
o sto morendo! Io ti ho perduto! Sono
senza di te Tristano! Oh! mio Tristano!
Fuggi, dolce, la morte. Non sapere
la morte mia, soave, caro, dolce
conforto della mia amarezza. Ignora

lietamente la morte. Mai nessuno


ti dir una parola! Mai una voce
da lontano, confusa, di un naufragio
di una nave sperduta, un mormorio
sussurrer. Scomparso nell'oblio
il ricordo, dimentica, Tristano!
Dimentica. Il conforto con un'altra
cerca, quando sar sparita. Caro
dolce amico ho paura della donna
che ti vicina: Isotta la regina
dalle mani colore della neve.
Non so perch ho paura! Ma se il corpo
morto, il bel viso tuo pallido, spento
io vedessi, all'istante morirei.
Non so che fare! Non so cosa dico!
Dio! Dio! Voglio salvarmi, voglio solo
salvarlo! Sono gi morta per questo
dolore che mi sfibra, che mi getta
nella vecchiaia senza pi speranza.
Piange. Non ha pi forze, n pi voce.
Piove. Per cinque giorni eterni, piove.
Il mare grosso, il vento cupo. E cade
al quinto giorno il vento, all'improvviso.
La Bretagna! Compare all'orizzonte
la terra di Bretagna, nella luce
incerta del mattino! E balza il cuore
in petto a Kaerdin: un grido i marinai
lanciano per la gioia! La Bretagna
bene in vista! La terra vicina!
Alta la vela bianca contro il cielo
risplende: da lontano, dalla costa
si vede bene. L'ultimo dei giorni
concessi da Tristano. E sono in vista
della riva. Ma il vento ora scomparso.
La nave in mezzo al mare adesso ferma
immobile, nell'aria fresca, senza
un soffio. Va con la corrente, rotta,
in pi parti; perduta alla deriva
come una nave morta dopo un duro
uragano. Come in un sogno sono
pieni d'angoscia vedendo la terra
vicinissima. E il vento non si leva!
Non ci si sposta indietro, n avanti.
Scivolando, con la corrente ondeggia
la nave senza muoversi. Ed Isotta
ha la morte nel cuore: con la veste
a brandelli, i capelli scarmigliati,
sconvolta, vede la riva vicina,
che profuma. Che sembra di potere
toccare con la mano. E resta ferma,
immobile la nave! E sulla riva
guardano il mare, ansiosi. Si trascina
stremato, con il volto dalle lacrime
scavato, con il cuore arso per sempre,
dal desiderio, Tristano morente.
sfinito; la conoscenza perde
a momenti. Sospira senza pace.
Ed Isotta, crudele, si avvicina
a quell'uomo che spasima e gli dice:
La nave da lontano sta tornando!
lei, sono sicura! L'ho osservata
a lungo, prima di venire! Il cielo

mi conceda di darti la notizia


che ti dar la vita! Ed ha un sussulto
il corpo di Tristano e dal profondo
della gola esce un grido: E la sua vela?
Com' la vela? Dimmi! Che colore
ha la vela? E la donna gli risponde
senza piet: Nera come la notte.
La brezza scarsa e l'hanno tesa molto.
alta e brilla nell'aria senza vento.
Si volta contro il muro per morire
Tristano, mormorando le parole
pi tremende: Mi salvi Dio! Ed Isotta
salvi. Io muoio per amore. Fino
all'ultimo respiro ti ho chiamata.
La vita mia scomparsa! Della morte
ti chiedo compassione. Io ti domando
piet per il dolore. Alla mia fine
unica gioia. E Isotta, grida, Isotta,
Isotta per tre volte! E grida e rende
lo spirito ed immobile ricade.
Alto si leva il pianto nella casa,
il grido delle donne ed il dolore
degli uomini, tutti senza freno
in tumulto. Ed in alto vien portato
il corpo di Tristano, sulle braccia
di vassalli, di molti cavalieri:
lo depongono dolcemente sopra
un lenzuolo e ricoprono il corpo
con un velo di pallida seta.
Si alza il vento sul mare. Per incanto,
la vela bianca, gonfia, si avvicina
a terra: in un momento a terra. E a terra
balza Isotta, correndo! Sulla sabbia
corre senza fermarsi: e da lontano
le giungono le voci. Da lontano
sente grida, ed il pianto e le campane
lentamente, sonore, dalla chiesa
rintoccano. Si arresta: chiede invano
agli uomini che passano col capo
chino, cogli occhi bassi. Le risponde
un vecchio, stanco, triste: Dolorosa
sar per sempre questa lunga, cupa
giornata. Che il Signore ci consoli!
morto il nostro principe! Tristano
il prode, il forte, il pi perfetto e ardito
cavaliere di tutto questo regno.
morto! Morto! A tutti era nel cuore.
Era prodigo con i bisognosi,
con i poveri, con tutti coloro
che soffrono. Ed morto dopo giorni
e giorni, senza fine, in agonia:
per una spada avvelenata. morto
nel suo letto per atroci ferite.
Sventura a noi! Sventura a noi! Sventura!
Ed Isotta impietrita. E rimane
in silenzio, le manca la parola.
Poi corre via, impazzita dal dolore,
verso il palazzo, nella strada piena
del popolo che piange. Corre ed urta
la gente, con la veste a pezzi e gli occhi
sconvolti. E mai nessuna cos bella,
cos maestosa, i Bretoni hanno visto

passare per la via. Ed un mormorio


si leva, di stupore per la donna
che nessuno conosce. E dove il corpo
arriva Isotta. Apre le braccia a Oriente,
si volta e prega Dio: Tristano, amico!
Per te prego! Oramai non ho motivo
di vivere. La morte per amore
hai avuto in dono ed ora io ti seguo
per tenerezza. La salvezza invano
ho cercato, di darti. Troppo tardi
sono giunta! Io non ho pi la pace!
La tempesta nel mare ha inghiottito
il tempo e la speranza. La tua vita
perduta! La mia ferma. Senza tempo.
Ti parlo con dolcezza, caro, dolce
amico, dell'amore, della gioia
lontana. Delle pene senza pace
tanto lontane. Ogni cosa lontana.
Ogni cosa ricordo. Ed ogni cosa
scomparsa. Ti bacio sulle labbra.
Ti sfioro con la mano, caro, dolce
amico. Se con te non ho la vita
insieme a te la morte posso avere!
La morte mi consola del dolore.
La vita per amore hai perso ed ora
perdo la vita per amore. Sono
fedele nella morte come sono
stata fedele nell'amore, sempre.
Io ti sar vicina! E sulla bocca
lo bacia e tra le braccia prende il corpo,
cuore sul cuore, petto contro petto,
le labbra sulle labbra. In gran silenzio
come Tristano immobile. La quiete
della morte per sempre l'addormenta.
Thomas termina cos il suo scritto. Saluta ed augura la salute a tutti gli amanti. Ai meditativi, ai passionali, ai sensuali,
ai languidi, ai lascivi, ai perversi! E a tutti quelli che udranno questi versi! Se non ho detto tutto ci che speravano,
ebbene, ho fatto tutto quello che ho potuto! Come avevo promesso all'inizio, la mia versione autentica: io ho detto
tutta la verit! Ho messo insieme tutte queste parole e questi versi, per dare un esempio. Ho reso bella la storia, per il
piacere degli amanti. Perch gli amanti vi trovino, nei luoghi adatti, cose che valga la pena ricordare. Perch serva
loro come rimedio contro i bruschi mutamenti della fortuna, contro le amarezze patite a torto, contro le pene ed il
dolore e tutti gli intrighi dell'amore!

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