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Avviso: le schede riportate in questo volume citano istituti, opere giuridiche, fonti del diritto etc.
per il cui approfondimento si rinvia alla consultazione del Nuovo Dizionario Giuridico (vol. 581/1).
Appare opportuno rilevare che manca nella normativa codicistica sull’attività imprenditoriale un’au-
tonoma definizione di impresa: il legislatore, mentre ha prodotto la nozione di imprenditore (v. par. suc-
cessivo), nulla precisa quanto all’impresa.
Preferibile, in realtà, ci pare la tesi della dottrina dominante (GRAZIANI, ASCARELLI, BUONO-
CORE) secondo la quale il concetto d’impresa si desume in via derivata dalla definizione di impren-
ditore: l’impresa è, dunque, «l’attività economica organizzata ed esercitata professionalmente dall’im-
prenditore al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi».
2 Imprenditore
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Osservazioni
L’inizio dell’impresa è fatto dipendere dall’esercizio di atti che, per la loro significatività o il loro nu-
mero, fanno desumere quale sia il fine dell’esercizio di un’attività imprenditoriale (CAMPOBASSO).
In particolare, in presenza di un apparato organizzativo appositamente predisposto, anche il com-
pimento di un unico atto di gestione è ritenuto idoneo all’esercizio dell’impresa; in mancanza del-
la predisposizione di un’organizzazione di mezzi, sarà necessaria la reiterazione degli atti compiu-
ti ovvero la loro sistematicità e il preordinamento all’esercizio di un’impresa.
In sintesi
1 Classificazione dell’impresa
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Osservazioni
Nella categoria della impresa civile rientrerebbero quelle non classificabili come agricole (art. 2135
c.c.) o commerciali (art. 2195 c.c.) perché la loro attività non implica l’impiego di materie prime e
la loro trasformazione in nuovi beni (es.: estrazione di minerali, agenzie matrimoniali, investigati-
ve etc.). Tali imprese non sarebbero sottoposte allo statuto commerciale dell’imprenditore. La loro
ammissibilità è fortemente discussa in dottrina.
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CC Colui che, rispondendo ai caratteri di cui all’art. 2083 c.c., svolge un’at-
Piccolo commerciante
tività di intermediazione nella circolazione dei beni.
Il piccolo imprenditore è iscritto nella sezione speciale del Registro delle imprese e tale iscrizione
ha funzione di certificazione anagrafica e di pubblicità notizia. È esonerato dalla tenuta delle scritture
contabili. Infine, non può essere sottoposto alla procedura fallimentare né alle altre procedure concor-
suali, qualora sia in possesso dei requisiti di «non fallibilità» previsti dall’art. 1 L.F.
Osservazioni
Mutuando l’insegnamento di autorevole dottrina, si può aggiungere che la piccola impresa si diffe-
renzia dall’impresa medio-grande sotto il profilo delle dimensioni e dell’organizzazione interna: dal
primo punto di vista, perchè la necessità della prevalenza del lavoro familiare limita il ricorso a ma-
nodopera estranea e l’impiego di capitali; dal punto di vista organizzativo, perchè la piccola impre-
sa si incentra nella persona del titolare a tal punto che l’attività negoziale e prenegoziale posta in
essere nell’esercizio dell’impresa stessa viene vanificata dalla sua morte o dalla sua sopravvenuta
incapacità, a differenza di quanto accade, invece, per l’imprenditore medio-grande (BUONOCORE).
In sintesi
Il concetto di «imprenditore» accolto dal legislatore all’art. 2082 c.c. abbraccia ogni forma di «atti-
vità produttiva organizzata», quale che sia la natura, la dimensione o lo scopo dell’attività stessa.
Proprio in considerazione dell’ampiezza del concetto, nel codice possono identificarsi tre criteri di
classificazione dell’imprenditore e della sua attività:
— un criterio qualitativo, che si rifà alla più antica classificazione tra le attività imprenditoriali e
cioè quella tra imprenditore agricolo e imprenditore commerciale;
— un criterio quantitativo, che ha riguardo alle dimensioni dell’attività imprenditoriale distinguen-
do le figure del piccolo imprenditore e grande imprenditore;
— un criterio personale, che tiene conto del numero dei soggetti che esercitano e dirigono l’im-
presa, distinguendo tra imprenditore individuale (che può, comunque, avvalersi dell’opera di
collaboratori) e imprenditore collettivo o società (art. 2247 c.c.).
1 Generalità
Il registro delle imprese è lo strumento di pubblicità legale disposto dall’art. 2188 c.c., attraver-
so il quale il legislatore ha inteso fornire la possibilità di acquisire informazioni sui dati e i fatti salienti
delle imprese e quanti vengono in contatto con esse. Trattasi di un pubblico registro, sottoposto al
controllo di un giudice a ciò delegato dal presidente di ciascun Tribunale.
Il Registro delle imprese è stato effettivamente istituito con la L. 29-12-1993, n. 580 e successivo
regolamento di attuazione D.P.R. 581/1995, che ha preposto alla tenuta del registro un apposito Uffi-
cio istituito presso la Camera di commercio, ed ha esteso l’obbligo di iscrizione agli imprenditori agri-
coli, ai piccoli imprenditori, alle società semplici ed alle imprese artigiane. L’iscrizione, per tali sogget-
ti, ha solo funzione di certificazione anagrafica e di pubblicità notizia, eccetto che per gli imprenditori
agricoli per i quali, il D.Lgs. 228/2001, ha previsto l’efficacia di opponibilità ai terzi.
2 Disciplina
Il codice civile impone per l’iscrizione nel Registro delle imprese le seguenti formalità:
CC Sono soggetti all’iscrizione tutti gli atti e i fatti che concernono i mo-
menti più importanti della vita dell’impresa (dal sorgere, alle modi-
ficazioni e trasformazioni, fino all’estinzione). Tutti gli atti da depo-
sitare al registro delle imprese, formati a partire dal 15 gennaio 2009
Atti soggetti all’iscrizione (data di entrata in vigore del D.P.C.M. 10 dicembre 2008), dovran-
no essere predisposti in formato Pdf/A. Si tratta di un formato cre-
ato apportando delle restrizioni alle funzionalità del formato Pdf,
che consente l’archiviazione elettronica dei documenti in modo da
garantirne la salvaguardia per periodi di tempo prolungati.
Il D.L. 185/2008 (cd. decreto anticrisi), conv. in L. 2/2009, al fine di ridurre i costi amministrativi so-
stenuti dalle imprese, ha previsto che le società, al momento dell’iscrizione nel Registro delle impre-
se, dovranno dotarsi obbligatoriamente di un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) preveden-
do, quindi, modalità di comunicazione e consultazione dei dati ad essa relativi in forma elettronica.
Infine, l'art. 2250 c.c., come modificato dalla Legge comunitaria 2008, consente la pubblicazione de-
gli atti delle società per azioni delle società a responsabilità limitata e delle società in accomandita per
azioni, per i quali è obbligatoria l’iscrizione nel registro delle imprese, in una sezione ad hoc del registro
delle imprese, in altra lingua ufficiale delle Comunità europee, con traduzione giurata di un esperto.
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CC Positiva, nel senso che i terzi non possono opporre l’ignoranza dei
fatti iscritti, che si presumono ad essi noti.
L’iscrizione ha efficacia CC Negativa, nel senso che i fatti non iscritti non sono, invece, oppo-
nibili ai terzi (a meno che non si provi che i terzi stessi ne erano a
conoscenza).
Una volta avvenuta l’iscrizione, la presunzione di conoscenza è assoluta (iuris et de iure); in caso
di mancata iscrizione, invece, vi è solo una presunzione relativa di ignoranza del terzo (è ammessa,
cioè, la prova contraria).
Differenze
L’efficacia dell’iscrizione, di regola, è solo dichiarativa, poiché si esaurisce nel campo dell’opponibili-
tà ai terzi degli atti e dei fatti iscritti i quali, appunto, sono opponibili ai terzi anche nel caso in cui essi
diano prova di non conoscenza. In alcuni casi particolari, tuttavia, l’efficacia è costitutiva, come per
le società di capitali e le società cooperative, che solo con l’iscrizione nel registro acquistano perso-
nalità giuridica (art. 2331 c.c.). Per le società semplici, il piccolo imprenditore e l’imprenditore agrico-
lo l’iscrizione, invece, ha funzione di mera pubblicità-notizia, avente lo scopo di rendere determinati
fatti conoscibili ai terzi, senza però che la sua omissione incida sulla loro validità ed opponibilità.
Dal 1° aprile 2010 è a pieno regime la comunicazione unica per la nascita e l’avvio di un’impre-
sa, procedura le cui regole tecniche di attuazione sono state definite con D.P.C.M. 6-5-2009. Tale co-
municazione, da presentare all’ufficio del Registro delle imprese presso le camere di commercio com-
petenti utilizzando la via telematica, vale come assolvimento della maggior parte degli adempimenti
amministrativi previsti per l’iscrizione al Registro delle imprese e, se sussistono i presupposti di leg-
ge, vale anche ai fini previdenziali, assistenziali, fiscali e per l’ottenimento del codice fiscale e della
partita Iva. Si tratta di una semplificazione affidata, dunque, ad una procedura informatica attraverso
la quale le imprese possono diventare operative in un giorno e assolvere gli adempimenti dichiarativi
verso il Registro delle imprese, l’Inps, l’Inail e l’Agenzia delle entrate mediante la presentazione di un
modello informatico unificato. La suddetta comunicazione diventa unico adempimento anche per le
modifiche e le cessazioni delle imprese.
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note
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1 Generalità
Nello svolgimento della sua attività, l’imprenditore può avvalersi della collaborazione di altri sog-
getti, che possono coadiuvarlo dall’esterno ed in maniera autonoma, ovvero dall’interno dell’impresa
ed in posizione di dipendenza dall’imprenditore.
2 Ausiliari subordinati
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I poteri dell’institore, così come delineati dalle disposizioni legislative, possono essere ampliati o
limitati dall’imprenditore (all’atto della preposizione institoria o successivamente) tramite procura
con sottoscrizione autenticata del preponente, da depositarsi per l’iscrizione presso il competente
ufficio del Registro delle imprese. Secondo il dettato dell’art. 2206 c.c., in mancanza dell’iscrizio-
ne, la rappresentanza si reputa generale e le limitazioni di essa non sono opponibili ai terzi, se non
si prova che questi le conoscevano al momento della conclusione dell’affare.
In sintesi
1 Nozione
L’imprenditore, di regola, esercita l’attività di impresa servendosi di beni materiali quali macchina-
ri, locali etc., di prestazioni di servizi ed anche di beni immateriali come brevetti, marchi di impresa,
concessioni etc. Il legislatore, a tal proposito, definisce l’azienda come il complesso dei beni organiz-
zati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa (art. 2555 c.c.).
Osservazioni
L’azienda è costituita da elementi tra loro eterogenei cui è conferita, però, unitarietà di indirizzo: è,
quindi, la destinazione all’esercizio dell’impresa che accomuna tutti gli elementi appartenenti
all’azienda; tale destinazione è, allo stesso tempo, condizione sufficiente a qualificare un bene
come aziendale.
Non conta, quindi, che l’imprenditore sia proprietario del bene: ogni bene, pervenuto all’imprendi-
tore a qualsiasi titolo (ad esempio, affitto per i locali, leasing per i macchinari), purchè effettivamen-
te destinato all’impresa, diviene aziendale.
L’azienda è, quindi, un complesso di beni che si pone in rapporto di strumentalità all’impresa, con-
cepita, invece, dal diritto come un’attività.
Differenze
I termini impresa ed azienda vengono talvolta utilizzati nel linguaggio comune come sinonimi, ma
dal punto di vista giuridico essi indicano due realtà diverse, infatti:
— l’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore, lo strumento di cui si serve l’im-
prenditore per l’esercizio dell’impresa;
— l’impresa è l’attività economica produttiva di nuova ricchezza, svolta per mezzo del comples-
so di beni organizzati.
Tra azienda e impresa esiste, quindi, un rapporto strumentale in quanto la prima è il mezzo per il
raggiungimento dello scopo costituito dall’esercizio di un’attività di impresa.
2 Natura giuridica
3 Elementi costitutivi
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Capitolo 5 - L’azienda
CC Organizzazione: è il nesso di interdipendenza che collega i vari beni
che compongono l’azienda, in modo da renderla idoneo strumento
per il perseguimento del fine produttivo.
CC Avviamento: è il plusvalore che acquistano i beni come complesso
rispetto al valore che hanno come singole individualità. È quindi la ca-
pacità dell’azienda di produrre profitti. L’ordinamento tutela l’avvia-
Caratteri
mento in maniera diretta (es.: artt. 34 e 35, L. 392/1978) ed indiretta
(repressione della concorrenza sleale, tutela dei segni distintivi etc.).
CC Clientela: viene definita dalla dottrina come l’insieme dei destinatari
dei beni o servizi prodotti che riesce ad accaparrarsi e a conservare
il singolo imprenditore. È, in pratica, espressione ed indice di misura
dell’avviamento.
4 Trasferimento dell’azienda
Nozione: si ha trasferimento d’azienda solo allorquando il complesso dei beni trasferiti è, di per sé,
idoneo ad un esercizio d’impresa; ciò non toglie che l’imprenditore possa cedere i singoli beni di cui si
compone l’azienda, ma in tal caso non troverà applicazione la disciplina di cui agli artt. 2556 e ss. c.c.
Osservazioni
Particolare menzione merita l’art. 2112 c.c. (sostituito dal D.Lgs. 18/2001 e da ultimo modificato
dal D.Lgs. 276/2003), il quale prevede per i contratti di lavoro che «in caso di trasferimento dell’azien-
da, il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne de-
rivano». I contraenti non possono pattuire l’esclusione di tale successione. Da ciò deriva che
il trasferimento dell’azienda non produce, di per sé, il licenziamento dei dipendenti, ma resta fer-
ma la facoltà dell’alienante di esercitare il recesso ai sensi della normativa vigente.
I lavoratori non possono essere in alcun modo pregiudicati dall’operazione di cessione dell’azien-
da: per coloro che passano alle dipendenze dell’impresa acquirente si applica il contratto colletti-
vo che regolava il rapporto di lavoro presso l’azienda ceduta. Allo stesso modo, sono conservati
quei diritti previsti dalla legge o dal contratto individuale di lavoro del singolo lavoratore trasferito.
Del trasferimento di aziende in cui sono occupati più di 15 lavoratori, il cedente ed il cessionario
devono dare comunicazione per iscritto alle rispettive rappresentanze sindacali, e se queste ulti-
me lo richiedono, hanno l’obbligo di avviare un esame congiunto dell’operazione di trasferimento.
Il mancato rispetto di tale obbligo costituisce condotta antisindacale.
In seguito alle modifiche introdotte dal D.L. 135/2009, conv. in L. 166/2009, si prevede che nel caso
in cui sia stato raggiunto un accordo circa il mantenimento, anche parziale, dell’occupazione, l’art.
2112 c.c. trova applicazione nei termini e con le limitazioni previste dall’accordo stesso qualora il tra-
sferimento riguardi aziende: 1) delle quali sia stato accertato lo stato di crisi aziendale, ai sensi dell’art.
2, co. 5, lett. c), L. 675/1977 (si tratta di specifici casi di crisi aziendale che presentino particolare ri-
levanza sociale in relazione alla situazione occupazionale locale ed alla situazione produttiva del set-
tore); 2) per le quali sia stata disposta l’amministrazione straordinaria, ai sensi del D.Lgs. 270/1999,
in caso di continuazione o di mancata cessazione dell’attività.
Osservazioni
Assolutamente pacifica, sia in dottrina che in giurisprudenza, è l’opinione che possa formare og-
getto di disposizione anche solo un ramo dell’azienda, che consiste in un settore particolare di essa
dotato di organicità operativa. È necessario, in tal caso, che l’oggetto del trasferimento conservi
l’unità funzionale propria dell’azienda; in altre parole, che sia di per sè potenzialmente idoneo ad
essere utilizzato per l’esercizio di una determinata attività d’impresa, anche diversa da quella
dell’alienante.
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Capitolo 5 - L’azienda
5 Usufrutto e affitto d’azienda
Particolari norme (artt. 2561 e 2562 c.c.) sono dettate per l’ipotesi dell’usufrutto e dell’affitto
dell’azienda, norme che, modificando parzialmente la disciplina generale dei rispettivi istituti (artt. 978
ss. c.c.; artt. 1615 ss. c.c.), attribuiscono all’usufruttuario e all’affittuario una serie di poteri-doveri
(CAMPOBASSO).
Il legislatore, quindi, interviene a tutelare l’interesse del trasferente a che sia preservata l’integri-
tà funzionale della sua azienda.
Nei confronti del nudo proprietario e del concedente il divieto di concorrenza è limitato alla dura-
ta dell’usufrutto e dell’affitto (art. 2557, co. 4, c.c.).
In sintesi
L’azienda è «il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa» (art.
2555 c.c.).
Non conta che l’imprenditore sia proprietario del bene; ogni bene, pervenuto all’imprenditore a qual-
siasi titolo, purché effettivamente destinato all’impresa, diviene aziendale.
L’azienda è caratterizzata da un complesso di beni organizzati in funzione di uno scopo produttivo:
— i singoli beni che compongono l’azienda hanno un determinato valore;
— se coordinati ed organizzati per l’esercizio aziendale in modo da produrre profitti, gli stessi beni
hanno un valore generalmente superiore rispetto a quello individuale.
Il maggior valore che tali beni acquistano quando sono organizzati prende il nome di «avviamen-
to» dell’azienda e trova espresso riconoscimento nel codice civile (art. 2424).
L’imprenditore nella veste di titolare dell’azienda può trasferire a terzi sia i singoli elementi dell’azien-
da, sia l’azienda nel suo complesso.
Quest’ultimo tipo di trasferimento può aversi sia per atto tra vivi — nelle forme specificamente di-
sciplinate di vendita (art. 2558 c.c.), usufrutto (art. 2561 c.c.), affitto (art. 2562 c.c.) o secondo le
regole generali per donazione, permuta, conferimento in società — sia mortis causa.
Gli effetti del trasferimento di azienda sono:
— la successione nei contratti;
— i crediti relativi all’azienda ceduta;
— i debiti relativi all’azienda ceduta;
— il divieto di concorrenza.
Infine, l’azienda può anche essere costituita in usufrutto (art. 2561 c.c.) o concessa in affitto (art.
2562 c.c.).
1 Generalità
Sono segni distintivi dell’impresa quegli elementi che hanno la funzione di identificare un determi-
nato imprenditore, un determinato luogo dove si esercita l’impresa, un determinato prodotto e contri-
buire, quindi, ad orientare le scelte dei consumatori determinando la formazione e conservazione del-
la clientela (CAMPOBASSO). I segni distintivi fondamentali sono la ditta, l’insegna e il marchio.
2 Ditta
3 Insegna
Nozione: è il segno distintivo dei locali nei quali si svolge l’attività dell’imprenditore.
4 Marchio
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•• Di servizio.
Classificazione CC In relazione all’oggetto
del marchio •• In senso stretto.
•• Di fabbrica.
•• Di commercio.
CC In relazione ai soggetti che
li utilizzano •• Individuale.
•• Collettivo o di categoria (art.
2570 c.c.).
Differenze
Il marchio non deve essere confuso con lo slogan pubblicitario, che consiste in una frase incisiva
capace di colpire l’interesse del pubblico. Esso serve a pubblicizzare un marchio, ma non è un mar-
chio, né è tutelato come tale. La sua illegittima utilizzazione, infatti, può giustificare il ricorso alla
tutela apprestata contro la concorrenza sleale.
Osservazioni
Qualora difettino gli anzidetti requisiti di validità, il marchio è nullo (art. 25 C.P.I.).
Nei casi di marchio registrato che difetti del requisito della novità ovvero che violi un altrui diritto di
autore, di proprietà industriale o altro diritto esclusivo di terzi, però, è prevista un’ipotesi di conva-
lidazione, in quanto la nullità non può più essere dichiarata quando esso sia stato registrato in buo-
na fede ed il suo pubblico uso sia stato consapevolmente tollerato per cinque anni senza conte-
stazioni (art. 28 C.P.I.).
L’art. 2 del D.L. 1/2012 (decreto liberalizzazioni), conv. in L. 27/2012 ha apportato modifiche al
D.Lgs. 168/2003, istitutivo delle sezioni specializzate competenti per i procedimenti giudiziari in ma-
teria di proprietà industriale e intellettuale, che diventano ora sezioni specializzate in materia di im-
prese assumendo una competenza molto più vasta, che investe tutto il contenzioso relativo alle at-
tività economiche.
Il D.M. 33/2010 (Regolamento di attuazione del Codice della proprietà industriale) ha disciplinato
dettagliatamente le modalità di applicazione delle norme sul procedimento di opposizione, che è
un procedimento amministrativo la cui decisione deve essere messa entro 24 mesi dal deposito del
relativo atto. Prima del decreto in esame, invece, la contestazione di un marchio in conflitto (o di un
segno registrato senza il consenso dell’avente diritto) passava necessariamente attraverso un proce-
dimento giurisdizionale ordinario.
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1 Diritto d’autore
Nozione: è un diritto assoluto, che ha ad oggetto beni immateriali (opere dell’ingegno di caratte-
re creativo che appartengono alla scienza, alla letteratura, alla musica etc., art. 2575 c.c.).
•• È imprescrittibile e inalienabile.
•• L’autore, senza limiti di tempo, si può
opporre alle deformazioni della sua
opera.
•• Il diritto è alienabile.
•• Si trasmette agli eredi o aventi cau-
sa.
•• È suscettibile di pegno o di sequestro.
•• L’autore può concedere ad altra per-
CC È il diritto di pubblicare sona (cd. editore) il diritto di pubblica-
Diritto patrimoniale d’auto-
l’opera e di utilizzarla re l’opera, per proprio conto ed a pro-
re
economicamente prie spese, mentre l’editore si obbli-
ga a riprodurre l’opera ed a metterla
in vendita (contratto di edizione).
•• La protezione dura per tutta la vita
dell’autore e per altri 70 anni dopo la
morte.
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Affinché un ritrovato possa essere considerato invenzione industriale deve avere i seguenti caratteri:
— industrialità (idoneità ad avere una applicazione industriale);
— novità intrinseca (capacità di incrementare il patrimonio tecnico preesistente);
— novità estrinseca (mancata divulgazione dell’opera);
— liceità.
Diritto morale di inventore: è il diritto di essere riconosciuto autore dell’invenzione, per il solo
fatto di averla scoperta.
Diritto patrimoniale d’inventore: è il diritto di sfruttamento economico delle invenzioni; sorge
solo in seguito alla loro brevettazione.
Al concetto di «invenzione industriale» la legge riconduce anche i cd. modelli di utilità ed i model-
li e disegni industriali registrati (artt. 2592-2594 c.c.; artt. 82-86 e 31-44 C.P.I.).
2.2 • Brevetto
Nozione: è il mezzo per rendere di pubblico dominio l’invenzione e per consentire all’inventore di
trarre profitto dalla stessa. Fino al 30 giugno 2008, la procedura nazionale italiana non prevedeva esa-
me di merito per le domande di brevetto nazionale, ma l’esame veniva condotto esclusivamente sul-
la verifica della conformità dell’invenzione o del modello alla tipologia di legge e della sua liceità.
Il D.M. 27 giugno 2008 del Ministro dello sviluppo economico, invece, ha previsto che l’Ufficio Eu-
ropeo Brevetti (EPO), per conto dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, effettuerà sulle domande di bre-
vetto per invenzione industriale l’esame di novità e attività inventiva ed emetterà un’opinione scritta.
L’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi invierà al richiedente l’opinione scritta dell’Ufficio Europeo Brevetti
e procederà, tenendo conto della valutazione dell’EPO, all’esame della domanda.
Il D.M. 33/2010 (Regolamento di attuazione del Codice della proprietà industriale) ha semplifica-
to le procedure relative alle domande di brevetto nazionali, europee e internazionali e ai marchi. Per
quanto riguarda le domande nazionali di brevetto, ha previsto che sono depositate presso le Camere
di commercio e devono essere trasmesse, dopo aver svolto determinate formalità, all’Ufficio Italiano
brevetti e marchi entro i 10 giorni successivi al deposito, con un servizio postale espresso che ne at-
testi la tempestiva ricezione. Il deposito può essere effettuato anche per via telematica.
Il C.P.I. (art. 64 come modificato dal D.Lgs. 131/2010) prevede tre distinte fattispecie per l’ipotesi
di invenzioni realizzate dai dipendenti:
— invenzioni di servizio: fatte dal prestatore d’opera subordinata nella esplicazione di un’attività in-
ventiva prevista come oggetto del rapporto ed a tale scopo retribuita: esse appartengono de iure
al datore di lavoro mentre all’inventore spetta soltanto il diritto di essere riconosciuto autore e non
un ulteriore compenso;
— invenzioni di azienda: realizzate dal prestatore d’opera subordinata nell’esecuzione di un rappor-
to di lavoro in cui non è prevista una retribuzione in compenso dell’attività inventiva e di cui quest’ul-
tima non costituisce oggetto. Anche in tal caso i diritti patrimoniali spettano al datore di lavoro, men-
tre all’inventore spetta, salvo sempre il diritto ad essere riconosciuto autore, un «equo premio». Il
D.Lgs. 131/2010 ha introdotto una rilevante modifica alla disciplina dell’equo premio, prevedendo
che, in caso di invenzioni di azienda, questo spetti al dipendente non solo nel caso in cui il datore
di lavoro decida di brevettare l’invenzione, ma anche nel caso in cui opti per l’utilizzo della stessa
in regime di segretezza industriale, vale a dire quando l’azienda del datore di lavoro ottenga un
vantaggio dall’utilizzazione dell’invenzione, a prescindere dalla sua brevettazione;
— invenzioni occasionali: fatte dal prestatore d’opera subordinata, di propria iniziativa e senza ob-
bligo contrattuale o incarico speciale, ma utilizzando i mezzi dell’azienda ed avvalendosi dell’espe-
rienza acquisita nel normale lavoro. In questa ipotesi i diritti patrimoniali spettano al lavoratore e
questi soltanto potrà chiedere il brevetto. Al datore di lavoro è riconosciuto, invece, un diritto di op-
zione: egli, invero (entro tre mesi dalla comunicazione del conseguimento del brevetto), potrà ot-
tenere — dietro corrispettivo — di usare l’invenzione, acquistare il brevetto o brevettarla all’este-
ro.
In sintesi
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1 Impresa familiare
Osservazioni
L’impresa familiare rappresenta un istituto residuale che opera, cioè, solo quando l’attività svolta
non può configurarsi come altro tipo di rapporto, ad esempio una società, un rapporto di lavoro su-
bordinato o un’associazione in partecipazione.
L’esigenza è quella di tutelare la «par condicio» dei familiari, nonché di «intervenire in situazioni di
(possibile) sfruttamento del lavoro altrui in cui chi è sfruttato opera in stato di inferiorità o di acqui-
scienza» (Cottino).
Differenze
Secondo una parte della dottrina l’impresa familiare ha carattere collettivo (Graziani, Simonetto).
Secondo altra, invece, carattere individuale. In particolare, anche allo scopo di fornire maggior tutela
ai familiari che vi prestano il proprio lavoro, alcuni Autori sono a favore della seconda ipotesi con la con-
seguenza che il titolare sarà l’unico soggetto responsabile per le obbligazioni assunte con i terzi (CAM-
POBASSO, GHEZZI, OPPO). Anche la giurisprudenza prevalente accoglie la natura individuale per
due ragioni. Innanzitutto, è un elemento indicativo il fatto che l’istituto in esame è stato collocato nel li-
bro del codice civile dedicato alle persone e alla famiglia, anzicché in quello del lavoro e delle società.
Inoltre, la configurabilità dell’impresa familiare come impresa individuale ha come conseguenza che è
imprenditore il solo familiare titolare dell’impresa, escludendo ogni forma di partecipazione alla gestio-
ne ordinaria della stessa da parte dei familiari, il che avviene, invece, nell’azienda coniugale.
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Osservazioni
Parte della dottrina sostiene che solo le decisioni relative all’impiego degli utili e degli incrementi
hanno effetto nei confronti di tutti i partecipanti all’impresa familiare; le decisioni inerenti alla gestio-
ne straordinaria, agli indirizzi produttivi ed alla cessazione dell’impresa non obbligano il titolare, che
ha la piena responsabilità dell’impresa, nonché degli oneri e dei rischi della gestione (Ghidini).
2 Azienda coniugale
L’art. 177 c.c. comprende tra i beni della comunione legale tra i coniugi le cd. aziende coniuga-
li. Possiamo distinguere tre fattispecie:
3 I patti di famiglia
La L. 14 febbraio 2006, n. 55, recante «Modifiche al codice civile in materia di patto di famiglia»,
ha introdotto nel corpo del codice civile, nel libro II, titolo IV, un nuovo capo Vbis (artt. 768bis-768oc-
ties) rubricato «Del patto di famiglia».
È stata così prevista, in deroga al divieto dei patti successori di cui all’art. 458 c.c., la possibilità
di stipulare «accordi di successione» diretti a regolamentare la successione dell’azienda o di pacchet-
ti di partecipazione al capitale da parte, rispettivamente, dell’imprenditore e di chi ne è titolare.
Ai sensi dell’art. 768bis c.c., patto di famiglia è quel «contratto con cui, compatibilmente con le
disposizioni in materia di impresa familiare e nel rispetto delle differenti tipologie societarie, l’impren-
ditore trasferisce, in tutto o in parte, l’azienda, e il titolare di partecipazioni societarie trasferisce, in tut-
to o in parte, le proprie quote, ad uno o più discendenti».
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L’impresa familiare — istituto introdotto dalla L. 19-5-1975, n.151, nell’ambito della riforma del di-
ritto di famiglia — è quella impresa cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli af-
fini entro il secondo grado (art. 230bis c.c.).
In essa il legislatore ha voluto realizzare la eguale partecipazione dei familiari in proporzione alla
qualità e quantità del lavoro prestato, equiparando, altresì, espressamente il lavoro della donna a
quello dell’uomo.
All’impresa familiare possono partecipare anche i minori (privi della capacità di agire); costoro,
però, nel voto sono rappresentati da chi esercita la potestà su di essi.
Spettano al titolare le decisioni concernenti la gestione ordinaria: egli vi provvede in piena autono-
mia e non è previsto alcun obbligo di previa consultazione o comunicazione ai familiari che colla-
borano.
Spettano, invece, alla maggioranza dei componenti dell’impresa le decisioni concernenti:
— l’impiego degli utili e degli incrementi;
— la gestione straordinaria;
— gli indirizzi produttivi;
— la cessazione dell’impresa.
Spettano, infine, a tutti i partecipanti (unanimità) le decisioni inerenti al trasferimento del diritto di
partecipazione all’impresa familiare.
Istituto diverso dall’impresa familiare è quello dell’azienda coniugale.
La L. 19-5-1975, n. 151, con cui è stata attuata la riforma del diritto di famiglia, ha modificato radi-
calmente la regolamentazione giuridica dei rapporti patrimoniali tra i coniugi, sostituendo al regi-
me legale della separazione quello della comunione dei beni.
Ai sensi dell’art. 177, lett. d), c.c., cadono in comunione immediata le aziende costituite dopo il ma-
trimonio e gestite da entrambi i coniugi; in tal caso si ha impresa coniugale su azienda coniu-
gale ed entrambi i coniugi sono considerati imprenditori.
Ove si tratti di azienda appartenente ad uno dei coniugi prima del matrimonio ma gestita da en-
trambi, cadono in comunione solo gli utili e gli incrementi (art. 177, 2º comma, c.c.); si ha, così, im-
presa coniugale su azienda non coniugale (anche se entrambi i coniugi devono considerarsi
imprenditori).
Non si ha, invece, né impresa coniugale né azienda coniugale nel caso di aziende appartenenti ad
uno solo dei coniugi costituite prima o dopo il matrimonio, ed ugualmente gestite da uno solo di
essi: imprenditore sarà soltanto il coniuge che è titolare e gestore esclusivo dell’azienda, mentre
gli incrementi di tale attività imprenditoriale nonché i beni destinati all’esercizio dell’impresa, se co-
stituita dopo il matrimonio, cadono in comunione de residuo (art. 178 c.c.).
Con la L. 14-2-2006, n. 55 è stata introdotta nel nostro ordinamento, in deroga al divieto dei patti
successori di cui all’art. 458 c.c., la possibilità di stipulare accordi di successione diretti a regola-
mentare la successione dell’azienda o di pacchetti di partecipazione al capitale da parte, rispetti-
vamente, dell’imprenditore e di chi ne è titolare (patti di famiglia). La normativa interviene a col-
mare una lacuna esistente nella nostra legislazione, agevolando le strategie operative di quelle
aziende e di quei gruppi di società a matrice familiare impegnati nel difficile passaggio del ricam-
bio generazionale.
1 Principi generali
L’art. 41 Cost. garantisce la libertà di iniziativa economica: corollario di tale principio è la libertà di
concorrenza fra le imprese, salva l’esistenza di particolari limitazioni.
IIn materia di concorrenza è opportuno soffermarsi sul D.L. 201/2011, conv. in L. 214/2011 (cd.
decreto salva-Italia) che con l’art. 34 è intervenuto a realizzare compiutamente la libertà dei merca-
ti, disponendo che la disciplina di tutte le attività economiche (imprenditoriale, commerciale, artigia-
nale, autonoma o professionale) debba essere improntata al principio di libertà di accesso, di or-
ganizzazione e di svolgimento e abrogando, con effetto immediato, le disposizioni vigenti che limi-
tano a livello soggettivo, oggettivo o di allocazione l’esercizio dell’attività economica (si pensi, ad esem-
pio, all’imposizione di distanze minime tra le localizzazioni delle sedi deputate all’esercizio di un’atti-
vità economica), nonché le norme che impongono prezzi minimi e commissioni per la fornitura di beni
e servizi.
Sono fatte salve unicamente le esigenze imperative di interesse generale, costituzionale e com-
patibili con l’ordinamento comunitario.
Infine, anche l’art. 1 del D.L. 1/2012 (decreto liberalizzazioni), conv. in L. 27/2012, afferma l’abro-
gazione di tutte le norme del nostro ordinamento che prevedono limiti numerici, autorizzazioni, licen-
ze, nulla osta, atti di assenso, divieti, restrizioni, programmi e controlli che non sono giustificati da un
interesse generale o adeguate finalità pubbliche. Scompariranno, quindi, una serie di restrizioni buro-
cratiche che finora hanno caratterizzato gli adempimenti necessari alla nascita di una nuova impresa.
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2 La concorrenza sleale
Nozione: l’art. 2598 c.c. individua tre categorie di atti di concorrenza sleale:
— atti confusori: l’imprenditore usa nomi o segni distintivi confondibili con quelli di un concorrente
o imita servilmente i prodotti altrui sfruttando così l’altrui avviamento;
— atti denigratori o di appropriazione di pregi: consistono nella diffusione di notizie negative
sull’attività di un concorrente o nella attribuzione al proprio prodotto di false qualità per influenza-
re le scelte dell’acquirente;
— atti non conformi alla correttezza professionale: sono atti di concorrenza sleale per così dire
atipici, che possono, pertanto, essere repressi solo ove venga data la prova non solo della loro
contrarietà alla correttezza professionale, bensì anche della loro idoneità a produrre danno all’im-
presa concorrente, che, invece, negli altri tipi di atti di concorrenza sleale si presume (spionaggio
industriale, vendita sottocosto al di fuori dei periodi dei saldi stagionali e simili, concorrenza pa-
rassitaria, boicottaggio, storno dei dipendenti).
•• Azione di accertamento.
CC L’imprenditore colpito da •• Azione di rimozione.
Tutela
concorrenza sleale può
(artt. 2599-2602 c.c.) •• Azione di inibizione.
esperire
•• Azione di risarcimento dei danni.
3 La disciplina antitrust
4 Le intese
L’articolo 2 della L. 287/1990 fissa il divieto — e la conseguente nullità «a ogni effetto» — di inte-
se tra imprese che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare, in maniera
consistente, il gioco della concorrenza all’interno del mercato nazionale o in una sua parte rilevante.
In sintesi
Con la disciplina relativa alla concorrenza sleale, l’esercizio dell’attività non è limitato, ma vengo-
no in considerazione e sono vietati specifici atti, nel senso che, rimanendo lecito l’esercizio della
concorrenza, si colpiscono le modalità usate nello svolgimento della concorrenza stessa (GUGLIEL-
METTI).
La libera concorrenza viene invece rafforzata, colpendo le modalità non corrette usate nel suo svol-
gimento (MARTORANO).
Sono soggetti (attivi e passivi) di concorrenza sleale (e solo ad essi, pertanto, è applicabile la di-
sciplina di cui agli artt. 2598 e ss. c.c.) coloro che contemporaneamente:
— rivestono la qualifica di imprenditore;
— si trovano in un rapporto concorrenziale fra di loro.
Nonstante le ipotesi di concorrenza sleale previste dal’art. 2598 c.c. è ammessa, invece, entro cer-
ti limiti, la pubblicità comparativa. Sul problema della pubblicità comparativa è intervenuto il D.Lgs.
145/2007, il quale ha precisato per essa ulteriori condizioni di liceità, che si vanno ad aggiungere
a quelle specificate dal Codice del consumo, nonché una più pregnante tutela amministrativa e
giurisdizionale (di competenza dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato) nei casi in
cui la pubblicità comparativa debba considerarsi ingannevole. La pubblicità è ingannevole quando
è idonea ad indurre in errore i soggetti cui è rivolta e che può pregiudicare il loro comportamento
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1 Il consorzio di imprese
1.1 • Generalità
Nozione: è un gruppo di imprese, munito di un’organizzazione comune, idoneo a soddisfare de-
terminate esigenze di coordinamento della produzione e dello scambio.
Differenze
Fondamentale è la distinzione tra consorzi con attività meramente interna e consorzi con atti-
vità esterna. Il consorzio con attività interna disciplina solo i rapporti fra i consorziati; chi opera per
il consorzio è responsabile verso i membri dello stesso, secondo le norme sul mandato (art. 2608
c.c.). Nel consorzio con attività esterna l’organizzazione consortile esplica i suoi effetti anche nei
confronti dei terzi e nasce una vera e propria persona giuridica (società consortili, art. 2615ter c.c.);
in tal caso: il contratto deve prevedere l’istituzione di un ufficio destinato a svolgere attività con i
terzi; un estratto del contratto deve essere depositato per l’iscrizione nel Registro delle imprese; si
costituisce, attraverso i contributi dei consorziati, un fondo consortile, che rappresenta l’autonomo
patrimonio del consorzio.
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Nozione: è una forma di cooperazione temporanea ed occasionale fra più imprese finalizzata
all’esecuzione di una determinata opera di rilevanti dimensioni (dighe, porti, centrali elettriche etc.).
Le imprese (senza perdere la loro autonomia) conferiscono mandato ad una di esse (capogrup-
po) per la loro rappresentanza.
CC È un contratto atipico.
CC Ha ad oggetto l’esecuzione di una determinata opera o di uno spe-
Caratteri
cifico affare.
CC Produce meri effetti inter partes.
Ciò non toglie però che dietro un formale rapporto di associazione in partecipazione con apporto
di lavoro possa celarsi in realtà un rapporto di lavoro subordinato.
La riforma Fornero ha introdotto disposizioni mirate a prevenire e reprimere il ricorso alle asso-
ciazioni in partecipazione per dissimulare rapporti di lavoro sostanzialmente subordinati. Per garanti-
re, in via preventiva, l’effettività del rapporto associativo è stabilito che, se nel contratto di associazio-
ne in partecipazione l’apporto dell’associato consiste anche in una prestazione di lavoro, il numero
degli associati impegnati in una medesima attività non può essere superiore a 3, indipendente
mente dal numero degli associanti (art. 2549, co. 2, c.c. modif. dalla L. 92/2012). La limitazione nu-
merica non vale se gli associati sono legati all’associante da rapporto coniugale, di parentela entro il
terzo grado o di affinità entro il secondo.
La violazione del limite numerico introdotto dalla legge di riforma comporta che il rapporto con
tutti gli associati il cui apporto consiste anche in una prestazione di lavoro si considera lavoro su-
bordinato a tempo indeterminato (si tratta di una presunzione assoluta di subordinazione per cui il
datore di lavoro non può provare la genuinità dell’associazione in partecipazione).
CC Scopo mutualistico.
CC Carenza di personalità giuridica.
In sintesi
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1 Nozione e natura
La società (sotto il profilo funzionale) è una forma di esercizio collettivo dell’impresa e, dunque,
un’organizzazione di persone e beni preordinata e coordinata al raggiungimento di uno scopo produt-
tivo mediante l’esercizio in comune di un’attività economica.
Alla base di tale organizzazione vi è il contratto di società, che l’art. 2247 c.c. definisce come il
contratto con il quale due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di una
attività economica allo scopo di dividerne gli utili.
La nozione di società deve essere oggi confrontata con il nuovo fenomeno delle società uniper-
sonali.
Con il D.Lgs. 88/1993 il legislatore ha introdotto nel nostro ordinamento la possibilità di costituire
società unipersonali nella forma della società a responsabilità limitata; inoltre il D.Lgs. 6/2003, di rifor-
ma del diritto societario, ha esteso tale possibilità alla società per azioni.
•• Conferimento di danaro.
•• Conferimento di beni in proprietà.
•• Conferimento di beni in godimento.
CC Tipi
Conferimenti •• Conferimento di crediti, polizze assicurative, fi-
deiussioni bancarie.
•• Conferimento della propria opera.
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Differenze
CC Società semplice
Società di persone CC Società in nome collettivo
CC Società in accomandita semplice
scopo di lucro
CC Società per azioni
CC Società in accomandita per azioni
CC Società a responsabilità limitata
Società di capitali
CC Società cooperativa
scopo mutualistico
CC Società di mutua assicurazione
5 Società irregolari
Sono irregolari le società in nome collettivo e le società in accomandita semplice non iscritte nel
Registro delle imprese. In questo caso la società esiste, benché irregolarmente, ma è caratterizzata
da una più ridotta autonomia patrimoniale.
Si ha società di fatto laddove due o più persone senza una esplicita dichiarazione di volontà si
comportano, nei fatti, da soci. Esiste una vera e propria società voluta, anche se non formalizzata. È
ammissibile solo fra le società di persone e ad essa si applicherà la disciplina della società semplice
se l’attività esercitata non è commerciale ovvero la disciplina della società in nome collettivo irregola-
re se l’attività esercitata è di natura commerciale.
Società occulte sono quelle in cui il contratto di società è un accordo segreto, interno alla parti.
All’esterno, chi opera è un solo soggetto che agisce in nome proprio, benché nell’interesse di uno o
più soci, che restano occulti ai terzi.
7 Società apparenti
La società apparente si realizza quando due o più persone, fra loro non legate da alcun vincolo
societario, si comportano in modo da ingenerare nei terzi la convinzione che esse agiscano in quali-
tà di soci. Secondo la giurisprudenza esiste una responsabilità patrimoniale di coloro che hanno cau-
sato tale apparenza.
Differenze
La società apparente si distingue dalla società di fatto, in quanto la mera apparenza e la sola
esteriorizzazione di un rapporto e di un vincolo sociale bastano di per sé a produrre gli stessi ef-
fetti della realtà. Quella apparente è considerata, ma non è, una società di fatto: con essa non si
manifesta un rapporto realmente sorto, ma si fa apparire un rapporto che non c’è, si costruisce sul
nulla l’immagine di una società (così COTTINO).
La L. 266/1997 ha introdotto nel nostro ordinamento la possibilità di costituire società tra profes-
sionisti per l’esercizio in comune della loro attività professionale.
Il D.Lgs. 96/2001 ha espressamente disciplinato l’esercizio della professione di avvocato in
forma societaria.
Nel 2006 vi è stato un ulteriore intervento legislativo ad opera del D.L. 223/2006 (cd. decreto Ber-
sani 2), conv. in L. 248/2006, che ha consentito la prestazione di servizi professionali interdisciplinari
da parte di società di persone oppure di associazioni tra professionisti, fermo restando che l’oggetto
sociale relativo all’attività libero-professionale deve essere esclusivo, che il medesimo professionista
non può partecipare a più di una società e che la specifica prestazione deve essere resa da uno o più
soci professionisti previamente indicati, sotto la propria personale responsabilità.
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La Legge fa salvi i diversi modelli societari e associativi vigenti e abroga la L. 1815/1939 sulle as-
sociazioni professionali.
Da ultimo, il D.L. 1/2012 (decreto liberalizzazioni), conv. in L. 27/2012, è intervenuto nuovamen-
te sulla disciplina delle società tra professionisti.
In sintesi
La società rappresenta la forma più importante e diffusa di impresa collettiva, che si realizza quando
due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo
scopo di dividerne gli utili. Con la società viene in essere una particolare forma di collaborazione, ca-
ratterizzata dal fatto che tutti gli associati partecipano insieme al rischio di gestione dell’impresa.
Dalla definizione contenuta nell’art. 2247 c.c. si evincono gli elementi costitutivi della stessa:
— i soggetti;
— i conferimenti: la società, per raggiungere il proprio scopo produttivo, necessita di capitale di
rischio iniziale, cioè di un patrimonio sociale costituito con il contributo (conferimento) di ogni
singolo socio. Conferimento è, pertanto, l’atto traslativo a titolo oneroso con cui il socio adem-
pie alla promessa di apporto fatta in sede di costituzione della società;
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1 Nozione e caratteri
— È la forma più elementare di società.
— Può avere ad oggetto esclusivamente l’esercizio di attività economiche lucrative non commerciali.
— Il contratto costitutivo non richiede forme particolari, salve quelle richieste dalla natura dei beni
conferiti (art. 2251 c.c.).
— È prevista l’iscrizione nella sezione speciale del Registro delle imprese, ma esclusivamente al fine
di pubblicità - notizia (L. 580/1993).
— Non è dotata di personalità giuridica, ma di autonomia patrimoniale imperfetta (art. 2267 c.c.).
Osservazioni
La società semplice può considerarsi, dal punto di vista della disciplina positiva, il prototipo della ca-
tegoria delle società di persone: le norme che regolano la società semplice valgono, infatti, anche
per le altre società personali, salvo le espresse deroghe (cfr. artt. 2293 e 2315 c.c.). È un tipo di so-
cietà, tuttavia, di limitata applicazione pratica perchè può avere per oggetto solo attività non com-
merciale. Essa è utilizzabile, infatti, soltanto per lo svolgimento di attività agricole e, secondo una
parte minoritaria della dottrina, per l’esercizio delle professioni intellettuali in forma societaria (sal-
vo quanto recentemente previsto dal D.L. 1/2012, conv. in L. 27/2012, che ha introdotto la possibi-
lità di costituire società che abbiano per oggetto esclusivo l’esercizio di attività professionali secon-
do i modelli delle società di persone, delle società di capitali e delle società cooperative).
2 Lo status di socio
Nozione: lo status di socio in una società semplice si acquista per il solo fatto di aver concorso,
con la propria volontà, alla costituzione della società.
CC Diritto agli utili (art. 2262 c.c.) e divieto del patto leonino (art. 2265 c.c.).
CC Diritto alla quota di liquidazione in caso di scioglimento della società.
•• Partecipa alla nomina e alla revoca degli ammimi-
nistratori
—— Ha diritto ad avere notizia del-
Diritti Diritto di parteci- CC Socio non lo svolgimento degli affari so-
pare alla gestio- ammini- ciali.
•• Controlla l’ope-
ne sociale stratore rato degli ammi- —— Può consultare i documenti
nistratori relativi all’amministrazione.
—— Deve ottenere il rendiconto
degli affari compiuti.
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Differenze
Nella società semplice, i soci fruiscono di un ridotto beneficio di escussione preventiva del patri-
monio sociale (beneficium excussionis) perché i creditori sociali sono liberi di aggredire tanto il pa-
trimonio sociale, quanto i beni personali dei soci. Però, il socio cui è stato richiesto il pagamento
delle obbligazioni sociali può paralizzare tale azione, dimostrando che esistono beni sociali sui qua-
li il creditore può agevolmente soddisfarsi. Ciò a differenza di quanto accade nella società in nome
collettivo, in cui il creditore sociale deve preventivamente escutere il patrimonio sociale e, solo in
caso di insufficienza, può agire sui beni personali del socio.
Differenze
La possibilità da parte del creditore particolare del socio di chiedere la liquidazione della quota del
socio debitore è espressamente esclusa per le società in nome collettivo e in accomandita sem-
plice per le quali vige la regola opposta, in quanto il creditore particolare, non può, finché dura la
società, chiedere la liquidazione della quota del socio.
3.1 • Modalità
CC Disgiuntamente.
Amministrazione affidata ad CC Congiuntamente.
uno o più soci (può essere
CC Alla maggioranza dei soci.
disposta nel contratto so-
ciale o con atto separato) CC A più soci secondo il principio della maggioranza.
CC Ad un unico socio.
Osservazioni
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Rappresentante della società è colui che ha il potere di esprimere all’esterno la volontà sociale,
di agire quindi in nome della società. La rappresentanza spetta a ciascun amministratore, salvo che
sia diversamente previsto.
Per quanto riguarda le modalità di esercizio del potere di rappresentanza, secondo la dottri-
na, nel silenzio del contratto sociale, vale la stessa regola che vige per l’amministrazione: se essa è
disgiuntiva, così sarà anche la rappresentanza (ciascun socio amministratore potrà impegnare da solo
la società nei confronti dei terzi); se l’amministrazione è congiuntiva, allo stesso modo sarà la rappre-
sentanza (DI SABATO). Tuttavia il contratto sociale può prevedere combinazioni diverse tra i due po-
teri, per esempio richiedendo la firma congiunta di due amministratori pur in presenza di amministra-
zione disgiuntiva, o all’unanimità, o a maggioranza.
Differenze
Verificatasi una causa di scioglimento, la società non cessa subito di esistere, ma si apre la fase
di liquidazione.
La società continua ad esistere al solo fine di convertire il patrimonio sociale in denaro, per estin-
guere i debiti sociali e ripartire fra i soci l’eventuale residuo attivo.
Se il patrimonio sociale è insufficiente a fronteggiare i debiti della società, i liquidatori possono co-
stringere i soci che non abbiano del tutto eseguito il conferimento, a versare quanto da essi promes-
so; qualora, nonostante tale operazione, i beni sociali risultino ancora insufficienti, i soci sono obbli-
gati – in proporzione alla parte di ciascuno nelle perdite – a versare ai liquidatori le ulteriori somme
che si rendessero necessarie, nei limiti della rispettiva responsabilità.
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Divieti per i liquidatori CC Divieto di ripartire fra i soci, anche parzialmente, i beni sociali, fin-
ché tutti i creditori sociali non siano stati pagati o non siano state
accantonate le somme necessarie per pagarli (art. 2280 c.c.).
In sintesi
La società semplice costituisce la forma più elementare di società, la cui caratteristica è quella di
avere per oggetto un’attività economica lucrativa non commerciale (art. 2249 c.c.).
La sua autonomia patrimoniale è imperfetta e tale imperfezione determina i seguenti effetti:
— i creditori particolari del socio, finchè dura la società, non possono aggredire il patrimonio so-
ciale per soddisfarsi (art. 2270 c.c.);
— il creditore sociale può far valere i suoi diritti direttamente nei confronti del socio illimitatamen-
te responsabile; quest’ultimo, per evitare l’escussione del proprio patrimonio, può invocare
l’escussione preventiva del patrimonio sociale indicando specificamente i beni sui quali il cre-
ditore possa agevolmente soddisfarsi (art. 2268 c.c.).
La società semplice si costituisce, come tutte le altre società, in virtù della stipulazione del c.d. con-
tratto sociale; a differenza di quanto è stabilito per le altre società, il contratto non è soggetto a for-
malità particolari, salvo quelle richieste dalla natura dei beni conferiti e salvo le limitazioni proba-
torie degli artt. 2721 e 2729 c.c.
L’art. 2253 c.c. dispone che «il socio è obbligato ad eseguire i conferimenti determinati nel contrat-
to sociale». Se, però, tali conferimenti non sono determinati nel contratto sociale, «si presume che
i soci siano obbligati a conferire, in parti eguali tra loro, quanto è necessario per il conseguimento
dell’oggetto sociale».
Il capitale sociale è costituito dalla somma dei conferimenti e costituisce il fondo sociale.
Lo «status» di socio di una società semplice si acquista per il solo fatto di aver concorso, con la
propria volontà, alla costituzione della società. Per effetto di tale «acquisto» il socio diviene titola-
re di diritti ed obblighi espressamente previsti dalla legge.
Se non viene stabilito a chi compete amministrare la società, trova applicazione la disposizione di
cui all’art. 2257, 1º comma, c.c., secondo cui: «l’amministrazione della società spetta a ciascuno
dei soci disgiuntamente dagli altri». In pratica, ciascun socio può effettuare tutte le operazioni che
rientrano nell’oggetto sociale, fatta salva la possibilità per gli altri soci di opporsi all’operazione (cd.
diritto di veto), con conseguente decisione finale della maggioranza. Ma i soci possono adottare il
regime di amministrazione congiuntiva.
Ai soci compete, oltre al potere di amministrazione, quello di rappresentanza, cioè il potere di vin-
colare la società verso i terzi, compiendo atti giuridici in suo nome (art. 2266, 2° comma, c.c.).
Il rapporto sociale può sciogliersi con riferimento ad un solo socio o nei confronti di tutti i soci.
Nella prima ipotesi, per il principio generale valido in materia di contratti plurilaterali, l’uscita di una
sola parte dal contratto stesso non determina di regola lo scioglimento della società.
L’uscita del singolo socio dalla società può avvenire per morte, recesso volontario, esclusione.
L’art. 2272 c.c. detta le cause di scioglimento della società semplice. Tali cause operano di diritto.
Una volta verificatasi una causa di scioglimento, la società non cessa di esistere, ma si apre una
fase particolare: la liquidazione. Questa ha lo scopo di convertire in danaro il patrimonio sociale,
di procedere, quindi, al pagamento dei debiti sociali ed, infine, di ripartire tra i soci l’eventuale re-
siduo attivo.
1 Nozione
2 Caratteri
— Responsabilità solidale e illimitata di tutti i soci verso i terzi per le obbligazioni sociali; eventuali
patti in senso contrario rilevano esclusivamente inter partes, non essendo opponibili ai terzi.
— Particolare rilevanza del «rapporto fiduciario» intercorrente fra i soci (l’attività personale del socio
prevale sul capitale da lui conferito).
3 Disciplina
Si applica la disciplina della società semplice, cui fa esplicito rinvio l’art. 2293 c.c., salvo che sia
diversamente previsto (artt. 2291-2312 c.c.).
4 Atto costitutivo
• 57
✃
Osservazioni
La società in nome collettivo non registrata è irregolare per tutto il tempo in cui non è iscritta nel
registro delle imprese.
Le principali conseguenze della mancata registrazione dell’atto costitutivo sono le seguenti:
a) i rapporti tra la società ed i terzi sono regolati dalle norme relative alla società semplice. Sono
tuttavia contemplate due eccezioni all’applicazione del regime proprio della società semplice:
— resta ferma la responsabilità solidale e illimitata dei soci;
— il potere di amministrazione ed il coincidente potere di rappresentanza spettano, in man-
canza di specifica regolamentazione del contratto sociale, disgiuntamente a tutti i soci;
b) il termine di prescrizione dei diritti sociali è di dieci anni (non di cinque come nelle società registrate);
c) ciascun socio può provvedere alla regolarizzazione (o iscrizione successiva) o far condanna-
re gli amministratori a provvedervi.
Le modificazioni più interessanti dell’atto costitutivo riguardano — senza dubbio — la durata dell’en-
te e l’eventuale riduzione del capitale sociale. In particolare, per quanto riguarda la durata della so-
cietà, essa può prorogarsi nei seguenti modi:
— proroga espressa: la delibera di proroga deve essere iscritta nel registro delle imprese; pertanto,
è assolutamente necessario che la nuova scadenza sia determinata in modo preciso;
— proroga tacita: in tal caso la proroga opera di fatto, sulla base della semplice prosecuzione dell’attivi-
tà imprenditoriale da parte dei soci successivamente alla scadenza. In questo caso, però, poiché la
nuova scadenza non può essere determinata, non è possibile nemmeno l’iscrizione della modifica.
Per quanto riguarda, invece, la riduzione del capitale, si distinguono due ipotesi (art. 2306 c.c.):
— riduzione del capitale sociale per perdite: in questo caso, la modifica costituisce una mera rettifica
contabile, in quanto la diminuzione patrimoniale della società si è già prodotta, di fatto, nella realtà;
— riduzione per esuberanza: si realizza mediante rimborso ai soci delle quote pagate o mediante li-
berazione di essi dall’obbligo di ulteriore versamento.
6 Autonomia patrimoniale
CC La responsabilità •• Solidale.
dei soci per le obbli- •• Illimitata (il fallimento della società comporta
gazioni sociali nei il fallimento del socio, art. 147 L.F.).
confronti dei terzi è
•• Sussidiaria (il creditore sociale deve preven-
necessariamente
L’autonomia patrimonia- tivamente escutere il patrimonio sociale).
le è, nelle società in nome
collettivo, rafforzata e ac- CC Il creditore particola- •• Compiere atti conservativi sulla quota del suo
centrata rispetto alle so- re di un socio, finché debitore.
cietà semplici, infatti dura la società, non •• Far valere i suoi diritti sugli utili spettanti al suo
può chiedere la li- debitore.
quidazione della
•• Provocare la dichiarazione di fallimento del
quota del suo debi-
debitore, e quindi la sua esclusione di diritto
tore; può invece
dalla società.
7 Capitale sociale
7.1 • Nozione
È il complesso dei conferimenti dei soci (Ferri), o il valore in denaro dei conferimenti stessi ri-
sultante dalle valutazioni compiute nel contratto (Graziani).
7.2 • Tutela
Nelle società in nome collettivo la tutela dell’integrità del capitale sociale è attuata attraverso:
— il divieto di distribuzione degli utili fittizi;
— il divieto di ripartizione degli utili in caso di perdita del capitale sociale, finché il capitale non ven-
ga reintegrato o ridotto;
— il divieto di restituire i conferimenti ai soci o di liberarli dall’obbligo di esecuzione, se non dopo la
riduzione del capitale sociale;
— l’obbligo per gli amministratori della tenuta delle scritture contabili.
In mancanza del consenso, anche presunto, degli altri soci, ciascuno di essi non può esercitare,
per conto proprio o altrui, un’attività concorrente con quella della società, né partecipare con respon-
sabilità illimitata ad altra impresa concorrente.
Tale divieto nasce dalla considerazione che il socio di una società in nome collettivo è sempre ben
informato dell’andamento della gestione sociale e potrebbe, pertanto, mediante l’esercizio di attività
concorrente, sfruttare tali sue cognizioni per danneggiare la società.
In caso di inosservanza, la società:
— ha diritto al risarcimento del danno;
— può escludere il socio.
9 Amministrazione e rappresentanza
• 59
✃
In sintesi
La disciplina della società in nome collettivo (s.n.c.) è regolata nel codice civile dagli artt. 2291-
2312, anche se è previsto il rinvio alle norme dettate per la società semplice in mancanza di dispo-
sizioni specifiche (art. 2293 c.c.), in quanto la struttura della s.n.c., soprattutto per quanto riguarda
i rapporti interni, non è dissimile da quella della società semplice. Essa costituisce il modello di or-
ganizzazione societaria normalmente adottato per l’esercizio di un’attività commerciale.
Carattere fondamentale di tale società è la responsabilità solidale ed illimitata di tutti i soci per le
obbligazioni sociali. A differenza della società semplice, il patto di limitazione della responsabilità
o di esclusione della solidarietà «non ha effetto nei confronti dei terzi»; esso è quindi valido solo
nei rapporti interni tra i soci.
La stipulazione del contratto (atto costitutivo) di s.n.c. deve essere fatta per iscritto e, cioè, median-
te scrittura privata autenticata dal notaio, oppure con atto pubblico.
Le modifiche dell’atto costitutivo vanno adottate dall’assemblea sociale all’unanimità, «se non è
convenuto diversamente».
Tra i diritti riconosciuti a ciascun socio della s.n.c. rileva, soprattutto, il diritto di percepire la propria
parte di utili, in misura proporzionale al conferimento prestato.
Tra i doveri, oltre all’obbligo di eseguire i conferimenti, è sancito a carico di ciascun socio un vero
e proprio divieto legale di concorrenza, per cui non è possibile esercitare, per conto proprio o al-
trui, un’attività concorrente con quella della società, né partecipare come socio a responsabilità il-
limitata ad altra società concorrente (art. 2301 c.c.), salvo il consenso degli altri soci.
Le regole che disciplinano l’amministrazione nella società in nome collettivo sono le medesime det-
tate per la società semplice.
In particolare, poi, a carico degli amministratori della società in nome collettivo, è previsto specifi-
camente che essi debbano effettuare le pubblicazioni prescritte dalla legge, tenere i libri e le scrit-
ture contabili, indicare negli atti e nella corrispondenza la sede della società e l’ufficio del registro
delle imprese presso cui è iscritta.
L’autonomia patrimoniale della s.n.c. è più rigida di quella della società semplice, in quanto la re-
sponsabilità dei soci per le obbligazioni sociali (art. 2291 c.c.) ha il carattere di:
— responsabilità solidale ed illimitata;
— responsabilità sussidiaria.
Gli artt. 2308 e 2272 c.c. disciplinano le cause di scioglimento della società in nome collettivo.
Infine, per la liquidazione della società in nome collettivo valgono le regole stabilite per la società
semplice, salvo che per le formalità e la pubblicità.
1 Nozione
La società in accomandita semplice è una società di persone, caratterizzata dal fatto che di essa
fanno parte due diverse categorie di soci.
2 Disciplina
Si applicano, per quanto compatibili, le norme sulla società in nome collettivo, cui fa rinvio l’art.
2315 c.c., con le integrazioni e le modifiche dettate dalla contemporanea presenza delle due diverse
categorie di soci (artt. 2313-2324 c.c.).
3 Ragione sociale
Deve contenere il nome di almeno uno dei soci accomandatari, con l’indicazione del tipo sociale
(s.a.s.). È vietato includere il nome dei soci accomandanti; in caso contrario questi ultimi risponderan-
no di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente con i soci accomandatari.
4 Amministrazione
Possono essere nominati amministratori solo i soci accomandatari. Esiste un divieto di ingerenza
degli accomandanti nell’amministrazione.
• 61
✃
La violazione da parte dell’accomandante del divieto di immistione nella gestione sociale viene san-
zionata in modo pesante: lo stesso art. 2320 c.c. dispone, quale conseguenza della predetta con-
travvenzione, l’assunzione della responsabilità illimitata e solidale verso i terzi per tutte le obbliga-
zioni sociali (anche per quelle non derivanti dagli atti conclusi personalmente dall’accomandante).
Secondo alcuni Autori (FERRARA - CORSI), di fronte al compimento da parte di un accomandan-
te di un atto di gestione, il legislatore presume juris et de iure, a favore dei terzi, che anche questi
amministri (con responsabilità illimitata) la società unitamente agli accomandatari.
Infine, sempre a titolo sanzionatorio, la società può anche disporre l’esclusione del socio che ab-
bia contravvenuto al divieto ex art. 2320 c.c.
In considerazione della loro esclusione dalla gestione sociale, infine, gli accomandanti «non sono
tenuti alla restituzione degli utili riscossi in buona fede secondo il bilancio regolarmente approva-
to» (art. 2321 c.c.).
5 Trasferimento di quota
6 Scioglimento e liquidazione
Dopo la liquidazione e la cancellazione della società dal Registro delle imprese, i creditori sociali
che non siano stati soddisfatti potranno fare valere i loro crediti nei confronti:
— dei soci accomandatari;
— dei liquidatori, se il mancato pagamento è dipeso da colpa di costoro (art. 2312 c.c.);
In sintesi
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✃
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1 Generalità e nozione
Generalità: la società per azioni (s.p.a.) rappresenta la forma più importante di società predispo-
sta per le imprese di grandi dimensioni. Il successo di tale tipo di società trova spiegazione prevalen-
te «nel beneficio della limitazione della responsabilità che consente di fissare, in anticipo, la misura
del rischio d’impresa, cioè l’ammontare del conferimento…Tale convenienza si combina con quella
della rapidità del trasferimento delle azioni» (Buonocore).
Nozione: la s.p.a. può essere definita come la persona giuridica che esercita attività economica
con il patrimonio conferito dai soci e con gli utili eventualmente accumulati e nella quale le quote di
partecipazione sono rappresentate da azioni.
• 65
✃
In caso di contrasto fra le previsioni contenute nei due documenti prevale lo statuto (art. 2328,
u.c., c.c.).
La costituzione della s.p.a. avviene mediante una fattispecie a formazione successiva compo-
sta di due fasi, ognuna produttiva di effetti giuridici preliminari:
— stipulazione dell’atto costitutivo;
— iscrizione della società nel Registro delle imprese.
Il D.L. 185/2008, conv. in L. 2/2009, ha introdotto l’obbligo per le società di nuova costituzione di
indicare nella domanda di iscrizione al registro delle imprese il proprio indirizzo di posta elettronica
certificata (PEC), prevedendo quindi modalità di consultazione dei dati ad esse relativi in forma elet-
tronica.
Il D.Lgs. 142/2008 ha modificato parzialmente l’art. 2329 c.c. nella parte relativa alla disciplina del
conferimento (vedi anche cap. 16, par. 1.1.1).
Ai sensi della L. 383/2001, la sottoscrizione del capitale della s.p.a. può essere effettuata anche
a mezzo di fideiussione bancaria o di polizza assicurativa.
Differenze
L’ordinamento prevede due tipi di costituzione: la costituzione simultanea con la quale gli aspiranti
soci sottoscrivono simultaneamente e contestualmente l’atto davanti al notaio (rappresenta la forma
normale e generalmente adottata) e la costituzione successiva o per pubblica sottoscrizione che
avviene al termine e come conclusione di una complessa fase di raccolta delle sottoscrizioni.
Se la società si costituisce, i promotori devono essere rilevati dalle obbligazioni assunte e rimbor-
sati delle spese sostenute, se necessarie per la costituzione o approvate dall’assemblea.
Se la società non si costituisce, obbligazioni e spese sono a carico dei promotori.
• 67
✃
La società per azioni può essere costituita, oltre che per contratto, anche per atto unilaterale. Inol-
tre, può verificarsi l’ipotesi che l’intero pacchetto azionario si concentri in mano ad un solo soggetto.
Si parla in tal caso di s.p.a. unipersonale.
Differenze
Prima della riforma del diritto societario, la s.p.a. con unico azionista era guardata con sfavore dal
legislatore, che tendeva ad evitare che l’unico socio limitasse la propria responsabilità patrimonia-
le in danno dei propri creditori. Era configurabile solo durante la vita della società, nell’ipotesi in
cui, in un dato momento storico, tutte le azioni venissero a trovarsi nelle mani di un unico socio.
Infine, per le sole obbligazioni sorte nel periodo in cui la s.p.a. era unipersonale era prevista la re-
sponsabilità illimitata sussidiaria (cioè subordinata all’insolvenza della società) dell’unico socio.
Invece, dopo la riforma del diritto societario, la società per azioni può essere costituita con atto uni-
laterale (art. 2328 c.c.). In tal caso il capitale sociale deve essere interamente versato alla sotto-
scrizione dell’atto costituivo (art. 2342 c.c.).
5 I patti parasociali
Nozione: i patti o contratti parasociali sono accordi che i soci o alcuni fra essi stipulano in qua-
lunque momento della vita della società al fine di stabilire preventivamente come eserciteranno i dirit-
ti derivanti dal contratto sociale. Essi hanno, pertanto, efficacia meramente obbligatoria, vincolano,
cioè, soltanto i soci che li hanno sottoscritti.
Nella precedente disciplina normativa i patti parasociali non erano previsti, ma esistevano sola-
mente nella prassi societaria. Essi hanno trovato una prima regolamentazione solo con il D.Lgs.
58/1998, limitatamente alle società quotate nei mercati regolamentati; in seguito, il D.Lgs. 6/2003 ha
introdotto all’interno del capo V del libro V del titolo V del codice civile una nuova sezione IIIbis, rubri-
cata appunto «Dei patti parasociali».
Nell’odierna realtà economica si vengono spesso a creare (specie tra società di capitali) mec-
canismi di collegamento finalizzati ad accentuare la posizione contrattuale di questi stessi enti
sul mercato.
Il collegamento può riguardare società che continuano ad operare in posizione di autonomia, ma
può anche essere più intenso, fino a realizzare un vero e proprio rapporto di dipendenza tra una so-
cietà ed un’altra o più altre.
• 69
✃
CC L’art. 2360 c.c. vieta alla s.p.a. di costituire un’altra società ovvero
di aumentarne il capitale mediante sottoscrizione reciproca di azio-
ni, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona.
CC A norma dell’art. 2361 c.c., l’assunzione di partecipazioni in altre
imprese da parte della s.p.a. non è consentita se, per la misura e
Limiti generali
per l’oggetto della partecipazione, ne risulta sostanzialmente mo-
dificato l’oggetto sociale determinato dall’atto costitutivo.
CC A norma dell’art. 5, R.D.L. 25-10-1941, n. 1148, conv. in L. 9-2-
1942, n. 96, la s.p.a. non può possedere azioni di altre società per
un valore superiore a quello del proprio capitale.
Osservazioni
In seguito alle modifiche introdotte dal D.Lgs. 11-10-2012, n. 184, che recepisce la direttiva Tran-
sparency, non sono più oggetto di comunicazione alla Consob le partecipazioni superiori al 10%
nel capitale di una società non quotata o in una s.r.l., anche estera, effettuate dagli emittenti azio-
ni quotate aventi l’Italia come Stato membro d’origine.
È opportuno menzionare il D.Lgs. 21/2010, di attuazione della direttiva 2007/44/CE che ha intro-
dotto una nuova disciplina in materia di acquisto di partecipazioni sociali delle banche, della capogrup-
po, delle società di intermediazione mobiliare e delle imprese di assicurazione e riassicurazione.
La disciplina dell’acquisto delle partecipazioni è stata già trattata dalla L. 2/2009 che, abrogando
i commi 6 e 7 dell’art. 19 TUB, ha permesso ad imprenditori non bancari o finanziari di controllare ban-
che e capogruppo. Chiunque intende acquistare, anche di concerto con altri, partecipazioni, deve es-
sere preventivamente autorizzato dalla Banca d’Italia se, a seguito di tale acquisto: potrà esercitare
almeno il 10% dei diritti di voto nella banca o nella capogruppo; avrà raggiunto le soglie del 20%, 30%
o 50% dei diritti di voto nella banca o nella capogruppo; avrà la possibilità di esercitare un’influenza
notevole sulla gestione della banca o della capogruppo.
L’art. 123bis TUF (introdotto dal D.Lgs. 229/2007 e successivamente modificato dal D.Lgs. 173/2008)
prevede infine che le partecipazioni rilevanti nel capitale, dirette o indirette, ad esempio tramite strutture
piramidali o di partecipazione incrociata, debbano essere specificatamente indicate nella relazione sulla
gestione delle società emittenti valori mobiliari ammessi alle negoziazioni in mercati regolamentati.
Differenze
Dalle società controllate bisogna tener distinte le società collegate, cioè quelle «sulle quali un’al-
tra società esercita un’influenza notevole» (ma non «dominante»).
• 71
✃
Le limitazioni di cui all’art. 2359bis c.c. non si applicano, ex art. 2359quater c.c., quando le azioni
della controllante sono acquistate: a titolo gratuito; in conseguenza di fusione, scissione o successio-
ne universale; in occasione di esecuzione forzata per il soddisfacimento di un credito della società.
Caratteristiche del gruppo CC Ogni società partecipe continua ad esistere come autonoma ri-
spetto alle altre partecipanti ed alla stessa società capogruppo,
cd. holding.
Osservazioni
In sintesi
La società per azioni (s.p.a.) rappresenta il principale tipo di società di capitali e, allo stesso tem-
po, la forma più importante di «società» predisposta per le imprese di grandi dimensioni, che ri-
chiedono l’apporto di ingenti capitali e comportano l’assunzione di notevoli rischi.
Tre sono i caratteri che contraddistinguono la s.p.a.:
— la limitazione della responsabilità dei soci alla somma o al bene conferito, poiché per le obbli-
gazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio (art. 2325, 1° comma, c.c., cd.
«autonomia patrimoniale perfetta»);
— le quote di partecipazione dei soci sono rappresentate da azioni (art. 2346, 1° comma, c.c.);
— il capitale sociale non può essere inferiore a 120.000 euro (art. 2327 c.c.).
La s.p.a. necessita di un procedimento di costituzione assai più complesso di quello richiesto per
le società di persone.
La fase costitutiva della s.p.a. si articola in due momenti diversi:
1) stipulazione dell’atto costitutivo, con la sottoscrizione dell’intero capitale sociale ed il rispetto
delle disposizioni in materia di conferimenti (artt. 2342, 2343 e 2343ter c.c.); è inoltre neces-
sario che sussistano le autorizzazioni governative e le altre condizioni richieste dalle leggi spe-
ciali in relazione al suo particolare oggetto;
2) iscrizione dell’atto costitutivo nel registro delle imprese.
La s.p.a. si costituisce per contratto o per atto unilaterale. L’atto che dà vita alla società risulta da
due separati documenti:
— l’atto costitutivo: nel quale si manifesta la volontà delle parti di dare vita al rapporto sociale e
di eseguire i conferimenti;
— lo statuto: nel quale sono consacrate le norme per l’organizzazione ed il funzionamento della
società.
Possono aversi due tipi di stipulazione dell’atto costitutivo:
— stipulazione simultanea o istantanea: mediante comparizione delle parti innanzi al notaio per
la redazione dell’atto pubblico;
• 73
✃
note
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1 La qualità di socio
Si diventa socio per effetto dell’acquisto della proprietà di azioni della società stessa. Il titolo azio-
nario documenta la qualità di socio e, normalmente, la quota di partecipazione. Se lo statuto ha esclu-
so l’emissione dei titoli azionari, si applica la norma (prevista in tema di S.r.l.) secondo la quale il tra-
sferimento dell’azione è opponibile alla società dal momento dell’iscrizione del trasferimento nel libro
dei soci; per cui deve ritenersi che la qualità di socio è provata da tale iscrizione.
• 75
✃
Osservazioni
Il D.Lgs. 142/2008 ha introdotto nel codice civile l’articolo 2343ter, successivamente modificato dal
D.Lgs. 224/2008, con cui è venuto meno, a determinate condizioni, l’obbligo generalizzato della
relazione di stima per i conferimenti di beni in natura e crediti.
Lo scopo della norma è quello di ridurre i costi connessi alla perizia di stima ogniqualvolta esi-
ste un parametro di riferimento chiaro ed affidabile per la valutazione del conferimento diverso dal
denaro.
In luogo della relazione di stima, il soggetto che effettua il conferimento presenta la documentazio-
ne da cui risulta il valore del conferimento stesso e la sussistenza dei requisiti richiesti dalla nuo-
va normativa. Tale documentazione deve essere allegata all’atto costitutivo.
CC Nei casi stabiliti dallo statuto, nelle società che non fanno ricorso al mer-
cato del capitale di rischio.
CC Nei casi previsti in sede di disciplina dell’attività di direzione e coordina-
mento.
• 77
✃
Il diritto di recesso è esercitato mediante lettera raccomandata da spedirsi entro 15 giorni dall’iscri-
zione nel Registro delle imprese della delibera.
Le relative azioni devono essere depositate presso la sede sociale.
Il recesso non può essere esercitato o, se esercitato, è inefficace quando la società, entro 90 gior-
ni, revoca la delibera di cui si tratta o dispone lo scioglimento della società.
Il valore di liquidazione delle azioni del socio recedente è determinato dagli amministratori, senti-
to il parere del collegio sindacale e del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei con-
ti, tenuto conto del patrimonio della società, delle sue prospettive di reddito e dell’eventuale valo-
re di mercato delle azioni.
Le azioni vengono prima offerte in opzione agli altri azionisti ed ai possessori di obbligazioni con-
vertibili. In caso di mancato acquisto, in tutto o in parte, vengono offerte ai terzi.
In caso di mancato collocamento vengono rimborsate mediante acquisto da parte della società con
l’utilizzo di riserve disponibili (anche in deroga al limite di cui al terzo comma dell’art. 2357 c.c.).
2.1 • Le azioni
L’azione rappresenta la partecipazione del socio, la posizione contrattuale che egli ha nella socie-
tà e quindi il complesso dei diritti e degli obblighi in cui essa si scompone (Ferrara jr.). Normalmen-
te, la posizione del socio nella società è incorporata nel titolo azionario, il cui possesso conferisce la
legittimazione ad esercitare i relativi diritti a prescindere dalla prova, da parte del socio così legittima-
to, di esserne o meno il proprietario (Buonocore). Tuttavia, è possibile che lo statuto escluda l’emis-
sione dei titoli azionari (cd. dematerializzazione dei titoli azionari) o preveda l’utilizzo di altre tecniche
di legittimazione e circolazione (art. 2346 c.c.).
Differenze
Accanto alle azioni ordinarie, che attribuiscono ai soci i normali diritti di partecipazione, è consen-
tito alla società creare categorie diverse di azioni la cui rilevanza emerge soprattutto in sede di for-
mazione della volontà sociale. Se esistono diverse categorie di azioni, infatti, le deliberazioni dell’as-
semblea che pregiudicano i diritti di una di esse devono essere approvate anche dall’assemblea
speciale dei soci della categoria interessata.
Pertanto, dall’analisi della normativa in vigore, emerge un quadro di sintesi che contempla i se-
guenti tipi di azioni:
a) azioni ordinarie: che attribuiscono ai soci i normali diritti di partecipazione;
b) azioni privilegiate: che attribuiscono un diritto di priorità nella distribuzione degli utili o nella
restituzione del capitale al momento dello scioglimento della società.
Agli azionisti privilegiati spetta, normalmente, il diritto di voto nelle assemblee: l’atto costituti-
vo può tuttavia limitarlo, tenuto conto che — essendo garantiti da privilegio — essi possono
anche non interessarsi direttamente alla gestione sociale. In questo caso le azioni privilegiate
sono anche azioni a voto limitato;
c) azioni di godimento: che possono essere attribuite al possessore di azioni ordinarie, in sosti-
tuzione di esse, quando — in seguito alla riduzione del capitale sociale — ne sia stato rimbor-
sato il valore nominale, sul presupposto che il valore dell’azione ordinaria sia superiore, al mo-
mento del rimborso, al valore nominale, a causa delle riserve esistenti (art. 2353).
Le azioni di godimento non conferiscono — salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo —
il diritto di voto;
d) azioni assegnate ai prestatori di lavoro: la cui emissione avviene con norme particolari riguar-
danti la forma, le modalità di trasferimento ed i diritti spettanti agli azionisti (art. 2349);
e) azioni di risparmio: tale categoria di azioni tutela la posizione dei piccoli risparmiatori che, con
l’acquisto dei titoli, perseguono l’intento di investire i propri risparmi più che di partecipare ad
un’attività economica. Sono prive del diritto di voto, ma sono privilegiate sul piano patrimonia-
le: condizioni, modalità, contenuti e limiti di tali privilegi sono determinati nell’atto costitutivo.
• 79
✃
Osservazioni
Le azioni possono essere rappresentate o meno da titoli azionari e, in alternativa alla loro emissio-
ne, lo statuto può prevedere l’emissione delle partecipazioni nel sistema di gestione accentrata,
in forma di strumenti finanziari dematerializzati (cd. azioni dematerializzate). Occorre precisare
che, a seguito dell’intervento del D.Lgs. 27/2012, la dematerializzazione rimane facoltativa soltan-
to ove non riguardi azioni emesse da società quotate in mercati regolamentati. Di converso, per le
società con azioni quotate in mercati regolamentati, opera la dematerializzazione obbligatoria.
Le azioni non dematerializzate (ovvero rappresentate da titoli azionari) possono essere, a scel-
ta dell’azionista, nominative o al portatore, con diversi regimi di circolazione.
Se non sono emessi CC Il trasferimento è opponibile alla società dal momento dell’iscrizio-
i titoli azionari ne nel libro dei soci (art. 2355, co. 1, c.c.).
La disciplina dei titoli nominativi trova applicazione anche in ipotesi di azioni dematerializzate,
con la precisazione, tuttavia, che in tale evenienza la girata è sostituita dalla scritturazione sul conto
cui è attribuita la stessa efficacia connessa alla prima (art. 2355, u.c., c.c.). Anche in tal caso, pertan-
to, il legittimo titolare della partecipazione azionaria potrà esercitare tutti i diritti sociali ad essa ineren-
ti indipendentemente dall’iscrizione del trasferimento nel libro dei soci.
Limitazioni al libero trasferimento delle azioni possono risultare, poi, da patti parasociali (cd. sin-
dacati di blocco), ossia quei patti convenuti tra i soci successivamente alla costituzione dell’ente, in
base ai quali la circolazione delle azioni è limitata o addirittura totalmente impedita.
• 81
✃
In sintesi
I diritti dei soci si possono suddividere in diritti patrimoniali (diritto agli utili, diritto alla quota di liqui-
dazione e diritto di opzione) e diritti amministrativi (diritto di intervento in assemblea, diritto di voto,
diritto di impugnazione delle delibere assembleari).
Gli obblighi dei soci, invece, consistono nell’esecuzione dei conferimenti e nell’esecuzione delle
prestazioni accessorie.
Quanto allo status di socio, esso può cessare in tre ipotesi:
— per volontà della società;
— per volontà del socio stesso;
— per volontà di terzi.
Le quote di partecipazione in una s.p.a. sono rappresentate dalle azioni, i cui caratteri essenziali
consistono nell’essere di uguale valore e indivisibili.
Le azioni conferiscono ai loro possessori uguali diritti: tale uguaglianza, tuttavia, deve sussistere
solo all’interno di ciascuna categoria di azioni, in quanto è consentito alla società di creare catego-
rie diverse. Pertanto, accanto alle azioni ordinarie, che attribuiscono ai soci i normali diritti di par-
tecipazione, si possono avere categorie di azioni fornite di diritti diversi, tra le quali rientrano, ad
esempio, le azioni emesse a favore dei prestatori di lavoro e quelle di godimento.
La circolazione delle azioni si attua secondo le norme previste per i titoli di credito. Limiti alla cir-
colazione delle azioni sono posti dalla legge e dall’atto costitutivo; le clausole limitative statutarie
più spesso usate sono le clausole di gradimento e le clausole di prelazione.
Sulla circolazione delle azioni, infine, hanno rilievo anche le offerte pubbliche, particolari procedu-
re correlate ad operazioni di trasferimento di titoli.
2 I fondi di riserva
Le riserve consistono in «quelle immobilizzazioni di utili che sono imposte dalla legge o dallo sta-
tuto della società o eventualmente sono volontariamente create dall’assemblea per assicurare la sta-
bilità del capitale sociale di fronte alla oscillazione dei valori e di fronte a perdite che possono verifi-
carsi in singoli esercizi e per dotare la società di nuovi mezzi finanziari in capitale sociale in funzione
dei suoi prevedibili sviluppi» (Ferri).
Differenze
L’art. 2430 c.c. stabilisce che dagli utili netti annuali della s.p.a. deve essere dedotta ed accanto-
nata una quota, in misura corrispondente almeno alla ventesima parte di essi, fino a raggiungere
1/5 del capitale sociale.
Tale riserva legale ordinaria è infruttifera per i soci e non può mai essere distribuita come utile.
Se è diminuita per qualsiasi ragione (ad esempio, per perdite) deve essere reintegrata mediante
accantonamenti di utili annuali pari almeno al 5%.
Le riserve facoltative o straordinarie possono essere costituite in aggiunta a quella legale; sono
liberamente deliberate dall’assemblea e sempre disponibili.
• 83
✃
3 Il bilancio di esercizio
3.1 • Nozione
Il bilancio di esercizio è il documento contabile, da redigersi al termine di ogni esercizio annua-
le, che deve rappresentare — con chiarezza ed in modo veritiero e corretto — «la situazione patrimo-
niale e finanziaria della società ed il risultato economico dell’esercizio» (art. 2423 c.c.).
• 85
✃
Il D.Lgs. 173/2008 ha ampliato il contenuto della nota integrativa, aggiungendo in essa nuove in-
formazioni che riguardano, in particolare, le operazioni con parti correlate e gli accordi non risultanti
dallo stato patrimoniale. Il legislatore ha voluto che le operazioni con parti correlate avvengano con
adeguata informazione e trasparenza degli effetti che esse producono sulla situazione patrimoniale e
finanziaria della società.
Inoltre, in seguito all’intervento del D.Lgs. 39/2010 è previsto che nella nota integrativa (salvo che
la società sia inclusa in un ambito di consolidamento e le informazioni siano contenute nella nota in-
tegrativa del relativo bilancio consolidato) deve essere indicato anche l’importo totale dei corrispettivi
spettanti al revisore legale o alla società di revisione legale dei conti annuali, l’importo totale del cor-
rispettivo di competenza per i servizi di consulenza fiscale e per gli altri servizi diversi dalla revisione
legale dei conti.
• 87
✃
L’art. 2435bis c.c., modificato da ultimo dal D.Lgs. 173/2008, stabilisce che le società possono re-
digere il bilancio in forma abbreviata quando non abbiano emesso titoli negoziati sui mercati regola-
mentati e, nel primo esercizio e successivamente per due esercizi consecutivi, non abbiano supera-
to due dei seguenti limiti:
— totale dell’attivo dello stato patrimoniale ammontante a 4.400.000 euro;
— ricavi delle vendite e delle prestazioni ammontanti a 8.800.000 euro;
— n. 50 dipendenti occupati in media durante l’esercizio.
Nel bilancio in forma abbreviata sono semplificati e ridotti gli schemi dello stato patrimonia-
le, del conto economico e della nota integrativa.
5 Il bilancio consolidato
Nozione: la legge prevede, nei casi in cui esistono situazioni di controllo tra due o più imprese, la
redazione del cd. bilancio consolidato (introdotto dal D.Lgs.127/1991, modificato dal D.Lgs. 173/2008
e dal D.Lgs. 56/2011) che è finalizzato a descrivere l’andamento composito della gestione. Si tratta,
infatti, di un documento contabile redatto (in aggiunta al proprio bilancio di esercizio) dalla società ca-
pogruppo, in cui viene descritta la situazione economico-patrimoniale del gruppo stesso, sulla base
dei dati ricavati dai bilanci delle singole società del gruppo.
Il D.Lgs. 173/2008 ha modificato anche il D.Lgs. 127/1991 che disciplina il bilancio consolidato.
In particolare, sono stati innalzati i limiti per l’esonero dal bilancio consolidato, portati ad euro 17.500.000
per il totale degli attivi e ad euro 35.000.000 per il totale dei ricavi ed è stato ampliato il contenuto del-
la nota integrativa.
Tale bilancio si compone dello stato patrimoniale, del conto economico e della nota integrativa; è
redatto secondo modalità analoghe a quelle disposte per il bilancio d’esercizio (anche sotto il profilo
strutturale), integrate dall’applicazione dei principi di consolidamento, i quali consistono in una ripre-
sa integrale degli elementi dell’attivo e del passivo, nonché dei proventi e degli oneri, relativi alle sin-
gole società del gruppo. Al bilancio consolidato va allegata la relazione degli amministratori sulla si-
tuazione complessiva delle imprese in esso incluse e sull’andamento della gestione nel suo insieme.
Una copia del bilancio consolidato, con la relazione degli amministratori, deve essere depositata —
unitamente al bilancio d’esercizio — presso l’ufficio del registro delle imprese.
CC I dividendi sulle azioni possono essere corrisposti soltanto per utili real-
mente conseguiti e risultanti dal bilancio regolarmente approvato.
CC È consentita la distribuzione di acconti su dividendi futuri, nel rispetto
delle condizioni poste dall’art. 2433bis c.c.
CC Se si verificano perdite del capitale sociale, non può farsi luogo a ripar-
tizione di utili fino a che il capitale non sia reintegrato o ridotto in misura
corrispondente.
Disciplina CC Gli utili netti — una volta che ne •• All’accantonamento della quota di
sia accertata l’esistenza — non riserva legale (2430 c.c.).
possono essere integralmente •• All’erogazione delle partecipazioni
distribuiti ai soci. Si deve proce- concesse ai promotori, ai soci fon-
dere preventivamente datori ed agli amministratori (2432
c.c.).
•• All’eventuale accantonamento per
fare fronte a riserve statutarie.
• 89
✃
Le operazioni sociali aventi ad oggetto le proprie azioni possono mettere a repentaglio l’integrità
del capitale sociale; infatti, sotto tali operazioni potrebbe celarsi un’elusione dell’obbligo del conferi-
mento o del divieto di restituzione anticipata dello stesso, con il conseguente pregiudizio all’effettività
del capitale sociale e alle aspettative dei creditori sociali.
Il D.Lgs. 224/2010, in vigore dall’8 gennaio 2011, è intervenuto anche sulla disciplina delle azio-
ni proprie, innanzitutto eliminando il precedente potere dell’assemblea di autorizzare, alle condizioni
previste dal primo e secondo comma dell’art. 2357 c.c., l’esercizio totale o parziale del diritto di opzio-
ne di azioni proprie. Ciò per risolvere il contrasto esistente con il divieto assoluto per la società di sot-
toscrivere azioni proprie.
Inoltre, con la riformulazione dell’art. 2357ter c.c. ad opera del suddetto decreto è stata dettata la
disciplina del computo delle azioni proprie ai fini della determinazione del quorum costitutivo e
deliberativo dell’assemblea, distinguendo a seconda che si tratti di società che fanno ricorso al mer-
cato del capitale di rischio ovvero di società chiuse.
Per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, è fatto rinvio all’art. 2368, 3°
comma, che, in relazione alle azioni per le quali il diritto di voto non può essere esercitato, prevede
che queste siano computate ai fini della regolare costituzione dell’assemblea, ma non anche ai fini
del calcolo della maggioranza e della quota capitale richiesta per l’approvazione delle delibere.
Per le società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, invece, si prevede che le
azioni proprie siano sempre computate ai fini del calcolo delle quote richieste per la costituzione e
le deliberazioni dell’assemblea.
Ora, invece, è previsto che è possibile per la società accordare prestiti e fornire garanzie per l’ac-
quisto o la sottoscrizione di azioni proprie, ad una serie di condizioni. Esse sono:
— l’operazione deve essere preventivamente autorizzata dall’assemblea;
• 91
✃
Osservazioni
Per i conferimenti di beni in natura e di crediti si applica l’art. 2440 c.c., come sostituito dal D.Lgs.
224/2010.
Inoltre, giova ricordare che il citato D.Lgs. 224/2010 ha aggiunto un comma all’art. 2443 c.c. in cui
sono state trasfuse alcune previsioni dettate dall’abrogato art. 2440bis c.c. in tema di aumento di
capitale con conferimenti di beni in natura e crediti senza relazione di stima delegato agli ammini-
stratori. A tal proposito è opportuno ricordare che la direttiva comunitaria recepita dal D.Lgs. 224/2010
impone di separare temporalmente la delibera di aumento dall’esecuzione dei conferimenti, con
A ciascun socio spetta sulle azioni di nuova emissione il cd. diritto di opzione, cioè il diritto di
sottoscrivere tali azioni di nuova emissione a preferenza di soggetti estranei alla società, in propor-
zione alla quota già posseduta.
Osservazioni
Con il D.Lgs. 11-10-2012, n. 184, di attuazione della direttiva 2010/73/UE, viene recepita la disci-
plina sul prospetto e modificato non solo il TUF (D.Lgs. 58/1998) ma anche il Codice civile: in par-
ticolare, tra le novità apportate a quest’ultimo, si segnalano quelle succitate in materia di aumenti
di capitale delle società per azioni e dirette alla riduzione degli oneri a carico degli emittenti. Le mo-
difiche più importanti sono: la precisazione del limite temporale entro il quale i diritti inoptati,
in caso di aumento di capitale, vengono offerti sul mercato prima di concludere l’operazione. In
specie viene previsto per le società quotate che i cinque giorni di offerta sul mercato dei diritti di
opzione non esercitati siano ridotti nel caso in cui l’inoptato sia integralmente venduto prima di tale
scadenza (art. 2441, co. 3, c.c.); la possibilità di rilasciare il parere di congruità (art. 2441, co. 4,
c.c.) anche da parte di revisori esterni rispetto a quelli incaricati della revisione periodica; l’abro-
gazione del quorum deliberativo rafforzato, previsto per gli aumenti di capitale rispettivamente
dal co. 5 e dal co. 8 dell’art. 2441 c.c., per l’esclusione o limitazione del diritto di opzione nel caso
di interesse della società e nel caso di offerta di azioni ai dipendenti; l’abrogazione, infine, della
maggioranza rafforzata, disciplinata dall’art. 2443, co. 2, c.c., in caso di delega agli amministrato-
ri per l’aumento di capitale con esclusione o limitazione del diritto di opzione.
• 93
✃
10 Le obbligazioni
Nozione: possono definirsi «titoli di credito a reddito fisso emessi in massa, nominativi o al porta-
tore, i quali incorporano un diritto di credito, nei confronti della società emittente, al pagamento di una
determinata somma ad una determinata scadenza, ed al pagamento di interessi ad un saggio percen-
tuale su detta somma» (Graziani). Le obbligazioni sono debiti pecuniari che la società assume ver-
so terzi dai quali ha ricevuto un prestito; il prestante, pertanto, ha un diritto di credito alla restituzione
della somma mutuata ed alla percezione degli interessi pattuiti e non assume la qualità di socio.
Natura giuridica: le obbligazioni sono titoli di credito, nominativi o al portatore, emessi in massa
(cioè in serie), i quali incorporano un diritto di credito.
Differenze
Le azioni costituiscono parte del capitale sociale, che sarà distribuito ai soci allo scioglimento del-
la società. Attribuiscono ai loro possessori la qualità di socio. Le obbligazioni, invece, rappresen-
tano debiti pecuniari che la società assume verso terzi, dai quali ha ricevuto somme di danaro. At-
tribuiscono ai loro possessori la qualità di creditori della società. Inoltre, danno diritto ad un inte-
resse periodico fisso, che è indipendente dai risultati dell’esercizio sociale.
Infine, non attribuiscono il diritto di partecipare alla gestione sociale e devono essere integralmen-
te soddisfatte prima che si proceda a qualsiasi ripartizione del capitale fra i soci.
Differenze
Differiscono dalle comuni obbligazioni in quanto conferiscono, in via alternativa, il diritto al rim-
borso, con i relativi interessi, del capitale prestato alla società oppure il diritto di sottoscrivere
azioni e di diventare perciò solo socio.
• 95
✃
In sintesi
Le obbligazioni sono debiti pecuniari che la società assume verso terzi dai quali ha ricevuto un
prestito; colui che presta, pertanto, ha un diritto di credito alla restituzione della somma mutuata
ed alla percezione degli interessi pattuiti e non assume la qualità di socio. Le obbligazioni posso-
no essere nominative o al portatore.
Per quanto riguarda l’organizzazione degli obbligazionisti ad essa provvedono due organi: l’as-
semblea degli obbligazionisti ed il rappresentante comune degli obbligazionisti.
Le obbligazioni convertibili in azioni, infine, possono considerarsi figure intermedie fra le obbli-
gazioni e le azioni. Esse svolgono la funzione di raccogliere danaro presso quanti non si sentireb-
bero allettati da un puro e semplice investimento obbligazionario, ma, tuttavia, temono i rischi di
un investimento azionario.
note
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1 Generalità
1.1 • Nozione
L’assemblea è organo collegiale della s.p.a. e rappresenta la riunione dei soci, che avviene nei
modi previsti dalla legge.
A tale organo sono attribuiti cospicui e determinanti poteri deliberativi, che comunque variano in
relazione al modello di amministrazione e controllo adottato.
• 99
✃
2 Convocazione
A norma dell’art. 2366 c.c., come modificato dal D.Lgs. 18-6-2012, n. 91 (Correttivo D.Lgs. 27/2010)
con applicazione «alle assemblee il cui avviso di convocazione sia pubblicato dopo il 1° gennaio 2013»
(art. 5 D.Lgs. cit.), la convocazione è demandata all’amministratore unico, al consiglio di ammini-
strazione o al consiglio di gestione (nel sistema dualistico) nei casi previsti dalla legge. Tuttavia, in
determinate ipotesi esiste un preciso obbligo di convocazione.
CC Per gli am- •• Se il capitale sociale è diminuito di oltre 1/3 per gli opportuni
ministratori provvedimenti (art. 2446, co. 1, c.c.).
Convocazione o il consiglio •• Se l’attivo patrimoniale è sceso al di sotto del limite legale mi-
obbligatoria di gestione nimo consentito, per deliberare la reintegrazione del capitale
o la trasformazione della società (art. 2447 c.c.).
•• Quando la società ha conseguito l’oggetto sociale o lo stesso
è divenuto impossibile: in tal caso, se l’assemblea non delibe-
ra le opportune modifiche statutarie, si procederà allo sciogli-
mento della società (art. 2484, n. 2, c.c.).
•• Nei casi in cui sia stata accertata una causa di scioglimento
della società, per la nomina dei liquidatori e le ulteriori deci-
sioni in tema di liquidazione, salvo che lo statuto non dispon-
ga diversamente (art. 2487 c.c.).
• 101
✃
Differenze
Quorum costitutivo: è l’aliquota di capitale sociale che deve essere rappresentato in assemblea
perché questa possa ritenersi validamente costituita.
Se i soci partecipanti all’assemblea non rappresentano complessivamente la parte di capitale ri-
chiesta per la regolare costituzione dell’assemblea, questa, salvo che nell’avviso fosse fissato an-
che il giorno per la seconda convocazione (che non può essere lo stesso fissato per la prima), deve
essere convocata nuovamente entro 30 giorni dalla data della prima, con avviso da pubblicarsi al-
meno otto giorni prima di quello fissato per l’assemblea (art. 2369 c.c.).
Quorum deliberativo: è la percentuale di voti favorevoli che la delibera assembleare deve otte-
nere per ritenersi approvata; il calcolo della percentuale può essere riferito al capitale sociale rap-
presentato in assemblea (es.: l’assemblea ordinaria delibera a maggioranza assoluta del capitale
presente in aula) o all’intero capitale della società (es.: l’assemblea straordinaria in prima convo-
cazione delibera con il voto favorevole di tanti soci che rappresentino più della metà del capitale
sociale).
Resta ferma, peraltro, la possibilità di prevedere, per disposto statutario, maggioranze più elevate,
ad esclusione delle delibere di approvazione del bilancio e di nomina e revoca delle cariche sociali.
In deroga alla regola generale, anche in seconda convocazione è richiesto il voto favorevole di
più di 1/3 del capitale sociale per le deliberazioni concernenti: 1) il cambiamento dell’oggetto sociale;
2) la trasformazione della società; 3) lo scioglimento anticipato dell’ente; 4) la proroga della società;
5) la revoca dello stato di liquidazione; 6) il trasferimento della sede sociale all’estero; 7) la emissio-
ne delle azioni di cui al secondo comma dell’art. 2351 c.c.
Nelle società con azioni quotate, il D.Lgs. 27/2010 e successivo D.Lgs. 91/2012 (Correttivo
D.Lgs. 27/2010), per facilitare la partecipazione alle assemblee, hanno modificato la disciplina della
rappresentanza ed ha semplificato quella della sollecitazione delle deleghe. Le principali novità sono
le seguenti:
— è stato abrogato il divieto che finora ha impedito agli amministratori e agli organi di controllo del-
la società di rappresentare i soci in assemblea. Questi, infatti, lo potranno fare, ma rendendo espli-
citi i loro conflitti di interesse e purchè vi siano specifiche istruzioni di voto per ciascuna delibera
in relazione alla quale il rappresentante dovrà votare per conto del socio. In seguito alle modifi-
che introdotte dal D.Lgs. 91/2012, non si applica l’art. 1711, co. 2, c.c.;
— è stato abolito il divieto per il delegato di farsi portatore di un numero di deleghe superiore a de-
terminate soglie minime fissate in relazione al capitale sociale;
— colui al quale spetta il diritto di voto può indicare un unico rappresentante per ciascuna assemblea,
ma può anche delegare un rappresentante diverso per ciascuno dei conti allo stesso intestati;
— le società con azioni quotate, salvo che lo statuto disponga diversamente, designano per ciascu-
na assemblea un soggetto al quale i soci possono conferire, entro la fine del secondo giorno di
mercato aperto precedentre la data fissata per l’assemblea in prima o unica convocazione, una
delega con istruzione di voto su tutte o alcune delle proposte all’ordine del giorno. La delega ha
• 103
✃
I soci che non rappresentano una parte di capitale sociale sufficiente e quelli che, in quanto privi
di voto, non sono legittimati a proporre l’impugnativa hanno diritto al risarcimento del danno loro
cagionato dalla non conformità della deliberazione alla legge o allo statuto.
• 105
✃
In sintesi
L’assemblea è l’organo deliberativo interno della società e, pertanto, rappresenta la riunione dei
soci, dei quali manifesta la volontà all’esterno.
Si distinguono vari tipi di assemblee: in base alla composizione si distingue tra assemblea gene-
rale, alla quale intervengono tutti i soci, e assemblea speciale, ove intervengono solo alcune cate-
gorie di azionisti (es.: possessori di azioni privilegiate); in base all’oggetto della deliberazione si
distingue fra assemblea ordinaria, convocata almeno una volta all’anno e che delibera sulla gestio-
ne normale della società, e assemblea straordinaria, che delibera su argomenti particolari: modi-
ficazioni dell’atto costitutivo, nomina, sostituzione e poteri dei liquidatori (artt. 2364-2365 c.c.).
Ai fini della regolare costituzione dell’assemblea ordinaria la legge richiede un determinato «quo-
rum», ossia l’intervento di soci che rappresentino determinate quote del capitale sociale. Alle as-
semblee possono intervenire solo coloro cui spetta il diritto di voto (art. 2370, modif. dal D.Lgs.
27/2010).
A norma dell’articolo 2372, come modif. dal D.Lgs. 27/2010, coloro ai quali spetta il diritto di voto
possono farsi rappresentare in assemblea salvo che, nelle società che non fanno ricorso al mer-
cato del capitale di rischio e nelle società cooperative, lo statuto non disponga diversamente.
L’art. 135undecies del D.Lgs. 58/1998, introdotto dal D.Lgs. 27/2010 e modificato dal D.Lgs.
91/2012, prevede che le società con azioni quotate, salvo diversa disposizione statutaria, designa-
no per ciascuna assemblea un soggetto al quale i soci possono conferire una delega con istruzio-
ne di voto su tutte o alcune delle proposte all’ordine del giorno. La delega ha effetto per le sole pro-
poste in relazione alle quali siano conferite istruzioni di voto.
Se l’assemblea è regolarmente costituita, si procede alla discussione dell’ordine del giorno.
Dopo la discussione si passa alla votazione, che può avvenire con qualunque sistema (alzata di
mano, appello nominale etc.).
È annullabile, a norma dell’art. 2377 c.c., la delibera apportata con il voto determinante di colui
che, per l’oggetto in discussione, è in conflitto di interessi con la società, qualora ne derivi un
danno (anche solo potenziale alla società - art. 2373, come modif. dal D.Lgs. 27/2010).
Le maggioranze per l’approvazione delle deliberazioni sono determinate dalla legge (artt. 2368-
2369 c.c.).
I risultati della votazione sono proclamati dal presidente, ai sensi dell’art. 2371 c.c.
• 107
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1 Generalità
Con la riforma del diritto societario, il legislatore ha apportato una profonda innovazione in tema
di amministrazione e controllo di società, prevedendo tre diversi sistemi fra i quali i soci possono
scegliere: la previsione è di regola contenuta nello statuto; la scelta tuttavia può essere modificata
successivamente e tale variazione avrà effetto dalla data dell’assemblea convocata per l’approvazio-
ne del bilancio dell’esercizio successivo.
È il sistema di base, che si applica ogni qualvolta lo statuto non stabilisce diversamente, ed è fon-
dato sulla tradizionale distinzione tra organo di gestione (gli amministratori) e organo di controllo.
L’art. 2380bis c.c. sancisce che la gestione di impresa spetta esclusivamente agli amministratori,
i quali compiono le operazioni necessarie per l’attuazione dell’oggetto sociale. Il numero degli ammi-
nistratori della società deve essere indicato nell’atto costitutivo e l’organo amministrativo può essere
costituito da un amministratore unico o da più amministratori, che costituiscono il consiglio di am-
ministrazione (C.d.A.). Possono essere nominati amministratori tanto i soci che persone estranee
alla società: in ogni caso deve trattarsi necessariamente di persone fisiche.
CC Amministratori.
Organi CC Collegio sindacale.
CC Soggetto incaricato della revisione legale dei conti.
3 Gli amministratori
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3.2 • Funzioni
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CC L’azione sociale può essere esercitata anche da tanti soci che rap-
presentino almeno 1/5 (o la diversa percentuale indicata dallo statu-
to, comunque non superiore ad 1/3) del capitale sociale, oppure 1/40
nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio
(quest’ultima soglia di rilevanza è così stata ridotta dalla L. 262/2005)
o la minore percentuale indicata dallo statuto, i quali nominano, per
l’azione stessa e il compimento degli atti conseguenti, un rappresen-
tante comune (art. 2393bis c.c.).
CC L’azione sociale, in caso di procedure concorsuali, viene esercitata
dal curatore fallimentare, dal commissario liquidatore o dal commis-
sario giudiziale (art. 2394bis c.c.).
Osservazioni
Viene identificato quale amministratore di fatto colui che, pur privo di una formale investitura
dell’atto costitutivo o dell’assemblea, si inserisce nella gestione sociale come se fosse un ammini-
stratore.
Il problema più rilevante connesso a tale figura è quello di accertare quali siano le responsabilità
di un amministratore di fatto e se, in pratica, possano applicarsi ad esso le norme dettate in mate-
ria per gli amministratori.
In dottrina le opinioni sono discordi: alcuni sostengono la possibilità di estensione della disciplina
della responsabilità degli amministratori, sul rilievo che la maggior parte di tale disciplina attiene al
corretto esercizio dell’attività di gestione in quanto tale, quale che sia la veste formale del sogget-
to che la compie; altri, invece, riconducono l’amministratore di fatto al direttore generale.
4 Il collegio sindacale
Generalità: nell’ambito del sistema tradizionale, la funzione di controllo interno nella s.p.a. è affi-
data al collegio sindacale, che svolge prevalentemente funzioni di vigilanza della gestione sociale al
fine di assicurare il rispetto della legge e dell’atto costitutivo.
Il D.Lgs. 27-1-2010, n. 39 ha sostituito l’art. 2409bis c.c. relativo alla revisione legale dei conti
nella s.p.a., prevedendo che in tali società sia un revisore esterno (persona fisica o società di revisio-
ne) ad esercitare la revisione, mentre se non vi è l’obbligo della redazione del bilancio consolidato,
queste possono decidere di affidare la revisione al collegio sindacale. In tal caso i sindaci devono es-
sere iscritti al registro (v. par. 5).
Requisiti e nomina:
— Il collegio sindacale è composto da 3 o 5 membri, soci o non soci, oltre a 2 supplenti (art. 2397,
co. 1, c.c.).
— Almeno un sindaco effettivo ed un supplente devono essere scelti tra i revisori legali iscritti nell’ap-
posito registro (art. 2397, modif. dal D.Lgs. 39/2010).
— Non possono essere nominati e se nominati decadono: il fallito, l’interdetto, l’inabilitato, il condan-
nato a pena che comporta l’interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici.
— I sindaci devono, inoltre, possedere una posizione di indipendenza rispetto agli amministratori e
rispetto alla società.
— Lo statuto può prevedere ulteriori cause di ineleggibilità, incompatibilità e decadenza (art. 2399
c.c.).
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La disciplina dell’organo di controllo nelle s.p.a. è stata protagonista di una tormentata riforma ne-
gli ultimi mesi. Il D.L. 5/2012 (Decreto semplificazioni) conv. in L. 35/2012 ha abrogato il 3° comma
dell’art. 2397 c.c. che era stato introdotto dalla L. 183/2011 (Legge di stabilità per il 2012) il quale con-
sentiva la previsione del sindaco unico negli statuti di s.p.a. aventi ricavi o patrimonio netto inferiori ad
un milione di euro. Con il decreto semplificazioni, invece, è stato reintrodotto l’obbligo del collegio sin-
dacale pluripersonale in tutte le s.p.a., a prescindere da qualsiasi soglia dimensionale, ripristinando-
si quindi l’organo di controllo collegiale anche per quelle società che non superano i limiti dimen-
sionali entro i quali è possibile la redazione del bilancio in forma abbreviata.
CC Morte.
CC Scadenza del termine.
CC Dimissioni.
•• Al sopraggiungere di cause di ineleggi-
bilità e decadenza previste dalla legge
o dallo statuto.
•• Assenza ingiustificata a 2 riunioni del
collegio sindacale nello stesso eserci-
Cessazione zio sociale (art. 2404, co. 2, c.c.).
CC Decadenza
•• Immotivata assenza ad un’assemblea
sociale o a due riunioni consecutive del
consiglio di amministrazione o del co-
mitato esecutivo (art. 2405, co. 2, c.c.).
•• Cancellazione o sospensione dal regi-
stro dei revisori (2399, co. 2, c.c.).
CC Revoca: ammessa solo per giusta causa, deve essere approvata
con decreto dal Tribunale, sentito l’interessato (art. 2400 c.c.).
Quando nell’espletamento del proprio incarico, o nel corso delle indagini promosse a seguito del-
la denunzia sporta dai soci ai sensi dell’art. 2408 c.c., rileva fatti censurabili di rilevante gravità su cui
vi sia urgenza di provvedere, il collegio sindacale può convocare l’assemblea, previa comunicazione
al presidente del consiglio di amministrazione.
Il collegio sindacale e i soggetti incaricati della revisione legale dei conti si scambiano tempesti-
vamente le informazioni rilevanti per l’espletamento dei rispettivi compiti (art. 2409septies c.c.).
L’attività di revisione legale dei conti concerne essenzialmente la verifica, nel corso dell’esercizio,
della regolare tenuta della contabilità sociale e della corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scrit-
ture contabili, attività che si traduce in una relazione con la quale viene espresso un giudizio sul bi-
lancio e sulla sua idoneità a rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e il
risultato economico dell’esercizio.
Le norme sulla revisione contabile contenute nel codice civile e nel D.Lgs. 58/1998 (TUF) sono
state traslate nel D.Lgs. 27-1-2010, n. 39 (di recepimento della direttiva 2006/43/CE) che ha introdot-
to rilevanti modifiche di carattere formale e sostanziale. Le nuove disposizioni incidono su tutte le ti-
pologie societarie e viene meno la classica distinzione tra società quotate, la cui disciplina della revi-
sione era contenuta nel TUF e società non quotate, la cui disciplina della revisione era contenuta nel
codice civile.
Innanzitutto, il termine «controllo contabile» è stato sostituito da quello di «revisione legale dei
conti» e sono stati sostituiti gli articoli 2409bis e 2477 c.c. relativi alla revisione legale dei conti nelle
s.p.a. e s.r.l.
Nelle società per azioni e in accomandita per azioni la revisione legale sarà affidata ordinaria-
mente ad un soggetto esterno (persona fisica o società) purchè iscritto all’apposito registro.
Tuttavia, se espressamente previsto dall’atto costitutivo, la revisione legale può essere affidata al
collegio sindacale (in alternativa a revisori esterni), ma in tal caso tutti i sindaci devono essere iscritti
al registro e, comunque, questa soluzione non è praticabile se la società è tenuta a redigere il bi-
lancio consolidato. È scomparsa ogni distinzione tra revisore persona fisica e società di revisione e,
salvo un periodo transitorio, scomparirà l’albo speciale delle società di revisione tenuto dalla Consob.
Nel caso di società che adottano il sistema monistico o dualistico, la revisione deve essere
sempre effettuata da un soggetto esterno (revisore legale dei conti o società di revisione legale iscrit-
ti nell’apposito registro).
Nelle società quotate nei mercati regolamentati, la revisione legale è affidata obbligatoriamen-
te a un revisore legale o ad una società di revisione.
La tipologia societaria maggiormente interessata dalla riforma della revisione legale è la società
a responsabilità limitata.
La normativa precedente prevedeva che le s.r.l. potevano scegliere se nominare un collegio sin-
dacale o un altro organo deputato a svolgere il controllo contabile, ma la nomina del collegio e tale
controllo divenivano obbligatori in due casi confermati dalla riforma, la quale ne ha però introdotto al-
tri due in cui la nomina del collegio sindacale e la revisione legale diventano obbligatorie.
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6 Il sistema dualistico
Nel cd. sistema dualistico di amministrazione e controllo, vi sono 2 organi sociali nuovi e peculiari:
— il consiglio di gestione, a cui spetta in via esclusiva la gestione dell’impresa;
— il consiglio di sorveglianza, al quale spettano sia le funzioni di vigilanza e le responsabilità tipi-
che del collegio sindacale sia larga parte delle funzioni dell’assemblea ordinaria.
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7 Il sistema monistico
Differenze
La legge prevede alcuni casi di intervento dell’Autorità Giudiziaria nell’attività sociale in funzione
di controllo o suppletiva rispetto all’inerzia degli organi sociali deputati (ulteriori forme di intervento
sono previste con riguardo alle fasi di scioglimento e liquidazione della società). Tali interventi sono
attribuiti alla competenza del Tribunale.
Al di là di questi interventi, il Tribunale viene poi investito, con funzione tipicamente giurisdiziona-
le, delle eventuali opposizioni alle deliberazioni sociali.
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In sintesi
L’amministrazione delle s.p.a. può essere organizzata secondo tre diversi modelli, in cui sono in-
dividuabili un organo amministrativo vero e proprio ed un organo di controllo.
Il sistema tradizionale i cui organi sono l’amministratore unico o il consiglio di amministrazione, il
collegio sindacale ed un revisore legale o società di revisione legale esterni.
Il sistema dualistico caratterizzato dal consiglio di gestione e dal consiglio di sorveglianza.
Infine, il sistema monistico di cui fanno parte il consiglio di amministrazione ed il comitato di con-
trollo.
Gli amministratori costituiscono l’organo cui è affidata la gestione della società.
Tra le funzioni degli amministratori rientra:
— deliberare sulla gestione sociale;
— convocare l’assemblea e fissarne l’ordine del giorno;
— redigere il bilancio annuale da presentare per l’approvazione all’assemblea;
— curare la tenuta dei libri contabili;
— vigilare sull’andamento generale della gestione sociale;
— rappresentare la società nei rapporti con i terzi e in giudizio;
— svolgere una relazione sull’attività della società.
note
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1 Generalità
La riforma del diritto societario ha previsto un istituto del tutto nuovo nell’ambito della disciplina
delle società per azioni: la destinazione di patrimoni ad uno specifico affare.
La s.p.a. può costituire uno o più patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva ad uno
specifico affare, attraverso l’individuazione di beni, o comunque di una parte del patrimonio societa-
rio che, per effetto della destinazione, cessa di costituire oggetto della garanzia generica dei credito-
ri sociali, per divenire oggetto della garanzia dei soli creditori delle obbligazioni poste in essere per in-
traprendere e realizzare l’affare.
• 123
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Osservazioni
Per quanto riguarda la disciplina del bilancio, l’art. 2447septies prevede che i beni ed i rapporti
compresi nei patrimoni destinati siano distintamente indicati nello stato patrimoniale della società.
Inoltre, gli amministratori hanno l’obbligo di redigere per ciascun patrimonio destinato un separa-
to rendiconto. Tale documento va allegato al bilancio.
È fatto obbligo agli amministratori di illustrare nella nota integrativa del bilancio della società il va-
lore e la tipologia dei beni e dei rapporti giuridici compresi in ciascun patrimonio destinato, ivi in-
clusi quelli apportati da terzi, i criteri adottati per la imputazione degli elementi comuni di costo e
di ricavo, nonché il corrispondente regime di responsabilità.
Se la deliberazione costitutiva del patrimonio destinato ha previsto una responsabilità illimitata della so-
cietà per le obbligazioni contratte in relazione allo specifico affare, l’impegno da ciò derivante deve ri-
sultare in calce allo stato patrimoniale e formare oggetto di valutazione secondo criteri da illustrare nel-
la nota integrativa, al fine di informare pienamente i soci sull’operazione e sui rischi ad essa connessi.
L’art. 2447decies c.c. descrive l’altra nuova forma di finanziamento: il finanziamento destinato
ad uno specifico affare, il cui contratto costitutivo preveda che al rimborso totale o parziale del finan-
ziamento vadano destinati, in via esclusiva, tutti o parte dei proventi derivanti dall’affare stesso.
I proventi dell’operazione costituiscono patrimonio separato da quello della società e da quello re-
lativo ad ogni altra operazione di finanziamento effettuata dall’impresa (che, quindi, può averne in es-
sere più di uno) a condizione che:
— copia del contratto sia depositata per l’iscrizione presso l’Ufficio del Registro delle imprese;
— la società adotti sistemi di incasso e di contabilizzazione idonei ad individuare in ogni momento i
proventi dell’affare ed a tenerli separati dal restante patrimonio della società.
In sintesi
Le s.p.a. possono costituire uno o più patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva ad
uno specifico affare, attraverso l’individuazione di beni, o comunque di una parte del patrimonio
societario che, per effetto della destinazione, cessa di costituire oggetto della garanzia generica
dei creditori sociali, per divenire oggetto della garanzia dei soli creditori delle obbligazioni poste in
essere per intraprendere e realizzare l’affare.
Attraverso la creazione del patrimonio destinato, la società resta unica, ma si ha una limitazione
delle responsabilità per le obbligazioni derivanti dallo svolgimento dello specifico affare cui è dedi-
cata la parte separata di patrimonio.
Quanto alla disciplina dei patrimoni destinati:
— delle obbligazioni contratte per realizzare lo specifico affare risponde solo il patrimonio ad esso
destinato;
— il patrimonio destinato ed i proventi di esso non rispondono delle obbligazioni della società;
— i patrimoni dedicati non possono essere costituiti per un valore complessivamente superiore
al 10% del patrimonio netto della società;
— ai fini della limitazione della responsabilità, gli atti compiuti in relazione allo specifico affare de-
vono fare espresso riferimento al vincolo di destinazione, a pena della responsabilità illimitata
della società per le obbligazioni che ne conseguono;
— quando si realizza o è divenuto impossibile l’affare cui è stato destinato il patrimonio, nonchè
in caso di fallimento della società, gli amministratori devono redigere un rendiconto finale, de-
positato nel Registro delle imprese.
L’art. 2447decies c.c. disciplina l’altra forma particolare che può assumere la separazione patrimo-
niale, e si riferisce all’ipotesi in cui i proventi derivanti dallo svolgimento di un affare per la cui rea-
lizzazione sia stato impiegato un finanziamento esterno siano in tutto od in parte destinati al rim-
borso del finanziamento stesso. Il finanziamento avviene sulla base di un contratto tra la società
e i soggetti finanziatori esterni, nel quale deve essere stabilito quanta parte dei proventi dell’affa-
re intrapreso debba essere destinata al rimborso del finanziamento e quanta parte, invece, possa
essere destinata ad altre finalità.
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1 Nozione e caratteri
La società in accomandita per azioni è una società di capitali in cui i soci che hanno il potere (gli
accomandatari-amministratori) hanno anche la responsabilità personale ed illimitata delle obbligazio-
ni sociali (Cottino).
2 La disciplina giuridica
Disciplina giuridica CC Denominazione sociale: si forma con l’indicazione del tipo socia-
le e il nome di almeno un socio accomandatario, anche se defun-
to o receduto: non è possibile, come nelle s.p.a., adottare un nome
di fantasia (art. 2453 c.c.).
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L’assemblea svolge la sua attività secondo le modalità di funzionamento stabilite per la s.p.a.;
essa è formata da tutti i soci e la maggioranza si forma con riferimento alle porzioni di capitale posse-
dute da ciascuno, indipendentemente dalla qualità dei singoli.
In sintesi
La società in accomandita per azioni è una società di capitali in cui i soci che hanno il potere (gli
accomandatari-amministratori) hanno anche la responsabilità personale ed illimitata delle obbliga-
zioni sociali.
L’atto costitutivo deve indicare le persone dei soci accomandatari. Questi assumono di diritto, os-
sia indipendentemente da una nomina assembleare, la carica di amministratori e la conservano
senza limiti di tempo.
I soci accomandatari decadono per revoca ad opera dell’assemblea e per rinuncia e sono sogget-
ti a tutti gli obblighi degli amministratori della s.p.a.
Inoltre, sono responsabili nei confronti dei creditori sociali solidalmente e illimitatamente. L’acco-
mandatario, infine, che cessa dall’ufficio di amministratore non risponde per le obbligazioni della
società sorte dopo l’iscrizione nel Registro delle imprese della cessazione dall’ufficio.
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note
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1 Generalità e nozione
La società a responsabilità limitata è una società di capitali preordinata al fine di fornire, alle im-
prese sociali di ridotte dimensioni, uno schema societario che permetta di fruire del beneficio della re-
sponsabilità limitata coniugato con una connotazione personalistica e sottratto alla rigidità di discipli-
na richiesta per la s.p.a.
La Riforma del diritto societario ha completamente riscritto le norme in materia di s.r.l., delinean-
done un tipo del tutto nuovo ed autonomo rispetto a quello previgente, con una disciplina propria, an-
che se permangono alcuni richiami puntuali alla normativa dettata per la s.p.a.
La s.r.l. può essere costituita per contratto o con atto unilaterale; in ogni caso la forma deve es-
sere quella dell’atto pubblico.
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Fra le indicazioni che l’atto costitutivo deve contenere non risulta la durata della società; con la
Riforma del diritto societario, infatti, il legislatore ha previsto che anche la s.r.l. (come la s.p.a.) possa
essere costituita a tempo indeterminato. In tal caso al socio spetta il diritto di recedere in ogni momen-
to con un preavviso di 180 gg., salvo che l’atto costitutivo non statuisca un termine maggiore (ma co-
munque non superiore ad un anno — art. 2473 c.c.).
3 La s.r.l. unipersonale
L’istituto della s.r.l. unipersonale non costituisce una novità introdotta dalla Riforma societaria, in
quanto già previsto dal nostro ordinamento e disciplinato dal D.Lgs. 88/1993.
CC Per le operazioni e gli atti compiuti in nome della società prima del-
la sua iscrizione nel Registro delle imprese sono responsabili solo
coloro che hanno agito, in solido con il socio unico fondatore.
CC All’atto della costituzione della società ed in sede di aumento del
capitale deve essere versato l’intero ammontare dei conferimenti
e non solo il 25% (artt. 2464 e 2481bis c.c.).
CC Se viene meno la pluralità dei soci, i conferimenti ancora dovuti
devono essere effettuati entro 90 giorni (art. 2464, u.c., c.c.).
CC Ove la società appartenga ad un unico socio o muti la persona
dell’unico socio, gli amministratori devono depositare presso il Re-
gistro delle imprese una dichiarazione contenente le generalità
Disciplina dell’unico socio (art. 2470 c.c.).
CC Analoga pubblicità deve essere data alla (ri)costituzione della plu-
ralità dei soci.
CC I contratti della società con l’unico socio o le operazioni a favore
dell’unico socio sono opponibili ai creditori della società solo se ri-
sultano dal libro delle decisioni degli amministratori o da atto scrit-
to avente data certa anteriore al pignoramento (art. 2478 c.c.).
CC Delle obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo pa-
trimonio. Delle obbligazioni sorte nel periodo in cui l’intera parteci-
pazione sia appartenuta ad un solo socio, questo risponde illimita-
tamente solo in caso di mancato rispetto dell’obbligo di versamen-
to integrale dei conferimenti o della pubblicità di cui all’art. 2470 c.c.
Il D.L. 1/2012 (decreto liberalizzazioni), conv. in L. 27/2012, ha introdotto nel codice civile l’art.
2463bis «Società semplificata a responsabilità limitata», che si aggiunge alle norme del codice che
disciplinano la costituzione delle s.r.l.
La società semplificata a responsabilità limitata è una società di capitali con personalità giuridica
autonoma: come nella s.r.l., per le obbligazioni sociali risponde solo il patrimonio della società. Essa
può essere costituita con contratto o atto unilaterale, ma i soci possono essere solo persone fisiche
(non giuridiche) e non devono aver compiuto i trentacinque anni di età alla data della costituzione.
Il limite di età è una delle caratteristiche della nuova s.r.l. semplificata.
L’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico in conformità al modello standard tipiz-
zato con regolamento del Ministro della giustizia (D.M. 23-6-2012, n. 138). Il modello, come prevede
la legge, è esente da diritti di bollo e segreteria e, anche se l’atto va depositato dal notaio, non sono
dovuti oneri notarili.
Il D.L. 22-6-2012, n. 83 (Misure urgenti per la crescita del Paese) conv. in L. 7-8-2012, n. 134, tra
le tante novità, ha introdotto nel nostro ordinamento la società a responsabilità limitata con capitale ri-
dotto prevedendo, all’art. 44, che «fermo quanto previsto dall’articolo 2463bis del codice civile, la so-
cietà a responsabilità limitata a capitale ridotto può essere costituita con contratto o atto unilaterale
da persone fisiche che abbiano compiuto i trentacinque anni di età alla data della costituzione».
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Questa nuova forma societaria si affianca alla s.r.l. semplificata, introdotta dal D.L. 1/2012, la qua-
le, però, ricordiamo che può essere costituita, con contratto o atto unilaterale, da persone fisiche
che non abbiano superato l’età dei 35 anni. La nuova s.r.l. a capitale ridotto, invece, può esse-
re costituita da persone fisiche che abbiano compiuto 35 anni alla data della costituzione.
Si tratta di una novità introdotta dopo le numerose critiche avanzate nei confronti della s.r.l. sem-
plificata, considerata inutile dal momento che deve trasformarsi in s.r.l. ordinaria quando si supe-
rano i 35 anni.
Il contenuto dell’atto costitutivo della s.r.l. a capitale ridotto è lo stesso indicato al 2° comma dell’art.
2463bis c.c. per la s.r.l. semplificata.
Differenze
A differenza della s.r.l. semplificata nelle s.r.l. a capitale ridotto non sono previste agevolazioni in
termini di oneri notarili, imposte di bollo e spese di segreteria.
Un’altra differenza tra le due forme di società è data dal fatto che per la s.r.l. a capitale ridotto non
è previsto lo statuto standard, obbligatorio per costituire una s.r.l. semplificata.
Inoltre, l’atto costitutivo può prevedere che l’amministrazione della s.r.l. a capitale ridotto possa
essere affidata a una o più persone fisiche anche diverse dai soci, mentre nella s.r.l. semplificata
gli amministratori possono essere solo i soci.
Infine, nella s.r.l. a capitale ridotto non sono previsti limiti per il trasferimento di quote sociali.
La denominazione di s.r.l. a capitale ridotto, l’ammontare del capitale sottoscritto e versato, la sede
della società e l’ufficio del registro delle imprese presso cui questa è iscritta devono essere indicati
negli atti, nella corrispondenza della società e nello spazio elettronico destinato alla comunicazione,
collegato con la rete telematica ad accesso pubblico. Inoltre, è disposto che per tutta la restante di-
sciplina della nuova forma societaria trovino applicazione le norme previste per la s.r.l. ordinaria, in
quanto compatibili.
In sede di conversione è stato aggiunto un ulteriore comma all’articolo 44 del decreto crescita che
prevede che, al fine di favorire l’accesso dei giovani imprenditori al credito, il Ministro dell’econo-
mia e delle finanze promuove un accordo con l’Associazione bancaria italiana per fornire credito a
condizioni agevolate ai giovani di età inferiore ai trentacinque anni che intraprendono attività impren-
ditoriale attraverso la costituzione di una società a responsabilità limitata a capitale ridotto.
6.1 • Generalità
Le misure, contenute nel D.L. 18-10-2012, n. 179 (cd. decreto crescita bis) in corso di conversio-
ne, introducono per la prima volta nel panorama legislativo italiano un quadro di riferimento organico
per favorire la nascita e la crescita di nuove imprese innovative (start-up), allo scopo di contribuire
alla diffusione di una cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità, alla promozione della mobilità so-
ciale e alla creazione di occupazione qualificata.
Definizione e requisiti della CC Il totale del valore della produzione annua, a partire dal secondo
nuova impresa innovativa anno di attività, non deve superare i 5 milioni di euro.
CC Non deve distribuire o aver distribuito utili.
CC Deve avere, quale oggetto sociale esclusivo, lo sviluppo e la com-
mercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tec-
nologico.
CC Non deve essere stata costituita per effetto di una fusione, scis-
sione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di
azienda.
I requisiti che gli incubatori devono possedere sono legati alla disponibilità di risorse materiali e
professionali per svolgere tale attività.
Viene infine istituita un’apposita sezione del Registro delle Imprese con l’iscrizione obbligatoria
per le start-up innovative e gli incubatori certificati così da garantirne la massima pubblicità e traspa-
renza.
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Infine, vengono anche ridotti gli oneri per l’avvio della start-up innovativa e dell’incubatore certifi-
cato, attraverso l’esonero dai diritti di bollo e di segreteria per l’iscrizione al Registro delle Imprese.
Nozione: le quote di partecipazione della s.r.l. costituiscono la misura della partecipazione, ap-
punto, di un soggetto alla società. Non possono essere rappresentate da azioni né costituire oggetto
di offerta al pubblico di prodotti finanziari.
Carattere tipico è la trasferibilità. La partecipazione sociale può circolare con le seguenti regole:
— le quote sono liberamente trasferibili, salva diversa disposizione dell’atto costituivo;
— le limitazioni e l’esclusione della trasferibilità delle quote di partecipazione inter vivos e mortis cau-
sa attribuiscono al socio il diritto di recedere dalla società;
— se la partecipazione è stata alienata più volte, prevale il trasferimento iscritto per primo in buona
fede, anche se di data posteriore;
— se la quota non è integralmente liberata, l’alienante è responsabile solidamente con l’acquirente
per il periodo di 3 anni dal trasferimento, per i versamenti ancora dovuti (art. 2472 c.c.).
Prima dell’intervento del D.L. 185/2008 (cd. decreto anticrisi), conv. in L. 2/009, il trasferimento del-
le partecipazioni sociali aveva effetto nei confronti della società dal momento dell’iscrizione nel li-
bro dei soci, mentre l’iscrizione dell’atto traslativo nel registro delle imprese costituiva adempimen-
to necessario ai fini dell’opponibilità dello stesso. Il D.L. 185/2008, conv. in L. 2/2009, ha modifica-
to l’art. 2470 c.c., attribuendo efficacia nei confronti della società al deposito dell’atto di trasferi-
mento di proprietà delle quote di s.r.l. nel registro delle imprese. Il decreto anticrisi, infatti, ha
abrogato nelle sole s.r.l. il libro dei soci.
Il D.L. 112/2008, conv. in L. 133/2008 ha previsto che ai fini del trasferimento di quote di s.r.l., in
alternativa al notaio, ci si potrà rivolgere ai dottori commercialisti. L’atto di trasferimento può esse-
re sottoscritto con firma digitale e depositato entro 30 giorni presso l’Ufficio del registro delle im-
prese nella cui circoscrizione ha sede la società alle cui quote ci si riferisce.
L’introduzione di questa novità da parte del D.L. 112/2008 aveva suscitato un acceso dibattito
con particolare riferimento alla portata derogatoria o meno della stessa rispetto al 2° comma
dell’art. 2470 c.c. che prevede il deposito dell’atto di trasferimento della proprietà delle quote pres-
so il registro delle imprese a cura del notaio. Secondo alcuni, infatti, sussisterebbe la competenza
concorrente del notaio e dei detti intermediari al deposito presso il registro delle imprese; secon-
do la dottrina maggioritaria e parte della giurisprudenza sarebbe, invece, comunque necessario
che l’atto di trasferimento rivesta la forma notarile ai fini dell’iscrizione nel registro delle imprese e
della relativa opponibilità alla società della cessione di quota sociale.
La L. 183/2011 (Legge di stabilità per il 2012) ha dato un’interpretazione autentica, chiarendo
una volta e per tutte che nel caso di trasferimento di quote di s.r.l. con atto sottoscritto digital-
mente non è necessario l’intervento del notaio.
Differenze
La partecipazione azionaria non si distingue dagli altri tipi di partecipazioni sociali per il solo fatto
di poter essere incorporata in titoli documentali, ma vi sono anche differenze di carattere sostan-
ziale.
La prima differenza consiste nell’autonomia delle singole partecipazioni e nella spersonalizzazione
della partecipazione rispetto al suo titolare.
Il capitale sociale, infatti, viene suddiviso in un determinato numero di azioni, ciascuna delle quali
ne rappresenta una frazione identica rispetto a tutte le altre.
Questo non significa che tutti i soci si trovino nella stessa situazione, infatti, è un fenomeno natu-
rale della s.p.a. che uno stesso socio divenga titolare di più azioni.
In tutti gli altri tipi di società, la quota è misurata per la sua dimensione globale di investimento nel
capitale, mentre, nella società per azioni, si procede all’inverso, suddividendo il capitale sociale,
nominalmente indicato nello statuto, in frazioni uguali, ciascuna delle quali rappresenta un’azione.
La differenza concettuale rispetto alle quote di s.r.l., quindi, sta nel fatto che il socio di una s.p.a. non
detiene un’unica partecipazione sociale ma un determinato numero di azioni, ciascuna delle quali
autonoma nei confronti delle altre. Il socio di una s.r.l., invece, è titolare di un’unica quota che rap-
presenta una frazione del capitale sociale in misura che può essere diversa da socio a socio.
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In caso di mancata esecuzione dei conferimenti o di scadenza od inefficacia della polizza as-
sicurativa o della garanzia bancaria — salvo che il socio le sostituisca con il corrispondente in dana-
ro (art. 2466 c.c.):
— gli amministratori, dopo trenta giorni dalla diffida al socio moroso, possono promuovere l’azione
per l’esecuzione del conferimento;
— in alternativa, offrono le azioni agli altri soci (in proporzione della loro partecipazione) per un cor-
rispettivo non inferiore ai conferimenti ancora dovuti;
— in mancanza di offerte, procedono alla vendita all’incanto;
— qualora non vi siano compratori, il socio moroso viene escluso e il capitale sociale ridotto in cor-
rispondenza.
Ipotesi convenzionali CC In tal caso nel contratto sociale saranno indicate ipotesi e modalità.
Il recesso non può essere esercitato e, se già esercitato, è privo di efficacia, se la società revoca
la delibera che lo legittima ovvero se è deliberato lo scioglimento della società.
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Significativa novità della riforma del diritto societario è l’introduzione di un’apposita disciplina dei
finanziamenti dei soci, finalizzata a regolamentare i diffusi fenomeni di sottocapitalizzazione del-
le società che operano con rilevanti finanziamenti a titolo di capitale di prestito da parte dei soci.
Tali finanziamenti sono spesso dei veri e propri conferimenti che i soci classificano come finanzia-
menti per esercitare, in sede di rimborso, gli stessi diritti degli altri creditori sociali, laddove, inve-
ce, il rischio della mancata restituzione del conferimento deve gravare sul socio, dopo il soddisfa-
cimento dei terzi creditori.
12.1 • Invalidità delle deliberazioni assembleari e loro impugnativa (art. 2479ter c.c.)
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Come già previsto per le s.p.a., anche l’organo di controllo delle s.r.l. è stato oggetto di modifica
dapprima con la L. 183/2011 (Legge di stabilità per il 2012) e poi con il D.L. 5/2012 (decreto sem-
plificazioni), conv. in L. 35/2012.
Fino all’entrata in vigore della L. 183/2011, l’art. 2477 c.c. prevedeva la disciplina del collegio sin-
dacale e della revisione legale dei conti in linea con la tradizione giuridica del nostro ordinamento, che
riconosceva nella pluripersonalità e nella collegialità i caratteri essenziali dell’organo di controllo del-
le società di capitali. Con l’entrata in vigore della L. 183/2011 il collegio sindacale è stato sostituito dal
sindaco unico, sebbene la disciplina sia rimasta immutata in quanto la modifica si è limitata a sosti-
tuire la parola «collegio sindacale» con la parola «sindaco».
Da ultimo, il D.L. 5/2012, conv. in L. 35/2012, è nuovamente intervenuto sull’art. 2477 c.c., modi-
ficando sia la disciplina dei controlli facoltativi sia quella dei controlli obbligatori.
Con riguardo alle ipotesi in cui i controlli nelle s.r.l. sono obbligatori (ipotesi che sono rimaste
invariate in questi interventi di riforma) è precisato che:
— occorre procedere alla nomina non più di un sindaco unico (come previsto con la L. 183/2011) ma
dell’organo di controllo o del revisore;
— nel caso di nomina dell’organo di controllo (anche monocratico) si applicano le disposizioni sul
collegio sindacale previste per la s.p.a. (nuovo 5° comma. art. 2477 c.c.);
— dal nuovo co. 5 dell’art. 2477 c.c. deriva che sarà la società stessa (quando abbia un capitale so-
ciale pari o superiore a 120.000 euro; quando superi i limiti per la redazione del bilancio in forma
abbreviata; quando sia tenuta alla redazione del bilancio consolidato o quando controlli una so-
cietà a sua volta obbligata alla revisione legale dei conti) a stabilire nell’atto costitutivo a qua-
li controlli sottoporsi. Essa potrà scegliere se nominare un organo di controllo (unipersonale)
che svolga le funzioni di sindaco con annesse funzioni di revisione legale dei conti oppure se no-
minare esclusivamente un revisore, delegato ai controlli contabili.
La società a responsabilità limitata è una società di capitali preordinata al fine di fornire, alle im-
prese sociali di ridotte dimensioni, uno schema societario che permetta di fruire del beneficio del-
la responsabilità limitata.
La disciplina giuridica è la seguente:
— norme «proprie» dello specifico tipo di società;
— norme «dettate» per la s.p.a. e riprodotte estesamente per la s.r.l.;
— richiami a singole norme dettate per la s.p.a.
Nella s.r.l. la quota è la misura della partecipazione di un soggetto alla società.
Caratteri sono la trasferibilità e la divisibilità.
I soci della s.r.l. hanno i seguenti diritti di partecipazione all’amministrazione della società:
— diritto di intervento all’assemblea;
— diritto di voto.
Invece, appartengono alla categoria dei diritti di partecipazione patrimoniale:
— il diritto agli utili e il diritto alla quota di liquidazione, entrambi in proporzione al conferimento,
salvo diversa disposizione;
— il diritto di opzione sulle nuove quote per le ipotesi di aumento del capitale sociale.
Quanto agli obblighi dei soci, esistono differenze con la s.p.a. solo per quanto riguarda il manca-
to versamento dei conferimenti da parte del socio. Infatti: gli amministratori possono diffidare il so-
cio moroso ad eseguire il pagamento in 30 giorni; se non paga, gli amministratori possono vende-
re, per suo conto ed a suo rischio, la quota con trattativa privata e diritto di prelazione dei conso-
ci; se il tentativo fallisce, la quota è venduta all’incanto; se le vendite sono infruttuose, gli ammini-
stratori possono escludere il socio, trattenere le somme riscosse e ridurre il capitale sociale.
Sono organi sociali di una s.r.l. l’assemblea, gli amministratori e l’organo di controllo.
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1 Caratteri generali
Nozione: sono quelle società (società cooperative e società di mutua assicurazione) che agiscono
per il perseguimento di uno scopo mutualistico, caratterizzate da un particolare tipo di organizzazione e
che, per la loro funzione sociale, godono di agevolazioni di varia natura e sono assoggettate a specifici
controlli. Lo scopo mutualistico è l’intento di fornire beni, servizi od occasioni di lavoro direttamente ai
membri dell’organizzazione a condizioni più vantaggiose di quelle che otterrebbero dal mercato.
Osservazioni
Quanto alla natura giuridica delle società cooperative e delle mutue assicuratrici, secondo parte
della dottrina (Ascarelli) trattasi di associazioni in senso stretto.
Secondo altri autori (Messineo, Ferri) trattasi di vere e proprie società.
2 Società cooperative
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L’art. 2513 c.c. definisce il criterio della prevalenza, prevedendo un raffronto numerico tra vari in-
dici di riferimento: sostanzialmente tale requisito è rispettato quando l’attività mutualistica con i soci
sia superiore alla metà dell’intera attività svolta dalla società.
La L. 99/2009 ha introdotto l’obbligo per la società cooperative, ai fini della dimostrazione dei re-
quisiti di cui all’art. 2513, di comunicare ogni anno le notizie di bilancio all’amministrazione presso la
quale è tenuto l’albo delle società cooperative. L’omessa comunicazione comporta l’applicazione del-
la sanzione amministrativa della sospensione semestrale di ogni attività dell’ente, intesa come divie-
to di assumere nuove eventuali obbligazioni.
Osservazioni
La L. 99/2009 (cd. Legge sviluppo) ha aggiunto un terzo requisito oltre al capitale variabile e allo
scopo mutualistico: quello dell’iscrizione all’albo delle società cooperative, che assume valore
costitutivo della qualifica di cooperativa, in aggiunta all’iscrizione nel registro delle imprese. Vie-
ne specificato, inoltre, che sarà sufficiente presentare la comunicazione unica all’ufficio del regi-
stro delle imprese presso la camera di commercio (introdotta dalla L. 40/2007) per determinare
l’automatica iscrizione all’albo delle società cooperative.
2.3.1 • Caratteri
La misura della partecipazione dei soci è rappresentata da quote o da azioni nominative. Il valo-
re nominale di ciascuna azione o quota non può essere inferiore a venticinque euro né, per le sole
azioni, superiore a cinquecento euro.
Ove la legge non preveda diversamente, nelle società cooperative nessun socio può avere una
quota superiore a centomila euro, né tante azioni il cui valore nominale superi tale somma.
L’atto costitutivo può prevedere l’emissione di strumenti finanziari, secondo la disciplina previ-
sta per le società per azioni.
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Differenze
I soci sovventori sono una categoria speciale di soci (istituita per le cooperative, con la L.
59/1992), ai quali gli statuti possono riconoscere condizioni di favore nella ripartizione degli utili.
La loro partecipazione nasce dall’esigenza di aumentare il capitale di rischio. Svolgono una attivi-
tà di controllo sull’operato degli altri soci. Infine, possono essere nominati amministratori, ma la
maggioranza degli amministratori deve essere costituita da soci cooperatori.
La L. 142/2001 ha attuato una revisione della legislazione in materia cooperativistica, con partico-
lare riferimento alle cd. cooperative di lavoro, nelle quali il rapporto mutualistico abbia ad ogget-
to la prestazione di attività lavorative da parte del socio.
I soci lavoratori concorrono alla gestione dell’impresa partecipando alla formazione degli organi so-
ciali e alla definizione della struttura di direzione e conduzione dell’impresa; partecipano alla elabora-
zione di programmi di sviluppo e alle decisioni concernenti le scelte strategiche, nonché alla realizza-
zione dei processi produttivi dell’azienda. Inoltre, contribuiscono alla formazione del capitale sociale
e partecipano al rischio d’impresa, ai risultati economici ed alle decisioni sulla loro destinazione. Infi-
ne, mettono a disposizione le proprie capacità professionali anche in relazione al tipo e allo stato dell’at-
tività svolta, nonché alla quantità delle prestazioni di lavoro disponibili per la cooperativa stessa.
Il socio lavoratore di cooperativa stabilisce con la propria adesione o successivamente all’instau-
razione del rapporto associativo un ulteriore e distinto rapporto di lavoro, in forma subordinata
o autonoma o in qualsiasi altra forma, ivi compresi i rapporti di collaborazione coordinata non oc-
casionale, con cui contribuisce comunque al raggiungimento degli scopi sociali.
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3.1 • Generalità
Nozione: è una società esercente attività assicurativa nella quale il socio ha diritto alla prestazio-
ne dell’assicurazione per il solo fatto di aver aderito alla società.
Vi è un nesso inscindibile fra la qualità di socio e di assicurato.
CC Scopo mutualistico.
CC La qualità di socio si acquista assicurandosi presso la società, e si per-
Caratteri
de con l’estinguersi dell’assicurazione (art. 2546 c.c.).
CC Responsabilità limitata.
Tipi
•• I soci si obbligano a pagare pro quota
CC Mutue assicuratrici a ripar-
le indennità dovute, di volta in volta, sen-
tizione
za costituire un patrimonio sociale.
3.3 • Disciplina
Sono soggette alle autorizzazioni, alla vigilanza e agli altri controlli stabiliti dalle leggi speciali
sull’esercizio dell’assicurazione e sono regolate dalle norme stabilite per le società cooperative, in
quanto compatibili.
4 Cooperative sociali
Le cooperative sociali — secondo la nozione fornita dalla L. 381/1991 — hanno lo scopo «di per-
seguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei citta-
dini». Tale scopo può realizzarsi sia attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi, sia at-
traverso lo svolgimento di attività diverse finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
Differenze
Le cooperative di servizi sociali, ossia cooperative di produzione e lavoro, sono costituite da soci
lavoratori qualificati professionalmente, che offrono i loro servizi al pubblico o all’ente pubblico.
Le cooperative integrate sono cooperative di produzione e lavoro che hanno un’elevata percen-
tuale di soci portatori di handicap.
Infine, le cooperative di solidarietà sociale, che non perseguono uno scopo occupazionale, sono
finalizzate invece ad offrire un servizio di tipo socio-sanitario non soltanto ai soci.
Il D.Lgs. 24-3-2006, n. 155 disciplina le cd. «imprese sociali» che sono organizzazioni private
senza scopo di lucro che esercitano in via stabile e principale un’attività economica di produzione o
di scambio di beni o di servizi di utilità sociale, diretta a realizzare finalità di interesse generale.
La previsione di una disciplina ad hoc per l’impresa sociale risponde alle esigenze di regolamen-
tare il fenomeno del cd. «terzo settore»: tale locuzione indica l’insieme di soggetti che operano secon-
do logiche e meccanismi che non appartengono né alla sfera pubblica (lo Stato), né a quella privata
(il mercato o l’impresa).
Il 24 gennaio 2008 sono stati firmati dal Ministro dello sviluppo economico e della solidarietà socia-
le quattro decreti che concludono l’iter normativo per l’attuazione del D.Lgs. 155/2006 disciplinando,
tra l’altro, gli adempimenti pubblicitari del Registro delle imprese cui sono tenute le imprese sociali.
I quattro decreti riguardano, rispettivamente: la qualificazione dei ricavi per rientrare nell’ambito
dell’impresa sociale; le linee-guida per le modalità relative a operazioni di trasformazione, fusione,
scissione e cessione dell’impresa; le linee-guida per redigere il bilancio sociale (che, in base alla leg-
ge delega, per questa nuova forma giuridica diventa obbligatorio) e l’elenco degli atti e documenti da
depositare al Registro delle imprese.
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1 Caratteri generali
2 Cause di scioglimento
•• Impossibilità di funzionamento o
continuata inattività dell’assemblea.
•• Dichiarazione di nullità della società.
•• Riduzione del capitale al di sotto del
CC Per tutte le società di capitali minimo legale (salvo il disposto de-
gli artt. 2447 e 2482ter c.c.).
•• Impossibilità di liquidare la quota del
socio receduto.
•• Le altre cause previste dalla legge.
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Cause di scioglimento
specifiche •• Perdita dell’intero capitale sociale.
•• Atto dell’autorità governativa conse-
guente ad un giudizio sfavorevole sul
raggiungimento degli scopi della so-
CC Per le società cooperative cietà.
•• Riduzione del numero dei soci al di
sotto di quello stabilito dalla legge se
non viene integrato nel termine mas-
simo di un anno.
4 Il procedimento di liquidazione
Con il verificarsi di una causa di scioglimento la società entra nella fase di liquidazione; la socie-
tà continua ad esistere, ma con la nuova finalità di rendere disponibile il patrimonio sociale e consen-
tire il pagamento dei debiti e la divisione fra i soci del residuo attivo.
5 I liquidatori
Pagati tutti creditori, posso- CC Nella società semplice l’attivo residuo è distribuito ai soci come
no procedere alla ripartizio- rimborso dei conferimenti e l’eventuale eccedenza è ripartita fra di
ne dell’attivo residuo loro in misura della loro partecipazione ai guadagni.
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6 Il momento estintivo
Completato il procedimento liquidativo sussiste un ulteriore obbligo a carico dei liquidatori, cioè
quello di chiedere la cancellazione della società dal Registro delle imprese. Con la cancellazione, la
società si estingue.
Dopo la cancellazione, i creditori sociali rimasti eventualmente insoddisfatti potranno sempre agi-
re (art. 2495 c.c.):
— contro i soci: fino alla concorrenza delle somme da questi riscosse in base al bilancio finale di li-
quidazione;
— contro i liquidatori: qualora il mancato pagamento sia dipeso da loro colpa.
Osservazioni
Con la sentenza del 22-2-2010, n. 4062 la Corte di Cassazione è intervenuta a ricomporre un con-
trasto giurisprudenziale, riconoscendo alla cancellazione efficacia costitutiva per le sole società
di capitali, mentre alla cancellazione delle società di persone va riconosciuta mera efficacia dichia-
rativa, come tale opponibile ai creditori che agiscono contro i soci.
Appare opportuno ricordare, in materia, che — nelle ipotesi di chiusura del fallimento di una socie-
tà di capitali — non si verifica l’estinzione della stessa qualora il fallimento si chiuda:
— per l’integrale pagamento dei creditori e delle spese della procedura fallimentare;
— per concordato fallimentare;
— per cessazione della massa passiva.
— La società può in ogni momento revocare lo stato di liquidazione con deliberazione dell’assem-
blea presa con le maggioranze richieste per le modificazioni dell’atto costitutivo o dello statuto e
previa eliminazione della causa di scioglimento.
— La deliberazione è soggetta al regime pubblicitario previsto per le deliberazioni contenenti modi-
fiche dell’atto costitutivo o dello statuto.
— La revoca ha effetto solo dopo 60 giorni dall’iscrizione nel Registro delle imprese della relativa de-
liberazione, se non vi sono opposizioni, salvo che consti il consenso dei creditori della società o
il pagamento dei creditori che non hanno dato il consenso.
Il prodursi di una causa di scioglimento non determina automaticamente l’estinzione della società.
Ciò che si verifica è un sostanziale cambiamento dello scopo sociale, in quanto, alla finalità di svol-
gere un’attività economica, si sostituisce quella di ripartire tra i soci i guadagni realizzati, insieme
al rimborso dei conferimenti effettuati.
Ai sensi dell’art. 2484 c.c., le società di capitali si sciolgono per:
— decorso del termine;
— conseguimento dell’oggetto sociale o per sopravvenuta impossibilità di conseguirlo;
— impossibilità di funzionamento o per la continuata inattività dell’assemblea;
— riduzione del capitale al disotto del minimo legale, salvo quanto disposto dall’art. 2447 c.c.;
— deliberazione dell’assemblea;
— altre cause previste dall’atto costitutivo.
Le società si sciolgono, inoltre, per le altre cause previste dalla legge.
Al verificarsi di una causa di scioglimento la società entra nel cd. «stato di liquidazione»: gli ammi-
nistratori hanno anzitutto l’obbligo di prendere i provvedimenti necessari per la liquidazione: nelle
società di persone essi convocano l’assemblea per la nomina dei liquidatori se non sono già stati
nominati nel contratto sociale; nelle altre società essi devono convocare l’assemblea per la nomi-
na dei liquidatori e per le altre deliberazioni necessarie alla liquidazione.
Il procedimento di liquidazione si articola in due fasi: estinzione dei debiti e ripartizione dell’attivo.
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1 La trasformazione
Nozione: si ha trasformazione di un ente o di una società qualora lo stesso assuma un tipo di or-
ganizzazione sociale diverso da quello originario di cui all’atto di costituzione.
La trasformazione può avere luogo anche in pendenza di procedura concorsuale, purché non vi
siano incompatibilità con le finalità o lo stato della stessa (art. 2499 c.c.).
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Trasformazione eterogenea:
Si parla di trasformazione eterogenea quando la trasformazione comporta il mutamento dello
scopo dell’ente (es.: da lucrativo in mutualistico).
La trasformazione eterogenea ha effetto dopo 60 giorni dall’ultimo degli adempimenti pubblicitari
contemplati dal secondo comma dell’art. 2500 c.c., se i creditori entro detto termine non abbiano pro-
posto opposizione, salvo che consti il consenso dei creditori stessi o il pagamento di quelli che non
hanno dato il consenso.
2 La fusione
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Osservazioni
Quello esaminato costituisce il contenuto necessario o minimo: quindi è consentito agli amministra-
tori di inserire nel progetto dati ed informazioni ulteriori rispetto a quelli specificamente previsti.
La fusione deve essere deliberata da ciascuna delle società che vi partecipano mediante appro-
vazione del relativo progetto.
Al socio che non abbia consentito alla fusione e non abbia partecipato alla relativa deliberazione
è riconosciuto il diritto di recedere dalla società. Le deliberazioni di fusione, unitamente ai documenti
anzidetti, devono essere depositate per l’iscrizione nel Registro delle imprese.
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Osservazioni
Con il D.Lgs. 108/2008 è stata attuata, nel nostro ordinamento, la direttiva 2005/56/CE relativa alle fu-
sioni transfrontaliere delle società di capitali, con l’obiettivo di facilitare la realizzazione di fusioni
transfrontaliere tra diversi tipi di società di capitali soggette alle legislazioni di Stati membri diversi.
Per fusione transfrontaliera, quindi, si intende la fusione tra società italiane e società di altro stato
comunitario, in cui la società che risulta dalla fusione sia una società italiana o di altro stato comu-
nitario.
Il decreto trova applicazione nei confronti di:
— fusioni di società di capitali costituite in conformità alla legislazione di uno Stato membro e aven-
ti la sede sociale, l’amministrazione centrale o il centro di attività principale nella Comunità, a
condizione che almeno due di esse siano soggette alla legislazione di Stati membri diversi;
— fusioni transfrontaliere qualora la legislazione di almeno uno degli Stati membri interessati con-
senta che il conguaglio in contanti (eventualmente assegnato ai soci delle società incorporate
o estinte) superi il 10 per cento del valore nominale o, in mancanza, della parità contabile dei
titoli o delle quote che rappresentano il capitale della società risultante dalla fusione.
Una SICAV può partecipare ad una fusione solo se la società risultante dalla fusione è una SICAV
o una società di gestione. In generale si applica la disciplina ordinaria in quanto compatibile, con
la precisazione che il progetto di fusione deve essere preventivamente autorizzato dalla Banca
d’Italia, sentita la Consob.
Il D.Lgs. 108/2008 ha previsto, in via generale, l’applicabilità della disciplina delle fusioni contenu-
ta nel codice civile.
3 La scissione
La scissione può essere totale: in tale ipotesi la società originaria (che si estingue) assegna tut-
to il suo patrimonio ad almeno due altre società, sicché i soci della società originaria cessano di
essere tali per divenire soci delle società assegnatarie. Nella scissione parziale, invece, la so-
cietà originaria (che perdura) assegna parte del suo patrimonio ad una o più altre società, sicché
i soci della società originaria rimangono tali pur divenendo anche soci di una o più delle società
beneficiarie. Sia nella scissione totale che in quella parziale le società beneficiarie possono esse-
re preesistenti alla scissione, ed in tal caso si parlerà di «scissione per incorporazione», oppure
possono esser di nuova costituzione, ed in tal caso si parlerà di «scissione in senso stretto».
CC Deve essere iscritto nel Registro delle imprese dei luoghi dove hanno
sede le società partecipanti.
CC Gli amministratori di ciascuna società partecipante devono predisporre
un’apposita situazione patrimoniale nonché una relazione che illustri i
profili giuridici ed economici della scissione (redatta a norma dell’art.
2501quinquies c.c.), salvo che i soci all’unanimità esonerino l’organo
amministrativo dalla preparazione di tali documenti.
CC Deve essere altresì redatta una relazione degli esperti a norma dell’art.
2501sexies c.c., salvo il caso della scissione vera e propria in cui l’at-
Disciplina tribuzione avvenga in base ad un criterio strettamente proporzionale.
Anche per la scissione, a seguito dell’intervento del D.Lgs. 147/2009,
gli esperti non hanno l’obbligo di redigere tale relazione qualora vi sia
il consenso unanime dei soci di tutte le società partecipanti alle opera-
zioni di scissione.
CC Nella scissione con costituzione di una o più società, per la quale il co. 3
dell’art. 2506ter c.c. già prevede che la relazione degli esperti non deb-
ba essere redatta, il D.Lgs. 123/2012 dispone che non sono da predi-
sporre né la relazione dell’organo amministrativo né la situazione patri-
moniale.
• 167
✃
Quanto agli effetti, l’art. 2506quater c.c. prevede che essi si producano dall’ultima delle iscrizioni
dell’atto di scissione nell’Ufficio del Registro delle imprese in cui sono iscritte le società beneficiarie,
adempimenti che possono essere effettuati da qualunque società beneficiaria.
Può essere tuttavia stabilita una data successiva, tranne che nel caso di scissione mediante co-
stituzione di società nuove.
Ciascuna società è solidalmente responsabile, nei limiti del valore effettivo del patrimonio netto ad
essa assegnato o rimasto, dei debiti della società scissa non soddisfatti dalla società cui fanno carico.
Nozione: è il contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o il trasferi-
mento di altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo (art. 1470 c.c.).
• 171
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Capitolo 26 - La compravendita
Osservazioni
La garanzia per evizione, assieme alla garanzia per vizi occulti, costituisce, per la dottrina domi-
nante, un elemento naturale del negozio, cioè una clausola tacita e imprescindibile a cui le parti
sono sempre sottoposte.
Osservazioni
Sulla natura giuridica vi sono numerose teorie: impossibilità originaria dell’oggetto (Martora-
no); inadempimento contrattuale (Rubino, Bianca); speciale responsabilità contrattuale per og-
gettiva inattuazione o imperfetta attuazione dell’effetto traslativo, derivante da anomalie preesisten-
ti alla vendita (Luminoso).
• 173
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Capitolo 26 - La compravendita
•• Il prezzo normalmente praticato dal vendi-
tore, se si tratta di cose che il venditore ven-
CC Non determinato: le de abitualmente.
parti non lo hanno de-
•• Il prezzo dei listini o delle mercuriali, se si
terminato convenzio-
Il prezzo può essere tratta di cose che hanno un prezzo di bor-
nalmente, in tal caso
sa o di mercato.
si applica (art. 1474
c.c) • • Il prezzo fissato da un terzo nominato dal
Presidente del Tribunale, se le parti si sono
riferite al giusto prezzo.
CC Il contratto deve essere sempre redatto in forma scritta (art. 1350 c.c.).
Caratteristiche CC È prescritta una peculiare pubblicità del contratto, che si attua con la tra-
scrizione nei registri immobiliari (art. 2643 c.c.).
La vendita di cose mobili non richiede una forma ad substantiam, ma è circondata da una serie di
garanzie. Infatti:
— il rapporto deve avere una pronta esecuzione;
— le irregolarità devono essere rapidamente accertate;
— le conseguenze di una eventuale inadempienza devono essere immediatamente liquidate.
Vi sono casi in cui la vendita ha efficacia meramente obbligatoria: non trasferisce immediatamen-
te la proprietà della cosa, ma obbliga il venditore a trasferire successivamente la cosa medesima.
Osservazioni
Varie teorie sono state sostenute, in dottrina, in ordine alla natura giuridica della vendita obbliga-
toria. La dottrina prevalente (COTTINO, GRECO, MIRABELI, RUBINO) inquadra il negozio nello
schema contrattuale della compravendita, rilevando la perfetta compatibilità con tale schema del
differimento degli effetti traslativi.
CC Vendita alternativa.
CC Vendita di cosa generica.
CC Vendita a termine di cose non determinate (titoli di credito).
Ipotesi
CC Vendita di cosa futura.
CC Vendita di cose altrui.
CC Vendita a rate con riserva di proprietà.
• 175
✃
Capitolo 26 - La compravendita
Una forma particolare di vendita di cose generiche è la vendita a termine di titoli di credito non de-
terminati, ma indicati solo con riferimento ad una specie o quantità.
Osservazioni
Quanto alla natura giuridica, secondo parte della dottrina si tratterebbe di un contratto perfetto
ab initio, avente per oggetto una res in fieri.
Secondo altra dottrina sarebbe, invece, un contratto non ancora perfetto, ossia un contratto in via
di formazione che si perfeziona con il venire ad esistenza della cosa.
CC È una vendita avente ad oggetto una cosa che, al momento della stipu-
lazione del contratto non appartiene al venditore, ma fa parte del patri-
monio di un terzo.
CC Fa sorgere l’obbligo, in capo al venditore, di procurarsi la cosa e conse-
gnarla al compratore.
CC Il compratore diventa proprietario nel momento in cui il venditore acqui-
sta la proprietà del bene.
Caratteristiche
•• Se il compratore era consapevole dell’altruità
della cosa, non avrà diritto alla risoluzione del
contratto, ma solo al risarcimento dei danni
CC In caso di mancato ac- conseguenti all’inadempimento.
quisto del bene da
parte del venditore
•• Se il compratore era in buona fede avrà dirit-
to alla risoluzione del contratto per inadempi-
mento.
Sulla natura giuridica di tale tipo di vendita sono sorte numerose teorie. Teoria della proprietà ri-
solubile: l’acquirente sarebbe titolare di un diritto di proprietà risolubile, mentre il venditore avreb-
be un’aspettativa al riacquisto della cosa. Teoria della doppia proprietà (Comporti): il comprato-
re sarebbe proprietario con riserva di pagamento; il venditore sarebbe titolare di un diritto di pro-
prietà a garanzia del prezzo. Teoria della proprietà del compratore (Bianca): questi acquistereb-
be la proprietà del bene fin dalla conclusione del contratto, mentre il venditore sarebbe soltanto ti-
tolare di un diritto reale di garanzia. Teoria della vendita sottoposta a condizione sospensiva (Re-
scigno): il negozio traslativo sarebbe sottoposto alla condizione sospensiva dell’integrale paga-
mento del prezzo. Teoria della vendita obbligatoria (Cottino, Rubino): il negozio ha effetti ob-
bligatori immediati ed effetti reali differiti. Teoria della vendita con effetto traslativo della proprietà
rinviato: dalla quale il compratore consegue medio tempore una posizione reale complessa (dirit-
to reale limitato di godimento e aspettativa reale di acquisto della proprietà) (Luminoso).
Osservazioni
Sono tipi di contrattazione che sono differenziati dal modello tipico della vendita in quanto ca-
paci di ridurre i tempi, i modi e i costi della contrattazione e quindi di aumentare il numero degli
scambi e, di conseguenza, i ricavi e le occasioni di guadagno (Luminoso).
Osservazioni
Per alcuni autori l’acquirente entra in possesso del bene al momento dell’apprensione. Per altri, al
momento del pagamento.
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Capitolo 26 - La compravendita
CC Si effettua a mezzo di dimostratori incaricati o direttamente dall’im-
prenditore.
CC Ai sensi dell’art. 19 del D.Lgs. 114/1998 (modificato da ultimo dal
D.Lgs. 59/2010, come modif. dal D.Lgs. 147/2012) nella segnala-
zione certificata di inizio attività deve essere dichiarata la sussi-
Vendita a domicilio stenza dei requisiti previsti dall’art. 5 del D.Lgs. 114/1998 e il set-
(door to door) tore merceologico. Inoltre, l’elenco degli incaricati deve essere co-
municato all’autorità di P.S. e gli stessi, in possesso dei citati re-
quisiti di onorabilità prescritti per l’esercizio dell’attività di vendita,
devono essere dotati di un apposito tesserino di riconoscimento.
A tali vendite si applicano le disposizioni del Codice del consumo
(D.Lgs. 206/2005 e successive modificazioni) relative ai contratti
negoziati fuori dai locali commerciali.
La disciplina è stata parzialmente modificata dal D.Lgs. 146/2007 (relativo alle pratiche commer-
ciali scorrette), nonché dal D.Lgs. 221/2007 (cd. decreto correttivo al Codice del consumo), i quali han-
no altresì previsto:
— nel caso in cui il consumatore riceva una fornitura non richiesta, non è tenuto ad alcuna prestazione
corrispettiva e, in ogni caso, l’assenza di risposta non implica consenso del consumatore;
— ogni fornitura non richiesta costituisce pratica commerciale scorretta, ai sensi delle disposizioni
dello stesso decreto.
Infine, sulla disciplina è intervenuto il D.Lgs. 59/2010, modificato dal D.Lgs. 147/2012 (decreto
correttivo), il quale, anche modificando l’art. 18 del D.Lgs. 114/1998, ha previsto che tali tipologie di
vendita siano soggette a segnalazione certificata di inizio attività da presentare presso lo sportel-
lo unico per le attività produttive del comune nel quale l’esercente, persona fisica o giuridica, intende
avviare l’attività.
• 179
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Capitolo 26 - La compravendita
CC Ai sensi del D.Lgs. 146/2007 •• Nel caso in cui il consumatore riceva una
(relativo alle pratiche com- fornitura non richiesta, non è tenuto ad al-
merciali scorrette), nonché cuna prestazione corrispettiva e, in ogni
del D.Lgs. 221/2007 (cd. de- caso, l’assenza di risposta non implica con-
Disciplina creto correttivo al codice del senso del consumatore.
consumo), è altresì previsto •• Ogni fornitura non richiesta costituisce pra-
che tica commerciale scorretta, ai sensi delle
disposizioni dello stesso decreto.
Vendita con riserva di gradi- CC Tale vendita non si perfeziona fino a quando il gradimento del com-
mento (art. 1520 c.c.) pratore non viene comunicato al venditore.
Osservazioni
Discussa è la natura giuridica. L’opinione prevalente la considera un’opzione. Altri parlano di ne-
gozio sottoposto a condizione sospensiva meramente potestativa. Altri di semplice proposta con-
trattuale.
Nozione: il venditore si riserva il diritto di riacquistare la proprietà della cosa venduta entro un ter-
mine stabilito, mediante la restituzione del prezzo e delle spese sostenute dal compratore (art. 1500
c.c.).
Gli articoli 128-135 del D.Lgs. 206/2005 (Codice del consumo)disciplinano taluni aspetti dei con-
tratti di vendita e delle garanzie concernenti i beni di consumo.
•• Vendita.
•• Permuta.
•• Somministrazione.
Ambito di applicazione CC Contratti •• Appalto.
•• D’opera.
•• Altri contratti di fornitura di beni di con-
sumo da fabbricare o produrre.
• 181
✃
Capitolo 26 - La compravendita
•• Consumatore.
CC Soggetti •• Venditore.
•• Produttore.
In sintesi
La compravendita è un contratto avente per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o
di un altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo. Si tratta di un contratto consensuale, traslativo,
a titolo oneroso, sinallagmatico, commutativo.
L’accordo tra le parti si perfeziona con lo scambio di proposta ed accettazione (art. 1326 c.c.), an-
che se nella pratica commerciale sono diffuse modalità di conclusione del contratto diverse dallo
schema classico della proposta seguita dall’accettazione (es.: vendita a prelievo diretto, acquisto
di beni a mezzo di distributori automatici ecc.).
I principali obblighi del venditore sono:
— consegnare la cosa al compratore;
— fargli acquistare la proprietà della cosa o il diritto, se ciò non è la conseguenza immediata del
contratto (es.: vendita di cosa altrui);
— garantire il compratore dall’evizione e dai vizi della cosa.
I corrispettivi doveri del compratore sono:
— pagare il prezzo nel luogo e per il tempo convenuto;
— saldare le spese del contratto, salvo patto contrario.
Principali figure di tale contratto sono:
— vendita alternativa;
— vendita di cosa futura;
— vendita di cosa generica;
— vendita di cosa altrui;
— vendita a rate con riserva di proprietà.
Infine, una particolare disciplina è stata introdotta dal D.Lgs. 6-9-2005, n. 206 (Codice del consumo)
per la tutela dei beni di consumo giustificata dall’esigenza di una maggior tutela del consumatore.
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✃
Capitolo 26 - La compravendita
note
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1 La permuta
Nozione: è il contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose, o di
altri diritti, da un contraente all’altro (art. 1552 c.c.).
CC Contratto consensuale.
Natura giuridica
CC Contratto ad effetti reali.
2 Il contratto estimatorio
Nozione: con tale contratto una parte (tradens) consegna una o più cose mobili all’altra (acci-
piens) e questa si obbliga a pagare il prezzo, salvo che restituisca le cose (o parte di esse) nel termi-
ne stabilito (art. 1556 c.c.). Esso trova largo uso nella pratica commerciale laddove l’acquirente è di
solito un imprenditore commerciale il quale non voglia accollarsi i rischi per un eventuale invenduto
dei beni acquistati e quindi, con tale contratto, si riserva la facoltà di restituire al fornitore quei beni
che non è riuscito a smerciare (si pensi alla vendita dei giornali).
Osservazioni
Quanto alla natura giuridica, secondo la dottrina prevalente e l’orientamento della Suprema Cor-
te, al momento della stipula del contratto estimatorio viene attribuito all’accipiens soltanto un po-
tere di disposizione sulle cose consegnate, mentre la proprietà resta al tradens fino a quando l’ac-
cipiens non le abbia vendute o trattenute presso di sé, rimanendo così obbligato a pagarne il prez-
zo (teoria del trasferimento differito).
• 185
✃
Differenze
Numerose sono le differenze del contratto estimatorio rispetto a figure affini. La compravendita, ad
esempio, è un contratto consensuale ad effetti reali; il contratto estimatorio è contratto reale.
Nella compravendita i rischi cadono generalmente sul proprietario; nel contratto estimatorio cado-
no sull’accipiens (anche se questi non è immediatamente proprietario della cosa).
Diversa, infine, è la funzione dei due istituti, in quanto il contratto estimatorio è finalizzato al suc-
cessivo trasferimento a terzi delle cose che vengono consegnate all’accipiens.
La commissione, a differenza dell’estimatorio, non è un contratto reale. Il commissionario vende le
cose in suo nome, ma per conto del committente, il quale non ne perde la disponibilità e può revo-
care l’incarico conferito al commissionario. Nel contratto estimatorio, invece, l’accipiens acquista
irrevocabilmente la disponibilità delle cose, che poi trasferirà anche nel suo interesse. Il commis-
sionario, inoltre, deve consegnare al committente lo stesso prezzo ottenuto dal terzo acquirente,
con diritto ad ottenere la provvigione. Nel contratto estimatorio, invece, l’accipiens trattiene per sé
la differenza tra il prezzo effettivo di vendita e quello da corrispondere al tradens.
3 Il riporto
Nozione: è il contratto con il quale un soggetto (riportato) trasferisce in proprietà ad altro sogget-
to (riportatore) titoli di credito di una data specie per un determinato prezzo e il riportatore assume
l’obbligo di trasferire al riportato, alla scadenza del termine stabilito, la proprietà di altrettanti titoli del-
la stessa specie, verso rimborso del prezzo, che può essere aumentato o diminuito (art. 1548 c.c.).
In sintesi
Il contratto di permuta ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose o di altri di-
ritti da un contraente all’altro (art. 1552). Trattasi di un contratto consensuale con effetti reali che
si distingue dalla vendita, poiché, invece di realizzare lo scambio di cosa contro prezzo, realizza
lo scambio di cosa contro cosa, mobile o immobile.
Si ha, invece, contratto estimatorio quando una parte (tradens, affidante) consegna determina-
te cose mobili — stimate per un certo prezzo — all’altra (accipiens, affidatario) e questa si obbli-
ga a pagarne il prezzo di stima, ma ha la facoltà di liberarsi da tale obbligo restituendo integra
la cosa entro un termine stabilito (art. 1556).
L’affidatario, pertanto, assume un’obbligazione con facoltà alternativa: si obbliga al pagamento, ma
con facoltà alternativa di restituzione.
Il riporto, infine, è il contratto col quale una parte (riportato) trasferisce in proprietà ad un’altra (ri-
portatore) titoli di credito di una data specie contro il pagamento di un prezzo; al tempo stesso il
riportatore si obbliga a trasferire al riportato altrettanti titoli della stessa specie (obbligazione di ge-
nere) verso rimborso del prezzo (che può essere anche aumentato o diminuito nella misura con-
venuta), alla scadenza di un termine ulteriore (art. 1548 c.c.).
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Nozione: è il contratto con il quale una parte si obbliga, verso il corrispettivo di un prezzo, ad ese-
guire, a favore dell’altra, prestazioni periodiche o continuative di cose (art. 1559 c.c.).
La causa del contratto è individuata nello scambio tra prestazioni (periodiche o continuative) de-
stinate al soddisfacimento di un bisogno reiterato o durevole ed un certo prezzo che ne costituisce il
corrispettivo.
2 Disciplina
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✃
Capitolo 28 - La somministrazione
3 La clausola di esclusiva e il patto di preferenza
Differenze
Anche nel contratto di somministrazione, come nella vendita, la prestazione consiste in un dare.
Esso trova, inoltre, un elemento di similitudine con la vendita obbligatoria poiché non produce l’ef-
fetto di trasferire immediatamente la proprietà, ma obbliga a trasferirla in via periodica o continua-
tiva. Si distingue però dalla vendita obbligatoria in quanto in questa la prestazione è unica, men-
tre nella somministrazione vi è una pluralità di prestazioni.
La somministrazione d’uso, come la locazione, attribuisce il godimento di determinate cose. Solo
la somministrazione, però, è caratterizzata dalla reiterazione delle prestazioni.
Il contratto di somministrazione si distingue, infine, dall’appalto perché ha per oggetto prestazioni
periodiche o continuative di cose (cioè un dare), mentre oggetto dell’appalto è il compimento di
un’opera o di un servizio (cioè un facere).
In sintesi
Con il contratto di somministrazione una parte si obbliga, verso corrispettivo di un prezzo, ad ese-
guire, a favore dell’altra, prestazioni periodiche (es.: somministrazione settimanale di foraggio per
una scuderia) o continuative (es.: erogazione di gas o di energia elettrica) di cose.
Di frequente ricorrenza nel contratto di somministrazione è la cd. clausola di esclusiva.
Rileva infine il cd. patto di preferenza, di efficacia al massimo quinquennale.
CC Contratto d’impresa.
CC Contratto a prestazioni corrispettive.
Natura giuridica
CC Contratto di durata.
CC Contratto caratterizzato generalmente dall’intuitus personae.
2 Disciplina
• 191
✃
Capitolo 29 - Il franchising
•• Aver sperimentato la propria formu-
la commerciale sul mercato prima
di costituire la rete di franchising.
•• Consegnare all’affiliato, almeno 30
gg. prima della sottoscrizione, co-
pia del contratto di affiliazione cor-
redata di ulteriore documentazione
sull’attività di affiliazione.
•• Rifornire l’affiliato dei beni previsti
CC L’affiliante ha l’obbligo di nel contratto.
•• Concedere all’affiliato la licenza
d’uso dei propri segni distintivi.
•• Fornire assistenza tecnica e com-
merciale per avviare l’impresa.
•• Fornire consulenza commerciale,
promozionale e di marketing.
•• Non effettuare discriminazioni tra
un’unità di vendita e un’altra.
Alle parti, infine, la legge impone un comportamento ispirato ai principi di correttezza, lealtà e buo-
na fede, con l’obbligo di non tacere alcuna informazione rilevante in ordine al rapporto che andranno
a costituire.
Nozione: è il contratto con il quale una parte (l’appaltatore) assume, con organizzazione di mez-
zi propri e gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio, verso il corrispettivo
di un prezzo (art. 1655 c.c.).
CC Contratto bilaterale.
CC Contratto commutativo.
CC Contratto ad esecuzione prolungata.
Natura giuridica CC Contratto concluso intuitu personae.
CC Contratto a forma libera (la forma scritta è richiesta ad substantiam
solo per i contratti di costruzione di navi o aeromobili).
CC Contratto ad effetti obbligatori.
2 Attività dell’appaltatore
• 193
✃
Capitolo 30 - L’appalto
•• I vizi devono essere denunciati dal com-
mittente entro 60 giorni dalla scoperta, a
CC L’appaltatore deve ga- pena di decadenza.
rantire per le difformità
L’appaltatore •• L’azione si prescrive in 2 anni.
e i vizi dell’opera (art.
1667 c.c.) •• Per gli immobili destinati per la loro natu-
ra a lunga durata (art. 1669 c.c.), il termi-
ne di prescrizione è di 10 anni.
CC Può apportare variazioni al progetto, purché il loro ammontare non superi il se-
sto del prezzo complessivo convenuto: in tal caso deve compensare l’appalta-
Il committente
tore per i maggiori lavori eseguiti anche se il prezzo era stato stabilito a forfait.
CC Ha un potere di controllo e di verifica nel corso di esecuzione dell’opera.
CC Deve procedere al collaudo dell’opera, appena ricevuto l’invito alla verifica da
parte dell’appaltatore; in caso di ingiustificato ritardo nel collaudo l’opera si in-
tende accettata.
4 Estinzione dell’appalto
CC Adempimento.
Cause
CC Risoluzione per inadempimento o impossibilità sopravvenuta.
Differenze
• 195
✃
Capitolo 30 - L’appalto
In sintesi
Con il contratto di appalto una parte (appaltatore) assume nei confronti della controparte (appal-
tante), con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, l’incarico di rea-
lizzare un’opera o fornire un servizio, verso corrispettivo in denaro. È un contratto consensuale,
con effetti obbligatori. L’obbligazione assunta dall’appaltatore è un’obbligazione di risultato: l’ap-
paltatore, pertanto, è inadempiente se non realizza l’opera o non esegue il servizio, ossia se non
procura all’appaltante il risultato pattuito. Il committente (o appaltante) può recedere dal contratto
in qualsiasi momento, anche senza un ragionevole motivo: egli, però, deve tenere indenne l’appal-
tatore delle spese sostenute, dei lavori eseguiti e del mancato guadagno.
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Nozione: è il contratto con il quale una parte (vettore) si obbliga, verso un corrispettivo, a trasfe-
rire persone o cose da un luogo ad un altro (art. 1678 c.c.).
•• Trasporto di persone.
CC In relazione all’oggetto
•• Trasporto di cose.
2 Trasporto di persone
2.1 • Generalità
Nozione: con la conclusione del contratto il vettore si impegna a trasportare da un luogo all’altro,
in cambio di un corrispettivo, il viaggiatore indenne e senza danni alle cose che questo reca con sé.
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✃
3 Trasporto di cose
3.1 • Generalità
Nozione: nel trasporto di cose il vettore si impegna a trasportare cose da un luogo ad un altro su
ordine del mittente e in favore di un destinatario che può essere anche lo stesso mittente.
CC È un contratto consensuale.
CC La consegna o l’affidamento rientra nell’esecuzione del contratto e
da questa deriva l’obbligo di custodia da parte del vettore.
Disciplina CC Il diritto di disporre delle cose compete al mittente, che può modifica-
re il contratto di trasporto anche in corso di esecuzione, salvo l’obbli-
go di rimborsare le spese e risarcire i danni derivanti dal contrordine
(art. 1685 c.c.).
Se rilasciati con la clausola «all’ordine», detti documenti diventano titoli di credito ed incorporano
tutti i diritti nascenti dal contratto di trasporto, potendo, altresì, essere trasferiti mediante girata del ti-
tolo.
Inoltre, il D.Lgs. 214/2008 (modificato da ultimo dal D.L. 103/2010, conv. in L. 127/2010), per quan-
to riguarda il trasporto di merci su strada, ha introdotto la «scheda di trasporto», con lo scopo di rap-
presentare agli organi di vigilanza tutti i dettagli dell’attività di autotrasporto merci per conto terzi. Sul-
la scheda devono essere annotati il vettore, il committente, il caricatore, il proprietario della merce, la
tipologia del prodotto e i luoghi di carico e scarico e deve seguire la merce per tutto il tragitto.
CC Deve compiere tutti gli atti necessari per rendere possibile l’esecu-
zione della prestazione di trasporto.
• 199
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Il legislatore, però, per evitare il danno che una situazione monopolistica comporta nei confronti
degli utenti, ha sancito due obblighi fondamentali a carico di chi esercita tale attività (art. 1679 c.c.):
— l’obbligo legale a contrarre: il concessionario, cioè, è tenuto ad accettare tutte le richieste di tra-
sporto, purché compatibili con i mezzi ordinari dell’impresa;
— la parità di trattamento: il concessionario deve stipulare il contratto con tutti i richiedenti secondo
le condizioni generali stabilite e rese note al pubblico, senza arbitrarie preferenze o precedenze.
5 I contratti di viaggio
Sono contratti sviluppatisi con il cd. turismo di massa e presentano diversa tipologia.
In sintesi
Il contratto di trasporto è il contratto con il quale un vettore si obbliga, verso un corrispettivo, a tra-
sferire da un luogo all’altro cose o persone (art. 1678 c.c.). È un contratto che ha per oggetto lo
spostamento, a rischio del vettore, di cose o persone, per via terra, mare, aria.
Per quanto riguarda il trasporto di persone, trattasi di un contratto consensuale ed oneroso che dà
vita ad una obbligazione di fare.
Nell’ipotesi di trasporto di cose si tratta di un contratto consensuale: la consegna della cosa rien-
tra, infatti, nel momento dell’esecuzione del contratto già perfetto. Le parti del contratto sono il vet-
tore ed il mittente (che è colui che richiede il trasporto) ma nella fase esecutiva assume rilievo an-
che la persona del destinatario (colui al quale le merci devono essere consegnate). Di conseguen-
za, il trasporto configura generalmente un contratto a favore del terzo (destinatario).
Infine, lo sviluppo del turismo di massa ha determinato l’affermarsi di nuove fattispecie contrattuali:
— il contratto nell’ambito del quale l’organizzatore del viaggio assume l’incarico di vettore nei
confronti del cliente (esempio tipico è la crociera nel quale vettore è la compagnia di naviga-
zione);
— il contratto di organizzazione di viaggio, nel quale l’agenzia turistica si obbliga ad offrire al
cliente trasporto, alloggio, vitto e tutto quanto necessario al viaggio (è un vero e proprio appal-
to di servizi);
— il contratto di intermediazione di viaggio, in cui l’agenzia di viaggio si impegna a procurare
al cliente un contratto di organizzazione di viaggio (in questo caso l’agenzia agisce come man-
datario senza rappresentanza);
— il contratto che prevede la vendita dei cd. pacchetti turistici, previsto da ultimo dal Codice
del turismo (D.Lgs. 79/2011).
• 201
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1 Il deposito
CC Contratto reale.
CC Contratto di durata.
1.2 • Disciplina
2 Il deposito irregolare
Nozione: è il deposito avente ad oggetto una quantità di danaro o di altre cose fungibili delle qua-
li viene concessa al depositario la facoltà di servirsi (art. 1782 c.c.).
• 203
✃
Il deposito si distingue:
— dal mutuo, che comporta il passaggio della proprietà delle cose dal mutuante al mutuatario,
sul quale non grava alcuna obbligazione di custodia, ma solo quella di restituire altrettante cose
dello stesso genere e qualità;
— dal comodato, in quanto questo è diretto al solo scopo di consentire l’uso ed il godimento del-
la cosa da parte del comodatario. La custodia da parte del comodatario ha solo un carattere
strumentale ed accessorio, mentre nel deposito essa è lo scopo stesso del contratto;
— dal mandato, in quanto il depositario non è tenuto che ad un’attività prevalentemente materiale;
— dal riporto e dal contratto estimatorio, in quanto in tali contratti la funzione traslativa è fina-
lizzata alla vendita.
Nozione: con tale contratto un’impresa assume l’obbligo di custodire presso i propri magazzini
beni mobili (di solito merci tipo grano, verdure, carbone, olio, che possono essere custoditi anche alla
rinfusa cioè immagazzinando merce della stessa qualità, ma proveniente da depositanti diversi pres-
so gli stessi locali o negli stessi recipienti) secondo lo schema del deposito regolare.
4 Il contratto di posteggio
CC Contratto atipico.
Natura giuridica CC Contratto misto di locazione di cose e di locazione d’opera, nel qua-
le le singole prestazioni rimangono collegate in funzione di uno sco-
po unitario e sono regolate dalle norme dettate per i singoli contratti.
5.2 • Disciplina
Non essendo un contratto tipico (cioè disciplinato dalla legge), la dottrina rinviene nel contratto di
albergo elementi riconducibili alla locazione, alla somministrazione, al contratto di opera.
Unico aspetto minuziosamente disciplinato è quello relativo alla responsabilità dell’albergatore
per le cose portate dal cliente in albergo.
Le norme sono inapplicabili per i danni che i clienti hanno subito ai veicoli ed alle cose in essi la-
sciati o agli animali vivi.
• 205
✃
In sintesi
Con il contratto di deposito una parte (depositario) riceve dall’altra parte contrattuale (depositan-
te) una cosa mobile con l’obbligo di custodirla e di restituirla in natura.
Il contratto di deposito si presume gratuito, salvo che dalla qualità professionale del depositario o
da altre circostanze si debba desumere una diversa volontà delle parti (art. 1767 c.c.).
Molto diffuso è il cd. contratto di deposito nei magazzini generali, edifici attrezzati per la conserva-
zione di merci anche deperibili in attesa che siano messe in circolazione.
La dottrina designa, infine, come contratto d’albergo il negozio atipico mediante il quale l’alber-
gatore si obbliga, dietro corrispettivo in danaro, ad alloggiare il cliente in uno o più locali dell’alber-
go, convenientemente mobiliati e provvisti di adeguati servizi e, di solito, a fornirgli le bevande ed
i cibi richiesti.
L’istituto ha avuto un’ampia elaborazione dottrinale, limitandosi il codice civile a regolare soltanto
l’aspetto attinente alla responsabilità dell’albergatore per le cose portate in albergo, ponendo le re-
lative norme nel contesto della disciplina dettata per il deposito (artt. 1783-1786 c.c.).
note
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1 Il mandato
CC Contratto consensuale.
CC Contratto bilaterale.
Natura giuridica CC Contratto ad effetti obbligatori.
CC Contratto di natura personale, perché si stipula intuitu personae.
CC Contratto sia oneroso che gratuito.
• 207
✃
•• È un contratto.
•• Conferisce un incarico.
CC Mandato
•• È conferito solo per il compimento di atti giuridici.
•• Riguarda il rapporto interno.
Mandato e pro-
cura sono distin- •• È negozio unilaterale recettizio.
ti •• Conferisce un potere.
•• Può essere conferita anche per il compimento
CC Procura
di attività materiali.
•• Si discute se sia causale o astratta.
•• Riguarda il rapporto esterno.
1.3 • Disciplina
2 La spedizione
• 209
✃
3 La commissione
CC È espressamente prevista
la possibilità dell’entrata del •• Il commissionario può fornire al prez-
commissionario come par- zo corrente le cose che deve compra-
te del contratto. Infatti, re.
quando la commissione ha
per oggetto l’acquisto o la • • Può acquistare per sé le cose che
vendita di titoli o merci deve vendere, salvo il diritto alla prov-
aventi un prezzo ufficiale di vigione.
mercato
Disciplina
1 L’agenzia
• 211
✃
Scioglimento
•• Alla scadenza del termine (se continua ad
essere eseguito dalle parti successivamen-
CC Il contratto di agen- te, si trasforma in contratto a tempo indeter-
zia a tempo deter- minato).
minato si scioglie •• A seguito di risoluzione per inadempimento.
•• Non è ammesso il recesso unilaterale ex art.
1750 c.c.
2 La mediazione
• 213
✃
2.3 • La provvigione
Nozione: è il corrispettivo che spetta al mediatore per l’attività svolta, posto a carico di ciascuna
delle parti intermediate.
• 215
✃
Differenze
In sintesi
L’agenzia è il contratto con cui una parte (agente) assume stabilmente l’incarico di promuovere
per conto dell’altra (preponente), verso retribuzione, la conclusione di contratti in una zona deter-
minata.
L’agente opera a proprio rischio e con organizzazione autonoma, senza vincolo alcuno di su-
bordinazione: si tratta quindi di un imprenditore commerciale o meglio di un ausiliario autonomo
dell’imprenditore preponente; può, tuttavia, assumere talvolta la figura di lavoratore parasubordi-
nato.
Elemento naturale, ma non essenziale, del contratto è il reciproco diritto di esclusiva, per il qua-
le il preponente non può, salvo patto contrario, avvalersi di più agenti nella stessa zona e l’agente
non può svolgere le stesse mansioni per ditte concorrenti nella stessa zona.
L’agente ha diritto alla provvigione per tutti gli affari conclusi durante la vigenza del contratto an-
corché non ancora eseguiti, quando l’operazione si è realizzata per effetto del suo intervento. Ha
inoltre diritto alla provvigione per gli affari conclusi dopo lo scioglimento del contratto, qualora la
conclusione degli stessi sia prevalentemente dovuta all’attività da lui svolta.
All’atto di cessazione del rapporto il preponente è tenuto a corrispondere all’agente una indenni-
tà di fine rapporto in presenza di particolari condizioni descritte dalla legge (art. 1751 c.c.).
La mediazione è il contratto con il quale una parte (mediatore) mette in relazione due o più parti
per la conclusione di un affare, senza essere stato incaricato da nessuna di esse in virtù di rappor-
ti di collaborazione, di dipendenza o di rappresentanza.
È un contratto a prestazioni corrispettive che vincola il cliente del mediatore a corrispondergli la
provvigione nel caso in cui questi lo metta in contatto con altri per la conclusione di affari. Se il con-
tratto non è concluso, il mediatore non ha diritto ad alcun compenso, ma solo al rimborso delle spe-
se da parte di chi lo abbia incaricato. Il mediatore comunque ha solo l’onere, e non l’obbligo, di
svolgere l’attività interpositiva. Il mediatore può anche non rivelare ad un contraente il nome dell’al-
tro: in questo caso però risponderà in proprio, nei confronti della parte cui ha taciuto l’identità dell’al-
tro contraente, dell’esecuzione del contratto.
CC Contratto traslativo.
CC Contratto reale.
CC Contratto normalmente oneroso.
Natura giuridica CC Contratto a prestazioni eventualmente continuate (l’obbligo del pagamento
degli interessi avviene a scadenze periodiche).
CC Contratto a prestazioni corrispettive: si ritiene, infatti, che gli interessi costi-
tuiscano controprestazione del diritto reale sul capitale acquistato dal mu-
tuatario.
2 Disciplina
CC Può essere imposta al •• Può essere dedotto dalle parti come finali-
mutuatario un’utilizza- tà convenzionale necessaria (mutuo di sco-
zione di quanto ottenu- po volontario).
to a mutuo predisposta •• Può essere correlato ad una speciale discipli-
alla realizzazione di
Mutuo di scopo na legale in vista di particolari esigenze di ordi-
uno scopo determina-
ne economico-sociale (mutuo di scopo legale).
to
CC La natura giuridica è quella di un contratto di finanziamento: mutuo vin-
colato nel fine in forza di obbligazioni che, per attuare questo fine, gra-
vano sul mutuatario.
• 217
✃
4 Il credito al consumo
Il credito al consumo consiste nell’attività di concessione di credito, nell’esercizio di un’attività pro-
fessionale o commerciale, sotto forma di dilazione di pagamento, finanziamento o di altra analoga facili-
tazione finanziaria, a favore di una persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività professionale
o imprenditoriale eventualmente svolta. Si tratta di uno strumento che, da un lato, consente ai consuma-
tori di soddisfare il proprio fabbisogno di determinati beni e servizi, ponendo rimedio ad eventuali caren-
ze di liquidità; dall’altro aiuta anche le imprese che tali beni e servizi offrono a continuare ad operare.
La disciplina del credito al consumo è contenuta principalmente nel Testo Unico bancario (D.Lgs.
385/1993); inoltre, a seguito dell’introduzione del Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005), parte della di-
sciplina fu trasposta nell’art. 42 dello stesso; da ultimo questa disciplina ha subito notevoli modifiche con
il D.Lgs. 13-8-2010, n. 141 e successivi decreti correttivi (D.Lgs. 218/2010 e D.Lgs. 19-9-2012, n. 169).
Differenze
Nozione: è il contratto con il quale una parte (comodante) consegna all’altra (comodatario) una
cosa mobile o immobile, affinché se ne serva per un tempo o per un uso determinato, con l’obbligo di
restituire la stessa cosa ricevuta (art. 1803 c.c.).
2 Disciplina
• 219
✃
Capitolo 36 - Il comodato
CC Servirsi della cosa per l’uso convenuto (art. 1804, co. 1, c.c.).
— Il comodatario è tenu-
to a restituirlo quando
il comodante lo richie-
Obbligo del comoda- da (ad nutum) (como-
tario dato precario, art.
1810 c.c.).
CC La restituzione •• Se il termine non è stato
stabilito — Il comodante può
del bene ricevu-
chiedere la restituzio-
to
ne anticipata della
cosa comodata se gli
sopravvenga un biso-
gno urgente (art.
1809, co. 2, c.c.).
•• Alla morte del comodatario, salvo che il comodante
preferisca continuare il rapporto con gli eredi (art.
1811 c.c.).
In sintesi
Con il contratto di comodato una parte (comodante) consegna all’altra (comodatario) una cosa
mobile o immobile normalmente inconsumabile ed infungibile, affinché se ne serva per un uso e
per un tempo determinato, con l’obbligo di restituire la stessa cosa ricevuta.
Il contratto di comodato è reale (si perfeziona cioè con la materiale consegna del bene), ad effetti
obbligatori, gratuito, unilaterale (in quanto l’unica prestazione che nasce dal contratto è quella di
restituire la cosa).
Il comodatario deve servirsi della cosa secondo l’uso pattuito; custodirla con diligenza; non conce-
derla a sua volta in comodato ad altri; restituire il bene alla scadenza del termine, o appena il co-
modante gliela chieda, se il comodato è precario (o ad nutum), cioè senza previsione di termine.
1 Nozione
Nozione: è il contratto (non solo bancario) con il quale le parti si obbligano ad annotare in un con-
to i crediti derivanti da reciproche rimesse, considerandoli inesigibili ed indisponibili fino alla chiusura
del conto (art. 1823 c.c.).
La causa va ravvisata nella specifica ed unitaria regolamentazione dei reciproci rapporti di credi-
to e di debito che le parti hanno deliberatamente posto in essere.
CC Contratto oneroso.
Natura giuridica
CC Contratto a prestazioni corrispettive.
2 Disciplina
• 221
✃
CC La chiusura del conto con la liquidazione del saldo è fatta alle sca-
denze stabilite dal contratto o dagli usi (in mancanza, al termine di
ogni semestre) (art. 1831 c.c.).
Chiusura ed approvazio-
ne del conto CC L’invio, periodicamente, di un estratto è strumentale all’approvazio-
ne del conto: l’estratto si intende approvato se non è contestato nel
termine pattuito o in quello usuale, o entro quello congruo secondo
le circostanze (art. 1832 c.c.).
1 Le attività bancarie
La materia bancaria è regolata del D.Lgs. 1° settembre 1993, n. 385 (cd. TUB: Testo Unico del-
le leggi in materia bancaria e creditizia), il quale è stato modificato da numerosi interventi.
2 I contratti bancari
Nozione: sono quei contratti con i quali le banche provvedono a procurarsi danaro, o a impiegar-
lo, ovvero a fornire servizi accessori. Si tratta di contratti standardizzati conclusi mediante la sottoscri-
zione, da parte del cliente, di condizioni generali predisposte dalla banca. Sulla materia dei contratti
bancari è intervenuto il D.Lgs. 141/2010 (e successivo decreto correttivo 218/2010) che ha modifica-
to tutto il titolo VI del D.Lgs. 385/1993 modificato, a sua volta, dal D.Lgs. 45/2012 e dal D.L. 39/2012,
conv. in L. 62/2012, dettando le linee guida relative alla trasparenza delle condizioni contrattuali e dei
rapporti con i clienti.
CC Tali contratti devono essere sempre redatti per iscritto a pena di nullità.
Caratteri generali CC Sono contratti conclusi mediante sottoscrizione da parte del cliente di for-
mulari (condizioni generali di contratto) predisposti dalla banca, conforme-
mente alle Norme bancarie uniformi.
• 223
✃
Caratteri generali CC Per quanto riguarda la disciplina del recesso, il D.Lgs. 141/2010 ha introdot-
to nel TUB l’art. 120bis, che prevede il diritto del cliente di recedere dai con-
tratti a tempo indeterminato, in qualsiasi momento, senza penalità e senza
spese. La norma riproduce la previsione già dettata dall’art. 10, comma 2 del
Decreto Bersani 1 (il quale si riferiva espressamente ai contratti di durata),
con la precisazione che il diritto di recesso si applica ai contratti a tempo in-
determinato. Il legislatore ha dunque inteso limitare il libero recesso senza
spese e penali ai soli contratti stipulati a tempo indeterminato, mentre in
relazione ai contratti con durata prefissata troveranno applicazione le regole
generali del codice civile e, in particolare, l’art. 1373.
3 Il deposito bancario
Nozione: è il contratto con il quale un soggetto deposita una somma di denaro presso una ban-
ca, che ne acquista la proprietà restando obbligata a restituirla, nella stessa specie monetaria, alla
scadenza del termine o a richiesta del depositante e salva l’osservanza del periodo di preavviso, se
pattuito (art. 1834 c.c.).
Osservazioni
Esso costituisce, pertanto, una forma di deposito irregolare (parte della dottrina parla però di un
contratto sui generis a se stante, non riassumibile in alcuna figura contrattuale) ovvero un sottoti-
po di mutuo in considerazione del fatto che la banca deve corrispondere gli interessi sulle somme
depositate.
• 225
✃
CC Depositario può essere solo una banca autorizzata alla raccolta del risparmio.
CC Depositante deve essere un soggetto dotato di capacità di agire.
Disciplina CC Oggetto del deposito può essere solo denaro contante.
CC Essenziale è la consegna del denaro (contratto reale).
CC Il depositante ha il diritto al rimborso e il diritto agli interessi.
Osservazioni
Il libretto al portatore è uno strumento duttile, che può circolare tra soggetti diversi in modo rapido
ed economico: chiunque ne risulti legittimo possessore può effettuare operazioni presso la banca
semplicemente facendosi identificare. Per via di queste caratteristiche, la disciplina antiriciclaggio
varata con il D.Lgs. 231/2007, è intervenuta al fine di contrastare il rischio che i libretti al portato-
re possano veicolare in modo anonimo i capitali.
In base alla normativa citata, il saldo dei libretti di deposito bancari o postali al portatore non può
essere pari o superiore ai 1.000 euro (art. 49, co. 12, D.Lgs. 231/2007, come modif. dal D.L.
201/2011, conv. in L. 214/2011). I libretti con saldo pari o superiore a 1.000 euro devono essere
estinti, ovvero il loro saldo deve essere ridotto ad un importo inferiore a 1.000 euro, entro il 31-3-
2012. Resta fermo, in caso di trasferimento di libretti di deposito bancario o postale al portatore,
l’obbligo in capo al cedente di comunicare entro 30 giorni alla banca o a Poste italiane s.p.a. i dati
identificativi del cessionaro e la data del trasferimento. Inoltre, il D.Lgs. 151/2009 (cd. correttivo
antiriciclaggio) ha previsto, nel caso di trasferimento di libretti di deposito bancari o postali al por-
tatore una forma di «accettazione» da parte del cessionario ai fini della validità del trasferimento;
ciò per evitare possibili dichiarazioni mendaci da parte del cedente.
Nozione: è quel contratto con il quale la banca (accreditante) si obbliga a tenere a disposizione
dell’accreditato una somma di denaro, per un dato periodo di tempo o a tempo indeterminato (art.
1842 c.c.).
CC Contratto consensuale.
Natura giuridica
CC Contratto ad effetti obbligatori.
Osservazioni
La giurisprudenza, già da tempo, ha cercato di colpire con la sanzione della nullità la prassi utiliz-
zata dalle banche di inserire clausole, normalmente relative ai contratti di conto corrente, che pre-
vedono degli altissimi tassi di interesse a carico del cliente nel caso in cui la banca si impegni a te-
nere a sua disposizione una determinata somma per un periodo stabilito (cd. clausole di massi-
mo scoperto).
Il D.L. 185/2008 (cd. decreto anticrisi), conv. in L. 2/2009, ha sancito la nullità delle clausole con-
trattuali aventi ad oggetto la commissione di massimo scoperto se il saldo a debito del cliente si
protragga continuativamente per un periodo inferiore a 30 giorni, o in caso di utilizzo in assenza di
fido. Successivamente la L. 214/2011, di conversione del D.L. 201/2011 (cd. decreto Salva-Italia),
ha introdotto nel Testo Unico bancario (D.Lgs. 385/1993) l’art. 117bis (Remunerazione degli affi-
damenti e degli sconfinamenti), modificato da ultimo dal D.L. 29/2012, conv. in L. 62/2012, che
contiene significative garanzie per i clienti delle banche in tema di fidi e commissioni di massimo
scoperto. È disposto, infatti, che i contratti di apertura di credito possono prevedere, quale unico
onere a carico del cliente, una commissione omnicomprensiva massima dello 0,5% per trimestre
sul fido, proporzionale alla somma messa a disposizione, alla durata dell’affidamento e al tasso
debitore calcolato sugli importi realmente utilizzati. Quindi, la banca che ha concesso al cliente di
utilizzare risorse maggiori rispetto alle disponibilità può ora fissare un solo onere a carico del clien-
te: la commissione di massimo scoperto.
• 227
✃
Osservazioni
Nozione: il codice non detta una nozione di anticipazione bancaria; caratteristica dell’operazione
è l’anticipazione di un credito da parte della banca, il cui importo è determinato in ragione di una per-
centuale del valore dei beni costituiti in garanzia.
È una forma particolare di apertura di credito, caratterizzata dal fatto di essere necessariamente
garantita da pegno di titoli o di merci (art. 1846 c.c.).
Osservazioni
Secondo alcuni (MESSINEO) si tratta di contratto di credito garantito da un pegno su titoli o mer-
ci: sottocategoria dell’apertura di credito.
Secondo altri, è un negozio costitutivo di pegno per il quale viene dettata una disciplina in relazio-
ne alla natura bancaria del soggetto creditore.
Per altri (FERRI) è un’operazione complessa, risultante dalla combinazione di due negozi (di cre-
dito e di garanzia): la caratteristica di tale operazione risiede essenzialmente nella struttura del col-
legamento esistente tra questi due negozi.
7 Lo sconto
Nozione: è il contratto con il quale la banca, previa deduzione dell’interesse, anticipa al cliente
l’importo di un credito (non ancora scaduto) che egli vanta verso terzi , mediante la cessione, salvo
buon fine del credito stesso (art. 1858 c.c.). La forma più comune è lo sconto di cambiali.
• 229
✃
Differenze
Nella prassi si parla comunemente di sconto di ricevute bancarie, malgrado si tratti di operazioni
sostanzialmente diverse dallo sconto vero e proprio.
La ricevuta bancaria è una quietanza di pagamento firmata dal creditore prima della scadenza del
debito e consegnata alla banca, la quale invita il debitore ad eseguire il versamento direttamente
presso di sé, con l’avvertimento che al momento del saldo gli verrà consegnata la quietanza. Quan-
do riceve la quietanza dal creditore, la banca apre a suo favore un credito in conto corrente e rice-
ve dal creditore un mandato irrevocabile all’incasso con accredito della somma incassata nel con-
to corrente del cliente, in automatica estinzione per compensazione del debito che quest’ultimo ha
verso la banca. A differenza dello sconto, non si ha in questo caso cessione del credito dal cliente
alla banca, ma semplicemente mandato all’incasso.
8 Le operazioni accessorie
Il D.Lgs. 11/2010 ha recepito nel nostro ordinamento la direttiva 2007/64/CE sui servizi di paga-
mento, volta a creare un unico mercato dei servizi bancari e finanziari nell’Unione europea e faci-
litare la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali.
È stata introdotta una nuova categoria di operatori non bancari, i cd. istituti di pagamento (si pensi,
ad esempio, agli operatori di telefonia), che possono associare alla normale attività commerciale an-
che l’offerta di servizi di pagamento. Tali servizi si svolgono istituendo a nome dell’utilizzatore un conto
di pagamento, nel quale vengono iscritte le somme di denaro da utilizzare esclusivamente per la pre-
stazione del servizio ed è espressamente disposto che tali conti costituiscono, per ciascun cliente, un
patrimonio distinto a tutti gli effetti da quello dell’istituto di pagamento e degli altri clienti dello stesso.
Sulla disciplina dei servizi di pagamento è intervenuto dapprima il D.Lgs. 29-12-2011, n. 230, ap-
portando modifiche sia al TUB (D.Lgs. 385/1993) sia al D.Lgs. 11/2010.
Successivamente è stato pubblicato il D.Lgs. 16-4-2012, n. 45 di attuazione della direttiva 2009/110/
CE, concernente l’avvio, l’esercizio e la vigilanza prudenziale dell’attività degli istituti di moneta
elettronica. Il nuovo regime comunitario modifica le direttive 2005/60/CE e 2006/48/CE ed abroga
la direttiva 2000/46/CE.
Il D.Lgs. 45/2012 reca in particolare modifiche al TUB, con la sostituzione del Titolo Vbis (artt.
114bis e ss.) in materia di «Moneta elettronica e istituti di moneta elettronica».
Infine, in materia di servizi di pagamento è intervenuto il D.Lgs. 19-9-2012, n. 169, recante ulte-
riori modifiche ed integrazioni al D.Lgs. 141/2010, nonché modifiche al titolo V del TUB, precisan-
do che non costituisce esercizio di agenzia in attività finanziaria o mediazione creditizia la promo-
zione e la conclusione, anche da parte di istituti di moneta elettronica (oltre che da parte di ban-
che, intermediari finanziari, imprese di investimento, società di gestione del risparmio, SICAV, im-
prese assicurative, istituti di pagamento e Poste italiane), di contratti relativi alla concessione di fi-
nanziamenti sotto qualsiasi forma e alla prestazione di servizi di pagamento. Per effetto delle nuo-
ve norme, non è richiesta l’iscrizione negli elenchi di agenti e mediatori per l’attività di incasso di
fondi su incarico di soggetti autorizzati alla prestazione di servizi di pagamento (in luogo della pas-
sata distinzione tra istituti di pagamento e istituti di moneta elettronica), a condizione che detta at-
tività sia svolta sulla base di un contratto di esternalizzazione, che ne predetermini le modalità di
svolgimento, abbia carattere meramente materiale, non determini l’insorgere di rapporti di debito
o di credito e in nessun caso sia accompagnata da poteri dispositivi.
In sintesi
Con i contratti bancari le banche provvedono a procurarsi danaro, o ad impiegarlo, ovvero a for-
nire servizi accessori.
Tali contratti presentano notevoli affinità con i contratti di diritto comune, ma se ne differenziano
per la natura del soggetto che li pone in essere e per altre differenze di disciplina dovute al parti-
colare interesse sociale che gli istituti bancari rivestono nell’economia di un Paese.
Fonti di disciplina dei contratti bancari sono: il codice civile; il testo unico Bancario (D.Lgs. 385/1993
e successive modificazioni); gli statuti ed i regolamenti bancari, approvati con decreto; gli usi.
Sono contratti in serie, conclusi mediante sottoscrizione, da parte del cliente, di condizioni ge-
nerali di contratto predisposte da ciascuna banca.
L’accentuata disparità di posizione economica che normalmente sussiste tra la banca ed il cliente
si traduce in un’esigenza di tutela del secondo.
Infatti, per le condizioni contrattuali predisposte dalle banche e dagli intermediari finanziari, non è
ritenuta sufficiente la generica situazione di conoscibilità prevista all’art. 1341 c.c., ma si richiede
che esse siano rese pubbliche secondo modalità indicate dal legislatore e poi ulteriormente spe-
cificate dalle autorità di vigilanza.
I contratti bancari devono essere redatti per iscritto e devono riportare un contenuto minimo obbli-
gatorio, a tutela del cliente (parte contrattuale debole).
I principali contratti bancari sono: i contratti di apertura di credito, di sconto bancario, di anticipa-
zione bancaria, di conto corrente bancario e di deposito bancario.
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1 Nozione
2 L’impresa di assicurazione
Con l’approvazione del D.Lgs. 7 settembre 2005, n. 209 è stato varato il Codice delle assicura-
zioni private, in vigore dal 1° gennaio 2006, che costituisce testo unico di riordino di tutta la discipli-
na del settore assicurativo.
L’assicuratore deve essere un imprenditore espressamente autorizzato.
Ai sensi degli artt. 13 e ss. del D.Lgs. 209/2005, l’ISVAP autorizza all’esercizio dell’attività assicu-
rativa le imprese che posseggano i requisiti previsti dall’art. 14 del decreto citato.
3 Il contratto di assicurazione
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CC Nel caso in cui lo stipulante sia munito dei necessari poteri di rappre-
Assicurazione in nome sentanza, il contratto produrrà regolarmente i suoi effetti direttamen-
altrui (o per rappresen- te nel patrimonio del rappresentato.
tanza) (art. 1890 c.c.) CC Laddove, invece, lo stipulante fosse un falsus procurator, gli obblighi
contrattuali ricadranno direttamente su quest’ultimo, salvo che suben-
tri ratifica da parte del rappresentato.
5.1 • Nozione
Colui che ha un interesse economico esposto ad un rischio (un bene, il patrimonio, la stessa per-
sona) può assicurarsi contro i danni. In tal caso il pagamento effettuato dall’assicuratore avrà natura
di risarcimento del danno (principio indennitario).
L’indennizzo dovuto non può superare l’entità del danno sofferto, dal momento che l’assicurazio-
ne non può essere fonte di speculazione o di ingiustificato arricchimento per il contraente.
5.3 • Sinistro
L’assicurato che dolosamente non adempie a tali obblighi perde il diritto all’indennità mentre, se
il suo inadempimento è meramente colposo, l’assicuratore avrà diritto di ridurre l’indennità in ragio-
ne del pregiudizio sofferto.
In ogni caso l’assicuratore che ha pagato l’indennità viene surrogato, fino alla concorrenza dell’am-
montare di essa, nei diritti dell’assicurato verso i terzi responsabili (art. 1916 c.c.).
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Nozione: è un contratto stipulato al fine di tenere indenne l’assicurato da quanto egli è tenuto a
pagare ad un terzo a titolo di risarcimento danni per essere incorso in responsabilità civile nei suoi
confronti, in conseguenza di un fatto dannoso accaduto durante il periodo e nello svolgimento delle
attività previste dal contratto stesso.
L’assicurazione obbligatoria per i danni derivanti dalla circolazione di veicoli a motore e natan-
ti è disciplinata dal Codice delle assicurazioni private (D.Lgs. 209/2005), che ha abrogato la L. 990/1969.
Nozione: è un’assicurazione sulla durata della vita umana; non ha carattere indennitario, ma as-
solve a funzioni di previdenza. L’assicurato, infatti, con la stipulazione di tale contratto, intende garan-
tire ai suoi eredi, o a se stesso al raggiungimento di una certa età, la disponibilità di una somma di de-
naro, il cui ammontare egli stesso determina.
Nozione: con tale assicurazione si garantisce al contraente il pagamento di importi prestabiliti nel
caso in cui si verifichino infortuni cui consegua una invalidità permanente, temporanea o la morte.
10 La riassicurazione
In sintesi
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1 Il leasing
1.1 • Generalità
È un’operazione finanziaria con la quale una parte concede ad un’altra il godimento di un bene,
dietro corrispettivo di un canone periodico, per un certo tempo, alla scadenza del quale è prevista, a
favore della parte che ha ricevuto il godimento, la scelta tra vari comportamenti.
— Restituire il bene.
— Proseguire nel godimento.
— Acquistarne la proprietà pagando un’ulteriore somma di denaro.
— Richiederne la sostituzione.
— Agire secondo altre previsioni contrattuali.
CC Leasing operativo.
Tipi di leasing
CC Leasing finanziario.
•• Restituire i beni.
•• Riscattare il bene pagando una somma
CC Alla scadenza l’utilizza- prefissata.
tore può
•• Sostituire il bene.
•• Rinnovare il contratto.
CC Contratto di noleggio.
Natura giuridica CC Contratto di affitto di beni produttivi.
CC Locazione di beni strumentali.
• 239
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Osservazioni
Diverse sono le posizioni dottrinarie circa la natura giuridica del leasing finanziario. Secondo alcu-
ni si tratta di un contratto atipico, con causa, oggetto e caratteristiche peculiari, nel quale conflui-
scono elementi propri di diversi contratti tipici. Altri lo definiscono un negozio misto nel quale gli in-
tenti economici perseguiti sarebbero tra loro connessi. Infine, per altri autori trattasi di vendita con
riserva della proprietà.
CC La consegna del bene deve essere compiuta non dalla società finanzia-
trice, ma dal terzo fornitore, ad iniziativa e con la collaborazione diretta
dell’imprenditore richiedente.
CC La garanzia per eventuali vizi del bene è data dal terzo fornitore e non dal-
la società finanziatrice.
CC A carico dell’utilizzatore viene posto il rischio del deterioramento e del pe-
rimento del bene.
CC La durata del contratto è commisurata alla vita economica utile del bene.
•• Nel leasing finalizzato all’uso del bene,
Disciplina i canoni versati restano acquisiti al fi-
CC In caso di inadempimento nanziatore e vengono fissate penali.
dell’utilizzatore il contratto si ri-
solve di diritto e •• Nel leasing finalizzato all’effetto tra-
slativo del bene, il rapporto inter par-
tes è regolato dall’art. 1526 c.c.
Differenze
1.4 • Il lease-back
Una figura particolare di leasing è costituita dal lease-back con cui il proprietario di un immobile o
di attrezzature industriali vende un proprio bene alla società di leasing, ma rimane nel godimento del
bene, versando quale corrispettivo un canone.
Tale operazione costituisce per l’imprenditore un finanziamento ed allo stesso tempo gli consen-
te di non perdere la disponibilità degli stessi beni contestualmente cedutigli in leasing dalla società.
Alla scadenza del contratto, se la parte finanziata ha pagato puntualmente il canone dovuto può
esercitare il diritto di riscatto e riacquistare, così, la proprietà dei beni.
2 Il factoring
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Disciplina
•• Le eccezioni che derivano da pregres-
si rapporti diretti con lo stesso, non-
ché le eccezioni processuali.
•• Tutte le eccezioni che potevano esse-
CC Il debitore può opporre al re opposte al cedente, secondo le nor-
cessionario me codicistiche.
•• L’incedibilità convenzionale del credi-
to può essere eccepita solo provando
che il cessionario ne era a conoscen-
za al tempo della cessione.
I contratti stipulati dalle società di factoring (essendo queste ricomprese tra i soggetti che esercita-
no professionalmente attività di prestito e di finanziamento) sono assoggettati alla disciplina sulla tra-
sparenza delle operazioni bancarie e finanziarie contenuta nel D.Lgs. 1-9-1993, n. 385 (artt. 115 e ss.
modificati da numerosi provvedimenti tra i quali il D.L. 1/2012, conv. in L. 27/2012, il D.L. 29/2012, conv.
in L. 62/2012, il D.Lgs. 145/2012 e da ultimo indirettamente dal D.Lgs. 169/2012).
3 Il forfating
4 Il contratto di engineering
Nozione: è il contratto in cui una parte si obbliga nei confronti dell’altra ad elaborare un progetto, di na-
tura urbanistica, architettonica, industriale ed eventualmente a realizzarlo, ovvero a dare realizzazione a pro-
getti elaborati da altre imprese provvedendo anche a svolgere prestazioni accessorie di assistenza tecnica,
se pattuito, ricevendo come corrispettivo una somma di denaro integrata (o sostituita) da royalties, interes-
senze o partecipazioni agli utili dell’attività imprenditoriale avviata a seguito della realizzazione del progetto.
• 243
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Quanto alla natura giuridica alcuni autori lo hanno assimilato al mandato; altri al contratto d’opera;
altri ancora all’appalto di servizi.
La dottrina prevalente parla di contratto innominato e complesso risultante dall’unificazione di più
contratti tipici.
5 Il catering
Nozione: è il contratto con cui una parte si obbliga ad approvvigionare l’altra parte di pasti pronti
per essere consumati, verso corrispettivo di un prezzo. Si tratta di un contratto atipico diversamente
configurabile a seconda delle caratteristiche specifiche che assume in concreto.
Tale contratto ha avuto una larga diffusione specialmente nel trasporto aereo, ove assume la de-
nominazione di «in flight catering» o «approvvigionamento di pasti di bordo».
Nell’ambito della ristorazione collettiva (aziende, università, scuole, ospedali etc.) vengono adot-
tati vari tipi di contratto riconducibili al catering, che disciplinano non soltanto l’attività di confeziona-
mento dei pasti bensì il compimento del servizio di mensa complessivamente inteso ed eventuali pre-
stazioni accessorie (es.: allestimento di cucine, riordino delle sale refettorio, smaltimento dei rifiuti
etc.).
Si configurano così veri e propri appalti di servizi (art. 1655 c.c.), ovvero contratti misti di appalto
e somministrazione.
Con il contratto di leasing una parte concede all’altra il godimento di un bene, verso il corrispet-
tivo di un canone periodico, per un certo periodo di tempo, alla scadenza del quale chi ha rice-
vuto in godimento il bene può:
— restituire il bene;
— proseguire nel godimento, versando un canone inferiore;
— acquistare in proprietà il bene, pagando una somma ulteriore;
— richiedere la sua sostituzione con altro bene;
— agire secondo altre previsioni contrattuali.
Nella pratica commerciale il contratto di leasing dà luogo a diverse figure che, pur seguendo di
massima lo schema generale, ne divergono in alcuni particolari aspetti.
Il factoring è un contratto con il quale una parte (detta factor) acquista, a titolo oneroso, crediti non
ancora esigibili di un’impresa, assumendo obblighi di gestione, riscossione e contabilizzazione.
La funzione di tale contratto è, nella pratica commerciale, assai complessa:
— prevalente è la finalità di finanziamento o anticipatoria (l’impresa cedente riceve l’importo dei cre-
diti ceduti, dedotto un corrispettivo costituente il compenso del factor, prima della scadenza);
— è configurabile, altresì, una funzione di assicurazione, quando il factor acquisti il credito con
assunzione del rischio di insolvenza del debitore;
— di regola, il factor svolge servizi di contabilizzazione, amministrazione e gestione contenziosa
dei crediti.
La cessione dei crediti può essere fatta pro soluto, vale a dire con il rischio dell’insolvenza del
debitore ceduto a carico del factor, ovvero pro solvendo che prevede la rivalsa da parte del fac-
tor, e quindi una garanzia da parte del cedente circa la solvenza del debitore ceduto.
Data la natura complessa del contratto di factoring, ad esso risulta applicabile la disciplina gene-
rale sui contratti e, in secondo luogo, quella sulla cessione dei crediti; peraltro, con la L. 52/1991
il legislatore ha introdotto una disciplina peculiare per la cessione dei crediti d’impresa.
Il forfaiting è un contratto atipico usato nel settore dell’esportazione e consiste nella cessione pro
soluto, da parte di un esportatore ad un forfaiter, di titoli di credito ricevuti da un importatore in pa-
gamento delle merci da lui acquistate, contro l’anticipazione del relativo importo. L’operazione con-
sente all’importatore di procurarsi prodotti pur non essendo in grado di pagarli immediatamente o
di procurarsi un adeguato finanziamento all’estero ed all’esportatore di vendere i propri prodotti ri-
scuotendone subito il prezzo. Il forfaiter assume su di sé il rischio di inadempimento, senza poter-
si rivalere nei confronti dell’esportatore, ma di solito richiede che i titoli siano garantiti da una ban-
ca del paese dell’importatore.
Infine, con il contratto (atipico) di catering una parte si obbliga, verso il corrispettivo di un prezzo,
ad approvvigionare l’altra parte di pasti pronti per essere consumati. È un vero e proprio contratto
di somministrazione.
Nell’ambito della ristorazione collettiva (aziende, università, ospedali, scuole ecc.) sono state poi
adottate diverse formule contrattuali che disciplinano non solo l’attività di preparazione dei pasti,
ma anche il compimento dell’intero servizio di mensa ed eventuali prestazioni accessorie (es.: al-
lestimento di cucine, riordino delle sale ecc.). In questo caso si hanno dei contratti misti di appal-
to (di servizi) e di somministrazione.
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La tutela del consumatore è contenuta nel D.Lgs. 6 settembre 2005, n. 206 (e successive modi-
ficazioni), un testo unico con cui è stato varato il Codice del consumo, il quale ha riunito la frammen-
tata legislazione precedente sulla materia.
Nel testo del codice sono state innanzitutto riportate le norme in tema di clausole vessatorie abu-
sive dei contratti conclusi con il professionista.
Nozione: i contratti del consumatore sono tutti i contratti conclusi tra un professionista e un con-
sumatore.
Definizioni CC Associazioni dei consumatori e degli utenti: sono le formazioni sociali che
abbiano per scopo statutario esclusivo la tutela dei diritti e degli interessi dei
consumatori o degli utenti.
CC Clausola vessatoria: è quella clausola che, malgrado la buona fede, determi-
na a carico del consumatore, un significativo squilibrio dei diritti e degli obbli-
ghi derivanti dal contratto.
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Ai sensi dell’art. 140 D.Lgs. 206/2005, come modificato da ultimo dal D.Lgs. 195/2011, inoltre, le
associazioni dei consumatori e degli utenti inserite nell’elenco istituito presso il Ministero competente
sono legittimate ad agire a tutela degli interessi collettivi, richiedendo al tribunale:
— di inibire gli atti e i comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori e degli utenti;
— di adottare le misure idonee a correggere o eliminare gli effetti dannosi delle violazioni accertate;
— di ordinare la pubblicazione del provvedimento su uno o più quotidiani a diffusione nazionale op-
pure locale nei casi in cui la pubblicità del provvedimento può contribuire a correggere o elimina-
re gli effetti delle violazioni accertate.
Inoltre, la L. 24-12-2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) ha introdotto nel nostro ordinamento, mu-
tuandola dall’istituto anglosassone della cd. class action, l’azione collettiva risarcitoria a tutela dei
consumatori, quale nuovo strumento generale di tutela nel quadro delle misure nazionali volte alla di-
sciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti, conformemente ai principi stabiliti dalla normativa
comunitaria volti ad innalzare i livelli di tutela. In particolare, la Finanziaria 2008 ha inserito, nel D.Lgs.
206/2005 (Codice del consumo), l’articolo 140bis, il quale non ha però mai trovato applicazione, es-
sendone stato più volte prorogato il termine iniziale di efficacia ed è stato poi interamente riscritto
dall’art. 49 della L. 99/2009, che ha riformato l’istituto chiamandolo azione di classe (e non più azio-
ne collettiva risarcitoria) e che ha definitivamente fissato la data di entrata in vigore della nuova disci-
plina al 1° gennaio 2010, limitatamente, però, agli illeciti compiuti successivamente alla data di entra-
ta in vigore della medesima L. 99/2009, ossia dopo il 15-8-2009.
Il novellato art. 140bis, D.Lgs. 206/2005, prevede che i diritti individuali omogenei nonché gli in-
teressi collettivi dei consumatori e degli utenti sono tutelabili anche attraverso l’azione di classe: a tal
fine ciascun componente della classe, anche mediante associazioni cui dà mandato o comitati cui par-
tecipa, può agire per l’accertamento della responsabilità e per la condanna al risarcimento del dan-
no e alle restituzioni.
La L. 18 giugno 1998, n. 192 ha dettato la disciplina della subfornitura nelle attività produttive.
Nozione: con il contratto di subfornitura un imprenditore si impegna a effettuare per conto di un’im-
presa committente lavorazioni su prodotti semilavorati o su materie prime forniti dalla committente me-
desima, o si impegna a fornire all’impresa prodotti o servizi destinati ad essere incorporati o comun-
que utilizzati nell’ambito dell’attività economica del committente o nella produzione di un bene com-
plesso, in conformità a progetti esecutivi, conoscenze tecniche e tecnologiche, modelli o prototipi for-
niti dall’impresa committente.
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In sintesi
Il consumatore è la persona fisica che pone in essere rapporti contrattuali per scopi estranei
all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta.
Egli è considerato la parte «debole» del rapporto contrattuale che abbia come controparte un pro-
fessionista o un imprenditore, per cui necessita di una tutela peculiare, soprattutto in alcune tipo-
logie di contratti (come i contratti standard o quelli conclusi mediante sottoscrizione di moduli o for-
mulari) che sono predisposti dallo stesso imprenditore, oppure qualora, pur essendoci la possibi-
lità di una trattativa singola, la conclusione di essi avvenga con alcune particolarità (contrattazio-
ne «a distanza», o «fuori dai locali commerciali») che pongono il consumatore in una posizione di
evidente svantaggio (perché non può visionare il bene acquistato, o contrattarne il prezzo, o esse-
re informato di tutte le garanzie e le clausole contrattuali, etc.).
La tutela del consumatore oggi è stata raccolta e coordinata nel Codice del consumo (D.Lgs.
206/2005 e successive modificazioni) che ha razionalizzato le varie e frammentate disposizioni
precedentemente emanate.
Con il contratto di subfornitura, un imprenditore si impegna a compiere per conto di un’impresa
committente lavorazioni su prodotti semilavorati o su materie prime forniti dallo stesso committen-
te, ovvero si impegna a fornire all’impresa prodotti o servizi destinati ad essere incorporati o co-
munque ad essere utilizzati nell’ambito dell’attività economica del committente o nella produzione
di un bene complesso, in conformità a progetti esecutivi, conoscenze tecniche e tecnologiche, mo-
delli o prototipi forniti dall’impresa committente.
Quanto agli obblighi del subfornitore:
— è fatto divieto di successivo subaffidamento senza autorizzazione del committente per un va-
lore superiore al 50% dell’opera oggetto della fornitura;
— è responsabile del funzionamento e della qualità del prodotto o servizio fornito;
— deve tempestivamente segnalare difetti di materiali o di attrezzi fornitigli dal committente.
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1 Principi generali
1.1 • Nozione
Il titolo di credito è il documento contenente la promessa unilaterale di effettuare una data presta-
zione a favore di colui che materialmente lo presenterà al debitore.
1.2 • Funzione
È quella di garantire la «mobilizzazione della ricchezza» (Ascarelli), rendendo così più sem-
plice e sicura la circolazione dei crediti.
1.3 • Fonte
Fasi della nascita del titolo CC La creazione, cioè la materiale redazione del titolo.
di credito CC La emissione, cioè la materiale consegna del titolo al creditore.
Osservazioni
2 Caratteri
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3 Classificazioni
4 Figure simili
Vi sono documenti regolati da una legge di circolazione e di legittimazione analoga a quella dei ti-
toli di credito, ma che tali non sono.
5 Titoli atipici
Sono quelli non previsti da alcuna disposizione normativa, ma emersi dalla pratica commerciale:
— warrants: sono buoni di sottoscrizione che danno diritto a chi li detiene di acquistare ad un prez-
zo prefissato ed entro un termine stabilito, un certo numero di azioni;
— certificati di partecipazione a fondi comuni di investimento mobiliare;
— certificati di deposito d’oro;
— certificati rappresentativi di quote di associazione in partecipazione.
Conseguenza della letteralità ed autonomia dei titoli di credito è la non opponibilità al posses-
sore del titolo delle eccezioni derivanti dai rapporti intercorrenti con i precedenti portatori.
•• Di forma.
CC Eccezioni reali (fon- •• Fondate sul contesto letterale del titolo.
date sul contesto let-
•• Falsità della firma.
terale del titolo ed
Tipi •• Difetto di capacità o rappresentanza al
opponibili a qualun-
que portatore del ti- momento dell’emissione.
tolo, art. 1993 c.c.) •• Mancanza delle condizioni necessarie
all’esercizio dell’azione.
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7 Ammortamento
7.1 • Nozione
È la procedura che il possessore di un titolo di credito all’ordine o di un titolo nominativo può espe-
rire nel caso in cui il titolo sia stato smarrito, sottratto o distrutto. Il procedimento è diretto a far dichia-
rare l’inefficacia del titolo di credito e a consentire l’esercizio dei diritti cartolari indipendentemente dal
possesso dello stesso.
7.2 • Procedura
Prima fase (necessaria): è volta ad ottenere il decreto di ammortamento emesso dal Presidente
del Tribunale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e notificato al debitore.
Seconda fase (eventuale): si instaura qualora vi sia opposizione del detentore del titolo al decre-
to di ammortamento; è diretta all’accertamento, in contraddittorio tra ricorrente ed opponente, della
proprietà del titolo.
In sintesi
I titoli di credito sono documenti nei quali è incorporata la promessa unilaterale di effettuare una
prestazione a favore di chi li presenterà al debitore legittimandosi in base alla legge di circolazio-
ne del titolo stesso.
La loro funzione è quella di rendere più celere e sicuro il trasferimento dei crediti, svincolandolo
dalle regole della cessione del credito.
I caratteri del credito incorporato nei titoli sono:
— letteralità, ossia il contenuto del diritto è quello che risulta dal tenore letterale del titolo;
— autonomia, il diritto acquistato non è lo stesso di quello del creditore cedente, ma è un diritto
originario, sorto, cioè, ex novo. L’autonomia tutela il creditore cui non possono essere eccepi-
te dal debitore cartolare le eccezioni che questi avrebbe potuto opporre al precedente posses-
sore.
I titoli di credito possono classificarsi in base al rapporto fondamentale (e cioè, al rapporto sot-
tostante che ha portato alla loro creazione) in titoli causali e titoli astratti.
Infine, i titoli di credito si distinguono anche in base al loro regime di circolazione in titoli nomina-
tivi, titoli all’ordine e titoli al portatore.
1 Generalità
Nozione: è un titolo di credito all’ordine, formale e astratto, che attribuisce al possessore legitti-
mo il diritto di farsi pagare una somma determinata alla scadenza indicata.
CC È titolo all’ordine.
CC È titolo formale.
CC È titolo astratto.
CC In esso possono confluire più obbligazioni aventi il medesimo og-
Caratteristiche getto, tutte autonome e valide, indipendentemente dalla validità
delle altre, ma tutte legate dal vincolo della solidarietà (art. 1292
c.c.).
CC È titolo esecutivo (purché bollato).
CC È assistita da un particolare rigore processuale.
CC Denominazione di cambiale.
CC Ordine incondizionato (per la tratta) o promessa incondizionata
(per il vaglia cambiario) di pagare una determinata somma.
CC Nome, luogo e data di nascita di chi è designato a pagare (tratta-
Requisiti essenziali rio nella tratta, emittente nel pagherò).
CC Nome del primo prenditore.
CC Data e luogo di emissione.
CC Sottoscrizione del traente (nella tratta) o dell’emittente (nel vaglia
cambiario).
Ove manchi qualcuno di questi, il titolo non varrà più come cambiale, ma come mera attestazio-
ne di credito.
• 259
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Capitolo 43 - La cambiale
— Del domicilio del trattario o
della persona designata sul
•• Se manca nel- titolo a pagare per esso.
l a c a m b i a l e — Del domicilio dell’accettan-
CC Luogo di pagamen-
tratta (art. 44 te per intervento o della
to
L.C.) varrà il persona designata sul tito-
luogo lo a pagare per esso.
— Del domicilio dell’indicato
al bisogno.
•• Ove manchi nel vaglia cambiario, varrà il luogo
Requisiti accidentali del domicilio dell’emittente (art. 101 L.C.).
2 Obbligazioni cambiarie
Modalità: l’accettazione deve essere scritta sulla cambiale, è espressa con le parole «accettato»,
«visto», o altre equivalenti, ed è sottoscritta dal trattario.
Disciplina: fin quando il trattario non ha accettato egli non è un obbligato cambiario; solo ad ac-
cettazione avvenuta entra nel rapporto cambiario quale obbligato principale.
4 Girata
Nozione: è un negozio giuridico cartolare (risultante dal titolo), unilaterale ed astratto, contenen-
te un ordine di pagamento.
CC Piena: con formula completa, per esempio, «per me pagate al Sig. X».
•• Riempirla con il proprio nome o
con quello di altra persona.
In bianco: laddove non è in- •• Girare di nuovo la cambiale, in
dicato il nome del giratario. bianco o a persona determinata.
Il giratario potrà •• Trasmettere la cambiale ad un ter-
Tipi zo senza riempire la girata in bian-
co o senza girarla.
CC Per procura o per incasso: qualora venga apposta la clausola
«per procura» o altre affini il giratario assume la figura di manda-
tario del girante.
CC In garanzia o in pegno: se è apposta la clausola «in garanzia» il
giratario assume la posizione di un creditore pignoratizio.
5 Avallo
Nozione: è una dichiarazione con la quale taluno garantisce cambiariamente il pagamento della
cambiale per uno degli obbligati cambiari; essa viene apposta sulla cambiale o sull’allungamento.
CC L’avallante è obbligato nello stesso modo di colui per il quale l’aval-
lo è stato dato.
Caratteri CC L’avallante è obbligato in solido con l’avallato.
CC L’avallo è indipendente dall’obbligazione cambiaria per cui è dato
(ciò lo differenzia dalla fideiussione).
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✃
Capitolo 43 - La cambiale
CC L’avallante non può pretendere che il portatore escuta preventiva-
mente l’avallato.
CC L’avallante che effettui il pagamento della somma cambiaria acqui-
sta in modo autonomo i diritti inerenti alla cambiale, accresciuti de-
gli interessi e delle spese, nei confronti dell’avallato e di coloro che
Caratteri sono obbligati cambiariamente verso quest’ultimo.
CC L’avallante (poiché assume la medesima obbligazione dell’avalla-
to) non può assoggettare il proprio obbligo a condizioni.
CC È ammesso, però, l’avallo parziale, dato cioè per una sola parte
della somma cambiaria.
Il credito cambiario, oltre che dall’avallo (tipica garanzia cambiaria), può essere assistito da ga-
ranzie extracambiarie:
— cambiale ipotecaria;
— cambiale agraria;
— cambiale tratta con cessione della provvista.
7 Le azioni
Nei confronti degli ob- CC L’azione non è subordinata a formalità o termini di decadenza.
bligati in via diretta
Alla scadenza, se il
pagamento non ha
•• Il protesto è un processo verbale redatto da un
avuto luogo, è ne-
notaio o da un ufficiale giudiziario nel quale vie-
cessario che la cam-
ne constatata l’avvenuta presentazione della
biale sia stata tem-
cambiale e il conseguente rifiuto di accettare o
pestivamente pre-
pagare. Se nella cambiale è apposta la clauso-
sentata per il paga-
la «senza spese» o «senza protesto», il prote-
mento o per l’accet-
sto non è necessario.
tazione e che sia sta-
to levato il protesto
Nei confronti degli ob-
bligati di regresso •• Se l’accettazione è stata rifiutata in tutto o in
parte, anche qui è necessario che la cambiale
sia stata tempestivamente presentata per il pa-
gamento o per l’accettazione e che sia stato le-
vato il protesto.
CC Prima della scaden-
•• In caso di fallimento
za
del trattario — È sufficiente che il
•• In caso di fallimento portatore esibisca la
del traente di una sentenza dichiarati-
cambiale non accet- va di fallimento.
tabile
8 La cambiale finanziaria
Nozione: è un titolo di credito all’ordine, emesso in serie ed avente una scadenza non inferiore a
un mese e non superiore a trentasei mesi dalla data di emissione (termini cos’ modificati dal D.L.
83/2012, conv. in L. 134/2012).
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Capitolo 43 - La cambiale
In sintesi
note
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1 Nozione
È un titolo di credito, avente la struttura della tratta, che contiene l’ordine incondizionato che il tra-
ente rivolge al trattario (banca) di pagare una somma determinata ad un terzo o a se stesso. È uno
strumento di pagamento (e in ciò si differenzia dalla cambiale che è strumento di credito).
• 265
✃
3 Circolazione
CC Assegno non all’ordine: circola solo con le forme e gli effetti del-
la cessione ordinaria.
CC Assegno non trasferibile: l’assegno diviene non girabile e non
cedibile (la clausola di non trasferibilità è obbligatoria per gli asse-
gni di importo pari o superiore a 1.000 euro. Tale importo è stato
da ultimo modificato dal D.L. 201/2011, cd. decreto salva-Italia,
conv. in L. 214/2011).
Limiti alla circolazione
CC Assegno sbarrato: la banca può pagare solo ad un banchiere o
ad un proprio cliente.
CC Assegno da accreditare: tale assegno non può essere pagato in
contanti, ma per accredito sul conto di chi presenta il titolo.
CC Assegno turistico (traveller’s cheque): il pagamento è subordi-
nato alla doppia firma conforme del prenditore, il quale dovrà ripe-
tere la firma all’atto della presentazione.
4 Pagamento
L’esercizio dei diritti incorporati nell’assegno è subordinato all’inderogabile onere per il portatore
di presentare l’assegno alla banca trattaria per richiedere il pagamento. La legge, però, stabilisce tas-
sativamente dei termini massimi per esigere il pagamento, decorrenti dalla data di emissione:
— 8 giorni, se coincidono il luogo in cui l’assegno è stato emesso e quello in cui può essere incas-
sato (si parla in questo caso di assegno su piazza);
— 15 giorni per assegni da incassare in Comuni diversi da quello di emissione (si parla in tal caso di
assegno fuori piazza).
Alla scadenza di tali termini non consegue l’automatico e necessario rifiuto di pagare da parte del-
la banca trattaria, ma soltanto la possibilità che l’ordine di pagamento venga revocato dal traente.
Se l’assegno non è interamente coperto (cioè se l’emittente non ha depositato in banca una som-
ma sufficiente a pagare il portatore dell’assegno) è ammesso il pagamento parziale (e il presentato-
re dell’assegno in banca non può rifiutarlo); tuttavia le banche hanno l’abitudine, in tale caso, di rifiu-
tare per intero il pagamento.
L’assegno bancario è un titolo di credito che contiene l’ordine incondizionato, rivolto da una per-
sona (traente) ad una banca (trattario), di pagare a vista una determinata somma di denaro all’or-
dine di un terzo o dello stesso traente.
Il traente è obbligato, nei confronti del legittimo possessore dell’assegno, ad eseguire il pagamen-
to nel caso in cui la banca trattaria lo rifiuti e lo stesso obbligo sussiste per tutti i successivi firma-
tari, nel caso di trasferimento del titolo mediante girata.
Trattasi, dunque, di uno strumento di pagamento (non di credito, a differenza della cambiale), che
presuppone l’esistenza di un rapporto di valuta e di un rapporto di provvista.
L’assegno bancario può essere emesso «all’ordine» o «al portatore» ed esso può circolare secon-
do le regole generali che disciplinano la circolazione dei titoli di credito.
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1 Generalità
Nozione: è un titolo di credito all’ordine contenente una promessa diretta di pagamento e dotato
di particolari requisiti di forma, emesso da un istituto bancario a ciò autorizzato, per somme che sia-
no disponibili presso di esso al momento dell’emissione, e pagabile a vista presso tutti i recapiti co-
munque indicati dall’emittente. Simile per struttura al pagherò cambiario, se ne differenzia sotto il pro-
filo della funzione che, in tal caso, è quella di consentire pagamenti senza il rischio dello spostamen-
to materiale della moneta alla quale l’assegno circolare può essere equiparato perché incorpora un
credito di sicura esigibilità (in considerazione degli obblighi di copertura, infatti, l’assegno circolare non
può mai essere emesso a vuoto).
Si può notare che tra i vari requisiti formali dell’assegno circolare manca l’indicazione del luogo di
pagamento, visto che esso è pagabile presso qualunque sede, agenzia o filiale della banca emittente.
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✃
Differenze
In sintesi
L’assegno circolare è un titolo di credito all’ordine, contenente una promessa diretta di pagamen-
to e dotato di particolari requisiti di forma, emesso da una banca a ciò preposta dall’autorità com-
petente, per somme che siano disponibili presso di essa al momento dell’emissione, e pagabile a
vista presso tutti i recapiti comunque indicati dall’emittente.
L’assegno circolare deve essere presentato all’incasso entro 30 giorni dall’emissione, pena la per-
dita dell’azione di regresso.
1 Titoli rappresentativi
1.1 • Nozione
I titoli rappresentativi di merce sono titoli di credito causali, ma caratterizzati dai requisiti della let-
teralità e della autonomia, emessi da un terzo detentore della merce, in essi esattamente individuata
per genere, stato, qualità, ubicazione e della quale l’emittente si obbliga ad effettuare la riconsegna o
restituzione esclusivamente al legittimo possessore del titolo.
1.2 • Effetti
Il titolo viene emesso da colui che detiene la merce, il quale attraverso l’emissione:
— documenta il contratto in base al quale la merce gli è stata consegnata;
— attesta di avere effettivamente ricevuto la detenzione della merce stessa;
1.3 • Tipi
CC Polizza di carico.
Trasporti marittimi CC Polizza ricevuta per l’imbarco.
CC Ordine di consegna proprio (delivery orders).
• 271
✃
In sintesi
I titoli rappresentativi delle merci sono titoli di credito il cui possesso dà diritto alla consegna ed
al possesso delle merci in essi indicate, nonché attribuisce il potere di disporne mediante trasferi-
mento del titolo.
L’emittente esercita la detenzione materiale della merce, in nome e per conto del possessore del
titolo stesso. Il trasferimento del titolo equivale a trasferimento delle merci, in quanto in esso è in-
corporato il diritto alla consegna di queste.
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1 Nozione
L’imprenditore commerciale, nell’esercizio della propria attività, può trovarsi in situazioni di parti-
colare crisi finanziaria dovute ad una eccessiva esposizione debitoria.
In tali ipotesi le garanzie generiche poste individualmente a tutela dei singoli creditori diventano
strumenti inadeguati al loro soddisfacimento.
Per tali motivi l’ordinamento appronta un complesso sistema di procedure collettive di esecu-
zione sui beni dell’imprenditore finalizzate a garantire la parità di trattamento fra tutti i creditori: le
procedure concorsuali.
Differenze
Le principali differenze tra l’esecuzione individuale e quella collettiva (concorsuale) possono così
sintetizzarsi:
— l’esecuzione individuale è rivolta a predisporre un ordinato soddisfacimento coattivo del singo-
lo credito, mentre l’esecuzione collettiva tende ad assicurare un trattamento egualitario a tutti
i creditori;
— all’esecuzione collettiva partecipano tutti i creditori che intendono tutelare coattivamente il pro-
prio credito: pertanto, l’apertura di una procedura concorsuale preclude sia l’inizio che la pro-
secuzione di eventuali azioni esecutive individuali (universalità soggettiva);
— l’esecuzione collettiva assume il carattere di una liquidazione dell’intero patrimonio del debito-
re, in quanto coinvolge tutti i suoi beni (universalità oggettiva), mentre l’azione individuale si ri-
volge a singoli beni del debitore.
2 Caratteri
Il legislatore ha previsto una pluralità di procedure concorsuali, ciascuna con proprie caratteristi-
che.
Il dato comune a tutte è costituito dalla circostanza che, al verificarsi di determinati presupposti,
in forza di un provvedimento dell’autorità giudiziaria o amministrativa, viene sottratta all’imprenditore
la disponibilità dell’impresa e dei suoi beni, ovvero viene nominato un soggetto che opera un control-
lo sull’esercizio della sua attività.
Altra comune caratteristica è data dal fatto che la procedura si svolge nell’interesse di tutti i cre-
ditori esistenti al momento della sua instaurazione (universalità soggettiva) e coinvolge la totalità dei
beni del debitore, salvo alcune eccezioni (universalità oggettiva).
CC Fallimento.
CC Liquidazione coatta amministrativa.
Procedure concorsuali
CC Concordato preventivo.
CC Amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi.
• 275
✃
Le procedure concorsuali sono particolari procedure giudiziali che, nel caso in cui l’imprendito-
re commerciale non sia in grado di adempiere le proprie obbligazioni alle relative scadenze, sotto-
pongono ad esecuzione l’intero patrimonio dell’impresa per assicurare la par condicio creditorum,
e cioè un eguale regolamento di tutti i rapporti che all’imprenditore fanno capo.
Le procedure concorsuali sono: il fallimento, la liquidazione coatta amministrativa, il concordato
preventivo, l’amministrazione straordinaria.
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1 Nozione
È un processo esecutivo rivolto alla realizzazione coattiva dei diritti dei creditori il cui debitore co-
mune non sia più in grado di far fronte puntualmente alle proprie obbligazioni.
È disciplinato dal R.D. 16-3-1942, n. 267 (cd. Legge Fallimentare), come modificato dal D.Lgs.
9-1-2006, n. 5, dal D.Lgs. 12-9-2007, n. 169 (correttivo alla riforma del diritto fallimentare) e da ultimo
dal D.L. 18-10-2012, n. 179 (cd. crescita bis), in corso di conversione, ma anche dal Codice civile,
dalla legge cambiaria e da altre leggi speciali.
2 Presupposti
Differenze
La riforma del 2006, applicabile alle procedure di dichiarazione di fallimento aperte dal 16 luglio
2006 al 1° gennaio 2008, era intervenuta in modo rilevante sul secondo comma dell’art. 1 L.F., ri-
definendo la nozione di «piccolo imprenditore» e ampliando la categoria dei soggetti che, rientran-
do in tale definizione, erano esonerati dal fallimento.
Secondo l’art. 1 L.F., novellato dal D.Lgs. 5/2006 ed applicabile ai fallimenti dichiarati dal 16 lu-
glio 2006 al 1° gennaio 2008, non erano piccoli imprenditori, per cui erano assoggettabili al falli-
mento o ad altra procedura concorsuale, gli esercenti un’attività commerciale, in forma individua-
le o collettiva, che, anche alternativamente:
— avessero effettuato investimenti nell’azienda per un capitale di valore superiore a 300.000 euro;
— avessero realizzato, in qualunque modo risultasse, ricavi lordi calcolati sulla media degli ultimi
tre anni o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, per un ammontare complessivo annuo
superiore a 200.000 euro.
• 277
✃
Capitolo 48 - Il fallimento
•• Si trova in stato di insolvenza l’imprenditore
che non è più in grado di adempiere rego-
larmente alle proprie obbligazioni (art. 5 L.F.).
•• Lo stato di insolvenza può manifestarsi at-
traverso svariati indici: reiterati inadempi-
menti, fuga, irreperibilità (ipotesi introdot-
ta dalla riforma del 2006), latitanza, chiu-
CC Manifestazione dello stato di
Oggettivi sura dei locali etc. (art. 7 L.F.).
insolvenza
•• Per quanto riguarda il presupposto dello sta-
to di insolvenza, il correttivo alla riforma ha
previsto che il fallimento non si può dichiara-
re quando l’ammontare dei debiti scaduti e
non pagati risultanti dagli atti dell’istruttoria
prefallimentare è complessivamente inferio-
re a 30.000 euro (art. 15, ult. comma, L.F.).
Osservazioni
Si ricordi che lo stato di insolvenza manifestatosi deve avere carattere permanente ovvero non
deve consistere in una «temporanea difficoltà di adempiere» la quale legittima solo il concordato
preventivo e non il fallimento.
3 Assoggettabilità al fallimento
3.1 • Artigiano
Per quanto riguarda l’esonero dell’artigiano dall’assoggettabilità alle procedure concorsuali, il pro-
blema è stato ampiamente dibattuto in dottrina ed in giurisprudenza, in quanto, mentre l’art. 2083 c.c.
ricomprende esplicitamente l’artigiano tra i piccoli imprenditori, l’art. 1 L.F. (nel testo sia anteriore che
successivo alla riforma del 2006) escludeva dal fallimento gli imprenditori in base a diversi criteri di
natura quantitativa e non faceva menzione dell’artigiano.
L’ulteriore difficoltà di conciliare l’art. 2083 c.c. con la disciplina della legislazione speciale aveva
reso ancora più arduo il lavoro dell’interprete.
Osservazioni
I dubbi interpretativi si sono conclusi con l’entrata in vigore, il 1° gennaio 2008, del decreto corretti-
vo: infatti, esso ha individuato un’area di non fallibilità prescindendo dalla nozione di «piccolo im-
prenditore», semplicemente ancorandola alla sussistenza di requisiti dimensionali e di indebitamen-
to (v. par. 2), indipendentemente dalla definizione codicistica di piccolo imprenditore o di artigiano.
Il problema dell’assoggettabilità al fallimento delle società artigiane (che aveva suscitato numero-
si contrasti in dottrina nella disciplina anteriore alla riforma per il loro difficile inquadramento nella
nozione di piccoli imprenditori) è stato superato sia con l’introduzione della riforma, che ha elimi-
nato l’assoggettabilità al fallimento delle società di modeste dimensioni, sia con il decreto corretti-
vo, che ha eliminato la definizione di piccolo imprenditore.
Osservazioni
La riforma ha risolto i problemi interpretativi legati alla precedente formulazione, che parlava ge-
nericamente di «cessazione dell’esercizio dell’impresa».
• 279
✃
Capitolo 48 - Il fallimento
CC Recependo le conclusioni della Corte Costituzionale, il 3° comma
dell’art. 147 L.F. prevede espressamente che il Tribunale, prima di
provvedere all’estensione deve, in ogni caso, sentire il socio illimita-
tamente responsabile in camera di consiglio.
Nelle società con soci a CC Il 5° comma dell’art. 147 L.F., infine, stabilisce che «qualora dopo la
responsabilità illimitata dichiarazione di fallimento di un imprenditore individuale risulti che
l’impresa è riferibile ad una società di cui il fallito è socio illimitatamen-
te responsabile», è possibile proporre istanza di dichiarazione di fal-
limento della società occulta e degli altri soci illimitatamente respon-
sabili, su istanza del curatore, dei creditori o del socio fallito.
In sintesi
Il fallimento è una procedura concorsuale rivolta, attraverso la liquidazione delle attività esisten-
ti nel patrimonio del debitore, alla realizzazione coattiva e paritaria dei diritti dei creditori. Tale pro-
cedura è applicata quando l’imprenditore si trovi in stato di insolvenza, cioè quando non sia più
in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.
La procedura fallimentare in particolare riguarda tutti i beni del debitore e tutti i creditori e si basa
sul principio paritario per cui tutti i creditori debbono essere ugualmente soddisfatti, salve le cau-
se legittime di prelazione.
Caratteri della procedura fallimentare dunque sono: l’universalità e la concorsualità. Il D.Lgs.
5/2006, di riforma delle procedure concorsuali, ha eliminato la possibilità di avanzare richiesta da
parte del giudice.
Rimangono legittimati a presentare ricorso il debitore, uno o più creditori e il pubblico ministero.
I presupposti del fallimento sono di due specie:
— il presupposto soggettivo, dato dalla qualità di imprenditore commerciale non in possesso dei
requisiti di non fallibilità (art. 1 L.F.);
— il presupposto oggettivo, consistente nel suo stato di insolvenza.
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1 Iniziativa
Osservazioni
La riforma del 2006 ha soppresso la dichiarazione di fallimento su iniziativa d’ufficio del giudice. Tut-
tavia il giudice ha il dovere di segnalare al p.m. l’insolvenza eventualmente rilevata nel corso di un giu-
dizio civile in cui l’imprenditore sia parte affinché il pubblico ministero possa richiederne il fallimento.
Il Tribunale, investito della questione, deve accertare la sua competenza, eventualmente la legit-
timazione del richiedente, quindi i presupposti della dichiarazione di fallimento. L’art. 15 L.F. dispone
che il debitore deve obbligatoriamente essere sentito in camera di consiglio per garantirgli il diritto alla
difesa. Questa è la fase della istruttoria prefallimentare, introdotta dalla riforma del 2006: se in essa
risulta che l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati è inferiore a 30.000 euro, il fallimento non può
essere dichiarato.
CC Dichiara il fallimento.
CC Contiene la nomina dei principali organi della procedura (giudice de-
legato e curatore).
CC Ordina al fallito di depositare, entro tre giorni, il bilancio e le scritture
contabili e fiscali obbligatorie nonché l’elenco dei creditori.
Contenuto
della sentenza CC Fissa la prima udienza di verifica, che deve avvenire entro 120 gior-
ni dal deposito della sentenza, ovvero 180 giorni in caso di particola-
re complessità della procedura.
CC Assegna ai creditori ed ai terzi il termine di 30 giorni prima dell’udien-
za di accertamento del passivo per presentare domande di insinua-
zione, restituzione o rivendica.
• 281
✃
Osservazioni
È opportuno sottolineare che il D.L. 18-10-2012, n. 179 (cd. crescita bis), in corso di conversio-
ne, al fine di accelerare e facilitare l’iter burocratico delle procedure concorsuali, apporta numero-
se semplificazioni delle notifiche della legge fallimentare, introducendo le comunicazioni on-line
nei momenti essenziali della procedura
Si tenga presente, però, che, per quanto concerne il procedimento relativo alla dichiarazione di
fallimento, l’introduzione della notifica elettronica viene necessariamente attenuata, trattandosi di
procedimento particolarmente delicato. Infatti si prevede che il ricorso e il decreto di convocazione
del Tribunale siano notificati, a cura della cancelleria, all’indirizzo di posta elettronica certificata (PEC)
del debitore, risultante dal registro delle imprese . L’esito della comunicazione è trasmesso, auto-
maticamente, all’indirizzo di PEC del ricorrente. Se la notificazione non risulta possibile o non ha
esito positivo, si esegue a cura del ricorrente di persona, in subordine con deposito dell’atto presso
la casa comunale. Questa disposizione si applica ai procedimenti introdotti dopo il 31-12- 2013.
Infine, l’udienza è fissata non oltre 45 giorni dal deposito del ricorso e tra la data della comunica-
zione o notificazione e quella dell’udienza devono trascorrere almeno 15 giorni.
•• Che riguardano la
— Effetti personali.
posizione giuridica
— Effetti patrimoniali.
del fallito
•• Che riguardano la posizione giuridica dei cre-
CC Effetti di natura privata
ditori.
•• Che riguardano la posizione giuridica dei ter-
zi.
•• Che riguardano i rapporti giuridici preesistenti.
• 283
✃
Per cercare di limitare tali residue incongruenze con lo spirito della riforma derivante da previsioni
sparse in numerose e diverse leggi speciali, è intervenuto successivamente il decreto correttivo
(D.Lgs. 169/2007), il quale ha specificato che tutte le incapacità personali riguardanti il fallito ces-
sano con la chiusura del fallimento (art. 120 L.F.) ed ha eliminato ogni riferimento al fallimento nel-
le disposizioni riguardanti il casellario giudiziale (D.P.R. 313/2002) etc.
CC Il fallito viene spossessato dei suoi beni, e cioè privato del potere di
amministrare e disporre del suo patrimonio.
CC Gli atti di disposizione del patrimonio compiuti dal fallito, dopo la di-
Effetti patrimoniali a ca- chiarazione di fallimento, sono inefficaci nei confronti dei terzi credi-
rico del fallito tori (art. 44 L.F.).
CC Sono compresi nel fallimento anche i beni che pervengono al fallito
nel corso della procedura, dedotte le passività incontrate per l’acqui-
sto e la conservazione dei beni medesimi.
Al fine della tutela della par condicio creditorum, ai singoli creditori restano precluse azioni ese-
cutive individuali sui beni del fallito (art. 51 L.F.).
Osservazioni
Il decreto correttivo (D.Lgs. 12 settembre 2007, n. 169), confermando un principio già elaborato
dalla giurisprudenza, ha precisato che anche i crediti per i quali non vige il divieto di azioni esecu-
tive e cautelari sancito all’art. 51 L.F. sono assoggettati a «concorso formale», per cui, al fine di es-
sere soddisfatti in sede concorsuale, devono previamente essere accertati, come tutti gli altri cre-
diti, dal giudice delegato nella procedura di ammissione al passivo.
• 285
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Osservazioni
Il D.L. 22-6-2012, n. 83, conv. in L. 7-8-2012, n. 134 (Misure urgenti per la crescita del Paese) è
intervenuto sulla disciplina dell’azione revocatoria.
In particolare si prescrive, anche mediante il rinvio alle cause di ineleggibilità e decadenza dei sin-
daci (art. 2399 c.c.), che il professionista designato dal debitore (di cui all’art. 67, lett. d) L.F.), che
deve attestare la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano idoneo a consentire il risana-
mento dell’esposizione debitoria dell’impresa, debba essere indipendente. Infatti, si richiede che
lo stesso non sia legato all’impresa o a coloro che hanno interesse all’operazione di risanamento
da rapporti di natura personale o professionale tali da comprometterne l’indipendenza di giudizio;
in ogni caso, il professionista, neanche per il tramite di soggetti con i quali è unito in associazione
professionale, non dovrà avere prestato negli ultimi cinque anni attività di lavoro subordinato o au-
tonomo in favore del debitore o partecipato agli organi di amministrazione o di controllo. Tale spe-
cifica disciplina dei requisiti di indipendenza del professionista trova applicazione anche in caso di
concordato preventivo e accordi di ristrutturazione.
Inoltre, il D.L. 83/2012, conv. in L. 134/2012 prevede espressamente il non assoggettamento all’azio-
ne revocatoria fallimentare degli atti, pagamenti e garanzie legalmente poste in essere dal debi-
tore dopo il deposito del ricorso per concordato preventivo e anche prima dell’ammissione alla pro-
ceodura. Questa previsione si collega alla modifica introdotta al co. 7 dell’art. 161 L.F. che consen-
te l’attuazione di atti d straordinaria amministrazione nel lasso di tempo che va dal deposito del ri-
corso e fino al decreto di ammissione, purché autorizzati dal tribunale, oltre che dagli atti di ordi-
naria amministrazione.
Lo scopo della norma è quello di promuovere la continuazione aziendale, incentivando i terzi a con-
trarre con l’impresa in crisi.
CC Tutti gli atti a titolo oneroso, compiuti tra coniugi nel tempo in cui il fal-
lito esercitava un’impresa commerciale, anche oltre il biennio ante-
riore al fallimento, e a titolo gratuito compiuti più di due anni prima
della dichiarazione di fallimento (sebbene sempre nel periodo di eser-
Atti compiuti tra coniugi
cizio dell’attività commerciale) si presumono eseguiti a danno della
massa dei creditori e sono revocati ex lege, salvo che il coniuge pro-
vi che non era a conoscenza dello stato di insolvenza del coniuge fal-
lito (art. 69 L.F.).
CC Contratti già eseguiti da una delle parti restano in vita: se, però, ad
eseguirli è stata la controparte del fallito, questa, in quanto creditore,
entrerà nel numero dei creditori concorrenti e dovrà accontentarsi del-
la percentuale fallimentare.
• 287
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Osservazioni
Il decreto correttivo alla riforma (D.Lgs. 169/2007) è intervenuto nella disciplina dei contratti corso
specificando che:
— il contratto traslativo si considera ineseguito sino a quando non si è realizzato l’effetto reale: di
conseguenza, se il bene che è oggetto, ad esempio, di compravendita è già passato in pro-
prietà del compratore, il contratto non può considerarsi pendente, bensì già interamente ese-
guito da una parte, per cui non può applicarsi ad esso la regola generale di cui all’art. 72 L.F.;
— in caso di scioglimento del contratto, non è comunque dovuto al contraente in bonis il risarci-
mento del danno per il mancato adempimento, per cui egli avrà diritto ad insinuarsi al passivo
solo nei limiti del valore della prestazione mancata dedotta nel contratto sciolto.
Differenze
Il trattamento che l’art. 72bis L.F. riserva ai contratti relativi ad immobili da costruire, in caso di fal-
limento del costruttore alienante, per la parte concernente il contratto preliminare, è diverso da
quello riservato ai contratti preliminari dal co. 3 dell’art. 72 L.F. Anche ai contratti di cui all’art. 5 del
D.Lgs. 122/2005 si applica la regola generale del co. 1 dell’art. 72 L.F. nella parte in cui prevede
la sospensione automatica dell’esecuzione dei contratti in caso di fallimento del costruttore. Ma si
discosta da essa, laddove consente all’acquirente di prevenire il curatore del fallimento nell’eser-
cizio della facoltà di scelta tra subentro e scioglimento, comunicandogli per iscritto, prima che egli
eserciti quella facoltà, la propria volontà di recedere dal contratto ed escutendo la fideiussione ri-
lasciatagli a garanzia della restituzione di quanto da lui versato in adempimento degli obblighi con-
trattuali assunti. Quindi, se è vero che il curatore ha il potere di decidere tra esecuzione e sciogli-
mento del contratto, è altresì vero che prima di tale scelta l’acquirente ha il potere di sciogliersi dal
vincolo contrattuale.
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1 Il tribunale fallimentare
Nozione: è il tribunale che dichiara il fallimento, l’organo in concreto investito dell’intera procedu-
ra concorsuale. È altresì giudice naturale di tutte le cause che derivano dal fallimento (vis attractiva
del tribunale fallimentare).
La riforma del 2006 ha, invece, previsto la reclamabilità dei decreti del tribunale salvo che non sia
diversamente disposto (art. 26 L.F.).
2 Il giudice delegato
Nozione: il giudice delegato esercita funzioni di vigilanza e controllo sulla regolarità della proce-
dura. I provvedimenti del giudice delegato sono adottati con decreto, avverso il quale è ammesso re-
clamo al tribunale (art. 26 L.F.).
• 291
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Si sottolinea che con l’intervento del decreto correttivo il giudice delegato è stato spogliato del po-
tere di autorizzare il programma di liquidazione, precedentemente conferitogli dalla riforma del
2006: il D.Lgs. 169/2007 (in vigore per i fallimenti iniziati dopo il 1° gennaio 2008) ha infatti attribu-
ito tale potere al comitato dei creditori, prevedendo tuttavia che il giudice delegato debba autoriz-
zare gli atti di vendita previa verifica della correttezza di essi rispetto al programma.
3 Il curatore
Nozione: è l’organo preposto alla procedura fallimentare il cui compito principale consiste nell’am-
ministrazione dei beni del fallito; esso svolge i propri compiti sotto la vigilanza del giudice delega-
to e del comitato dei creditori. Per quanto attiene all’esercizio delle sue funzioni è pubblico ufficiale
(art. 30 L.F.). Contro gli atti del curatore è ammesso reclamo presso il giudice delegato. In ogni tem-
po, peraltro, ed anche d’ufficio, il Tribunale può revocare l’incarico.
Il D.L. 78/2010, conv. in L. 122/2010, ha previsto che in caso di fallimento il curatore ha l’obbli-
go, entro quindici giorni dall’accettazione dell’incarico, di comunicare agli enti coinvolti i dati necessa-
ri ai fini dell’eventuale insinuazione al passivo della procedura concorsuale, utilizzando il modello di
comunicazione unica di cui all’art. 9 del D.L. 7/2007, conv. in L. 40/2007.
Dal 27 marzo 2012 è in vigore il nuovo decreto emanato dal Ministero della Giustizia (D.M. 25
gennaio 2012) che ha aggiornato i compensi riferiti ai curatori fallimentari e la determinazione dei pa-
gamenti relativi alle procedure di concordato preventivo.
Osservazioni
È opportuno evidenziare che il D.L. 18-10-2012, n. 179 (cd. crescita bis), in corso di conversione,
introduce l’utilizzo della posta elettronica certificata (PEC) per i principali adempimenti del curatore.
In particolare, il nuovo art. 31bis L.F. dispone che le comunicazioni del curatore ai creditori e ai ti-
tolari di diritti sui beni devono essere effettuate all’indirizzo di PEC da loro indicato nei casi previ-
sti dalla legge. Quando tale indicazione viene omessa, nonché nella ipotesi di mancata consegna
del messaggio di PEC per cause imputabili al destinatario, tutte le comunicazioni saranno esegui-
te esclusivamente a mezzo deposito in cancelleria.
Nozione: è organo collegiale, composto da tre o cinque creditori, nominato dal giudice delegato.
La riforma del 2006 ha attribuito una importanza fondamentale al comitato dei creditori nello svolgi-
mento della procedura, con poteri di vigilanza sull’operato del curatore e di autorizzazione degli atti di
straordinaria amministrazione che quest’ultimo deve compiere. Deve, inoltre, esprimere pareri nei casi
previsti dalla legge o su richiesta del tribunale o del giudice delegato.
Secondo quanto introdotto dal decreto correttivo (D.Lgs. 169/2007), il comitato dei creditori ap-
prova il programma di liquidazione predisposto dal curatore.
In sintesi
Con la dichiarazione di fallimento si apre la procedura concorsuale a carico dei beni del fallito, de-
stinata a svolgersi attraverso una complessa serie di operazioni demandate a quattro organi, cia-
scuno dei quali è investito di speciali competenze e di particolari funzioni:
— il tribunale fallimentare;
— il giudice delegato;
— il curatore;
— il comitato dei creditori.
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1 Generalità
L’atto iniziale che caratterizza tale fase è l’apposizione dei sigilli sui beni del fallito, ad opera
del curatore (art. 84 L.F.). Per quei beni non sottoponibili all’apposizione dei sigilli (art. 86 L.F.) è di-
sposto che vengano consegnati al curatore.
All’apposizione dei sigilli segue, nel più breve tempo possibile, la loro rimozione e la redazione
dell’inventario, ad opera del curatore. Quest’ultimo prende in consegna i beni e, da questo momen-
to, dovrà provvedere alla loro amministrazione. In particolare, gli atti di ordinaria amministrazione sono
compiuti dal curatore liberamente, mentre quelli di straordinaria amministrazione richiedono la previa
autorizzazione del comitato dei creditori.
La continuazione può riguardare anche solo specifici rami dell’azienda. Essa ha carattere provvi-
sorio e può sempre ordinarsene la cessazione.
L’esercizio provvisorio dell’impresa è affidato al curatore, mentre il Comitato dei creditori deve es-
sere tenuto al corrente di tale esercizio ed informato sul suo andamento, a mezzo di convocazioni e
rendiconti periodici.
Attraverso tale fase si individuano i creditori ammessi al concorso sulla massa attiva e si verifica
se alcuni di questi vantino titoli privilegiati rispetto ad altri creditori.
Essa ha inizio con le domande di ammissione al passivo che i creditori debbono presentare alme-
no 30 giorni prima dell’udienza fissata per l’esame dello stato passivo.
• 295
✃
In particolare per la domanda di ammissione al passivo va sottolineato che, in seguito alle mo-
difiche introdotte dal D.L. 18-10-2012, n. 179 (cd. crescita bis), in corso di conversione, l’istanza
in via telematica si deve inoltrare direttamente al curatore. Nella relazione accompagnatoria al ci-
tato decreto si spiega che questo contribuirà a diminuire gli oneri delle cancellerie delle sezioni fal-
limentari dei tribunali. Il decreto prevede che il ricorso si possa presentare personalmente. Inoltre,
si richiama l’articolo 22, co. 3 del D.Lgs. 82/2005 (Codice dell’amministrazione digitale): questo si-
gnifica che qualunque creditore può scrivere una domanda di ammissione su supporto cartaceo,
sottoscriverla in maniera tradizionale e poi spedirla autonomamente (se munito di un indirizzo di
posta elettronica certificata) o affidarla per l’inoltro a un qualsiasi soggetto che sia dotato della PEC.
Sulla base delle domande, il curatore predispone il progetto di stato passivo, indicando:
— il nome dei creditori ammessi definitivamente, l’ammontare del loro credito, le eventuali garanzie
ed i beni su cui esse gravano, gli eventuali diritti di prelazione;
— i creditori ammessi con riserva, secondo quanto diremo di seguito;
— i creditori non ammessi in tutto o in parte.
Il progetto di stato passivo è depositato in cancelleria dal curatore almeno 15 giorni prima di quel-
lo previsto per l’adunanza per l’esame del passivo e nello stesso termine lo trasmette ai creditori ed
ai titolari di diritti sui beni all’indirizzo indicato nella domanda di ammissione al passivo, affinché gli
stessi ed il fallito possano prenderne visione e presentare al curature, con le modalità previste dall’art.
93, co. 2, L.F., osservazioni scritte e i documenti integrativi fino a cinque giorni prima dell’udienza (art.
95, co. 2, come modif. dal D.L. 179/2012).
Segue l’udienza di verifica, in cui il giudice delegato decide su ciascuna domanda con decreto,
accogliendola, respingendola o dichiarandola inammissibile. Secondo le precisazioni inserite in pro-
posito dal decreto correttivo, il decreto con cui il giudice delegato accoglie o rigetta il credito deve
essere sempre succintamente motivato (e non solo in caso di contestazione del curatore o dei credi-
tori, come previsto originariamente dalla riforma del 2006).
Avvenuta la verifica, il giudice delegato forma lo stato passivo e con decreto lo dichiara ese-
cutivo (art. 96 L.F.).
Il curatore immediatamente dopo la dichiarazione di esecutività dello stato passivo, ne dà comu-
nicazione trasmettendo una copia a tutti i ricorrenti, informandoli del diritto di presentare opposizione
in caso di mancato accoglimento della domanda (art. 97 L.F., come sostituito dal D.L. 179/2012).
Infatti, è possibile opporsi alle decisioni del giudice delegato attraverso tre forme di impugnazio-
ne dello stato passivo: l’opposizione allo stato passivo stesso; l’impugnazione dei crediti altrui; la
revocazione.
CC I creditori e i terzi titolari di diritti sui beni del fallito non ammessi (o
ammessi con riserva) o per i quali è stata esclusa una causa legit-
tima di prelazione, per essere ammessi al passivo o per vedersi ri-
Sono legittimati all’opposi- conoscere un diritto di prelazione che è stato escluso dal giudice
zione delegato.
CC I creditori ammessi, per contestare i crediti ammessi senza il pre-
teso diritto di prelazione.
Con l’impugnazione, invece, il curatore, il creditore o il terzo (titolare di diritti sui beni del fallito)
possono contestare che la domanda di un creditore o di altro concorrente sia stata accolta.
Contro l’ammissione definitiva (in seguito, cioè, a decreto non opposto o a sentenza definitiva) è pos-
sibile il solo rimedio della revocazione, che va proposto con ricorso al giudice delegato, qualora, prima
della chiusura del fallimento, si scopra che l’ammissione di un credito o di una garanzia è stata determi-
nata da falsità, dolo o errore essenziale di fatto ovvero si rinvengano documenti decisivi prima ignorati.
Tutte le impugnazioni dello stato passivo si propongono con ricorso da depositarsi entro 30 gior-
ni dalla comunicazione effettuata dal curatore ex art. 97 L.F. (in caso di revocazione il termine decor-
4 La liquidazione dell’attivo
Con la liquidazione dell’attivo i beni del fallito vengono tramutati in denaro, ai fini del soddisfaci-
mento dei creditori. La riforma del 2006 ha semplificato tale fase, stabilendo che la liquidazione av-
venga non più con operazioni diversificate ma all’interno di un programma di liquidazione, predispo-
sto dal curatore ed approvato dal comitato dei creditori, che deve essere formato entro 60 giorni dal-
la redazione dell’inventario (art. 104ter L.F., come modif. dal D.Lgs. 169/2007).
Differenze
La versione originaria della riforma del 2006 prevedeva che il piano dovesse essere approvato dal
giudice delegato, previo parere vincolante del comitato dei creditori. Il decreto correttivo, invece, in
linea con il nuovo ruolo assunto dal comitato dei creditori e considerando che il suddetto piano co-
stituisce l’atto di gestione principale in ordine alla funzione di soddisfazione degli interessi dei cre-
ditori svolta dal fallimento, ha modificato la disposizione in esame, prevedendo che l’approvazio-
ne del programma spetti al comitato dei creditori, mentre il giudice delegato dovrà autorizzare
i singoli atti di esso previa una mera verifica formale della loro conformità al piano di liquidazione.
CC La riforma del 2006 ha stabilito che la liquidazione dei singoli beni che
fanno parte di un complesso aziendale può essere disposta solo quan-
do risulti prevedibile che la vendita dell’intera azienda, di suoi rami,
di beni o rapporti giuridici individuabili in blocco non consente una
maggiore soddisfazione dei crediti.
CC L’art. 107 L.F. prevede che le vendite debbano avvenire secondo pro-
cedure competitive, anche avvalendosi di soggetti specializzati, sul-
la base di stime effettuate da operatori esperti e con forme adegua-
te di pubblicità. È stata perciò introdotta dalla riforma la previsione
della modalità delle offerte private, se ritenute più vantaggiose; il cu-
La liquidazione avviene ratore non è più vincolato ai rigidi schemi della vendita all’incanto,
attraverso vendite giudi- come era stabilito nella disciplina ante riforma, ma può decidere la
ziarie modalità di vendita più conveniente.
CC Il decreto correttivo (D.Lgs. 169/2007) ha tuttavia concesso al cura-
tore di prevedere nel programma di liquidazione che le vendite di beni
immobili, mobili e mobili registrati siano effettuate dal giudice delega-
to (anziché essere affidate al curatore stesso) secondo le disposizio-
ni del codice di procedura civile, vale a dire con incanto o senza in-
canto.
CC La riforma del 2006 ha previsto la possibilità di cessione di tutti i cre-
diti, di qualunque natura, compresi quelli fiscali e futuri e pur se con-
testati; la vendita è rimessa al curatore.
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Successivamente alla vendita dei beni del fallito si provvede ad attribuire il ricavato ai singoli cre-
ditori. Le somme disponibili devono essere ripartite secondo il seguente ordine preferenziale (art. 111
L.F.):
— hanno la precedenza i creditori aventi diritto alla prededuzione (cd. crediti di massa prededuci-
bili);
— vanno poi soddisfatti i creditori privilegiati, secondo l’ordine previsto dalla legge;
— infine si provvede a soddisfare i creditori chirografari in misura proporzionale all’ammontare del
credito di ciascuno.
Il piano di riparto, redatto dal curatore secondo i criteri indicati, deve essere approvato e reso
definitivo dal giudice delegato. Sono possibili, però, nel corso della procedura di liquidazione, ripar-
ti parziali delle somme che sono già disponibili.
Una volta approvato il piano, si provvede alla liquidazione definitiva o riparto finale, che avvie-
ne dopo l’approvazione del rendiconto del curatore, il quale deve essere depositato in cancelleria per
le eventuali contestazioni.
In seguito alle modifiche introdotte dal D.L. 179/2012, anche per il progetto di riparto si prevede
che l’invio a tutti i creditori avvenga a mezzo PEC.
CC Con la chiusura cessano gli effetti del fallimento sul patrimonio del fallito e
le conseguenti incapacità personali e decadono gli organi preposti al falli-
mento.
Effetti
CC I creditori riacquistano il libero esercizio delle azioni verso il debitore per la
parte non soddisfatta dei loro crediti, per capitali e interessi, salvi gli effetti
dell’esdebitazione.
6.2.2 • Procedura
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Con la L. 69/2009, il legislatore ha modificato gli artt. 125 e 128 L.F., definendo l’iter procedurale
in caso di presentazione di più proposte o di sopravvenienza di una nuova proposta di concorda-
to. È il comitato dei creditori che sceglie la proposta da sottoporre all’approvazione dei creditori e,
qualora il curatore lo ritenga conveniente, può suggerire al giudice delegato di comunicare ai cre-
ditori la proposta, o le altre proposte, non scelte dal comitato. Qualora più proposte siano poste al
vaglio dei creditori ammessi al voto e ne ricevano voto favorevole, quella che riceve un maggior
numero di consensi si considera approvata. Qualora, invece, le proposte raggiungano una perfet-
ta parità è previsto che la proposta approvata sia quella presentata per prima.
Da ultimo, con il D.L. 179/2012, il legislatore ha modificato di nuovo gli artt. 125 e 129 L.F. dispo-
nendo che, quando il ricorso è proposto da un terzo, esso debba contenere l’indicazione dell’indi-
rizzo di PEC al quale ricevere le comunicazioni; che si deve effettuare attraverso PEC la comuni-
cazione ai creditori della proposta di concordato e la comunicazione, da parte del curatore, dell’ap-
provazione della proposta al proponente e ai creditori dissenzienti. Infine, al fallito, se non è pos-
sibile procedere alla comunicazione con modalità telematica, la notizia dell’approvazione è comu-
nicata mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento.
Se non sono proposte CC Il Tribunale si limita a verificare la regolarità della procedura e l’esito
opposizioni nel termine della votazione e omologa il concordato con decreto motivato non
fissato soggetto a gravame.
Se sono state proposte CC Il Tribunale assume i mezzi istruttori richiesti dalle parti o disposti d’uf-
opposizioni da parte dei ficio, anche delegando uno dei componenti del collegio.
creditori
CC Il Tribunale può procedere all’approvazione del concordato, qualora
Se un creditore apparte- ritenga, previa valutazione, che il creditore appartenente alla classe
nente ad una classe abbia dissenziente possa essere soddisfatto nel concordato in misura non
contestato la convenienza inferiore rispetto alle alternative concretamente praticabili in sede fal-
della proposta limentare. Il Tribunale provvede ad omologare o meno il concordato
con decreto motivato, pubblicato a norma dell’art. 17 L.F.
CC Abbia cooperato con gli organi della procedura, fornendo tutte le in-
formazioni e la documentazione utile all’accertamento del passivo e
adoperandosi per il proficuo svolgimento delle operazioni.
CC Non abbia ritardato o contribuito a ritardare lo svolgimento della pro-
cedura.
CC Non abbia violato le disposizioni di cui all’art. 48 L.F., riguardante l’ob-
bligo di consegna al curatore della corrispondenza inerente i rappor-
ti relativi al fallimento.
Il fallito può richiedere
l’esdebitazione solamen- CC Non abbia beneficiato di altra esdebitazione nei 10 anni precedenti
te se in possesso dei se- la richiesta.
guenti requisiti soggetti- C C Non si sia reso autore di una delle seguenti attività fraudolente: di-
vi positivi strazione dell’attivo; esposizione di passività insussistenti; causazio-
ne o aggravamento del dissesto, che abbia reso gravemente difficol-
tosa la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari; ri-
corso abusivo al credito.
CC Non sia stato condannato, con sentenza passata in giudicato, per il
reato di bancarotta fraudolenta o per delitti contro l’economia pubbli-
ca, l’industria e il commercio, e altri delitti compiuti in connessione
con l’esercizio dell’attività d’impresa, salvo che per tali reati sia inter-
venuta la riabilitazione.
• 301
✃
Il Tribunale decide con decreto, dopo aver verificato la sussistenza delle condizioni richieste dall’art.
142 L.F. e tenuto conto dei comportamenti collaborativi del fallito. Devono essere previamente assun-
ti i pareri del curatore e del comitato dei creditori.
In seguito alle modifiche introdotte dal D.L. 179/2012, il ricorso ed il decreto del tribunale sono co-
municati dal curatore ai creditori a mezzo PEC.
Con il decreto di esdebitazione, il Tribunale dichiara inesigibili nei confronti del fallito i debiti con-
corsuali non soddisfatti integralmente. Contro il decreto di accoglimento o rigetto del ricorso si può
proporre reclamo ex art. 26 L.F.
In sintesi
La complessità della procedura fallimentare esige che la stessa si svolga attraverso fasi succes-
sive ben determinate, coordinate tutte insieme al raggiungimento del medesimo fine.
Tali fasi in ordine progressivo sono le seguenti:
— conservazione del patrimonio;
— accertamento del passivo;
— liquidazione dell’attivo;
— cessazione della procedura.
Le attività caratteristiche della conservazione del patrimonio sono:
— apposizione dei sigilli;
— redazione dell’inventario;
— eventualmente, autorizzazione all’esercizio provvisorio dell’impresa.
L’accertamento del passivo comprende:
— avviso ai creditori per la verifica;
— presentazione delle domande di ammissione al passivo;
— esame delle domande e deposito del progetto di stato passivo;
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1 Nozione
Il concordato preventivo è un mezzo che la legge accorda al debitore per evitare la gravosa e
dannosa procedura fallimentare.
Ad esso, infatti, si può ricorrere solo prima della dichiarazione di fallimento (da qui il nome) ed evi-
ta la paralisi che il fallimento determina nell’impresa del debitore.
Il concordato preventivo è un accordo giudiziale fra debitore e creditori circa le modalità con le
quali dovranno essere estinte tutte le obbligazioni.
Le condizioni per essere ammessi al concordato preventivo sono state radicalmente modificate
dal D.L. 35/2005 (cd. «decreto competitività»), convertito in L. 80/2005. Ulteriori e importanti modifi-
che a tale disciplina sono state poi introdotte dal decreto correttivo alla riforma (D.Lgs. 169/2007).
Il decreto correttivo alla riforma fallimentare (D.Lgs. 169/2007) ha chiarito che la proposta di con-
cordato può prevedere la soddisfazione anche non integrale (bensì in percentuale) dei creditori privi-
legiati (alla stregua quindi di quelli chirografari), a condizione però che il piano ne preveda la soddi-
sfazione in misura non inferiore a quella realizzabile, in ragione della collocazione preferenziale, sul
ricavato in caso di vendita del bene su cui cade la causa di prelazione, avuto riguardo al suo valore
di mercato indicato in un’apposita relazione redatta da un professionista revisore dei conti.
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CC Dirige il procedimento.
CC Risolve le eventuali controversie.
CC Presenzia all’adunanza dei creditori e ne dirige lo svolgimento.
Giudice delegato
CC Autorizza le attività eccedenti l’ordinaria amministrazione.
CC Ha funzione di giudice istruttore nel giudizio di omologazione.
CC Promuove l’eventuale dichiarazione di fallimento.
Osservazioni
È tuttora discusso, in dottrina, se anche l’assemblea dei creditori possa ricomprendersi tra gli or-
gani della procedura. In ogni caso l’assemblea vota sulla proposta di concordato, ma il suo voto
vincola il Tribunale solo se negativo.
In seguito alle modifiche introdotte dal D.L. 18-10-2012, n. 179 l’uso della posta elettronica certi-
ficata (PEC) diventa la regola anche nei rapporti tra commissario giudiziale o liquidatore e creditori.
4 Effetti
Il debitore conserva l’amministrazione dei suoi beni, sebbene sotto il controllo del commissario
giudiziale; inoltre:
— è necessaria, per gli atti di straordinaria amministrazione, l’autorizzazione del giudice delegato
come condizione di efficacia degli stessi;
— il tribunale può, nel decreto di apertura della procedura, stabilire un limite di valore al di sotto del
quale tale autorizzazione non è dovuta.
Gli effetti del concordato preventivo nei confronti dei creditori sono analoghi a quelli del fallimen-
to, dovendo sempre essere rispettata la par condicio creditorum (divieto di azioni individuali esecuti-
ve e cautelari sui beni dell’imprenditore).
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Differenze
Quanto al giudizio di omologazione, l’unica differenza significativa, introdotta dal D.Lgs. 169/2007,
consiste nell’aver previsto l’istruttoria del tribunale solo in presenza di opposizioni sollevate dai cre-
ditori; qualora invece non siano sollevate contestazioni, il giudizio si chiude previa una mera veri-
fica di regolarità della precedente fase di approvazione.
6 Finanza interinale
Il D.L. 83/2012, conv. in L. 134/2012 è intervenuto su un aspetto molto importante il quale, più de-
gli altri, agevola ed incentiva il debitore a ricorrere alle procedure di composizione negoziali della crisi
(sia esso concordato preventivo o accordo di ristrutturazione) consentendogli, attraverso la possibilità di
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Il D.L. 83/2012, conv. in L. 134/2012 ha introdotto una disciplina di favore per i piani di concordato pre-
ventivo finalizzati alla prosecuzione dell’attività di impresa, definendo espressamente che per continuità
aziendale si intende la prosecuzione dell’attività di impresa da parte del debitore, la cessione dell’azienda
in esercizio ovvero il conferimento dell’azienda in esercizio in una o più società, anche di nuova costituzio-
ne. Si è in presenza, quindi, di concordati che presuppongono la continuità dell’esercizio dell’impresa.
Il D.L. 35/2005 ha introdotto la possibilità per il debitore di stipulare con i creditori un accordo stra-
giudiziale di ristrutturazione dei debiti, che gli consenta di far fronte alla crisi dell’impresa attraver-
so un piano concordato con la maggioranza dei suoi creditori (art. 182bis L.F.).
L’accordo CC Deve, quindi, essere depositato dal debitore nella cancelleria del Tri-
bunale unitamente alla documentazione prevista dall’art. 161 L.F. e
ad una relazione redatta da un esperto sull’attuabilità del piano.
CC È poi pubblicato nel Registro delle imprese (momento dal quale ac-
quista efficacia) ed i creditori ed ogni altro interessato possono pro-
porvi opposizione entro 30 giorni.
Il D.Lgs. 169/2007 ha introdotto una disposizione volta a tutelare in modo automatico ed imme-
diato il patrimonio dell’imprenditore, prevedendo che dalla data di pubblicazione dell’accordo nel re-
gistro delle imprese e per 60 giorni, i creditori per titolo e causa anteriore a tale data non possono ini-
ziare o proseguire azioni esecutive o cautelari sul patrimonio del debitore.
Inoltre, il D.L. 78/2010, conv. in L. 122/2010, ha previsto che il divieto di iniziare o proseguire le
azioni cautelari o esecutive può essere richiesto dall’imprenditore anche nel corso delle trattative e
prima della formalizzazione dell’accordo di ristrutturazione.
In materia di accordi di ristrutturazione, il D.L. 83/2012, conv. in L. 134/2012, è intervenuto sui
punti critici che sono emersi in questi primi anni di applicazione dell’istituto.
È stata attestata l’attestazione del professionista a quella richiesta nel concordato, richiedendo in
primo luogo che il professionista attesti la veridicità dei dati aziendali.
È stato precisato che la previsione sull’attuabilità dell’accordo deve comprendere la idoneità del-
lo stesso ad assicurare non più il «regolare» (come prevede l’attuale normativa), ma l’integrale pa-
gamento estranei all’accordo.
Sono stati fissati dei termini entro cui deve essere effettuato il pagamento integrale dei creditori
non aderenti all’accordo; in particolare ciò dovrà avvenire entro 120 giorni dall’omologazione, in
caso di crediti già scaduti a quella data; ed entro 120 giorni dalla scadenza, in caso di crediti non
ancora scaduti alla data dell’omologazione.
L’esclusione della fallibilità per le imprese agricole, se da un lato può sicuramente definirsi come
privilegio, da diversa angolazione, nell’ambito dell’attuale crisi generale e, in particolare, di quella in
cui versa il settore agricolo, è sicuramente un grosso limite, considerati gli strumenti di gestione del-
le situazioni di difficoltà o di insolvenza che la legge fallimentare offre ad ogni altro genere di impre-
sa. L’imprenditore agricolo in crisi o insolvente nel contesto normativo anteriore al 6 luglio 2011 sareb-
be stato, infatti, costretto unicamente a soluzioni gestite con i creditori senza alcun sostegno norma-
tivo, con il pericolo di vedere spesso dissolta l’impresa.
Si deve, quindi, accogliere con favore la novità introdotta dal D.L. 98/2011, conv. in L. 111/2011.
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10.2 • Le modifiche introdotte dal decreto crescita bis nel fallimento del consu-
matore
Il D.L. 18-10-2012, n. 179 integra e corregge la L. 3/2012 in materia di composizione della cri-
si da sovraindebitamento. Si tratta di una risposta ai casi in cui il dissesto tocchi un soggetto che
non può fallire (non avendone i requisiti previsti dalla legge), con l’obiettivo di arrivare all’estinzione
delle obbligazioni del soggetto sovraindebitato non fallibile.
Le modifiche apportate dal citato decreto crescita bis (D.L. 179/2012, in attesa di conversione) in-
vestono, da un lato, il presupposto soggettivo per l’apertura delle procedure in esame, individuan-
do un procedimento specificamente destinato al consumatore; dall’altro, la natura del procedimento
di composizione della crisi da sovraindebitamento, trasformandolo in chiave concordataria, e dun-
que prevedendo che i creditori che non aderiscono alla proposta di accordo non siano definibili quali
creditori estranei, come tali titolari del diritto ad essere soddisfatti integralmente, ma siano vincolati
comunque dall’accordo.
Condizioni di ammissibi-
lità della proposta che il CC La non assoggettabilità a procedura concorsuale del debitore.
debitore, anche consu- CC Il non aver fatto ricorso alla procedura di composizione della crisi da
matore, può avanzare ai sovraindebitamento nei cinque anni precedenti.
creditori sono
Osservazioni
Il D.L. 179/2012 (cd. decreto crescita bis, in attesa di conversione) è intervenuto sui presupposti
di ammissibilità del piano, prevedendo espressamente che la proposta di piano possa essere
avanzata anche dal consumatore.
Viene aggiunta una ulteriore condizione di ammissibilità della proposta, rappresentata dal fatto che
il debitore non deve aver subito provvedimento di revoca, annullamento, risoluzione dell’accordo,
ovvero revoca e dichiarazione di cessazione degli effetti dell’omologazione del piano.
Una specifica condizione di ammissibilità è stata introdotta per il consumatore, al quale è richie-
sto di produrre documentazione idonea a ricostruire compitamente la sua situazione economica e pa-
trimoniale in funzione del giudizio di meritevolezza da assumere in sede di omologazione del piano.
È chiarito, inoltre, con espressa disposizione normativa che l’imprenditore agricolo può accede-
re alla procedura di composizione della crisi.
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Osservazioni
La ragione di tale modifica discende dal peculiare contenuto del giudizio omologatorio nel caso del
consumatore, ove si prescinde dall’accordo dei creditori imponendosi, di contro, una valutazione
di meritevolezza.
Il tribunale, che decide in composizione monocratica secondo il rito camerale, valuta le condizio-
ni di ammissibilità e fattibilità della proposta dopo aver fissato apposita udienza e aver dispo-
sto idonea pubblicità.
Tra le altre modifiche apportate dal D.L. 179/2012, in attesa di conversione, sono stati introdotti
nella L. 3/2012 due articoli (12bis e 12ter) riguardanti il procedimento di omologazione del piano
del consumatore e gli effetti dell’omologazione del medesimo piano.
Il procedimento di omologazione della proposta del consumatore è concentrato tendenzialmente
in un’unica udienza, all’esito della quale il tribunale deve assumere una decisione fondata su un giu-
dizio di meritevolezza della condotta del debitore, basato a sua volta sulla ragionevolezza della pro-
spettiva di adempimento delle obbligazioni assunte e sulla mancanza di colpa nella determinazione
del sovraindebitamento.
Il nuovo articolo 12-ter della L. 3/2012 regola gli effetti dell’omologazione del piano del consuma-
tore sulla stessa linea di quelli dell’omologazione dell’accordo del debitore non consumatore.
Inoltre, il D.L. 179/2012, in attesa di conversione, introduce la possibilità di una procedura alter-
nativa esclusivamente liquidatoria alla proposta di ristrutturazione della crisi nonché la disciplina
del procedimento di esdebitazione conseguente a detta procedura.
È previsto espressamente che, in alternativa alla proposta per la composizione della crisi, il
debitore, in stato di sovraindebitamento e per il quale ricorrono i presupposti di cui all’articolo 7, com-
ma 2, lettere a) e b) della L. 3/2012, possa chiedere la liquidazione di tutti i suoi beni.
L’esdebitazione, infine, è subordinata al verificarsi di determinate condizioni accomunate dall’esi-
genza di verificare la correttezza del comportamento del debitore.
Tra i benefici riconosciuti alle start-up innovative rientra l’assoggettamento di tali società alla spe-
ciale procedura di soluzione delle crisi aziendali prevista dalla L. 3/2012, come modificata dal
D.L. 179/2012, in attesa di conversione. Conseguentemente, tali soggetti vengono sottratti, limita-
tamente ai primi 4 anni di vita, alle usuali procedure concorsuali. Si tratta di un beneficio che vuo-
le, da un lato, dare atto delle difficoltà che tali imprese incontrano dovendosi occupare dello svi-
luppo e commercializzazione di prodotti o servizi ad alto contenuto tecnologico e, dall’altro, fare in
modo che tali imprenditori possano ripartire, in un secondo momento, con un nuovo progetto. A tal
fine, è stato previsto che decorsi 12 mesi dall’iscrizione nel registro delle imprese del decreto di
apertura della procedura di liquidazione, l’accesso ai dati relativi ai soci sia consentito solo all’au-
torità giudiziaria e a quelle di vigilanza.
In sintesi
Il concordato preventivo è un mezzo che la legge accorda al debitore per evitare la gravosa e
dannosa procedura fallimentare e a cui si può ricorrere solo prima della dichiarazione di fallimen-
to; il concordato preventivo si dispone attraverso un accordo giudiziale tra debitore e creditori cir-
ca le modalità con cui dovranno essere estinte tutte le obbligazioni. Per l’ammissibilità della pro-
posta di concordato è sufficiente che l’imprenditore versi in un generico stato di crisi (art. 160 L.F.),
ossia in una condizione che precede lo stato di insolvenza vero e proprio. Il debitore propone ai
creditori un piano di risanamento che può prevedere: la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazio-
ne dei crediti attraverso qualsiasi forma (come la cessione dei beni, l’attribuzione ai creditori di azio-
ni, quote, obbligazioni o altri strumenti finanziari e titolo di debito); l’attribuzione delle attività del
debitore ad un assuntore. La proposta è approvata se riporta il voto favorevole dei creditori che
rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi al voto (art. 177 L.F.). Il Tribunale, verificato il
raggiungimento della maggioranza prescritta, procede, con decreto motivato, alla omologazione
del concordato. Il concordato può essere poi anche risolto o annullato.
Infine, la L. 27-1-2012, n. 3 ha introdotto disposizioni in materia di composizione della crisi da so-
vraindebitamento per porre rimedio alle sempre più diffuse situazioni di indebitamento in cui si tro-
vano famiglie e piccole imprese, cioì quei soggetti cui non si applicano le disposizioni vigenti in ma-
teria di procoedure concorsuali.
Successivamente tale legge è stata modificata dal D.L. 18-10-2012, n. 179 (cd. crescita bis), in at-
tesa di conversione.
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1 Nozione
2 Condizioni
Differenze
A differenza del concordato preventivo e del fallimento, che tendono al saldo dei creditori, l’ammi-
nistrazione controllata era finalizzata al ripristino della solvibilità dell’imprenditore.
3 Procedimento ed effetti
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✃
La procedura normalmente si chiudeva per scadenza del termine stabilito (massimo due anni),
oppure nel momento in cui il debitore dimostrava di essere in grado di far fronte ai suoi debiti.
Nel caso in cui alla scadenza del termine previsto il debitore non fosse stato in grado di soddisfa-
re integralmente i creditori, la procedura poteva essere convertita:
— nella procedura di concordato preventivo;
— nella procedura di fallimento.
4 Chiusura
In sintesi
1 Nozione
È una speciale procedura concorsuale, che la legge prevede per alcune categorie di imprese (im-
prese assicurative, cooperative, bancarie etc.), per le quali il dissesto ha ripercussioni di ingente ri-
levanza pubblica e, di conseguenza, è esclusa la sottoposizione al fallimento.
Esistono, tuttavia, imprese per le quali leggi speciali prevedono anche la possibilità, accanto alla
liquidazione coatta, del fallimento.
In tal caso fra i due istituti prevale quello che sia stato chiesto per primo (principio della preven-
zione).
Si tratta di una procedura concorsuale di natura amministrativa, volta alla liquidazione del patri-
monio di imprese la cui attività riveste una rilevante importanza socio-economica.
2 Condizioni
CC Stato di insolvenza.
CC Violazioni di norme o di atti amministrativi che comportino un irrego-
Condizioni (è sufficiente
lare funzionamento dell’impresa.
che esista una sola di esse)
CC Motivi di pubblico interesse, che a giudizio insindacabile della P.A.
impongano la soppressione dell’ente.
3 Organi
Osservazioni
In seguito alle modifiche introdotte dal D.L. 18-10-2012, n. 179 (cd. crescita bis), in attesa di con-
versione, la relazione del commissario liquidatore è trasmessa anche al Comitato di sorveglianza,
al registro imprese per via telematica ed ai creditori e titolari di diritto sui beni a mezzo posta elet-
tronica certificata (PEC). L’uso della PEC diventa la regola anche nele altre comunicazioni tra com-
missario liquidatore e creditori (ex artt. 207, 208, 209, 213, 214 L.F. come modif. dal D.L. 179/2012).
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✃
4 Disciplina
La liquidazione coatta è disposta sempre dalla pubblica amministrazione, con decreto che deve
essere inserito integralmente nella Gazzetta Ufficiale entro 10 giorni dalla sua emanazione e iscritto
nel registro delle imprese.
La P.A. provvede altresì con esso, o con altro provvedimento successivo, alla nomina del com-
missario liquidatore e del comitato di sorveglianza.
Il concordato con cui si può concludere la liquidazione coatta è stato uniformato, per quanto pos-
sibile, al concordato fallimentare ad opera del decreto correttivo alla riforma (D.Lgs. 169/2007), il qua-
le ha previsto ex novo la legittimazione alla presentazione della proposta anche ai creditori o ad un
terzo (oltre che all’imprenditore in liquidazione) ed ha richiamato espressamente le norme del concor-
dato fallimentare in merito al contenuto della proposta, al giudizio di omologazione ed agli effetti del
concordato su tutti i creditori anteriori all’apertura della procedura, anche non ammessi al passivo.
Differenze
Non è prevista una fase di approvazione del concordato da parte dei creditori, i quali possono solo
presentare opposizioni ad essa. Infine il tribunale, previo parere dell’autorità di vigilanza, decide
sulle opposizioni ed accoglie o meno la proposta di concordato con decreto, reclamabile alla Cor-
te d’appello.
In sintesi
La liquidazione coatta amministrativa è ammissibile per quelle imprese per le quali, o perché a
partecipazione statale o per gli interessi che coinvolgono, il dissesto economico presenta profili di
rilievo generale.
Gli organi della procedura sono: il commissario liquidatore, l’autorità di vigilanza e il comitato di
sorveglianza.
Infine, le fasi essenziali della liquidazione coatta sono:
— l’accertamento del passivo;
— la liquidazione dell’attivo;
— il riparto finale del ricavato.
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1 Nozione
È una procedura concorsuale, introdotta nel nostro ordinamento dalla L. 95/1979 poi abrogata e
sostituita dal D.Lgs. 270/1999, con la finalità di sottrarre al fallimento le grandi imprese commerciali,
e di tendere ad un risanamento delle stesse, per difenderne i valori tecnici, commerciali, produttivi e
occupazionali. Tali imprese, infatti, per le loro dimensioni rilevanti, partecipano all’economia naziona-
le e concorrono al mantenimento di determinati livelli occupazionali.
2 Condizioni
3 Organi
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✃
In seguito alle modifiche introdotte al D.Lgs. 270/1999 dal D.L. 18-10-2012, n. 179 (cd. crescita
bis) in attesa di conversione, la regola delle comunicazioni a mezzo posta elettronica certificata (PEC)
riguarda anche la procedura di amministrazione straordinaria.
Le novità troveranno un’applicazione graduale secondo la disciplina transitoria prevista dal ci-
tato decreto.
5.1 • Condizioni
Requisiti per l’accesso CC L’impresa deve possedere un numero di lavoratori subordinati, com-
alla procedura (art. 1 D.L. presi quelli ammessi al trattamento di integrazione dei guadagni, non
347/2003, modif. ex D.L. inferiori a 500 da almeno un anno.
134/2008, conv. in L. CC I debiti dell’impresa, inclusi quelli derivanti da garanzie rilasciate, non
166/2008) devono essere inferiori a 300 milioni di euro.
5.2 • Procedura
Osservazioni
In seguito alle modifiche apportate dal D.L. 134/2008, conv. in L. 166/2008, è stato previsto, per le
imprese operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali, un ampliamento della legittimazione a
disporre l’apertura della procedura: infatti, la nuova disciplina consente al Presidente del Consi-
glio, oltre che al Ministro dello sviluppo economico, di autorizzare l’ammissione alla procedura stes-
sa, di nominare il commissario straordinario e determinare il relativo compenso.
• 325
✃
In sintesi
Le imprese che hanno requisiti dimensionali e di indebitamento ancora più elevati, e che sarebbe-
ro assoggettabili alla procedura generale di amministrazione straordinaria, possono richiedere l’ap-
plicazione di una forma speciale di amministrazione straordinaria, proponendo alternativamente
un programma di ristrutturazione ovvero un programma di cessione di beni aziendali. Questo pro-
cedimento speciale è stato introdotto dal decreto Marzano (D.L. 347/2003, conv. in L. 39/2004)
adottato dal Governo per la risoluzione del caso Parmalat, di recente modificato dal decreto Alita-
lia (D.L. 134/2008, conv. in L. 166/2008).
Le principali novità introdotte dal D.L. 134/2008, conv. in L. 166/2008 sono rappresentate:
— dalla possibilità di far fronte ad una crisi finanziaria anche attraverso il ricorso ad un program-
ma di cessione dei complessi aziendali;
— dalla disciplina specifica prevista per le imprese operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali.
È facoltà dell’imprenditore insolvente scegliere se essere sottoposto alla procedura generale o spe-
ciale, considerando che quest’ultima è più rapida e snella in quanto le varie fasi del procedimento
sono condensate.
1 Il mercato finanziario
Deve intendersi per mercato mobiliare il segmento del mercato finanziario sul quale vengono
prodotti e/o scambiati valori mobiliari e svolte attività relative a valori mobiliari (BUONOCORE).
L’attuale disciplina del mercato mobiliare è contenuta nel D.Lgs. 58/1998 (Testo Unico delle di-
sposizioni in materia finanziaria) e successive modificazioni.
Il TUF definisce in primo luogo la nozione di «valore mobiliare»(introdotta dal decreto MiFID) e
di strumenti finanziari.
CC Valori mobiliari.
CC Strumenti del mercato monetario, che sono categorie di strumen-
ti normalmente negoziati nel mercato monetario, quali, ad es., i
buoni del tesoro, i certificati di deposito e le carte commerciali (art.
1, co. 1ter, introdotto dal MiFID).
Per strumenti finanziari si
CC Quote di un organismo di investimento collettivo del risparmio.
intendono (art. 1, co. 2, TUF,
modif. dal decreto MiFID) CC Contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati
(«future»), «swap», accordi per scambi futuri di tassi di interesse
e altri contratti derivati connessi a valori mobiliari, valute, tassi di
interesse o rendimenti, o ad altri strumenti derivati che possono
essere regolati con consegna fisica del sottostante o con il paga-
mento di differenziali in contanti.
• 329
✃
Come si può notare, nell’ambito della categoria degli strumenti finanziari, il legislatore individua la
species dei valori mobiliari, individuandoli nei valori negoziabili sul mercato dei capitali e fornendone
un catalogo aperto.
I valori mobiliari si caratterizzano per la loro attitudine alla circolazione, caratteristica che non pos-
seggono gli altri strumenti finanziari elencati nel relativo catalogo.
Il comma 5 dell’art. 1 del TUF definisce i servizi e le attività di investimento, stabilendo che per
tali si intendono i seguenti, quando hanno ad oggetto prodotti finanziari: negoziazione per conto proprio;
esecuzione di ordini per conto dei clienti; sottoscrizione e/o collocamento con assunzione a fermo ov-
vero con assunzione di garanzia nei confronti dell’emittente; gestione dei portafogli; ricezione e trasmis-
sione di ordini; consulenza in materia di investimenti; gestione di sistemi multilaterali di negoziazione.
È difficile che i risparmiatori conoscano tutte le alternative accessibili per i loro investimenti e di-
sinvestimenti ed è altrettanto difficile che vi sia perfetta coincidenza tra le propensioni dei risparmia-
tori e le esigenze degli operatori che ricercano risparmio per le loro attività.
Tutto ciò ha comportato la nascita e lo sviluppo degli intermediari finanziari, ossia di imprese
specializzate nella prestazione dei servizi necessari per l’incontro tra domanda e offerta del risparmio
e per il suo investimento ottimale.
Nell’ambito degli intermediari del mercato mobiliare si distingue tra investitori istituzionali (socie-
tà di gestione del risparmio, società di investimento a capitale variabile) e imprese di investimento o
intermediari mobiliari in senso stretto (società di intermediazione mobiliare, banche).
Inoltre, la L. 69/2009, introducendo l’art. 18ter al T.U. 58/1998, ha previsto che anche le società
per azioni o a responsabilità limitata, in possesso di adeguati requisiti patrimoniali e di indipendenza,
potranno prestare consulenza in materia di investimenti, senza detenere somme di denaro o strumen-
ti finanziari di pertinenza dei clienti, similmente a quanto già consentito alle persone fisiche.
Osservazioni
È opportuno sottolineare che le disposizioni in materia di soggetti operanti nel mercato del credito
al consumo sono profondamente mutate con l’entrata in vigore del D.Lgs. 141/2010 recante attua-
zione della direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori, nonché modifiche del
titolo VI del testo unico bancario (D.Lgs. 385/1993) in merito alla disciplina dei soggetti operanti
nel settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi e del successivo
decreto correttivo (D.Lgs. 218/2010). Il citato decreto 141/2010 ha inoltre sostituito interamente il
Titolo V del D.Lgs. 385/1993 ed inserito il nuovo Titolo VIbis (Agenti in attività finanziaria e media-
tori creditizi) che comprende gli artt. da 128quater a 128quaterdecies.
Da ultimo, novità su confidi, società fiduciarie, agenti in attività finanziaria, mediatori creditizi, cam-
biavalute e importanti correttivi alla disciplina sull’antiriciclaggio sono stati introdotti dal D.Lgs
19-9-2012 , n. 169, recante ulteriori modifiche ed integrazioni al D.Lgs. 14/2010, nonché modifi-
che del Titolo V del D.Lgs. 385/1993.
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Abbiamo già visto (v. par. 2) che l’art. 18 del TUF sancisce che l’esercizio professionale, nei con-
fronti del pubblico, dei servizi e delle attività di investimento è riservato alle imprese di investimento e
alle banche, intendendosi per imprese di investimento le S.I.M. e le imprese di investimento comuni-
tarie ed extracomunitarie.
Ai sensi dell’art. 21 del TUF (modificato dal decreto MiFID 164/2007), nella prestazione dei servi-
zi e delle attività di investimento ed accessori, le S.I.M. (al pari degli altri soggetti abilitati) devono:
— comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza per servire al meglio l’interesse dei clienti e
per l’integrità dei mercati;
— acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adegua-
tamente informati;
— utilizzare comunicazioni pubblicitarie e promozionali corrette, chiare e non fuorvianti;
— disporre di risorse e di procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare l’efficiente svol-
gimento dei servizi e delle attività.
L’art. 22 del TUF detta norme specifiche volte a mantenere separati i beni dei clienti da quelli
dell’intermediario e degli altri clienti, ai fini di salvaguardia dei diritti degli investitori.
Viene sancito il principio secondo cui, nella prestazione dei servizi di investimento e accessori, gli
strumenti finanziari e le somme di denaro dei singoli clienti, a qualunque titolo detenuti dalla S.I.M., co-
stituiscono patrimonio distinto a tutti gli effetti da quello dell’intermediario e da quello degli altri clienti.
Il D.Lgs. 58/1998, come modificato da ultimo dal D.Lgs. 47/2012, identifica la gestione colletti-
va del risparmio nel servizio che si realizza attraverso: la promozione, istituzione e organizzazione
di fondi comuni di investimento e l’amministrazione dei rapporti con i partecipanti; la gestione del pa-
trimonio di OICR (ossia di fondi comuni di investimento o di SICAV), di propria o altrui istituzione, me-
diante l’investimento avente ad oggetto strumenti finanziari, crediti o altri beni mobili o immobili; la
commercializzazione di quote o azioni di OICR propri (come introdotto dal D.Lgs. 47/2012).
Nozione: consentono la raccolta del risparmio per l’impiego dello stesso in beni, strumenti finan-
ziari o altri valori. La denominazione «comune» deriva dal fatto che il patrimonio del fondo è una co-
munione indivisa di beni i cui proprietari sono i sottoscrittori di quote: costoro affidano i propri capita-
li a società di gestione del risparmio (SGR) con l’incarico di procedere ad operazioni di investimento
e, in considerazione della professionalità, solvibilità e liquidità della società intermediaria, conseguo-
no i vantaggi di essere maggiormente garantiti dai rischi che i mercati finanziari presentano.
CC Fondi mobiliari.
CC Aperti.
Tipi
CC Chiusi.
CC Fondi immobiliari.
CC Ciascun fondo comune ha autonomia patrimoniale rispetto sia al patrimonio della so-
cietà di gestione sia ai singoli patrimoni degli investitori. Su tale patrimonio autonomo
non sono ammesse azioni dei creditori della società di gestione del risparmio, né quel-
le dei creditori del depositario o del sub-depositario. La società di gestione non può
in nessun caso utilizzare i beni di pertinenza dei fondi gestiti (art. 36 TUF).
CC Le quote di partecipazione ai fondi comuni sono nominative o al portatore. La Banca
d’Italia può stabilire in via generale, sentita la Consob, le caratteristiche dei certificati
Disciplina e il valore nominale unitario iniziale delle quote, tenendo conto dell’esigenza di assi-
curare la portabilità delle quote (art. 36, co. 8, TUF, come modif. dal D.Lgs. 47/2012).
CC La custodia degli strumenti finanziari e delle disponibilità liquide di un fondo comu-
ne di investimento è affidata a una banca depositaria.
CC Nell’esercizio delle rispettive funzioni, la società promotrice, il gestore e la banca de-
positaria agiscono in modo indipendente e nell’interesse dei partecipanti al fondo.
CC La società promotrice e il gestore assumono solidalmente verso i partecipanti al
fondo gli obblighi e le responsabilità del mandatario.
• 333
✃
Differenze
In altri termini le SICAV hanno le stesse funzioni dei fondi comuni di investimento ed in buona par-
te la loro disciplina è ricavata, appunto, da quella dei fondi. La principale differenza consiste nel
fatto che, mentre nei fondi comuni l’investitore è mero titolare di una partecipazione ad un fondo
patrimoniale amministrato da una distinta società di gestione, nelle SICAV l’investitore è socio del-
la società di gestione ed il fondo patrimoniale è lo stesso patrimonio della società.
1 Nozione
2 La Borsa valori
In Italia la Borsa valori è stata caratterizzata da una spiccata impronta pubblicistica, configuran-
dosi come mercato organizzato di diritto pubblico che offriva un servizio pubblico in regime di mono-
polio e, come tale, era regolamentato, gestito e vigilato dalle autorità pubbliche. Questo modello pub-
blicistico ha subìto una profonda trasformazione con il D.Lgs. 415/1996, che ha superato la concezio-
ne della Borsa quale servizio pubblico assicurato alla collettività e l’ha inquadrata invece come impre-
sa operante in regime privatistico, sia pure sotto il controllo e la vigilanza di autorità istituzionali. In
attuazione di quanto disposto dal legislatore, il Consiglio di Borsa ha costituito con atto unilaterale del
7-2-1997 (autorizzato dalla Consob) la società per azioni «Borsa italiana s.p.a.» per la gestione del-
la Borsa valori, del mercato ristretto e del mercato per le negoziazioni dei contratti futures e contratti
d’opzione, riguardanti strumenti finanziari quotati in Borsa o ammessi alle negoziazioni nel mercato
ristretto e relativi indici.
Le modalità operative della Borsa sono state innovate radicalmente a partire dal 25 novembre
1991.
• 335
✃
3 Contratti di borsa
Il codice civile non contiene una disciplina specifica dei cd. contratti di Borsa né provvede alla
individuazione degli stessi.
La denominazione viene riferita, pertanto, ad alcuni contratti — formati attraverso la pratica delle
Borse ed originariamente regolati solo dagli usi di Borsa — inquadrabili nello schema generale della
compravendita.
CC Dont.
CC Put.
Tipi CC Stellage.
CC strip.
CC strap.
I contratti a premio sono stati oggetto di una profonda modifica che si è esplicata attraverso il loro
passaggio al sistema telematico ed alla liquidazione (non più a termine ma) a contante.
4 Riporto di borsa
Nozione: il riporto di borsa si caratterizza rispetto al riporto di banca per la sua specializzazio-
ne causale (finanziamento in titoli o in valuta delle operazioni di borsa).
In sintesi
Con il termine borsa valori si indica, nell’accezione più ampia, il mercato dei capitali rappresen-
tati da titoli di credito: azioni, obbligazioni, titoli di Stato etc. (la borsa merci, invece, è il mercato
delle merci prodotte in serie o delle derrate agricole).
Il codice civile non contiene una disciplina specifica del cd. contratto di borsa, né provvede alla in-
dividuazione dello stesso.
La denominazione viene riferita, pertanto, ad alcuni contratti — formati attraverso la pratica delle
borse ed originariamente regolati solo dagli usi di borsa — inquadrabili nello schema generale del-
la compravendita.
Tali contratti si definiscono a mercato fermo e a mercato libero. I contratti, inoltre, possono essere
a contante e a termine.
Contratti a premio sono, invece, i contratti a termine nei quali uno dei contraenti, verso pagamen-
to di un corrispettivo (premio), si riserva la facoltà di recedere, entro un determinato termine, dal
contratto o di modificare il contenuto.
Infine, con il contratto di riporto una parte (riportato) trasferisce in proprietà ad un’altra (riporta-
tore) titoli di credito di una data specie contro il pagamento di un prezzo; al tempo stesso il ripor-
tatore si obbliga a trasferire al riportato altrettanti titoli della stessa specie (obbligazione di genere)
verso rimborso del prezzo (che può essere anche aumentato o diminuito nella misura convenuta),
alla scadenza del termine stabilito (art. 1548 c.c.).
• 337
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1 Classificazione dell’impresa.......................................................................................... » 9
2 Classificazione in relazione all’attività esercitata.......................................................... » 9
3 Classificazione in relazione alle dimensioni.................................................................. » 11
4 Classificazione in relazione alla veste che l’imprenditore assume all’esterno.............. » 12
1 Generalità...................................................................................................................... » 13
2 Disciplina....................................................................................................................... » 13
3 Efficacia......................................................................................................................... » 14
4 Le modalità di funzionamento previste dalle leggi speciali........................................... » 14
5 La segnalazione certificata di inizio attività (SCIA)....................................................... » 14
1 Generalità...................................................................................................................... » 17
2 Ausiliari subordinati....................................................................................................... » 17
Capitolo 5: L’azienda
1 Nozione......................................................................................................................... » 19
2 Natura giuridica............................................................................................................. » 19
3 Elementi costitutivi........................................................................................................ » 19
4 Trasferimento dell’azienda............................................................................................ » 20
5 Usufrutto e affitto d’azienda.......................................................................................... » 22
1 Generalità...................................................................................................................... » 23
2 Ditta............................................................................................................................... » 23
3 Insegna......................................................................................................................... » 23
4 Marchio......................................................................................................................... » 23
Indice • 341
Capitolo 7: I diritti di privativa
1 Impresa familiare........................................................................................................... » 31
2 Azienda coniugale......................................................................................................... » 32
3 I patti di famiglia............................................................................................................ » 33
1 Principi generali............................................................................................................. » 35
2 La concorrenza sleale................................................................................................... » 36
3 La disciplina antitrust..................................................................................................... » 36
4 Le intese........................................................................................................................ » 37
1 Il consorzio di imprese.................................................................................................. » 39
2 Associazione temporanea di imprese........................................................................... » 40
3 Gruppo europeo di interesse economico (G.E.I.E.)...................................................... » 40
Parte Seconda
Il diritto delle società
1 Nozione e natura........................................................................................................... » 45
2 Elementi essenziali della società.................................................................................. » 45
3 Tipi di società previsti dal codice................................................................................... » 46
4 Autonomia patrimoniale e personalità giuridica............................................................ » 46
5 Società irregolari........................................................................................................... » 47
6 Società di fatto e società occulte................................................................................... » 47
7 Società apparenti.......................................................................................................... » 47
8 Società fra professionisti............................................................................................... » 47
1 Nozione e caratteri........................................................................................................ » 51
2 Lo status di socio.......................................................................................................... » 51
3 Amministrazione della società....................................................................................... » 53
4 Rappresentanza............................................................................................................ » 54
5 Scioglimento del rapporto sociale limitatamente ad un socio....................................... » 54
6 Scioglimento della società............................................................................................. » 55
7 Liquidazione della società............................................................................................. » 55
342 • Indice
Capitolo 13: La società in nome collettivo
1 Nozione......................................................................................................................... Pag. 57
2 Caratteri........................................................................................................................ » 57
3 Disciplina....................................................................................................................... » 57
4 Atto costitutivo............................................................................................................... » 57
5 Modificazioni dell’atto costitutivo................................................................................... » 58
6 Autonomia patrimoniale................................................................................................ » 58
7 Capitale sociale............................................................................................................. » 59
8 Divieto di concorrenza dei soci (art. 2301 c.c.)............................................................. » 59
9 Amministrazione e rappresentanza............................................................................... » 59
10 Scioglimento, liquidazione e cancellazione................................................................... » 60
1 Nozione......................................................................................................................... » 61
2 Disciplina....................................................................................................................... » 61
3 Ragione sociale............................................................................................................. » 61
4 Amministrazione............................................................................................................ » 61
5 Trasferimento di quota.................................................................................................. » 62
6 Scioglimento e liquidazione........................................................................................... » 62
1 Generalità e nozione..................................................................................................... » 65
2 La costituzione della s.p.a............................................................................................. » 66
3 La nullità della società................................................................................................... » 68
4 La s.p.a. con un unico azionista.................................................................................... » 68
5 I patti parasociali........................................................................................................... » 69
6 Collegamenti tra società................................................................................................ » 69
1 La qualità di socio......................................................................................................... » 75
2 Le azioni e gli altri strumenti finanziari partecipativi...................................................... » 78
Indice • 343
Capitolo 18: L’assemblea dei soci
1 Generalità...................................................................................................................... Pag. 99
2 Convocazione............................................................................................................... » 100
3 Costituzione dell’assemblea: intervento, votazione e rappresentanza......................... » 102
4 Invalidità delle delibere e loro impugnativa................................................................... » 104
1 Generalità...................................................................................................................... » 109
2 Il sistema tradizionale di amministrazione e controllo................................................... » 109
3 Gli amministratori.......................................................................................................... » 109
4 Il collegio sindacale....................................................................................................... » 113
5 La revisione legale dei conti.......................................................................................... » 115
6 Il sistema dualistico....................................................................................................... » 117
7 Il sistema monistico....................................................................................................... » 118
8 L’intervento dell’autorità giudiziaria............................................................................... » 119
1 Generalità...................................................................................................................... » 123
2 I patrimoni destinati ad uno specifico affare.................................................................. » 123
3 I finanziamenti destinati ad uno specifico affare........................................................... » 124
344 • Indice
Capitolo 23: Le società cooperative e le mutue assicuratrici
1 La trasformazione......................................................................................................... » 161
2 La fusione...................................................................................................................... » 163
3 La scissione.................................................................................................................. » 166
Parte Terza
I contratti commerciali
1 La permuta.................................................................................................................... » 185
2 Il contratto estimatorio................................................................................................... » 185
3 Il riporto......................................................................................................................... » 186
Indice • 345
Capitolo 28: La somministrazione
1 Nozione e natura giuridica............................................................................................ Pag. 189
2 Disciplina....................................................................................................................... » 189
3 La clausola di esclusiva e il patto di preferenza............................................................ » 190
1 Il deposito...................................................................................................................... » 203
2 Il deposito irregolare...................................................................................................... » 203
3 Il deposito nei magazzini generali................................................................................. » 204
4 Il contratto di posteggio................................................................................................. » 204
5 Il contratto d’albergo...................................................................................................... » 205
1 Il mandato..................................................................................................................... » 207
2 La spedizione................................................................................................................ » 209
3 La commissione............................................................................................................ » 210
1 L’agenzia....................................................................................................................... » 211
2 La mediazione............................................................................................................... » 213
346 • Indice
Capitolo 35: Il mutuo e il credito al consumo
1 Nozione......................................................................................................................... » 221
2 Disciplina....................................................................................................................... » 221
3 Scioglimento del contratto............................................................................................. » 222
1 Nozione......................................................................................................................... » 233
2 L’impresa di assicurazione............................................................................................ » 233
3 Il contratto di assicurazione........................................................................................... » 233
4 Forme peculiari di assicurazione................................................................................... » 234
5 L’assicurazione contro i danni....................................................................................... » 235
6 L’assicurazione della responsabilità civile..................................................................... » 236
7 L’assicurazione sulla vita............................................................................................... » 236
8 Misure a favore della concorrenza e della tutela del consumatore nel mercato assi-
curativo.......................................................................................................................... » 236
9 L’assicurazione infortuni................................................................................................ » 237
10 La riassicurazione......................................................................................................... » 237
1 Il leasing........................................................................................................................ » 239
2 Il factoring...................................................................................................................... » 241
3 Il forfating...................................................................................................................... » 243
Indice • 347
4 Il contratto di engineering.............................................................................................. Pag. 243
5 Il catering....................................................................................................................... » 244
Parte Quarta
I titoli di credito
1 Generalità...................................................................................................................... » 259
2 Obbligazioni cambiarie.................................................................................................. » 260
3 Accettazione della tratta................................................................................................ » 261
4 Girata............................................................................................................................ » 261
5 Avallo............................................................................................................................ » 261
6 Forme di garanzia extracambiaria................................................................................. » 262
7 Le azioni........................................................................................................................ » 262
8 La cambiale finanziaria................................................................................................. » 263
1 Nozione......................................................................................................................... » 265
2 Requisiti, presupposti e disciplina................................................................................. » 265
3 Circolazione.................................................................................................................. » 266
4 Pagamento.................................................................................................................... » 266
1 Generalità...................................................................................................................... » 269
2 Presupposti, requisiti e disciplina.................................................................................. » 269
348 • Indice
Parte Quinta
Le procedure concorsuali
1 Nozione......................................................................................................................... » 277
2 Presupposti................................................................................................................... » 277
3 Assoggettabilità al fallimento......................................................................................... » 278
4 Il fallimento dell’impresa collettiva................................................................................. » 279
1 Iniziativa........................................................................................................................ » 281
2 Sentenza dichiarativa di fallimento................................................................................ » 281
3 Provvedimento che respinge l’istanza di fallimento...................................................... » 283
4 Effetti della sentenza dichiarativa di fallimento............................................................. » 283
1 Generalità...................................................................................................................... » 295
2 La conservazione e l’amministrazione del patrimonio del fallito................................... » 295
3 L’accertamento del passivo........................................................................................... » 295
4 La liquidazione dell’attivo.............................................................................................. » 297
5 Il riparto dell’attivo......................................................................................................... » 298
6 Cessazione della procedura fallimentare...................................................................... » 298
7 L’esdebitazione del fallito.............................................................................................. » 301
1 Nozione......................................................................................................................... » 305
2 Presupposti per l’ammissione....................................................................................... » 305
3 Organi........................................................................................................................... » 306
4 Effetti............................................................................................................................. » 306
5 Procedura...................................................................................................................... » 308
6 Finanza interinale.......................................................................................................... » 309
7 Concordato con continuità aziendale............................................................................ » 310
Indice • 349
8 Annullamento e revoca del concordato......................................................................... Pag. 310
9 Accordi di ristrutturazione dei debiti.............................................................................. » 311
10 La nuova procedura di composizione delle crisi da sovraindebitamento...................... » 312
1 Nozione......................................................................................................................... » 317
2 Condizioni..................................................................................................................... » 317
3 Procedimento ed effetti................................................................................................. » 317
4 Chiusura........................................................................................................................ » 318
1 Nozione......................................................................................................................... » 319
2 Condizioni..................................................................................................................... » 319
3 Organi........................................................................................................................... » 319
4 Disciplina....................................................................................................................... » 320
Parte Sesta
Intermediazione e mercati finanziari
1 Nozione......................................................................................................................... » 335
2 La Borsa valori.............................................................................................................. » 335
3 Contratti di borsa........................................................................................................... » 336
4 Riporto di borsa............................................................................................................. » 337
350 • Indice