Sei sulla pagina 1di 31

Istituto Centrale per il Restauro

Corso di Diploma accademico di II livello, quinquennio di Restauro

Materiali lapidei e derivati, superfici decorate dell’architettura - PFP1

RELAZIONE di RESTAURO

FORMELLA 20 DEL “FREGIO DELL’ARTE DELLA GUERRA” PROVENIENTE


DAL PALAZZO DUCALE DI URBINO

Corso di Laboratorio dei Materiali Lapidei Naturali

Docente: Luciana Festa

Allieva: Anna Annese

1. Vedi allegato
INDICE

1. Dati dell’oggetto

2. Notizie storiche

3. Descrizione, materiali costitutivi e tecniche di lavorazione.

4. Interventi precedenti

5. Stato di conservazione

6. Diagnostica preliminare

7. Intervento di restauro

8. Foto prima e dopo l’intervento

Appendice 1: Documentazione grafica

Legenda

1. Bordi

Tavola 1.1 – Materiali costitutivi

Tavola 1.2 – Interventi precedenti

Tavola 1.3 – Tecniche esecutive

Tavola 1.4 - Stato di conservazione

2. Fronte

Tavola 2.1 – Materiali costitutivi

Tavola 2.2 – Interventi precedenti

Tavola 2.3 – Tecniche esecutive

Tavola 2.4 - Stato di conservazione

3. Retro

Tavola 3.1 – Materiali costitutivi

Tavola 3.2 – Interventi precedenti

Tavola 3.3 – Tecniche esecutive

Tavola 3.4 - Stato di conservazione

1. Vedi allegato
4. Frammenti

Tavola 4.1 – Materiali costitutivi

Tavola 4.2 – Interventi precedenti

Tavola 4.3 – Tecniche esecutive

Tavola 4.4 - Stato di conservazione

1.DATI DELL’OGGETTO

1. Vedi allegato
Numero d’inventario: 779

Oggetto: Formella n°20 del “Fregio dell’Arte della Guerra”

Provenienza: Palazzo Ducale di Urbino

Datazione: Ultimo quarto del XV

Misure: 83.5 cm x 60 cm x 16 cm

Collocazione: Scriptorium Palazzo Ducale di Urbino

2.NOTIZIE STORICHE

La formella è parte integrante del Fregio dell'arte della guerra che decorava la spalliera esterna
della facciata del Palazzo Ducale di Urbino, dove rimase collocata fino al 1756 circa. Il fregio,
realizzato negli anni Settanta del Quattrocento, si compone di 72 rilievi in calcare decorati da
macchinari bellici destinati al combattimento, al sollevamento e alla costruzione. Dopo il 1756 per,
volontà del Cardinale Gianfrancesco Stoppani e per motivi conservativi, le formelle furono
trasferite nel Museo Lapidario situato nelle Soprallogge del Palazzo. Le opere vennero disposte
secondo i criteri estetici del tempo diversamente dalla loro successione originaria. Durante lo
spostamento effettuato da Giovan Francesco Buonamici alcuni rilievi furono danneggiati e uno
irrimediabilmente distrutto (rilievo n'60). Nel 1944 il Museo Lapidario fu trasferito nelle sale del
pianterreno e con lui le opere. Nel 1980, dopo il restauro di Arduino Spegne, le formelle furono
collocate nei locali della Cancelleria del Palazzo dove si trovano ancora oggi nell'ordine definito da
Bianchini1 . Le notizie storiche relative al fregio sono reperibili da fonti letterarie e iconografiche:
all'interno del De Divina Proportione2 di Luca Pacioli del 1509 le formelle sono citate nella
descrizione del palazzo di Urbino dell'illustrissimo Duca, un'altra fonte è invece l'opera di
Bernardino Baldi del 15903 . La fonte di riferimento da cui si sviluppano i bassorilievi è il Trattato di
architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini illustrato da disegni di macchine
belliche. Attraverso questa iconografia il Duca Federico voleva probabilmente valorizzare il palazzo
e celebrare pubblicamente le proprie virtù. L'artista Martini si recò a Urbino tra il 1475 e il 1476 a
servizio del Duca, qui si dedicò alla scrittura di trattati sull'architettura, sull'ingegneria e sull'arte
militare. Sara Taglialagamba, sulla base di quanto afferma Bernini Pezzini, sostiene che "'ideazione
del cosiddetto Fregio dell'arte della guerra corrisponderebbe a un preciso programma iconografico
elaborato verosimilmente attorno al 1474 da Federico da Montefeltro prima dell'arrivo di
Francesco di Giorgio"4.Il fregio nasceva con l'intenzione di celebrare il Duca da un punto di vista
politico e valorizzarlo in quanto uomo di guerra lungimirante. Le formelle non presentano soltanto

1
In B.Baldi, Memorie concernenti la città di Urbino, Roma, 1724
2
Il testo è citato in GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE, Urbino, Il fregio dell'arte della guerra nel Palazzo Ducale di
Urbino, a cura di G.Bernini Pezzini, Roma, Istituto poligrafico e zecca dello stato, 1985, p.13
3
B.Baldi, Versi e prose..., cit., p. 555
4
4 P.GRAZIANI, D. PIETRINI, L. SORINI, Libro de Viva pietra. Studi sul fregio della facciata del Palazzo Ducale di Urbino,
Quaderni del centro Urbino e la Prospettiva 3 B
1. Vedi allegato
macchinari bellici come soggetti decorativi ma anche macchine da sollevamento e di altre
tipologie. Per questo motivo studiosi come Grazia Bernini Pezzini e Pasquale Rotondi si sono
interrogati sulla natura del fregio proponendo interpretazioni diverse: questa mescolanza
potrebbe essere non solo un motivo di celebrazione delle virtù militari ma una consacrazione degli
ingegni sulla base degli scritti di Martini e di altre fonti quali il De Architectura di Vitruvio che
descrivono macchine e strumenti analoghi. Un'altra ipotesi interpreta il fregio in relazione allo
studiolo di Federico da Montefeltro che rappresenterebbe la vita contemplativa del duca e i rilievi,
quella attiva.

3.DESCRIZIONE, MATERIALI ESECUTIVI E TECNICHE DI LAVORAZIONE.

La formella rappresenta un primo piano con una bombarda che lancia un ponte missile, il quale
presenta un termine tricuspidato. Il ponte missile passa sopra un fiume che quasi circonda la torre,
che si erge sul lato dx. In secondo piano vi è una collinetta da cui sgorga il fiume, sullo sfondo,
infine, degli alberi, verosimilmente roveri.

Clizia d’Apice, scrittrice di una tesi sull’argomento, afferma che la serie di formelle è realizzata in
calcare massiccio della Val d’Abisso, una cava che si trova sul versante settentrionale del Monte
Nerone; è anche chiamato Travertino del Piobbico poiché ritenuta simile al travertino di Tivoli.
Questa è una roccia carbonatica compatta, con un colore che va dal bianco al giallastro, di durezza
media con cui si possono ottenere vari livelli di lavorazione, dal più grezzo al più rifinito; esso ha
una buona ricettività agli strumenti, una buona resistenza alla trazione e ottima capacità di
trattenere i dettagli.

Sono facilmente riscontrabili sulla superficie vari tipi di segni di lavorazione, che vanno dalla
subbia, allo scalpello, gradina (foto 3), ferrotondo (foto 8) e trapano (foto 2) di diverse dimensioni.
In particolare, sul retro sono presenti profondi segni di subbia, al fine di scabrare la superficie (foto
1).

Fo
t o
1

foto 2 foto 3

4. INTERVENTI PRECEDENTI
1. Vedi allegato
È presente una reintegrazione in pietra sulla cornice nella zona in alto a centro-destra (foto 6);
inoltre, nella parte bassa, la formella presenta una stuccatura in gesso corrente che va da sinistra
(all’altezza del cannone) fino a destra (foto 5), scendendo verso il basso. Una stuccatura figura
anche sul bordo in alto al centro, sotto la quale è stata rinvenuta la presenza di un foro per grappa
(foto 7). La cornice è stata rilavorata, come si evince dalla colorazione più chiara, probabilmente al
fine di riadattarla per una nuova collocazione. Per riaderire il bordo sx della cornice è stata poi
usata una resina epossidica (foto 4). Infine, tutta la superficie del rilievo ha subito un trattamento
di protezione superficiale, portando alla formazione di una pellicola a ossalati.

È possibile riscontrare sulla superficie del pigmento rosso, localizzato in maniera estesa sulla parte
alta della torre e sulle foglie, in tracce molto localizzate in altri punti come il centro del cannone,
ma anche sulla cornice in basso a dx

Foto 4 Foto 5 Foto 6

1. Vedi allegato
Foto 7

5.STATO DI CONSERVAZIONE

L’opera non presenta gravi fenomeni di degrado, se non per una leggera erosione diffusa e che
diviene leggermente più acuta sui bordi delle figure (foto 8), piccole mancanze come alcune foglie
nella parte superiore (di cui restano le sagome) (foto 9) e sul bordo dx della torre nella porzione a
metà dell’altezza (foto 8); e per finire sul retro, nell’angolo in basso a sx, dove vari frammenti sono
stati ricomposti, senza però riportare la zona alla sua integrità originale (foto 10). È stato poi
possibile notare, dopo la rimozione della resina epossidica, l’evidenza di un attacco biologico nella
parte alta del bordo sinistro (foto 13).

1. Vedi allegato
Foto 8 Foto 9 Foto 10

6. DIAGNOSTICA PRELIMINARE

Sono state effettuate delle indagini diagnostiche, in particolare:

 Osservazioni con Dino Lite su varie porzioni della superficie


 Osservazioni con lampada UV
 Prelievo di due campioni da analizzare in laboratorio (nota 1)

7. INTERVENTO DI RESTAURO

In primo luogo, sono state adottate varie tipologie di pulitura meccanica, tra le quali: bisturi,
ablatore, microtrapano, scalpellino e martelletto, sulle porzioni laterali della formella e sui due
frammenti distaccati della cornice, al fine di rimuovere i residui di resina poliestere e le tracce di
malta cementizia.

È stata poi effettuata una pulitura con soluzione di Tween 20 al 3% in acqua deionizzata, tramite
spazzolino e spontex, per la rimozione dello sporco più superficiale.

Successivamente sono stati effettuati dei tasselli di pulitura con i seguenti prodotti: agar agar,
nevek (con interstrato di carta giapponese), laponite (con interstrato di carta giapponese), saliva
sintetica (a tampone e ad impacco con polpa di cellulosa). Nessuno di questi, tuttavia, ha riportato
risultati significativi.

Sono stati eseguiti impacchi di acetone in polpa di cellulosa, e successivamente, a tampone, per la
pulitura della parte bassa del rilievo; questi ultimi hanno fornito due risultati: un notevole
sbiancamento sulla porzione ricostruita della cornice, e il leggero scioglimento della resina che
congiunge i vari frammenti nella porzione bassa: si può dunque ipotizzare che quest’ultima sia una
resina composta da primal ad emulsione mista a stucco.

Sul lato sinistro, in alto, era presente un attacco biologico, che è stato rimosso tramite Preventol
80 ad impacco in polpa di cellulosa, lasciato circa 24 ore. Successivamente l’area è stata
risciacquata con acqua deionizzata, portando alla rimozione totale del degrado (foto 13).

Per tentare di rimuovere lo strato di paraloid sono stati usati due prodotti: TACO 1 e TACO 2, di cui
il secondo è risultato leggermente efficace.

1. Vedi allegato
Sul retro della formella, dopo una leggera pulitura meccanica a bisturi sulla zona estesa, e anche
con martello e scalpello nell’angolo in basso a sx per rimuovere la resina epossidica, sono state
tentate varie metodologie di pulitura chimica, tra cui:

 Una pulitura preliminare a base di Tween 20 al 3% per rimuovere i depositi superficiali


 Soluzione di acqua ossigenata 130 vol, tamponata con acqua ossigenata e diluito in acqua
deionizzata, al fine di rimuovere l’alone nerastro che ricopre circa un terzo della superficie,
che tuttavia non ha portato ai risultati sperati
 È stato applicato su tutta la superficie un impacco in polpa di cellulosa con carbonato
d’ammonio al 10%
 In molte zone è risultato efficace anche il TAC (foto 11) a impacco in polpa di cellulosa al
3% per 10 minuti, tranne nelle aree molto spesse
 Infine, per rimuovere gli aloni giallastri residuali è stata lasciata in impacco in polpa di
cellulosa dell’acqua deionizzata fino ad essiccamento, che ha riportato i risultati auspicati
(foto 12)
 Vi erano poi dei piccoli residui di malta, che sono stati tolti tramite l’utilizzo di un ablatore a
ultrasuoni
 Come ultimo trattamento, è stato usato, al fine di rifinire la superficie, il laser Thunder

Al fine di abbassare il tono dell’ossalato sono state effettuate varie prove con un laser LQS, che
hanno riportato i risultati sottoelencati.

LQS Frequenza 7 Spot 10 Energia 140 Sul rosso Aggressivo


Hz (1.5 mm) mj
LQS Energia 110 Sbiadisce
mj
LQS Energia 90 mj Sbiadisce
leggermente
LQS Energia 80 mj Soddisfacente
sulla torre
LQS Energia 140 Sull’ossalato Soddisfacente
mj
SFR Frequenza 3- Spot 7-8 Energia 350 Sul rosso Soddisfacente
4 Hz (2.5 mm / mj
2 mm)
LQS Frequenza 10 Spot 8 (2 Energia 380 Sull’ossalato Soddisfacente
Hz mm) mj bagnato
Frequenza 8 Spot 10 Energia 250 Sull’ossalato Troppo
Hz (1.5 mm) mj bagnato efficace
Sull’ossalato
con
interposizione
di agar agar
Frequenza 4 Spot 7.5 Energia 130 Sull’ossalato Soddisfacente
Hz (3 mm) mj bagnato

1. Vedi allegato
Frequenza 3 Spot 6/7 Energia 130 Sul rosso Soddisfacente
Hz (3.5 mm/ mj con
2.5 mm) applicazione
di filtro 50

In definitiva, l’applicazione laser è stata effettuata in modalità LQS, con frequenza che va dai 4 ai 6
Hz a seconda della difficoltà della superficie, ed energia a 130 mj per tutta la superficie ricoperta
da ossalato (foto 16), fatta eccezione per le porzioni rosse, dove a questi parametri si è aggiunto
l’utilizzo di un filtro riduttore di potenza 50, ed una frequenza inferiore pari a 3/4 Hz (foto 17).

È stato effettuato un piccolo tassello stratigrafico sulla stuccatura del bordo superiore, il quale ha
rivelato la presenza di una predisposizione per grappa; difatti, in corrispondenza di questa sono
presenti degli aloni ferrosi. Questi sono stati trattati con impacchi di L-cisteina in polpa di cellulosa
al 5% tamponata con ammonio carbonato. Al termine della operazione gli aloni sono stati rimossi,
mentre dei depositi ferrosi rimanevano ancora alcune tracce

Il segmento sx, inizialmente frammentato in due parti, è stato ricomposto in seguito a vari
passaggi. Sono stati innanzitutto praticati due fori sui rispettivi pezzi (foto 14), i quali sono stati
puliti con aspiratore; successivamente intorno ai fori è stata applicata una resina per rendere più
facilmente rimuovibile un eventuale successivo smontaggio, lasciata fino ad asciugatura completa.
È stata poi apposta una resina bisodica UHU (epossidica e indurente) a pennello, all’interno del
foro e nella zona circostante, e infine i due frammenti sono stati riaderiti con l’apposizione di un
perno in vetroresina (foto 15).

Sono state avviate le operazioni di stuccatura, specie sul retro dell’opera (foto 18) e nella
giunzione dei due frammenti riadesi (foto 19); le quali, tuttavia, devono ancora essere ultimate.

1. Vedi allegato
Foto 11 Foto 12 Foto 13

Foto 14 Foto 15 Foto 16

Foto 17 foto 18
foto 19

9. FOTO PRIMA E DOPO L’INTERVENTO

1. Vedi allegato
Fronte prima Fronte dopo

Retro prima Retro dopo

1. Vedi allegato
Frammento superiore

Frammento inferiore

1. Vedi allegato
Bordi

1. Vedi allegato
Appendice 1

DOCUMENTAZIONE GRAFICA

LEGENDA

1. Vedi allegato
1. BORDI
1.1. Materiali Costitutivi

1. Vedi allegato
1.2. Interventi Precedenti

1. Vedi allegato
1.3. Tecniche Esecutive

1. Vedi allegato
1.4. Stato di Conservazione

1. Vedi allegato
2. FRONTE

1. Vedi allegato
2.1. Materiali Costitutivi

2.2.
Int

erventi Precedenti

1. Vedi allegato
2.3. Tecniche Esecutive

1. Vedi allegato
2.4. Stato di Conservazione

1. Vedi allegato
3. R
E
T
R
O

3.1.

Materiali Costitutivi

1. Vedi allegato
1. Vedi allegato
3.1. Interventi Precedenti

1. Vedi allegato
3.2. Tecniche Esecutive

1. Vedi allegato
3.3. Stato di Conservazione

4. FRAMMENTI

4.1. materiali Costitutivi

1. Vedi allegato
4.1. Interventi Precedenti

1. Vedi allegato
4.2. Tecniche Esecutive

1. Vedi allegato
4.3. Stato di Conservazione

1. Vedi allegato

Potrebbero piacerti anche