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r JACQUES PHILIPPE

LA LIBERTÀ INTERIORE
La forza della fede, della speranza e dell'amore

~
SAN PAOLO
Titolo originale dell'opera: INTRODUZIONE
La liberté intérieure. La farce de la fai, de l'espérance et de l~mour
© Éditions des Béatitudes, S.0.C., F-41600 Nouan-le-Fu:zeher, 2002

Traduzione dal francese


di Lorenzo Bacchiarello

Decima edizione 2015


Dov'è lo Spirito del Signore, lì c'è la libertà.
San Paolo'

Offriremo a Dio la nostra volontà, la nostra mente, la nostra


inte!ligenz,a e tutto il nostro essere passando per le mani e il cuore
della Vérgine santa.
Allora il nostro spirito possederà quella libertà di anima tanto
preziosa e così lontana dall'ansia che ci mette in tensione, dalla
tristezza e dalla depressione, dalla costrizione e dalla meschinità
di spirito. Navigheremo belli sciolti, liberandoci di noi
per attaccarci a Lui, !Tnfinito.
Madre Yvonne-Aimée de Malestroit2

Proposito di questo libriccino è affrontare un te-


ma fondamentale dell'esistenza cristiana, quello
della libertà interiore. I.: intenzione è semplice: a me
pare essenziale che ogni cristiano arrivi a scoprire
che, anche nelle circostanze esterne più sfavorevoli,
egli ha ancor sempre dentro di sé uno spazio di li-
bertà che nessuno può portargli via, perché di esso
è Dio la sorgente e il garante. Ma fino a quando
© EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2004 non lo scopriremo, ci sentiremo sempre allo stretto
Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano)
www.edizionisanpaolo.it
Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l.
Piazza Soncino, 5 - 20092 C inisello Balsamo (Milano) ' 2 Corinzi 3,17.
' Citata da Paul Labutte, Une amitié voiue par Dieu, Éd. François-
ISBN 978-88-215-5080-5 Xavier de Guibert.

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nella vita e non gusteremo mai una vera felicità. Al I
contrario, quando saremo riusciti a dilatare questo
spazio interiore di libertà che è in noi, forse molte LIBERTÀ E ACCETTAZIONE
cose continueranno a farci soffrire, ma più niente
potrà veramente soffocarci.
Lasserzione fondamentale che vogliamo svilup-
pare è semplice, ma di gran portata: luomo con-
quista la sua libertà interiore nella stessa misura che
si fortificano in lui la fede, la speranza e l'amore.
Faremo concretamente vedere fino a che punto il 1. In cerca di libertà
dinamismo di quelle che vengono dette le «virtù
teologali» sia il centro virale della vita spirituale, e A_ prima vista la nozione di libertà potrebbe ap-
metteremo anche in bel risalto il ruolo della virtù panre come un luogo privilegiato di incontro fra
della speranza nella nostra crescita interiore. c;ultura moderna e cristianesimo. Questo, in effetti,
La virtù della speranza, infatti, non può vera- si propone come messaggio di libertà e di liberazio-
mente crescere e irrobustirsi che in stretta simbiosi ne. Basta, per convincercene, che apriamo il Nuo-
con la povertà di cuore. È quasi come dire che il vo Testamento, e subito vediamo che le parole "li-
nostro libriccino potremmo anche considerarlo un bero", "libertà", "liberare" ecc. sono usate con ab-
commento della prima beatitudine: «Beati i poveri bondanza: «La verità vi renderà liberi», dice Gesù
in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»3• in san Giovanni 1• San Paolo afferma: «Dov'è lo Spi-
Riprenderemo, approfondendoli, anche dei temi già rito del Signore, 11 c'è la libertà»2 ; e altrove: «Fu per-
trattati in precedenti libretti sulla pace interiore, sulla ché restassimo liberi che Gesù ci ha liberati» 3• San
vita di pre~iera e sulla docilità allo Spirito Santo4 • Giacomo chiama la legge cristiana una «legge di li-
In quest inizio del terzo millennio, ci auguriamo bertà»4. Resta da vedere quale sia la vera natura di
che questo libretto possa diventare un aiuto per tut- questa libertà, ed è ciò che qui intendiamo fare.
ti quelli che desiderano rendersi disponibili ai me- Quanto alla cultura moderna, sono secoli ormai,
ravigliosi rinnovamenti interiori che lo Spirito San- e ognuno può agevolmente constatarlo da sé, che è
to vuole operare nei cuori, e cosl accedere alla glo- segnata da una forte aspirazione alla libertà. Ma
riosa libertà dei figli di Dio.
' Giovanni 8,32.
2
' Matteo 5,3. 2 Corinzi 3,17.
' Jacques Philippe, La pace del cuore, Dehoniane, 2000; Un tempo per ' Galati 5, 1.
Dio, RnS, 2000; Affinché voi portiate molti frutti, Segno, 1998. ' Giacomo 2,12.

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ben sappiamo quante ambiguità possa contenere In effetti, l'uomo non venne creato perché fosse
questa nozione e a quante deviazioni possa portare, schiavo, ma per dominare sulla creazione. La Ge-
come quelle che hanno prodotto certe tremende nesi lo dice esplicitamente. Non è fatto per vivere
alienazioni e causato la morte di milioni di perso- una vita cupa, striminzita, chiusa in uno spazio li-
ne. Purrropfo il secolo XX ne è stato un esempio mitato, ma venne creato per vivere "al largo", per
tipico. Ma i desiderio di libertà continua a manife- sfogarsi in grandi spazi. Gli spazi chiusi l'uomo non
starsi in tutti i campi: sociale, politico, economico, riesce proprio a sopportarli, semplicemente perché
psicologico. E forse si manifesta con tanta prepo- fu creato a immagine di Dio e per questo in lui c'è
tenza proprio perché, nonostante tutti i "progressi", un irrefrenabile bisogno di assoluto e di infinito. È
continua a restare insoddisfatto ... la sua grandezza, e qualche volta la sua disgrazia.
Anzi, in quest'inizio di terzo millennio si ha qua- J..:essere umano manifesta tutta questa sete di li-
si l'impressione che, sul piano morale, il valore del- bertà anche perché la sua aspirazione fondamenta-
la libertà resti l'unico ancora capace di catalizzare le è l'aspirazione alla felicità; e intuisce che non c'è
l'unanimità dei consensi: tutti o quasi sono d'ac- felicità senza amore, e non c'è amore senza libertà.
cordo nel ritenere che il rispetto della libertà altrui E ciò è perfettamente esatto. I.:uomo venne creato
resti ancora una norma etica fondamentale. Forse per amore e per amare e non può trovare la felicità
più in teoria che nella realtà (dato che il liberalismo che amando e venendo amato. Come dice santa
occidentale è sempre di più, alla sua maniera, un Caterina da Siena, l'uomo non riuscirebbe a vivere
totalitarismo) e fors'anche come pura e semplice senza amare5 • Il suo problema è che spesso ama in
manifestazione dell'egocentrismo di fondo in cui è malo modo; perfino se stesso ama in modo egoisti-
finito l'uomo moderno, per il quale il rispetto del- co, e alla fine si ritrova frustrato: perché solamente
la libertà altrui non è poi tanto la presa di atto di un amore aurentico può soddisfarlo.
un'esigenza etica, quanto piuttosto una rivendica- Se è vero che soltanto lamore può soddisfare,
zione individualistica: nessuno si azzardi a impedir- non c'è però amore senza libertà. Un amore obbli-
mi di fare ciò che ho voglia di fare! gato, interessato o dato in vista della pura soddisfa-
zione di un bisogno, non merita il nome di amore.
Libertà e felicità I.:amore non si ruba, non si compra. Non c'è amo-
re vero, e quindi anche felice, se non fra persone
Con tutto ciò, dobbiamo ammettere che questa
intensa aspirazione dell'uomo contemporaneo alla li-
bertà, se anche intrisa di una buona dose di illusione 1
Nel Dialogo, cap. 51 , è Dio sresso a dire a santa Caterina da Siena
che l'anima non può vivere senza amore e h a sempre bisogno di qual-
e talora realizzata in modi sbagliati, contiene tuttavia cosa da amare: perché è fatta di amore e per amore Dio l'ha creata [cfr.
in sé qualcosa di molto giusto e molto nobile. Dialogo, Piemme, 2000] .

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che dispongono liberamente di sé per darsi l'una al- conquista dell'uomo, quanto piuttosto un dono
i' altra. gratuito di Dio, un frutto dello Spirito Santo che si
,\ Da questo intuiamo lo straordinario valore della riceve nella misura in cui uno si mette in amorevo-
libertà: è essa a dare valore e pregio all'amore, e l' a- le dipendenza dal proprio Creatore e Salvatore.
1.1
more è la condizione della felicità. Forse è proprio Proprio qui si manifesta nella sua pienezza il pa-
(! l'intuizione, magari confusa, di questa verità a far sl radosso evangelico: «Chi vuol salvare la sua vita la
che l'uomo attribuisca tanta importanza alla li- perderà, ma chi perderà la sua vita a causa mia la
bertà, e da questo punto di vista non gli si può da- salverà>/. Per dirlo con altre parole: chi vuole salva-
re torto! re e difendere a ogni costo la propria libertà la per-
Ma come arrivare alla libertà, quella libertà che derà, ma chi accetta di "perderla" consegnandola
permette all'amore di fiorire, di espandersi? Per aiu- con fiducia nelle mani di Dio la salverà; essa gli
tare coloro che vogliono arrivarci, cominceremo da verrà resa infinitamente più bella e autentica, come
alcune illusioni o falsi concetti che sono ben diffu- un meraviglioso dono della tenerezza divina. Come
I '. si e radicati e da cui nessuno è del tutto indenne ma vedremo, la nostra libertà è infatti direttamente
di cui è bene liberarsi, se si vuole fruire di una li- proporzionale ali' amore e alla fiducia filiale che ci
bertà vera. legano al nostro Padre del cielo.
Abbiamo la vivente esperienza dei santi che ci
Libertà: rivendicazione di autonomia sprona: essi si sono dati a Dio senza riserve, deside-
oppure accettazione di una dipendenza? rando nient'altro se non di fare la sua volontà, e in
riscontro hanno avuto a poco a poco il sentore di
Se l'idea di libertà, l'abbiamo detto, dà l'impres- godere di una libertà immensa, una libertà che
sione di essere un privilegiato terreno di incontro niente al mondo avrebbe mai più potuto sottrargli;
fra cristianesimo e cultura moderna, è però anche di qui, una felicità intensa.
forse il punto su cui i due divergono nella maniera Com'è possibile? Cercheremo di capirlo a poco a
più radicale. poco.
Forse per l'uomo moderno essere libero significa
sbarazzarsi di ogni costrizione e di ogni autorità:
«né Dio né padrone)>. Per il cristianesimo, al con-
Libertà esterna oppure interiore?
trario, la libertà può trovarsi soltanto in una sotto- Un'altra fondamentale illusione riguardo alla li-
missione a Dio, in quell' «obbedienza della fede» di bertà consiste nel farne una realtà esterna, tutta
cui parla san Paolo6• La libertà vera non è tanto una esteriore, dipendente dalle circostanze, e non una

•Romani 1,5. ' Matteo 16,25.

10 11
realtà anzitutto interiore8 • In questo campo, come tutto ciò che consideriamo un impedimento alla
in tanti altri, anche noi riviviamo il dramma vissu- nostra libertà, ciò ancora non ci garantirebbe quel-
to da sant'Agostino: «Eri dentro di me, quando io la piena libertà cui aspiriamo. Appena si fanno re-
ero fuori di me e fuori ti cercavo!»9 • trocedere dei limiti, ecco spuntarne degli altri ap-
Spieghiamoci. Il più delle volte abbiamo l'im- pena un po' più in là!
pressione che ciò che limita la nostra libertà siano Finché restiamo chiusi in questo modo di vedere
le circostanze della vita: le costrizioni che ci impo- le cose, rischiamo dunque di bloccarci in un pro-
ne la società, gli obblighi di ogni sorta che gli altri cesso senza fine e in un'insoddisfazione continua.
ci fanno pesare addosso, questa o quella limitazio- Continueremo sempre a inciampare in dolorose co-
ne delle nostre possibilità fisiche, ragioni di salute strizioni. Potremo liberarci da alcune, ma per tro-
ecc. Ci immaginiamo che per avere la nostra libertà varne altre di più rigide e inflessibili ancora: le leg-
dovremmo prima eliminare tutte queste costrizioni gi ~ell~ fisica_, i _limiti della condizione umana, del-
e tutti questi limiti. Quando ci sentiamo un po' la vita m soc1eta...
"soffocare" per circostanze di cui siamo prigionieri,
ce la prendiamo con le istituzioni o le persone che Liberazione oppure suicidio?
ci sembrano esserne la causa. Quanti risentimenti
contro tutto ciò che nella vita non funziona come Accade così che il desiderio di libertà che impre-
vorremmo e ci impedisce di essere liberi alla ma- gna il cuore dell'uomo contemporaneo si traduca
niera che vorremmo! spesso in un disperaro tentativo di superare i limiti
Questo modo di vedere le cose ha indubbiamen- in cui pensa di essere bloccato. Cuomo contempo-
te anche una parte di verità. A volte esistono delle raneo vuole spingersi sempre più avanti, vuole an-
limitazioni che vanno superate, o delle costrizioni dare sempre più in fretta, vuole avere sempre mag-
che bisogna togliere di mezzo, se vogliamo conqui- giore potenza per trasformare la realtà. E si avverte
starci la nostra libertà. Ma in tutto questo c'è anche in tutti i campi dell'esistenza. Si crede, per esempio,
una gran parte di illusione che dobbiamo smasche- che saremo più liberi quando i "progressi" della
rare, se vorremo una qualche volta gustare la vera li- biologia permetteranno di scegliere il sesso dei
bertà. Se anche dalla nostra vita finisse per sparire bambini. Ci si immagina insomma di trovare la li-
bertà nel tentativo di spingersi sempre un poco più
' Abbiamo sempre sotto gli occhi, a quesro riguardo, una prova evi-
in là delle proprie possibilità. Non contenti di fare
dente e semplicissima, che però mettiamo del rempo a capire: fino a dell'alpinismo "normale", si fa dell'alpinismo
quando il nostro maggiore o minore sentimento di libertà continuerà "estremo", fino al giorno in cui ci si spingerà vera-
ji ' a dipendere dalle circosranze esterne, sarà segno che ancora non siamo
'I veramente liberi!
mente un poco troppo oltre e l'esaltante avventura
I, finirà in una caduta mortale.
• Sant'Agostino, Confessioni, libro X.

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1'
;I ,
Questo lato suicidario di una certa ricerca della li- rio nell'auto che l''lvrebbe portato a destinazione.
bertà è assai bene esaltato dall'ultima scena del film Mi offrii volontario per quel simpatico lavoro, e
Il grande Blu: ammaliato dalla scioltezza di movi- quello mi offrl l'occasione - imprevista - di entra-
menti e dalla libertà dei delfini in fondo agli ocea- re nella clausura del Carmelo di Lisieux e scoprire
ni, l'eroe del film finisce per seguirli. Ma il film di- con gioia ed emozione i luoghi stessi in cui Teresa
;, mentica di dire ciò che invece è evidente: in quel visse: l'infermeria, il chiostro, il lavatoio, il giardino
modo si condanna a morte certa! del Carmelo con il suo viale di cascagni, tutti luo-
Quanti giovani uccisi dall'eccesso di velocità o da ghi che già conoscevo da quel che la santa ne aveva
overdose di eroina proprio mentre andavano cercan- detto nei Manoscritti autobiografici. Una cosa mi
do una libertà che non ha trovato le vie giuste per colpì: i luoghi erano molto più piccoli, ben più esi-
esprimersi! La libertà non sarebbe dunque che un gui di quanto me li ero immaginati. Per esempio,
sogno, cui sarebbe meglio rinunciare, per conten- sulla fine della sua vita Teresa accenna con garbato
tarsi di una vita monotona e mediocre? No di cer- umorismo alle sorelle che passano a salutarla men-
to! Ma bisogna scoprirla in se stessi e in un'intima tre vanno alla fienagione; ma il gran prato che io mi
relazione con Dio, la vera libertà! ero immaginato non era in. realtà che un fazzoletto
di terra!
È nel vostro cuore che siete allo stretto Questo insignificante fatto dell'esiguità dei luo-
ghi in cui Teresa visse mi fece rifletrere molto. Finii
In questo tentativo di far capire la vera natura per rendermi conto fino a che punto Teresa fosse
dello spazio di libertà interiore che ognuno porta vissuta in un mondo umanamente ben limitato: un
dentro di ' sé e nessuno può sottrargli, vorrei rac- piccolo Carmelo di provincia dall'architettura ba-
contare una mia piccola esperienza a riguardo di nalissima, un giardino minuscolo, una piccola co-
santa Teresa di Gesù Bambino, un'esperienza da munità fatta di religiose la cui educazione, cultura
poco che però mi ha insegnato molto. Da molti an- e maniere erano il fiù delle volte ben limitate, un
ni santa Teresa di Gesù Bambino è per me un' ami- clima in cui non è i sole a far da padrone ... E un' e-
ca carissima, e molto ho imparato alla sua scuola di sistenza tanto corta, in quel monastero: dieci anni!
semplicità e fiducia evangelica. Eppure - è questo i I paradosso che mi colpì -, a
Una delle prime volte che le sue reliquie lasciaro- leggere gli scritti di santa Teresa non si ha affatto
no il Carmelo per una delle città che le avevano ri- l'impressione di una vita in un ambiente così pic-
chieste (credo fosse Marsiglia), io mi trovavo a Li- colo. Anzi! Se appena si dimenticano certi limiti del
'I
I sieux. Le suore carmelitane avevano chiesto ad al- suo stile, subito si ha come un'impressione, dal suo
cuni fratelli della nostra comunità "des Béatitudes" ~odo . di esprimersi, dalla sua sensibilità spirituale,
i,lj di aiutarle a trasferire il pesante e prezioso reliquia- di una ben grande ampiezza, di una meravigliosa
'I

14 15
dilatazione. Teresa visse davanti a orizzonti amplis- Dio. ramore di Dio rende l'anima libera. E l'ani-
simi, quelli dell'infinita misericordia di Dio e del ma è come una regina, la quale non sa proprio co-
suo desiderio illimitato di amarlo. Si sente una re- sa sia la costrizione della schiavitù», esclama santa
gina con il mondo ai suoi pie~i, dat~ che ella .da Faustina nel suo diario spirituale 10 •
Dio può ottenere tutto, e mediante l amore spm- Mentre ci riflettevo, mi tornò in mente una frase
gersi in tutti i punti dell'universo in cui un missio- di san Paolo ai cristiani di Corinto: «Non siete allo
nario ha bisogno della sua preghiera e dei suoi sa- stretto, da noi; è nei vostri cuori che siete allo stret-
crifici! to» 11.
Qualcuno dovrebbe fare uno studio filologico Molto spesso, noi pure ci sentiamo allo stretto
sull'importanza delle parole che in Teresa esprimo- nelle situazioni che ci troviamo a vivere, oppure
no l' illimitata dimensione dell' universo spirituale nella nostra famiglia, nel nostro ambiente. Ma for-
in cui ella si muove: «orizzonti infiniti», «desideri se il vero problema sta altrove: in realtà è nel nostro
immensi», «oceano di grazie», «abissi di amore», cuore che siamo allo stretto! Qui è lorigine della
«torrenti di misericordia» e così via. In particolare il nostra mancanza di libertà. Se amassimo di più, l'a-
manoscritto B, in cui Teresa racconta come scoprì la more darebbe delle dimensioni infinite alla nostra
sua vocazione, è molto rivelatore. In Teresa sicura- vita, e noi non ci sentiremmo più allo stretto.
mente troviamo anche la sofferenza, la monotonia Con ciò non voglio dire che non esistano proprio
del sacrificio; ma tutto ciò viene travalicato e trasfi- delle situazioni oggettive, qualche volta, da far evol-
gurato dall'intensità della sua vita interiore. v.ere, da far camb~are'. delle cir~osta~ze di oppres-
Perché il mondo di Teresa, umanamente tanto sione o soffocanti cui dover rimediare, perché il
povero ed esiguo, dà Io stesso la sensazione di esse- cuore riesca a rivivere una vera libertà interiore. Ma
re tanto ampio e tanto dilatato? Perché dalla narra- credo che altrettanto spesso siamo noi a non vede-
. ,, zione della sua vita nel Carmelo irradia una tale im- re giust.o, a equivocare. Accusiamo l'ambiente,
pressione di libertà? mentre il problema vero è altrove. La nostra man-

i l Semplicemente perché Teresa ama con intensità.


Brucia di amore per Dio, di carità per le consorel-
canza di libertà deriva da un'assenza di amore: pen-
siamo di essere vittime dì un contesto sfavorevole
le, sostiene la Chiesa e il mondo intero con una te- mentre il problema vero - né più né meno delle so~
nerezza di madre. Ecco il suo segreto: nel suo pic- luzìoni - sta in noi stessi. È il nostro cuore che è
colo convento lei non è allo stretto, perché ama. prigioniero del suo egoismo o delle sue paure e che
I..:amore trasfigura tutto e infonde una nota di infi-
nito nelle cose più banali. Tutti i santi hanno fatto 0
quest' esperienza: «Lamore è un mistero che trasfi- ' Saime Faustine Kowalska, Petit jouma/, i!d. Jules Hovine, p. 319.
(Cfr. tr. it. Diario, Libreria Editrice Vaticana, 2001].
~ I
gura tutto ciò che tocca in cose belle e gradevoli a "2 Corinzi 6,12.

16 17
deve cambiare, imparare ad ~are, lasciando~i tr~­ starare quanto questa giovane donna, affettivamen-
sformare dallo Spirito Santo: è il .solo 1?o.do d1 .usci- te fragile ma animata da una forte esigenza di ve-
re dal sentimento di strettezza m cm c1 sentiamo rità, si applichi a vivere quei valori nel momento
soffocare. Chi non sa amare si troverà sempre in- stesso in cui le libertà esterne le vengono a poco a
guaiato e allo stretto dappertutto; chi sa amare n~n poco tutte sottratte, e finisca per scoprire in se stes-
si troverà mai allo stretto da nessuna parte. Ecco ciò sa una felicità e una libertà interiori che mai nessu-
che mi ha insegnato la piccola Teresa. no potrà portarle via. Più avanti avremo l'occasione
Anche un'altra cosa molto importante mi fece ca- di citare ancora altri passi del suo diario; ma ecco-
pire, ma che svilupperemo più avanti: la nostra in- ne uno fra i più significativi per la sua esperienza
capacità di amare proviene il più delle volte dalla spirituale:
nostra poca fede e dalla nostra scarsa speranza. «Questa mattina, mentre in bici andavo lungo lo
Stadionkade, restai incantata davanti al vasto oriz-
zonte che si scopre alla periferia della città e respi-
Una testimonianza dal secolo scorso: Etty Hillesum ravo I'aria fresca che fin qui non ci hanno ancora
Vorrei brevemente rifarmi anche a un'altra testi- razionato. Dappertutto dei cartelli proibivano agli
monianza - più recente questa volta - di libertà in- ebrei di prendere i sentieri che portavano in cam-
teriore, molto lontana e insieme molto vicina a pagna. Ma sopra questo scampolo di strada che an-
quella di santa Teresa di Gesù Bambino e che mi cora ci resta, il cielo si stende in tutta la sua vastità.
impressionò molto. È la testimonianza di Etty Hil- Non possono farci niente, proprio niente. Posso-
lesum, una giovane ebrea morta ad Auschwitz nel no renderci la vita molto dura, spogliarci di certi
settembre 1942 e il cui diario venne pubblicato per beni materiali, toglierci .una certa libertà di movi-
la prima volta nel 1981 12• mento tutto esteriore, ma siamo noi stessi che ci
La sua «storia di un'anima» si svolge in Olanda spogliamo delle nostre forze migliori con il nostro
nel momento in cui la persecuzione nazista contro disastroso atteggiamento psicologico. Sentendoci
11 gli ebrei si fa più dura. Grazie a un amico psicolo- perseguitati, umiliati, oppressi. Odiando. Digri-
I.,. go, anch'egli ebreo, scopre (senza mai diventare gnando i denti per nascondere la paura. Si ha pure
:I esplicitamente cristiana) dei valori che sono al cen- il diritto di essere tristi e abbattuti, ogni tanto, per
tro del cristianesimo: la preghiera, la presenza di tutto quello che ci fanno patire: è umano e com-
Dio dentro di lei, l'invito evangelico ad abbando- prensibile. Ma la vera spoliazione ce la infliggiamo
; narsi con fiducia alla Provvidenza. Sconvolge con- da noi.
." ;
Trovo la vita tanto bella e mi sento cosl libera .
12 Etty Hillesum, Une vie boukvmle. ]ounuzl (1941-1942), fd. du
Dentro di me si stendono cieli vasti come il firma-
Seui!, 1985. [C&. cr. it. Diario, Adelphi, 1996). mento. Credo in Dio e credo nell'uomo, oso dirlo

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deve cambiare, imparare ad amare, lasciando~i tr~­ starare quanto questa giovane donna, affettivamen-
sformare dallo Spirito Santo: è il solo modo di usci- te fragile ma animata da una forte esigenza di ve-
re dal sentimento di strettezza in cui ci sentiamo rità, si applichi a vivere quei valori nel momento
soffocare. Chi non sa amare si troverà sempre in- stesso in cui le libertà esterne le vengono a poco a
guaiato e allo stretto dappertutto; chi sa amare n~n poco tutte sottratte, e finisca per scoprire in se stes-
si troverà mai allo stretto da nessuna parte. Ecco ciò sa una felicità e una libertà interiori che mai nessu-
che mi ha insegnato la piccola Teresa. no potrà portarle via. Più avanti avremo l'occasione
Anche un'altra cosa molto importante mi fece ca- di citare ancora altri passi del suo diario; ma ecco-
pire, ma c~e sviluppere~o P.iù ~~anti: la nostra in- ne uno fra i più significativi per la sua esperienza
capacità d1 amare proviene il pm delle volte dalla spirituale:
nostra poca fede e dalla nostra scarsa speranza. «Questa mattina, mentre in bici andavo lungo lo
Stadionkade, restai incantata davanti al vasto oriz-
zonte che si scopre alla periferia della città e respi-
Una testimonianza dal secolo scorso: Etty Hillesum
ravo laria fresca che fin qui non ci hanno ancora
Vorrei brevemente rifarmi anche a un'altra testi- razionato. Dappertutto dei cartelli proibivano agli
monianza - più recente qu~st~ volta - di lib~r~à in- ebrei di prendere i sentieri che portavano in cam-
teriore, molto lontana e insieme molto vicma a pagna. Ma sopra questo scampolo di strada che an-
quella di santa Teresa di Gc:sù B~bino. e che 1:1i cora ci resta, il cielo si stende in tutta la sua vastità.
impressionò molto. È la testlmomanza di Etty Hil- Non possono farci niente, proprio niente. Posso-
lesurn, una giovane ebrea morta ad Auschwitz nel no renderci la vita molto dura, spogliarci di certi
settembre 1942 e il cui diario venne pubblicato per beni materiali, toglierci .una certa libertà di movi-
la prima volta nel 1981 12 • mento tutto esteriore, ma siamo noi stessi che ci
La sua «storia di un'anima» si svolge in Olanda spogliamo delle nostre forze migliori con il nostro
nel momento in cui la persecuzione nazista contro disastroso atteggiamento psicologico. Sentendoci
gli ebrei si fa più dura. Grazie a un ami~o psicolo- perseguitati, umiliati, oppressi. Odiando. Digri-
go, anch'egli eb~e~, scopr~ (sen7a mai diventare gnando i denti per nascondere la paura. Si ha pure
esplicitamente cnsttana) dei valon che sono al cen: il diritto di essere cristi e abbattuti, ogni tanto, per
tro del cristianesimo: la preghiera, la presenza di tutto quello che ci fanno patire: è umano e com-
Dio dentro di lei, l'invito evangelico ad abbando- prensibile. Ma la vera spoliazione ce la infliggiamo
narsi con fiducia alla Provvidenza. Sconvolge con- da noi.
Trovo la vita tanto bella e mi sento cosi libera.
" Etcy Hillesum, l(ne v~e ~oukvmle: Journal (1941-19'12}, ~d. du
Dentro di me si stendono cieli vasti come il firma-
Jt. Diano, Adelph1, 1996].
Seui!, 1985. (Cfr. tr. mento. Credo in Dio e credo nell'uomo, oso dirlo

18 19
: II
senza falsa vergogna. (... ) Sono una donna felice e trasformare quella situazione in un amore ancora
faccio le lodi di questa vita - per davvero! - nel- più grande. Se vogliono soffocare la mia fede to-
I'anno del Signore - ancora e sempre del Signore - gliendomi la vita, la mia morte diventa la più bella
1942, quarto della guerra» 13• confessione di fede che mai avrei potuto concepire!
I.:amore, e soltanto l'amore è capace di vincere il
male con il bene e di trarre dal male un bene.
La libertà interiore: libertà di credere, di sperare, Tutti i successivi capitoli di questo libretto vor-
di amare rebbero essere lesplicitazione, da vari punti di vista,
Sulla linea di quel che vissero Teresa ed Etty, ecco di questa cosl preziosa verità, dal momento che chi
l'idea che vorrei ora sviluppare: la vera libertà, la li- la comprende e la mette in pratica arriva a una su-
bertà interiore del credente sta nel fatto che, grazie prema libertà. La crescita nella fede, nella speranza
all'assistenza dello Spirito «che viene in soccorso al- e nell'amore è la sola via di accesso alla libertà.
la nostra debolezza» 14, egli ha la possibilità di crede- Ma prima di approfondire tutto questo, esami-
re, sperare e amare _in ogni circostanza: ~ai ness17- niamo ancora un punto imporrante sulle diverse
no potrà impedirglielo. «Veramente, d1 ciò sono si- modalità di concreto esercizio della libertà.
curo: né morte né vita, né angeli né principati, né
presente né ~turo, né potenze, ~é alt_ezza o pr~fon­ La libertà in atto: scegliere oppure dire sì?
dità, né alcun altra creatura potra ma1 separarci dal-
1'amore di Dio manifestatosi in Cristo Gesù nostr? A causa della falsa nozione di libertà cui abbiamo
Signore»15• accennato, spesso si ritiene che l'unico vero eserci-
Nessuna circostanza al mondo potrà mai impe- zio della libertà stia nello scegliere la possibilità più
dirmi di credere in Dio, di riporre in lui tutta la conveniente fra le tante che ci vengono offerte. E
mia fiducia, di amarlo con tutto il mio cuore e di allora anche si ritiene che tanto più si è liberi quan-
amare il mio prossimo. La fede, la speranza e la ca- to più è ampio il possibile ventaglio delle scelte. La
rità sono sovranamente libere, perché, se sufficien- misura della nostra libertà sarebbe insomma pro-
temente radicate in noi, hanno da sé la risorsa di porzionale all'ampiezza del ventaglio delle possibili
nutrirsi anche di ciò che ad esse si oppone! Se vo- opzioni.
gliono impedi~mi. di ~are perse&uit~i:domi,_ ~o Una siffatta nozione di libertà, che va presto a fi-
sempre la possibilità d1 perdonare 1 m1e1 nem1c1 e nire in vicoli ciechi o contraddizioni, è tuttavia, in-
consciamente, ben operante in tutti. Si vorrebbe
"poter scegliere" in tutte le situazioni della vita. Po-
i i Op. cit., p. 132.
ter scegliere dove fare le vacanze, poter scegliere il
" Romani 8,26.
" Romani 8,38-39. mestiere, poter scegliere quanti figli avere, fra un

20 21
po' anche il loro sesso e il colore degli occhi ... So- scelta del celibato in vista del Regno e la scelta del
gniamo la vita come una sorta di immenso super- matrimonio cristiano sono, a ben guardare, tre-
mercato in cui ogni reparto offra un vasto assorti- ~enda.mente simili, dato che, se il celibe sceglie di
mento di possibilità, da dove poter prendere a pia- rinunciare a tutte le donne, chi si sposa rinuncia a
cimento e senza obblighi quel che piace lasciando il tutte meno una, cosa che, dato il gran numero di
resto... O, volendo fare un altro paragone, anch'es- donne, non fa poi tutta quella differenza!
so attualissimo, si vorrebbe scegliere la propria vita ~ quanto più si avanza nell'età, tanto più dimi-
come si sceglie una giacca in uno spesso catalogo di nmscono anche le possibilità di scegliere: «In verità
vendite per corrispondenza. in ver~tà ti dico, qua!ldo eri giov.ane ti allacciavi da
Che l'uso della nostra libertà ci porti spesso a op- te la cmtura e andavi dove volevi; ma quando sarai
tate fra varie possibilità è un fatto, ed è una cosa vecchio, allora stenderai le mani e un altro ti allac-
buona. Ma sarebbe perfettamente irrealistico vede- cerà la cintura e ti guiderà dove non vorresti anda-
re tutto da quest'unico punto di vista. C'è tutta una re»16. Che ne resterebbe allora della nostra libertà, a
moltitudine di aspetti assolutamente fondamentali intenderla nel senso del "supermercato"?
della nostra vita che non scegliamo: il nostro sesso, Questa falsa concezione della libertà ha delle ri-
i genitori, il colore degli occhi, il nostro carattere, la per~us~ioni .profo.nd~ sul .co~rorramento dei gio-
nostra lingua materna. Gli elementi dell'esistenza vam di oggi. È s1gmfìcanvo 1 loro atteggiamento
che scegliamo sono in quantità molto ridotta ri- verso il matrimonio o altre forme di impegno: le
spetto a quelli che non possiamo scegliere. scelte definitive vengono rimandate sempre per più
Inoltre, se al momento dell'adolescenza la vita avanti, dato che ogni scelta viene vista come una
può presentarsi a noi con un ventaglio amplissimo perdita di libertà. Risultato: non si osa più decide-
di possibilità fra cui scegliere, si farà presto a dover re e, con ciò stesso, neppure più si vive! E allora è
ammettere che, anno dopo anno, quel ventaglio si la vita a scegliere per voi, dato che il tempo passa,
riduce... Dobbiamo scegliere, e una volta fatte le inesorabile...
nostre scelte, di altrettanto si rimpicciolisce il ven-
taglio che resta. Sposarsi significa scegliere una
Essere liberi è anche dire sì a ciò che non si è scelto
donna e quindi eliminare tutte le altre. Fra paren-
tesi, ci si potrebbe anche chiedere se uno poi sceglie Se l'esercizio della libertà come scelta fra varie
veramente la donna che sposa: il più delle volte uno possibilità ha sicuramente la sua importanza, tutta-
sposa quella di cui si innamora, e a ben guardare via è fondamentale, a rischio altrimenti di andare
non è neanche una vera scelta. Ma no.p è poi nean- incontro a dolorose delusioni, capire che c'è anche
che la peggiore...
Scherzando, qualche volta mi capita di dire che la •• Giovanni 21,18.

22 23

_,J
un'altra maniera di esercitare la propria libertà, sul- situazione che la vita impone ecc. Ci è difficile, per-
le prime molto meno esaltante, più povera, pi~ ché spontaneamente abbiamo orrore per le situa-
umile, ma in fin dei comi molto più comune e di zioni che non riusciamo a controllare. La verità è
una fecondità umana e spiriruale immensa: libertà questa: le situazioni che ci fanno crescere veramente
non è soltanto scegliere, ma anche dire sì a ciò che sono proprio quelle che non control!iamo17 •
non abbiamo scelto. Ne daremo molti esempi concreti.
Vorremmo mettere ben in evidenza quanto sia
importante questa forma di esercizio della libertà.
L'atto più alto e più fecondo della libertà umana sta Ribellione, rassegnazione, assenso
infatti di più nell'accoglienza che nel dominio. Prima di procedere, è comunque opportuno fare
L'uomo manifesta la magnificenza della sua libertà una precisazione di linguaggio. Messi di fronte a
quando trasforma la realtà, ma ancora di più quan-
ciò che :iella .nostr~ vi.ta, .nella n?str:i P.ersona, nella
do la realtà egli laccoglie con fiducia come essa gli nostra situazione et dispiace e gmd1chiamo negati-
si presenta giorno dopo giorno. . vo, tre sono i diversi atteggiamenti che possiamo as-
Accogliere le situazioni che, senza che le abbiamo sumere.
scelte, si presentano nella nostra vita con un aspet-
Il pr~mo è quello della ribellione. Per esempio,
to gradevole. e piacevole vien~ n~turale e facile. Il
non m1 accetto come sono, mi ribello contro Dio
· problema evidentemente commcia con quello che che mi ha fatto in questo o quel modo, contro la vi-
non ci fa piacere, ci contraria, ci fa soffrire. Ma è ta che ha permesso questa o quella tragedia, contro
appunto in situazioni del genere che siamo spesso la società ecc.18 •
chiamati, perché diventiamo veramente liberi, a
"scegliere" ciò che non abbiamo voluto, e perfino,
f
La ribellione è spesso la rima reazione spontanea
contro la sofferenza. Ma i problema è che la ribel-
qualche volta, non avremmo proprio voluto! Ab-
biamo qui una legge molto paradossale dell' esisten-
za: non si può diventare veramente liberi se non ac-
." "~ grande ill':'sione dell'uomo è pretendere di conrrollare la pro-
cettando di non esserlo sempre! pn.a vtt~... M a la vita è un dono che per sua natura sfugge a ogni ten-
Ecco dunque il punto che svilupperemo adesso e tativo di controllo»: Jean-Claude Sagne, 'Vi'ens vers le Père, Éd. de l'Em-
manuel, p. 172.
che è di importanza grandissima: chi vuole rag-
''.Noi: se!11~re comunque la ribellione è qualcosa di n egativo. In cer-
giungere una vera libertà interiore deve esercitarsi te Sf tuazio:'1i di s~fferen.za brut~le, può anche essere una prima e inevi-
ad accettare con tranquillità e di buon grado molte tabile reazmne psicologica, reazione sana, quando non ci si fermi ad es-
sa. La parola ribellione può poi avere ancora un altro senso positivo
cose che sembrano in contrasto con la sua libertà. qu~llo del rifiu~~ di u.na sit.uazione inamn:iissibile, rifìuro che ci fa agi~
Accettare i propri limiti personali, le proprie fragi- r: m. s~nso posmvo din~nzi.a ~n~ determin~ca si~uazi~ne, per moriva-
lità, le proprie impotenze, dire si a questa o quella ziom giuste e con mezzi lcgm1mi e proporzionan. Qui parliamo inve-
ce della ribellione che è il rifiuto della realtà.

24
25
!ione non ha mai risolto niente, non fa che aggiun- che, partendo dalle mie povertà, il Signore è capa-
gere male a male, è fonte di disperazione, di vio- ce di fare delle splendide cose. Posso dire sì alla
lenza e di risentimento. Un certo romanticismo let- realtà più povera e deludente sul piano umano per-
terario ha magari fatto le lodi della ribellione, ma ché credo che «l'amore è tanto potente di opere che
basta un po' di buon senso per capire che mai nul- sa trarre profitto da tutto, dal bene e dal male che
la di grande e di positivo è stato costruito sulla ri- esso trova in me», per dirla con la piccola Teresa19 •
bellione: essa non fa che aumentare e propagare an- La differenza decisiva.fra rassegnazione e assenso
cora di più il male cui pretenderebbe di portare ri- sta nel fatto che nell'assenso, nel!' accettazione, an-
medio. che se la realtà oggettiva in cui mi trovo resta sem-
Alla ribellione può tenere dietro la rassegnazione. pre la stessa, latteggiamento del cuore è invece ben
Una volta che mi sono reso conto che quella tale si- diverso. I..:assenso è già impregnato delle virtù della
tuazione non posso proprio cambiarla, o non posso fede, della speranza e del!' amore, allo stato embrio-
cambiare me stesso, finisco per rassegnarmi. La ras- nale per così dire.
segnazione può anche rappresentare un certo pro- Per esempio, dire sì alla mia povertà è dare fidu-
gresso rispetto ali~ ribellione, nella mis~ra in c~i cia a Dio che mi ha creato come sono. Nell'atto
porta a un atteggiamento meno aggressivo e pm dell'assenso c'è insomma la fede in Dio, la fiducia
realistico. Ma è ancora insufficiente. verso di lui, e quindi anche lamore, dal momento
La rassegnazione può anche essere una virtù filo- che dare fiducia a qualcuno è già amarlo.
sofica, ma non è certo una virtù cristiana. Perché ad A causa della presenza della fede, della speranza e
essa manca la speranza. La rassegnazione è un'am- della carità, lassenso assume un valore, una dimen-
missione di impotenza, e nulla più. Può anche es- sione e una fecondità grandissime. Perché, come
sere una tappa necessaria, ma quando ci si ferma ad non cesseremo mai di ripetere, appena in qualche
essa, rimane sterile. luogo c'è fede, speranza e amore, automaticamente
L'atteggiamento cui dovremmo invece tendere è lì c'è disponibilità alla grazia divina, c'è accoglienza
quello dell 'assenso, in cui si dice sì. Rispetto alla ras- della grazia, e presto o tardi se ne vedranno gli ef-
segnazione, lassenso comporta una ben diversa di- fetti positivi. La grazia di Dio non è mai vana,
'' sposizione interiore. I..:assenso mi fa dire «SÌ» a una quando viene accolta, ma sempre estremamente fe-
realtà che, percepita in un primo tempo come ne- conda.
gativa, mi fa poi intravedere che può venirne inve-
ce qualcosa di buono. Nell'assenso c'è insomma un " Vedi Manuscrit autobiographique A, 53. [Numerose sono le edi-
barlume di speranza. Posso, per esempio, dire sì a zioni in italiano, condotte sui tesri originali, delle opere di sama Tere-
ciò che sono nonostante le mie manchevolezze, sa. di ~~ù Bambino: Opere complete, Libreria Editrice Vaticana; Storia
dt unamma, San Paolo 2002; Storia di un'anima, Manoscritti, OCD,
perché so di essere amato da Dio; perché ho fiducia 2001...) .

26 27

.I
i
I

2. I.: accettazione di sé re dalla grazia divina. ~a persona che Dio ama con
la tenerezza_~i_ll__~ pacl_!i~lapersonaai-cui egffsfln:
teressa- r-e meCliante
- --- il suo
- -amore--vuole__trasformare
-- - ---- ____ ,
Dio è realista
n~!l~~ersona che avrei volut()__essere,_o _s;h_e_ IJV!'fi
Analizzeremo adesso molti settori della nostra vi- ~qvu!o 7ss~e, ma è,_~_~ai_!';a~i!_n:i_e?,te, la,/'ersona che
ta in cui c'è da fare questo cammino, a volte diffi- sof!o. J?!~sm ama delle persone 'ideali , delkper-
cile, che dalla ribellione o rassegnazione ci porta al- sòn~ virtuali". N_o_n ha amore che per le p_erso_ne
i'assenso, facendoci alla fine «scegliere ciò che non real;~?ncrete. Non.gli interessano i s-anti da vetra-
abbiamo scelto». ~a!_ _!:fla) ~~t.ori~~e n~i ~~~mo. A ~olte-sprechia-
Da buoni logici, cominceremo da noi stessi e di- 11!.~ _l1_n s~~".~_a.i tegipo àelle_no_stre_v1te ~]~mentE.r­
remo qualcosa sul lento apprendistato dell'amore di ci_d.i ~O!l_ esser(:!_come questo o quello, -~ com_Rian-
sé, cioè del lavoro che dobbiamo fare per accettarci gerci per _q!-:'-e_sto_difetto_ o quella limitazione~ -a- lm­
pienamente come siamo. l!lagi~a~c~_ tu_!to il bene che potremmo fare se, Inve-
Ma prima dobbiamo ancora fare un'osservazione ce ~i esse!_~_ qu_eLche ~!<!.trlo; fossimo uno-ineno fori-
preliminare: l~ co~~ più importante, nella _l!o~tra _vi- io, più dotato di questao -quella-vÌ.rtfe così via. È
ra, non ~ poi tan!o cip_c:he f!Qi pos:5ia.rrrQ __far-ç, ma tutto tempò ec!3ne~gi~ ~prec'!~a,_ con nessun altro
piuttostg_ch~J~~:lagiQ__§Razio_ a,ll_'~i_<?~~ di Dio. 1~ rlsiiltatO-se~!! Cli _r_ajl~ntare il lavoro-(.fell0 -Spìr1to
grande segreto di tutte le fecondità e di tutte le _ç~::_ Santo nei nostri cuori. ---- - -· - --
séiie s_pìrifo~~i~l'ara_!:e_~ las~ia~e agi~~ pj9: «Seo__:- . Iyio_ltQ ;p~~~?.~l§~~-1?._lc:i~:i_[azicm~ deU~ grazia
ia dì rrie ·non potete far ~U!_la>~, dice Gesù. Perché divma. nei __nostrL ~l.l_?_r_I_,I_!_On ~o~? p~~-rn_i nostri
e
l' amoi:_e_ ~!yino infinitamente più potente di tugo peçcatl o_1 I_l~~tr~_ er_!on, quanto piuttosto la mai:i-
Ciò che possiamo mettere noi stessi in azione cori_ la canza di ~s~_Il_so_ alfa_l!O§~ri=-deQ6l~za,- tutti i rifiu-
nostra saggezza o l~ n~stre forze. ~~bene, una delfe ti, più o _Il}e_!!_() coscienti, a ciò eh-;; sfamo-o allà-no-
condizioni-più necessarie per permettere-alla grazia stra situaz~o~e conc~it<ol~ Per '1i~erare" la gràzia nel-
d1Dio QL~gire 11~ll<!__nostra esistenza è di~» <_t__fiò l~1:1_<:>str~'!'~!.~ e ~~!.Ql_e_t~ere_~~~~mbiamenti profon-
clie noi siamo e alle situazìcfrii in -cliici -troviamo a di -~gett~cofan a volteoastere6De sem_Elicemente
vivere. dire "sì" - un sì ispiratoda.Ila fiducia Ìn Dio- ~ ad
- Ii1 effetti, Dio è "realistà'. La grazia -~ivina non asp~_tti -~eJla~Ji~~g_~_ c:~ist~nza ver~_?Tquali a!>J?!~ni~
oper~~Ì_!l situazioni di- fantasia, ideali o da sogno. una_ posiz10n~4i- ~!fiU!O ll!teriore. Non ammetto di
Agisce nella realtà concreta, nella nostra esistenza o
non possedere quella qualità di -avere quefla de-:
concreta. Anche se il tessuto di cui è fatta la mia vi- ~ol_ezz~, di essere stato segnato da questo o quel-
ta di tutti i giorni non mi pare molto glorioso, non 1avvemmento pass~to, di essere caduto in__guesto o
sarà da nessun'altra parte che potrò lasciarmi tocca- quel peccato e così via. E, senza rendermene conto,
--· -~ - --·-·- ·~ -· --·

28 29
r
i

rendo vana l'azione dello Spirito Santo, il quale ha Va da sé che il desiderio di migliorarci, di tende)
pienamente presa sulla mia realtà soltanto nella mi- r~ senz~ P.osa. a super~rci, per crescere nella perfe-1
sura in cui io stesso l'accetto, la mia realtà: lo Spiri- z10ne, sia md1spensab1le; è fuori questione che non'·
to Santo non agisce mai senza la collaborazione del- possiamo rinunciarci: smettere di progredire è co- 1
la mia libertà. Se non mi accetto come sono, non me smettere di vivere. Chi non desidera diventare '
permetto allo Spirito Santo di migliorarmi! santo non lo diventerà. A ben guardare, Dio ci dà
, Allo stesso modo, se neppure gli altri li accetto q~ello che de~ideria~o, né più né. meno. Ma per{
come sono, se, per esempio, passo il mio tempo a diventare santi dobbiamo accettarci come siamo.
volergliene perché non sono come li vorrei, neppu- Questi due atteggiamenti sono contraddittorfì
re in questo caso permetto allo Spirito Samo di agi- soltanto in apparenza; sono entrambi necessari, si i
re in modo positivo nella mia relazione con essi, e ~ompletano ~un alt~o e l'uno fa da contrappeso al- '
di fare di quella relazione un'occasione di cambia-
!1 mento per essi. Ci torneremo. ----
l altro: dobbiamo vivere accettando i nostri limiti
ma con ~n a~~etta~io~e clie n~~ ~~~gnazione'
)

I comportamenti che abbiamo appena descritto alla med1ocma, e ms1eme doooiamo anche avere
sono sterili perché caratterizzati da un puro e sem- un desiderio di cambiamento, ma che non sia un ri-
plice "rifiuto della realtà", che ha le sue radici in de- fiuto, più o meno cosciente, dei nostri limiti e una
ficienze di fede e di speranza in Dio, deficienze che non accettazione di noi stessi.
generano a loro volta deficienze di amore. Tut- Il segreto - molto semplice, in verità - è capire'
to questo ci chiude alla grazia e paralizza l'azione che possiamo cominciare a cambiare in maniera fe-
divina. conda la realtà solamente da quando cominciam
ad accettare noi stessi. Si tratta anche di avere l' u
Desiderio di cambiare e assenso a ciò che siamo miltà di ammettere che non possiamo cambiare ,
con. le. no~tre sole. forz~, ma che ogni progresso
Abbiamo appena parlato della necessità di «dare il ogni vittoria su noi stessi è un dono della grazia di
nostro assenso, dire sì a ciò che siamo», con le no- vina. Ma la grazia di cambiare non l'avrò se non l
stre miserie e i nostri limiti. Ma qualc_l;!B.Q_pom:bbe desidero; e per ricevere la grazia che mi trasformer'
obiettare: ma tutto ci~ non è passiv1cà, non è pigri- bisogna pure che mi veda e mi accetti come sono.
zia? Dove va a finire il desiderio di crescere, cam-
oiare, supe!arsi per migliorare? Il vangelo non ci in-
vita a conyeFtirci: «Siate perfetti come perfetto è_jl
La mediazione dello sguardo dell'Altro
Padre vostro nei cieli~> 20 ? I.:operazione di accettarsi è molto più difficile di
quanto .possa apl?arire su.lle prime. Lorgoglio, la
,. Matteo 5,48. paura dt non venue amau, la convinzione del no-

30 31
srro scarso valore hanno radici troppo profonde in quando l'uomo si allontana da Dio, sciaguratamen-
noi. Basti vedere in qual malo modo reagiamo alle te si priva anche di ogni vera possibilità di amare se
nostre cadute, ai nostri errori, ai nostri fallimenti, stesso 22 • Al contrario, anche chi non ama se stesso si
quanto essi possano demoralizzarci, farci sentire in allontana da D io, come già abbiamo fatto vedere.
colpa o metterci in agitazione. Nel Dialogo delle Carmelitane di Bernanos, l' anzia-
Io penso che uno possa arrivare. ad .accettarsi in na priora dice alla giovane Blanche de la Force: «So-
pieno solamente sotto lo sguardo dr D10. Per amar- prattutto non disprezzatevi mai. È molto difficile
ci, per amare noi stessi ab~iamo biso~no. di una m~­ disprezzarsi senza offendere Dio in noi»m.
diazione, dello sguardo di uno che c1 dica, come il Vorrei concludere questo punto citando un breve
Signore dice per bocca di Isaia: «Tu conti molto ai passo del bellissimo libro di Henri Nouwen, Le re-
miei occhi, hai del valore per me, e io ti amo»21 • È tour de lènfant prodigue [Il ritorno del figliol prodi-
un'esperienza umana molto frequente: una ragazz~­ go]23:
na che si crede brutta (è curioso vedere come capi- «A lungo perseverai a considerare l'immagine ne-
ti a tante, anche graziose!) comincia a pensare di gativa che avevo di me come una virtù. Cosl tanto
non essere poi così spaventosa appena un giovano.t- mi avevano messo in guardia dall'orgoglio e dalla
to si invaghisce di lei e si dà a guardarla con l' occh10 vanità che avevo finito per credere che disprezzarmi
tenero dell'innamorato! fosse una virtù. Ma adesso capisco che il vero pec-
Abbiamo un bisogno vitale della mediazione del- cato è piuttosto negare l'amore anticipato e gratui-
lo sguardo dell'altro, per amarci e accettarci. Può to che D io ha per me, è non far conto della mia
essere lo sguardo di un genitore, di un amico, di un bontà originaria. La ragione è che, se non parto da
padre spirituale, ma meglio di ogni altro è lo sgua:- quell'amore che mi è dato e da quella bontà origi-
do di Dio, Padre nostro. Perché è lo sguardo più naria, perdo anche il contatto con il mio vero io e
puro, più vero, più tenero, più amoroso e più de~­ mi distruggo».
so di speranza che ci sia al. mondo. ~ cred~ che 11
più gran regalo che possa ricevere ~h1 cer~a il volto
di Dio, perseverando nella preghiera, sia che un " Assai bene lo capiamo osservando come evolve la cultura moder-
giorno o l' altto egli intuirà qualcosa di quello na. Allontanandosi da Dio, l'uomo finisce p er perdere il senso anche
della propria dignità e arriva a odiarsi. Colpisce vedere, nei media ad
sguardo divino posato su di lui, si sentirà tanto te- esempio, quanto l'umorismo sia sempre meno un umorismo fatto di
neramente amato da ricevere la grazia di accettarsi tenerezza e compassione e diventi invece un umorismo impastato di
derisione. Anche I'arre è spesso incapace di fotografare la bellezza del
fino in fondo. volto umano.
Ma tutto ciò ha una conseguenza importante: "" Cfr. tr. ir. presso Morcelliana, 1980.
u Éd. Bellarmin, p. 134. [n traduzione italiana, Dalla paura all'a-
more. Riflessioni quaresimali sulla parabola rkl figliol prodigo, Querinia-
21 [saia 43,4. na, 2002.

32 33
Libertà di essere dei peccatori, libertà di diventare che dobbiamo sentirci colpevoli di esistere, come a
dei santi molti capita, spesso in maniera inconscia. Lo sguar-
Quando uno si scopre cosi, sotto lo sguardo di do che Dio posa su di noi ci autorizza pienamente a
Dio ciò che è meraviglioso è che sente una grande essere noi stessi, con i nostri limiti e le nostre insuf-
libe;tà. Una duplice libertà, potremmo dire:. quell:i ficienze, ci dà "diritto di sbagliare" e ci libera, per
di essere dei peccatori e quella di ~ivenr:ire dei sann. così dire, da quella sorta di costrizione, da quell' ob-
Libertà di essere dei peccatori. Evidentemente bligo di cui ci sentiamo a volte prigionieri - obbli-
non voglio dire che siamo li~eri di peccare, . tran- go che non ha origine nella volontà divina ma piut-
quillamente e senza aspett~rc1 consegl!~nze (il c~e tosto nella nostra psicologia ferita - di dover essere
non sarebbe libertà, ma mesponsab1htà); voglio tutt'altra cosa, a ben guardare, da ciò che siamo.
piuttosto dire che non ci senti~o sc~iacciari dalla Nella vita sociale viviamo spesso in una sorra di
nostra condizione di peccatori, ~~~ .ii: c~,rt~ qual tensione continua, volendo corrispondere a ciò che
modo abbiamo come una sorta d1 dmtto di esse- gli altri si aspettano da noi - o noi ci immaginiamo
re poveri il diritto di essere ciò che siamo. Dio co- che essi si aspettino-, una cosa che alla lunga può
nosce le ~ostre debolezze e le nostre infermità, ma anche annientare. Il nostro mondo si è disfatto del
non se ne scandalizza e non ci condanna. «Co1"!1e ~a cristianesimo, dei suoi dogmi e dei suoi comanda-
tenerezza di un padre per i ~gli, co~ì è te?ero 11 S~- menti proprio con il pretesto che è una religione
g nore con chi lo teme. Sa di cosa siamo impastati, che fa sentire in colpa; eppure, non ci si è mai sen-
. da ehe siamo
si ricor . polvere»M: . . . titi tanto in colpa come oggi: tutte le ragazze si sen-
Nello sguardo eh~ po~a s~ d1 noi, Dio s1~u:amen­ tono colpevoli di non essere belle come l'ultima top
te ci invita alla santità, c1 stimola a convertirc1 e pro- model in voga, gli uomini di non avere i soldi del
gredire ma senza mai provocare l'angoscia di n.on proprietario di Microsoft ecc. I modelli di successo
riuscir~i, quell'angoscia o "pressione" che a volte m- che presenta la cultura contemporanea sono ben
vece sentiamo sotto lo sguardo .dell~ altre .Pe.rs~ne :> più grevi e ossessi~i dell'appello alla J?er.fezione c~e
anche sotto lo sguardo con cui noi stessi c1 gmd1- ci rivolge Gesù, lui che nel vangelo c1 dice: «Venite
chiamo: non siamo mai abbastanza a posto, no? ab- a me, voi tutti che faticate e andate piegati sotto il
biamo mai abbastanza di questo o quello, siamo fardello, e io vi consolerò. Prendete su di voi il mio
sempre scontenti di ,noi, ci se.ntiam? sempre. colpe- giogo e imparate da me, che sono dolce e umile di
voli di non essere all altezza d1 quell attes~, d1 quell~ cuore, e troverete riposo per le vostre anime. Il mio
regola ... Non è perché siamo dei poven peccatori giogo infatti è agevole e il mio carico leggero»25•
Sotto lo sguardo di Dio ci troviamo liberati dal-
24
Salmo 103 [102],13-14. 2
1 Matreo 11 ,28-30.

34 35
l'imperativo categorico di essere "i ~igliori.", di e.s- La persona che tutti i giorni cade e nonostante
sere degli eterni "vincenti". Possiamo :vivere ~:1 tutto torna a rimettersi in piedi dicendo: «Ti rin-
completa distensione, perché. non dobbiam~ J:?lll grazio, Signore, perché sono sicuro che farai di me
sforzarci di continuo di appanre nella luce miglio- un santo», fa un piacere immenso a Dio, e presto o
re, cosl sprecando una quantità di energ.ie a fingere tardi riceverà da Dio tutto ciò che si aspetta.
di essere ciò che non siamo: adesso possiamo essere Il giusto atteggiamento da tenere dinanzi a Dio è
semplicemente ciò che siamo, né più né meno. dunque questo: per un verso, un'accettazione del
Non c'è migliore "rilassamento" di questo: starcene tutto tranquilla, del tutto "distesa'' di noi stessi e
tranquilli come poveri bimbetti nella tenerezza del delle nostre miserie e, per laltro, un immenso desi-
Padre, che ci ama come siamo. derio di santità, un'intensa determinazione di pro-
Se ci è cosl difficile accettare le nostre miserie, è gredire, forti di una fiducia senza limiti nel potere
perché abbiamo il sentore che esse non ci facciano della grazia divina. Un duplice atteggiamento che
più amare: siccome in questo o quel .settore della mi appare assai ben descritto in questo passo del
nostra vita siamo manchevoli, ci diciamo che non diario spirituale di sanra Faustina: «Desidero amar-
meritiamo di essere amati. Vivere sotto lo sguardo vi più di quanto vi abbia mai amato chiunque. E
di Dio ci fa intuire che quest'idea è falsa: l'amore è nonostante la mia miseria e la mia piccolezza, ho
gratuito, non si merita, le nostre miserie non impe- ancorato la mia fiducia in fondo all'abisso della vo-
discono minimamente a Dio di amarci, anzi! Sotto stra misericordia, mio Dio e mio Creatore! Nono-
lo sguardo di Dio veniamo liberati da questo tre- stante la mia grande miseria, non ho paura di nul-
mendo e disperante dovere: diventare una persona la, ma anzi spero di cantare eternamente il mio can-
a modo, per meritare di essere finalmente amati! to di lode. Nessuno, neppure il più miserevole, du-
Ma mentre ci "autorizza'' a essere noi stessi, a es- biti mai, finché vive, di poter diventare un grande
sere dei poveri peccatori, lo sguardo di Dio ci per- santo. Perché grande è la potenza della grazia divi-
mette pure tutte le audacie nello slancio verso la na»26.
santità: abbiamo il diritto di aspirare alle vette, di
desiderare la piu alta santità, perché Dio vuole e "Credenze limitanti" e proibizioni
può accordarcela. Non siamo condannati per sem-
,. pre alla nostra mediocrità, né costretti a una cupa Ciò che abbiamo appena detto ci permette di
rassegnazione, ma abbiamo sempre la speranza di schivare un falso modo di in tendere l'accettazione
progredire nell'amore. Dio è capace di fare del pec- di sé e delle proprie miserie. Non è infatti che dob-
catore che sono un santo; la sua grazia può fare biamo bloccarci nei nostri limiti, che riteniamo ta-
questo miracolo; posso nutrire una fede senza limi-
ti nella potenza del suo amore. "' Soeur Faustine, op. cit.. p. 140.

11 36 37
II
1 li e in realtà non lo sono, come spesso capita. A forma di autorealizzazione, questa o quella legitti-
causa di fatti che ci hanno ferito, a causa dell'edu- ma felicità a causa di meccanismi psicologici in-
cazione ricevuta (quelli che ci dicono: non ci riu- consci che ci spingono, facendoci sentire dei colpe-
scirai, non concluderai mai niente di buono e altre voli, a vietarci la felicità. Altre volte tutto può dipen-
cose simili), a causa di certi fallimenti, ma a causa dere da una falsa idea che ci facciamo della volontà
anche della nostra mancanza di fiducia in Dio, noi divina, come di una volontà che vorrebbe sistemati-
abbiamo una forte propensione a portare stampato camente privarci del buono che c'è nella vita!
in noi cutt'un insieme di "credenze limitanti", cioè In ogni caso, niente di tutto ciò ha a che fare con
di convincimenti che non corrispondono a niente di il realismo spirituale e l'accettazione dei limiti di
reale, ma sulla cui base siamo arrivati a dirci che non cui abbiamo parlato in precedenza. A volte Dio ci
saremo mai capaci di fare questo o quello, di affron- chiama a sacrifici e rinunce, ma è altrettanto vero
tare questa o quella situazione che si presenta. che ci libera dai timori e dai falsi sensi di colpa che
Gli esempi possono essere innumerevoli: «Non ci ci tengono prigionieri, restituendoci la libertà di ac-
riuscirò mai, non me ne tirerò mai fuori, non sono cogliere in pienezza ciò che nella sua saggezza desi-
in grado di farlo, sarà sempre cosi...». Affermazioni dera darci di buono e gratificante, per incoraggiar-
del genere non hanno niente a che vedere con quel- ci e manifestarci la sua tenerezza.
l'assenso ai nostri limiti di cui abbiamo già parlato A ogni buon conto, se c'è un campo in cui mai
in questo stesso capitolo. Sono piuttosto il frutto nulla ci sarà vietato, è proprio quello della santità.
della nostra storia ferita, delle nostre paure, delle Purché, tuttavia, non si confonda la santità con
nostre mancanze di fiducia in noi stessi e in Dio. qualcosa che non lo è: perfezione esteriore, eroi-
Sarebbe quindi meglio stanarle e non farne più smo, impeccabilità ecc. Ma se invece incendiamo la
conto. Accettare se stessi significa accettarsi con le santità per quello che veramente è, cioè la possibi-
proprie miserie, ma anche con le proprie ricchezze, lità di crescere indefinitamente nell'amore di Dio e
e quindi permettere a tutte le nostre legittime pos- dei nostri fratelli, allora convinciamoci pure che in
sibilità e alle nostre capacità reali di esplicarsi, di questo campo mai nulla sarà per noi inaccessibile.
prorompere. Insomma, prima di dire, ad esempio, Basta che non ci scoraggiamo mai e non facciamo
che non riuscirò mai a fare questo o quello, sarà resistenza all'azione della grazia di Dio, ma, al con-
meglio guardare se l'affermazione è frutto di un sa- trario, diamo ad essa completa fiducia.
no realismo spirituale oppure un convincimento di Non tutti abbiamo la stoffa dello scienziato o del-
D:atura puramente psicologica, da cui è meglio gua- 1'eroe, ma, per grazia di Dio, tutti abbiamo la stof-
rire. fa di un santo: fu già la veste battesimale che in-
A volte abbiamo anche la tendenza a proibirci dossammo nel sacramento a renderci figli di Dio.
questa o quella sana aspirazione, questa o quella

38 39
~;1
I

Accettare se stessi per accettare gli altri 3. Laccettazione della sofferenza


Ma dobbiamo ancora fare un'altra osservazione:
c'è un legame profondo e a do~pio sens~ di ~ar~ia Dire sì alle contrarietà
fra accettazione di sé e accettazione degli altn. Lu-
na favorisce 1'altra. Dopo aver parlato dell'accettazione di sé, vorre~­
Spesso non arriviamo al primo colpo ad acc~ttare mo ora parlare dell'accettazione degli avvenimenti.
gli altri perché in fondo in fondo non accemamo Il «principio fondamentale» è sempre lo stesso: pos-
noi stessi. Chi non è in pace con se stesso per forza siamo efficacemente cambiare la nostra vita soltan-
to se cominciamo ad accettarla nella sua integralità,
sarà in guerra anche co~ gli .alt!i. La n,~n acc:tta-
zione di sé crea una tens10ne mttma, un msoddisfa- e dunque ad accettare anche tutti gli avvenimenti
esterni che ci capitano.
zione, una frustrazio~e che spe~so tr~sferi~mo ?ugl~
altri, i quali allora diventano l capn esp1aron dei Evidentemente non ci è difficile accettare quel
nostri intimi conflitti. che ci capita di buono, di gratificante, di positivo:
Ecco un piccolo esempio: quando si~o di catti- Ma le cose si fanno subito ben più ardue quando s1
vo umore nei riguardi del nost_ro .am~1ente, mo~to tratta di difficoltà e sofferenze, di qualunque tipo
spesso è perché. sia~o sco~tenti d1 n~J. E la faccia- esse siano. Sarà di ciò che parleremo adesso, indi-
mo pagare agli alm! Scnve Etty H11les~: «Co- cando tutte le realtà percepite come negative con il
mincio a rendermi conto che, quando abbiamo del- termine generico di cont~ariet~" . , . .
1'avversione per gli altri, 1: ragioni do?biam.o cer- È un argomento un po ·delicato. Non e mfatu
carle nel disgusto che sentiamo per no1 stessi: ama che dobbiamo farci passivi e "prendere sul gob-
il prossimo tuo come te stesso!»27• bo" tutto senza reagire. Ma tutti facciamo prima o
Inversamente, neppure chi chiude il suo c~ore poi quest'esperienza: ~onostan~e tutta 1~ ~u~a e.on
agli altri, chi non fa nessuno sforzo per amarli co- cui prepariamo i nostn progettl, . con .cui. h p1amfi-
me sono, chi non sa riconciliarsi con essi, neppure chiamo, ci sono sempre delle sttuaz1om che non
costui avrà la grazia di vivere la profonda riconci- possiamo controllare, c' è sempre in~omma tutta
liazione con se stesso di cui tutti abbiamo bisogno. una sequela di avvenimenti che vanno m sei:iso ~o~­
In effetti, finiamo sempre per essere noi stessi le vit- trario alle nostre previsioni, alle nostre asp1_raz1om,
time ultime delle nostre rigidità di cuore verso il ai nostri desideri e che pure siamo costrettl ad ac-
cettare.
prossimo, dei nostri giudizi e delle nostre durezze28•
La cosa importante è non contentarsi di accettar~
li di malagrazia, digrignando i denti, ma accettarli
" Etty Hillesum, op. cit., p. 81. veramente. Non subirli, ma in certo qual modo
" Torneremo più avanti su questo importante punto. "sceglierli" (anche se poi non li abbiamo scelti af-

40 41

..
fatto, ed è proprio questo che. ~i tormenta!). Qui Vorremmo riflettere un poco più a lungo su que-
scegliere significa fare un atto d1 libertà, della n.o stra sto punto, come aiuto per entrare in questo atteg-
libertà, che ci porta non soltanto a rassegnarci, ma giamento di fede e di speranza di fronte alle diffi-
anche ad accogliere in modo positivo qu~l che ca~ coltà.
pita. Non è facile, soprattutto quando s1 ~r~tta d1
prove dolorose, ma è 1l metodo buono, e noi dob- La sofferenza che fa più male è quella che uno rifiuta
biamo cercare di adottarlo ogni volta che ci è pos-
sibile, con un atteggiamento di fede e di speranza. Dobbiamo capire bene una cosa: quando ci tro-
Se abbiamo abbastanza fede in Dio per credere che viamo in una situazione di sofferenza, ciò che fa più
è capace di trarre un bene da tutto ciò che ci cap~­ male non è tanto la sofferenza in sé, quanto piutto-
ta, lui lo farà: «Ti sia fatto secondo la tua fede», di- sto il nostro rifiuto della sofferenza. Al dolore che
ce tante volte Gesù nel vangelo. già c'è, in effetti, noi aggiungiamo ancora un altro
·È una verità assolutamente fondamentale: Dio è tormento: quello del nostro rifiuto, della nostra ri-
capace di trarre profitto da tutto, dal bene come dal bellione, del risentimento, delle inquietudini che
male, dal positivo come dal negativo. Per questo è quella sofferenza genera in noi. C'è dentro di noi
Dio, per questo è il «Padre onnipotente» , come come una tensione fatta di rigidità, di non accetta-
professiamo nel Credo. Ricavare del bene dal bene zione della sofferenza che la fa soltanto crescere.
non è difficile, sanno farlo tutti. Ma solamente Mentre, quando abbiamo la grazia di accettarla,
Dio, nella sua onnipotenza, nel suo amore e nella una sofferenza, e di darle il nostro assenso, subito
sua sapienza, è capace di ricavare del bene anche dal diventa meno dolorosa. «Una sofferenza tranquilla
male. Come ci riesce? A noi non tocca dimostrare o non è nemmeno più una sofferenza», diceva il Cu-
spiegare in modo esaustivo la questione (nessuna fi- rato d'Ars.
losofia, ma neppure nessuna riflessione teologica Quando ci capita un dolore, evidentemente è
peraltro ne sarebbe pienamente capace) , a noi toc- normale che cerchiamo di rimediarci al meglio che
ca crederlo, basandoci sulle parole della Scrittura possiamo. Se ho mal di testa prendo un'aspirina, se
che ci invitano a una simile fiducia: «Tutto concor- mi aiuta. Ma ci saranno sempre delle sofferenze
re al bene di quelli che amano Dio»29 • Se lo credia- senza rimedio, e allora bisognerà sforzarsi di accet-
mo, lo vedremo, ne faremo l'esperienza. La piccola tarle con tranquillità.
Teresa di Lisieux, facendo la rilettura, poco prima Non è masochismo o dolorismo; al contrario! Ac-
di morire, della propria esistenza, diceva: «Tutto è cettare la sofferenza la rende molto più sopportabi-
grazia». le che non l'irrigidimento in un rifiuto. E vero an-
che sul piano fisico: chi riceve un colpo quando è
" Romani 8,28. tutto teso, sente più male di chi lo "assorbe". Vole-

42 43
l
I:,
I '
re a ogni costo eliminare una sofferenza crea a vol- prossimo. Al contrario, la paura della sofferenza ci
te delle ulteriori sofferenze ben più gravi da sop- indurisce, ci irrigidisce nei nostri atteggiamenti di
portare. Mi colpisce sempre vedere, nella vita di protezione e difesa e ci porta molto spesso a scelte
tutti i giorni, quanto, a causa della mentalità edo- irrazionali, dalle conseguenze nefaste. «Le peggiori
nistica della nostra società - per la quale ogni soffe- sofferenze dell'uomo sono quelle che egli teme», di-
renza è un male da evitare a ogni costo - ci si ren- ce ancora Etty Hillesum32• La sofferenza cattiva non
da infelici. Chi prende per abituale linea di con- è la sofferenza vissuta, ma la sofferenza rappresenta-
dotta di scansare ogni dolore e accettare soltanto ta, quella cioè che invade l'immaginazione e ci fa
ciò che è gratificante e confortevole, respingendo assumere degli atteggiamenti sbagliati. Il problema
tutto il resto, prima o poi si caricherà di croci mol- nasce meno dalla realtà in sé (che nel suo fondo è
to più pesami di chi si sforza invece di accettare di positiva, anche con la sua dose di dolore) che dal
buon grado quelle sofferenze che non è realistico modo in cui ce la rappresentiamo.
voler eliminare.
Nell'adesione a una sofferenza troviamo una for- Rifi'!!!re di soffrire è rifiutare di vivere
za. La Scrittura non parla di un «pane di lacrime»30 ?
Dio è fedele e dà sempre la forza necessaria per por- Con la sua pubblicità e i media, la cultura am:-]
tare giorno dopo giorno ciò che nella nostra vita è bientale non cessa di sciorinarci il suo "vangelo": as- f
pesante e difficile. Dice Etty Hillesum: «Tutte le sumi come regola di vita la fuga a ogni costo dal 1
volte che mi mostrai pronta ad accettarle, le prove dolore e cerca soltanto il piacere. Essa trascura però J
si cambiarono in bellezza»3 1• di dirci una cosa: non c'è modo più sicuro per ren-j
Al contrario, quella medesima grazia non la rice- dersi infelici che adottare questa linea di condotta.
viamo per sopportare le sofferenze supplementari Non intendo sicuramente fare l'apologia della sof-
che ci procuriamo da noi con il nostro rifiuto di ac- ferenza: fin dove è possibile, va anzi alleviata. Ma la
cettare le normali prove della vita. sofferenza fa _R_arte ~ella vita: volerla eliminare del tut~
Dobbiamo ancora ~giungere una cosa: il vero to eCìi.iìValea soffocarela vita stessa. Rifiutare di-sOf-
male non è tanto la sofferenza, ma piuttosto la paura nre è come ri ttrtarsi Cli vivere e s otto sorto -rifiutare
della sofferenza. Se l'accettiamo con fiducia e pace, àilcnecìocneli-vitapilò rec;crdlbello .ecff buono.
la sofferenza ci fa crescere, ci educa, ci purifica, ci «Chi vuole salvare la sua vita la perderà, e dli accetta
insegna ad amare in maniera disinteressata, ci ren- di perderla la salverà», ci dice Gesù, e il suo vangelo è
de poveri, umili, dolci e compassionevoli verso il molto più affidabile di quello della pubblicità[
Evidentemente non ho nulla contro il piacere,
,. Salmo 80[79],6.
•11 Eny Hillesum, op. cit., p. 199. " Etcy Hillesum, op. cit., p. 230.

44 45
che è una cosa buona, e fa anch'esso parte della vi- lungo termine molto più serie di quanto sembri
ta. Se non ci fosse il piacere, non potremmo nean- Quando abbiamo a che fare con la sofferenza quo:
che «far piacere», che è la maniera più normale di tidiana, come il «peso del giorno e del caldo» 0 la
dimostrare a uno che lo amiamo33! Al contrario, mi stanchezza, dobbiamo stare molto attenti a non re-
colpisce sempr~ vedere, nel compo!!a_!!!ento di calcitrare interiormente o ripeterci: finisca in fretta,
molti~ qùanto spesso, v_c>le!lao 1uggfre d.a una ,eic- e sognare ùi continuo una vita diversa; mentre è be-
cola soffereriza-(norma.le, e che dovreobe yenire ac- ne accettarla di tutto cuore. La vita è buona e bella
cettata)' uno se ne-infligga di ben maggi~ri)i:ovi­ così com'è, anche con il suo peso di dolore. Quan-
sro per esempio aei genitòri intristirsi per anni sem- do Dio creò l'uomo e la donna, su ogni vita umana
plicemente perché non avevano accettato una de- fece scendere un'immensa benedizione, che non è
terminata vocazione di questo o quel loro figlio. Si mai stata ritirata, nonostante il peccato e il suo cor-
rifiuta la sofferenza di una separazione, di una scel- teo di sofferenze, giacché «Ì doni e la chiamata di
ta diversa da quella che si era sperata, e così ci si in- Dio sono irr.evocab!li»3\ in particolare poi il primo
fliggono anni di tormenti. dono e ~a P.nma chiamata, che sono quelli della vi-
Potremmo fare innumerevoli esempi. Per dire che ta. Ogm esistenza, anche soggetta al dolore, è infi-
l'accettazione della sofferenza e del sacrificio (quan- nitamente benedetta e preziosa.
do sono legittimi, certamente) non è un atteggia- Questo atteggiamento ci tiene bene incollati alla
mento da masochista o suicida, al contrario! Accet- realtà e ci fa economizzare molte energie, quelle che
tando le sofferenze "proposte" dalla vita e permesse sprecheremmo a piangerci addosso, a pretendere
da Dio per il nostro progresso e la nostra purifica- che le cose vadano in modo diverso, a sognare l'im-
zione, uno se ne risparmia di molto più pesanti. eossibile ecc. Ed è tanto più legittimo, in quanto,
Dobbiamo assumere un atteggiamento realistico: da quei cristiani che siamo, siamo sicuri che un' e-
cessare una buona volta di sognare una vita senza ternità di felicità ci attende: «Una felicità senza fine
dolore e senza lotta. Andrà bene per il paradiso, ma illuminerà i loro volti»3s. Non abbiamo quindi nes-
anche per la terra. Dobbiamo coraggiosamente suna valida ragione per lamentarci delle difficolrà di
prenderci sulle spalle la nostra croce e portarla ogni questa vita. Custodiamo nel nostro cuore le parole
giorno, come Cristo, e prima o poi l'amarezza del- di san Paolo, quando ci assicura che «la lieve tribo-
la croce si trasformerà in grande dolcezza. lazione di un istante ci prepara, fino all'eccesso, una
Dobbiamo insomma essere attenei ai nostri atteg- quantità smisurata ed eterna di gloria»36 ,
giamenti interiori, che hanno delle conseguenze a
)(Romani 11,29.
35
" Il piacere è buono, ma non è fatto per essere vissuto o "preso" in Apocalisse 22,5.
maniera egoistica. Il piacere è facto per venire dato e accolto. " 2 Corinzi 4, 17.

46 47
Non c'è soltanto del male nel male: rinnovamento in profondità e una dilatazione delle
il lato positivo delle contrarietà nostre mentalità. Il peccato è grettezza, mentre la
Dobbiamo poi ammettere che le contrarietà'. i;>er santità è dilatazione dello spirito e grandezza di a-
nimo.
quanto penose, non presentano solta~to degli. m-
convenienti; spess.o. hann? anche -?1-oln _va;itaggi._
Il primo è che c1 impediscono d1 sentirci ~ropne­ Dalla dominazione all'abbandono:
tari della nostra vita, del nostro tempo. Ci_ fanno la purificazione dell'intelligenza
evitare di rinchiuderci nei nostri programmi, nelle
nostre pianificazioni, nella nostra s_al?ie~za.Persona: In una situazione di prova, spesso la cosa per noi
le La vera prigione che ci tiene png1omen e da cui più difficile non è soffrire, ma non saperne il per-
d~bbiamo assolutamente venire liberati ;ia~o. ~oi Ché, lo scopo. A volte è assai meno difficile soppor-
stessi: è la nostra grettezza di cuore e d1 giudmo. tare il dolore che capire quale senso possa avere. La
peggior prova è quella dell'intelligenza, quando si
«Di quanto i~ c!el? si. eleva sopra la ~erra, ~o~l ~ono
elevati i pens1en d1 D10 sopra ~ nos~n pens~en» . La 3 scontra con dei "perché" senza risposta. Al contra-
peggior cosa c~e potrebbe cap1tarc1 nell~ vita s~reb­ rio, quando l'intelligenza è soddisfatta, il dolore è
be che tutto c1 andasse sempre secondo 1 nos~n gu- molto più facile da accettare e tollerare. Anche se
sti. Sarebbe la fine di ogni crescita. . . curandomi il medico mi fa male, non per questo
Perché possiamo a P?co ~ po~o entrare 1~ smto- l'aggredisco, perché so bene che lo fa per guarirmi.
nia con la sapienza d1vma, 1~fim~am_ente pm bella, Ciò che abbiamo appena detto merita comunque
più ricca, più feconda e pm m1~encord1osa della un piccolo approfondimento sotto l'aspetto del
nostra38 , bisogna che la nostra sap1enz.a umana ven.., ruolo dell'intelligenza nella vita spirituale.
ga seriamente scossa. r:-ron 12erc~é ne .sia a.!la fine an- Come tutte le facoltà di cui Dio ci ha dotati, l'in-
nientata, ma perché s1 elevi e s1 punfich1 e non re- telligenza è profondamente buona e utile. Nell'uo-
sti prigioniera dei suoi limiti, essendo essa seml?re mo ci sono una sete di verità e un bisogno di com-
segnata da una certa dose di egoi;m~ e ~i orgoglio~ prendere con la ragione che fanno parte della sua
da deficienze più o meno coSCient1 ~1 f~de e d~ dignità e della sua grandezza. Disprezzare l'intelli-
amore. Ci sono in noi molte grettezze di ammo e di genza, le sue possibilità, il suo ruolo nella vita uma-
giudizio che devono guarire, perché possia~o a po- na e spirituale non sarebbe giusro39 • La fede non
co a poco accogliere la sapienza divina e vivere un può fare a meno della ragione, e non c'è niente di
più bello della possibilità offerta all'uomo di coo-

" Cfr. Isaia 55,9. " I.:enciclica di Giovanni Paolo Il, Fede e ragione, ce l'ha da poco ri-
is Si veda l'inno alla sapienza divina in Romani 11,33-36. cordato.

48 49
perare all'opera di Dio mediante.la .sua libertà, il capito, siamo all'altezza di controllare la situazione.
suo raziocinio e tutte le altre facoltà. Ma è una sicurezza umana, fragile, deludente, che
I momenti della nostra vita in cui l'intelligenza un giorno o laltro potrà sempre vacillare. Mentre la
capisce ciò che Dio fa, ciò cui ci chiama, come fun- sola vera sicurezza che abbiamo in questa vita non
zioni la sua pedagogia sul cammino della nostra è tanto la nostra capacità di controllare con l'intel-
crescita sono assai positivi, perché ci permettono di ligenza gli avvenimenti o di prevenirli, quanto piut-
dare tutta la nostra cooperazione al lavoro della gra- tosto la certezza che Dio è fedele e non potrà mai
zia divina. È del tutto nell'ordine delle cose voluto abbandonarci, perché la sua tenerezza di Padre è ir-
da Dio, il quale non ha fatto delle marionette, ma revocabile.
delle persone libere e responsabili, chiamate a dare Altre volte, in una situazione di prova, il nostro
al suo amore l'assenso della loro intelligenza e l' a- bisogno di capire quel che ci sta capitando è sem-
desione della loro libertà. È dunque cosa buona e plicemente espressione della nostra incapacità di
legittima voler comprendere il senso di tutto ciò abbandonarci a D io con fiducia, insieme alla sma-
che viviamo. nia di sicurezze umane. Ma da tutto questo dob-
Ma dobbiamo anche ammettere che questo no- biamo assolutamente purificarci. Arriverà a una
stro cosl impellente bisogno di capire tutto com- piena libertà interiore solamente chi saprà a poco a
porta delle ambiguità e va purificato. In effetti, a poco liberarsi dal bisogno di puntare sulle sicurezze
volte il desiderio di capire proprio tutto può essere di questo mondo, per fare invece lesperienza che
ispirato da motivazioni, più o meno consce, che soltanto Dio è la sua 'roccia ': secondo l'immagine
non sono sempre giuste. della Scrittura.
C'è un desiderio di capire che è sete di conoscere Perché la nostra intelligenza si liberi dei due prin-
la verità, per accoglierla e conformare ad essa la cipali difetti appena descritti - volontà di dominio;
propria vita, e ciò è assolutamente legittimo. Ma c'è bisogno di rassicurarsi, essendo scarso labbandono
anche un desiderio di capire che è invece volontà di a Dio -, è necessario che passiamo attraverso delle
potenza: capire è dominare, capire è avere sotto fasi della nostra vita (che forse saranno anche le più
controllo, restare il padrone della situazione. Può penose) durante le quali, per quanto ci sforziamo di
succedere che sia proprio questo desiderio di domi- riflettere, restiamo lo stesso incapaci di capire il per-
nazione, questo istinto di proprietà ad alimentare ché di ciò che ci sta capitando. È molto doloroso,
inconsciamente il nostro bisogno di capire. perché, l' ho già detto, una prova di cui si capisce il
Ma questo bisogno può provenire da un'altra fon- senso è facile accettarla; ma quando l'intelligenza è
te ancora, non meno torbida, cioè il nostro sot- come persa nella notte, è tutto un altro paio di ma-
tofondo di insicurezza. Infatti, capire equivale a niche.
darsi sicurezza, in forza del sentimento che, avendo Ci sono dei periodi dell'esistenza in cui <lobbia-

50 51

J,
i:io a ogni c_osto cercare di ~apire ciò eh~ v~viamo - niera da poterci conformare ad essa. Se la cerchia-
nflettendoci, pregando, chiedendo consiglio a per- mo con cuore sincero, in genere riceviamo la luce
sone esperte-, perché sarà grazie a quella luce e co~­ che ci permetterà di capirla. Ma dobbiamo anche
laborando con ciò che avremo saputo che progredi- sapere che non è sempre così.
remo. Ma ci sono anche dei momenti in cui dob- Anche facendo tutto il possibile per conoscere la
biamo rinunciare a decifrare; perché non è più il volontà di Dio in questa o in quella circostanza
tempo di agire, ma di abbandonarci a Dio con una (con la preghiera, la riflessione, la guida spirituale),
fiducia cieca. La luce verrà più tardi: «Ciò che ades- non sempre avremo una risposta ben chiara, o per-
so ti faccio, tu non lo capisci; capirai in seguito», lomeno non l'avremo subito. Per due ragioni: pri-
dice Gesù a Pietro40• ma perché Dio ci tratta da adulti e ci sono molte
Cercare a ogni costo di capire ci farebbe insomma circostanze in cui semplicemente desidera che sia-
più male che bene, farebbe crescere la sofferenza, mo noi a decidere; poi a scopo di purificazione: se
invece di lenirla; non farebbe che esasperare i nostri fossimo sempre sicuri di fare la volontà di Dio e di
dubbi, le nostre insicurezze, le nostre paure, i nostri essere nel vero, finiremmo presto in una presunzio-
interrogativi, senza dare una risposra. Non è più il ne tale che ci sarebbe dannosa e diventerebbe ben
momento di voler soddisfare l'intelligenza cercando presto orgoglio spirituale. Il fatto di non essere
una risposta, ma di fare degli atti di fede e abban- sempre del rutto sicuri di fare la volontà di Dio è
donarci a Dio. La sola cosa che possa darci la calma una deficienza dolorosa, ma anche protettiva: ci
non è avere una risposta ai nostri interrogativi, ma mantiene piccoli e umili, in ricerca costante, ci sal-
è la preghiera umile e fiduciosa, l'atteggiamento va dal contare soltanto su noi stessi e di finire in
insomma di cui parla il profeta Geremia: «È bene una sorta di falsa sicurezza che ci dispenserebbe dal-
per l' uomo attendere in silenzio la salvezza del Si- !'abbandono a Dio.
gnore»41 . In questo genere di situazioni "fluide" riguardo
alla volontà divina, è altrettanto importante che io
mi dica questo: anche se alcuni aspetti della volontà
Comprensione della volontà divina
divina mi sfuggono, ce ne sono sempre degli altri
A causa del nostro bisogno di rassicurarci, vor- che conosco con sicurezza e di cui posso farmi cari-
remmo in particolare essere sempre certi di fare la co senza rischiare di sbagliarmi e sapendo che se-
volontà di Dio. È normale che si abbia in noi que- guirli è "pagante": fare ciò che devo in forza del mio
sto desiderio di conoscere la volontà divina, in ma- attuale stato di vita, vivere i punti essenziali di ogni
vocazione cristiana ...
•• Giovanni 13,7.
A volte cadiamo in questo difetto - che dobbia-
" Lamentazioni 3,26. mo saper riconoscere ed evirare -, cioè che, data la

52 53
nebbia in cui ci muoviamo riguardo alla volontà lei era impegnata in altre cose, invece di rifiutarsi,
divina su certe faccende piuttosto importanti {co- Teresa si sforzava di accoglierla di buon grado: è ciò
me la scelta di una vocazione, una decisione di ri- che lei aveva scelto di fare. Se poi nessuno veniva a
lievo... ), finisco per passare tutto il mio tempo a in- disturbarla, allora considerava quel fatto come un
terrogarmi, oppure vado avanti nelle nebbie di un bel regalo del buon Dio e ne era tutta riconoscen-
certo scoraggiamento, che mi impedisce di dedicar- te. In questo modo, comunque andassero le cose,
mi con sufficienza a fare quella che è la volontà di- Teresa viveva in pace quel che le capitava e non era
vina in questo momento, nella mia quotidianità: mai contrariata: insomma, in tutte le occasioni tro-
pregare con fedeltà, restare fiducioso, amare le per- vava modo di fare la propria volontà, dato che la
sone che frequento adesso. Quando non si hanno sua volontà era appunto di accettare tutto quel che
risposte riguardo all'avvenire, il modo migliore per capitava...
prepararsi a riceverle è vivere loggi in pienezza. Quando dobbiamo lottare su questo punto, può
essere una buona cosa meditare queste parole di
Gesù: «La mia vita nessuno la prende, ma io la
La mia vita nessuno la prende, ma io la do
do» 4z. È una frase paradossale. In effetti, a Gesù la
È bene che ci alleniamo non soltanto a subire le vita venne presa: fu legato, condannato, trascinato
contrarietà, ma in qualche modo a sceglierle. Ciò si- al supplizio e crocifisso. Ma, come dice la limrgia,
curamente non vuol dire che dobbiamo essere noi «entrò liberamente nella sua passione». Nel suo
a provocarle! Ma quando si presentano, accettarle cuore c'era un'accettazione profonda, un'adesione
di buon grado, con un atto positivo della nostra li- alla volontà del Padre, grazie alla quale Gesù rima-
bertà, un atto che ci fa passare (quanto prima, tan- se nella sua morte sovranamente libero perché ne
to meglio!) dalla reazione più o meno violenta di fece un'offerta di amore. In forza del consenso libe-
dispetto a un'accettazione basata sulla fiducia. ro e amoroso, la vita presa diventa una vita data.
Neppure a Teresa di Lisieux, come a ognuno di Ne abbiamo un luminoso esempio nella testimo-
noi, piacevaj>iù di tanto venire disturbata. Capita- nianza di Jacques Fesch. Arrestato per l'uccisione di
va che le affidassero un lavoro che richiedeva una un poliziotto, in seguito a un sogno pazzoide di
certa applicazione (dipingere, scrivere una scenetta cambiare vita (aveva fatto una rapina per comprar-
di teatro per la comunità); il tempo a disposizione si una barca e con quella fare la traversata dell'o-
era sempre poco, dato il fitto orario del Carmelo. ceano), passa tre anni in prigione e il primo ottobre
Ma quando le era possibile avere un'ora o due per del 1957 viene giustiziato, all'età di ventisette anni.
farlo, allora si metteva in questo atteggiamento di In cella incontra Cristo e vive un bellissimo percor-
spirito: scelgo di essere disturbata. E allora, se una
buona suora veniva a chiedere il suo aiuto, mentre " Giovanni 10,18.

54 55
so spirituale. Ecco ciò che scrisse pochi giorni pr~­ condi della nostra libertà non sono tanta quelli con
ma di morire: «Beati quelli che Dio onora con 11 cui trasformiamo il mondo esterno, ma piuttosto
martirio! Il sangue versato ha sempre un grande va- quelli con cui modifichiamo il nostro atteggiamen-
lore agli occhi di Dio, soprattutto il sangue offerto to interiore per dare un senso positivo a qualcosa,
liberamente. Io non sono libero; ep?ure, se oggi mi appoggiandoci in ultima istanza alle risorse della fe-
offrissero la libertà in cambio di un offesa da fare a de, in forza della quale noi sappiamo che da tutto,
Dio, mi rifiuterei, preferendo la morte. All'esecu- senza eccezioni, Dio può trarre il bene.
zione io dunque coopero accettandola con tutta la Abbiamo qui una miniera inesauribile, una ric-
mia anima e offrendola al Signore, e così muoio un chezza infinita da sfruttare e far si che nella nostra
poco meno indegnamente»43• esistenza non esista più nulla di negativo, più nulla
La nostra libertà ha sempre questo meraviglioso di banale e di indifferente, dato che a tutto noi dia-
potere: fare di ciò che ci viene preso (dalla vita, da- mo un senso. Ciò che essa ha di positivo diventa
gli accadimenti, dagli altri ... ) qualcosa di offerto. motivo di gratitudine e di gioia, ciò che ha di ne-
Esteriormente la differenza non si vede, ma inte- gativo occasione di abbandono a Dio, di fede e di
riormente tutto è trasfigurato: il destino diventa li- offerta: e tutta diventa grazia. Dobbiamo ringrazia-
bera scelta, la costrizione diventa amore, la perdita re molto Dio per questo così prezioso dono della li-
diventa fecondità. bertà.
La libertà umana è qualcosa dalla grandezza inau-
dita. I..:uomo non ha, in forza della sua libertà, il L'impotenza nella prova e la prova dell'impotenza:
potere di cambiare tutto attorno a sé, ma in forza la libertà di credere, sperare, amare
della libertà egli dispone (ed è assai meglio) della fa-
coltà di dare un senso a tutto, perfino a ciò che non Capiterà a tutti, nel corso della vita, di trovarsi in
ne ha! Non sempre siamo padroni del modo in cui situazioni di prova, di difficoltà, personali o che ri-
si srotola la nostra vira, ma restiamo sempre padro- guarderanno persone care, e nelle quali non ci sarà
ni del senso che ad essa diamo. Mediante la nostra niente da fare: avremo un bel rigirare le cose per
libertà, non c'è avvenimento nella nostra vita - ogni verso, pensarci giorno e notte, continueremo
qualunque avvenimento - che non possa ricevere sempre a non vederci soluzione. Sentirsi così mise-
un significato positivo, che non possa essere espres- ri, tanto disarmati e impotenti è una grossa prova.
sione di un amore, diventare abbandono, fiducia, Soprattutto poi quando si tratta di altri: vedere in
speranza, offerta ... Gli atti più importanti, più fe- difficoltà una persona che amiamo e non avere mo-
do di aiutarla è forse una delle sofferenze più acute
" Jacques Fesch, Dam 5 heures je verrai }bus. journal de prison, Le
della vita. Prima o poi molti genitori fanno questa
Sarmenr-Fayard, p. 296. esperienza. Quando il figlio è piccolo, c'è sempre

56 57
modo di intervenire, di aiutarlo ad affrontare i suoi do, dal momento che spero, nell'invisibile qualcosa
problemi. Ma quando è cresciuto e fa Res~re la ~u~ accade e presto o tardi - nel tempo della misericor-
indipendenza, quando non ascolta pm i consigli dia divina - i frutti si vedranno. ramore, anche po-
che gli altri gli danno, per alcuni genitori è tre- vero e all'apparenza impotente, è sempre fecondo.
mendo vedere il loro figlio o la loro figlia finire nel- Non può non esserlo, dato che partecipa dell'essere
la droga o lanciarsi in disastrose avventure di cuore e della vita stessa di Dio. «La speranza non delude,
e, nonostante tutto il loro desiderio di aiutare, sen- perché lamore di Dio è stato effuso nei nostri cuo-
tirsi a volte in una totale impotenza di farlo ... E al- ri dallo Spirito Santo che ci è stato dato»44 •
lora uno dovrà dirsi che, pur non avendo all'appa-
renza nessuna presa sulla realtà e nessun modo con-
creto di intervenire, resta sempre la possibilità di 4. !:accettazione dell'altro
continuare, nonostante tutto, a credere, a sperare,
ad amare.
Credere che Dio non abbandona quella persona e Dire sì alle sofferenze che ci vengono dagli altri
a tempo debito la preghiera per essa darà i suoi fru~­ Abbiamo già parlato della necessità di non "irri-
ti. Sperare rutto dalla fedeltà e dalla potenza del Si- gidirci" di fronte alle contrarietà, ma di accoglierle
gnore. Amare continuando a portare nel proprio di buon cuore. Vorremmo adesso continuare il di-
cuore e sostenere con la preghiera quella persona, scorso dal punto di vista delle contrarietà che ci
perdonarle i suoi ~orti o ~ male che le v~ene fatt~, vengono non già da avvenimenti materiali, ma per
ed esprimere quell amore m tutte le mamere possi- colpa di altri. Come dobbiamo comportarci di
bili, a seconda delle circostanze. Un amore che non fronte a tutte le sofferenze che ci fanno subire quel-
può tradursi in atti visibili, ma si esprime nella fi- li che ci vivono accanto? La linea di condotta sarà
ducia, nell'abbandono, nel perdono. Amore tanto sempre la stessa: sforzarci di accettarle.
più puro e grande quanto più è segreto, inesprimi- Neppure in questo caso non è che dobbiamo re-
bile. Anche quando non possiamo assolutamente stare passivi. A volte è necessario andare a trovare la
fare nulla sul piano dell'agire, conserviamo la li- persona che con la sua condotta ci fa soffrire, per
bertà interiore di continuare ad amare, quella li- aiutarla a prenderne coscienza e correggersi. Altre
bertà che nessuna circostanza, per quanto tragica, volte invece è perfino un dovere reagire con fer-
potrà mai sottrarci. mezza contro certe situazioni di ingiustizia e pro-
Tutto ciò deve diventare per ciascuno di noi una teggerci, o proteggere altre persone, da comporta-
certezza forre, una certezza liberatrice e consolance,
nella prova di impotenza che stiamo subendo: an-
che se non posso farci niente, dal momento che ere- " Romani 5,5.

58 59
menti distruttivi. Ma ci sarà sempre una parte di fare). Molti problemi di relazione fra le persone -
sofferenze causate dal nostro ambiente di vita che che noi ci affrettiamo subito a qualificare moral-
non potremo evitare né correggere e che siamo pro- mente - spesso derivano semplicemente da diffi-
vocati ad accettare con un atteggiamento di speran- coltà di comunicazione, da malintesi. A causa delle
za e di perdono. nostre diverse maniere di esprimerci e dei nostri fil-
È più difficile accettare situazioni di questo tipo tri psicologici, a volte ci è difficile cogliere le vere
che accettare contrarietà materiali. Accettare, senza intenzioni o motivazioni degli altri.
andare in collera, di fare tardi a un appuntamento Le nostre psicologie sono tutte diverse, le sensibi-
perché la macchina si è guastata è più facile che ac- lità e le maniere di vedere le cose a volte opposte.
cettare perché mia moglie è stata un'ora al telefono Dobbiamo realisticamente prenderne atto e perfino
con un'amica. Le spiacevolezze che ci fanno subire accettarle con una punta di umorismo. Ci sono
gli altri sono più difficili da accettare che non i di- persone che amano molto l'ordine e il minimo di-
spiaceri materiali, perché qui sono in gioco delle li- sordine le fa sentire insicure. Ce ne sono altre che
bertà e ci viene più facile pensare che le cose sareb- invece in un contesto troppo inquadrato e ordina-
bero potute andare diversamente. Uno si arrabbia to si sentono soffocare. Quelli che amano l'ordine
più facilmente con una persona libera per i proble- si sentono aggrediti personalmente da chi lascia do-
mi che ci provoca che non nelle circostanze imper- ve capita la minima cosa; mentre la persona dal
sonali! temperamento opposto si sentirà angariata se uno
Ma se anche non è facile, dobbiamo saper perdo- pretende da loro un ordine perfetco. E subito si
nare agli altri di farci soffrire, di deluderci, e perfino brandiscono considerazioni morali, quando in
accettare come una grazia e un beneficio i problemi realtà non si tratta che di differenze psicologiche.
che essi ci creano. Un atteggiamento così non viene Perché abbiamo tutti in noi una forre propensione
spontaneo né è naturale, eppure è l'unico giusto, se a definire bene ciò che a noi piace ed è in linea con
vogliamo arrivare alla pace e alla libertà interiore. il nostro temperamento e a chiamare invece male
Ecco quindi alcuni spunti che ci aiuteranno a ciò che a noi ripugna. Potremmo portare innume-
progredire in questa direzione. revoli esempi.
Quando non si fa attenzione a questo fatto, allo-
Dare alle differenze psicologiche tutto il peso che spetta ra le nostre famiglie e le nostre comunità rischiano
di diventare il luogo di una guerra permanente fra
Una prima cosa che uno deve dirsi è che, nelle i difensori dell'ordine e quelli della libertà, fra i par-
sofferenze che gli altri ci provocano, non dobbiamo tigiani della puntualità e quelli di manica larga, fra
sistematicamente vedere della cattiva volontà da i patiti della tranquillità e quelli dell'esuberanza, fra
parte loro (come in genere siamo invece portati a quelli che si alzano presto e quelli che vanno a let-

60 61
to tardi, fra i chiacchieroni e i taciturni e cosl via al- Scarne riflessioni sul perdono
l'infinito.
È dunque necessario che ci educhiamo ad. a~~et­ Ciò detto, ci sono sicuramente dei casi in cui la
tare gli altri come son?, a ~apire l~ loro sens1b1htà~ sofferenza che mi procurano gli altri ha a che fare
i valori cui sono affez10nat1, valon che non sono I con una vera loro colpa. Il comportamento da te-
nostri, a distendere e ammorbidire il nostro cuore e nere con essi non è più soltanto quell'adattamento
i nostri pensieri a loro rigu~rdo 45 • • •
e quella comprensione che si ha accettando le dif-
Non è facile, perché dobbiamo relattv1zzare la i:o- ferenze, come abbiamo appena detto, ma anche
stra sapienza, essere umi,li e pic~oli;. R~rché do~b1a;, quello, ben più esigente e difficile, del perdono.
mo saper rinunciar.e. all org;ogho. di aver rag10ne La cultura moderna {vedi il cinema, ad esempio)
che molto spesso c1 impedisce di entrare nel pen- non fa molto per valorizzare il perdono, anzi il più
siero dell'altro, rinuncia che a volte è una morte a delle volte legittima il rancore e la vendetta. Ma
noi stessi e costa terribilmente. sarà continuando su questa via che il male dimi-
Ma abbiamo tutto da guada&nare. È un.a ~ortuna nuirà nel mondo? Dobbiamo invece riaffermare
che gli altri ci contrarino con 1 loro mo~1 di. ved~­ con forza che la sola via per ridurre le sofferenza che
grava sull'umanità è il perdono.
re! Ci danno così una qualche opport~mtà ?i usc~­
re dalle nostre rigidità e. aprirci ad ~m valon. Io vi- «La Chiesa, annunciando il perdono e l'amore
vo in comunità da venucmque anni e sono costret- per i nemici, è cosciente di introdurre nel patrimo-
to ad ammettere che alla fin fine ho forse ricevuto nio spirituale dell'intera umanità un nuovo modo
di più da quelli con cui mi era difficile intendermi di rapportarsi agli altri, un modo certamente fati-
coso, ma ricco di speranza. A tal fine, essa sa conta-
che non da quelli con cui mi int~nd~vo m.olto be:
re sull'aiuto del Signore, che non abbandona mai
ne. I primi mi hanno ~~erto _degli .onzzonn ~u altn
valori, diversi da quelli m ~m avrei potuto nmane- chi fa appello a lui nei momenti di difficoltà. "La
re chiuso frequentando unicamente le persone con carità non fa conto del male". In questa frase della
la mia stessa sensibilità. prima lettera ai Corinzi (13,5) l'apostolo Paolo ri-
corda che il perdono è una delle forme più alte di
esercizio della carità» 46•
" Tutro ciò ha la sua brava importanza sop;.itrutt~ nelle r~azioni fra
uomini e donne. Dopo decenni di una dornmance 1deolog1a la 2,uale,
Qui non intendiamo di certo fare un trattato sul
confondendo uguaglianza con id~nt.i~à, pretese che; l'uom? e la onna perdono, che è questione fondamentale ma com-
fossero assolutamente intercamb!ab1h, ade~o abb.1amo d1. nuo~o •. per plessa. Il nostro intento è semplicemente di ribadi-
fortuna! riscoperto le profonde differenze ps1colog1?1e f~ '.sess1. S1 ve-
da, ad esempio, il simpatico libro di John G.ray, Gli uom1'!1 vengono da re che, se non capiamo la sua importanza e non
Mane, k donne da Ve-nere, Sonzogno, 1996; 11 quale ha poi. ancor~ ~ub­
46
blicato: Gli uomini vengono da Marte, k donne da Ve-nere, 1 bambm1 dal Giovanni Paolo II, Messaggio per ki. Quaresima, del 9 febbraio
cielo, Sonzogno, 2001. 2002.

62 63
l'integriamo nelle nostre relazioni con gli altri, non «sonda i reni e i cuori»48 e «giudica con giustizia»49
avremo mai libertà interiore e resteremo sempre la cura di pesare i suoi atti e fare giustizia; non vo~
prigionieri dei nostri rancori. . glio addossarmi un compito, troppo difficile e deli-
Quando rifiutiamo di perdonare a causa d1 un cato, che SJ?ett.a a Di? s<;>lo. E ~nc?r:i, non voglio
male di cui siamo stati vittime, non facciamo che bloccare ch1 m1 ha femo m un gmdiz10 definitivo e
aggiungere male a male e non risolvia~o ~iente. senza appello, ma continuo a vederlo con uno
Facciamo soltanto aumentare la quantità di male sguardo di sper3:nza; cred? che in lui qualcosa può
che già esiste nel mondo, e ce n'è già abbastanza! evolvere e cambiare; contmuo a volere il suo bene.
Non siamo complici della propa?,azione del male! E credo pure che, dal male che quella persona mi
Come ci raccomanda san Paolo: '«Non lasciamoci ha fatto, anche se sul piano umano all'apparenza ir-
vincere dal male, ma siamo vincitori sul male con il rimediabile, Dio può ricavare un bene ... Alla fin fi-
bene»47! ne,. si ~m.ò perd?nar: verar:rienre soltanto perché
Faremo quindi alcune osservazioni che ci aiute- Cnsto e risorto di fra i mom e quella risurrezione è
ranno ad eliminare certi ostacoli che rendono il la garanzia che Dio può guarire qualsiasi male.
perdono difficile o impossibile.
I lacci del rancore
Perdonare non è avallare un male
D?bbiamo anche renderci conto che quando per-
Ciò che a volte rende il perdono tanto difficile è doniamo qualcuno, se per un verso facciamo del
che, in maniera più o meno cosciente, pensiamo bene, a quella persona (ri!llettendogli un debito) ,
che perdonare a quella persona che ci ha fatto sof- per l altro soprattutto facciamo del bene a noi stes-
frire sarebbe come se non avesse fatto nessun male, si: ritroviamo una libertà che il rancore, il risenti-
sarebbe come chiamare "bene" un male, avallare mento rischiavano di farci perdere.
un'ingiustizia; e ciò non riusciamo a digerirlo. A volte la nostra libertà può venire alienata da le-
Ma perdonare non è ammettere un male, o chia- gami affettivi troppo forti, da una dipendenza ver-
mare giusta una cosa che non Io è. Sarebbe eviden- so un.a ~ersona. eh~ amiam? troppo (e malamente),
temente inaccettabile. C'è una verità, e non possia- che c1 diventa mdispensabile al punto da farci per-
mo irriderla. Perdonare significa questo: quella per- dere una parte deJla nostra autonomia. Ma proprio
sona mi ha fatto del male, ma io non voglio con- a!lo stess? modo della dipendenza affettiva, anche il
dannarla, non voglio identificarla con la sua colpa rifiuto d1 perdonare ci tiene abbarbicati alla perso-
né farmi giustizia da me. Lascio a Dio, il solo che
" Apocalisse 2,23.
"Romani 12,21. " 1 Pietro 4, 5.

64 65
na a cui serbiamo rancore e aliena la nostra libertà. Con la misura con cui misurerete sarà misurato anche a voi
Dipendiamo dalle persone che detestiamo nella
stessa misura, né più né meno, che da quelle che Uno dei più bei passi del vangelo sull'invito a per-
amiamo in maniera esagerata. Quando serbiamo donare è quello di Luca 6,27-38. Vale la pena leg-
rancore a una persona, non smettiamo di pensarci, gerne almen? un pezzetto, perché è un testo fonda-
siamo pieni di sentimenti negativi, che ci fanno mentale .per il nostro comportamento verso gli altri-
sprecare una gran quantità di energie; "investiamo" «Amate 1 vostri n~~ici, far~ del bene e prestate, sen~
tanto in quella relazione, che non restiamo più di- za nulla aspettarvi m cambio. Allora la vostra ricom-
sponibili psicologicamente e spiritualmente per vi- pensa ,sar~ grande e voi sarete i figli dell'Altissimo,
vere ciò che dobbiamo vivere altrove. Il rancore in- per~he lw è buo.n o anc~e verso gli ingrati e i cattivi.
cide sulle forze vive della persona che lo nutre e gli Siate compass10ne~oh? come compassionevole è il
fa un gran danno. Quando uno ci ha fatto soffrire, Padre vostro. Non gmd1cate e non sarete giudicati;
la nostra tendenza spontanea è mantenere vivo in no~ co~d~nate e non sarete condannati; rimettete
noi il ricordo del male sublto, come una "cambia- e v1 sara .nmesso: -!=>ate e vi sarà dato, e sarà una
le" da mettere al momento buono all'incasso e "far- buon~ m!sura, p1!?1ata, scossa, traboccante, quella
gliela pagare". eh~ v1.sara versata m seno. Perché con la misura con
Ciò di cui invece non ci rendiamo proprio conto CUI misurerete sa.rà m~surato anche a voi» (w. 35ss).
è che tutte quelle "cambiali" finiscono per awele- .Sono.Parole es1gent1~ molto esigenti; ma noi dob-
nare la nostra esistenza. È ~iù saggio lasciar perde- ~1amo .~ntende~e quell esigenza come un magnifico
re quel debito, "rimetterlo', come invita a fare il regalo che D10 vuol farci. Dio fa, Dio dona quel-
vangelo. Di riscontro, anche a noi tutto sarà "ri- lo che comanda di fare.
messo" e il nostro cuore sarà libero. Insomma, qu:sto passo ·contiene in filigrana la
Tutti quanti abbiamo fatto quest'esperienza, che promessa che Dio può trasformare il nostro cuore
cioè nutrire del risentimento per una persona ci fa al punto da renderci capaci di amare con un amor~
perdere la nostra obiettività nei suoi confronti. La ~on meno puro, non meno gratuito, non meno di-
vediamo come un'anima nera e smettiamo comple- smtere~sato del s~o. Dio vuol farci il regalo di per-
tamente di essere aperti a ciò che potrebbe arrecar- d~~arc1 ~ome lm solo è capace, e così renderci si-
ci di positivo, al di là di tutto ciò che in essa ci fa mili a lw, perché Dio non è mai così tanto Dio co-
soffrire. me quando perdona.
. Potr~mmo. dire che tutto il mistero della reden-
zione m Cnsto, mediante la sua incarnazione la
sua mort~ e risurrezione, consiste in questo mir~bi­
le scamb10: nel cuore di Cristo, Dio ci ha amati

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67
umanamente, ma in vista d.i ~endere i no~tri ~~ori di umana, della semplice vita umana): «Con la misura
uomini capaci di amare divinamente. Dio si ~ fatto con cui misurerete sarà misurato anche a voi». Un'in-
uomo perché l'uomo diyenti Dio, perché ami co,i:ne terpretazione superficiale potrebbe essere quella di
soltanto Dio è capace d1 amare, con l.a pun~zza, l m- fargli dire: Dio ricompenserà con ampiezza quelli
tensità, la forza, la tenerezza e la pazienza mst.anc~­ che sono generosi di amore e di perdono, e ricom-
bile proprie dell'amore divino50 • E una straordmar.1a penserà con avarizia quelli che hanno un atteggia-
speranza e una grande co.nso!~io~e sap~re che, .in mento meschino verso il loro prossimo. Ma quel ver-
virtù del lavoro della grazia divma m noi (se restia- setto ha un senso ben più profondo che non quello
mo ad essa aperti e per.severan~i .nella fede, nella di una punizione o di una ricompensa da parte di
preghiera, nei sacramenti), lo. Spmto Santo trasfor: Dio in funzione dei nostri comportamenti.
merà e dilaterà i nostri cuon al punto da renderli Perché in realtà non già Dio punisce, ma l'uomo
un giorno capaci di amare come Dio ama .. da sé si punisce. Quel versetto si limita a enunciare
Facciamo ancora notare che la conclusione del una "legge" immanente nell'esistenza umana: chi ri-
asso evangelico appena c~tato .co.miene una depe fiuta di perdonare, chi rifiuta di amare, presto o tar-
kggi fondamentali della vita cnsuana (e della vita di finirà anch'egli vittima della sua mancanza di
amore. 11 male che facciamo o vogliamo agli altri fi-
so c itiamo questo bel testo di san Giovanni della Croc7 sulle "qualità" nirà sempre per ritorcersi contro di noi. Chi ha un
dell'amore divino, qualità di cui l'anima può fare I' espenenza qu~do è atteggiamento di cuore meschino verso il prossimo
trasformata in amore e unita a D io; •Per~é•. quando uno am.a .un altro
0 gli fa dcl bene, gli fa del bene e 1 ama m hnea. con la ~o~dl?o!le ~ le finirà vittima di quella meschinità. Bloccando l'altro
proprietà che ha in sé. E ~~to che il.~o Sposo è tn te, Lw u d1~mbu1scc in un giudizio definitivo, nel disprezzo, nel rifiuto,
le sue grazie in linea con c10 che Lw c. Per questo, essc.ndo onm~orcnte!
ti fa del bene e ti ama con onnipotenza;. esse~do sapiente, senti ~e ti
nel rancore, imprigiono anche me in una rete che
ama e ti Fa. dcl bene con sapienza; essendo tnfimtame~te buono, se~t1 che mi farà soffocare. Le più profonde aspirazioni che
ti ama con bontà; essendo santo, senti che ti ama e ti Fa. delle. gr":l•.e con ho dentro di me - all'assoluto, all'infinito ... - urte-
santità; essendo giusto, senti che ti ama e ti fa dcl ben7 con giu.s~1z1~; es-
sendo misericordioso, pieno di pietà e clemenza, senti la sua !111ser1cor- ranno contro barriere insormontabili e non verran-
dia, la sua pietà e la sua clemenza; essendo.potcnt~, fine e delicato, sen- no realizzate. A causa della mancanza di misericor-
ti che ti ama con amore potente, fine e delicato; siccome è terso ~ puro!
senti che ti ama con purezza cristallina; e siccome è ve~acc, senc_i c~e !'.1
dia verso gli altri, mi rinchiudo in un mondo angu-
ama veramente; essendo liberale, devi ammettere che ti ama e ti d1sm- sto, un mondo fatto di calcoli e interessi, in cui fi-
buisce le sue grazie con liberalità, senza tornaconto,. ma s.olamente per nirò per far soffocare anche me. Basta un poco di lu-
farti del bene; e siccome è la virtù della suprem~ umiltà, t1 ama con su:
prema umiltà e somma stima per te, rendendou uguale ~ Sé, sveland?s1 cidità e di realismo per constatare questa legge e la
a te con contentezza, mediante tutte le sue conoscenze, 11 suo ~olt? pie- sua implacabilità: «Non uscirai di qui fino a quando
di
no grazie e dichiarandoti, in quell' unione, non ~enz:a gran gmb1lo <!a
non avrai risarcito l'ultimo centesimo» 51 •
pane tua: sono tuno ruo e tutto per te. T~tto il m1~ piacer~ è essere c iò
che Io Sono, per essere tuo e darmi a te», Ftamma damort viva, 3,1. [Cfr.
tr. it. presso SE, I999;0pere, Ed. San Paolo, 2001]. " Matteo 5,26.

68
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Il perdono ci fa sfuggire a questa maledizione. Es- ~o s~ltanco d~l negativo, ma presentano anche dei
sendo una remissione del debito, rende di nuovo SlCUfl Vantaggi!
possibile una relazione con l'altro basara sulla gra- Abbiamo dentro di noi una forte tendenza salda-
tuità, una cosa che è indispensabile perché ci sia mente radicata, a cercare, nella relazione con,l'altro
amore autentico, quell'amore di cui nessuno di noi ciò che potrebbe rimediare a ciò di cui manchiamo:
può fare a meno per vivere veramente. e soprattutto a ciò che ci è mancato nell'infanzia.
Quando ci sentiamo "allo stretto" nel nostro cuo- Ebbene, le imperfezioni degli altri, le delusioni che
re, spesso non dobbiamo cercare altra ragione che essi ci danno ci costringono a sforzarci di amarli di
questa: è perché il nostro cuore è stretto quanto a amore vero e a instaurare con essi una relazione che
disponibilità verso il prossimo e si rifiuta di amare non si riduca alla ricerca inconscia di soddisfazione
e perdonare con generosità. Al contrario, la genero- dei nostri bisogni ma tenda a diventare pura e di-
sità nell'amore e nel perdono, la benevolenza nei sin~eressata, come l'~ore stesso divino: «Siate per-
giudizi, la misericordia fanno di noi i «figli dell'Al- fetti come perfetto è il Padre vostro del cielo»53•
tissimo» e ci fanno navigare in un mondo di gra- Esse ci aiutano anche a non attenderci da loro
tuità, negli oceani infiniti dell'amore e della vita di- una qualche felicità, pienezza o compimento che in
vini, dove le aspirazioni più profonde del nostro realtà possiamo trovare in Dio soltanto, e ci spin-
cuore troveranno un giorno appagamento. Se ami il gono dunque a "radicarci" in lui. A volte, è grazie a
tuo prossimo, dice Isaia, «allora la tua luce prorom- una cl.elusione patita in una relazione con qualcuno
perà come laurora, la tua ferita si cicatrizzerà rapi- da cm molto (forse troppo) ci aspettavamo che im-
damente ... sarai come un giardino irrigato, una sor- paria~o a tuffarci nella preghiera, nella relazione
gente zampillante di acque copiose»52• con Dio e .ad aspettarci da lui quella pienezza, quel-
la pace e sicurezza che soltanto il suo amore infini-
I benefici che possiamo ricavare dalle colpe altrui to può assicurarci. Le delusioni che abbiamo nelle
~~lazion! c?,n gli altri ci fanno passare da un amore
Anche nel campo delle colpe e delle imperfezioni tdolatrtco. ~un ~ore che si aspetta troppo) a un
del nostro prossimo, come già a proposito delle amore realisttco, libero e, dunque, finalmente felice.
contrarietà, sarà per noi un bene quando arrivere- r~or.e rom~nti~o sarà ~empre esposto alla mi-
mo a capire che «non c'è soltanto del male nel ma- naccia di delus1om; la carità, invece, mai, perché
le»: i discutibili comportamenti di quelli che ci vi- «essa non cerca il suo interesse»s4•
vono accanto e che ci causano sofferenze non han-

Il Matteo 5,48.
14
" Isaia 58,8.11. 1 Corinzi 13,5.

70 71
Il peccato degli altri a me non toglie niente . debbo a lui e la marurazione che da tutto ciò mi
Una delle più serie difficoltà a perdo?are pr~v1e­ verrà. Nessuno potrà mai privarmi della possibilità
ne da questo: abbiamo il sentore che, ~n segmt? a che ho di credere in Dio, di sperare in lui, di amar-
un certo doloroso fatto, oppure per il i;iesc!uno lo, in ogni luogo e in ogni circostanza. Nessuno po-
comportamento di quella tal~ persona. un;Ph~ata trà mai rapirmi questo bene essenziale e vero, e
nella nostra storia personale, siamo stati J?rlV~tI, o dun~ue impedirmi di far marurare in me ciò che in
·amo ancora privi, di qualcosa che cons1denamo me c è di più profondo e definitivo. Perché è essen-
SI . • al 5 è zialmente attraverso l'esercizio della fede, della spe-
invece importante per noi, .magari vn . e. )pesso .
questo endemico ~ento.re d1. esser~ stati de.fr~udati ranza e dell'amore che l'uomo si costruisce; tutto il
per colpa di altri d1 cem bem a no1 necessan c1? che resto è secondario e relativo e uno può venirne pri-
alimenta il nostro rancore. Possono esser; bem ma: vato senza che ne venga un male assoluto. In noi c'è
teriali, affettivi, morali (non ho avuto l ~ore cui qualcosa di indistruttibile, garantito dalla fedeltà e
avevo diritto, la stima che mi era necessaria ecc.) .o dall'amore di Dio. «Il Signore è il mio pastore, nul-
beni spirituali (a causa di questo o quel responsabi- la mi manca ... Anche se dovessi camminare in val-
le della mia comunità e del suo comportamento le oscura, non temo alcun male, perché tu sei con
non posso progredire spiritualmente... ). . me; il tuo bastone, il tuo vincastro mi rassicura-
no»ss.
Per essere in grado di perdonare, per vivere con
tranquillità e senza risentimenti .anc~e quand~ Insomma, invece di sprecare il nostro tempo e le
l'ambiente mi causa sofferenze con 1 su~1 deludenti nostre energie ad accusare gli altri di ciò che nella
comportamenti, devo carire una. cosa IffiJ?Ortante, nostra vita non va, invece di indugiare a rimprove-
cioè devo rimuovere que senso d1 frust.raz10ne, de- rargli ciò di cui li accusiamo di privarci, dobbiamo
vo rivederlo a fondo, perché non co:nsponde. ~la piuttosto sforzarci di raggiungere autonomia spiri-
realtà. Devo insomma rinnovare la mia me~tal1ta ~ tuale approfondendo la nostra relazione personale
il mio giudizio, se voglio poter capire quali sono .1 con Dio, fonte unica e inesauribile di ogni bene, e
veri beni, e cosl rendermi conto. che, m realtà, il crescendo nella fede, nella speranza, nell'amore di-
peccato degli altri, ~l ~aie c?e. m1 fanno, a me .no~ sinteressato. Dobbiamo insomma una buona volta
toglie niente, non mi priva di mente. Non ho qumd1 convincerci che se gli altri sono dei peccatori ciò
nessuna valida ragione per serbare. ranco~e. non mi impedisce di diventare un santo, che nes-
È vero, gli altri possono privarmi sul piano mat~­ suno mi priva di niente, e che alla sera della vita, di-
riale e umano di molte cose, ma non possono pr~­ nanzi al volro di Dio (che non mi lascia mai man-
varmi dell'essenziale, dell'unico bene vero e defin.1- care ciò che mi è necessario per il mio progresso
tivo: l'amore che Dio ha per me e l'amore che 10
" Salmo 23(22), l-4.

72 .
73

I
'

spirituale e ui:nano), _sarc;bbe infantilis.~o accusare a sperare in Dio e a servirlo con gioia ed entusia-
gli altri del m10 deficit di progresso spmtuale. smo. In effetti, il demonio cerca spesso di scorag-
giarci, di farci smobilitare, di farci perdere la gioia
La trappola della smobilitazione ai servire il Signore, e uno dei modi privilegiati di
cui si serve è proprio quello di farci preoccupare per
In certi momenti di lotta, quando siamo partico- cutto ciò che attorno a noi non funziona.
larmente in ansia per delle cose che attorno a noi Supponiamo di far parte di una comunità; per
non funzionano - nella nostra comunità, nella no- farmi perdere ogni dinamismo e ogni energia spiri-
stra famiglia, nel nostro ambiente di chiesa ... - e a tuale il demonio sì darà da fare perché io noti un
causa di ciò siamo tentati di scoraggiarci e lasciar bel po' di cose che non funzionano, i comporta-
perdere tutto, dobbiamo dirci: checché succeda, menti ingiusti dei responsabili o dei fratelli o delle
checché ne sia degli errori e dei peccati che si com- consorelle, i loro sbagli, il loro scarso fervore, i pec-
mettono qua e là, tutto questo non ci toglie, a rigore, cati a volte gravi ecc. Tutto questo mi graverà ad-
proprio nulla. Anche nel caso vivessi fra persone che d~sso con un tal ~eso di inquietudine, insicur~z~,
fanno peccati mortali dal mattino alla sera, neanche tristezza e scoraggiamento che a poco a poco mc1-
questo può impedirmi di amare il Signore e servire derà anche sul mio slancio spirituale: a che serve
il mio prossimo, né privarmi di alcun bene spiri- sforzarsi di pregare, di essere generoso, mentre nel-
tuale, né impedirmi di tendere alla pienezza dell'a- la mia comunità ci sono tanti problemi? E si fa pre-
more. Intorno a me potrebbe anche crollare il mon- sto a diventare tiepidi ...
do, ma neppure ciò mi toglierebbe la possibilità di Bisogna discernere questa tentazione e reagire, di-
mettere tutta la mia speranza in Dio e amare. cendosi: checché succeda, non ho niente da perde-
Non dico affatto che dobbiamo chiuderci in una re; devo conservare il mio fervore, continuare ad
torre di avorio e diventare completamente indiffe- amare Dio e a pregare con tutto il mio cuore; devo
renti a ciò che accade attorno a noi, o restare sem- continuare ad amare le persone con cui vivo, anche
pre passivi. Quando spuntano dei problemi nel no- se non so proprio come tutto ciò andrà a finire.
stro ambiente di vita, sicuramente dobbiamo augu- Non perdo allora il mio tempo; comunque di certo
rarci che si risolvano, e discernere ciò che Dio ci non sbaglio cercando di continuare ad amare gior-
chiede: devo intervenire? ho una qualche possibi- no per giorno di quell'amore che non sarà mai va-
lità, reale e concreta, di fare qualcosa? Se sl, sarebbe no. «Dove non c'è amore, metteteci amore e racco-
peccato di omissione non fare niente. glierete amore», dice san Giovanni della Croce56 •
Ma dico che è assolutamente necessario, anche se Al contrario, se mi rattristo e a causa dei proble-
attorno a noi andasse storto proprio tutto, salva-
guardare quella che è la nostra libertà e continuare 16
Lertera a madre Maria dell'Incarnazione, in op. cit., p. 865.

74 75
Il' mi che ci sono nel mio ambiente perdo il mio fer- domanda: in quale misura il male che è attorno a me
vore, non risolvo niente; anzi, non faccio che ag- può scalftrmi? Mi scuso co? le persone che magari
giungere male a male. Se il peccato che mi circon- scandalizzerò, ma credo d1 poter affermare che il
da mi porta all'inquietudine e allo scoraggiamento, male ~he è attorno ~ me (il peccato degli altri, del-
non faccio che accelerare la diffusione del male. la Chiesa, della società... ) non mi tocca, e non di-
Possiamo vincere il male solamente con il bene; venta un male per me se non quando trova in me
possiamo mettere un freno alla diffusione del pec- co.mplicità, soltanto quando lo lascio penetrare nel
cato solamente con il fervore, la gioia e la speranza, mio cuore.
facendo oggi il bene che è alla nostra portata, senza È normale che il male che mi circonda mi faccia
preoccuparci di ciò che sarà domani. soff~ire; e no.n è. che no.i dobbiamo blindarci oppu-
r~ diventa~: 1~different1. ~zi! Quanto più si è san-
ti, tanto pm s1 soffre per il male e il peccato che c'è
Il male vero non è fuori di noi, ma in noi nel mondo. Ma il male esterno a me non fa del ma-
Un'altra cosa che dobbiamo dirci, in quei mo- le ~e non nella misura in cui reagisco contro di es-
menti di lotta, è che la conversione di cui dobbia- s~ m malo n_iodo: con paure; inquietudini, scorag-
mo occuparci non è quella del prossimo, ma la no- g1amen~o, trfste~za, dandomi per vinto oppure en-
stra. Avremo qualche possibilità di vedere la con- t~ai:ido m agitazion~ per cerca~e delle soluzioni pre-
versione del prossimo solamente se ci attaccheremo cipitose che non nsolvono mente, dando giudizi,
prima e seriamente alla nostra. nutrendo amarezze e rancori, rifiutando di perdo-
Questo punto di vista è molto realistico e inco- nare ecc.
raggiante: sugli altri ho ben poca presa, i miei ten- Come dice Gesù nel vangelo di san Marco: «Non
tativi di cambiarli hanno ben scarse possibilità di c'è nulla di esterno all'uomo che, entrando in lui
riuscire. Tanto più che quasi sempre noi vogliamo possa contammarlo. ... Sono le cose che escono dal-'
che gli altri cambino in linea con criteri e scadenze l'uomo che contaminano l'uomo!>> 57• Il male non
che hanno a che fare di più con la nostra maniera viene dalle circostanze esteriori, ma dalla maniera
umana di vedere le cose che non con i disegni divi- intima con cui reagiamo ad esso. «Ciò che rovina le
ni. Se invece mi occupo primariamente della mia nostre anime non è ciò che accade al di fuori, ma
conversione, ho migliori speranze che le cose pro- l'eco che quello suscita i? noi» 58• Possiamo dunque
cedano. È meglio cercare di riformare il proprio affermare m perfetta vemà: il male che gli altri mi
cuore che riformare il mondo o la Chiesa: sarà una
cosa più feconda per tutti. ,, Marco 7,15.
Per incoraggiare il lettore in questa linea di con- ,, Chriscia~e Singer, Du bon usage des crim, Éd. Albin Miche!, p.
dotta, vorrei fare una riflessione partendo da questa 102. [Cfr. tr. 1r. Del buon uso delle crisi, Servitium, 1999).

76 77


fanno non viene da essi, ma da me. Nessuno viene Ciò è vero per quanto riguarda noi stessi: ~progre­
mai ferito se non da se stesso, dicevano già i padri diamo in maniera più sicura ed efficace tuffandoci
della Chiesa. nel bene - quel bene di cui siamo capaci -, nono-
stante le nostre cadute, piuttosto che preoccupan-
doci troppo di esse. Ma allo stesso modo, si fa di
Le nostre complicità che rafforzano il male
più per la conversione e il progresso di qualcuno
Dobbiamo chiedere al Signore la grazia che ci il- incoraggiando le cose positive che criticando tutti i
lumini su tutte le nostre segrete complicità con il suoi passi falsi . Il bene ha maggiore consistenza e
male (specialmente nel campo della parola!), com- realtà del male; sviluppandosi, è capace di trionfare
plicità per le quali, invece di risolverlo, gli diamo sul male.
altra esca. Ancora più grave è la maligna soddisfazione che
Quando fissiamo la nostra attenzione su quello qualche volta proviamo portando allo scoperto e in
che non va, quando ne facciamo un tema privile- bella evidenza il male come per volere giustificare i
giato di conversazione, quando ci lamentiamo di nostri rancori e le nostre amarezze. È una comoda
problemi e li rimestiamo, finiamo per dare al male maniera per scaricarle sul prossimo, mentre la loro
più consistenza di quanta ne abbia in realtà. C'è a vera causa è piuttosto il vuoto spirituale che c'è
volte una maniera di deplorare il male che non fa dentro di noi e l'insoddisfazione che questo vuoto
che nutrirlo. Di recente ho sentito un prete dire: genera. Ho spesso notato come le persone più criti-
«Non passerò la mia vita a denunciare il peccato, che siano anche quelle con il maggior vuoto spiri-
sarebbe fargli troppo onore. Preferisco incoraggiare tuale. Uno finisce per chiedersi se alcune persone (o
il bene, invece di condannare il male». E credo che ideologie, come il marxismo) non abbiano bisogno
non avesse torto. Ma l'atteggiamento cui qui allu- di fabbricarsi dei nemici per sentirsi esistere, tanto
diamo non è quello dello struzzo che rifiuta di ve- grande è il loro vuoto interiore.
dere la realtà in faccia, né quello di chi si rifiuta di
agire, ma è quell'ottimismo proprio della carità, Il male viene a riempire un vuoto
dell'amore disinteressato che permette di mobilita-
re tutte le energie in vista del bene: «Lamore non si Gesù si trovò immerso in un oceano di male,
irrita, non tiene conto del male, non si rallegra del- odio, violenza, menzogna. Il suo cuore ne venne
l'ingiustizia, ma ripone tutta la sua gioia nella ve- spezzato e trafitto, soffrì più di quanto n essun uo-
rità. Scusa tutto, crede tutto, spera tutto, sopporta mo abbia mai sofferto, ma il male non lo toccò,
tutro»59 • non si insinuò in lui, perché il suo cuore era pieno
di fiducia verso il Padre, pieno di abbandono in lui,
" 1 Corinzi 13,6-7. pieno di amorosa offerta. Dobbiamo «camminare

78 79
sulle sue orme: ( ... ) lui che, insultato, non rese l'in- Ciò detto~ _q~esta capacità ci verrà con maggiore
sulto; sofferente, non fece minacce»6<l. Lo stesso va- certezza. e ptu m fretta accordata quanto più la de-
le per la santa Vergine ai piedi della croce. Bevve un sideriamo e cerchiamo di adottare gli atteggiamen-
calice di dolore, ma il suo cuore restò puro: nessu- ti che abbiamo descritto nelle pagine precedenti, Se
na paura o ribellione, nessun odio o disperazione, ci radichiamo in Dio mediante la fede e la preghie-
ma piuttosto accettazione, perdono, speranza.. ra, se cessiamo di rimproverare a chi ci vive accan-
Se il male entra nel nostro cuore, è perché ha tro- to quelle cose che nella nostra vita non funzionano
vato un posto dove sistemarsi, è perché ha trovato e di prenderci per una vittima degli altri o delle cir-
una complicità. Se la sofferenza ci rende amari e costanze, se ci accolliamo in maniera decisa la no-
cattivi, è perché il nostro cuore è vuoto: vuoto di fe- stra responsabilità e accettiamo la nostra vita così
de, di speranza e di amore. Ma se, al contrario, il com'è, se in ogni istante mettiamo in azione le no-
nostro cuore è già pieno di una fiducia totale in stre capacità di credere, di sperare, di amare, se sia-
Dio, se il nostro cuore si aspetta tutto dalla sua mo determinati a costruire quella libertà come I'ab-
bontà e fedeltà, se lo scopo della nostra vita non è biamo descritta, allora a poco a poco essa ci verrà
la ricerca di noi stessi ma fare la volontà di Dio, concessa.
amarlo con tutto il nostro cuore e amare il nostro
prossimo come noi stessi, allora il male non può as- La regale libertà dei figli di Dio
solucamente entrarci. La sofferenza, questa sì, ma il
male no, Padre Kolbe mod ad Auschwitz nel Al battesimo il cristiano riceve un'unzione di olio
bunker della fame, ma in quell'inferno il suo cuore profumato, un'unzione che è il segno della sua nuo-
rimase puro e intatto, perché, filialmente abbando- va condizione: in forza. della sua unione con Cristo,
nato all'Immacolata, non voleva male ai suoi carne- da adesso egli è sacerdote, profeta e re.
fici e accettava di dare la vita per amore. Lui e i suoi Qual è il senso della regalità di cui è insignito? È
compagni morirono cantando il Magnificat. Vinse- re perché figlio ed erede del Re del cielo e della ter-
ro il male con il bene. r~. Ma lo è , ~nche nel senso eh~ non è soggetto a
Evidentemente, questa capacità di essere liberi dal mente, com e appunto prerogativa del re. E se si è
male non è immediata, ma è il frutto di una lunga ben compre.so tutto quello che fin qui abbiamo
conquista, soprattutto di un lungo lavoro della gra- detto, propno questo accade in chi lascia che in lui
zia, che ci fa crescere nell'esercizio delle virtù teolo- si dispieghi e lavori la grazia del battesimo, cioè in
gali. È una faccia della maturità spirituale, e forse più chi vive da figlio di Dio, vive nella fede, nella spe-
un dono di Dio che un risultato dei nostri sforzi. ranza e nell'amore.
Patirà ancora pene e miserie, ma non è più sog-
60 1 Pietro 2,23 getto a niente, non dipende più da circostanze fa-

80 81
vorevoli o sciagurate, per lui non ci saranno più av- II
venimenti negativi, ma veramente tutto ciò che ac-
cade nel mondo è al suo servizio, va a beneficio del- IL MOMENTO PRESENTE
la sua crescita nell'amore e nella condizione di figlio
di Dio. Gli avvenimenti, le contingenze, buone o
cattive, il comportamento degli altri non potranno
più incidere su di lui in maniera negativa, ma da
adesso non potranno che promuovere il suo vero
bene, che sta nell'amare. ·
Questo sentimento di regale libertà, privilegio di 1. Libertà e momento presente
chi vive fra le braccia del Padre, è bene espresso da
san Paolo: «Tutto è vostro»; che poi aggiunge: «ma Una delle condizioni più necessarie per conqui-
voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio»61• stare la libertà interiore è la capacità di vivere il mo-
Ne troviamo una bella espressione anche nella mento presente. Adesso vorremmo appunto svilup-
Preghiera dell'anima incendiata di amore di san Gio- pare questo tema, che è assolutamente fondamen-
vanni della Croce: «Perché rimandi? perché indugi? tale.
Da subito puoi amare Dio nel tuo cuore. Miei so- La prima osservazione è che non possiamo vera-
no i cieli e mia è la terra, miei sono i popoli, i giu- mente esercitare la nostra libertà se non nel mo-
sti sono miei e miei sono i peccatori; gli angeli so- mento presente.
no miei e la Madre di Dio e tutte le cose sono mie; Sul nostro passato infatti non abbiamo alcuna
e Dio stesso è mio e per me, perché Cristo è mio e presa, non possiamo più cambiarne nemmeno uno
tutto per me. Cosa vuoi e cosa cerchi ancora, ani- iota; tutti gli scenari che possiamo immaginarci per
ma mia? Tutto questo è tuo e per te»62 • tentare di rivivere un avvenimento passato che rim-
piangiamo e consideriamo un fallimento (avrei do-
vuto dire questo, fare quello ... ) non sono che ven-
to: non è possibile riandare indietro nel tempo. II
solo atto di libertà che possiamo fare riguardo al
passato è accettarlo com'è stato e rimetterlo con fi-
ducia a Dio.
Abbiamo scarsa presa anche sull'avvenire. Sappia-
1
mo benissimo che, nonostante tutte le nostre pre-
6 1 Corinzi 3,22-23.
~• In Oeuvres comp~m, Éd. Dcsclée de Brouwer, p. 979. [Cfr. tr. it. visioni, le nostre pianificazioni e le nostre certezze,
Opm, Ed. San Paolo. 2001]. basta poco perché niente vada come previsto. Non

82 83
possiamo veramente programmare la nostra vita,
non possiamo che accettarla momento dopo mo- . pressione che ci manchi qi:e~to o quello viene s~m­
mento. plicemente dal fatto c~e VIVl~o nel passato ,(rim-
La sola cosa che ci appartiene noi:i è, a ben gu":r- piangendo, sentendoci delusi ...) ~ppure ~ell a.vve-
dare, che il momento present~. È 11 so~o l~o~o I~ nire (con paure o attese vane), i?vec~ di a~1tare
cui possiamo veramente compiere d~gh am hben. ogni secondo, accogliendolo com è, ncco di. una
Soltanto nel momento presente possiamo avere un presenza di Dio che, se vi.ad~riamo con fede, c1 for-
vero contatto con la realtà. tifica e ci nutre. Come dice il Salmo 145(144): «A
Possiamo comunque vivere in una modalità tr3:- te sono rivolti gli occhi di tutti, in attesa, e a tem-
gica il carattere fugace d.el momen~o presente e il po opportuno tu dai cibo abbondante a ogni vi-
fatto che né il futuro né il passato c1 appartengano vente».
veramente. Ma per chi si pone in una prospettiva di In una prospettiva cristiana, c'è 9ualcosa di mo!-
fede e di speranza cristiana? il m~mento present.e gli to liberatorio in questa comprensione della grazia
si rivela· ricco di una grazia e d1 una consolazione del momento presente. Anche se il mio passato è
immense. stato tutto un disastro, anche se il mio avvenire non
Il momento presente è anzi~utto ,que~o ~el~a pre- pare promettere niente di ~uono, a~esso i~vece pos-
senza di Dio. «lo sono con vo1 tum i g1orm smo al- so mettermi, con un atto d1 fede, di fiducia e d1 ab-
la fine dei tempi»'. Dio è l'eterno presente. Dob- bandono, in comunione con Dio.
biamo essere convinti che ogni istante, qualunque Dio eternamente presente, eternamente giovane,
sia il suo contenuto, è pieno della presenza di Dio, eternamente nuovo, cui appartengono il mio passa-
ricco di una possibilità di comunione con Dio. to e il mio futuro, e che tutto può perdonare, tutto
Con Dio non si comunica nel passato né nel futu- purificare, tutto rinnovare. «Ti rinnoverà con il suo
ro, ma accogliendo og?i ist~~te come il l.uogo ~ella amore»2 • Nell'istante presente, in forza di quell'a-
sua presenza, il luogo m cm s1 dona a noi. Ogm se- more infinitamente misericordioso con cui il Padre
condo è un momento di comunione con l'eternità, mi ama, ho sempre la possibilità di ripartire da ze-
in un certo senso anzi contiene I'eternità. Invece di ro, senza che il passato, per quanto sciagurato pos-
continuare a proiettarci nel passato o nell'avvenire, sa essere stato, o lavvenire, per quanto oscuro, rie-
dovremmo imparare a vivere ogni momento come scano a tormentarmi. Il mio passato è nelle mani
bastante a sé, come pienezza di esistenza, perché lì della Misericordia divina, che da tutto, dal bene co-
c'è Dio e, se Dio è lì, nulla mi manca. me dal male, può trarre profitto, mentre il mio av-
Il nostro senso di vuoto, di frustrazione e l'im- venire è nelle mani della sua Provvidenza, che non
mi dimenticherà. Un atteggiamento di fede di que-
' Matteo 28,20.
1
Sofonia 3,17.
84
85

.1I
sto g.enere è estrem~ente ~rezioso, dato che mi evi- spirituale, è ben descritto da san Paolo: «Dimenti-
ta di vivere alla mamera di troppa gente perpetua- can?o il cammino fatto e tutto proteso verso l'av-
mente insoddisfatta, "schiacciata" com'è fra un pas- ve?tr~, c~rro vers? la mèta, in vista del premio che
sato che pesa e un avvenire che pre?ccuJ?a. Al con- D10 c1 chiama a ncevere lassù ... Al punto in cui sia-
trario, vivere il momento presente dilata il cuore. mo giunti, continuiamo sulla stessa linea»3 • È un
aspetto fondamentale della spiritualità monastica.
Sant'Anto~io di E~itto? il pa?re dei monaci (morto
2. Il verbo amare si coniuga soltanto al presente a 105 annr, a cene anm conunuava a dire: mica ho
ancora cominciato a convertirmi), non cessava di
Nei trattati di spiritualità si parla di tappe della r~retersi ~ro~rio que~ta frase di s;m Paolo, stando a
vita spirituale, di gradini della scala delle virtù, altri cro .che dice .11 ~uo biografo sant Atanasio, il quale
della scala della perfezione... che sono tre, sette, do- a~grunge: <'.Si ncordava anche la parola di Elia: "Il
dici o anche più, a seconda degli autori. Si può im- Signore è v1v~, e oggi st~ dayanti a lui". E faceva os-
parare molto da quelle classificazioni, si tratti delle servare che dicendo oggi Elia non contava il passa-
sette dimore dell'anima in Teresa d'Avila oppure dei r~. E c~sì, come se fosse sempre all'inizio, ogni
dodici gradi dell'umiltà nella regola di san Bene- g10rno s1 sforzava di essere come uno deve essere
detto. quando appare davanti a Dio: puro di cuore e
Ma l'esperienza mi ha insegnato a prendere le co- pronto a obbedire alla sua volontà e a nessun'al-
se anche in un altro modo. Scherzando, spesso di- tra»\ È un ~rincipio di vita che tutti i santi prati-
co che la scala della perfezione non ha in realtà che carono; la piccola Teresa ne è un esempio lumino-
un gradino: quello che supero oggi. Senza occupar- so: «Per amarti, Gesù, non ho che oggi ... »s.
mi di passato o di avvenire, oggi mi decido a crede-
re, oggi decido di riporre tutta la mia fiducia in
Dio, oggi scelgo di amare Dio e il mio prossimo. E 3. Si può soffrire soltanto un istante
qualunque sia il risultato delle mie buone risoluzio-
ni - successo o fallimento -, il giorno seguente, Lo sforzo per vivere ogni istante così com'è, ab-
nuovo «oggi» che la pazienza divina mi concede, ri- bandonando sia il passato che lavvenire neUe mani
comincio. E così via, senza stancarmi, senza cercare deila dolce pietà di Dio, come dice Bernanos, è im-
di misurare i miei progressi né voler sapere a che portante soprattutto nei momem:i di sofferenza.
punto sono. Senza scoraggiarmi dei rovesci, senza
inorgoglirmi per i successi, non contando sulle mie
forze ma soltanto sulla fedeltà del Signore. ' Filipr,esi 3, 13-16.
• SanrAtanasio d'Alessandria, Vita di sant'Antonio.
Questo atteggiamento, fondamentale nella vita ' Manuscrits autobiographiques, cit., Poésie PN5.

86 87
Ecco ciò che diceva santa Teresa di Lisieux durame chiamo allora di fare nostro questo insegnamento
la sua malattia: «Non soffro che un istante. È quan- di Gesù e di non aggiungere alla pena del giorno,
do si pensa al passato e al!' avvenire che uno si sco- che già basta da sola, anche quella di ieri e l'altra
raggia e si dispera»6 • ancora di domani. Spesso ci lamentiamo di soffrire
Non si può soffrire tutta una vita, si può soffrire troppo, senza renderci conto che a volte siamo noi
soltanto un istante dopo l'altro. Nessuno ha la ca- a essere un poco masochisti: come se la pena del
pacità di soffrire dieci o vent'anni. Ma ho la grazia giorno non bastasse da sola, ci aggiungiamo anche
che mi serve per sopportare oggi la sofferenza che è i rimpianti per il passato e le preoccupazioni per
la mia adesso. Ciò che fa disperare è molto spesso l'avvenire! Non deve allora stupire se ci sentiamo
la proiezione nell'avvenire. Non è la sofferenza, ma cosl a terra... Perché la vita diventi sopportabile, è
la rappresentazione che di essa ci facciamo. «Il gran- fondamentale che ci esercitiamo a portare soltanto
de impaccio è sempre la rappresentazione, e non già la difficoltà di oggi, rimettendo il passato alla Mi-
la realtà. La realtà uno la prende con tutta la soffe- sericordia divina e l'avvenire alla sua Provvidenza.
renza, tutte le difficoltà che contiene: l'accetta, se la Noi comunque permettiamo al passato di pesare
prende in spalla ed è portandola che diventa più re- sull'oggi ogni volta che rimestiamo nei nostri ri-
sistente. Ma la rappresentazione della sofferenza - morsi per gli amichi peccati, ogni volta che rumi-
che non è la sofferenza, perché questa è feconda e niamo i nostri rimpianti o i risentimenti per i falli-
può rendere preziosa la vita - dobbiamo invece menti, ogni volta che tentiamo di ripensare - inva-
stracciarla. Stracciando le rappresentazioni che im- no - alle nostre scelte di ieri, come fosse possibile
prigionano la vita con i loro schemi, le loro grate, modificarle. Certamente dobbiamo chiedere per-
uno libera in sé la vita reale con tutte le sue forze e dono a D io per i nostri peccati, prenderne delle le-
diventa capace di sopportare la sofferenza reale, nel- zioni, se è il caso, ma senza tornarci di continuo.
la propria vita e in quella dell'umanità»7• · Fatto ciò una volta, con sincerità, tanto basti.
Quando è possibile, dobbiamo cercare di riparare il
male che abbiamo provocato, ma nella maggior
4. Basta ~ ogni giorno la sua pena parte dei casi dobbiamo semplicemente rimettere
tutto nelle mani di Dio, fiduciosi che egli è abba-
Una delle frasi del vangelo più dense di saggezza stanza potente per riparare tutto e per trarre un be-
è questa: «Basti a ogni giorno la sua pena!» 8 • Cer- ne anche dai nostri errori.
Sicuramente non è che dobbiamo diventare in-
differenti al male che abbiamo commesso, né di-
• Cahier jaune, 19 agosto.
' Ecty Hillesum, op. cit., p. 230. ventare dei superficiali e degli irresponsabili. Però
' Matteo 6,34. dobbiamo nel modo più assoluto proibirci un at-

88 89
teggiamento o dei pensieri che ci impedi_scano di da tutto ciò che ho vissuto tu potrai ricavare un be-
vivere il momento presente con tutto l'impegno ne; non voglio avere rimpianti e o~i decido di ri-
che esso richiede, in maniera positiva e fiduciosa. partire da zero, proprio con la stessa pducia che avrei
Non è questo invece che capita tutte le volte che ci se tutta la mia storia passata fosse fatta soltanto di fe-
lasciamo schiacciare dai rimorsi, dal senso di colpa, deltà e di santità. Niente potrà fare più piacere a
tutte le volte che continuiamo a ruminare i nostri Dio di un atteggiamento così!
fallimenti o ci lasciamo prendere dallo scoraggia-
mento a causa degli errori passati.
A volte abbiamo sentore di avere sprecato molto 5. Il domani avrà già le sue inquietudini
tempo nella nostra vita, di avere perso molte occa-
sioni di amare, di crescere. Se questo sentore ci Noi dunque abbiamo il bel difetto di voler ag-
spinge a ripartire con coraggio e fiducia, chiedendo giungere, al peso del giorno presente, anche quello
a Dio di accordarci la grazia di recuperare il tempo Ciel passato - non finiamo di parlarne - e, ancor
perduto con un rinnovamento del fervore, allora la più, dell'avvenire. Il rimedio per un simile atteggia-
cosa è positiva. Ma se invece quel sentore ci abbat- mento è meditare (e chiedere a Dio la prazia di vi-
te, fa nascere in noi l'impressione che la nostra vita verlo) l'insegnamento del vangelo sull abbandono
sia irrimediabilmente rovinata, e che di certe cose alla Provvidenza:
belle e positive che avremmo potuto vivere dobbia- «Non affannatevi per quello che mangerete né di
mo ormai irrimediabilmente fare a meno, allora come vestirete il vostro corpo. Guardate gli uccelli
non dobbiamo accettarlo. del cielo: non seminano né mietono né raccolgono
Non abbiamo il diritto di lasciarci chiudere nel in granai, eppure il Padre vostro celeste li nutre!
nostro passato: sarebbe aggiungere un altro peccato Non valete voi più di essi? Chi di voi, per quanto si
a quelli che abbiamo già commesso, sarebbe una dia da fare, è capace di aggiungere un solo cubito
mancanza di fiducia nella misericordia e nella po- alla sua statura? ... Non affannatevi dunque dicen-
tenza infinita di Dio, che ci ama e vuole sempre do: cosa mangeremo? come vestiremo domani?»9 •
darci una nuova possibilità di realizzarci appieno Non è che dobbiamo diventare imprevidenti e ir-
nella santità, senza che il passato diventi un han- responsabili: siamo pur obbligati a fare dei progetti
dicap. e a pensare al domani. Ma dobbiamo farlo senza af
Quando, considerando il nostro passato, il breve fannarci, senza quell'inquietudine che rode il cuo-
percorso fatto, siamo tentati di lasciarci prendere re, non risolve niente e tanto spesso ci impedisce di
dalla disperazione, allora dobbiamo fare un bell'at- essere disponibili per ciò che dobbiamo vivere nel
to di fede e di speranza, del tipo: ci ringrazio, Dio
mio, per tutto il mio passato; credo fermamente che • Matteo 6,25-31.

90 91
momento presente. Dobbiamo «ben guardarci dal- assolut~ent~ semplici; al c?ntrario, compariranno
1'appendere all'oggi, come altrettanti pesi, le ango- delle d1fficolta che non abbiamo neanche immagi-
sce che ispira l'avvenire» 10• Il cuore non può essere nato. La corrispondenza fra la nostra rappresenta-
nello stesso tempo occupato dall'ansia per il doma- zione degli avvenimenti futuri e ciò che accade ve-
ni e ricettivo alla grazia del momento presente. O ramente è così minima che dobbiamo tenerci a
l'una o l'altra cosa. Dobbiamo dunque «cercare il grande distanza dalle nostre elucubrazioni da ciò
~egn.o», ci.oè entrare in c.omunione con la presenza
che ~i immaginiamo; è meglio prendere le ~ose co-
di Dio qm e ora, nella ncerca amorosa e fiduciosa me si presentano le une dopo le altre, confidando
della sua volontà per oggi, e «il resto ci sarà dato in che al n:omento buono avremo la grazia che ci oc-
sovrappiù». Evidentemente ciò non significa che corre, pmttosto che fare una moltitudine di scenari
nel futuro non avremo più difficoltà o prove; ma, a previsionali p~r proteggerci da ciò che potrebbe ac-
mano a mano che si presenteranno, avremo la gra- cadere, scenan che nella maggior parte dei casi si ri-
zia di affrontarle. veleranno inadeguati.
Teniamo a mente una cosa: la grazia, come la La maniera migliore di preparare il futuro non è
manna che nutriva gli ebrei nel deserto, «non si ac- pensarci di continuo, ma restare abbastanza ade-
cumul~», Non p~ssiamo metterla in frigo e farne renti .al ~o~en~o pre~ente . .Gesù nel vangelo an-
delle ns7rve; possiamo so!tanto accoglierla minuto nuncia al suoi discepoli che h trascineranno davan-
dopo mmuto. Fa parte d1 quel «pane quotidiano» ti ai tribunali, e aggiunge: «Ritenete per sicuro -
che chiediamo nel Padre nostro. Non è perché oggi mettet~elo h:n.e in ~esta - che non dovrete preoc-
mi sento nl:olto debole o svengo per una puntura cuparvi m anticipo di quello che direte in vostra di-
che domani non avrò la grazia del martirio se ci fes.a, perché io s~esso v~ darò linçuaggio e sapienza,
sarò chiamato. ' cui nessuno de1 vostn avversan potrà resistere o
Per esser~ liberi s~a ri.g~ardo al~' avvenire che al pas- controbattere» 11 •
sato dobbiamo qumd1 1mperauvamente darci a un La proiezione. nell'avvenire, la rappresentazione
lavoro di "rie~uc~zi?ne" della nostra psicologia. Al- che se ne fabbnca la nostra immaginazione ci al-
cune osservaz10nt d1 buon senso potranno aiutarci. lontana dalla realtà e alla fin fine ci impedisce an-
Raramente le cose accadono come le abbiamo ch.e ~i )estirl~' bene. Essa ci "spompa" delle nostre
previ~te ..La maggior parte delle nostre paure e ap- ~1g!1on. energie .. Ma citiamo ancora un passo dal
pre~s1oni è com~letamente immaginaria: è un'e- d1a~1? d1 Etty Hil!esu1?1: «Quando proiettiamo in
spenenza che abbiamo fatto tutti. Alcune cose che antlClpo l~ nostr~ mqu1etudine su ogni sorta di co-
adesso ci sembrano difficili si riveleranno magari se future, impediamo ad esse di svilupparsi nel loro

" Etty Hillesum, op. cit., p. 175. " Luca 21,14-15.

92 93
modo organico. Io ho dentro di me un'immensa fi- anche sgradevole. È il modo migliore di preparare
ducia. Non già una certezza di vedere la vita este- il momento che verrà dopo.
riore volgersi in mio favore, ma la certezza di con- La vita presente è sempre buona, perché il Crea-
tinuare ad accettare la vita e trovarla buona, anche tore ha deposto in essa una benedizione che non le
nei suoi momenti peggiori)} 12 • ha mai ritirato, anche se il peccato dell'uomo è ve-
La paura della sofferenza ci fa più male della sof- nuto a complicare un poco le cose. «Dio vide che
ferenza stessa. Dobbiamo perciò sforzarci di vivere tutto era buono», dice la Genesi. Vedere per Dio
in questa maniera: «Dobbiamo eliminare come non è soltanto constatare, ma è dare, infondere una
pulci le mille ansiucce che ci danno i giorni futuri realtà. È questa bontà di fondo, sostanziale, che
e rosicchiano le nostre migliori forze creative. Men- Gesù esprime nel già citato passo sull'abbandono
talmente uno prende tutta una serie di misure per i alla Provvidenza: «La vita non vale più del cibo, e il
giorni che seguono e niente, ma proprio niente, ca- corpo più del vestito?)} 14 •
pita come previsto. Basti a ogni giorno la sua pena! Ciò che ci proietta nell'avvenire non è poi nean-
Dobbiamo fare quel che c'è da fare e per il resto es- che sempre l'inquietudine, ma a volte è anche l' at-
sere molto attenti a non lasciarci contaminare dalle tesa di una condizione più felice. Può trattarsi di un
mille piccole angosce che sono come altrettante fatto preciso, come incontrare fra un poco una per-
mozioni di sfiducia contro Dio. Tutto finirà per ag- sona amata, oppure la prospettiva di tornare a casa
giustarsi ... Il nostro unico obbligo morale è indivi- dopo un viaggio lungo e faticoso ... Può anche trat-
duare in noi stessi delle vaste radure di pace e allar- tarsi di un'attesa senza un oggetto ben preciso, di
garle, perché la pace dilaghi anche verso gli altri. E un'aspettativa abbastanza vaga, a volte immaginata,
quanto più c'è pace fra gli umani, tanta più ce ne come quando si attende confusamente il momento
sarà anche in questo mondo in ebollizione» 13 • in cui le cose andranno meglio, quando le circostan-
ze cambieranno e faranno vivere avvenimenti più
interessanti. Insomma, al momento non vivo in pie-
6. Vivere, non aspettare a vivere nezza, ma più avanti (quando?) vivrò "per davvero".
Un'attesa del genere, ben definita o vaga che sia,
Facciamo dunque bene a non ~roiettarci nell'av- sicuramente è legittima, ma nasconde un certo ri-
venire, ma piuttosto ad "abitare ' ogni momento, schio cui dobbiamo stare molto attenti. Potrebbe
accogliendone la grazia specifica, accogliendolo co- cio~ accadere che finiamo per passare la vita non già
me un buon momento, di qualunque natura sia, a vivere, ma ad aspettare di vivere! Non è quindi af-
fatto indifferente "aggiustare il tiro", cambiare at-
" Etty Hillesum, op. cit., p. 169.
"Ibidem, p. 227. " Matteo 6,25.

94 95
teggiamento psicologico! Un simile att~ggiamento, parte della vita, merita di esser fatta per se stessa,
in effetti ci scolla dalla realtà, dalla vita presente: cioè con tutta la necessaria mia presenza che essa ri-
ciò che ~ivo adesso non mi soddisfa, .m~ io spero, chiede.
fra qualche .giorno o qualche. mes.e, .di viv~re qual-
cosa di ben più gradevole, .~ già mi c1 slancio, au~~u­
randomi che il tempo passi m fretta, per trovarmi fi- 7. La disponibilità all'altro
nalmente nella situazione futura che mi auguro.
C'è in più il rischio di una mancanza di implica- È fondamentale la disponibilità, anche in ogni re-
zione nella realtà, di consenso al mio vissuto di og- lazione degli uni con gli altri. In ogni incontro con
gi. Intanto, chi mi garantisce che non resterò delu- una persona, non importa quanto duri, io devo far
so, quando quel momento tanto atteso arriverà? capire ali' altro che sono disponibile al cento per
Ma soprattutto, rischio di mettermi in una posizio- cento per quel momento di incontro e che non ho
ne tale che, nell'attesa di quel momento futuro in altro da fare né altra preoccupazione se non di sta-
cui vivrò "per davvero", trascuro qualcosa che do- re con quella persona e vivere ciò che devo vivere
vrei vivere adesso. Non mi calo abbastanza nell' og- con essa per tutto il tempo che occorre.
gi, trascuro delle grazie. Ma io devo vivere ogni Non soltanto per educazione, ma con grande di-
istante in pienezza, senza star Il a chiedermi se il sponibilità di cuore. Ci costa molto, perché abbia-
tempo passa troppo lentamente o troppo in fretta e mo rutti un fortissimo istinto di proprietà sul no-
accettando tutto ciò che mi viene dato istante dopo stro tempo e cominciamo a sentirci insicuri appena
istante. vediamo di non poterlo più controllare a nostro
E neppure dimentichiamo, per vivere bene il piacimento. Ma l'amore vero costa questo prezzo.
quotidiano, che Dio ci chiede soltanto una cosa al- Se Gesù ci chiede di non affannarci, di non darci
la volta. Mai due. E poco importa che ciò che devo pensiero, lo fa per grande compassione per noi e
fare oggi a me sembri di secondaria importanza per la sua tenerezza, ma principalmente per mante-
(pulire in cucina) oppure molto importante (tenere nere intatta la qualità delle nostre relazioni: un cuo-
una conferenza a mille persone). Devo farla senten- re preso dall'inquietudine e dalle preoccupazioni
domici abbastanza presente, con semplicità, in non è disponibile per l'altro e non può fare di ogni
tranquillità e senza volere risolvere più di un pro- incontro un vero momento di comunione da cui si
blema alla volta. E quand'anche dovessi fare qual- esca a cuor contento.
cosa di minimo, sarebbe un errore farlo in fretta, Anche i genitori devono ricordarselo: un figlio è
con l'impressione di sprecare del tempo, per passa- capacissimo di fare a meno della presenza dei geni-
re subito a un'attività che ritengo più importante. tori e non pretenderla di continuo, purché sappia
Se una cosa, magari la più banale, è necessaria e fa di poter disporre con regolarità di momenti con es-

96 97
si in cui abbia la percezione che il papà e la mam- profondi della grazia nella nostra vita. Non è un
ma non hanno altro pensiero che di stare con lui. tempo a pezzetti e bocconi, tutto smozzicato; è
Se uno si lascia rodere dalle preoccupazioni che può piuttosto un tempo fatto di una successione di
avere, invece di rimetterle a Dio, non potrà offrire istanti che s'incatenano gli uni agli altri con armo-
una presenza di qualità, e il figlio si sentirà insicu- nia e tranquillità. E ciascuno di questi istanti è in se
ro a riguardo dell'amore che gli offrono, anche stesso un tutto, contiene una pienezza che lo riem-
quando lo coprano dei regali più costosi. pie e fa sì che nulla gli manchi, che basti a se stes-
so, essendo un tempo pieno.
Pieno perché in esso faccio quello che devo fare,
8. Il tempo psicologico e il tempo interiore in comunione con la volontà divina, nella docilità
allo Spirito Santo. Pieno della presenza di Dio, pie-
Se ci sforziamo di vivere in questa maniera e ap- no della nostra presenza a Dio o della nostra pre-
profondiamo la nostra relazione con Dio e la vita di senza a questa o quella persona con cui viviamo un
preghiera in modo da percepire la sua presenza in incontro, un dialogo, una condivisione; pieno del-
noi e vivere ogni cosa il più possibile in comunione la nostra presenza a questo o quel compito che fac-
con quella presenza che è dentro di noi, allora fini- ciamo con calma, mettendoci tutta la nostra atten-
remo per farla, questa bella scoperta, cioè la scoper- zione e tutto il nostro cuore. Questo tempo è co-
ta del tempo interiore, del ritmo della grazia che munione con l'eternità. Non è un tempo che siamo
porta la nostra vita al suo livello più profondo. noi a programmare (al contrario, in questo tempo
Esistono, in effetti, come due modalità, per così interiore possiamo vivere solamente restando liberi
dire, del tempo: il tempo della testa e quello del e distaccati dai nostri programmi), ma piuttosto un
cuore. tempo che noi accogliamo.
Il primo è il tempo psicologico, il tempo cerebra- Se fossimo sempre in questo tempo interiore, la-
le, quello che ci rappresentiamo noi, che calcoliamo sceremmo molto meno presa al male! Il diavolo in-
e spezzettiamo in ore, giorni, che cerchiamo di ge- fatti si insinua nei tempi vuoti, o vissuti malamen-
stire e programmare. E il tempo che è sempre trop- te, perché rifiutiamo questa cosa, cerchiamo con
po poco, di cui non abbiamo mai abbastanza, il avidità quell'altra ...
tempo che passa troppo in fretta o troppo lenta- Credo che i santi siano coloro che scoprirono
mente ... Ma c'è anche un altro tempo, quello di cui questo tempo interiore e riuscirono a mettersi sulla
facciamo esperienza in certi momenti di felicità o sua lunghezza d'onda. Ma per arrivarci, ci vuole
di grazia, ma che sotto sotto esiste sempre e in cui una grande libertà, un distacco totale da ogni pro-
a poco a poco dovremmo imparare a vivere sempre. gramma e volontà personale: dobbiamo essere di-
Questo tempo è il tempo di Dio, quello dei ritmi sponibili a fare, nell'istante che adesso viene, tutto

98 99
il contrario di quel che avevamo previsto, vivere nel
. più grande abbandono, senza affanno e senza pau- III
ra, non avere altra voglia che fare la volontà di Dio,
essere pienamente disponibili agli avvenimenti e al- IL DINAMISMO DELLA FEDE,
le persone. Dobbiamo anche aver fatto l'esperienza, DELLA SPERANZA E DELLAMORE
nella preghiera, di ciò che è la comunione con la
presenza ai Dio in noi e di ciò che è l'ascolto inte-
riore dello Spiri~o. Santo, pe~ seguire le sue mozioni.
Ma quando VlVlamo nel ntmo del tempo interio-
r~, allora f~cciamo la bellissima esperienza che
niente è lasciato al caso. Se spesso camminiamo nel- I. Le virtù teologali
l'oscurità e nell'ignoto, intuiamo tuttavia, e lo veri-
fichiamo, che la nostra vita si dipana sul filo di un Abbiamo spesso accennato, nelle riflessioni fin
ritmo che va al di là di noi, che non siamo noi a qui fatte, all'importanza della fede, della speranza e
controllaré ma al quale è bello abbandonarsi, che ci dell'amore, che comunemente vengono dette le
attra~ ben oltre noi stessi, nel quale tutti gli avveni- "virtù teologali", in quanto ci metrono in rapporto
mentt sono disposti con ·sapienza infinita. con Dio. Lidea di fondo del nostro libretto è infat-
ti questa: arriveremo alla libertà interiore solamen-
te nella misura in cui svilupperemo in concreto
queste virtù.
Purtroppo nel linguaggio di oggi la parola "virtù"
ha perso molto del suo significato. Per intenderla
bene, non dobbiamo allora dimenticare il suo sen-
so etimologico: in latino virtus significa forza.
La virtù teologale della fede è la fede in quanto
f~rza per noi. Dice la lettera ai Romani a proposito
di Abramo: «Fondato sulla promessa di Dio, non
cedette al dubbio, ma venne fortificato dalla fede e
rese gloria a Dio, fermamente convinto che ciò che
promette, Dio ha anche la potenza di compierlo»'.
Similmente, la speranza teologale non è una vaga
aspettativa, un'attesa mal campata e lontana, ma

' Romani 4,20-2 1.


100
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certezza della fedeltà di Dio che compie le sue pro- ma assai caro a san Paolo -, le armi del cristiano so-
messe, certezza o sicurezza che dà una grande forza. no di nuovo ed essenzialmente queste medesime
Quanto alla carità teologale, potremmo dire che virtù teologali: «Rivestiamo la corazza della fede e
f
essa è il coraggio per amare Dio e il rossimo. della carità, e per elmo la speranza della salvezza» 3•
Dobbiamo avere ben presente che le virtù teolo-
Le tre virtù teologali infondono i loro dinami-
smo essenziale alla vita cristiana. È fondamentale gali hanno un ruolo chiave nella vita spirituale per-
capirne bene il ruolo, renderlo evidente e centrare ché sono un luogo privilegiato di collaborazione fra
su di esse tutta la vita spirituale, e non già su aspet- la nostra libertà e la grazia divina. Tutto ciò che nel-
ti più secondari, come a volte invece accade. Il cri- la nostra vita c'è di positivo e di buono viene dalla
stiano giunge alla maturità quando è capace di vi- grazia divina, dall'azione immeritata e gratuita del-
vere di fede, di speranza e di amore. Il cristiano non lo Spirito Santo nel nostro cuore. Ma la grazia non
è chi adotta questa o quella pratica, chi si conforma può essere in noi pienamente feconda senza la coo-
a questa o quella lista di comandi e doveri. Il cri- perazione della nostra libertà. <<Vi ho creati senza di
stiano è anzitutto chi crede in Dio, tutto spera da voi, ma non vi salverò senza di voi», diceva il Si-
lui, vuole amare Dio con tutto il cuore e vuole ama- gnore a santa Caterina da Siena.
re il prossimo. Tutte le prescrizioni della vira cri- Le virtù teologali sono perciò, in modo misterio-
stiana - la preghiera, i sacramenti, tutte le grazie so ma reale, allo stesso tempo, un dono di Dio e
che riceviamo da Dio (comprese le più sublimi un'attività dell'uomo. La prima citazione appena
esperienze mistiche) - non hanno che un solo fatta della lettera ai Tessalonicesi lo prova con evi-
obiettivo: far crescere la fede, la speranza e l'amore. denza. La fede è un dono gratuito di Dio; nessuno
Se non ottengono questo risultato, non servono a può dire: «Gesù è Signore» se non è lo Spirito a far-
niente. glielo dire; ma nello stesso tempo è anche una de-
Il Nuovo Testamento, soprattutto nelle lettere di cisione dell'uomo, un atto di volontaria adesione
san Paolo, mette bene in luce il dinamismo della fe- alla verità che la Scrittura e la tradizione della Chie-
de, della speranza, dell'amore come cuore o centro sa propongono.
dell'esistenza cristiana: «Abbiamo incessantemente Quest'aspetto di volontarietà è di certo più mar-
presente, davanti a Dio e nostro Padre - dice l'A- cato nei momenti di tentazione e di dubbio: «Cre-
postolo ai cristiani di Tessalonica - l'opera della vo- do ciò che voglio credere», diceva santa Teresa di
stra fede, lo sforzo della vostra carità, la costanza Gesù Bambino nella prova che dovette subire sul fi-
della vostra speranza, che sono dovute al Signore nire della sua vita, lei che portava sul cuore il Credo
nostro Gesù Cristo»2 • Nella lotta spirituale - un te- scritto con il suo sangue. Ci sono momenti in cui

' 1 Tessalonicesi 1,3. ' Ibidem, 5,8.

102 103
'+'

la fede viene spontanea, ma no? do~biamo dime~­ gali si destano e crescono nel cuore dell'uomo gra-
ticare che la fede è un atto, un adesione volontaria zie ali' opera e alla pedagogia dello Spirito Samo.
della nostra libertà alla parola di Dio, che a volte Ma tante volte la pedagogia divina è molto scon-
esige un grande sforzo. Cred7re :ion è sem~re qual- certante.
cosa di pacifico, ma a ".olc~ n~h1ede co~agg10 a due Per questo adesso vorremmo - proprio per chia-
mani per stroncare es1taz1~ni e dubbi. Senza di- rire ciò che abbiamo detto e favorire la nostra col-
menticare che, quando facciamo un atto di fede, ci laborazione al lavoro della grazia - dire qualcosa
è possibile soltanto perché (<lo Spirito Samo viene sulla maniera con cui lo Spirito Samo agisce in noi.
in soccorso della nostra debolezza»4•
Anche la speranza è una scelta, che spesso richie-
de sforzo. È più facile angustiarsi, scoraggiarsi, te- 2. Le trè effusioni dello Spirito Santo
mere che sperare. Sperare è, infatti, dar fiducia,
un'espressione che fa intendere bene come nella È chiaro che l'azione dello Spirito Santo nella vi-
speranza non si resti passivi, ma si faccia invece un ta di un uomo o di una donna non possiamo deci-
atto. frarla compiutamente, trarne come un catalogo di
Quanto ali'amore, è anch'esso decisione: a volte leggi, ancor meno programmarla: «Il vento soffia
amare viene da sé, quando il desiderio preme, ma dove vuole e tu ne senti la voce, ma non sai donde
molto spesso amare significa scegliere di amare, de- viene né dove va»6 •
cidere di amare. In caso contrario, l'amore sarebbe E tuttavia, nella maniera con cui lo Spirito guida
soltanto emozione, superficialità, perfino egoismo e una vita, fa crescere nella fede, nella speranza e nel-
non quello che è nella sua essenza profonda, cioè l'amore {perché agisce sempre con questa finalità) ,
qualcosa che mette in gioco la nostra libertà. ci sono come delle grandi costanti che non è possi-
Ciò detto, è sempre tramite un'azione di Dio bile non vedere. Vorremmo tentare di farlo parten-
{azione segreta o percepibile che sia) che la fede, la do da una meditazione sui misteri del Rosario.
speranza e l_a carità sono possibili5• Le virtù teolo- Con i suoi diversi misteri - gaudiosi, dolorosi,
gloriosi -, il Rosario è una bellissima preghiera, con
• Romani 8,26.
' Diecro a cucte queste riflessioni c'è una questione di fondo: come
può, un atto umano (l'atto di credere, sperare o amare), essere nello bertà d ell'uomo: essendo Dio il creatore della noscra libertà, succede
stesso tempo un atto pienamente umano, libero e volontario, e un do- che, quanto più Dio influisce sul nostro cuore, tanto più ci rende libe-
no ~ratuito d.i Dio, un frutco dell'azione dello Spirito Samo nel cuore ri. Gli atti che noi compiamo sotto l'azione dello Spirito Santo vengo-
dell uomo? Siamo al profondo mistero dcli' "interazione" fra l'atcività no da Dio, ma sono anche degli atti pienamente liberi, pienameme vo-
di Dio e la nostra libere~, problema spinoso, se ce n'è uno, sia sul pia- luti, pienamente nosrri. Perché Dio è imimo a noi più di quanto lo sia-
no filos?fico c?e .teolog1co. Senza addentrarci nella questione, qui ci mo noi stessi.
concennamo di dire che non c'è contraddizione fra agire di Dio e li- • Giovanni 3,8.

104 105
la quale ci affidiamo alla Vergine per entrare in co- sola volta, e che secondo me san Pietro ricevette an-
munione con gli avvenimenti della vita di Cristo, che altre «effusioni dello Spirito Santo» prima di
misteri sempre vivi e vivificanti. Ma è pure come quella di cui parlano gli Atti degli Apostoli. Ce ne
un simbolo di tutta I'esistenza cristiana. Diceva sono almeno due su cui mi piace soffermarmi.
Marta Robin: «Ogni vita è una messa»; per analo-
gia potremmo dire: ogni vita è un rosario. Forse
non lo capiremo che alla fine, quando sarà tutto 3. La vocazione e il dono della fede
sgranato e la nostra esistenza avrà trovato la sua for-
ma e la sua armonia definitive, al di là di ciò che es- La prima effusione dello Spirico Santo nella vita di
sa può presentare di apparentemente caotico nel san Pietro è forse quella che avvenne al momento
suo dipanarsi visibile. della sua vocazione, quando si senti spinto a lascia-
Come il Rosario contiene i misteri gaudiosi, do- re tutto, mestiere, reti, barca, famiglia, per seguire
lorosi e alla fine gloriosi, allo stesso modo potrem- Gesù. Pietro era stato profondamente toccato dal
mo dire, a proposito dell'attività dello Spirito San- messaggio, ma ancor più dalla persona di Gesù:
to nella nostra esistenza, che ci sono delle "effusio- «Mai nessuno parlò come quest'uomo». Fu entusia-
ni" gaudiose, dolorose e gloriose. I.:ordine con cui smato dal profeta di Galilea: intuisce che le sue pa-
le abbiamo elencate ha la sua importanza, anche se role sono parole di vita eterna. E nello stesso tempo
poi le cose avvengono in una maniera più ciclica sente che, rispondendo all'appello che Gesù gli ri-
che lineare. volge: «Vieni e seguimi!», la sua vita sarà destinata a
Ci sono effusioni dello Spirito che fanno luce e prendere un andamento del tutto nuovo e da quel
rivelano, effusioni che spogliano e impoveriscono e . momento sarà dedicata a uno straordinario proget-
altre che confermano e fortificano. Di tre tipi, e to. Lo Spirito Santo rivela a Pietro, contemporanea-
tutti e tre necessari: le prime per far nascere la fede, mente, chi è Gesù e il senso nuovo della sua esisten-
le seconde per insegnare la speranza, le terze per co- za, suscitando in lui una gioia e una felicità grandis-
municare il coraggio di amare. sime. È una straordinaria avventura spirituale quel-
Prendiamo, per esempio, la vita di san Pietro, un la che comincia, e Pietro ne è un f o' come ubriacato.
person~gio alquanto familiare ai lettori del vange- Siamo alle "effusioni gaudiose dello Spirito San-
lo e dall itinerario assai significativo. Negli ambien- to, che aprono cuore e orizzonti e rivelano la bel-
ti del Rinnovamento, dove si parla spesso dell' effu- lezza del mistero di Cristo e la nostra vocazione a
sione dello Spirito Santo, se io chiedo: «Quando seguirlo. Lo Spirito arricchisce la nostra esistenza
san Pietro ricevette leffusione dello Spirito San- con una presenza nuova di Cristo e una nuova
to?», P.erlopiù mi risponderanno: «Ma alla Penteco- comprensione del senso della nostra vita. In quei
ste!». È senz'altro vero, ma aggiungo che non è la momenti il ruolo principale dello Spirito è illumi-

106 107
stro, giurando di non avere niente a che vedere con
nare, suscitare nel cuore dell'uomo una risposta, lui ... Che miseria! Il primo è diventato l'ultimo! Ma
che è l'adesione della fode. lo Spirito Santo, che è il Padre dei poveri, si serve
di quella miserabile c~duta per t~ccare. di n~ovo
l'intimo del cuore dell Apostolo: Pietro incrocia lo
4. Le lacrime di Pietro e il dono della speranza sguardo di Gesù e in quello sguardo capisce tutt?
l'orrore del suo rinnegamento, vede tutta la sua mi-
Ma lo Spirito Santo non è sempre colui che ar- seria, ma insieme intuisce anche che non è c~ndan­
ricchisce, è anche colui che impoverisce. Non è so- nato, che è amato più teneramente che ma1 e che
lamente colui che apre orizzonti e cuore, ma anche c'è per lui una speranza di ripresa e di salvezza. E
colui che fa passare attraverso porte molto strette ... Pietro scoppia in lacrime, lacrime che già purifica-
E Pietro ne farà esperienza soprattutto nel momen- no il suo cuore. La fortuna di Pietro è aver accetta-
to più terribile della sua vita, quello del rinnega- to di incrociare lo sguardo di Gesù... Perché. tu~
mento. Ma anche il suo rinnegamento, in virtù del- Giuda, hai invece schivato quello sguardo e t1 se1
la misericordia divina, diventerà l'occasione di cosl lasciato chiudere nella tua disperazione? Anche
un'intensa effusione dello Spirito Santo, che si ma- per te esisteva la speranza, fino all'ultimo, della s:iI-
nifesterà nelle lacrime. Lacrime in cui il capo degli vezza e del perdono! Il tuo peccato non era pegg10-
apostoli sentirà tutta la sua miseria e il suo peccato; re di quello di Pietro ...
ma riceverà anche la grazia del perdono. Nello sguardo del Maestro Pietro visse un' effusio-
Per Pietro quel rinnegamento fu una caduta tre- ne dello Spirito Samo: una di 9.uelle effusioni d~lo­
menda. Poche ore prima, di fronte a tutti, si era di- rose che impoveriscono, spogliano fino alla radice,
chiarato pronto a segui~e Gesù anc~e in pri~ione e ma alla fin fine si rivelano infinitamente benefiche,
magari alla morte. Era il capo degli apostoli, e co- perché fanno vedere all'uomo la sua impotenza, la
me tale aveva coscienza del suo particolare dovere sua miseria radicale, il suo nulla assoluto e da quel
di guidare il gruppo e dare a tutti il buon esempio. momento lo costringono a non far più conto sulle
Gesù l'aveva scelto per quello, e sicuramente non si sue forze, sulle sue sedicenti qualità e sulle virtù che
era sbagliato a scegliere! Pietro si era dato tutto a crede di possedere, ma a contare esclusivamente
quella sua missione, che aveva compreso nei termi- sulla misericordia e sulla fedeltà divine, entrando
ni giusti! Ma ecco i bei proclami e 1acuto senso che cosl nella libertà vera.
aveva della propria responsabilità verso gli altri di-
scepoli crollare in pochi secondi. Basta ~he m~a ser-
f
I adri del deserto non esitavano a dire: «Chi ve-
de i proprio peccato è più grande di chi risu~cita i
vetta nel cortile del sommo sacerdote gli facc1a una morti». Lo Spirito Santo fece fare a Pietro un' mver-
domanda: «Non sei anche tu un discepolo di quel sione radicale: dalla fiducia in se stesso passò alla fi-
tale?», e per tre volte Pietro rinnegherà il suo Mae-
109
108

ducia in Dio, dalla presunzione passò alla speranza. toria di una straordinaria esperienza della bontà,
Possiamo dire che in occasione del suo rinnega- ?ella _f~deltà e de,Ua potenz~ ?i
Dio. «Beati i poveri
mento Pietro perdette le virtù che praticava per m spinto - quelli che lo Spmto Santo ha spogliato,
l'innanzi e credeva di possedere: il suo fervore, la potremmo tradurre - perché il regno dei cieli ap-
sua fedeltà al Maestro, il suo coraggio ecc. In pochi partiene a loro>/ .
secondi tutto era andato in pezzi. Al contrario, per
la prima volta nella sua vita cominciò a praticare
un'altra virtù, che prima non conosceva, la virtù 5. La Pentecoste e il dono della carità
della speranza. Fino a quando si conta su se stessi,
sulle proprie forze, fino a quando non si è radical- Continuando con il simbolismo del Rosario e vo-
mente poveri, non si può esercitare veramente la lendo passare, per finire, ai misteri gloriosi, direi
virtù della speranza. Perché la speranza è la virtù che per Pietro e gli altri discepoli la Pentecoste fu
che pratica chi sa di essere infinitamente debole e una "effusione gloriosà' dello Spirito Santo. Un'ef-
fragile, chi non fa nessun conto su se stesso, ma fusione che riempie la persona di presenza divina,
conta fermamente su Dio, chi tutto attende da lui che unisce intimamente a Cristo e il cui frutto più
e soltanto da lui con fiducia immensa. Incontrando bello è il coraggio per amare.
lo sguardo di Gesù, sconvolto fino alle lacrime, per Nel cenacolo, secondo la promessa di Gesù, Pie-
la prima volta nella sua vita Pietro fece un vero at- tro riceve una forza venuta dall'alto 8• Una forza che
to di speranza: ciò che non sono capace di fare con è quella della carità, il fuoco dell'amore, il coraggio
le mie forze, me lo aspetto da te, mio Dio, e non in di amare Dio più di tutto, di confessarlo con auda-
forza dei miei meriti - dato che non ne ho - ma cia di fronte agli uomini e di dedicare tutta la pro-
sulla base soltanto della tua misericordia. pria vita al servizio del prossimo mediante l' annun-
Quest'episodio della vita di Pietro contiene un cio del vangelo. Bruciante di quella carità effusa nel
insegnamento fondamentale: la speranza vera, teo- suo cuore dallo Spirito Santo, da quel momento
logale (che lega veramente a Dio) non può nascere Pie~ro .sarà un apostolo infaticabile, grato per le oc-
che da un'esperienza di povertà sostanziale. Fino a cas10m che gli verranno offerte di soffrire per il no-
quando si è ricchi si conta sulle proprie ricchezze; me di Gesù9 , completamente donato al servizio dei
non se ne può del resto fare a meno, è una cosa fratelli e delle sorelle, «pascendo il gregge di Dio
troppo "incrostata" in noi. Per imparare la speran- con tutto lo slancio del suo cuore»10 •
za, che consiste nel contare solamente su Dio, dob-
biamo passare attraverso impoverimenti radicali. ' Matteo 5,3.
• Atti degli Apostoli 1,8.
Ma si tratta di impoverimenti che sono fonte di ' Ibidem, 5,4 L
una grande felicità, perché sono una tappa prepara- 10
Vedi la sua esortazione ai p resbiteri della Chiesa, in 1 Pietro 5,2-3.

110 111
6. Il fuoco che illumina, arde e trasfigura la carità, il fuoco che Gesù è venuto ad appiccare
sulla terra.
Possiamo fare un interessante accostamento fra Il principale insegnamento di quest'immagine, a
questi tre aspetti della vita spiriruale - queste effu- me pare, è pregno di un grande ottimismo: non
sioni gaudiose, dolorose e gloriose dello Spirito dobbiamo temere i momenti in cui l'esperienza del-
Santo - e l'immagine del fuoco e della scorza getta- la nostra miseria ci annienta, non dobbiamo dispe-
ta fra le fiamme di cui si serve san Giovanni della rare, ma continuare ad affidarci a Dio con fiducia,
Croce per esemplificare certi avvenimenti della no- sicuri che prima o poi quella miseria diventerà ca-
stra vita spirituale e far capire che, nonostante le rità ardente. Santa Teresa di Gesù Bambino scrive
condizioni in cui l'anima si trova, gioiose oppure queste parole alla consorella suor Maria del Sacro
dolorose, luminose oppure oscure, è sempre il me- Cuore: «Teniamoci molto lontani da tutto ciò che
desimo amore che agisce, è sempre la medesima lu- luccica, amiamo la nostra piccolezza... allora sare-
ce che la illumina 11 • mo poveri in spirito e Gesù verrà a cercarci. E per
Quando il fuoco si avvicina alla scorza, sulle pri- quanto siamo lontani, ci trasformerà in fiamme di
me la illumina, la rischiara e comincia a scaldarla. È amore» 12 •
come un mistero gaudioso: si viene illuminati, ri-
scaldati dall'amore divino che si rivela a noi. Quan-
do poi il fuoco si avvicina di più, sulle prime av- 7. Dinamismo delle virtù teologali
vengono dei fenomeni all'apparenza opposti: a con- e ruolo della speranza
tatto con la fiamma, il legno comincia ad annerire,
a fumare, a puzzare, a emettere liquame e altre di- San Serafino di Sarov dice che l'obiettivo della vita
sguswse sostanze. È come l'effusione dolorosa: im- cristiana è l'acquisizione dello Spirito Santo. Ma po-
pregnato più a fondo dall'implacabile luce divina, tremmo aggiungere - e i fatti della vita di san Pietro
l'anima fa la profonda e dolorosa esperienza della che abbiamo appena meditato lo dimostrano ampia-
sua miseria, del suo peccato, della sua impurità ra- mente - che obiettivo dell'attività dello Spirito San-
dicale. Questa fase dura per il tempo necessario, fi- to nella nostra vita è suscitare e far crescere le virtù
no a che il fuoco purificatore abbia fatto la sua ope- teologali della fede, della speranza e della carità.
ra e l'anima sia tutta illuminata e incendiata, tra- Potremmo dire che è appunto il suo principale
sformata in fuoco di amore, come il legno che, una "ruolo" e che tutti gli altri carismi, doni od opera-
volta incendiato, è diventato esso stesso fuoco. È zioni della grazia non sono che mezzi in vista del
l'effusione gloriosa, in cui lanima è fortificata nel- rafforzamento della fede, della speranza e dell'amore.
11
" San Giovanni della Croce, La notte oscura, libro 2, cap. 19. Lettera 197, del 17 settembre 1896.

112 113
Non possiamo separare le tre ~irtù teologali. Nes- 8. Lamore ha bisogno di speranza,
suna di esse può veramente esistere senza le altre la speranza si fonda sulla fede
due. Ma adesso vorremmo fare alcune riflessioni
circa la maniera in cui si articolano l'una con l'al- Non può esserci carità senza speranza. La carità,
tra. Ciò che diremo ha delle conseguenze concrete se è il frutto ultimo della vita teologale, non può
e notevoli sulla vita spirituale. tuttavia svilupparsi che in condizioni favorevoli.
La più importante delle tre è sicuramente la ca- ramore ha bisogno di spazio, per dispiegarsi e cre-
rità, l'amore. «Alla sera della vita saremo giudicati scere; è una realtà meravigliosa, ma in un certo sen-
sull'amore», dice san Giovanni della Croce. Dob- so anche fragile. Perché senza il suo "spazio vitale"
biamo rileggere il mirabile «Inno alla carità» di san l'amore verrà facilmente soffocato, compresso, ste-
Paolo nella prima lettera ai Corinzi, dove ne mette rilizzato. Il particolare "ambiente" di cui l'amore ha
in bella evidenza il ruolo essenziale: «Se anche aves- bisogno per dispiegarsi è appunto costituito dalla
si una fede da trasportare le montagne, ma non ho speranza. Quando si fa attenzione a ciò che accade
l'amore, non sono niente» 13; e poco oltre aggiunge: dentro di noi, allora ci si rende conto che, se l'a-
«Ora esistono queste tre cose: fede, speranza e ca- more non cresce oppure si raffredda, molto spesso
rità, ma la più grande è la carità»u. Fede e speranza è perché è soffocato da affanni, paure, inquietudi-
sono provvisorie, sono soltanto per questa terra, poi ni, scoraggiamenti15 •
passeranno: in cielo la fede sarà sostituita dalla vi- In certo qual modo, l'amore è naturale per l'uo-
sione, la speranza dal possesso; soltanto «lamore mo, che è stato creato per amare e con un' aspira-
non passerà mai»: la carità non verrà sostituita da zione profonda dentro di sé a donarsi'6 • Come una
niente, perché è essa stessa la mèta. Come dire che, parabola del vangelo fa ben capire, I'amore potreb-
su questa terra, lamore è la partecipazione più pie- be benissimo crescere da sé nel cuore dell uomo,
na alla vita del cielo, mentre la fede e la speranza so- proprio come il grano che, una volta seminato,
no al servizio dell'amore, la sola virtù che abbia un spunta e matura da sé, e non importa che il conta-
carattere definitivo. dino vegli oppure dorma17 • Ma molto spesso - è un
Ciò detto, è di primaria importanza capire che fatto - l'amore non cresce. Qualcosa blocca il suo
quaggiù lamore non può comunque esistere senza sviluppo. Può essere legoismo, l'orgoglio, possono
~uelle sue "ancelle" che sono la fede e la speranza;
l amore ne ha assolutamente bisogno per crescere e is In un dialogo con santa F;mstina, Gesù le fa sapere che «i maggiori
svilupparsi. Spieghiamo perché. ostacoli alla sancirà sono lo scoraggiamento e l'inquietudine». Op. cit.,
p. 480.
16 Anche se molto raramente ne prendiamo coscienza, forse il biso-

" 1 Corinzi 13,2. gno più forte dell' uomo è proprio quello di darsi.
" lbidmi, 13,13. 17
Marco 4,26-27.

114 115
essere «le preoccupazioni di questo mondo e l'at-
taccamento alle ricchezze», secondo l'espressione mare la speranza., recuperare nuova fiducia in ciò
stessa del vangelo 18 , oppure altri impedimenti. Ma il che Dio può fare per noi (non importa quanto
più delle volte quella causa è l'assenza di speranza. grande sia la nostra miseria) e in ciò che, con l' aiu-
A motivo di quest'assenza, noi non crediamo ve- to della sua grazia, possiamo noi intraprendere.
ramente che Dio possa renderci felici, e allora ci co- In base alla mia esperienza di guida spirituale,
struiamo una felicità con le nostre ricette: è l'ingor- credo che la maggior parte delle assenze di amore,
digia egoistica; non ce l'aspettiamo da Dio di esi- di fervore, di generosità provenga di fatto da uno
stere in pienezza, e allora ci costruiamo un'identità scoraggiamento più o meno cosciente. «È lo sco-
artificiale: è l'orgoglio; oppure - ed è la situazione raggiamento che perde le anime», diceva Liber-
più comune fra le persone di buona volontà - vor- mann. La terapia appropriata è allora quella di an-
remmo sl amare, essere generosi di amore e dono di dare a scoprire la radice dello scoraggiamento - il
noi stessi, ma paure, esitazioni, inquietudini ci im- «punto di disperazione» - e apportarvi il rimedio
pacciano. rassenza di speranza, la mancanza di fi- specifico, che è di restituire alla persona uno sguar-
ducia in ciò che la grazia divina può operare nelle do di speranza su questo o quel particolare aspetto
nostre vite e in ciò che, con il suo aiuto, noi pos- della sua vita.
siamo realizzare ha per ineluttabile conseguenza Ciò è anche in linea con una realtà psicologica
una secchezza di cuore, una diminuzione della ca- semplicissima, ma importante 19 : perché la nostra
rità. Mentre la fiducia, dice Teresa di Lisieux, porta volontà sia forre e intraprendente ha bisogno che
all'amore. sia animata dal desiderio. E il desiderio può essere
Quando una persona perde il suo fervore, il suo forte soltanto quando I'oggetto del desiderio è per-
slancio, la sua generosità nell'amore di Dio e del cepito come accessibile, possibile. Quando uno di-
prossimo, molto spesso è perché si è scoraggiata, o ce che qualcosa è irraggiungibile, cessa di desiderar-
magari è finita in una qualche sorta di intima e se- lo e di volerlo fortemente. Non si può volere qual-
greta disperazione che, una volta insinuatasi nel suo cosa in maniera efficace se psicologicamente si ha il
cuore, ha avuto un effetto di smobilitazione. A cau- sentore che "non succederà". Quando la volontà
sa di fallimenti, delusioni, difficoltà, esperienze del- vacilla, per rinfocolarla si deve fare un lavoro di
la nostra miseria, affanni che ci rodono, noi perdia- "riassestamento" delle nostre rappresentazioni, un
mo la nostra energia e ci arrendiamo. Ebbene, il ri- lavoro che permetta di tornare a percepire quello
medio a tutto ciò, il modo per riattizzare l'amore che vogliamo come qualcosa di accessibile e deside-
non è un qualche sforzo volontaristico, ma è riani- rabile.

" Matteo 13,22. " Il dinamismo della fede, della speranza e dell'amore è infatti radi·
cato nella nostra struttura psicologica.
116
117

È la speranza la virtù che opera quel "riassesta- «La fede è la madre dell'amore e della speranza, ma
mento": se ce l'ho, so anche che posso tutto attende- anche della fiducia e della certezza»25 •
re da Dio con piena fiducia. «Tutto posso, in colui
che mi rende fortel>, dice san Paolo20 • La speranza fa
guarire dalla paura e dallo scoraggiamento, dilata il 9. Ruolo chiave della speranza
cuore e permette all'amore di dispiegarsi, di fiorire.
Ma anche la speranza a sua volta ha bisogno, per Le considerazioni appena fatte mostrano il ruolo
diventare una vera forza, di un fondamento solido, chiave della speranza nella vita cristiana. Potremmo
di una verità su cui basarsi. E questo fondamento le dire che, se in sé è la carità la più grande delle virtù
è dato dalla fede: posso «sperare contro ogni spe- teologali, nella vita pratica è la speranza la più im-
ranza»21 perché «so in chi ho riposto la mia fede »22 • portante. Finché la speranza è viva, l'amore si svi-
La fede mi fa aderire alla verità trasmessa dalla luppa. Se la speranza si spegne, l'amore si raffredda.
Scrittura, quella Scrittura che non cessa di parlarmi Un mondo senza speranza fa presto a diventare un
della bontà di Dio, della sua misericordia, della sua mondo senza amore.
fedeltà assoluta a ciò che ha promesso. Dalla paro- Ma anche la speranza a sua volta ha bisogno del-
la di Dio, ci dice la lettera agli Ebrei, «noi ricevia- la fede, di cui è l'espressione autentica. Non c'è fe-
mo un forte incoraggiamento - noi che ci siamo ri- de viva senza opere, e la prima opera che la fede
fugiati in lui - a impadronirci della speranza che ci produce è appunto la speranza. San Giovanni Cli-
è messa davanti. In essa abbiamo come un'àncora maco, un padre del VII secolo, dice che «la fede
per la nostra anima, àncora sicura e solida che pe- mette alla nostra portata ciò che pareva senza spe-
netra oltre il velo, là dov'è entrato per noi, da pre- ranza», e aggiunge: «Luomo di fede non è chi cre-
cursore, Gesù»23 • de che Dio può tutto, ma chi crede di potere da
La Scrittura ci rivela l'amore assolutamente in- Dio ottenere tutto».
condizionato e irrevocabile di Dio per i suoi figli, Non dovremmo smettere mai di meditare queste
amore manifestato nel Cristo, nato, morto, risorto parole di san Giovanni della Croce, parole che fu-
per noi. «Egli mi ha amato e si è dato per me» 24 . rono decisive per incoraggiare Teresa di Lisieux nel-
Mediante la fede il cuore aderisce a quella verità e la sua "piccola via della fiducia e dell'amore", là do-
in essa trova un'immensa e indistruttibile speranza. ve dice: «Da Dio si ottiene tutto ciò che si spera>l 26 .
Dio non ci fa doni sulla base delle nostre qualità o
"Filippesi 4 ,13.
11
Romani 4,1 8.
"2 Tim oteo 1,1 2. " Catherine de H ueck D oherty, Poustinia, Éd. du Cerf, p . 142. [Cfr.
23
Ebrei 6, 18-20. cr. it. Pustinia. Le comunità r.kl deserto, Jaca Book, 1978].
" Galati 2,20. " San Giovanni della Croce, Notte oscura, libro 2, cap. 1O.

118 119
dei nostri meriti, ma sulla base della nostra speran- come dice? possiamo veramente fidarci della sua
za. È una verità straordinariamente liberatrice: an- parola? è veramente Padre? Dal dubbio nasce la dif
che nel caso che tutte le nostre risorse umane e spi- fidenza-. non ci si aspetta più che sia Dio a darci tut-
rituali divenissero inservibili, ci resterebbe però to, a farci felici; e allora uno cerca di sbrogliarsela
sempre quella, invincibile, della speranza. da sé, nella disobbedienza; è cosl che nascono I'e-
Ma la speranza non può nascere che nella po- goismo, l'ingordigia, la gelosia, la paura, le contese,
vertà. E ciò fa ben capire quanto la povertà in spi- la violenza e l'intero corteo del male.
rito sia la chiave di ogni crescita vera nell'amore: Questo ci fa capire quanto la fede sia fondamen-
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno tale: è essa la radice della nostra guarigione e della
dei cieli»27 • nostra liberazione; partendo da essa, si genera tutto
un processo di vita che è la guarigione dal processo
di morte partorito dal peccato. Per questo Gesù
1O. Dinamismo del peccato, dinamismo della grazia tanto insiste sulla fede: «Se aveste fede quanto un
granello di senape, direste a questa montagna di
Abbiamo dunque messo in evidenza il dinami- gettarsi nel mare ed essa vi obbedirebbe» 28• «La fede
smo specifico della vita teologale: la fede produce la è la garanzia dei beni che speriamo», dice la lettera
speranza e la speranza fa sl che l'amore possa di- agli Ebrei29•
spiegarsi, maturare. Questo dinamismo è frutto
della grazia, è opera dello Spirito Santo, ma è chia-
ro che passa attraverso la cooperazione della nostra 11. Speranza e purezza del cuore
volontà. Questo dinamismo positivo si oppone
punto per punto al dinamismo negativo del pec- Le nostre riflessioni hanno portato in bella evi-
cato: denza il ruolo chiave della speranza nella nostra vi-
Fede > speranza > amore ta: fondata sulla fede, è la speranza a permettere al-
Dubbio > diffidenza > peccato i'amore di crescere e fiorire. Essa è, potremmo dire,
Quando cerchiamo di capire cos'è il peccato, co- la virtù cristiana per eccellenza.
me esso prenda possesso del cuore dell'uomo, in Lessenza della lotta cristiana è conservare intatto,
particolare leggendo la narrazione della caduta di grazie alla forza della fede, uno sguardo di speranza
Adamo ed Eva nel secondo capitolo della Genesi, su ogni situazione, su noi stessi, sugli altri, sulla
subito notiamo che alla sua radice c'è il dubbio, il Chiesa e sul mondo, uno sguardo di speranza che
sospetto riguardo a Dio: ma Dio è proprio buono
" Matteo 17,20.
27
· Marteo 5,3. " Ebrei 11,l.

120 121
permecre di far fronte a ogni situazione con l'amo- speranza in Dio, quello che è sicuro del compi-
re. Al contrario, se la speranza diminuisce, anche mento delle promesse che lui ha fatto. Il cuore pu-
l'amore automaticamente si raffredda e uno ripiega ro è quello che non conta su se stesso né su '.' intral-
su strategie difensive ed egoistiche. È grazie alla lazzi" e calcoli umani, ma quello che tutto s1 aspet-
speranza che tutte le mattine possiamo ricomincia- ta da Dio con salda fiducia, che spera in Dio e in
re, possiamo di nuovo deciderci ad amare. È come lui soltanto. I..: impurità del cuore è invece l' a~teggia:
una sorgente che rinnova e purifica di continuo il mento di doppiezza - cosl spesso de~~nc1ata dai
cuore e gli dà, al di là delle sue stanchezze, una nuo- profeti - dell uomo che, non avendo pm una tota-
va giovinezza per amare. le fiducia in Dio, si rivolge perciò agli idoli e men-
La beatitudine che dice: «Beati i cuori puri, per- dica altrove una salvezza che non è del tucro sicuro
ché vedranno Dio»30 contiene una delle promesse di ricevere da Dio. Il cuore impuro è il cuore esi-
più belle del vangelo. Mi colpisce il legame che nel- tante e diviso.
la sua prima lettera san Giovanni vede fra speranza Chi ha il cuore puro vedrà Dio. Lo contemplerà
e purezza di cuore. Nei primi due versetti del capi- nell'eternità, ma già in questa vita vedrà Dio agire:
tolo 3 fa una bellissima sintesi del contenuto della Dio darà risposta alla sua attesa e interverrà in suo
speranza cristiana: «Guardate quale grande dimo- favore. Chi spera in Dio non resterà deluso.
strazione di amore ci ha dato il Padre, perché fossi- Non possiamo rinunciare, ~rattando del r~olo
mo chiamati figli di Dio. E lo siamo! Se il mondo purificatore della speranza, a citare un passo di co-
non ci conosce, è perché non ha conosciuto lui. Ca- lui che ne fu il maggior poeta, Charles Péguy. In Il
rissimi, fin d'ora siamo figli di Dio, e ciò che sare- portico del mistero della seconda virtù mette queste
mo non è staro ancora manifestato. Sappiamo che parole in bocca a D.io, il prim? a sr~pirsi come fac-
quando si manifesterà, saremo simili a lui, poiché cia la speranza a rmascere di contmuo nel cuore
lo vedremo com'egli è». E aggiunge, l'Apostolo: dell'uomo:
«Chi ha questa speranza in lui diventa puro com'e-
gli è puro». La speranza, pare che dica, ha il potere Ci si chiede, si va dicendo: com' è che
di purificare il cuore. la fontana Speranza eternamente scorre,
Questa stupefacente affermazione è in realtà del zampilla eternamente, va eternamente,
tutto in linea con la grande tradizione profetica del- scorre eternamente.
Eternamente giovane, eternamente pura.
1'Antico Testamento, secondo la quale il cuore pu- Eternamente fresca, eternamente corrente.
ro non è quello indenne da ogni peccato, libero da Eternamente viva.
colpa, da ferita, ma quello che ripone tutta la sua Dove questa bimba prende tant' acqua pura e
tam' acqua chiara,
"' Matrco 5,8.

122 123
Guai a chi è tiepido!
tante prese e tanti rivoli. Mattini giovani con sere vecchie.
Forse li crea? A mano a mano? Anime chiare con anime torbide.
- No, dice Dio, io solo creo. Acqua chiara con acqua torbida.
- Ma allora, dove prende rutta quest'acqua? Acqua, anime bambine con anime usate.
Per questa fontana zampillante. Anime che si levano con anime che si coricano.
Come mai questa eterna fontana Anime correnti con anime stagnanti.
eternamente zampilla, · Come ci riesce, come fa?
come mai quest'eterna sorgente - È il mio segreto, bambini miei.
eternamente sgorga? - Perché io sono suo Padre.
Dev'esserci un segreto. Anime nuove con anime che hanno già servito.
Un mistero. Giorni nuovi con giorni che hanno già servito.
Perché questa sorgente eternamente non s'intorbida Anime trasparenti con anime torbide.
per le pesanti, spesse piogge di autunno. Anime che si levano con anime coricate.
Perché esternamente non secca Acque trasparenti con dei giorni torbidi.
agl'infocati ardori di luglio. Se con giorni trasparenti facesse giorni trasparenti,
- Brava gente, dice Dio, non è mica oscuro. se con anime, acque chiare facesse sorgenti,
Il suo mistero non è oscuro e il suo segreto non con acqua chiara facesse acqua chiara,
è impervio. con anima pura facesse anima pura,
Se con acqua pura avesse voluto fare sorgenti pure, parbleu! sarebbe una bella trovata. Tutti porrebbero.
sorgenti di acqua pura, E non ci sarebbero segreti.
non ne troverebbe abbastanza, in (tutta) Ma è con un'acqua sporca, un'acqua vecchia,
la mia creazione. un'acqua sozza.
Perché non ce n'è molta. Ma è con un'anima impura che fa un'anima pura,
Ma è con acque sporche eh' essa fa sorgenti ed è il più bel segreto che ci sia nel giardino
di acqua pura. del mondo31 •
Per questo non ne è mai senza.
Ma è anche per questo che è la Speranza.
Perché si dà tanto da fare
per fare acqua pura con acqua sporca,
acqua giovane con acqua vecchia,
giorni giovani con giorni vecchi.
Acqua nuova con acqua usata.
Sorgenti con vecchia acqua.
Anime fresche con anime vecchie.
Sorgenti di anima con anima vecchia. " Charles Péguy, Oeuvres poétiquts complèus, Bibliothèque de la
Pléiade, éd. Gallimard, p. 639. (Cfr. tr. it. I misteri, Jaca Book, 1997).
Acqua fresca con acqua tiepida.
125
124
IV voi dinanzi ai cui occhi Gesù Cristo fu presentato
crocifìsso?»3•
DALLA LEGGE ALLA GRAZIA: In che modo, secondo Paolo, il cristiano rischia
GRATUITÀ DELrAMORE di perdere la sua libertà? Nel citato capitolo quinto
della lettera ai Galati l'Apostolo denuncia le due
"trappole" che possono fargli correre quel rischio: la
trappola della legge e la trappola della carne.

1. La legge e la grazia 2. Dove regna lo Spirito, lì c'è la libertà.


Libertà e libertinaggio
Un autore del Nuovo Testamento che parla spes-
so della libertà cristiana è san Paolo. In Cristo, chi La trappola della carne4 la espone nei versetti 13-
crede passa dalla schiavitù alla libertà; nelle sue let- 25 ed è facile da capire: con il pretesto della libertà,
tere l'Apostolo si farà difensore ardente della «li- invece di seguire le sollecitazioni dello Spirito, in-
bertà della gloria dei figli di Dio» 1 • vece di mettersi «per amore al servizio gli uni degli
Prenderemo come pùnto di lartenza per la nostra altri)> e di vedere cosl manifestarsi i frutti dello Spi-
meditazione sul suo pensiero i capitolo _quinto del- rito - che sono «amore, gioia, pace, pazienza,
la lettera ai Galati, più precisamente l'affermazione bontà, benevolenza, fede, dolcezza, autocontrol-
del primo versetto: «Fu perché restiamo veramente lo» -, ci si abbandona alle passioni, ali' egoismo, al
liberi che Cristo ci ha liberato. Siatene certi, e non peccato in tutte le sue forme: «libertinaggio, impu-
lasciatevi riportare sotto il giogo della schiavitù». dicizia, dissolutezza, idolatria, magia, odio, discor-
Paolo è assai preoccupato per il rischio che può dia, gelosia, divisioni, invidie, ubriachezza, orge e
correre il credente di perdere, in una maniera o l'al- altre cose simili».
tra, quella preziosa libertà che Cristo gli ha procu- Paolo qui riprende un insegnamento classico; ma
rato. Ciò spiega il tono irruento di quella lettera ai non è inutile ripeterlo, nella nostra epoca di confu-
Galati: ((Ammiro la rapidità con cui avete abban- sione: il libertinaggio non è libertà; anzi, a parlare
donato colui [= Paolo stesso] che vi ha chiamati correttamente, è schiavitù, in cui l'uomo è prigio-
mediante la grazia di Cristo, per passare a un altro niero di ciò che in lui c'è di più superficiale: le sue
vangelo!» 2• «O Galati insensati, chi vi ha incantato,
' Galati 3, I.
1
Romani 8,21. ' Qui carne non sca per corpo, ma indica la natura umana ferita e
' Galati 1,6. peccatrice. Si riferisce a ciò che nel!' uomo resiste a Dio.

126 127
brame egoistiche, le sue paure, le sue ferite ecc. Il che una passione si può guarire soltanto con un' al-
cristiano deve esserne cosciente. Non può smettere tra passione, un amore deviante si può guarire sol-
di lottare contro le tendenze descritte da san Paolo, tanto con un amore più grande, un comportamen-
anzi deve incessantemente aprirsi alle grazie di gua- to negativo si può guarire soltanto con un compor-
rigione che sgorgano dalla croce di Cristo, per libe- tamento positivo, cioè un comportamento che non
rarsi a poco a poco da quelle tendenze, in maniera neghi ma convogli il desiderio che ha fatto nascere
da poter seguire invece le sollecitazioni interiori quel primo comportamento negativo.
dello Spirito verso il bene, dato che in ciò consiste Uno sforzo, infatti, che si contentasse di prende-
la vera libertà. ruomo libero è quello che, median- re direttamente di petto una condotta negativa,
te la grazia di Cristo, sfugge a questa maledizione: senza vedere che dietro ad essa c'è una certa attesa,
«Non faccio il bene che vorrei fare e faccio il male un certo bisogno positivo di cui bisogna prendere
che non vorrei fare ... Infelice che sono!», e diventa atto, a lungo termine non riuscirà. Un' "ascensione"
capace di compiere effettivamente il bene. La que- brutale, senza sforzo dell'intelligenza, senza sforzo
stione di fondo che sta dietro all'insegnamento di per capire - uno sforzo che prenda in considerazio-
san Paolo è quella del rifiuto dell'idolatria, un rifiu- ne ciò che una sana antropologia ci insegna sulla
to che già permea del resto tutto l'Antico Testamen- persona, volto a individuare dietro ai comporta-
to. Il fedele è spronato a salvaguardarsi la libertà, a menti sbagliati i bisogni che, più o meno conscia-
non «consegnare lanima agli idoli», cioè a non mente, stiamo cercando di soddisfare e proponga
aspettarsi da una qualsiasi realtà di questo mondo (il per essi una soddisfazione legittima o una trasposi-
piacere dei sensi, il potere, la fama, il lavoro, questa zione compatibile con la vocazione della persona -
o quella relazione...) una pienezza, una pace, una fe- è destinata a fallire.
licità, una sicurezza che soltanto Dio può dare, con
il rischio altrimenti di restarne seriamente deluso e
di fare molto male a sé e agli altri. 3. La trappola della legge
Per il lettore di oggi è opportuno completare l'in-
segnamento di san Paolo aggiungendo che, se egli Ma la cosa più notevole è come, ancor più di que-
vuole che la battaglia per liberarsi dalle cattive in- sto classico insegnamento sul pericolo di diventare
clinazioni abbia qualche possibilità di successo, do- schiavi delle nostre ferite e delle nostre tendenze
vrà fare attenzione a due cose. La prima è che i no- egoistiche, Paolo voglia farci capire che esiste un'al-
stri sforzi da soli non basteranno e soltanto la gra- tra trappola per la libertà del cristiano, una trappo-
.zia di Cristo potrà ottenere la vittoria: la sua prin- la più sottile, più difficile da individuare e perciò,
cipale battaglia dovrà perciò consistere nella pre- forse, alla fin fine anche più pericolosa: la trappola
ghiera, nella pazienza, nella speranza. La seconaa è della legge.

128 129
Si tratta di una diversa manifestazione della "car- buone che lo Spirito .Santo gli dà da compiere. E
ne", che però assume la fori:ia no~ gi~ di disordini quella della legge: è m forza delle proprie buone
morali (può anzi assumer~ 1 sem~lantl della m?ra: opere che l'uomo merita la salvezza e l'amore di
lità più rigida!), ma in cm al regime d~lla .grazia si Dio. Sono dunque due logiche opposte l'una all'al-
sostituisce quello della legg~, una sostituzione c~e tr~, dat~ che I'~i:ia ha pe~ fo:id~ento l'amore gra-
diventa di fatto una perversione del vangelo. Spie- tuito e mcondlZlonato di Dio e l altra invece l'uo-
ghiamo perché. . . mo e le sue capacità.
La circostanza storica che porta Paolo a esprimer- Ebbene, anche a motivo della sua esperienza per-
si in questa maniera è not~: a u.n certo mo~ent? sonale Paolo è ~olto impregnato .dell'aspetto asso-
sono capitate nella comumtà cm ha annunciato il lutamente gratuito della salvezza ricevuta in Cristo.
vangelo delle persone che hanno "r~tti~c~to'.' il suo E Io mette spesso in risalto. Come nella lettera a Ti-
insegnamento sostenend~, con cer.t i crisuam ~eofi­ to: «Anche noi un tempo eravamo insensati e ribel-
ti, che non potevano vemre salvati senza la circon- 1~, ~orviati, schiavi ~i .una ma~~a ~i .brame e piace-
cisione e senza la pratica delle numerose prescrizio- ri, vivendo nella mallZla e nell mvidia, abominevo-
ni della legge di Mosè. Paolo reagisce con durezza: li e odiandoci gli uni gli altri. Ma quando si mani-
se fate cosl, «avete rotto con Cristo, siete decaduti festò la bontà di Dio nostro Salvatore e il suo amo-
dalla grazia»~. · re per gli uomini, egli non fece caso alle opere di
E spiega: in se stessa la legge è buona, prescrive giustizia che avessimo compiuto ma, spinto dalla
cose che sono buone, aiuta a discernere il bene dal sola sua misericordia, ci salvò nel bagno della rige-
male, ciò che costruisce l'uomo da ciò che lo di- nerazione e del rinnovamento nello Spirito Sant0>>6•
stru~e; svolge un necessario ruolo di pedagogo. Oppure nella lettera agli Efesini: «Dio, che è ricco
Ma c è una trappola: facendo della pratica della leg- di misericordia, a causa del grande amore con cui ci
ge la condizione della salvezza, ci si mette in una lo- ha amati, mentre eravamo morti a causa dei nostri
gica per cui la salvezza proviene non già dall'amore peccati ci fece rivivere con Cristo - mediante la sua
gratuito di Dio manifestato in Cristo, ma dalle grazia siamo stati salvati! -, con lui ci ha risuscitati
opere che l'uomo compie. e insediati in cielo in Cristo Gesù>>7.
Ebbene, si tratta di due logiche opposte, contra- La legge, non per quello che prescrive, che è buo-
rie l'una all'altra. Quella della grazia: l'uomo riceve, no, ma in quanto "logica di vità', in quanto ma-
gratuitamente, indipendentemente dai suoi meriti, niera di porsi davanti a Dio, è perversa, porta alla
la salvezza e l'amore di Dio mediante Cristo egra- morte, dato che contraddice quella verità che è la
tuitamente corrisponde a quell'amore con le opere
6
Tito 3,3-5. Vedi anche 2 Timoteo 1,9-10.
j Galati 5,4. ' Efesini 2,4-6 .

130 131
gratuità della salvezza, e finisce per uccidere lamore.
Può infatti portarmi ali' orgoglio: sono capace di an~o~a, può es~ere il superficiale atteggiamento di
assolverne le prescrizioni, mi credo un giusto e di- ch1. s1 crede .amv~t~ appena ha fatto un po' di bene
sprezzo gli altri che non fanno lo stesso. È il pecca- e s1 .s~or~1a o s1 nvolta appena si trova davanti ai
to dei farisei, che Gesù nel vangelo denuncia con suoi ltmm. O anche la ristrettezza di spirito di chi
forza: perché niente di più uccide l'amore e la com- tutto .valuta sulla misura di obblighi rigidi, di «ele-
passione per il prossimo dell'orgoglio spirituale. Ma mentI senza forza e senza valore»8, di «prescrizioni e
la logica della legge può anche portarmi alla dispe- dottrine umane»9, del tipo: «Non prendere questo,
razione: se non sono capace di compierne appieno non assaggiare quello, non toccare quell'altro ... »10 •
le prescrizioni, posso appunto finire per disperarmi, Ma come la "logica della legge" è causa di morte
nel senso di sentirmi in colpa, di sentirmi irrime- (dato che l'orgoglio, la disperazione, il legalismo, il
diabilmente condannato. mercantilismo e gli altri comportamenti che abbia-
Dobbiamo proprio ridirlo che chi comincia con mo descritto uccidono l'amore), allo stesso modo la
lorgoglio, chi punta sui suoi "successi» spirituali, "logica della grazia'' è fonte di vita, perché permet-
prima o poi finirà nella disperazione: perché, è ine- te all'amore di espandersi, di fiorire.
luttabile, arriverà pure il giorno in cui si troverà La ragione è che si tratta di una logica della gra-
messo davanti ai suoi limiti, in cui farà un fiasco tuità, e la gratuità è l'unico ambiente in cui l'amo-
tremendo, che manderà a pezzi quel suo successo re possa esistere; non ne tollera altri.
spirituale basato sui soli suoi sforzi. Ritengo che una delle frasi fondamentali del van-
Questa logica della legge, che porta all'orgoglio e gelo sia questa parola di Gesù: «Gratuitamente ave-
alla disperazione, può assumere molte varianti. Può te ricevuto, gratuitamente date!>>11 • Lamore di Dio
essere la pietà rigida di chi fa tutto "per dovere", co- è asso!utamente gratuito, non si deve meritarlo,
me se dovesse pagare un debito a Dio - mentre Cri- conqmstarlo, ma soltanto accoglierlo, mediante la
sto ha soddisfatto ogni debito dell'uomo verso Dio fede, che è la sola via di accesso alla salvezza, secon-
sulla croce e ci chiama a dargli rutto con amore e ri- do san Paolo. Perché la fede è la disposizione ime-
conoscenza, e non già in forza di un qualche debi- ~iore con cui l'.uomo ace.agli~ quell'amore gratuit~
to -. Può essere la paura di chi si sente sempre col- m sé, dando piena fiducia. L amore accolto gratui-
pevole e ha la sensazione di non fare mai abbastan- tamente sollecita ad amare in riscontro altrettanto
za per Dio. Oppure può manifestarsi nella menta- gratuitamente. In più, a poco a poco esso ce ne dà
lità mercantilistica di chi sta lì a calcolare i suoi me-
riti, a misurare i suoi progressi, o passa il tempo ad
' Galaci 4,9.
aspettarsi da Dio la ricompensa per i suoi sforzi e si • Colossesi 2,21.
lamenta che le cose non vanno come vorrebbe. O '° Cfr. Colossesi 2,22.
" Manco 10,8.
132
133
la possibilità, rinnovando il nostro cuore con la gra- 4. Imparare ad amare:
zia dello Spirito Santo, che ci ispira le opere dell' a- dare e ricevere gratuitamente
more e ci dà la forza necessaria per compierle.
Vivere il più possibile secondo la "logica della Siamo sulla terra per imparare ad amare, metten-
grazia" significa guarire sia dall'orgoglio (le mie . doci alla scuola di Gesù. Imparare ad amare è estre-
opere non sono le mie, ma quelle che Dio mi fa il mamente semplice: significa imparare a dare gratui-
favore di farmi compiere) 12 che dalla disperazione, tamente e a ricevere gratuitamente. Ma questa sem-
dato che, per quanti siano i miei fallimenti, i miei plice cosa, ahimè! è terribilmente difficile per noi
smacchi, mai resterò bloccato in una condanna de- che il peccato ha reso tanto complicati.
finitiva, ma so di poter sempre ricorrere ali' amore Non ci viene naturale dare gratuitamente: abbia-
assolutamente gratuito e incondizionato di Dio per mo una forte propensione a dare per ricevere a no-
riprendermi. stra volta. Il dono di noi stessi è sempre più o me-
Al contrario, la logica della legge ci mantiene in no motivato da un'attesa di gratificazione.
una dipendenza che è malvagia: invece di dipende- Il vangelo ci invita a uscire da questo limite per
re soltanto dall'amore e dalla misericordia di Dio (e praticare invece un amore non meno puro e di-
allora essere liberi, perché queste cose ci vengono sinteressato di quello di Dio, un amore che è libe-
sempre date gratuitamente e senza misura), noi di- ro perché capace di esistere e durare senza essere
pendiamo da noi stessi: il nostro modo di valutare condizionato dalla risposta o dal merito di colui al
la vita, la percezione che abbiamo di noi stessi, la quale è dato: «Amate i vostri nemici, fate del be-
nostra pace, il nostro sentimento di sicurezza e al- ne, e prestate senza niente aspettarvi di ritorno.
rre cose simili dipendono dai nostri risultati, dal Allora la vostra ricompensa sarà grande e voi sare-
fatto che abbiamo successo o falliamo nel compie- te i figli dell'Altissimo, perché lui è buono anche
re certe prescrizioni. verso gli ingrati e i cattivi. Mostratevi compassio-
Ciò ci impedisce di gustare la gloriosa libertà dei nevoli, come compassionevole è il Padre vo-
figli di Dio, che sanno di essere da Dio amati sen- stro ... »13.
za condizioni e indipendentemente dai loro meriti Ma non meno difficile è per noi ricevere gratuita-
e dal "registro delle note", buone o cattive che sia- mente. Vogliamo sl ricevere qualcosa, se lo perce-
no! piamo come una ricompensa per i nostri meriti,
come qualcosa di dovuto. Perché ricevere gratuita-
mente significa dare fiducia a chi dona, avere il
cuore aperto e disponibile ad accogliere. Perché ri-
11
Paolo parla di •buone opere cbe Dio in anricipo ha predisposro
perché noi le compissimo», Efcsini 2,10. " Luca 6,35-36.

134 135
cevere, accogliere è anche darsi! Ricevere gratuita- nata da millenni dalla necessità di lottare per so-
mente suppone, in più, molta umiltà. Non si può pravvivere15.
gratuitamente ricevere se non riconoscendoci e ac- Potremmo dire che l'irruzione della rivelazione
cettandoci come dei poveri; e l'orgoglio ci si rifiuta divina e del vangelo nel mondo è come un fermen-
nel modo più assoluto. Siamo capaci di rivendica- to di evoluzione che si propone di far "mutare" il
r~, esigere, ma di rado siamo capaci di accogliere, nostro psichismo verso una logica della gratuità,
ricevere. che sarà quella del Regno, perché è quella dell' a-
Pecchiamo per mancanza di gratuità ogni volta more. Si tratta di un processo di divinizzazione, il
che, nella nostra relazione con Dio o con gli altri, il cui obiettivo è quello di giungere ad amare come
bene che abbiamo fatto diventa un pretesto per ri- Dio ama: «Siate perfetti come perfetto è il Padre
vendicare un diritto, per esigere da parte dell'altro vostro del cielo!»16. Divinizzazione, che è la vera
un riconoscimento o una gratificazione. Ma anche, umanizzazione! Evoluzione mirabile e liberatrice
più sottilmente, ogni volta che, a motivo di questo che ha bisogno della cooperazione della nostra li-
o quel nostro limite, di questo o quel nostro insuc- bertà e non può avvenire che attraverso dolorose ri-
cesso personale, abbiamo paura di non ricevere fusioni dello psichismo, vissute talora come una ve-
amore: come se l'amore si dovesse pagare o merita- ra e propria morte.
re! Il vangelo fa di tutto per spezzare questa logica14 • Non possiamo entrare in un nuovo modo di es-
Ci è molto difficile accettare questa rimessa in di- sere se non staccandoci, fra lacrime e pianti, da tut-
scussione dei nostri schemi (è una cosa che rende ta una quantità di nostri comportamenti naturali,
maledettamente insicuri!), ma è vitale: perché non se non attraverso una sorta di agonia. Ma una vol-
potremo mai trovare la felicità fin quando restere- ta superata la «porta stretta>) della conversione delle
mo chiusi in una logica di mercato, di diritti e di nostre mentalità, l'universo in cui entriamo è splen-
doveri. Questa logica ha la sua ragione di essere nel- dido: è il Regno, in cui la sola legge è l'amore, che
la società terrena, ma noi dobbiamo invece supe-
rarla ed entrare in quella dell'amore.
11
Imparare a dare e ricevere gratuitamente suppone Nonostante rutti i nostri progressi tecnologici, concretamente noi
abbiamo ancora una psicologia, come dire? da uomini preistorici, cioè
una lunga e faticosa rieducazione della nostra psi- una psicologia che nella sua stessa struttura è in gran pane fondata su
cologia, che non è "strutturata" per un simile uni- meccanismi di sopravvivenza, di difesa ecc. e non è capace di relazioni
verso, un simile "regime", ma è piuttosto condizio- fiduciose e gratuite, d'amore libero e disinteressato. Potremmo dire che
il lavoro dello Spirito Santo è semplicemente quello di ristrutturare il
nostro psichismo per renderlo idoneo a funzionare secondo questa
nuova modalità. Negli stessi termini potremmo anche interpretare
" Quando, ad esempio, ci ricorda che siamo servi inutili (Luca l'opposizione, in san Paolo, fra uomo psichico e uomo spirituale, fra
17,10), ma anche quando dice che gli operai dell' undicesima ora rice- «uomo vecchio• e •uomo nuovo•.
vono lo stesso salario di quelli della prima (Matteo 20,1-16). '' Matteo S,48.

136 13,7
è un paradiso di gratuità, in cui l'amore può scam- V
biarsi senza limitazioni, darsi e riceversi senza re-
strizioni, in cui non si hanno più "diritti" e "dove- POVERTÀ SPIRITUALE E LIBERTÀ
ri", niente da difendere e niente da conquistare, in
cui non c'è più nessuna opposizione fra il "tuo" e il
"mio", in cui il cuore si dilata all'infinito. In questo
mondo nuovo regna l'amore, quell'amore che è ter-
ribilmente esigente (perché vuole tutto: fino a
quando non si ama totalmente, non si ama vera-
mente) ma anche sovranamente libero, non avendo 1. Il bisogno di essere
più altra legge che se stesso.
Uno dei bisogni più profondi dell'uomo è il biso-
gno di identirà1: ho bisogno di sapere chi sono, ho
bisogno di esistere ai miei propri occhi e agli occhi
degli altri.
Soffriamo rutti di "mancanza di essere", una
mancanza estremamente acuta e sentita. Questo bi-
sogno di identità è talmente imperioso da portare
talvolta ad aberrazioni. Lo constatiamo particolar-
mente oggi, quando uomini e donne, soprattutto
giovani, sono capaci di adottare il look più inverosi-
mile semplicemente per esistere ai propri occhi e
agli occhi degli altri, in linea con i modelli che pro-

' Sul piano psicologico e spirituale, il bisogno più profondo dell'uo-


mo è un bisogno d'amore: amare ed essere amato. A questo bisogno
d'amore, bisogno di comunione, sono necessariamente legati due altri
fondamentali bisogni: quello della verità (per amare bisogna conosce-
re) e quello dell'identità (per amare bisogna essere). A questi tre fon-
damentali bisogni corrispondono le ere facoltà spirituali che la teologia
tradizionale distingue: volontà, intelligenza, memoria. Sono le virtù
teologali che permettono di trovare nella relazione con Dio la soddi-
sfazione ultima di questi bisogni: la fede fa accedere alla verità, la spe-
ranza permette di trovare in D io la propria sicurezza e la propria iden-
tità, la carità ci fa vivere in comunione d'amore con Dio e con il pros-
simo.

138 139
Questa tendenza a costruirsi un "essere" sulla ba-
pone la cultura ambientale - imposti da una ben se del "fare" ha sicuramente anche un risvolto posi-
mutevole moda - e con i quali uno si identifica. I tivo nel percorso di costruzione della .eersona, che
media oggi trasmettono tutta una moltitudine di si sviluppa esercitando le sue capacità. È normale e
modelli: il giovane "quadro" ra!11pante, il c~mpic:ine buono che uno scopra di essere capace di fare que-
della nazionale, la top model il barbone di penfe- sta o quella cosa, che eserciti queste sue capacità,
na ... sfrutti le sue potenzialità e cosl finisca per sapere
Sul piano più superficiale, il bisogno di identità chi è, abbia fiducia in sé e provi la gioia di espri-
cerca spesso di soddisfarsi nell'avere, nel possesso di mere i talenti deposti in lui. reducazione e la pe-
beni materiali, in un certo stile di vita esterna: mi dagogia si basano in buona parte su questa tenden-
identifico allora con le mie ricchezze, il mio aspet- za, e fanno bene.
to fisico, la mia moto o il mio yacht. Ma si fa una Ma la persona non si può identificare con la som-
tremenda confusione: si pretende di soddisfare un ma delle sue attitudini; è molto di più. Non si può
bisogno di essere con quello dell 'avere. È una cosa giudicare uno sulla base soltanto delle sue capacità;
che può illudere per qu~ch.e tempo, i:na non dur~ e ogni persona ha un valore e una di9,nità unici indi-
presto arrivano le delus10m ... Qu~tl, ad esempio~ pendentemente dal suo "saper fare '. Quando non
un bel giorno hanno dovuto fimre l?er rendersi lo si capisce, allora si rischia molto di finire un gior-
conto che li si cercava per i loro soldi e non per no, di fronte magari a un fallimento, in qualche
quello che erano, cosi che, dopo essere stati per un acuta "crisi esistenziale"; oppure di avere un atteg-
po' di tempo i "re della festà', un bel momento si giamento di disprezzo per gli altri, dinanzi ai loro
sono trovati in solitudini tremende ... limiti e alle loro incapacità. Ciò può falsare molto
Su un piano un poco più elevato, il bisogno di le relazioni fra le persone, impedendo di passare a
essere cercherà di soddisfarsi nel raggiungimento e quella: gratuità di cui abbiamo parlato nel capitolo
nell'esercizio di qualche talento (sportivo, artistico, precedente e che è la caratteristica specifica dell' a-
intellettuale). È già meglio, ma anche in questo ca- more. Quale posto ci sarà per i poveri, gli handi-
so bisogna rendersi conto che si corre forte i~ ri- cappati, in un mondo in cui la persona conta sol-
schio di confondere essere e fare: la persona viene tanto per la sua efficienza o il bene visibile che è in
identificata con l'insieme dei suoi talenti e delle grado di produrre?
sue competenze: ma io sono soltanto questo? E se
perdessi quei talenti? Se .fos.si il. miglio~ giocatore di
calcio al mondo e commciassi a decimare? Se co-
noscessi a memoria tutta una letteratura e un inci-
dente mi facesse perdere la memoria? Cosa sarei al-
lora?
14 1
140
2. Orgoglio e povertà spirituale c~ di identità è, come dappertutto, estremamente
vivace.
È interessante sviluppare a questo riguardo una _La tendenz~ a cos~r.uirsi un proprio "io" anche sul
riflessione sulla problematica dell' orgoglio2 • Tutti piano della vita spmtuale è normale e positiva è
nasciamo con una ferita profonda che viviamo co- una spinta, una ~oll~ per la crescita u~ana e spiri-
me una mancanza, una mancanza di essere. A que- tuale. È una motivazione per progredire, acquisire
sta mancanza cercheremo di rimediare per com- doni e talenti, imitare questo o quel modello che ci
pensazione: ogni essere umano cercherà così di co- attrae e con il quale più o meno ci identifichiamo.
struirsi un'identità compensatoria, diversa dall'uno Desiderare di essere qualcuno nel campo religioso,
all'altro, a seconda della sua ferita. Ognuno si fab- come un san Francesco di Assisi o una madre Tere-
bne. herà dunque un "ego" , d'rverso dal "sé" vero, co- s~, pu~ per.t?e.ttere di trovare un proprio percorso
me un grosso pallone che si gonfia. dt santità, d1 rispondere a una vocazione e così via.
Questo io artificiale ha delle caratteristiche che gli Certamente è meglio avere lambizione di essere
sono tipiche: in quanto appunto artificiale, fa spen- qualcuno secondo i valori del vangelo che un cele-
dere una quantità di energia per mantenerlo in ore gangster!
buone condizioni; in quanto fragile, va difeso. Or- . Ma ~vid~ntemente si:uno ancora a un'imposta-
goglio e durezza vanno di pari passo. Infatti, la zione rischiosa, se non s1 va oltre. Uno cerca di rea-
scorza di questo grosso pallone, lungi dall'essere lizzarsi sfruttando le virtù, le qualità spirituali. Co-
morbida e malleabile, è al contrario fatta di tanti me dire che uno si identifica, in modo conscio o
bei "posti di guardià' a difesa della fittizia identità: inconscio, con il bene che è in grado di fare. Evi-
guai a chi la contesta, le fa correre dei pericoli, la d_e memente ~ cosa b~~na fare il bene (pregare, di-
mette in discussione o a chi ostacola l'espansione gmnare, darsi al serv!Zlo del prossimo, evangelizza-
del nostro io; perché allora si troverà alle prese con re, avere questo o quel carisma ecc.). Ma ciò che è
delle reazioni molto violente e aRgressive. Quando estremamente pericoloso è identificarci con il bene
il vangelo ci dice che dobbiamo 'morire a noi stes- spirituale che siamo capaci di fare.
si", in realtà è a questo "ego" che dobbiamo mori- Pe~ché questa identità, p~r quanto migliore dell'i-
re, a questo io fabbricato artificialmente, perché dentità che uno può darsi attraverso le ricchezze
possa emergere il "sé" vero, datoci da Dio. materiali o i talenti umani, resta ugualmente artifi-
Sicuramente la medesima problematica la ritro- ciale e fragile, e per farla crollare basterà che un
viamo nel campo della vita spirituale, dove la ricer- giorno _o l'altro. questa o quella nostra virtù venga
m~~a m dubbi~, questa o quella nostra capacità
1
Queste riflessioni le abbiamo tratte da un arcicolo di frate Ephriim spmtuale su cm avevano fortemente puntato ci
pubblicato nella rivisca Ressources d'eau vive. venga sottratta... Come vivremo allora i fallimenti,

142 143
se ci identifichiamo con i nostri successi spirituali? Dobbiamo dirlo ~on forza: l'uomo è ben iù d 1
Ho conosciuto dei religiosi che si erano dati intera- bene che è capace. d1 fare. È figlio di Dio e , facc·1a ~l
mente all'apostolato, o si erano consegnati anima e b ene o n.on ~1. n~sca .
o mag~n ne. diventi incapace,
1
corpo a una buona .~usa e,, il giorno ~n cu~ la ma- r~ta figlio d1 D10; perché I doni e la chiamata d'1
lattia oppure la dec1s1one di un superiore h ha co- Dio sono irrevocabili. II nostro Padre del cielo n
stretti a lasciare, sono finiti in crisi profonde, al c1. ama per 1·1 bene che facciamo; ci ama gratuiton_
punto da non sapere più riconoscere se stessi. m~nte, per noi stessi, perché ci ha per sempre ado~­
Questa identificazione di sé con il bene che si è tat1 come suoi fìgli4 •
capaci di fare è pericolosa perché porta all'orgoglio Per qu~to'. ~a virtù opposta all'.orgoglio, l'umiltà
spirituale: più o meno consciamente, uno si consi- o pove~ta sp1~1tuale, è tanto prez10sa: essa mette il
dera la fonte e l'autore di quel bene, lo attribuisce a nostr<;> 10 al. nparo d~ tutto ciò che potrebbe met-
se stesso, invece di guardare in faccia la verità, cioè terlo m pencolo. Se il nostro tesoro è in Dio, nes-
che tutto il bene che siamo capaci di fare è un do- s1;1no potrà sottrarcelo. eumiltà è la verità: io sono
no gratuito di Dio. Il bene che facciamo non è no- c~ò che so~o, e non una costruzione artificiale, fra-
stra proprietà, è un incoraggiamento che Dio ci dà. gile e continuamente a rischio; sono ciò che sono
«Cos'hai che tu non abbia ricevuto? e se l'hai rice- agli occhi di Dio, un povero figlio che non ha asso-
.vuto, perché allora te ne glori come se non l'avessi lutamente nulla, che tutto riceve ma è infinitamen-
ricevuto?» 3• E quest'orgoglio ci porta anche a dare te amato e totalmente libero, che non ha nulla da
giudizi negativi sugli altri che non compiono lo teme~e, nie~t.e da pe~dere, perché ha già tutto otte-
stesso bene, ci rende impazienti con quelli che ci nuto m ant1c1po dall amore gratuito e benevolo del
ostacolano nella realizzazione di questo o quel pro- Pa~r.e, che un gi~rno gli h a detto questa parola de-
getto ecc. finltlva: «Tutto ciò che è mio è tuo»5•
Orgoglio, durezza, disprezw del prossimo, ma La nostra ~dentità autentica, vera, molto più
anche paura e scoraggiamento saranno gli inevita- profonda dell avere o del fare e anche delle virtù
bili strascichi della confusione fra me e i miei talen- m<;>rali e delle qualità spirituali, è quella che sco-
ti: i fallimenti saranno vissuti con ferocissima mala- priamo a poco a poco vivendo sotto lo sguardo di
grazia, perché invece di essere visti come normali (e
perfino benefici) incidenti di percorso, saranno
drammaticamente vissuti come un attentato al no- . • Questa verità, che è .b.ene che noi scopriamo, è la grande posta in
gioc:o della frequente ~c~1s1 del m~zo dell~ vit~•: dopo essersi spesi per
stro essere, una minaccia alla nostra identità. Di an~1 nel lavoro, uno s1 mw~, ~ cinquantanni'. con un gran vuoto in-
qui, anche un timore eccessivo di fallire. tem;>re: perc~é ha cercato d1 csmere nel fare, dimenticando di procu-
ram la !Ilan~era .di .accogliere la propria vera e inalienabile identità,
quella d1 figlio d1 Dio, amato non per ciò che fa ma per ciò che è
3 I Corinzi 4,7. 'Luca 15,31. ·

144 145
Dio. È quella che nessuno, e ni:nte, avv~nimento o possibile, dobbiamo fare il bene ed evitare il male,
caduta o fallimento, potra mai sottrarci. Il nostro perché il peccato ferisce noi e ferisce gli altri e i suoi
tesoro non è di quelli che termiti o ve~m.i P?sson? disastri sono spesso di lunga e difficile riparazione.
divorare6, ma è in cielo, cioè fra le mam d1 Dio. Di- Ma dico che non abbiamo il diritto di assimilare
pende non già da~li avvenimenti n~ da ciò che ab- chicchessia con il male che fa (è come metterlo in
biamo o non abbiamo e neppure, m un certo sen- prigi~ne e buttare via ogni speranza per lui) né
so da ciò che facciamo o non facciamo, dai nostri 1denuficarlo (e soprattutto non identificare noi
su~cessi o dai nostri fallimenti, ma da Dio soltanto, stessi) con il bene che compie.
dalla sua benevolenza e dalla sua bontà che non
cambia. La nostra identità, il nostro "essere" ha una
fonte diversa dalle nostre attività, una fonte molto 3. Le prove spirituali
più profonda: è l'amore creatore ~i J:?io, ~he ci ha
fatti a sua immagine e ci ha destman a. viver~ p~r La riflessione appena fatta ci offre un interessan-
sempre con lui, un amore che non può ru~1ang1ars1. te spunto. sul.la ped~go~ia divina nei riguardi di
Vorrei citare, al riguardo, un bel passo di una sag- ognuno di not e sul s1gmficato delle prove nella vi-
gista contemporanea, già peraltro menzioz:i~ta:_ «La- ta spirituale.
more è ciò che resta quando non resta pm ment~. Io penso che le prove che uno deve subire nella
Abbiamo tutti in fondo a noi questa memoria sua vita cristiana-le "purificazioni", per dirla in un
quando, al di là dei nostri. fallime°:ti? delle nostre · linguaggio mistico che ci è familiare - non abbiano
separazioni delle parole cui sopravviviamo, sale dal altro senso se non quello di un lavoro di smantella-
fondo dell; notte come un canto appena udibile, la mento di ciò che di artefatto e di artificiale c'è nel-
certezza che al di là dei disastri delle nostre biogra- la nostra personalità, perché possa emergere il no-
fie, al di là anche della gioia, della pena, _della n~­ stro essere autentico, cioè quello che noi siamo per
scita, della morte, esiste uno spazio che mente mi- Dio.
naccia che niente ha mai messo in forse e che non Le ~otti spirituali, potremmo dire, sono degli im-
'
corre alcun rischio di venire distrutto, uno spaz10
. po~enment1, talora brutali, che nella maniera più
intatto, quello dell'amore, su cui è stato fondato il r~dtcale ~pazzano via dal credente ogni possibilità
nostro essere>/. ~t b~arst ~u se _stesso, _sulle sue doti (umane o spi-
Ciò sicuramente non vuol dire che sia indifferen- ntual1), sut suot talenti, sulle sue capacità e perfino
te che ci comportiamo bene o male: fin dove ci è sulle sue virtù. Ma sono benefiche, perché lo indu-
cono _a cercare la sua identità dove essa è autentica-
mente.
6 Matteo 6,19. Nella notte spirituale l'uomo si vede radicalmen-
7 Chrisciane Singcr, op. r:it., p. 79.

146 147
te povero e del tutto impotente sia di fare bene sia
di amare, si scopre capace di tutti i peccati del mon- incondizionata, in virtù di se stesso della sua mise-
do. Può essere un'esperienza dolorosa, come quan- ricordia e della sua tenerezza infini~e, in virtù della
do una persona che ama il Signore attraversa una sua sola paternità verso di me.
fase in cui non scorge più in se stessa neanche un Quest'esperienza produce un rovesciamento fon-
briciolo di fervore, ma anzi come un profondo di- damentale nella vita cristiana, un rovesciamento
sgusto per le cose spirituali. Aver dato la propria vi- che è una grazia immensa: il fondamento della mia
ta a Dio e poi scoprirsi tanto incapaci del minimo relazione con Dio, della mia vita, non è più in me,
moto di amore per lui è una sofferenza tremenda, ma totalmente ed esclusivamente in Dio. Ciò an-
perché è il senso della nostra stessa vita che pare che sign~fica. che divento pienamente libero: fino a
sparire8 • Ma ecco il beneficio di questa prova: ren- quando il m10 rapporto con Dio è in rane fondato
dere impossibile all'uomo di puntare sul bene di cui su ciò che sono in grado di fare, que rapporto re-
egli è direttamente capace, perché il solo fonda- sta fragile; ~a q71an.do per unico ~andamento esso
mento della sua vita resti la misericordia divina. È ha la patermtà di D10, allora è al nparo da qualsia-
una vera e propria rivoluzione interiore: far sl che io si fallimento.
non mi faccia forte dell'amore che ho per Dio, ma Ciò evidentemente non significa che per colui
esclusivamente dell'amore che Dio ha per me. Un che.~ p~sato attraver~o questa o quella prova sia or-
giorno in confessione un prete mi disse: quando mai m~1fferente fare il bene oppure il male. Costui
non credi più a ciò che tu puoi fare per Dio, conti- resta più che mai innamorato di Dio e desideroso
nua a credere a ciò che Dio può fare per te. di fargli piacere con le sue opere buone, ma il bene
Perché, progressivamente e parallelamente al ter- che egli fa è fatt? in maniera pura, ~ibera e disinte-
ribile impoverimento che sperimenta, chi sta viven- r~ssa~~· No.n denva da un qualche bisogno di crear-
do una prova e non si scoraggia ma spera nel Si- si un 1dent1tà, da una sete di successo dalla neces-
gnore comincia a capire una cosa che, se fino a quel sità di provare a se stesso e agli altri di ~istere. Nep-
momento gli appariva una pia espressione, da ades- p~r~ ha per occulta molla voler meritare qualcosa
so diventa un'esperienza vitale: Dio non mi ama d1 ntorno. La sua sorgente è in Dio.
per il bene che sono capace di fare, per l'amore che q_ues_t~ "~ibaltamento" della nostra vita spirituale
ho per lui, ma mi ama in maniera assolutamente - m cm s1 ritrovano profondamente intrecciate un' e-
Sf?eri~nza di impoverimento e una nuova rivelazione
• In questo genere di prove la persona in realtà non perde l'amore di D10 come Padre - è assai ben descritto in questo
per Dio, dal momento che il suo essere resta profondamente orientare passo,. tratto dal li~>ro del monaco egiziano Matta el
verso Dio, ma perde il sentimento dell'amore. I.:amore esisre, ma è vis- Maskine (Matteo il Povero) sulla preghiera9•
suto soltanto più come sofferenza, cioè sofferenza di sentirsi incapace
d'amare, sofferenza di non amare abbastanza...
• L'exp!rimce de Dieu dam la vie de prière, &i. du Cerf, p. 295.
148
149
Egli chiama <<tiepidezza spiriruale» 10 quella prova, ha smesso di pregare, e che Dio ha abbandonato
a causa della quale l'ani.ma,.prima ~utta fervo~osa e l'anima e l'ha dimenticata perché le sue opere e la
desiderosa di servire D10, s1 sente mcapace d1 pre- sua perseveranza non erano ali' altezza del suo amo-
gare, di amare ~ pr~vata di ogni bene spi~itu~le. S:o- re. E l'anima tenta invano di sollevarsi dal suo ab-
sl egli ne descrive 1! senso, e, come essa 1.mp1ant1 .su battimento e dal suo lamentevole stato e riprende-
basi nuove la relazione dell uomo con il suo Dio: re la sua attività: le sue decisioni finiscono in nien-
«Quando l'anima comincia la sua lotta spirituale, te, ii: p~ra per~ita. Poi però l'anima a poco a poco
quando è tutta assidua nella preghiera e nelle altre commc1a a capire che la grandezza di Dio non va
pratiche spirituali, può avere il sentore che siano la misurata sulla misura della futilità dell'uomo, che
sua attività e assiduità a condizionare la sua relazio- la sua paternità eminentemente superiore ha accet-
ne con Dio. All'anima pare che dovrebbero essere la tato di adottare i figli della polvere a causa della sua
sua perseveranza e la sua fedeltà nelle preghiere a infin~ta t.enerezza e dell'imme~sità della sua grazia e
meritarle in diretta proporzione l'amore di Dio e di non m risposta alle opere dell uomo e ai suoi sfor-
diventare suo figlio. Ma Dio non vuole che l'anima zi, che la nostra adozione da parte di Dio è una ve-
si svii su questa falsa pista, che di fatto l' allontane- rità che ha origine in Dio e non in noi, una verità
rebbe definitivamente dall'amore gratuito di Dio e sempre presence, sempre attiva - nonostante la no-
dalla vita con lui. E così le ritira quell'energia e stra impotenza e il nostro peccato - nel testimonia-
qu~ll'assiduità che rischierebbero di provocarne la re la bontà di Dio e la sua generosità.
rovina. ~d è co~l che la tiepidezza spirituale porta queste
Appena Dio le ritira queste sue capacità, cioè l' e- amme a rivedere a fondo la loro concezione di Dio
nergia !! l'assiduità nelle opere spirituali, che le ave- e il loro modo di valutare le relazioni spirituali che
va donato gratuitamente, come prova del suo amo- legano l'anima a Dio. La loro concezione dello sfor-
re, lanima resta senza forze, incapace di compiere zo e dell'assiduità nelle opere spirituali ne viene
qualsiasi attività spirituale, e viene messa di fronte profondamente modificata. Queste non vengono
a questa stupefacente verità, che essa s'intestardisce più. considerate il prezzo dell'amore di Dio, ma del-
a respingere e a considerare altamente improbabile: le risposte al suo amore e alla sua paternità».
nella sua paternità, Dio non ha bisogno delle nostre Facciamo osservare che ciò che Dio opera nell' a-
preghiere e delle nostre opere. nima di alcuni immergendoli nella prova della «tie-
Dapprima l'uomo si aggrappa all'idea che di si- pidez~a spi~it~ale» q~i d~c_:ritta, in realtà desidera
curo la paternità di Dio si è scostata da lui perché farlo m tuttii m maniera pm normale e progressiva,
per co~l ~ire, attraverso le sofferen~ della vita: fal-
10
Questo senso è sicuramente assai diverso da quello solito di tiepi- limenn, impotenze, cadute d1 ogm sorta, malattie,
dezza come pigrizia e volontaria negligenza nel servizio di Dio. depressioni, fragilità psicologiche e affettive, qua-

150 151
lunque ne sia 1' origine, compresa la nostra colpa. Si è realizzata a suo favore la parola che Dio ri-
Anche se le cause di queste sofferenze non hanno in volge a Israele per bocca del profeta Sofonia (3,12):
partenza nulla a che fare con un intervento divino ((Non lascerò in mezzo a te che un popolo umile e
e non sono direttamente legate alla vita spirituale, modesc.o; nel nome del. S~gnore cercherà rifugio il
Dio se ne serve lo stesso a quello scopo. In fin dei resto d1 Israele». Costui s1 sforza con generosità di
conti, non c'è poi tanto da distinguere fra le prove fare il bene, accoglie con gioia e riconoscenza il be-
spirituali e le altre, dal momento che Dio si serve di ne che gli può fare il suo prossimo, ma con grande
tutto, anche di ciò che non ha "programmato", vo- libertà, perché il suo sostegno, il suo rifugio è al-
lendo così dire. Perfino delle conseguenze dei nostri trove, è in Dio soltanto. Non si lascia prendere dal-
peccati egli si serve! È consolante sapere che si può 1' affanno a causa delle sue debolezze, né si irriterà
ricavare un gran beneficio spirituale anche da una con gli altri perché non sempre corrispondono alle
prova che di spirituale non ha niente! Non abbia- sue attese. Il sostegno che egli cerca in Dio soltan-
mo dunque paura, non temiamo i momenti in cui to lo mette al riparo da ogni disappunto e gli dà
la vita ci spoglia e ci impoverisce, in questo o quel una grande libertà interiore, che egli pone tutta al
campo, perché Dio ne farà sgorgare una preziosa li- servizio di Dio e dei fratelli, con la gioia di corri-
bertà. spondere all'amore con lamore.

4. La misericordia come solo sostegno 5. L'uomo libero: quello che non ha più niente
da perdere
I.:uomo libero, il cristiano "maturo" spiritualmen-
te, cioè diventato veramente "figlio di Dio", è quel- Il nostro mondo cerca la libertà, ma la cerca nel-
lo che ha fatto l'esperienza del suo nulla radicale, 1'abbondanza dell'avere e del potere. Trascura que-
della sua miseria assoluta, quello che è stato come sta verità essenziale: veramente libero è soltanto chi
"azzerato" ma in fondo a quel nulla ha finito per non ha più nulla da perdere, perché è già stato spo-
scoprire una tenerezza ineffabile, 1'amore assoluta- gliato di tutto, è già distaccato da tutto, è ((libero da
mente incondizionato di Dio. tutti>l 11 e da tutto; è soltanto colui di cui già si può
Adesso non ha più che un solo sostegno e una so- dire, in perfetta verità, che la morte è ((dietro di
la speranza: la misericordia senza limiti del Padre. È lui», dato che tutto il suo "bene" è ormai riposto in
questa la sua sola e unica sicurezza. Tutto egli si at- Dio e in Dio soltanto. È sovranamente libero colui
tende da quella misericordia e da essa soltanto, che non concupisce niente e n on ha paura di nien-
e non più dalle risorse personali o dall'aiuto degli
altri. 11
l Corinzi 9,19.

152 153
te. Non concupisce niente perché ogni bene vera- mendi del XX secolo, e abbonda di testimonianze
mente importante gli è assicurato. da Dio. Non ha di persone che dietro le sbarre hanno paradossal-
paura di niente perché non h.a mente .da p~rdere, mente trovato, dopo aver perso tutto, la vera li-
niente da salvare, perché non s1 sente mmacc1ato da bertà. Nel suo libro Etty Hillesum, rinchiusa nel
nessuno e quindi non ha nemici. È il povero delle campo di Westerbork, fa questa riflessione: «Le re-
beatitudini, distaccato, umile, misericordioso, dol- cinzioni sono soltanto un punto di vista. "Noi die-
ce, artefice di pace. tro le recinzioni", diceva un giorno un indistrutti-
Una parabola di questa verità potremmo trovarla bile anziano signore con un gesto malinconico del-
in un capitolo del romanzo di Solienicyn, Il primo la mano, "e loro, laggiù, non vivono forse anch'essi
girone, dove egli ~a~conta un coll~qui~, all'ep~~a dietro le loro recinzioni?", e puntava il dito verso le
della dittatura stalm1ana, fra un png1omero polm- grandi ville, come mastioni, dall'altra parte della
co, uno «zek», e un alto funzionario del partito. Il clausura»12 • E altrove dice: «Quando si ha una vita
primo si trova in carcere, ha già fatto anni di gulag, interiore, forse poco importa da che parte della re-
ha perso la famiglia sotto i bombardamenti. Il fun- cinzione di un campo uno si trovi»13•
zionario è libero, ricco, potente, ma sempre treme-
bondo, perché, nel contesto del romanzo, rischia
ogni giorno di finire in una delle continue purghe 6. Beati i poveri
e di svegliarsi in galera. Ha bisogno dei servizi di
quello «zek», che è uno scienziato, per un progetto A mano a mano che gli anni passano, che incon-
che gli chiedono di portare avanti e in cui si gioca tro persone e condivido in profondità le loro espe-
la carriera; cerca tutti gli argomenti per convincer- rienze, a mano a mano che sperimento l'azione di-
lo. Con molta finezza, in quel dialogo Solzenicyn fa screta, misteriosa ma tanto reale di Dio nella mia
vedere come il vero uomo libero, e perciò anche vita e nella loro, resto semrre più colpito dalla
quello che in fondo mena la danza, non sia già il grande sapienza che c'è ne vangelo, di quanto
potente funzionario, ma piuttosto il prigioniero, quella parola sia vera, di quanta luce faccia sulla
dato che questi non ha più nulla da perdere. Colla- condizione umana, una luce di stupenda giustezza.
borerà se lo rimanderanno in Siberia: egli sa che, Paradossale e inesauribile, il vangelo, che forse non
pur nelle tremende condizioni di quei luoghi, si abbiamo ancora cominciato a vivere veramente -
può restare un uomo. neanche noi cristiani - , possiede una virtù (una
Non dico che dobbiamo augurare a nessuno una forza) inaudibile per fare di noi degli esseri liberi,
simile esperienza dei campi, ma voglio dire che è
bene meditarla; e del resto r esperienza del gulag o
" Etty Hillesum, op. cit., p. 258.
del campo di sterminio è uno dei drammi più tre- " Ibidem, p. 109.

154 155
tracciare il cammino verso la libertà interiore, in
per renderci capaci di a~are veramente, yer ~'~~a­ particolare la realisrica accettazione di sé e la fede in
nizzarci" realmente, che e anche come dire d1vm1z- quel Dio che è presente in tutti gli avvenimenti del-
zarci, dato che siamo stati creati a immagine di la nostra vita.
Dio. In quella parola sono rivelate, nella maniera
più feconaa e profonda, tutte le leggi dell'esistenza, - Non ti sei mai chiesto che cosa della tua vita mi dà
in particolare quelle che possono darci la felicità. più gioia?
Al centro del vangelo ci sono le beatitudini, la - No, dico a Gesù.
prima delle quali le riassume tutte: «Beati i poveri E lui: Quando con lucida libertà dici sì alle chiamare
di spirito, perché il regno dei cieli appartiene ad es- di Dio.
si». Mi auguro che le riflessioni di questo libretto E continuò dicendomi: Ricorda questa parola del Van-
abbiano aiutato il lettore a capire questa stupenda gelo:
«La verità vi renderà liberi». Voi potete soltanto corri-
affermazione di Gesù, a percepirne la verità e a vi- spondere alle chiamate della grazia, con libertà, quan-
verla. La povertà spirituale, la dipendenza totale da do la vostra stessa verità si fa chiara, quando l'accetta-
Dio e dalla sua sola misericordia è la condizione te umilmente e, sulla sua base, mantenete un dialogo
della libertà interiore. Dobbiamo diventare dei con Dio, finendo per capire che tutto quel che vi è ca-
bambini e «accettare di aspettarci tutto dal dono pitato e vi sta capitando corrisponde a un amorevole e
del Padre, ma proprio tutto, istante dopo istante» t4 • provvidenziale progetto di colui che è il Padre vostro.
Non sappiamo cosa ci sia ad aspettare dietro l' an- E vero, molte cose vi renderanno perplessi e fors'anche
golo il nostro mondo negli anni che verranno, qua- vi sprofonderanno in tenebre spesse, ancor più in un
li avvenimenti segneranno il terzo millennio. Ma dolore lacerante e paralizzante, ma la fede, vostra ri-
una cosa è certa: quelli che avranno saputo scopri- sorsa, sarà il vostro scudo. Dio non si rivela vostro
Abbà? Non ho sposato, io, il Figlio, ciò che di più mi-
re e coltivare l'inalienabile spazio di libertà che Dio serevole c'è nella vostra condizione? Lo Spirito Santo,
ha deposto nei loro cuori, facendo di essi dei figli , il Paradito, non vi difende? Tutta questa realtà, credu-
non saranno mai presi alla sprovvista. ta con il cuore e con l'anima, provocherà in voi la fi-
ducia.
A mo' di conclusione, vorrei affidare alla medita- Non abbiate paura di voi! Non abbiate paura di tutto
zione del lettore un bel dialogo fra Gesù e un con- ciò che siete, nella vostra realtà, nella realtà che ogni
templativo spagnolo contemporaneo, devoto della essere umano affronta, la realtà in cui Dio pianta la sua
Vergine fin dall'infanzia e rimasto anonimo. Que- tenda per fare dimora in mezzo a voi. Dio è incarna-
sto testo ci sembra un bel modo di esprimere i te- zione, il nuovo nome di Dio è Emmanuele. Dio con
mi affrontati in questo libretto, con l'intento di noi: Dio con la tua realtà. Apriti ad essa senza timore.
Sarà soltanto nella misura in cui scoprirai re stesso che
" Jean-Claude Sagne, op. cit, p. 172.
157
156
scoprirai la profondità del suo amore. Nel tuo profon- INDICE
do, in ciò che tu sei nel tuo profondo, sperimenterai
che non sei solo. Qualcuno è entrato, per amore e mi-
sericordia, nel mistero della tua umanità più intima, e
non come spettatore, o giudice, ma come uno che ti
ama, che si offre a te e ti sposa per liberarci, salvarti,
guarirti ... per restare sempre con te, amandoti, aman-
doti!
Pasqua 2002
Introduzione pag. 5

I. LIBERTÀ E ACCETTAZIONE ))
7
1. In cerca di libertà ))
7
Libertà e felicità )) 8
Libertà: rivendicazione di autono-
mia oppure accettazione di una di-
pendenza? ))
10
Libertà esterna oppure inreriore? )) Il
Liberazione oppure suicidio? ))
13
È nel vostro cuore che siete allo
stretto )) 14
Una testimonianza dal secolo scor-
so: Etty Hillesum )) 18
La libertà interiore: libertà di ere-
dere, di sperare, di amare )) 20
La libertà in atto: scegliere oppu-
re dire sl? )) 21
Essere liberi è anche dire sl a ciò
che non si è scelto ))
23
Ribellione, rassegnazione, assenso )) 25
2. I.:accettazione di sé » 28
Dio è realista )) 28

158 159
---
Desiderio di cambiare e assenso a I lacci del rancore
ciò che siamo pag. 30 pag. 65
Con la misura con cui misurerere
La mediazione dello sguardo del- sarà misurato anche a voi » 67
l'Altro )) 31 I benefici che possiamo ricavare
Libertà di essere dei peccatori, li- dalle colpe altrui
bertà di diventare dei santi )) 34 ))
70
Il peccato degli altri a me non ro-
"Credenze limitanti" e proibizioni )) 37 glie niente
Accettare se stessi per accettare gli
))
72
La trappola della smobilitazione ))
74
altri )) 40
. male
Il . vero non è fuori di noi' ma
3. I..:accettazione della sofferenza )) 41 m no1 ))
76
Dire sì alle contrarietà )) 41 Le nostre complicità che rafforza-
La sofferenza che fa più male è quel- no il male ))
78
la che uno rifiuta )) 43 Il male viene a riempire un vuoto ))
79
Rifiutare di soffrire è rifiutare di La regale libertà dei figli di Dio ))
81
vivere )) 45
Non c'è soltanto del male nel ma- II. IL MOMENTO PRESENTE
le: il lato positivo delle contrarietà )) 48
))
83
Dalla dominazione all'abbandono: 1. Libertà e momento presente ))
83
la purificazione dell'inrelligenza )) 49 2. Il verbo amare si coniuga soltanto
Comprensione della volontà divina )) 52 al presente ))
86
La mia vita nessuno la prende, ma 3. Si può soffrire soltanto un istante ))
87
io la do )) 54 4. Basta a ogni giorno la sua pena )) 88
I..:impotenza nella trova e la prova 5. Il domani avrà già le sue inquietu-
dell'impotenza: la ibertà di crede- dini ))
91
re, sperare, amare )) 57 6. Vivere, non aspettare a vivere ))
94
7. La disponibilità all'altro ))
97
4. I..:accettazione dell'altro )) 59 8. Il t.empo psicologico e il tempo in-
Dire sl alle sofferenze che ci vengo- tenore
no dagli altri ))
59
))
98
Dare alle differenze psicologiche
tutto il peso che spetta )) 60
Scarne riflessioni sul Lerdono )) 63
Perdonare non è aval are un male )) 64
160
161
III. IL DINAMISMO DELLA FEDE, V. POVERTÀ SPIRITUALE E LI-
DELLA SPERANZA E DELI.:A- BERTA pag. 139
MORE pag. 101
1. Il biso~no di essere )) 139
1. Le virtù teologali )) 101 2. Orgog io e povertà spirituale )) 142
2. Le ue effusioni dello Spirito Santo )) 105 3. Le prove spirituali ))
147
3. La vocazione e il dono della fede )) 107 4. La misericordia come solo soste-
4. Le lacrime di Pietro e il dono gno )) 152
della speranza )) 108 5. Luomo libero: quello che non
5. La Pentecoste e il dono della ca- ha più niente da perdere ))
153
rità )) 111 6. Beati i poveri ))
155
6. Il fuoco che illumina, arde e tra-
sfigura )) 112
7. Dinamismo delle virtù teologali
e ruolo della speranza )) 113
8. I.:amore ha bisogno di speranza,
la speranza si fonda sulla fede )) 115
9. Ruolo chiave della speranza )) 119
10. Dinamismo del peccato, dina-
mismo della grazia )) 120
11 . Speranza e purezza del cuore )) 121

IV. DALLA LEGGE ALLA GRAZIA:


GRATUITÀ DELI.:AMORE )) 126
1. La legge e la grazia )) 126
2. Dove regna lo Stirito, li c'è la li-
berrà. Libertà e ibertinaggio )) 127
3. La trappola della le~e )) 129
4. Imparare ad amare: are e riceve-
re gratuitamente )) 135

162 163

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