gelosia del cavaliere, che invita Mirandolina a smettere di chiamare a sé il suo servitore, offrendole addirittura di chiamare il suo. La donna reagisce rispondendo: “A Oh, questa è bella! Non mi potrò servire della mia gente?”, chiedendo quindi al cavaliere di non pretendere troppo in quanto lei ha piena libertà.
2. La battuta al rigo 37: “E Mirandolina, non posso
più.” evidenzia l’arresa del cavaliere che successivamente si sentirà svenire e implorerà l’amore di Mirandolina;
3. Mirandolina per tutto il tempo della conversazione
con il cavaliere, lo schernisce e lo deride, cercando di non dargli troppa confidenza e quindi farlo sentire inopportuno e inadatto per la donna.
4. Un cavaliere arrivato in una locanda, viene
sedotto dalla locandiera Mirandolina. Prova a scappare dai pericolosi effetti della passione, ma il nuovo sentimento che stava sperimentando era più forte di qualsiasi altra cosa. Per questo motivo cerca di dichiararsi con Mirandolina, che per tutta la durata della conversazione lo raggira e lo allude. Sin dall’inizio, la donna, incomincia a prendersi gioco dei complimenti, continuando a stirare e quindi a non dare confidenza al malcapitato. Il cavaliere, allora, chiede se la biancheria che stava stirando fosse più interessante del suo approccio. La donna confermò il suo dubbio e allora il cavaliere sempre più sottomesso chiede alla locandiera di smetterla di vendicarsi. Allora volontariamente fa cadere il manichino a terra e, il cavaliere, con gesto di gentilezza, glielo porge implorando sempre di più la donna a capire che il suo sentimento era vero e naturale. La donna però, ironicamente, risponde che non c’era bisogno di scomodarsi per aiutarla, sottolineando il fatto che il cavaliere la prendeva in giro. Il cavaliere, allora, finisce per arrendersi fingendo di svenire, ma i sentimenti di Mirandolina rimasero invariati, anzi rimprovera il cavaliere per l’odio che aveva avuto fino al giorno del loro incontro verso le donne. L’atto finisce con il cavaliere che maledice il momento in cui l’ha vista e si è innamorata di Mirandolina, adesso è caduto nel tranello e non c’è più nulla da fare;
5. Alcune delle battute in cui emergono l’indifferenza
e l’ironia di Mirandolina sono: Rigo 10: “A Del re di spade, o del re di coppe?”; Rigo 14: “A Oh perdoni! Mi preme allestire4 questa biancheria per domani.”; Rigo 18: “A Certo. Perché di questa biancheria me ne ho da servire, e di lei non posso far capitale di niente.”; Rigo 25: “A Sì signore, glielo diremo8. (stirando in fretta, si fa cadere un manicotto)”; Rigo 35: “A Tenga il suo spirito di melissa. (gli getta con disprezzo la boccetta); Rigo 38: “A Perdoni: non l’ho fatto apposta.”;
6. Mirandolina continua a stirare per far capire al
cavaliere che non è interessata alla conversazione, cercando di far notare, in modo non brusco al cavaliere, che la sta disturbando in quanto ella non è interessata a lui. Caduto il manicotto alla donna, il cavaliere si china a prenderlo porgendoglielo. Questo è simbolo di gentilezza ma soprattutto dell’amor cortese, ovvero, l'amore del poeta per la sua donna è paragonabile all'omaggio del cortigiano alla sua signora feudale, e promuove ed esalta la virtù di chi ama. Ma in questo caso il gesto rimane comunque vano.
7. Il ferro da stiro rovente ha come significato
simbolico un’arma di difesa. La scena incomincia a farsi più tesa già dal rigo 40. Si culmina con la battuta a rigo 50: “A Mi pare ch’ella si avanzi un poco troppo, signor cavaliere. (si scosta dal tavolino col ferro in mano)”, il cavaliere si avvicina troppo la donna, che prende il ferro da stiro rovente in mano, simboleggiando l’impugnatura di una spada, per cercare di allontanare l’uomo. L’uomo capisce la situazione e chiede perdono.
8. Ho individuato due punti del brano in cui sorgono
riferimenti alla misoginia del cavaliere:
Rigo 21: “A Eh, che ella non può vedere le
donne.” Rigo 65: “A Un uomo che stamattina non poteva veder le donne, oggi chiede amore e pietà? Non gli abbado, non può essere, non gli credo. (Crepa, schiatta, impara a disprezzar le donne). (da sé, parte). In quest’ultima parte Mirandolina celebra il suo sprezzante trionfo sulla misoginia del Cavaliere.
9. Decisamente simpatizzo per Mirandolina. È
riuscita a tenere sotto il suo controllo il Cavaliere e con il suo carattere indifferente è riuscita a non farsi prendere dalle false parole e da ciò che egli prometteva. Mirandolina si compiace anche di un innato narcisismo che la spinge a desiderare di essere servita e adorata e di esercitare il proprio potere su tutti coloro che la circondano. Il rifiuto del Cavaliere punge il suo orgoglio e la induce a una seduzione che si configura come una sorta di riscatto di genere (la donna trionfa sugli uomini) ma anche di classe (il borghese ha la meglio sui nobili). Simpatizzo per la donna per la grande prova di forza, in quanto, anche una donna, ritenuta all’epoca inferiore, è riuscita a prevalere su un uomo nobile.
10. Il linguaggio del cavaliere è sicuramente
quotidiano, anche perché è sottomesso per tutta la durata della conversazione. Diventa lo schiavo della donna, alludendo così alla situazione sociale degli schiavi dell’epoca, che utilizzavano un linguaggio povero. Un esempio del linguaggio utilizzato è: “E Vi preme dunque quella biancheria più di me?”, tutt’altro rispetto a quello utilizzato dagli acculturati.
11. La figura di Mirandolina è ben caratterizzata,
come del resto tutti i personaggi della commedia, dal punto di vista sociale. Esponente del ceto borghese, la locandiera incarna alcuni aspetti positivi della sua classe sociale: la laboriosità, l’orgogliosa e autonoma gestione dei propri interessi economici e l’abilità nel servirsi del proprio fascino per attrarre i suoi avventori senza superare i limiti delle convenzioni sociali. Il matrimonio non può però avvenire proprio per la diversità di classe sociale. All’epoca, non era ben visto il matrimonio di persone appartenenti a ceti diversi e quindi una persona appartenente al ceto borghese, non poteva avere un matrimonio con un nobile. Mirandolina (come Goldoni) sa bene che le gerarchie sociali non possono essere infrante, e sceglie di tornare nel proprio ruolo, sposando un suo pari e rinunciando al corteggiamento dei suoi nobili pretendenti. Goldoni, un moderato riformatore, in quanto si limitava ad auspicare un equilibrio tra le classi sociali continuando però a rispettarne l'ordine gerarchico, rispettava il pensiero dell’epoca. Dunque, per motivi sociali, il matrimonio sarebbe stato impossibile e Goldoni ha preferito far finire la vicenda con il rifiuto del Cavaliere.