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Paoletti I., Siate materialisti!

, Torino, Einaudi, 2021

La possibilità e la facilità di accesso al mondo digitale porta a percepire il virtuale e la società


dell’informazione sempre più immateriale e distante dal contatto fisico con la materia.
In questo saggio, Ingrid Paoletti, professore associato di Tecnologia dell’Architettura presso il Politecnico
di Milano, dove è fondatrice del gruppo di ricerca e di sperimentazione sui materiali Material Balance,
spiega che anche il digitale è fisico e le tecnologie informatiche costituiscono una forma di matericità.
“Siate materialisti!” è un manifesto per ripensare il rapporto fra naturale e artificiale, fisico e immateriale,
materia e scarto, tecnologia ed ecologia, per superare i preconcetti e introdurre la materia nel progetto
politico e culturale della preservazione dell’umanità, promuovendo una nuova forma di attivismo.

L’imperativo, titolo del saggio, è un invito a considerare la materia con un’azione responsabile e collettiva.
L’autrice inizia la narrazione descrivendo il valore del materiale nello scenario attuale e il ruolo di chi viene
definito un “materialista” all’interno della nostra società, con lo scopo di mettere a fuoco un nuovo concetto
di materialità che possa guidare cittadini e progettisti in azioni innovative e più consapevoli.
I primi capitoli forniscono al lettore alcune definizioni dei concetti principali che determinano lo spirito del
nostro tempo, definito “genius materialis”.
Vengono presentate tre forme di materialismo: il “nuovo materialismo” propone la materia come forza
capace di instaurare diverse connessioni, il “materialismo digitale” riguarda l’impatto materiale delle
tecnologie informatiche e dei dati digitali sulle risorse fisiche, infine il “materialismo sostenibile”
determinato dai comportamenti dell’utente-attore.
Dopo la “prima divagazione” (che racconta la produzione della colla Coccoina) l’autrice entra nel tema del
resto e dello scarto della materia.
“Il resto è una parte di ciò che rimane per sottrazione da un'attività progettuale che non viene consumato.”
L’azione umana ha reso la nostra epoca satura di rifiuti, di residui di materia non utilizzati. È necessario
essere “materialisti” ed operare come il “bricoleur”, per inserire il resto fin dal principio del progetto,
pensando anticipatamente all’impatto del gesto dell’uomo.
La “seconda divagazione” (rivolta al tema della pelle come punto di contatto con l’ambiente) segna la fine
della narrazione. I capitoli finali esprimono l’esigenza di un cambiamento rivoluzionario nella
progettazione, che crei un “ambiente” unico con la natura e con i valori umani. È importante attuare questo
“attivismo materico”, ripensando consapevolmente alla materia, che deve sempre più esprimere significati e
nuove traiettorie di senso.

Lo sguardo verso questo scenario attuale indaga la presenza materica che si nasconde dietro le tecnologie,
offrendo uno spunto per ripensare al ruolo della materia nel nostro ambiente e nelle nostre vite.
Il concetto di “materia”, pur essendo un termine di uso largamente corrente, è un concetto meno chiaro di
quanto si è abituati a pensare. La delucidazione, da parte dell’autrice, della terminologia riferita alla materia
è di supporto alla comprensione e alla riflessione sul tema.
Si definisce la materia come “entità provvista di una consistenza fisica capace di adattarsi a una forma”,
contrario di “spirito”. Proseguendo con la lettura si percepisce, in realtà, come questo concetto intuitivo di
materia come una cosa semplice, palpabile, resistente e che occupa volume sia definitivamente superato.
Nella definizione di materia va fatto rientrare anche il ruolo dell’uomo e la presenza del “resto”.
È necessaria la consapevolezza del fatto che ogni nostro gesto ha delle conseguenze nell’ambiente.
La noncuranza del resto della materia ha fatto si che nel nostro mondo tutto è scarto. La materia, quindi, va
pensata come resto sin da principio, senza lasciare che diventi scarto.
Una delle tesi del saggio è che ogni artefatto dovrebbe essere progettato pensando alla storia che contiene al
suo interno, in modo da non essere considerato scarto o resto.
Quando l’utilizzatore interagisce con un oggetto reale, stabilisce con esso relazioni e sensazioni e, ad un
livello di elaborazione superiore, rappresentazioni mentali. L'oggetto non è più dunque un prodotto senza
valore, nella logica dell’usa e getta, ma esprime una visione del mondo.
La cognizione di ciò porta a sviluppare una nuova forma di materialismo che considera la materia nella
sua unicità, da conservare e non abbandonare.
Uno dei principi dell’attivismo materico proposto da Paoletti è la considerazione dell’ambiente in cui
viviamo come una rappresentazione dei nostri valori, eliminando i confini tra materiale e immateriale,
naturale e artificiale, uomo e habitat.
Il materialismo evocato dall’autrice ha quindi finalità rigenerative dei rapporti tra noi e le cose che
possediamo e usiamo.
“Siate materialisti!” è l’imperativo rivolto ai progettisti a concepire la materia considerando anche le sue
parti non immediatamente percettibili, come il valore umano e la sua storia, e rivolto a tutta l’umanità
nell’essere più consapevole delle cose e del loro impatto ambientale, culturale e sociale.

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