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E|C n. 38, 2023

Il discorso dei materiali.


Senso, pratiche, trasformazioni

A cura di Dario Mangano (Università degli studi di Palermo), Maria Cristina Addis
(Università degli studi di Siena), Giorgia Costanzo (Università degli studi di Palermo),
Elisa Sanzeri (Università degli studi di Palermo)

Il numero 38 di E|C intende approfondire la questione della materialità indagandone la capacità di


produrre specifiche articolazioni di senso, esplorando la dimensione elementale della significazione
umana e sociale attraverso analisi testuali e riflessioni teoriche.

Come è noto, la teoria della significazione si fonda sulla quadripartizione hjelmselviana secondo la quale
i linguaggi sono forme che ritagliano materie ottenendo sostanze. Eppure, tali materie sono pensabili
soltanto a posteriori attraverso il confronto fra le sostanze formate. Da qui il paradosso: da un lato, la
materia precede i meccanismi di senso, dall’altro, ne è il risultato. Proprio perché doppiamente esterna
a tali meccanismi, la materia è stata a lungo esclusa dall’indagine sulla significazione, ma per quanto la
semiotica strutturalista possa sembrare un pensiero smaterializzante, è tuttavia vero che una riflessione
sulle forme della materia è possibile e necessaria.

Dal punto di vista della dimensione figurativa, ad esempio, i materiali sono elementi concreti già in
qualche modo inscritti tra le figure del mondo. Oggetti di senso, i materiali sono “la manifestazione
particolarmente suggestiva di una riflessione sul mondo sensibile, di una ‘logica concreta’ in atto” (Floch
1984, p.176). Materie e materiali sono sempre già culturalizzati e in quanto tali rappresentano risorse di
senso, virtualità pronte all’uso che si offrono come riserva per nuova significazione, continui bricolage e
traduzioni. Ma in che cosa consistono queste riserve di senso? sono qualità proprie dei materiali o il loro
valore si costruisce anche e soprattutto a partire dagli usi, individuali e collettivi, che se ne fanno? E
quali tensioni o veri e propri programmi narrativi portano inscritti il legno, il cemento, la plastica, la
lana, il nylon? E cosa possono significare gli stati e le trasformazioni stesse della materia, nelle loro catene
sintagmatiche o nelle relazioni paradigmatiche (polverizzazione, liquefazione, solidificazione etc.)?

O ancora, si pensi alla riflessione sul linguaggio plastico e sulla dimensione estetica. Da questa
prospettiva, sono i diversi ritagli della materia a produrre specifici effetti di senso, spesso indipendenti
dalla dimensione verbale in senso stretto e che possono riguardare gli aspetti più disparati della
significazione umana e sociale: dalla musica alla pubblicità, dalla moda alla cucina, dalla letteratura alle
arti, dagli spazi urbani e domestici al design etc. Allo stesso modo, texture, consistenze e altre
caratteristiche sostanziali possono mettere in forma determinati sistemi di valore, rappresentandone
l’articolazione discorsiva. Pensiamo, ad esempio, allo statuto di alcuni materiali artificiali (come la
plastica o, al contrario, i materiali “sostenibili”) di cui facciamo uso quotidianamente, alla percezione
che abbiamo di essi. O si consideri il modo in cui si costruiscono, diffondono e trasformano i significati
di materie differenti, talvolta coinvolte in vere e proprie strategie di camouflage (per es. superfici che
sembrano ecologiche, nel marketing, o texture che imitano altre sostanze nelle forme espressive, nella
moda o nel design). Che dire invece del modo in cui l’universo del digitale e del virtuale produce certi
effetti di materia, di consistenze e texture? Come si traducono i dati?

Se la materialità delle sostanze può contribuire attivamente alla messa in forma degli immaginari sociali
e culturali, bisogna dunque riconoscere l’agency di cui questi attori nonumani si fanno in qualche modo
portatori: i materiali sono efficaci perché fanno e, soprattutto, fanno fare, producendo trasformazioni
cognitive, pragmatiche, patemiche e somatiche nei soggetti coinvolti nell’azione. Essi raccontano storie,
manifestano sistemi di valori, formano retoriche e ideologie che riguardano non soltanto i materiali in
sé ma anche le consistenze. Come nel caso del differente valore assunto dalle polveri se le si considerano
in ambito ecologico (es. polveri sottili) o nel mondo dei consumi (es. polveri pulenti), o ancora nel caso
della schiuma che, ad esempio nell’universo cosmetico, oggi significa un prodotto aggressivo al contrario
di quanto accadeva qualche decennio fa e oltre, quando la schiumosità era una qualità euforica delle
sostanze pulenti (v. Barthes 1957).

Sulla scia di questo tipo di riflessioni, questo numero monografico di E|C intende esplorare il
ruolo semiotico della dimensione della materialità lungo alcune possibili linee di ricerca, quali:

• Discorso dei materiali (per es. la flessibilità del legno, la “rudezza” del cemento, la
trasformabilità delle plastiche, la promessa di facile smaltimento del cartone etc.);
• Discorso sui materiali (per es. nella letteratura, nel discorso gastronomico, pubblicitario,
cinematografico, ambientale, turistico, di brand etc.): classificazioni, ruoli tematici,
configurazioni figurative;
• Strategie di camouflage legate alle consistenze, alle texture e alla percezione di diverse materie
(per es. in arte, nel design, in architettura, nella moda etc.);
• Trasformazione dei materiali (passaggi di consistenza, trasformazioni della materia à la Bastide,
in arte, cucina, design etc.) e riflessioni su specifici stati (per es. polveri, pulviscoli etc.);
• Dematerializzazione, rimaterializzazione e traduzione intersemiotica (per es. gli scarti e il riciclo,
il riuso nell’arte e nel mondo dei consumi, la produzione di effetti di materialità nel mondo
digitale e virtuale etc.);
• Ibridi materici tra materiali umani e non-umani ed effetti di queste relazioni (per es. come
tessuti, oggetti, dispositivi, protesi entrano in relazione con il corpo);
• Materialità e immaterialità come effetti di senso e relazioni con sostanze immateriali nel senso
comune (per es. luce, suono, dati etc.).

Riferimenti bibliografici
Bachelard, G., 1948, La terre et les rêveries de la volonté. Essai sur l’imagination des forces, Paris, Josè
Corti; trad. it. La terra e le forze. Le immagini della volontà, Milano, Red Edizioni 1989.
Barthes, R., 1957, “Saponides et détergents”, in Id., Mythologies, Paris, Seuil, pp. 36-38; trad. it.
“Saponificanti e detersivi”, in Id., Miti d’oggi, Torino, Einaudi 2016, pp. 28-30.
Bastide, F., 1987, “Le traitement de la matière. Opérations élémentaires”, in Actes Sémiotiques-Documents,
n.89; trad. it. “Il trattamento della materia”, in P. Fabbri e G. Marrone, a cura, Semiotica in nuce
II, Roma, Meltemi 2001, pp. 343-358.
Calabrese, O., 2006 “Il figurativo e il figurale (rappresentare l’acqua: ovvero come si “liquida” la
rappresentazione)” in Id., Come si legge un’opera d’arte, Milano, Mondadori, pp. 57-68.
Floch, J.-M., 1984, “Pour une approche sémiotique du matériau”, in Espace : construction et signification,
a cura di A. Ranier, Éditions de la Villette, Paris, pp. 77-84; trad. it. “Per un approccio semiotico
ai materiali”, in Bricolage. Analizzare pibblicità, immagini e spazi, a cura di M. Agnello,
FrancoAngeli, Milano 2013, pp.175-181.

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Fontanille, J., 2002, “La patina e la connivenza”, in E. Landowski, G. Marrone, a cura, La società degli
oggetti, Roma, Meltemi.
Hjelmslev, L., 1943, Omkring sprogteoriens grundlæggelse; trad. it. I fondamenti della teoria del linguaggio,
Torino, Einaudi 1968.
Leroi-Gourhan, A., 1943, L’homme et la matière, Paris, Albin Michel ; trad it. L’uomo e la materia, Milano,
Jaca Book 1993.
Magli P., 2003, “Materia. Luogo del senso”, in Il Verri, n. 22.
Ventura Bordenca, I., 2009, “I materiali nel design”, in E|C, nn. 3-4, pp. 67-82.

Scadenza per l’invio dei testi: 7 giugno 2023


Scadenza per l’invio dei testi revisionati: 25 luglio 2023
Pubblicazione: ottobre 2023

I testi devono avere una lunghezza massima di 40000 caratteri ed essere accompagnati da un abstract
in inglese di massimo 1000 caratteri.

Inviare le proposte a:
dario.mangano@unipa.it
mariacristina.addis@unisi.it
giorgia.costanzo@unipa.it
elisa.sanzeri@unipa.it

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E|C n. 38, 2023

The discourse of materials.


Meaning, practices, transformations

Edited by Dario Mangano (University of Palermo), Maria Cristina Addis (University of Siena),
Giorgia Costanzo (University of Palermo), Elisa Sanzeri (University of Palermo)

The issue 38 of E|C is centered around the question of materiality and its capacity to produce specific
articulations of meaning, exploring the elemental dimension of human and social signification through
textual analyses and theoretical reflections.

As is well known, the theory of signification is based on the Hjelmslevian quadripartition according to
which languages are forms that carve out matters (purport) by obtaining substances. Yet such matters
are only conceivable a posteriori through the comparison of formed substances. Hence the paradox: on
the one hand, purport precedes the mechanisms of sense, on the other, it is the result of them. Since
purport is “inaccessible to knowledge” in so far as knowledge is a “formation” (Hjelmslev 1963, p. 76),
it has long been excluded from the investigation of signification. However, as much as structuralist
semiotics may appear a dematerialising approach to the study of meaning, addressing the forms of
materials is possible and necessary.

Past and current studies on the figurative dimension, for instance, show as materials are concrete
elements embedded into the figures of the world, expressing “the particularly suggestive manifestation
of a reflection on the sensible world, of a ‘concrete logic’ in action” (Floch 1984, p. 176). Materials are
already culturised and, as such, they represent resources of meaning ready-to-use, virtual reserves for
new signification, continuous bricolage, and translations. But where do these reserves of meaning lie?
Are they intrinsic qualities of materials or does their value depend on the individual and collective uses
that are made of them? Which tensions or narrative programmes do wood, cement, plastic, wool, nylon
carry? What, and how, do materials’ states and transformations – in their syntagmatic chains or
paradigmatic relations (pulverisation, liquefaction, solidification etc.) – mean?

Also, studies on plastic language and the aesthetic dimension of signification show how different cut-
outs of the matter produce specific effects of meaning, often unrelated to the verbal dimension in the
strict sense and depending on the most disparate aspects of human and social signification: from music
to advertising, from fashion to cuisine, from literature to the arts, from urban and domestic spaces to
design etc. Similarly, textures, consistencies and other substantive features can shape specific value
systems, expressing their own discursive articulation. Consider, for instance, the status of artificial
materials (such as plastic or, conversely, ‘sustainable’ materials) we use daily, and the perception we
have of them, or the way in which the meanings of materials are constructed, disseminated and
transformed, and sometimes involved in camouflage strategies (e.g. surfaces that look ecological, in
marketing, or textures that imitate other substances in their expressive forms, in fashion or design). And
what about the way in which the digital and virtual universe produces certain effects of matter, textures
and consistencies? How are data translated?
If the materiality of substances can actively contribute to the shaping of social and cultural imaginaries,
it is therefore necessary to recognise the agency of which these non-human actors are in some way the
bearers: materials are effective because they do and, above all, they make people do, producing
cognitive, pragmatic, pathemic and somatic transformations in the subjects involved in the action. They
tell stories, manifest value systems, form rhetorics and ideologies that affect not only the materials
themselves but also their consistencies. As in the case of the different value assumed by powders if we
consider them in the ecological sphere (e.g. fine powders) or in the world of consumption (e.g. cleaning
powders), or again in the case of foam which, for example in the cosmetic universe, today signifies an
aggressive product as opposed to what was the case a few decades ago and more, when foaminess was
a euphoric quality of cleaning substances (see Barthes 1957).

In the framework of these kinds of considerations, this monographic issue of E|C addresses the semiotic
role of materiality along some possible lines of research, such as:

• Discourse of materials (e.g. the flexibility of wood, the ‘roughness’ of concrete, the
transformability of plastics, the promise of easy disposal of cardboard etc.);
• Discourse on materials (e.g. in literature, gastronomy, advertising, movies, tourism, in
environmental and brand discourse etc.): classifications, thematic roles, figurative
configurations;
• Camouflage strategies related to consistencies, textures and perception of different
materials (e.g. in art, design, architecture, fashion etc.);
• Material transformation (texture transitions, material transformations à la Bastide, in art,
cuisine, design etc.) and reflections on specific states (e.g. powders, dusts etc.);
• Dematerialisation, rematerialisation and intersemiotic translation (e.g. waste and recycling,
reuse in art and in the world of consumption, the production of materiality effects in the
digital and virtual world etc.);
• Material hybrids between human and non-human materials and the effects of these
relationships (e.g. how textiles, objects, devices, prostheses relate to the body);
• Materiality and immateriality as effects and relations to immaterial substances in common
sense (e.g. light, sound, data etc.).

Deadline for submission of essays: 7 June 2023


Deadline for submission of revised essays: 25 July 2023
Publication: October 2023

Papers should have a maximum length of 40000 characters and may be submitted together with an
abstract in English of a maximum of 1000 characters.

Send proposals to:


dario.mangano@unipa.it
mariacristina.addis@unisi.it
giorgia.costanzo@unipa.it
elisa.sanzeri@unipa.it

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E|C n. 38, 2023

Le discours des matériaux.


Signification, pratiques, transformations

Sous la direction de Dario Mangano (Université de Palerme), Maria Cristina Addis (Université
de Sienne), Giorgia Costanzo (Université de Palerme), Elisa Sanzeri (Université de Palerme)

Le numéro 38 d’E|C se propose d’approfondir la thématique de la matérialité en étudiant sa capacité à


produire des articulations spécifiques de sens, en explorant la dimension élémentaire de la signification
humaine et sociale à travers des analyses textuelles et des réflexions théoriques.

On sait que la théorie de la signification repose sur la quadripartition hjelmselvienne selon laquelle les
langues sont des formes qui découpent la matière en obtenant des substances. Cependant, ces matières ne
sont concevables qu’a posteriori, par la comparaison des substances formées. D’où le paradoxe : d’une
part, la matière précède les mécanismes du sens, d’autre part, elle en est le résultat. C’est précisément
parce qu’elle est doublement extérieure à ces mécanismes que la matière a longtemps été exclue de
l’investigation de la signification. Cependant, autant que la sémiotique structuraliste peut sembler une
penseé dématérialisante, une réflexion sur les formes de la matière est possible et nécessaire.

Du point de vue de la dimension figurative, par exemple, les matériaux sont des éléments concrets déjà
inscrits parmi les figures du monde. Objets de sens, les matériaux sont “la manifestation particulièrement
suggestive d’une réflexion sur le monde sensible, d’une ‘logique concrète’ en action” (Floch 1984, p.
176). Les matières et les matériaux sont toujours déjà culturalisés et représentent à ce titre des ressources
de sens, des virtualités prêtes à l’emploi qui s’offrent comme des réserves de nouvelles significations, de
bricolage continu et de traduction. Mais en quoi consistent ces réserves de sens ? S’agit-il de qualités
propres aux matériaux, ou leur valeur se construit-elle aussi et surtout à partir des usages, individuels et
collectifs, qui en sont faits ? De quelles tensions ou de quels programmes narratifs sont porteurs le bois,
le ciment, le plastique, la laine, le nylon ? Et que peuvent signifier les états et transformations mêmes de
la matière, dans leurs enchaînements syntagmatiques ou leurs relations paradigmatiques (pulvérisation,
liquéfaction, solidification, etc.) ?

Ou encore la réflexion sur le langage plastique et la dimension esthétique. Dans cette perspective, ce
sont les différentes découpes de la matière qui produisent des effets de sens spécifiques, bien souvent
indépendants de la dimension verbale au sens strict, et qui peuvent concerner les aspects les plus
disparates de la signification humaine et sociale : de la musique à la publicité, de la mode à la cuisine,
de la littérature aux arts, de l’espace urbain et domestique au design, etc. De même, les textures, les
consistances et d’autres caractéristiques substantielles peuvent former certains systèmes de valeurs,
représentant leur articulation discursive. Considérons, par exemple, le statut de certains matériaux
artificiels (tels que le plastique ou, à l’inverse, les matériaux “durables”) que nous utilisons
quotidiennement, la perception que nous en avons. Ou encore la manière dont les significations des
différents matériaux sont construites, diffusées et transformées, parfois dans le cadre des stratégies de
camouflage (par exemple, des surfaces d’apparence écologique, dans le domaine du marketing, ou des
textures imitant d’autres substances sous des formes expressives, dans le domaine de la mode ou du
design). Qu’en est-il de la manière dont l’univers digital et virtuel produit certains effets de matière, de
textures et de textures ? Comment les données se traduisent-elles ?

Si la matérialité des substances peut contribuer activement à la formation des imaginaires sociaux et
culturels, nous devons donc reconnaître l’agence dont ces acteurs non humains sont en quelque sorte les
porteurs : les matériaux sont efficaces parce qu’ils font et, surtout, ils font faire, produisant des
transformations cognitives, pragmatiques, pathémiques et somatiques chez les sujets impliqués dans
l’action. Ils racontent des histoires, manifestent des systèmes de valeurs, forment des rhétoriques et des
idéologies qui affectent non seulement les matériaux eux-mêmes mais aussi les consistances. Comme dans
le cas de la valeur différente assumée par les poudres si nous les considérons dans la sphère écologique
(par exemple les poudres fines) ou dans le monde de la consommation (par exemple les poudres de
nettoyage), ou encore dans le cas de la mousse qui, par exemple dans l’univers cosmétique, signifie
aujourd’hui un produit agressif par opposition à ce qui était le cas il y a quelques décennies et plus, lorsque
la mousse était une qualité euphorique des substances nettoyantes (voir Barthes 1957).

Dans le sillage de ces réflexions, ce numéro monographique de E|C se propose d’explorer le rôle
sémiotique de la dimension de la matérialité selon quelques axes de recherche possibles, tels que :

• Discours des matériaux (par exemple, la flexibilité du bois, la “rugosité” du béton, la


transformabilité des plastiques, la promesse d’une élimination facile du carton, etc.) ;
• Discours sur les matériaux (par exemple dans la littérature, la gastronomie, la publicité, le
cinéma, l’environnement, le tourisme, le discours des marques etc. ;
• Stratégies de camouflage liées aux consistances, aux textures et à la perception des différents
matériaux (par exemple dans l’art, le design, l’architecture, la mode, etc.) ;
• Transformation matérielle (transitions de texture, transformations matérielles à la Bastide, dans
l’art, la cuisine, le design, etc.) et réflexions sur des états spécifiques (poudres, poussières, etc.) ;
• Dématérialisation, rematérialisation et traduction intersémiotique (par exemple, les déchets et le
recyclage, la réutilisation dans l’art et le monde de la consommation, la production d’effets de
matérialité dans le monde numérique et virtuel, etc.) ;
• Les hybrides matériels entre les matériaux humains et non humains et les effets de ces relations
(par exemple, la manière dont les textiles, les objets, les dispositifs, les prothèses se rapportent
au corps) ;
• La matérialité et l’immatérialité en tant qu’effets de sens et relations avec des substances
immatérielles dans le sens commun (par exemple, la lumière, le son, les données, etc.).

Délai de soumission des articles : 7 juin 2023


Délai de soumission des articles révisés : 25 juillet 2023
Publication : octobre 2023

Les textes doivent avoir une longueur maximale de 40000 caractères et doivent être accompagnés d’un
résumé en anglais de 1000 caractères maximum.

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E|C nº 38, 2023

El discurso de los materiales.


Sentido, prácticas, transformaciones

Editado por Dario Mangano (Universidad de Palermo), Maria Cristina Addis (Universidad de
Siena), Giorgia Costanzo (Universidad de Palermo), Elisa Sanzeri (Universidad de Palermo)

El número 38 de E|C pretende explorar la cuestión de la materialidad indagando en su capacidad para


producir articulaciones específicas de sentido, explorando la dimensión elemental de la significación
humana y social a través de análisis textuales y reflexiones teóricas.

Como es bien sabido, la teoría de la significación se basa en la cuadripartición hjelmselviana según la


cual las lenguas son formas que recortan la materia obteniendo sustancias. Sin embargo, tales materias
sólo son concebibles a posteriori mediante la comparación de las sustancias formadas. Por lo tanto, nos
encontramos ante una paradoja: por un lado, la materia precede a los mecanismos del sentido, por otro,
es el resultado de ellos. Precisamente porque es doblemente exterior a tales mecanismos, la materia ha
sido excluida durante mucho tiempo de la investigación de la significación, pero por mucho que la
semiótica estructuralista parezca desmaterializar el pensamiento, no es menos cierto que una reflexión
sobre las formas de la materia es posible y necesaria.

Desde el punto de vista de la dimensión figurativa, por ejemplo, los materiales son elementos concretos
ya inscritos de algún modo entre las figuras del mundo. Objetos de sentido, los materiales son “la
manifestación particularmente sugestiva de una reflexión sobre el mundo sensible, de una ‘lógica
concreta’ en acción” (Floch 1984, p. 176). Los materiales y las materias siempre están ya culturizados y,
como tales, representan recursos de sentido, virtualidades listas para ser utilizadas que se ofrecen como
reservas para nuevas significaciones, bricolajes continuos y traducciones. Pero ¿en qué consisten estas
reservas de sentido? ¿Son cualidades propias de los materiales, o su valor se construye también y sobre
todo a partir de los usos, individuales y colectivos, que se hacen de ellos? ¿Y qué tensiones o programas
narrativos reales portan la madera, el cemento, el plástico, la lana, el nailon? ¿Y qué pueden significar
los propios estados y transformaciones de la materia, en sus cadenas sintagmáticas o relaciones
paradigmáticas (pulverización, licuefacción, solidificación, etc.)?

O pensemos en la reflexión sobre el lenguaje plástico y la dimensión estética. Desde esta perspectiva,
son los distintos adornos de la materia los que producen efectos específicos de significación, a menudo
independientes de la dimensión verbal en sentido estricto, y que pueden referirse a los aspectos más
dispares de la significación humana y social: de la música a la publicidad, de la moda a la cocina, de la
literatura a las artes, de los espacios urbanos y domésticos al diseño, etc. Del mismo modo, las texturas,
consistencias y otros rasgos sustantivos pueden configurar determinados sistemas de valores,
representando su articulación discursiva. Pensemos, por ejemplo, en el estatus de ciertos materiales
artificiales (como el plástico o, por el contrario, los materiales “sostenibles”) que utilizamos a diario, en
la percepción que tenemos de ellos. O pensemos en el modo en que se construyen, difunden y
transforman los significados de los distintos materiales, a veces envueltos en verdaderas estrategias de
camuflaje (por ejemplo, superficies que parecen ecológicas, en marketing, o texturas que imitan otras
sustancias en formas expresivas, en moda o diseño). ¿Y el modo en que el universo digital y virtual
produce determinados efectos de materia, texturas y consistencias? ¿Cómo se traducen los datos?

Si la materialidad de las sustancias puede contribuir activamente a la conformación de imaginarios


sociales y culturales, es necesario reconocer la agencia de la que estos actores no humanos son en cierto
modo portadores: los materiales son eficaces porque hacen y, sobre todo, hacen hacer, produciendo
transformaciones cognitivas, pragmáticas, patémicas y somáticas en los sujetos implicados en la acción.
Cuentan historias, manifiestan sistemas de valores, forman retóricas e ideologías que afectan no sólo a los
propios materiales, sino también a sus consistencias. Como en el caso del distinto valor que asumen los
polvos si los consideramos en la esfera ecológica (por ejemplo, los polvos finos) o en el mundo del
consumo (por ejemplo, los polvos de limpieza), o también en el caso de la espuma, que, por ejemplo en
el universo cosmético, hoy significa un producto agresivo frente a lo que ocurría hace unas décadas y más,
cuando la espumosidad era una cualidad eufórica de las sustancias limpiadoras (véase Barthes 1957).

Al hilo de este tipo de reflexiones, este número monográfico de E|C pretende explorar el papel
semiótico de la dimensión de la materialidad en algunas posibles líneas de investigación, como:

• Discurso de los materiales (por ejemplo, la flexibilidad de la madera, la “rugosidad” del


hormigón, la transformabilidad de los plásticos, la promesa de fácil eliminación del cartón, etc.);
• Discurso material (por ejemplo, en la literatura, la gastronomía, la publicidad, el cine, el medio
ambiente, el turismo, el discurso de marca, etc.): clasificaciones, funciones temáticas,
configuraciones figurativas;
• Estrategias de camuflaje relacionadas con las texturas y la percepción de distintos materiales
(por ejemplo, en arte, diseño, arquitectura, moda, etc.);
• Transformación de los materiales (pasajes de consistencia, transformaciones de la materia à la
Bastide, en el arte, la cocina, el diseño, etc.) y reflexiones sobre estados específicos (por ejemplo,
polvos, polvillos, etc.);
• Desmaterialización, rematerialización y traducción intersemiótica (por ejemplo, residuos y
reciclaje, reutilización en el arte y el mundo del consumo, producción de efectos de materialidad
en el mundo digital y virtual, etc.);
• Híbridos materiales entre materiales humanos y no humanos y los efectos de estas relaciones
(por ejemplo, cómo se relacionan con el cuerpo los tejidos, objetos, dispositivos, prótesis);
• Materialidad e inmaterialidad como efectos sensoriales y relaciones con sustancias inmateriales
en el sentido común (por ejemplo, luz, sonido, datos, etc.).

Referencias bibliográficas
Bachelard, G., 1948, La terre et les rêveries de la volonté. Essai sur l’imagination des forces, Paris, Josè
Corti.
Barthes, R., 1957, “Saponides et détergents”, in Id., Mythologies, Paris, Seuil, pp. 36-38.
Bastide, F., 1987, “Le traitement de la matière. Opérations élémentaires”, in Actes Sémiotiques-Documents,
n.89.
Calabrese, O., 2006 “Il figurativo e il figurale (rappresentare l’acqua: ovvero come si “liquida” la
rappresentazione)” in Id., Come si legge un’opera d’arte, Milano, Mondadori, pp. 57-68.
Floch, J.-M., 1984, “Pour une approche sémiotique du matériau”, in Espace : construction et signification,
A. Ranier (Ed), Éditions de la Villette, Paris, pp. 77-84.
Fontanille, J., 2002, “La patina e la connivenza”, in E. Landowski, G. Marrone, a cura, La società degli
oggetti, Roma, Meltemi.
Hjelmslev, L., 1943, Omkring sprogteoriens grundlæggelse; trad. it. I fondamenti della teoria del linguaggio,
Torino, Einaudi 1968.

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Leroi-Gourhan, A., 1943, L’homme et la matière, Paris, Albin Michel.
Magli P., 2003, “Materia. Luogo del senso”, in Il Verri, n. 22.
Ventura Bordenca, I., 2009, “I materiali nel design”, in E|C, nn. 3-4, pp. 67-82.

Fecha límite para la presentación de textos: 7 de junio de 2023


Fecha límite para la presentación de textos revisados: 25 de julio de 2023
Publicación: octubre de 2023

Los textos deberán tener una extensión máxima de 40000 caracteres e ir acompañados de un resumen
en inglés de 1000 caracteres como máximo.

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