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Eventi avversi nella pratica odontoiatrica CORSO ECM

Chirurgia orale
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La prevenzione e la gestione delle


complicanze in chirurgia orale estrattiva
Prevention and management of complications in oral
extractive surgery
M. Chiapasco, V. Capilupi*, G. Tommasato
Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi di Milano, ASST Santi Paolo e Carlo,
Unità Clinica di Chirurgia Orale

Ricevuto il 14 ottobre 2016 *Autore di riferimento


Accettato il 22 novembre 2016 Vincenzo Capilupi
capilupi.vincenzo@gmail.com

RIASSUNTO
Obiettivi. Scopo del lavoro è fornire al lettore le informazioni necessarie per: a) conoscere e saper identificare le controin-
dicazioni sistemiche e locali agli interventi di chirurgia orale; b) conoscere e saper preservare le strutture anatomiche nobili
a rischio durante tali interventi; c) saper prevenire le principali complicanze intra e postoperatorie e, qualora dovessero
verificarsi, saperle affrontare tempestivamente e nel modo corretto. Materiali e metodi. Attraverso l’analisi dei dati della
letteratura si procede alla trattazione sistematica degli eventi avversi che si verificano con maggiore frequenza in chirurgia
estrattiva, evidenziando: a) le controindicazioni all’intervento chirurgico; b) i rapporti con le strutture anatomiche nobili
adiacenti la zona d’intervento; c) le modalità di prevenzione e di gestione di tali eventualità. Risultati. Gli eventi avversi che
più frequentemente occorrono durante l’avulsione degli elementi dentari sono suddivisibili in intraoperatori e postoperato-
ri. Tra i primi si riscontrano: a) lesioni dei tessuti molli (lacerazione del lembo chirurgico, erniazione della bolla del Bichat);
b) lesioni dei tessuti duri (frattura delle pareti ossee, comunicazione orosinusale, frattura di mandibola); c) lesioni ai denti
adiacenti; d) dislocazioni di elementi dentari o frammenti radicolari; e) lesioni vascolari ed emorragie intraoperatorie; f) lesio-
ni neurologiche. Le complicanze che si riscontrano con maggior frequenza in fase postoperatoria sembrano invece essere:
a) edema, sanguinamento tardivo, trisma e dolore postoperatorio; b) deiscenza della ferita chirurgica; c) osteite alveolare;
d) infezioni e ascessi sottoperiostei. Conclusioni. La chirurgia estrattiva degli elementi dentari può comportare, specialmen-
te nei casi più complessi, la comparsa di complicanze intra e postoperatorie che l’odontoiatra deve essere in grado di affron-
tare e, quando possibile, prevenire. L’incidenza delle complicanze chirurgiche è strettamente correlata al grado di invasività
dell’intervento, all’età del paziente e all’esperienza dell’operatore. La conoscenza approfondita dell’anatomia, la corretta
valutazione preoperatoria e un piano di trattamento ben definito sembrano poter ridurre drasticamente il verificarsi di tali
eventualità.

Parole chiave: Chirurgia orale | Estrazioni dentarie | Anatomia orale | Prevenzione | Trattamento delle complicanze

© 2017 EDRA SpA. Tutti i diritti riservati Doi: 10.19256/d.cadmos.01.2017.06 DENTAL CADMOS | 2017;85(1):21-35 | 21
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ABSTRACT
Chirurgia orale

Objectives. The aim of this paper is to provide the reader with the necessary information concerning: a) how identify and assess
systemic and local contraindications to oral surgery; b) how to assess and preserve the noble anatomical structures at risk during
these interventions; c) how to prevent the main intra- and post-operative complications and, should they occur, how to manage
them promptly and correctly. Materials and methods. Through the analysis of the literature, a systematic discussion is provided
on the incidence of the most frequent adverse events that occur during extractive surgery, underlining: a) the contraindications to
oral surgery; b) the relationship with the noble anatomical structures adjacent to the intervention areas; c) the procedures for the
prevention and management of adverse events. Results. Adverse events that most frequently occur during the extraction of teeth
can be divided into intra- operative and post-operative. Among the first, we find: a) soft tissues injuries, such as tearing of the sur-
gical flaps or herniation of the buccal fat pad); b) hard tissues injuries, such as alveolar bone fracture, oro-antral communications,
complete mandibular fracture); c) injuries to adjacent teeth; d) displacement of teeth or apical fragments; e) vascular damage and
intra-operative bleeding; f) neurological injuries. The most frequent post-operative complications are represented by: a) oedema,
delayed bleeding, trismus and post-operative pain; b) dehiscence of the surgical flap; c) alveolar osteitis; d) subperiosteal abscesses
and infections. Conclusions. Extractive surgery, especially in the most complex cases, may bring about intra and post-operative
complications, which should be promptly dealt with and possibly prevented by the oral surgeon. The incidence of surgical complica-
tions is closely related to: a) the invasiveness of the surgical technique; b) the patient’s age; c) the surgeon’s experience. A thorough
knowledge of local anatomy, a correct preoperative evaluation, and a well-defined treatment plan seem to be able to drastically
reduce the occurrence of these adverse events.

Key words: Oral surgery | Dental extractions | Oral anatomy | Prevention | Treatment of complications

1. Introduzione 2. Valutazione dello stato di salute generale


La chirurgia estrattiva degli elementi dentari può comportare, e controindicazioni sistemiche agli interventi
specialmente nei casi più complessi, la comparsa di compli- di chirurgia orale
canze intra e postoperatorie che l’odontoiatra deve essere in Prima di procedere alla pianificazione di qualsiasi intervento
grado di affrontare e, quando possibile, prevenire. Una cor- chirurgico è necessaria un’attenta valutazione dello stato di sa-
retta valutazione preoperatoria e un piano di trattamento ben lute generale del paziente: tale analisi è uno dei prerequisiti
definito riducono drasticamente il verificarsi di tali eventuali- fondamentali per una considerevole riduzione dei possibili in-
tà. La conoscenza dell’anatomia dei distretti in cui si opera e cidenti intra e postoperatori.
la corretta diagnosi clinica, basata su accurati accertamenti Per semplificare la raccolta di informazioni e per cautelarsi da un
radiologici, consentono infatti di identificare le situazioni più punto di vista medico-legale, è buona norma far compilare al pa-
a rischio e, di conseguenza, di adottare tecniche chirurgiche ziente, antecedentemente alla prima visita, una cartella clinica che
adeguate e uno strumentario idoneo a fronteggiare un’even- contenga un questionario dove il paziente possa riportare tutte
tuale complicanza. le sue possibili patologie, sia note sia presunte, nonché le terapie
L’incidenza delle complicanze chirurgiche è in stretta relazio- farmacologiche pregresse e/o in atto. Sulla scorta di questi dati
ne con il grado di invasività dell’intervento, l’età del paziente e preliminari e della successiva anamnesi raccolta dal clinico sarà
l’esperienza dell’operatore [1-5], sebbene neppure la chirurgia così più semplice evidenziare eventuali controindicazioni locali o
eseguita da mani esperte sia scevra da complicazioni [6-9]. generali, reversibili o irreversibili, agli interventi di chirurgia.
L’obiettivo del medico deve essere quello di minimizzare quan- Esula dagli scopi del presente lavoro un’analisi dettagliata e
to più possibile l’insulto chirurgico, poiché a una tecnica poco completa di tale corposo argomento; tuttavia, è utile richia-
aggressiva corrispondono un miglior decorso postoperatorio e mare l’attenzione su alcuni quadri clinici che controindichino o
un ridotto tasso di complicanze. possano interferire con l’intervento.

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2.1 Patologie cardiovascolari

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della vitamina K (warfarin, acenocumarolo) hanno solitamente
Rientrano in questo gruppo le più frequenti patologie di origine un INR (International Normalised Ratio) compreso tra 2 e 4,
aterosclerotica, in particolare le malattie ischemiche del cuore mentre un soggetto con capacità di coagulazione normale ha
(infarto acuto del miocardio e angina pectoris) e le malattie ce- un INR pari a 1. Questo parametro è utilizzato per definire la
rebrovascolari (ictus ischemico ed emorragico). I pazienti che capacità di coagulazione: più alto è il valore di INR, più carente
hanno accusato questo tipo di problematica vanno incontro a è la coagulazione. Sebbene nei pazienti trattati mediante te-
decesso nel 15% dei casi nei primi 3 mesi dopo l’evento acu- rapia anticoagulante a lungo termine con warfarin la sospen-
to e sono attentamente monitorati durante il primo anno, che sione della somministrazione per un breve periodo di tempo
costituisce il periodo con il più alto rischio di sviluppare com- (≤ 5 giorni) sembrerebbe associarsi a un basso rischio di trom-
plicanze. boembolismo [11], le attuali raccomandazioni indicano che tale
Di conseguenza, l’odontoiatra dovrebbe aspettare almeno 6 sospensione non è sempre necessaria; è invece fondamentale
mesi dalla stabilizzazione clinica del paziente, valutando con il controllo prechirurgico del valore di INR, che deve risultare
lo specialista la possibilità di posticipare l’intervento, il rischio < 3 o < 3,5. In presenza di valori troppo elevati è bene consul-
derivante dalla terapia farmacologica a cui il soggetto è sotto- tare l’ematologo curante per riportare, ove possibile, i livelli di
posto e le possibili interazioni con i farmaci che si prevede di INR sotto tale soglia e rinviare tutti gli interventi di chirurgia
somministrare durante o dopo l’intervento chirurgico [10,11]. orale non strettamente urgenti.
I nuovi anticoagulanti orali (NAO) o inibitori diretti della trombi-
2.2 Disordini ematologici na (DTI) sono una classe di farmaci anticoagulanti indicati per la
Anche se l’emorragia si accompagna per definizione a qualsiasi prevenzione dell’ictus e dell’embolia sistemica nella fibrillazio-
intervento chirurgico, a causa della soluzione di continuità dei ne atriale non valvolare (FANV). Questa classe di farmaci anti-
tessuti duri e molli, diverse condizioni patologiche (per esem- coagulanti agisce direttamente sul Fattore X della cascata della
pio piastrinopenia o emofilia) e terapie farmacologiche (per coagulazione, senza l’utilizzo dell’antitrombina come mediato-
esempio terapie anticoagulanti con warfarin o inibitori diretti re. Le molecole impiegate in Italia con l’approvazione dell’AIFA
della trombina – Direct Thrombin Inhibitors, DTI, oppure con sono tre: il rivaroxaban e l’apixaban clinicamente attivi perché
antiaggreganti piastrinici come l’acido acetilsalicilico) possono inibiscono il Fattore X e il dabigatran che agisce selettivamente
aumentare il rischio di emorragie intra e postoperatorie a volte inibendo la trombina. I NAO sono efficaci almeno quanto il war-
difficili da controllare. farin, ma più sicuri, non necessitano di controlli ematici costan-
I disturbi della coagulazione su base ereditaria (emofilia A e B, ti, hanno scarsissime probabilità di interazioni con alimenti e
morbo di von Willebrand) sono rari e in questi casi la possibi- altri farmaci, sono somministrati a dosaggio fisso e presentano
lità di eseguire interventi chirurgici deve essere discussa con un ridotto rischio di emorragie cerebrali rispetto alla terapia
l’ematologo che ha in cura il paziente e che stabilirà la terapia tradizionale (nei pazienti con fibrillazione atriale con scompen-
farmacologica pre e postchirurgica. Le piastrinopenie sono ri- so cardiaco hanno un rischio inferiore del 41% di emorragie in-
conducibili a differenti cause (per esempio infezioni, terapia ra- tracraniche rispetto a quelli senza scompenso cardiaco). Sono
diante, leucemia) e possono determinare emorragie postinter- caratterizzati da una rapida insorgenza d’azione, da un’emivita
vento. La normale conta piastrinica si aggira attorno a 100.000 breve e da un effetto dose-risposta prevedibile; sono invece
e 500.000/mm3. Una moderata trombocitopenia tra 50.000 e controindicati in caso di insufficienza renale (clearance della
100.000/mm produce un incremento del sanguinamento po-
3
creatinina < 30 mL/min).
stoperatorio; con valori < 50.000/mm3 si può incorrere in un A oggi, idarucizumab è l’unico antidoto, approvato dall’Agenzia
sanguinamento più esteso; al di sotto di 20.000/mm si ha la3
Europea per i Medicinali (EMA), specifico per l’anticoagulante
possibilità di sanguinamento spontaneo delle mucose e ogni dabigatran quando è richiesta una rapida inversione dei suoi
manovra odontoiatrica deve essere discussa con lo specialista effetti. Idarucizumab è indicato per pazienti in trattamento
curante. con dabigatran che debbano sottoporsi a interventi chirurgici
La terapia con anticoagulanti orali è utilizzata frequentemen- di emergenza o in caso di sanguinamento incontrollato. Sono
te per ridurre il rischio di tromboembolismo in differenti si- comunque in fase avanzata di sperimentazione altri antidoti,
tuazioni cliniche. I pazienti in terapia con farmaci antagonisti tra questi l’andexanet alfa e l’aripazina che sono in grado di

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antagonizzare gli effetti emorragici di rivaroxaban e apixaban Per un paziente di questo tipo è consigliabile attendere alme-
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e che sembrerebbero essere efficaci anche quando utilizzati no 6 mesi dalla chirurgia cardiaca prima di qualsiasi intervento
come antidoti antiemorragici universali. dentale, evitando procedure invasive per prevenire la batteri-
Per quanto riguarda il trattamento odontoiatrico dei pazien- emia (tab. I).
ti che assumono questi farmaci, la sospensione o la modifica
della copertura farmacologica non è richiesta, salvo indicazioni 2.5 Patologie psichiatriche
del medico prescrittore; sembrerebbe comunque consigliabi- Nel caso di un paziente incapace di comprendere quale terapia
le programmare l’intervento in corrispondenza del momento stia per ricevere e non in grado di fornire il proprio consenso
in cui la concentrazione del farmaco è più bassa (12 o 24 ore informato, è opportuno valutare la situazione clinica e legale
dopo l’ultima assunzione, a seconda che questa avvenga una o prima di procedere a qualsiasi intervento di chirurgia orale.
due volte al giorno) [12,13]. Inoltre si deve tener conto che spesso la malattia mentale è
sottodiagnosticata o non riferita in anamnesi.
2.3 Pazienti immunocompromessi L’abuso di alcol o droghe si accompagna spesso a un abbas-
La chirurgia orale deve essere valutata con attenzione quan- samento della resistenza immunitaria, a un ritardo nella gua-
do la conta dei globuli bianchi scende al di sotto di 1.500- rigione delle ferite, aggravato da un’eventuale malnutrizione, a
3.000 cell/mm3 rispetto al livello normale di 5.000-10.000 problemi epatici, a piastrinopenia e a ipertensione. Ogni caso
cell/mm , poiché questa condizione rende il paziente incapace
3
deve essere valutato e discusso con chi ha in carico il paziente
di contrastare un eventuale attacco infettivo. Un paziente di e, se possibile, con il paziente stesso, che deve comunque es-
questo tipo, con valori compresi tra 1.500 e 3.000 cell/mm , 3
sere in grado di esprimere un consenso informato alle terapie
richiede una copertura antibiotica a largo spettro, mentre in proposte [17].
presenza di valori < 1.000 cell/mm è essenziale un consulto
3

medico specialistico. La valutazione deve inoltre far riferimento 3. Conoscenza dell’anatomia locale
alla causa dell’immunosoppressione (infezione da HIV, terapia La conoscenza dell’anatomia dei mascellari e del cavo orale è
con ciclosporina ecc.) [10,14]. essenziale per eseguire un intervento chirurgico nel rispetto
dell’integrità delle strutture anatomiche comprese nel campo
2.4 Pazienti con necessità di profilassi operatorio e a esso adiacenti. Esula dagli scopi di questo lavo-
delle endocarditi batteriche ro la descrizione dettagliata dell’anatomia topografica di tale
Le linee guida dell’American Heart Association e della Euro- distretto, perciò si provvederà soltanto a fornire alcuni richia-
pean Society of Cardiology hanno ristretto l’indicazione per la mi anatomici suddivisi per settori, con particolare attenzione
profilassi antibatterica prima di un intervento di chirurgia orale alle strutture da rispettare durante i più comuni interventi di
a chi riferisce un pregresso episodio di endocardite, a poche chirurgia orale (avulsione di elementi dentari inclusi o erotti,
condizioni congenite irrisolte e ai portatori di protesi valvolari enucleazione di lesioni cistiche a essi associate).
cardiache [15,16].
Tutte le diverse tipologie di valvole utilizzate presentano un 3.1 Strutture anatomiche a rischio
rischio di contrarre un’infezione nei primi 3 mesi dall’interven-
to che varia dall’1 al 3%, per decadere allo 0,4% dopo il sesto > Mandibola posteriore
mese, in quanto i batteri rimangono intrappolati nei coaguli di Fascio neurovascolare alveolare inferiore: ramo del nervo mandi-
fibrina della fase iniziale di guarigione. bolare, terza branca del V nervo cranico. Entra nella mandibola in

Tab. I  rotocollo di profilassi antibiotica raccomandato dalla European Society of Cardiology: una singola dose 30-60 minuti
P
prima dell’intervento

Situazione clinica Antibiotico Adulti Bambini


Nessuna allergia a penicillina o ampicillina Amoxicillina o ampicillina 2 g per os o endovena 50 mg/kg di peso corporeo
Allergia a penicillina o ampicillina Clindamicina 600 mg per os o endovena 20 mg/kg di peso corporeo

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corrispondenza della spina dello Spix sul versante linguale del cisione nello spazio retromolare eseguita lungo la suddetta li-
ramo mandibolare dopo aver abbandonato la base cranica ed nea espone a un elevato rischio di sezione del nervo linguale.
essere passato tra i due muscoli pterigoidei. Decorre per tutta Le incisioni eseguite in questa zona devono pertanto avere
la sua lunghezza nel canale mandibolare al di sotto degli api- un’inclinazione decisamente vestibolare e lo scollamento deve
ci degli elementi dentari fino in corrispondenza dei premolari, essere rigorosamente sottoperiosteo.
dove si divide in due branche terminali: il nervo mentale, che
attraversa il foro omonimo, e il nervo incisivo, che segue in ca- Arteria miloioidea. Ramo dell’arteria alveolare inferiore, decor-
nale mandibolare fino ad anastomizzarsi con il controlaterale. Il re lungo le inserzioni del muscolo miloioideo sulla mandibo-
decorso del nervo è molto variabile da soggetto a soggetto per la, a livello della cosiddetta linea miloioidea. In questa zona la
quanto riguarda la posizione corono-apicale e linguo-vestibo- mandibola presenta sovente un sottosquadro più o meno ac-
lare. L’arteria alveolare inferiore segue il medesimo decorso e centuato. Se non correttamente valutato preoperatoriamente
fornisce la vascolarizzazione endostale alla mandibola. (sia con la semplice palpazione manuale sia con lo studio di
L’esatta conoscenza della posizione del canale mandibolare tomografie computerizzate) può accadere che una fresa pe-
costituisce il requisito migliore per evitare di danneggiare il fa- netri nel pavimento orale latero-posteriore, in particolare nel-
scio. Oggi, grazie alle tecniche di indagine radiologica digitale, è la zona compresa tra il primo premolare e il secondo molare
possibile identificare il canale e i suoi rapporti con le strutture inferiore, provocando una copiosa emorragia. Quest’ultima è
anatomiche adiacenti, consentendo di ridurre i rischi. difficilmente controllabile a livello ambulatoriale e può causare
un rapido infarcimento emorragico del pavimento orale e della
Arteria facciale. Lascia la carotide esterna, attraversa la regio- pelvi linguale, con il rischio di ostruzione delle vie aerodigestive
ne della guancia contornando il corpo mandibolare, davanti superiori per dislocazione del corpo linguale verso la faringe.
all’angolo antero-inferiore del muscolo massetere, dirigendosi
obliquamente in alto e in avanti verso la commessura labiale. > Mandibola anteriore
Può essere danneggiata accidentalmente in tutti gli interventi Nervo mentale. Ramo principale del nervo alveolare inferiore,
condotti sui premolari o sui molari inferiori in corrispondenza abbandona la mandibola attraverso il foro omonimo, posi-
del fornice vestibolare. Per prevenire emorragie dell’arteria fac- zionato, in circa la metà dei casi, tra gli apici del primo e del
ciale è sempre necessario eseguire uno scollamento sottope- secondo premolare inferiore (nella maggior parte dei restanti
riostale del lembo mucoso. casi, esso risulta collocato al di sotto dell’apice del secondo
premolare inferiore). In corrispondenza della sua emergenza,
Nervo buccale. È un ramo sensitivo che innerva la mucosa ve- forma un ginocchio in direzione posteriore per poi piegare
stibolare e la gengiva dei molari e decorre al di sopra del pe- in direzione anteriore e diramarsi al labbro inferiore. L’iden-
riostio in corrispondenza del trigono retromolare. Può essere tificazione radiografica del solo foro mentale può quindi na-
localizzato 1 cm vestibolarmente al terzo molare, a livello del scondere l’esatta angolazione del nervo e ingannare circa il
piano occlusale, lungo la linea obliqua esterna. Può essere leso suo reale decorso.
in caso di incisioni di rilascio estese distalmente al trigono re- Nel caso di interventi in regione premolare è utile eseguire uno
tromolare. scollamento sottoperiosteo, che consenta di localizzare il foro
mentoniero e il nervo. L’applicazione di una protezione con-
Nervo linguale. Ramo del nervo mandibolare, si separa dal ner- sente di preservare il nervo dall’azione di strumenti chirurgici
vo alveolare inferiore prima della penetrazione di quest’ultimo taglienti o rotanti.
nel canale mandibolare e decorre tra il muscolo pterigoideo in-
terno e la parete mediale del ramo mandibolare. In corrispon- > Pavimento orale
denza del trigono retromolare può essere molto superficiale Arteria sottolinguale. È un ramo dell’arteria linguale ed è situata
(2-3 mm medialmente al margine gengivale). sulla faccia mediale della ghiandola sublinguale, al di sotto del
È bene ricordare che il ramo della mandibola si sviluppa dal dotto di Wharton e del nervo linguale. Può essere danneggiata
corpo con un asse orientato vestibolarmente rispetto a una quando si interviene sul versante linguale della porzione ante-
linea ideale che collega le fosse centrali dei molari, perciò un’in- riore della mandibola, determinando una rilevante emorragia

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poiché in questo punto l’arteria presenta il suo calibro maggiore. Dotto di Stenone. Dopo essere emerso dal parenchima ghian-
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Gli interventi in tale zona devono essere condotti con cautela e dolare parotideo, decorre anteriormente fino al margine
sempre eseguendo una dissezione dei tessuti per via smussa e anteriore del muscolo massetere. Da qui, il dotto devia im-
mai di taglio con il bisturi. provvisamente in direzione mediale e, perforando il muscolo
buccinatore in direzione obliqua in avanti, si apre sulla superfi-
> Mascellare anteriore cie mucosa della guancia con una prominenza, la papilla saliva-
Fascio neurovascolare naso-palatino. È contenuto nel canale re, situata all’altezza del colletto del secondo molare superiore.
naso-palatino, che sbocca sulla linea mediana della premaxilla, Lo scollamento sottoperiosteo di lembi in questa zona previe-
1 cm circa posteriormente alla papilla interincisiva. La presenza ne la sua lesione. È necessario tuttavia identificare la posizione
del canale deve essere tenuta in considerazione per interventi del dotto nel caso si debbano eseguire incisioni di rilascio ver-
in corrispondenza della linea mediana. La sezione accidenta- ticali. Tutte le manovre chirurgiche effettuate in prossimità di
le del fascio non determina lesioni funzionali rilevanti, ma può tale struttura possono determinare la chiusura del dotto per
provocare un certo sanguinamento. esiti cicatriziali, con conseguente sofferenza della ghiandola
parotide.
Fascio neurovascolare infraorbitario. Decorre nel canale infraor-
bitario. La componente nervosa, prima di emergere dal foro Bolla del Bichat. È una masserella di tessuto adiposo contenuta
omonimo che si trova al di sotto della cornice orbitaria inferio- in uno spazio compreso tra i muscoli massetere e buccinatore,
re, fornisce i tre rami alveolari superiori – posteriore, medio e nella regione della guancia a livello dei denti molari. Lo scol-
anteriore – che innervano i denti superiori e la superficie ester- lamento sottoperiosteo di un lembo in questa zona previene
na delle gengive dei mascellari. Con la sua componente extra- l’apertura accidentale della capsula che contiene la bolla. Un’a-
cranica fornisce rami sensitivi alla guancia e alla cute dell’emi- pertura accidentale può avvenire nel caso di uno scollamento
parete nasale omolaterale. sovraperiosteo o durante l’incisione del periostio stesso. Essa
Il nervo infraorbitario normalmente si trova in una zona al di non ha conseguenze di per sé gravi, ma può provocare l’ernia-
fuori del campo d’azione tipico del chirurgo orale, tuttavia, in zione della bolla nel campo operatorio. La conoscenza dell’a-
caso di atrofia accentuata del mascellare o qualora sia neces- natomia locale è utile non soltanto per prevenire questo pro-
saria l’anestesia del nervo, la sua posizione deve essere nota e blema, ma è importante anche perché la bolla del Bichat può
identificata. essere utilizzata per la chiusura di comunicazioni oro-antrali.

> Mascellare posteriore Fossa pterigo-palatina. È un’area piramidale compresa tra la tu-
Seno mascellare. È il più ampio dei seni paranasali e presenta berosità dell’osso mascellare, in avanti, e la faccia anteriore del
una grande variabilità interindividuale di sviluppo. Le sue di- processo pterigoideo, indietro. Contiene importanti plessi ner-
mensioni e i suoi rapporti con le strutture anatomiche adiacen- vosi e arteriosi (arteria mascellare interna, nervo mascellare,
ti sono inoltre legate all’età e alla presenza/assenza di elementi plesso venoso pterigoideo). La sua invasione può verificarsi a
dentari a questo livello. È rivestito al suo interno da una sottile seguito della frattura della tuberosità mascellare durante l’a-
mucosa respiratoria che si pone in continuità sul lato mediale vulsione dei terzi molari superiori.
con quella della cavità nasale. Durante gli interventi di chirurgia orale in questa regione, l’area
A partire dalle ridotte dimensioni che possiede alla nascita, su- deve essere rispettata e protetta per evitare la lesione delle
bisce un processo di graduale espansione durante tutto l’arco strutture ivi contenute, che provocherebbero emorragie gravi
della vita. In particolare, tende a svilupparsi verso il basso, in e difficili da gestire.
direzione del processo alveolare, dopo la perdita degli elemen-
ti dentari molari e premolari. Uno studio radiografico preope- > Palato
ratorio è pertanto fondamentale nel caso di interventi in tale Fascio neurovascolare palatino maggiore. È formato dall’arteria
area, per minimizzare il rischio di violazione accidentale dell’in- palatina e dal nervo palatino anteriore. Esce dal canale palati-
tegrità del seno mascellare (estrazioni indaginose di elementi no a livello del terzo molare, 1 cm circa medialmente ai colletti
dentari erotti o inclusi). dentari, 3-4 mm davanti al margine posteriore del palato duro.

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Nei soggetti edentuli può trovarsi molto vicino alla cresta: di quest’ultimo è sottodimensionato rispetto alle esigenze e de-
questo si deve tenere debito conto durante l’intervento, per termina inevitabilmente un peggioramento e un ritardo nella
evitare copiose emorragie. guarigione della ferita chirurgica. Le lacerazioni possono inol-
Per preservare l’integrità del fascio è indicato procedere a una tre comportare l’interessamento di strutture nobili, quali vasi o
dissezione sottoperiostea. Quando ciò non è possibile, bisogna nervi, non opportunamente protette, con conseguenti emorra-
tenere presente dove passa l’arteria per poter controllare l’e- gie e alterazioni della funzionalità sensoriale, oppure possono
mostasi, in relazione all’entità del sanguinamento, attraverso la interessare strutture extraorali, come il viso o le labbra, con
semplice compressione, la diatermocoagulazione o la legatura importanti implicazioni estetiche. Il trattamento del trauma
del vaso. consiste nel controllo dell’emorragia e nella riduzione della fe-
rita mediante punti di sutura.
3.2 Complicanze intraoperatorie L’erniazione della bolla del Bichat è una complicanza che può
verificarsi durante l’avulsione dei terzi molari superiori, in se-
> Lesioni a carico dei tessuti molli guito all’interruzione del periostio a livello del versante vesti-
I danni ai tessuti molli sono generalmente causati dalla scorret- bolare dei settori latero-posteriori mascellari. Il trattamento
ta gestione del lembo chirurgico, dal conseguente esercizio di consiste nel riposizionamento del tessuto adiposo attraverso
una tensione eccessiva nei confronti della mucosa orale e dal punti di sutura o, in alternativa, nella sua parziale asportazione.
mancato controllo degli strumenti taglienti o rotanti. L’allesti-
mento di un lembo deve porsi quattro obiettivi principali: > Lesioni a carico dei tessuti duri
prevenzione dell’ischemia; Frattura delle pareti alveolari. Durante l’avulsione di un elemen-
prevenzione della lacerazione del lembo; to dentario le pareti ossee alveolari subiscono una deforma-
prevenzione dei danni a strutture anatomiche di rilievo; zione utile alla rimozione dell’elemento stesso. In alcuni casi
prevenzione della deiscenza della sutura. l’esiguo spessore osseo, l’anelasticità del tessuto e l’eccessiva
Qualsiasi incisione determina un’interruzione, seppure parzia- forza esercitata durante le manovre operative possono deter-
le, della vascolarizzazione del lembo, che risulta costituito da minare la frattura delle pareti stesse. Le zone in cui si verificano
una parte libera e da un peduncolo che lo nutre. più frequentemente tali fratture sono:
I lembi hanno una vascolarizzazione assiale quando l’apporto la parete vestibolare dei canini o dei primi molari superiori;
ematico è supportato da un vaso arterioso principale che pe- il pavimento del seno mascellare;
netra direttamente nel lembo stesso attraverso il peduncolo e la tuberosità mascellare;
qui si ramifica. In questi casi il peduncolo può essere stretto e il la corticale labiale a livello degli incisivi inferiori [18].
lembo molto lungo, senza rischi di ischemia e conseguente ne- L’esecuzione di un’adeguata sindesmotomia, l’esercizio di forze
crosi (per esempio lembo palatino basato sull’arteria palatina lente e progressive e la separazione degli elementi pluriradico-
maggiore). I lembi hanno una vascolarizzazione random quando lati sembrano poter limitare questo tipo di complicanze.
non esiste un asse vascolare principale, ma sono presenti solo Una volta avvenuto il trauma, è importante valutare se il fram-
ramificazioni arteriose multiple di piccolo calibro. In questi casi mento osseo fratturato sia o non sia ben adeso al periostio.
la base del peduncolo deve avere una dimensione maggiore o Nel primo caso il periostio garantirà la corretta vascolarizzazio-
uguale alla parte libera, in modo da garantire la vascolarizza- ne del frammento, consentendone il consolidamento. In caso
zione del lembo. Indipendentemente dalla forma del lembo, è contrario sarà necessario asportare il frammento fratturato al
di fondamentale importanza che le incisioni non vengano mai fine di evitare la formazione di sequestri, infezioni e irregolarità
eseguite in corrispondenza di strutture anatomiche di rilievo, anatomiche.
ma a debita distanza.
Nel rispetto della sua vascolarizzazione, un lembo deve essere Comunicazioni oro-sinusali. Durante l’avulsione degli elementi
disegnato in modo da consentire uno scollamento e una diva- dentari nei settori posteriori dell’arcata superiore è possibile
ricazione che permettano un adeguato accesso chirurgico al che si stabilisca una comunicazione tra cavo orale e seno ma-
campo operatorio e un’adeguata visibilità. La lacerazione del scellare [19]. Tale complicanza si verifica in seguito alla perfo-
lembo è una complicanza che si verifica quasi sempre quando razione della membrana di Schneider ed è tanto più frequente

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quanto più sono stretti i rapporti tra gli apici radicolari e la ca- zione di passaggio di aria e liquidi tra il seno mascellare e la ca-
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vità sinusale. Gli elementi maggiormente interessati sono, in vità orale; dolore ed eventualmente gonfiore sono caratteristici
ordine decrescente di frequenza: delle sinusiti purulente.
i terzi molari superiori; In presenza di comunicazioni oro-sinusali di piccole dimen-
i primi e i secondi molari superiori; sioni (da 2 a 4 mm), con seno mascellare non infetto e ostio
i premolari; pervio, la sola formazione del coagulo all’interno dell’alveolo
infine, i canini. consentirà la risoluzione spontanea della complicanza. In pre-
L’incidenza di tale complicanza in caso di chirurgia dei terzi mo- senza di ampie comunicazioni (> 7 mm) sarà invece essen-
lari superiori varia tra lo 0,8% e il 13% [20,21]. Questi elementi, ziale eseguire una chiusura stabile per mezzo di un lembo
specialmente quando sono inclusi, hanno una posizione molto chirurgico [22].
ravvicinata al seno mascellare e richiedono particolare cautela Il lembo più comunemente utilizzato è quello buccale a scor-
durante le manovre chirurgiche. Le dimensioni delle perfora- rimento coronale, proposto da Rehrmann [23]: un lembo
zioni possono variare e influenzare il trattamento immediato trapezoidale che viene fatto scorrere a copertura della perfo-
della complicanza che, se gestito correttamente, consente di razione e suturato sul versante palatale, opportunamente di-
ridurre drasticamente il rischio di sviluppare sinusiti postope- sepitelizzato. In alternativa è possibile impiegare un lembo a
ratorie e fistole oro-antrali, definite dalla presenza di un tragit- scorrimento palatale, oppure, in caso di comunicazioni molto
to ricoperto da epitelio. ampie, la mobilizzazione della bolla adiposa del Bichat. Even-
La diagnosi può essere posta clinicamente attraverso l’ispezio- tuali tragitti fistolosi devono essere rimossi per scongiurare il
ne e il sondaggio dell’alveolo, sollecitando il paziente a un’espi- perpetuarsi della comunicazione.
razione a glottide chiusa e narici tappate (manovra di Valsalva), È importante sottolineare che, in presenza di infezioni del
oppure radiologicamente mediante una tomografia compute- seno mascellare, prima di ricorrere ai lembi a scorrimento è
rizzata. I sintomi, in caso di seno pervio, si limitano alla sensa- necessario ripristinare lo stato di salute dell’antro, rimuoven-

Fig. 1  same obiettivo: in evidenza la scorretta guarigione


E Fig. 2  C del massiccio facciale: in evidenza l’interruzione
T
dell’alveolo postestrattivo con formazione della corticale ossea del seno mascellare. Si rileva
di un tragitto fistoloso in sede mascellare destra il quadro di sinusite mascellare destra, estesa al seno
etmoidale omolaterale

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do eventuali corpi estranei dislocati in sede e trattando farma- > Lesioni vascolari
cologicamente l’infezione con una terapia antibiotica. In caso Il sanguinamento associato a una procedura chirurgica, in ge-
di insuccesso, o in caso di infezione avanzata, è strettamente nerale, e avulsiva, in particolare, è per definizione inevitabile e
consigliato ricorrere al consulto dello specialista otorinolarin- la sua entità dipende da una serie di fattori locali tra cui:
goiatra (figg. 1-6). il calibro e il tipo dei vasi sezionati (venosi o arteriosi);
l’estensione del lembo;
Frattura della mandibola. Tale complicanza è legata prevalen- la presenza di flogosi locale;
temente all’avulsione dei terzi molari inferiori ritenuti. È favo- l’utilizzo del vasocostrittore.
rita da un severo grado di inclusione dell’elemento dentario e Essa dipende inoltre da fattori sistemici quali:
dalla sua associazione a una lesione osteolitica molto estesa. lo stato di salute del paziente;
Si verifica più frequentemente in fase postchirurgica ed è il i valori della pressione arteriosa;
risultato di cause multifattoriali quali: età, grado di inclusione le terapie farmacologiche in atto.
del dente e patologie che possono predisporre alle fratture In chirurgia orale gli eventi emorragici e le loro conseguenze
ossee [24]. sono generalmente limitati, a patto che vengano evitati vasi di
Il trattamento consiste nella riduzione della frattura e nel fis- calibro rilevante e che si arresti rapidamente l’emorragia, qua-
saggio dei capi ossei mediante placche da osteosintesi. La lora questa si verifichi.
marsupializzazione delle lesioni osteolitiche più estese sembra Risulta pertanto fondamentale un’adeguata conoscenza dell’a-
prevenire in modo efficace questo tipo di complicanza. natomia locale e delle manovre di controllo del sanguinamento
(emostasi).
> Lesioni a carico dei denti adiacenti
Lo scorretto utilizzo dello strumentario chirurgico e l’eccessiva Come prevenire le complicanze emorragiche. La raccolta dell’a-
forza applicata durante le manovre estrattive possono deter- namnesi è essenziale in quanto permette di individuare i pa-
minare la frattura, l’incrinatura o la lussazione degli elementi zienti a potenziale rischio emorragico: in caso di coagulopatie
dentari adiacenti. Porre la necessaria attenzione durante la gravi è preferibile consultare un ematologo e inviare il paziente
terapia chirurgica è essenziale per ridurre il rischio di tali com- in ambiente protetto.
plicanze [25]. L’esecuzione di un accurato esame obiettivo e lo studio at-
tento delle indagini radiografiche, a partire dalle radiografie
> Dislocazione di elementi dentari o frammenti endorali e panoramiche fino alle tomografie computerizzate,
radicolari consentono, inoltre, di pianificare al meglio l’intervento, iden-
Durante l’avulsione di un elemento dentario, l’applicazione di tificando eventuali irregolarità anatomiche e il decorso dei
forze eccessive in direzioni non corrette può determinare la vasi intraossei.
dislocazione di un frammento radicolare, o dell’intero elemen- In ultimo, l’allestimento di lembi a tutto spessore riduce note-
to dentario, negli spazi anatomici adiacenti l’area chirurgica. volmente la probabilità di ledere un vaso; infatti, come già ac-
Il dislocamento di una porzione di radice all’interno del seno cennato, a eccezione dei vasi perforanti, arterie “pericolose”
mascellare è la complicanza più frequente. Il seno mascellare, quali la facciale e la sottolinguale decorrono superficialmente
le regioni sottomandibolari, il canale mandibolare e la fossa in- al piano periosteo.
fratemporale sono gli spazi anatomici maggiormente coinvolti. Lo scollamento dei lembi a tutto spessore previene i rischi
Dopo aver verificato l’effettiva dislocazione del frammen- emorragici e consente di proteggere adeguatamente i vasi,
to radicolare e aver provveduto all’identificazione della sua offrendo al contempo la possibilità di valutare direttamente
posizione attraverso un’indagine radiologica (tomografia l’anatomia locale durante l’intervento [9].
computerizzata cone beam), è necessario rimuovere il corpo
dislocato al fine di evitare l’infezione della regione anatomi- Come gestire le emorragie. Un’emorragia, in particolare se arte-
ca coinvolta. In caso di recuperi complessi, non alla portata riosa, comporta una serie di problemi tanto più gravi quanto
dell’operatore, è consigliabile demandare questo intervento a maggiore è il calibro del vaso, a parità di pressione arteriosa e
un ambiente specialistico. di condizioni di coagulazione. Oltre alla perdita di controllo di

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Fig. 3 Allestimento del lembo mucoperiosteo ed escissione Fig. 4 Rimozione del corpo estraneo (frammento di garza)
del tragitto fistoloso. L’ampiezza della comunicazione dislocato nel seno mascellare durante l’avulsione
oro-antrale risulta superiore a 7 mm di diametro dell’elemento dentario

Fig. 5 Chiusura per prima intenzione della comunicazione Fig. 6 Guarigione del tessuto a 60 giorni dall’intervento
oro-sinusale mediante il lembo buccale a scorrimento
coronale, proposto da Rehrmann [23]

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una visione chiara del campo operatorio, l’emorragia può es- muscolari vasali con retrazione del vaso nella compagine
sere seguita: dei tessuti molli, impedendone la localizzazione;
dall’ingestione o dall’aspirazione da parte del paziente di si può verificare una ripresa del sanguinamento al termine
quantità rilevanti di sangue; dell’effetto del farmaco [26].
dalla formazione di ematomi, anche importanti, che pos- Per controllare un’emorragia intraossea è possibile utilizzare:
sono causare, se si sviluppano nel pavimento orale, l’o- la semplice compressione con garza, come precedente-
struzione delle vie aerodigestive superiori oppure, se si mente descritto;
sviluppano in altre zone, la deiscenza dei lembi (associata la compressione con materiali emostatici quali le spugne
alla tensione sui tessuti) o la formazione di infezioni se- di collagene o le garze riassorbibili di cellulosa ossidata e
condarie; rigenerata;
da un’ipovolemia, ma solo in seguito a lesione di vasi di dia- la cera da osso.
metro cospicuo e con perdite ematiche > 500 mL.
Bisogna inoltre tenere presente che alcune emorragie posso- > Lesioni neurologiche
no svilupparsi in modo subdolo, anche a distanza di ore dall’in- Come prevenire le complicanze neurologiche. La lesione dei rami
tervento e a paziente già dimesso, con il rischio di complicanze della seconda e della terza branca del nervo trigemino (nervo
gravi legate a ritardo di intervento [11,26]. mascellare e mandibolare), che innervano le strutture del cavo
L’emostasi tempestiva risulta pertanto di fondamentale impor- orale, rappresenta una complicanza con rilevanti implicazioni
tanza, in particolare in caso di sanguinamento più rilevante. Il in chirurgia orale, sia per i sintomi riportati dal paziente sia per
principio chiave da ricordare è che l’emostasi sarà tanto più le conseguenze medico-legali che possono derivarne.
efficace quanto più rapidamente e precisamente si sarà indivi- Le lesioni nervose possono interessare tanto i nervi sensiti-
duata la fonte di sanguinamento. vi quanto i motori. In chirurgia orale, tuttavia, la stragrande
Le manovre di emostasi possono differire in base all’entità del maggioranza di tali complicanze coinvolge rami sensitivi, in
sanguinamento e alla sua provenienza (dai tessuti molli o dalla particolare il nervo alveolare inferiore e i suoi rami terminali,
compagine ossea). il nervo mentoniero e il nervo incisivo. Più raramente posso-
Se il sanguinamento è modesto (da capillari o venoso) e no essere lesi il nervo linguale, il nervo infraorbitario e il ner-
proviene dai tessuti molli, la semplice compressione con vo buccale. È pertanto fondamentale, oltre alla conoscenza
garza sterile bagnata con soluzione fisiologica o farmaci co- dell’anatomia locale, un’approfondita analisi preoperatoria sia
agulanti per uso topico, quali l’acido tranexamico o l’acido clinica sia strumentale, mediante l’utilizzo di indagini radiogra-
aminocaproico, può essere sufficiente. La somministrazio- fiche “di base” (quali la radiografia endorale e la radiografia
ne postchirurgica di tali farmaci, per via sistemica, è con- panoramica) e di indagini “di secondo livello” rappresentate
troindicata nei malati tromboembolici e nei pazienti in cura dalle tomografie computerizzate, al fine di valutare in detta-
con terapia anticoagulante orale. glio la posizione delle strutture neurologiche a rischio, qualo-
Se l’emorragia proviene da un’arteriola di piccolo calibro, ra contenute in canali intraossei.
nel contesto dei tessuti molli, e la compressione non è suf- Per quanto riguarda i fattori eziologici delle lesioni nervose,
ficiente, la diatermocoagulazione mono o bipolare è gene- questi possono essere suddivisi in meccanici e postoperatori
ralmente la metodica più efficace. indiretti.
Solo per vasi di diametro maggiore e laddove le manovre I fattori meccanici includono: a) la penetrazione diretta della
sopradescritte non fossero efficaci, si può essere costretti fresa in un canale che contiene un nervo (per esempio il
alla legatura del vaso (evento peraltro molto raro in chirur- canale alveolare inferiore); b) lo stiramento, la compressio-
gia orale) per via intraorale o extraorale (in casi eccezionali ne, la sezione parziale o totale di un nervo contenuto nei
e generalmente solo in seguito a emorragie dell’arteria fac- tessuti molli (per esempio il nervo mentoniero o il nervo
ciale o mascellare interna). linguale).
L’iniezione del vasocostrittore è sconsigliata per differenti ra- I fattori postoperatori sono generalmente legati alla com-
gioni: pressione di un tronco nervoso dovuta all’edema postope-
la sua presenza determina una contrazione delle cellule ratorio o alla formazione di un ematoma [27,28].

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La classificazione delle lesioni neurologiche. La classificazione caratterizzata da una riduzione della sensibilità; c) ipereste-
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maggiormente utilizzata per discernere le lesioni nervose peri- sia, caratterizzata da un aumento della risposta a stimoli
feriche è quella proposta da Seddon nel 1943 [29], che distin- anche lievi; d) disestesia, una forma di dolore neuropatico
gue tre principali categorie. spontaneo o evocato meccanicamente; e) anestesia, carat-
La neuroaprassia consiste in un deficit funzionale transito- terizzata dalla totale perdita di sensibilità.
rio del nervo causato generalmente da ischemia o demie-
linizzazione acuta da compressione o trazione, senza alte- La gestione delle complicanze neurologiche. Se il paziente ri-
razioni anatomiche o discontinuità della struttura nervosa. ferisce anestesia, ipoestesia o algia, la lesione è avvenuta.
La prognosi è ottima, non è contemplata alcuna terapia (se Diverso è capire se questa sia in grado di risolversi spon-
non la rimozione della causa della compressione, come le taneamente in tempi rapidi senza lasciare reliquati (neuroa-
radici degli elementi dentari) e la ripresa funzionale avviene prassia), oppure se ci sia da aspettarsi recuperi lunghi e par-
entro 2 mesi. ziali in termini di ripresa quantitativa finale (neurotmesi). Per
L’assonotmesi è rappresentata da una soluzione di con- cercare di orientarsi, è opportuno raccogliere informazioni
tinuo delle fibre nervose con mantenimento dell’integrità relative all’intervento chirurgico, dati clinici, strumentali e se-
delle strutture di sostegno circostanti, come le cellule di guire nel tempo il decorso del paziente. L’esame obiettivo è
Schwann della guaina mielinica, l’epinevrio e il perinevrio. fondamentale in quanto consente di stabilire quale tipo di
Ne consegue la degenerazione walleriana del moncone sintomatologia la lesione ha provocato e di valutare esatta-
distale seguita dalla rigenerazione nervosa del moncone mente l’area interessata. Il tempo intercorso dal trauma è
prossimale sotto la guida delle strutture perineurali rima- molto importante; infatti, se un’anestesia completa a distan-
ste integre. Generalmente il recupero è completo, benché za di pochi giorni dal trauma può essere dovuta sia a una
si debbano menzionare sporadici deficit residui della sen- neuroaprassia sia a una neurotmesi, a distanza di 2-3 mesi è
sibilità in alcuni pazienti. Il tempo di recupero è maggiore molto più probabile che si tratti della seconda ipotesi (sezio-
rispetto a quello osservato nella neuroaprassia e, essendo ne del nervo). La clinica non è però sufficiente per formulare
la velocità di rigenerazione assonale di 1 mm al giorno, la una diagnosi definitiva e la valutazione strumentale più affi-
ripresa funzionale è prevista dopo 3-6 mesi. dabile è neurofisiologica.
La neurotmesi è la perdita della continuità anatomica par- Una volta posta la diagnosi di lesione nervosa, vengono intra-
ziale o completa del tronco nervoso, con conseguente prese due diverse strade a seconda che il paziente presenti
deficit funzionale del nervo, che può essere associato o algia o ipo/anestesia.
meno a dolore spontaneo. Generalmente questa lesione Nel primo caso il paziente deve essere indirizzato all’inter-
si accompagna a una retrazione dei monconi nervosi che vento chirurgico quanto prima, in modo da ottenere i risul-
rende difficile, se non impossibile, la rigenerazione sponta- tati migliori.
nea delle fibre nervose e perciò ne giustifica l’indicazione al In presenza di ipo/anestesia, invece, il soggetto viene sot-
trattamento chirurgico. I disturbi sensitivi che ne derivano toposto a follow-up clinico regolare e attento nei 3 mesi
possono essere suddivisi in: a) parestesia, caratterizzata da successivi all’evento lesivo per valutare le modifiche dei di-
una sensibilità alterata nella zona di interesse; b) ipoestesia, sturbi riferiti.

Tab. II Terapia delle lesioni nervose del cavo orale

Tipo di terapia Note


Cortisonici ad alte dosi associati a gastroprotettore Nei giorni seguenti l’evento lesivo per ridurre l’edema del nervo
Farmaci neuroprotettivi (L-acetilcarnitina) o favorenti il recupero Nei primi mesi del periodo neuroriparativo del nervo o a seguito dell’intervento
della funzionalità cellulare (acido alfa-lipoico) microchirurgico
Antiepilettici (pregabalin, carbamazepina, difenilidantoina, baclofen, Algie protratte da più di 12 mesi o nei casi di insuccesso della chirurgia
clonazepam, gabapentin) nel trattare il dolore
Impianto di neuromodulatori Algie non controllate neppure farmacologicamente
Psicoterapia Da associare alla terapia medica in caso di dolore cronico

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Chirurgia orale
Per quanto riguarda il nervo alveolare inferiore, solo nel caso traumatica o infiammatoria. Può essere limitato utilizzando
in cui la sintomatologia (non algica) sia rimasta di grado ele- farmaci corticosteroidei. L’assunzione di antinfiammatori non
vato a distanza di 8 mesi dall’evento lesivo e il paziente non steroidei e di miorilassanti ad azione periferica, in associa-
sia disposto a tollerare la situazione, si prende in conside- zione a una dieta morbida, consente la risoluzione di questa
razione un intervento microchirurgico ricostruttivo. Nel caso complicanza [9].
del nervo linguale, invece, il paziente dovrebbe essere inviato
al microchirurgo il prima possibile, non appena vi sia la con- > Dolore postoperatorio
sapevolezza di una possibile neurotmesi o quando non vi sia Si verifica generalmente nelle prime ore dopo l’intervento, una
segno di regressione della sintomatologia al terzo mese di volta esaurita l’azione dell’anestetico locale. Sembrerebbe che
follow-up. il picco massimo di dolore si registri attorno alla dodicesima
Il trattamento farmacologico delle lesioni neurologiche è rias- ora postchirurgia. È relazionato al grado di invasività e di dif-
sunto nella tabella II [28,30-32]. ficoltà dell’intervento, perciò la riduzione dei tempi e del trau-
ma migliora significativamente il decorso della convalescenza.
3.3 Complicanze postoperatorie La somministrazione di una terapia antidolorifica subito dopo
l’intervento rende la sintomatologia meno intensa. I farmaci
> Edema maggiormente utilizzati per il trattamento del dolore postope-
Un gonfiore di variabile entità, in corrispondenza della zona ratorio sono gli antinfiammatori non steroidei e i corticosteroi-
operata, fa parte dei normali processi di guarigione. General- di [34].
mente questo fenomeno compare attorno alla seconda-terza
giornata e può essere accompagnato da un ematoma della > Deiscenza della ferita chirurgica
pelle e da un innalzamento della temperatura corporea. Tali Si definisce come la separazione, completa o parziale, dei mar-
alterazioni tendono a risolversi nell’arco della prima settimana. gini di una ferita chirurgica suturata. Si verifica con maggiore
Per minimizzare l’edema sono utili la somministrazione di cor- frequenza quando la linea di sutura del lembo cade al di sopra
ticosteroidi e l’applicazione topica di ghiaccio [33]. di una breccia ossea [35]. Al fine di prevenire la deiscenza del
lembo durante la fase di guarigione, è importante:
> Sanguinamento tardivo suturare al di sopra di un tessuto sano e ben vascolarizzato;
L’emorragia tardiva avviene solitamente dopo qualche ora o ottenere una sutura senza tensione.
nei primi 2 giorni dopo l’estrazione e può essere determinata Il primo obiettivo viene raggiunto creando un lembo più ampio
da differenti fattori tra cui: del difetto sottostante che si viene a creare a fine intervento.
l’esaurirsi dell’azione del vasocostrittore; Un lembo sottodimensionato può costringere a una sutura sul
la lisi del coagulo; vuoto, che espone alla deiscenza per mancato sostegno del
la comparsa di picchi di pressione arteriosa; lembo stesso. Il secondo obiettivo è raggiunto quando i lembi
il mancato rispetto delle istruzioni postoperatorie da parte sono liberi di accollarsi senza il minimo sforzo. Il sistema più
del paziente. efficace per ottenere un lembo libero da tensione è rappresen-
Il trattamento è diverso in relazione alla causa dell’emorragia tato dall’esecuzione di incisioni periostali [9].
e può essere gestito, inizialmente, con il tamponamento com-
pressivo mediante garza sterile. In caso di sanguinamento ar- > Osteite alveolare
terioso protratto si deve riaprire l’accesso chirurgico, localiz- Si tratta di un’infiammazione dell’alveolo postestrattivo, ha
zare la fonte di sanguinamento e procedere alle manovre più un’incidenza dell’1-5% e sembra essere dovuta a una precoce
idonee. fibrinolisi del sito a causa di una contaminazione batterica; è
sistematicamente correlata al fumo e all’uso di anticoncezio-
> Trisma nali orali. Il quadro sintomatologico è caratterizzato da dolore
Il trisma è una complicanza determinata dalla contrattura persistente che tende a riacutizzarsi in terza o quarta giornata
dei muscoli masticatori, in particolare del massetere e del- e a non rispondere ai comuni analgesici; a esso si accompagna-
lo pterigoideo interno, indotta da stimoli periferici di origine no spesso alitosi, tumefazione e interessamento dei linfonodi

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locoregionali. Può essere efficacemente prevenuta, in primo La conoscenza approfondita dell’anatomia, la padronanza del-
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luogo eseguendo una chirurgia “pulita”, poi concludendo l’in- le tecniche chirurgiche, la corretta valutazione preoperatoria e
tervento con l’irrigazione e la detersione dell’alveolo, il posizio- un piano di trattamento ben definito sembrano poter ridurre
namento di una sutura e, soprattutto, di una garza per il tempo drasticamente il verificarsi di tali eventualità.
adeguato; nei pazienti giudicati a rischio si propenderà per la Il trattamento delle complicanze deve essere tempestivo ed
copertura antibiotica. Il controllo della placca da parte del sog- efficace, per ridurre al minimo il disagio ed evitare esiti per-
getto è fondamentale. manenti.
La gestione della complicanza consiste nell’esecuzione di ri- Appare, in ultimo, essenziale informare il paziente dei possibi-
petuti lavaggi intralveolari mediante clorexidina o soluzione li rischi associati all’intervento e istruirlo alla corretta gestione
fisiologica, al fine di eliminare eventuali residui di cibo. Suc- della degenza postchirurgica.
cessivamente si può ricorrere a un leggero debridement e
all’applicazione di eugenolo con fibre vegetali. Tali composti, CONSENSO INFORMATO
Nel caso descritto, gli autori hanno ottenuto il consenso informato
con potere analgesico, devono essere cambiati giornalmente
al trattamento.
fino a risoluzione della problematica che in genere avviene
in 4-5 giorni, sebbene in alcuni casi la sintomatologia possa CONFLITTO DI INTERESSI
durare più a lungo. In caso di fallimento della procedura si Gli autori dichiarano di non avere alcun conflitto di interessi.
deve ricorrere a un’attenta revisione dell’alveolo tramite cu-
rettaggio e irrigazione: il coagulo sarà quindi libero di formarsi FINANZIAMENTI ALLO STUDIO
nuovamente [36-38]. Gli autori dichiarano di non aver ricevuto finanziamenti per il pre-
sente studio.

> Infezioni e ascessi sottoperiostei


BIBLIOGRAFIA
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CORSO ECM

Chirurgia orale
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DENTAL CADMOS | 2017;85(1):21-35 | 35

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