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IL PIANETA CHE SCOTTA

CAPITOLO 2: MODELLI CLIMATICI

“GIOCATTOLO CLIMA” COMPLICATO O COMPLESSO? vediamo il clima con la metafora del giocattolo clima
associato al meccano, dovremmo capire quali sequenze riproducono il funzionamento del clima.ma a
questo sorge subito un problema per la locomotiva il processo è una via, le cause sono cause e gli effetti
sono effetti nel clima non è così, esempio: partiamo da una causa prima: aumentare la temperatura, cosa
accade? Si sciolgono i ghiacci, aumenta l’assorbimento della radiazione solare e diminuisce l’albedo
superficiale e aumenta anche la temperatura dell’aria.si parte da una causa prima seguita da una catena di
effetti l’ultimo effetto è andato a retroagire sulla causa prima è una sorta di loop, sia un’amplificazione un
feedback positivo. Ma l’aumento di temperatura ha anche conseguenze, ad esempio aumenta
l’evaporazione, il vapore d’acqua contribuisce a intrappolare il calore in atmosfera che porta poi a far
aumentare ulteriormente la temperatura, feedback positivo. Inoltre, se aumenta il vapore d’acqua
aumenta anche la formazione di nubi che fanno da schermo alla luce solare, la superficie della terra tende
dunque a riscaldarsi di meno ecco quindi finalmente un feedback negativo.

Disegno pag.55

Quando i processi sono caratterizzati da queste retroazioni, diremo che il sistema complesso.

I MODELLI CLIMATICI STANDARD: Nella storia della scienza, dalla rivoluzione Galileiana in poi, I ricercatori
si sono sempre più divisi in due grandi gruppi: i teorici e gli sperimentali. Questi ultimi con esperimenti
utilizzando strumenti della tecnologia sempre più evoluta, hanno potuto studiare singoli aspetti e relazioni
causa-effetto nel contempo i teorici con ausili matematici sempre più sofisticati, hanno analizzato i risultati
di questi esperimenti e hanno proposto delle leggi. Il lavoro avviene in parallelo: gli sperimentali forniscono
risultati teorici che rivalutano, elaborano teorie di comportamento; altre volte i teorici sviluppano una
teoria e gli sperimentali sono chiamati a studiarne la validità questa divisione del lavoro è stata messa in
crisi dalla scoperta dei sistemi complessi. Il laboratorio non ci basta più, perché è tutto così collegato con
tutto, che non possiamo semplificare il sistema a loro volta anche i teorici sono in difficoltà con i sistemi
complessi, perché per valutarne il comportamento generale, occorre leggere insieme “leggi“, va valutata
l’influenza di ogni pezzo del sistema sugli altri. Come aggravante per alcune delle equazioni coinvolte in
questo processo teorico non siamo in grado di trovare le soluzioni. La chiave che ha permesso di ottenere
un’efficace trattazione scientifica dei sistemi complessi è stato il computer “calcolatore“. Il calcolatore viene
in aiuto sia dal punto di vista teorico che da quello sperimentale. Ai teorici consente di risolvere alcune
equazioni, è possibile costruire nel computer è un mondo virtuale. Ognuna di queste equazioni ha al suo
interno diverse variabili ad esempio ci potrà essere la temperatura dell’aria nella città di Bologna: le
condizioni considerate esterne al sistema clima, forzano il clima stesso a cambiare e la variabile
temperatura su Bologna quindi cambierà nel tempo ciò che facciamo effettuare una simulazione. Ciò che
abbiamo fatto è stato costruire un “modello“ della realtà climatica nel mondo virtuale, questo rende
possibile estendere l’attività teorica A un sistema complesso partendo dall’attività sperimentale e di
valutare la bontà del modello(validazione del modello). Ma con i modelli si può estendere anche l’attività
sperimentale. Una volta che si possiede un modello che simuli l’andamento reale del clima, abbiamo il
controllo di tutti i dati e di tutte le variabili e quindi possiamo anche creare situazioni particolari per capire
quali siano state le cause del cambiamento climatico. I modelli consentono di anticipare le conseguenze di
cambiamenti reali, la figura del modellista riveste quindi il ruolo in qualche modo unificante tra teorici e
sperimentali.
MODELLI CLIMATICI E IL CLIMA PASSATO: come si valuta la bontà di un modello climatico? L’unico modo
per capire se il modello rappresenta in maniera corretta la dinamica climatica è quello di verificare se riesce
a ricostruire il clima che ha caratterizzato la realtà del passato. Ciò può essere fatto a grande scala
temporale o a scala più breve. I modelli mirano alla ricostruzione del clima sotto la spinta delle forzanti,
condizioni esterne al sistema che forzano il clima a cambiare, vogliono quindi ricostruire il tempo su periodi
di due-tre decenni per fornire (media, tendenze, variabilità eccetera). Per prima cosa si valutano i risultati
medi globali e poi si passa a considerare le ricostruzioni a livello regionale. I migliori modelli permettono di
ricostruire con grande precisione la temperatura e le precipitazioni a livello globale le ricostruzioni di altre
grandezze sono più difficili da valutare. L’unico modo che abbiamo per determinare l’importanza delle varie
cause sull’effetto finale è quello di eliminarle una ad una e valutare, di volta in volta i cambiamenti negli
effetti, riuscendo così a pesare quantitativamente i contributi delle singole cause. Se spegniamo il fattore
umano non riusciamo a ricostruire correttamente l’andamento climatico recente, in particolare quello della
temperatura globale, mentre l’azzeramento dei fattori naturali provoca alcune discrepanze Ma coglie
ugualmente la tendenza al riscaldamento.

Figura pag. 65 Nella figura c’è uno studio dove sono forniti dati reali delle forzanti naturali antropogeniche
e quelli delle forzanti naturali soltanto nei primi si riescono a ricostruire gli andamenti della temperatura.

Pertanto anche se le cause non si sommano semplicemente si può dire che le cause di origine umana sono
state quelle più importanti.

LE CRITICHE AI MODELLI CLIMATICI STANDARD E UNA DIVERSA STRATEGIA: I modelli fin qui discussi
hanno grossi pregi. Tuttavia il fatto che il sistema clima sia complesso quando si descrivono i vari pezzi e i
loro scambi di materia ed energia, bisogna fissare il valore di alcuni parametri di scambio all’interno di una
gamma di valori. E non esiste una regola unica per farlo. Tali parametri non possono essere dati a
piacimento, esistono vincoli fisici. Tuttavia, i detrattori di questi modelli accusano comunque i modellisti di
aggiustare tali valori per far venire i risultati e ancora un’altra cosa è che tutt’oggi nei modelli si considerano
solo alcuni dei tanti processi e Feedback presenti all’interno del sistema Clima. Nessuno possiede
attualmente un modello perfetto, ma la migliore approssimazione disponibile è un concetto molto più
appropriato. Non esitiamo ad affermare che esistono sicuramente delle difficoltà. Esiste un modo
alternativo che non presenti questi problemi? Sei problemi nascono dalla descrizione delle interazioni tra i
vari pezzi all’interno del sistema, guardiamo al sistema da fuori.in sostanza non apriamo il giocattolo e
trascuriamo quindi la sua struttura interna. Oggi siamo in grado di sostituire la scatola clima con una
struttura di calcolo che permetta di trovare relazioni o leggi non lineari tra le forzanti e le variabili. Il modo
ottimale per fare tutto ciò è utilizzare una piccola rete di neuroni artificiali “rete neurale“ che ricostruisca i
legami tra le cause prime esterne al sistema e il comportamento ultimo del clima. Una rete neurale può
addestrarsi su esempi reali di relazioni tra forzanti e comportamento climatico, trovando infine una
relazione generale che le consenta di indovinare questo comportamento anche per valori delle forzanti su
cui non è stata addestrata. In breve, si possono addestrare reti neurali su dati nel passato. Alla fine, valgono
anche per gli anni che sono sconosciuti alle reti. In questo modo si trovano leggi che legano l’andamento
delle forzanti al comportamento di variabili climatiche. Anche con questo metodo le forzanti di origine
umana sono indispensabili per ricostruire correttamente la temperatura. Fig. 15 pag. 71: Nelle simulazioni
valori delle forzanti di origine umana sono stati tenuti costanti i valori reali iniziali e in questo modo il
recente aumento di temperatura scompare.

In definitiva oltre a modelli standard si sono sviluppati i modelli alternativi esenti dalle critiche è positivo
perché sistemi complessi hanno bisogno di più punti di vista, il fatto che si trovino risultati molto simili poi
per il problema del riscaldamento globale rafforza l’idea che questo sia stato causato primariamente
dall’uomo.

COSA POSSIAMO DIRE DEL FUTURO? dato che i modelli climatici descrivono i cambiamenti del clima sotto
la spinta delle variazioni nelle forzanti esterne, possiamo simulare il clima futuro della terra a patto di
sapere i valori che queste forzanti assumeranno si può valutare statisticamente la possibilità di una leggera
diminuzione o di un lieve aumento dell’attività solare da qui alla fine del secolo. Al ciclo solare collegato il
numero di raggi che arrivano sulla terra, queste particelle possono avere un ruolo nella formazione delle
nubi e dunque potrebbero influenzare l’arrivo al suolo della radiazione solare.questi dati sono stati immessi
in un modello climatico: le simulazioni sul passato hanno mostrato che le variazioni dei raggi cosmici sono
stati inferiori a quanto sarebbe necessario per riprodurre il riscaldamento globale nell’ultimo secolo.
Sembra quindi che l’influsso dei raggi sul clima del recente passato sia stato trascurabile. Un’altra forzante
naturale è l’attività vulcanica che puoi mettere delle polveri che fungono da schermo alla luce solare
rendendo più debole la radiazione che giunge al suolo. Le discipline che si occupano del sistema terra ci
danno indicazioni su come possano evolvere le forzanti naturali nel prossimo futuro. Certo che per alcune
di esse, come per le eruzioni vulcaniche non si può essere sicuri del loro numero nel futuro ma la loro
influenza è generalmente limitata nel tempo. Un discorso un po’ diverso che ho fatto per le forzanti
antropogeniche.le variazioni dipendono dal tasso e dal tipo di sviluppo socio economico dei vari paesi.
Come agirà l’uomo nell’andamento dell’economia globalizzata nelle scelte politiche, quali scenari ci
saranno? Ci viene in aiuto la simulazione tramite i modelli, che ci permette di valutare diversi andamenti
climatici per i diversi scenari di forzanti di origine umana. Non si tratta di una previsione climatica univoca
bensì di un insieme di proiezioni dato che il valore delle forzanti dell’uomo dipende E dalle scelte
economiche politiche queste hanno un influsso diretto sul clima futuro. Tutti gli scenari di sviluppo
ipotizzati dall’IPCC (Figura pagina 76) Per il futuro conducono a un aumento di temperatura, ma tale
aumento è diverso da scenario a scenario. Anche uno scenario molto ottimistico crea un aumento di circa
0,6°.per quanto riguarda le precipitazioni ci si aspetta un loro aumento alle alte latitudini e una notevole
diminuzione le zone Subtropicali. Tale tendenza risulta maggiore negli scenari socioeconomici e di
emissione più deleteri dal punto di vista climatico. Inoltre, lo spessore dei ghiacci della Groenlandia risulta
in netta diminuzione da oggi al 2100. I modelli attuali cercano di scorgere la tendenza di lungo periodo per
l’andamento climatico. Abbiamo già notato però Come alcuni brevi periodi abbiano visto temperature in
diminuzione e come l’aumento della temperatura globale nell’ultimo secolo non sia stato uniforme. Queste
fluttuazioni se siamo interessati a comprendere cosa avverrà nel futuro devono essere presi in
considerazione. Ci sono alcuni cicli naturali di riscaldamento-raffreddamento esempio negli oceani “ el
Nino”, I modelli attuali non considerano questi fenomeni come forzanti E questo potrebbe alterare le
previsioni di breve periodo. Alcuni ricercatori hanno incorporato alcuni di questi cicli in un modello,
limitando la previsione al 2030. Si è visto che nei prossimi 10 anni potremmo andare incontro a una lieve
diminuzione della temperatura che tornerà essere uguale a quella trovata da un modello più standard che
non considera questi cicli in cui la temperatura continua a crescere. Questo studio ho fatto gridare alla
morte dei modelli climatici standard. Semplicemente oggi si cominciano a studiare anche le fluttuazioni di
più breve durata. Anche con i cicli “raffreddanti“ la tendenza di lungo periodo rimane la stessa, il fatto che
la temperatura posso oscillare intorno a un trend in salita determina un riscaldamento più rapido nei
periodi di aumento della temperatura ( fig. pag. 80 temperatura oscillante intorno al 30 in aumento la
temperatura finale la stessa, ma nei momenti di aumento più rapido è più difficile adattarsi alle nuove
situazioni termiche).

GLI IMPATTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI: Gli impatti più diretti dei cambiamenti climatici vanno a
incidere sugli oceani e sulle terre emerse del pianeta nonché sulle loro coste. In particolare l’aumento di
temperatura favorirà un ulteriore scioglimento dei ghiacci e zone come la Siberia andranno incontro A
vantaggi e svantaggi ad esempio gli edifici costruiti sul permafrost Sono destinati a destabilizzarsi ma nel
contempo nuova terra sarà disponibile per l’agricoltura. Le terre emerse nelle zone Subtropicali subiranno
una cospicua diminuzione delle precipitazioni.
Nel contempo l’aumento di temperatura e la maggiore evaporazione dei mari fornirà più energia per i
fenomeni violenti come i cicloni nella fascia Subtropicale ma anche nella parte sud del Mediterraneo la
siccità potrà contribuire ad aumentare l’estensione dei territori desertificati E che vi sarà scarsità di acqua
(pioverà a me noi con piogge forti). Questo tipo di precipitazione violenta favorirebbe il dissesto del
territorio: frane, alluvioni eccetera. Inoltre ci potrà essere il fenomeno dell’innalzamento del livello del
mare ciò favorirà l’aumento delle inondazioni costiere in zone come il Bangladesh e l’erosione di tratti di
costa. Determinati territori rischiano di essere sommersi negli scenari climatici più estremi. La dinamica del
mondo vegetale sarà influenzata dai cambiamenti climatici futuri. insieme a un aumento di concentrazione
di anidride carbonica in futuro si avrà anche un aumento di temperatura e una diminuzione di precipitazioni
che controbilanciano ampiamente l’aspetto positivo dell’aumento di anidride carbonica. Le condizioni di
stress e idrico e di aumento di temperatura favoriranno l’incremento degli incendi e l’aumento
dell’incidenza dei parassiti delle piante, si potrà assistere a una diminuzione della biodiversità. Gli impatti
sugli animali sono rilevanti. Si possono identificare Tre strategie con cui gli animali rispondono alle
variazioni climatiche in atto:

-La prima è una vera e propria fuga dal riscaldamento globale, infatti molte specie anche non Migratorie si
stanno già spostando.

-Una seconda strategia di risposta ai cambiamenti climatici consiste nell’adattarsi in loco. In questo caso
l’adattamento può essere di tipo plastico, con modificazioni del comportamento addirittura di tipo
genetico. Il secondo caso dovrebbe farci assistere a una microevoluzione. Questo meccanismo richiede più
tempo rispetto alla risposta plastica. La risposta adattiva plastica presenta varie opzioni, per esempio, le
migrazioni vengono anticipate.

-Un’altra strategia adattiva è il letargo. Anche qui questi sono anticipati.

FIG pag. 85

Anche la riproduzione i cicli vitali sono risultati alterati, L’eventuale sfasamento di queste condizioni può
indurre problemi di mortalità o di sopravvivenza. E ancora: il clima mutato i cambiamenti ad attivi possono
anche influire sulla morfologia, ad esempio, il fatto che gli orsi si sveglino dal letargo quando ancora c’è
poco cibo l’induce ad adattarsi bruciando altro grasso costringendoli a diminuire di peso.

-Infine, l’ultima strategia: chi non può migrare, chi non riesce ad adattarsi a come unica prospettiva
l’estinzione.

E l’uomo? Esistono degli impatti che colpiscono il singolo individuo come quelli Sulla salute, ma ve ne sono
altri che influenzano la società globalizzata. Dal punto di vista della salute l’aumento di temperatura Porta
con sé l’aumento di malattie, che dire inoltre della denutrizione, è chiaro come l’agricoltura sia uno dei
settori che più di altri risente del clima. In ogni caso per il futuro si può ipotizzare un aumento di produzione
nei paesi sviluppati nel nord dove pioverà di più e nuove terre saranno disponibili per l’agricoltura a causa
dello scioglimento dei ghiacci e permafrost. Allo stesso tempo nei paesi poveri i fenomeni estremi potranno
far diminuire i raccolti e creare carestie. Questa situazione non potrà che creare disuguaglianze,
disequilibrio a scala globale. Anche gli umani come gli animali possono adottare una strategia di fuga dal
riscaldamento globale sottoforma di migrazioni indotte da ulteriore povertà. Già nel 1992 la convenzione
quadro sui cambiamenti climatici dell’ONU si poneva il seguente obiettivo: raggiungere una stabilizzazione
della concentrazione di gas a effetto serra in atmosfera a un livello che prevenga un’interferenza
antropogenica pericolosa col sistema climatico. Si vuole evitare che i fenomeni e gli impatti climatici
divengano irreversibili. Il livello di pericolo ritenuto accettabile è stato valutato in un aumento di
temperatura globale di 2°. I modelli ci dicono che ciò equivale a dover limitare la CO2 a 450 ppm. Per
raggiungere questo obiettivo dovremo ridurre le emissioni globali di gas ad effetto serra di oltre la metà
verso la metà del secolo. Le emissioni di gas derivano dal bruciare i combustibili fossili e la nostra civiltà è
basata proprio su queste fonti di energia quindi gli interessi economici sono fortissimi.
CAPITOLO 3 IL DIBATTITO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

LA SAGRA DELLE OPINIONI: in questo contesto è logico che il dialogo rappresenti una grande risorsa per la
soluzione pacifica di problemi comuni. Nell’attuale mondo globalizzato ciò avviene nel confronto e nella
convivenza con cittadini provenienti da paesi diversi. La base del sapere cui possiamo riferirci è una
conoscenza scientifica ottenuta con 1:00 metodica quantitativa, non aspira alla certezza assoluta, ma
fornisce la migliore approssimazione di conoscenza possibile. Purtroppo, però vanno considerate la scarsa
diffusione della cultura scientifica e la scarsa propensione dei media italiani a fare informazione. Oggi siamo
in presenza di una vera e propria “sagra delle opinioni” in cui ognuno a opinioni diverse.

TRA CATASTROFISMO E NEGAZIONISMO: catastrofismo e negazionismo del problema. Ecco gli estremi
delle opinioni che si possono trovare sui media in mezzo una miriade di punti di vista diversi. Nonostante
esista una base scientifica al problema ci sono opinioni inconciliabili ciò fa pensare che nel dibattito
mediatico la conoscenza scientifica passi in secondo piano mentre sia dominante lo scontro di interessi e
divisioni nel mondo. Questo scontro nasce dagli interessi economici e ci sono enti che finanziano per
negare l’evidenza di cambiamento climatico indotto dall’uomo per motivi economici. Si tende a favorire una
visione di un determinato problema che sia consona ai propri interessi. Avete mai sentito pronunciare le
frasi seguenti? “L’uomo è il cancro della terra“, “l’uomo è il padrone del mondo”. La prima frase è una
concezione ecocentrica estrema, la seconda fase è espressa invece da una concezione antropocentrica
estrema. La superiorità dell’uomo viene giustificata dall’esistenza della mente e delle capacità umane
cognitive di coscienza. In queste due visioni c’è un elemento che li accomuna: la differenza qualitativa è la
divisione netta tra uomo e natura. Questa dicotomia uomo-natura viene da lontano. In Occidente essa è
stata esplicitata da Cartesio. Infatti ad esempio siamo abituati a pensare alla natura come un luogo dove
l’uomo non esiste, un paesaggio incontaminato. Daltro canto sia il capitalismo occidentale che il socialismo
reale danno hanno dato ampia libertà all’uomo di agire su una natura intesa come plasmabile a piacere.
Catastrofismo e negazionismo affondano le proprie radici in queste due concezioni del mondo. Da un lato il
concetto di natura espresso dall’ecologismo tradizionale non esiste più anche nei luoghi più remoti si
avvertono le conseguenze della presenza dell’uomo. Dall’altro siamo consapevoli del fatto che la pressione
che stiamo esercitando sul sistema e alla lunga insostenibile. Anche in una concezione antropocentrica ci si
rende conto che il sistema terra é dinamico e interagisce con le nostre attività evolvendo insieme a noi.

COSA CI INSEGNA IL METODO SCIENTIFICO?: dunque catastrofismo e negazionismo sono l’espressione


climatica di due visioni. È possibile in questo quadro dar voce alla scienza? Oggi esistono varie modalità con
cui gli scienziati compiono le proprie ricerche. Una volta acquisiti i dati di tali attività, il lavoro prosegue con
una fase di analisi di questi dati. È solo in quel momento che si può ottenere un risultato scientifico. Ma i
dati che ottengo non possono essere considerati esistessi risultati scientifici? Cosa aggiunge la fase di analisi
a questi dati? I dati hanno significato solo se si è consapevoli di come gli si è ottenuti all’esempio dei dati di
temperatura se misuro sotto il sole all’aperto e anche in un altro sito all’interno di una capannina, dunque,
all’ombra non posso dire che nel primo luogo fa più caldo che nel secondo? I dati che abbiamo trovato
dipendono fortemente dalla procedura seguita per misurare. In fase di analisi si può studiare il modo di
correggere i dati dei termometri lasciati al sole per renderli confrontabili con quelli nelle capannine, con le
due procedure diverse si è trovata una relazione che ha consentito di stimare la temperatura dell’aria. I dati
di temperatura dei termometri lasciati al sole, il vento dalle intemperie erano lievemente sottostimati nei
periodi freddi ma molto sovrastimati in quelli caldi. Insomma, i dati devono essere inquadrati nella
procedura che si adotta per ottenerli e tuttavia questo non basta… Infatti come ogni strumento ha dei limiti
di misura anche ogni modello. La fase di analisi porta a corredare i dati con barre di errore. L’analisi
statistica delle tendenze della variabilità di questi valori permette di rendersi conto della significatività o
meno dei cambiamenti stessi. La considerazione delle procedure misurativo è un modellistiche servono a
rendere consistente il lavoro ma sono fondamentali anche per confrontare i risultati con quelli di altri
ricercatori e per dare la possibilità a questi ultimi di sottoporre a critica ogni ricercatore deve sottoporsi al
giudizio di esperti se vuole che i propri risultati vengono considerati scientifici, questo sistema chiamato
peer review , Revisione tra pari a ovviamente anche le sue pecche, perché i revisori sono uomini come tutti
gli altri.

IL DIBATTITO NELLA SCIENZA: Nella scienza non è come nei media. Tutte le conclusioni che si traggono
negli articoli scientifici devono essere valutate e pesate tramite l’ottenimento di determinati risultati. Il fine
ultimo del lavoro scientifico è quello di migliorare la nostra conoscenza del sistema in esame quando
possibile di ridurre le incertezze. Tuttavia questa mancanza di certezza assoluta non esclude che si possa
discriminare tra schemi probabili e da scartare. Non si può attribuire a determinate incertezze la fallacia di
uno schema esplicativo: bisogna valutare quantitativamente tutte le incertezze e fornire uno schema
alternativo. Se si afferma che non sono state le azioni umani ad avere causato in massima parte il
riscaldamento recente, bisogna mostrare in un modello che qualcos’altro in grado di produrre questo
riscaldamento. L’ONU ha istituito l’IPCC Che si avvale del lavoro di oltre 1000 scienziati e che si occupa di
effettuare una sintesi scientifica delle nostre conoscenze sul clima, sui suoi cambiamenti e da grande enfasi
al ruolo dell’incertezza e delle barre di errori. A queste approssimazioni si dà anche una valutazione
dell’attendibilità, spesso in termini di probabilità. Insieme ai rapporti tecnici vengono poi stilati anche
riassunti per i politici in cui si adotta un linguaggio più divulgativo.

LA COMUNICAZIONE DELLA SCIENZA DEL CLIMA: il dibattito all’interno della comunità scientifica è
costruttivo, si riesce a stabilire perché si parla la stessa lingua, quella della scienza. I problemi veri nascono
quando si cerca di portare la scienza all’esterno cioè si deve adottare il linguaggio della comunicazione.
Generalmente gli scienziati non sanno comunicare, tanto che adottano il sensazionalismo dei media e
parlano di certezze pur di farsi ascoltare allo stesso tempo i giornalisti hanno spesso una conoscenza molto
superficiale dell’impresa scientifica in questa situazione a chi credere quando vengono espressi opinioni
diverse? Per prima cosa bisogna essere sicuri che ciò di cui si parla sia passato al vaglio della comunità
scientifiche sia pubblicato su una rivista internazionale. Se sentite dire “certo che…“, Potete essere sicuri
che questa conclusione travisa i risultati e ancora: “dimostra“ che si usa per i teoremi matematici, mentre
nelle scienze naturali si utilizza “mostra”. Uno spazio a parte lo merita la radio, dove spesso si trovano
programmi di approfondimento in cui si affrontano temi importanti dedicando loro tutto il tempo
necessario. Ma la vera novità degli spazi di comunicazione risiede nel web. Sul web si trova di tutto, non è
facile navigare o ci si accontenta di visitare siti standard come quelli dei quotidiani oppure diventa
inevitabile saper cercare. Oggi più grandi centri di ricerca climatica del mondo hanno siti web centri di
questo tipo sono ad esempio il NASA-GISS o il NOAA-NCDC Negli Stati Uniti. In Italia abbiamo un centro
dedicato, il centro euromediterraneo per i cambiamenti climatici (CMCC) e CNR ed ENEA. Attenzione
perché a volte si tratta di centri privati finanziati che non producono risultati scientifici negli ultimi tempi
poi singoli ricercatori o gruppi di essi hanno iniziato a fare divulgazione in proprio, su blog. Questi siti non
vanno confusi con i tanti blog e forum su temi climatici di climatofili dilettanti. Infine, vorremmo proporre
una regola aurea che aiuti a capire se è un presunto esperto di clima è veramente tale. Ognuno di noi riesce
a dare un contributo soltanto all’interno della propria disciplina specifica. Lo scienziato tuttologo è una
figura che non esiste oggi proprio il web ci dà la possibilità di controllare se l’esperto sia realmente tale,
Basterà inserire il suo nome in un motore di ricerca. La scienza ci induce ad essere più umili, è più facile dirsi
convinti di una certa verità che mettere in discussione la propria visione del mondo .

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