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TEORIA DEL CAOS E PSICOLOGIA

La teoria delle strutture dissipative, conosciuta anche come teoria del caos, come già
abbiamo accennato, ha come principale rappresentante il chimico Ilya Prigogine, e sostiene
che la realtà non segue strettamente il modello dell'orologio, prevedibile e determinato, ma
ha aspetti caotici entro i quali l'instabilità o l'imprevedibilità sono la norma: un esempio
tipico è il clima. I processi della realtà dipendono da un enorme insieme di circostanze
incerte che fanno sì, ad esempio, che qualunque piccola variazione in un punto del pianeta,
generi nei prossimi giorni o settimane un effetto considerevole nell'altra estremità della
terra. L'idea di caos ha avuto notevoli ripercussioni anche nella psicologia ed in questo
capitolo cercheremo di realizzare una panoramica in tale direzione.
 
Effetto farfalla e caos matematico.
Iniziamo con la parte aneddotica della teoria del caos, il famoso "effetto farfalla" cioè,
cominceremo ad investigare l'iceberg a partire dalla sua punta visibile che, come sappiamo,
è appena una minima parte del totale.
Le relazioni tra cause ed effetti possono essere esaminate da due punti di vista: qualitativo
e quantitativo.
Dalla prima prospettiva (punto di vista qualitativo), le relazioni causa-effetto possono
essere concepite in varie maniere:
1) come legami unidirezionali. A causa B, B causa C, ecc., ma gli effetti risultanti non
esercitano alcuna influenza sulle cause originarie;
2) come eventi indipendenti. Secondo questa concezione, non ci sarebbero né cause né
effetti: ogni avvenimento succederebbe a caso ed indipendentemente degli altri;
3) come legami circolari: A causa B, e B a sua volta causa A, cioè, l'effetto influenza a sua
volta la causa e come risultato di ciò entrambi gli avvenimenti sono contemporaneamente
causa ed effetto. Si tratta dei cosiddetti circuiti di retroazione che possono essere negativi o
positivi.
La teoria del caos sostiene che la realtà è governata da processi aleatori, ma anche che certi
altri processi non sono caotici bensì determinati da legami causali. I legami causali che
trovano maggiore sviluppo sono i circuiti di retroazione positiva, cioè, quelli dove si
verifica un'amplificazione delle deviazioni: per esempio, una piccola causa iniziale,
mediante un processo di amplificazione, potrà generare un effetto considerevolmente
grande.

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Dal punto di vista quantitativo, le relazioni tra causa ed effetto possono essere categorizzate
in differenti maniere.
 
2. Causa-effetto: relazioni quantitative.
Se esaminiamo le possibili relazioni quantitative che possono esistere tra cause ed effetti, le
alternative potrebbero essere le seguenti:
1) Cause ed effetti sono ragionevolmente proporzionali: cause di piccola entità producono
piccoli effetti, e cause di grande entità grandi effetti, come quando diciamo che, dentro un
certo spettro di variabilità, quanto più grande è la frustrazione maggiore sarà la risposta
aggressiva, essendo entrambe le variazioni ragionevolmente proporzionali;
2) Una causa di piccola entità produce un grande effetto, come quando un intervento mirato
risolve una crisi psicotica;
3) Una causa di grande entità produce un piccolo effetto, come quando in un conflitto
patogeno infantile l'interpretazione psicoanalitica, genera una risposta quasi indifferente nel
paziente.
Gli esseri umani tendono inevitabilmente a credere in alcune di queste ipotesi nella vita
quotidiana, e per motivi molto diversi. Dietro ogni credenza c'è un desiderio che le fornisce
intensità, persistenza e ragione di essere. Così, la credenza in una sproporzione causa-
effetto occulta un desiderio di potere: l'illusione che con molto poco si può ottenere molto.
Sta alla base di molte superstizioni: il possesso di un semplice amuleto garantisce niente
meno che la felicità. In modo simile, la credenza in una proporzionalità ragionevole tra
causa ed effetto potrebbe proteggerci dall'incertezza: sappiamo sicuramente che ci sarà un
effetto atteso e controllabile legato alla causa, e non c'è posto per sorprese spiacevoli. Così
pure, la credenza in una sproporzione può nascondere l'illusione di alleviare le proprie
colpe: se mi sforzo molto per aiutare qualcuno a cui ho fatto del male (causa di grande
entità), riuscirò a tranquillizzarmi solo un po' (effetto piccolo), perché devo soffrire per il
danno fatto.
Esaminiamo alcuni esempi dove cause piccole producono grandi effetti, che è uno dei
campi fertili da cui sono germinati la teoria del caos e l’effetto farfalla. Questo elenco di
esempi non pretende di essere esaustivo bensì rappresentativo, e vari di questi esempi
rispondono in realtà agli stessi meccanismi.
 
3. Cause piccoli, grandi effetti.- Il buonsenso prescrive una certa proporzione tra la causa
e l'effetto: una forza piccola produce un movimento piccolo, ed una forza grande, un

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grande spostamento. La psicoanalisi invoca la stessa idea per giustificare l'idea che una
terapia breve produce piccoli cambiamenti, e che un trattamento prolungato genera
cambiamenti più importanti.
Tuttavia, certe esperienze quotidiane e determinati studi scientifici ci obbligano a
considerare la possibilità di alcune eccezioni a quelle impressioni soggettive che abitano la
nostra mente, tanto abituata a conseguire sempre l'utile, ma anche sempre a considerare il
pericoloso rasoio di Occam che tutto semplifica. Esaminiamo allora alcuni esempi di
sproporzione quantitativa, apparente o no, tra cause ed effetti:
a) Effetto leva: oltre la metafora, se uno ha una leva può ottenere molte cose: "datemi una
leva e solleverò il mondo", aveva detto il greco Archimede. Un semplice movimento della
leva è una causa piccola, ma può produrre grandi effetti. Le leve, come le pulegge o le
ruote idrauliche, sono dispositivi capaci di moltiplicare varie volte un effetto, col
conseguente risparmio di sforzo muscolare.
b) Effetto goccia di acqua: Se aggreghiamo una semplice goccia di acqua al liquido
contenuto in un recipiente, questo si sparge sul pavimento. Ad esempio una semplice
interpretazione può produrre nel paziente un notevole effetto di insight, in paragone con
l'apparente inezia di quell' interpretazione. In una logica dialettica, l'effetto goccia di acqua
è il prodotto di un'accumulazione quantitativa che sfocia in un salto qualitativo.
c) Effetto interazione sperimentale: descritto in alcuni disegni sperimentali, dove l'azione
unita di due variabili, lontano da produrre un semplice effetto sommativo, può generare
inaspettatamente un effetto maggiore, o minore. Ad esempio piccole quantità di alcool e di
droga, combinate tra loro, possono produrre un effetto smisurato: il coma o la morte.
d)I fenomeni di schismogenesi descritti da Gregory Bateson, e Paul Watzlawick, sono tutti
fenomeni interpretabili in termini di meccanismi di retroazione positiva. Il concetto
proposto da Bateson e ripreso da Watzlawick, Helmick Beavin e Jackson (1971), è relativo
ad un processo di differenziazione delle norme del comportamento individuale derivante
dall’interazione cumulativa tra individui. ci può essere una schismogenesi complementare
quando a un comportamento di A si contrappone quello adattato di B (ad esempio A si
impone sempre più e B si sottomette, conseguentemente, in misura maggiore), oppure una
schismogenesi simmetrica quando al comportamento di A si contrappone un uguale e
maggiore comportamento di B (A si vanta, e B si vanta ancora di più); un altro esempio
non relativo agli individui è la corsa agli armamenti: la nazione A si arma, e quindi la
nazione B si arma ancora di più per “difendersi”, al che la nazione A, per la stessa ragione,
rilancia con ulteriori armamenti.

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Questo rivela che una piccola causa, ad esempio il paese A che ha cominciato comprando
tre carri armati in più, genera una situazione internazionale che può portare alla catastrofe.
e) Von Bertalanffy, l’autore della Teoria Generale dei Sistemi, descrive l'esistenza di
meccanismi amplificatori in cui piccole cause generano grandi effetti. Al riguardo, cita una
distinzione tra causalità di “conservazione”, dove c'è una ragionevole proporzionalità tra
l’intensità della causa e l'effetto, e la causalità di “amplificazione”, dove la causa agisce
come scatenante, cioè, un cambiamento insignificante provoca un cambiamento
considerevole nel sistema totale.
f) Serie complementari: Abbiamo citato già un esempio dove un fattore scatenante piccolo
può risolvere clinicamente una psicosi o una nevrosi, o viceversa può far piombare una
persona in una profonda crisi. La ragione, secondo la psicoanalisi, dobbiamo cercarla nel
peso relativo che ha ogni elemento della costellazione dei fattori che costituisce la serie: se
il fattore costituzionale ed il fattore disposizionale (esperienze infantili) sono altamente
propizie per configurare un quadro nevrotico, basta un fattore scatenante molto piccolo
affinché la sintomatologia appaia.
g) La conversione massa-energia: Secondo quello che sostiene il principio di equivalenza
massa-energia di Einstein, una piccolissima porzione di massa, sotto certe condizioni può
liberare enormi quantità di energia. Già nella fisica pre-einsteniana si parlava di cose simili,
nel contesto del concetto di energia potenziale: una piccola causa (far cadere una pietra da
3000 metri di altezza, produce un effetto disastroso sulla testa di chi sta sotto),
considerando che l'accelerazione aumenta seguendo la legge di gravità.
h) Effetto farfalla, di cui abbiamo già detto in precedenza. Rispetto alla meteorologia,
normalmente si esprime in frasi quali: “Il battito di ala di una farfalla in Brasile, a seguito
di una catena di eventi, può produrre dopo un mese un uragano in Texas”. Altri esempi
potrebbero essere l'effetto che produce nel mercato borsistico mondiale il semplice
raffreddore di un presidente; anche Einstein disse in modo più romantico: “Perfino la più
piccola goccia di rugiada caduta al suolo dal petalo di una rosa, si ripercuote sulla stella più
lontana” .
Tali categorie di fenomeni hanno tre aspetti suscettibili di essere analizzati separatamente:
a) da una parte si allude ad una situazione dove piccole cause generano grandi effetti;
b) dall’altra parte, allude ad una situazione che non possiamo predire: sappiamo che
l'effetto può essere molto grande, ma non possiamo sapere in cosa consisterà, né se accadrà
molte volte, quando, dove o come succederà;

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c) una terza possibilità allude ad una situazione di mancanza di controllo: molte volte non
possiamo esercitare un controllo sull'influenza della causa rispetto all'effetto. Più
concretamente, non possiamo evitare non solo che una farfalla aleggi nel Brasile, bensì, e
questo è peggiore, non possiamo evitare che, aleggiando produca un uragano in Texas.
L'impossibilità di esercitare questo controllo è relazionata con l'impossibilità di predirlo,
benché non necessariamente: possiamo predire un'eclissi, ma non possiamo controllare il
suo verificarsi o non verificarsi.
Percorreremo ora gli antecedenti della teoria del caos e la sua relazione con la matematica.
 
4. Poincaré: un precursore.- Già nel 1908, il matematico francese Henri Poincaré (1854-
1912) si era occupato di sistemi matematici non lineari, giungendo a certe conclusioni che,
con il tempo, si sono rivelate un importante antecedente storico e concettuale della teoria
del caos.
Poincaré era partito dallo schema di Laplace, secondo il quale, se conosciamo con esattezza
le condizioni iniziali dell'universo, e se conosciamo con esattezza le leggi naturali che
dirigono la sua evoluzione, possiamo prevedere esattamente la situazione dell'universo in
qualunque istante di tempo successivo. Fino a qui, va tutto bene, ma succede che non
possiamo conoscere mai con esattezza la situazione iniziale dell'universo, e, stabilendola,
commetteremmo sempre un errore. In altre parole, la situazione iniziale dell'universo
possiamo conoscerla solo con una certa approsimazione. Ancora, supponendo che
potessimo conoscere con esattezza le leggi che dirigono la sua evoluzione, la nostra
predizione di qualunque stato successivo sarebbe sempre approssimata. Fino a qui non ci
sarebbe problema e potremmo continuare a mantenere lo schema determinista poiché gli
oggetti delle nostre predizioni non sarebbero imputabili al caos bensì ad una limitazione
nelle nostre conoscenze circa le condizioni iniziali. Effettivamente, i deterministi
sostengono che non è che gli avvenimenti siano imprevedibili, semplicemente non abbiamo
scoperto ancora le leggi che permettono di prevederli. A questo si oppone la teoria di
Prigogine: il caos è imprevedibile per natura, dato che per prevederlo sarebbe necessaria
una quantità infinita di informazione.
  
5. Il caos invade altre scienze.- L'opera di Lorenz stimolò nuove investigazioni sulla
questione, e diede finalmente luogo alla creazione di un nuovo campo matematico: la
teoria del caos.

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Se un fenomeno come quello descritto nel punto precedente non può predirsi, ciò è dovuto
in linea di principio, come minimo ad una di queste tre queste ragioni:
a) la realtà è puro caso, e non ci sono leggi che permettano di ordinare gli avvenimenti. La
conseguenza sarà la rassegnazione.
b) la realtà è completamente governata da leggi causali, e se non possiamo predire
avvenimenti è semplicemente perché non conosciamo ancora quelle leggi. La conseguenza:
dovremo dedicare tempo, pazienza ed ingegno per scoprirli.
c) nella realtà vi sono disordine ed instabilità momentanee, ma tutto dopo ritorna al suo
alveo determinista. I sistemi sono pronosticabili, ma improvvisamente, senza che nessuno
sappia molto bene perché, incominciano ad alterarsi ed a diventare caotici, (periodo nel
quale sono impossibili le predizioni), potendo ritornare successivamente ad una nuova
stabilità. La conseguenza sarà quella di cominciare ad investigare perché succedono queste
instabilità, perché l'ordine può portare al caos ed il caos all'ordine e, eventualmente, se si
possono creare modelli per determinare, se dentro lo stesso caos c'è anche un ordine. La
terza soluzione fu scelta da chi da allora in poi concentrò i suoi sforzi sulla teoria del caos,
indagando nelle più diverse discipline scientifiche.
Queste investigazioni cominciarono nella decade degli anni ‘70: i fisiologi iniziarono ad
investigare perché nel ritmo cardiaco normale si rintracciava il caos, producendo una
sospensione del ritmo cardiaco repentina; gli ecologi esaminarono la forma apparentemente
aleatoria con cui cambiavano le popolazioni; i chimici, la ragione delle inaspettate
fluttuazioni nelle reazioni; gli economisti cercarono di scoprire qualche tipo di ordine nelle
variazioni impreviste del mercato borsistico. A poco a poco passò in primo piano l'esame di
altri fenomeni caotici e disordinati che, almeno in apparenza, venivano a mutare
l'immagine ordinata che l'uomo aveva del mondo: il movimento delle nuvole, le turbolenze
nell'alveo dei fiumi, il movimento di una foglia mossa dal vento, le epidemie, i blocchi nel
transito dei veicoli, gli andamenti a volte caotici delle onde cerebrali, ecc.
 
6. Caos nella matematica e la psicometria.- Lorenz, abbiamo detto, aveva scoperto
sistemi caotici dentro la stessa matematica notando che piccole variazioni iniziali
generavano grandi cambiamenti nel risultato. Investigazioni posteriori in questa stessa
disciplina hanno rivelato nuovi aspetti della stessa questione. Prendiamo due esempi nei
quali si possono notare situazioni apparentemente caotiche, sempre dentro il dominio della
matematica.
Primo esempio.

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Nel 1976, il fisico nordamericano Mitchell Feigenbaum notò che quando un sistema
ordinato comincia ad evolvere caoticamente, spesso è possibile trovare una ragione
specifica di ciò: una forma geometrica relativa al sistema si riproduce più volte e diventa
progressivamente sempre più complessa.
L'esempio tipico sono i frattali, strutture geometriche dove ogni parte è una replica del
tutto. L'esempio più semplice è un segmento di retta, elemento di partenza che dividiamo
in tre parti uguali. Togliamo il segmento centrale ed uniamo i due restanti, e con ognuno di
questi ultimi ripetiamo indefinitamente l'operazione, fino a che il segmento originale
rimane suddivido in segmenti sempre più piccoli che sono una replica del segmento
maggiore: ogni parte è una replica del tutto.
Feigenbaum scoprì anche che, dopo un certo numero di operazioni di replicazione,
nell'esempio che abbiamo fatto (dividere il segmento in tre, separare quello centrale ed
unire il resto) il sistema acquisisce un certo tipo di stabilità. Ne risulta una costante
numerica, chiamata il numero di Feigenbaum, che può applicarsi a diversi sistemi caotici,
perfino quelli che appaiono nella natura, come potrebbe essere la crescita delle foglie in un
albero, o lo spiegamento di un lampo. Tutti questi fenomeni sembrano in principio caotici,
ma mediante il modello di Feigenbaum si può scoprire in essi una regolarità che era
nascosta.
Secondo esempio.
L'iterazione è un processo con il quale facciamo un'operazione, otteniamo un risultato,
ripartiamo da questo risultato per applicargli la stessa operazione, e così via. Per esempio a
1 sommo 1 ed ottengo 2. Al risultato 2 torno a sommare 1 ed ottengo 3, e così in forma
iterativa, cioè, ripetitiva. Un altro esempio può essere il seguente: partiamo dal numero 16
e continuiamo a dividerlo per 2 in forma iterativa: così otterremo successivi risultati che
sono: 8; 4; 2; 1; 1/2; 1/4; 1/8; ecc. L'insieme di tutti questi risultati si chiama orbita del
numero 16, che è stato il nostro numero di partenza. Questa serie orbitale è prevedibile,
potremmo dire che c'è un ordine evidente: i successivi numeri continuano ad acquisire
valori decrescenti, poiché ogni nuovo orbitale è la metà dell' orbitale precedente:
 
Numero di partenza
(Elemento iniziatore)

Operazione da realizzare
(Elemento generatore)

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Orbitale di X

X = 16
X/2=
8 ; 4 ; 2 ; 1 ; 1⁄2 ; 1⁄4 : 1/8 …
Prevedibile

X = 0.5
{ X . (1-X) } . 4 =

1 ; 0 ; 0 ; 0 ; 0 ;0 ; 0 …
Prevedibile

X = 0.3
{ X . (1-X)} . 4 =
0.84 ; 0.53 ; 0.99 ; 0.02 ; 0.08 ; 0.32 ; 0.87 ; 0.43 ; 0.98…
Imprevedibile
 
La serie orbitale è prevedibile se prendiamo come numero di partenza 0.5 e gli applichiamo
la serie di operazioni indicate nello schema. Tuttavia, le sorprese appaiono quando
cerchiamo di prendere come numero di partenza per esempio 0.3, applicando la stessa
procedura. L'orbita così ottenuta si manifesta come imprevedibile: non si tratta di una serie
né crescente, né decrescente, né presenta alcun tipo di uniformità: è una serie caotica,
almeno in apparenza, come si può constatare nello schema oppure ricorrendo ad una
calcolatrice elettronica.
Quello che maggiormente ha richiamato l'attenzione dei matematici è il fatto che, nel caso
di numeri di partenza collocati tra 0 e 1, alcuni di essi danno orbite caotiche, mentre altri
danno orbite pronosticabili.
La teoria del caos nella matematica cerca di spiegare perché questo tipo di sistemi possono
passare da processi pronosticabili ad altri caotici quando variano i numeri di partenza.
Si possono fare alcune obiezioni a questi esempi posti dai matematici per illustrare la
presenza di processi caotici.

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Si è potuto notare che le serie orbitali risultanti da operazioni ricorsive come quelle esposte,
presentano una somiglianza con le prove di completamento di serie nei tests delle matrici
progressive di Raven. Questo test prevede delle prove nelle quali l'individuo deve
completare una serie a partire dalla scoperta di un ordine nascosto in una sequenza. È come
se dicessimo: “Nella serie 1, 3, 5, 7..., che numero viene dopo il 7?”. L'individuo
risponderà ”9” perché ha capito che c'è un ordine: ogni numero è il risultato della somma
di due unità all’elemento precedente (n+2=n’’).
Supponiamo ora che le prove continuino a complicarsi sempre di più, e sottoponiamo
all'individuo la serie imprevedibile 0.84, 0.53, 0.99, etc., che raffigura il terzo esempio del
nostro schema. Nel migliore dei casi, egli potrà scoprire la formula ricorsiva
corrispondente, fare i calcoli sulla base dei numeri della serie presenti nel test. Possiamo
dire che l'individuo ha scoperto l'ordine soggiacente dietro il caos apparente.
E sempre nell'ipotetico caso in cui una serie comincia con una sequenza caotica di numeri e
poi in un determinato momento si trasforma in una serie ordinata, o al contrario, quando la
serie comincia ordinatamente ed improvvisamente si trasforma in un'altra serie che è
percepita come caotica, si passerebbe dall'ordine al caos. Questi cambiamenti sarebbero
davvero sorprendenti, ed è ciò che verifichiamo nei fenomeni naturali, di alcuni dei quali
ora parleremo, evidenziando tuttavia che non si possono paragonare serie matematiche e
fenomeni naturali. Il pensiero di Ilya Prigogine occupa qui un posto centrale, e
l'esamineremo di seguito, dopo un breve riferimento a due modelli di universo.
 
8. Due modelli di universo.- Il secolo XX è stato testimone di due modelli teorici
dell'universo: la teoria determinista da una parte, e la teoria del caos dall'altro.
a) La teoria determinista è rappresentata da Newton, Laplace ed altri pensatori del secolo
diciasettesimo e seguenti, ed il secolo scorso ha trovato in Einstein un degno rappresentante
di questo orientamento. Uno dei portavoce più autorevoli della stessa è il matematico René
Thom, un persistente critico della teoria del caos, e di Prigogine in particolare.
Secondo il determinismo, l'universo funziona come un orologio, dove non esiste posto per
il caso e dove tutto è determinato inesorabilmente dalle le eterne leggi della natura. Questo
implica la possibilità di poter predire qualunque situazione B, conoscendo la situazione
precedente A e le leggi naturali che dirigono il processo che va da A a B.
Tuttavia, ci sono casi dove non sono possibili le previsioni, soprattutto quando entriamo nel
territorio dell'infinitamente piccolo delle particelle sub-atomiche, e questo perché non
abbiamo scoperto ancora le leggi che dirigono quei processi. Infatti i deterministi non si

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rassegnano ad accettare il caso nella realtà, e lo considerano come il prodotto della nostra
ignoranza delle cause naturali. In realtà, molte volte nella vita quotidiana, quando non
possiamo sapere a che cosa si deve questo o quel fenomeno, normalmente lo attribuiamo al
caso, quando in realtà, secondo i deterministi, tale ignoranza si deve solo alle nostre ancora
limitate conoscenze.
Un esempio tipico è il lancio di una moneta. Se è vero che, conoscendo le condizioni
iniziali del processo (la moneta mentre la sostengo nella mano prima di tirarla) e le leggi
fisiche che dirigono detto processo (la legge della gravitazione, i coefficienti aerodinamici,
etc.), allora dovremmo potere predire con assoluta certezza se la moneta cadrà testa o cadrà
croce.
Thom, nella sua qualità di rappresentante del determinismo, sostiene che se i fisici non
possono prevedere il risultato testa o croce con sicurezza totale, non è perché ciò sia
impossibile, bensì perché l'esperimento sarebbe molto difficile e costoso, in quanto la
previsione è teoricamente possibile se l'investigatore potesse controllare in forma
sufficientemente precisa le condizioni iniziali del lancio.
b) Per la teoria del caos una previsione esatta è teoricamente impossibile. Secondo
Prigogine, in un sistema dinamico instabile la condizione iniziale della moneta che uscirà
"testa" può essere estremamente simile alla condizione iniziale della moneta che uscirà
"croce", e perfino possono essere uguali, ma tuttavia giungono ad un esito differente.
Questo è così perché il sistema evolve per zone di incertezza dove non regnano le leggi
della fisica classica che non sarebbero nemmeno calcolabili da un supercomputer che
potesse calcolare tutti i passaggi del movimento della moneta da quando è lanciata fino a
quando case. Con ciò la visione determinista del mondo viene abbattuta, poiché si rivela
che il caso fa effettivamente parte della realtà fisica.
La teoria del caos trova il suo principale rappresentante nella figura di Ilya Prigogine,
Premio Nobel per la Chimica nell'anno 1977 per i suoi lavori sulla termodinamica dei
sistemi lontani dell'equilibrio. La teoria del caos sostiene che il mondo non segue il
modello dell'orologio, prevedibile e determinato, ma ha aspetti caotici che esistono di per
sé. I sistemi stabili, come l'orbita della terra attorno al sole, sono l'eccezione, ma la
maggioranza dei sistemi sono instabili, un esempio tipico è il clima. Possiamo prevedere
un'eclissi o l'apparizione di una cometa con secoli di anticipo, ma non il clima della
prossima settimana. E’ così perché il fenomeno dipende da un enorme insieme di
circostanze incerte; per esempio una qualunque piccola variazione in un punto del pianeta,

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può generare nei prossimi giorni o settimane un effetto considerevole all'altro estremo della
terra.
In "La terza onda", il futurologo Alvin Toffler descrive la storia dell'umanità in termini di
tre cambiamenti: la prima, la seconda e la terza onda. La prima è la rivoluzione agricola di
10.000 anni fa che portò una serie di cambiamenti storici introducendo nuovi modelli di
realtà. La seconda onda è stata quella fluttuazione sociale in larga scala rappresentata dalla
rivoluzione industriale, sorta quando il feudalesimo si sgretolava ed il sistema sociale era
lontano dell’equilibrio. Da tale situazione nasce il sistema newtoniano, come una specie di
"struttura dispersiva", al dire di Toffler. La terza onda è quella odierna, iniziata alla fine
della seconda guerra mondiale, con il superamento dell'età della macchina e contraddistinta
dall’informazione (o conoscenza), che diviene carattere fondamentale della produzione; è
la scienza postindustriale, dove il modello di Prigogine sembra molto più adeguato del
modello meccanico della scienza classica.
 
9. La teoria del caos: Prigogine.- Esaminiamo ora con maggiore attenzione il punto di
vista della teoria del caos che, nella struttura essenziale, sostiene che la realtà è un
"miscuglio" di disordine ed ordine, e che l'universo funziona in modo tale che dal caos
nascono nuove strutture, chiamate strutture "dissipative." La teoria del caos non si oppone
radicalmente alla teoria determinista, nel senso di proporre l’esistenza solo del caos e del
caso. Se fosse così sarebbe impossibile qualunque tentativo di fare scienza, a meno che
questo consistesse nell’ inventare qualche ordine artificiale nei fenomeni. La teoria del caos
propone per l'universo un ciclo di ordine, disordine, ordine, etc., in modo tale che uno porta
all’altro.
In relazione con le idee di ordine e caos, in accordo ed oltre le risposte di Prigogine,
possiamo porre vari interrogativi, tra i quali menzioiamo i seguenti:
a) Perché nell'universo vi è ordine invece di caos?
b) Perché nell'universo vi è caos invece di ordine?
c) C’è un ordine nascosto dietro il caos apparente?
d) C’è un caos nascosto dietro l'apparente ordine?
e) Come dall'ordine si passa al caos?
f) Come del caos si passa all'ordine?
Tra questi punti interrogativi a quali cerca di rispondere la teoria del caos? Ai due primi
sicuramente no, perché, nonostante la sua denominazione, la teoria del caos sostiene che
nell'universo impera tanto il caos come l'ordine.

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Le due domande seguenti non rivestono un'importanza essenziale dentro la teoria del caos,
ma le ultime due sì. Per la teoria del caos, i processi della realtà attraversano tappe di caos e
tappe di ordine, e si cerca non solamente di realizzare descrizioni dettagliate dello stato
caotico e dello stato di ordine, ma anche e soprattutto di stabilire in che condizioni si passa
da uno stato ad un altro.
Per incominciare a comprendere questo punto di vista, possiamo farci guidare dall’esempio
dei circuiti circolari. Si tratta cioè, di circuiti che incominciano e finiscono in sé stessi.
Dato che si tratta di processi circolari, possiamo incominciare a descriverli a partire da
qualunque punto scelto arbitrariamente, per esempio, a partire da A (stato di equilibrio).
La fisica si è destreggiata tradizionalmente con un principio filosofico abbastanza semplice:
"quello che è, continua ad essere, finché non ci sono cause che portano ad una
modificazione dello stato pre-esistente." Di qui l'importanza dei principi fisici di
conservazione, di conservazione della quantità di movimento, di conservazione della
massa, di conservazione dell'energia, ecc.
Più concretamente, nel nostro caso, si considera che un sistema tende a rimanere in
equilibrio se non c'è nessun agente disequilibrante, e nel caso ci sia, il sistema perturbato
poi evolverà di nuovo spontaneamente verso lo stato di equilibrio.
Esempi:
a) In dinamica: un corpo tende a rimanere in stato di quiete o di moto rettilineo uniforme
se non c'è un agente modifica quella situazione, come potrebbe essere una forza esterna al
sistema. Ancora, quando questa forza momentanea alteri la traiettoria (squilibrio), il corpo
continuerà nella nuova direzione seguendo lo stesso movimento rettilineo uniforme (ritorno
all'equilibrio). Tutto questo è quello che si chiama “principio di inerzia”.
b) In termodinamica: un sistema, come per esempio un gas in un recipiente, tende a
rimanere in equilibrio se non riceve energia esterna, per esempio sotto forma di calore. Non
appena riceve calore cercherà di tornare allo stato di equilibrio restituendo l'eccedenza di
energia termica affinché le temperature rimangano in equilibrio dentro e fuori il sistema. Se
il gas potesse essere mantenuto assolutamente isolato dall'ambiente, teoricamente possibile,
ma praticamente impossibile, cioè se fosse un sistema chiuso, il calore interno tenderebbe a
distribuirsi omogeneamente a tutto il gas, cioè, non ci sarebbero settori più caldi e settori
più freddi: tutti i punti avrebbero la stessa temperatura. Questo è compatibile con la nostra
idea abituale di equilibrio (equilibrio di temperature), ma affinché questa distribuzione
equilibrata si realizzi, le molecole del gas devono muoversi a caso in forma caotica e
disordinata. Se si muovessero in una certa direzione predeterminata, finirebbero con

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l’esserci zone più calde e zone più fredde. È qui che il nostro buonsenso viene messo in
crisi: ogni volta che si associa equilibrio con caos molecolare in fisica. In questo momento,
queste considerazioni servono ad un solo scopo: affinché si continui a pensare in termini
fisici, e si possa ammettere che lo stato di equilibrio implica, da un certo punto di vista, un
stato caotico.
Continuiamo con lo schema. Lo stato A di equilibrio, presto o tardi subirà l'influenza di un
fattore disequilibrante, in quanto abbiamo detto che non esistono nella pratica sistemi
completamente chiusi. Passando così ad uno stato B di squilibrio, il sistema tenderà
spontaneamente ad evolvere nuovamente verso l'equilibrio, cioè, sulla base di ciò che
abbiamo detto precedentemente, comincia un processo di caos progressivo.
Questo momento è molto importante sul piano della teoria del caos, perché mentre il
sistema assume sempre di più uno stato caotico, arriva un momento in cui raggiunge quello
che Prigogine denomina il "punto di biforcazione." Come indica il nome, è un punto dove il
sistema può evolvere verso una tra due possibilità: o ritorna allo stato di equilibrio
originale, così come prevede la termodinamica classica, oppure abbandona il caos,
incomincia ad auto-ordinarsi o auto-organizzarsi fino a costituire una nuova struttura,
denominata struttura "dissipativa", poiché consuma una quantità maggiore di energia
rispetto allo stato di organizzazione anteriore che ha sostituito.
Nell'ambito fisico-chimico, Prigogine ha postulato che gli squilibri chimici non sfociano
sempre nell'anarchia, ma a volte permettono l'apparizione spontanea di organizzazioni o
strutture perfettamente ordinate, le strutture dissipative, e così, ha dimostrato che gli stati di
non equilibrio possono sfociare tanto nel disordine come nell'ordine.
c) L'universo funziona in tale modo; possono nascere nuove strutture dal caos ed è
paradossalmente uno stato di non equilibrio il punto di partenza che permette di passare del
caos alla struttura ordinata.
e) L'affermazione che l'ordine nasce dal caos può essere generalizzata con i seguenti
esempi: a) l'universo ènato da un caos iniziale ed ha generato un mondo organizzato di
galassie; b) dall'attività disordinata delle molecole è nata la vita; c) il sopraggiungere
caotico di molti stimoli, quando osserviamo una figura, è organizzato dalla nostra
percezione in una struttura (Gestalt); d) dall'attività disordinata di molti individui nasce
l'ordine sociale ed il progresso economico. Uno dei libri più importanti di Prigogine, scritto
in collaborazione con altri ed edito in Francia nel 1979, ha precisamente come titolo
"L'ordine nato dal caos"

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Prigogine porta l'esempio delle reazioni chimiche che mostrano le sorprendenti auto-
riorganizzazioni che possono succedere dentro i sistemi complessi, in situazioni distanti
dall'equilibrio. Immaginiamo un milione di palle bianche mescolate a caso con altrettante
nere che rimbalzano caoticamente dentro un contenitore e che possiamo osservare
attraverso una finestra di vetro. La massa che vediamo sembrerà quasi sempre grigia.
Tuttavia, ad intervalli irregolari ci apparirà bianca o nera, a seconda di come si
distribuiscono le palle in prossimità del vetro, in un dato momento.
Supponiamo ora che la finestra diventi tutta bianca e dopo tutta nera, e così
alternativamente ad intervalli fissi e regolari. Prigogine si domanda perché si organizzano e
sincronizzano in questo modo. Per caso comunicano tra loro e si mettono d’accordo?
Secondo tutte le regole tradizionali, questa sincronicità non dovrebbe avvenire, ma invece
esiste, ed è quello che si verifica quando in alcuni reazioni chimiche si producono quei
fenomeni di auto-organizzazione o auto-ordinamento, a dispetto della fisica classica ed al
calcolo delle probabilità. Effettivamente, la cosa più probabile è che il sistema evolva a
caso verso un miscuglio di palle nere e bianche, ma nel punto di biforcazione succede
qualcosa che fa si che il sistema evolva verso stati imprevedibili.
A partire dal punto di biforcazione, allora, può incominciare un processo di ordinamento
progressivo che sfocierà in una struttura dissipativa, la quale, a sua volta, entrerà in uno
stato di squilibrio che genererà un nuovo caos, e così via. Nei termini di Prigogine,
l'universo è un ciclo di caos, ordine, caos, ordine, etc., in cui si richiede un gran consumo di
energia per passare da una tappa all'altra.
Il sistema può evolvere verso il suo stato di equilibrio originale: gli esempi tipici sono i
meccanismi omeostatici che possono essere tanto naturali, come la termoregolazione negli
esseri viventi, che artificiali, come ad esempio il termostato di una stufa.
Il mantenimento dell'equilibrio in famiglie con un paziente schizofrenico è un altro
esempio nell'area della psicologia.
Questo è caratteristico dei sistemi "chiusi." Le virgolette alludono al fatto che questi sistemi
sono a rigore aperti, dato che si parte dall'ipotesi che lo squilibrio di cui tali sistemi
soffrono è dovuto ad un'influenza esterna. In generale, non si ammette che un sistema
assolutamente chiuso possa squilibrarsi spontaneamente e, del resto, un tale sistema,
benché concepibile teoricamente, non esiste nella pratica. Quando Prigogine dice che nel
migliore dei casi i sistemi chiusi costituiscono solo una piccola porzione dell'universo
fisico, allude ai sistemi "chiusi", con virgolette, cioè, quelli che compensano gli squilibri
col ritorno all'equilibrio originale. La maggior parte della realtà non è ordinata, prosegue

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Prigogine, né stabile né equilibrata, ma convive col cambiamento, il disordine, il caso,
benché sia capace di generare strutture ed ordinamenti non aleatori. Come dicono alcuni
filosofi, tutto è relazionato con tutto. Un sistema assolutamente chiuso, sarebbe
rappresentato dallo schema del tipo AA, cioè, nasce in A e muore in A, cioè, persisterebbe
sempre in forma indefinita in un eterno stato di equilibrio.
Conseguentemente, non è più possibile continuare a sostenere che la differenza tra un
sistema aperto ed uno chiuso è il fatto che uno riceve un’influenza esterna e l'altro no,
poiché tutti i sistemi, in pratica, la ricevono. Allora, a che cosa si riferiscono i pensatori
sistemici, con von Bertalanffy in testa, quando distinguono sistemi chiusi ed aperti? Essi
stabiliscono una serie di altre importanti differenze, delle quali analizzaremo il tipo di
retroazione presente in ognuno di essi, perché è una differenza rilevante nel contesto della
teoria del caos.
 
10. La retroazione negativa e positiva.- I sistemi chiusi del tipo ABCA hanno retroazione
negativa, mentre i sistemi aperti ABCAD evolvono per retroazione positiva.
La retroazione negativa tende a correggere una deviazione, portando il sistema al suo stato
originale. Uno squilibrio è una deviazione, ed è corretto mediante un ritorno all'equilibrio
originale. Questa classe di processi si oppone al cambiamento, dato che cercano sempre di
ritornare allo stato anteriore. Invece, la retroazione positiva promuove il cambiamento, la
formazione di nuove strutture più perfezionate, più adattive, più sottili. Nella misura in cui
implicano l'instaurazione di una nuova struttura, sono processi irreversibili, a differenza
della retroazione negativa che tende verso lo stato originale, è reversibile.
La retroazione negativa neutralizza le deviazioni, e la retroazione positiva le amplifica.
Un esempio di retroazione negativa può essere tratto dalla biologia. Se nel sangue aumenta
il contenuto di glucosio viene liberato l'ormone insulina da parte delle cellule del pancreas
e ciò permette l'utilizzo del glucosio e quindi diminuisce la concentrazione dello stesso nel
sangue.
Un altro esempio è quello relativo alla famiglia che, come ogni altro sistema vivente, tende
a mantenere un proprio equilibrio, una propria stabilità che viene definita omeostasi. Il
concetto di retroazione negativa indica che “il sistema reagisce a delle informazioni in
entrata (azioni dei membri della famiglia o circostanze ambientali) e le modifica
neutralizzando le potenzialità evolutive che verrebbero attivate e ristabilendo le regole
abituali per garantire la stabilità delle relazioni” (Watzlawick, 1967).

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La retroazione negativa acquista un’accezione “negativa” nel momento in cui ostacola un
cambiamento che sarebbe “vitale” sia per gli individui che per il sistema nel suo insieme.
Un esempio di retroazione negativa è quello in cui il bambino, nel muovere i primi passi,
cerca con lo sguardo la rassicurazione della madre che magari lascia trasparire dal suo
volto una certa preoccupazione o timore. Il bambino, interpretando il non verbale della
madre, ritornerà a gattonare rinviando la propria crescita per rispondere al bisogno di
equilibrio del sistema formato con il genitore.
Come vedremo, lo psichismo funziona in questa maniera: a volte cerchiamo di ritornare
alla situazione originale ("è preferibile la cosa brutta ma già conosciuta alla cosa buona ma
ancora da conoscere", ed altre volte cerchiamo l'innovazione, il cambiamento.
La scienza classica si incentrava nella stabilità. I primi lavori relativi alla teoria
dell'informazione si appoggiavano sulla retroazione negativa, processo che tende ad
attenuare il cambiamento restituendo al sistema la sua posizione di equilibrio.
Invece Prigogine esorta a studiare la forma in cui la retroazione positiva promuove il
cambiamento e l'instabilità.

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Un esempio è quello dell’effetto serra: l' aumento della temperatura dell'atmosfera fa
sentire i suoi effetti anche nell'estremo nord del nostro pianeta, provocando il disgelo del
suolo e la formazione di piccoli laghi; in questo ambiente liquido i batteri avviano la
decomposizione di resti organici producendo metano. Il metano (CH4) è un gas serra
estremamente attivo: una molecola di metano intrappola tanto calore quanto 21 molecole di
CO2. Ai fini dell'effetto serra, l'emissione di 1 tonnellata di metano equivale all'emissione
di 58 tonnellate di CO2 e tale aumento di metano contribuisce al riscaldamento
dell'atmosfera.

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Nella chimica inorganica queste situazioni sono eccezionali, ma nelle ultime decadi
l'investigazione in biologia molecolare ha scoperto che questi circuiti di retroazione
positiva sono la sostanza della vita stessa. Aiutano a spiegare l'evoluzione da piccoli
conglomerati di DNA fino a complessi organismi viventi.
La retroazione positiva implica che quando una variabile aumenta, lo fa anche l'altra,
oppure quando una diminuisce, diminuisce anche l'altra, Questo spiega come a partire da
piccoli mutamenti possano prodursi cambiamenti molto grandi (effetto farfalla) oppure,
come, a partire da grandi cambiamenti, si producano modificazioni insignificanti.
Secondo Prigogine quando si spinge il sistema oltre i suoi limiti di equilibrio proliferano
questi circuiti di retroazione positiva, e forse ciò aiuta a spiegare gli accelerati cambiamenti
che si producono oggigiorno. L'evoluzione richiede prima che vi sia instabilità, cioè che i
piccoli avvenimenti siano amplificati, e questo è solamente possibile in una situazione di
non equilibrio. L'equilibrio è per definizione non evolutivo. Invece, l'evoluzione richiede
instabilità, irreversibilità affinché si produca un cambiamento di strutture.
Una volta che il processo sfocia nella creazione di una struttura complessa, la struttura
dissipativa, si produce un nuovo squilibrio e ricomincia un ciclo di caos dove si producono
nuove instabilità. Per Prigogine, tutti i sistemi contengono sottosistemi in costante
fluttuazione. A volte una sola fluttuazione in uno solo di essi può essere tanto potente,
come risultato di una retroazione positiva, che frantuma tutta l'organizzazione preesistente.
In questo momento, chiamato "punto di biforcazione", è intrinsecamente impossibile sapere
verso dove evolverà il sistema (stato di improbabilità): si disintegrerà in un caos o salterà

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ad un nuovo livello di organizzazione, più elevato e differenziato cioè, ad una nuova
struttura dissipativa?
Così, quando si toglie ai sistemi l'equilibrio essi si comportano in forma strana, smettono di
agire come macchine newtoniane, diventando non lineari: un piccolo input può provocare
grandi cambiamenti o al contrario, grandi forze producono uno scarso o nessun
cambiamento. In queste condizioni il sistema "impazzisce". Si moltiplicano i circuiti di
retroazione positiva che generano processi di auto-organizzazione ed auto-alimentazione.
Entra in gioco il caso. Le strutture, precedentemente consolidate, possono disintegrarsi, o
modificarsi totalmente.
Questo processo di retroazione è essenziale, in quanto la condizione iniziale da sola, non
può fare niente. Inoltre, Prigogine evidenzia il fatto che questo avvenimento iniziale, molte
volte insignificante, può prodursi per caso.
Nella scienza classica, il caso era un intruso, ma con la teoria del caos è strettamente
associato al determinismo.
La realtà non è allora né puramente determinata né puramente governata dal caso. Vi sono
alcuni fenomeni ai quali, a grandi tratti, si può applicare lo schema determinista, come il
movimento della terra intorno al sole, ma in altri ci sono una mescolanza di determinismo e
probabilità o caso, come nell'evoluzione di un essere umano, di una società, del clima
terrestre, ecc. Per Prigogine, un problema della scienza attuale è determinare precisamente
quanto c'è di determinismo e quanto di caso nei fenomeni che studiamo. Dato che entrambi
gli elementi sono sempre presenti in maggiore o minore misura, le predizioni non possono
essere assolute bensì probabilistiche, e ciò non per la nostra incompetenza o ignoranza,
bensì perché la stessa realtà è composta da questa mescolanza.
 
11. Ipersensibilità all'influenza esterna.- Quando un processo evolve caoticamente,
diventa sempre più ipersensibile alle influenze dell'ambiente (energia, informazione,
eccetera), e come conseguenza di ciò evolverà. I sistemi aperti evolvono caoticamente, le
influenze esterne accentuano questo caos fino ad un punto culminante, chiamato punto di
biforcazione, dove il sistema dovrà optare per ritornare all'equilibrio, o riorganizzarsi in
una struttura ed un equilibrio superiori. Se Prigogine ha ragione al riguardo, allora
dovrebbe succedere che la propaganda straniera o un'alterazione nei tassi di cambio
mondiali (influenze esterne) dovrebbero produrre un impatto interno molto maggiore in una
società instabile rispetto ad un'altra in equilibrio. Pertanto, come piccoli cambiamenti

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possono causare grandi effetti, non dovrebbe sorprenderci che un'influenza insignificante
provochi una reazione enorme in quella società.
Dovrebbe succedere anche che, generando quell'influenza più instabilità, la società finisca
alla lunga per ristrutturarsi entrando in un nuovo ordinamento, forse con la possibilità di
approntare nuove strutture sociali, politiche, economiche.
Questo succede anche a livello psicologico: una persona instabile è più ipersensibile alla
critica di un'altra più equilibrata.
Non molto tempo fa nel dicembre del 1994, si è verificato in Argentina un esempio
concreto. Questo paese è stato coinvolto da un'importante influenza esterna: la crisi
economica del Messico. In Argentina, in seguito a quell'influenza, si è verificato un impatto
interno molto importante; questo può farci pensare che si tratta di un paese
economicamente altamente instabile, e quindi ipersensibile all'influenza straniera. Invece
gli Stati Uniti, un paese allora economicamente stabile, non hanno sofferto della crisi
messicana nella stessa misura dell’Argentina, pur avendo questa crisi avuto un’impatto
anche su questo Paese.
 
12. Le riflessioni epistemologiche di Prigogine.- Gli interessi di Prigogine non sono
solamente relativi all'investigazione della realtà materiale, ma egli ha tentato anche una
riflessione sulla scienza stessa.
Le grandi teorie, dice Progogine, sorgono indubbiamente grazie all'ispirazione di un genio,
ma questa non è l’unica cosa né la cosa più importante: certe teorie appaiono in certe
epoche e determinati posti non tanto per differenze di intelligenza di un genio rispetto alle
altre persone, bensì a causa di differenti condizioni storiche o culturali. Così per esempio,
se un paese crede in un essere che ha creato il mondo e determina il suo futuro, le teorie
proporranno leggi deterministe, e su quella base il genio costruirà la sua teoria.
Ciò nonostante le teorie così create non hanno una durata eterna. Anche le teorie
scientifiche più "definitive", come quelle di Copernico, Newton o Einstein, finiscono per
essere confutate, pertanto la verità scientifica è solo parziale. Per esempio, la teoria di
Newton ha evidenziato i suoi limiti nella comprensione delle leggi del mondo subatomico,
e la meccanica quantistica è venuta a riempire il vuoto di spiegazione.
Il progresso scientifico, per Prigogine, dipende dalla collaborazione tra le scienze che
studiano la natura e le scienze dell'uomo. La classica rottura tra gruppi di discipline
ubbidisce al fatto che le scienze umane raccontano avvenimenti e quelle esatte cercano
leggi eterne, ma con la nuova scienza del caos, questa opposizione sparisce. Potremmo dire

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che l'opposizione si scioglie quando analizziamo il fenomeno umano dal punto di vista
della termodinamica irreversibile, cioè, capendolo come uno dei sistemi lontani
dell'equilibrio: l’investigazione scientifica che circa 20 anni fa diede a Prigogine
l'opportunità di ricevere il Premio Nobel per la Chimica.
 
13. Caos e determinismo in psicologia.- Abbiamo detto che la teoria del caos, nonostante
la sua denominazione, non concepisce la realtà come puro caso, bensì come un miscuglio
di caso e determinismo, con alcuni aspetti pronosticabili ed altri no.
Buona parte delle teorie psicologiche, e tra esse la psicoanalisi, hanno preso come base le
teorie puramente deterministe. Ora esaminiamo come è possibile affrontare il
comportamento umano, o come è possibile spiegare il funzionamento dello psichismo, sulla
base della nuova cornice teorica che ci ha proposto sul finire del XX secolo la teoria del
caos. Cercheremo di comprendere, in una parola, come è possibile concepire lo psichismo
come un miscuglio di caso e determinismo.
Considereremo a tal fine lo schema che avevamo già esposto in precedenza a grandi tratti,
ma che qui sintetizzeremo. Lo schema riassume in modo molto semplificato la teoria del
caos, e mostra in primo luogo che i processi della realtà, inclusa la realtà psichica, sono
circolari, cioè, formano circuiti chiusi di retroazione. Per spiegarli si può cominciare da
qualunque punto del processo, supponiamo A. Si rompe uno stato di equilibrio: questo
stato si rompe perché il sistema riceve qualche influenza esterna sotto forma di energia o
informazione, in seguito alla quale passa ad uno stato di squilibrio. L'esperienza rivela che
questo stato di squilibrio non può reggersi per molto tempo, e che presto il sistema tenterà
un riequilibrio che può seguire due rotte alternative a partire da un punto di biforcazione: o
ritorna all'equilibrio originale, da C passa ad A, oppure cerca di passare ad un equilibrio
superiore, più complesso e più sofisticato, denominato da Prigogine struttura dissipativa
(passaggio da C a D).
La prima possibilità si attua mediante un meccanismo di retroazione negativa,
compensatorio e neutralizzatore delle deviazioni, e perciò il sistema ritorna al suo stato
iniziale. La seconda possibilità ha luogo mediante un meccanismo di retroazione positivo,
amplificatore delle deviazioni e per ciò il sistema è condotto ad una situazione tale che si
destruttura e si riconfigura in una nuova struttura, distinta dalla precedente e più complessa.
Mentre la prima possibilità ci suggerisce un processo reversibile, perché ritorna allo stesso
punto di partenza, la seconda ci suggerisce un processo irreversibile, in quanto non implica
il tornare al punto di partenza bensì di continuare a procedere attraverso la costruzione di

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ulteriori strutture, ogni volta di maggiore complessità e tutte imprevedibili. Esaminiamo
come nel campo dei fenomeni psichici possono verificarsi entrambe le possibilità:
a) Ritorno all'equilibrio originale. Questo meccanismo è ben descritto nell'ortodossia della
metapsicologia freudiana, quando, ispirato da Fechner, Freud parla del famoso principio di
costanza.
Si parla in questo caso di un'irruzione pulsionale (agente disequilibrante) nell'apparato
psichico. L'equilibrio si rompe perché c'è un'eccedenza di energia, e in accordo col
principio di costanza che prescrive di mantenere tutti i parametri propriamente "costanti",
l'apparato mentale cercherà di scaricare quell'eccedenza di energia per recuperare il suo
livello originale.
Questo modello ideale di funzionamento psichico è fondato su un meccanismo di
retroazione negativa: la deviazione del livello di energia prodotto dall'irruzione della
pulsione deve essere neutralizzata, e ritornare al suo livello originario. Freud dice che la
scarica della pulsione non si realizza tanto liberamente a causa di certe barriere che si
oppongono alla scarica stessa; nonostante la presenza di queste barriere, l'apparato psichico
cercherà vie d’uscita sostitutive (sintomi, sogni, lapsus, ecc.) che obbediscono al principio
di costanza. Nonostante gli ostacoli, c'è sempre un tentativo di ritornare all' equilibrio
originale.
La psicoanalisi va perfino oltre, quando Freud espone l'eterna lotta tra le pulsioni di vita e
le pulsioni di morte, dicendo che prevalgono queste ultime, portando l'individuo al suo
stato originale che è lo stato inorganico inanimato. Il destino dell'uomo non è più
semplicemente quello di neutralizzare l'eccedenza di energia pulsionale, bensì di ridurre
l'apporto energetico a zero, o per lo meno a livelli incompatibili col sostentamento della
vita.
L'uomo finisce per essere (detto in un altro modo) un sistema chiuso che tenta di sottrarrsi
alle influenze esterne per mantenere ogni cosa nello stato di equilibrio antecedente.
E questo è così perché Freud disponeva solo di una termodinamica dei sistemi chiusi. I
nuovi modelli teorici mostrano, invece, come un sistema aperto, la cui tendenza non è
l'equilibrio bensì l’instabilità, conduce progressivamente ad nuovo riequilibrio e alle
strutture complesse che Prigogine ha denominato, in chimica, strutture dissipative.
L'alternativa non è allora il puro caso, bensì il miscuglio di caso e determinismo di cui parla
la teoria del caos, ed attraverso ciò approderemo al secondo circuito di retroazione, in cui
sono incluse le strutture dissipative
 

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b) La genesi delle strutture dissipative. È possibile estendere la teoria del caos al
funzionamento psichico? Che posto occupano il caso e le strutture dissipative di Prigogine
nello psichismo? Esaminiamo queste questioni prendendo come assi di riferimento tre
importanti orientamenti psicologici: 1) la psicoanalisi, 2) la psicologia genetica di Piaget,
3) la psicologia sistemica.
1) La psicoanalisi. Lo psicanalista argentino Luis Horstein sostiene che attualmente, l'idea
dello psichismo come un sistema chiuso con un'energia costante è un punto di stagnazione
nella riflessione psicoanalitica .Secondo lo stesso autore, l'inconscio deve essere
considerato come un sistema aperto e come tale, capace di auto-organizzazione,
destrutturazione e ristrutturazione, e ciò è possibile se lo si concepisce nel contesto di un
circuito di retroazione (e più specificamente di retroazione positiva) secondo la
terminologia che stiamo utilizzando. Questa retroazione mette in discussione la causalità
lineare e fonda l'efficacia stessa del lavoro analitico rivelando una forma di ricorsività dove
il presente agisce sul passato, il quale, tuttavia, condiziona il significato del vissuto attuale.
La retroazione permette di pensare al sopraggiungere del nuovo all'interno di ciò che è già
dato.
Che cosa significano queste parole di Horstein? Secondo il modello della causalità lineare,
la relazione causa-effetto è unidirezionale: la causa produce l'effetto, ma non l'inverso. Il
passato agisce sul presente, in modo tale che quello che siamo oggi, pensiamo o sentiamo è
il prodotto delle nostre passate esperienze infantili. O, se si vuole, certi processi del passato
determinano inequivocabilmente il futuro; tuttavia siamo lontani da quell’ epoca in cui
John Watson proclamava esultante che lo psicologo poteva modellare sia un bambino che
un adulto come avesse voluto. La retroazione viene a mostrarci che non solamente il
passato ha influenza sul presente, ma anche, in qualche modo, il presente ha influenza sul
passato: in effetti, nel lavoro analitico è possibile "risignificare" il passato, destrutturarlo
per trasformarlo in altre strutture, come se stessimo sfilacciando un pullover e, con le stesse
fibre di lana, intrecciando un pullover nuovo. A sua volta, un passato risignificato
opererebbe diversamente sul comportamento attuale, probabilmente nella direzione
desiderabile e producendo la cura.
Durante il processo terapeutico analitico è possibile verificare anche meccanismi di
retroazione negativa, ABCA, come resistenza al cambiamento. Interessa evidenziare che
questa tendenza a ritornare al punto di partenza, a non cambiare, è spontanea e richiede
minore quantità di energia che iniziare il cambiamento desiderabile. Possiamo pensare che
il paziente che resiste al cambiamento non può contare su una sufficiente riserva energetica

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perché quell’energia che dovrebbe utilizzare per cambiare sta venendo consumata nella
risoluzione di un conflitto interno.
In sintesi: mentre l'individuo si sente destrutturato, sta nel punto di biforcazione, dove ha
due opzioni: o cerca di ritornare alla struttura anteriore per retroazione negativa
neutralizzando la "deviazione" introdotta dall'analista (resistenze), o cerca di ristrutturarsi
mediante retroazione positiva. In questo crocevia egli è altamente sensibile all'influenza
dell'ambiente, alla parola dell'analista, e qualunque avvenimento che si produce per caso tra
analista ed analizzato, per piccolo che sia, potrà produrre effetti importanti: un breve
intervento interpretativo in questo momento tanto sensibile provocherà, nel migliore dei
casi, la formazione di una nuova struttura, l'instaurazione di un nuovo ordine che potrà
giustificare eventualmente la guarigione.
Horstein, Luis (2003): “Intersubjetividad y clínica”. Ed.  Paidos.
Aulagnier, Piera. “Nacimiento de un cuerpo, origen de una história”, in: Horstein, Luis.
Cuerpo,
História, Interpretación, Buenos Aires, Barcelona, México,
Paidós, 1991, 117-170.

Horstein, Luis – Introdução à Psicanálise, Escuta, S. Paulo, 1989.

Horstein, L. (1994). Piera Aulagnier: Sus cuestiones fundamentales. En L.


Horstein (Org.), Cuerpo, historia, interpretación: Piera Aulagnier - de lo
originario al proyecto indentificatorio (pp. 11-116). Buenos Aires:
Paidós.        [ Links ]

HORSTEIN,L. Historia, azar, determinismo: hacia un nuevo paradigma , en “Práctica


Psicoanalítica e Historia”. Ed Paidós. Cap. 3

Questo punto di biforcazione è importante e l'avvenimento fortuito potrà avere


un'importante ripercussione, o no: l'avvenimento casuale può fare sorgere nuove possibilità
nella storia, oppure è solo un accidente che forgia la compulsione alla ripetizione, un
pretesto per l'identico ritorno al già conosciuto.
Pensare, in sintesi, i processi terapeutici in termini di un meccanismo di retroazione
positiva dove il passato ha influenza sul presente e questo sul passato, è ritornare ad un'idea
originale di Freud, ma fallita per l'influenza che esercitò su di lui la termodinamica dei

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sistemi chiusi, prevalente all'inizio del secolo. Freud concepì l’inconscio come un sistema
aperto, ma lo modellò come un sistema chiuso.
Un'ultima considerazione: nella misura in cui riconosciamo l'influenza degli avvenimenti
aleatori nel punto di biforcazione, dovremo accettare che lo psichismo è il prodotto del
determinismo e del caso contemporaneamente, e ciò spiega perché la condotta dell'uomo,
tra le altre cose, non è pronosticabile con una sicurezza del cento per cento. Pertanto,
quando parliamo di caso seguiamo l'idea di Prigogine secondo la quale il caso non è tanto
una nostra invenzione per giustificare la nostra ignoranza sulle cause delle cose, ma
qualcosa che fa parte della realtà, in forma obiettiva. Il caso come invenzione appare per
esempio nelle spiegazioni che danno gli stessi pazienti sulla loro propria compulsione alla
ripetizione: "Che maledetta sfortuna! Mi capita sempre di sposarmi con donne dominanti!"
oppure "Ho la fortuna contro: perdo tutti i lavori che inizio" In questi casi, il caso è una
forma di occultamento del determinismo proprio della compulsione alla ripetizione, e
l’attribuzione delle disgrazie a fattori esterni più che a fattori interni.
 
d) La psicologia genetica di Piaget. Se esaminiamo l'evoluzione dell'intelligenza secondo
Piaget, la vedremo svilupparsi in termini di destrutturazioni o perdite di equilibrio che
condurranno a nuove ristrutturazioni o equilibri superiori e più sottili.
Le strutture conoscitive di Piaget possono essere comprese come strutture dissipative, nella
terminologia di Prigogine. Le ragioni per tracciare un simile paragone sono le seguenti:
a) Piaget sostiene che quando si produce uno squilibrio, il sistema mentale esistente fino ad
allora cercherà di orchestrare misure compensatorie che, ben lungi dal ritornare
all'equilibrio originale, evolveranno verso un nuovo equilibrio mediante la costruzione di
una nuova struttura sulla base della precedente, una nuova struttura che risulta
evolutivamente più adattativa. Ogni nuovo stadio viene definito da una nuova struttura,
cioè rappresenta un salto verso una nuova struttura dissipativa. Il ritorno all'equilibrio
originale è il contrario di un processo evolutivo.
b) Nel periodo di tempo in cui si verifica lo squilibrio, lo psichismo risulta essere altamente
sensibile alle influenze dell'ambiente. Un bambino occupato a consolidare una nuova
struttura e che non è ancora entrato in un nuovo squilibrio, si trova in un momento di
accomodamento. Ma in un momento successivo, il nuovo squilibrio prodotto obbligherà il
bambino a cercare stimoli, diventerà più sensibile a quello che succede nel suo ambiente
per potere generare una nuova struttura dissipativa (assimilazione). L'accomodamento è un

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momento di consolidamento di strutture mentre l'assimilazione è un momento di ricerca di
strutture nuove e più complesse.
c) Questi nuovi stimoli ambientali normalmente sono molto insignificanti e succedono per
caso, ma producono conseguenze importanti agli effetti della costituzione della nuova
struttura. Un bambino può toccare per caso, mentre agita in modo non coordinadato le sue
mani, un campanello. Mediante un effetto di retroazione positiva questa influenza cresce
sempre più permettendo l'instaurazione di reazioni circolari secondarie, e queste a loro
volta di reazioni terziarie e finalmente esse condurranno alla costruzione della prima
struttura conoscitiva propriamente detta.
Insomma, l'intelligenza si svilupperebbe per Piaget in accordo col circuito di retroazione
ABCDB del nostro schema, dove ogni nuovo agente esterno fortuito stimola la genesi di
nuove strutture dissipative.
 
e) La psicologia sistemica. Probabilmente è nell'ambito della psicologia e della psicoterapia
sistemica in cui si è esercitata la maggiore influenza di alcune concettualizzazioni della
teoria del caos. Come buone sorelle di un padre comune (la Teoria Generale dei Sistemi), la
psicoterapia sistemica e la teoria del caos hanno molti elementi affini, e non risulta insolito
che il processo terapeutico sistemico possa essere compreso in accordo allo schema di
Prigogine che abbiamo sintetizzato in questa dissertazione.
Questi tentativi hanno avuto luogo specialmente a partire da 1980. Da quella data, Fred
Abraham e Larry Vandervert, cofondatori della Society for Chaos Theory in Psychology,
hanno lavorato nell'applicazione dei concetti della teoria del caos al funzionamento dello
psichismo (j). Nello stesso orientamento si situa William McDown, professore associato di
Psicologia Clinica dell'Università di Hahnemann, che sostiene che nello psichismo ci sono
sistemi che sembrano comportarsi aleatoriamente, ma che includono un ordine nascosto
che, anche se possiamo conoscere, è altrettanto impossibile prevedere esattamente. Le
persone somigliano molto al clima: hanno comportamenti prevedibili ma anche
imprevedibili, e non si possono scoprire mai tutti i fattori che su di esse agiscono (j).
Questa ipotesi è stata confermata da altri psicologi come Butz (j). Così ad esempio, una
persona può trovarsi in un punto di biforcazione, dove deve optare per mantenere il suo
equilibrio omeostatico originale, col quale sta posticipando il caos, oppure affrontare il
caos. Il terapeuta deve in questi casi propiziare il caos, accentuare la destrutturazione che la
persona in questione cerca di evitare e favorire la proliferazione di circuiti di retroazione
positiva. Ed al contrario, se la persona si trova già nel caos, il lavoro terapeutico sarà di

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contenimento, e cercherà di aiutare la persona a trovare un “attrattore strano” che agisca
come guida per organizzazione una nuova struttura.
Anche i cognitivisti ed i neurofisiologi sono interessati al modello del caos. Investigatori
come Paul Rapp, in Pennsylvania (j), hanno concluso che, a giudicare dai registri
elettroencefalografici ed in paragone con lo stato di riposo, il cervello diventa più caotico
quando comincia a risolvere problemi, e ciò coincide coi risultati di Prigogine nella
chimica e le investigazioni di Piaget in psicologia, nel senso che uno stato di squilibrio
induce le persone a cercare informazioni nell'ambiente per risolvere lo stesso mediante una
nuova struttura conoscitiva. In quel momento, la persona si sente altamente sensibilizzata a
qualunque influenza esterna che, essendo ancora piccola, provocherà grandi cambiamenti, e
lo psichismo funzionerà caoticamente fino al raggiungimento del nuovo stato di equilibrio.
Linda Chamberlain, psicologa clinica del Colorado Family Center, a Denver, j, pensa che la
teoria del caos offre una struttura per capire come avvengono i cambiamenti durante la
terapia familiare. Al riguardo non ci sono studi specifici, ma cercheremo di fornire alcuni
esempi presi da terapeuti sistemici classici e di capire le loro proposte relative alla teoria
del caos.
Lo schema che stiamo presentando può essere considerato molto bene come una
descrizione sintetica dei processi di cambiamento o di non cambiamento che si possono
verificare nell'essere umano individuale o nelle famiglie, sia che avvengano in forma
spontanea che indotti terapeuticamente.
Nello schema presentato ci sono due circuiti principali: il circuito ABCA, che è di
retroazione negativa, ed il circuito BCDB, che è di retroazione positiva. Mediante ognuno
di entrambi i circuiti possono attuarsi processi sani e processi malati, in modo che non
sempre un circuito positivo è sano, né uno negativo malato. Inoltre, essendo entrambi i
percorsi interconnessi nel punto di biforcazione, il processo può evolvere combinando
sequenze di retroazione negativa e positiva, o viceversa, come si vede nella terapia
familiare sistemica.
Watzlawick, k, e la sua equipe di Palo Alto, California, parlano di due tipi di cambiamento
verificabili in un contesto terapeutico.
Il primo tipo di cambiamento (1), (ABCA), non modifica la struttura del sistema né del suo
funzionamento cibernetico, e conseguentemente fa sì che il problema originale persista e
perfino si aggravi. In questo caso si può indurre un cambiamento all’interno della stessa
logica che ha generato il problema, e frequentemente consiste nel fare esattamente il
contrario: se il problema sono le scorpacciate di cibo di una bulimica, il cambiamento

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consisterà nel fare una dieta stretta e non tornare a mangiare fino al giorno successivo. In
un certo senso è la logica del buonsenso che prescrive di compensare una deviazione con
una condotta opposta. Si tratta, evidentemente, di un meccanismo di retroazione negativa,
che cerca di neutralizzare le deviazioni sintomatiche.
Il circuito ABCA è caratteristico dei comportamenti di resistenza al cambiamento poiché,
per definizione, la retroazione negativa cerca di ritornare ad una situazione originale, il che
permette alla bulimica di tornare a ricominciare il suo ciclo di abbuffate.
Il secondo tipo di cambiamento (2) (circuito BCDB) invece, colpisce i parametri stessi del
sistema, cambia la struttura e ricorre a soluzioni che contraddicono il buonsenso. Così,
attraverso interventi paradossali, invece di suggerire alla bulimica che faccia una dieta
stretta, gli si suggerisce che non faccia alcuna dieta, o che continui a mangiare quanto
vuole, ecc.; cioè, si cerca di amplificare la deviazione mediante una retroazione positiva.
Benché sia oggetto di discussione, si suppone che tali interventi possano produrre un
cambiamento in brevi periodi di tempo. La scuola di Palo Alto sostiene che questi
cambiamenti, si suppone, siano accompagnati da una ristrutturazione cognitiva: la
prescrizione paradossale deve essere comunicata alla famiglia della paziente bulimica nel
suo proprio linguaggio, ricorrendo al suo proprio modo di concettualizzare la realtà, il che
ovviamente esige una certa capacità di adattamento del terapeuta al punto di vista familiare.
Nella misura in cui la famiglia possa passare dal cambiamento (1) al cambiamento (2),
potrà risolvere efficacemente il suo problema, passaggio che si deve verificare nel punto di
biforcazione, in cui l'intervento del terapeuta ostacolerà la persistenza del ciclo verso A, e
farà sì che possa essere altresì deviato verso B.
Nel punto di biforcazione non troviamo sempre un intervento terapeutico, e qui portiamo
due esempi:
a) un avvenimento come la morte di un genitore forza l'individuo a scegliere tra due strade
alternative: verso A, nel qual caso neutralizzerà la perdita negandola, e seguirà
normalmente la sua vita senza nessun dolore. Questo implica retrodatarsi alla situazione
anteriore alla morte, per recuperare l'equilibrio originale; verso D, dove l'individuo soffre
una destrutturazione momentanea, la sua vita sembra entrare nel caos, ma può uscire
vantaggiosamente ristrutturato dalla crisi.
b) il secondo esempio sono le cure spontanee, con le quali l'individuo, o la famiglia,
evolvono verso D senza terapia alcuna. Molte volte questo evento è frutto del caso, ma
normalmente vi è una forte componente soggettiva: il terapeuta può attribuire alcuni esiti al

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suo intervento terapeutico, ed i successi avvenuti naturalmente, o quelli di qualche collega,
al semplice caso.
La retroazione positiva può essere normale e vantaggiosa, per esempio quando notiamo che
la stessa attività dell'essere umano facilita l'incontro rischioso con stimoli che lo
destrutturano, raggiungendo così una conformazione più complessa e più adattativa. La vita
è cioè un continuo riequilibrio che conduce al cambiamento, a nuovi squilibri, e così via, ed
in questo tragitto l'essere umano continua a compiere il suo piano evolutivo. Allo stesso
modo, una famiglia in terapia che si destrutturi è all’inizio un buon indicatore del procedere
del processo di cura. Da questo deriva una delle tecniche impiegate in terapia sistemica,
soprattutto dalla scuola di Minuchin e Haley, ossia il disequilibrio (l).
Questo consiste essenzialmente nel fatto che il terapeuta realizzi un'alleanza intensa tra lui
stesso e qualche sub-sistema della famiglia, per esempio con la madre od il figlio, al fine di
obbligare la famiglia ad una ristrutturazione dei suoi limiti (percorso verso D). In questa
maniera, il terapeuta crea le condizioni affinché la famiglia del paziente freni la sua
tendenza omeostatica verso A, ossia la tendenza verso il non cambiamento.
Ma la retroazione positiva può essere anche dannosa, come quando due persone
interagiscono in modo tale che continuano a squilibrarsi sempre più, potendo arrivare
potenzialmente ad una situazione pericolosa per le loro rispettive integrità, come succede
nelle scalate simmetriche e complementari descritte da Watzlawick, o nei comportamenti
interattivi che Bateson inglobò sotto la denominazione di fenomeni di schismogenesi. È, ad
esempio, il caso della persona che insulta l’altra ed a sua volta questa, invece di raffreddare
la situazione ritornando all' equilibrio anteriore, risponde insultando a sua volta il suo
interlocutore e così via, fino ad arrivare, per retroazione positiva, ai limiti pericolosi a cui
facevamo riferimento.
Vediamo un ultimo esempio in cui la retroazione negativa possa essere vantaggiosa,
esempio che ci fornisce la pratica terapeutica sistemica. Una volta che una famiglia ha
completato il suo processo di cura, è sufficientemente strutturata affinché qualunque
stimolo disequilibrante (una morte, una malattia) non la precipiti in una nuova crisi che si
trasformerebbe in motivo di una nuova consultazione. La famiglia soffrirà indubbiamente
uno squilibrio, ma si trova nelle condizioni di neutralizzare le deviazioni per retroazione
negativa e può ritornare allo stato di equilibrio, come lo chiama Watzlawick, cioè a quello
stato che ha potuto raggiungere mediante la psicoterapia.
 

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14. Caos ed ordine nel linguaggio.- Un'analisi del linguaggio verbale come sistema chiuso
e come sistema aperto permette di accostarci timidamente alle sue possibilità di evoluzione
pronosticabili o imprevedibili. Ad esempio come può essere visto il linguaggio nella
creazione letteraria e scientifica, dalla prospettiva della teoria del caos?
a. Fisica e psicologia.- Può la fisica spiegare la condotta umana? Non possiamo rispondere
a questa domanda in anticipo, poiché tutto dipenderà dalle nostre aspettative circa quello
che speriamo provenga da una spiegazione.
Se ad esempio, e condideriamo la cosa metaforicamente, un autobus frena bruscamente, il
passeggero sarà lanciato in avanti. Si tratta di una condotta umana, se consideriamo questa,
in un senso più ampio, come ogni cambiamento che avviene in una persona. Questo
comportamento potrà essere spiegato dalla fisica, più concretamente da uno dei suoi rami:
la dinamica dei solidi (n), ed ancora più concretamente a partire dal principio di inerzia.
Di questo comportamento non potremmo dare una spiegazione biologica, perché
nonostante sia una risposta involontaria prodotta da un certo stimolo, nessuno direbbe che
si tratta di un riflesso. Neanche potremmo offrire una spiegazione psicologica, a meno che
il nostro uomo abbia esagerato il suo movimento o si sia lasciato portare dalla forza di
inerzia per cadere giusto addosso ad una signorina con la quale voleva intavolare una
relazione.
Alcune teorie psicologiche utilizzano l'aggettivo "dinamica", come la teoria del campo di
Lewin, o la teoria psicoanalitica. In questi casi, non si sta facendo allusione a forze fisiche,
come la forza di inerzia o la forza di gravità, bensì a forze psichiche, come la motivazione o
le pulsioni. Le prime agiscono su oggetti inerti, e le seconde su condotte che si cerca
spiegare con la psicologia.
Questo chiarimento viene a proposito perché mostra esempi di teorie psicologiche che
hanno preso concetti dalla fisica, e li hanno trasformati ed adattati alla realtà psichica.
In questa nota esploriamo, un po' superficialmente, un altro ramo della fisica e le sue
possibili applicazioni in psicologia: la termodinamica. Questo tentativo non è nuovo: la
teoria gruppale dei ruoli (ñ), ad esempio, utilizza abbastanza implicitamente il primo
principio della termodinamica per descrivere il funzionamento gruppale in termini di
processi di locomozione e processi di mantenimento.
Un altro esempio classico è Freud: uno dei principi su cui si basa la psicoanalisi è il
principio di costanza, basato a sua volta, sui principi della termodinamica.
Come esempio di fenomeno psichico da spiegare prenderemo la creazione letteraria, ed
utilizzeremo come cornice di riferimento la termodinamica, la teoria generale dei sistemi e

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la teoria delle strutture dissipative di Prigogine, volgarmente chiamata teoria del caos. I tre
sistemi teorici sono intimamente relazionati: per esempio, la termodinamica studia i
"sistemi", e la teoria di Prigogine è più una teoria dentro il vasto campo della
termodinamica.
Innanzitutto riprenderemo alcune precisazioni sull'applicabilità della teoria del caos in
psicologia, dopo ci riferiremo all'analisi del linguaggio e subito dopo, dentro quest’ultima
cornice, al problema della creazione letteraria.
 
b. La teoria del caos in psicologia.- Sappiamo che la condotta umana può presentarsi, in
diversi gradi, come caotica e disorganizzata. E’ il caso del neonato, del pazzo,
dell'adolescente, ma anche l'adulto normale ha dei momenti in cui pianifica attività, per
esempio per un fine settimana, e dopo il suo piano non si realizza, procede in una maniera
caotica e sembra essere diretto unicamente dal principio del piacere.
Di fronte a questi comportamenti disorganizzati, la psicologia ha cercato di minimizzare la
loro importanza (la teoria, non la clinica), argomentando che dietro essi si nasconde un
ordine determinato dalle leggi del comportamento (come il behaviorismo) o le leggi
dell'inconscio (come la psicoanalisi). È frequente l'espressione "sembra un caos", col quale
si assimila o si identifica sempre caos con apparenza. La teoria del caos viene a suggerirci
un punto di vista molto differente: il comportamento caotico ha valore in sé stesso, ha la
stessa entità, lo stesso status ontologico dell'ordine, ed il nostro atteggiamento verso il caos
non consisterà quindi nel schivarlo cercando di trovare un ordine soggiacente, bensì nel
cercare di vederlo come parte di un processo che proviene da un ordine previo e che sfocia
in un nuovo ordine. L'ordine non sta sotto bensì a latere, la "vera" realtà non è solamente
l'ordine bensì l'alternanza ordine-disordine, avendo entrambi i poli la stessa entità.
La teoria del caos ci parla di una sequenza ordine-disordine-ordine nella natura. Il
linguaggio verbale non è l'eccezione, è il risultato della nostra attività mentale, prodotto del
cervello, e prodotto a sua volta della natura.
 
c. Caos e linguaggio. Il linguaggio è stato, dai sofisti greci fino ai nostri giorni, l'oggetto ed
il motivo di acute riflessioni. E forse è molto più di quello che non si è detto ancora.
Ma, per caso hanno qualcosa da dirci la termodinamica e la teoria del caos circa la natura
del linguaggio, una delle più notevoli creazioni del cervello umano, a sua volta l'entità più
complessa ed impredevedibile dell'universo. Come dice Prigogine, le scienze naturali e le

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scienze umane hanno solamente due opzioni: o progrediscono assieme, o spariscono
assieme. In questo caso, ovviamente, alludiamo alla fisica e alla psicolinguistica.
Per comprendere questo, non si è obbligati a conoscere complesse formule di entropia o di
energia interna: come sostiene Einstein, la maggior parte delle idee fondamentali della
scienza sono essenzialmente semplici. Lo sono le idee, ma non forse le realtà alle quali esse
rinviano. Il linguaggio umano e, paradigmaticamente, il linguaggio verbale, può essere
concepito come un sistema chiuso o come un sistema aperto.
Il linguaggio come sistema chiuso. Sappiamo che un sistema chiuso non scambia materia,
né energia, né informazione col suo ambiente. Quando l'autore compone il suo testo,
consegna informazione, e quando il lettore lo legge riceve informazione. Questo scambio di
informazione fa che sì il linguaggio sia un sistema aperto, ma supponiamo ora che una
parte del discorso non abbia questa possibilità, poiché a poco a poco smette di ricevere
energia ed informazione dal suo ambiente.
Il primo esempio è un discorso pronunciato da una persona. Come cambiare questo il testo
di questo discorso, mettiamo per caso, ogni dieci anni? Con l’avanzare del tempo, e come
conseguenza del naturale decadimento del sistema nervoso, quel testo continua a
disintegrarsi sempre più, fino a costituire nell'anziano, un insieme amorfo di parole dove i
significati e l'organizzazione sintattica si perdono. Il linguaggio avanza progessivamente
verso uno stato di disordine accentuato, e quello che funziona come supporto materiale, la
rete neuronale, a poco a poco, specialmente dopo la morte, continua a trasformarsi in
materia inorganica, ed a sua volta questa in “polvere cosmica”, se consideriamo che sono
passati secoli.
Il secondo esempio è un testo scritto. I suoi significati sono traccie di inchiostro che, se le
lasciamo stare senza somministrare energia o informazione dell'esterno, mantenendole
isolate come sistemi chiusi, evolveranno a poco a poco verso uno stato di massimo
disordine, o come dicono i fisici, verso uno stato di massima entropia: la carta che le
supporta continua a disintegrarsi col passare del tempo e la fine è la stessa del linguaggio
parlato lasciato a sé stesso: la “polvere cosmica”.
Significanti e significati, isolati dal loro ambiente, hanno così un destino che risulta
perfettamente prevedibile, il che ci suscita in ogni caso più interesse che perplessità: la
termodinamica ha già previsto che i sistemi chiusi evolvono verso il disordine, perché non
ricevono dall'esterno il "combustibile" che permette loro di mantenersi organizzati od
organizzarsi ancora di più.

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Per dire la stessa cosa da un altro punto di vista: considerato come sistema chiuso, il
linguaggio tende ad evolvere verso uno stato di disordine. Il punto di partenza può essere
per esempio uno stato linguistico organizzato, dove ogni lettera non appare per caso ma ha
assegnata una determinata probabilità di apparizione. Per esempio, è più probabile che la
lettera seguente di questo testo sia una "e" e non una "z", come hanno notato i pensatori
della Teoria dell'Informazione, con Shannon in testa.
Tuttavia, non appena quello stesso linguaggio evolve, o se si preferisce, involve, verso un
stato di disorganizzazione ogni volta maggiore, non esistono già ragioni valide per pensare
che alcune lettere hanno più probabilità di essere presenti delle altre: tutte acquisiscono la
stessa probabilità di apparire, dato che la loro distribuzione è casuale. Questo stato di
equiprobabilità è perfettamente prevedibile ed è, del resto, lo stato finale più probabile. Il
linguaggio di un cervello molto senile è tanto casuale che qualunque lettera ha la stessa
probabilità di seguire ad un’altra qualsiasi.
A questo punto traiamo una conclusione: man mano che il linguaggio si disgrega, diventa
prevedibile il suo stato finale: il massimo disordine, e contemporaneamente attraverso
questo diventano imprevedibili le lettere o le parole che appariranno. Come dicevamo, per
caso possiamo predire qual è la prossima parola che pronuncierà un schizofrenico
delirando, o un individuo con demenza senile? Il linguaggio come sistema chiuso evolve
verso gradi di imprevedibilità perfettamente pronosticabili. Ciò succede perché il sistema si
va "chiudendo sempre più"; man mano che i neuroni smettono di ricevere adeguatamente
l'energia proveniente dal glucosio, nella stessa misura smettono di ricevere informazione
attraverso gli organi sensoriali in decadenza.
 
Il linguaggio come sistema aperto.- Se l'idea del linguaggio come sistema chiuso ci
suscitava inquietudine, anche l'idea di un linguaggio come sistema aperto ci produrrà
perplessità, nella misura in cui, se consideriamo il linguaggio come un sistema aperto, non
evolverà verso stati pronosticabili bensì verso stati imprevedibili, ed è qui che potrebbe
fornirci risposte plausibili la termodinamica irreversibile e la teoria del caos di Ilya
Prigogine.
Ma andiamo per gradi, e prendiamo come esempio la creazione letteraria. Secondo la teoria
di Prigogine, i sistemi evolvono dall'ordine al caos, e dal caos nuovamente all'ordine e così
via. La termodinamica prescrive che ogni sistema evolverà verso il caos, si disgregherà e
disintegrerà sempre di più, a meno che non riceva un apporto di energia e/o di
informazione dall'ambiente. Se una pianta non riceve l'energia solare che consente il

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processo anabolico fotosintetico che la fa crescere, muore e si degrada allo stato
inorganico.
In questa tendenza al caos di ogni sistema esiste un punto di biforcazione, come lo chiama
Prigogine, dove il sistema ha due possibilità: o continua il suo processo di caos progressivo
e finisce ritornando ad un stato anteriore, per esempio lo stato inorganico, oppure succede
per caso un avvenimento che farà sì che il processo evolva verso un ordine crescente
raggiungendo un nuovo stato di equilibrio chiamato struttura dissipativa.
Quale sarebbe l'equivalente del punto di biforcazione della struttura dispersiva di cui parla
Prigogine, nell'investigazione sul linguaggio? Prendiamo due esempi: uno di creazione
letteraria ed un altro di creazione scientifica.
a) Il primo ha a che vedere col linguaggio cinematografico, nel copione del film "Titanic",
di James Cameron. In principio, ci sono due possibilità: un copione convenzionale e
ripetitivo, ed un copione creativo ed originale.
Il copione convenzionale sarebbe consistito nel narrare linearmente i fatti ed in una forma
quasi completamente pronosticabile: la nave esce dal porto, quindi la vediamo solcare
l'Atlantico, si scontra con un icesberg, affonda ed alcuni passeggeri si salvano. Mentre lo
sceneggiatore continua a pensare a questo argomento, si produce nella sua mente una
specie di disorganizzazione momentanea, di caos dove evoca immagini differenti, come se
fosse un puzzle che deve creare. A poco a poco continua ad arrivare al punto di
biforcazione, dove lo sceneggiatore convenzionale trova un'uscita che implica un ritorno
allo stato anteriore: narrare i fatti come si sono succeduti, nella forma prima indicata, o
narrarli così come laveva fatto nel puzzle anteriore. Un altro sceneggiatore più creativo,
arrivando al punto di biforcazione genera una nuova struttura argomentativa. Per generare e
mantenere questa struttura dissipativa si richiede un apporto esterno di energia ed
informazione; quest’ ultima, per esempio, sotto la forma di immagini alternative che
sorgono da idee personali od idee suggerite da cose che ha visto o letto. La soluzione che
ha dato Cameron nel suo film risulta originale. Il film non comincia con la classica uscita
dal porto del Titanic, bensì con un avventuriero che cerca nella nave già naufragata un
supposto tesoro nascosto in uno scrigno. Quando l'apre, non c'è il tesoro ma al suo posto c'è
un ritratto, una foto color seppia di una giovane donna. L’immagine successiva è di quella
stessa donna quando è già anziana, e ricorda il suo viaggio a bordo del Titanic. A partire da
qui, l'argomento retrocede fino all'epoca in cui avvennero i fatti. Tutte queste immagini che
appaiono dal principio non permettono di prevedere quale sarà il seguito, (neanche la prima
immagine dell’avventuriero è prevedibile): la struttura dissipativa è un ordine che non si

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può predire a partire dal caos precedente. Se domani si decidesse di fare un nuovo film sul
tema, il nuovo sceneggiatore potrà partire dell'ultima linea argomentativa, oppure ripeterla
ritornando allo stato anteriore, oppure generare una nuova struttura dissipativa, cioè, un
nuovo disegno argomentativo.
b) Il secondo esempio ha a che vedere col compito che intraprende chi deve scrivere una
monografia o una tesi. La prima cosa che appare è uno stato di confusione, di caos. Il testo
scientifico appare all’inizio come un'idea diffusa, un sogno, un'ispirazione o semplicemente
una semplice volontà di volere scrivere qualcosa. In questa tappa, il pensiero si muove
erroneamente, prende ed abbandona idee con facilità, fino ad arrivare al suo proposito
originale. Questa confusione iniziale progredisce verso il punto di biforcazione, dove una
possibilità è scrivere qualcosa già scritto (ci sono monografie che sono semplici trascrizioni
testuali) ed un'altra possibilità è, invece della ripetizione, la creazione di una nuova
struttura dissipativa, un nuovo ordine, in modo che vi sia una distanza tra il testo
immaginato, scarabocchiato, corretto e quello finalmente prodotto. Nel frattempo il testo
subisce diverse correzioni. Il primo lettore di un autore è egli stesso, ed è anche il suo
primo critico, a volte feroce e spietato. Un buon scrittore, disse qualcuno, è quello che
scrive venti fogli e ne manitene dieci o nove.
Il risultato finale è una struttura ordinata dove non vi è eccesso né mancanza. Un buon
racconto è come un orologio: non vi è nessuna parola in eccesso e nemmeno nessuna che
manca. È pronosticabile un ordine, ma non che tipo di ordine: una stessa consegna a distinti
scrittori, darà differenti prodotti finiti. L'imprevedibilità del tipo di ordine al quale si arriva
è data dall'incertezza circa quale sarà il paragrafo seguente. Lo scrittore originale cerca
nuove combinazioni perché, rendendo più improbabile, incerto o imprevedibile il prossimo
paragrafo, lo rende anche più informativo, secondo l'idea di Shannon.
Benché sia più difficile, si può strutturare il discorso in modo che sia incerto non il
prossimo paragrafo bensì la prossima parola, e, ancora più difficile, che sia incerta anche la
seguente lettera dentro la parola.
In sintesi, potremmo dire che da quando l'individuo incorpora le prime lettere dell'alfabeto
fino a scrivere poi una tesi, continua ad imparare ad amministrare le risorse entropiche del
linguaggio. Se vuole un testo più creativo, imparerà che deve consumare più energia, e se
vuole risparmiarla, si trasformerà in un ripetitore. Per fare ciò dispone un patrimonio
collettivo costituito da 21 lettere, nel caso dell’italiano. Se solamente con le differenti
combinazioni di poche basi azotate del DNA si possono generare tanti esseri vivi differenti,
che sperare dalle 21 unità del nostro linguaggio?

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(a) Cazau Pablo, "Introducción a la investigación en ciencias sociales", Buenos Aires,
Rundinuskín Editores, 1991, página 72.
(b) Watzlawick P, Beavin J y Jackson D, "Teoría de la comunicación humana", Barcelona,
Herder, 1981, 2° edición, páginas 59-149-151-250).
(c) Sorman Guy, Los verdaderos pensadores del siglo XX.
(d) Enciclopedia Temática Guiness, Barcelona, Folio, 1994, página 23.
(e) Reportaje a Ilya Prigogine (Clarín, 10-12-89).
(f) Reportaje a Alvin Toffler (La Nación, 27-11-86).
(g) Reportaje a Ilya Prigogine (La Nación, 27-10-91)
(h) Horstein L, Azar y determinismo. El psicoanálisis y la historia, Bs As., Página 12, 20-
10-94.
(i) Horstein L, El cristal y el humo. Temporalidad, determinación y azar, Bs As, Página 12,
22-9-94.
(j) Moure F, Alas de mariposas: un nuevo modelo para la psicología, Bs As, Prensa
Psicológica N°2, Mayo/Junio 1994, págs. 17-19.
(k) Watzlawick P y otros, Cambio, Barcelona, Herder.
(l) Feixas G y Miró MT, Aproximaciones a la psicoterapia, Barcelona, Paidós, 1993.
(m) Watzlawick, Beavin y Jackson, op. cit., págs. 104 y 149.
(n) La dinámica es la parte de la física que estudia el movimiento de los cuerpos en relación
con las causas que los producen. Abarca la dinámica de los sólidos, la dinámica de los
líquidos (hidrodinámica) y la dinámica de los gases. Estas dos últimas partes se llaman, en
conjunto, dinámica de los fluidos.
(ñ) Romero Roberto, "Grupo, objeto y teoría", Volumen 2. Buenos Aires, Lugar Editorial,
1992, capítulo 4.

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