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Da Pitagora a Witten

Pitagora
“Il filosofo greco Pitagora fu il primo che riuscì a stabilire delle relazioni oggettive
tra la musica e la matematica e, attraverso i numeri, a vincolare i suoni prodotti
dall’uomo con relazioni astronomiche tra la Terra, il sole e la luna.
Gli accordi musicali che corrispondono a proporzioni numeriche semplici
suggeriscono la nozione di un’armonia del cosmo come totalità. Pitagora,
nel proporre l’esistenza della “musica delle sfere”, concepì l’universo come
un’immensa sinfonia, e il Creatore come colui che lo fa pulsare nella genesi
della natura”. (1)
La teoria di Pitagora relativa alla metafisica del numero prevede anche che esso
sia la sostanza di tutte le cose. E poiché l’ordine misurabile costituisce la loro
sostanza tutte le opposizioni vanno ricondotte ad opposizioni tra numeri pari ed
impari. Ma la lotta tra gli opposti secondo Pitagora è conciliata dal principio
d’armonia che costituisce il significato ultimo di tutte le cose.

figura 1: Pitagora, scultura del portale Ovest della cattedrale di Chartes


La natura dell’armonia è poi rivelata dalla musica: i rapporti musicali esprimono in
modo evidente la natura dell’armonia universale e sono quindi assunti a modello
di tutte le armonie dell’universo. Tale visione trova conferma anche nella dottrina
cosmologica pitagorica. Poiché ogni corpo mosso velocemente produce un suono
musicale questo avviene anche per i corpi celesti, il cui movimento produce una
serie di toni musicali che formano nel loro complesso un’ottava, ”l’armonia delle
sfere”. Gli uomini non percepiscono questi suoni perché li hanno sentiti fin dalla
nascita e anche perché i loro orecchi non sono adatti a percepirli. (2)
Secondo Giamblico di Calcide, filosofo siriano del III sec. dopo Cristo, un
giorno Pitagora passò di fronte all'officina di un fabbro, e si accorse che il
suono dei martelli sulle incudini era a volte consonante, e a volte dissonante.
Incuriosito, entrò nell'officina, si fece mostrare i martelli, e scoprì che quelli
che risuonavano in consonanza avevano un preciso rapporto nei pesi. Ad
esempio, se uno dei martelli pesava il doppio dell'altro, essi producevano
suoni distanti un'ottava. Se invece uno dei martelli pesava una volta e mezzo
l'altro, essi producevano suoni distanti una quinta (l'intervallo fra il do e il
sol).
Partendo da questa osservazione, Pitagora fece alcuni esperimenti con nervi
di bue in tensione, per vedere se qualche regola analoga valesse anche per i
suoni generati da strumenti a corda. Sorprendentemente, la regola era la
stessa. Ad esempio, se una delle corde aveva lunghezza doppia dell'altra, esse
producevano suoni distanti un'ottava. Se invece una delle corde era lunga una
volta e mezzo l'altra, esse producevano suoni distanti una quinta.(3)
Si tratta delle consonanze fondamentali, in base alle quali, da sempre e fino
ad oggi, si sono accordati gli strumenti a corda - le quarte, le quinte e le ottave,
esprimibili attraverso rapporti numerici. All'ottava corrisponde il rapporto di
due a uno, alla quarta corrisponde il rapporto di quattro a tre, e alla quinta
corrisponde il rapporto di tre a due. Oggi diciamo che questi sono i rapporti
delle frequenze. Un tempo non lo si sapeva. Non era possibile misurare il
numero delle oscillazioni di un tono, ma che questi numeri avessero qualcosa
a che fare con gli intervalli era noto nella cerchia dei Pitagorici.
Ne risulta che si possono comporre degli intervalli secondo una determinata
regola di calcolo e che tali rapporti si possono connettere.
Il suono che si produce altrimenti è impuro, non è bello. Dunque un rapporto
numerico esatto determina non soltanto una corretta accordatura, ma anche la
bellezza dell'intonazione.
In perfetto stile scientifico, dall'osservazione e dall'esperimento, Pitagora dedusse
una teoria: la coincidenza di musica, matematica e natura, gettando le basi su cui
a partire dal XVII secolo si sarebbe sviluppata la scienza moderna.
Il pensiero pitagorico è oggi divenuto la base metafisica su cui si fonda la
scienza e la cultura planetaria. La scienza e la tecnologia, che ci piaccia o
no, hanno ormai superato tutti i confini geografici e pervaso l'intero globo,
si basano infatti proprio su quella coincidenza fra natura e matematica che
Pitagora ha per primo saputo intuire e perseguire, rivelandosi più
universale e profondo di qualunque altro profeta o pensatore.
Il pianeta, ormai unificato dalla scienza e dalla tecnologia, continua ancora a
rimanere diviso nelle religioni. Forse anche in questo campo Pitagora, che
credeva che Dio fosse semplicemente l'armonia dell'universo, e che la
purificazione religiosa si ottenesse attraverso la contemplazione matematica,
potrebbe ispirare l’umanità contemporanea.
2 Pitagora e il monocordo

figura 2: F.Gaffurio, Theorica Musicae, Milano, 1492

Pitagora fu anche il primo filosofo occidentale a mettere in chiaro le


relazioni tra gli intervalli musicali.
La chiave di questa scoperta fu uno strumento molto semplice chiamato
monocorde, costituito da una sola corda tirata su una struttura in legno.
Usando il monocorde, Pitagora fu in grado di scoprire che la divisione
musicale creata dall'uomo dava origine a determinati rapporti. Esaminando
gli intervalli creati da questa divisione, Pitagora scoprì che tutti i rapporti
numerici potevano essere espressi. Questi rapporti numerici, come 2:1, 3:2,
4:3, erano archetipi della forma, dato che erano dimostrazioni dell'armonia e
dell'equilibrio che si potevano osservare in tutto il mondo.
Se, per esempio, una corda viene divisa in 2 parti uguali, la nota che essa
produce è di un'ottava più alta della nota prodotta dalla corda intera. Le due
parti uguali vibrano in un rapporto di 2 a 1 (2:1). Se, poi, la corda viene
divisa in 3 parti uguali, la corda vibra in un rapporto di 3 a 1 (3:1). Quando
la corda è divisa in 4 parti uguali, questa crea un rapporto di 4 a 1 (4:1).
È probabile che la nostra comprensione dei rapporti matematici e del
sistema che li governa si basi sulle osservazioni di Pitagora in campo
musicale. Si dice che abbia detto: "Studiate il monocorde e scoprirete i
segreti dell'universo". Dallo studio di un’unica corda vibrante si potrebbero
scoprire gli aspetti microcosmici della vibrazione sonora e, grazie a questo,
si potrebbero studiare le leggi macroscopiche che regolano il cosmo.
Pitagora credeva che l'universo fosse un immenso monocorde, uno
strumento con una sola corda tirata tra il cielo e la terra. L'estremità
superiore della corda era legata allo spirito assoluto, mentre l'estremità
inferiore era legata alla materia assoluta. Quindi attraverso lo studio della
musica come una scienza esatta è possibile conoscere tutti gli aspetti della
natura. Egli applicò le sue leggi sugli intervalli armonici a tutti i fenomeni
naturali, dimostrando la relazione armonica insita in elementi, pianeti e
costellazioni.
I Pitagorici usavano la musica per curare il corpo e per elevare l’anima;
inoltre essi credevano che la musica terrena non fosse nient’altro che un
flebile eco dell’universale "armonia delle sfere". Nell’antica cosmologia, le
sfere planetarie si elevavano dalla Terra al Cielo come una scala a pioli.
Ogni sfera corrispondeva ad una nota differente di una grandiosa scala
musicale. I particolari toni emessi dai pianeti dipendevano dalle
proporzioni delle loro rispettive orbite, proprio come il tono di una corda
della lira dipende dalla sua lunghezza. Un altro genere di scala celeste
collegava i toni dei pianeti alle loro apparenti velocità di rotazione attorno
alla Terra.
Nella teoria cosmologica pitagorica, mediante misteriose costruzioni basate
sui numeri 1, 2 e 3, che corrispondono ai rapporti numerici dell'ottava e della
quinta, si arriva alla determinazione dei rapporti armonici che regolano il
moto dei pianeti. Secondo Pitagora l’armonia delle relazioni tra i numeri
governa tutto quanto avviene in natura. I numeri hanno sottratto il mondo al
caos e lo hanno reso un cosmos, un tutto, appunto, armoniosamente ordinato.
La musica è armonia, spiegava ai discepoli della sua scuola a Crotone, perché
è relazione tra numeri. Le vibrazioni di una corda, infatti, diventano musica
quando si susseguono a intervalli regolari, cioè quando diventano rapporti
perfetti tra numeri interi. (4)
figura 3: Robert Fludd, Utriusque Cosmi I, Oppenheim, 1617

Pitagora aveva fondato a Crotone una scuola, dove insegnava le sue


intuizioni ai fenomeni dell'universo. L'antica scuola misterica operava a tre
livelli di iniziazione. Il primo livello, quello degli "acoustici", insegnava a
riconoscere ed a mettere in pratica le varie proporzioni musicali, spiegate
utilizzando il monocorde. Il secondo livello, quello dei "matematici",
approfondiva il discorso con la conoscenza dei numeri, ma anche con la
purificazione individuale e l'autocontrollo mentale. Prima di accedere al
livello successivo era necessario che il discepolo fosse pienamente
consapevole nel corpo e nello spirito delle responsabilità legate alle sacre
informazioni che stava per ricevere. Il terzo e più alto livello di iniziazione,
quello dei “sebastici", portava all'apprendimento di procedimenti segreti di
trasformazione fisica e di guarigione con il suono e la musica. Ben poco è
sopravvissuto degli insegnamenti iniziatici più elevati della scuola di
Pitagora, mentre gli insegnamenti relativi ai suoi teoremi di geometria e alle
proporzioni musicali sono parte delle nostre conoscenze attuali in campo
numerico e acustico. I suoi concetti filosofici, come la Musica delle Sfere,
continuano a trovare posto nelle dottrine esoteriche. Ma i segreti sull'uso
del suono e della musica a scopo curativo sono andati perduti. Pitagora si
allontanò da Crotone e si trasferì a Metaponto dove, dopo aver insegnato per
19 anni, morì nel 409 a.C. Dopo la sua partenza da Crotone si ebbero
vicende alterne e alla fine la scuola di Crotone fu data alle fiamme. (5)

3 L’Armonia delle Sfere celesti


Pitagora parlò di Musica delle Sfere. Pensava che i movimenti dei corpi
celesti che si spostavano nell'universo producessero un suono. Questi suoni
potevano essere percepiti da chi si era preparato con coscienza ad ascoltarli.
La Musica delle Sfere poteva anche essere suonata negli intervalli delle
corde in vibrazione.
Per Pitagora la Musica delle Sfere era più di una metafora. Si diceva che il
maestro greco fosse in grado di sentire i suoni dei pianeti che vibravano
nell'universo.
Il sistema solare è dunque visto come una lira a sette corde suonata da Apollo,
in cui ogni pianeta produce suoni che gli corrispondono, e che insieme
costituiscono la Musica delle Sfere.
La relazione armonica tra numeri è secondo Pitagora musicale.
Consideriamo i moti celesti e la loro perfetta regolarità. I moti delle Sfere
celesti sono numeri. E il loro rapporto è un rapporto tra numeri. Ora
ascoltate le Sfere celesti. Il Sole, la Luna, ogni pianeta, così come la volta
celeste, producono ciascuno un suono diverso. L’insieme armonico di questi
suoni produce una musica. La musica delle sfere celesti. I nostri occhi e le
nostre orecchie, spiega ancora Pitagora, sono stati creati per catturare
l’armonia matematica del mondo.
L’ipotesi che l’armonia, matematica e/o geometrica, governi il mondo è
sopravvissuta a Pitagora, nel senso generale che la matematica e/o la
geometria sono il fondamento del cosmo, del tutto, appunto,
armoniosamente ordinato. (6)
Questo modello pitagorico rimase per secoli il punto di riferimento per la
cosmologia, tanto che nel 1619 Keplero lo utilizzò nella sua opera
“L'armonia del mondo”, avanzando l’ipotesi che l’armonia musicale potesse
spiegare i moti planetari osservati e fornire la risposta alla domanda su quale
disegno avesse mai in mente Dio quando creò l’universo. Sulla base di questa
ipotesi Keplero determinò un gran numero di rapporti armonici tra le velocità
dei pianeti che si muovono nel cielo e sviluppò un rete di relazioni armoniche
per l’intero sistema solare. (7)
figura 4: Giovanni Keplero
Keplero ricercava in maniera quasi ossessiva le analogie tra le armonie dei
corpi celesti e quelle musicali e si chiedeva quali armonie celesti avevano il
ruolo del soprano, del contralto, del tenore e del basso: riconosceva che
questi erano i nomi delle voci umane e che tali voci e suoni non esistono in
cielo, tuttavia si vedeva costretto per qualche ignota ragione, dato il
meraviglioso accordo tra i moti celesti e la melodia umana, a seguire
quest'analogia anche in assenza di una solida causa naturale. E indicava che
il modo e la natura del basso in cielo erano svolti da Saturno e Giove,
quelli del tenore da Marte, il contralto corrispondeva alla Terra e a Venere
mentre il soprano aveva le caratteristiche tipiche del pianeta Mercurio. (8)
Questa analogia tra il canto e i moti celesti era congetturale, questo concerto
silenzioso dei pianeti, questa polifonia planetaria colta dalla mente del
geometra e del "musicus" trovava la sua giustificazione nelle armonie
matematiche che accomunavano i moti celesti e gli accordi musicali: dalla
musica del cielo all'ascoltatore, dalle Muse ad Apollo, definito maestro del
coro, dai pianeti che ruotano intorno al sole, immobile nel suo stare ma
centro di tutte le loro orbite, l'universo intero dispiegava una completa
armonia tra i moti.
Dio creatore ha manifestato la magnificenza del sistema musicale attraverso
una vera e propria armonizzazione dei moti celesti perché i movimenti dei
pianeti risultavano modulati secondo proporzioni armoniche definite. Le
armonie del mondo contenevano scoperte scientifiche, intuizioni illuminanti
e compendiavano uno straordinario progetto filosofico che, fondato sulla
convinzione dell'iscrizione della matematica nella natura, ricercava la sua
espressione nell'armonia musicale in quanto armonia astronomica.
Grazie alla fiducia metafisica, nell’armonia delle sfere, l’astronomo tedesco
giunse a formulare quella legge fisica del moto planetario nota come “terza
legge di Keplero” o “legge armonica”, che evidenzia una relazione, per tutti
i pianeti, fra il quadrato del periodo di rivoluzione e il cubo della distanza
media del pianeta dal Sole. (9)
Dopo Keplero, il concetto di armonia resta ancora presente nella concezione
che molti fisici e matematici hanno del mondo.
.

figura 5: Sir Isaac Newton


Isaac Newton si diceva convinto che esistesse un’armonia profonda e nascosta
nella natura e che fosse compito della scienza svelarla. La svolta fondamentale
della fisica moderna è compiuta da Newton nei “Principia”, in cui analizzo' il moto
dei corpi in un mezzo resistente e non resistente sotto l'azione di forze centripete.
I risultati vennero applicati a corpi in orbita, a proiettili, a pendoli, ed alla caduta
libera di gravi vicino alla Terra. Inoltre egli dimostro' che i pianeti venivano
attratti dal Sole con una forza inversamente proporzionale al quadrato della loro
distanza.
Una successiva generalizzazione porto' Newton alla legge della gravitazione
universale:
Un corpo attrae un altro corpo con una forza proporzionale al prodotto
delle loro masse ed inversamente proporzionale al quadrato della loro
distanza.
Newton correlò una vasta gamma di fenomeni precedentemente non
collegati: le orbite eccentriche delle comete, le maree e le loro variazioni, la
precessione dell'asse della Terra ed il movimento della Luna come
influenzato dalla gravita' del Sole.
Spinto da profonde motivazioni di natura filosofica e religiosa, dopo la
pubblicazione del suo capolavoro, Newton accentuò la convinzione che
la sua opera non fosse altro che la "riscoperta" di una “prisca sapientia”
degli Antichi, dei Caldei, dei Pitagorici, ai quali egli attribuiva la
conoscenza della gravitazione universale. Anche i suoi "principi
matematici" non erano altro che una riscoperta degli antichi metodi
geometrici corrispondendo infatti ad un esplicito tentativo di riscoprire
l'aspetto esoterico della cosmologia pitagorica, nascosto sotto la musica
delle sfere. Come molti suoi contemporanei, Newton riteneva infatti che
la conoscenza fondamentale del mondo fosse già stata rivelata da Dio ai
primi uomini, incisa su due pilastri: essi sarebbero stati riscoperti dopo il
diluvio universale da Pitagora ed Ermete Trismegisto, che ne
inglobarono la verità nelle loro filosofie. Sia come sia, il fatto è che su
queste basi Newton mostrò che la legge di gravitazione universale era
implicita nelle leggi dell'armonia pitagorica, e dichiarò che essa doveva
quindi già essere nota a Pitagora stesso.(10)
Ma è chiaro che l’armonia di Newton ha una carattere diverso rispetto a
quella di Keplero. Il concetto di armonia della natura resta presente nella
scienza, ma sempre più come metafora o come potente visione metafisica,
e sempre meno come reale entità fisica.

5 Un esempio di un musicista moderno: La “musica dei


pianeti” di Gustav Holst
Gustav Holst, compositore inglese, allievo di Stanford, nel 1907 diventò Direttore
musicale al Morley College di Londra. Fu dapprima in Grecia e poi in Medio Oriente,
ricavando spunti e suggestioni per i suoi futuri lavori.
La sua musica si può dire influenzata da Wagner e da Stravinsky.
E’ autore di una delle opere musicali più famose del ´900, I Pianeti Op. 32
del 1916 (11), una suite per orchestra divisa in sette sezioni corrispondenti
ai sette pianeti del sistema solare.
L´idea di utilizzare i nomi dei pianeti
all´inizio di ogni tempo non fu affatto casuale
ma corrispose ad una precisa volontà
espressiva. Nel 1913 il compositore, che
stava attraversando un periodo di scarso
successo, ricevette una donazione anonima
che gli permise di compiere un viaggio in
Spagna con Clifford Bax, astrologo e fratello
del compositore inglese Arnold Bax. Nel
corso di questo viaggio Holst fu introdotto da
Bax ai concetti principali dell´astrologia e
cominciò ad approfondirla. Uno dei libri che
si procurò, L´Arte della Sintesi dell´astrologo
Alan Leo, era diviso in sette capitoli intitolati
figura 6: Gustav Holst rispettivamente con i nomi dei sette pianeti
accompagnati dalle loro caratteristiche astrologiche. Holst, che proprio in
quel periodo aveva iniziato la composizione di una suite orchestrale
intitolata provvisoriamente Sette pezzi per orchestra, decise quindi di
utilizzare in questa sua opera lo stesso criterio utilizzato da Leo per la
successione dei capitoli del suo libro. La scelta di Holst non era però solo
formale ma strettamente legata al contenuto dei singoli brani che, presi nel
loro insieme, dovevano rappresentare l´intero percorso della vita umana:
intitolare i tempi della suite con i nomi dei pianeti significava perciò
sottolineare l´importanza della loro influenza sugli uomini come modello di
perfetta armonia.
Ciò si ricollega direttamente alla concezione pitagorica dell´armonia delle
sfere.
La polifonia planetaria, in quanto basata sulle sue stesse proporzioni
armoniche, veniva così considerata come modello per quella terrena. (12)
Il brano, tratto dall’opera musicale “I Pianeti” , che ho deciso di analizzare
è Giove: il portatore di gioia. Di questo brano, lo
stesso Holst diceva: “reca l’allegria nel vero senso
della parola, e anche quella certa cerimoniosità
della gioia che è in genere legata a feste civili e
religiose”. Il brano raggiunge il suo apice in un
lungo inciso tematico che Holst usò alcuni anni dopo
per l’inno “A te mi offro, mia patria”.
figura 7: il pianeta Giove
Lo spirito di questa musica è molto in armonia con l'importanza
astrologica di Giove come il pianeta di benevolenza e di generosità. Non è
il Giove adultero della mitologia, benchè il flirtare non sia escluso. Lo
sentiamo inseguire ma non forzare le donne. Invita tutti i presenti a ballare,
quindi sembra non favorire nessuno di loro in particolare, è uno di quegli
uomini che ama tutte le donne perché sono donne e per nessun altro motivo.
La musica emerge dal suo salterellare, piroettare e fare capriole al di fuori di
un motivo centrale di musica graziosa da ballo, quindi rientra nuovamente
dentro i modelli liberi di prima. Un poema molto famoso, vicino e caro ai
cuori britannici, molto legati a questa musica. È stata suonata alle nozze
reali di Charles e di Diana.

6 La Teoria di “Superstringa”
L’universo che “i fisici di superstringa” propongono oggi si collega alla
visione che ne avevano i Greci. È un universo geometrico, con tutta
l’armonia dell’universo di Pitagora. È un universo in cui l’armonia ritorna
come essenza fisica. Forse è questo antico ed etereo concetto greco che
rende così fascinoso il cosmo che ci propone quella nutrita comunità
scientifica che è convinta di aver afferrato la “teoria del tutto”, la teoria
finale della fisica. (13)
Nel secolo appena concluso la fisica teorica è stata caratterizzata da due
grandi teorie. Una, la relatività generale, che descrive il comportamento
dell’universo a grande scala. L’altra, la meccanica quantistica, che descrive
il comportamento dell’universo a livello microscopico. Entrambe sono
teorie molto precise e che ambiscono a definirsi teorie generali e, quindi,
“ultime”. Eppure la relatività generale e la meccanica dei quanti risultano,
tra loro, incompatibili. In oltre 75 anni ogni tentativo di conciliarle è
naufragato. Forse la realtà sfugge a ogni possibilità di essere descritta in
modo unitario e quindi dobbiamo rassegnarci a visioni frammentate del
mondo?
La gran parte dei fisici teorici non è disposta a rinunciare a una visione
unitaria e coerente dell’universo, anzi del cosmo: il “tutto armoniosamente
ordinato” degli antichi Greci. Ed è per questo che, malgrado le frustrazioni
di uno sforzo enorme tanto prolungato quanto finora vano, si è ancora alla
ricerca della teoria unica, della “teoria del tutto”. I “fisici di superstringa”
sono convinti di avere finalmente intrapreso la strada giusta, dopo decenni
di sforzi alla ricerca della teoria in grado di unificare la fisica, grazie a due
svolte decisive realizzate, rispettivamente, nel 1968 e nel 1995. (14)
La prima è legata all’ idea dei fisici teorici che la realtà ultima del mondo
non sia costituita da particelle puntiformi, ma da stringhe, da piccole corde
che si estendono nello spazio a una dimensione. Le stringhe sarebbero fili
sottilissimi privi di spessore che vibrano nello spazio-tempo producendo
quelle che noi percepiamo come particelle. Possono essere aperte in fondo,
o chiuse come un anello..

figura 8: come sarebbe fatta Superstringa


Dice la teoria delle stringhe che in ogni particella puntiforme c'è una ciocca
fatta di "un filamento di energia vibrante". Applichiamo a queste cordicelle
le leggi della meccanica quantistica e vediamo cosa succede: le stringhe
iniziano a vibrare ed a suonare, come corde di violino. Sempre secondo la
teoria delle superstringhe una particella è diversa da un'altra per la
vibrazione tipica della sua stringa. Usando sempre l’analogia col violino, al
posto di una nota suonerebbe un elettrone, o un fotone o un quark. Ed a ogni
vibrazione, a ogni nota di quelle corde del violino cosmico, corrisponde una
particella o una forza della natura. La musica delle stringhe è la forza
creatrice del mondo. E questa sinfonia è così rilassante da realizzare,
finalmente, l’attesa riconciliazione tra la relatività generale e la meccanica
quantistica, tra il micro e il macrocosmo. (15)
7 Una nuova metafisica?
Ma i fisici teorici riescono a descrivere solo con equazioni approssimate
l’universo delle stringhe. E, inoltre, nel corso degli anni sono sorte una, due,
… cinque diverse teorie di stringa: troppe per poter salutare la “teoria
ultima”. La seconda svolta avviene nel 1995, quando l’americano Edward
Witten, dell’Istituto di Studi Avanzati di Princeton, in cui Albert Einstein

figura 9: Edward Witten


spese oltre venti anni a cercare la “teoria del tutto”, dimostra che le cinque
teorie di stringa e un’altra teoria, quella della gravità quantistica, sono
espressioni diverse di una medesima e più fondamentale teoria soggiacente:
la teoria che egli battezza M-6 (dove M sta per membrane). L’universo di
M-6 ha undici dimensioni, dieci spaziali e una temporale, e in esso vibrano
non solo corde unidimensionali, ma anche membrane o “brane” a due, a tre
e a più dimensioni. L’universo elegante di M-6 è una sinfonia suonata da
un’orchestra a infinite dimensioni.
È dunque l’armonia di M-6 la teoria finale? E’ ancora presto per dirlo. M-6
indica che forse i fisici hanno intrapreso la strada giusta verso la teoria in
grado di fornirci una visione unitaria e coerente del mondo. Ma si tratta di
una strada lunga e ancora tutta da percorrere. Le equazioni di M-6 sono
ancora tutte equazioni approssimate. E, soprattutto, M-6 è un’elegante
costruzione matematica che non fa ancora previsioni verificabili
sperimentalmente. Anzi, qualcuno pensa che la teoria non possa essere mai
verificata. Per questo alcuni sostengono che l’universo armonico di M-6 è
un universo metafisico. E nella teoria di superstringa vedono più che una
nuova fisica dell’armonia, una nuova metafisica. (16)
Aristotele diceva, con ironia, che, tra tutti i mortali, solo Pitagora fosse in
grado di ascoltare l’”armonia delle sfere”. Oggi molti sostengono, con
identica ironia, che, tra tutti i mortali, solo i “fisici di superstringa” sono in
grado di ascoltare l’armonia delle “brane”. Non resta che attendere e
verificare se, prima o poi, arriverà un nuovo ricercatore che manderà all’aria
l’idea unitaria del mondo fondata sulla armonia delle corde. O se, invece,
arriverà un nuovo Keplero, che grazie all’idea di armonia riuscirà, ancora
una volta, a spiegare la realtà del mondo fisico. Intanto, non senza
meraviglia, ascoltiamo la musica armonica prodotta dall’universo neonato.
Le onde che vediamo sono
il risultato di quello che è
accaduto nell’Universo
primordiale. Come le
armoniche del suono
distinguono il timbro di
uno strumento, così le
armoniche secondarie della
radiazione di fondo
permettono di distinguere il
processo fisico
che è avvenuto nell’Universo primordiale, con onde sonore, dovute alla lenta
compressione e rarefazione del gas, all’azione della forza di gravità, diretta
verso il centro, e contrapposta alla pressione di radiazione, che spinge verso
l’esterno.

Figura 10: La ricostruzione delle onde armoniche prodotte dal Big Bang, a
cura del gruppo BOOMERanG

Infatti il 29 aprile 2001 a Washington in occasione del congresso della


American Physical Society è stata data la notizia della scoperta di onde
sonore dell' Universo primordiale, di cui si è analizzato il timbro. Queste
onde comprimevano e rarefacevano il gas incandescente che costituiva
l'Universo circa 15 miliardi di anni fa. Il gruppo BOOMERanG (sta per
“Balloon Observation Of Millimetric Extragalactic Radiation and
Geophysics”), guidato dall’italiano Paolo de Bernardis, congiuntamente al
gruppo americano Dasi, ha rinvenuto tra le pieghe della radiazione cosmica
di fondo, antichi suoni fossili. I suoni armonici, prodotti dalle onde d’urto
dell’espansione inflazionaria dell’universo.
“Come le armoniche del suono distinguono il timbro di un flauto da quello
di un clarino, così le armoniche delle onde primordiali (chiamate in gergo
'secondo e terzo picco' a causa di una particolare visualizzazione
matematica) permettono di distinguere il processo fisico che è avvenuto
nell' Universo primordiale”. La nuova immagine, affermano i due
ricercatori Paolo de Bernardis e Andrew Lange, conferma in modo
inequivocabile la presenza di onde acustiche nell' Universo primordiale, le
analizza in dettaglio e le trova in accordo con le previsioni del modello dell'
inflazione.(17)
La scoperta ha così rilanciato il modello standard della cosmologia
scientifica, il modello del cosiddetto Big Bang nella versione inflazionistica
che ne hanno dato all’inizio degli anni Ottanta il russo Andrej Linde e
l’americano Alan Guth.(18)

NOTE CAPITOLO 4
(1) R. TORO, Biodanza (a cura di Eliane Matuk),ed. Red, Como, 2000
(2) (N. ABBAGNANO, Storia della filosofia, vol I, Utet, Torino, 1969
(3) GIAMBLICO, La vita pitagorica, Rizzoli, Milano , 1991 (I classici della
BUR)
(4) Angelo Raffaele Sodano e Giuseppe Girgenti, Porfirio - Vita di Pitagora,
Rusconi, Milano, 1998
(5) CAPPARELLI VINCENZO, Il messaggio di Pitagora (2 voll.), Ed.
Mediterranee, 1990
(6) CAPPARELLI VINCENZO, La Sapienza di Pitagora (2 voll.), Cedam,
Padova,1941
(7) JOHANNES KEPLER, Harmonices Mundi Libri V, Linz, 1619, p. 212
S. LEONI, Le armonie del mondo , ECIG, Genova, 1988
(8) N. FABBRI, Kepler: Il cosmo armonico e la musica ,in NUNCIUS, Annali
di Storia della Scienza,2001/1,Anno XVI, 2001, fasc.
(9) E. CASSIRER, Storia della filosofia moderna , Einaudi, Torino, 1952
E. ZOLLA, I mistici , Garzanti, Milano, 1963
F. BARONE (a cura di), Opere di Copernico, Einaudi, Torino 1979
T. KUHN, La rivoluzione copernicana, Einaudi, Torino, 1972
P. GOZZA (a cura di) La musica nella rivoluzione scientifica del Seicento,
Il Mulino, Bologna, 1989
(10): ISAAC NEWTON, Philosophiae naturalis Principia mathematica, editio
secunda, Cantabrigiae, [Cambridge University], 1713 [prima edizione
1687]
NICCOLO’ GUICCIARDINI, Newton: un filosofo della natura e il
sistema del mondo, edito nella collana “I grandi della scienza” anno 1, n. 2
da Le Scienze, Milano, aprile 1998
(11): "The Planets" opus 32 by Gustav Holst (1874-1934) performed by André
Previn and the Royal Philharmonic Orchestra; Telarc CD-80133
(12): MITCHELL, J. C., From Kneller Hall to Hammersmith: The Band
Works of Gustav Holst, «Alta Musica», vol. 11, Tutzing, Hans Schneider,
1990
BURTON ANTHONY, I pianeti di Gustav Holst, ASTROL. E ARTE,
84,1991
(13): J. Schwarz, ed., "Superstrings - The first 15 years of Superstring Theory"
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(14): M.J. Duff, La teoria un tempo chiamata "delle corde", Le Scienze,
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(16) Brian Greene, L'universo elegante. Superstringhe, dimensioni nascoste
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(17): http://quotidiano.monrif.net/art/2001/04/29/2104676
http://www.enel.it/it/enel/magazine/boiler/
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(18): http://www.astro.caltech.edu/~lgg/boom/pro.html

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