Capitolo 1
Introduzione
stimoniate ricerche sui rapporti semplici che si ottengono mettendo in relazione tra
loro le distanze e i periodi dei moti planetari. Il nome stesso che gli antichi greci
davano al'universo, il cosmo, dal greco ksmos (): ordine di tutte le cose,
opposto al caos, lascia intuire quanto fosse diusa la credenza che ci fosse un'unit
ordinata e regolare di tutte le cose. I loso della scuola di Mileto, Anassimandro
su tutti, crearono un modello musicale del cosmo, secondo cui i diversi corpi celesti erano tra loro accordati e risuonavano negli stessi rapporti che sussistono tra
le diverse armoniche delle note musicali.
fede nella commensurabilit delle orbite dei pianeti a spingere Johannes Kepler a
compiere l'immane opera di analisi dei dati di Tycho Brahe, raccolta nei suoi scritti
dall'emblematico titolo Harmonicae Mundi, dai quali egli ricav le sue famosissime
tre leggi, che mettono in luce la struttura geometrica e regolare del Sistema Solare.
Quando Isaac Newton formul la sua teoria della gravitazione universale, si riusc
a dare una struttura matematica alle orbite per un sistema binario e quando successivamente, con l'avvento della meccanca lagrangiana prima e hamiltoniana dopo,
si riuscirono a modellizzare sistemi complessi di pi corpi per via perturbativa, si
ottenne la riprova teorica che una situazione risonante pu conferire grande stabilit
a un sistema che ne resti intrappolato.
In questo lavoro cercher di illustrare in maniera qualitativa i diversi tipi di
risonanza che si incontrano nel Sistema Solare, mettendone in luce alcuni aspetti
quantitativi sici e matematici, e fornendo una serie di esempi osservabili per ciascun
fenomeno trattato.
Denizione di Risonanza
Si dice che due o pi corpi sono in uno stato di risonanza quando vi una
relazione semplice (esprimibile come rapporto fra numeri interi) tra le frequenze e i
parametri caratteristici che ne descrivono il moto.
CAPITOLO 1.
Figura 1.1:
INTRODUZIONE
messi in relazione i pianeti del sistema solare e sequenze armoniche di note musicali.
Capitolo 2
Risonanza Spin-Orbita
Si dice che un corpo celeste (satellite ) in uno stato di risonanza spin-orbita
quando il suo periodo di rotazione attorno al proprio asse confrontabile con quello
di rivoluzione attorno al suo primario.
molto comune nel nostro Sistema Solare e coinvolge quasi tutte le lune principali
dei diversi pianeti.
CAPITOLO 2.
Corpo Celeste
Trot
RISONANZA SPIN-ORBITA
Triv
(days)
(days)
Trot /Triv
Terra
Luna
27,3
27,3
1,0
Marte
Phobos
0,319 (7h39m)
0,319 (7h39m)
1,0
Deimos
1,26
1,26
1,0
Giove
Io
1,77
1,77
1,0
Europa
3,55
3,55
1,0
Ganimede
7,15
7,15
1,0
Callisto
16,7
16,7
1,0
Urano
Miranda
1,41
1,41
1,0
Ariel
2,52
2,52
1,0
Umbriel
4,14
4,14
1,0
Titania
8,7
8,7
1,0
Oberon
13,5
13,5
1,0
Saturno
Mimas
0,9
0,9
1,0
Encelado
1,4
1,4
1,0
Teti
1,9
1,9
1,0
Dione
2,7
2,7
1,0
Rea
4,5
4,5
1,0
Titano
16
16
1,0
Giapeto
79
79
1,0
6,38
1,0
58,65
1,5 (3:2)
Plutone
Caronte
6,38
Sole
Mercurio
87,97
CAPITOLO 2.
RISONANZA SPIN-ORBITA
tlock
a6 IQ
3Gm2p k2 R5
dove:
ms
del satellite).
mp
k2
Il processo che porta alla formazione di risonanze spin-orbita segue, per linee generali, tre tappe fondamentali che vedono l'azione mareale, esercitata dal pianeta sul
satellite, perturbare i suoi parametri orbitali no all'instaurarsi della risonanza.
1. Deformazione mareale
Consideriamo un satellite che orbita in una traiettoria (in prima approssimazione
circolare) attorno al suo pianeta, il cui periodo di rotazione scorrelato da quello
di rivoluzione (situazione iniziale diasincronia ). Esso risentir di un gradiente gravitazionale dovuto alle sue dimensioni nite e pertanto la forza gravitazionale sar
maggiore nei punti pi vicini al pianeta e minore in quelli in pi lontani. Inoltre,
siccome il satellite ruota attorno al centro di massa del sistema, i punti pi lontani
da quest'ultimo risentiranno di una forza centrifuga maggiore rispetto a quelli pi
vicini. Il risultato netto di questa combinazione di forze uno schiacciamento del
satellite (ma anche del pianeta) lungo l'asse congiungente i due corpi, come mostrato
in Figura 2.2. Siccome il satellite un corpo rigido, il processo della deformazione
(non elastica ) dissipativo e comporta la perdita di energia dal parte del sistema
con conseguente riscaldamento mareale (tidal heating ).
CAPITOLO 2.
RISONANZA SPIN-ORBITA
Gli angoli
CAPITOLO 2.
RISONANZA SPIN-ORBITA
gravit generino sul satellite deformato un momento torcente non nullo che varier
i parametri orbitali del corpo. Se
A, B ,
C,
GXY Z
FT =
dove
2Gms mp
dr
r3
ms
e diametro
dr).
mp
e considerato
3Gmp
Y Z(C B)
r5
3Gmp
Ny =
XZ(A C)
r5
3Gmp
Nz =
XY (A B)
r5
Nx =
e riscrivendo
in termini
3Gms A B
3Gms A B
Nz
= 3
sin cos = 3
sin(2(v ))
=
C
r
C
r
C
che contiene tutta la dinamica del fenomeno di despinning operato dal pianeta sul
satellite deformato. L'unica approssimazione fatta nora che il pianeta sia puntiforme, ma gli eetti dati dalla geometria del pianeta sono di ordine trascurabile per
la trattazione in corso.
3. Risonanza
L'equazione dierenziale ottenuta presenta un ritratto di fase che alterna zone
caotiche a zone di stabilit. In particolare, quando l'eccentricit dell'orbita nulla
(consideriamo, a tal proposito, i termini di ordine 0 dello sviluppo ellittico del secondo membro dell'equazione dierenziale, ovvero quelli per cui
e = 0)
e il periodo
= pn = pv
1 : 1),
cio
CAPITOLO 2.
RISONANZA SPIN-ORBITA
Figura 2.4: Il ritratto di fase per un sistema come quello Terra-Luna. Nelle zone
Figura 2.5: Un caso molto particolare il caso di Iperione (satellite di Saturno) che,
CAPITOLO 2.
RISONANZA SPIN-ORBITA
3 BA
= n2
(S1 + S2 ) sin(2)
2
C
dove abbiamo denito:
= (1 pt)v = p
v =
S1
S2
Ci
3 B An
(S2 + S2 ) sin(2( nt))+
= n2
2
C
o
1
(S4 S3 ) [sin(2 nt) + 7 sin(3 2nt)] e + o(e2 )
2
Il primo termine quello trovato prima, relativo alla rotazione sincrona (risonanza
1:1), agli ordini successivi, emergenti man mano che l'eccentricit cresce, compaiono
altri tipi di risonanze (1:2, 3:2 e tutti gli altri interi e seminteri per ordini superiori).
il caso di particolare risonanza in cui si osserva Mercurio che compie tre rotazioni
su se stesso, ogni due orbite complete attorno al Sole. Si pensa che questo particolare
stato sia il frutto della grande perturbazione dell'orbita di Mercurio da parte degli
altri pianeti, che ne comporta una grande eccentricit.
Nei calcoli sono stati trascurati tutti gli eetti dissipativi dovuti agli attriti interni al pianeta in risposta allo stress della deformazione mareale. Questa dissipazione
si traduce nel riscaldamento (tidal heating ) del satellite (caso estremo il sistema IoGiove, in cui Giove utilizza Io come "valvola di sfogo" tramite cui dissipare energia
rotazionale) e nello smorzamento delle oscillazioni del satellite no al raggiungimento dell'equilibrio asintotico, corrispondente alla rotazione sincrona, dove vi la
maggiore stabilit (punto di minimo del pendolo). Siccome l'equilibrio asintotico i
satelliti continuano in un lento moto di oscillazione attorno a tale punto di equilibrio
noto come librazione il cui periodo coincide con quello della variabile
15s
ogni
anno sotto l'eetto del despinning mareale; si stima per che la sincronia non verr
mai raggiunta dalla Terra, perch il tempo necessario al raggiungimento
tlock
di tale
situazione maggiore di quello in cui il Sole, diventando una gigante rossa, inglober
la Terra. Nel sistema Plutone-Caronte, invece, le cui masse dieriscono di un solo
ordine di grandezza, c' perfetta rotazione sincrona tra pianeta e satellite.
Capitolo 3
Risonanza Orbitale
Due corpi celesti (satelliti ) legati gravitazionalmente a un terzo (primario ) si
dicono in risonanza di moto medio o risonanza orbitale se si verica che:
p
n1
=
n2
p+q
2
(supponiamo che
T
il satellite con moto medio n2 sia interno e quello con moto medio n1 sia esterno),
dove
n1
n2
n=
sono due numeri interi positivi. In questo caso si dice che i corpi sono in
p,
p+q
q1
T =
2
p
= T2 = p + qpT1
|n2 n1 |
q
(
6= 0)
varia con
(p + q)n2 pn1 q
= 0
Le quantit
p
n2
p+q
n1
n2
e n1
sono i moti medi dei satelliti relativi al moto di precessione
del pericentro. Quindi, in questi casi, la congiunzione avverr sempre nello stesso
10
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
= (p + q)2 p1 q
gli an-
goli che individuano i satelliti nel sistema di riferimento corotante col pericentro,
grandezza denita come longitudine nel sistema di riferimento sso. Quando c'
congiunzione,
1 = 2
e dunque:
= q(
2 ) = q(
1 )
che indica la longitudine della congiunzione rispetto al pericentro che precede.
Per capire in che punto si formano le risonanze, bisogna sfruttare la Terza Legge
2
di Keplero (T
a3 ) e imporre la risonanza nel rapporto tra i periodi orbitali.
Indicando con
aS
aR il
m la massa del
aR = (1 + m)
31
p
p+q
23
aS
p
p+q
23
aS
Figura 3.1:
1 In
CAPITOLO 3.
Figura 3.2:
RISONANZA ORBITALE
l'orbita del corpo interno come vista da un sistema di riferimento ruotante con
moto medio pari a quello del pianeta esterno, centrato sul primario del sistema.
L'espressione dell'orbita ottenuta applicando all'espressione cartesiana dell'orbita
una rotazione di un angolo
nt
12
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
m1
m2 m1 )
so piano dell'altro e che entrambi siano in risonanza di moto medio tale per cui le
congiunzioni avvengono sempre alla stessa longitudine (o nel sistema di riferimento
inerziale o in quello corotante). In tale congurazione, quando il satellite si trova
all'apocentro della sua orbita, esso si trover nel punto pi vicino all'orbita del satellite esterno, mentre il punto di maggiore distanza sar al suo pericentro. Se le
congiunzioni avvengono sempre esattamente al pericentro o all'apocentro, allora la
forza tangenziale esercitata sul satellite interno immeiatamente prima della congiunzione uguale e opposta a quella applicata subito dopo la congiunzione. Quindi,
non c' una forza tangenziale netta e non ci sono variazioni del momento angolare
del corpo. Se invece la congiunzione avviene in un punto vicino al pericentro dell'oggetto interno (fare riferimento alla Figura 3.3), la forza tangenziale
esercitata
Le stesse
13
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
F
F0
A
P
Figura 3.3:
viamo nel Sistema Solare sono, nella stragrande maggioranza dei casi, un risultato
del contributo di entrambi i processi in misura diversa.
Osservando le fasce asteroidali, gli anelli planetari e gli oggetti transnettuniani
possiamo dedurre che il Sistema Solare primordiale era molto pi popolato da corpi
rocciosi di piccole dimensioni rispetto a quanti ne osserviamo ora. Lo stato attuale
il risultato di un'opera di pulizia portata avanti dalle perturbazioni dei pianeti
pi massici.
si portavano su di esse.
espulsi dal Sistema Solare o sono niti in rotta di collisione con i pianeti maggiori;
quelli posizionati nelle buche di potenziale delle zone stabili delle orbite risonanti,
invece, si sono salvati dalla pulizia. Esempi lampanti di questo processo evolutivo
sono sicuramente gli asteroidi Troiani e Greci (che vedremo con pi attenzione in
seguito) e i maggiori oggetti transnettuniani come Plutone.
Il meccanismo di evoluzione dissipativa, invece, coinvolge i sistemi pi piccoli,
come quelli satellitari dei pianeti maggiori. Solo in questi sistemi, infatti, l'eetto
mareale pu essere tale da comportare un'evoluzione signicativa dei parametri orbitali. Il modello alla base di questo meccanismo prevede che, tramite azione mareale,
il pianeta trasferisca ai suoi satelliti momento angolare e dissipi energia sottoforma
14
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
nI 2nE = 0
nE 2nG = 0
nI 3nE + 2nG = 0
vericate sperimentalmente con grande accuratezza.
La stabilit di questa tripla risonanza spiegabile mediante un particolare bilancio energetico che si venuto a creare tra l'energia dissipata per azione mareale
nel sistema Giove-Io, e una distribuzione di momento angolare operata da Europa
nei confronti degli altri due satelliti con cui interagisce. In questo meccanismo, Io
si trova costretto sulla sua orbita, contro la tendenza della forza di marea gioviana
ad allontanarlo e pertanto risente di un forte surriscaldamento (che causa l'attiva
geologia del satellite).
Figura 3.4: in scala relativa, da sinistra a destra: Io, Europa, Ganimede e Callisto.
15
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
Famiglie asteroidali
Una famiglia di asteroidi un raggruppamento arbitrario di asteroidi caratterizzati da parametri orbitali simili (tipicamente il semiasse maggiore, l'eccentricit
orbitale o l'inclinazione).
un'origine dinamica comune, come resti della rottura di un precedente corpo a causa
della collisione (o dell'eccessivo avvicinamento) con un pianeta maggiore, durante il
periodo di migrazione planetaria. In particolare, la fascia principale degli asteroidi
si formata dalla nebulosa solare primordiale come aggregazione di planetesimi, che
a loro volta hanno formato i protopianeti. Tra Marte e Giove, tuttavia, le perturbazioni gravitazionali causate da Giove hanno dotato i protopianeti di troppa energia
orbitale perch potessero accrescersi in pianeti. Le collisioni troppo violente, hanno
fatto s che, invece di aggregarsi, i planetesimi e la maggior parte dei protopianeti
si si siano frantumati. Questo meccanismo ha disperso il 99,9% della massa iniziale
della fascia degli asteroidi al difuori del Sistema Solare. Alcuni frammenti, invece, si
sono fatti strada verso il Sistema Solare interno occupando l'unica zona di stabilit
possibile nello spazio tra Marte e Giove.
La disposizione degli asterodi in tale fascia fortemente inuenzata dalla perturbazione gravitazionale di Giove che distribuisce i corpi su orbite stabili del sistema
ristretto a tre corpi Sole-Giove-Asteroide e svuota quelle instabili.
In particolare,
16
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
Figura 3.5:
17
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
Altri esempi di famiglie asteroidali in particolari stati di risonanza, sono gli asteroidi troiani situati nei punti di equilibrio semi-stabile
L4
ed
L5
di una particella
60
rispetto alla
congiungente tra i due corpi massicci e costituiscono dei punti-sella lisci del potenziale ecace del sistema; dei corpi che giacciano in prossimit di tali punti si trovano
nel particolare stato di risonanza 1:1 con Giove (in quanto condividono con esso la
loro orbita). I troiani di Giove si dividono in due gruppi principali: il campo greco
(o gruppo di Achille ), posto sul punto
L4 ,
L5 ,
i cui asteroidi
hanno il nome degli eroi troiani. Col tempo, il termine troiano stato utilizzato
genericamente per identicare dei corpi minori che presentano relazioni simili ai troiani di Giove con corpi pi grandi: esistono quindi dei troiani di Marte e dei troiani
di Nettuno, mentre Saturno possiede dei veri e propri satelliti troiani. Sono state
scoperte nei punti lagrangiani
L4
L5
L4
ed
L5
gli asteroidi troiani). Nel corso di tre orbite successive ogni asteroide Hilda tocca,
in successione, questi tre punti.
(b)
L sta per punti di Lagrange, in onore del matematico italiano che, studiando il problema
dei tre corpi, per primo ne studio le caratteristiche di stabilit.
2 La
18
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
Oggetti Transnettuniani
Un oggetto transnettuniano (TNO) un corpo celeste appartenente al Sistema
Solare la cui orbita si trova interamente o per la maggior parte oltre a quella di
Nettuno. Plutone il pi grande e pi visibile di tali oggetti ed stato considerato
(no alla storica conferenza dell'UAI nel 2006) il nono pianeta del Sistema Solare.
La crescente tecnologia dei rivelatori ha permesso per la scoperta di tanti altri
corpi molto simili a Plutone, che hanno richiesto la necessit di ridenire la nozione
stessa di pianeta. Oggi si stima che esistano almeno 70.000 TNO con diametri di
oltre 100 km tra le 30 e 50 UA. La regione principale comprendente questi oggetti
(70%) detta fascia di Edgeworth-Kuiper (KBO); il restante 30% stato espulso
dai pianeti giganti no a formare gli elementi del disco diuso (SDO), costituito da
oggetti dinamicamente freddi caratterizzati da una bassa densit e da un'elevata
inclinazione orbitale.
Plutone particolarmente interessante dal punto di vista delle risonanze orbitali
perch la risonanza stessa permette al pianeta nano di salvarsi dalla collisione con
Nettuno (del quale interseca l'orbita). Infatti, tra i due corpi vi una risonanza 2:3
dal nodo orbitale. La maggior parte dei compagni di Plutone stata espulsa dal
Sistema Solare molto tempo fa, a causa della collisione o dell'eccessivo avvicinamento
con Nettuno.
quella che oggi viene classicata come la famiglia dei plutini (con Plutone come
capostipite), ovvero i plutoidi
Pianeti nani o asteroidi con orbita caratterizzata da un semiasse maggiore pi grande di quello
di Nettuno.
19
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
I plutini non sono gli unici KBO caratterizzati da una risonanza orbitale con
Nettuno.
chiamati cos per la loro risonanza 1:2 con il pianeta. Ovviamente i twotini hanno
un semiasse maggiore pi grande dei plutini e la zona compresa fra queste due
orbite risonanti popolata dai cosidetti cubewani (dal primo di questi oggetti QB1)
che non presentano particolari caratteristiche risonanti e presentano una dinamica
fredda. Esiste inne un'assenza di oggetti con semiassi maggiori di 39 UA, fenomeno
che non pu essere spiegato dalla teoria attuale delle risonanze attuali.
L'ipotesi
Secondo la Hydroplate Theory, molti asteroidi di grosse dimensioni sono spiraleggiati verso Nettuno no a divenire TNO a seguito di un meccanismo radiativo
dal Sole verso questi oggetti. Tutti gli asteroidi presenti nel Sistema Solare vengono
investiti dalla radiazione solare e quelli di dimensione maggiore ottengono un'energia
tale da ricevere una spinta che fa spiraleggiare gli sciami verso l'esterno del Sistema
Solare. Gli asteroidi maggiori, per, hanno anche maggiore gravit e riescono pertanto a trattenere il loro gas che si riscalda nella parte esposta al Sole e si raredda
dalla parte opposta, formando una sorta di motore di Carnot che spinge gli sciami
via dal Sole. Tuttavia, man mano che si allontanano dal esso, il gas si raredda impedendo la fuga dei corpi minori; quelli di dimensione maggiore, invece, cominciano
a ruotare pi lentamente mantenendo zone al Sole e oscurate per tempi maggiori.
Il grande squilibrio termico che si viene a creare fornisce nuovamente momento angolare al corpo che in grado di spiraleggiare n oltre l'orbita di Nettuno andando
a creare la regione degli oggetti trans-nettuniani, stabilendosi per la maggior parte
nella regione di risonanza 1:2 e 2:3.
20
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
Anelli di Saturno
Gli anelli di Saturno sono tra le pi aascinanti e interessanti strutture dinamiche del Sistema Solare.
sgretolamento per forze mareali di uno o pi satelliti interni di Saturno che, nella
loro evoluzione orbitale durante le fasi primordiali del Sistema Solare, sono niti
oltre il limite di Roche. La dinamica degli anelli stata oggetto di studi di innumerevoli sici, nel tentativo di spiegarne la peculiare struttura caratterizata da zone di
aspetto e densit dierenti (A, B, C, D, E, F e G ring ) separate in maniera netta
dalle cosiddette divisioni (gap ).
Attualmente gli anelli vengono studiati come una struttura dinamicamente risonante in cui ciascuna divisone riconducibile a uno stato di risonanza orbitale
con i satelliti interni di Saturno. E' per necessario fare una distinzione tra eetti
risonanti del prim'ordine (responsabili delle divisioni principali degli anelli) e del
second'ordine (responsabili di divisioni meno marcate che sono venute alla luce solo
da osservazioni ravvicinate [Sonda Cassini-Huygens - 2004]).
Le divisioni principali sono riconducibili ad eetti di risonanza orbitale con i satelliti maggiori tra quelli interni del pianeta. Le divisioni secondarie, invece, possono
essere spiegate tramite fenomeni risonanti di diverso tipo:
- Risonanze
p : p+1
p : p+1
e quella verticale
gura di dirazione.
- Generazione di anelli molto sottili (narrow rings ) da parte di coppie di satelliti
detti satelliti pastore.
necessario precisare che la separazione solo visiva. In realt, come osservato al passaggio
della sonda Cassini, anche i gap sono popolati da microparticelle (perlopi di polveri). Tuttavia
essi sono caratterizzati da una densit molto ridotta e da una bassissima riettivit e appaiono
pertanto vuoti.
21
22
La risonanza 1:1 implica condivisione dell'orbita e infatti l'esistenza dei
satelliti Pan e Dafne stata inizialmente ipotizzata per dare spiegazione alla presenza delle divisioni e solo successivamente,
orbitali con i satelliti interni sono: la Divisione di Cassini, in risonanza 1:2 con Mimas; il Keeler Gap e l'Encke Gap,
Figura 3.8: Una foto in prospettiva e un prolo radiale degli anelli di Saturno. Le divisioni principali, generate da risonanze
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
Figura 3.9: le risonanze secondarie generate nella parte esterna dell'anello A dalle
risonanze orbitali indicate (di ordine molto alto) con Pandora (linee tratteggiate) e
Prometeo (linee continue).
Figura 3.10: spiral density waves (a), bending waves (b) e un'immagine scattata
23
CAPITOLO 3.
RISONANZA ORBITALE
teriale connati a restare sulla loro orbita compresa fra quella dei due pastori, a
causa della perturbazione degli stessi. Il caso pi eclatante l'anello F di Saturno,
distaccato dall'anello principale e guidato dai pastori Pandora e Prometeo. Un recente modello attribuisce la formazione dei narrow rings tra i due satelliti pastore
all'instaurarsi di risonanze di Lindblad combinate tra i due satelliti e l'anello, che
generano onde di densit stazionarie sul cui nodo giace l'anello stesso. Gli eetti di
queste onde si possono osservare dalla particolare deformazione ondulata che subisce
l'anello in prossimit dei due satelliti alla loro congiunzione.
Figura 3.11:
(a)
(b)
(c)
(d)
onde di densit sull'anello F di Saturno alla congiunzione tra i due satelliti Pandora
e Prometeo.
24
Bibliograa
[1] Murray, Carl - Dermott, Stanley (1999), Solar System Dynamics, Cambridge
University Press.
[2] Peale, S.J (1976), Orbital Resonance in the Solar System, Annual Reviews.
[3] Caleo, Andrea (2102), Le risonanze nel sistema solare: l'accoppiamento spinorbita di Mercurio.
25