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APPUNTI
DI MECCANICA
S TAT I S T I C A
D I PA R T I M E N T O D I F I S I C A
U N I V E R S I TÀ D I G E N O V A
Indice
1 Introduzione 1
1.1 Che cosa è la meccanica statistica 1
1.2 Temi e problemi della meccanica statistica 2
1.3 Obiettivi 4
4 Dinamica microscopica 67
4.1 Sistemi dinamici 67
4.2 Misura invariante e sistemi dinamici astratti 70
4.3 Sistemi dinamici a tempo discreto 72
4.4 Teorema di Liouville 74
4.5 Sistemi hamiltoniani e teorema di Liouville 76
4.6 Formulazione Hamiltoniana di sistemi di particelle 78
4.7 Il teorema di ricorrenza di Poincaré 81
4.8 Il teorema ergodico di Birkhoff 82
4.9 Particelle identiche in meccanica classica 83
Indice
1.1 Che cosa è la meccanica statistica 1
1.3 Obiettivi 4
plificati della struttura degli atomi e delle leggi che governano le loro
interazioni.
La meccanica statistica quindi spesso prende come punto di par-
tenza per il livello più basso la descrizione degli atomi che ne dà
Feynman, come “piccole particelle che si muovono intorno in moto
perpetuo, attraendosi l’un l’altra quando sono abbastanza vicine, ma
respingendosi quando sono schiacciate l’una contro l’altra”. Perché
questa cruda immagine classica (una versione raffinata di quella pro-
posta da alcuni antichi filosofi greci) fornisca previsioni che non sono
solo qualitativamente corrette, ma in molti casi anche estremamente
precise, è certamente lontano dall’essere chiaro.
• Nell’Ottocento, furono poste le basi della termodinamica classica La termodinamica classica è trattata
di equilibrio. Oggi sappiamo che tutte le proprietà termodina- nel Cap. 2. Seguiremo la formulazio-
ne di Callen, che pone a fondamento
miche di equilibrio discendono dall’esistenza di una variabile, la relazione fondamentale di Gibbs
l’entropia di equilibrio Seq . Se è nota la dipendenza funzionale di per l’entropia di equilibrio Seq intro-
dotta da Clausius e ne caratterizza,
Seq dalle variabili estensive del sistema, si sa tutto delle proprietà assiomaticamente, le proprietà.
di equilibrio del sistema.
• Il presupposto della termodinamica è l’esistenza di stati di equili-
brio che sono descritti da poche variabili (per una sostanza pura,
meno delle dita di una mano).
introduzione 3
respingendosi quando sono schiacciate l’una contro l’altra. In questa sola frase
vedrete un’enorme quantità di informazione sul mondo, se soltanto un po’ di
immaginazione e pensiero sono applicati.
1.3 Obiettivi
Indice
2.1 Postulati della termodinamica di equilibrio 5
2.2 Conseguenze dei postulati 6
2.3 Equazione fondamentale di Gibbs ed equazioni di stato 9
2.4 Omogeneità dell’entropia ed equazione di Gibbs-Duhem 15
2.5 Stabilità dei sistemi termodinamici 16
2.6 Principio di minimo per l’energia 18
2.7 Trasformazioni di Legendre 19
2.8 Potenziali termodinamici e principi di minimo 24
2.9 Potenziali termodinamici e stabilità 25
2.10 Transizioni di fase 26
Appendice 31
2.A La trasformata di Legendre-Fenchel 31
S = S (Y ) ,
∆U = Lext
Q = ∆U − Lext
U = U A + UB , V = VA + VB , N = NA + NB ,
S = S A + SB ,
dove
S A = S A (U A , VA , NA ) , SB = SB (UB , VB , NB )
S = S(U, V, N1 , . . . Nr ) (2.5)
§10 Poiché dalla (2.5) si passa unicamente alla (2.6) e vicersa, pos-
siamo riguardare queste funzioni come rappresentazioni equivalenti
della relazione fondamentale. Ciascuna di esse contiene tutta l’infor-
mazione termodinamica sul sistema. Diremo che la (2.5) è la rappre-
sentazione entropia e la (2.6) la rappresentazione energia della relazione
fondamentale.
r
1 P µ
dS = dU + dV − ∑ k dNk , (2.12)
T T k =1
T
∂S
dS = S0 (Y ) · dY = F · dY = ∑ Fk dYk dove Fk =
∂Yk
(2.16)
k
∂S P P
= ⇒ F= . (2.18)
∂Y T T
§15 Esempi
Esempio 2.1 (Relazione fondamentale del gas perfetto). La seguente
relazione fondamentale
U V
S = Ns0 + cNR ln + NR ln
Nu0 Nv0
cioè
PV = NRT ,
che è l’equazione meccanica di stato del gas perfetto. Dalla (2.13) si
ottiene
∂S 1 1
= cNR =
∂U N,V U T
cioè
U = cNRT
che è l’equazione per l’energia interna del gas perfetto. Dalla defini-
zione di calore specifico molare a volume costante
∂U
Cv ≡ = cNR
∂T V,N
1 1/4 U 3/4 1U 1
P= σ T= = u
3 V 3/4 3V 3
che è la nota relazione tra pressione della radiazione e densità di
energia elettromagnetica.
1 ∂S A 1 ∂S A
= (U ) , = (U B0 )
TA0 ∂U A A0 TB0 ∂UB
che lo stato di equilbrio sia stabile se i vincoli esterni non sono mo-
dificati, e questo, a sua volta, implica che la funzione entropia di un
sistema semplice sia una funzione concava dei parametri estensivi.
∂2 S
≤0 (2.28)
∂U 2
l’entropia di clausius e la termodinamica di equilibrio 17
U − ∆U U U + ∆U
da cui
∂2 S
≤ 0. (2.30)
∂V 2
Yαj
Z = Z (Y ) (2.34)
20 appunti di meccanica statistica
piano
Yαj
Z# = Z# ( P) (2.36)
è completamente equivalente alla relazione fondamentale Z = Z (Y ). Y
In questa relazione la variabile indipendente è P, così che l’equazione
(2.36) fornisce una soluzione completa e soddisfacente del problema. Figura 2.10: Relazione fondamentale nel
caso scalare.
Come la relazione Z# = Z# ( P) è matematicamente equivalente alla
relazione Z = Z (Y ), essa può anche essere considerata una relazione
fondamentale. Più precisamente, diremo che Z = Z (Y ) è la relazione
fondamentale nella “rappresentazione Z” mentre Z# = Z# ( P) è la
relazione fondamentale nella “rappresentazione Z# ”.
Z# = Z − PY (2.38) (0, Z # )
Y
Supponiamo adesso che sia data l’equazione Z = Z (Y ). Invertendo1
adesso la (2.37) si determina Y = Y ( P), che, sostituita nell’eq. (2.38) , Figura 2.11: Relazione fondamentale nel
fornisce la relazione desiderata tra Z# e P, caso scalare.
1
L’inversione è possibile se Z 00 (Y ) 6= 0,
una condizione che è soddisfatta per il
Z# ( P) = Z (Y ( P)) − PY ( P) (2.39) criterio di stabilità.
Esempio 2.3. Sia Z = aY 2 . Allora
P
Z# (Y, P) = aY 2 − PY e P = 2aY ⇒ Y =
2a
da cui
P2 P P2
Z # ( P ) = Z # (Y ( P ) , P ) = a
2
−P =−
4a 2a 4a
Il problema inverso è quello di ritrovare la relazione Z = Z (Y )
se è nota la relazione Z# = Z# ( P). Prendendo il differenziale di
Z# = Z − PY e tenendo conto che dZ = PdY si ottiene
dZ# = dZ − PdY − YdP = −YdP
ovvero
dZ#
−Y = (2.40)
dP
Eliminando Z# e P dalle equazioni si ottiene la relazione Z = Z (Y ).
Esempio 2.4. Sia Z# = − P2 /(4a). Allora
dZ# P
Y=− = ⇒ P = 2aY
dP 2a
da cui
4a2 Y 2
Z (Y ) = Z (Y, P(Y )) = Z# + PY = − + 2aY2 = aY2
4a
U = U (S, V, N ) G = G ( T, P, N )
∂U ∂U ∂G ∂G
T= , −P = −S = , V=
∂S ∂V ∂T ∂P
G = U − TS + PV U = G + TS − PV
eliminazione di U e S e V fornisce: eliminazione di G e T e P fornisce:
G = G ( T, P, N ) U = U (S, V, N )
24 appunti di meccanica statistica
Ω = U # ( T, V, µ) .
U = U (S, V, N ) Ω = Ω( T, V, µ)
∂U ∂U ∂Ω ∂Ω
T= , µ= −S = , −N =
∂S ∂N ∂T ∂µ
Ω = U − TS − µN U = Ω + TS + µN
eliminazione di U e S e N fornisce: eliminazione di Ω e T e µ fornisce:
Ω = Ω( T, V, µ) U = U (S, V, N )
U = TS − PV + µN,
si ottiene
G = µN = ∑ µk Nk , (2.41)
k
Ω = − PV (2.42)
∂2 F ∂2 F
≤ 0, ≥ 0.
∂T 2 ∂V 2
26 appunti di meccanica statistica
Tvα2 κS cv
c P − cv = e = .
κT κT cP
c P ≥ cv ≥ 0
κ T ≥ κS ≥ 0 .
Stati tra i quali si verifica una transizione del primo ordine sono di-
stinti e si verificano in regioni separate dello spazio delle configurazioni
termodinamiche.
Stati in cui si verifica una transizione di fase del secondo ordine sono
stati contigui nello spazio delle configurazioni termodinamiche.
l’entropia di clausius e la termodinamica di equilibrio 31
y
Appendice y = f (x)
f ? ( p) = max [ px − f ( x )] (2.46)
x Figura 2.15: Diagramma che illustra
la trasformazione di Legendre della
dove il massimo è calcolato tra tutti i punti x nel dominio della fun- funzione f ( x ), mostrata in rosso.
zione. Equivalentemente, f ? ( p) può essere definita in termini di f ? è il valore della trasformata di
Legendre, f ? ( p0 ), dove p0 = f 0 ( x0 ) è la
minimo: pendenza della curva nel punto x0 ; f ? è
f ? ( p) = − min [ f ( x ) − px ] (2.47) determinato dall’intersezione della linea
x tangente al punto (mostrata in blu)
La definizione data nella sezione 2.7 segue le convenzioni della con l’asse verticale nel punto (0, − f ? ).
Notare che per qualsiasi altro punto
termodinamica e differisce da questa per un segno: f # ( p) = − f ? ( p).
della curva rossa convessa, una retta
Se f è derivabile, allora f ? ( p) può essere interpretato come il tracciata attraverso quel punto con la
negativo della intercetta con l’asse y della linea tangente al grafico stessa pendenza, come la linea blu avrà
un intercetta y sopra il punto (0, − f ? ),
di f che ha inclinazione p; si veda la figura a lato. Se la funzione f è dimostrando che f ? è effettivamente un
derivabile, per massimizzare px − f ( x ) rispetto a x, si pone la la sua massimo. In alternativa, (0, − f ? ) è la
distanza verticale a x0 tra la curva rossa
derivata p − f 0 ( x ) uguale a zero. Quindi l’espressione ha un estremo
e la retta blu spostata in alto in modo
per x = x ( p), soluzione di che passi per l’origine, cioè il valore
massimo di px − f ( x ).
p = f 0 (x) (2.48)
y = f (x)
y = px
px(p)
f (x(p))
Allora si ottiene
f ? ( p) = px − f ( x ) (2.49)
dove x = x ( p) è la funzione di p ottenuta per inversione della
(2.48). Si riottengono così (a meno di un segno inessenziale) i risultati
esposti nella sezione 2.7.
Sotto l’ipotesi di differenziabilità e convessità si può dimostrare
che la trasformata LF è involutiva
f ?? ≡ ( f ? )? = f (2.50)
( f ? )? ( x ) = xp( x ) − g( p( x ))
= y( p( x )) p( x ) − [ p( x )y( p( x )) − f (y( p( x )))]
= f (x) ,
f ? ( p) = max [ pU + S(U )] .
U
dS(U )
p=− .
dU
Ma dS/dU = 1/T, dove T è la temperatura, quindi p = −1/T. Allora
1 1
f ? ( T ) = − U ( T ) + S(U ( T )) = − [U ( T ) − TS(U ( T ))]
T T
Dunque (a meno del fattore moltiplicativo 1/T), la trasformata LF
dell’entropia è l’energia libera F = U − TS.
3
Termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale
Indice
3.1 Processi irreversibili 33
3.2 Equilibrio termodinamico locale 36
3.3 Regime idrodinamico 39
3.4 Affinità e flussi 42
3.5 Leggi fenomenologiche in approssimazione lineare 46
3.6 Principio di Curie e relazioni di Onsager 49
3.7 Trasporto del calore e diffusione di particelle 50
3.8 Relazione di Einstein 53
3.9 Effetti termoelettrici 54
3.10 Equazioni di bilancio in fluidi semplici 56
3.11 Equazioni di Navier-Stokes per fluidi newtoniani 59
Appendice 63
3.A La derivata funzionale 63
In questo capitolo consideriamo la termodinamica di non equi- Il riferimento classico per la termo-
librio lineare che si basa sull’ipotesi di equilibrio termodinamico dinamica di non equilibrio è il libro
Non-Equilibrium Thermodynamics di S.
locale, sulle equazioni di bilancio (conservazione della massa, quan- R. De Groot e P. Mazur (Dover, ultima
tità di moto, ecc.) e la relazione lineare tra le forze e flussi che segue edizione 2011, prima edizione, 1962)
da principi di simmetria e da considerazioni fenomenologiche.
0
A = Stot (Y ) = F A − F B (3.4)
dYk
Jk = (3.8)
dt
vale a dire, usando le definizioni (3.3) e (3.8) delle affinità e dei flussi,
dStot
dt
= ∑ A k Jk = A · J, (3.10)
k
Una proprietà importante di questo tasso di variazione è la sua strut-
tura bilineare nelle affinità e nei flussi, come reso esplicito dall’ultimo
membro della (3.10).
∂S P ∂S0 v
FP = =− =− (3.12)
∂P M ∂U T
dove v è la velocità del sistema.
Nota. Come sempre in teoria dei campi, ci si basa su una descrizione
euleriana, in cui si studiano le variazioni delle variabili termodinami-
che nel tempo a una data posizione, indipendentemente dal fatto che
le particelle microscopiche in una data cella non rimangono le stesse
nel tempo, ma passano continuamente da una cella all’altra.
y (r ) = ρ (r ) y m (r ) (3.13)
1
F E (r ) = (3.16)
T (r )
µ (r )
F N (r ) = − (3.17)
T (r )
dove
∂s(r )
F k (r ) = . (3.20)
∂yk (r )
δStot ∂s(r )
F k (r ) = = , (3.22)
δyk (r ) ∂yk (r )
Le relazioni
F k (r ) = F k y1 (r ), y2 (r ), . . . (3.23)
per le Fk (r ) sono le equazioni locali di stato del sistema. Si verifica facil-
mente che l’ipotesi di equilibrio locale equivale ad assumere che le
equazioni di stato locali abbiano la stessa forma delle equazioni di
stato di un sistema in equilibrio termodinamico globale.
I campi di densità y( r ) e i loro coniugati Fk (r ) sono genericamente
chiamati campi idrodinamici.
λ∇ A δA
< 1, (3.26)
A A
dove δA è l’entità della fluttuazione della proprietà termodinamica A
nella cella di dimensione lineare lineare λ. Questo criterio insieme a
quelli sopra dovrebbe assicurare che il sistema è in equilibrio locale.
τmicro ∼ 10−10 s
§76 Liquidi Per un liquido in cui non c’è un’ovvia scala di lun-
ghezza (la spaziatura intermolecolare e la lunghezza di correlazione
sono dello stesso ordine, e sono troppo piccole) possiamo usare le
fluttuazioni del numero di particelle nella cella per calcolare la sca-
la di lunghezza appropriata. Per l’acqua in condizioni standard di
pressione e temperatura, κ T ∼ 0.5 GPa−1 , quindi
1/2
δn k B Tκ T
= ∼ 10−2 ⇒ V 1/3 ∼ 2 nm
n V
δT
∼ ×10−5 ⇒ ∇ T ∼ 105 K m−1
T
42 appunti di meccanica statistica
dG = J G • ndΣdt, (3.30)
conservate G, queste equazioni di bilancio locale si riducono alle Poiché l’uguaglianza deve valere per
una regione V arbitraria, si ottiene
cosiddette equazioni di continuità. l’equazione di equilibrio locale (3.32).
∂s
+ ∇ • J S = σS . (3.37)
∂t
ds(r ) = ∑ Fk (r )dyk (r ),
k
∂s ∂yk
∂t
= ∑ Fk ∂t
. (3.38)
k
JS = ∑ F k Jk, (3.39)
k
∇ • J S = ∑ [∇
∇ F k • J k + F k∇ • J k ] .
k
A k = ∇F k (3.40)
σS = ∑ A k • Jk (3.41)
k
termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale 45
1 µ
ds = de + − dn .
T
|{z} | {zT }
FE FN
1 µ
JS = JE + − JN. (3.42)
T
|{z} | {zT }
FE FN
1
Jj (F , A ) = Jj + ∑ L jk (F )A k +
2∑
eq
L jkl (F )A k A l + . . . , (3.47)
k k,l
generale
e
Jj = ∑ L jk A k (3.50)
k
σS = ∑ L jk A j A k (3.51)
k
ds = F A da + F B db + FV • dv
∂s
FA ≡ scalare,
∂a
∂s
FB ≡ scalare,
∂b
∂s
FV ≡ vettore
∂v
Le affinità corrispondenti alle variabili A e B e V sono rispettivamen-
te
A A = ∇F A vettore,
A B = ∇F B vettore,
AV ≡ ∇ F V tensore di rango 2
termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale 49
L jk = L jk (Be ) .
vale a dire, stabilisce una simmetria tra l’effetto lineare della j-esima
affinità sul flusso k-esimo e l’effetto lineare della k-esima affinità
sul flusso j-esimo quando questi effetti sono misurati in campi ma-
gnetici opposti. Con riferimento alla relazione (3.53), si ha dunque
un’ulteriore semplificazione: L AB = L BA .
Il teorema si dimostra con i metodi della meccanica statistica (teo-
ria delle fluttuazioni) ed è conseguenza dell’invarianza per inversione
temporale delle leggi fisiche fondamentali.
J E = − κ∇ T (3.55)
J N = − D∇ n (3.60)
∂n
= D∆n. (3.64)
∂t
J el. = qJ N (3.65)
termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale 53
J el. = σE (3.66)
che fornisce
∂s ∂s ∂e ∂s 1 µ µ + qφ µφ
= 0 0 + 0 = (−qφ) − = ≡− (3.67)
∂n ∂e0 ∂n ∂n T T T T
con µ il potenziale chimico a potenziale elettrico nullo. µφ è denomi-
nato potenziale elettrochimico.
La relazione lineare per il flusso del numero di particelle diventa
µ + qφ
J N = L NN ∇ −
T
Se la temperatura è uniforme, questo dà
q
J N = − D∇ n + L NN E,
T
avendo tenuto conto delle eq. (3.62) e (3.63). Se la densità è uniforme,
il primo termine si annulla, e l’identificazione con le eq. (3.65) e (3.66)
fornisce la conducibilità elettrica
q2
σ= L NN (3.68)
T
σ = nqνel.
J Q = T J S = J E − µJ N (3.43)
termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale 55
L11 = L NN
L12 = L NE − µφ L NN (3.75)
L22 = L EE − 2µφ L NE + µ2φ L NN
1 1
J N = 0 = − L11 ∇ µφ + L12 ∇ ,
T T
da cui,
L12
∇ µφ = − ∇T (3.76)
TL11
e il flusso di calore diventa
" #
1 L11 L22 − L212
JQ = − 2 ∇T (3.77)
T L11
1
∇ µφ = −αS ∇ T (3.79)
q
L12
αS = . (3.81)
qTL11
∂ρ
+ ∇ • ρv = 0. (3.82)
∂t
Il flusso di massa è quindi
J M = ρv.
d ∂
= +v•∇ (3.83)
dt ∂t
fornisce il tasso di variazione nel sistema di riferimento del centro di
massa di un elemento del fluido. Un esempio di questo è un fluido
termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale 57
incomprimibile, per cui nel corso del tempo non varia la densità del
fluido e quindi si ha dρ/dt = 0, cioè
∂ρ
+ v • ∇ ρ = 0,
∂t
che, combinata con l’eq. di continuità (3.82), porta all’usuale vincolo
di incomprimibilità
∇ • v = 0. (3.84)
Usando questa notazione, si ottiene l’utile relazione seguente per una
generica quantità G
dgm ∂(ρgm )
ρ = + ∇ • ( gm ρv), (3.85)
dt ∂t
dove abbiamo usato l’eq. di continuità (3.82). Possiamo quindi scrive-
re il equazione di bilancio (3.33) di G (omettendo per brevità il pedice
m) come
dg ∂(ρg)
ρ = ∇ • ( J G − ρgv) + σG
+ ∇ • ( gρv) = −∇ (3.86)
dt ∂t
Così per un osservatore nel centro di massa dell’elemento di fluido in
movimento, la corrente vista è ridotta di quantità ρgv.
∂ρv
+ ∇ • JP = 0, (3.87)
∂t
∂ρvi 3
∂[JP ]ik
+∑ = 0, (3.88)
∂t k =1
∂xk
dv
ρ ∇ • (JP − ρvv) ,
= −∇ (3.89)
dt
dove vv è la forma diadica con componenti [vv]ik = vi vk . Ricono-
sciamo nella (3.89) la seconda legge di Newton scritta in forma locale.
Dunque JP − ρvv = P, con P che rappresenta il tensore di pressione,
che è pari al tensore degli sforzi cambiato di segno, e che risulta dalle
interazioni a corte raggio tra le particelle del sistema.4 Dunque, 4
Se sul sistema agisce una forza esterna
F = F(r ), l’equazione di Newton
JP = P + ρvv (3.90) diventa
dv
ρ ∇ • P + ρF,
= −∇
dt
e l’equazione di bilancio per la quantità
di moto è
∂ρv
∇ • (P + ρvv) + ρF.
= −∇
∂t
Il termine di sorgente a secondo mem-
bro è dovuta alle forze esterne e a
eventuali interazioni a lungo raggio.
58 appunti di meccanica statistica
J E = ρev + P • v + J Q , (3.95)
termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale 59
∇ P + ρF = 0,
−∇
Peq = P11 .
60 appunti di meccanica statistica
Si ha quindi la decomposizione
e
P = Peq + P, (3.98)
1 1
[T]ij = [T]ij + [T] ji + [T]ij − [T] ji ≡ [TS ]ij + [T A ]ij
2 2
e la rotazione agisce in maniera indipendente sulle due parti, trasfor-
mando TS in una matrice che è ancora simmetrica e T A in una che
è ancora antisimmetrica, come si può facilmente verificare. La parte
simmetrica, poi, ammette l’ulteriore decomposizione seguente:
1 1 1 o
TS = Tr TS 11 + TS − Tr TS 11 ≡ Tr TS 11 + TS .
3 3 3
1 o
T= (Tr T) 11 + T A + TS (3.99)
3
è preservata da una rotazione, nel senso che una rotazione agisce
in modo indipendente su ciascun addendo della somma. Simboli-
camente, riscriviamo la (3.99) 3 × 3 = 1 + 3 + 5 , intendendo con
termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale 61
o
[P]ij = Pδij − ζ (∇ ∇ v)S ]ij
∇ • v)δij − 2η [(∇ (3.103)
Osservando che
1
∇ • P = ∇ P − ζ∇ (∇
∇ • v) − η ∆v + ∇ (∇
∇ • v) ,
3
62 appunti di meccanica statistica
(3.104)
che, per un fluido incomprimibile, cioè tale per cui vale la (3.84),
diventano
∂v
ρ ∇
+ v • v = −∇ ∇ P + η∆v (3.105)
∂t
Si lascia come esercizio determinare la legge completa di bilancio
dell’energia per un fluido newtoniano (si consulti il libro di De Groot
e Mazur citato all’inizio del capitolo).
termodinamica di non equilibrio ed equilibrio locale 63
Appendice
per cui
F [u + eh − F [u] d
Fu0 (h) ≡ lim = F [u + eh] . (3.106)
e →0 e de e =0
Inoltre, per la linearità, Fu0 (h) può essere espresso come prodotto
scalare:
Fu0 (h) = Fu0 , h = ∑ Fuk0
hk , (3.107)
k
dove 0
Fuke hk sono le componenti dei vettori Fu0 e h rispetto alla base
naturale e1 = (1, 0, . . . , 0) . . . , en = (0, . . . , 0, 1) di Rn . Si dimostra
facilmente che le componenti Fuk 0 sono le derivate parziali di F nel
punto u:
0 ∂F F [u + eek ] − F [u]
Fuk = = lim , (3.108)
∂xk x=u e→0 e
sono cioè le componenti del gradiente di F.
Il caso infinito-dimensionale è trattato in maniera completamente
analoga: si mantiene la definizione (3.106) di derivata, dove adesso u
e h sono funzioni: u = u( x ) e h = h( x ). Si mantiene inoltre la prima
uguaglianza di (3.107), mentre la seconda è sostituita dal prodotto
scalare L2 :
Z
Fu0 (h) = Fu0 , h = Fu0 ( x )h( x )dx (3.109)
δF
dall’argomento, con δu( x )
. Con questa notazione, la (3.109) si riscrive
come Z
δF
Fu0 (h) = h( x )dx, (3.110)
δu( x )
Dunque, in analogia al caso finito-dimensionale, sarebbe appropriato
chiamare la funzione δF δu il gradiente di F.
Per il caso finito-dimensionale, nella letteratura fisica si preferisce
assorbire e in h, porre δu ≡ eh, eFu0 (h) ≡ δF e pensare il differenziale
∂F
δF = ∑ ∂xk δxk
k
δF ∂f ∂f
= −∇· (3.116)
δu ∂u ∂∇u
La condizione di annullamento di questa derivata porta alle usuali
equazioni di Eulero-Lagrange per u = u( x ).
L’equazione (3.116)per la derivata funzionale può essere generaliz-
zata al caso che comprende derivate di ordine superiore.
66 appunti di meccanica statistica
Così,
δF [u]
= F [ u ] g ( y ).
δu(y)
Osserviamo infine che questo risultato segue immediatamente
dalla regola della funzione composta e dalla (3.114):
R Z
δF [u] u( x ) g( x )dx δ
=e u( x ) g( x )dx
δu(y) δu(y)
R Z
u( x ) g( x )dx
=e δ( x − y) g( x )dx
= F [u] g(y)
4
Dinamica microscopica
Indice
4.1 Sistemi dinamici 67
4.2 Misura invariante e sistemi dinamici astratti 70
4.3 Sistemi dinamici a tempo discreto 72
4.4 Teorema di Liouville 74
4.5 Sistemi hamiltoniani e teorema di Liouville 76
4.6 Formulazione Hamiltoniana di sistemi di particelle 78
4.7 Il teorema di ricorrenza di Poincaré 81
4.8 Il teorema ergodico di Birkhoff 82
4.9 Particelle identiche in meccanica classica 83
v : Γ → Rn , v( x ) = (v1 ( x ), . . . , vn ( x )) .
68 appunti di meccanica statistica
Lo spazio degli stati M è detto lo spazio delle fasi del sistema. Per
semplicità, si può assumere che Γ = Rn .
φt+s = φt ◦ φs (4.3)
ẋ = y
ẏ = − sin x
dinamica microscopica 69
§110 I punti fissi del sistema sono i punti per cui il campo v si
annulla, sono cioè le soluzioni a dell’equazione v( a) = 0, e sono
anche detti punti di equilibrio o, nel linguaggio idrodinamico, punti
di stagnazione del fluido. Il primo passo nello studio di un sistema
dinamico è lo studio di come evolvono piccole perturbazioni ξ =
X − a nell’intorno di un punto di equilibrio a. In questo studio, la
derivata di v gioca un ruolo importante. Infatti, sostituendo X =
a + ξ nella (4.1), si ottiene
d
ξ = v( a + ξ ) = v( a) + v0 ( a)ξ + o ( ||ξ || ) = v0 ( a)ξ + o ( ||ξ || ) ,
dt
dove, come di consueto, o ( ||ξ || ) denota una quantità che tende a
zero più rapidamente di ||ξ || . Trascurando questa quantità, si ottiene
l’approssimazione lineare del sistema nel punto a:
dξ
= Aξ , (4.4)
dt
dove si è posto A = v0 ( a). Essendo A una trasformazione lineare,
(4.4) è un sistema lineare e le sue soluzioni possono essere facilmente
trovate.
P(Γ) = 1.
dove
φt−1 ( A) = { X ∈ Γ|φt ( X ) ∈ A}.
X0 −→ X1 = φ( X0 ) −→ X2 = φ( X1 ) = φ(φ( X0 )) ≡ φ(2) ( X0 ) −→ . . .
nell’intervallo [0, 1], cioè con spazio delle fasi Γ = [0, 1] (si veda la
figura lato). Si lascia come esercizio mostrare che l’usuale misura dx
nell’intervallo [0, 1] è invariante rispetto a questa dinamica.
x0 , x1 = σ ( x0 ), x2 = σ ( x1 ) = σ (σ( x0 )) . . . .
∞
1
x0 = ∑ a n 2n = 0, a1 a2 a3 · · ·
n =0
x0 = 0, 1 0 1 1 0 1 0 1
↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ (4.9)
D S D D S D S D
Così, la prescrizione di una successione lanciando una moneta
diventa equivalente alla scelta di un particolare valore di x0 .
Consideriamo adesso la frequenza relativa f ND che in N iterazioni
dello stato iniziale x0 il sistema si trovi a destra,
numero di volte che la prima cifra binaria di σ(n) ( x0 ) è uguale a 1 per n = 1, 2, . . . , N
f ND ( x0 ) =
N
Allora, per quanto visto sopra,
N
1
f ND ( x0 ) =
N ∑ a n ( x0 ) ,
n =1
In altri termini,
1 N →∞
µ x0 ∈ [0, 1] f ND ( x0 ) 6→ −→ 0 (4.10)
2
Un’analisi più fine permette di stabilire che la convergenza è espo-
nenzialmente rapida.
74 appunti di meccanica statistica
a1 a2 a3 · · · → a2 a3 a4 . . .
v : Γ → Rn , v( x ) = (v1 ( x ), . . . , vn ( x ))
Il volume di At . Allora
Z Z
d| At | dφt
=
div v (φt ( x )) dx = div v( x )dx (4.14)
dt A dx At
dove
n
∂v
div v = ∑ ∂xii .
i =1
dinamica microscopica 75
Dimostrazione.
Z
Z
dφt ( x )
d| At | d dφt ( x ) dx = ∂
= dx dx
dt dt A dx A ∂t
Quindi,
∂ dφt ( x ) J ( x ) − Jt ( x )
= lim t+h = div v (φt ( x )) Jt ( x ) ,
∂t dx h →0 h
q̇ = p
ṗ = −γp − sin q ,
dx
= σ(y − x )
dt
dy
= rx − y − xz
dt
dz
= xy − bz
dt
dove σ, r e b sono parametri, fu ottenuto da Lorentz come approssi-
mazione della dinamica di un fluido che è soggetto ad un gradiente
di temperatura. Trovare per quale valore dei parametri il volume
nello spazio delle fasi diminuisce nel corso del tempo.
1 2
E = p + cos q
2
(che a meno di una costante arbitraria è l’energia totale del pendolo,
essendo p la velocità e q la posizione). Si osservi che la (4.15) implica
dinamica microscopica 77
dQ
= ∇ p E ( Q, P) (4.16)
dt
dP
= −∇q E ( Q, P) (4.17)
dt
div v = ∇q · ∇ p E − ∇ p · ∇q E = 0
d| At |
=0 (4.18)
dt
con A un qualunque insieme (misurabile) di punti dello spazio delle
fasi Γ. Il flusso hamiltoniano φt conserva dunque i volumi nello spazio delle
fasi: Figura 4.4: Evoluzione temporale
Z Z Z nello spazio delle fasi. Il flusso φt di
dφt ( x ) un sistema hamiltoniano conserva il
| At | = dx = dx dx = | A | = dx.
t A A A volume.
q = ( q1 , . . . , q N ), qi ∈ Λ (recipiente) ⊂ Rd
La misura
ds ΓE
|∇E |
ΓE+δE
è la misura indotta dalla misura di Liouville sulla superficie di ener-
gia costante Γ E (o, equivalentemente, nel guscio di energia costante) Figura 4.6: Misura microcanonica
ed è la misura appropriata per sistemi ad energia costante: è la misura
invariante del flusso hamiltoniano ristretto alla superficie di energia costante
ΓE .
ds
dµ E = , (4.30)
Ω( E) |∇E |
Si consideri un sistema dinamico con spazio delle fasi Figura 4.7: Gas contenuto in un reci-
piente rigido separato adiabaticamente
Γ, flusso di fase φt , misura invariante finita µ. Sia A un dall’esterno inizialmente in un angolo
sottoinsieme (misurabile) di Γ e X0 un punto di fase della scatola.
che appartiene ad A. Allora quasi ovunque rispetto a
(4.33)
µ, il punto X0 ritorna in A, vale a dire, esiste un tempo
T tale che XT = φT ( X0 ) è in A (in verità, il punto ritor-
na infinitamente spesso in A per tempi infinitamente
grandi).
$,c- B c
a 1. Sia B ⊂ A l’insieme dei punti in A che non torneranno mai in A,
e quindi a maggior ragione in B. Allora B ha la proprietà che
φ( B) ∩ B = ∅
φ2 ( B ) ∩ B = ∅
.L- 1\ or'tn *-
... = ... ,vttu.t+'-M/r'a;
, rr; ,; B a,\.
n
φ ( B) ∩ B = ∅
φ2 ( B ) ∩ φ ( B ) = ∅
φ3 ( B ) ∩ φ ( B ) = ∅
... = ...
n +1
φ ( B) ∩ φ( B) = ∅
Quindi
x
B, φ( B), φ2 ( B), φ3 ( B), . . .
è una successione di insiemi mutuamente disgiunti. Inoltre, poiché φ
conserva la misura µ,
Figura 4.9: B ⊂ A è l’insieme dei punti
µ (φn ( B)) = µ ( B) . in A che non torneranno mai in A
Dunque,
!
T
N
[
1≥µ
n =1
n
φ ( B) Avlt^',-,.,-G
=
N
∑ µ (φn ( B))
n =1
o&u'tat*
N
= ∑ µ ( B)
n =1
= Nµ( B)
Ergodicità: A ∈ F, φt ( A) = A ⇒ µ( A) = 0 oppure 1
(4.34)
dinamica microscopica 83
(4.35)
vale a dire, la media temporale di f ,
Z T
1
f ≡ lim f (φt ( x ))dt,
T →∞ T 0
per quasi tutti i punti dello spazio delle fasi, fatta eccezione, even-
tualmente, per un insieme di punti di misura nulla.
q = ( q1 , . . . , q N ), qi ∈ Λ per i = 1, . . . , N
0
(4.36)
q = π ( q ) = ( q π −1 (1 ) , . . . , q π −1 ( N ) )
§133 Spazio delle fasi di particelle identiche Dallo spazio delle confi-
Figura 4.10: 2 R è lo spazio delle con-
gurazioni, si passa in maniera ovvia allo spazio naturale delle fasi Γf N figurazioni di due particelle identiche
di un sistema di N particelle identiche sulla retta reale, qui illustrato dalla
regione non ombreggiata del piano.
n o Si illustra anche come un vettore tan-
ΓfN = x̃ = { x1 , . . . , x N }| xi 6 = x j i, j = 1, . . . N (4.38) gente v = (v1 , v2 ) è trasportato lungo
una curva che si riflette dal bordo
dove x1 = x2 . (Figura tratta da J.M. Leinaas e
J. Myrheim, op. cit.)
xi = (qi , pi ) i = 1, . . . N.
Il fatto che lo spazio delle fasi di un sistema di N particelle identi-
che sia ΓfN , e non lo spazio usuale
n o
Γ N = x = ( x1 , . . . , x N ) ,
f con dx,
Nel seguito, per semolificare le notazioni, denoteremo dx
assumendo che il fattore N! per particelle identiche sia stato assorbito
in dx. Con questa notazione, la misura microcanonica risulta
ds 1
dµ E = = δ( E − E ( x ))dx. (4.41)
Ω( E) |∇E | N! Ω( E)
Esso è
h √ i
volume della sfera in 3N dimensioni di raggio 2mE × V N
Σ( E) =
N!
VN
= c3N (2mE)3N/2 ,
N!
dove cn = π n/2 /(n/2)! è il volume della sfera unitaria in n dimensio-
ni. Calcolandone la derivata rispetto all’energia, si ottiene il fattore di
normalizzazione
dΣ( E) 3N VN 3N
Ω( E) = = c3N (2m)3N/2 E(3N/2)−1 ≈ Σ( E) (4.42)
dE 2 N! 2
5
L’entropia microscopica di Boltzmann
Indice
5.1 L’entropia di Boltzmann 87
Y = Y ( X ). (5.2)
Figura 5.1: Descrizione a grana grossa
corrispondenti a questi punti differiscano così tanto che la loro diffe-
la funzione di fase corrispondente ad una variabile termodinamica del
renzasistema
possa essere ottenuta
apprezzata sullaspecificando,
scala macroscopica; adperesempio,
–6
una differenza nelle loro posizioni di 10 cm potrebbe non compor-
e consideriamo la specificazione di Y a grana grossa ottenuta divi- esempio, il numero di molecole in
tare alcuna differenza macroscopica e dunque, in questo caso, la fun-
zione f assumerebbe
ciascuna cella. lo stesso valore per questi due punti di fase.
dendo V in J cubetti ∆k , J << N, in modo che ogni cubo contiene Per comprendere la struttura delle funzioni macroscopiche è utile
considerare la temperatura. La temperatura di un corpo è l’energia
cinetica totale degli atomi divisa per il numero N di atomi che forma-
un numero molto elevato di particelle, e specificando i valori a grana no il corpo, in formule:
160
l’entropia microscopica di boltzmann 89
Γ Y = { X ∈ Γ |Y ( X ) = Y } . (5.3)
allora
SB ( X ) = k log |ΓY (X ) | = Seq.t.l. (n, v, e).
Yt = Y ( Xt )
or rather:
Figura 5.2: A destra: partizione dello
"!
both
ates.
or rather:
Roderich Tumulka The Cosmological Origin of Irreversibility
sono
1 se y differisce da x solo per una componente
P( x → y) = N
0 altrimenti
v(t) = v(0)e−4t
l’entropia microscopica di boltzmann 93
All’equilibrio Y = N/2
N N N N
Seq = N log N − log − log
2 2 2 2
= N log N − N (log N − log 2)
= N log 2 = log 2 N
Un fatto notevole! E sul cui significato ritorneremo in seguito!
N J 1.
94 appunti di meccanica statistica
Y = ( N1 , . . . , NJ )
J
∑ Nα = N (5.9)
k =1
e ottenere
−N − NJ
Γ N1 ,...,NJ ≈ |∆1 | N1 1 e N1 · · · |∆ J | NJ e NJ
N
!
N
− N1 log |∆ 1 | − NJ log |∆ J |
= e 1 ··· e J e∑α Nα
Nα
− ∑α Nα log
=e |∆α | eN
Dunque
Γ N1 ,...,NJ ≈ e−H e N (5.11)
dove
Nα Nα
H = H( N1 , . . . , NJ ) = ∑ |∆α |
log
|∆α |
|∆α | (5.12)
α
§147 Per esaminare il modo in cui il volume Γ N1 ,...,NJ varia per
differenti valori delle configurazioni delle particelle è sufficiente
studiare le variazioni di H = H( N1 , . . . , NJ ) dato dall’eq. (5.12). A
tal fine è utile riguardare le variabili N1 , . . . , NJ non più come interi,
ma come variabili continue soggett