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ISTITUZIONI DI FISICA TEORICA

Enri o Onofri
Claudio Destri
(E.O.) Dipartimento di Fisi a, Universita di Parma
E-mail address : onofriparma.infn.it
(C.D.) Dipartimento di Fisi a, Universita di Milano
E-mail address : destrimilano.infn.it

Ad Alessio, Chiara , Giulia, Lella e Liliana.

Il nostro ringraziamento a D. Knuth (TEX), L. Lamport (LATEX), R.


Stallman (gnu ema s) e all'INFN he hanno reso possibile quest'opera.
Il testo e stato preparato on il sistema AMS-LATEX. Per i problemi he
hanno ri hiesto al olo numeri o i siamo avvalsi del linguaggio matlab.

iii

Indi e
Prologo
Notazioni

xi
xiv

Parte 1. Ri hiami di me ani a analiti a lassi a

Capitolo 1. Me ani a del punto materiale


1.1. Le equazioni di Lagrange
1.2. Simmetrie e leggi di onservazione
1.3. Prin ipi variazionali
1.3.1. Prin ipio di Eulero-Lagrange
1.3.2. Prin ipio di Maupertuis

3
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Capitolo 2. Il formalismo hamiltoniano


2.1. Funzioni onvesse e trasformata di Legendre
2.2. Equazioni di Hamilton
2.3. Trasformazioni anoni he
2.3.1. Trasformazioni anoni he in nitesimali
2.3.2. Trasformazioni anoni he dipendenti dal tempo
2.3.3. L'equazione di Hamilton-Ja obi

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Capitolo 3. Appli azioni


3.1. Invarianti adiabati i
3.1.1. Variabili d'azione
3.2. Linearizzazione delle equazioni del moto
3.2.1. Equazioni di Ja obi
3.2.2. Risonanza parametri a
3.3. Parti ella ari a in ampo elettromagneti o
3.3.1. Moto in ampo magneti o uniforme
3.4. Il problema dei due orpi
3.4.1. Separazione del moto del bari entro
3.4.2. Urti tra parti elle
3.4.3. Leggi di Keplero

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Capitolo 4. Elementi di si a dei mezzi ontinui


4.1. La si a matemati a delle os illazioni elasti he

51
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4.1.1. L'equazione d'onda


4.1.2. Vibrazione di membrane
4.1.3. Armoni he sferi he
4.2. Prin ipi variazionali in teoria dei mezzi ontinui
4.3. Il quadro generale

Parte 2. Me ani a quantisti a

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Capitolo 5. Quanti e onde


5.1. La ve hia teoria dei quanti
5.1.1. Il orpo nero
5.1.2. E etto fotoelettri o
5.1.3. Di usione Compton
5.1.4. Gli stati di polarizzazione del fotone
5.1.5. La teoria di Bohr
5.1.6. L'esperimento di Stern-Gerla h
5.2. L'equazione di S hroedinger
5.2.1. Onde materiali
5.2.2. Pa hetti d'onda
5.2.3. L'equazione d'onda
5.2.4. Onde di probabilita
5.2.5. Proprieta matemati he dell'equazione
5.2.6. Corrente di probabilita
5.2.7. Soluzioni stazionarie
5.2.8. La rappresentazione dei momenti
5.2.9. La funzione di Green
5.2.10. Valori di aspettazione e osservabili si he
5.2.11. Relazioni di indeterminazione

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Capitolo 6. Appli azioni elementari


6.1. Sistemi a un grado di liberta
6.1.1. Proprieta generali delle soluzioni
6.1.2. Potenziali ostanti a tratti
6.1.3. Il aso di una forza ostante
6.2. L'os illatore armoni o
6.2.1. Operatori di reazione e di anni hilazione
6.2.2. Fattorizzazione dell'Hamiltoniano
6.2.3. Stati oerenti
6.2.4. Ordinamento normale alla Wi k
6.3. Spettro ontinuo
6.3.1. Barriere di potenziale ed e etto tunnel
6.3.2. Formulazione integrale dell'equazione d'onda
6.3.3. Proprieta di analiti ita

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vi

6.3.4. Densita degli stati


6.4. Potenziali periodi i
6.5. Campi di forze entrali
6.5.1. Separazione in oordinate polari
6.5.2. L'atomo di idrogeno

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152
154
154
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Capitolo 7. Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a


7.1. Sistemi si i, stati e osservabili
7.1.1. Insiemi ompleti di osservabili ompatibili (I)
7.2. Il prin ipio di sovrapposizione lineare
7.2.1. Sistemi omposti
7.3. Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a
7.3.1. Valori medi ed indeterminazioni
7.3.2. Commutatori ed osservabili ompatibili
7.3.3. Relazioni di intederminazione
7.3.4. Insiemi ompleti di osservabili ompatibili (II)
7.4. Il formalismo delle matri i di densita
7.4.1. Il teorema di Gleason
7.5. Regole di superselezione
7.6. Rappresentazioni e trasformazioni
7.6.1. Funzioni d'onda
7.6.2. Cambiamenti di base
7.6.3. Rappresentazioni della posizione e del momento
7.7. Evoluzione temporale
7.7.1. Stati stazionari e ostanti del moto
7.7.2. Relazione di indeterminazione tra tempo ed energia
7.7.3. Pro essi stazionari
7.8. Quantizzazione anoni a
7.8.1. Equazioni di Heisenberg-Hamilton
7.9. Preparazioni e misure
7.9.1. L'esperimento delle due fenditure
7.9.2. Diseguaglianze di Bell

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Capitolo 8. Momento angolare


8.1. Momento angolare orbitale
8.2. Rotazioni e momento angolare
8.2.1. Momento angolare interno
8.2.2. Momento angolare intrinse o: spin
8.2.3. Momento angolare totale
8.2.4. Rotazioni e gruppo SU(2)
8.2.5. Rappresentazioni irridu ibili
8.2.6. Spettro del momento angolare orbitale
8.2.7. Spin ed eli ita delle parti elle

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vii

8.2.8. Relazioni di ortogonalita


8.2.9. Rotazioni di 2
8.2.10. Operatori tensoriali irridu ibili
8.3. Addizione di momenti angolari
8.3.1. Coe ienti di Clebsh-Gordan
8.3.2. Il teorema di Wigner-E kart
8.3.3. Simboli 3-j

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Capitolo 9. Simmetria e invarianza


9.1. Trasformazioni di simmetria
9.1.1. Il teorema di Wigner
9.1.2. Legge di trasformazione delle osservabili
9.1.3. Trasformazioni in nitesimali e generatori
9.1.4. Sistemi omposti
9.2. Invarianze e leggi di onservazione
9.2.1. Trasformazioni dipendenti dal tempo
9.3. Gruppi di simmetria e di invarianza
9.3.1. Traslazioni spaziali
9.3.2. Traslazioni temporali
9.3.3. Traslazioni spazio-temporali
9.3.4. Rotazioni
9.3.5. Il gruppo eu lideo
9.3.6. Trasformazioni galileiane
9.3.7. Regola di superselezione di Bargmann
9.3.8. Parti elle elementari
9.3.9. Simmetrie interne
9.3.10. Interazioni minimali
9.4. Trasformazioni di gauge
9.5. Simmetrie spazio-temporali dis rete
9.5.1. Inversione spaziale
9.5.2. Violazione della parita
9.5.3. Inversione temporale
9.5.4. Il prin ipio di mi roreversibilita

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346
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Capitolo 10. Metodi di approssimazione


10.1. Teoria delle perturbazioni
10.1.1. Perturbazioni stazionarie
10.1.2. Il teorema di Feynman-Helmann
10.1.3. Teoria delle perturbazioni per livelli degeneri.
10.1.4. Perturbazioni dipendenti dal tempo
10.2. Approssimazione semi- lassi a
10.3. Metodo variazionale
10.3.1. Il metodo di Ritz

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385

viii

10.3.2. Disuguaglianza di BBL


10.4. Approssimazione adiabati a
10.4.1. La fase di Berry

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392

Capitolo 11. Parti elle identi he


11.1. Il prin ipio di indistinguibilita
11.2. Bosoni e fermioni
11.2.1. Interazione di s ambio
11.3. Se onda quantizzazione
11.3.1. Lo spazio di Fo k
11.3.2. Operatori di reazione e distruzione
11.3.3. Rappresentazione \numero-di-o upazione"
11.3.4. Operatori di ampo
11.3.5. La orda vibrante quantisti a
11.3.6. Il ampo elettromagneti o
11.3.7. Polarizzazione dei fotoni

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Capitolo 12. L'interazione elettromagneti a


12.1. L'a oppiamento minimale
12.2. Campo magneti o ostante
12.3. E etto Zeeman
12.4. Livelli di Landau
12.4.1. L'e etto Hall quantizzato
12.5. L'e etto Aharonov-Bohm

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427
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433

Capitolo 13. Teoria dell'urto


13.1. L'equazione integrale della di usione
13.1.1. Sezione d'urto di erenziale
13.1.2. Serie di Born
13.2. Di usione da un ampo entrale

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437
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441
443

Parte 3. Appendi i

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App. A. Complementi
A.1. La me ani a quantisti a se ondo Feynman
A.1.1. Integrali sui ammini
A.1.2. Formulazione a tempo immaginario
A.1.3. La me ani a sto asti a
A.2. Teorie di gauge in me ani a quantisti a
A.2.1. Approssimazione adiabati a e ampi di gauge
A.2.2. Il ampo di monopolo della mole ola biatomi a
A.3. Un esperimento on i fotoni

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449
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App. B. Ausili matemati i

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ix

B.1. Elementi di teoria dei gruppi


B.1.1. Gruppi astratti
B.1.2. Rappresentazioni
B.1.3. Gruppi ontinui, algebre di Lie
B.1.4. Gruppo delle rotazioni e gruppo SU(2)
B.1.5. Rappresentazioni lineari
B.1.6. Analisi armoni a su gruppi ontinui
B.1.7. Integrazione invariante su SU(2)
B.1.8. Formula di Baker-Hausdor
B.2. Metodi asintoti i
B.2.1. Il metodo di Lapla e
B.2.2. La formula di Stirling
B.2.3. Prin ipio della fase stazionaria
B.2.4. Trasformata di Borel
B.2.5. Sviluppo di Eulero-M Laurin
B.2.6. Sviluppi asintoti i dallo sviluppo di Taylor
B.2.7. Due importanti funzioni spe iali
B.3. Sistemi di oordinate ortogonali
B.4. Integrazione formale delle equazioni di Hamilton
B.5. La funzione (x) di Dira
B.6. Metodo di Lapla e
B.6.1. Ipergeometri a on uente
B.6.2. Funzioni di Bessel
B.6.3. Sviluppo dell'onda piana in onde sferi he
B.7. Integrali multidimensionali
B.7.1. Integrali gaussiani
B.7.2. La formula di integrazione di Feynman
B.8. Regole di orrispondenza
B.9. De omposizione spettrale
Costanti si he

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479
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519
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522
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Problemi

525

Bibliogra a
Indi e analiti o

533
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Indi e analiti o

541

Elen o delle gure

551

Elen o delle tabelle

553

Prologo
I rapporti he inter orrono tra si a teori a e si a sperimentale hanno
subito una profonda evoluzione on l'estendersi del ampo di indagine a
s ale di energia, tempi e lunghezze totalmente al di fuori della diretta
per ezione sensoriale. Ogni esperimento di si a delle parti elle oppure di
astro si a osmi a e os profondamente dipendente dal modello teori o da
rendere probabilmente vuota di signi ato un'espressione quale \alla lu e
dei puri dati sperimentali risulta he ... ". La distinzione tra si a teori a
e sperimentale e quindi da onsiderare essenzialmente una divisione di
ompiti ma non di obiettivi, he rimangono, almeno per la ri er a \pura",
quelli he os des rive Einstein nel 1940 [Ein88:
La s ienza rappresenta il tentativo di far orrispondere la
varieta aoti a della nostra esperienza sensibile a un sistema di pensiero logi amente uniforme. In questo sistema
le singole esperienze vanno orrelate alla struttura teori a
in maniera tale he la oordinazione risultante sia uni a e
onvin ente.
:::
Cio he noi hiamiamo si a omprende quel gruppo di
s ienze naturali he fondano i loro on etti nelle misure e i
ui on etti e proposizioni si prestano a una formulazione
matemati a. Il suo dominio e di onseguenza de nito ome
quella parte del omplesso delle nostre onos enze he e
sus ettibile di venire espressa in termini matemati i.
Einstein prosegue identi ando lo s opo della si a teori a nella ri er a
di basi omuni e nella uni azione delle leggi dei vari fenomeni naturali:
si pensi alla onquista di Newton { le leggi della me ani a eleste sono
le stesse leggi della me ani a dei gravi { oppure all'uni azione tra elettrologia e magnetismo, ora proseguita nell'uni azione on le interazioni
deboli. Newton er o basi uni ate tra me ani a e otti a, ma il tentativo era prematuro. Vedremo ome nell'ambito della nuova me ani a
quantisti a l'idea di Newton torna attuale. Si puo allora dire he obiettivo della si a teori a e quello di realizzare la massima e onomia di
xi

Prologo

pensiero nel des rivere il piu vasto ampo disponibile di fenomeni naturali. Il ampo di fenomeni he si prestano a una des rizione quantitativa
in termini matemati i e in ontinua evoluzione; la matemati a stessa lo
e, an he sotto lo stimolo della ri er a si a. Sembra non esser i limite alla appli abilita di s hemi matemati i an he i piu astratti { Wigner
parla di una irragionevole apa ita della matemati a nel modellizzare la
realta si a . Quello he a ade ontinuamente nello sviluppo parallelo di
matemati a e si a e he dalla si a sorgono esigenze di al olo e di formalizzazione he stimolano progresso in tutte le dis ipline matemati he.
Una moderna teoria quale la romodinami a quantisti a ri hiede te ni he
matemati he mutuate dall'analisi funzionale, dalla teoria dei gruppi, dalla
teoria dei pro essi sto asti i, dalle equazioni integrali e in ne sempre piu
di usamente dall'analisi numeri a piu ranata.
La si a di questo se olo ha a rontato problemi di grandissimo impegno: si sono omprese le basi della struttura intima della materia e
si sono esplorati i on ni del osmo di ui si ha un modello globale he
e oggetto di veri he sperimentali. Teoria ed esperimento sono sempre
piu inestri abilmente legati, an he se l'apparenza e al ontrario quella di
una di otomia tra l'attivita del si o sperimentale e del teori o. Cio e
solo un'apparente ontraddizione: la omplessita degli esperimenti e del
quadro teori o ha portato ad una forte par ellizzazione del lavoro, ma l'obiettivo e rimasto uni o, essenzialmente quello he e des ritto dalle parole
di Einstein.
Il nostro ammino di avvi inamento alla si a teori a pro edera per
gradi. Innanzitutto rivedremo insieme le basi della me ani a nella sua
formulazione piu avanzata dovuta all'opera di Euler, Lagrange, Ja obi,
Hamilton. Il fondamento euristi o { il prin ipio guida universale { di
questa dis iplina e quello dei prin ipi variazionali. Vedremo ome tutta la
me ani a e la teoria dei ampi lassi i siano des rivibili in modo sempli e
dalla ondizione di stazionarieta

L(q; q_) dt = 0

rispetto a variazioni q(t) ! q(t)+q(t) della traiettoria. Questo prin ipio,


lungamente onsiderato alla stregua di un fondamento meta si o, trovera
una giusti azione adeguata solo nell'ambito della me ani a quantisti a.
Passeremo poi a sviluppare le basi elementari di quella he e tutt'ora la
formulazione a ettata della me ani a quantisti a, in grado di des rivere
quantitativamente la si a degli atomi, delle mole ole, dei solidi e, nei suoi
sviluppi piu re enti, la si a delle interazioni fondamentali tra parti elle
elementari.
xii

Prologo

La me ani a quantisti a ome e piu della me ani a lassi a ri hiede


solide basi matemati he. Nella sua prima formulazione (me ani a ondulatoria) si presenta ome una teoria di ampo; gli strumenti basilari
sono allora quelli delle equazioni di erenziali alle derivate parziali, dell'analisi omplessa e delle trasformate integrali. Nella sua formulazione
generale ri hiede una onos enza di base della analisi funzionale (algebra
lineare in spazi a in nite dimensioni), della teoria dei gruppi e, a se onda
della omplessita dei sistemi in studio, an he degli strumenti della analisi
numeri a. Al momento opportuno saranno indi ate le ne essarie fonti bibliogra he ovvero si svilupperanno, limitatamente alle ne essita del orso,
al uni strumenti matemati i, raggruppati nelle varie appendi i.
Questo libro non e un trattato di me ani a quantisti a; in letteratura sono presenti testi di riferimento autorevoli [Dir59, Per36, LL76,
Mer61, Mes62, S h63, Got66, CCP84, Sak90 a ui faremo riferimento nel orso dell'opera. Abbiamo voluto inve e mettere a disposizione
dei olleghi un agile strumento didatti o pensato per il orso di Istituzioni
di si a teori a del nuovo ordinamento del orso di laurea in Fisi a. Il suo
s opo e, se ondo una tradizione ormai pluride ennale, quello di dotare
tutti gli studenti di Fisi a, indipendentemente dall'indirizzo di laurea, di
una solida base di si a teori a privilegiando l'aspetto del metodo. Non e
pensabile oggi on gurare il orso ome in passato on obiettivi di ompletezza, in ludendo elettrodinami a, teoria della relativita, me ani a
statisti a, o altro. Si e inve e preferito limitare gli argomenti a quelli
fondamentali della me ani a analiti a lassi a e della me ani a quantisti a elementare, in quanto esemplari dello stile della si a teori a e
portatori di te ni he di indagine e di al olo esportabili ad altri ontesti
teori i. Il nostro desiderio e ad esempio he lo studente he apprende le
te ni he spettrali per l'equazione di S hroedinger sappia poi ri onos ere
he le stesse te ni he possono venire utili nello studio di guide d'onda per
lu e oerente, oppure he le idee matemati he alla base delle bande di
energia nei solidi ristallini sono identi he a quelle he sovrintendono alla
dinami a lassi a in presenza di risonanza parametri a.
Per una solida preparazione di base in me ani a quantisti a riteniamo omunque indispensabile a ompagnare queste lezioni allo studio dei
\ lassi i", quali [Dir59, Bor60, Per36, LL76 per un approfondimento
degli aspetti si i. Nel orso dell'opera saranno via via indi ate le sorgenti
rilevanti, an he nella letteratura originale. E opportuno he lo studente
a ronti gia a questo stadio la onsultazione di opere originali, he poi
diverranno il materiale di lavoro su ui guidare la ri er a.
Si e messa una erta ura nella parte di eser izi, di ui una buona parte
sono originati dalla prati a di insegnamento degli anni re enti (ringraziamo il ollega ed ami o Carlo Alabiso per aver i messo a disposizione
xiii

Prologo

parte di questo materiale).


Ringraziamenti: oltre alla dedi a, he, ome si sara apito, ha un
arattere eminentemente \te ni o", i e gradito ri ordare in questa sede
tutti i olleghi he hanno avuto una parte nella preparazione di questa
opera, in parti olare Mar ello Ciafaloni, He tor DeVega, Fiorenzo Duimio,
Vladimir Fateev, Fran es o Guerra, John Klauder, Giuseppe Mar hesini,
Pietro Menotti, Massimo Pauri, Ettore Remiddi, Gian Piero Te hiolli,
Mar o Toller e Miguel Virasoro per quanto i hanno insegnato in varie
o asioni di feli e ollaborazione s ienti a; un ringraziamento parti olare per Paolo Maraner he ha ontribuito la parte del testo relativa a
nuovi sviluppi nelle appli azioni della geometria di erenziale alla me ani a quantisti a (App. A.2). Nella preparazione del testo ha avuto una
parte rilevante il supporto te ni o da parte del Laboratorio di Cal olo
del Dipartimento di Fisi a dell'Universita di Parma; desideriamo per io
ringraziarne il Direttore, Dr. Roberto Al eri e tutto il personale.

Notazioni
In ne un enno alle notazioni impiegate. I problemi ontengono materiale importante. La loro numerazione e legata al apitolo e alla sezione
nella forma Problema x.y-n, dove x e il numero del apitolo, y quello
della sezione e n e un numero progressivo. Le soluzioni sono indi ate on
Soluzione: : : : : : .
I riferimenti bibliogra i sono in ordine alfabeti o ed hanno arattere
mnemoni o (es. [LL76 indi a il testo di Landau e Lifshiz del 1976).
I vettori sono denotati da lettere in grassetto (ad es. x; E ). L'insieme
dei numeri naturali, interi, reali e omplessi sono indi ati on N ; Z; R ; C .
Parte reale e immaginaria del numero omplesso z sono indi ate on Re z ,
Im z ; il omplesso oniugato e indi ato da z. Il simbolo r rappresenta
l'operatore vettoriale di omponenti (=x; =y; =z ), per ui r  V
e la divergenza di V , r ^ A e il rotore di A e r  e il gradiente di
. L'operatore di Lapla e r2 e rappresentato dall'usuale 4 . Per vettori nello spazio di Minkowski (quadrivettori) si usa preferibilmente la
notazione in oordinate p ; ( = 0; 1; 2; 3) e la lunghezza e de nita da
p2 = p20 p21 p22 p23  p20 p2 .

xiv

Parte 1

Ri hiami di me ani a analiti a


lassi a

CAPITOLO 1

Me ani a del punto materiale


1.1. Le equazioni di Lagrange

La me ani a di Newton, basata sulla legge del moto F = ma , si puo


formulare in qualunque sistema di oordinate he si voglia adottare per des rivere il moto. Per il moto di un punto materiale soggetto a forza onservativa F = rV possiamo adottare oordinate artesiane fxi ; i = 1; 2; 3g
oppure oordinate generali, ad esempio oordinate polari fr; #; 'g, legate
alle artesiane da trasformazioni di erenziabili fx = r sin # os '; y =
r sin # sin '; z = r os #g (si veda l'App. B.3 e per un'informazione
piu ompleta [MS61). Le equazioni del moto assumono allora forme
di erenti, del tutto equivalenti dal punto di vista si o:
V
(i = 1; 2; 3)
mxi =
xi
oppure
8
V
>
>
+ m r #_ 2 + m r sin2 # '_ 2
<m r =
r
m # = : : :
>
>
:
m ' = : : :
( ompletare per eser izio le rimanenti equazioni del moto { si apprezzera
maggiormente il metodo lagrangiano he svilupperemo nel seguito).
L'adozione di oordinate generali e onveniente per sempli are le
equazioni del moto (ad esempio per un ampo di forze entrali non ompaiono termini del tipo V=# ne V='), ma il lavoro ne essario per
espli itare le equazioni puo diventare rilevante. Per sempli are questo
ompito onviene utilizzare il formalismo di Lagrange. Le equazioni del
moto si possono porre nella forma generale
d L(q; q_) L(q; q_)
=
;
(1.1)
dt  q_i
qi
dove le variabili fqi ; i = 1; 2; 3g ostituis ono una s elta qualunque di oordinate generali e la funzione L(q; q_), detta la Lagrangiana del problema,
e de nita dalla di erenza tra energia ineti a ed energia potenziale
L=T V :
3

Me ani a del punto materiale

Nell'uso di oordinate urvilinee e ne essario distinguere tra omponenti


ontrovarianti identi ate on un indi e in alto ( ome qi ) e omponenti
ovarianti identi ate inve e on indi e basso (pi ); sotto un ambiamento
di oordinate
P si intende he le omponenti ovarianti si trasformano in
modo he i pi dqi rimane invariante. In base ad una onvenzione universalmente adottata (da Einstein in poi), si ometteranno i simboli di
somma su indi i ripetuti. Se i si limita alle oordinate artesiane e a
trasformazioni ortogonali non vi e di erenza tra indi i alti e bassi, ma in
generale e ne essario tenere onto della di erenza.
L'energia ineti a, he in oordinate artesiane e data sempli emente
da

T=

3
X

i=1

1 mx_ 2
i
2

 21 mx_ ix_ i ;

e fa ilmente riespressa in oordinate generali qi dove assume la forma


T = 12 m gij (q)q_i q_j :
La forma quadrati a T e aratterizzata dalla matri e gij (q), detta la
matri e metri a (o sempli emente la metri a ), de nita da
x xk
(1.2)
gij (q) = ki j :
q q
In generale per un sistema di n parti elle interagenti on forze onservative
de nite dall'energia potenziale V (q 1 ; :::; q n ) la Lagrangiana sara de nita
da

L(q; q_) =

1
2

n X
3
X

=1 i;j =1

m gij (q )q_ i q_ j V (q) :

Le equazioni del moto sono date dalla estensione a n gradi di liberta della
(1.1), e ioe
d L(q; q_) L(q; q_)
(1.3)
=
; (i = 1; 2; 3; = 1; :::; n) :
dt  q_ i
q i
La validita delle equazioni di Lagrange e molto piu ampia di quanto esposto nora. La forma (1.3) si appli a an he in presenza di vin oli olonomi ,
esprimibili ioe da relazioni del tipo
r (q) = 0 (r = 1; :::; p)
a patto di introdurre oordinate generali q1 ; :::; q3n p he tengano onto
espli itamente dei vin oli, oppure an ora on il metodo dei moltipli atori
di Lagrange, ome e noto dalla me ani a razionale. Il vantaggio della formulazione lagrangiana delle equazioni del moto si puo dunque riassumere
nel fatto he la forma (1.3) si appli a a qualunque s elta delle oordinate
generali, il he permette di sorvolare sul problema di identi are le forze
4

Le equazioni di Lagrange
di inerzia e le reazioni vin olari . Non dimostreremo ora quanto a ermato,
assumendone la onos enza dalla me ani a razionale; ne daremo tuttavia
in seguito (x1.3) una derivazione a partire dal prin ipio variazionale. Ci
interessa sottolineare l'ulteriore estensione della appli abilita delle equazioni di Lagrange a forze derivabili da potenziali dipendenti dalla velo ita.
Cio permette di rappresentare nel formalismo di Lagrange an he le forze
elettromagneti he (vedi il x3.3).
Problema 1.1-1. Dimostrare he la quantita gij dqi dq j e invariante
rispetto a trasformazioni di oordinate qi ! Qi = f i (q).
Problema 1.1-2. Ri avare la matri e metri a per i sistemi di oordinate
i) sferi he (r; # ')
ii) paraboli he
8
1 2  2 ) os '
>
<x = 2 (
y = 21 ( 2 2 ) sin '
>
:
z = 
iii) ellissoidali
8
>
<x =  osh  os '
y =  osh  sin '
>
:
z =  sinh 
i)

ii)

iii)

1 0
0
0 A
gij = 0 r2
2
0 0 r sin2 #
0 2

gij = 
0

+ 2
0
0
 2 + 2
0
0

1 ( 2
4

0
0

 2 )2

0
0
osh2  + sinh2 
gij = 
0
2 ( osh2  + sinh2  )
0 A
0
0
2 osh2 

Problema 1.1-3. S rivere le equazioni del moto per una parti ella
vin olata a s ivolare senza attrito su una super ie sferi a sotto l'azione
della forza di gravita.
Problema 1.1-4. Consideriamo un sistema me ani o ostituito da
due masse puntiformi identi he onnesse da un lo inestendibile e di massa tras urabile. La prima parti ella si muove senza attrito su di un piano
5

Me ani a del punto materiale

orizzontale; il lo passa attraverso un foro nel piano e la se onda massa si muove verti almente sotto l'azione della gravita. Studiare il moto
del sistema, nell'ipotesi he il moto della se onda massa sia ristretto alla
direzione verti ale.

1.2. Simmetrie e leggi di onservazione


Sebbene il formalismo di Lagrange non ontenga al un ingrediente si o
aggiuntivo rispetto alle leggi del moto di Newton, esso si presta a mettere
piu fa ilmente in evidenza eventuali leggi di onservazione. Il fatto
fondamentale he illustreremo qui di seguito e ostituito dalla stretta relazione esistente tra simmetrie del sistema me ani o e integrali primi del
moto, relazione he nella sua forma generale va sotto il nome di teorema
di Noether e he si in ontrera on qual he modi a nella formulazione di
Hamilton e in me ani a quantisti a. Pro edendo attraverso un esempio,
assumiamo di e ettuare una trasformazione di oordinate
(1.4)
x ! x0 = x + a
su una Lagrangiana L(x; x_ ). In generale la funzione L0 , de nita da
L0 (x0 ; x_ 0 )  L(x; x_ )
sara diversa dalla originale L, ome funzione dei suoi argomenti. Ad
esempio, se L = 12 m (x_ 2 x2 ) segue L0 = 21 m (x_ 0 2 (x0 a)2 ) he a
di erenza dalla L ontiene termini lineari in x0 . Immaginiamo inve e he
L0 e L siano la stessa funzione dei rispettivi argomenti: si dira allora he la
Lagrangiana e invariante sotto la trasformazione (1.4). Come immediata
onseguenza, assumendo a in nitesimale e sviluppando in serie di Taylor,
otteniamo
X L
0 = L(x a; x_ ) L(x; x_ ) =
ai i + O(a2 )
x
i
e dalla arbitrarieta di a si on lude per io he
L
0
xi
In base alle equazioni di Lagrange abbiamo allora
d L
0
dt  x_ i
il he esprime formalmente il fatto he tutte le omponenti del vettore p
L
pi = i
 x_
sono ostanti del moto. Si e onstatato per io he l'invarianza della Lagrangiana sotto traslazioni impli a la onservazione del momento lineare
6

Simmetrie e leggi di onservazione

p. Cio si veri a in parti olare nel aso di un sistema ostituito da n


parti elle interagenti on forze a due orpi on Lagrangiana del tipo
L = 12

n
X
=1

n
X

m x_ 2

; =1

V (x x )

he risulta ovviamente invariante sotto traslazione; il orrispondente integrale primo del moto (momento lineare totale) e dato da
X L
Pi =
i
 x_
Piu in generale, assumiamo he la Lagrangiana, funzione delle n variabili
generali fq1 ; : : : ; qn g, sia invariante sotto un gruppo di trasformazioni del
tipo
qi ! q0 i = qi + " ai (q)
dove " e un parametro in nitesimale. Sviluppando in serie di Taylor
avremo he la variazione di L al primo ordine in " e data da


L d i
L i
a (q) + i a (q) :
L = "
qi
 q_ dt
Sfruttando le equazioni del moto si arriva allora alla seguente relazione,
he identi a l'esistenza di un integrale primo del moto:


d L i
a
(
q
)
=0:
L = 0 !
dt  q_i
Si noti he le ostanti del moto ottenute per questa via sono sempre
ostituite da funzioni lineari nelle quantita
L
pi  i :
q
A queste grandezze si da il nome di momenti oniugati alle variabili Lagrangiane qi . Costanti del moto piu generali possono ovviamente esistere
ma non sono legate a simmetrie del tipo onsiderato nora. Vedremo he
la onnessione tra simmetrie e ostanti del moto si puo ulteriormente generalizzare nel formalismo di Hamilton, dove l'insieme delle trasformazioni
di oordinate verra sostanzialmente allargato.
Problema 1.2-1. Considerare una Lagrangiana invariante sotto una
rotazione in nitesimale x ! x + "! ^ x; dimostrare he il orrispondente
integrale primo del moto e dato dal momento angolare x ^ p dove p e il
momento lineare (pi = mx_ i ).

Me ani a del punto materiale

Problema 1.2-2. Dimostrare he per un sistema isolato ostituito da


n parti elle
interagenti on forze a due orpi derivabili da un potenziale
P
V = ; V (jx x j) la Lagrangiana e invariante per traslazioni x !
x + " a e rotazioni x ! x + " ! ^ x . Dedurne la legge di onservazione
per il momento lineare totale e per il momento angolare totale del sistema.
Un aso spe iale di trasformazione e ostituita dalla seguente
qi (t) ! q0 i (t) = qi (t +  )
dove t e il tempo e  un parametro reale. Se il potenziale V he ompare
nella Lagrangiana non dipende espli itamente dal tempo, la pre edente
equazione de nis e una simmetria della Lagrangiana ui orrisponde una
grandezza onservata. Infatti, onsiderando  in nitesimale e omettendo
per sempli ita tutti gli indi i, si ha


L
L
L(q(t +  ); q_(t +  )) L(q; q_) = 
q_ + q + O( 2 )
q
 q_


d L
q_ + O( 2 ) :
=
dt  q_
Ne segue he


d
L
L q_
=0:
dt
 q_
La quantita tra parentesi e un integrale primo del moto identi abile
on l'energia del sistema. Si noti he in questo aso la trasformazione
q ! q +  q_ non las ia strettamente invariante la Lagrangiana; tuttavia la
variazione di L e data da una derivata totale di una funzione di q; q_. Questa ir ostanza orrisponde a una generalizzazione delle trasformazioni di
simmetria per un sistema lagrangiano. E immediato veri are infatti he
l'aggiunta a L di una derivata totale rispetto al tempo non altera le equazioni del moto e si puo per io ammettere nella de nizione di trasformazione di simmetria. Questa proprieta delle equazioni di Lagrange risultera
evidente nella formulazione variazionale del prossimo paragrafo.

1.3. Prin ipi variazionali


Il fatto he le equazioni del moto nella forma di Lagrange siano indipendenti dalla s elta delle oordinate rende plausibile he esista una loro interpretazione di tipo intrinse o. Per iniziare da un aso sempli e, sappiamo
he equazioni del tipo
F
=0
xi
mantengono la loro forma sotto ambiamento di oordinate; se infatti
poniamo yi = f i (x) e indi hiamo on G la funzione omposta G = F f 1
8

Prin ipi variazionali

(di modo he G(y)  F (x(y))), le equazioni diventano


G
=0
yi
ma questa proprieta di invarianza e del tutto naturale appena ri onos iamo he le equazioni rappresentano le ondizioni ne essarie per l'esistenza
di un punto di stazionarieta della funzione F , e questo fatto ostituis e
una aratteristi a intrinse a della funzione, indipendente dai parametri
he s egliamo per des riverla. Vedremo nel seguito ome le leggi del moto
si possano esprimere sinteti amente in termini di un prin ipio di stazionarieta. Le ragioni profonde di questo fatto assai generale si devono peraltro
ri er are al di fuori della me ani a lassi a; se ne dara un enno nella
App. A.1.
1.3.1. Prin ipio di Eulero-Lagrange. Ora vogliamo mostrare
he le equazioni di Lagrange esprimono proprio una ondizione di stazionarieta per una \funzione" S [q(t), nota ome l'azione del sistema me ani o. Consideriamo una qualunque traiettoria virtuale qi (t) del sistema; on io intendiamo una qualunque funzione ontinua e di erenziabile t ! (q1 (t); : : : ; qn (t)) non ne essariamente soluzione delle equazioni del moto, ma he rispetti gli eventuali vin oli presenti nel sistema (in
genere questi vengono automati amente tenuti in onsiderazione mediante
la s elta di oordinate generali). Allora l'azione e de nita da

S [q(t); t1 ; t2 =

Z t2

t1

L(q(t); q_(t)) dt :

Il valore di S dipende dagli in niti valori assunti dalle funzioni qi (t) nell'intervallo (t1 ; t2 ) e dunque non si tratta di una ordinaria funzione di piu
variabili; per questo tipo di \funzione" si impiega il termine di funzionale.
Pre isiamo ora he osa si intenda per variazione di q(t) (l'analogo per
traiettorie del on etto di di erenziale dx): onsideriamo per una data
s elta q(t) una traiettoria virtuale q(t)+ q(t) dove q(t) e nulla al di fuori
di un intervallo (1 ; 2 ) interamente ontenuto in (t1 ; t2 ), ossia t1 < 1 <
2 < t2 . Limitando i a pi ole variazioni, e sviluppando la Lagrangiana
in serie di Taylor, otteniamo
S = S [q(t) + q(t) S [q(t)


Z t2
L i
L i
q (t) + i q_ (t) + O(q)2 :
=
dt
qi
 q_
t1
d
Ora, q_i = qi e per io un'integrazione per parti i da
dt


Z t2
L d L
2
i
S =
dt q
i
i + O (q )
q
dt

q
_
t1
9

Me ani a del punto materiale

senza termini al ontorno nell'integrazione per parti, in quanto per nostra


assunzione q(t) e identi amente nulla al di fuori di (1 ; 2 ). Constatiamo
per io he le soluzioni delle equazioni del moto orrispondono a quella
(o quelle ) traiettorie virtuali intorno a ui l'azione S [q si mantiene stazionaria, nel senso he la variazione S e in nitesima del se ondo ordine
rispetto alla variazione q. Questo fatto esprime il osiddetto \prin ipio di minima azione" di Eulero e Lagrange e rende evidente la natura
intrinse a della formulazione lagrangiana delle equazioni del moto.
Problema 1.3-1. Determinare la urva piana ongiungente due punti
assegnati tale he la super ie ottenuta per rotazione della urva attorno
ad un asse abbia area minima (si assume he l'asse sia omplanare on i
due punti e he questi gia iano nel medesimo semipiano rispetto all'asse).

Se la urva e des ritta da y(x), essendo x la oordinata lungo l'asse di rotazione,


dalla geometria elementare sappiamo he l'area della super ie di rotazione e
data da
Z
Z
p
A = 2 y(x) ds(x) = 2 y(x) 1 + y0 (x)2 dx
Appli hiamo per io le equazioni di Eulero-Lagrange alla Lagrangiana
q

L(y; y0 ) = y 1 + y0 2 :
Dato pero he x non ompare espli itamente nella Lagrangiana, esiste un integrale primo (equivalente all'energia nel aso della dinami a) rappresentato
da
0
p
L
yy 2
0
1 + y0 2 = ostante :
y
E =y 0 L= p
y
1 + y0 2
Dopo sempli azioni elementari si ottiene
dy
p
= dx
(y=E )2 1
he ha per soluzione la atenaria y = E osh((x x0 )=E ). Si dis uta l'esistenza
della soluzione in dipendenza dei parametri del problema (le posizioni dei due
punti rispetto all'asse). Si trovera he non sempre il problema ammette soluzione
(il he si puo mettere in evidenza sperimentalmente on lo di ferro e a qua
saponata ).
Problema 1.3-2. Determinare la forma he assume, sotto l'azione
della gravita, un avo essibile e inestendibile avente spessore e densita
uniformi, appeso alle due estremita. Il problema e simile al pre edente, ma

la ondizione di lunghezza ssata pone un vin olo alla soluzione. Si tratta di


minimizzare l'energia potenziale del avo espressa dal funzionale

U [y = mg

p
y(x) 1 + y0 (x)2 dx

10

Prin ipi variazionali


sotto la ondizione he la lunghezza

l[y =

Z p

1 + y0 (x)2 dx

sia ssata. Il metodo da appli are e quello dei moltipli atori di Lagrange.
Si er a di minimizzare il funzionale U [y l[y e si determina a posteriori il
parametro  in modo
p da soddisfare il vin olo. L'integrale primo risulta in questo
aso (mgy )= 1 + y0 (x)2 , identi o, a parte una traslazione della y, a quello
del problema pre edente. La soluzione sara dunque an ora una atenaria. Si
dis uta an he in questo aso l'esistenza di una soluzione he rispetti i vin oli.

Si sara osservato he non si e a rontato il problema di determinare il


arattere della soluzione estremale: de idere se una soluzione delle equazioni alle variazioni ostituis a un minimo o un massimo o un punto di
sempli e stazionarieta puo essere ru iale per problemi di ottimizzazione.
Questa problemati a (il al olo delle variazioni) ha radi i anti he (Eulero,
Bernoulli, Ja obi) e se ne puo trovare un'esposizione in al une monogra e
[For60, Gou64, Lan66. Per i nostri s opi 'e da osservare questo:
nelle appli azioni alla me ani a he onsideriamo in questo libro non e
rilevante determinare il arattere della soluzione; in se ondo luogo qualunque problema reale di ottimizzazione soggetto a vin oli ostituis e un
problema in genere non a rontabile per via analiti a, mentre esistono potenti strumenti di analisi numeri a per determinare una soluzione (vedi
ad es. [PFTV86).

1.3.2. Prin ipio di Maupertuis. Esistono varianti interessanti al


prin ipio di Lagrange (si vedano, per maggiori dettagli [Gol50, Lan66
e per una visione stori a [Ma 77). Ne illustriamo in parti olare uno he
presenta interessanti analogie on l'otti a. Supponiamo di onsiderare,
per una data soluzione dell'equazione del moto1 q l (t), una qualunque
traiettoria virtuale q(t) he soddis la stessa ondizione iniziale q(t1 ) =
q l(t1 )  q1 , sia vin olata a passare per il punto q2  q l(t2 ) e in piu
rispetti la onservazione dell'energia. Si noti he a energia ssata il tempo
di per orrenza diviene una variabile dipendente al olabile ome
r
Z
m q2
ds
p
 [q =
2 q1
E V (q)
dove ds e l'elemento di lunghezza de nito nelle oordinate q attraverso la
matri e metri a:
ds2 = gij (q) dqi dqj
1Il susso l sta per \ lassi a" e indi a ordinariamente in me ani a quantisti a

nella formulazione di Feynman una traiettoria he sia soluzione delle equazioni lassi he
del moto.

11

Me ani a del punto materiale

Pertanto, per un qualunque ammino virtuale a energia ssata il tempo


di arrivo in q2 sara in generale di erente da t2 . Si avra allora

S [q S [q l =
Z t2 

Z t2

t1

(L(q; q_) L(q l ; q_ l )) dt +

Z  [q

t2

L(q; q_) dt

L d L
L
q j +L(q l (t2 ); q_ l (t2 ))t ;
'
q(t) dt +
q l dt  q_ l
 q_ l t=t2
t1
dove t =  [q t2 ; ma q(t2 ) = q(t2 ) q l (t2 ) = q(t2 ) q(t2 + t) '
q_(t2 )t e per io


L
= Et
S [q = t L q_
 q_
dove abbiamo indi ato on E l'energia della traiettoria q l(t). Notiamo
he allora he il funzionale
W [q; E = S [q + E [q
he viene an he hiamato l'azione ridotta , risulta stazionario sulle soluzioni
delle equazioni del moto rispetto a variazioni he rispettino la onservazione dell'energia2. Il prin ipio variazionale assume ora la forma (detta
di Maupertuis )
Z

(S + E ) = (L + E ) dt =

2T dt = 0

essendo T l'energia ineti a. Se a questo punto s egliamo l'as issa urvilinea


Z p
gij (q)dqi dqj
s=
ome parametro lungo la traiettoria, il prin ipio di Maupertuis assume la
forma
Z
Z
p
0 = T (q(t)) dt =
T (q) ds
ovvero
Z p

E V (q) ds = 0
Notiamo he in questa forma il prin ipio variazionale permette di studiare direttamente le traiettorie indipendentemente dalla loro per orrenza
oraria. In questa formulazione, le equazioni del moto sono assimilate a
quelle di un moto di parti ella libera he avviene lungo le geodeti he , ioe
le urve di minima distanza, per una geometria he non e quella ssata
2Il passaggio da S a W e un aso parti olare di trasformata di Legendre (si veda
il x2.1) ed infatti le relazioni S= = E , W=E =  sono previste dallo s hema
generale; le in ontreremo di nuovo nello s hema di Hamilton-Ja obi.

12

Prin ipi variazionali

dalla on gurazione
p del sistema (la gij ), bens quella de nita dalla distanza elementare E V ds. Si notera l'analogia on l'otti a geometri a:
per un mezzo trasparente on indi e di rifrazione n(!) dipendente dalla frequenza i raggi luminosi des rivono le traiettorie di ammino otti o
minimo (o meglio stazionario), se ondo il prin ipio di Fermat

n(!) ds = 0 :

Questa analogia era ben nota ad Hamilton e ostituira la base formale


per la ostruzione della me ani a ondulatoria (per una trattazione dettagliata dell'otti a dal punto di vista si o-matemati o si vedano [Pau64,
Per60, Tor53).
Problema 1.3-3. Una parti ella si muove senza attrito su di una
super ie aratterizzata dalle equazioni parametri he

x = 1 (u; v); y = 2 (u; v); z = 3 (u; v):


S rivere la Lagrangiana del sistema. Come si puo aratterizzare il moto
dal punto di vista geometri o nel aso di totale assenza di forze esterne?

In assenza di forze (V (x) = ostante) la dinami a e interamente dettata dalla


geometria: le traiettorie sono le geodeti he nello spazio delle on gurazioni, he
sono individuate indi erentemente dai due prin ipi variazionali, di Lagrange o
di Maupertuis:

Z t2

t1

gij q_i q_j dt = 0 ;

Z P2 p

P1

gij dqi dqj = 0 :

Si tratta dunque di studiare la geometria indotta sulla super ie da quella eu lidea dello spazio R3 , partendo dalla identi azione della metri a ds2 he si
ottiene esprimendo dxi dxi in termini dei parametri (u; v). Un aso del tutto elementare e ostituito dalle super i sviluppabili; in tal aso la geometria e
quella eu lidea del piano e le traiettorie sono rette sulla super ie sviluppata (si
des rive os ad esempio il moto libero sulla super ie di un ono).
Problema 1.3-4. Consideriamo una massa puntiforme he si muove

su di un piano senza attrito. L'energia potenziale assume due valori,


rispettivamente V1 e V2 , nei due semipiani x < 0 e x > 0. Fa endo uso del
prin ipio di Maupertuis, determinare la generi a traiettoria della parti ella e dimostrare he soddisfa a una \legge di rifrazione" identi a a quella
dell'otti a geometri a, a patto di mettere in relazione opportunamente
l'indi e di rifrazione on l'energia ineti a della parti ella.
13

Me ani a del punto materiale

Problema 1.3-5. Dimostrare l'equazione p


di Newton a partire dal
prin ipio di Maupertuis. Dalla de nizione ds = dxi dxi si ha
Z

V (x)
ds
E V (x)
Z p
Z
dxi
V xi ds
p
E V (x) dxi 21
=
ds
xi E V (x)
p
p
Ponendo ds = 2=m E V (x) dt ed uguagliando a zero la variazione per xi
arbitrario, si ottiene l'equazione del moto.

V (x) ds =

V (x) ds

1
2

Problema 1.3-6. Si ri avi l'equazione espli ita delle urve geodeti he


su una super ie di matri e metri a gij assegnata. Utilizziamo il prin i-

pio di Maupertuis ed esprimiamo le oordinate q ome funzioni della as issa


urvilinea s:

Z 
Z p
g
dqi dqj
dqi dqj
gij (q) dqi dqj =
gij ds + 21 ijk qk
ds

ds ds
q
ds ds

Z 
d
(gij q_i ) qj + 12 gij;k q_i q_j qk ds
=
ds
=

gij qi

gij;k q_i q_k + 12 gik;j q_i q_k qj ds = 0

dove per sempli ita si e indi ato on gij;k la derivata parziale gij =qk . L'equazione si puo allora ris rivere nel modo piu simmetri o
gij qj + 12 (gik;j + gij;k gjk;i ) q_j q_i = 0
Se ondo la onvenzione del al olo tensoriale l'equazione delle geodeti he si ris rive
allora in termini dei simboli di Christo el
k = g kl
1
ijl
ijk  2 (gik;j + gjk;i gij;k ) ;
ij
nella forma
qi + ijk q_j q_k = 0:
Per gli elementi di al olo tensoriale si veda [Pau58.

14

CAPITOLO 2

Il formalismo hamiltoniano
La me ani a di Newton ha assunto, nella formulazione di Lagrange,
una forma estremamente sempli e: le traiettorie di qualunque sistema
dinami o sono individuate ome urve di stazionarieta di un funzionale,
l'azione del sistema. Cio omporta la massima liberta nella s elta delle
oordinate on ui si desidera des rivere la on gurazione del sistema, in
parti olare io permette di adattarne la s elta alle parti olari simmetrie
presenti nel problema. Un ulteriore passo avanti in questa direzione si ottiene on la formulazione di Hamilton, in ui si ries ono a mettere in gio o,
nella s elta delle oordinate, an he le velo ita generalizzate. Lo s hema e
fondamentale per gli sviluppi della dinami a eleste e, limitatamente agli
s opi di queste lezioni, ostituis e il modello astratto he si ripetera on
po he modi he nell'ambito della me ani a quantisti a. Vale la pena ribadire he nel passaggio dalla me ani a di Newton a quella di Lagrange e
in ne di Hamilton la si a di base e del tutto inalterata. Cio non di meno
la diversa impostazione formale del problema del moto fornis e al ri er atore nuovi punti di vista da ui sviluppare metodi di al olo e ienti (ad
esempio la teoria delle perturbazioni). Premettiamo una de nizione generale di trasformata di Legendre he sta a fondamento matemati o della
transizione dalla me ani a lagrangiana a quella hamiltoniana.

2.1. Funzioni onvesse e trasformata di Legendre


Data una funzione onvessa f (x) su un intervallo reale (a; b) si de nis e
la sua trasformata di Legendre g = L[f nel modo seguente [Arn78:
g(y) = sup (xy f (x))
x

Per funzioni di erenziabili si ha ovviamente1



g(y) = (xy f (x)) f 0 (x)=y

f (x) = (xy g(y)) g0 (y)=x
1Il simbolo sup indi a l'estremo superiore dell'insieme di valori tra parentesi; la
x
de nizione non ri hiede a priori la di erenziabilita (si veda il problema 2.1-2).
15

Il formalismo hamiltoniano

La se onda relazione, di fa ile veri a, signi a he la trasformazione di


Legendre g = L[f e idempotente , ossia L[g = f . La trasformata e
impiegata in quei asi in ui si intende usare la variabile y ome variabile
indipendente al posto di x, essendo y = f 0(x). Dalla de nizione dis ende
la diseguaglianza (di Young)
(2.1)
xy  f (x) + g(y)
valida se g = L[f .
La trasformata di Legendre e appli ata in termodinami a allorquando
si sostituis e alla oppia di variabili indipendenti volume ed entropia (V; S )
la oppia volume e temperatura (V; T ) se ondo le relazioni
dE = p dV + T dS ! dF = p dV S dT
dove l'energia interna e l'energia libera sono legate dalla trasformata di
Legendre F (V; T ) = L[E (V; S ). E infatti il lettore sara familiare on le
relazioni
E (V; S )
E (V; S )
;
T=
p=
V
S
F (V; T )
F (V; T )
;
S=
p=
T
T
In questo aso la trasformata di Legendre agis e sulla oppia di variabili
(S; T ), nel aso della me ani a vedremo inve e oinvolta la oppia (q;_ p).
Problema 2.1-1. Dimostrare la disuguaglianza
1 1
x y
+  xy ; + = 1


Problema 2.1-2. Si determini la trasformata di Legendre delle seguenti funzioni:
f1 (x) = jpxj
f2 (x) = x2 + 1 1
f3 (x) = max(jxj 1; 0)
L[f1 (y) = 0; L[f2 (y) = 1
altrove.

1 y2 ; L[f3 (y) = jyj per jyj < 1, L[fi (y) = +1

2.2. Equazioni di Hamilton


Appli hiamo la trasformata di Legendre alla funzione Lagrangiana L(q; q_)
limitatamente alle variabili q_i . Indi ando on H la funzione trasformata
si ha
!

H (q1 ; : : : ; qn ; p1 ; : : : ; pn ) = sup
q_

16

n
X
i=1

pi q_i L :

Equazioni di Hamilton

Dato he la Lagrangiana e di erenziabile la ondizione di sup e veri ata


per pi = L= q_i . La variabile pi e denominata il momento oniugato
della variabile lagrangiana qi e H (q; p) e detta la funzione Hamiltoniana
(o sempli emente l'Hamiltoniana) del sistema me ani o. An he sia
possibile adottare i momenti oniugati per des rivere il moto del sistema
e ne essario he la relazione tra p e q_ sia invertibile, e ioe il determinante
Ja obiano


2L

det i j
 q_  q_
deve essere diverso da zero nella regione he interessa des rivere. Nel aso
in ui il determinante sia identi amente nullo, ome avverrebbe per una
Lagrangiana lineare nelle velo ita, la Lagrangiana viene detta singolare .
Problema 2.2-1. Determinare la funzione Hamiltoniana orrispon-

dente alla Lagrangiana data da

a) L = 21 mx_ 2 V (x)
s

m 2

b) L =

 2

x_

(quest'ultima rappresenta la Lagrangiana per una parti ella libera se ondo


la Relativita ristretta).
p
1
a) H = p2 + V (x) ; b) H = p2 + m2 2 :
2m
Problema 2.2-2. Determinare la funzione Hamiltoniana orrispondente alla Lagrangiana data da
r

1
g x_ i x_ j ;
2 ij
e studiarne il limite per ! 1, ammettendo he g00 = 1 + 2(x)= 2 e
gij = ij + O(1= 2 ). Che signi ato si puo attribuire al ampo (x)?

m 2

L=

g00

Dalle proprieta generali della trasformazione di Legendre si ha dunque


H=pi = q_i e d'altra parte se valutiamo il di erenziale totale dH otteniamo

dH (q; p) = d
=
=

X

pi q_i L

(q_i dpi + pi dq_i

(q_i dpi p_i dqi )


17

p_i dqi pi dq_i )

Il formalismo hamiltoniano

Si ottengono pertanto le equazioni del moto in una forma parti olarmente


simmetri a nelle oordinate (q; p)
H
q_i =
pi
H
p_i =
qi
he vengono dette equazioni anoni he di Hamilton , mentre le (q; p) vengono dette variabili anoni he. La variazione nel tempo di una qualunque
funzione f (q; p) e data da una relazione molto sempli e he trovera una
generalizzazione alla me ani a quantisti a:

X  f (q; p)
f (q; p)
d
i
f (q; p) =
q_ +
p_
dt
qi
pi i
i

X  f H
f H
=
qi pi pi qi
i
 ff; H g
Quest'ultima espressione e denominata parentesi di Poisson di f e H e
per essa si e introdotto il simbolo onvenzionale f ; g (si vedano i problemi
di questo apitolo per una serie di proprieta notevoli). Come abbiamo
gia sottolineato, il ontenuto si o delle equazioni di Hamilton, ome per
le equazioni di Lagrange, non e superiore a quello delle equazioni di Newton da ui siamo partiti. Tuttavia le di erenti formulazioni delle leggi
del moto permettono di individuare proprieta si he delle soluzioni he
sarebbe alquanto arduo evidenziare nella formulazione originale. La virtu
prin ipale delle equazioni di Hamilton e quella di ammettere un gruppo
di trasformazioni di oordinate molto piu vasto di quello he abbiamo
onsiderato nel aso lagrangiano. Per sviluppare questo aspetto fondamentale della dinami a Hamiltoniana ssiamo la ne essaria terminologia.
Si de nis e spazio delle on gurazioni la varieta2 dei punti individuati
dalle oordinate q. Si di e inoltre spazio delle fasi la varieta i ui punti
sono parametrizzati dalle variabili (q; p). In generale un solo sistema di
oordinate non e su iente: os ome si usa un atlante di arte lo ali per
des rivere adeguatamente la super ie terrestre, os puo risultare ne essario introdurre piu arte lo ali opportunamente oordinate tra loro per
des rivere adeguatamente il moto di un sistema me ani o omplesso. Assegnato un punto nello spazio delle fasi, esiste una ed una sola soluzione
delle equazioni del moto he passa per quel punto ad un tempo pre ssato;
2Non assumeremo onos enze spe i he di geometria di erenziale, ma talvolta ne
faremo uso impli itamente.

18

Equazioni di Hamilton

le equazioni di Hamilton sono infatti del primo ordine e quanto a ermato segue dal teorema fondamentale delle equazioni di erenziali. Il fatto
he per ogni punto iniziale nello spazio delle fasi si ha una uni a traiettoria rende possibile ragurarsi il omplesso di tutte le traiettorie ome
il moto di un uido: ad ogni punto iniziale assegniamo una parti ella del
uido e possiamo seguire il moto di una parti olare porzione del uido
inizialmente ra hiuso in una regione S . Un primo risultato interessante
he dis ende dalle equazioni di Hamilton e il seguente teorema di Liouville: il volume di S e indipendente dal tempo. La dimostrazione non e
di ile: il volume e dato da


Z
Z
 (q(t); p(t))
dq dp J
dq dp =
;
V (t) =
 (q(0); p(0))
(q;p)2S (0)
(q;p)2S (t)
dove S (t) e la regione individuata da tutti i punti dello spazio delle fasi ottenuti risolvendo le equazioni di Hamilton no al tempo t on la ondizione
iniziale (q(0); p(0)) 2 S . Si tratta per io di valutare il determinante
Ja obiano
1
0 i
q (t) qi (t)
B q j (0) pj (0) C
C
J = det B
 pi (t) pi (t) A
qj (0) pj (0)
e dimostrare he J  1. A questo s opo e su iente studiare un intervallo
di tempo in nitesimale: si ha in tal aso




0


H
H 1
i
i
q + dt
q + dt
B q j
p
p
pi C
i
j
C
B


J = det   

H
H A
p dt i
p dt i
qj j
q
pj j
q

2H 1
2H
dt
+ dt j
B ij
q pi
pj pi C
C
= det B
2

2H A
H
dt i j ij dt i
q q
q pj
Si ha in generale
0

det(1 + "X ) = 1 + "Tr X + O("2 )


e nel aso di J ( dt) la tra ia si annulla e quindi dJ (t)=dt = 0 per t = 0.
Ma l'argomento si puo ripetere per ogni altro istante su essivo e quindi J
e indipendente dal tempo e pertanto vale J (t) = J (0) = 1. La dinami a di
Hamilton si puo assimilare pertanto al moto di un uido in omprimibile.
19

Il formalismo hamiltoniano

Problema 2.2-3. Si onsideri il moto di un punto materiale libero


(H = 21 p2 ) inizialmente in q = 0 on velo ita p0 . Posizione e velo ita
sono noti on pre isione rispettivamente q e p. Qual e la pre isione
on ui si puo prevedere la posizione al tempo t? Studiare l'evoluzione
della regione dello spazio delle fasi de nita da jqj < q; jp p0 j < p e
veri are la validita del teorema di Liouville.
Problema 2.2-4. Sia hf (q; p)i il valore medio di f sulla soluzione

delle equazioni del moto, ossia

1
hf (q; p)i  Tlim
!1 T

Z T

dt f (q(t); p(t)) :

La de nizione ha senso per moti limitati, ome ad esempio le orbite


ellitti he del problema di Keplero. Dimostrare he vale in generale la
relazione
+ *
+
*
X
X
H
H
;
qi i =
pi
(2.2)
q
pi
i
i
he si ridu e, per H = p2 =2m + V (q) alla


q V 0 (q) = 2 p2 =2m :
Dedurne il risultato se ondo ui nel moto di Keplero l'energia ineti a
media P
hT i soddisfa hT i = 21 hV i = E . Si onsideri il valor medio di

(d=dt) i qi pi . Il risultato dis ende dal fatto he, nell'ipotesi he il moto sia
limitato, il valor medio di una derivata totale deve annullarsi. La relazione e
nota ome teorema del viriale

2.3. Trasformazioni anoni he


La questione he a rontiamo ora e la seguente: quali sono le trasformazioni di oordinate (q; p) ! (q0 ; p0 ) he las iano inalterata la forma
delle equazioni di Hamilton? E fa ile onstatare he il gruppo di tali
trasformazioni (detto gruppo delle trasformazioni anoni he ) ontiene
ome sottogruppo quello gia onsiderato per le equazioni di Lagrange:
se la trasformazione si esprime on qi ! q0 i = f i(q) si avra


f i j
0
0
0
0
i
L(q; q_)  L (q ; q_ )  L f (q); j q_
q
e per io


f i(q)
f i

(2.3)
pi = i L0 f i (q); j q_j = p0j
 q_
q
qj
20

Trasformazioni anoni he

La trasformazione e dunque lineare per quanto riguarda i momenti oniugati e si esprime nel modo piu su into on la ondizione
pi dqi = p0i dq0 i
equivalente alla (2.3). Questo tipo di trasformazioni e pero una sempli e estensione allo spazio delle fasi delle trasformazioni de nite sullo
spazio base delle on gurazioni. Trasformazioni piu generali del tipo
q ! f (q; p); p ! g(q; p) ostituis ono inve e la vera novita del formalismo Hamiltoniano. La aratterizzazione delle trasformazioni anoni he
e sorprendentemente sempli e: in sostituzione della Eq. (2.3) si deve avere
(2.4)
pi dqi = p0i dq0 i + dF (q; q0 )
dove F (q; q0 ) e detta la funzione generatri e (f.g) della trasformazione
anoni a. La trasformazione si rende espli ita sviluppando il di erenziale;
si ottiene os :
F
F
pi = i ; p0i =
q
q0 i
La hiave per omprendere questo risultato e da ri er are an ora nel prin ipio variazionale. Una volta riespresso in termini di oordinate anoni he,
il prin ipio di Eulero-Lagrange diviene

S 

Z t2

t1

L dt 

Z t2 

t1

pq_ H (q; p) dt

dove ora dobbiamo ammettere variazioni indipendenti di q(t) e p(t). Sotto


una variazione di q(t) si ha


Z 
Z 
H
H
H
S =
p q_
q dt =
p_
q(t) dt =) p_ =
q
q
q
mentre sotto una variazione di p(t)


Z 
Z 
H
H
H
p dt =
q_
p(t) dt =) q_ =
S =
p q_
p
p
p
0
0
Ora, sotto una generi a trasformazione q = f (q ; p ) si generano termini proporzionali a p_ nell'espressione dell'azione he ambiano la forma
delle equazioni del moto, a meno he non sia possibile, integrando per
parti, eliminare questi termini indesiderati.
Cio e ovviamente
possibile
P
P 0 0i
i
se si puo esprimere la forma di erenziale i pi dq ome pi dq + dF ,
in quanto il di erenziale esatto ontribuis e all'azione solo on termini
al ontorno he non entrano nelle variazioni. Le trasformazioni onsiderate in pre edenza (pure trasformazioni di oordinate he non oinvolgono i
momenti) ostituis ono un aso parti olare ovvero, in termini matemati i,
un sottogruppo , del gruppo delle trasformazioni anoni he, aratterizzato
da F (q; q0 )  0.
21

Il formalismo hamiltoniano

Abbiamo aratterizzato le trasformazioni anoni he attraverso la proprieta di las iare invarianti in forma le equazioni di Hamilton; d'altra
parte le stesse equazioni sono del tipo f_ = ff; H g. Per onsistenza an he
le Parentesi di Poisson (P.d.P.) devono essere in tutta generalita invarianti
per trasformazioni anoni he (vedi Probl. 2.3-2). In parti olare le P.d.P.
fondamentali
(2.5)
(2.6)

 i j
q ; q = pi ; pj

 i

g=0

q ; pj = ij

sono soddisfatte da qualunque insieme di variabili anoni he.

2.3.1. Trasformazioni anoni he in nitesimali. La forma ostituita dall'Eq. (2.4) non e l'uni a possibile e neppure la piu onveniente.
Ad esempio la trasformazione identita fp0 = p; q0 = qg non e esprimibile in questa forma! La trasformata di Legendre i suggeris e qual he
variante. A partire dalla Eq. (2.4), possiamo de idere di passare ad una
formulazione in ui siano (q; p0 ) le variabili indipendenti:
(2.7)
(2.8)

X

G(q; p0 ) = q0 i p0i + F (q; q0 ) 0
pi = F=q0 i
i
G
G
q 0 i = 0 ; pi = i
p
q

A questo punto e possibilePrappresentare la trasformazione identita attraverso la f.g. G(q; p0 ) = qi p0i ; io e piu importante di quanto possa
sembrare a prima vista: segue infatti he una trasformazione anoni a he
di eris a di po o dall'identita sara rappresentabile nella forma

G(q; p0 ) =

qi p0i + "g(q; p0 )

avendo indi ato on " un parametro he si possa onsiderare pi olo in


qual he s ala di riferimento. Si parla in questo aso di \trasformazioni
anoni he in nitesime". Nel limite " ! 0 si puo espli itare la trasformazione ome segue:
g(q; p0 )
g(q; p)
G
= qi + "
+ O("2 )
q0 i = 0 = qi + "
0
pi
pi
pi
G
g(q; p0 )
g(q; p)
pi = i = p0i + "
= p0i + "
+ O("2 ) :
q
qi
qi
22

Trasformazioni anoni he

Si ha per io he una trasformazione anoni a in nitesimale e aratterizzata da una funzione generatri e g(q; p) attraverso le relazioni
g(q; p)
+ O("2 )
qi = q0 i qi = "
pi
g(q; p)
pi = p0i pi = "
+ O("2 )
qi
e in generale
f
f
f (q; p) = i qi + pi = "ff; gg:
q
pi
Osservazione. Se identi hiamo la f.g. g(q; p) on la funzione Hamiltoniana H (q; p) e il parametro " on un intervallo in nitesimo di tempo,
possiamo on ludere he l'evoluzione temporale del sistema Hamiltoniano,
os ome segue dalle equazioni di Hamilton,
H
q(t + dt) = q(t) + dt
p
H
p(t + dt) = p(t) dt
q
ostituis e una trasformazione anoni a in nitesimale generata dalla Hamiltoniana. D'altra parte e altrettanto hiaro he due trasformazioni
anoni he eseguite in su essione sono equivalenti ad una singola trasformazione anoni a, detta il prodotto delle prime due. Le trasformazioni
anoni he ostituis ono ioe un gruppo . L'evoluzione temporale si puo
per io sempre pensare ome l'e etto di in nite trasformazioni anoni he
in nitesimali e ostituis e per io un gruppo di trasformazioni anoni he.

2.3.2. Trasformazioni anoni he dipendenti dal tempo. Se ammettiamo he la trasformazione (q; p) ! (q0 ; p0 ) oinvolga espli itamente
il tempo, le formule di trasformazione devono essere leggermente modi ate; l'e etto piu rilevante e ostituito dal fatto he la Hamiltoniana ri eve
un ontributo additivo proporzionale alla derivata rispetto al tempo della
funzione generatri e . Cio si ri ava fa ilmente dal prin ipio variazionale,
tenendo onto he il termine H (q; p) dt entra in gio o nella trasformazione.
Dall'equazione
pi dqi H (q; p) dt = p0 dq0 i K (q0 ; p0 ) dt + dG(q; p0 ; t)
i

si ri avano, oltre alle equazioni gia note (2.7), la seguente


G
:
H (q; p) = K (q0 ; p0 )
t
23

Il formalismo hamiltoniano

2.3.3. L'equazione di Hamilton-Ja obi. Immaginiamo ora di saper determinare una f.g. G(q; p0 ; t) tale he la nuova Hamiltoniana risulti
identi amente nulla: K = 0. Le orrispondenti variabili anoni he (q0 ; p0 )
soddisfano a equazioni del moto del tutto banali q_0 = p_0 = 0, ossia esse
sono tutte ostanti del moto . In e etti possiamo organizzare la trasformazione in modo he q0 i = qi (0); p0i = pi (0) e la trasformazione anoni a
prende la forma
G
pi = i
q
G
q0 i = 0
pi
G
:
K (q0 ; p0 ) = 0 = H (p; q) +
t
Si pro ede ome segue: indi ando on (q0 i ; p0i ) = ( i ; i ) i valori ostanti
delle nuove variabili anoni he, si avra


G(q; ; t) i
G(q; ; t)
H
=0
;q +
i
q
t
Una volta determinata una soluzione parti olare dell'equazione he ontenga n ostanti indipendenti da identi are on le variabili , la trasformazione anoni a e ompletata dalla
G(q; ; t)
i =
 i
Questo s hema, noto ome equazione di Hamilton-Ja obi , ostituis e un
vero e proprio metodo di soluzione delle equazioni del moto, in ui si e
sostituita una singola equazione di erenziale alle derivate parziali in luogo
delle 2n equazioni di erenziali ordinarie del primo ordine (nella forma di
Hamilton). Nell'a rontare la soluzione di un problema on reto questo
s hema sara e a e se, ad esempio, risultera possibile adottare la separazione delle variabili , ome vedremo piu avanti; oppure potra prestarsi
ad impostare qual he al olo approssimato a partire dalla soluzione nota di un sistema fa ilmente integrabile. In generale inve e, ove si debba ri orrere al metodo numeri o ome uni a risorsa di al olo, e molto
piu vantaggioso impostare il problema in termini di equazioni del moto
ordinarie.
Il problema inverso, ostruire ioe la soluzione G(q; ; t) nota la soluzione qi (t) delle equazioni del moto, si risolve ri orrendo al prin ipio
variazionale. Si ha infatti (si veda il Probl. 2.3-5 a p. 30)
(2.9)

F (q; q0 ; t) =

Z t

L(q l ( ); q_ l ( ))d
24

Trasformazioni anoni he

dove abbiamo indi ato on q l la soluzione nota delle equazioni del moto
aratterizzata dalle ondizioni q l(0) = q0 ; q l (t) = q. Si trova quindi he
la soluzione dell'equazione di Hamilton-Ja obi e data dal valore estremale
del funzionale di azione, il valore ioe he esso assume sulla soluzione
lassi a. E ettuando poi una trasformazione di Legendre si puo ottenere
la soluzione nella forma G(q; p0 ). Si noti he queste onsiderazioni valgono
in generale solo per un intervallo limitato t 2 (0; T ), nel quale esiste
un'uni a soluzione lassi a he soddis alle ondizioni al ontorno. Cio
non e mai vero per quei sistemi he in seguito alla imposizione di vin oli
sono aratterizzati da uno spazio delle on gurazioni non sempli emente
onnesso. In questo aso infatti, tutte le traiettorie virtuali on assegnati
punto iniziale e nale si suddividono in lassi di omotopia (due traiettorie
appartengono alla stessa lasse se sono deformabili on ontinuita l'una
nell'altra). In ognuna delle lassi di omotopia l'azione assume in generale
un valore minimo he rappresenta per io una soluzione lassi a (si veda a
questo proposito il Probl. 2.3-6 a p. 30). Considerazioni di questo tipo, he
tengono onto della geometria non banale dello spazio delle on gurazioni,
sono ne essarie per a rontare problemi globali di dinami a; per i re enti
progressi ottenuti in dinami a lassi a, he esulano dagli s opi di queste
lezioni, si onsultino ad es. [AM79, Arn78, Gal83, Wei73.
L'equazione di Hamilton-Ja obi stazionaria. Una variante allo s hema
pre edente e ottenuta nel aso he la Hamiltoniana non dipenda espli itamente dal tempo, ome e il aso per un sistema isolato. Si potra allora
porre ome ansatz G(q; ; t) = W (q; ) n t ( he si puo assimilare alla
trasformazione gia onsiderata al x1.3.2) il he porta alla equazione di
Hamilton-Ja obi stazionaria


W i
; q = n
H
qi
In questo s hema la trasformazione generata da W e indipendente dal
tempo e l'Hamiltoniana oin ide on la variabile anoni a p0n ; le variabili
(q0 i ; p0i ) on i < n sono ostanti del moto e ssano la traiettoria ome
urva geometri a nello spazio delle fasi, mentre la per orrenza oraria del
punto sulla traiettoria e ssata dall'ultima equazione
W
t:
n =
 n
Illustriamo ora un metodo di soluzione dell'equazione di Hamilton-Ja obi,
basato su un'idea he trova appli azioni alquanto generali3. Diremo he
3Per una trattazione estesa di te ni he di soluzione di equazioni alle derivate
parziali del primo ordine si veda [Gou59.

25

Il formalismo hamiltoniano

l'equazione e separabile se esiste una soluzione della forma


W (q1 ; : : : ; qn ) = f (q1) + f (q2 ) + : : : + f (qn ) :
Si ri onos e fa ilmente he l'equazione puo risultare separabile in un sistema di oordinate anoni he ma non in altre. L'intuizione deve guidare
per io nella ri er a di un sistema di oordinate adatto. L'esempio piu
sempli e e ostituito dall'Hamiltoniana

p2

+ V1 (x1 ) + V2 (x2 ) + V3 (x3 ) ;


H=
2m
he rappresenta una parti ella di massa m he si muove in trePdimensioni
sotto l'in uenza di un ampo di forze di energia potenziale Vi (xi ). E
hiaro he questo problema dinami o si risolve agevolmente direttamente
dalle equazioni del moto, tuttavia i serve per vedere all'opera il me anismo di separazione delle variabili: poniamo W = f (x1 ) + f (x2 ) + f (x3 ),
ne segue
#


3 "
X
1 dfi 2
+ V (xi ) = E :
2m dxi
i=1
Dal momento he le tre oordinate xi sono indipendenti questa identita
puo esssere soddisfatta solo se valgono separatamente le relazioni


1 dfi 2
+ V (xi ) = Ei
2m dxi
on E1 ; E2 ; E3 ostanti opportune, la ui somma e E . Siamo allora in presenza di equazioni di erenziali ordinarie he si risolvono immediatamente
per quadrature:
Z
p
fi (xi ) = dxi 2m(Ei V (xi ))
ed in ne
Z

W (xi ; Ei ) =

3
X

i=1

dxi 2m(Ei V (xi )) :

Le variabili Qi oniugate alle Ei si ottengono se ondo le formule he


de nis ono la trasformazione anoni a (xi ; pi ) ! (Qi ; Ei )
r Z
W
dxi
m
p
:
Qi =
=
Ei
2
Ei Vi (xi )
Dato he H = E1 + E2 + E3 , l'evoluzione temporale delle variabili Q e
molto sempli e
H
Q_ i =
=1
Ei
ossia Q = W=E = t ome anti ipato nel paragrafo 1.3.2. Gli esempi
interessanti di separazione di variabili si hanno per sistemi esprimibili
26

Trasformazioni anoni he

sempli emente in oordinate urvilinee. Per il aso di oordinate polari


(r; #; ') si ha
m  2 2 _ 2 2 2 2
r_ + r # + r sin # '_
V (r; #; ') :
L=
2
Appli ando la trasformata di Legendre si ottiene
!

p2
p2
1
p2r + #2 + 2 ' 2
+ V (r; #; ') :
H=
2m
r
r sin #
Si noti he la energia ineti a puo essere s ritta ome (p2r +`2 =r2 )=(2m), essendo `2 il modulo quadrato del momento angolare jr ^pj2 . Se il potenziale
e della forma spe iale
Z (')
U (#)
V (r; #; ') = V (r) + 2 + 2 2
r
r sin #
l'equazione di Hamilton-Ja obi ammette soluzione di tipo separato nelle
variabili. Si ha infatti, ponendo W = R(r) + (#) + (')

1  0 2
R0(r)2 + r12 [0(#)2 + 2mU (#) + r2 sin
2 #  (') + 2mZ (') = 2mE :
Possiamo allora ridistribuire i termini no ad ottenere
r2 [R0 (r)2 + 2mV (r) E =
(2.10)

1 
[0 (#)2 +2mU (#) + 2 0 (')2 + 2mZ (') :
sin #
Si nota ora he il membro di sinistra della pre edente equazione dipende
solo dalla variabile r, mentre quello di destra dipende dal resto delle oordinate. Essendo r; #; ' variabili indipendenti, si deve on ludere he
entrambi i membri della Eq. (2.10) devono essere uguali ad una ostante,
identi abile on `2 . Si ottiene allora
R0(r)2 + 2mV (r) + `2=r2 = 2mE
e analogamente per separazione delle variabili angolari
0 (')2 + 2mZ (') = 2
0 (#)2 + 2mU (#) + 2 = sin2 # = `2 :
Il aso dei potenziali a simmetria sferi a, detti potenziali entrali , e parti olarmente sempli e; si ha in questo aso
0 (') = 
0 (#) =

`2 2 = sin2 #
27

Il formalismo hamiltoniano

da ui si ri ava la soluzione per quadrature


Z

W (r; #; '; E; `; ) = ' +


Z

d# `2 2 = sin2 #

dr 2m(E

V (r)) `2 =r2

Le variabili oniugate a (E; `; ) si ottengono ompletando la trasformazione anoni a se ondo l'Eq. (2.7):
W
W
W
; Q` =
; Q =
:
QE =
E
`

Per la soluzione espli ita del moto in ampo entrale e tuttavia onveniente restringersi n dall'inizio al piano in ui avviene il movimento, il
1
piano ortogonale al momento angolare he orrisponde a # = . La
2
onservazione del momento angolare impli a he il moto gia e su questo
piano e non 'e nessuna limitazione di generalita a dis utere il problema
del moto direttamente in due gradi di liberta4. Si ottiene in tal modo

W = `' +

dr 2m(E

V (r)) `2 =r2

dr
2m (E V (r)) `2 =r2
La traiettoria e des ritta dalla sempli e equazione Q` (t) = Q` (0); mentre
la per orrenza oraria dell'orbita e data dalla equazione
Z
dr
QE = m p
= t t0 :
2m (E V (r)) `2 =r2
Per il moto piano in ampo entrale V (r) si ha per io la soluzione generale (a meno di quadrature); la traiettoria e onvenientemente espressa
in termini della variabile re ipro a  = 1=r:
(2.11)

W
= ' `
Q` =
`

' '0 = `

Z r 1

r2

d 2m(E

V ( 1 )) `2 2

 1=2

In base alle parti olari simmetrie del ampo di forze puo risultare onveniente introdurre altri sistemi di oordinate urvilinee. In genere i sistemi
he permettono la separazione delle variabili nell'equazione di HamiltonJa obi sono basati su fas i di oni he o di quadri he onfo ali (si veda ad
esempio [MS61).
4Si noti he io non vale in me ani a quantisti a (vedi il ap.6.5).

28

Trasformazioni anoni he
Problema 2.3-1.

Poisson:

1:
2:
3:
4:
5:

Veri are le seguenti proprieta delle parentesi di

ff1; f2g = ff2; f1g


ff1 + f2; f3g = ff1; f3g + ff2; f3 g
f f1 ; f2g = ff1; f2g
ff1 f2; f3g = f1ff2; f3g + f2ff1; f3 g
fff1; f2g; f3g + fff2; f3 g; f1 g + fff3; f1g; f2g = 0:

Le prime quattro proprieta sono onseguenze immediate della de nizione. La


veri a dell'ultima (identita di Ja obi) e fa ilitata dalla onsiderazione seguente:
il termine fff1; f2g; f3 g e un polinomio omogeneo nelle derivate parziali se onde
di f1 ; f2 . Nel al olare gli altri due termini possiamo allora onsiderare le derivate
prime di f1 ome ostanti, e questo permette di eliminare la meta dei termini
e raggiungere piu rapidamente il risultato. Notiamo he l'identita assume una
forma pe uliare se introdu iamo la notazione
Xf (g)  ff; gg :
Xf e un operatore di erenziale lineare; l'identita di Ja obi si puo allora interpretare nel modo seguente
Xf1 Xf2 (f3 ) Xf2 Xf1 (f3 ) = Xff1 ;f2 g (f3 ) :
L'espressione Xf1 Xf2 Xf2 Xf1  [Xf1 ; Xf2 e detta il ommutatore dei due operatori di erenziali; l'identita di Ja obi a erma he il ommutatore e a sua volta un
operatore di erenziale lineare asso iato alla parentesi di Poisson di f1 ; f2. Una
struttura formalmente molto simile si in ontrera quando tratteremo gli operatori lineari he ostituis ono gli oggetti fondamentali (osservabili) della me ani a
quantisti a.
Problema 2.3-2. Dimostrare he le parentesi di Poisson sono invarianti sotto trasformazioni anoni he in nitesimali. Le P.d.P. sono invari-

anti per trasformazioni anoni he e in parti olare sotto trasformazioni in nitesimali. Per veri arlo espli itamente, si onsideri una trasformazione anoni a
in nitesimale generata da f ; si avra:
h(q; p) = "fh; f g
g(q; p) = "fg; f g
fh; gg = "ffh; gg; f g
= " [fff; hg; gg + ffg; f g; hg
= [f"fh; f g; gg + fh; "fg; f gg
= fh; gg + fh; gg
Si e fatto uso delle proprieta delle P.d.P., in parti olare dell'identita di Ja obi. In
~
sostanzan si ha
o he posta k = fh; g g, e indi ata on h la funzione h trasformata,
~ g~ = k~.
si avra h;

29

Il formalismo hamiltoniano

Problema 2.3-3. Dimostrare he se f e g sono ostanti del moto,


lo e an he ff; gg. Conseguenza immediata dell'identita di Ja obi.
Problema 2.3-4. Cal olare la parentesi di Poisson tra le omponenti
del momento angolare M = q ^ p. fM1; M2 g = M3 ; e in generale

fMi; Mj g = "ijk Mk ;
"ijk =

8
>
<
>
:

dove "ijk e il simbolo di Ri i de nito da


0 se due o piu indi i oin idono
1 se (ijk) e una permutazione pari di (123)
1 altrimenti

Problema 2.3-5. Dimostrare he la funzione F (q; q0 ; t) data in (2.9)


risolve l'equazione di Hamilton-Ja obi. Si onsideri un in remento q(t) del

punto estremo della traiettoria: si avra he la nuova traiettoria su ui al olare


l'integrale e data da q l( ) + q( ) e quindi

Z t
L
L
q( ) +
q_( ) d
F (q; q0 ; t) =
 q_ l
0 q l
e per le equazioni del moto questo risulta uguale a p(t)q(t), ossia
F (q; q0 ; t)
=p
q
D'altra parte, per un in remento t ! t + t on q(t) ssato,

Z t
L
L
q( ) +
q_( ) d + L(q(t); q_(t)) t
F (q; q0 ; t) =
 q_ l
0 q l
= p lq(t) + L t
Ma si deve avere q(t) = q_ l(t) dt e per io
F = (L p l q_ l(t)) t = H (p l(t); q l (t)) t
e di onseguenza l'equazione di Hamilton-Ja obi e soddisfatta.
Problema 2.3-6. Si onsideri un pendolo sempli e di massa m e lunghezza l. Dimostrare he esistono in nite soluzioni lassi he #(t) he
soddisfano alle ondizioni al ontorno #(0) = #0 ; #(t) = #1 . Interpretare
questo fatto in termini intuitivi.
Problema 2.3-7. Considerare il moto in ampo entrale V (r) = k=r
(moto di Keplero). Dimostrare le tre leggi di Keplero: a) la velo ita
areolare e ostante; b) le traiettorie hiuse sono ellissi on il sole in uno
dei fuo hi; ) il periodo dell'orbita T e l'asse dell'ellisse 2a soddisfano la
relazione T 2 =a3 = ostante (indipendente ioe dal pianeta). Si dis utano
i limiti di validita delle leggi di Keplero.

30

CAPITOLO 3

Appli azioni
3.1. Invarianti adiabati i
Consideriamo un sistema me ani o aratterizzato da al uni parametri
si i variabili nel tempo. Un tipi o esempio e dato da un pendolo sempli e la ui lunghezza l(t) varia nel tempo; un altro esempio e quello di una
massa puntiforme he si muove all'interno di un volume on pareti perfettamente elasti he la ui distanza venga modi ata a pia ere nel tempo
(un ilindro on un pistone mobile). Se la velo ita di variazione nel tempo
di questi parametri e per entualmente molto pi ola sulla s ala temporale
tipi a del sistema (ad esempio nel aso del pendolo jl_(t)=l(t)j  !(t), essendo quest'ultima la frequenza di os illazione), esistono grandezze si he
la ui variazione nel tempo puo essere resa pi ola a pia ere, in un senso
he sara pre isato meglio in seguito. Queste grandezze vengono hiamate
invarianti adiabati i e rivestono una notevole importanza nello sviluppo
della me ani a quantisti a (oltre he avere tutt'oggi un erto peso nella moderna dinami a non-lineare). Consideriamo l'esempio elementare
seguente. Una massa puntiforme m rimbalza in modo perfettamente elasti o tra due pareti la ui distanza aumenta nel tempo se ondo la legge
l(t) = l0 + t. La velo ita iniziale della parti ella v0 e molto maggiore
di . Se al tempo T si ha l(T ) = 2l(0)  2l0 , e inoltre andiamo al limite per T ! 1 ( ! 0), e fa ile dimostrare he la velo ita nale v(T )
tende al valore v0 =2. Cio si puo omprendere intuitivamente ome e etto
dell'assorbimento di energia da parte della parete. Il risultato pre edente
suggeris e he in sostituzione dell'integrale primo dell'energia sia presente
un'altra grandezza onservata e ioe il prodotto l(t)v(t); si dimostra infatti ( fr. Probl. 3.1-1) he questa grandezza e approssimativamente una
ostante del moto on tanto maggiore pre isione quanto piu lento e il moto della parete in onfronto a v(t). L'osservazione ru iale a questo punto
e he se onsideriamo le pareti sse, il prodotto 2lv rappresenta l'area
della porzione dello spazio delle fasi ra hiuso dalla traiettoria . Viene
spontaneo formulare la ongettura he sia proprio questa area a mantenersi ostante in generale per deformazioni lente dei parametri del sistema.
31

Appli azioni

Figura 3-1. La traiettoria nello spazio delle fasi per la

parti ella he rimbalza elasti amente tra due pareti di ui


una e in movimento.

L'espressione generale dell'invariante adiabati o sarebbe dunque


(3.1)

J=

ZZ

H (q;p)<E

dp dq =

p(q; E )dq

Nel aso di un pendolo a lunghezza l(t) variabile nel tempo, l'equazione


del moto per le pi ole os illazioni si ottiene dalla Lagrangiana
L = 21 m l(t)2 #_ 2 12 mg l(t)#2
L'area individuata dalla traiettoria
delle fasi (#; p# ) e in questo
p
p nello spazio
aso un'ellisse di semiassi ( 2mEl(t) ; 2E=mgl(t)). Se la ongettura
riguardo all'area individuata dalla traiettoria e giusta, la quantita
p
J (t) = 2E (t) l(t)
si deve mantenere approssimativamente ostante, ossia, ome e fa ile
vedere, l'ampiezza delle os illazioni del pendolo deve dipendere da l(t)
se ondo la relazione
(3.2)
#max / l(t) 3=4
p
Tenendo onto delle relazioni ! / g=l(t) per la frequenza e E / l(t) #2max
per l'energia, l'ipotesi avanzata prima equivale a
E (t)=!(t)  ostante .
Questa relazione e veri ata an he nel aso della parete mobile di moto
uniforme ma non ostituis e un risultato valido in generale. Il teorema
32

Invarianti adiabati i

adiabati o, per il quale riferiamo al libro di Arnold [Arn78, a erma he


sono proprio le quantita de nite dall'Eq. (3.1), dette variabili d'azione ,
a ostituire le grandezze quasi onservate, ossia gli invarianti adiabati i .
Per sistemi a piu gradi di liberta l'individuazione di questi invarianti non
e sempre agevole. L'uni o aso sempli e e quello dei sistemi separabili, in
ui e possibile de nire relazioni del tipo
pi = pi (qi ; E; 1 ; : : : ; n 1 )
in base alle quali si pone
I
Ji = pi dqi
Problema 3.1-1. Dimostrare la relazione v(t)l(t)  ostante per
una massa puntiforme he rimbalza in assenza di attrito tra pareti perfettamente elasti he he si allontanano on velo ita molto inferiore a
v(t). Indi hiamo on : : : ; tn 1 ; tn ; tn+1 ; : : : gli istanti a ui la parti ella ur-

ta la parete mobile. Sia vn la velo ita ostante nell'intervallo (tn ; tn+1 ); sia
ln = l(tn ) = l0 + tn; si ha ovviamente tn+1 tn = (ln+1 + ln )=vn . Dall'uniformita
del moto della parete segue
ln+1 ln = (tn+1 tn )
mentre dalle leggi dell'urto si ha
vn+1 = vn 2 :
Segue allora
vn (ln+1 ln ) = (ln+1 + ln )
ovvero
(vn+1 + )ln+1 = (vn + )ln
he rappresenta una legge di onservazione esatta. equivalente a
ln vn = l0 v0 2 (tn t0 ) :
Fintanto he v(t)  si puo approssimare la legge di onservazione on v(t)l(t) 
ostante. Il risultato si puo an he riassumere on d(l(t)v(t))=dt = 2 , he
mostra ome la derivata di lv sia un in nitesimo di ordine superiore rispetto a
dl(t)=dt = .
Problema 3.1-2. Risolvere l'equazione del moto per le pi ole os illazioni di un pendolo on lunghezza l(t) = l0 exp( t) e veri are l'Eq. (3.2).
Problema 3.1-3. Considerare il moto di un punto materiale vin olato
a s orrere senza attrito lungo un pro lo piano hiuso t de nito parametri amente dalle equazioni x = X (s; t); y = Y (s; t) essendo s 2 (0; 1) un
parametro lungo la urva e t il tempo. S rivere la funzione Hamiltoniana
e studiare le aratteristi he del moto nel aso di deformazione lenta del
pro lo t . Di erenziando rispetto a t troviamo

L = 21 (Xt2 + Yt2 )s_2 + (Xt Xs + Yt Ys )s_ + 21 (Xt2 + Yt2 )

33

Appli azioni

X
et . Conviene introdurre le grandezze ausiliarie
t
G = Xs2 + Ys2
A = X s Xt + Y s Y t
V = 12 (Xt2 + Yt2 )
in termini delle quali il momento lineare e dato da
L
p=
= (Xt2 + Yt2 )s_ + Xt Xs + Yt Ys  Gs_ + A
 s_
e in ne
(p A)2
V
H=
2G
Se la dipendenza da t e molto lenta, possiamo
H appli are l'approssimazione adiabati a se ondo ui l'integrale d'azione J = pdq si mantiene ostante nel tempo.
Dato he sia V he A ontengono derivate rispetto al tempo, troviamo in prima
approssimazione
avendo posto m = 1, Xt 

J = ( 2G(E + V ) + A)ds 
e quindi E (t)  (

pGds)

2GEds

= 1=L(t)2, dove L(t) e la lunghezza della urva.

Problema 3.1-4. Risolvere le equazioni del moto per un pendolo sempli e di lunghezza l(t) = l(0) + t nel limite di pi ole os illazioni. Per un

pendolo sempli e di lunghezza variabile l(t) l'equazione del moto, ome si dedu e
dalla Lagrangiana (valida per pi ole os illazioni)
L = 21 ml2 '_ 2 21 mgl(t)'2
e la seguente
l_
g
' + 2 '_ + ' = 0
l
l
La derivata logaritmi a di l(t) ompare ome un fattore di smorzamento (se
positiva), il he fa prevedere he le os illazioni tendano ad attenuarsi per l(t)
res ente. Assumendo per l(t) la forma ri hiesta l(t) = l0 + t l'equazione si
risolve agevolmente on il metodo di Lapla e (vedi l'App. B.6). Posto

'(t) =
si trova infatti
mentre per
e pertanto

ezt F (z )dz


l
g
F (z ) = exp 0 z

z
si puo s egliere un ontorno hiuso intorno a z = 0. La soluzione
'(t) /

l(t)z
exp

34

g
dz
z

Invarianti adiabati i
he si puo esprimere in termini di funzioni di Bessel. Il limite per ! 0 si puo
stimare on il metodo del punto sella (vedi l'App. B.2):
p

(lz g=z ) = 0 ! z = i g=l
z
da ui si ottiene
p
'(t) / l(t) 3=4 os(2 l(t)g= ):
p
Si veri a fa ilmente he l'invarianza adiabati a (E (t) / l(t)=g) fornis e lo
stesso risultato per ampiezza di os illazione1.

3.1.1. Variabili d'azione. Sia dato un sistema separabile per il


quale si sia valutata la funzione d'azione
W (q1 ; : : : ; qn ;

1 ; : : : ; n ) =

XZ

pi (q; ) dqi :

Se il moto e limitato, le variabili qi avranno ias una un intervallo di


i ; q i ) he rappresenta un taglio per la funzione analiti a
os illazione (qmin
max
i
pi (q ; ). Per ontinuazione analiti a al piano omplesso qi si possono
de nire gli integrali
I
1
(3.3)
Ji =
pi (qi ; ) dqi
2
he rappresentano, per ias un valore di i, l'in remento della funzione W
sotto un i lo ompleto della variabile qi . Le quantita Ji vengono de nite
variabili d'azione del sistema Hamiltoniano. Le variabili Ji , sempre he
risultino indipendenti, possono assumersi ome nuove variabili anoni he
in luogo delle i ; ottenuta poi la funzione generatri e W = W (q; J ), si
de nis ono le variabili oniugate wi = W=Ji . Queste ultime godono
della notevole proprieta di subire un in remento sso di 2 sotto ogni
i lo di os illazione delle qi (formalmente i W = 2Ji ! iW=Jj =
 (i W )=Jj = 2ij ). Le variabili wi hanno per io la natura geometri a
di angoli, da ui segue la denominazione di variabili d'azione-angolo per
il sistema di oordinate anoni he (J; w). Una trattazione minimamente
rigorosa di questo argomento ri hiede l'uso del linguaggio della geometria
di erenziale [Arn78. Limitiamo i per io ad un esempio on reto. Per
il moto di Keplero separato in oordinate polari si ha (`; m variabili di
separazione,  e la massa ridotta):
r
r
Z
Z
2
m
2k `2
+
dr
W = m' + d# `2
2
E
+
r
r2
sin2 #
1E. A. Poe des rive un aso del genere in [Poe45. Ovviamente il fatto he nel

ra onto sia la lunghezza del pendolo sia l'ampiezza delle os illazioni fossero res enti
nel tempo dimostra he il moto era ontrollato dall'esterno (gli agenti dell'Inquisizione).

35

Appli azioni

L'angolo ' ompie un intero i lo (0; 2) e il suo momento oniugato e


una ostante uguale a m, dunque
J' = jmj
(per valore negativo del momento l'intervallo di integrazione ambia verso
di per orrenza). L'angolo # inve e os illa tra un valore minimo e uno
massimo, dati dalle soluzioni dell'equazione sin # = jmj=`; ne segue
I
q
1
J# =
d# `2 m2 = sin2 # = ` jmj
2
ome si ottiene ad esempio di erenziando rispetto ad `:
I
J# 1
sin #d#
p
=
=1
` 2
sin2 # m2 =`2
da ui J# = ` + F (jmj). Ma l'integrale e nullo per ` = m, da ui F (m) 
jmj.
Si noti he il fatto he `  J# + J' e una onseguenza della natura
entrale del problema, in quanto la forma espli ita del potenziale non e
an ora entrata in gio o. In ne
I
p
p
1
dr 2E + 2k=r `2 =r2 = k
Jr =
2E `
2
ome segue dal al olo dei residui. Si trova in de nitiva
p k2E = Jr + J# + J'
(3.4)
Avendo determinato la dipendenza funzionale dell'energia dalle variabili
d'azione, le equazioni del moto sono date da
H (J )
w_ i =
 !i(J ) ! wi(t) = !i(J )t + wi(0)
Ji
La dipendenza delle variabili anoni he (q; p) dalle (J; W ) si ottiene invertendo la trasformazione anoni a. Ogni variabile (q; p) he sia a un sol
valore sullo spazio delle fasi sara funzione periodi a di periodo 2 nelle
variabili angolari ed ammette per io la rappresentazione
o
nX
X
X
n

!
(
J
)
t
exp
:
x(t) = 1;:::;
j j
i 2Z 1 ;:::;n
j

Le !i (J ) sono le frequenze fondamentali del sistema. Il moto non e in


generale periodi o, in quanto le varie frequenze fondamentali non sono
ne essariamente ommensurabili, ossia non stanno in rapporti razionali.
Un sistema separabile e pertanto simile ad un sistema lineare, on la differenza sostanziale he in quest'ultimo aso le frequenze fondamentali sono
ostanti rispetto alle variabili d'azione. An he nel aso di frequenze in ommensurabili si dimostra tuttavia, on un argomento dovuto a Weinstein
36

Linearizzazione delle equazioni del moto

[Wei73, he per ogni valore dell'energia esistono soluzioni periodi he in


numero pari ai gradi di liberta; il teorema, he fa uso di argomenti di tipo
topologi o, si appli a ad ogni sistema, an he non separabile, per il quale
la super ie dell'energia , ioe la super ie de nita nello spazio delle fasi
da H (q; p) = E , sia regolare e ompatta. Nel aso he le frequenze fondamentali siano in rapporti razionali per ogni valore delle variabili d'azione
il moto e sempre periodi o (si parla di degenerazione del moto ); e questo
il aso per il moto di Keplero, essendo
k2
H (J ) =
2(Jr + J# + J' )2
il he omporta he tutte le frequenze fondamentali sono uguali.
Tori invarianti. Una de nizione matemati amente a urata delle variabili d'azione e quella basata sulla geometria dello spazio delle fasi per
sistemi separabili [Arn78. Assumiano he esistano n integrali primi del
moto I1 ; : : : ; In , tali he fIi ; Ij g = 0 per ogni oppia (i; j ); se i vettori
normali alla super ie Ii = ostante


Ii Ii
;
i =
qk pk
sono linearmente indipendenti, allora esiste un aperto nello spazio delle
fasi he ha una struttura di prodotto diretto Tn  U , essendo U un aperto
di Rn e Tn e il toro a n-dimensioni. Detti i i i li fondamentali del toro
Tn, le quantita
I X
1
p dqk
Ji =
2 i k k
de nis ono delle oordinate per l'aperto U mentre le variabili wi oniugate
alle Ji ostituis ono oordinate angolari ben de nite sul toro.

3.2. Linearizzazione delle equazioni del moto


Un metodo di soluzione ri orrente in molti ontesti di erenti e quello
he onsiste nella ri er a di una soluzione approssimata delle equazioni
del moto he di eris a di po o da una soluzione nota. Cio permette di
dis utere la stabilita delle soluzioni. Un aso parti olare e quello dello
studio di moti intorno a punti di equilibrio (pi ole os illazioni).

3.2.1. Equazioni di Ja obi.

Assumiamo he x(t) sia una soluzione


periodi a delle equazioni del moto non-lineari
d2
x = rV (x)
dt2
37

Appli azioni

Cer hiamo un'altra soluzione nella forma


x0 (t) = x(t) + (t):
Nell'ipotesi he j j si mantenga pi olo per un opportuno intervallo di
tempo, si avra
xi + i = i V (x(t) +  (t))
(3.5)
= i V (x(t)) i j V (x(t)) j + O( 2 )
ossia, detta K la matri e Ja obiana di V,
i = Kij (x(t)) j
Si dira he le equazioni os ottenute ostituis ono la linearizzazione delle
equazioni del moto, o equazioni di Ja obi relative alla traiettoria s elta.
Dal momento he x(t) e periodi a, le equazioni linearizzate sono a oe ienti periodi i nel tempo. Equazioni di questo genere sono state
studiate in grande dettaglio per la loro importanza in astronomia { la
teoria generale e nota ome teoria di Floquet [Ho 71. Il aso stati o
(x(t) = ostante) onsiste nello studio dei modi normali di os illazione
intorno a un punto di equilibrio. Se il punto di equilibrio e stabile, il
he orrisponde a una matri e K positiva de nita , esiste una rotazione
i = Rij j indipendente dal tempo grazie alla quale l'equazione si separa
in n-equazioni
i0 = !i2 i0
essendo !i2 gli autovalori di K . In questo modo si determinano i modi
normali di un qualunque sistema me ani o.
Problema 3.2-1. Determinare i modi normali di vibrazione di una
atena lineare di parti elle aventi tutte dalla la stessa massa e a oppiate
da forze elasti he agenti tra parti elle ontigue e aratterizzate tutte dalla
stessa ostante elasti a; le masse all'estremita della atena siano tenute
sse. Si onsideri prima il aso di due o tre masse libere di os illare e si tenti
la generalizzazione al aso di n masse. La matri e K e tridiagonale on elementi
di matri e ostanti lungo le diagonali. Le soluzioni sono del tipo j / exp(ikj ) .
Imponendo he x0 = xn+1 = 0 si determina lo spettro delle frequenze dei modi
normali. Si veda ad es. [Ono84.

Problema 3.2-2. Stesso problema pre edente, ma le parti elle sono


alternativamente di due masse m1 e m2 .
3.2.2. Risonanza parametri a. Il aso della linearizzazione intorno
ad un'orbita periodi a (x(t+T ) = x(t)) e assai piu omplesso e la determinazione dei regimi di stabilita e instabilita ri hiede un'analisi dettagliata,
raramente ottenibile per via puramente analiti a. Limitiamo i al aso
38

Linearizzazione delle equazioni del moto

di un solo grado di liberta. Si avra da risolvere un'equazione del tipo


(t) = k(t)  (t), on k(t + T ) = k(t). E hiaro he se  (t) e soluzione tale
risulta an he  (t + T ), he pero in generale non oin ide on  (t), ioe la
soluzione non e in generale periodi a. Consideriamo due soluzioni linearmente indipendenti u(t) e v(t) aratterizzate da una s elta onvenzionale
delle ondizioni iniziali:
u(0) = 1; u_ (0) = 0
(3.6)
v(0) = 0; v_ (0) = 1
Per la linearita dell'equazione, la soluzione generale sara data da
 (t) = u(t) + v(t)
on e ostanti arbitrarie. Dal momento he u(t + T ) e v(t + T ) sono
soluzioni, dovranno essere esprimibili nella forma
u(t + T ) = a u(t) + b v(t)
v(t + T ) = u(t) + d v(t)
I oe ienti (a; b; ; d) si determinano subito ponendo t = 0 e imponendo
le ondizioni iniziali (3.6). Si trova os la matri e

 

a
b
u
(
T
)
u
_
(
T
)

= d = v(T ) v_ (T )
he permette di estendere qualunque soluzione nota in [0; T ) a tutto l'asse
reale. Infatti si avra
 (t + T ) = u(t + T ) + v(t + T )
= (a + )u(t) + (b + d )v(t)
Una traslazione in avanti in t pari a T e rappresentata per io dall'appli azione
( ; ) ! ( ; )

e in generale la soluzione nell'intervallo (t + nT; t + (n + 1)T ) e ottenuta


appli ando
n alla oppia di oe ienti ( ; ). La potenza
n si al ola
agevolmente nella base in ui
e diagonale. Gli autovalori di
sono dati
dalle soluzioni dell'equazione
!2 ! (u(T ) + v_ (T )) + det(
) = 0
Ma per il teorema di Wronski si ha he det
= 1 e per io il singolo
parametro  = u(T ) + v_ (T ) determina le proprieta della soluzione. Se
 > 2 otteniamo due radi i !1 ; !2 reali e distinte on prodotto uguale a
uno, il he impli a he una di queste (di iamo !2 ) e in modulo maggiore
di uno. Ne segue he in questo aso la soluzione e instabile, dal momento
he ontiene un oe iente !2n he diverge per n ! 1, il he omporta
he per tempi grandi l'approssimazione lineare ade in difetto.
39

Appli azioni

Se  < 2 le radi i sono omplesse di modulo uno e il moto si mantiene


limitato { e questo il regime di stabilita. Lo stesso tipo di analisi si
appli a al aso di sistemi lineari on parametri dipendenti dal tempo e,
in tutt'altro ontesto, e alla base della teoria delle bande elettroni he in
me ani a quantisti a (si veda il x6.4).
Problema 3.2-3. Risolvere le equazioni alle variazioni per il moto di
un satellite in orbita ir olare.
Problema 3.2-4. Dis utere le ondizioni di stabilita per le pi ole
os illazioni di un pendolo sempli e la ui lunghezza l(t) dipende periodi amente dal tempo se ondo la legge
(

l(t + T ) = l(t) =

l1 per 0 < t < 12 T


l2 per 21 T < t < T

3.3. Parti ella ari a in ampo elettromagneti o


La Lagrangiana

e
L = 12 mx_ 2 + A(x)  x_ e(x)

des rive una parti ella di ari a e interagente on un ampo elettromagneti o aratterizzato dai ampi E = r; B = r ^ A. Infatti le equazioni
di Lagrange danno immediatamente le equazioni del moto orrette
e

mxi = (x_ ^ B )i e

xi
Il formalismo anoni o si ottiene attraverso la trasformata di Legendre:
L
e
pi =
= mx_ i + Ai
 x_ i

1 
e 2
H=
p A + e(x)
2m

Nel formalismo anoni o entrano dunque in onsiderazione i potenziali
(A; ) ome oggetti primari. Si tenga presente he la de nizione dei
potenziali e sempre assoggettabile ad una trasformazione di gauge he
non ambia i ampi si i E ; B . Il aso piu generale e quello di potenziali e ampi dipendenti dal tempo, he onviene des rivere nel formalismo tetradimensionale. Si indi a allora on A l'insieme dei potenziali (A0 = ; (A1 ; A2 ; A3 ) = A), e i ampi sono de niti dal sistema
di equazioni
A
A
F = 
x x
40
(3.7)

Parti ella ari a in ampo elettromagneti o

Il tensore F ondensa in una stessa entita ampo elettri o e magneti o,


se ondo lo s hema
0
1
2
3 1
0
0 0
E 1 E2 E3
B E1
B2 C
1
0
B3
C
F = 2B
 E2
B3 0
B1 A
3
E 3 B2
B1 0
La trasformazione di gauge
A ! A0 = A + r
(3.8)
1 
! 0=
t
0
(o piu sinteti amente A = A +  ) las ia il ampo elettromagneti o
immutato. Nella des rizione anoni a delle interazioni elettromagneti he,
il momento oniugato pi = x_ i + eAi = e dipendente dalla s elta di gauge,
il he avra impli azioni importanti in teoria quantisti a.
Problema 3.3-1. Dimostrare he per un ampo magneti o uniforme
e ostante diretto nella direzione dell'asse z (B = B z^ ), l'Hamiltoniana si
puo mettere nella forma
p2 eB
M + O(B 2 )
H=
2m 2m z
dove Mz e la omponente z del momento angolare. Si s elga il potenziale
vettore nella forma A = 21 B ^ x .

3.3.1. Moto in ampo magneti o uniforme. Il problema della dinami a della parti ella ari a in un ampo magneti o ostante B pone un
quesito interessante: ome si on ilia la evidente simmetria di traslazione
di ui sono dotate le leggi del moto di Newton on l'apparente man anza
di simmetria della Hamiltoniana? Qualunque sia la s elta del potenziale
A(x); l'Hamiltoniana non puo essere invariante per traslazione se on
questo si intende l'ordinaria trasformazione x ! x + a . Tuttavia dal
momento he A(x + a) deve orrispondere allo stesso ampo magneti o
ostante B deve esistere una trasformazione di gauge tale he
A(x + a) A(x) = r(x; a):
Cio omporta he la rottura di simmetria sotto traslazioni puo essere
orretta da una trasformazione di gauge in modo tale he la trasformazione
risultante
x ! x+a
e
p ! p + r(x; a)

41

Appli azioni

las i invariante l'Hamiltoniana. E questa dunque la de nizione piu onveniente di traslazione per una parti ella in ampo magneti o ostante, se
non altro per he, da un punto di vista utilitaristi o, i o re immediatamente delle ostanti del moto e pre isamente le funzioni generatri i delle
traslazioni in nitesimali he risultano sempli emente
e
Ga(x; p) = a  p (x; a):

Se s egliamo la gauge A = 12 B ^ x ; si ha in parti olare


e
Ga(x; p) = a  p x ^ B ;

e le ostanti del moto sono le seguenti
eB
eB
y; P2 = p2 + x; P3 = p3
(3.9)
P1 = p1
2
2
he si veri a immediatamente avere parentesi di Poisson nulla on
1
H (x; p) =
2m

"

eB
p1 + y
2

2

+ p2

eB
x
2

2

+ p23 :

Qual e il signi ato di queste ostanti del moto? Appli ando le equazioni
del moto troviamo subito
eB
P1 = mx_
y

eB
P2 = my_ + x;

da ui segue


2
2 
d 
P + y + P1 = 0;
x
dt
eB 2
eB
ossia la proiezione delle orbite sul piano xy e sempre ir olare e le ostanti
del moto =(eB ) (P1 ; P2 ) ne rappresentano il entro . E immediato veri are he le variabili X = P2 =eB; Y = P1 =eB hanno la seguente
parentesi di Poisson

fX; Y g = eB
:
Si puo peranto introdurre un nuovo insieme di oordinate anoni he di
ui fanno parte P1 = X e Q1 = eBY= . Come eser izio si determini la
oppia Q2 ; P2 he ompleta l'insieme di variabili anoni he.
Problema 3.3-2. Dis utere la simmetria di traslazione nel aso della
s elta di gauge A = (0; Bx; 0), ri avare le ostanti del moto relative e
veri are he il loro signi ato si o e lo stesso individuato in pre edenza.
42

Il problema dei due orpi

3.4. Il problema dei due orpi


La dinami a di un sistema isolato ostituito da due masse puntiformi
m1 ; m2 interagenti attraverso un potenziale stati o V , he sia funzione
solo della mutua distanza, e noto ome il problema dei due orpi . Il
problema, interamente solubile per via analiti a, e nato nella des rizione
newtoniana del moto dei pianeti e si appli a nella des rizione del modello
di atomo di Rutherford. Il problema ammette soluzioni limitate in ui i
due orpi rimangono per sempre legati a distanza nita, e moti non-legati,
he des rivono eventi di urto. Vedremo ome si studiano entrambi i asi.

3.4.1. Separazione del moto del bari entro.

del sistema si s rive

H (x1 ; x2 ; p1 ; p2 ) =

La Hamiltoniana

1 2
1 2
p1 +
p + V (jx1
2m1
2m2 2

x2 j)

Dalla invarianza della Hamiltoniana sotto traslazioni segue he il momento


lineare totale del sistema P = p1 + p2 e una ostante del moto. Conviene
allora s egliere le omponenti Pi ome oordinate anoni he. La trasformazione anoni a si determina fa ilmente ome segue: indi hiamo on Q
le omponenti delle variabili oniugate a P , e on (p; x) le rimanenti variabili da aggiungere alle (P ; Q) per ompletare il quadro delle oordinate
anoni he. Assumendo he la trasformazione sia lineare2, porremo

P = p 1 + p2 ;
Q = 1 x1 + 2 x2
p = 1 p1 + 2 p2 ; x = 1 x1 + 2 x2 :
Si puo imporre he la trasformazione sia anoni a attraverso le relazioni
fondamentali (2.5). Si ottiene:

 i
Q ; Pj =

 i

( 1 + 2 ) ij = ij
x ; Pj = ( 1 + 2 ) ij = 0
 i

Q ; pj = ( 1 1 + 2 2 ) ij = 0
 i

x ; pj = ( 1 1 + 2 2 ) ij = ij

Dalla se onda equazione possiamo porre 1 =  2 , 2 =  1 , per una


nuova ostante . Sostituendo nelle rimanenti equazioni si ottiene 1 =
2 = 1=; la soluzione generale omporta quindi due ostanti arbitrarie
2Il gruppo delle trasformazioni anoni he lineari viene denominato gruppo
simpletti o.

43

Appli azioni

 e 1 e si s rive

0 1

10

P
1
BQC B
0
B C=B
 p A  (1 1 )
x
0

0
1
0
p1
C Bx1 C

0
1

1
1
CB C
(3.10)
0  1
0 A p2 A
x2
1= 0
1=
Tra tutte le in nite soluzioni la piu interessante e quella he fa oin idere Q on il bari entro delle due masse; io orrisponde a ssare 1 =
m1 =(m1 + m2 ), mentre l'altro parametro  si puo porre uguale a uno,
senza perdita di generalita. Si ha in de nitiva il quadro seguente
m x + m2 x2
P = p1 + p2 ;
Q= 1 1
m1 + m2
(3.11)
m1 p2 m2 p1
p=
; x = x2 x1 :
m1 + m2
L'Hamiltoniana nelle nuove oordinate anoni he si trova fa ilmente essere
(3.12)

H=

P 2 p2
+ + V (r)
2M 2

dove r = jxj e si sono introdotte la massa totale M = m1 + m2 e la osiddetta massa ridotta  = m1 m2 =(m1 + m2 ). Il problema risulta pertanto
separato nel moto del bari entro e nel moto relativo. La dinami a del bari entro e banale (moto rettilineo uniforme), mentre il moto relativo e quello
di una parti ella di massa  in un ampo entrale V . Abbiamo sfruttato
la simmetria di traslazione e ridotto il numero di gradi di liberta a quelli
del moto relativo. C'e ora un'altra simmetria he puo essere utilizzata per
ridurre ulteriormente i gradi di liberta, la simmetria di rotazione. In base
a questa simmetria il momento angolare totale del sistema x ^ p + Q ^ P si
onserva (vedi Probl. 3.4-1). Nel sistema del bari entro la Hamiltoniana
risulta invariante rispetto a rotazioni indipendenti delle oordinate Q e
x, il he omporta he an he M = x ^ p e ostante del moto. Il moto
relativo avviene pertanto nel piano ortogonale al vettore ostante M e si
ridu e quindi a un problema a due gradi di liberta. In oordinate polari
nel piano si ha allora l'Hamiltoniana ridotta
!

1 2 p2'
p +
+ V (r)
h=
2 r r2
Il residuo di simmetria entrale si manifesta nel fatto he la oordinata '
non ompare espli itamente e quindi il suo momento oniugato e ostante
del moto (p' = ostante = ` = jM j). Il moto e per io e ettivamente
ridotto allo studio di un sistema monodimensionale on potenziale e a e
Ve (r; `) = V (r) + `2 =2r2 .
44

Il problema dei due orpi


Problema 3.4-1. Dimostrare he nel problema dei due orpi il momento angolare totale e dato da

M tot = x1 ^ p1 + x2 ^ p2 = Q ^ P + r ^ p :

3.4.2. Urti tra parti elle. La soluzione dell'equazione di Hamilton-Ja obi nel aso di ampo entrale, Eq. (2.11), permette di risolvere
immediatamente il problema dell'urto di due masse. L'angolo di de essione # nel sistema di bari entro si ottiene ponendo r ! 1 e s egliendo
r0 = r0 (E; `) uguale alla minima distanza possibile:
# =  2'
Z 1
dr=r2
`
p
=  2p
2 r0 E Ve (r; `)
Per il potenziale oulombiano he agis e tra un nu leo di ari a Ze e una
parti ella si ha V (r) = 2 Z e2 =r; il al olo dell'integrale e elementare e
o re il risultato

' = os

1=r k=`2
p
2E=`2 + (k=`2 )2

dove k = 2 Z e2 . Ponendo
(3.13)

`2
= ; "=
k

1+

2E`2
k2

si ottiene l'equazione


= 1 + " os '
r
he rappresenta una oni a di e entri ita ", ed in ne l'angolo di de essione
(3.14)

(3.15)

# =  2 os 1 (1=") ;

o, piu sempli emente, sin 12 # = " 1 . Ora, i parametri naturali per des rivere l'urto sono la velo ita iniziale v1 e il parametro d'impatto b, de niti
2 =2
ome segue: in assenza di interazione l'energia e tutta ineti a E = v1
e la traiettoria e rettilinea: sia b la distanza di questa traiettoria \libera"
dal entro di interazione. E hiaro he il parametro d'impatto e esprimibile
in termini del momento angolare, e pre isamente ` = v1 b. Sostituendo
a (E; `) le nuove variabili (v1 ; b) si ottiene
(3.16)

4 =k 2 :
" = 1 + 2 b2 v1
45

Appli azioni

Il al olo della sezione d'urto di erenziale ri hiede la onos enza di b in


funzione di #, e pre isamente


d bdb
:
=
d
d( os #)
Combinando l'Eq. (3.15) on la (3.16) si ha allora
#
2Ze2
b = 2 ot
v1
2
(3.17)


2

d
Ze
sin 21 # 4
=
2
d

v1
Questa formula rappresenta la sezione d'urto di erenziale per di usione di
parti elle da parte di nu lei atomi i (Rutherford, 1911). La formula,
basata interamente sulla me ani a lassi a, oin ide a identalmente3
on quella he ri averemo in base alla me ani a quantisti a.
Problema 3.4-2. Dimostrare he la sezione d'urto (3.17) si puo mettere nella forma
d
= jAj2
d

on
2
A = 4Ze  2

jpin pout j

essendo pin e pout il momento lineare iniziale e quello nale.


Problema 3.4-3. Dimostrare he nel limite E ! 1 l'angolo di deflessione si puo porre nella forma sempli ata
2k
:
#
bv1
Veri are he in una des rizione orpus olare della lu e questa formula
darebbe una de essione dei raggi luminosi da parte del Sole nella misura
di
2G M
#  N 2 ;
R
(in questo aso si ha k = GN M ) e onfrontare questo risultato on il
valore previsto dalla Relativita Generale (vedi Probl. 3.4-7).
Problema 3.4-4. Considerare una oppia di parti elle ari he ( on
ari a totale zero) immerse in un ampo magneti o uniforme e ostante
nel tempo B . Si determini la Hamiltoniana in termini delle oordinate del
bari entro e delle oordinate relative. Il problema si a ronta piu agevolmente
3Si tratta di una oin idenza he ha ontribuito favorevolmente allo sviluppo della
si a atomi a!

46

Il problema dei due orpi


a partire dalla Lagrangiana ed e ettuando la trasformata di Legendre direttamente sulle oordinate adattate al sistema del entro di massa. La Lagrangiana
e data da
2
X
e1 e2
1 m x_ 2
L(x1 ; x_ 1 ; x2 ; x_ 2 ) =
2 i i
+

i=1
2
X

jx1 x2 j

ei
x_ i  A(xi )
i=1

Il potenziale A si puo s egliere ome A(x) = 12 B ^ x. Se inseriamo le formule


(3.11)
m2
x1 = X
x; x2 = X + m1 x; e1 = e2 = e
M
M
otteniamo la nuova Lagrangiana
M 2 
L(X ; X_ ; x; x_ ) = X_ + x_ 2
2
2
e m2 m1
+
B  x ^ x_ e B  xX_
2 M

dove  e la massa ridotta e un termine pari a d=dt (B  X ^ x) e stato eliminato
in quanto non ontribuis e alle equazioni del moto. La trasformata di Legendre
porta all'Hamiltoniana
2
2
e
1 
e
e2
1 
P + B^x +
p B ^ x
H=
2M

2
2
r
dove e e una ari a e a e pari a
m m2
e = 1
e
m1 + m 2
Dal momento he P e una ostante del moto, la dinami a relativa si puo studiare
nel riferimento in ui P = 0; l'Hamiltoniana ridotta risulta essere
e
1  e 2
e2
1
Bx^p+
(B ^ x)2
:
h(p; x) = p2
2
2
8
r
La orrezione all'a oppiamento magneti o dovuta alla presenza di e e sempre
pi ola per un atomo, dove il rapporto m2 =m1 e  5  10 4 (vedi [BS57),
ma ovviamente e assai rilevante per un atomo mesi o (protone + muone). E
da rilevare he in quest'ultimo aso si dovrebbe pero appli are la dinami a
relativisti a.

3.4.3. Leggi di Keplero. Completiamo la trattazione del moto in


ampo entrale, in parti olare nel aso del potenziale Newtoniano generato dal Sole onsiderato ome una distribuzione di massa sferi amente
simmetri a: V (r) = k=r = GN M m=r . Abbiamo gia determinato
l'equazione dell'orbita (vedi l'Eq. (3.14); nel Probl. 3.4-5 si trovera un
47

Appli azioni

metodo alternativo). La trasformazione anoni a allo s hema di Hamilton-Ja obi si ompleta on il al olo della variabile oniugata all'energia,
he evolve nel tempo se ondo l'equazione
W
= t t0
=
E
r Z

dr
p
=
2
E Ve (r; `)
Per il aso Kepleriano (orbita ellitti a, E < 0) il al olo e elementare, e
permette di seguire il moto sull'orbita in funzione del tempo. Per ottenere
la terza legge di Keplero si determina il periodo dell'orbita ome segue:
indi ando on rmin; rmax rispettivamente l'afelio e il perielio, il periodo e
dato da
Z rmax

T = 2
r dr 2Er2 + 2kr `2 1=2
rmin

L'integrale si valuta in ampo omplesso deformando il ammino in una


ir onferenza di raggio R ! 1 e da il risultato
r

dJ (E )
(3.18)
T =  k( E ) 3=2 = 2
2
dE
dove J (E ) e l'integrale d'azione. Dall'Eq. 3.14 a p. 45 si ottiene poi
rmin + rmax = 2a = 2`2 =[k(1 "2 ) = k=E
da ui, ombinando il risultato on l'Eq. 3.18, si ottiene
T 2 =a3 = (2)2 =GN (M + m)
Questo mostra he il rapporto T 2 =a3 e lo stesso per tutti i pianeti a patto
di tras urare la massa del pianeta rispetto a quella del Sole .
Problema 3.4-5. Determinare la ostante in modo he il vettore4

(3.19)

N =p^M

r
r

risulti ostante del moto per il moto in ampo newtoniano V = k=r.


Dimostrare he il vettore N gia e sul piano dell'orbita ed e legato in
modo molto diretto all'e entri ita. In base alle equazioni del moto, si trova
fa ilmente he N risulta ostante per il parti olare valore = k. E hiaro
he N , essendo ortogonale a M , gia e nel piano dell'orbita. Se prendiamo il
prodotto s alare on il vettore di posizione r, e indi hiamo on ' l'angolo tra
quest'ultimo e N , troviamo

r
rjN j os ' = r  p ^ M k
r
= `2

kr

4Noto ome vettore di Runge{Lenz, ma in realta gia ben noto a Lapla e.

48

Il problema dei due orpi


da ui otteniamo immediatamente l'equazione dell'orbita
jN j os '
`2
=1+
kr
k
il he mostra ome la lunghezza di N e direttamente proporzionale all'e entri ita.
Problema 3.4-6. Ri avare la III legge di Keplero attraverso un puro
argomento dimensionale.
Problema 3.4-7. Se ondo la Relativita Generale, la traiettoria di una
parti ella soggetta a un ampo gravitazionale e data da una geodeti a nello
spazio-tempo nella geometria de nita da una metri a g soluzione delle
equazioni di Einstein; la metri a he orrisponde ad una distribuzione di
massa a simmetria sferi a (metri a di S hwarzs hild) e data da
ds2 = e  2 dt2 e dr2 r2 (d#2 + sin2 # d'2 )
dove e  = 1 S =r , S = 2GN M= 2 (raggio di S hwarzs hild), GN e
la ostante gravitazionale e M e la massa totale5. Dimostrare he l'equazione della geodeti a nel piano # = 12  e equivalente alle equazioni di
Eulero-Lagrange dedu ibili dalla Lagrangiana
q

L = m e  2 e r_ 2 r2 #_ 2 :
Si ri avi la Hamiltoniana e da questa si determini l'equazione dell'orbita
attraverso il metodo di Hamilton-Ja obi. Si mostri he le traiettorie nel
piano r; # sono indipendenti dalla massa m. Si ri avi la formula di Einstein per la pre essione del perielio (m 6= 0) e la de essione
dei
raggi luminosi (m = 0). L'equazione della geodeti a e R ds = 0.
Introdu endo t ome parametro e immediato identi are la Lagrangiana
a meno di un fattore di proporzionalita he viene ssato nel limite ! 1
dalla ondizione di riottenere la me ani a Newtoniana. Si trova poi
l'Hamiltoniana
s
1
p2
H = e 2 m2 2 + p2r e  + #2
r
e si ottiene per io l'equazione di Hamilton-Ja obi nella forma
 2




E
W 2
W 2
2

+r
=
e m2 2 :
e
r
#

5Si vedano [LL60, Pau58, Reg80, Piz93 per una introduzione alla Relativita Generale, [Edd24, ap. III, per i al oli dettagliati relativi alle prime veri he
sperimentali, [Pau95 per una visione moderna dei on etti fondamentali di spazio e
tempo.

49

Appli azioni

Le sostituzioni

p ! p ; H ! H ; m ! m ;

las iano invarianti le equazioni del moto e per io le traiettorie si possono studiare nei due asi essenzialmente di erenti m > 0 e m = 0. La
separazione delle variabili porta a
Z

E 2
(m2 2 + `2 =r2 ) e  :
(3.20)
W = `# +

L'equazione dell'orbita si determina imponendo he W=# = ostante.
a) m > 0: si pone E = m 2 + E 0 e si ottiene
Z
dr=r2
:
#  #0 + ` p
2mE 0 + 2GN Mm2 =r (1 S =r) `2 =r2
L'integrale si puo valutare per via approssimata tenendo solo il primo
termine in 2 e da per lo spostamento del perielio la formula di Einstein
a2
S
# = 243 2 2
;
= 3
2
T (1  )
a (1 2 )
dove a e il semiasse maggiore dell'ellisse,  e l'e entri ita e T e il periodo;
numeri amente si trova #  5:7000 =a per ogni orbita, se il semiasse e
espresso in milioni di km (si vedano [LCA74, Pau58).
b) m = 0: si pone E= = `=b, introdu endo il parametro d'impatto b, e si
ottiene l'equazione analoga alla (3.4-7). Di erenziando si trova (u = 1=r):
 2
du
+ u2 = b 2 + S u3 :
d#
Ponendo bu = sin # + u si trova in prima approssimazione

u = S (1 + os2 #) :
2b
La de essione orrisponde al doppio del valore di # per ui u = 0 e quindi
si ottiene # = 2S =b (se b = R si trova #  1:7600 ). Si onfronti
questo risultato on quello he si potrebbe ottenere da un'appli azione
della dinami a newtoniana a una parti ella di velo ita (vedi Probl. 3.4-3).
Problema 3.4-8. Se ondo il risultato del problema pre edente, la
orrezione relativisti a al moto di Keplero e equivalente a un termine
adddizionale alla energia potenziale
S `2
:
V =
2m r3
Determinare la variazione del vettore di Runge-Lenz dovuta a V e
valutare per questa via lo spostamento del perielio.
dr e

50

CAPITOLO 4

Elementi di si a dei mezzi ontinui


4.1. La si a matemati a delle os illazioni elasti he
L'apparato matemati o elementare della me ani a ondulatoria e ereditato interamente dalla si a matemati a dei mezzi ontinui, piu pre isamente dalla si a he des rive la propagazione di onde in mezzi elasti i o la
di usione del alore. Come preparazione agli sviluppi futuri, e per il loro
interesse intrinse o, onsideriamo al uni sempli i problemi di vibrazioni
elasti he.

4.1.1. L'equazione d'onda. Una orda elasti a ssa agli estremi


si des rive on un'equazione alle derivate parziali nota ome equazione
delle onde:
2 1 2
=
;
x2 v2 t2
dove (x; t) e lo spostamento dalla posizione di equilibrio e v e un parametro esprimibile inptermini della densita  ( ostante) della orda e della
tensione  : v = =. L'equazione ammette ome soluzione generale
(x; t) = f (x vt) + g(x + vt) ;
ome si puo fa ilmente ri avare introdu endo nuove variabili x+ = x +
vt; x = x vt, in termini delle quali l'equazione diviene sempli emente
2
=0:
x+ x
Questo tipo di soluzione non e tuttavia appli abile all'equazione d'onda
in dimensione superiore a due e per io e piu importante onsiderare un
altro s hema di soluzione molto piu generale. Cer hiamo soluzioni della
forma fattorizzata (x; t) = X (x) T (t). Sostituendo nell'equazione d'onda
si ottiene
d2 X 1 d2 T
T (t) 2 = 2 2 X ;
dx
v dt
da ui, dividendo ambo i membri per XT , si trova
X 00 1 T
=
:
X v2 T
51

Elementi di fisi a dei mezzi ontinui

Dato he il membro di sinistra dell'equazione dipende solo da x mentre


quello di destra dipende solo da t, ne segue he ambo i membri devono
essere uguali ad una ostante, di iamo 2 , in genere denominata ostante
di separazione :
X 00 (x) + 2 X (x) = 0
(4.1)
T(t) + 2 v2 T (t) = 0 :
La soluzione generale e ovviamente
X (x) = A sin x + B os x
(4.2)
T (t) = B os(v(t t0 )) :
Se la orda e ssa agli estremi x = 0; x = L, dovremo imporre ondizioni
al ontorno1 X (0) = X (L) = 0; mentre la prima ondizione e soddisfatta
sempli emente ssando B = 0, la se onda i da
A sin L = 0 :
Non puo essere A = 0, he porta ad una soluzione banale, bens sara
L = n ;
per qual he intero positivo n. Le soluzioni possibili sono date per io (a
meno di una ostante moltipli ativa) dalla parte reale di
n nv o
 nx 
exp i
t :
(4.3)
n (x; t) = sin
L
L
Se esaminiamo l'altra possibilita, ioe soluzioni on ostante di separazione
positiva, troviamo immediatamente he non i e possibile soddisfare le
ondizioni al ontorno.
Osserviamo he queste soluzioni rappresentano movimenti periodi i
della orda on frequenze tutte multiple della frequenza fondamentale
! = =L. Questi movimenti sono denominati \modi normali" della orda.
Abbiamo per io determinato la forma piu generale delle soluzioni di tipo
periodi o. Dal momento he l'equazione d'onda e lineare omogenea
possiamo subito ostruire una soluzione molto piu generale attraverso una
ombinazione lineare delle n de nite dalla Eq. (4.3).
(4.4)

(x; t) =

1
X

An n (x; t) ;

n= 1
dove le in nite ostanti arbitrarie An assumono valori omplessi, in modo
da permettere uno sfasamento arbitrario tra i vari modi normali, ma soddisfano la ondizione A n = An per assi urare il arattere reale della
soluzione.
1Si di e he si adottano \ ondizioni di Diri hlet".

52

La si a matemati a delle os illazioni elasti he

La questione piu importante da de idere a questo punto e la seguente:


la soluzione (4.4) e davvero la piu generale possibile? La risposta puo
essere data se ondo il seguente riterio: la soluzione generale deve essere in grado di riprodurre un'arbitraria ondizione iniziale (x; 0) =
f (x); =t = u(x). Cio ondu e alle equazioni
1
X
An sin(nx=L) = f (x)
n= 1
1
X
nv
sin(nx=L) = u(x) ;
An
i
L
n= 1
he diviene2, tenendo onto delle ondizioni ui devono soddisfare i oef ienti An
1
X
2 Re An sin(nx=L) = f (x)
n=1

1
X

n=1

sin(nx=L) = u(x) :
Im An nv
L

Se dunque le ondizioni iniziali f (x) e u(x) sono sviluppabili in serie di


Fourier abbiamo ostruito attraverso le formule pre edenti la soluzione
er ata. Le ostanti An si determinano grazie alle formule di integrazione
(relazioni di ortogonalita)
Z L
nx
mx 1
dx sin
sin
= 2 L nm :
L
L
0
La su essione di funzioni
r
2 nx
sin
; (n = 1; 2; : : :)
en (x) =
L
L
forma un sistema di vettori ortogonali e di lunghezza unitaria nello spazio
delle funzioni a quadrato integrabile L2 ([0; L); diremo he il sistema forma
una base ortonormale , rispetto al prodotto s alare

hf j gi =

Z L

f (x) g(x)dx :

E importante familiarizzar i in questo esempio, il piu sempli e possibile,


on questo on etto: le soluzioni di una equazione alle derivate parziali
lineare omogenea formano uno spazio lineare (a in nite dimensioni); il
metodo della fattorizzazione puo fornir i una base di vettori in questo
2Ri ordiamo la onvenzione adottata in tutto il testo: Re z indi a la parte reale
del numero omplesso z e Im z la sua parte immaginaria.

53

Elementi di fisi a dei mezzi ontinui

spazio in modo he una qualunque soluzione puo essere espressa ome


ombinazione lineare di vettori della base.
Problema 4.1-1. Esprimere l'energia della orda vibrante in termini
dei oe ienti dello sviluppo in modi normali. Si ri ordi he l'energia della

orda si esprime ome

Z L

( 


dx 
E [ =
x
0
e si appli hi la relazione di ortogonalita.
1
2

2


+
t

2 )

4.1.2. Vibrazione di membrane. Passiamo ora allo studio di una


membrana elasti a, quale quella di un tamburo: il problema delle vibrazioni si a ronta risolvendo l'equazione d'onda in due variabili spaziali
on opportune ondizioni al ontorno. Qualunque sia la forma della membrana e hiaro he esistono modi normali di vibrazione he si possono
individuare sperimentalmente utilizzando una lu e strobos opi a a frequenza regolabile. Dal punto di vista matemati o, se non i si vuole ri ondurre a qual he metodo numeri o, si potranno studiare analiti amente
solo membrane dotate di parti olare simmetria. Il aso di una membrana
rettangolare e del tutto banale. L'equazione
2 2 1 2
+
=
x2 y2 v2 t2
per [0 < x < L1 ; 0 < y < L2 si separa agevolemente ponendo (x; y; t) =
X (x) Y (y) T (t) ; si trovano os i modi normali nella forma
n x n y
n1 n2 = sin 1 sin 2 os(!n1 n2 (t t0 ))
L1
L2
p
2
2
on !n1 n2 = n1 + n2 , n1 ; n2 interi positivi.
Las iamo al lettore il ompito di sviluppare i dettagli, basati an ora
sulla trasformata di Fourier. Il aso di una membrana ir olare verra
svolto piu a fondo, in quanto ri hiede l'introduzione di elementi di analisi
he risulteranno utili in seguito. Per una membrana ir olare di raggio r0
onviene introdurre oordinate polari (r; ') e s rivere l'equazione d'onda
nella forma (si veda l'App. B.3)


 ! 2
1

1 2
;
r
+ 2 2=
r r r
r '
v
avendo gia selezionato soluzioni periodi he di frequenza !. La separazione
delle variabili  = R(r) (') o re il seguente s hema (indi hiamo per
sempli ita on un api e la derivata rispetto all'uni o argomento)
 ! 2
1 00
1
R = 0 :
(rR )  + 2 R00 +
r
r
v
54

La si a matemati a delle os illazioni elasti he

Dividiamo per R, poniamo !=v = k e otteniamo


1
1
(rR0 )0 + 2 00 + k2 = 0 ;
rR
r
ovvero, isolando il ternine he dipende dall'angolo,


00
1
2
0
0
2
=r
(rR ) + k :

rR
Dato he r e ' sono indipendenti i due membri di questa equazione
devono essere uguali ad una medesima ostante, hiamiamola m2 . Ne
ri aviamo per io due equazioni ordinarie
(4.5)
00 + m2  = 0
(4.6)

1
(rR0 )0 + k2
rR

m2
R = 0:
r2

La prima e ovviamente risolta da (') = exp(im'); dato he per la


ontinuita della funzione  dobbiamo ri hiedere he  sia periodi a di
periodo 2 in ', la ostante m e ostretta ad assumere valori interi.
L'equazione in R e ben nota n dal se olo s orso ome equazione di
Bessel. Ne studiamo la soluzione on il (vedi l'App. B.6). Innanzitutto si
ponga R(r) = r u(r) per ri ondursi ad una equazione in ui ompaiano
oe ienti piu sempli i; la s elta  = jmj porta alla seguente
ru00 + (2jmj + 1)u0 + k2 ru = 0
he e risolubile on il metodo di Lapla e: sostituendo la rappresentazione
integrale

u(r) =

ezr F (z )dz

nell'equazione di erenziale e integrando per parti otteniamo


2

2
2
zr
0 = (z + k )e F (z ) +
1
Z 

(2jmj + 1)zF (z )


d  2 2
(z + k )F (z ) ezr dz ;
dz

1
he e risolta da F (z ) = (z 2 + k2 )jmj 2 a patto di ssare la urva di
integazione in modo he i ontributi niti dell'integrazione per parti
svanis ano. Cio si realizza s egliendo per il segmento he ongiunge
55

Elementi di fisi a dei mezzi ontinui

n
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10

m=0 m=1 m=2 m=3


2.40483 3.83171 5.13562 6.38016
5.52008 7.01559 8.41724 9.76102
8.65373 10.1735 11.6198 13.0152
11.7915 13.3237 14.7960 16.2235
14.9309 16.4706 17.9598 19.4094
18.0711 19.6159 21.1170 22.5827
21.2116 22.7601 24.2701 25.7482
24.3525 25.9037 27.4206 28.9084
27.4935 29.0468 30.5692 32.0649
30.6346 32.1897 33.7165 35.2187
Tabella 4-1. Zeri delle funzioni di Bessel Jm (x).
ik a ik. Si ottiene os
Rm (r) = rjmj

Z ik

ik

/ (kr)jmj

ezr (z 2 + k2 )jmj 2 dz

Z 1

 Jm (kr) :

exp(ikr )(1  2 )jmj

1
2 d

La ondizione al ontorno di annullamento sul bordo ir olare (r0 ) = 0


seleziona i valori ammessi di k e quindi della frequenza, determinando os
il timbro della membrana. L'equazione

Jm (kr0 ) = 0
ammette in nite soluzioni
(1) < k (2) < : : : < k (n) < : : :
k = km
m
m

he orrispondono a modi di vibrazione on un numero di linee nodali


(radiali) pari all'indi e superiore diminuito di uno. Da un al olo numeri o si ottiene la Tab. 4-1. E fa ile ottenere l'andamento asintoti o delle
(n)
frequenze !m
per grandi valori di n in quanto le funzioni Jm sono bene
approssimate per grandi valori dell'argomento dalla formula

Jm (x) 

2
sin(x
x

(n)
da ui si dedu e km
r0  n + (m

1
2 (m

1).
2 2

56

1 ) ) ;
2

La si a matemati a delle os illazioni elasti he

Le proprieta delle funzioni di Bessel (vedi ad esempio [AS65, Ho 71)


si possono fa ilmente studiare ri ondu endosi alla J0 (x) in base alla relazione di ri orrenza
d
Jm+1 (x) / xm x m Jm (x)
dx
he segue direttamente dalla rappresentazione integrale. Per la J0 (x) si
ha poi
Z
1 2 ix os #
d#
J0 (x) =
e
2 0
e l'espressione asintoti a pre edente si ottiene on il \metodo di punto a
sella" [BRS93.
Problema 4.1-2. Determinare i modi propri di os illazione per la
pressione di un gas perfetto in una avita sferi a.
Problema 4.1-3. Determinare la frequenza fondamentale di vibrazione
per una lamina elasti a avente la forma di un triangolo rettangolo isos ele.

Abbiamo os ottenuto le frequenze proprie di vibrazione di una lamina


elasti a ir olare. La frequenza fondamentale e data da !10 = 2:40483 v=r0
e tutte le altre si leggono dalla Tab. 4-1. Il timbro di un tamburo sara poi
determinato an he dalle frequenze proprie della avita risonante e quindi
il problema risulta in realta molto piu omplesso.

4.1.3. Armoni he sferi he. Consideriamo ora un problema la ui


soluzione trova appli azione ad un'intera lasse di problemi on simmetria
sferi a e in parti olare i servira in me ani a quantisti a per al olare gli
spettri atomi i.
Si onsideri l'equazione d'onda per un mezzo elasti o omogeneo all'interno di una sfera di raggio a:
2
(t; x)  t2 4(t; x) = 0 ;
dove il simbolo  e noto ome operatore di D'Alembert, mentre il
simbolo 4 indi a l'operatore di Lapla e
2
2
2
4 = x2 + y2 + z2 :
Le ondizioni al ontorno sulla super ie possono essere ssate in modo diverso a se onda della si a del problema e non sono rilevanti, per
il momento. La simmetria sferi a suggeris e di risolvere il problema introdu endo oordinate polari (r; #; '). Per onde di frequenza !,  =
57

Elementi di fisi a dei mezzi ontinui

expfi!tg u(x) ; l'equazione si s rive nella forma seguente (equazione di


Helmholtz):
u
1 2u
1 
1 2
sin
#
+
(
ru
)
+
+ k2 u = 0 :
(4.7)
r r2
r2 sin # #
# r2 sin2 # '2
S rivendo u = R(r)Y (#; ') l'equazione si fattorizza nelle due equazioni
Y
1 2Y
1 
sin
#
+
= Y
r2 sin # #
# r2 sin2 # '2
(4.8)

1
(rR(r))00 + 2 R(r) + k2 R(r) = 0 :
r
r
Si nota he l'equazione per la parte he dipende dagli angoli e indipendente
dalle ondizioni al ontorno , ma addirittura e indipendente dal valore del
numero d'onda. Ne segue he possiamo er are la soluzione per Y nel aso
piu sempli e, k = 0, he orrisponde all'equazione di Lapla e (4u = 0).
In questo aso possiamo fare ri orso ad un'ulteriore simmetria dell'equazione, e ioe la simmetria per dilatazione: se 4u(x; y; z ) = 0 allora an he
4u(x; y; z) = 0 per qualunque ostante positiva . D'altro anto
l'equazione di Lapla e ammette soluzione in termini di polinomi nelle
variabili artesiane; siamo dunque ri ondotti a er are una soluzione in
termini di polinomi omogenei . Si trova he l'introduzione della oordinata
omplessa  = x + iy permette di sempli are notevolmente il al olo.
Indi ando on l il grado del polinomio, si avra
X
u(x; y; z ) = pq p q z l p q
p;q

e l'equazione di Lapla e sara ri ondotta ad una relazione algebri a sui


oe ienti f pq g. Si ha
 
2
4 = 4 
+ 2
  z
e pertanto

4u =

p;q

pq 4 p q p 1 q 1 z l

p q+

(l p q)(l p q

1) p q z l p q 2

=0

he si trasforma nella relazione di ri orrenza


4 (p + 1)(q + 1) p+1 q+1 + (l p q)(l p q 1) pq = 0 :
Tutte le soluzioni si trovano allora fa ilmente tenendo onto he bisogna
soddisfare i vin oli
p  0; q  0; p + q  l :
58

La si a matemati a delle os illazioni elasti he

Assegnato un valore arbitrario a p 0 on 0  p  l e a 0 q on 1  q  l ;


l'equazione di ri orrenza i permette di al olare tutti gli altri oe ienti.
Indi hiamo on Yll il polinomio he orrisponde ad avere ssato tutti i
oe ienti p 0 = 0 q = 0, tranne l 0 = 1. Indi hiamo poi on Yll 1 il
polinomio he orrisponde a l 1 0 = 1, no ad arrivare a Yl0 he orrisponde a 0 0 = 1. Indi heremo poi on un indi e negativo le soluzioni
he orrispondono a 0 q = 1 ) Yl q . A questo punto abbiamo ostruito
2l + 1 soluzioni linearmente indipendenti dell'equazione di Lapla e in forma di polinomi omogenei nelle variabili artesiane . Per loro natura questi
polinomi sono della forma (per m < 0 si s ambiano i ruoli di  e ):

rl Ylm =

m+k;k m+k k z l

k
X
l
= r eim'
k

m 2k

2k
m+k;k sin #

osl

k 2k # :

Ogni soluzione Ylm e per io esprimibile ome il prodotto di eim' per un
polinomio in os # e sin #, noto ome funzione asso iata di Legendre.
Queste funzioni sono denominate armoni he sferi he3 e saranno utilizzate an he nella soluzione di problemi di me ani a quantisti a dotati di
simmetria entrale. Di esse e importante ri ordare la seguente proprieta,
detta relazione di ortogonalita
(4.9)

Z 

sin # d#

Z 2

d' Ylm (#; ') Ylm


0 (#; ') = ll0 mm0 :

Inoltre vale uno sviluppo he generalizza la serie di Fourier per le funzioni


de nite sulla sfera
X
f (#; ') =
flm Ylm (#; ')
lm

he puo essere risolto per i oe ienti flm proprio grazie alle relazioni di
ortogonalita.
Il punto ru iale e ora il seguente: dall'equazione 4rl Ylm = 0 si ha
subito
rl

1 d2 l
Y
1 2Y
1 
=
r r Y = l(l + 1)rl 2 Y ;
sin
#
+
r2 sin # #
# r2 sin2 # '2
r dr2

ossia   l(l + 1).

3Le funzioni Ylm sono espresse in termini di funzioni di Legendre nella forma

Ylm =

2l + 1 (l jmj)! jmj
P ( os #) expfim'g
4 (l + jmj)! l

59

Elementi di fisi a dei mezzi ontinui

j1
j2
j3
j4
4.493409 5.763459 5.763459 6.987932
7.725252 9.095011 9.095011 10.41712
10.90412 12.32294 12.32294 13.69802
14.06619 15.51460 15.51460 16.92362
17.22076 18.68904 18.68904 20.12181
20.37130 21.85387 21.85387 23.30425
23.51945 25.01280 25.01280 26.47676
26.66605 28.16783 28.16783 29.64260
29.81160 31.32014 31.32014 32.80373
32.95639 34.47049 34.47049 35.96141
36.10062 37.61937 37.61937 39.11647
39.24443 40.76712 40.76712 42.26951
Tabella 4-2. Zeri delle funzioni di Bessel sferi he jl (x).
n
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12

j0
3.141593
6.283185
9.424778
12.56637
15.70796
18.84956
21.99115
25.13274
28.27433
31.41593
34.55752
37.69911

Problema 4.1-4. Si determini lo spettro delle frequenze a usti he di


una avita sferi a. Avendo risolto in generale l'equazione he dipende dalle

variabili angolari, resta solo da dis utere la soluzione dell'equazione radiale




l(l + 1)
1
R(r) = 0 :
(rR(r))00 + k2
r
r2
Conviene introdurre la funzione l (kr)  r l R(r) he soddisfa all'equazione
l ( )00 + 2(l + 1)l ( )0 + l ( ) = 0; on  = kr ;
he e del tipo di Lapla e. La soluzione si esprime in termini di ombinazioni di
potenze e di funzioni trigonometri he ed e legata alle funzioni di Bessel sferi he
 =  l jl ( ) (vedi l'App. B.6.2). Per determinare le possibili frequenze di vibrazione (lo spettro a usti o) si tratta di imporre la ondizione di annullamento
sulla super ie della avita. Detto a il raggio si avra jl (ka) = 0. Si noti he
per le onde a simmetria sferi a (l = 0) si ha sempli emente j0 (x) = sin(x)=x
e per io lo spettro dei modi simmetri i e dato da k0;n = n=a. Per l 6= 0 si
onos e l'andamento asintoti o degli zeri, ma i modi piu \bassi" sono da al olare
numeri amente. La Tab. 4-2 riporta i primi valori per l  4.

4.2. Prin ipi variazionali in teoria dei mezzi ontinui


Prin ipi variazionali simili a quello di Eulero-Lagrange vengono adottati in
molti ampi della si a e permettono di esprimere in modo on iso le leggi
del moto an he per sistemi a in niti gradi di liberta. L'equazione d'onda
he des rive la propagazione di pi ole os illazioni in un mezzo elasti o,
le equazioni di Maxwell dell'elettromagnetismo, le equazioni del ampo
60

Prin ipi variazionali

gravitazionale di Einstein, tutte ammettono una formulazione di tipo lagrangiano e sono per io esprimibili attraverso un prin ipio variazionale.
Ad esempio l'equazione d'onda
2
4 = 12 t2
e equivalente al prin ipio variazionale

S [ =

g   d4 x = 0 ;

dove  assume i valori 0; 1; 2; 3, la metri a g e quella di Minkowski (g00 =


1; g11 = g22 = g33 = 1, gij = 0 per i 6= j ), la oordinata x0 si identi a
on t e l'elemento di volume dx0 dx1 dx2 dx3 e indi ato su intamente on
d4 x. Per sempli ita, abbiamo abbreviato  =x in  .
Inve e di dimostrare la validita del prin ipio variazionale in questo
aso parti olare e piu onveniente a rontare un aso piu generale, per
una teoria aratterizzata dall'azione
Z

L( (x);  (x)) d4 x :
Sotto una pi ola variazione ! + , on nulla al di fuori di una
S[ =

regione ompatta dello spazio-tempo, si avra, integrando per parti



Z 
L
L
+

d4 x
S =

 ( ) 

Z 
L
L
=


d4 x

 ( )

Z 
L
L

d4 x :
=

 ( )
Imponendo he l'azione sia stazionaria per arbitraria (ad esempio
puo essere s elta diversa da zero dappertutto tranne he in una regione
arbitrariamente pi ola entrata intorno a un punto qualunque x ), si
ottengono le equazioni del ampo in forma lagrangiana:


L X
L
=

:


(

)



Notare he l'espressione  L= ( ) e da interpretare in modo analogo


alla  L= x_ nel aso del punto materiale. Nell'e ettuare le derivazioni
parziali, ioe, la e tutte le sue derivate parziali  sono da onsiderare
variabili indipendenti.
Problema 4.2-1. Ri avare l'equazione d'onda di una orda elasti a
on densita  sottoposta ad una tensione  ; mostrare he la Lagrangiana
61

Elementi di fisi a dei mezzi ontinui

si puo s rivere

1  2

2 x
dove  rappresenta lo s ostamento dalla posizione di equilibrio.
Problema 4.2-2. Il ampo elettromagneti o (E ; B ) si puo esprimere
in temini di potenziali (; A) ome segue: E = r +  A=x0 ; B =
r  A. Dimostrare heZdall'azione

L = 21  
t

S=

E 2 B 2 +  j  A d4 x

si ri avano le equazioni di Maxwell he ontengono la densita di ari a e di orrente; spiegare inoltre l'origine delle rimanenti equazioni he
ontengono il rotore di E e la divergenza di B .
Problema 4.2-3. Dimostrare he l'operatore di Lapla e assume la
forma seguente quando venga espresso in un sistema di oordinate qualunque
'
;
(4.10)
4' = p1g x pggij x
i
j
appli ando il prin ipio variazionale se ondo ui l'equazione 4' = 0 si
ottiene ome equazione di Eulero-Lagrange a partire dall'azione
Z
' '
;
A = pg d3x gij x
i xj
dove gij e la matri e metri a (vedi l'Eq. (1.2)), g  detgij ed in ne gij e
la matri e inversa della matri e metri a. Dall'equazione variazionale segue
subito

 p ij '
gg
=0;
xi
xj
da ui individuiamo l'operatore di Lapla e ome il membro di sinistra di quest'ultima equazione, a meno di un fattore
moltipli ativo arbitrario (dipendente dalle
R
oordinate). Dal momento he 4'pg d3 x  0 per ogni ' a supporto ompatto, si on lude he il fattore moltipli ativo deve essere proporzionale a 1=pg, e la
ostante he rimane an ora da determinare e ssata al valore uno sempli emente
valutando il aso banale delle oordinate artesiane.

4.3. Il quadro generale


Fa endo astrazione dai parti olari a identali dei problemi he abbiamo in ontrato nora, possiamo riassumere gli aspetti matemati i fondamentali
di questo genere di problemi si i4 ome segue:
4Per tutto l'apparato matemati o relativo a questa struttura di spazi e operatori
lineari si veda ad es.[BRS93.

62

Il quadro generale

a) si tratta di risolvere un'equazione di erenziale lineare alle derivate


parziali L = 0, dove L e un qual he operatore di erenziale lineare (di
tipo iperboli o).
b) Lo spe i o problema si o detta al une ondizioni al ontorno sulla
in ognita , tipi amente l'annullamento di  su una super ie preassegnata ovvero l'annullamneto della sua derivata normale o piu in generale
di una ombinazione lineare delle due.
) E individuabile un funzionale E [;  he rappresenta l'energia del
mezzo e he si onserva nella evoluzione temporale.
d) E in genere de nibile un se ondo funzionale bilineare, indi ato ad esempio on h1 ; 2 i he gode delle proprieta tipi he di un prodotto s alare
( h; i  0, h1 ; 2 i = h2 ; 1 i) e he fornis e allo spazio delle on gurazioni una struttura di spazio metri o. Tipi amente si avra
Z

h1 ; 2 i = 1 (x; t)2 (x; t) dx ;


ma altre s elte sono dettate dalla forma parti olare dell'operatore L.
e) L'operatore L nel aso delle onde elasti he ha la forma5
2
L= 2 X;
t
e i modi normali sono individuati dalle soluzioni dell'equazione
(4.11)
X = !2 
he rispettano le ondizioni al ontorno. L'operatore X si assume rispettare
la ondizione di simmetria
h1 ; X2 i = hX1 ; 2 i :
Sotto ondizioni molto generali allora le soluzioni della Eq. (4.11), dette
autofunzioni del problema, formano una base per lo spazio delle on gurazioni e ioe lo sviluppo
X
 = ! !
!

si omporta essenzialmente ome la trasformata di Fourier. Come per


quest'ultima e possibile invertire lo sviluppo sempli emente on
! = h! ; i :
Cio dis ende dalla proprieta di ortogonalita
h!1 ; !2 i = !1 !2 :
5I familiari fenomeni di propagazione ondosa he si osservano piu fa ilmente in

natura non rientrano ne essariamente in questa des rizione: tipi amente le onde sulla
super ie di un liquido ri hiedono una des rizione ben piu elaborata.

63

Elementi di fisi a dei mezzi ontinui

Lo s hema andrebbe pre isato ulteriormente nei suoi dettagli matemati i, ma i suoi aspetti essenziali sono stati delimitati. Vedremo he questo
s hema, appli abile a problemi tanto sempli i ome quelli he abbiamo illustrato o os omplessi ome l'a usti a di una grande sala di audizioni, si
appli hera on minime variazioni alla nuova me ani a quantisti a, nonostante he i prin ipi si i su ui quest'ultima si basa siano totalmente
di erenti da quelli della me ani a dei mezzi ontinui. In parti olare la
linearita dell'equazione fondamentale (l'equazione di S hroedinger) non e
frutto di approssimazioni (\pi ole os illazioni") bens rappresenta una
proprieta fondamentale della si a alla s ala atomi a6.

6Su questo punto l'ultima parola non e forse an ora stata detta (si veda ad
es.[Wei89).

64

Parte 2

Me ani a quantisti a

CAPITOLO 5

Quanti e onde
5.1. La ve hia teoria dei quanti
Nei pre edenti apitoli abbiamo illustrato i fondamenti teori i su ui si
basa la des rizione lassi a del mondo si o. Essa onsiste in due tipi ben
distinti di rappresentazioni me ani he: da un lato 'e la materia, omposta di mole ole, atomi o omunque di parti mi ros opi he piu o meno
elementari, numerabili e dotate di massa, he potremmo generi amente
hiamare \parti elle"; dall'altro i sono i mezzi ontinui. Non possiamo
onsiderare questi ultimi solo ome una onveniente approssimazione di
sistemi omposti da molte parti elle, dato he esistono mezzi ontinui senza al un substrato materiale, i \ ampi", ome il ampo elettromagneti o
e quello gravitazionale. In ogni aso, se ondo la si a lassi a, sia le parti elle he i ampi ubbidis ono a leggi deterministi he del moto, siano esse in
forma di equazioni di erenziali ordinarie o alle derivate parziali, he oinvolgono variabili dinami he misurabili, in linea di prin ipio, on pre isione
grande a pia ere. Questa visione lassi a della natura era stata ompletata, e ezion fatta per quanto riguarda il ampo gravitazionale, gia prima
della ne del se olo s orso. Essa si fondava sulle equazioni di Hamilton,
o di Hamilton-Ja obi, per le parti elle e sulle equazioni di Maxwell per
il ampo elettromagneti o. Ma gia agli inizi del nuovo se olo la si a
lassi a era profondamente in risi. Come vedremo dall'esame degli esempi piu rilevanti (esame fatto senza pretese di ompletezza ne di ordine
stori o- ronologi o), la ontraddizione fondamentale della me ani a lassi a risiede proprio nella separazione on ettuale tra parti elle, dotate di
un numero nito di gradi di liberta, e ampi, dotati di un numero in nito
di gradi di liberta. Questa profonda disparita della des rizione lassi a
rende problemati a, se non del tutto impossibile, la stabilita della materia di fronte alla radiazione. Inoltre l'evidenza sperimentale impone di
ri onos ere alla materia stessa sorprendenti proprieta ondulatorie ed alla
radiazione una natura an he orpus olare. In questo apitolo illustreremo
questi aspetti apparentemente ontraddittori e la loro ri on iliazione in
uno s hema teori o nuovo, tutto sommato abbastanza sempli e e molto
67

Quanti e onde

onvin ente1.

5.1.1. Il orpo nero. La si a lassi a in ontra subito una grave


di olta nella des rizione del orpo nero, ioe di un oggetto materiale
in grado di assorbire tutta la radiazione elettromagneti a in idente su di
esso. L'esempio tipi o e rappresentato dall'interno di una avita risonante,
le ui pareti, mantenute ad una temperatura T , emettono ed assorbono di
ontinuo radiazione elettromagneti a per rispettare l'equilibrio termodinami o. La grandezza si a rilevante e la densita di energia per unita di
volume e frequenza, u(; T ), ontenuta nel ampo elettromagneti o.
Alla ne del se olo s orso erano note due espressioni teori he per
u(; T ). La osiddetta legge di Wien,

u(; T ) = a 3 e b=T ;
on a e b ostanti universali, era in a ordo on gli esperimenti per frequenze abbastanza grandi, ma era nettamente violata a basse frequenze.
Al ontrario, la formula di Rayleigh-Jeans,
8 2
(5.1)
u(; T ) = 3 kB T ;

era in ottimo a ordo on ls regione infrarossa dello spettro di emissione
del orpo nero, ma perdeva signi ato nel regime ultravioletto, prevedendo
una divergenza dell'energia ontenuta dal ampo elettromagneti o in un
volume nito. In e etti questo era proprio dovuto all'ipotesi he gli in niti
modi normali del ampo potessero interagire lassi amente on le mole ole
delle pareti, nendo per ubbidire alla legge di equipartizione dell'energia.
Un os illatore armoni o soggetto alla statisti a di Boltzmann ha l'energia
media a temperatura T
R1
exp( E=kB T )
= kB T ;
hE i lassi a = 0R 1dEdEEexp(
E=kB T )
0
mentre in ogni intervallo di frequenza tra  e  + d vi sono 2(4= 3 ) 2 d
modi normali per unita di volume. Il fattore 2 e dovuto ai due stati
di polarizzazione della radiazione elettromagneti a, mentre il resto segue
dalla leggi di dispersione 2 = jkj tra la frequenza ed il vettore numero
d'onda k.
1In e etti qui i so eremeremo po o sulla si a dei \ orpus oli" della radiazione

elettromagneti a, i osiddetti fotoni . L'attenzione sara piuttosto rivolta alle osiddette


\onde materiali". La ragione e he la orretta trattazione dei fotoni, he sono privi
di massa, ri hiede il formalismo della \se onda quantizzazione" (vedi il x11.3 per una
breve introduzione), integrato dai prin ipi di simmetria della relativita ristretta. Risulta
inve e possibile trattare in modo onsistente una singola parti ella massiva in regime
nonrelativisti o.

68

La ve hia teoria dei quanti

Intensita

0.8

0.6
T=2.726K
0.4

0.2

0
0

10
12
onde/cm

14

16

18

20

Figura 5-1. La formula di Plan k a T = 2:726 K. Sono


riportate in tratto ne e a tratteggio le formule di Wien
e di Rayleigh-Jeans. Lo spettro della radiazione di fondo
osmi a se ondo le rilevazioni di obe e indistinguibile, su
questa s ala del diagramma, dalla formula di Plan k.

All'inizio del 1900 Plan k propose la seguente interpolazione tra le due


formule pre edenti
8 2
h
(5.2)
u(; T ) = 3
exp(h=kB T ) 1
dove h e nota appunto ome ostante di Plan k (vedi la tabella a p. 524).
Dopo l'a urata veri a sperimentale della Eq. (5.2)2, Plan k dimostro
ome essa dis enda dall'assunzione rivoluzionaria he l'energia di un dato
modo normale del ampo elettromagneti o non e una variabile ontinua,
ma puo assumere solo i valori dis reti
(5.3)
En = n h  ; n 2 N (intero nonnegativo):
In tal aso infatti si ottiene il valor medio per l'energia a temperatura T
P1
h
n=0 En exp( En =kB T ) =
hE iPlan k = P
;
1 exp( E =k T )
exp(h=kB T ) 1
n B
n=0
2 Attualmente l'evidenza piu forte della validita della legge di Plan k viene dai
dati relativi alla \radiazione fossile" del fondo osmi o { si veda [M+ 90 oppure, per
informazioni aggiornate, si onsulti l'indirizzo http://www.gsf .nasa.gov/astro/ obe
su Internet.

69

Quanti e onde

he subito riprodu e la (5.2) una volta moltipli ata per la densita di modi
normali, (8= 3 ) 2 .
L'interpretazione di questo risultato e he la radiazione elettromagneti a si manifesta sotto forma di quanti indivisibili di energia (i fotoni
nella terminologia orrente). L'interazione on le mole ole delle pareti
ausa solo variazioni del numero di quanti presenti in ias un modo normale, dovute all'assorbimento e all'emissione di interi fotoni da parte della
materia.
 opportuno so ermarsi un attimo sugli aspetti quanOsservazione. E
titativi della questione: una lampadina emette lu e in oerente e non
mono romati a, ma possiamo lo stesso stimare fa ilmente il numero N
di fotoni emessi per se ondo, supponendo he siano tutti emessi uniformemente nel visibile. Data la pi olezza della ostante di Plan k si trova he
100 Watt orrispondono a ir a 1020 fotoni al se ondo ad una frequenza
di 7  1014 Hz.

5.1.2. E etto fotoelettri o. Questo e etto fornis e una onferma


assai stringente dell'ipotesi \quantisti a" per la radiazione elettromagneti a. Gli esperimenti relativi erano ben noti an or prima del lavoro di
Plan k. Essi stabilivano on grande pre isione le seguenti leggi empiri he
sull'emissione di raggi atodi i ( ioe di elettroni) da parte di una lastra
metalli a illuminata:
a) Il numero di elettroni emessi e proporzionale all'intensita della radiazione in idente.
b) Esiste una frequenza di soglia 0 , propria del metallo in esame, sotto
la quale non vi e al una emissione.
) La massima energia ineti a di un dato elettrone emesso e proporzionale
alla di erenza  0 e non dipende a atto dall'intensita della radiazione
in idente.
I risultati (b) e ( ) non sono spiegabili lassi amente. Al ontrario, l'interpretazione fornita da Einstein3, he si basa sull'idea dei fotoni, e assai
sempli e: la radiazione in idente, he assumiamo mono romati a, e omposta da fotoni identi i, tutti on energia h ; un fotone in idente viene
assorbito (per intero !) da un elettrone he si trova legato nel metallo in
uno stato di energia negativa V0 (V0 e detto an he potenziale di estrazione e dipende sia dal metallo he dallo stato dell'elettrone). L'energia dell'elettrone diventa h V0 , e se questa risulta positiva l'elettrone
viene emesso. Per maggiori informazioni su questo argomento si veda ad
esempio [Per36, Bor62.
3Per questo risultato Einstein fu insignito del premio Nobel nel 1922. Si veda
[Pai95 per i retros ena di questo ri onos imento piuttosto tardivo.

70

La ve hia teoria dei quanti

5.1.3. Di usione Compton. La di usione della lu e da elettroni


liberi mostra un altro punto di on itto tra l'esperimento e la teoria elettromagneti a lassi a. Il fenomeno, messo in lu e per la prima volta da
A. H. Compton nel 1920, onsiste nel fatto he raggi-X di usi da elettroni
mostrano una variazione di frequenza dipendente dall'angolo di di usione.
Se ondo la teoria lassi a l'onda di usa deve avere la stessa frequenza dell'onda da ui origina, trattandosi in sostanza di un fenomeno di os illazioni
forzate. L'e etto, noto ome e etto Compton e inve e del tutto omprensibile alla lu e della teoria quantisti a. Se ondo quest'ultima l'onda luminosa e ostituita da un grande numero di fotoni, aventi energia E = h e
il ui momento lineare q soddisfa alla relazione di dispersione propria delle
onde elettromagneti he nel vuoto4, ioe jq j = q0  E = . Nel formalismo
relativisti o, energia e impulso formano un quadrivettore (q ; q0 ) ovariante
e la ondizione pre edente equivale all'a ermazione he il quadrivettore
he rappresenta il momento lineare del fotone ha lunghezza nulla (si di e
he q sta sul ono di lu e ), intendendo ovviamente la lunghezza propria
dello spazio di Minkowski q2  q02 jq j2 . Per una parti ella materiale
ome l'elettrone si avra p2  p20 jpj2 = (E= )2 jpj2 = m2 2 , dove
m e la massa a riposo della parti ella. Ora, se onsideriamo un urto
elasti o tra un elettrone e un fotone, potremo imporre la onservazione
del quadrimomento e ottenere
q0 + p0 = q00 + p00
q + p = q 0 + p0 :
Assumendo l'elettrone in quiete prima dell'urto, si ha p0 = q q 0 e quindi
p
q0 + m 2 = q00 + m2 2 + (q q 0 )2
da ui segue fa ilmente

m 2 (q0 q00 ) = q0 q00 (1 os ) ;

essendo  l'angolo formato da q e q0 . Tenendo onto della relazione di


Einstein he lega energia e frequenza, si trova

0  =

h
(1 os )
m

he orrisponde perfettamente a quanto osservato. Il rapporto h=m e


noto ome lunghezza d'onda Compton dell'elettrone.
4Il valore del momento lineare per i fotoni e in a ordo on il valore della pressione
di radiazione prevista dalla teoria elettromagneti a lassi a.

71

Quanti e onde

In de nitiva, la novita essenziale he viene alla lu e on la legge di


Plan k, on l'e etto Compton e on l'e etto fotoelettri o onsiste nel fatto he il ampo di radiazione elettromagneti a, he si manifesta ordinariamente sotto forma di onde elettromagneti he des ritte dalle equazioni
di Maxwell, puo in altre ir ostanze omportarsi inve e ome un gas di
parti elle he obbedis ono alla inemati a relativisti a. Tra le grandezze
parti ellari proprie di un singolo fotone e le grandezze ondulatorie sussiste
il legame di Einstein:
(5.4)

E = h ; q = h= = h= :

Nel seguito vedremo ome questo dupli e aspetto della radiazione, he


ri hiede un ripensamento radi ale dell'elettrodinami a, si debba estendere alle parti elle materiali, di modo he il quadro omplessivo risulta,
se non immediatamente oerente, almeno piu simmetri o. La des rizione
onsistente del ampo elettromagneti o quantizzato (QED:Quantum Ele troDynami s) ri hiede gli strumenti della se onda quantizzazione ( ui si
dara un enno nel x11.3) ed e a rontato nei orsi superiori di si a teori a
[S h64, BD64, IZ80, Wei95. Per gli elementi di dinami a relativisti a
si vedano [LL60, Pau58.

5.1.4. Gli stati di polarizzazione del fotone. Un aspetto he


risulta opportuno approfondire gia in questa sede on erne l'interpretazione se ondo la teoria dei quanti degli stati di polarizzazione della radiazione elettromagneti a. Ri ordiamo allora he un'onda elettromagneti a
mono romati a e aratterizzata, oltre he da un numero d'onda k e dalla
relativa pulsazione ! = 2 = jkj; an he da un vettore di polarizzazione
", il quale des rive in he modo e on quale ampiezza il ampo elettri o ed
il ampo magneti o os illano nelle due direzioni ortogonali alla direzione
di propagazione ssata dal versore k^ = k=! . In parti olare il vettore
del ampo elettri o si s rive
E (x; t) = Re (" expfik  x i!tg) ;
dove " e omplesso e ortogonale a k . Allora l'intensita della radiazione
e proporzionale a j"j2 = "  " ; mentre le fasi di " determinano la traiettoria della punta del vettore E nel piano ortogonale a k^ . Fissando una
direzione n in questo piano, possiamo porre
" = "1 n + "2 k^ ^ n
dove le omponenti "1 e "2 si possono s rivere
(5.5)

"1 = j"j os e

i1

; "2 = j"j sin e


72

i2

La ve hia teoria dei quanti

Quindi abbiamo

E (x; t) = j"j n os os(k  x !t 1 ) +


i

k^ ^ n sin os(k  x !t 2 ) ;
per ui, in ogni punto del raggio, al variare di t il vettore E (t) des rive
un'ellisse nel piano ortogonale alla direzione di propagazione. Si di e allora he la polarizzazione e ellitti a. Nel aso parti olare in ui 1 = 2 ,
l'ellisse degenera in un segmento di retta e si parla di polarizzazione lineare. Ci poniamo ora il problema di interpretare " dal punto di vista
dei fotoni he ompongono l'onda elettromagneti a. Il modulo quadro
j"j2 e ollegato, attraverso l'intensita della radiazione, al numero medio
di fotoni. D'altra parte, possiamo individuare nel vettore omplesso normalizzato "=j"j una grandezza si a propria di ogni singolo fotone. Si
tratta della stessa grandezza per tutti i fotoni qualora la radiazione, oltre
he polarizzata, sia an he oerente , mentre essa varia da fotone a fotone,
ma soltanto per quanto riguarda la fase omplessiva, nel aso di lu e polarizzata in oerente . Il signi ato della polarizzazione di un singolo fotone
appare evidente dagli esperimenti on i ltri polarizzatori.
Un ltro polarizzatore (lineare) e un dispositivo otti o apa e di
las iar passare solo la lu e polarizzata linearmente in una parti olare direzione, detta asse del polarizzatore , he tipi amente oin ide on la direzione lungo la quale sono orientati erti mi ro ristalli he ompongono
il ltro stesso. In generale un polarizzatore non e perfettamente e iente.
Tuttavia, nelle prossime onsiderazioni l'eventuale parziale ine ienza di
un erto ltro polarizzatore P non e signi ativa, per ui possiamo n
d'ora assumere he P las i passare tutta la lu e polarizzata linearmente
lungo il proprio asse, he siamo liberi di identi are on n , e he assorba
ompletamente tutta la lu e polarizzata nella direzione ortogonale a n
(si intende he il raggio luminoso in questione in ide verti almente su P ).
Inoltre, in un buon ltro polarizzatore e per fas i luminosi non troppo intensi, il ampo elettromagneti o soddisfa an ora alle equazioni lineari di
Maxwell proprie dei mezzi ontinui. La linearita di tali equazioni i permette di onsiderare l'azione di P separatamente sulle due omponenti
di E , ioe quella parallela a n , E 1 = (E  n)n , e quella ortogonale ad
esso, E 2 = E E 1 . Quindi la omponente parallela E 1 passa indenne
il ltro, mentre E 2 viene interamente assorbita. Di onseguenza, in un
punto al di la di P il ampo elettri o vale
E () = E 1 os !t ;
ed e polarizzato lungo n . Essendo l'intensita della radiazione luminosa
proporzionale al modulo quadro del vettore elettri o, il fas io polarizzato
73

Quanti e onde

he emerge da
fattore
(5.6)

P ha un'intensita ridotta rispetto al fas io in idente di un


jE1 j2 = jE 1j2 = os2 ;
jE 1j2 + jE 2j2 E02

essendo l'angolo formato dalla direzione di polarizzazione del raggio


in idente on l'asse del polarizzatore n .
Se ondo la des rizione quantome ani a il raggio luminoso mono romati o e ostituito da fotoni identi i, tutti on energia h e on vettore
di polarizzazione " 5. L'intensita del raggio e proporzionale al numero
medio di fotoni. Nell'attraversamento del ltro polarizzatore un erto numero di fotoni viene assorbito, provo ando una diminuzione dell'intensita
luminosa. Dalla relazione (5.6) dedu iamo quindi he una frazione pari a
sin2 di fotoni viene assorbita, mentre una frazione os2 passa indenne.
Non solo, tutti i fotoni he passano devono essere polarizzati lungo n .
Questa des rizione si appli a an he per intensita in identi os basse
da obbligar i a onsiderare he ias un fotone del raggio interagis a on il
materiale del ltro P indipendentemente dagli altri fotoni. Quindi ias un fotone o passa attraverso P o viene assorbito da esso (un quanto e per
ipotesi indivisibile). E se passa, una volta passato e senz'altro polarizzato
lungo n . Questa a ermazione e perfettamente veri abile ponendo dopo
P un altro ltro polarizzatore P 0 uguale a P e ugualmente orientato.
La lu e lo attraversa senza al una riduzione di intensita, ovvero ias un
fotone ertamente attraversa indenne P 0 .
Mediante il vettore di polarizzazione " possiamo des rivere l'esperimento on il ltro polarizzatore P nel seguente modo: il rapporto
j"1 j2=j"j2 , he vale esattamente os2 ; rappresenta la probabilita he il
fotone attraversi P . Per un singolo fotone non possiamo fare al una
previsione erta sull'esito dell'esperimento. Immaginando he i fotoni in idano su P uno alla volta, se e diverso da 0 e da =2 un rivelatore
posto al di la di P a volte \s atta" e a volte no. D'altra parte, per un
grande numero di fotoni possiamo veri are la orrettezza della nostra
interpretazione: tenendo onto he i fotoni del raggio in idente sono tutti
identi i, se os2 e la probabilita he ias un fotone passi e l'evento he
e ettivamente si veri a non in uenza in al un modo gli altri fotoni, allora il numero di fotoni he passano, e on esso l'intensita della radiazione
emergente, sara mediamente proporzionale a os2 .
Dunque un fotone, on numero d'onda k ssato, possiede ulteriori
gradi di liberta des ritti dal vettore di polarizzazione " , he e ortogonale
a k ed assume valori generalmente omplessi. Il modulo quadro j"j2 non
5Si usa ormai molto piu omunemente E = ~! , dove
Plan k ridotta.

74

 h=2 e la ostante di

La ve hia teoria dei quanti

rappresenta una aratteristi a di singolo fotone, fornendo piuttosto una


misura del numero di fotoni di un erto tipo presenti. Il tipo di fotoni
dipende dal vettore normalizzato "=j"j .
Neppure la fase omplessiva di " ha un signi ato si o per il singolo fotone. Infatti, per una ollezione di N fotoni identi i, essa determina
soltanto la fase dell'os illazione del ampo elettri o ( ioe l'istante di tempo
nel quale la punta del vettore elettri o E passa attraverso un determinato
punto dell'ellisse di polarizzazione). Si veri a sperimentalmente he piu
e bassa l'intensita della radiazione, piu di ile e la misurazione del ampo
elettri o in un dato punto spazio-temporale e quindi piu indeterminata e
la sua fase. In altri termini esiste un prin ipio di indeterminazione tra
la fase della radiazione luminosa ed il numero di fotoni he essa ontiene,
ovvero la sua intensita. Dunque nel aso di un singolo fotone l'indeterminazione sulla fase del ampo elettromagneti o e massima, rendendo
si amente irrilevante la fase omplessiva di " .
Gli stati di polarizzazione di un singolo fotone sono quindi des ritti
da vettori bidimensionali omplessi, normalizzati ed identi ati qualora
di eris ano solo per un fattore di fase omplessivo. Si tratta di due gradi
di liberta reali. Di questi uno, e ioe il modulo quadro di una delle due
omponenti "1 e "2 , risulta misurabile direttamente mediante l'esperimento on il ltro polarizzatore des ritto sopra. L'altro grado di liberta
e la fase relativa tra "1 e "2 , in prati a 1 2 (vedi Eq. (5.5)). Essa
determina la forma dell'ellisse di polarizzazione ed e misurabile mediante
esperimenti di interferenza otti a on altri fas i di polarizzazione nota.
Al giorno d'oggi e possibile e ettuare esperimenti ranatissimi sui fotoni, sfruttando la grande oerenza e mono romati ita dei raggi laser . Un
esempio di tal genere e illustrato, dal punto di vista teori o, nell'App. A.3.

5.1.5. La teoria di Bohr. La me ani a di Newton-Lagrange-Hamilton si rivela inadeguata a des rivere la si a dell'atomo. All'inizio di
questo se olo, l'imponente mole di dati sperimentali riguardante gli spettri di emissione e di assorbimento dei vari elementi da sola sembra imporre la ne essita di un superamento della si a lassi a. In parti olare la
natura degli spettri a righe degli elementi allo stato gassoso pone interrogativi he sembrano irrisolubili nell'ambito della visione lassi a della
natura. Con questo non si vuole impli are he la teoria lassi a fallis a
su tutti i problemi si i alla s ala atomi a, ma he essa, nell'otti a di
Einstein ri ordata nell'introduzione, non sia di fatto in grado di fornire
una des rizione uni ata e onsistente per tutti i fenomeni osservati. Si
tratterebbe ad esempio di giusti are uno stato di equilibrio dinami o
tra parti elle ari he (i ostituenti dell'atomo) he nessun modello basato
75

Quanti e onde

sulla elettrodinami a ries e a riprodurre; ari he in interazione elettromagneti a in moto quasiperiodi o intorno al loro entro di massa sono
soggette infatti a ontinue a elerazioni e in base alla elettrodinami a devono irraggiare energia sotto forma di onde elettromagneti he. Cio e in
palese ontrasto on l'esistenza stessa di atomi stabili. Si noti tuttavia he
non esiste un soluzione esatta nean he per il problema di due ari he in
mutua interazione elettromagneti a, se si tengono in onsiderazione tutti
i gradi di liberta del ampo; quindi potrebbe restare aperta la possibilita
he e etti an ora non ompresi nel omportamento di ari he in moto
a elerato possano portare a orbite stabili senza irraggiamento. Resta il
fatto he la si a lassi a, nell'ambito delle approssimazioni prati abili ,
non ries e a rendere onto dell'esistenza di stati stazionari per sistemi di
parti elle ari he (si veda l'ampia trattazione su [LL60, Ja 75). Illustriamo ora rapidamente il tentativo e ettuato da Bohr di aggirare questa
di olta. Bohr assume il modello di atomo introdotto da Rutherford,
se ondo ui l'atomo e ostituito da un nu leo positivo in ui e on entrata
la maggior parte della massa, e da elettroni legati al nu leo dalla forza
di attrazione elettrostati a, un modello simile a quello del sistema solare.
L'ipotesi di Bohr onsiste nell'assumere he vi sia a livello atomi o una
regola di selezione he permette alle parti elle di seguire solo al une determinate traiettorie tra tutte quelle previste dalla me ani a lassi a; la
regola di selezione s operta da Bohr e formulata in termini delle variabili
d'azione he abbiamo onsiderato al x3.1.1 e pre isamente si assume he
a) le uni he traiettorie permesse siano quelle he orrispondono a valori
interi delle variabili d'azione in unita della ostante di Plan k, ovvero

Ji =

pi dqi = nih ; (i = 1; : : : ; n)

b) gli elettroni possono rimanere stabilmente sulle orbite permesse senza irraggiare, oppure e ettuare un salto ad un'altra traiettoria permessa
emettendo (o assorbendo) un quanto di radiazione on frequenza if =
(Ei Ef )=h (avendo indi ato on Ei l'energia dell'orbita iniziale e on
Ef quella nale).
La selezione di orbite on valori interi di J=h viene hiamata quantizzazione dei livelli energeti i. Non vi sono ondizioni spe i he per quelle
traiettorie a energia positiva he orrispondono a moti aperiodi i. Lo
s hema di Bohr e giusti ato solo a posteriori dal su esso he in ontra
nel prevedere lo spettro di emissione dell'atomo di idrogeno, ma e palesemente inadeguato da un punto di vista teori o. Appare molto restrittiva
la limitazione onnessa alla separabilita del moto lassi o, uni o aso in
76

La ve hia teoria dei quanti

ui si possono de nire le variabili d'azione6. Esiste in e etti una base


intuitiva alla ondizione di quantizzazione, suggerita da Ehrenfest nel
1914 (si veda [Bor62). Se ondo questo punto di vista, se i devono essere grandezze quantizzate he subis ono variazioni dis ontinue solo sotto
l'azione di forze impulsive, quali l'urto tra due atomi o tra un atomo e
un fotone, tali grandezze devono avere la proprieta di rimanere ostanti
del moto sotto variazioni molto lente dei parametri del sistema e questo
restringe la s elta agli invarianti adiabati i . Se ondo questo prin ipio per io le ondizioni di Bohr sono del tutto naturali. Non e tuttavia possibile
sanare in questo modo il ontrasto on l'elettrodinami a.
La teoria di Bohr e nota ome \ve hia teoria dei quanti" ed e ompletamente superata dalla nuova me ani a quantisti a, di ui ostituis e
un'approssimazione in regime \quasi- lassi o" (vedi il x10.2). Per una
trattazione adeguata della spettros opia atomi a rimandiamo al orso di
Struttura della Materia [FR95. Per tutta la \ve hia" teoria dei quanti
vedere il testo [Bor62 he e stato studiato da intere generazioni di si i
e onserva an or oggi tutto il suo valore.
Problema 5.1-1. Determinare i livelli energeti i permessi dalla ondizione di quantizzazione di Bohr nel aso dell'atomo di idrogeno.
Dalla Eq. (3.4) ri aviamo la dipendenza dell'energia dalle variabili d'azione
e per io, ponendo ~ = h=2 e k = e2 troviamo

me4
2~2 n2
dove il numero intero positivo n rappresenta la somma dei tre numeri quanti i
nr ; n# ; n' (indi hiamo on m la massa dell'elettrone, sorvolando sul fatto he
in questa formula dovremmo per maggiore pre isione inserire la massa ridotta).
Le frequenze di Bohr nn0 = (En En0 )=h sono allora date dalla formula di
Balmer


nn0 = R1 n0 2 n 2 ;
dove R1 e nota ome ostante di Rydberg ed ha le dimensioni dell'inverso di
una lunghezza (R11  103
A), ed e legata all'energia di ionizzazione dell'idrogeno,
ioe
E1 = h R1  13:605eV :
Dal legame tra energia e raggio dell'orbita si ha poi he quest'ultimo e dato da

(5.7)

En =

an = n2

~2

me2

6In realta questa e una limitazione prati a, piu he di prin ipio; in e etti e possibile appli are on su esso le ondizioni di quantizzazione a sistemi non separabili
imponendo la ondizione di Bohr direttamente sulle orbite periodi he he esistono in
generale in numero pari al numero di gradi di liberta se ondo un teorema di Weinstein
[Wei73; io e tuttavia prati abile solo on l'analisi numeri a e non era proponibile ai
tempi di Bohr.

77

Quanti e onde

La s ala di lunghezza naturale e per io il raggio di Bohr a =


A.
0:529

~2=me2

Problema 5.1-2. Quali ombinazioni di ostanti fondamentali e; ; ~; m


hanno la dimensione di una lunghezza?

C'e innanzitutto da osservare he la ombinazione = e2 =(~ )  1=137 e


adimensionale (vedi il x12.3), e quindi possiamo ostruire una lunghezza usando
solo tre delle quattro ostanti. Si trova fa ilmente he se es ludiamo ~ l'uni a
possibilita e data da
e2
 = 2  2:818 10 15m = 2:818 fm ;
m
he rappresenta la distanza alla quale l'energia elettrostati a tra due elettroni
oin ide on m 2 ; si trovano poi, dividendo su essivamente per , la lunghezza
di Compton ed il raggio di Bohr

 3:861 10 13m
m
~2
a = = 2 = 2 :
me
Come si vede l'unita naturale di lunghezza alla s ala atomi a e quattro ordini di
grandezza piu grande dell'unita he si puo ostruire senza fare uso della ostante
di Plan k.
 = = =

Problema 5.1-3. Se ondo il prin ipio di Pauli in un atomo a molti


elettroni due elettroni non possono ondividere lo stesso livello quanti o.
Qual e il raggio dell'orbita piu esterna per un atomo on numero atomi o
Z?

Al numero quanti o n orrispondono n2 orbite stabili, he sono date dalle


partizioni possibili n = nr + l + 1, on nr  0 e quindi l = n' + n# < n; ad
ogni valore di l orrispondono poi 2l + 1 valori della ostante del moto p' = ~n';
io impli a he il numero totale di stati disponibili res e ome 2n3 =3, tenendo
onto del raddoppiamento di stati he si ha ammettendo he l'elettrone abbia
un momento angolare intrinse o (l'ipotesi di Goudsmit e Uhlenbe k). Quindi
per un atomo di numero atomi o Z l'elettrone piu esterno avra numero quanti o
n & (3Z=2)1=3 Il raggio aZ dell'atomo sara dato dalla relazione E = Ze2=2aZ =
mZ 2e4 =2~2n2 ossia aZ = ~2 n2 =me2Z / Z 1=3 . Questa previsione non tiene
onto della repulsione elettrostati a tra gli elettroni, he essenzialmente tende a
s hermare la ari a del nu leo e infatti si trovano sperimentalmente dimensioni
res enti on il numero atomi o (da 0.5
A a 2.5
A, si veda ad es.[FR95).
Osservazione. Le ondizioni di quantizzazione di Bohr equivalgono

al prin ipio se ondo ui ogni stato permesso o upa una ella di volume
hn nello spazio delle fasi. Nel aso separabile possiamo ragionare in ogni
sottospazio di oppie anoni he (p; q). La ondizione J = nh i di e he
78

La ve hia teoria dei quanti

l'area della porzione di piano A he ha per ontorno la proiezione dell'orbita ha area multipla intera di h, ome dis ende dalla formula integrale
di Gauss
I
Z
p dq :
dp dq =
A

A

In me ani a quantisti a questo risultato si esprime nel prin ipio di Heisenberg , se ondo ui la misura simultanea di posizione e momento lineare e
soggetta ad una limitazione intrinse a di pre isione: il prodotto q p
non puo essere inferiore a 21 ~ (vedi il x7.3.3).
Notiamo he la ondizione di quantizzazione per J' impli a he la
omponente del momento angolare in direzione z he si identi a on la
ostante del moto p' = J' =2 puo assumere soltanto valori interi in
unita ~. Per la simmetria di rotazione si sarebbe indotti a on ludere
he la omponente del momento angolare in qualunque direzione deve
essere quantizzata allo stesso modo, il he risulta palesemente impossibile
da realizzarsi. Dunque o si ha una rottura di simmetria di rotazione
o la quantizzazione alla Bohr deve essere modi ata. Vedremo he la
me ani a quantisti a da una soluzione del tutto originale al problema
(vedi il ap. 8).

5.1.6. L'esperimento di Stern-Gerla h. La ne essita di spiegare


teori amente la quantizzazione del momento angolare in qualunque direzione viene imposta, piu he dal tentativo di Bohr appena illustrato,
dai risultati dal famoso ed ormai paradigmati o esperimento di SternGerla h. Un fas io di atomi dotati di momento magneti o  viene fatto
passare nella regione di spazio in ui due magneti di forma opportuna
determinano un ampo magneti o B non uniforme. Gli atomi si muovano
originariamente nella direzione x, mentre B e diretto lungo z e prati amente ostante nel piano xy. Esso varia inve e in direzione z . Essendo
  B l'energia potenziale di a oppiamento, ogni atomo e soggetto alla
forza
(5.8)
F = r(   B ) = z Bz ez :
z
Se assumiamo ome naturale he   B sia l'uni o termine della Hamiltoniana he rompe la simmetria rotazionale, abbiamo he la omponente z
del momento magneti o e una ostante del moto, per ui atomi on diverso z sono soggetti a forze diverse e vengono separati nella direzione z . In
un modello atomi o fatto di elettroni orbitanti in modo de nito attorno
ad un nu leo molto piu pesante, il momento magneti o e proporzionale al
momento angolare J del sistema elettroni o rispetto al nu leo stesso. In
un fas io di atomi uguali questi momenti saranno distribuiti in un erto
modo, he dipende da ome il fas io stesso e stato preparato. In assenza di
79

Quanti e onde

ragioni per il ontrario, e naturale assumere una distribuzione piu o meno


isotropi a, per ui il fas io iniziale, per ipotesi ben ollimato, dovrebbe
\aprirsi" in modo piu o meno uniforme.
Il risultato tipi o he si osserva e la separazione del fas io in un numero nito, generalmente pi olo, di sottofas i equispaziati ed an ora ben
ollimati. Questo vuol dire he Jz assume solo un numero dis reto di
valori equidistanti negli atomi del fas io iniziale. La osa sorprendente
e he questo avviene per ogni s elta dell'asse z nel piano ortogonale alla
direzione originaria del fas io, ioe per ogni orientazione dei magneti in
quel piano.
Supponiamo ora di utilizzare questo esperimento per \ ltrare" gli atomi del fas io, de idendo di utilizzare per un esperimento su essivo solo
uno dei sottofas i in ui e stato separato, di iamo quello orrispondente
al valore di Jz piu grande. Sembrerebbe naturale assumere he tutti gli
atomi del nuovo fas io abbiano lo stesso ben de nito valore di Jz e quindi
di z , per ui dovrebbero omportarsi nello stesso modo attraversando
una se onda oppia di magneti di Stern-Gerla h. Si trova he questo e
vero solo se i nuovi magneti sono orientati ome i pre edenti. Se inve e
essi sono ruotati, ad esempio ad angolo retto, rispetto ai pre edenti, lo
stesso fenomeno del primo esperimento si ripete: an he il nuovo fas io si
suddivide nello stesso numero di sottofas i ben ollimati.
Le lezioni he si traggono sono due:
a) Il fenomemo sembra riguardare i singoli atomi, nel senso he il omportamento di un dato atomo on un Jz ssato non e univo amente
determinato.
b) Il momento angolare degli elettroni rispetto ad un asse arbitrario puo
assumere solo un numero dis reto di valori.
Ritorneremo in seguito sull'esperimento di Stern-Gerla h alla lu e della
teoria quantisti a del momento angolare.

5.2. L'equazione di S hroedinger


5.2.1. Onde materiali. L'idea entrale he sta alla base della me ani a ondulatoria origina dalla tesi di De Broglie se ondo ui ad ogni

parti ella materiale e asso iata un'onda la ui lunghezza d'onda  e legata


al momento lineare dalla relazione
h
= :
p
L'idea permette di uni are la trattazione della radiazione se ondo la
teoria dei quanti sviluppata da Einstein on la dinami a delle parti elle
materiali. Per i quanti di lu e vale infatti la relazione 5.4 a p. 72 da ui
segue, se ondo la relazione relativisti a per il fotone E = p e il legame tra
80

L'equazione di S hroedinger

lunghezza d'onda e frequenza, la stessa relazione di De Broglie. L'ipotesi


e per io he la stessa dualita onda orpus olo he si manifesta nella lu e (i
fotoni si omportano ome onde nei fenomeni di di razione e interferenza
e ome parti elle nell'e etto fotoelettri o e nell'e etto Compton) sia piu
generale e si appli hi an he alle parti elle materiali. Consideriamo l'ordine
di grandezza della lunghezza d'onda di un elettrone avente giusto l'energia
di legame dell'atomo di idrogeno:

=2 =

~2

2mjE j me2
he oin ide on il raggio di Bohr . Come si vede l'ordine di grandezza e
quello giusto, il he i onferma di essere nella direzione orretta. Per elettroni non relativisti i , ossia on energia molto pi ola rispetto a 21 MeV ,
la formula di De Broglie si puo s rivere

12:3A
; E0 = 1 eV
(5.9)
 p
E=E0
Si noti he la relazione  = h=p ha inve e validita an he per elettroni a
energia paragonabile a m 2 , ossia elettroni relativisti i. Esperimenti ondotti nel 1927 da Davisson e Germer mostrano hiaramente he gli
elettroni subis ono di razione esattamente ome previsto dall'ipotesi di
De Broglie ( he risale al 1924). Si apre on questi esperimenti una bran a della si a (l'otti a elettroni a) he ostituis e an ora oggi (insieme
on l'otti a neutroni a e on l'otti a a lu e oerente) un fondamentale
strumento per l'indagine della struttura della materia. Se un pennello
elettroni o viene fatto in idere su di uno s hermo on due fenditure separate da una distanza d dello stesso ordine di grandezza della lunghezza
d'onda di De Broglie, e va poi a impressionare una lastra fotogra a posta
dietro lo s hermo, quello he si osserva e del tutto analogo alle gure di
interferenza he si osservano on lu e mono romati a. La distanza tra
le frange di di razione, nota l'energia del fas io elettroni o, permette di
veri are la relazione di De Broglie. Si noti he questa proprieta degli
elettroni e in netto ontrasto on il modello orpus olare. Ipotizziamo infatti he la di razione elettroni a sia dovuta a qual he perturbazione della
traiettoria dovuta all'urto ontro i bordi delle fenditure, on onseguente
variazione asuale della velo ita: dovremmo allora aspettar i he la gura
he viene a formarsi sulla lastra fotogra a sia la stessa an he qualora
las iassimo aperta una sola fenditura per meta del tempo e la se onda
fenditura per un tempo uguale. Si ris ontra inve e he in questo aso nella gura di di razione non si osservano frange di interferenza . La natura
del fenomeno e per io del tutto simile a quella dell'interferenza di onde
luminose mono romati he.
81

Quanti e onde

Quantunque la si a lassi a i renda intuitivo il on etto di onda,


dobbiamo sottolineare he sia per i fotoni he per le parti elle materiali il
modello ondulatorio non puo he ontenere una parte della realta si a.
L'apparente on itto tra la natura orpus olare e quella ondulatoria resta
irrisolto nei lavori pre edenti la me ani a quantisti a, e se ondo al uni
si i ostituis e una di olta an he per quest'ultima. Rimandiamo al
ap. 7 per un a enno a questa problemati a.

5.2.2. Pa hetti d'onda. Sviluppiamo ora gli strumenti matemati i ne essari per des rivere adeguatamente la propagazione di onde in un
mezzo dispersivo e rendere quantitative le idee introdotte nora riguardo
alle onde di De Broglie. Un qualunque fenomeno ondulatorio lineare e des rivibile in termini di una funzione d'onda ottenuta ome sovrapposizione
lineare di onde piane
(5.10)
expfik  x i!(k) tg :
Il vettore d'onda k individua la direzione di propagazione dell'onda piana;
i piani ortogonali ad esso sono piani di fase ostante. La fase assume lo
stesso valore sui piani he distano per multipli della quantita  = 2=jkj,
he viene per io hiamata lunghezza d'onda. La quantita vf = !(k)=jkj si
di e velo ita di fase. Il suo signi ato e molto sempli e: se immaginassimo
di spostar i in direzione k on velo ita vf osserveremmo una fase ostante.
La funzione !(k) aratterizza la dispersione delle onde piane. Per le
onde luminose in un mezzo omogeneo e isotropo di indi e di rifrazione n
indipendente dalla lunghezza d'onda si ha ! = jkj=n, vf = =n, e quindi
non si ha dispersione. Nel aso generale in ui ! sia una funzione non
lineare di jkj, si osserva inve e il fenomeno della dispersione, importante
in otti a e, ome vedremo, di fondamentale importanza per la me ani a
ondulatoria.
E hiaro he le onde piane sono solo una idealizzazione matemati a. Ogni onda reale avra un'estensione nita nello spazio e dovra per io des riversi attraverso una sovrapposizione di onde piane: hiameremo
pa hetto d'onde un'espressione del tipo
(5.11)

(x; t) =

(k) expfik  x i!(k)tg d 3 k

dove l'ampiezza (k) sara tipi amente una funzione on entrata intorno ad
un valore medio hki = k0 : Le onsiderazioni he svilupperemo nel seguito
non dipendono dai dettagli della funzione, ma e piu e onomi o lavorare
su una funzione data in forma espli ita. Per ssare le idee onsideriamo
per io una funzione gaussiana (k)  expf (k k0 = 2 )2 g.
Vogliamo mostrare he un pa hetto d'onda evolve nel tempo in modo
tale he il suo entro si muove on una velo ita vg detta \velo ita di
82

L'equazione di S hroedinger

gruppo" pari a jrk !(k)j. Nella formula he de nis e il pa hetto d'onda


approssimiamo l'esponente on il suo sviluppo di Taylor intorno a k0 .
Conviene a questo s opo sostituire la variabile di integrazione k ponendo
k = k0 +  . Otteniamo os :
(x) /

d 3  exp

 2 + ik0  x + i   x i!(k0 +  )t
Z



t :
 exp fik0  x i!(k0 )tg
exp
 x !
k0
Come si vede il pa hetto d'onde si puo approssimare on un'onda piana di vettore d'onda k0 modulata da una gaussiana entrata nel punto
x = t!= k0 il he e quanto volevamo dimostrare. Notiamo he la velo ita
di gruppo oin ide on la velo ita di fase solo nel aso in ui la frequenza
dipenda linearmente dal vettore d'onda, mentre in generale non vi e relazione tra le due. In taluni asi si puo an he avere vf > (ma vg < ) il
he indi a he la velo ita di fase non e in generale osservabile (si veda il
Probl. 5.2-1 a p. 90.) Quanto alla identi azione della velo ita di gruppo
on la velo ita di propagazione del segnale portato dall'onda, la osa non
e os sempli e (si veda [Bri60); a noi interessa tuttavia il fatto he la
velo ita di gruppo des rive in modo pre iso la velo ita di propagazione
del bari entro del pa hetto d'onde.
Torniamo ora all'idea di De Broglie he onsiste nell'asso iare ad ogni
parti ella elementare un'onda se ondo la relazione   h=mv. Seguendo
un argomento he risale a Fermi, hiediamo i in quale modo un pa hetto
d'onda possa seguire una traiettoria he appaia ubbidire alla legge del
moto di Newton nel limite di pi ole lunghezze d'onda. Sappiamo he nel
aso di propagazione di onde luminose in questo limite si puo appli are
l'approssimazione dell'otti a geometri a he des rive la lu e in termini di
raggi soggetti al prin ipio variazionale di Fermat (vedi il x1.3.2)
Z
ds
=0
(5.12)

vf (!; x)
La velo ita di fase vf = =n dipende in generale dalla frequenza (dispersione) e dalla posizione nello spazio (nel aso generale di un mezzo trasparente non omogeneo). Ci si deve hiedere allora in quali ir ostanze questo
prin ipio diventi equivalente a quello (di Maupertuis) he orrisponde alla
me ani a lassi a
Z
(5.13)

d 3

 2 + i 

E V (x) ds = 0

A questo s opo sara su iente ri hiedere he risulti


p
1
= f (!) E V (x)
vf (!; x)
83

Quanti e onde

per qual he funzione f (!), da determinarsi; an he l'uguaglianza valga in generale, e non soltanto per qual he valore parti olare dell'energia,
dovremo inoltre ammettere he esista un legame tra energia e frequenza, E = E (!), an he questa da determinarsi. Ri hiederemo allora he
la velo ita di gruppo del pa hetto d'onda oin ida on la velo ita della
parti ella vp legata al valore dell'energia se ondo la me ani a lassi a.
Dalla de nizione si trova


 
d! 1
d !
1
vg = =
dk
d! vf
e per io
r

p
1
1
mp
1
d 
!f (!) E (!) V (x)  = 
;
d!
vg vp
2 E (!) V (x)
da ui segue
p

p
m=2
!f (! E 0 (!))
0
=p
f (!) + !f (!) E (!) V (x) + p
E (!) V (x)
2 E (!) V (x)
e in ne
p
m=2 21 !f (!)E 0 (!)
0
f (!) + !f (!) =
:
E (!) V (x)
Derivando rispetto a xi troviamo he ambo i membri dell'equazione devono annullarsi e per io
f 0 (!)=f (!) = 1=!
p
!f (!)E 0 (!) = 2m :
he si risolve fa ilmente nella forma
K
f (!) =
p!
2m
E (!) =
! + E (0)
K
A questo punto siamo in grado di esprimere an he la velo ita di fase in
termini delle grandezze me ani he: risulta
p
p
2 2m
(5.14)
vf = !K E V (x) !  =
Kp
essendo p il momento lineare. Questa non
p e altro he la relazione di
De Broglie, sempre he si identi hi K  2m=~; nel ontempo otteniamo an he la relazione di Einstein E = ~! + E (0). Questo argomento
mostra he la me ani a del punto materiale regolata dall'equazione di
Newton e equivalente alla des rizione del moto in termini di un pa hetto
d'onda he si propaga in un mezzo avente indi e di rifrazione variabile da
84

L'equazione di S hroedinger
punto a punto se la velo ita di fase e legata alla energia me ani a se ondo
la relazione di De Broglie. Si noti he l'analogia tra otti a e me ani a, nei
suoi aspetti formali, era gia ben nota a Hamilton, ma le sue impli azioni
si he sono maturate solo on le idee di De Broglie e S hroedinger e naturalmente on le osservazioni sperimentali delle proprieta ondulatorie delle
parti elle materiali.

5.2.3. L'equazione d'onda. La on lusione ui siamo giunti nelle


pagine pre edenti si puo riformulare a ermando he il vuoto si omporta
per le onde di De Broglie ome un mezzo dispersivo on indi e di rifrazione
pari a
p p
2m
~! V (x) :
(5.15)
n= = 1vf =
~!
Se ri ordiamo a questo punto he il prin ipio di Fermat dell'otti a geometri a e ottenuto nel limite di pi ole lunghezze d'onda dall'equazione
di Helmholtz (vedi [Tor53)
(5.16)
4u + k2 u = 0; k = v! ;
f
risulta del tutto naturale invo are un'equazione d'onda per le onde materiali nella forma
(5.17)
4u + 2m2 (~! V (x)) u = 0
~

he ris riviamo nella forma de nitiva


~2

4u + V (x)u = Eu
2m
he e nota ome \equazione di S hroedinger per gli stati stazionari"7. L'equazione in questa forma ontiene il parametro E legato alla frequenza;
un'equazione he valga per un qualunque pa hetto d'onde si ottiene assumendo una dipendenza periodi a dal tempo del tipo exp( i!t), il he
omporta
u
(5.19)
!u  i :
t
Siamo os ondotti all'equazione di S hroedinger
(5.18)

(5.20)

i~

 (x; t)
~2
=
4 (x; t) + V (x) (x; t)
t
2m

7I prin ipi fondamentali della me ani a ondulatoria sono enun iati da S hroedin-

ger in una serie di quattro lavori apparsi tutti nei primi mesi del 1926 su Annalen der
Physik [S h26. Si veda [S h77 per la traduzione in inglese.

85

Quanti e onde

Le due equazioni sono equivalenti per (x; t) = exp( iEt=~) u(x). Ci


si hiedera quale valore abbia l'argomento he i ha ondotto a ri avare
la forma dell'equazione. Posto he le proprieta ondulatorie della materia
hanno una solida base sperimentale, il problema onsiste nel risalire ad
una equazione d'onda a partire dal omportamento dei pa hetti d'onda
nel limite di pi ole lunghezze d'onda, dettato dalla me ani a lassi a. A
priori esiste una erta arbitrarieta in questa ri ostruzione, ad esempio si
potrebbe immaginare di aggiungere al potenziale V (x) dei termini irrilevanti nel limite lassi o. Tuttavia per ostruire termini he oinvolgano
la ostante fondamentale ~ e ne essario disporre di una grandezza di dimensione lunghezza 2 . In ogni problema spe i o si potra disporre di una
simile grandezza, ma non in generale. La questione ambia aspetto se
ammettiamo he le onde si propaghino in uno spazio dotato di urvatura intrinse a: in tal aso infatti e la geometria dello spazio a fornire la
grandezza desiderata, lo s alare Riemanniano R, ed e pertanto ipotizzabile
una orrezione al potenziale proporzionale a ~2 R=m he ha le dimensioni
si he orrette (vedi ad es. [DeW57, DMO94).
L'equazione di S hroedinger sara assunta ora ome ipotesi di lavoro e
si lavorera in termini analiti i per dedurne le onseguenze piu importanti. Si noti il pe uliare arattere omplesso della funzione d'onda he
rende l'equazione radi almente di erente dalla equazione d'onda dell'otti a, in ui i ampi si possono sempre assumere reali. La di erenza tra
i due asi (onde materiali e otti a) risiede nella relazione di dispersione
rispettivamente
a) !(k) = k (otti a)
b) !(k) = ~k2 =2m (onde materiali).
Il termine k2 dell'equazione stazionaria si puo pertanto identi are nei
due asi on
a) k2 / !2
b) k2 / ! .
Cio ondu e a un'equazione del se ondo ordine nel tempo per l'otti a e
del primo ordine per le onde materiali, il he impli a notevoli di erenze
sulle proprieta delle soluzioni. Ad esempio, mentre in otti a ondulatoria
e ne essaria la onos enza ad un erto istante t0 sia dell'ampiezza dell'onda he della sua derivata temporale, per l'equazione di S hroedinger
il dato iniziale su iente per ostruire la soluzione ad ogni istante su essivo si ridu e alla onos enza della sola (x; t0 ). In io l'equazione di
S hroedinger mostra una stretta analogia on l'equazione di di usione

(5.21)

 1
= D4
t 2
86

L'equazione di S hroedinger

ma se ne di erenzia qualitativamente proprio per il arattere omplesso


delle soluzioni he ha origine nella unita immaginaria presente nel termine di derivata temporale. Non si tratta di una di erenza puramente
formale, ma investe le proprieta si he delle soluzioni delle due equazioni.
L'equazione di di usione rappresenta un pro esso irreversibile, ome ad
esempio la di usione di alore in un mezzo onduttore. Cio omporta
una netta distinzione tra passato e futuro, ossia la "fre ia di direzione
temporale" e ssata. Al ontrario sappiamo he la me ani a lassi a e
des ritta da equazioni reversibili nel tempo: per ogni moto di un sistema
esiste una ondizione iniziale he orrisponde al moto per orso in senso inverso temporale (si pensi ad esempio al moto dei pianeti in ui si immagini
di invertire esattamente tutte le velo ita8). Cio indu e a pensare he an he l'equazione di S hroedinger sia dotata della proprieta di reversibilita
o, ome si di e in gergo, di invarianza per ri essione temporale. In e etti
si puo fa ilmente onstatare he la funzione

T (x; t) = (x; t)
soddisfa alla stessa equazione ui soddisfa (x; t). Una dis ussione piu
pre isa di questa importante proprieta dell'equazione di S hroedinger sara
fornita nel ap. 9.
Conviene ssare al une denominazioni di uso omune he impiegheremo frequentemente nel seguito. L'equazione di S hroedinger si s rive
formalmente

(5.22)
i~ = H
t
dove H  ~2 4=2m + V (x). H e un operatore lineare detto operatore
Hamiltoniano o sempli emente l'Hamiltoniano. La funzione he ompare nell'equazione di S hroedinger viene denominata funzione d'onda
o, in un ontesto un po' piu generale, vettore di stato. Si noti he
appli ando H ad un'onda piana uk = exp(ik  x) si trova
 2 2
~ k

+ V (x) uk
2m
ma per la relazione di De Broglie il vettore ~k oin ide on il momento
lineare p e per io

 2
p
+ V (x) uk
(5.24)
Huk =
2m

(5.23)

Huk =

8La presenza di ampi magneti i potra ri hiedere qual osa di piu he questa
sempli e operazione.

87

Quanti e onde

dove si ri onos e la forma della Hamiltoniana lassi a. Questo fatto


suggeris e un metodo rapido per ottenere l'Hamiltoniano a partire dalla orrispondente funzione lassi a H (pi ; qi ): sara su iente de nire H
ome l'operatore lineare he si ottiene sostituendo ad ogni omponente pi
l'operatore di erenziale
pi = i~ q i
e ioe


 i
i
i
(5.25)
H (pi ; q ) ! H (pi ; q ) = H i i ; q
q
i
L'operatore q , de nito ome
(5.26)
qi (x) = xi (x)
e apparentemente banale, ma onviene introdurlo per omogeneita ( ome
vedremo piu avanti ad ogni grandezza si a osservabile sara asso iato un
operatore lineare ). Questa \regola di orrispondenza" e valida se si impiegano oordinate artesiane fq1 ; : : : ; qn g, ma e inappli abile a oordinate
urvilinee. Si trova ad esempio he per oordinate polari si deve porre

(5.27)
pr ! i~ 1r r
r:
An he in oordinate artesiane tuttavia la regola di sostituzione e in generale ambigua: he osa si deve intendere orrispondere alla funzione lassi a qp, he potrebbe omparire ome termine additivo alla Hamiltoniana
di un sistema on a oppiamenti magneti i? A livello di me ani a lassi a qp e pq sono ovviamente indistinguibili, non os gli operatori qp e pq,
he anzi soddisfano la regola di ommutazione di Heisenberg 9
(5.28)
q p p q = i~1
he ostituis e la base della formulazione algebri a della me ani a quantisti a di Heisenberg, Born, Jordan e Dira 10. Una pres rizione ampiamente adottata e quella di simmetrizzare l'espressione della funzione lassi a prima di appli are la regola di orrispondenza, ma esistono altre pres rizioni altrettanto legittime (si veda l'App. B.8). In realta questo non
ostituis e un serio problema. E del tutto naturale he vi sia una fondamentale ambiguita nel risalire all'Hamiltoniano quantisti o a partire da
un suo orrispondente lassi o, os ome non i si puo aspettare he l'otti a geometri a ontenga odi ata in se tutta la si a della propagazione
9Il simbolo 1 sta ad indi are l'operatore unita, tale ioe he 1  per ogni .
10Le regole di ommutazione anoni he in questa forma simboli a sono dovute a
Dira [Dir25 ed a Heisenberg, Born e Jordan [BHJ25 (vedi [MR82, vol. 3, ap. i e
vol. 4, ap. iv.)

88

L'equazione di S hroedinger

delle onde. C'e da aspettarsi he la me ani a quantisti a sia intrinse amente piu ri a di quella lassi a, he pero i serve ome valido punto di
partenza.
Gli operatori p; q assumono un'importanza fondamentale in me ani a
quantisti a, e vengono denominati operatori anoni i. Una proprieta
importante di essi e espressa dal
Teorema di Wintner. Gli operatori anoni i non possono essere

entrambi operatori limitati.

Cio impli a he lo spettro di almeno uno degli operatori deve ostituire


un insieme illimitato di punti. Per la dimostrazione, sorprendentemente
sempli e se si utilizzano gli strumenti elementari dell'analisi funzionale,
si vedano ad es. [Put67, Ono84. L'uni a proprieta he entra nella
dimostrazione e data dal fatto he p; q sono operatori autoaggiunti he
soddisfano le regole di ommutazione di Heisenberg. L'altra proprieta ui
soddisfano gli operatori anoni i e ostituita dal seguente11
Teorema di Von Neumann. Se due oppie di operatori autoaggiunti (p; q) e (p0 ; q0 ) in L2 (Rn ) soddisfano le regole di ommutazione di
Heisenberg, esiste una trasformazione unitaria
(5.29)
q 0 = U q U y ; p0 = U p U y :
Osservazione. Al ne di alleggerire la notazione, ove non i sia peri olo di ambiguita, impiegheremo d'ora innanzi lettere latine q e p per
indi are gli operatori anoni i.

Un'appli azione immediata si ha al problema della invarianza di gauge


in me ani a quantisti a. Dalla me ani a lassi a sappiamo he l'interazione di una ari a on il ampo elettromagneti o si des rive nel
formalismo anoni o attraverso la osiddetta sostituzione minimale
e
(5.30)
p ! p A:

An he nell'equazione di S hroedinger e naturale e ettuare la medesima
sostituzione sugli operatori anoni i. L'Hamiltoniano per un sistema di
parti elle di massa m e ari a e sara dato da
2
X ~2 
(5.31)
p e A(q ) + V (q ) :

2m
11In realta i sono al une ondizioni te ni he da introdurre dell'enun iato del teore-

ma. Si veda piu avanti a pag. 242 e la dimostrazione ompleta, non priva di sottigliezze,
in [Put67.

89

Quanti e onde

D'altronde e ben noto he il potenziale A ontiene gradi di liberta sovrabbondanti, in quanto lo stato si o del ampo elettromagneti o e determinato soltanto dai ampi E ; B : e possibile infatti e ettuare una trasformazione sul potenziale
(5.32)
A(x) ! A0 (x) = A(x) + r(x)
senza he ambi la si a del problema. Dimostreremo allora il seguente
Teorema 5.2.1. Gli operatori Hamiltoniani H [A e H [A0 sono unitariamente equivalenti, ossia esiste una trasformazione unitaria U tale
he
H [A0 = U H [A U y :
(Come sara hiaro dalla formulazione generale della me ani a quantisti a, due Hamiltoniani legati da una trasformazione unitaria des rivono la
stessa si a, ed e questo il risultato enun iato dal teorema.)
Dimostrazione. Si onsiderino gli operatori p eA= ; p eA0 =
he ompaiono nei due operatori Hamiltoniani. E hiaro he si potra
s rivere
p eA0 = = p er= eA= = p0 eA= ) p0 = p er= :

Gli operatori p0 e q 0 ( q) formano un insieme di operatori anoni i: per


questo e essenziale he il termine aggiuntivo r sia un gradiente, ome
e ri hiesto dalla regola di ommutazione anoni a [p0i ; p0j = 0; si appli a per io il teorema di Von Neumann. Espli itamente poi e immediato
ostruire la trasformazione unitaria U :



e 
(5.33)
p0 = exp i e  p exp i  ;
~
~
ome si veri a appli ando la formula (B.1.12) a p. 493 (nel
u
P aso di pi
parti elle la trasformazione di gauge omporta una somma e (q )).

L'interazione delle parti elle ari he on il ampo elettromagneti o ostituis e l'esempio piu sempli e di interazione di gauge; se ne trovera una
trattazione piu approfondita nel ap. 12.
Problema 5.2-1. Appli are la
p sostituzione

niana lassi a relativisti a H =


S hroedinger orrispondente.

p2 + m2 2

p ! i~r all'Hamilto-

e ri avarne l'equazione di

L'equazione he si ottiene me ani amente attraverso la sostituzione omporta una radi e quadrata di un operatore di erenziale; a questo si da fa ilmente

90

L'equazione di S hroedinger
un signi ato in termini di trasformata di Fourier:

i~ t =

= (2~) 3=2
da ui segue

~2r2 + m2 2

d 3 p (p; t) exp(ip  x=~)

i~ t (p; t) = p2 + m2 2 
p

Tuttavia quest'equazione, per quanto ben de nita dal punto di vista matemati o,
presenta proprieta si he insoddisfa enti (vedi [S h64). Si preferis e onsiderare
l'equazione he si ottiene derivando una se onda volta rispetto al tempo

~2t2

= 2 ~2 r2 + m2 4

he si puo mettere nella forma manifestamente invariante di Lorentz


(5.34)

 

1 2

2 t

 m 2

= 0:

Si trova os un'equazione he si ridu e all'equazione d'onda per m ! 0 e


he prende il nome di equazione di Klein-Gordon. L'equazione ontiene una
ostante on le dimensioni di una lunghezza, ~=m , he e proprio la lunghezza
d'onda Compton della parti ella. Nel aso dell'elettrone questa vale approssimativamente
~ = ~  400 fm = 4  10 13 m ;
m m 2
dunque ir a quattro ento volte le dimensioni aratteristi he di un nu leo, he
orrispondono inve e esattamente alla lunghezza d'onda Compton dei mesoni ,
la ui esistenza fu ipotizzata da Yukawa proprio sulla base di questa equazione
d'onda12.

Le regole di ommutazione anoni he (5.28) assumono un signi ato si o alla lu e del teorema generale he illustreremo piu avanti (vedi il
x7.3.3). Da esse dis ende infatti he, ome anti ipato nel x5.1.5, esiste
un limite assoluto alla pre isione on ui e possibile misurare ontemporaneamente posizione e momento lineare di una parti ella (prin ipio di
indeterminazione di Heisenberg, si veda il su essivo x5.2.10).

12200 MeV fm e un'ottima approssimazione per ~ . Si veda la tabella a pag. 524


per i valori piu pre isi di ~ e m 2 .

91

Quanti e onde

da

Problema 5.2-2. Veri are he le due matri i in nite Q e P de nite


0

p0
B

1
0
~ ..
Q=
2! .
0
..
.
0
p0
B 1
B
r
B 0
~
!B
B .
P =i
.
2 B
B .
B 0

..
.
r

B
B
B
B
B
B
B


1
0
p
2

:::

1
0
p
2

:::

0
p

0
0
2
0p
0
0
3 0
...
..
..
pn . 1 0.
:::
...
0
0
0
p
2
0p
0
0
3 0
...
...
...
p
n 1 0
:::
...

:::
:::
:::

:::
: : :C
C
: : :C
C
.. C
C
pn : :. :C
C
A
... ...
1
::: :::
: : : : : :C
C
: : : : : :C
C
.. C
C
pn : :. :C
C
A
... ...

soddisfano le regole di ommutazione di Heisenberg; se ondo il teorema


di Von Neumann deve per io esistere una trasformazione unitaria he lega
(Q; P ) agli operatori anoni i (q; p). Dimostrare inoltre he la matri e
(P 2 + !2 Q2 ) e una matri e diagonale on autovalori (2n + 1)~!.
Osservazione. Il problema pre edente illustra una via alternativa
allo sviluppo della nuova me ani a. Abbiamo nora seguito il metodo
di S hroedinger, la me ani a ondulatoria; un'altro metodo, piu astratto, e quello della me ani a delle matri i, sviluppato da Heisenberg,
Born e Jordan in [BHJ25 (vedi [Hei63, Kem37, MR82). In essa si
parte dall'assunto he le osservabili si he sono des ritte da matri i e, in
parti olare, le variabili di posizione e impulso devono essere rappresentate
da matri i \ anoni he", quali (Q; P ). Si deve allo stesso S hroedinger
(vedi [S h77) la dimostrazione del fatto fondamentale he le due formulazioni sono equivalenti: le matri i di Heisenberg{Born{Jordan sono pre isamente le \matri i{rappresentative" degli operatori di erenziali (q; p)
nella base delle autofunzioni dell'Hamiltoniano, se ondo un linguaggio
he introdurremo gradualmente nel seguito (vedi x5.2.5, x5.2.7 e per la
trattazione generale il ap. 7). La formulazione generale della me ani a
quantisti a e opera essenzialmente di P. A. M. Dira .
5.2.4. Onde di probabilita. L'idea si a alla base della me ani a ondulatoria di S hroedinger e dunque molto sempli e. L'origine della
quantizzazione dei livelli atomi i e da ri er are nel arattere ondulatorio delle parti elle materiali he fa s he gli stati stazionari di un atomo
siano assimilabili ad onde stazionarie di vibrazione elasti a di un mezzo
ontinuo. Resta a questo punto pero da hiarire se questa e solo un'utile
92

L'equazione di S hroedinger

analogia o se al ontrario esista on retamente un mezzo elasti o a livello


mi ros opi o. Quest'ultimo punto di vista e hiaramente ina ettabile per
vari motivi: l'idea he una parti ella ari a ome l'elettrone possa essere
estesa su distanze della s ala dell'
Angstrom o addirittura del mi ron e in
netto ontrasto on il fatto he l'elettrone si manifesta sempre ome parti ella puntiforme, senza struttura interna. Nei fenomeni di interferenza he
si osservano on elettroni lenti, il fatto ru iale onsiste nella ir ostanza
se ondo ui le frange di di razione sono formate dall'a umularsi di un
grande numero di elettroni sulla lastra fotogra a e i si trova di fronte al
problema di rendere onto dei fatti seguenti:
a) ogni elettrone da origine a un singolo punto sullo s hermo
b) l'a umularsi di migliaia di elettroni ri ostruis e la gura di di razione ,
e in ne
) l'interferenza non puo essere dovuta a interazione tra gli elettroni , in
quanto e possibile dosare il fas io elettroni o a un usso tanto debole da
potere onsiderare he ogni elettrone arrivi del tutto isolatamente sullo
s hermo13. Se la ari a dell'elettrone fosse davvero distribuita in un atomo
su distanze dell'ordine del raggio di Bohr resterebbe da spiegare il motivo
per ui le varie omponenti ari he di questo uido non interagis ono tra
di loro; si dovrebbe ioe tenere onto di una forza repulsiva di autointerazione. Al ontrario il su esso dell'equazione di S hroedinger nel al olare i livelli atomi i on notevole pre isione es lude un'autointerazione di
questo genere.
Ci troviamo ora di fronte a quello he puo essere onsiderato il problema entrale nella omprensione della me ani a ondulatoria: nell'esperienza delle due fenditure dobbiamo allo stesso tempo attribuire all'elettrone la natura di parti ella puntiforme e quella di onda estesa nello
spazio . La nuova me ani a deve on iliare questi due on etti in modo onsistente. Dobbiamo osservare a questo punto he i modelli on ettuali (quello di onda e quello di parti ella) sono ovviamente legati alla
nostra esperienza del mondo ma ros opi o; non dovremmo sorprender i
he addentrando i nel mondo atomi o (e ioe s endendo di die i ordini di
grandezza nella s ala delle lunghezze e an or di piu nella s ala delle masse)
questi modelli possano risultare inadeguati. L'evidenza si a i ostringe
allora a introdurre un nuovo on etto di parti ella quantisti a (il quantone, ome viene de nito nell'opera di Levy-Leblond e Balibar [LLB90)
dotato di proprieta non ri ondu ibili a una modellisti a ma ros opi a .
13La gura 5-2 e ottenuta attraverso una simulazione numeri a; si veda [MMP76

per la des rizione dell'esperimento reale. Si veda an he [K+ 84 per una ri a presentazione di fotogra e di interferometria elettroni a. Per una trattazione teori a
dell'esperimento si veda il x7.9.1

93

Quanti e onde

Figura 5-2. La formazione di frange di interferenza originate o dall'a umularsi di elettroni su una lastra fotogra a simulata numeri amente; a) 100 parti elle, b) 500 , )
1000, d) 5000.

A ettata l'idea he la des rizione della si a alla s ala atomi a ri hieda


un nuovo modello, resta da individuare quale signi ato attribuire alla
funzione d'onda. Gia po hi mesi dopo la pubbli azione del primo lavoro
di S hroedinger tuttavia Max Born [Bor60 avanzo l'ipotesi se ondo ui
la natura ondulatoria delle parti elle atomi he fosse da interpretare in un
modo del tutto rivoluzionario: la funzione d'onda di S hroedinger e da
intendere in senso probabilisti o , essa ioe ontiene informazioni statisti he sullo stato del sistema mi ros opi o. Piu pre isamente, la funzione
(x; t) = j (x; t)j2 ostituis e la densita di probabilita relativa alla
posizione della parti ella; in altre parole, la probabilita he la parti ella
sia rivelata in un volume V e data dall'integrale della  esteso a V . La
funzione e detta per io l'ampiezza di probabilita. In questa interpretazione del signi ato si o della funzione d'onda sta tutto il arattere
rivoluzionario della nuova me ani a. Ad un esame piu approfondito i si
rende onto infatti he la natura lineare dell'equazione di S hroedinger per
l'ampiezza di probabilita rende la teoria radi almente di erente da una
teoria di dinami a lassi a in presenza di una omponente \sto asti a" o
\aleatoria", quali ad esempio le teorie he des rivono il moto browniano.
94

L'equazione di S hroedinger

Vi sono stati numerosi tentativi, an he re enti (vedi ad es.[Nel67) per


ri uperare un'interpretazione della me ani a ondulatoria in termini piu
tradizionali | la ne essita di una des rizione statisti a delle parti elle
elementari sarebbe dovuta ad un ampo subatomi o non osservabile he
perturba il movimento delle parti elle in modo del tutto asuale | ma
questo tipo di interpretazioni, oltre a non o rire una des rizione piu sempli e, nel migliore dei asi riprodu ono gli stessi risultati della me ani a
ondulatoria al prezzo di introdurre elementi non osservabili e on aratteristi he del tutto pe uliari (in un erto senso simili a quelle dell'etere ,
introdotto quale supporto delle onde elettromagneti he e poi dimostrato
del tutto eliminabile dalla teoria). L'interpretazione probabilisti a della
funzione d'onda supera di un olpo solo le di olta legate alla ari a estesa e rende onto della natura delle frange di interferenza elettroni a ui
abbiamo a ennato in pre edenza. Nel seguito entreremo gradualmente
in ontatto on le onseguenze di questa impostazione della me ani a
ondulatoria, non prive di aspetti talora apparentemente in ontrasto on
l'intuizione. Lo sforzo he si ri hiede ad un primo avvi inarsi alla nuova
teoria e dupli e, sia on ettuale he te ni o, legato all'a quisizione degli
strumenti matemati i ne essari per sviluppare la teoria.

5.2.5. Proprieta matemati he dell'equazione. Prima di approfondire gli aspetti teori i legati all'interpretazione si a dell'equazione di
S hroedinger e della funzione d'onda ( ap. 7), esploreremo le prin ipali
proprieta dell'equazione dal punto di vista matemati o. L'equazione e
innanzitutto lineare, omogenea e del primo ordine del tempo. La linearita omporta he date due soluzioni 1 (x; t) e 2 (x; t) an he una loro
arbitraria ombinazione lineare 1 1 + 2 2 rappresenta una soluzione,
per qualunque s elta dei parametri omplessi i . Lo spazio di tutte le
soluzioni e per io uno spazio lineare ed ogni soluzione e identi abile on
un vettore in tale spazio; si puo fa ilmente onstatare he la dimensione
di questo spazio e in nita, il he ostituis e una inevitabile sorgente di
di olta he saranno da a rontare armati della matemati a adeguata
(analisi funzionale). Per ogni oppia di vettori nello spazio verra de nito
un prodotto s alare
(5.35)

h 1j 2i 

d 3x

1 2

he onferis e allo spazio delle soluzioni dell'equazione di S hroedinger


una struttura di spazio metri o. Gli spazi funzionali he si onsiderano nelle appli azioni di me ani a quantisti a sono aratterizzati dalla
ulteriore proprieta di ostituire spazi di Hilbert separabili : si tratta di
spazi in ui vale il riterio di onvergenza di Cau hy e he ammettono
una base numerabile. Per gli elementi di analisi lineare he ostituis ono
95

Quanti e onde

requisito fondamentale per tutta la me ani a quantisti a, rimandiamo a


[BRS93, Ono84. Ri ordiamo almeno a questo punto, pero, la notazione
di Dira per indi are i vettori in uno spazio di Hilbert. Un qualunque
vettore sara rappresentato dal simbolo j i , detto ket. Vettori di erenti
saranno distinti inserendo nel simbolo tutto quanto ne essario allo s opo,
ad es. jEn i puo rappresentare una soluzione on energia En , oppure jki
un'onda piana di numero d'onde k . La omodita della onvenzione si
apprezzera nel seguito (si veda ad es. il ap. 8). Ad ogni vettore e asso iato (per il noto teorema di Riesz) un funzionale lineare: questo e indi ato
on il simbolo h j, detto bra. Il valore del funzionale lineare h1j sul vettore j2i si indi a mettendo uno di an o all'altro i due simboli h1j j2i o
piu onvenientemente h1j 2i, he suggeris e per io l'interpretazione di h j
ome il oniugato di j i e in modo naturale h1j 2i rappresenta il prodotto
s alare tra i due vettori. Altre ombinazioni di bra e ket sono ammissibili;
ad es. l'a ostamento j1i h2j ha un signi ato immediatamente visibile;
appli ando questo oggetto a qualunque vettore j3i si ottiene j1i h2j 3i he
rappresenta un vettore parallelo a j1i per qualunque j3i; si tratta per io
di un operatore lineare di proiezione.
Per una base di vettori ortonormale fjni jn = 1; 2; : : :g le relazioni
di ompletezza e di ortogonalita assumono una forma molto sempli e
nel formalismo di Dira
X
jni hnj = 1 ; hnj ki = nk :
n

Si trova ad esempio, sfruttando la relazione di ompletezza, ome il prodotto s alare di due vettori si esprime in termini delle omponenti
X
X
hj i = hj ni hnj i = n n :
n

Ri ordiamo in ne he valgono le identita h1j 2i = h2j 1i e


h1j A j2i = h2j Ay j1i
essendo Ay il oniugato Hermitiano dell'operatore lineare A. D'ora
in poi indi heremo on (x) la funzione d'onda e on j i il vettore he
le orrisponde nella visione piu astratta in termini di spazi lineari, e se ondo ne essita passeremo dall'una all'altra notazione senza preavviso.
L'equazione di S hroedinger stazionaria si s rive allora simboli amente
(5.36)
H jE i = E jE i ;
il vettore jE i si di e un autovettore dell'energia appartenente all'autovalore E (la orrispondente funzione d'onda (x) si di e inve e un'autofunzione dell'energia). Un determinato autovalore dell'energia si di e nondegenere se la orrispondente autofunzione e determinata univo amente,
96

L'equazione di S hroedinger

a meno s'intende di una ostante di proporzionalita. L'autovalore dell'energia si dira inve e n-volte degenere allor he ad esso appartengono n
autovettori linearmente indipendenti. Impareremo a ollegare questa proprieta alle proprieta di simmetria del sistema si o.
Utilizzando la relazione di ompletezza si esprime fa ilmente l'azione
di un qualunque operatore lineare A in una data base nel modo seguente:

A jni =

jmi hmj A jni


Am n jmi ;

dove Am n = hmj A jni ostituis e una matri e in nito{dimensionale he


viene denominata la matri e rappresentativa dell'operatore A. Si veri a
fa ilmente in base alla de nizione he ad un prodotto di operatori A B
viene asso iata la matri e rappresentativa ottenuta mediante il prodotto
righe per olonne delle due matri i rappresentative dei due operatori. Si
noti he la matri e rappresentativa dell'Hamiltoniano nella base dei suoi
autovettori e una matri e diagonale

0
E H E 00 = E 0 E 0 E 00 ;
e in base a questa proprieta la determinazione delle autofunzioni dell'equazione di S hroedinger e equivalente alla diagonalizzazione dell'Hamiltoniano. Se ondo il risultato del Probl. 5.2-2 possiamo on ludere he gli
autovalori dell'Hamiltoniano he des rive un os illatore armoni o 21 (P 2 +
!2 Q2 ) sono dati da En = (n + 12 )~!, un risultato he ritroveremo nel x6.2
in modo piu sistemati o.
Torniamo ora all'equazione di S hroedinger; dal momento he, ome
gia a ennato in pre edenza, una soluzione e individuata univo amente
dall'assegnazione della funzione d'onda ad un determinato istante di tempo, lo spazio delle soluzioni sara identi abile on lo spazio delle possibili
ondizioni iniziali f (x; t0 )g. Quali ondizioni dobbiamo imporre alla funzione d'onda an he sia si amente a ettabile? Non avendone an ora
dis usso l'interpretazione si a, sembrerebbe prematuro porre ondizioni
sulle , e tuttavia e ne essario almeno ir os rivere l'insieme di possibili
stati iniziali: assumeremo he ogni stato iniziale sia aratterizzato da una
funzione di erenziabile (C 1 ) e tale he esista l'integrale

h j i

d 3 x (x) (x)

Una tale funzione d'onda si di e lis ia e a quadrato sommabile. Piu in


generale si deve ammettere di estendere l'equazione di S hroedinger a
uno spazio ostituito da tutte le ( lassi di equivalenza di) su essioni di
97

Quanti e onde

Cau hy ( 1 ; 2 ; ::: n ; :::). Si ottiene in tal modo uno spazio di Hilbert individuato on il simbolo L2 (R3 ). Tuttavia nel onsiderare l'appli azione
di un operatore lineare ome H dovremo in genere limitar i ad un sottospazio opportuno dello spazio di Hilbert, il dominio dell'operatore. Nel
aso dell'operatore he de nis e l'equazione di S hroedinger dovremo assumere he le funzioni d'onda siano di erenziabili on derivate parziali
assolutamente ontinue ed in ne si ri hiedera he la funzione H sia a
sua volta a quadrato sommabile. Non avremo ne essita di entrare in
questi dettagli matemati i troppo di frequente; tuttavia e il aso di sottolineare he talune proprieta elementari dell'equazione di S hroedinger
dipendono in modo ru iale dall'appartenenza della funzione d'onda al
orretto dominio dell'operatore Hamiltoniano.
Teorema 5.2.2. Il prodotto s alare di due soluzioni dell'equazione di
S hroedinger non dipende dal tempo.
Dimostrazione. La dimostrazione e del tutto diretta:

d
h
dt

j 2 i = h dtd 1j 2 i + h 1 j dtd 2 i
1
( hH 1 j 2 i + h 1 jH 2 i) :
=
i~

(Si noti il ambiamento di segno dovuto al fatto he il prodotto s alare


h j i e lineare in  e antilineare in ). Si tratta di mostrare per io he
per l'Hamiltoniano vale la proprieta

hH 1j 2 i = h 1 jH 2 i

(5.37)

ossia l'Hamiltoniano deve essere Hermitiano14. Per dimostrare questa


identita introdu iamo in via preliminare un volume nito
avente super ie di bordo B = 
. Il risultato sara ottenuto nel limite in ui

riempie tutto lo spazio (possiamo pensare a


in termini di una sfera di
raggio R e il limite onsiderato sara R ! 1). La proprieta dis ende da
una sempli e appli azione del teorema di Gauss nella forma
(5.38)

(u4v

v4

u) d 3 x =

(un v vn u) d 2 

avendo indi ato on n la derivata normale e on d 2  l'elemento d'area


sulla super ie di ontorno. Si ha per io, tenendo onto della an ellazione
14Sorvoliamo a questo livello sulle di erenze, seppure sostanziali, esistenti tra
operatori simmetri i e autoaggiunti.

98

L'equazione di S hroedinger

dei due termini ontenenti il potenziale,


~2

hH 1 j 2 i h 1 jH 2 i = 2m
=

ZZ

ZZZ

d 3x

( 1 n

2 n 1 ) d

2

e nel limite in ui
riempie tutto lo spazio l'integrale di super ie deve
tendere a zero. Cio non e in generale vero per ogni oppia di funzioni a
quadrato sommabile ma si dimostra valere per le funzioni he appartengono al dominio dell'Hamiltoniano.


5.2.6. Corrente di probabilita.

to segue ome aso parti olare (


funzione d'onda de nita da

Dal teorema 5.2.2 appena dimostra= 2  ), he la norma della

k k h j i

(5.39)

e indipendente dal tempo e alla lu e della interpretazione probabilisti a


della funzione d'onda potremo sempre porre k k = 1 (diremo allora he
la funzione d'onda e normalizzata ). La quantita   j j2 e pertanto
una densita onservata nel tempo: in e etti se valutiamo la derivata
temporale della funzione  s opriamo he e possibile identi arla on la
divergenza di un ampo vettoriale he assume pertanto il ruolo di orrente (piu pre isamente densita di orrente). Si ha infatti, inserendo
quanto i e o erto dall'equazione di S hroedinger,




=
+
t
t  t
 
 
~2
1
~2
=
4 + V (x)
4 + V (x)
i~
2m
2m
(5.40)
i~
= ( 4
4 )
2m
i~
r )  div j (x; t)
= div( r
2m
avendo appli ato una formula elementare di analisi vettoriale se ondo ui
(5.41)

div(f1 rf2 ) = rf1  rf2 + f1 4f2:

L'espressione he abbiamo ri avato per la orrente assume una forma


intuitiva se sostituiamo alla funzione d'onda la forma
(5.42)

(x) =

(x) expfiW (x)=~g


99

Quanti e onde

Si ottiene infatti
(5.43)

j (x) = Re

p
m

Im f r g

e on un sempli e al olo si trova


(5.44)
j (x) = rW=m
Questa e d'altronde l'espressione he dobbiamo aspettar i tenendo onto
he rW oin ide on il momento lineare (identi ando W on la funzione di Hamilton introdotta nel x2.3.3) e dunque la orrente equivale al
prodotto della densita per la velo ita. Si noti he qualunque soluzione
dell'equazione di S hroedinger he sia reale, o piu in generale on una fase
indipendente da x, avra densita di orrente nulla. Il ampo vettoriale j (x)
rappresenta la (densita di) orrente relativa alla densita di probabilita :
j rappresenta quindi la orrente di probabilita. .
Un'equazione lineare per la densita. La densita  nel aso stazionario
soddisfa ad un'equazione lineare he puo essere utilmente appli ata al
al olo di erti integrali. Derivando su essivamente rispetto a x si ottiene
infatti (assumendo reale, ma an he questa ondizione si puo eliminare)
d
=2 0
dx
0
d2  4m
= (V (x) E )  + 2 2
dx2 ~2
d3  8m
4m
= (V (x) E ) 0 + 2 V 0 (x) 
dx3 ~2
~
e quindi
~2 000
 = (V (x) E ) 0 + 21 V 0 (x)  :
(5.45)
8m
Ora, del tutto in generale, se una densita soddisfa un'equazione di erenziale lineare, da Rquesta si puo ri avare una relazione di ri orrenza sui
momenti hxk i  xk  dx : E su iente integrare per parti piu volte per
ottenere
(5.46)
E
E
D
D
E
D
2
1 V 0 (x) xk + k (V (x) E ) xk 1 = ~ k (k 1)(k 2) xk 3 ;
2
8m
avendo assunto l'annullamento di ogni ontributo al ontorno, ome e
il aso per un problema de nito su R. Questa relazione generalizza il
teorema del viriale he orrisponde a k = 1:
0
1

(5.47)
2 x V (x) = hE V (x)i :
Vedremo un'appli azione di questa formula nel Probl. 6.5-2 a p. 162.
100

L'equazione di S hroedinger
Problema 5.2-3. Considerare il problema pre edente nel aso di una
parti ella vin olata alla semiretta reale positiva. Dimostrare he in questo
aso i sono ontributi al ontorno e he vale la relazione

0

~2
(5.48)
V (x) = j 0 (0)j2 :
2m
Problema 5.2-4. Dimostrare he l'equazione (5.45) e equivalente alla
seguente

~2 000 p
d p
 + E V (x)
(5.49)
E V (x)  = 0 :
8m
dx
5.2.7. Soluzioni stazionarie. La soluzione dell'equazione di S hroedinger si puo mettere simboli amente nella forma
(5.50)
(x; t) = exp ( i H t=~) (x; 0)
se ammettiamo he la funzione esponenziale sia stata de nita per gli operatori lineari in modo da mantenerne le proprieta formali di ui gode in
ampo omplesso. L'analisi funzionale [Tay58, Nai68, BRS93, Ono84
fornis e gli strumenti adatti per tradurre l'espressione formale exp( iHt=~)
in una ostruzione matemati amente ben de nita. Questo strumento e
quello dello sviluppo spettrale dell'operatore H . Per ogni operatore
autoaggiunto esiste una rappresentazione del tipo

H=
(5.51)

dE^
X

2d (H )

 P^ +

2 (H )

 dE^

dove gli operatori E^ ostituis ono una famiglia spettrale (vedi l'App. B.9)
e onviene mettere in evidenza le due omponenti dello spettro: l'insieme
dei numeri reali (H ) = d (H ) [  (H ) ostituis e lo spettro dell'operatore H , d ne e la parte dis reta e  quella ontinua. I proiettori P 
sono de niti dalla dis ontinuita della famiglia spettrale E^ nei punti dello
spettro dis reto. Determinare lo spettro e la famiglia spettrale dell'Hamiltoniano ostituis e il problema entrale nelle appli azioni della me ani a
quantisti a. Vedremo nel seguito quali te ni he sono state sviluppate per
risolvere questo problema. Al di fuori di asi molto sempli i e ne essario ri orrere a metodi di approssimazione (vedi ap. 10). Nella prati a,
anzi he la forma astratta di E^ , se ne onsidera la rappresentazione in
termini di autovettori propri e generalizzati:
X
X
P =
j; i h; j ; dE^ = j; i d h; j

101

Quanti e onde

dove l'indi e e in generale ne essario per i livelli energeti i degeneri.


Anzi he approfondire ora in generale il signi ato di queste formule pro ederemo attraverso esempi espli iti.
Spettro dis reto. Consideriamo innanzitutto il problema di determinare lo
spettro dis reto. Si tratta di determinare tutti i valori reali E (utilizziamo
d'ora in poi il simbolo E per gli autovalori dell'energia) per i quali esistono
soluzioni a quadrato sommabile dell'equazione

(5.52)

Hj

i=Ej i

I valori di E si hiamano autovalori dell'energia e le orrispondenti soluzioni vengono denominate autofunzioni dell'energia. Un determinato
autovalore dell'energia si di e non-degenere se la orrispondente autofunzione e determinata univo amente, a meno s'intende di una ostante
di proporzionalita. L'autovalore dell'energia si dira inve e n-volte degenere allor he esistono n soluzioni linearmente indipendenti. Impareremo a ollegare questa proprieta alle proprieta di simmetria del sistema
si o.
Il problema della determinazione dello spettro d'energia non e molto
diverso, dal punto di vista matemati o, da quello he abbiamo in ontrato nello studio della dinami a lineare dei mezzi ontinui. In quel aso
lo spettro e l'insieme delle frequenze dei modi normali. L'esistenza dei
livelli energeti i dis reti negli atomi sugger appunto l'idea he i sia un
fenomeno ondulatorio al fondamento della si a atomi a. La di erenza he ris ontriamo immediatamente tra l'equazione di S hroedinger e le
equazioni lassi he he des rivono mezzi elasti i e data dalla man anza di
ondizioni al ontorno. L'equazione di S hroedinger e de nita in tutto lo
spazio R3 e io omporta he non tutti i potenziali V (x) danno luogo ad
uno spettro dis reto di energia; d'altra parte la si a atomi a mostra he
i sistemi atomi i presentano sia livelli dis reti di energia sia un ontinuo
di valori he orrispondono agli stati di ionizzazione. Il su esso della
nuova me ani a basata sull'equazione di S hroedinger sta proprio della
apa ita di des rivere in un formalismo uni ato entrambe le omponenti
dello spettro.
Si tenga presente he on una nomen latura derivata dalla si a atomi a, lo stato di energia piu bassa di un qualunque sistema si o viene denominato stato fondamentale, mentre gli stati a energia piu alta sono
detti generi amente stati e itati. Cio allude al fatto he un atomo, he
si trova ordinariamente nel suo stato fondamentale, puo essere \e itato"
ad un livello piu alto in seguito ad una interazione on altri atomi, on
radiazione elettromagneti a e . (si veda [FR95).
102

L'equazione di S hroedinger
Problema 5.2-5. Dimostrare he gli autovalori dell'energia sono reali
e le orrispondenti autofunzioni sono ortogonali
hE1j E2i = 0 (se E1 6= E2 )

Il arattere reale degli autovalori dis ende immediatamente dalla proprieta


H = H y he permette di s rivere
hj H j i  h j H ji
e pertanto
h jH j i = E h j i ; h jH j i = E h j i ;
il he impli a he E deve essere reale. Partendo ora dalle due equazioni
H j 1 i = E1 j 1 i ; H j 2 i = E2 j 2 i ;
si prende il prodotto s alare di entrambi i membri rispettivamente on il se ondo
e il primo vettore in modo da ottenere
h 2 j H j 1 i = E1 h 2 j 1 i
h 1 j H j 2 i = E2 h 1 j 2 i :
Si prende in ne la di erenza membro a membro tra la prima equazione e la
oniugata omplessa della se onda, ottenendo:
0 = (E1 E2 ) h 2 j 1 i
il he, unitamente a E1 6= E2 , impli a h 2 j 1 i = 0.

Autofunzioni appartenenti allo stesso autovalore dell'energia (stati osiddetti degeneri ) non sono ne essariamente ortogonali. Tuttavia da una
qualunque base di autofunzioni degeneri possiamo sempre ostruire (in
in niti modi possibili) una base ortogonale appli ando il pro edimento di
S hmid. In ogni aso per io esiste una base ortogonale di autofunzioni,
he possiamo an he assumere di lunghezza unitaria. Si di e allora he si
e introdotta una base ortonormale di autofunzioni.

Spettro ontinuo. Si avra in generale an he una omponente ontinua dello spettro, he non orrisponde ad autofunzioni in senso stretto. Se E^
e la famiglia spettrale dell'Hamiltoniano, la omponente ontinua dello
spettro orrisponde all'insieme di punti in ui la funzione kE^ k e ontinua e strettamente non- ostante per qual he vettore . Una de nizione
sempli ata di autofunzione dello spettro ontinuo, he ha il pregio di
essere abbastanza intuitiva, e la seguente.
Definizione 5.2.1. Si di e he E e un autovalore dell'energia nello
spettro ontinuo se
a) H = E non ammette soluzioni a quadrato sommabile;
b) esiste una su essione di vettori f n g di norma unitaria tali he
lim k(H E ) n k = 0 :
n!1

103

Quanti e onde

La su essione n puo essere identi ata on N (E^+1=2n2 E^ 1=2n2 )


per qual he opportunamente s elto e on N ssato dalla ondizione di
normalizzazione. La de nizione si appli a in generale per ogni operatore
lineare nello spazio di Hilbert. Ad esempio per gli operatori anoni i
troviamo he lo spettro dis reto e vuoto e tutto lo spettro e ostituito
dalla omponente ontinua.
Problema 5.2-6. Dimostrare he lo spettro dell'operatore q e ostituito da tutto l'asse reale.
L'equazione q (x) =  (x) impli a (x ) (x) = 0 il he signi a he
la funzione d'onda e nulla quasi dappertutto (e per io e il vettore nullo). Non
esistono quindi autofunzioni dello spettro dis reto per q. D'altra parte per ogni
reale  si onsideri la su essione di funzioni
(
0 per jx j > 12 n 2
; (n = 1; 2; : : :):
n (x) =
n per jx j < 21 n 2
Si trova immediatamente (ponendo y = x )

k
k(q )

k2

k2

=
=

Z 1n
2

1n
2
Z 1n
2
1
2n

2
2
2
2

n2 dy = 1
n2 y2 dy = 14 n

e dunque  2  . L'intuizione di e he la su essione di funzioni rappresenta


degli stati in ui il valore della posizione sull'asse reale e sempre piu on entrato
intorno a .
Problema 5.2-7. Dimostrare he lo spettro dell'operatore

tuito da tutto l'asse reale.

p e osti-

Valgono onsiderazioni identi he a quelle appli ate per l'operatore q; onviene ovviamente lavorare nello spazio di Fourier. Consideriamo per io una
su essione di funzioni d'onda la ui trasformata di Fourier sia data da
(
0 per jp j > 21 n 2
; (n = 1; 2; : : :):
n (p) =
n per jp j < 21 n 2

Dato he l'espressione kn k2 assume la stessa forma ome nel problema pre edente nella oordinata momento, si otterranno le medesime on lusioni. Una
funzione d'onda la ui trasformata di Fourier e del tipo n , ioe a supporto nito,
ostituis e un'approssimazione si amente ragionevole ad un'onda piana.

Anzi he utilizzare le su essioni di funzioni a quadrato sommabile (dette


an he "auto-pa hetti-d'onda"), risulta piu agevole introdurre delle autofunzioni generalizzate; questi oggetti non sono vettori nello spazio di
Hilbert ma permettono manipolazioni formali molto simili a quelle he si
104

L'equazione di S hroedinger

operano sui vettori di una base ortonormale. La loro appli azione sistemati a risale a Dira [Dir59. Supponiamo di normalizzare le funzioni della
su essione de nita nella soluzione del Probl. 5.2-6 in modo di erente:
(
0 per jx j > 21 n 1
(5.53)
(
x;

)
=
n
n per jx j < 21 n 1

e hiameremo la \funzione" de nita dal limite n ! 1 un'autofunzione


generalizzata di q. Qual e il prodotto s alare tra due autofunzioni generalizzate? Il prodotto s alare hn; j n; i si al ola fa ilmente nel limite
n ! 1: infatti se  6=  per n su ientemente grande le due autofunzioni
sono diverse da zero in due intervalli disgiunti e pertanto il loro prodotto
s alare si annulla. Dunque si ha
(5.54)
hj i = 0; per  6= 
D'altra parte possiamo fa ilmente al olare l'integrale (omettendo i limiti
in quanto si tratta di tutte integrazioni estese all'intero asse reale)
Z

d hn; j n; i =

d

dx n2  jx j <

1
2n 

jx j < 21n :

Invertendo l'ordine di integrazione si ottiene d hn; j n; i = 1 : Troviamo per io he il prodotto s alare hj i possiede giusto le aratteristi he
della distribuzione di Dira ( ) (vedi l'App. B.5). Pro ederemo
dunque nell'assunzione he questa proprieta delle autofunzioni generalizzate dell'operatore q si possa estendere an he al aso dello spettro ontinuo
di tutti gli altri operatori autoaggiunti. Il aso dell'operatore momento p
i porta a de nire, ome in pre edenza,
(5.55)
pup (x) = pup (x); up (x) = N exp(ipx=~);
in orrispondenza ad ogni p reale. Ovviamente le onde piane non appartengono allo spazio di Hilbert. La normalizzazione orretta si trova
onsiderando la nota relazione
Z
1
eixy dx = (y)
(5.56)
2
il he impone N = (2~) 1=2 . S hematizzando si puo asserire he le formule di algebra vettoriale utilizzate nella des rizione di vettori in termini
di una base ortonormale si trasferis ono allo spettro ontinuo in termini
delle basi di autovettori generalizzati sostituendo la di Dira alla di
Krone ker.
Problema 5.2-8. Si determini lo spettro e le autofunzioni dell'operatore autoaggiunto D = 12 (pq + qp).
105

Quanti e onde

Innanzitutto D onserva la parita delle funzioni d'onda, ioe se ( x) =


allora an he D ( x) = D (x). Possiamo per io restringere D allo
spazio delle funzioni a parita de nita. Consideriamo innanzitutto le funzioni
pari , tali ioe he ( x) = (x) . Se introdu iamo la oordinata  = log jxj
s opriamo he
Z 1
Z 1
j (x)j2 dx =
j (e )j2 e d
0
1
e onviene per io stabilire la orrispondenza
 : (x) = () expf 21 g
he permette di mettere in relazione D on l'operatore p. Risulta infatti:

 (x)

k2

(x)j2 dx =

j()j2 d

e l'azione dell'operatore e esattamente la stessa:


! i 21 ~(q dqd + dqd q)
D
?
?
?
?
y
y
d
i
~


!
p
d
Ne segue he lo spettro di D e ontinuo e le sue autofunzioni generalizzate sono
date da
1
ei jxji 2
= p
u (x) =
2~x
2~
Cos ome le autofunzioni generalizzate di p fornis ono una base per rappresentare funzioni di L2 in termini di integrale di Fourier, le autofunzioni generalizzate di D o rono una rappresentazione del tipo
(x) =

d () jxji

1
2

he viene detta trasformata di Mellin (vedi [BRS93, Ho 71). Il aso antisimmetri o si tratta in modo analogo.

5.2.8. La rappresentazione dei momenti. Abbiamo gia fatto uso


della trasformata di Fourier per risolvere al uni problemi. In e etti l'equazione di S hroedinger si puo interamente riformulare in termini della
funzione (p) de nita da
Z
(5.57)
(p) = (2~) 3=2 d 3 x e ixp=~ (x):
Dal punto di vista della me ani a quantisti a, he svilupperemo nel
ap. 7, questa des rizione equivale a ambiare sistema di riferimento nello
spazio degli stati si i e adottare la base degli autovettori del momento lineare. Si noti he a rigore l'integrale di Fourier e ben de nito solo
106

L'equazione di S hroedinger

per funzioni he siano oltre he a quadrato sommabile an he a modulo sommabile ( ioe 2 L1 \ L2 ). Tuttavia dato he la trasformata di
Fourier de nis e un operatore isometri o, dunque limitato, essa risulta
estendibile per ontinuita a tutto L2 .
Impiegheremo nel seguito il simbolo  = F ( ). L'operatore F presenta notevoli proprieta di ui faremo spesso uso:
a) kF k = k k (identita di Parseval, F e un operatore unitario).
b) F 2 = P , essendo P l'operatore di parita, de nito da P (x) = ( x).
) F 4 = 1.
La se onda proprieta impli a he la formula di inversione e data dalla
stessa formula integrale a meno di un ambiamento di segno nell'esponente:
(5.58)

(x) = (2~)

3=2

d 3 p eixp=~ (p) :

L'ultima identita i informa he l'operatore F ha uno spettro he onsiste


nei soli quattro punti f1; i; 1; ig, le radi i quarte dell'unita.
La rappresentazione dei momenti risulta talvolta onveniente; bisogna
tenere presente he si deve trasformare l'Hamiltoniano inserendo gli operatori anoni i15
8
<q(p) = i~ d (p)
dp
(5.59)
:
p(p) = p(p)
e per io l'equazione he si ottiene potra essere di di ile interpretazione
nel aso in ui il potenziale non sia un polinomio nella oordinata q. In
generale infatti si avra he l'equazione di S hroedinger assume la forma
di un'equazione integrale
(5.60)
dove il nu leo

p2
(p) +
2m

d 3 p V (p p0 ) (p0 ) = E(p)

integrale V e de nito da
V () = (21~)3

d 3 q eix=~ V (x)

Vedremo he questa formulazione e molto onveniente nella trattazione


dei pro essi di urto tra parti elle.
15Si noti he siamo in presenza di un aso parti olare del teorema di Von Neumann,
la trasformazione unitaria essendo realizzata da F .

107

Quanti e onde

5.2.9. La funzione di Green. La soluzione del problema spettrale,


la determinazione ioe delle autofunzioni e degli autovalori dell'Hamiltoniano, permette di risolvere in modo generale l'equazione di S hroedinger
dipendente dal tempo. Consideriamo per sempli ita il aso di spettro
interamente dis reto. Nota la funzione d'onda ad un istante iniziale t = 0;
si potra s rivere
X
(x; t) =
n un (x) e iEn t=~
(x; 0) =

n un (x) :

Dalle relazioni di ortogonalita si ottiene d'altronde


Z

d 3 x um (x) (x; 0) =
=

e pertanto
(x; t) =

XZ

d 3 x um (x) un (x)

nm n = m

d 3 x0 un (x0 ) (x0 ; 0) un (x) e

iEn t=~ :

Invertendo l'operazione di integrazione on la somma della serie si puo


allora esprimere la soluzione nella forma ompatta
Z
(5.61)
(x; t) = d 3 x0 G(x; x0 ; t) (x0 ; 0) ;
on
(5.62)

G(x; x0 ; t) =

un (x)un (x0 ) e

iEn t=~ :

La funzione G e nota ome funzione di Green. Nel aso generale si


deve in ludere un termine di integrale sullo spettro ontinuo. Data ioe
la de omposizione spettrale dell'Hamiltoniano (5.51) si avra
Z
0
(5.63)
G(x; x ; t) = dE^ (x; x0 ) e it=~
essendo E^ (x; x0 ) il nu leo integrale he rappresenta l'operatore di proiezione E^ :
Z
E^ (x) = d 3 x0 E^ (x; x0 ) (x0 ) :
Problema 5.2-9. Dimostrare he la funzione di Green soddisfa l'equazione di S hroedinger (rispetto al primo argomento) on la ondizione
iniziale G(x; x0 ; 0) = (x x0 ).
108

L'equazione di S hroedinger
Alla funzione di Green G(x; x0 ; t) possiamo ri onos ere il seguente signi ato si o: assumiamo he la funzione d'onda al tempo t = 0 sia on entrata in una regione attorno al punto x = x0 . Allora la funzione d'onda
al tempo t, e quindi l'ampiezza di probabilita di rivelare la parti ella in
x al tempo t e data da G(x; x0 ; t). Da qui l'altro termine \propagatore",
talora assegnato alla funzione G. Si veri a fa ilmente he la funzione di
Green soddisfa del tutto in generale un'identita he assume un evidente
signi ato proprio alla lu e di quanto appena detto:
Z
(5.64)
d 3 x00 G(x; x00 ; t1 ) G(x00 ; x0 ; t2 ) = G(x; x0 ; t1 + t2 ) ;

he si interpreta nel senso he l'ampiezza di probabilita della propagazione


da x0 a x si ottiene moltipli ando l'ampiezza di probabilita di propagazione
da x0 ad un punto intermedio x00 per l'ampiezza da x00 al punto nale x e
integrando su tutti i valori di x00 . Se onsideriamo un fenomeno dinami o
aleatorio, quale il moto browniano, la stessa legge di omposizione e soddisfatta dalla densita di probabilita di transizione (si veda [PR69). In
questo fatto risiede la radi ale di erenza tra la dinami a des ritta dall'equazione di S hroedinger e quella dei osiddetti pro essi sto asti i (di usivi). Avremo o asione di utilizzare la funzione G in onnessione on la
formulazione di Feynman della me ani a quantisti a.
Problema 5.2-10. Determinare la funzione di Green per l'equazione
di S hroedinger della parti ella libera.
Dalla de nizione si ha
G(x; x0 ; t) = (2~)

d 3 p exp ip  (x x0 )=~ ip2 t=2m~ :




L'integrale si valuta on la formula di Gauss (vedi l'App. B.7.1) e da




 m 3=2
(x x0 )2
:
exp im
(5.65)
G(x; x0 ; t) =
2i~t
2~t

5.2.10. Valori di aspettazione e osservabili si he.

Se  = j j2
i o re la densita di probabilita per la posizione della parti ella, possiamo
valutare il valore medio a priori della misura di qualunque funzione f (q )
della posizione
Z
hf (q)i = d 3x f (x) j (x)j2 ;
avendo assunto he la funzione d'onda sia normalizzata. In generale si
dovranno onsiderare an he grandezze osservabili he dipendono dal momento lineare (energia, momento lineare e angolare). Adotteremo l'ipotesi
di lavoro se ondo ui la funzione d'onda ontiene gia tutte le informazioni
ne essarie per una des rizione statisti a di tutte le osservabili. Si tratta
109

Quanti e onde

di determinare per io la forma he assume la distribuzione di probabilita


per ogni data osservabile. Consideriamo innanzitutto il momento lineare.
Sappiamo dalla relazione di De Broglie he ad un'onda piana e asso iato
un valore pre iso del momento lineare; ad una generi a funzione d'onda,
esprimibile ome sovrapposizione di onde piane se ondo l'Eq. (5.58), non
orrispondera inve e un valore de nito del momento; potremo tuttavia
identi are nella trasformata di Fourier (p) l'ampiezza di probabilita relativa al momento lineare : assumeremo ioe he la probabilita di determinare un valore del momento lineare in un volume elementare d 3 p sia
data da j(p)j2 d 3 p . Questa idea risulta del tutto naturale alla lu e dei
fatti seguenti:
i) se e normalizzata tale risulta an he , grazie alle proprieta della
trasformata di Fourier.
ii) Il valore medio del momento risulta

hpi =

d 3 p j(p)j2 p =

d 3 x (x)( i~r) (x)

e dunque e esprimibile direttamente in termini della funzione d'onda e


dell'operatore he abbiamo asso iato al momento lineare (si veda l'Eq.
(5.25)).
iii) La distribuzione di probabilita jj2 e suggerita dalla stessa equazione
di S hroedinger in base ad una des rizione dettagliata della misura del
momento (si veda il Probl. 5.2-11 a p. 111).
Una generalizzazione di questo s hema si puo formulare ome suggerito da Dira e ostituis e la base assiomati a della nuova me ani a (tra
parentesi il aso del momento lineare) :
a) ad ogni grandezza si a O si asso ia un operatore lineare autoaggiunto
(p ! i~r);
b) la funzione d'onda e esprimibile ome sovrapposizione lineare di autofunzioni di O
(x) =

d   (x)

de nite dall'equazione O =  (onde piane e integrale di Fourier);


) gli autovalori  ostituis ono i possibili valori he risultano da una
misura di O e la relativa distribuzione di probabilita e data dal modulo
quadro della ampiezza  ;
d) il valore medio di O e dato dalle due espressioni equivalenti
Z

hOi = d  j j =
2

110

d 3 x (x) O (x)

L'equazione di S hroedinger

Quest'ultima proprieta si dimostra tenendo onto he per operatori autoaggiunti le autofunzioni sono ortogonali:
Z

d 3 x  0 = ( 0 ) :

Si ha infatti
Z

d 3x

(x) O (x) =
=
=

Z
ZZ
Z

d 3x

d   (x)O

d0 0 0 (x)

d d0 0 0  ( 0 )

d  j j2

Si noti he in queste formule il parametro  he rappresenta l'autovalore di


O potra in generale assumere valori in un insieme parzialmente ontinuo o
dis reto e quindi il simbolo di integrale sottintende un'eventuale sommatoria sullo spettro dis reto. Questo s hema verra sviluppato in dettaglio
nel ap. 7.
Problema 5.2-11. Valutare il momento lineare di una parti ella in
termini di tempo di volo tra due traguardi e dedurre la relativa distribuzione di probabilita.

Sia (x; t) la soluzione dell'equazione di S hroedinger. Assumeremo di disporre di rivelatori di parti elle da sistemare nella posizione desiderata. Per misurare il momento lineare la parti ella deve essere isolata da ampi di forza esterni.
Quindi la soluzione e quella della parti ella libera ( i ridu iamo al aso di una
dimensione per sempli ita di notazione, ma l'argomento si puo ripetere piu in
generale)
(x; t) = (2~)

1
2

dp (p) expfixp=~ ip2 t=2m~g :

Se misuriamo il tempo ne essario per per orrere un tratto L assegneremo alla


parti ella una velo ita L=t. La funzione d'onda al tempo t nel punto x = vt si
puo stimare on il metodo della fase stazionaria (si veda l'App. B.2) e si ottiene
(vt; t) 

~ (mv) expfimv2t=2~g
p 1 2im
t
2~
r

e dunque j (vt; t)j2  mj(mv)j2 =t. Dato he la probabilita di trovare un momento ompreso tra p = mv e p = mv + dp e data dalla probabilita di trovare
la parti ella tra x = vt e x = (v + dp=m)t, il fattore m=t viene riassorbito e il
risultato e proprio j(p)j2 .

111

Quanti e onde

5.2.11. Relazioni di indeterminazione. Abbiamo gia osservato


he le ondizioni di quantizzazione di Bohr orrispondono all'idea he
ad ogni stato si o per un sistema a n gradi di liberta orrisponda un
volume minimo nello spazio delle fasi pari a hn . Questo fatto e stato
interpretato da Heisenberg in termini di una limitazione intrinse a alla
pre isione on ui e possibile misurare ontemporaneamente posizione e
impulso16. Mostriamo ora ome lo s hema interpretativo introdotto nelle
pagine pre edenti ontenga impli itamente questo prin ipio, noto ome
prin ipio di Heisenberg o prin ipio di indeterminazione . Detta al
solito (x) la funzione d'onda (normalizzata), la deviazione standard della
misura di posizione e data da


2 q = q2

hqi = dx x2 j (x)j2 hqi2


2

mentre la deviazione standard del momento lineare sara data da




Z
Z
d2
2
2
2
 p = dx (x) ~ 2 (x) hpi = dx ~2 j 0 (x)j2 hpi2 :
dx
Possiamo limitar i, senza perdita di generalita, al aso in ui hqi = hpi = 0,
in quanto questa situazione puo essere sempre realizzata traslando l'asse
delle oordinate e dei momenti. Si onsideri ora la disuguaglianza
0

= 2 q +


(x) + ~ 0 (x) 2 dx

j j

2 2 p + 2 Re


p
~
= 2 p + p 2

p

sx

0 dx

~x

2

dx + 2 q

Z
~2
2 p

0 dx :

S egliendo si puo azzerare il primo termine quadrati o e ottenere


2 q 2 p

Z

2
~

0 dx :

R

0 dx)2 ossia

La grandezza di destra e senza'altro maggiore di ~2 (Re x


2 q 2 p

1 ~2
4

Z

(x

0 + x 0 ) dx

2

1 ~2
4

16Senza man are di rispetto a un grande maestro, puo essere divertente ri or-

dare he solo nel 1923 Heisenberg si rese onto dell'importanza da annettere all'analisi
degli errori sperimentali; durante il suo esame di dottorato ris hio infatti una solenne
bo iatura non sapendo rispondere alle domande he Wien gli pose riguardo il potere
risolutivo di un mi ros opio (vedi [MR82, vol. 2, ap. i.8.)

112

L'equazione di S hroedinger

avendo integrato per parti. Segue la disuguaglianza di Heisenberg

q p  12 ~
(5.66)
Una trattazione dettagliata dei prin ipi si i su ui si fonda questo risultato si trova in [Hei63.
Problema 5.2-12. Determinare gli stati (detti pa hetti d'onda minimali ) per i quali si realizza il minimo valore del prodotto delle indeterminazioni q p = 21 ~.
Problema 5.2-13. Dimostrare per operatori anoni i qi ; pi ; (i = 1; 2;
: : : ; n) vale la disuguaglianza
DX E DX E
2
p2i  n4 ~2
q2i
Problema 5.2-14. Trovare il difetto logi o del seguente argomento,
talvolta invo ato per suggerire he l'atomo di idrogeno e stabile grazie al
prin ipio di Heisenberg:



Dalle relazioni di indeterminazione segue p2 x2  49 ~2 ; e quindi


4 me4
H = p2 =2m e2 =r  p2 =2m e2 =r 
9 2~2
p
ome si trova determinando il minimo rispetto a r  hx2 i. In e etti
l'energia dello stato fondamentale e riprodotta a meno del fattore 4=9.
Dove sta il passaggio s orretto?
L'argomento appli a una disuguaglianza he in realta non sussiste; infatti si
fa uso di (1=r)  1=r, mentre la disuguaglianza di Jensen a erma giusto il
ontrario! Si veda [Lie76 per una forma piu forte del prin ipio di Heisenberg
he supera la di olta. Vedi an he il Probl. 10.3-2

113

CAPITOLO 6

Appli azioni elementari


Lo studio dell'equazione di S hroedinger per sistemi si i realisti i,
quali un atomo a piu elettroni o an he la mole ola piu sempli e, non si
presta ad una soluzione in forma analiti a. Tuttavia, al ne di appli are
metodi di soluzione approssimata, e spesso ne essario basare la trattazione su un modello sempli ato esattamente solubile. Risulta pertanto
utile studiare sistemi ultra-sempli ati quali blo hi ostituenti di sistemi
piu omplessi. Attraverso la separazione delle variabili i si puo spesso
ri ondurre al aso di un singolo grado di liberta, he ora studieremo in
qual he dettaglio.

6.1. Sistemi a un grado di liberta


6.1.1. Proprieta generali delle soluzioni. L'equazione staziona-

ria in un grado di liberta


~2 d2 (x)
+ V (x) (x) = E (x)
2m dx2
gode di al une proprieta notevoli per il fatto di essere un'equazione differenziale lineare omogenea del se ondo ordine. Innanzitutto, sotto ipotesi alquanto generali sulla funzione V (x), esiste la soluzione generale nella
forma
(x) = Au(x; E ) + Bv(x; E ) ;
u e v essendo una oppia di soluzioni linearmente indipendenti. Ad
esempio si puo s egliere
(
u(0; E ) = 1 ; u0 (0; E ) = 0
v(0; E ) = 0 ; v0 (0; E ) = 1 :
Si tratta poi di determinare A; B ed E in modo da soddisfare opportune ondizioni al ontorno e la sommabilita di j j2 per il aso degli stati
legati. Una proprieta importante e rappresentata dal teorema di Wronski,
he si tradu e nel fatto he la quantita u0 (x; E ) v(x; E ) u(x; E ) v0 (x; E ) ,
detta \il Wronskiano di u e v", e ostante rispetto ad x. Cio ha ome
immediate onseguenze he i ) se due soluzioni si annullano nello stesso
115

Appli azioni elementari

punto esse sono linearmente dipendenti, ii ) e su iente onos ere una soluzione per ostruirne un'altra linearmente indipendente on una sempli e
quadratura:
Z x
dy
0
0
:
(6.1)
u v u v = 1 ! v(x) = u(x)
u
(
y )2
0
Al une proprieta qualitative delle soluzioni sono immediatamente evidenti
dalla equazione stessa. Da
00 2m
= 2 (V (x) E )
~

segue he una soluzione reale ha arattere os illatorio nella regione in


ui V (x) < E , in quanto la funzione e la sua derivata se onda hanno
segno opposto. Si puo anzi mostrare [Tri70 he, indi ato on Tmax il
massimo valore di E V (x) in un'arbitraria regione (a; b), e on Tmin il
minimo, la distanza tra due zeri su essivi della funzione d'onda soddisfa
la diseguaglianza
p 2~  2  p 2~ :
(6.2)
2mTmax
2mTmin
Questo teorema matemati o estende la relazione di De Broglie alle onde
stazionarie.
Problema 6.1-1. Dimostrare he le autofunzioni dello spettro dis reto per un sistema ad un grado di liberta sono non-degeneri (si assuma he
il potenziale V (x) sia ontinuo a tratti e limitato).

Sia W = u v0 u0 v il Wronskiano delle due autofunzioni a quadrato sommabile. E noto he W e ostante e dunque possiamo valutarlo per x ! 1 dove
sappiamo he entrambe le autofunzioni devono tendere a zero. Sara per io W = 0
e pertanto u e v sono linearmente dipendenti. Una dimostrazione piu espli ita e
la seguente: data una soluzione a quadrato sommabile u(x) una qualunque altra
soluzione v(x) deve soddisfare la relazione del Wronskiano u v0 u0 v = C , on C
ostante. Sia x0 il piu grande valore di x per ui E = V (x) (punto di inversione
del moto lassi o). Si ha per io, indi ando on A una ostante arbitraria,
Z x
Z x
u(x)2
dy
1
v(x) = Au(x) + Cu(x)
=
Au
(
x
)
+
Cu
(
x
)
dy ;
2
x0 u(y )
x0 u(y )2
ma l'integrale res e piu rapidamente di (x x0 ) in quanto u(x) risulta monotona
de res ente per x > x0 , il he impli a he v(x) diverge per x ! 1, a meno he
sia C = 0 e dunque v / u.

6.1.2. Potenziali ostanti a tratti. I asi piu sempli i in ui si


risolvono i problemi di otti a geometri a sono quelli in ui l'indi e di rifrazione e ostante a tratti, varia ioe solo sulle super i di separazione
116

Sistemi a un grado di liberta

tra un mezzo trasparente e l'altro. In modo analogo i problemi piu sempli i in me ani a ondulatoria sono quelli in ui il potenziale e ostante a
tratti, s hematizzando os una situazione in ui il ampo di forze e nullo
tranne he sulle super i di separazione tra le varie regioni di potenziale
ostante. Per sistemi a un grado di liberta l'equazione di S hroedinger
diventa sempli emente
~2 00
(x) + Vi (x) i (x) = E i (x); (i = 1; 2; : : :)
2m i
dove si e supposto he il potenziale assuma il valore ostante Vi negli
intervalli (xi < x < xi+1 ) . Comin iamo a studiare un aso tra i piu
sempli i
(
0 jxj > L=2
V (x) =
;
V1 jxj < L=2
ui i riferiremo ome a una bu a di potenziale se V1 < 0 ovvero ome a
una barriera di potenziale nel aso opposto. L'equazione di S hroedinger
si ridu e a
~2 00
(x) = E (x); jxj > L=2
2m
~2 00
(x) + V1 (x) = E (x); jxj < L=2
2m
e la soluzione si trova allora on al oli del tutto elementari (si tratta di
equazioni lineari a oe ienti ostanti). Il vero problema onsiste nell'identi are le orrette ondizioni di ra ordo della soluzione tra un intervallo e l'altro. Sono possibili varie ondizioni he orrispondono a una
orretta de nizione matemati a dell'equazione, ma e la si a a dettare
quali ondizioni al ontorno siano quelle orrette. Se infatti onsideriamo
la dis ontinuita del potenziale ome la s hematizzazione di un potenziale
a rapida variazione in un intervallo (L=2 ; L=2 + ), la stessa equazione
i suggeris e he
0 (L=2 + )

0 (L=2

) =
=

Z L=2+

00 dx

L=2
Z
2m L=2+
(E
~2 L=2

V (x)) (x)dx ;

il he mostra he se V (x) si mantiene limitato, al limite ! 0 la derivata


della funzione d'onda deve essere ontinua (vedremo piu avanti l'esempio di un salto di potenziale in nito ui orrisponde una 0 dis ontinua).
Imporremo per io in tutti i punti di dis ontinuita del potenziale un ra ordo lis io per la funzione d'onda ( e 0 ontinue). Dobbiamo ora dis utere i vari intervalli possibili per E . Se E < minfV (x)g non si hanno
117

Appli azioni elementari

soluzioni, per ragioni del tutto generali; in questo aso infatti l'operatore
p2 =2m + V (q) E e positivo de nito, quindi invertibile e E appartiene
all'insieme risolvente1 di H . Consideriamo per io il aso V1 < E < 0.
In questo regime la me ani a lassi a prevede un moto periodi o (la
parti ella rimbalza elasti amente tra due pareti). Risolvendo l'equazione
troviamo
8
>
x < L=2
<A exp(x) ;
(x) = B os kx + C sin kx ; L=2 < x < L=2
>
:
D exp( x) ;
x > L=2
p

dove k = 2m(E V1 )=~;  =


2mE=~. Abbiamo gia imposto he
la funzione d'onda non sia divergente a grandi distanze (una soluzione
exp(x); x > L=2; seppure matemati amente possibile, non avrebbe senso dal punto di vista si o, in quanto orrisponderebbe ad una funzione
d'onda on entrata a distanza in nita dall'origine). Le ondizioni di ontinuita su e 0 danno in totale quattro equazioni lineari a ui assoggettare
i oe ienti arbitrari A; B; C; D. Cio porta ad un'equazione algebri a soddisfatta solo per erti valori di E . Troviamo per io una omponente di
spettro dis reto. Prima di avventurar i nel al olo, sfruttiamo al meglio
le proprieta di simmetria del problema: dal momento he il potenziale
e simmetri o (V ( x) = V (x)), e hiaro he da una qualunque soluzione
(x) possiamo ottenere un'altra soluzione dell'equazione per ri essione
( x). Ma essendo l'equazione lineare, an he le funzioni
1
s (x) = 2 ( (x) + ( x))
1
( x))
a (x) = 2 ( (x)
saranno soluzioni e per di piu di parita de nita , ioe rispettivamente simmetri a e antisimmetri a. Nel nostro problema io signi a he possiamo, senza perdere in generalita, onsiderare separatamente le soluzioni
simmetri he da quelle antisimmetri he (in altri termini, l'Hamiltoniano e
l'operatore di parita P ammettono una base di autofunzioni in omune).
Questo fatto sempli a notevolmente il al olo. Infatti si ha
aso simmetri o aso antisimmetri o
A os kx
A sin kx
jxj < L=2 :
(x) = C exp( x)
C exp( x)
x > L=2
C exp(x)
C exp(x)
x < L=2
L'uni a ondizione da imporre per determinare lo spettro dis reto e pertanto la ontinuita in x = L=2, o, equivalentemente, la ontinuita della
1Dalla diseguaglianza k(H E ) k > (minfV g E )k k segue he il risolvente
(H E ) 1 esiste ome operatore limitato, e dunque E non appartiene allo spettro (si
veda [BRS93).

118

Sistemi a un grado di liberta


derivata logaritmi a 0 = in quel punto. Otteniamo in questo modo
(

k tan(kL=2) =  aso simmetri o


k ot(kL=2) =  aso antisimmetri o
ui deve aggiungersi la relazione he proviene dalla de nizione di k; :
k2 + 2 = 2mV1 =~2 :
Si vede dunque he dette  = kL=2;  = L=2, il sistema si ridu e a
(
 tan  =  aso simmetri o
 2 + 2 = 2mjV1 j(L=2~)2 ;
:
 ot  =  aso antisimmetri o
La soluzione e evidente dal punto di vista gra o, essendo data dalla
intersezione della urva  =  tan  ( =  ot  ) on er hi di raggio
dipendente da jV1 j. La Fig. 6-1 mostra hiaramente he per jV1 j molto
pi olo esiste
simmetri a. Allor he la
p una sola soluzione he risulta essere
1
quantita 2mjV1 j=2 L=2~ raggiunge il valore 2  ompare una soluzione
antisimmetri a; all'aumentare della profondita della \bu a di potenziale"
il numero di livelli energeti i on energia negativa (stati legati) aumenta
in orrispondenza ai valori di soglia2
p
2mjV1 j L=2~ = n=2 :
(6.3)
Per jV1 j molto grande il valore della  alle intersezioni tende ad assumere
il valore n=2 he orrisponde ai livelli di energia
n2 2 ~2
En = V1 +
:
2mL2
he oin idono on quelli previsti dalla ve hia teoria dei quanti.
Osserviamo he nel limite di profondita in nita le autofunzioni tendono uniformemente a zero al di fuori dell'intervallo jxj < L=2. Infatti
dalla ondizione di ontinuita in x = L=2 si ottiene immediatamente (nel
aso simmetri o)

p
2
L=
1 + (=k)2
C = Ae
e per io la funzione d'onda nella regione x  L=2 e data da
(x) = Ae

(x L=2)

1 + (=k)2 :

Ma nel limite V1 ! 1, on E V1 ssato, si ha =k ! 1 e pertanto


la funzione d'onda tende a zero dappertutto, tranne he all'interno della
bu a di potenziale. Teniamo presente per io he nel aso di una barriera
2Esistono stime generali relative al numero di stati legati in un potenziale. Si veda
[LSW76 per una rassegna di risultati di questo tipo.

119

Appli azioni elementari

3.5

2.5

1.5

0.5

0
0

0.5

1.5

2.5

3.5

Figura 6-1. Soluzione gra a dell'equazione agli autoval-

ori per la bu a di potenziale.

di potenziale in nitamente alta si dovranno appli are le ondizioni al ontorno (x) = 0 nel punto di dis ontinuita, mentre la derivata prima della
funzione d'onda non e soggetta ad al una ondizione.
Problema 6.1-2. Determinare autostati e autofunzioni dell'equazione
di S hroedinger per un potenziale della forma
8
>
<+

1 per jxj > a


per b < jxj < a
per jxj < b

V (x) = 0
>
:
V0
on a; b; V0 ostanti positive.

L'interesse di questo esempio onsiste nel fatto he in questo aso le soluzioni


deviano sostanzialmente dalle aspettative basate sulla sempli e analisi lassi a
della dinami a della parti ella. Considerazioni alla Bohr danno per 0 < V0 < E
due possibilita. La parti ella si puo trovareHalla destra o alla sinistra
della barriera
p
entrale e l'invariante d'azione vale J = pdx = 2(a b) 2mE . Cio farebbe
prevedere stati di energia

1 (n + 12 )~
2m
a b
on due autofunzioni linearmente indipendenti orrispondenti ai due moti lassi i
possibili. Pro ediamo ora alla soluzione dell'equazione di S hroedinger, fa endo
buon uso della simmetria he i permette di er are soluzioni simmetri he oppure

En 

120

2

Sistemi a un grado di liberta


antisimmetri he. Siano

k = 2mE=~;  =

Si avra

2m(V0

E )=~ :

8
>
<A

sin(k(x a)) per b < x < a


(x) = B osh x
per x < b, aso simmetri o
>
:
B sinh x
per x < b, aso antisimmetri o;
dove abbiamo utilizzato an he la ondizione al ontorno (a) = 0. La ondizione di ra ordo in x = b i da poi
(

k ot(k(a b)) =

 tanh(b) aso simmetri o


:
 oth(b) aso antisimmetri o

Datop he k2 + 2 = 2mV0 =~2 onviene sempli are le formule introdu endo


 = 2mV0 (a b)=~ e una variabile ! in modo he risulti
(a b)k =  sin !; (a b) =  os ! :
Si ottiene alla ne l'equazione he determina lo spettro


b os !
;
(6.4)
tan ! ot( sin !) = F
a b
dove F e rispettivamente tanh o oth nei due asi. L'equazione deve essere risolta numeri amente. Tuttavia in al uni asi limite si puo studiare analiti amente.
Consideriamo il aso b ! 1 on a b = L ssato. Al limite le due equazioni
degenerano in una sola tan ! ot( sin !) = 1 e vi saranno due stati (uno simmetri o e uno antisimmetri o) asintoti amente on la stessa energia. Si parla in
questi asi di degenerazione asintoti a. Per b grande ma nito i sono ovviamente delle orrezioni he si possono fa ilmente valutare. Sia $ una soluzione
valida per b = 1 e er hiamo una soluzione approssimata del tipo ! = $ + ".
Inserendo nell'equazione (6.4) e tenendo onto solo del termine piu importante
per b ! 1 si trova:
tanh(b os !=L)  1 2e 2b$=L  1 2
oth(b os !=L)  1 + 2e 2b$=L  1 + 2 :

Si ha dunque

1  2  tan($ + ") ot( sin($ + "))


e sviluppando al primo ordine in " si trova in ne
 sin(2$)
"=
:
1 +  os $
Si trova per io he l'autofunzione simmetri a orrisponde ad un'energia piu bassa
di quella antisimmetri a e la di erenza di energia (in gergo, il \gap" di energia)

121

Appli azioni elementari

vale approssimativamente
E 2k
=
= 2" ot $
E
k
= 4 os2 $=(1 + L)
V E
exp( 2b) ;
=4 0
V0 (1 + L)
dove il valore di E he ompare nell'equazione e quello orrispondente a b = 1.
Si noti he l'esponente 2b si puo identi are on la quantita

S=

Z b p

2m(V0

E )dx 

Z b

jp(E; x)j dx

he rappresenta l'azione di una traiettoria a valori immaginari . Questo e forse


l'esempio piu sempli e di un fenomeno molto generale studiato a fondo in tempi
relativamente re enti (teoria degli istantoni). Si vedano a questo proposito
[Col78, OSC79, CD88.
Problema 6.1-3. Determinare l'equazione degli autovalori dell'ener-

gia per il potenziale

8
>
<0

per jxj < b


V (x) =
V0 per b < jxj < a ;
>
:
0
per a < jxj
on a; b; V0 ostanti positive, e dimostrare he an he in questo aso il gap di
energia tra lo stato fondamentale e il primo livello e itato e proporzionale
a expf S g, dove la funzione S e stata de nita nel problema pre edente.
Problema 6.1-4. Si onsideri una parti ella on nata ad una regione

a < x < a non soggetta a forze. Determinare autovalori ed autofunzioni


dell'energia; si appli hi poi la relazione di ri orrenza (5.45) per ottenere
i valori di aspettazione hEn j qk jEn i , k intero (tenere onto dei termini al
ontorno nell'integrazione per parti!).

6.1.3. Il aso di una forza ostante. Consideriamo ora il problema di determinare le autofunzioni dell'equazione di S hroedinger per
una parti ella soggetta ad un ampo di forze ostante e uniforme nello
spazio (la trattazione matemati a e la stessa sia he si tratti del ampo
di gravita o di un ampo elettri o). Studieremo pertanto l'equazione di
S hroedinger on V (q) = mgq. Dato he il potenziale e lineare in q risulta onveniente adottare la rappresentazione del momento lineare on la
sostituzione H (q; p) ! H (i~=p; p); l'equazione si s rive allora:
p2
(p) + mg  i~0 (p) = E(p) :
2m
122

Sistemi a un grado di liberta

L'equazione e del primo ordine e si risolve per separazione delle variabili:


0 2mE p2
=
;

2i~m2 g
da ui si ottiene


i
E
p + 2 p3 :
(p) = N exp i
mg~
6m g~
Se desideriamo studiare la funzione d'onda nello spazio delle oordinate
bisogna valutare la trasformata di Fourier; introdu endo il parametro
adimensionale  = p=(2m2 g~)1=3 si ottiene


Z
mgx E
3
1
(x) = N d exp i 3  + i
:
(2mg2 ~2 )1=3
Questa funzione e nota ome funzione di Airy (si veda la Fig. 6-2 a
p. 124). Si noti ome a di erenti valori dell'energia orrisponda sempre la
stessa forma della soluzione a meno di una traslazione : detta ioe (x)
la funzione di riferimento
Z


1
d exp ix + i 31  3 ;
(x) =
2
l'autofunzione e rappresentata da
(6.5)

E (x) = N

 (m2 g=2~2 )1=3 (x E=mg) :

Il omportamento asintoti o per x ! 1 risulta essere


8
1
>
2
>
per x ! +1
< p 1=4 expf 3 x3=2 g
2

x
(6.6)
(x) 
2
1
>
3=2 +  
>
(
x
)
per x ! 1:
sin
:p
3
4
 jxj1=4
Si vedano [Pau58, Som64, Ho 71 per una trattazione ompleta oppure
si tentino di appli are le te ni he dell'App. B.2. Si notera he nella regione
x > E=mg he se ondo la me ani a lassi a e irraggiungibile per la parti ella, la funzione d'onda e monotona de res ente, e tende rapidamente
a zero. Nell'altra zona, quella a essibile se ondo la me ani a lassi a
(x < E=mg), la funzione d'onda ha arattere os illante on una distanza
tra zeri su essivi in a ordo on la relazione di De Broglie.
Problema 6.1-5. Si onsideri il problema del potenziale lineare in ui
pero si abbia una barriera repulsiva in nitamente alta in x = 0.
Adottando le notazioni del problema pre edente, la soluzione dell'equazione
di S hroedinger data dalla Eq. (6.5) deve soddisfare la ondizione E (0) = 0,
ovvero


 E=(mg2~2 =2)1=3 = 0 :

123

Appli azioni elementari

0.8

0.6

0.4

Ai

0.2

-0.2

-0.4

-0.6

-0.8

-20

-15

-10

-5

Figura 6-2. La funzione di Airy.

Se indi hiamo on x1 ; x2 ; : : : gli in niti zeri reali negativi della funzione di


Airy, i livelli di energia saranno dati dalla su essione En = (mg2 ~2 =2)1=3 xn .
Una buona approssimazione agli zeri si ottiene appli ando la rappresentazione
asintoti a (6.6) he i da

xn  (3(n 1=4)=2) 3 :
Si puo veri are fa ilmente he la quantizzazione alla Bohr riprodu e lo stesso
risultato, a meno della orrezione nita 1=4 he ri hiede un'analisi piu ranata
(per maggiori dettagli si veda [Sak90).
2

6.2. L'os illatore armoni o


Consideriamo ora la soluzione dell'equazione di S hroedinger per un
potenziale quadrati o V / q2 , he rappresenta in me ani a lassi a l'approssimazione di bassa energia per os illazioni stabili. Il sistema e detto
\os illatore armoni o" e, nonostante non orrisponda ad al un sistema
reale, e alla base di gran parte delle appli azioni sia ome approssimazione di potenziali piu realisti i sia ome base per la trattazione di sistemi
a molte parti elle. E per io della massima importanza familiarizzarsi on
le te ni he matemati he ne essarie per il suo studio dettagliato.
L'equazione di S hroedinger si s rive, hiamando ! la frequenza
~2 00
(x) + 21 m!2 x2 (x) = E (x) :
2m
124

L'os illatore armoni o

Introdu iamo p
una oordinata adimensionale sfruttando il fatto he la
ombinazione ~=m! ha le dimensioni di una lunghezza:
r

x=

m!

:

Sostituendo nell'equazione si ottiene


1 00
1 2
(6.7)
2 ( ) + 2  ( ) = "  ;
avendo indi ato on " il rapporto E=~!, he dovra risultare positivo in
quanto lo spettro dell'energia, del tutto in generale, e limitato dal di sotto dal minimo valore del potenziale. Tentiamo una soluzione di forma
gaussiana
( ) = N expf  2 g :
Per sostituzione troviamo

2
1 00 + 1  2 = N
2 2  2 + 1  2 + e 
2

= "N e

 2

L'equazione e soddisfatta per = " = 12 . L'autofunzione e diversa da zero


dappertutto e questo indi a he si tratta del modo fondamentale (energia
minima) in modo del tutto analogo a quanto avviene per le vibrazioni
di una orda elasti a in ui il modo normale di frequenza piu bassa e
privo di \nodi"3. Per ottenere tutte le altre soluzioni e per dimostrare he
abbiamo trovato proprio lo stato fondamentale pro ederemo in modo piu
sistemati o.

6.2.1. Operatori di reazione e di anni hilazione.

l'operatore lineare

q 
d
a = 12
d

Si de nis a

+ ;

he ha ome operatore oniugato Hermitiano

ay =

q 
1
2

d
+ :
d

3Il numero di zeri (ne essariamente sempli i) per le autofunzioni dell'energia in un

sistema a un grado di liberta si puo identi are on il numero quanti o della quantizzazione di Bohr. In parti olare lo stato fondamentale e rappresentato da una funzione
reale priva di zeri per tutti i sistemi on Hamiltoniano H = 4 + V (x) { si veda
[RS78a, x XIII.12.

125

Appli azioni elementari

Da un sempli e al olo risulta





d
d
y
1
+
+
aa =2
d
d
!
 2 

d
d
= 12
+ ;
+ 2
d
d
= 12 00 + 12 ( 2 1)
(abbiamo indi ato on [A; B  AB BA il ommutatore di due operatori). Dunque l'equazione agli autovalori si puo s rivere nella forma
ay a = (" 21 ) :
Osserviamo pero he l'operatore ay a e positivo (semi-)de nito : infatti il
suo valore d'aspettazione su un arbitrario vettore e dato da
h j aya j i = ha j a i  ka k2  0 ;
e inoltre il limite inferiore zero e raggiunto solo se
a = 0 =)  0 = N expf 12  2 g :
Cio impli a he lo stato fondamentale e proprio dato dalla gaussiana gia
onsiderata in pre edenza e " = 21 e l'autovalore piu basso. Questo signi a he il livello fondamentale dell'os illatore armoni o orrisponde ad
un'energia E = 21 ~!, he viene denominata energia di punto zero.
Osservazione. Il fondamento si o he sta alla base di questa energia
intrinse a dell'os illatore sta nel prin ipio di Heisenberg. Si ha infatti
he per un qualunque stato j i (in unita m = ! = 1)
h j H j i = 21 h j p2 j i + 21 h j q2 j i
= 12 (2 p + 2 q + h j p j i2 + h j q j i2 )
 21 (2 p + 2 q)  21 (2p + 14 ~2 =2p) :
Il minimo di quest'ultima espressione si valuta immediatamente onsiderando l'indeterminazione di p ome variabile indipendente e oin ide on
1
2 ~.
Gli operatori a; ay soddisfano regole di ommutazione proprie di un'algebra di Lie (vedi l'App. B.1). Troviamo infatti:


d
d
y
1
+; + = 1
[a ; a = 2
d
d
y
y
y
y
y
[a a ; a = a [a ; a = a
[ay a ; a = [ay ; aa = a :
126

L'os illatore armoni o

Si noti he abbiamo fatto uso di una sempli e identita he viene spesso in


so orso nel al olo di ommutatori:
[AB ; C  A[B ; C + [A ; C B :
Vediamo ora ome a partire dallo stato fondamentale, soluzione dell'equazione a 0 = 0, possiamo ostruire tutto lo spettro sfruttando la struttura
algebri a. Consideriamo il vettore 1 = ay 0 ; si avra
aya 1 = ay aay 0
= ay (ay a + 1) 0
= ay 0  1 :
Abbiamo allora ostruito un altro autovettore he soddisfa l'equazione
H 1 = 23 ~! 1 :
Appli ando piu volte l'operatore ay troviamo poi una su essione di autovettori appartenenti ad autovalori via via piu alti, la separazione tra i
livelli essendo sempre ~!, ome previsto dalla ve hia teoria dei quanti.
Si puo infatti pro edere per ri orrenza nel modo seguente:
a) H 0 = 21 ~! 0
b) se H n = En n allora Hay n = (En + ~!)ay n ,
da ui on ludiamo he lo spettro dell'Hamiltoniano ontiene l'insieme
En = ~!(n + 12 ); (n = 0; 1; 2; : : : ) :
Al ne di alleggerire la notazione da ogni elemento super uo, si usa
indi are on jni l'autovettore normalizzato n .
Problema 6.2-1. Determinare per ogni n la ostante Nn tale he
jni = Nnayn j0i
sia normalizzato.
Si appli ano an ora le regole di ommutazione all'espressione
1 = hnj ni = jNn j2 h0j an ayn j0i
= jNn j2 h0j an 1 aay ayn 1 j0i
= jNn j2 h0j an 1 (ay a + 1)ayn 1 j0i
ma l'operatore (ay a + 1) e appli ato ad un suo autovettore on autovalore n e
pertanto
1 = njNn j2 h0j an 1 ayn 1 j0i = njNn j2 =jNn 1j2 :
Si ha per io
jNn j = jNn 1 j=pn = (per ri orrenza) = p1 ;
n!

127

Appli azioni elementari

e l'azione di (a; ay ) nella base degli autovettori dell'energia assume la forma


parti olarmente sempli e
p
a jni = n jn 1i
(6.8)
p
ay jni = n + 1 jn + 1i :

Gli operatori (ay ; a) assumono un'importanza notevole negli sviluppi della


me ani a quantisti a; sotto opportune generalizzazioni un'algebra quale
quella generata da fH; a; ay ; 1g e alla base della si a dei molti orpi e
della teoria dei ampi (vedi il x11.3). Si e oniato un nome parti olare
per questi operatori, ay e detto un operatore di reazione (o reatore )
mentre a e detto un operatore di anni hilazione4 (o anni hilatore ).
La ragione e ovviamente he l'appli azione di ay ad un autovettore dell'energia aumenta di un quanto ~! l'energia mentre a la diminuis e di un
quanto. L'operatore N = aya , in termini del quale l'Hamiltoniano si
s rive H = ~!(N + 21 ) , e noto quale \operatore numero", per il fatto
ovvio he soddisfa l'equazione N jni = n jni e quindi \ onta" il numero
di quanti di uno stato. In termini degli operatori anoni i (q; p) si ha
(reinserendo le ostanti si he appropriate)
i
(p im!q)
a= p
2m~!
i
ay = p
(p + im!q) :
2m~!
Problema 6.2-2. Determinare le matri i rappresentative degli operatori anoni i nella base degli autostati dell'energia jni e veri are he
oin idono on le matri i in nite introdotte nel Probl. 5.2-2.
Problema 6.2-3. Determinare la rappresentazione degli stati jni in
termini di funzione d'onda.
Se anzi he appli are il metodo algebri o studiamo direttamente l'equazione
di S hroedinger dobbiamo ottenere gli autovettori ome funzioni di q. Ri ordiamo
la forma adimensionale (6.7). Attraverso la sostituzione
= exp(  2 )( )
l'equazione si trasforma in
[00 4 0 + (4 2  2 2 ) +  2  = 2" :
Per = 12 si an ellano i termini quadrati i in  e l'equazione diventa del tipo
solubile on il metodo di Lapla e:
00 + 20 = (2" 1) :
4Si impiega an he equivalentemente il termine distruttore.

128

L'os illatore armoni o


Se ondo il metodo generale, si pone

( ) =

ez F (z )dz

C
e si ottiene, dopo un'integrazione per parti,



Z
2
d
2
z
z

(2zF ) + (z + 2" 1)F dz 2ze F (z ) = 0 :
e
dz
1
C
Si intende he C e un ammino nel ampo omplesso, on estremi 1 ; 2 . L'equazione e soddisfatta se
z 2 + 2" 1
d
log(2zF ) =
dz
2z
e inoltre il ontributo agli estremi di C si annulla. Dall'equazione si ottiene
fa ilmente
1
F (z ) = z " 2 exp( 14 z 2 ) ;
e si dovra rispettare il vin olo

1
2
z 2 " exp( 41 z 2 + z )
1

=0:

Si distinguono due asi.


i) " 12 = n = intero. In questo aso possiamo s egliere un ammino hiuso
sempli e he ontiene l'origine al suo interno e la soluzione si puo espli itare
attraverso la formula integrale di Cau hy:
I
dz
n ( ) =
exp( 41 z 2 + z )
n
z +1

 n


2
/ t exp( t + 2t)
t=0
 n

2

= e
exp( (t  )2 )
t
t=0
2 n
2
n


=( ) e
e :
 n
Le funzioni n sono per ostruzione dei polinomi, noti ome polinomi di
Hermite e usualmente indi ati on il simbolo Hn ( ). Dalla formula possiamo
normalizzare questi polinomi in modo he
1 H ( )
X
n
tn :
(6.9)
(; t) = exp( t2 + 2t) =
n
!
n=0
La funzione  e detta la funzione generatri e dei polinomi di Hermite e si puo onvenientemente utilizzare per trattare in modo sinteti o tutta la base dei polinomi,
ad es. per dimostrare espli itamente l'ortogonalita delle funzioni
1 2
n ( ) = exp( 2  )Hn ( )

129

Appli azioni elementari

(vedi il Probl. 6.2-4). Abbiamo os ottenuto le funzioni d'onda orrispondenti ai


vettori jni. Si potrebbe an he sfruttare in modo sempli e l'algebra degli operatori
a; ay per raggiungere rapidamente lo stesso s opo (vedi il Probl. 6.2-5 a p. 130).
1
ii) Se " 21 62 Z, allora la funzione z " 2 e polidroma e per annullare il ontributo al ontorno del ammino C siamo ostretti a spingere 1 e 2 all'in nito
dove exp( z 2 =4) si annulla. Se poniamo il taglio della funzione polidroma sulla semiretta positiva il ammino abbra ia il taglio in senso orario da 1 i a
1+i. Attraverso una traslazione z ! z +2 si trasforma l'integrale nel seguente
(C e il nuovo ammino he ir onda il punto di diramazione in z = 2 )
2
( ) = e

exp( z 2 =4)
dz ;
"+ 1
C (z + 2 ) 2
1

he si puo valutare asintoti amente per  ! 1, e ioe   exp( 2 )=(2 )"+ 2 il


he rende la divergente ome exp( 12  2 ) e quindi non a ettabile ome autofunzione.
Problema 6.2-4. Dimostrare la relazione di ortogonalita
Z

d Hn( )Hm ( ) e

Si onsidera l'integrale

G(t; s) 

2

= 0; per n 6= m :

d (; t) (; s) ;
1
dove la  e stata determinata nel problema pre edente. Sviluppando in serie si
ha
XX 1 Z
2
G(t; s) =
d Hn ( )Hm ( ) e  tn sm
n
!
m
!
n m
=

d expf t2 s2 + 2 (t + s)  2 g

= e2ts

d expf ( t s)2 g = e2ts :

dove si e fatto uso dell'Eq. (6.9). A questo punto abbiamo due sviluppi in serie di
G
dalla serie di Taylor di e2ts , l'altro in termini degli integrali
R (t; s), uno fornito
2
Hn Hm exp(  ). Confrontando le singole potenze tn sm si ottiene
Z 1
p
2
d Hn ( )Hm ( ) e  =  2n n! nm :
1
Problema 6.2-5. Costruire le autofunzioni n ( ) dell'os illatore
arp
moni o a partire dalla rappresentazione h j ni = h j ayn j0i = n! .
130

L'os illatore armoni o


Le autofunzioni sono ottenibili appli ando l'operatore di reazione allo stato
fondamentale se ondo la (6.8). Tuttavia il al olo diretto di
n

d
+  exp( 12  2 )
d
non e immediato. Conviene fare ri orso ad una identita he permette di esprimere
un operatore della forma \derivata + funzione(x)" in termini piu sempli i:
d
dF
d
(6.10)
+ f (x) = e F (x) eF (x) ; f (x) 
:
dx
dx
dx
Cio permette infatti di al olare sempli emente una potenza qualunque nella
forma

n
 n
d
d
expfF (x)g
+ f (x) = expf F (x)g
dx
dx
in quanto tutti i fattori ontigui eF e e F si an ellano a due a due. Troviamo
os
 n
2
n n!p ) 12 e 12 2 d
(

)
=
(2
e 
n
d
(6.11)
p 1 12
= (2n n!  ) 2 e 2  Hn ( ) :
La Fig. 6-3 mostra le prime autofunzioni dell'os illatore armoni o in unita naturali (~ = m = ! = 1). mentre la Fig. 6-4 mostra la densita di probabilita per uno
stato on numero quanti o elevato. La urva di inviluppo e data sempli emente
da
 1
n (x) = (2n + 1 x2 ) 2
La spiegazione di questa sempli e approssimazione si avra attraverso la te ni a
\WKB" (vedi il x10.2).
Problema 6.2-6. Considerare l'Hamiltoniano

H = ay1 a1 + ay2 a2 + ay1 a2 + ay2 a1 :


Individuare l'insieme di valori di per ui H e positivo e determinarne
lo spettro.
Problema 6.2-7. Cal olare lo spettro della Hamiltoniana
X
H = ~
mn aym an ;
mn

dove
e una matri e hermitiana a spettro positivo e an (n = 1; 2; :::; N )
sono operatori di anni hilazione mutuamente ommutanti.
Attraverso una trasformazione unitaria An = Snm am si puo ri ondurre H
alla somma di N os illatori armoni i disa oppiati. Se !1 ; :::; !N sono gli autovalori positivi di
si avra (senza ne essita di e ettuare al un al olo) la seguente
espressione per gli autovalori di H :
X
En1 ;:::;nN = ~nj !j :

131

Appli azioni elementari

n=30
0.4

0.35

0.3

0.25

0.2

0.15

0.1

0.05

0
10

0
x

10

Figura 6-3. Le autofunzioni dell'energia di ordine piu

basso per l'os illatore armoni o.

6.2.2. Fattorizzazione dell'Hamiltoniano.

Il metodo algebri o he
ha permesso di studiare in modo os sempli e lo spettro dell'os illatore
armoni o e essenzialmente equivalente alla proprieta puramente analiti a
dell'operatore di erenziale d2 =dx2 + x2 di ammettere una fattorizzazione
in termini di operatori del primo ordine x  d=dx. Tale fattorizzazione
si puo in ontrare in vari altri asi he permettono una soluzione analiti a dell'equazione di S hroedinger. C'e tuttavia un aspetto del problema he non va sottovalutato, pena l'insorgere di imbarazzanti paradossi,
ome mostrato da Klauder (lezioni di S hladming, 1969). Si onsideri
l'operatore di erenziale



(x) 1 =
0 = ;
x
x
on  2 L2 . Lavorando in via del tutto formale, si trova


Dy = (x) 1 (x) =
0 = ;
x
x
132
D = (x)

L'os illatore armoni o


n=30
0.4

0.35

0.3

0.25

0.2

0.15

0.1

0.05

0
10

0
x

10

Figura 6-4. La densita n = j n (x)j2 per uno stato alta-

mente e itato dell'os illatore armoni o; e riportata an he


la distribuzione di probabilita lassi a  l / 1=jp(E; x)j.

e quindi

2
+ 00 =
x2
E evidente he K ammette  ome autovettore appartenente all'autovalore zero. Inoltre il fatto he K e fattorizzabile ome DyD in modo analogo
all'Hamiltoniano dell'os illatore armoni o puo indur i a on ludere he 
rappresenti proprio lo stato fondamentale (da h j DyD j i = jD j2  0).
Attenzione pero. Se 0 = e singolare quanto a ermato potrebbe essere falso. Si onsideri ad es.  = x expf x2 =2g; si trova fa ilmente 00 = = x2 3
e lo stato fondamentale non e 0 ma 2 ! Il punto e he D e de nito in
un dominio he ri hiede una ondizione al ontorno di annullamento in
x = 0. In tale dominio K e fattorizzato e positivo de nito ma non e un
operatore autoaggiunto. Tuttavia K ammette un'estensione autoaggiunta; per l'estensione non vale la fattorizzazione e ade la on lusione sulla
natura positiva dello spettro. La lezione e he manipolazioni formali di
operatori singolari sono potenzialmente sorgenti di errori. L'apparire di
operatori singolari in un modello si o puo essere il segnale he il problema e mal posto, oppure he si e operata un'e essiva s hematizzazione
(ad es. ari he puntiformi).
K := Dy D =

6.2.3. Stati oerenti. Per l'os illatore armoni o e possibile introdurre una base di vettori nello spazio di Hilbert, detti stati oerenti , he
133

Appli azioni elementari

gode della notevole proprieta seguente [S h77: ogni vettore e individuato da un punto nello spazio delle fasi lassi o e la sua evoluzione se ondo
l'equazione di S hroedinger e des ritta esattamente dalla orbita lassi a,
e ioe:
(p; q) 7! jp; qi ; e iHt=~ jp; qi / jp(t); q(t)i :
Si onos ono po hi sistemi he ondividono questa proprieta dell'os illatore armoni o, e si tratta di sistemi elementari aratterizzati in termini
algebri i (una qual he algebra di Lie prende il ruolo dell'algebra degli
operatori anoni i). Per una trattazione generale si veda [KS85, Per86.
Il modo piu sempli e per ostruire la base degli stati oerenti e la seguente:
si onsideri uno stato ottenuto dallo stato fondamentale per traslazione
(una gaussiana entrata in x = q)
2
m!
q (x) = N expf 2~ (x q ) g ;
ovvero in termini piu simboli i jqi = eiqp=~ j0i. L'evoluzione temporale
sara data da
jqit = e iHt=~ eiqp=~ j0i
= e iHt=~ eiqp=~ eiHt=~ j0i
1

= e 2 !t expfiq os(!t)p im!q sin(!t)qg j0i :


Se si de nis e allora piu in generale
(6.12)
jq; pi = expfiqp + ipqg j0i ;
si trova he l'evoluzione temporale e data sempli emente dalla legge del
moto lassi a.
Si preferis e spesso utilizzare direttamente gli operatori di reazione e
anni hilazione e de nire gli stati

jzi = ezay

za j0i

:
Appli hiamo la formula di Baker-Hausdor e otteniamo

jzi = e
(6.13)

1 2
y
2 jz j eza eza

j0i

1
1 2X
= e 2 jzj
(zay)n j0i =n!
n=0

1 zn
1 2X
p jni :
= e 2 jzj
n=0 n!

La orrispondenza tra le due


p de nizioni (6.12) e (6.13) e data sempli emente da z = (p + im!q)= 2m!~.
134

L'os illatore armoni o


Problema 6.2-8. Dimostrare he l'insieme degli stati oerenti forma
una base nello spazio di Hilbert nel senso he ogni vettore puo essere
espresso ome ombinazione lineare di stati oerenti.

Dalla de nizione, per integrazione su tutto il piano omplesso, si trova fa ilmente la relazione5
Z
1
dz dz jz ihz j = 1 ;
2i
he mostra ome ogni vettore sia esprimibile ome sovrapposizione di stati oerenti
Z
1
j i = 2i dz dz jz ihz j i :
Si tratta tuttavia di una base non-ortogonale. Infatti si veri a fa ilmente he

j hz j  i j = expf 21 jz  j2 g.
La rappresentazione

j i 7! (z)  hzj i
e nota ome rappresentazione di Bargmann. Si noti he la funzione
(z ) e della forma

1 2
(z ) = e 2 jzj f (z )
on f (z ) analiti a regolare in ogni regione limitata del piano omplesso
(una funzione intera ). Infatti il resto N -esimo della serie di Taylor
1 zn
X
p hnj i
f (z ) =
n!
0
e maggiorato se ondo la disuguaglianza di Cau hy da

1
X


zn

p hnj i 
n!

"

1
X
N

j hnj i j2

1
# 1 [ 1 jz j2n =n! 2 :
2 N

Ora si ha he il primo fattore e minore della norma di j i mentre il se ondo


rappresenta il resto della serie esponenziale, he pertanto si puo rendere
pi olo a pia ere s egliendo N su ientemente grande. Le funzioni intere
he ostituis ono lo \spazio di Bargmann" sono aratterizzate da una
res ita all'in nito di tipo esponenziale:
1
1
(6.14)
jf (z)j = e 2 jzj2 j hzj i j  e 2 jzj2 k k :
Una se onda aratterizzazione, del tutto equivalente, degli stati oerenti
e la seguente:
5L'elemento d'area dz dz equivale a 2i dx dy , nel senso del al olo di erenziale
esterno di Cartan, essendo z = x + iy .

135

Appli azioni elementari

Teorema 6.2.1. I vettori jz i sono autovettori dell'operatore di an-

ni hilazione

a jz i = z jz i :

La dimostrazione e immediata a partire dalla de nizione (6.13).


Problema 6.2-9. Dimostrare he gli operatori di reazione e an-

ni hilazione sono rappresentati nel modo seguente nella base degli stati
oerenti
df (z )
a f (z ) =
dz
ay f (z ) = zf (z ) :

6.2.4. Ordinamento normale alla Wi k.

In numerose appli azioni


risulta utile esprimere un operatore in termini di prodotti ordinati di a e
ay, in quanto io fa ilita il al olo di elementi di matri e. Un monomio del
tipo (ay )n am e detto ordinato normalmente o Wi k-ordinato . Se in un
prodotto O di operatori a; ay si portano tutti i fattori a alla destra di ay
senza tenere onto dei ommutatori si di e he si onsidera l'ordinamento
di Wi k dell'operatore, indi ato on il simbolo : O : . Per onvenzione si
pone per l'operatore identita : 1 := 0. (Ad es. : p2 + q2 : = 2ay a). Per
sempli ita di notazione nel seguito adottiamo unita in ui ~ = m = ! = 1.
Problema 6.2-10. Dimostrare he se
X
hzj O(ay; a) jzi = nmzn zm
si ha

nm

O = nm ayn am
nm
he rappresenta lo sviluppo di O in monomi Wi k-ordinati.
Problema 6.2-11. Dimostrare he vale l'identita

qn = (2i) n : Hn ((ay a)=p2) :  (2i) n : Hn(iq) : :

Cal oliamo la funzione generatri e


hz j expf2i qg jz i = hz j expfp2 (ay a)g jz i
p y p
2
(per la Baker-Hausdor ) = e hz j e 2 a e 2 a jz i
p
= expf 2 + 2 (z z)= 2g :
Si sviluppa ora in serie di potenze di e si appli a il risultato pre edente. Ad
esempio si ha
q2 =: q2 : + 12 1
q3 =: q3 : + 23 : q :
q4 =: q4 : + 3 : q2 : + 43 1 :

136

L'os illatore armoni o


Problema 6.2-12. Cal olare l'elemento di matri e hnj qK jni utiliz-

zando lo sviluppo in monomi Wi k-ordinati.


Problema 6.2-13. Appli are l'equazione (5.45) al aso dell'os illatore armoni o e dedurne la seguente relazione di ri orrenza per gli elementi
di matri e diagonali di q2k :
(k + 1) Jk+1 = (2k + 1)(n + 21 ) Jk + k(k2 41 ) Jk 1
essendo Jk gli elementi di matri e in unita naturali per l'os illatore
 m! k
Jk 
hnj q2k jni
~

e dedurne i valori seguenti


J1 = n + 21
J2 = 43 (1 + 2n + 2n2 )
(6.15)
J3 = 58 (3 + 8n + 6n2 + 4n3 )
2
3
4
J4 = 35
16 (3 + 8n + 10n + 4n + 2n )
:::
Problema 6.2-14. Determinare la funzione di Green dell'os illatore
armoni o
X
1
p21n n! Hn(x) Hn (x0) expf 12 (x2 + x02 )g e i(n+ 2 )t :
G(x; x0 ; t) =
n
Il al olo della serie si puo ri ondurre a proprieta dei polinomi di Hermite (si
veda [Pau62). Tuttavia e piu sempli e pro edere per via formale. La funzione
di Green e data dalla evoluzione temporale di una funzione lo alizzata all'istante
iniziale:
(q x0 ) (x x0 ) = 0 :
Si avra per io
e iHt (q x0 ) (x x0 ) = e iHt (q x0 )eiHt e iHt (x x0 ) = 0 :
Si trova poi
e iHt (q x0 ) eiHt = q os t x0 p sin t
e quindi la funzione G(x; x0 ; t) e soluzione dell'equazione



x os t x0 + i sin t
G(x; x0 ; t) = 0 ;
x
ossia
x2 os t 2xx0
log G(x; x0 ; t) = i
+ (x0 ; t) :
sin t

137

Appli azioni elementari

La0 funzione  e ssata dal fatto he G e simmetri a in x; x0 e quindi  =


ix 2 ot t + (t). Per determinare (t) e in ne su iente imporre he G sia soluzione dell'equazione di S hroedinger e limitarsi a x = x0 = 0, dove risulta piu
agevole il al olo. Si trova os:
(
)
2 + x0 2 ) os t 2xx0
(
x
1
exp i
:
(6.16)
G(x; x0 ; t) = p
2 sin t
2i sin t
Osservare he in orrispondenza ai valori t = 12  (mod) il nu leo integrale
oin ide on quello di Fourier, il he si omprende fa ilmente in base al fatto he
l'evoluzione dell'os illatore a un quarto di periodo orrisponde ad una rotazione
in senso orario nel piano (p; q) he realizza la trasformazione anoni a q0 =
p; p0 = q e questo fatto si trasporta inalterato in me ani a quantisti a.

6.3. Spettro ontinuo


6.3.1. Barriere di potenziale ed e etto tunnel. Consideriamo
ora l'equazione di S hroedinger per quanto riguarda le proprieta dinami he
dello spettro ontinuo. Il problema he a ronteremo e quello del moto
on energia positiva di una parti ella in presenza di un potenziale V (x)
lo alizzato nello spazio (nullo al di fuori di un intervallo limitato o piu
brevemente a supporto ompatto ):
8
per x < a (regione I)
>
> 0
<
2
V (x) = 2~m U (x) per jxj < a (regione II)
>
>
:

0
per x > a (regione III)
La me ani a lassi a prevede due lassi di movimenti possibili: se l'energia e maggiore del massimo valore del potenziale, la parti ella, inizialmente
in moto on velo itaa positiva nella regione I, prosegue nella sua orsa e
si trovera nella regione III dopo un erto tempo di volo. In aso ontrario
la parti ella rimbalza sulla barriera di potenziale e ritorna nella regione
I. Nel aso limite in ui E  max(V ) la parti ella raggiunge il massimo
del potenziale in un tempo in nito: si tratta di un'orbita instabile, in
quanto una variazione arbitrariamente pi ola della velo ita iniziale porta
a grandi di erenze nella posizione nale. La des rizione quantisti a, ome
vedremo ora, e radi almente di erente.
Pensiamo ad esempio ad un pa hetto d'onda he si propaga liberamente nella regione I on momento medio positivo. Il pa hetto entra in
interazione on il potenziale e ogni sua omponente di Fourier ne viene
sfasata in modo p
di erente, il he porta alla parziale ri essione del pa hetto. Detto k = 2mE=~, la soluzione e data da porzioni di onda piana
138

Spettro ontinuo

nelle regioni I e III, ra ordate on ontinuita alla soluzione (x) = uII (x)
nella regione II :
(6.17)

8
ikx + B e ikx
>
<Ae

k (x) = >uII (x)


:
F eikx + G e ikx

(regione I)
(regione II)
(regione III)

Le ondizioni di ra ordo ( ontinuita della funzione e della sua derivata


prima in x = a e in x = a) permettono di esprimere univo amente le
ostanti (F; G) in termini di (A; B ) attraverso una relazione lineare he
indi heremo on
 
 
F =W A
G
B
e hiameremo W la matri e di trasferimento . La soluzione nella regione II
potra essere determinata analiti amente o numeri amente, ma al momento
la osa non e rilevante. Chiameremo kin (x) la soluzione orrispondente a
A = 1; G = 0 e on ink (x) la soluzione orrispondente a A = 0; G = 1:
(

in
k

eikx + (k)e
 (k)eikx ;

in
k

ikx ;

 ( k)e ikx ;
e ikx + ( k)eikx ;

x< a
x>a
x< a
x>a

Per sovrapposizione lineare di soluzioni di questo tipo potremo ostruire


il piu generale pa hetto d'onde.
(x; t) =

(k)

i~k2 t=2m dk
in
k (x)e

Vogliamo mostrare he se limitiamo l'integrale a k positivi la soluzione


rappresenta un pa hetto d'onde he per t molto grande negativo si trova
nella regione I in moto verso destra, mentre per t grande positivo il pa hetto d'onde si de ompone in due omponenti prin ipali, una trasmessa
a destra della barriera e una ri essa he ritorna verso la regione I . Per
questo fa iamo ri orso al metodo della fase stazionaria. Dal momento he
il pa hetto deve essere in movimento dobbiamo valutare l'integrale per
x / t per individuare la posizione del massimo del pa hetto. Sia dunque
x = vt; sostituendo nell'integrale e prendendo il limite per t ! 1
siamo ondotti a ri er are i punti in ui la fase dell'onda ha derivata nulla
rispetto a k. Si trova os:
139

Appli azioni elementari

x = vt < 0
x = vt < 0
x = vt > 0

~k2t + ikvtg
expf i
2m
~k2t ikvtg
(k) expf i
2m
~
k2t
+ ikvtg
 (k) expf i
2m

k = +mv=~ t < 0; v > 0


k = mv=~ t > 0; v < 0
k = +mv=~ t > 0; v > 0

dove nella olonna C e riportato il valore di k per ui la fase risulta stazionaria, e nella D i valori per ui il termine in B interferis e ostruttivamente. Si trova ioe he i termini proporzionali a  e  non rispettano la
ondizione di fase stazionaria per t  0, mentre ostituis ono il termine
dominante all'integrale per t  0. Si trova in de nitiva
r


2im
imx2
(x; t) 
exp

~t
2~t
(
per t ! 1
( mx
t~ )
mx
mx
mx
mx
( t~ ) ( t~ ) + ( t~ )  ( t~ ) per t ! +1
Risulta hiaro ora il signi ato dei oe ienti  e  . Per un usso di
parti elle di momento k he in idono sulla barriera una per entuale pari
a R = j(k)j2 viene ri essa e una per entuale T = j (k)j2 supera la
barriera. E naturale per io de nire  (k) ampiezza di trasmissione e
(k) ampiezza di ri essione.
Problema 6.3-1. Dimostrare l'identita T + R = 1.
Si al oli la densita di orrente per la soluzione kin e si tenga onto della
equazione di ontinuita.
Osservazione. Il pa hetto d'onde ri esso e quello trasmesso si muovono
in genere on velo ita di erenti! Infatti la posizione del massimo dei due
pa hetti e determinata dai prodotti  e  ; se ad esempio  e on entrata su un valore di k = k0 in ui j(k)j e res ente il massimo di jj2
si trovera ad un valore k0r > k0 , e quello di j j2 ad un valore k0t < k0 .
Cio non e in ontraddizione on la onservazione dell'energia: si ponga
attenzione al fatto he l'energia ineti a media del pa hetto non e direttamente legata alla velo ita di propagazione del pa hetto d'onde. Ad
esempio un pa hetto d'onde del tipo
/ exp( x2 ) (reale) evolve nel
tempo mantendendo il massimo in x = 0, ma nondimeno la sua energia
ineti a media non e a atto nulla.

Il fatto ru iale he aratterizza la me ani a ondulatoria onsiste in


questo: il oe iente di trasmissione e in genere diverso da zero an he
per valori dell'energia minori del massimo dell'energia potenziale, una
140

Spettro ontinuo
situazione in ui se ondo la me ani a lassi a la parti ella sarebbe sempre ri essa . Questo fenomeno tipi amente quantisti o viene denominato
e etto tunnel ed e ampiamente sfruttato nei moderni dispositivi mi roelettroni i. Si noti peraltro he si ha an he il fenomeno re ipro o,
se ondo ui il oe iente di ri essione non si annulla ne essariamente per
energia superiore al massimo della barriera di potenziale.

6.3.2. Formulazione integrale dell'equazione d'onda. Mostreremo ora ome si puo impostare un al olo approssimato in forma di
serie di potenze; questo metodo sara utilizzato, on solo lievi modi he,
nella teoria quantisti a dei pro essi d'urto.
S riviamo l'equazione di S hroedinger nella forma

 2
d
2
+k
(x) = (x)
dx2
2mV (x)
(x) =
(x)
2
~

e risolviamo la prima equazione in modo simile all'equazione di Poisson: trattandosi di un'equazione lineare inomogenea, si tratta di determinare una soluzione parti olare e ombinarla linearmente on la soluzione generale dell'equazione omogenea. Tenendo onto dell'identita (vedi
l'App. B.5)
d2 jxj d(x)
=
= 2(x)
dx2
dx
si veri a he la soluzione parti olare ha la forma
Z 1
0
(x) = (2ik) 1
eikjx x j (x0 ) dx0
1
e quindi l'equazione di S hroedinger per gli stati kin e equivalente alla
seguente
Z 1
2m
0
(6.18)
(x) = eikx + (2ik) 1
V (x0 ) eikjx x j (x0 ) dx0 :
2
1 ~
Se il potenziale ha supporto ompatto (di iamo nell'intervallo ( a; a)) si
trova allora 8

 R
<eikx + m a eikx V (x0 ) in (x0 ) dx0 =ik ~2 e ikx x < a
k
a
in

Ra
k (x)  : ikx 
ikx
0
x > a:
1+m ae
V (x ) kin (x0 ) dx0 =ik~2
e
da ui si identi ano le due ampiezze  e  in termini impli iti attraverso la soluzione. L'equazione integrale (6.18) si puo risolvere ome ogni
equazione della forma
= 0+K
141

Appli azioni elementari

on il metodo della serie di Neumann: formalmente infatti si puo pro edere


ome segue:
(6.19)
(1 K ) = 0
(6.20)
= (1 + K + K 2 + : : :) 0 ;
he onverge alla soluzione se kK k < 1. Cio i fornis e una formula
approssimata per l'ampiezza di trasmissione:
Z
m a
V (x) dx
 =1 i 2
k~ a
 m 2 Z a Z a
V (x)V (y) dx dy expfik(y + jx yj x)g + : : :
k ~2
a a
La serie os ottenuta e nota ome serie di Born. Tron ata al primo
termine essa ostituis e l'approssimazione di Born . Per un al olo espli ito risulta onveniente riformulare la serie direttamente nello spazio dei
momenti; io porta ad una formulazione he si estende senza modi he al
aso tridimensionale. Partendo dall'equazione
p
(p20 p2 ) j i = 2mV (q) j i ; p0 = 2mE  ~k ;
e proiettando sulla base delle onde piane, otteniamo
hpj (p20 p2) j i = 2m hpj V (q) j i
Z


2
2
(p p ) hpj i = 2m dp0 hpj V (q) p0 p0 i :
0

Si ha poi

V (p


p0 )  hpj V (q) p0 =

il he i da in ne
(p20

p2 )

(p) = 2m

dx ix(p p0 )
e
V (q) ;
2~

V (p p0) (p0 ) dp0 :

Per ottenere l'equazione analoga alla (6.18) si divide per (p20 p2 ) e si


tiene onto dell'identita x (x)  0, he permette di aggiungere un ontributo proporzionale a (p p0 ), he rappresenta la parti ella in idente.
Si noti he la divisione per (p20 p2 ) presenta un'ambiguita, in quanto p0
appartiene allo spettro ontinuo di p. Dalla teoria spettrale si sa he il
risolvente presenta un taglio nel piano omplesso in orrispondenza dello
spettro ontinuo. Se s egliamo la determinazione in ui p0 viene ottenuto
ome limite sull'asse reale per parte immaginaria positiva otteniamo la
de nizione orretta he orrisponde agli stati in dell'equazione (6.18):
Z
p
2m
V (p p0) kin (p0) :
(6.21) kin (p) = 2~ (p p0 ) +
(p0 + i")2 p2
142

Spettro ontinuo

Il nu leo integrale ((p0 + i")2 p2 ) 1 orrisponde a (2ip0 ) 1 exp(ip0 jx


yj) nella rappresentazione delle oordinate6, ed e noto in generale ome
propagatore.
Problema 6.3-2. Dimostrare he l'equazione (6.21) e equivalente alla
(6.18) e ri avare l'espressione dell'ampiezza di trasmissione in termini di
in
k (p).

Integriamo ambo i membri dell'equazione in modo da ottenere


Z
Z
2m
in (x) = eip0 x=~ + dpeipx=~
dp0 V (p p0 ) kin (p0 ) :
k
(p0 + i")2 p2
L'integrazione in p si esegue agevolmente on il teorema dei residui; per x > 0
il ammino e ostituito dall'intervallo reale ( L; L) hiuso on una semi ir onferenza di raggio L nel semipiano superiore, mentre per x < 0 si deve hiudere il
ammino nel semipiano inferiore. Il risultato e per io
8q
R
< 2 m ip0 x=~ dp0 V (p0 p0 ) in (p0 )
x>0
k
in (x) = eip0 x=~ + q ~ ip0 e
R
k
0 in (p0 ) x < 0
: 2 m e ip0 x=~ dp0 V ( p
0 p)
~ ip0

da ui, di passaggio, otteniamo una formula per l'ampiezza di trasmissione


r
Z
2 m
0
0 in 0
 (p0 ) = 1 +
~ ip0 dp V (p0 p ) k (p ):
Sostituendo poi la de nizione di V (p) si riottiene la (6.18).
Problema 6.3-3. Cal olare l'ampiezza di trasmissione nel aso di un
potenziale a orto raggio d'azione (a ! 0).

Nel limite di raggio d'azione zero l'integrale nell'equazione (6.18) si puo


approssimare on il teorema della media:
m
(x)  eikx + 2 2aV (0) eikjxj :
ik~
Introdu endo la quantita  = 2maV =~2 e ponendo x = 0 si ottiene il valore di
(0) e in ne
i ikjxj
e
(6.22)
(x)  eikx
k + i
da ui si trova
ka
k
=
=
:
k + i ka + i 2mV a2 =~2
Problema 6.3-4. Cal olare l'ampiezza di trasmissione  per un potenziale ostituito da due barriere di potenziale poste a distanza L, ognuna
a orto raggio d'azione.
6Si usa lo stesso termine di propagatore/funzione di Green an he per il nu leo
integrale dell'operatore di evoluzione, vedi il x5.2.9.

143

Appli azioni elementari

L'equazione integrale i da in questo aso


(x) = eikx i1 (0) eikjxj i2 (L) eikjx Lj ;
dove le quantita i sono de nite per ias una barriera ome nel problema pre edente. L'equazione, una volta valutata a x = 0 e x = L, si ridu e ad un sistema
lineare nelle due in ognite (0) e (L). L'ampiezza er ata risulta in ne
(6.23)

 (k) = 1 i1 (0) i2 (L) e ikL



= (1 + i1 )(1 + i2 ) + 1 2 e2ikL

Problema 6.3-5. Dimostrare he una doppia barriera simmetri a puo

risultare \trasparente" ad una data energia a patto di alibrare a uratamente la distanza L. (Si valuti l'ampiezza di ri essione nel problema
pre edente on 1 = 2 ).
Problema 6.3-6. Risolvere i problemi pre edenti direttamente dall'e-

quazione di S hroedinger in forma di erenziale, utilizzando il potenziale


singolare V (x) = (x) e tenendo onto he in tal aso la ondizione di
ra ordo in x = 0 e data da
0 (")
0 ( ") = 2m (0) ;
(6.24)
~2

ome si veri a fa ilmente integrando membro a membro l'equazione. La


ostante  e legata alla  dei problemi pre edenti da  = ~2 =m.
Problema 6.3-7. Per una barriera di potenziale V (x) sono note le

ampiezze di ri essione e di trasmissione ((k);  (k)). Dis utere l'e etto


tunnel per una barriera ostituita da due barriere V (x) poste a distanza
L.
Si tratta della generalizzazione dei problemi pre edenti. Dalla onos enza
della soluzione
(
ikx
ikx ; x ! 1
in = e + e
k
ikx
e ;
x ! +1
si puo ostruire una base di soluzioni ome segue
= kin + kin :
(Si veri a he in e etti kin e ink sono linearmente indipendenti per  6= 0,
il he e la ondizione generi a per potenziali non-singolari). Passando alla base
delle onde piane si puo allora ostruire la soluzione generale nella forma
0=

8
<A eikx

+ B e ikx ;
x! 1
:
B
A
A
B
ikx
ikx
:
e +
e ; x ! +1



144

Spettro ontinuo
Esprimeremo piu onvenientemente questa relazione introdu endo la matri e di
trasferimento W he in questo aso e data da


=
1
=
W = = 1=
he i permette di esprimere la funzione d'onda alla destra della barriera F eikx +
Ge ikx in termini della funzione alla sinistra sempli emente attraverso la relazione ( FG ) = W ( BA ) : Per la barriera posta in x = L si avra la stessa relazione
in termini di onde piane sfasate F eik(x L) + G e ik(x L) . Posta
 ikL

V L = e 0 e 0ikL
la soluzione del aso generale di un numero qualunque di barriere di potenziale
dislo ate in x = 0; L; 2L; : : : e rappresentabile nella forma7:




 (n) = W V W V : : : W V W 1
(6.25)
L
L
L
0
(n)
Per il aso n = 2 troviamo fa ilmente
2
 (2) =
1 +  2 j= j2 e2ikL
 +  e2ikL
(2) = 
:
 +  jj2 e2ikL
Notiamo he alibrando L in modo he exp(2ikL) = = si ottiene (2) = 0.
La matri e W e del tipo parti olare


W =   ; det W = 1 :
Matri i di questa forma ostituis ono un gruppo denominato SU (1; 1). An he
V L appartiene al gruppo, il he onferma he l'equazione (6.25) fornis e una
risposta onsistente: la ombinazione di piu barriere di potenziale si ottiene
moltipli ando le rispettive matri i di trasferimento inter alate on le matri i di
sfasamento dipendenti dalla distanza. Un'altra matri e aratteristi a per una
barriera di potenziale e quella he esprime i oe ienti delle onde us enti (F; B )
in termini delle onde entranti (A; G). Si trova in generale
 
 


F =S A ;S=
W221
W12 W221
(6.26)
B
G
W21 W221
W221
Si veri a immediatamente he gli elementi di matri e di S sono direttamente
legati alle ampiezze di trasmissione e ri essione (S11 =  (k); S21 = (k)), e
inoltre la matri e S risulta unitaria. Queste proprieta della matri e S si
generalizzano alla teoria dell'urto.
7Il formalismo e ovviamente generalizzabile a barriere disposte a distanze arbitrarie
e an he di erenti tra loro.

145

Appli azioni elementari

6.3.3. Proprieta di analiti ita. Consideriamo l'esempio della barriera a orto raggio d'azione. Le ampiezze (;  ) presentano una aratteristi a pe uliare: entrambe sono estendibili a funzioni analiti he del
parametro omplesso k e presentano una singolarita (un polo sempli e)
in orrispondenza al valore k = ik0 = i 2mV a=~2 . Se onsideriamo la
soluzione (6.22) per k in prossimita di ik0 troviamo:
ikk0 ikjxj
e :
(x)  e k0 x +
k ik0
Al limite per k ! ik0 il primo termine e tras urabile e la funzione diventa proporzionale a  expf k0 jxjg, he risulta quindi una soluzione a
quadrato sommabile, dunque uno stato legato, se k0 > 0; l'energia e data
da E = ~2 k2 =2m = ~2 k02 =2m, il he si puo veri are on un al olo
diretto (la ondizione k0 > 0 equivale a V < 0, ioe V (x) deve essere attrattivo). L'esempio suggeris e per io he esista una pre isa relazione tra
gli stati dello spettro ontinuo e quelli legati, e porta alla ongettura he
le singolarita polari degli elementi della \matri e S" nel semipiano superiore Im fkg > 0 individuino gli stati legati. Per una trattazione generale
di questo argomento si vedano [AR65, New66.
Problema 6.3-8. Considerare la doppia barriera simmetri a del problema 6.3-4 a p. 143. Studiare le singolarita nel piano omplesso k delle
ampiezze (;  ).
Dalla Eq. (6.23), inserendo la de nizione di k0 , troviamo
k2
=
(k ik0 )2 + k02 expf2ikLg
le ui singolarita sono da er are nelle radi i del denominatore (la radi e  = 0
e an ellata dall'azzerarsi del numeratore). Ponendo k = i, troviamo le due
equazioni, he abbiamo posto in termini di variabili adimensionali:
L = k0 L (1  e L) :
Si vede fa ilmente he per k0 L > 1 esistono due radi i, mentre per k0 L  1 solo
l'equazione on il segno positivo ammette una soluzione. Inoltre per k0 L molto
grande le radi i sono bene approssimate da
  k0 (1  e k0 L) :
Questa situazione e si amente molto intuitiva: grandi valori di L orrispondono
a due bu he di potenziale attrattivo separate da una grande distanza. In questo
aso i aspettiamo he la parti ella venga legata in una delle due bu he on un'energia di legame uguale a quella he avrebbe in assenza dell'altra bu a. Tuttavia
la parti ella, per e etto tunnel, non puo essere on nata stabilmente in una
delle due bu he. Uno stato stazionario puo essere ottenuto distribuendo on
eguale probabilita la parti ella nelle due bu he; si ottengono in generale due

146

Spettro ontinuo
stati ombinando in modo simmetri o e in modo antisimmetri o le due funzioni
d'onda lo alizzate e il termine exp( k0 L) he rappresenta la di erenza di energia
tra i due livelli quasi degeneri e palesemente legato all'ampiezza di trasmissione
della barriera he separa le due bu he, in base alla formula approssimata he
troveremo nel ap. 10.2.
Problema 6.3-9. Cal olare il oe iente di trasmissione per una
barriera di potenziale del tipo \barriera rettangolare"
(

V (x) =

0
V0 > 0

jxj > a
jxj  a

Consideriamo innanzitutto la soluzione per E < V0 : la funzione kin ha la


forma
8
ikx + e ikx
>
x< a
<e
in (x) = Aex + Be x jxj < a
k
>
: ikx
e
x>a
p
p
dove k = 2mE=~ e  = 2m(V0 E )=~. Le ondizioni di ra ordo in x = a
i danno
(
(
e ika + eika = Ae a + Bea
Aea + Be a = eika
;
ika
ika
a
a
ik(e
e ) = (Ae
Be )
(Aea Be a ) = ikeika :
Si ri avano A e B dal se ondo sistema e si inseris ono nel primo ad ottenere un
sistema lineare nelle due in ognite  e  . Con sempli e algebra si ottiene
(2 + k2 ) S e 2ika
=
2ik C + (k2 2 ) S
2ike 2ika
=
2ik C + (k2 2 ) S
dove C = osh(2ka); S = sinh(2ka) :
Per il oe iente di trasmissione si trova in parti olare
4k22
T = j j2 = 2 2
:
4k  + (k2 + 2 )2 S 2
Si noti he quando E tende al valore V0 si trova sempli emente T = (1 +
(ka)2 ) 1 = (1 + 2mV0 a2 =~2) 1 . Per E > V0 si ottiene il risultato per sempli e
ontinuazione analiti a. Il parametro adimensionale  = 2mV0 a2 =~2 e quello he
determina la si a del problema; e evidente he l'e etto tunnel e molto mar ato
per   1 mentre per   1 i si ri ondu e alla me ani a lassi a (vedi la
Fig. 6-5 a p. 148).
Problema 6.3-10. Si studi l'ampiezza di trasmissione del problema
pre edente per E > V0 e V0 < 0. Si veri hi he le singolarita nel piano
omplesso k, orrispondono on gli stati legati trovati all'inizio del x6.1.2.
147

Appli azioni elementari

0.8

0.8

0.6

0.6
T

0.4

0.4

0.2

0.2

0
0

0
0

ka

20

30

ka

0.8

0.8

0.6

0.6
T

0.4

0.4

0.2

0.2

0
0

10

0
0

15

10

ka

ka

Figura 6-5. Il oe iente di trasmissione per la barriera

rettangolare nei vari asi 2mV0 a2 =~2 = 1; 2; 5; 10:

6.3.4. Densita degli stati.

Vogliamo ora determinare gli e etti della barriera di potenziale sulla parte ontinua dello spettro dell'energia. A
prima vista non i sono variazioni rispetto al aso libero in ui V = 0:
lo spettro ontinuo si estende su tutti i valori non negativi dell'energia
E . Per osservare degli e etti sui livelli energeti i e ne essario poterli risolvere, ioe \dis retizzarli". Questo si ottiene onsiderando il moto della
parti ella ristretto ad una porzione nita, an he se molto piu grande di
tutte le altre s ale di lunghezza in questione, della retta reale. Il modo
piu sempli e onsiste nell'imporre la seguente ondizione di periodi ita
(x + L) = (x)
on l'opportuna ride nizione della norma
(6.27)

k k =
2

Z L=2

L=2

j (x)j2 :

Le autofunzioni del momento p = i~d=dx sono le onde piane di periodo


L:
2
d
i~ eikn x = ~kn eikn x ; kn = n n 2 Z :
dx
L
Nella nuova norma (6.27) esse hanno norma nita pari a L.
148

Spettro ontinuo

Consideriamo ora un intervallo k grande rispetto alla spaziatura


2=L dei livelli. Il numero n di livelli in k vale evidentemente kL=(2).
Nel limite L ! 1 possiamo restringere arbitrariamente k mantenendo
questo numero nito e de nire la densita degli stati
dn L
(k) = ' :
dk 2
Si intende he la grandezza veramente nita e la densita per unita di
lunghezza, he vale 1=(2). Nel aso libero la Hamiltoniana vale H =
p2 =2m, per ui possiamo ris rivere la densita degli stati relativamente
all'energia, ~ (E ), ome (si noti he i sono due livelli di momento per
ogni livello di energia)
djkj p
L
= 2m=E
~ (E ) = 2(k)
dE
2~
In presenza della barriera di potenziale le autofunzioni di H non sono
piu autofunzioni di p, ma possiamo an ora assumere la relazione E =
~2 k 2 =2m, dove k  0 
e il numero d'onda he aratterizza una data autofunzione nelle regioni I e III (vedi l'Eq. (6.17)). Ovviamente onsideriamo L molto piu grande di a, il raggio di azione del potenziale. Quindi
imponiamo an ora la periodi ita
k (x + L) = k (x) ; x < a ; x + L > a ;
ovvero
F; eikx+ikL + G e ikx ikL = A eikx + B e ikx :
Tenendo onto della de nizione della matri e S (Eq. (6.26)) si ottiene
allora la relazione  
 
 
A = eikL F = eikL S A :
G
B
G
L'interpretazione si a e immediata: on le ondizioni di periodi ita la
parti ella si muove e ettivamente su un er hio di ir onferenza L; in un
giro attorno al er hio la funzione d'onda ra oglie il fattore di fase eikL
ed in piu subis e lo s attering dalla barriera di potenziale; i due e etti
ombinati assieme riprodu ono la stessa funzione d'onda iniziale dato he
un giro intero sul er hio equivale allo spostamento nullo. Otteniamo os
una sempli e equazione agli autovalori per la oppia A; G, nella quale
e ikL gio a il ruolo di autovalore. Siano ei+ (k) e ei (k) i due autovalori
di S (si ri ordi he tale matri e e unitaria). Allora abbiamo due distinte
regole di quantizzazione per k ( he per ostruzione e non negativo)
kL +  (k) = 2n ;
dove gli interi n sono vin olati solo dalla ri hiesta k  0. Ad esempio,
se S12 = S21 , allora gli autovettori hanno G = A. Quindi nel limite
149

Appli azioni elementari

di potenziale nullo ( (k) ! 0) riotteniamo la quantizzazione libera on


n+ = 0; 1; 2 : : : e n = 1; 2 : : :, mentre le orrispondenti autofunzioni sono
os kx e sin kx. Si tratta sempli emente di una base diversa rispetto alle
onde eikx; il fatto he tale base (o un'altra an ora se S12 6= S21 ) sia
selezionata nel limite di interazione nulla e un esempio aratteristi o della
teoria delle perturbazioni di stati degeneri (eikx in questo aso; vedi
x10.1.3).
Problema 6.3-11. Si risolva l'Eq. (6.3.4) nel aso del potenziale
singolare V (x) = (x). Si osservino gli spostamenti dei livelli rispetto
 = 0, nei due asi  > 0 e  < 0.
Nel limite l ! 1 l'Eq. (6.3.4) i fornis e la densita degli stati nei due
anali  he diagonalizzano lo s attering
L
dn
 (k) =  = +  (k)
dk
2

(6.28)
1 d
 (k) =
 (k) :
2 dk 

L'e etto del potenziale e evidentemente di ordine 1=L rispetto alla densita
nel aso libero ed e quindi tras urabile esattamente a L = 1, ome previsto. D'altra parte  (k) ontiene tutte le informazioni sullo s attering.
In parti olare la variazione della densita degli stati serve a mantenere invariato il numero totale degli stati (an he se in nito). Per dimostrarlo,
determiniamo innanzitutto una relazione tra tale somma e l'operatore risolvente (H E ) 1 a L = 1, ioe sull'intera retta reale. Per ostruzione
l'Hamitoniana H possiede la semiretta E > 0 ome spettro ontinuo, per
ui (H E ) 1 ha tale semiretta ome taglio sul piano omplesso E . La
dis ontinuita attraverso il taglio vale allora
1
1
= 2i(H E ) ;
H E i H E + i
grazie alle note formule di Plemely
 
1
1
=P
 i(x) :
x  i
x
La tra ia di (H E ) sull'intero spazio di Hilbert rappresenta evidentemente la de nizione naturale di densita degli stati relativamente all'energia. Si tratta di una de nizione puramente formale pero, dato
he la densita degli stati relativa sia al numero d'onda k he all'energia E = ~2 k2 =(2m) diverge ome L (vedi Eq. (6.28)). Cio he esiste nita
an he al limite l ! 1 e la variazione
dk
(6.29)
(E ) = [+ (k) +  (k) :
dE
150

Spettro ontinuo

Deve quindi valere la relazione, per E reale e positivo,


1
Tr [G(E + i) G(E i) ;
(E ) =
2i
dove G(E ) e la variazione dell'operatore risolvente rispetto alla parti ella
libera (H0 = p2 =(2m))
1
1
G(E ) =
:
H E H0 E
Per al olare la tra ia potremmo per esempio fare uso del propagatore
G(x; yjE ) = hxj (H E ) 1 jyi he soddisfa l'equazione inomegenea


~2 d2
+ V (x) E G(x; yjE ) = (x y) :
2m dx2
Quindi abbiamo
Z +1
dx [G(x; xjE ) G0 (x; xjE ) :
Tr G(E ) =
1
Si noti he la dis ontinuita in E degli elementi di matri e diagonali del
propagatore G(x; xjE ) fornis e 2i volte la densita degli stati per unita
di lunghezza, he e una quantita nita nel limite L ! 1. Si noti an he
he tutte queste onsiderazioni si estendono senza reali modi he dal aso
della parti ella in una dimensione a ontesti molto piu generali.
Consideriamo ora l'integrale di (E ) da 0 a 1. Esso oin ide evidentemente on l'integrale di G(E ) attorno al taglio in E > 0; ma dato he
G(E ) e una funzione analiti a di E he tende abbastanza rapidamente
a zero per jE j ! 1, possiamo deformare il ammino di integrazione no
a ridurlo ad un ontorno hiuso, per orso in senso orario, he ra hiude
tutti gli eventuali poli di (H E ) 1 sulla semiretta reale negativa. Tali
poli orrispondono proprio agli stati legati di H ed il teorema dei residui
i fornis e immediatamente il risultato
Z 1
dE (E ) =  ;
(6.30)
0

dove  e appunto il numero omplessivo di stati legati (in ludendo le


eventuali degenerazioni, he, ome sappiamo, non sono possibili in una
dimensione, ma potrebbero esser i in piu dimensioni). La relazione (6.30)
a erma la onservazione del numero omplessivo degli stati, an he se in nito, nel passaggio dalla propagazione libera a quella nel potenziale V
apa e di formare  stati legati.
Ri ordando la relazione (6.28) tra densita degli stati e gli sfasamenti
di s attering  (k), otteniamo l'a ermazione del teorema di Levinson
 = + +  ;  =  (k = 0)  (k = 1) :
151

Appli azioni elementari

Nel aso di potenziali pari, V (x) = V ( x), i due anali di s attering 


orispondono alle autofunzioni pari e dispari, (x) =  (x). Allora +
e  sono an h'essi interi e rappresentano il numero di stati legati pari e
dispari, rispettivamente. L'estesione del teorema di Levinson ai problemi
di s attering on simmetria entrale in tre dimensioni non presenta di olta; in tal aso i anali di s attering orrispondono alla de omposizione
in onde sferi he parziali (vedi x13.2). Per una dimostrazione espli ita,
he utilizza le proprieta analiti he degli sfasamenti e l'integrazione per
ontorni in ampo omplesso, si veda ad esempio [GP90.
Problema 6.3-12. Si determini la forma espli ita della variazione G
del propagatore nel aso del potenziale singolare V (x) = (x), veri ando
sia la relazione (6.29) on la densita degli stati al olata a partire dallo
sfasamento di s attering (vedi Probl. 6.3-11 a p. 150) he il teorema di
Levinson.

6.4. Potenziali periodi i


Una delle appli azioni piu importanti della me ani a ondulatoria riguarda la si a dei solidi; e proprio nello studio delle proprieta magneti he,
vibrazionali e di onduzione he la nuova me ani a permette di des rivere tutta una serie di fenomeni he non trovano nella me ani a lassi a neppure un linguaggio adeguato. Il problema piu sempli e da ui
si puo iniziare lo studio delle proprieta elettroni he nei solidi ristallini
e quello s hematizzzato in termini di una parti ella he sia soggetta a
un potenziale periodi o. Si tratta di una idealizzazione matemati a, se
non altro per he ogni ampione ristallino ha lunghezza nita, tuttavia
e un modello piu fa ilmente a rontabile analiti amente he non, poniamo, un potenziale he presenti un numero nito di bu he di potenziale
regolarmente distanziate. Supponiamo dunque he il potenziale V (x)
soddis la ondizione V (x + L) = V (x). Ne segue he, dette u(x); v(x)
due soluzioni linearmente indipendenti dell'equazione di S hroedinger, on
u(0) = 1; u0 (0) = 0 e v(0) = 0; v0 (0) = 1 , si dovra avere
(

u(x + L) = au(x) + bv(x)


v(x + L) = u(x) + dv(x)


e la matri e
= a db ha determinante uguale a uno per il teorema di Wronski. Si notera a questo punto he la natura del problema
matemati o e esattamente la stessa di quella onsiderata nel x3.2.2. Sulla
s orta dei risultati ottenuti allora possiamo on ludere he se il parametro
 = u(L) + v0 (L) e in modulo inferiore a 2, il aso di stabilita nel problema me ani o, le soluzioni saranno quasi-periodi he: potremo individuare
152

Potenziali periodi i

ioe due soluzioni  tali he


 (x + L) = eikL  (x)
on k reale; la ondizione jj < 2 equivale infatti a ri hiedere he la matri e
abbia autovalori omplessi di modulo unitario. Se al ontrario
jj > 2, le soluzioni sono esponenzialmente res enti (il aso della risonanza parametri a) e quindi non orrispondono a stati quantisti i. Ora,
la matri e
e quindi il parametro  ontengono E e pertanto la disuguaglianza individua intervalli di energia permessi e intervalli proibiti. Si
di e he lo spettro presenta bande di energia. Il risultato he abbiamo ottenuto e noto ai matemati i ome \teorema di Floquet" (si veda
[Ho 71 per gli aspetti elementari e [MW66 per la teoria generale) e
ai si i ome teorema di Blo h. E possibile rendersi onto intuitivamente della formazione delle bande d'energia rifa endo i a un problema
gia onsiderato in pre edenza (vedi Probl. 6.3-8 a p. 146). Se abbiamo
due bu he di potenziale separate da una distanza L lo stato fondamentale
tende a essere degenere per L molto grande; si forma un doppietto di
livelli energeti i separati da un gap di ui e responsabile l'e etto tunnel.
Ora se le bu he di potenziale sono N a distanza L; 2L; 3L; : : : gli stati si
dispongono in multipletti di N livelli he sarebbero degeneri a L ! 1.
Per N ! 1 questi multipletti tendono ad addensarsi e formano bande
ontinue di energia.
Osservazione. Il gruppo di simmetria di un potenziale periodi o e
dato dal gruppo dis reto in nito T = fT n jn 2 Zg formato dalle traslazioni
di multipli di L. Il gruppo e abeliano e quindi le sue rappresentazioni
unitarie irridu ibili sono monodimensionali, ossia T ! expfig. Deve
pertanto essere possibile ostruire una base di autovettori (generalizzati)
dell'energia tali he per ogni autovettore si abbia
T j i = ei j i :
Detto allora k = =L, la funzione (x) expf ikxg risulta essere periodi a,
il he ostituis e l'usuale formulazione del teorema di Blo h: le autofunzioni generalizzate dell'equazione di S hroedinger in ampo periodi o sono
date da
k (x) = expfikxguk (x) ;
dove uk (x + L) = uk (x).
Problema 6.4-1. Determinare le bande di energia per un potenziale
periodi o della forma
1
X

x (n + 21 )L :
V (x) = 
n= 1
153

Appli azioni elementari

Si tratta di valutare la matri e


risolvendo l'equazione di S hroedinger
nell'intervallo fondamentale (0; L). Le soluzioni u; v sono date da
(

u(x) =

os(kx)
per 0 < x < L=2
A os(kx) + B sin(kx)=k per L=2 < x < L

v(x) =

sin(kx)=k
per 0 < x < L=2
C os(kx) + D sin(kx)=k per L=2 < x < L

dove k = 2mE=~. Le ostanti A; B; C; D si determinano imponendo le ondizioni di ra ordo in x = L=2 (ri ordare l'Eq. (6.24)), e in ne si al ola  =
u(L) + v0 (L) = 2 os(kL) + 2m=k~2 sin(kL). Le bande di energia sono allora
individuate dagli intervalli in ui


os(kL) + m sin(kL) < 1 :
k ~2
Un al olo piu rapido si puo impostare nel modo seguente: l'obiettivo e quello
di determinare soluzioni quasi periodi he, tali ioe he (x + L) = ! (L) on
j!j = 1. Conviene e ettuare una traslazione di L=2 in modo he le barriere siano
nei punti nL; si puo allora porre
(

(x) =

A os kx + B sin kx
per 0 < x < L
! (A os k(x L) + B sin k(x L)) per L < x < 2L

su ui imponiamo le ondizioni di ra ordo in x = L; on al oli immediati si


trova


2m
k!2
2k os KL + 2 sin KL ! + k = 0
he porta alla medesima on lusione.

Problema 6.4-2. Determinare le bande di energia per un potenziale


periodi o della forma
(

V (x) =

V0 per 0 < x < a


= V (x + L) :
0
per a < x < L

Le bande di energia per E < 0 sono date dalla disequazione jj < 2 , on
1
2  = os ka

osh (L a) + 21 (=k k=) sin ka sinh (L a) ;

2mE; ~k = 2m(E + V0 ). La soluzione e mostrata gra amente


dove ~ =
in Fig. 6-6. Per le appli azioni, si veda [FR95, ap. 3.5.
p

6.5. Campi di forze entrali


6.5.1. Separazione in oordinate polari. L'equazione di S hroe-

dinger per un ampo di forze entrali si risolve agevolmente in oordinate


154

Campi di forze entrali


2

1.5

0.5

/2 0
-0.5

-1

-1.5

-2

10

15

20

Figura 6-6. Le bande di energia per il modello piu

sempli e di potenziale periodi o.

polari, in modo analogo alle altre equazioni alle derivate parziali della si a matemati a. Sia V (r) l'energia potenziale. Allora l'equazione si s rive
(ri ordando l'espressione dell'operatore di Lapla e (4.7))


2
1 

1
1 2
r+ 2
sin # + 2 2
(r; #; ')
r r2
r sin # #
# r sin # '2
2m
+ 2 (E V (r)) (r; #; ') = 0 :
~

Le autofunzioni si ottengono separando le variabili, ioe ponendo (r; #; ')


= R(r)Y (#; '); l'equazione per la parte angolare e identi a alla prima delle equazioni (4.8), e quindi la soluzione e data dalle armoni he
sferi he Ylm(#; ') introdotte nel x4.1.3. Ri ordiamo he, opportunamente normalizzate, le Ylm formano un insieme ortonormale ompleto
per le funzioni de nite sulla super ie della sfera (si veda l'Eq. (4.9)).
L'equazione radiale assume la forma
l(l + 1)
2m
1
(rR(r))00
R
(r) + 2 (V (r) E ) R(r) = 0 :
2
r
r
~
Il problema si ri ondu e pertanto a quello di una parti ella in un solo
grado di liberta soggetta ad un potenziale e a e
~2 l(l + 1)
Ve (r; l) = V (r) +
;
2mr2
155

Appli azioni elementari

e on funzione d'onda u(r) = rR(r). Si noti l'analogia on il aso lassi o


del x3.4; il signi ato della orrezione entrifuga al potenziale radiale rimane identi o in me ani a quantisti a: il termine ~2 l(l +1) he prende il
posto di `2 oin ide on l'autovalore del (quadrato del) momento angolare.
La soluzione dell'equazione radiale
~2 d2 u(r )
+ (E Ve (r; l)) u(r) = 0
2m dr2
si a ronta on le stesse te ni he introdotte nei apitoli pre edenti. In parti olare se V (r) risulta ostante a tratti la soluzione sara ottenibile in ogni
regione di potenziale ostante in termini di funzioni di Bessel sferi he. Il
problema matemati o non di eris e da quello in ontrato al ap. 4; tuttavia e da tenere presente he si deve onsiderare la soluzione generale
R(r) = Al jl (kr) + Blnl (kr) tranne he nell'intervallo he ha estremo in
r = 0 dove nl e singolare (jl (x)  xl ; nl (x)  x l 1 ). Si noti he an he nel aso l = 0, in ui non 'e il termine entrifugo, siamo nondimeno
tenuti a porre la ondizione al ontorno u(0) = 0 he e indispensabile per
mantenere il arattere autoaggiunto8 dell'operatore (d=dr)2 ristretto alla
semiretta r > 0.
Problema 6.5-1. Dis utere il problema agli autovalori per una parti ella nel ampo di potenziale entrale V (r) = V0 < 0 per r < R e V  0
altrove.
La soluzione e qualitativamente di erente nei due asi E <p0 e E > 0.
a) E < 0: per r < R si hanno le soluzioni gia note jl (kr); k = 2m(E + V0 )=~,
mentre per r > R la soluzione e esprimibile in termini di funzioni di Bessel on
argomento immaginario: la soluzione si trova on il metodo di Lapla e ed e la
seguente (xB.6.2)



p
ezkr
l
l

;  = 2mE=~ :
(r) / (kr)
z l (z 1)l+1 z= 1
Ad es. per l = 0 e l = 1 si ha sempli emente
(
sin(kr)=kr ; r < R
l=0 =
exp( r) ; r > R:
l=1 =

8
< sin kr

kr os kr
;
(kr)2
:
(1 + (r) 1 ) exp( r) ;

8L'operatore

r<R
r>R

ir 1 (=r) r he rappresenta il momento radiale non e de nibile


ome operatore autoaggiunto; io e dimostrabile on il metodo degli indi i di difetto
[Nai68, ma e piu direttamente onseguenza del fatto he non esiste una traslazione unitaria r ! r + a. Al ontrario il momento radiale al quadrato e un operatore autoggiunto,
se si impone la ondizione di annullamento in r = 0.

156

Campi di forze entrali


La ondizione di ra ordo in r = R fornis e l'equazione he determina gli autovalori:

kR ot kR 1 = R; (per l = 0);


2 k R os(k R) 2 sin(k R) + k2 R2 sin(k R)
=
(per l = 1) :
1+R
(k R2 os(k R)) + R sin(k R)
Si noti he il aso l = 0 e equivalente al aso monodimensionale trattato nel
x6.1.2, ristretto alle autofunzioni antisimmetri he: io impli a he esiste un valore
di soglia per V0 al di sotto del quale il potenziale non ammette stati legati.
Dimostrare he per l > 0 il valore di soglia e an ora maggiore.
b) E > 0: questa e la omponente dello spettro ontinuo. Le soluzioni sono date
da
(
jl (kr);
r<R
l (r) =
Al jl (r) + Bl nl (r); r > R
2 R

dove ora  = 2mE=~. Le soluzioni he si ottengono imponendo il ra ordo in


r = R rappresentano l'e etto del potenziale sul moto di una parti ella he puo
allontanarsi inde nitivamente dal entro. Si tratta propriamente di un pro esso
d'urto, he studieremo nel ap. 13. Si noti he per 0 < E < ~2 l(l + 1)=2mR2
il potenziale e a e agis e ome una barriera di potenziale he divide la zona
vi ino all'origine da quella in ui la parti ella e essenzialmente libera. In questa
situazione se la parti ella e inizialmente nella regione interna puo ltrare all'esterno attraverso l'e etto tunnel e questo ri hiede un erto tempo. Si parla di stati
metastabili (o risonanze) per quei valori di energia in orrispondenza ai quali
questo tempo di fuga risulta massimo. Vedi la Fig. 6-7 dove si puo osservare
he in orrispondenza a un'energia positiva la funzione d'onda e on entrata in
una regione vi ino all'origine, ma non si tratta oviamente di uno stato legato, in
quanto lo stato non e normalizzabile.

6.5.2. L'atomo di idrogeno. L'equazione di S hroedinger per un


sistema ostituito da due parti elle (protone ed elettrone) si ri ava a
partire dalla Hamiltoniana lassi a he des rive il problema dei due orpi
p2
e2
p2
;
(6.31)
H= n + e
2mn 2me jxn xe j
dove i sussi n; e si riferis ono a nu leo ed elettrone. Si tratta di una
prima s hematizzazione della si a degli atomi idrogenoidi; an he per lo
stesso atomo di idrogeno vi sono altre interazioni piu deboli di quella elettrostati a he si potranno in seguito onsiderare ome pi ole orrezioni.
La funzione d'onda sara funzione delle sei variabili xn ; xe , e quindi
l'equazione di erenziale he ne deriva sostituendo
pn ! i~rn ; pe ! i~re
157

Appli azioni elementari

10
5
0
5
0

E=0.2
2

15
10
5
0
5
0

10
r

12

14

16

18

20

10
r

12

14

16

18

20

10
r

12

14

16

18

20

E=0.2325
8

10
5
0
5
0

E=0.265
2

Figura 6-7. Densita radiali per la \bu a sferi a" del


Probl. 6.5-1. Dati del problema: m = ~ = 1, l = 3; V0 =
10; R = 2.

risulterebbe di ardua soluzione, se non fosse he, ome in me ani a lassi a, si puo sfruttare tutta la simmetria del problema per ridursi, ome
per qualunque ampo entrale, ad un problema in un solo grado di liberta.
Si tratta innanzitutto di separare il moto del entro di gravita, passando
agli operatori anoni i ( ome nel x3.4)
P = p n + pe
m x + mn xn
X= e e
me + mn
mn pe me pn
=
mn + me
r = x e xn :
In termini di questi l'Hamiltoniano diviene sempli emente
P 2 2 e2
H=
+
2M 2 r
dove M = me +mn e la massa totale,  1 = me 1 +mn 1 la massa ridotta,
e r  jrj e la distanza tra le due parti elle. L'equazione di S hroedinger
risulta ora separabile, ossia possiamo porre
(X ; r ) = (X ) (r ) ;
158

Campi di forze entrali

il he porta a due equazioni disa oppiate. Possiamo pero pro edere piu
speditamente ri onos endo il fatto he i gradi di liberta del entro di massa
rappresentano una parti ella libera he sara des rivibile on onde piane e a
ui orrisponde un ontributo positivo all'energia pari alla energia ineti a
P 2 =2M . Gli altri gradi di liberta he rappresentano il moto relativo di
elettrone e nu leo ostituis ono la dinami a interessante. S egliamo per io
di metter i nel sistema di riferimento in ui il entro di massa e in quiete:
l'equazione da risolvere e quella di S hroedinger in ampo entrale
e2
~2
4
(r )
(r ) = E (r )
2
r
he si ridu e, dopo avere separato la parte angolare ponendo
= Ylm (; )u(r)=r
ad un'equazione ordinaria
 2

~2 d2 u
e ~2 l(l + 1)
+
+
u = Eu :
2 dr2
r
2r2
Cer heremo le soluzioni orrispondenti a stati legati (E < 0). Introdu iamo innanzitutto variabili adimensionali attraverso le sostituzioni (suggerite dalla formula di Bohr)
e2
~2
r = na ; a = 2 ; n = p
e
~
2E
he i o re l'equazione formalmente piu sempli e

u00 ( ) + 1 + 2n= l(l + 1)= 2 u( ) = 0 ;
Osserviamo he a e orrettamente delle dimensioni di una lunghezza e
rappresenta la s ala di dimensioni atomi he. Viene denominato raggio
di Bohr e vale numeri amente ir a mezzo A (vedi a p. 524 per il valore
pre iso). Il parametro n he nella quantizzazione alla Bohr assume valori
interi, al momento e un reale positivo arbitrario. La soluzione generale
dell'equazione e ottenuta fa ilmente in termini della funzione ipergeometri a on uente, ome mostreremo piu avanti. Un metodo diretto
basato sul metodo di Lapla e funziona senza di olta nel aso l = 0:
u00 ( ) + (2n  )u( ) = 0
Z

d 2
(z 1) F + nF = 0
u( ) = exp(z )F (z ) dz =)
dz
C
he ha ome soluzione
F (z ) = (1 z )n 1 (1 + z ) n 1
159

Appli azioni elementari

-1

Figura 6-8. Il ammino di integrazione per il al olo di u( ).

da ui, tenendo onto he n e positivo e he a ettiamo solo soluzioni


he tendono a zero abbastanza rapidamente per  ! 1, otteniamo la
soluzione nella forma
Z
(1 z )n 1
dz
u( ) = ez
(1 + z )n+1
C
e il ammino e da s egliere ome indi ato in Fig. 6-8 (un la etto he
avvolge il taglio [ 1 : : : 1). La soluzione tende a zero per  ! 1
almeno ome e  . Rimane pero da soddisfare la ondizione al ontorno di
annullamento in  = 0, omune a tutte le equazioni separate in oordinate
polari. Questo i o re la ondizione
Z
(1 z )n 1
dz = 0 :
(1 + z )n+1
C
L'integrale e al olabile in modo elementare attraverso la trasformazione
onforme
1 z
w=
1+z
he mappa il ammino C in un la etto attorno all'origine:
Z
Z
sin n
(1 z )n 1
:
dz / wn 1 dw /
n
+1
(1 + z )
n
C
C
Se ne on lude he le uni he soluzioni he soddisfano la ondizione di
annullamento orrispondono a n = 1; 2; 3; : : : 2 N , ome previsto dalla
ve hia teoria dei quanti. Lo spettro dis reto per l = 0 oin ide on
quello di Bohr, dunque. Le orrispondenti autofunzioni sono date da una
formula espli ita, in quanto per n intero l'integrale si ridu e attraverso la
formula integrale di Cau hy a una derivata di ordine n:
 n h
I
i

(1 z )n 1
z (1 z )n 1 j
z
e
=
u( ) = e
z= 1 :
(1 + z )n+1
z
E hiaro he la u( ) sara della forma

un ( ) = Ln( )e
160

Campi di forze entrali

dove Ln e un polinomio di grado n. Tornando ora al aso generale (l  0),


questo puo essere ri ondotto ad una forma solubile attraverso il metodo di Lapla e attraverso la sostituzione suggerita dallo s hema generale
dell'App. B.6.1.
u( ) =  l+1 e  f ( );  = 2 :
Ne risulta l'equazione
f 00 + (2(l + 1)  )f 0 + (n l 1)f = 0 :
Si on lude he la soluzione generale dell'equazione radiale per il ampo
Coulombiano e data da
u( ) =  l+1 e  ( 1 1 F1 (l + 1 n; 2(l + 1); 2 )
+ 2 

1 2l

1 F1 ( n l; 2l; 2 ) :

Dovremo subito porre 2 = 0, per la ondizione di annullamento in r = 0,


mentre la forma asintoti a della 1 F1 (si veda l'Eq. (B.6.3)) i impone di
an ellare il oe iente del ontributo prin ipale he darebbe una res ita
esponenziale alla funzione d'onda. Si trova allora
(2(l + 1))
=0:
(l + 1 n)
Ri ordando he 1= (z ) e una funzione intera on zeri sempli i nei punti
z = 0; 1; 2; : : : 2 N , se ne on lude he
n = l + 1; l + 2; l + 3; : : : :
Troviamo per io he lo spettro degli stati legati dell'atomo d'idrogeno e
dato dalla formula di Balmer
e4
En =
2~2 n2
he oin ide fortuitamente on la formula he si ottiene appli ando la
regola di Bohr nella sua formula piu elementare9. Si noti he per ogni
valore di n (detto il numero quanti o prin ipale) esistono n2 stati
linearmente indipendenti on la medesima energia; infatti nella formula
di Balmer non entra il numero quanti o l he puo assumere tutti i valori
l = 0; 1; : : : ; n 1 e per ogni valore di l esistono 2l + 1 stati orrispondenti
al numero quanti o m he individua la funzione Ylm (; ); la somma dei
primi n 1 numeri dispari da appunto n2 . Questa grossa degenerazione
dello spettro dell'atomo di idrogeno e tipi a del potenziale Coulombiano
9Un'altra oin idenza he, ome quella della formula di Rutherford, ha fa ilitato il
ompito dei si i.

161

Appli azioni elementari

e viene rimossa da ontributi aggiuntivi al potenziale, ome vedremo10.


Quanto alle autofunzioni, dato he l'ipergeometri a on uente si ridu e a
un polinomio se il primo parametro e intero non positivo, la loro forma
e parti olarmente sempli e. Appli ando il metodo di Lapla e si trova
fa ilmente
 n l 1 

d
ez (1 z )l+n jz=0 :
f ( ) =
dz
Questi polinomi sono identi abili on polinomi di Laguerre, e pre isamente
unl ( ) = Nnl  l+1 e  L2nl++1l (2 )
s

(n l 1)!
an2 [(n + l)!3
(vedi [Ho 71, CS6411). La Tab. 6-1 riporta le autofunzioni per gli
stati legati per pi oli valori di n. La Tab. 6-2 riporta la tradizionale
onvenzione degli spettros opi he asso iano gli stati di momento angolare
l a una lettera se ondo la su essione12 s, p, d, f, .... Ad esempio lo stato
1 S orrisponde n = 1; l = 0, 2 P a n = 2; l = 1, et .
Le autofunzioni unl (r) sono onvenientemente rappresentate in Ma13 da
themati a

Nnl =

CoulombU[x_,n_,l_:=Sqrt[Gamma[n-l/(n^2*Gamma[n+l+1)*
Exp[-x/n*(2 x/n)^(l+1)*LaguerreL[n-l-1,2*l+1,2*x/n.

Problema 6.5-2. Cal olare i valori di aspettazione hunl j r n junl i.

Il al olo diretto oinvolge integrali non del tutto elementari (si vedano
[CS64, BS57).
Si puo pro edere inve e per via ri orsiva. Dalla relazione (5.45),
indi ando Ik  rk , si ottiene per V = e2=r + ~2 l(l + 1)=2mr2

k En Ik

2 1
1 + e (2

k ) Ik

~2 (k

2

1)[k(k 2)=4 l(l + 1)Ik

10Pauli e Fo k hanno mostrato he questa degenerazione non e a atto a identale,


ma e legata ad una parti olare simmetria dell'Hamiltoniano, des ritta dal gruppo delle
rotazioni in quattro dimensioni (vedi [Fo 35, BI66, OP72, Ono75); ome nel orrispondente problema di me ani a lassi a questa simmetria e asso iata all'esistenza
di ostanti del moto tipi he del potenziale di Coulomb { vedi l'(3.19)
11Si presti attenzione al fatto he esistono onvenzioni di erenti sulla de nizione

di L n . Quella del Gradshteyn [GR65 orrisponde a L n (x) = n+n 1 F1 ( n; + 1; x),
mentre la onvenzione
adottata in molti libri di testo, in luso il presente, orrisponde

a L n (x) = n! n 1 F1 ( n + ; + 1; x).
12Per hi avesse uriosita riguardo all'origine dei simboli s; p; : : : ri ordiamo
he questi provengono dalla denominazione sharp, prin ipal, di use, fundamental,...
assegnata alle serie di righe spettrali.
13
Wolfram Resear h [Wol92.

162

Campi di forze entrali


u10 = 2 r e r
u20 =

p1r e
2

r=2 (1

u30 = 3p2 3 r e r=3 (1


u40 = 41 r e r=4 (1

u21 = 2p1 6 r2 e r=2

1 r)
2

u31 = 278p6 r2 e r=3 (1

2 r + 2 r2 )
3
27
3
1 2
4r + 8r

1 3
192 r )

u41 =

p5=3
16

r2 e r=4 (1

1 r)
6
1 r + 1 r2 )
4
80

Tabella 6-1. La parte radiale delle autofunzioni dei

livelli piu bassi dell'atomo di idrogeno unl .

numero quanti o l 0 1 2 3 4 5 : : :
serie spettros opi a s p d f g h : : :
Tabella 6-2. Denominazione dei livelli idrogenoidi.

0.6

0.5

u10

0.4

0.3

u20

0.2

u30
0.1

0
0

10

15
r

20

25

30

Figura 6-9. Le densita radiali u2nl per le prime

autofunzioni dell'atomo di idrogeno (onda s).

Conviene
introdurre unita atomi he, per ui nel seguito nella espressione per

k
r
e sottinteso un fattore a k ; dove a e il raggio di Bohr. La relazione di
ri orrenza e quindi sempli emente


k 1
k l(l + 1) (k2 1)=4 I k 2 = (2k 1) I k 1
I k:
n2

163

Appli azioni elementari


0.2
0.18

u21

0.16
0.14
0.12
u31
0.1
0.08
u41
0.06
0.04
0.02
0
0

10

15

20

25
r

30

35

40

45

50

Figura 6-10. Le densita radiali u2nl per le prime

autofunzioni dell'atomo di idrogeno (onda p).


0.12

u32
0.1

0.08
u42
0.06

0.04

u52

0.02

0
0

10

20

30
r

40

50

60

Figura 6-11. Le densita radiali u2nl per le prime

autofunzioni dell'atomo di idrogeno (onda d).

Per innes are


la relazione di ri orrenza si tiene onto del teorema del viriale
se ondo ui r 1 = 2E = n 2 . Fa iamo poi ri orso al teorema di FeynmanHelmann (vedi x10.1.2), appli ato al problema radiale: tenendo sso il numero

164

Campi di forze entrali


quanti o radiale nr , l'autovalore e dato da E = 1=2 (nr + l + 1)


1
H
2l + 1
2
E
:
r
=
=
=
l (nr + l + 1)3
l
2
Si ha dunque

2
1
r =
:
(l + 12 ) n3
Dalla relazione di ri orrenza si ha poi, partendo da k = 0,
I 2
1
I 3=
=
l(l + 1) n3 l(l + 21 )(l + 1)
3n2 l(l + 1)
I 4= 5
:
2n (l 12 )l(l + 21 )(l + 1)(l + 32 )


Si noti he r k e de nito solo se k < 2l + 3 .

e per io

Problema 6.5-3. Determinare i valori di aspettazione rk per k > 0

appli ando il metodo del problema pre edente.

165

CAPITOLO 7

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a


I fenomeni si i e la relativa des rizione matemati a presentati nei
apitoli pre edenti impongono una revisione radi ale di buona parte dei
prin ipi fondamentali della si a. In questo apitolo i o uperemo proprio di questo, er ando di presentare la struttura formale della me ani a quantisti a ome risultato di un appro io di tipo operativo sostenuto
da al uni postulati teori i fondamentali. Si tratta ioe di un appro io
assiomati o minimale, dove il riferimento a pre on etti teori i e ridotto
al minimo e, laddove inevitabile, e espli itamente di hiarato sotto forma,
appunto, di postulati di base. Il risultato e un impianto teori o molto generale della me ani a quantisti a, per nulla vin olato a priori al mondo dei
fenomeni mi ros opi i. In e etti per tutto il apitolo faremo riferimento
ad un generi o sistema si o S , senza spe i arne a priori le dimensioni
e le aratteristi he. La motivazione per questo e dupli e: da un lato si
tratta di appagare la naturale esigenza di sempli ita e universalita dei
fondamenti teori i della si a, dall'altro va ri ordato he la pi olezza del
quanto d'azione, la ostante di Plan k ~ , non restringe per forza l'osservabilita degli e etti propriamente quantisti i al dominio del mondo atomi o
e subatomi o. Fenomeni ma ros opi i lassi amente inspiegabili, ome la
super uidita, la super onduttivita e l'e etto Hall dis reto, hanno ri evuto
negli ultimi de enni una spiegazione di tipo puramente quantome ani o, fornendo un importante esempio di ome i prin ipi fondamentali della
me ani a quantisti a possano superare indenni il passaggio dal mi ro osmo alle s ale dell'esperienza quotidiana. Cio non toglie he proprio questo
passaggio an or oggi ostituis a il momento piu di ile della me ani a
quantisti a riguardo la sua a ettazione ome teoria si a universalmente
valida.

7.1. Sistemi si i, stati e osservabili


La nozione di sistema si o non puo essere formulata in termini rigorosi,
dovendo risultare adattabile alle piu svariate situazioni. Noi de niremo
omunque un sistema si o S ome una porzione dell'universo isolata
o soggetta a ben ontrollabili in uenze esterne, sulla quale e possibile
ompiere esperimenti quantitativi. I risultati di tali esperimenti sono le
167

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

osservazioni, o misure, la ui pre isione dipende ovviamente dal grado


di ranatezza degli apparati sperimentali. Per de nizione, l'oggetto delle
misurazioni sone le osservabili, ovvero le grandezze si he le ui proprieta e valori aratterizzano il sistema S 1. Piu pre isamente, esiste una
nozione operativa di osservabile, he potremmo al limite identi are ome
una lasse di equivalenza di esperimenti, ed una nozione matemati a, la
quale deve fornire una rappresentazione degli eventi he possono veri arsi ome risultati di quegli esperimenti. In questo paragrafo onsideriamo
le osservabili innanzitutto in senso operativo.
Ogni elemento oggettivo d'informazione sul sistema si o S dis ende
es lusivamente dalle suddette osservazioni ed il omplesso dei risultati
sperimentali disponibili sulle osservabili di S de nis e lo stato si o, o
stato tout ourt, di S . Tipi amente, tra le osservabili si possono distinguere al une osservabili \fondamentali", la ui natura e proprieta sono
su ienti a aratterizzare il sistema in esame, nel senso di ssare interamente l'insieme degli stati possibili di S (una pre isazione su osa e ettivamente si intende per osservabili fondamentali verra fornita in seguito,
per ora il signi ato letterale e su iente). D'altra parte, in uno spe i o
stato, non tutte le osservabili di S , e neppure tutte quelle fondamentali,
assumono valori determinati. Una prima, ovvia ragione e he spesso il numero delle osservabili fondamentali di S e troppo grande, ed in uno stato
sperimentalmente a essibile soltanto una parte di esse viene direttamente
od indirettamente misurata. Una se onda ragione e dovuta al potere risolutivo degli apparati di misura, he e ne essariamente nito e, ome tale,
non permette di determinare il valore esatto di osservabili he possono
assumere valori distinti arbitrariamente vi ini. Si pensi alla distribuzione
di valori he puo assumere la posizione del bari entro di un oggetto materiale: allo stato attuale delle nostre onos enze, possiamo assumere he
sia ontinua. In ne vi possono essere veri e propri impedimenti di prin ipio verso la determinazione dei valori assunti ontemporaneamente da piu
osservabili. Quest'ultimo e proprio il aso dei fenomeni quantome ani i
e determina la prin ipale deviazione dal modo di pensare proprio della
si a pre-quantisti a, onvenzionalmente indi ata ome \ si a lassi a".
Dunque lo stato si o rappresenta una piu o meno on entrata distribuzione di probabilita sullo spazio dei valori he ias una osservabile
puo sperimentalmente assumere: la ripetizione N volte dei medesimi esperimenti sul sistema S ripreparato ogni volta in ondizioni identi he (per
quanto riguarda quelle sperimentalmente rilevanti), fornis e una sequenza
di risultati diversi per le osservabili sotto esame, on una frequenza relativa he riprodu e, nel limite N ! 1 , la distribuzione di probabilita
1Si notera una erta, inevitabile ir olarita dell'argomento: un sistema si o e di
fatto de nito dalle osservabili he gli risultano sperimentalmente pertinenti.

168

Sistemi si i, stati e osservabili

he orrisponde allo stato del sistema. E in questo senso probabilisti o


he assegniamo un valore des rittivo e predittivo all'affermazione: \il sistema si o S si trova nello stato  . D'altra parte, non va dimenti ato
he, se onsideriamo un singolo esperimento atto a misurare una erta
osservabile A , esso fornira un ben pre iso risultato a (la posizione di un
indi atore, un numero su un ontatore digitale, il veri arsi o no di un
\ li k" in un ontatore Geiger, et .). L'insieme di tutti i possibili risultati
delle osservazioni di A forma il osiddetto spettro di A e le distribuzioni
di probabilita di ui sopra sono evidentemente on entrate sugli spettri
delle osservabili.
In termini matemati amente pre isi quanto appena detto si riassume
nella seguente a ermazione: se  e lo stato di S , b un arbitrario sottoinsieme di Borel della retta reale ed A un'arbitraria osservabile, allora
PrA (bj  ) e la probabilita he il risultato della misurazione di A appartenga a b . Come gia detto, l'interpretazione si a di questa a ermazione
e he, ripetendo N volte il medesimo esperimento atto a misurare A ,
empiri amente si osserva
N (b)
;
PrA (bj  ) = lim
N !1 N
dove N (b) rappresenta il numero di volte he si veri a un risultato appartenente al sottoinsieme b . In questo senso appare evidente he lo
stato  non e altro he una onveniente abbreviazione per indi are l'insieme di tutte le ondizioni rilevanti dell'esperimento. Ovviamente per le
probabilita PrA (bj  ) deve valere:
(7.1)
0  PrA (bj  )  1 ;
PrA (;j  ) = 0 ;
PrA (Rj  ) = 1
e, non appena due sottoinsiemi boreliani b1 e b2 sono disgiunti,
(7.2)
PrA (b1 [ b2 j  ) = PrA (b1 j  ) + PrA (b2 j  ) :
E onvenzione di usa introdurre una densita di probabilita pA (aj  ) , a 2
R al posto della pi
u pre isa notazione in termini di sottoinsiemi boreliani,
s rivendo
Z
PrA (bj  ) = da pA (aj  ) :
b

In sostanza pA (aj  ) da e la probabilita he il risultato dell'esperimento


appartenga all'intervallo in nitesimo (a; a + da) . Come funzione di a ,
pA(aj  ) va allora intesa in senso generalizzato, ioe ome distribuzione.
Ad esempio, se ogni ripetizione dell'esperimento da sempre il medesimo
risultato a , allora pA (aj  ) = (a a ) , dove (x) e la delta di Dira
(vedi App. B.5).
Come e noto, una prima aratterizzazione empiri a di queste distribuzioni di probabilita si ottiene al olando, a partire dalla su essione
169

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

a(1) ; a(2) ; : : : ; a(N ) dei risultati sperimentali per l'osservabile A ( on N


he tende idealmente all'in nito), il valor medio o valore di aspettazione di A
Z +1
N
1X
(
j
)
da a pA (a)
a =
hAi = Nlim
!1 N j =1
1
e la deviazione

standard o dispersione o indeterminazione


h

i1=2
A = A2 hAi2
r

N 
2
1X
a(j ) hAi
= lim
N !1 N
j =1
1=2
Z +1
2
;
da (a hAi) pA (a)
=
1
dove si e fatto uso della regola generale valida per un funzione f (A)
Z +1
da f (a) pA (a) :
hf (A)i =
1
In queste ultime espressioni la dipendenza dallo stato  e sottintesa, ioe
hi = hi e  =  .
Un aso parti olarmente rilevante si ottiene quando identi amente A =
0 , ioe quando ogni ripetizione dell'esperimento da il medesimo risultato
a . Si di e allora he lo stato  del sistema e un autostato dell'osservabile
A e a e il orrispondente autovalore. Questo fatto puo veri arsi ovviamente solo se l'autovalore a in questione risulta essere, per ragioni di
prin ipio o per evidenza sperimentale, dis reto, ioe separato dal resto dello spettro di A . Non si tratta omunque di una limitazione signi ativa,
dato he, per via del potere risolutivo limitato degli apparati di misura,
la des rizione operativa di una qualunque osservabile omporta he lo
spettro sia sempre interamente dis reto: in e etti A e approssimabile arbitrariamente bene in termini di opportune ollezioni nite di osservabili
di otomi he, he assumono il valore 1 oppure 0 (e sono quindi dis rete
e limitate) e sono misurate mediante opportuni esperimenti di tipo \si o
no" (tipi amente \si" ! 1 e \no" ! 0 ). Si pensi, ad esempio, alle misure
di posizione mediante una ollezione di rivelatori spazialmente ordinati, o
agli esperimenti sul passaggio di fotoni attraverso ltri polarizzatori, et ..
Generalmente, le osservabili he sono oggetto degli esperimenti tipo \si
o no" sono delle funzioni aratteristi he di altre osservabili: EA (b)
e la funzione aratteristi a dell'osservabile A he vale 1 non appena A
assume un valore ompreso nel sottoinsieme boreliano b e vale 0 altrimenti. Si noti he, per de nizione stessa di funzione aratteristi a, per un
170

(7.3)

Sistemi si i, stati e osservabili

qualunque stato  del sistema deve valere


(7.4)

PrA (bj  ) = hEA (b)i :

In de nitiva le osservabili, nel senso operativo del termine, sono sempre


dotate di spettro dis reto (questo risulta evidente se pensiamo a ome
l'informazione sui risultati di un esperimento e memorizzata in un omputer). Le osservabili \ ontinue" rappresentano idealmente un pro esso
di limite in ui la suddetta ollezione di osservabili di otomi he diventa
in nita. Parimenti, l'informazione sperimentale ri hiesta diventa in nita,
e quindi si amente ina essibile. D'altro lato e hiaro he la dis retizzazione di osservabili idealmente ontinue ontiene un inevitabile fattore
di arbitrarieta, he generalmente varia da una situazione sperimentale all'altra. Il suddetto pro esso di limite serve quindi allo s opo di uniformare
la nozione matemati a di osservabile, e risulta spesso indispensabile per
de nire in modo univo o e on ettualmente e onomi o i modelli teori i.
Basti pensare alla grande sempli ita, universalita ed eleganza dei prin ipi di simmetria ed invarianza basati sui gruppi dei movimenti spaziotemporali (si veda al apitolo 9): la loro stessa formulazione ri hiede he
erte osservabili, strettamente legate all'azione di tali gruppi sullo spazio
degli stati, abbiano spettro ontinuo.
La me ani a lassi a, os ome brevemente riassunta nella parte I,
fornis e una pre isa rappresentazione matemati a per le osservabili e gli
stati di un generi o sistema si o S . Ad ogni S viene fatto orrispondere
un opportuno spazio delle fasi FS , 2n-dimensionale, dove n e il numero
dei gradi di liberta di S . Le osservabili sono rappresentate dalle funzioni
a volori reali su FS , il quale e per de nizione dotato di una struttura
anoni a, he onsiste nell'assegnazione delle parentesi di Poisson per ogni oppia di osservabili (vedi x2.2), mentre gli stati sono identi ati on le
distribuzioni di probabilita su FS , ovvero le funzioni positive-de nite e
normalizzate. Fra le osservabili, gio ano un ruolo fondamentale le oordinate anoni he, ovvero le fq g e le fpg , he tipi amente rappresentano
le posizioni ed i momenti del sistema S e/o delle sue parti, ed in termini delle quali tutte le altre osservabili possono venir espresse. Esse
sono evidentemente delle osservabili \fondamentali", nel senso indi ato
piu sopra. Il formalismo della me ani a lassi a i permette ora di evidenziarne una proprieta aratteristi a: (q1 ; : : : ; qn ; p1 ; : : : :pn ) ostituis e
un insieme irridu ibile di osservabili, nel senso he ogni funzione su
FS he ha parentesi di Poisson nulle on tutte le fq g e le fpg e ne essariamente una ostante. Quindi tutte le osservabili non banali sono
esprimibili ome funzioni delle fqg e delle fpg .
Dunque, se ondo la me ani a lassi a, ad ogni osservabile A orrisponde una funzione a valori reali A(q; p) (l'uso dello stesso simbolo
171

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

sottolinea il fatto he le osservabili sono di fatto identi ate on le funzioni su FS ), mentre ad ogni stato  orrisponde una distribuzione di
probabilita % (q; p) , he per de nizione soddisfa a

% (q; p)  0 ;

dn q dn p % (q; p) = 1 :

FS
In ne il valor medio di A nello stato  si s rive

hAi =

dn q dn p % (q; p)A(q; p) ;

FS
mentre la probabilita PrA (bj  ) segue dalla relazione generale (7.4) utilizzando la funzione aratteristi a EA (b) , he vale 1 su tutti i punti di
FS sui quali A assume un valore appartenente a b e vale 0 altrimenti.
Nel aso di sistemi si i \sempli i", ioe dotati di un numero pi olo di
osservabili fondamentali (po he oppie (q; p) se ondo la me ani a lassi a), sembrerebbe ragionevole poter on epire ed e ettuare (entro ovvi
limiti te nologi i) un insieme ompleto di esperimenti atti a determinare
il valore di tutte le osservabili on pre isione grande a pia ere. In altri
termini, 8 > 0 , deve esistere uno stato sperimentale  tale he A < 
per qualunque osservabile A . Questo e il punto di vista impli ito nella
des rizione dei sistemi si i basata sulla me ani a lassi a, per la quale
gli stati on le suddette aratteristi he sono gli stati puri del sistema
si o S . Nel limite ideale di pre isione in nita gli stati puri sono delle
distribuzioni di probabilita on entrate in un singolo punto dello spazio
delle fasi e sono quindi in orrispondenza biunivo a on i punti di FS .
Risulta poi naturale estendere questa visione lassi a della natura an he
a sistemi omplessi, per i quali solo stati  non puri, detti an he mis ele statisti he sono sperimentalmente a essibili. In ogni aso, pur
ammettendo l'inevitabile in ompletezza dell'informazione ra olta in uno
stato  si amente realizzabile, il prin ipio sottostante la visione lassi a
del mondo e he ogni sistema si o, per quanto omplesso, ad ogni istante deve trovarsi in uno stato puro ben pre iso, nel quale tutte le fq g
e le fpg (e quindi tutte le osservabili), posseggono un ben pre iso valore;
solo la nostra ignoranza dei dettagli i obbliga a introdurre il on etto
di probabilita. Una onseguenza immediata di questa des rizione e he
l'atto di \osservare" S , ovvero fare su di esso esperimenti, lo perturba in modo tras urabile o omunque ontrollabile all'interno della stessa
rappresentazione lassi a delle osservabili e degli stati.
D'altra parte, indipendentemente dalla modellizzazione matemati a
he possiamo assumere per des rivere il sistema S , esiste un on etto
strettamente operativo di stato puro: S si trovera in uno stato puro tutte
le volte he l'informazione ra olta in esso e massimale, ovvero quando non
risulta possibile determinare sperimentalmente il valore di una ulteriore
172

Sistemi si i, stati e osservabili

osservabile del sistema senza ne essariamente perdere il ontrollo sul valore di una o piu delle osservabili pre edentemente misurate. L'assunzione
fondamentale della me ani a lassi a, suggerita dall'evidenza sperimentale del modo ma ros opi o \ordinario", e he il pro esso di ranamento
dello stato di S , mediante la misurazione sempre piu pre isa di un numero
sempre maggiore di osservabili, si possa portare avanti, almeno in linea di
prin ipio, no alla determinazione dei valori assunti da tutte le osservabili
del sistema. Lo stato viene os ridotto ad uno stato puro della me ani a
lassi a, ioe ad un intorno pi olo a pia ere di un singolo punto di FS .
Abbiamo visto nei apitoli pre edenti ome l'evidenza sperimentale
su s ale mi ros opi he sia in netto ontrasto on questa visione lassi a.
Le relazioni di indeterminazione tra momento e posizione impli ano he e
impossibile, per ragioni di prin ipio, determinare on una erta pre isione
la posizione di un elettrone senza al ontempo perdere informazione sul
momento, o vi eversa. Piu in generale, l'interazione tra S e l'apparato
di misura perturba il sistema stesso in un modo non ompletamente ontrollabile, per ui la misurazione di una data osservabile, oltre a ausare
l'indeterminazione di altre osservabili, puo fornire dei valori he non sono
attribuibili al solo sistema e/o non sono in al una relazione on i valori
della medesima osservabile subito dopo la misurazione. Dunque e un fatto
sperimentalmente a ertato he esistono sistemi si i per i quali il pro esso di ranamento dello stato si deve ritenere on luso ed il livello di stato
puro raggiunto, per ragioni di prin ipio, ben prima he i valori di tutte le
osservabili risultino determinati.
A questo punto risulta opportuno fare una distinzione di fondo tra
due diversi tipi di osservazione, he hiameremo di prima e se onda spe ie,
rispettivamente, ed introdurre i on etti operativi di osservabili ompatibili e di preparazione ompleta degli stati del sistema si o S 2.
In un esperimento di prima spe ie, o preparazione, si intende misurare, on la maggior a uratezza prati amente possibile, una o piu osservabili del sistema S , on la ragionevole ertezza he gli stessi valori
verrebbero osservati in una ripetizione immediata della misura stessa (mediante il medesimo apparato sperimentale od un altro ad esso equivalente).
Possiamo allora a ermare he S viene preparato os in uno stato aratterizzato dai quei pre isi valori delle osservabili in questione. Vi eversa, in
un esperimento di se onda spe ie, una o piu osservabili vengono misurate
mediante operazioni he ne essariamente omportano la perdita parziale
o totale dell'informazione sul valore assunto dalle stesse osservabili, subito
dopo il ompletamento dell'osservazione.
2Quello he segue e soltanto un brevissimo a onto di una trattazione generale degli

stati e delle osservabili basata su on etti puramente operativi. Versioni piu omplete
e rigorose si trovano in [Jau68, Lud83

173

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Consideriamo un sempli e esempio. Una sorgente radioattiva emette


parti elle di energia de nita. Il momento di una data parti ella, e
quindi la sua energia, viene determinato osservando la parte iniziale della
tra ia las iata in una amera a bolle, in presenza di un ampo magneti o ostante. La parti ella poi, rilas iando gradualmente la sua energia
ineti a al uido della amera, nis e per essere assorbita dallo stesso.
In tal aso, s omparsa ogni tra ia relativa all'osservabile direttamente
misurata, l'osservabile posizione della parti ella, possiamo a ermare he
il sistema S viene alla ne distrutto. E evidente he l'osservazione appena des ritta ostituis e un esperimento di se onda spe ie, almeno per
quanto riguarda il sistema si o S ostituito da una ssata parti ella .
Supponiamo ora di disporre di opportuni apparati di fo alizzazione nelle
vi inanze della sorgente, per produrre un fas io ben ollimato di parti elle. Essendo nota l'energia dalla pre edente esperienza on la amera
a bolle, ias una parti ella del fas io si trova preparata in uno stato di
momento ben de nito (piu orrettamente, in uno stato in ui e noto il
valor medio hpj i di ias una omponente del momento e la dispersione
relativa pj = hpj i e molto pi ola e omunque ulteriormente ridu ibile,
in linea di prin ipio, operando opportunamente sulle ondizioni sperimentali). Abbiamo os ottenuto una preparazione. Si noti he non si tratta
di una on lusione desunta da un singolo esperimento ompiuto su una
singola opia del sistema S . Infatti, abbiamo dovuto fare ta itamente
ri orso ad ipotesi fondamentali ome l'identita tra le su essive parti elle
, e l'invarianza del pro esso di de adimento dal modo di osservazione
dello stesso. Questa e la situazione usuale, piu he una e ezione: nel pro esso di preparazione di un determinato stato interviene generalmente un
omplesso di prin ipi generali, esperienze sperimentali, nozioni teori he (e
regole di buon senso).
Consideriamo un se ondo esempio: un'onda elettromagneti a (quasi)
mono romati a viaggia lungo una sottile guida d'onda (ad esempio una
bra otti a, per frequenze di un opportuno intervallo). Cias un fotone ostituente della radiazione possiede un ben de nito momento nella direzione
(di iamo z ) della guida, ed e an he ben lo alizzato, ome posizione, nelle
due direzioni trasverse. Risulta dunque preparato in uno stato aratterizzato da ben de niti valori di x , y e pz . Inoltre, interponendo opportunamente nella guida un polarizzatore lineare orientato lungo l'asse x ,
si otterranno fotoni superstiti dotati di ben de niti valori di x , y e pz
e della polarizzazione sx lungo l'asse x (in parti olare sx = 1 ). Sappiamo dall'esperienza he non e possibile misurare un'ulteriore osservabile,
ad esempio la omponente z della posizione, senza perturbare in modo
de nitivo il sistema stesso, perdendo la mono romati ita od addirittura
174

Sistemi si i, stati e osservabili

distruggendo i fotoni rivelati all'altezza z mediante un'opportuna lastra semitrasparente e fotosensibile. Un fotone on ben de niti valori di
x , y , pz e sx e dunque ompletamente preparato. Le aratteristi he
salienti dell'insieme di osservabili fx; y; pz ; sxg sono due: esse sono tutte
mutuamente ompatibili (vedi sotto) e non esiste al una altra osservabile
ompatibile on esse he non sia da esse dipendente ( ioe univo amente
ssata in valore non appena le altre lo sono).

7.1.1. Insiemi ompleti di osservabili ompatibili (I). In generale, due osservabili A e B di un generi o sistema si o S si di ono
ompatibili qualora la misurazione di prima spe ie di A non omporti
ne essariamente al un aumento dell'indeterminazione sul valore assunto
da B , e vi eversa. Possiamo dire he A e B risultano statisti amente
s orrelati nella ripetizione di tante serie di esperimenti identi i. Questo
on etto di ompatibilita e puramente operativo: esso fa riferimento a
pre ise appare hiature sperimentali. Di fatto, sono le stesse appare hiature, atte per ipotesi alla misurazione di A e B , ad essere, o non
essere, ompatibili. La determinazione della polarizzazione lineare di un
fotone non osta ola in al un modo la misurazione del momento del fotone stesso, e vi eversa. Naturalmente le due osservabili A e B possono
essere ompatibili in modo banale, ioe sempli emente per he tra loro
dipendenti (vale a dire una funzione dell'altra). In questo aso esse possono venir misurate in un uni o esperimento mediante lo stesso apparato
sperimentale, per ui nessun problema di in ompatibilita puo manifestarsi. Il aso non banale e quando A e B sono ompatibili pur essendo
indipendenti, e questo e quanto qui assumiamo. Si noti inoltre he i on etti di ompatibilita e indipendenza i permettono di pre isare la nozione
di osservabili \fondamentali", ssandone delle aratteristi he salienti: le
osservabili fondamentali sono tutte tra loro indipendenti e formano un
insieme irridu ibile di osservabili, nel senso he ogni altra osservabile
ompatibile on ognuna di esse e ne essariamente un'osservabile banale,
he assume ioe lo stesso valore indipendentemente dallo stato del sistema.
Supponiamo ora he esista un'altra osservabile C di S , indipendente
da A e B , e ompatibile on entrambe ( A e B sono per ipotesi indipendenti e ompatibili tra loro3). Per misurare an he C assieme ad A
e B sara ne essario ompli are ulteriormente l'apparato sperimentale. E
os pure nel aso he si voglia misurare un'eventuale altra osservabile D ,
ompatibile on le tre pre edenti e da esse indipendente. Questo pro esso
3Si osservi he la ompatibilita i permette di dare un signi ato operativo pre iso
alla nozione di un'osservabile dipendente, ioe funzione di varie altre osservabili: se A
e B sono ompatibili, la relazione funzionale C = f (A; B ) e sus ettibile di veri a
sperimentale.

175

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

di a res imento del omplesso delle appare hiature sperimentali ha ne essariamente un termine: se ondo la me ani a lassi a il limite e uni o
e ssato dall'insieme delle osservabili fondamentali, le fqg e fpg ; se ondo l'esperienza attuale esso dipende inve e dalle osservabili sotto esame e
viene raggiunto non appena l'insieme delle osservabili ompatibili risulta
ompleto, nel senso he non risulta possibile individuare altre osservabili
ompatibili on le pre edenti e da esse indipendenti. In altri termini, l'insieme di osservabili ompatibili e ompleto se un qualunque esperimento di
prima spe ie, atto a misurare un'ulteriore osservabile indipendente, omporta per ne essita un aumento dell'indeterminazione sul valore assunto
da una o piu delle osservabili originarie. Si noti he questa de nizione
operativa di ompletezza non e assoluta: nuovi risultati sperimentali possono sempre ri hiedere l'introduzione di nuove osservabili ompatibili on
le pre edenti.
Dunque una preparazione ompleta orrisponde alla misurazione
di prima spe ie di un insieme ompleto di osservabili ompatibili,
e ostituis e il raggiungimento del massimo dell'informazione possibile
sul sistema S . In altre parole, una preparazione ompleta las ia il sistema in uno stato puro. Quindi, ad ogni insieme ompleto di osservabili ompatibili fA; B; C; : : :g risulta asso iato un sottoinsieme di stati
puri biunivo amente individuati dai valori distinti assunti dalle osservabili
A; B; C; : : : . Vi eversa, per ogni stato puro  esiste almeno un insieme
ompleto di osservabili ompatibili he assumono quei pre isi valori se e
solo se il sistema si trova nello stato  . La novita essenziale rispetto
alla visione lassi a onsiste nel fatto he in natura esistono osservabili
in ompatibili, e, di onseguenza, esistono moltepli i insiemi ompleti, tra
loro in ompatibili, di osservabili ompatibili. A ias uno di questi insiemi
orrisponde un parti olare sottoinsieme di stati puri nei quali erte osservabili di altri insiemi ne essariamente non posseggono valori de niti.
E l'unione di tutti questi sottoinsiemi he ostituis e lo spazio degli stati
puri destinato a sostituire lo spazio delle fasi FS di lassi a memoria.
Ri ordiamo in ne he, essendo le osservabili sempre dis rete, almeno
dal punto di vista operativo su ui si basa evidentemente il on etto di
preparazione del sistema si o S , l'insieme degli stati puri ottenibili ome
preparazioni misurando un ssato insieme ompleto di osservabili ompatibili, e ne essariamente numerabile. Tale numero puo, in linea di prin ipio,
essere in nito, an he se ovviamente solo una frazione nita e si amente
realizzabile.
Fin qui la trattazione e stata del tutto generale e, ome tale, puramente des rittiva. Per ostruire una teoria, o orre stabilire una pre isa
rappresentazione matemati a per stati, stati puri ed osservabili, non he
regole he permettano di al olare i possibili risultati degli esperimenti
176

Il prin ipio di sovrapposizione lineare

e le relative frequenze, ovvero di fare delle previsioni quantitative sul sistema si o in esame. Nei prossimi paragra vedremo ome, alla lu e
del fondamentale prin ipio di sovrapposizione lineare la me ani a
quantisti a fornis a una risposta in redibilmente e a e ed esauriente a
questa domanda prati a4.

7.2. Il prin ipio di sovrapposizione lineare


Nella formulazione standard della me ani a quantisti a, il primo passo
onsiste nella aratterizzazione matemati a dello spazio degli stati puri.
Si tratta in sostanza di astrarre una de nizione generale, onsistente on
la dis ussione generale appena fatta, a partire dagli esempi ampiamente
des ritti nel apitolo pre edente.
Conviene qui ri hiamare gli aspetti salienti della des rizione quantome ani a di due lassi parti olari di fenomeni, onnessi rispettivamente
agli stati di polarizzazione dei fotoni ed al omportamento ondulatorio della materia (si ri ordino ad esempio gli esperimenti sulla di razione ed interferenza degli elettroni). In entrambi i asi la des rizione matemati a si
basa sul on etto di vettore di stato, sia esso il vettore di polarizzazione
" di un fotone o la funzione d'onda (x ) di un elettrone. Questi sono elementi di uno spazio lineare, ioe possono essere linearmente sovrapposti,
ottenendo an ora un vettore di stato. Inoltre essi sono normalizzabili, il
he ovviamente ri hiede he sullo spazio lineare in questione sia de nita
una norma.
La possibilita di sovrapporre linearmente due vettori di stato, on
oe ienti generalmente omplessi, e di fondamentale importanza e di
fatto aratterizza i fenomeni prettamente quantome ani i, a ausa degli
e etti di interferenza. L'a ermazione he tale sovrapposizione e sempre
possibile ostituis e il prin ipio di sovrapposizione lineare e risulta
strettamente onnessa all'interpretazione probabilisti a di oggetti non direttamente osservabili ome i vettori di polarizzazione e le funzioni d'onda:
se "1 e "2 sono due vettori di polarizzazione ortonormali orrispondenti a due orientazioni ortogonali di un polarizzatore, allora e su iente
ruotare il polarizzatore di un angolo  , per preparare fotoni polarizzati
nella direzione intermedia " = "1 os  + "2 sin  ( on probababilita os2 
o sin2  a partire da fotoni rispettivamente polarizzati lungo "1 o "2 ).
Analogamente, se 1 (x) e 2 (x) rappresentano le funzioni d'onda di un
elettrone lo alizzato rispettivamente nelle due regioni disgiunte V1 e V2 ,
allora 1 1 + 2 2 des rive uno stato nel quale lo stesso elettrone puo
4D'altro anto, la me ani a quantisti a introdu e on etti astratti os lontani dall'esperienza omune, senza al ontempo rispondere ad al une domande di prin ipio, da
las iare molti insoddisfatti, ome dimostrano i settant'anni di tentativi (evidentemente
tutti falliti) per un superamento della stessa.

177

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

venir osservato sia in V1 ( on probabilita j 1 j2 ) he in V2 ( on probabilita j 2 j2 = 1 j 1 j2 ). E a questo punto he risulta ne essario dotare di
un opportuno prodotto s alare lo spazio lineare dei vettori di stato, allo
s opo di aratterizzare ome tra loro ortogonali i vettori orrispondenti
alle situazioni alternative appena des ritte. Si tratta di fornire una rappresentazione matemati a per l'osservazione empiri a, he e an he esigenza
logi a, se ondo la quale un fotone polarizzato lungo "1 non passa mai attraverso un polarizzatore orientato lungo "2 oppure un singolo elettrone
non viene lo alizzato simultaneamente in V1 e in V2 .
Va tuttavia sottolineato he gli esempi appena itati non impli ano di
per se stessi il prin ipio di sovrapposizione lineare, ne tantomeno la natura
omplessa dei oe ienti (in e etti, nel aso parti olare dei vettori di
polarizzazione, e sembrato naturale onsiderare una ombinazione lineare
on oe ienti reali). Dato he l'interpretazione probabilisti a ri hiede,
nella veri a sperimentale, di onsiderare grandi insiemi statisti i di opie
identi he del sistema in esame (ovvero ripetizioni numerose del medesimo
esperimento), le due situazioni di ui sopra risultano spiegabili in termini
di statisti a puramente lassi a, senza ne essita di ombinare linearmente
dei vettori di stato. Cio e dovuto proprio alla aratteristi a di ortogonalita
dei due vettori di polarizzazione "1 e "2 e al fatto he le due funzioni
d'onda 1 e 2 hanno supporto disgiunto, V1 \ V2 = ;.
Ma due vettori di polarizzazione possono non essere ortogonali (ad
esempio " e "1 ). Quindi, mediante opportuni esperimenti di separazione
e ri ombinazione di fas i di lu e (vedi ad esempio l'App. A.3), possiamo
ottenere dei fotoni il ui stato di polarizzazione e des ritto dal vettore

"0 = " + "1 = ( os  + )"1 + sin "2 ;


dove e sono numeri omplessi. Questi fotoni attraverseranno il polarizzatore orrispondente a "1 on una probabilita j os  + j2 he
dipende dalla fase relativa di e . Come sappiamo, questa dipendenza rappresenta la spiegazione quantome ani a dei ben noti fenomeni di
interferenza della radiazione luminosa.
Analogamente, e perfettamente possibile he, durante l'evoluzione temporale, le due funzioni d'onda 1 e 2 sviluppino una sovrapposizione
non nulla, pur restando tra loro ortogonali. Allora lo stato des ritto dalla
ombinazione lineare = 1 1 + 2 2 da luogo ai ben noti fenomeni di
interferenza, assolutamente inspiegabili in termini di statisti a lassi a e
dove la natura omplessa di 1 e 2 gio a un ruolo fondamentale. La
densita di probabilita di trovare l'elettrone nel punto x vale

j (x)j2 = j 1 j2 j 1 (x)j2 + j 2 j2 j 2 (x)j2 + 2Re 1 2 1 (x) 2 (x)


178

Il prin ipio di sovrapposizione lineare

e dipende dalla fase relativa tra 1 1 e 2 2 se e solo se 'e sovrapposizione: 1 (x) 2 (x) 6= 0 . Nel aso ontrario in ui i supporti di 1 e 2
restino disgiunti, non e si amente possibile distinguere una ollezione di
N elettroni ( N ! 1 ), tutti on funzione = 1 1 + 2 2 , da un'altra
in ui N j 1 j2 elettroni sono des ritti da 1 e N j 2 j2 da 2 .
Da quanto nora visto, risulta evidente he la fase globale della funzione d'onda, o del vettore di polarizzazione, non des rive al una proprieta osservabile. Non sono quindi i vettori di stato, an he una volta
normalizzati, a trovarsi in orrispondenza biunivo a on gli stati puri del
sistema si o S , ma le lassi di equivalenza dei vettori normalizzati he
di eris ono solo per un fattore di fase. Queste lassi ostituis ono i osiddetti raggi dello spazio vettoriale in questione. In prati a, un raggio si
ottiene identi ando tutti i vettori he di eris ono per un arbitrario fattore omplesso (non nullo) di moltipli azione: il modulo di questo fattore
viene ssato imponendo la orretta normalizzazione, mentre la fase resta
omunque libera ed inosservabile. Un raggio oin ide quindi on un sottospazio monodimensionale dello spazio vettoriale V in questione, e l'insieme di tutti i raggi di V ostituis e lo spazio proiettivo P = V =C  ,
dove C  e il gruppo dei numeri omplessi diversi da zero (avendo inteso
V de nito sul ampo dei numeri omplessi C ).
I vettori di polarizzazione di un fotone formano uno spazio isomorfo
allo spazio lineare bidimensionale C 2 , on prodotto s alare ("; "0 ) = ""0 .
C2 
e un esempio elementare di spazio di Hilbert [BRS93. Le funzioni
d'onda di un elettrone, soggette alla sola ondizione di normalizzabilita
Z

d3 x j (x)j2 < 1

( on l'integrazione nel senso di Lebesgue), formano an h'esse uno spazio


di Hilbert, usualmente denotato L2 (R3 ) , on prodotto s alare
(; ) =

d3 x (x) (x) :

L2(R3 ) e uno spazio lineare di dimensione in nita ed e ompleto (nel

senso he ontiene i vettori limite di ogni su essione di Cau hy), ome


ri hiesto dall'appli azione in ondizionata del prin ipio di sovrapposizione
lineare. In sostanza, esso e lo spazio di Hilbert piu pi olo ontenente le
funzioni d'onda di singola parti ella os ome introdotte nel ap. 5.
Nel aso del generi o sistema si o S , lo spazio di Hilbert dei vettori
di stato viene identi ato operativamente a partire da un ssato insieme
ompleto di osservabili ompatibili. A ias una preparazione distinta
ottenuta misurando tali osservabili in esperimenti di prima spe ie, orrisponde uno stato puro di S , al quale viene asso iato un raggio di uno
spazio vettoriale omplesso HS . HS viene dotato di prodotto s alare
179

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

tramite la regola he vettori di raggi orrispondenti a preparazioni distinte sono ortogonali. In assenza di restrizioni sperimentalmente fondate,
il prin ipio di sovrapposizione lineare va appli ato in modo in ondizionato, a ermando he qualunque ombinazione lineare di vettori (idealmente
an he in nita, pur he le somme parziali de nis ano una su essione di
Cau hy) appartiene a HS . Questo signi a he tale ombinazione e an h'essa un vettore di stato, ioe appartiene ad un raggio di HS he orrisponde ad uno stato puro si amente preparabile mediante opportuni
esperimenti di prima spe ie. HS risulta per io ompleto ed e uno spazio
di Hilbert. Si ri ordi he la ri hiesta di preparabilita per uno stato puro,
almeno in linea di prin ipio, e impli ita nella sua de nizione stessa, he e
operativa: essa equivale a ri hiedere he per ogni stato puro esiste almeno
un insieme ompleto di osservabili ompatibili he hanno quello stato ome
autostato.
Siamo nalmente in posizione per formulare il postulato I della me ani a quantisti a, ioe quello he spe i a dal punto di vista matemati o
la natura dello spazio degli stati puri di un generi o sistema si o S :
Postulato I
Gli stati puri di un sistema si o S sono in orrispondenza biunivo a on i raggi di uno spazio di Hilbert,
HS , omplesso e separabile. Lo spazio degli stati puri e
quindi identi abile on HS =C  .
In base alle onsiderazioni fatte nora, la ri hiesta di separabilita per
HS si spiega ome segue. Uno spazio di Hilbert e separabile se e solo
se ammette una base numerabile [BRS93 (quindi uno spazio di Hilbert
nito-dimensionale, ome C 2 , e banalmente separabile). D'altra parte, i
raggi orrispondenti ai diversi stati puri ottenuti ome preparazioni basate
su un ssato insieme ompleto di osservabili ompatibili sono per ipotesi
ortogonali in HS . Se teniamo quindi onto he tali preparazioni sono
numerabili (vedi la dis ussione al x7.1), numerabili devono an he essere
i raggi ortogonali di HS , he e per io separabile. Uno spazio di Hilbert
non separabile ontiene degli insiemi non numerabili di vettori ortogonali,
i quali des rivono stati puri he non possono essere risolti, ioe distinti
gli uni dagli altri, on preparazioni nite ( ioe he oinvolgono un numero nito di operazioni), dato he le preparazioni nite sono numerabili.
Dunque un HS non separabile non e sperimentalmente ri ostruibile e non
puo far parte di una des rizione oggettiva del sistema si o S .
180

Il prin ipio di sovrapposizione lineare

In sostanza, ri hiedere la separabilita di HS e equivalente a di hiarare


l'impossibilita si a di ssare esattamente il valore di osservabili presumibilmente dotate di spettro ontinuo. La pro edura ideale di limite di in nita pre isione (ottenibile determinando i valori assunti da una ollezione
in nita di funzioni aratteristi he relative all'osservabile ontinua in questione) deve portare a stati puri si amente non realizzabili e quindi non
rappresentabili all'interno di HS . In aso ontrario l'insieme degli stati
puri os preparati, he e manifestamente non numerabile, ri hiederebbe
per la sua des rizione un insieme non numerabile di vettori di stato ortogonali, ioe un HS non separabile. Tuttavia l'in lusione nel formalismo della
me ani a quantisti a di erti autovettori di osservabili ontinue (i quali
non appartengono veramente allo spazio di Hilbert degli stati si i) o re,
ome presto vedremo, indis utibili vantaggi dal punto di vista delle appli azioni prati he ed e ormai d'uso omune. L'importante e non dimenti are
he tali vettori non orrispondono a stati si amente realizzabili.
A questo punto onviene an he uniformare la notazione, ri ordando i
osiddetti ket e bra di Dira [Dir59 gia introdotti al ap. 5. Denoteremo
quindi on j i un generi o vettore, o ket, di HS . La s elta della lettera
ri orda la funzione d'onda della me ani a ondulatoria, ma possiede qui
un valore puramente simboli o: un altro vettore di HS sara indi ato on
j 0 i o ji o jxyz::i , pur he all'interno di j i sia ontenuto un simbolo
diverso. Il prodotto s alare tra due vettori j i e ji si s rive h j i e
gode delle ben note proprieta
h j 1 1 + 2 2 i = 1 h j  1 i + 2 h j  2 i ;
dove 1 e 2 sono arbitrari numeri omplessi, e
hj i = h j i :
La norma di j i vale quindi
p
k k= h j i:
Ad ogni ket j i e asso iato un vettore duale, o bra h j , he agis e ome
funzionale lineare ontinuo su HS attraverso il prodotto s alare:
h j : HS ! R ; h j : ji 7 ! h j i ; 8 ji 2 HS :
L'appli azione antilineare j i 7! h j esiste ben de nita grazie al teorema
di Riesz [BRS93. Il formalismo dei bra e dei ket sara esteso an he ai
vettori di stato idealizzati he, orrispondendo ad un valore esatto di
osservabili ontinue, si trovano al di fuori di HS .
Problema 7.2-1. Si veri hi he i raggi di uno spazio di Hilbert bidimensionale, quale quello dei vettori di polarizzazione di un fotone, sono
in orrispondenza uno-a-uno on i punti della sfera S 2 .
181

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Data una base j1i e j2i di vettori linearmente indipendenti, per de nizione
ogni altro vettore j i si puo s rivere
j i = z1 j1i + z2 j2i ;
on z1 e z2 numeri omplessi. Se z1 6= 0 , allora j i e
j 1 i = j1i + z j2i ; z = zz2
1
appartengono ad un uni o raggio, univo amente identi ato dal numero omplesso z . Per oprire an he il aso z1 = 0 , assumiamo z2 6= 0 (il aso in ui sia
z1 he z2 si annullano orrisponde al vettore nullo e va es luso) e onsiderariamo
il vettore
j 2 i = w j1i + j2i ; w = zz1 :
2
Evidentemente j i = z2 j 2 i , per ui j 2 i appartiene allo stesso raggio di j i .
Se w 6= 0 , allora j i , j 1 i e j 2 i stanno tutti e tre nello stesso raggio, univo amente identi ato da w = z 1 . Dunque lo spazio dei raggi oin ide on il piano
omplesso proiettivo, la osiddetta \sfera di Riemann", he viene usualmente
denotato on CP 1 ( 1-dimensional Complex Proje tive spa e). La relazione on
la sfera S 2 , identi ata on il luogo dei punti in R3 equidistanti dall'origine
( x21 + x22 + x23 = 1 ), si ottiene attraverso le proiezioni stereogra he, ad esempio
quella dal polo nord (0; 0; 1)
1
(x1 ; x2 ; x3 ) =
(2 Re z; 2 Im z; 1 jz j2) :
1 + jz j2

7.2.1. Sistemi omposti. Due distinti sistemi si i S e S 0 possono


essere ombinati insieme per formare un nuovo sistema si o piu omplesso, he denoteremo on S [S 0 . Questa notazione sottolinea il fatto he

si tratta innanzitutto di una operazione logi a, analoga all'unione di due


insiemi astratti. Dal punto di vista delle osservabili, il sistema omposto
S [ S 0 e univo amente aratterizzato nel seguente modo: ogni osservabile A di S e un'osservabile an he di S [ S 0 e lo stesso vale per ogni
osservabile A0 di S 0 ; inoltre, ome osservabili del sistema omposto, A
e A0 sono ompatibili. In parti olare, la sempli e unione di due insiemi ompleti di osservabili ompatibili per S e S 0 fornis e un insieme
ompleto di osservabili ompatibili per S [ S 0 . Quindi, se ondo quanto
detto al x7.2, una ollezione ompleta di stati puri di S [ S 0 si ottiene
fa endo il prodotto artesiano di analoghe ollezioni di stati puri di S e
S 0 . In termini di vettori di stato questo si tradu e nell'affermazione he
se fj n i ; n = 1; 2; : : :g e fj n0 i ; n = 1; 2; : : :g sono due basi ortonormali
rispettivamente di HS e HS 0 , allora fj m i j n0 i ; m; n = 1; 2; : : :g e una
base dello spazio di Hilbert omplessivo HS[S 0 . In ne, assumendo di poter appli are in ondizionatamente il prin ipio di sovrapposizione lineare,
182

Il prin ipio di sovrapposizione lineare

un generi o vettore di stato si amente preparabile del sistema omposto


si s rive ome ombinazione lineare della suddetta base

j i =

mn

mn j

0 :

mi n

Lo spazio di Hilbert HS[S 0 os ri ostruito oin ide per io on il prodotto tensoriale HS
HS 0 dei due spazi iniziali.
L'operazione di omposizione di due sistemi si i puo essere ripetuta piu volte, risultando in sistemi molto omplessi a partire da sistemi
\sempli i", ioe dotati di po he osservabili fondamentali. Vi eversa, dato
un sistema si o piu o meno omplesso, ma omunque aratterizzato da
una erta individualita, risulta naturale er are di \de omporlo" in sistemi
piu sempli i, fa ilitando os enormemente la determinazione di opportuni
insiemi ompleti di osservabili ompatibili, ovvero la ri ostruzione del orretto spazio di Hilbert degli stati puri. La si a \fondamentale" si o upa
proprio del problema di ridurre ogni sistema si o alle sue omponenti
piu sempli i possibili: dai sistemi ma ros opi i alle mole ole, quindi agli
atomi, poi alle parti elle atomi he, a quelle nu leari e in ne a quelle subnu leari, in una rin orsa he al giorno d'oggi sembra essersi on lusa nel
osiddetto modello standard, almeno per quanto riguarda i ris ontri sperimentali. E tuttavia urioso notare ome, lungo questa strada \riduzionista", la ne essita di integrare nella me ani a quantisti a i prin ipi della
relativita ristretta di Einstein abbia determinato una risi proprio della
visione \a parti elle" (an he se soggette alla me ani a ondulatoria) della
materia, a favore di una visione uni ata in termini di ampi quantizzati sia per la materia he per la radiazione. Da questo punto di vista il
pro esso riduzionista nis e per non ridurre a atto, dato he un ampo
(quantizzato e non) possiede omunque un numero enorme (prati amente
in nito) di gradi di liberta e di onseguenza un numero enorme di osservabili fondamentali. Queste onsiderazioni i portano tuttavia ben al di la
dello s opo di questo libro, per ui non le approfondiremo ulteriormente.
D'altra parte, all'interno della si a non relativisti a risulta quasi sempre
su iente l'appro io riduzionista piu diretto, in base al quale il generi o
sistema si o S e omposto da sistemi elementari, generi amente hiamati parti elle, per i quali osservabili fondamentali sono il momento, la
posizione e al piu po he altre osservabili dis rete e limitate, quali lo spin
e l'isospin (si veda ai app. 8 e 9). Di onseguenza lo spazio di Hilbert di
una singola parti ella e isomorfo a L2 (R3 ) o al massimo a L2 (R3 )
C n ,
on n numero intero piuttosto pi olo, per ui HS risulta isomorfo al
prodotto tensoriale di varie opie di L2 (R3 ) e di uno spazio di Hilbert
nito-dimensionale.
183

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

7.3. Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a


Consideriamo un esperimento di prima spe ie, atto a misurare una erta osservabile A . Onde evitare ulteriori ompli azioni, assumiamo he
A sia una osservabile dis reta, ovvero tale he il suo spettro di possibili valori sperimentali sia dis reto. La dis retizzazione di al une osservabili fondamentali, dotate lassi amente di spettro ontinuo, e proprio
una aratteristi a saliente dei fenomeni mi ros opi i he hanno imposto la transizione alla me ani a quantisti a. Come sappiamo, la nostra
s elta non omporta omunque al una reale perdita di generalita: se inizialmente prendiamo in esame una osservabile ontinua, o presunta tale,
ome la omponente x della posizione di una parti ella, possiamo identi are l'osservabile dis reta A nella funzione aratteristi a Ex (b) , he
vale 1 se x appartiene al sottoinsieme boreliano b  R e 0 altrimenti.
La grandezza x puo quindi essere approssimata dalla ollezione di osservabili di otomi he fAj = Ex (bj )g , dove i sottoinsiemi bj , la ui unione
ri opre R , sono tutti disgiunti. Va sempre ri ordato he tali ollezioni
di funzioni aratteristi he orrispondono piu a uratamente agli e ettivi
apparati sperimentali on ui si intendono misurare osservabili ontinue.
Si supponga inoltre he il sistema S si trovi in uno stato tale he
il risultato dell'esperimento possa essere predetto on ertezza: l'osservabile A assume senz'altro il valore sperimentale a , ovvero A = 0 .
(Ad esempio, supponiamo he, in base all'evidenza sperimentrale pregressa, un erto oggetto O si trovi senz'altro all'interno di una determinata
regione R dello spazio. Questo signi a he l'esperimento di tipo \si
o no" denominato \rivelazione di O nella regione R " fornis e sempre
\si" ome risultato, assegnando per io il valore 1 all'opportuna funzione
aratteristi a.) Come gia anti ipato al x7.1, in questo aso si di e he il
sistema si trova nell'autostato dell'osservabile A orrispondente all'autovalore a . Analogamente, un vettore di stato he de rive un autostato di
A si di e autovettore di A . In generale moltepli i autostati orrispondono al medesimo autovalore. Per esempio, nel aso in ui A = Ex (b) ,
esistono in nite funzioni d'onda ortonormali on supporto ontenuto in
b (autovalore 1) o on supporto disgiunto da b (autovalore 0). Esistono
molti altri esempi meno \patologi i, ome gli spettri atomi i di assorbimento ed emissione: un determinato livello energeti o orrisponde ad un
numero nito di stati puri della spe ie atomi a sotto esame. Nel aso he
un solo autostato a sia asso iato all'autovalore a di A , si di e he a e
non degenere. In tal aso e evidente he lo stato risulta ompletamente
identi ato dall'autovalore a , per ui adotteremo la notazione jai per
indi are un qualunque autovettore rappresentativo di a .
184

Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a

Sia dunque a un autovalore non degenere dell'osservabile A e jai


un orrispondente vettore di stato. Supponiamo inoltre he il sistema S
si trovi ad un erto istante in uno stato  des ritto dal generi o vettore
j i . Misurando ripetutamente A , ogni volta on S preparato in  , si
otterranno in generale diversi risultati, tra i quali il valore a di ui sopra.
Dal punto di vista operativo, la frequenza relativa pa di a aratterizza
interamente la relazione esistente tra j i e jai . Se ondo la me ani a
quantisti a, tale relazione si s rive
j haj i j2 :
(7.5)
pa =
haj ai h j i
Si noti he pa  0 per ostruzione, mentre pa  1 grazie alla diseguaglianza di S hwarz. La relazione (7.5) ostituis e un vero e proprio
postulato della me ani a quantisti a. Non abbiamo voluto presentarla
on lo stesso rilievo del Postulato I per ragioni di generalita, da un lato,
e minimalita, dall'altro, he diverranno hiare solamente nel prosieguo.
La generalizzazione della formula (7.5) al aso di autovalori degeneri
non omporta di olta. Se n  1 vettori di stato ja; j i , j = 1; 2; : : : ; n ,
tra loro linearmente indipendenti, tutti des rivono stati del sistema si o
nei quali l'osservabile A vale ertamente a , allora per il prin ipio di
sovrapposizione lineare an he una qualunque ombinazione lineare degli
stessi des rive un autostato di A orrispondente all'autovalore a . In altri
termini, ad a risulta asso iato un intero sottospazio n-dimensionale Va
dello spazio di Hilbert HS , e l'intero n prende il nome di moltepli ita
dell'autovalore a . Per ostruzione, ogni vettore j i di HS ammette
un'uni a de omposizione

j i=

k + j ?i ;

dove la omponente parallela k e una ombinazione lineare dei vettori


ja; j i , mentre la omponente j ?i e ortogonale ad essi: h ?j a; j i = 0 .
Sia P^a il proiettore ortogonale su Va , ovvero l'operatore lineare de nito
dalla relazione

P^a j i = k ; 8 j i 2 HS :
Ovviamente P^a2 = P^a . In termini dei vettori ja; j i il proiettore si s rive

P^a =

n
n X
X
j =1 k=1

ja; j i M

1
jk

ha; kj ;

dove Mjk = ha; j j a; ki (per ipotesi M e invertibile). An he a partire da


questa espressione e immediato veri are la relazione P^a2 = P^a . Inoltre,
poi he Mjk e una matri e hermitiana, M jk = Mkj , risulta evidente he
185

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

P^a e un operatore autoaggiunto, P^ay = P^a . La versione dell'espressione


(7.5) generalizzata al aso di degenerazione nita si s rive quindi
h j P^a j i :
(7.6)
pa =

h j i

Va sottolineato he questa formula, dovendo rappresentare una probabilita, he e un numero reale per ogni j i 2 HS , ri hiede espressamente
he P^a sia autoaggiunto. Qualora i vettori ja; j i siano stati opportunamente ortonormalizzati, Mjk = jk , la stessa probabilita diventa
n
X
j ha; j j i j2 ;
pa =
j =1

h j i

espressione he generalizza in modo immediato la (7.5). Si noti inoltre


he, in uno spazio di Hilbert separabile, non esiste al un problema per
estendere le suddette espressioni al aso in ui n ! 1 . Questa e proprio
la situazione, ome abbiamo gia notato, nelle misurazioni delle funzioni
aratteristi he asso iate ad osservabili ontinue.
La domanda he sorge naturalmente e quale sia lo stato del sistema,
originariamente des ritto da j i , subito dopo un esperimento di prima
spe ie in ui e stato osservato il valore a dell'osservabile A . Se ondo
Dira [Dir59 e ne essario invo are un prin ipio di ontinuita si a, se ondo il quale una ripetizione immediata della stessa misura non puo he
dare il medesimo risultato a . Quindi, essendo ora noto on ertezza il
risultato dell'esperimento, il sistema deve trovarsi in uno stato des ritto
da una ombinazione lineare dei vettori ja; j i . In altri termini, l'e etto
della prima misurazione e stato quello di \ridurre" o \pre ipitare" lo
stato del sistema da quello originale, des ritto da j i , ad un autostato
di A des ritto da un vettore di Va (non ne essariamente k , a meno
he Va sia monodimensionale). Non e fa ile (e forse non e nean he possibile) dare una aratterizzazione in termini si i on reti di questa \pre ipitazione", per svariati motivi. Ad esempio, quanto dura veramente
una osservazione? E, onseguentemente, osa vuol dire \immediatamente
dopo"? Torneremo brevemente in seguito su questa spinosa e ontroversa
questione.
Consideriamo ora due autovalori distinti, a e a0 , della medesima
osservabile dis reta A , ed i orrispondenti proiettori P^a e P^a0 . La regola
fondamentale (7.6) e la ri hiesta he un esperimento di prima spe ie atto
a determinare il valore di A dia sempre risultati non ambigui (un fatto
peraltro sperimentalmente a ertato5) impli ano allora he P^a e P^a0 ,
5E
 sottinteso he l'esperimento in questione deve possedere, dal punto di vista pret-

tamente operativo, un su iente potere risolutivo per distinguere a da a0 ; questo e banalmente vero nel aso delle funzioni aratteristi he, ovvero delle proiezioni ortogonali:

186

Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a

ovvero Va e Va0 , sono ortogonali:


P^a P^a0 = P^a0 P^a = 0 () h j i = 0 ; 8 j i 2 Va ; 8 ji 2 Va0 :
Infatti, se il sistema si trova in uno stato des ritto da un qualunque vettore j i di Va , l'osservazione di A deve dare il risultato a , per ui la
probabilita di osservare il valore a0 deve essere nulla:
0 = h j P^a0 j i = kP^a0 k2 ;
vale a dire P^a0 j i = 0 , 8 j i 2 Va . Lo stesso ovviamente vale s ambiando
i ruoli di a e a0 .
Siano ora a1 ; a2 ; : : : tutti i possibili autovalori di A , i quali formano
quindi lo spettro (A) di A ( he per ora abbiamo assunto essere dis reto).
Siano inoltre P^a1 ; P^a2 ; : : : i orrispettivi proiettori. Poi he
(7.7)
P^aj P^ak = P^ak P^aj = jk P^aj ;
otteniamo subito he, 8 j i 2 HS , il vettore
X
0

=j i
P^aj j i
j

e anni hilato da tutti i proiettori: P^aj j 0 i = 0 , 8j . Dalla relazione (7.6)


segue allora he j 0 i des rive uno stato del sistema tale he la probabilita di osservare qualunque valore di A vale zero. Ma un esperimento
atto ad osservare A deve sempre dare un risultato non ambiguo, per ui
ne essariamente j 0 i = 0 , ovvero
X
(7.8)
P^aj = 1 :
j

In altri termini, ogni vettore di HS puo essere sviluppato in autovettori


di A , i quali formano per io un sottoinsieme ompleto di HS . Le due
relazioni (7.7) e (7.8) aratterizzano l'insieme fP^a ; a 2 (A)g ome un
insieme ortogonale ompleto di operatori di proiezione. Conviene qui
pre isare il signi ato matemati o dell'identita operatoriale (7.8), soprattutto per he la sommatoria e in generale in nita: 8 > 0 e 8 j i 2 HS ,
esiste un
intero N abbastanza grande per ui k(E^N 1) k <  , dove
PN
E^N = j =1 P^aj e an h'esso un proiettore (grazie alla relazione di ortogonalita (7.7)). Al variare di N si ottiene la osiddetta famiglia spettrale
ad esempio, una parti ella o viene lo alizzata in un erto dominio o non viene lo alizzata nello stesso, un fotone o passa o non passa attraverso un polarizzatore. Nel aso
di sistemi molto omplessi, possono tuttavia esistere osservabili fondamentali dis rete,
il ui spettro non e prati amente risolvibile, nel senso di una determinazione operativa
della orrispondente famiglia spettrale. Conviene allora restringere la nostra analisi a
sistemi su ientemente sempli i, re uperando quelli omplessi ome ombinazione di
tanti sistemi sempli i. Detto in altri termini, appare estremamente arduo rius ire a
formulare in termini puramente operazionalisti la des rizione dei sistemi ma ros opi i.

187

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

fE^N ; N = 0; 1; 2; : : :g dell'osservabile A , aratterizzata dalle relazioni,

equivalenti alle Eq. (7.7) e (7.8)


(7.9)
E^N E^N 0 = E^N 0 E^N = E^N ; 8N  N 0
e
(7.10)
E^0 = 0 ; lim E^N = 1 :
N !1
A questo punto possiamo fa ilmente ostruire un operatore lineare he
rappresenti l'osservabile A . Si tratta di orrelare matemati amente le
due a ermazioni \il sistema si trova in uno stato des ritto da un vettore
di Va " e \l'osservabile A assume il valore a ". Infatti, l'operatore lineare
X
X
(7.11)
A^ = aj P^aj =
aP^a
j
a2(A)
possiede ome autovettore in senso matemati o ogni autovettore jai di
A , inteso ome vettore di HS rappresentativo di un autostato di A :
A^ jai = a jai ; a 2 (A) :
In termini dei proiettori P^a , abbiamo
X
X
A^P^a =
bP^b P^a =
bab P^b = aP^a :
b2(A)
b2(A)
Come nel aso della (7.8), an he l'Eq. (7.11) va propriamente intesa: per
la ompletezza della famiglia spettrale, un qualunque vettore j i e il
limite per N ! 1 della sequenza di Cau hy
fE^N j ig ; quindi la (7.11)
PN
va intesa nel senso he se la su essione j =1 aj P^aj j i onverge, A j i
ne e il limite e j i appartiene al dominio D(A^) dell'operatore A^ .
Essendo una ombinazione di operatori autoaggiunti on oe ienti reali, A^ e un operatore autoaggiunto. Dunque ad ogni osservabile
(dis reta) A del sistema si o in esame risulta asso iato un operatore
autoaggiunto A^ . Il primo esempio di questa orrispondenza e quello banale: le osservabili il ui valore non dipende dallo stato del sistema sono
rappresentate in HS da multipli dell'operatore identita 1.
Il aso di osservabili dotate di uno spettro interamente o parzialmente
ontinuo, non ri hiede, almeno al livello formale, una trattazione molto
piu elaborata. Supponiamo he A possieda uno spettro puramente ontinuo, he denotiamo  (A) . Ad ogni parametro reale a 2  (A) risulta
asso iata la funzione aratteristi a E (a) he vale 1 se A assume un valore minore di a e 0 altrimenti. Dato he E (a) e un'osservabile dis reta,
ad essa orrisponde, per quanto visto sopra, un operatore autoaggiunto
E^ (a) on autovalori 0 ed 1, he possiede tutti i requisiti di un proiettore.
La ontinuita dello spettro si tradu e nella ontinuita di E^ (a) , nel senso
188

Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a

he hj E^ (a) j i e una funzione ontinua di a per ogni ji e


Inoltre, per ostruzione, se a  a0 , abbiamo
E^ (a) E^ (a0 ) = E^ (a0 ) E^ (a) = E^ (a) ;
mentre ne essariamente
^
lim E^ (a) = 0 ; alim
!1 E (a) = 1 :
a! 1

j i in HS .

Queste relazioni rappresentano la versione ontinua delle (7.9) e (7.10), per


ui fE^ (a); a 2 Rg ostituis e una famiglia spettrale ompleta, ontinua,
di proiettori ortogonali. Ovviamente, se inf  (A) e nito, allora E^ (a) =
0 per a < inf  (A) , mentre E^ (a) = 1 per tutti i a maggiori di un
sup  (A) eventualmente nito.
Possiamo in ludere nel formalismo an he un'eventuale parte dis reta,
dello spettro, he denotiamo d (A) (per ui (A) oin ide on l'unione
disgiunta di  (A) e d (A) ), ri hiedendo la sola ontinuita a destra della
famiglia spettrale
lim E^ (a + ) = E^ (a) ; 8a 2 R ;
!0
mentre
lim E^ (a ) = E^ (a) P^a ; 8a 2 d (A) ;
!0
dove P^a e il proiettore sull'autosottospazio Va asso iato all'autovalore
a . In termini della famiglia spettrale fE^ (a); a 2 Rg , la ri ostruzione
dell'operatore A^ orrispondente all'osservabile A si s rive ora
Z +1
Z
X
^
^
^
a dE^ (a) ;
a dE (a) =
(7.12)
A=
aPa +
1
a2d (A)
a2 (A)
dove l'integrazione on la misura a valori operatoriali dE^ (a) puo
essere rigorosamente de nita [BRS93 (vedi an he l'App. B.9). L'espressione (7.12) de nis e allora un operatore autoaggiunto. Tramite la misura
dE^ (a) , la nozione di famiglia spettrale puo essere estesa all'insieme B
dei sottoinsiemi boreliani della retta reale: ad ogni b 2 B orrisponde
l'operatore di proiezione ortogonale

E^A (b) =

dE^ (a) ;

il quale fornis e la rappresentazione matemati a dell'osservabile EA (b) ,


ovvero della funzione aratteristi a dell'osservabile A he vale 1 non
appena A assume un valore ompreso in b (si veda al x7.1).
Siamo nalmente in posizione per formulare in modo del tutto generale
gli altri due fondamentali postulati della me ani a quantisti a, vale a dire
189

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Postulato II
Ogni osservabile A di S e rappresentata da un operatore
lineare autoaggiunto A^ su HS .
Postulato III
Se j i e un vettore di HS rappresentativo del raggio
orrispondente allo stato puro  in ui si trova il sistema S al momento della misurazione dell'osservabile A ,
allora la probabilita di ottenere un valore ompreso nel
sottoinsieme boreliano b e data da
h j E^A(b) j i ;
(7.13)
PrA (bj  ) =

h j i

dove fE^A (b)g ostituis e la famiglia spettrale di A^ .


Quest'ultima formula generalizza l'espressione (7.6) al aso in ui l'osservabile A possieda una parte ontinua  (A) dello spettro. Laddove
b\ (A) = ; , essa si ridu e alla (7.6), poi he al di fuori di  (A) P
la misura
^
^
dE (a) si on entra sui punti dello spettro dis reto: dE (a) = j (a
aj ) P^aj da , a 2=  (A) . In ogni aso appare evidente he le grandezze
si he ( ioe quelle onfrontabili on gli esperimenti) del formalismo della
me ani a quantisti a sono, al livello fondamentale, i moduli quadri dei
prodotti s alari tra vettori di stato normalizzabili.
Si osservera he l'ordine logi o di questi due postulati pro ede in modo
opposto rispetto alla dis ussione he li ha introdotti. Tale dis ussione ha
fatto uso di una nozione puramente operativa di autovalori ed austostati
di una osservabile, ed e partita da una versione parti olare, Eq. (7.5), del
Postulato III, per arrivare prima alle famiglie spettrali e poi agli operatori
autoaggiunti. Dal punto di vista assiomati o (non he all'atto prati o)
il Postulato II deve ovviamente pre edere il terzo. Il postulato I ssa
la rappresentazione matemati a degli stati puri, il se ondo quella delle
osservabili, mentre il terzo esprime le regole per al olare il risultato degli
esperimenti, ovvero la distribuzione di probabilita per i valori sperimentali
di ias una osservabile. Tuttavia la possibilita di dedurre la rappresentazione delle osservabili in termini di operatori autoaggiunti, a partire dalla
forma (7.5) del postulato III, suggeris e he i tre postulati fondamentali
della me ani a quantisti a non siano veramente indipendenti. In e etti,
questa e la onseguenza di un teorema rigoroso, il teorema di Gleason,
he illustreremo piu avanti.
Si noti he il postulato III si appli a a tutti gli esperimenti, sia di prima
he di se onda spe ie; una distinzione tra queste due lassi di esperimenti
e tuttavia indispensabile per stabilire quale e e ettivamente lo stato del
190

Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a

sistema al momento di e ettuare una osservazione, ovvero quale vettore


di stato j i rappresenta la preparazione del sistema e va inserito nella
formula delle probabilita (7.13).
Dal punto di vista prati o, il potere predittivo della me ani a quantisti a dipende dal poter identi are a priori l'operatore autoaggiunto orrispondente ad una data osservabile (si veda per esempio il x7.8). In tal
aso, il senso della relazione (7.12) va roves iato: dato l'operatore autoaggiunto A^ su HS , he per ipotesi rappresenta l'osservabile A , il problema
onsiste nel determinare la sua de omposizione spettrale, ovvero la
famiglia fE^ (a); a 2 Rg per la quale vale la (7.12). L'esistenza e l'uni ita
di tale famiglia per ogni operatore autoaggiunto e garantita dal osiddetto
teorema spettrale [Neu55, Sto32. Dal postulato III segue allora he
i valori sperimentalmente osservabili oin idono on lo spettro in senso
matemati o dell'operatore A^ , ovvero on il supporto della misura a valori operatoriali dE^ (a) . In parti olare, se tale supporto e parzialmente o
interamente dis reto, os deve essere lo spettro dell'osservabile dal punto di vista sperimentale, spesso in ontrasto on la natura lassi amente
ontinua dell'osservabile stessa. Abbiamo gia in ontrato vari esempi di
questo tipo al ap. 5, nei quali l'osservabile in questione e l'energia del
sistema S . Ne esamineremo altri nel seguito (vedi ap. 8).
Il postulato II a erma he ad ogni osservabile del sistema S orrisponde un operatore autoaggiunto su HS . E naturale ora domandarsi
se vale an he il vi eversa, ioe se qualunque operatore autoaggiunto rappresenti una vera e propria osservabile del sistema, nel senso operativo
del termine. Nel x7.5 dis uteremo le limitazioni di prin ipio ad una tale
possibilita dovute alla presenza eventuale di regole di superselezione sullo
spazio degli stati puri. An or prima pero esistono delle severe limitazioni
prati he sulla possibilita di individuare l'osservabile, nella nozione operativa della stessa in ui vanno spe i ate le appare hiature e le pro edure
sperimentali, he orrisponde ad un arbitrario operatore autoaggiunto.
In tutte le situazioni on rete le osservabili veramente sotto ontrollo, al
livello sperimentale, sono po he e oin idono on quelle \fondamentali",
ome posizioni, momenti, momenti angolari ed energie, e relative famiglie
spettrali.
D'altra parte, l'appli azione in ondizionata del prin ipio di sovrapposizione lineare, a ermando he ogni vettore j i di HS des rive uno stato
puro di S si amente realizzabile, omporta he l'operatore autoaggiunto j ih j orrisponde ad una osservabile di S , an he se molto di ile,
in generale, da identi are espli itamente in termini operativi. Se j i e
normalizzato, allora j ih j e un proiettore e orrisponde ad una parti olare funzione aratteristi a (di una o piu osservabili, pur he ompatibili),
misurabile mediante una spe i a lasse di esperimenti di tipo \si o no".
191

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

La distribuzione di probabilita per i risultati di questi esperimenti viene


ssata dal postulato III: se j i , e il vettore di stato normalizzato he des rive lo stato puro  in ui e stato pre edentemente preparato il sistema
S , allora la probabilita di osservare il sistema nello stato 0 des ritto dal
vettore j 0 i , pure normalizzato, vale


(7.14)
Pr( !  0 ) = j 0 i j2 :
A questa espressione viene omunemente dato il nome di probabilita
di transizione dallo stato des ritto da j i a quello des ritto da j 0i .
Va ri ordato pero he essa fa riferimento soltanto al possibile risultato di
un esperimento in ui si misura quell'osservabile he possiede j 0 i ome
autovettore on autovalore 1 , ed il omplemento ortogonale di j 0 i ome
autospazio on autovalore 0 .
Al variare dei raggi he ontengono j i e j 0 i in tutto lo spazio
proiettivo HS =C  , le probabilita (7.14) rappresentano la totalita del ontenuto si o, ioe sperimentalmente veri abile, dello spazio di Hilbert dei
vettori di stato. Il ontenuto si o della me ani a quantisti a sta dunque
nella struttura metri a dello spazio dei raggi HS =C  . La nozione di distanza d(r1 ; r2 ) tra due punti r1 e r2 di HS =C  dis ende naturalmente
dall'Eq. (7.14), ad esempio nella forma
2 1=2
j
h
1j 2i j
d(r1 ; r2 ) = 1
h 1j 1i h 2j 2i ;


dove j 1 i e j 2 i sono due arbitrari vettori (non-nulli) appartenenti a r1


e r2 , rispettivamente.
Problema 7.3-1. Si veri hi he d(r1 ; r2 ) soddisfa alle tre proprieta
de nitorie di una funzione distanza, vale a dire d(x; y) = 0 se e solo se
x = y , d(x; y) = d(y; x) e d(x; z )  d(x; y) + d(y; z ) .
Problema 7.3-2. Nel aso di CP 1 , lo spazio dei raggi di C 2 , la

funzione d(r1 :r2 ) de nis e una distanza sulla sfera S 2 . Qual e la relazione
on la metri a indotta su S 2 dall'usuale immersione x2 + y2 + z 2 = 1 nello
spazio Eu lideo R3 ?
In de nitiva, dunque, io he viene misurato negli esperimenti e proprio
la distanza fra i raggi di HS , la quale quanti a la diversita dei vari stati
puri di S .

7.3.1. Valori medi ed indeterminazioni. La probabilita PrA(bj )


di osservare un valore di A ompreso in b oin ide on il valor medio della
orrispondente funzione aratteristi a EA (b) (Eq. (7.4))
PrA (bj  ) = hEA (b)i :
192

Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a

Confrontata on il postulato III, questa relazione diventa


^
(7.15)
hEA(b)i = h j EA(b) j i

h j i

dove per ipotesi j i des rive lo stato puro  . Data la de omposizione


spettrale (7.12) dell'operatore autoaggiunto A^ orrispondente all'osservabile A , dalla (7.15) otteniamo in ne la rappresentazione quantome ani a
dei valori medi per una qualunque osservabile, ioe
^
(7.16)
hAi = h j A j i :

h j i

Va sottolineato he a ermare la validita di questa espressione per ogni


osservabile equivale esattamente all'affermazione del postulato III.
La dispersione dei risultati sperimentali attorno al valor medio e aratterizzata dalla deviazione standard, o indeterminazione (vedi (7.3))
p

A = h(A hAi
ovvero, in termini di A^ e j i ,

)2

i = hA2 i hAi2 ;
i1=2

h j A^2 j i h j A^ j i2
dove per brevita si e assunto he j i e normalizzato, h j i = 1 . Si
A =

noti he, essendo A^ autoaggiunto, A oin ide on la norma del vettore


(A^ hAi) j i
h

i1=2

h j (A^ hAi)2 j i = k(A^ hAi) k ;


per ui A = 0 se e solo se j i e un autovettore di A^ , nel qual aso
A =

il valor medio oin ide on il orrispondente autovalore, he e il risultato


erto dell'esperimento, in a ordo on la dis ussione del x7.1.

7.3.2. Commutatori ed osservabili ompatibili. Consideriamo


ora due osservabili A e B pertinenti al sistema si o S , e supponiamo
he esse siano ompatibili, nel senso dis usso al x7.1.1. Questo signi a
he deve essere possibile preparare il sistema S in uno stato puro in ui
sia A he B assumono ertamente un ben pre iso valore, rispettivamente
a e b (per sempli are la trattazione, onsideriamo inizialmente il aso
di due osservabili dis rete e limitate). In altri termini, A = B = 0 e
lo stato in questione deve essere des ritto da un autovettore simultaneo
di A^ e B^ , he indi heremo on ja; b;  i , dove l'ulteriore indi e  serve a
risolvere l'eventuale degenerazione della oppia di autovalori (a; b) . Per
l'ipotesi di ompatibilita questo dis orso vale per ogni oppia (a; b) dello
spettro ongiunto delle due osservabili. D'altronde, ome sappiamo, sia
193

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

gli autovettori di A^ he quelli di B^ formano una base ortogonale dello


spazio di Hilbert HS . Quindi A^ e B^ ammettono un insieme ompleto
di autovettori omuni, ioe sono diagonalizzabili simultaneamente:
(7.17)
A^ ja; b;  i = a ja; b;  i ;
B^ ja; b;  i = b ja; b;  i :
Risulta evidente da queste relazioni he
(A^B^ B^ A^) ja; b;  i = 0
Dovendo valere per un insieme ompleto di vettori, questo impli a he il

ommutatore

[A^ ; B^  A^B^

B^ A^

si annulla identi amente.


Vi eversa, supponiamo he due osservabili dis rete A e B siano rapp^ B^
resentate da due operatori autoaggiunti e limitati he ommutano, [A;
^
= 0 . Allora, se jai e un autovettore di A orrispondente all'autovalore
a , an he il vettore B jai lo e:
A^B^ jai = B^ A^ jai = aB^ jai :
Questo impli a, nel aso in ui a sia un autovalore non degenere, he
jai e B^ jai sono proporzionali, ovvero jai e an he autostato di B^ . Piu
in generale, supponiamo he jai appartenga ad un autospazio Va di dimensione n  1 , on ja;  i ,  = 1; 2; : : : ; n ome vettori di base. In
quanto autovettore di A^ , ogni B^ ja;  i deve appartenere an ora a Va
ed essere esprimibile ome ombinazione lineare degli stessi vettori ja;  i ,
 = 1; 2; : : : ; n . In altre parole, l'operatore B^ agis e all'interno di ias un
autospazio Va , a 2 (A) , senza onnettere fra loro autospazi orrispondenti ad autovalori distinti. Quest'ultimo fatto si esprime di endo he
B^ possiede elementi di matri e nulli tra vettori di Va e Va0 , qualora
a 6= a0

0 0
a ;  B^ ja;  i = 0 :
La diagonalizzazione di B^ non omporta quindi al un mes olamento di
autovettori di A^ orrispondenti ad autovalori diversi, e si ridu e ad una
riduzione della degenerazione indi izzata da  , ioe alla relazione (7.17).
Ma allora A = B = 0 per qualunque oppia di valori degli spettri
delle due osservabili, he sono per io ompatibili. In de nitiva, abbiamo
veri ato he due osservabili (dis rete e limitate) sono ompatibili se e
solo se i orrispondenti operatori autoaggiunti ommutano. L'estensione
di questa fondamentale proprieta ad osservabili illimitate e/o dotate di
spettro ontinuo ri hiede solo un minimo di autela. Il dis orso appena fatto e hiaramente ripetibile per le rispettive funzioni aratteristi he
EA (a) e EB (b) e relative famiglie spettrali E^A (a) e E^B (b) , he sono
per ostruzione operatori limitati e on spettro dis reto. D'altronde la
194

Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a

ompatibilita, nel senso operativo del termine, di A e B e sinonimo


della ompatibilita di EA (a) e EB (b) , per ui on ludiamo he A e
B sono ompatibili se e solo se le orrispondenti famiglie spettrali ommutano, [E^A (a) ; E^B (b) = 0 . Si noti he questo impli a senz'altro he
[A^ ; B^ si annulla su di un insieme di vettori denso nello spazio di Hilbert
HS , mentre il vi eversa non e sempre vero. In ogni aso, l'annullarsi di
[E^A (a) ; E^B (b) , imposto dalla ompatibilita, e su iente per dimostrare
he A^ e B^ ammettono una base omune di autovettori ortogonali (da
intendersi, se ne essario, nel senso generalizzato del termine).
Osservazione. A questo punto possiamo far adere la di erenza di
notazione tra la generi a osservabile A e l'operatore autoaggiunto A^ he
la rappresenta, omettendo il appu io ^. Lo stesso termine, osservabile,
verra usato per entrambi. Talvolta poi adotteremo l'uso orrente, he non
fa distinzione, dal punto di vista linguisti o, tra stati puri (raggi dello
spazio di Hilbert) e vettori di stato he li rappresentano. Con la s rittura
\dato uno stato j i et ." verra per io inteso \dato un vettore di stato
j i rappresentativo di un de nito stato puro et .".
Osservabili nei sistemi omposti. In base alla dis ussione del x7.2.1, sappiamo he gli stati puri del sistema omposto S1 [ S2 sono in orrispondenza biunivo a on i raggi dello spazio di Hilbert H1
H2 (per brevita
poniamo Hj  HSj ) . Ci poniamo ora il problema di determinare la rappresentazione matemati a delle osservabili di S1 [ S2 a partire da quella
delle osservabili di S1 e di S2 . Per de nizione un'osservabile A solo di
S1 e an he un'osservabile del sistema omposto ompatibile on tutte le
osservabili di S2 . Quindi A, ome operatore su H1
H2 , deve ommutare on tutti gli operatori autoaggiunti he rappresentano osservabili
solo di S2 . Assumendo he questi ultimi formino un insieme irridu ibile
di operatori su H2 , se ne dedu e he A deve agire ome l'identita su H2 .
Simboli amente questo si s rive

= A
1 = A
1 :
H1
H1
H2
Analogamente, per una osservabile B solo di S2 si avra

A(1) := A

B (2)
Dato he


:= B

H1
H2

=1

H2

=1
B :

A(1) B (2) = B (2) A(1) = A


B ;
possiamo a ermare he il prodotto in senso operativo delle due osservabili
ompatibili A(1) e B (2) orrisponde al prodotto diretto o tensoriale
A
B dei relativi operatori.
195

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

7.3.3. Relazioni di intederminazione. Nel aso di due osservabili


A e B , tra loro non ommutanti, e possibile fornire un limite inferiore al prodotto delle due indeterminazioni A B , se il sistema e stato
preparato nello stato des ritto da j i . Infatti, assumendo he j i , A j i
e B j i appartengano a D(A) \ D(B ) , si dimostra he
A B 

jh j [A ; B j ij :
La diseguaglianza (7.18) e nota ome relazione di indeterminazione
(generalizzata) e rappresenta l'espressione matemati a del prin ipio di
(7.18)

1
2

Heisenberg. Per dimostrarla, si onsiderino gli operatori autoaggiunti


A~ = A hAi e B~ = B hB i e la famiglia ad un parametro A~ + iB~ , 
reale. Per la positivita della norma si ottiene
0  k(A~ + iB~ ) k2 = h j (A~ iB~ )(A~ + iB~ ) j i
= h j A~2 j i + i h j [A~ ; B~ j i + 2 h j A~2 j i
= (A)2 + i h j [A ; B j i + 2 (B )2 :
Si noti he l'operatore i[A ; B e simmetri o, per ui la forma quadrati a
in  ha oe ienti reali. Poi he essa e nonnegativa, il suo dis riminante
deve essere nonpositivo,
h j i[A ; B j i2 4(A)2 (B )2  0
e la relazione di indeterminazione (7.18) segue immediatamente. Si noti
inoltre he entrambi i termini della suddetta disequaglianza si annullano
qualora j i sia un autostato di una delle due osservabili. Supponiamo he
B j i = b j i . Allora per de nizione B = 0 , mentre h j [A ; B j i =
b(hAi hAi) = 0 .
 importante ri ordare he quanto detto vale se j i
Osservazione. E
e un autovettore B in senso stretto, non in senso generalizzato, e he
omunque per a ermare la relazione (7.18) e ne essario he A j i appartenga al dominio di de nizione di B e vi eversa. In aso ontrario,
e fa ile redere di poter trovare dei ontroesempi. Nel aso delle oppia
di osservabili anoni amente oniugate, la posizione ed il momemto, su
L2(R) , abbiamo i[p ; q = 1 , (~ = 1) , ma ne l'una ne l'altra possiedono
autovettori in senso stretto. Se inve e vogliamo onsiderare tale oppia
sullo spazio delle funzioni a quadrato sommabile sul er hio, L2 (S 1 ) , nella
rappresentazione usuale dove p = id=dx , q = x e x 2 [0; 2) denota l'angolo, allora x (x) non appartiene al dominio di de nizione di p
qualora (x) = einx sia autofunzione di p . Quindi il ommutatore [p ; q
non risulta de nito sulle autofunzioni di p e non si ottiene al una ontraddizione on l'osservazione he per tali autofunzioni p = 0 , mentre
q e nito per de nizione.
196

Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a


Osservazione. Un altro aspetto he onviene sottolineare a proposito
delle relazioni di indeterminazione (7.18) riguarda il loro pre iso signi ato operativo. Le grandezze A e B fanno riferimento alla dispersione
sui valori misurati di A e di B in sequenze di esperimenti identi i e
indipendenti. In ognuno di questi esperimenti il sistema viene preparato nello stesso stato, des ritto dal vettore j i , e quindi sottoposto alla
misurazione o di A o di B o di i[A ; B ( omunque non di A e B simultaneamente). Quindi A e B non vanno onfusi on le impre isioni
proprie di un esperimento in ui si er hi di misurare allo stesso tempo A
e B . D'altra parte, in erti asi parti olari risulta e ettivamente possibile
mettere in relazione il limite inferiore di tali impre isioni on AB . Si
pensi ad esempio alle argomentazioni addotte originariamente dallo stesso Heisenberg per dedurre il prin ipio di indeterminazione tra posizione e
momento [Hei63.

7.3.4. Insiemi ompleti di osservabili ompatibili (II). Abbiamo appena visto ome un'osservabile B ompatibile on un'altra data
osservabile A serva a ridurre l'eventuale degenerazione degli autovalori
di quest'ultima. Si intende he A e B sono osservabili indipendenti,
nel senso he un pre iso valore assunto da una non ssa ne essariamente
il valore dell'altra. In aso ontrario B sarebbe una funzione di A , e
la sua onos enza non aggiungerebbe al una informazione sullo stato del
sistema. Il pro esso di riduzione della degenerazione puo evidentemente
ontinuare, prendendo in onsiderazione un'ulteriore osservabile C ompatibile sia on A he on B ed indipendente da esse, e via di seguito.
Abbiamo gia dis usso questa situazione al paragrafo 7.1.1 e potremmo
ripetere la trattazione parola per parola: ora per osservabili ompatibili
intendiamo operatori autoaggiunti e ommutanti, mentre la ri hiesta di
indipendenza signi a he nessuna delle osservabili puo venire espressa
ome funzione delle altre (funzioni di operatori ommutanti non so rono
di al una ambiguita di ordinamento e quindi orrispondono esattamente
alla nozione intuitiva di relazione funzionale tra diversi risultati numeri i
di esperimenti). An he la nozione di ompletezza di un dato insieme di
osservabili ompatibili ri eve ora una pre isa aratterizzazione matemati a. Il pro esso di ranamento della nostra informazione sullo stato del
sistema termina quando la degenerazione degli autovalori viene ompletamente rimossa: un insieme A1 ; A2 ; : : : ; An di osservabili ompatibili e
ompleto se e solo se ad un ssata n-upla di autovalori (a1 ; a2 ; : : : ; an )
orrisponde un sottospazio monodimensionale di autovettori. Se ora onsideriamo un'ulteriore osservabile An+1 he ommuta on tutte le pre edenti, essa deve essere diagonale sulla base degli autostati simultanei di
A1 ; A2 ; : : : ; An . Nel aso estremo essa puo avere autovalori an+1 tutti
197

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

distinti, ma tutte distinte sono per ostruzione an he le n-uple di autovalori (a1 ; a2 ; : : : ; an ) , per ui deve ne essariamente esistere una relazione
funzionale all'interno della (n + 1)-upla (a1 ; a2 ; : : : ; an+1 ) . In altri termini, An+1 e una funzione di A1 ; A2 ; : : : ; An . Vi eversa, se i valori sperimentalmente osservati di An+1 non sono al olabili on ertezza, pur
sapendo he il sistema e stato preparato nell'uni o stato orrispondente a
(a1 ; a2 ; : : : ; an ) , allora An+1 > 0 , tale stato non e autostato di An+1
e quindi An+1 non puo ommutare on tutte le osservabili pre edenti,
ontrariamente all'ipotesi.
Una volta stabilito quale e lo spazio di Hilbert HS adatto per la
des rizione di un dato sistema si o S , risultano de niti an he tutti i
possibili insiemi ompleti di osservabili ompatibili, nel senso matemati o
del termine. In generale pero, soltanto un numero piuttosto ristretto di
tali insiemi possiede una interpretazione operativa reale. Basti pensare
he, almeno in linea di prin ipio, esistono moltepli i insiemi di osservabili
ompatibili omposti da una sola osservabile. In e etti, essendo per ipotesi
HS separabile, si possono ostruire in niti operatori autoaggiunti dotati
di uno spettro dis reto omposto da autovalori non degeneri: e su iente
s egliere una base ortonormale arbitraria, gli autovettori, e ssare in modo
altrettanto arbitrario una sequenza di numeri reali tutti distinti, da identi are on gli autovalori. Tuttavia, e ezion fatta per sistemi idealizzati
parti olarmente sempli i, si tratta di osservabili solo in senso matemati o, poi he risulta prati amente impossibile individuare le orrispondenti
osservabili nel senso operativo del termine. Lo stesso vale an he per la
maggior parte degli insiemi ompleti di operatori autoaggiunti.
In generale, il numero di osservabili operativamente identi ate di un
insieme ompleto e ompatibile dipende, oltre he dalla natura del sistema si o in esame, an he dalle disponibilita sperimentali. Un esempio
tipi o e quello dell'elettrone: nei primi anni della me ani a quantisti a
era onvinzione he si trattasse del prototipo del punto materiale quantome ani o, per il quale le tre omponenti della posizione formassero
un insieme ompleto di osservabili ompatibili. Tuttavia l'evidenza sperimentale su essiva (e etto Zeeman, struttura ne et .) ha ampiamente
dimostrato he il sottospazio orrispondente ad un dato valore di (x; y; z )
non e monodimensionale, ma bidimensionale (tale sottospazio va inteso
in senso generalizzato, essendo lo spettro della posizione ontinuo). Per
ridurre del tutto la degenerazione e quindi ne essaria una ulteriore osservabile, ad esempio la terza omponente Sz dell'operatore di spin S , he
non possiede analogo lassi o. Come vedremo in seguito, gli autovalori di
Sz sono due sz = ~=2 , e la quadrupla (x; y; z; sz ) individua, in senso
generalizzato, un uni o stato puro (almeno allo stato attuale della nostra onos enza sperimentale). Va ri ordato, in ogni aso, he lo spazio
198

Osservabili ed esperimenti in me ani a quantisti a

di Hilbert HS si intende ri ostruito operativamente, proprio a partire da


quello he si ritiene essere, in base all'informazione sperimentale disponibile, un insieme ompleto di osservabili ompatibili (vedi x7.1). Se ondo
il postulato I questo spazio e uni o, si he ogni altro stato puro preparato
mediante un diverso insieme di osservabili ompatibili deve essere rappresentato da una ombinazione lineare dei pre edenti vettori. Davanti
ad un esperimento i ui risultati non siano esprimibili attraverso l'identi azione dell'opportuno operatore autoaggiunto sullo spazio HS os
ostruito, non he della regola fondamentale espressa dal postulato III,
risulta ne essario allargare HS attraverso una o piu nuove osservabili
ompatibili.
Osservazioni ongiunte ed algebra delle osservabili. Se ondo la des rizione
lassi a, le osservabili di un sistema si o, in quanto funzioni a valori reali
sul orrispondente spazio delle fasi, formano un'algebra ommutativa: se
A = A(q; p) e B = B (q; p) , allora A + B e AB sono de nite nel modo
naturale, ome moltipli azioni di numeri reali. In e etti, se ondo la me ani a lassi a tutte le osservabili sono ompatibili, e per osservabili ompatibili non vi sono problemi nel sommare e moltipli are fra loro i risultati
di diversi esperimenti, mantenendo s'intende la onsistenza dimensionale
rispetto alle unita di misura s elte. Al ontrario, non e per nulla hiaro
ome de nire operativamente le osservabili somma e prodotto di due osservabili A e B tra loro non ompatibili: per de nizione il sistema S non
puo mai trovarsi in uno stato in ui sia A he B assumono ben de niti
valori, a e b , he possano essere sommati e moltipli ati per ottenere i
valori a + b e ab da assegnare alle osservabili somma e prodotto. Piu in
generale, non 'e una de nizione operativa univo a, in termini di frequenza relativa dei risultati sperimentali, per la distribuzione di probabilita
ongiunta per due osservabili non ompatibili.
D'altra parte, una volta de nita tramite il postulato II la rappresentazione matemati a delle osservabili in termini di operatori autoaggiunti,
risulta possibile manipolare algebri amente gli stessi per ottenere nuovi
operatori autoaggiunti. Ad esempio, an he se A e B non ommutano,
A + B e senz'altro un operatore simmetri o e spesso per no autoaggiunto,
e lo stesso di asi per C = f (A) + g(B ) per opportune funzioni f e
g a valori reali. E pero evidente he la risoluzione spettrale di C in
generale non ha nulla a he vedere on quella di A e di B , se questi non
ommutano, per ui l'interpretazione probabilisti a del postulato III non
permette di ollegare operativamente l'osservabile rappresentata da C
on le osservabili A e B . D'altronde, gli esperimenti atti alla misurazione
di C sono in generale ompletamente diversi da quelli mediante i quali
A e/o B vengono misurati.

199

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Dunque la novita sostanziale della rappresentazione matemati a delle


osservabili in me ani a quantisti a, rispetto alla loro ontroparte lassi a, sta nel fatto he esse non formano piu un algebra ommutativa.
Poi he, in generale, gli operatori sullo spazio di Hilbert HS non ommutano ( ioe AB 6= BA ), e hiaro he le relazioni algebri he esistenti tra
svariate osservabili al livello lassi o vanno ora reinterpretate. Abbiamo
gia in ontrato questo problema, nel apitolo pre edente, per le generi he
funzioni delle oordinate q e dei momenti p . Appare ora hiaro he
questo e un fenomeno del tutto generale, proprio della struttura formale
della me ani a quantisti a.

7.4. Il formalismo delle matri i di densita

Se ondo il postulato I, ad ogni stato puro  del sistema si o S orrisponde un raggio dello spazio di Hilbert HS , ovvero un insieme di vettori normalizzati he di eris ono solo per un irrilevante fattore di fase.
A sua volta un raggio identi a un pre iso sottospazio monodimensionale
di HS , ovvero una proiezione ortogonale monodimensionale su HS ( ioe
tale he all'autovalore 1 orrisponde un sottospazio monodimensionale).
Dunque ogni stato puro  e rappresentato dal proiettore
(7.19)
%  j ih j ;
dove j i e un vettore normalizzato he appartiene al sottospazio monodimensionale orrispondente a  . Si di e he j i e un vettore rappresentativo del raggio % . Va omunque sottolineato he l'espressione (7.19) non
dipende dalla fase di j i . A questo punto e hiaro he possiamo far adere
la distinzione tra stati puri in senso operativo e loro rappresentazione
matemati a, per ui spesso ometteremo il susso  : gli stati puri del sistema sono i raggi di HS , ovvero i proiettori ortogonali monodimensionali
su HS .
An he il postulato III puo essere riformulato in termini di proiettori,
introdu endo l'operazione di tra ia sugli operatori lineari su HS . Se
X e un operatore e fjni ; n = 1; 2; : : :g una base ortonormale di HS ,
allora gli elementi di matri e di X si s rivono
Xmn = hmj X jni
e la tra ia Tr X onsiste nella somma degli elementi diagonali
X
X
(7.20)
Tr X =
Xnn = hnj X jni :
n

Si tratta ovviamente di espressioni formali, dato he generalmente la somma ontiene in niti termini e l'esistenza degli stessi elementi di matri e
dipende dal dominio di de nizione di X e dalla base s elta. Se Tr X
esiste nito, allora X si di e di lasse tra ia e Tr X non dipende dalla
200

Il formalismo delle matri i di densita

base usata nella de nizione (7.20). Inoltre, dati due operatori X e Y , se


X Y e Y X sono di lasse tra ia, allora
Tr X Y = Tr Y X :
E evidente he tutti gli stati puri % , e piu in generale tutti i proiettori
nito-dimensionali, sono di lasse tra ia. Inoltre, se j i 2 D(X ) , allora
Tr %X = Tr j

ih jX = h jX j i :

Nel linguaggio delle tra e e dei proiettori, il postulato III a erma he, se
% e lo stato puro del sistema S , allora la probabilita di ottenere, ome
risultato della misurazione dell'osservabile A , un risultato ompreso nel
sottoinsieme boreliano b vale
(7.21)
PrA (bj  ) = Tr % E^A (b) :
In parti olare la probabilita di transizione (7.14) tra due stati puri %1 e
%2 si s rive ora
Pr(%1 ! %2 ) = Tr %1 %2 = j h

j 2 i j2

dove l'ultima espressione vale una volta s elti due vettori rappresentativi
degli stati puri %1 e %2 .
Dobbiamo ora osservare he gli stati puri, in quanto stati sperimentali
he ra olgono il massimo di informazione possibile sul sistema, non sono
in prati a fa ilmente preparabili. La situazione piu generale e quella in
ui l'informazione ottenuta non e massimale, per ui diversi stati puri
sono ompatibili on i risultati di una data ombinazione di esperimenti
di prima spe ie. In questo aso dobbiamo fare ri orso ad una des rizione
statisti a del sistema, in modo analogo a ome in me ani a lassi a si
introdu e una distribuzione di probabilita sullo spazio delle fasi. Si parla
allora di mis ele statisti he al posto degli stati puri.
Questa ir ostanza ri hiede una modi a minima nel formalismo appena introdotto. Si supponga he, in base all'informazione ra olta, lo
stato del sistema possa essere des ritto alternativamente dal vettore j 1 i
on probabilita w1 , oppure da j 2 i on probabilita w2 , da j 3 i on
probabilita w3 , e via di endo. I vettori fj j i ; j = 1; 2; : : :g si intendono
linearmente indipendenti, normalizzati, non ne essariamente ortogonali e
possibilmente in niti in numero. Inoltre, per de nizione di probabilita,
avremo he
X
0  wj  1 ;
wj = 1 :
j

Possiamo a ermare he il sistema si trova on probabilita wj nello stato puro %j = j j ih j j . Allora lo stato del sistema e des ritto dalla
201

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

ombinazione lineare onvessa


X
X
(7.22)
% = wj %j = j
j

j i wj h j j

he viene solitamente hiamata matri e statisti a o matri e di densita. Si noti he questa ombinazione lineare, on oe ienti nonnegativi,
e fatta al livello degli stati %j e non dei vettori di stato j ij . D'altro
lato il prin ipio di sovrapposizione lineare a erma he (modulo eventuali regole di superselezione: vedi x7.5) esiste uno stato puro del sistema
orrispondente ad una qualunque ombinazione lineare
X
(7.23)
j i = j j j i ;
j

dove i oe ienti j , generalmente omplessi, sono ristretti solo dalla


ondizione he j i sia propriamente normalizzato. Questo stato puro si
esprime ome
X
%~ = j ih j = j i i i j h j j
ij

j j j2 %j +

i=
6 j

j ii i j h j j

e ertamente non des rive una situazione in ui il sistema si trova in un


determinato stato %j on probabilita proporzionale a j j j2 , an he qualora
l'eventuale ortogonalita dei vettori j i i renda i j j j2 propriamente normalizzati e quindi uguali alla probabilita quantome ani a di osservare
il sistema nello stato %j . Infatti, a ausa dei termini misti on i 6= j ,
he dipendono da tutte le fasi relative fra i vettori j i i , e sempre possibile osservare degli e etti di interferenza in opportuni esperimenti. E
proprio la dipendenza dalle fasi relative, ompletamente assente in (7.22),
he segnala la oerenza quantisti a dello stato puro %~ . Per questa ragione
si di e he la ombinazione al livello dei vettori di stato (7.23) rappresenta una sovrapposizione oerente , mentre la ombinazione onvessa al
livello degli stati (7.22) rappresenta una sovrapposizione in oerente.
In ogni aso, sia he il sistema si trovi in uno stato puro oppure in
una mis ela statisti a di stati puri, l'enun iato del postulato III resta
invariato (basta omettere la spe i azione \puro") e la formula entrale
della me ani a quantisti a, Eq. (7.21), vale omunque. In parti olare, il
valore medio dell'osservabile A si s rive
(7.24)
hAi = Tr %A ;
ovvero
X
X
hAi = wj hAij = wj h j j A j j i :
j

202

Il formalismo delle matri i di densita

Si noti he l'espressione (7.24) e del tutto generale; infatti, se A oin ide on la funzione aratteristi a di un'altra osservabile A0 su un erto
sottoinsieme boreliano, vale a dire on la orrispondente proiezione ortogonale, la (7.24) si ridu e alla de nizione della probabilita di osservare un
valore di A0 ompreso in quell'intervallo.
Per quanto riguarda la deviazione standard di A nello stato % , abbiamo ora
(A)2 = Tr %(A^ hAi)2 = (q A)2 + ( l A)2 ;
dove
X
(q A)2 =
wj (A)2j
j

wj h

j j (A

hAij )2 j j i

e la media delle deviazioni quadrati he di origine puramente quantome ani a, e quindi rappresenta una misura delle uttuazioni oerenti dell'osservabile A , mentre
X
( l A)2 = wj (hAij hAi)2
j

e la deviazione quadrati a dei valori medi hAij , he dis ende dalla statisti a puramente lassi a e aratterizza per io le uttuazioni in oerenti di
A.
Cos ome de nita, la matri e di densita gode di tre proprieta fondamentali, he sono
%y = % ; %  0 ; Tr % = 1 :
(7.25)

La prima segue dal fatto he % e una ombinazione lineare on oe ienti


reali degli operatori autoaggiunti %j . L'uni a sottigliezza sta nel fatto he
la somma in (7.22) puo ontenere in niti termini. Tuttavia, per qualunque
vettore ji 2 HS , appli ando la diseguaglianza di S hwarz si ottiene
subito
X
X
k%k2 = wiwj hj ii h ij j i h j j i  wi wj kk2 = kk2 ;
ij

ij

il he dimostra he % e un operatore limitato ( on norma k%k  1 ) e


quindi rigorosamente autoaggiunto.
La se onda delle proprieta (7.25), e ioe la semipositivita di % , si
veri a immediatamente: il valor medio di % in qualunque stato ji e
una somma di termini nonnegativi,
X
hj % ji = wj k hj j i k2
j

203

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

In ne la terza proprieta, he a erma la orretta normalizzazione della


matri e di densita, si ottiene direttamente dalla formula generale (7.24)
ponendo A^ = 1 .
Essendo autoaggiunto e limitato, l'operatore % possiede una base
ortonormale di autovettori, % juP
n i = pn jun i , dove, a ausa delle proprieta
(ii) e (iii) deve essere pn  0 e n pn = 1 . In una base di suoi autovettori
% si s rive in modo formalmente analogo alla de nizione originale (7.22)

%=

juni pn hunj :

I proiettori jun ihun j sono pero mutuamente ortogonali, per ui

%2 =

jnni p2n hunj

da ui appare evidente, essendo pn ompreso fra 0 e 1 , he %  %2 , on


il segno di equaglianza valido se e solo se uno dei numeri pn vale 1 e tutti
gli altri 0 , ovvero se e solo se % e uno stato puro.
Un modo si amente intuitivo di produrre mis ele statisti he e il
seguente. Supponiamo he il sistema in esame S si trovi in interazione
on un altro sistema S 0 , per ui lo spazio di Hilbert appropriato per la
des rizione del sistema omposto S [S 0 e il prodotto tensoriale HS[S 0 =
HS
HS 0 , in a ordo on la dis ussione del x7.1.1. Possiamo an he supporre he lo stato omplessivo sia uno stato puro, j ih j , seppure non
noto nella sua interezza. La situazione e analoga a quella he si in ontra
nella des rizione lassi a: in assenza di su ienti informazioni, dobbiamo far ri orso ad un appro io statisti o basato su una distribuzione di
probabilita sullo spazio delle fasi F , ma io non toglie he lo spe i o
sistema si o in esame o upi un ben pre iso punto di F , on ben pre isi
valori per le fqg e le fpg . Date due basi ortonormali fjj ig e fj0j ig ,
rispettivamente su HS e HS 0 , possiamo sempre porre
X
(7.26)
j i = ij jii j0j i :
ij

D'altro lato otteniamo per il valor medio di un'arbitraria osservabile A


di S
X
X
hAi = h j A j i = hij A jj i ik jk ;
ij

dato he A agis e ome l'identita su HS 0 e la base fj0j ig e per ipotesi


ortonormale. Questo risultato si puo ris rivere ome in (7.24), hAi =
Tr %A , identi ando ome matri e statisti a su HS
X
(7.27)
% = ji i pij hj j ;
ij

204

Il formalismo delle matri i di densita

dove

pij =

jk ik :

Problema 7.4-1. Si veri hi he, os ome de nito, questo operatore % soddisfa le tre propieta (7.25).
Osserviamo dunque he, ntanto he siamo interessati soltanto alle osservabili di S , lo stato puro j ih j del sistema omposto e equivalente alla
mis ela statisti a % per S . Questo e etto e dovuto alla nostra ignoranza, ompleta e di hiarata, riguardo alla parte S 0 , sul ui spazio di Hilbert
dobbiamo per io prendere la tra ia. Si tratta di una tra ia parziale
Tr S 0 per quanto riguarda lo spazio di Hilbert omplessivo HS[S 0 :
X
% = Tr S 0 j ih j  h0j j ih j0j i :
j

In generale questa operazione non elimina ompletamente la oerenza


quantisti a dello stato puro j ih j , he si manifesta attraverso la presenza di termini misti, on i 6= j , nell'espressione (7.27). Questo e ovviamente dovuto al fatto he la base fjj ig non e in generale una base di
autovettori di % . Ne si puo pensare di poterla s egliere tale a priori, ioe
prima di prendere la tra ia parziale su HS 0 . Prima infatti non esiste
al uno stato, puro o misto he sia, relativo al solo sistema S , ma solo
uno stato puro j i del sistema omplessivo S [ S 0 . Naturalmente, una
volta presa la tra ia parziale su HS 0 ed ottenuta la matri e di densita
% su HS , e sempre possibile diagonalizzarla e porla nella forma (7.22). I
oe ienti pjj dei termini diagonali in (7.27),
he sono
per ostruzione
P
P
nonnegativi e propriamente normalizzati, j pjj = ij j ij j2 = 1 , prendono il nome di popolazioni degli stati puri jj ihj j , mentre i oe ienti
pij , i 6= j , dei termini misti prendono il nome di oerenze residue. Si
noti he la diseguaglianza di S hwarz impli a he jpij j2  pii pjj , per ui
pii = 0 impli a pij = 0 per tutti i j , ioe stati non popolati non possono
dar luogo a fenomeni di interferenza on al un altro stato. Un esempio su
questa materia verra dis usso nel x7.7.3.
7.4.1. Il teorema di Gleason. A questo punto risulta naturale domandarsi se le matri i di densita su HS fornis ono la rappresentazione
matemati a piu generale possibile della nozione di stato os ome dis ussa dal punto di vista operativo al x7.1. La risposta risulta essere affermativa, grazie all'importante teorema di Gleason, he ora illustreremo
(senza dimostrazione). Innanzitutto o orre ri ordare la de nizione di
stato presentata al x7.1: uno stato  del sistema si o S onsiste nell'assegnazione, per ias una osservabile A del sistema, di una misura di
probabilita PrA (bj  ) sulla retta reale R , misura he per de nizione deve
205

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

soddisfare ai requisiti (7.1) e (7.2). Questa de nizione puo essere riformulata in modo equivalente in termini delle funzioni aratteristi he EA (b)
dei sottoinsiemi boreliani di R :  asso ia ad ogni E = EA (b) un numero
reale hE i on le proprieta (si noti he EA (;) = 0 e EA (R) = 1 , 8A )
(7.28)
0  hE i  1 ;
h0i = 0 ; h1i = 1
e, non appena E e E 0 hanno supporto disgiunto,


(7.29)
E + E 0 = hE i + E 0 :
Ri ordiamo ora he, se ondo il postulato II, le osservabili sono rappresentate da operatori autoaggiunti su HS , ovvero he ad ogni funzione
aratteristi a E = EA (b) ( ioe ad ogni esperimento di tipo \si o no") orrisponde una proiezione spettrale6 E^ su un qual he sottospazio di HS .
Dunque la rappresentazione matemati a di uno stato  deve essere un
funzionale a valori reali hi sull'insieme di tutte le proiezioni ortogonali
su HS on le proprieta equivalenti alle (7.28) e (7.30), vale a dire
(7.30)
0  hE^ i  1 ;
h0i = 0 ; h1i = 1
e, non appena E^ e E^ 0 sono ortogonali,
(7.31)
hE^ + E^ 0 i = hE^ i + hE^ 0i :

Il teorema di Gleason a erma he, se dim HS > 2 , allora esiste una ed


una sola matri e di densita % , on le proprieta (7.25) tale he
hE^ i = Tr % E^
per qualunque proiezione ortogonale E^ in HS . In sostanza, se si tiene
onto he gli stati puri sono parti olari matri i di densita, questo teorema
dimostra he la struttura logi a della me ani a quantisti a e piuttosto
rigida: una volta assunti i postulati I e II, l'uni o modo per estrarre
dalla teoria le probabilita da onfrontare on gli esperimenti e tramite il
postulato III. Possiamo dunque a ermare he i postulati I, II e III non
sono logi amente indipendenti.

7.5. Regole di superselezione


Nell'introduzione al postulato I abbiamo osservato he il prin ipio di
sovrapposizione lineare va in ondizionatamente appli ato in assenza di
evidenza sperimentale in senso ontrario. Questa pre isazione e ne essaria dato he in natura sono e ettivamente osservate delle restrizioni al
6Per maggior hiarezza onviene momentaneamente reintrodurre la notazione he

distingue mediante il appu io l'operatore autoaggiunto A^ dall'osservabile A he esso


rappresenta.

206

Regole di superselezione

prin ipio di sovrapposizione, he prendono il nome di regole di superselezione. Esse orrispondono all'a ertata impossibilita (almeno sino
ad ora) di identi are le osservabili la ui misurazione di prima spe ie
permetta di preparare determinati tipi di stati puri. Ad esempio, non e
attualmente noto ome preparare stati puri des ritti da ombinazioni lineari di vettori di stato on diversi autovalori della ari a elettri a. Quindi,
se e vero he un insieme ompleto di osservabili ompatibili permette, attraverso il prin ipio di sovrapposizione lineare, di ri ostruire lo spazio di
Hilbert HS , non e sempre vero he il orrispondente spazio dei raggi
HS =C  rappresenti esattamente l'insieme di tutti gli stati puri di S . Per
essere vero, e ne essario he per qualunque raggio di HS si possa identi are un insieme ompleto di osservabili ompatibili misurando le quali sia
possibile preparare il orrispondente stato puro di S . L'esperienza sperimentale indi a inve e he esistono determinate osservabili Q1 ; Q2 ; : : : ,
dotate di spettro dis reto, he sono ompatibili on tutte le osservabili di
S e quindi fanno parte di tutti gli insiemi ompleti di osservabili ompatibili si amente realizzabili. In altri termini ogni stato puro di S e
un autostato di queste osservabili, he prendono il nome di ari he di superselezione, e non esistono stati puri in ui esse non abbiano un valore
de nito. Ne segue he ombinazioni lineari di vettori orrispondenti ad
autovalori di erenti di Q1 ; Q2 ; : : : non des rivono stati puri di S , dato
he la loro preparazione sarebbe possibile solo tramite osservabili he non
ommutano on le ari he di superselezione.
La struttura si amente orretta dello spazio di Hilbert HS risulta allora essere la seguente: HS e suddiviso in settori di superselezione
HS(q1;q2;:::) aratterizzati dai diversi autovalori q1; q2; : : : delle ari he Q1,
Q2 ; : : : . Mentre all'interno di ias un settore il prin ipio di sovrapposizione lineare vale in maniera in ondizionata, esso non vale tra di erenti settori: se j 1 i e j 2 i appartengono a due diversi settori, allora
j i = 1 j i + 2 j 2i non des rive al un nuovo stato puro del sistema S .
Infatti i settori di superselezione non sono tra loro omuni anti, nel senso
he non esistono osservabili on elementi di matri e non-nulli tra di erenti
settori: h 1 j A j 2 i = 0 , per qualsiasi osservabile A (ovviamente esistono
moltepli i operatori autoaggiunti on tali elementi di matri e non-nulli,
ma essi non orrispondono ad al una osservabile nel senso operativo del
termine). Quindi il valor medio di A , nell'ipoteti o stato puro des ritto
da j i = 1 j i + 2 j 2 i , vale (si assumano i vettori normalizzati)

h j A j i = j 1 j2 h 1 j A j 2 i + j 2 j2 h 2 j A j 2 i ;
ioe lo stesso he nello stato misto % = j 1 j2 j 1 ih 1 j + j 1 j2 j 2 ih 2 j .
Quindi j ih j non e si amente distinguibile da % e non orrisponde
207

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

ad un nuovo stato puro di S . In base a questa osservazione, on ludiamo he diversi settori di superselezione possono essere ombinati solo
in oerentemente, ovvero se ondo i prin ipi della statisti a lassi a. Per
ontro, all'interno di ias un settore di superselezione HS(q1 ;q2 ;:::) il prin ipio di sovrapposizione lineare ontinua a valere in modo in ondizionato,
determinando la tipi a oerenza quantome ani a degli stati puri.

208

Rappresentazioni e trasformazioni

7.6. Rappresentazioni e trasformazioni


7.6.1. Funzioni d'onda. Abbiamo pre edentemente visto ome, da-

to un insieme ompleto di osservabili ompatibili, A1 ; A2 ; : : : ; An , i orrispondenti autovalori a1 ; a2 ; : : : ; an servano ome indi i per una base
ortonormale dello spazio di Hilbert HS (eventualmente intesa in senso
generalizzato). Per abbreviare la notazione, indi hiamo sinteti amente
on l'indi e generalizzato l'intera ollezione a1 ; a2 ; : : : ; an , e orrispondentemente on j i un generi o vettore della suddetta base ortonormale.
L'ortonormalita della base fj ig si s rive allora

h j 0 = 0 ;
dove il simbolo 0 puo ontenere an he di Dira . La ompletezza di
fj ig si esprime attraverso la osiddetta risoluzione ompleta dell'identita asso iata alle osservabili A1 ; A2 ; : : : ; An :
1

j ih j ;

dove le sommatorie vanno intese, se ne essario, an he ome integrali.


Un generi o vettore j i di HS viene ora espresso ome una ombinazione lineare dei vettori (vettori generalizzati) j i ,

j i=

j ih j :

I oe ienti h j i di questo sviluppo ostituis ono la funzione d'onda


( ) dello stato puro des ritto da j i nella rappresentazione di HS
basata sull'insieme ompleto A1 ; A2 ; : : : ; An . Espli itamente
( ) = (a1 ; a2 ; : : : ; an ) = h j

i:

Si noti he le funzioni d'onda risultano univo amente de nite solo se le


fasi relative dei vettori j i sono state ssate una volta per tutte. In
parti olare, se soltanto l'insieme A1 ; A2 ; : : : ; An e sotto osservazione, la
s elta delle fasi relative e del tutto arbitraria: una ride nizione del tipo

j i ! ei j i
determina evidentemente la trasformazione
(7.32)

( )

!e

i

( )

per le funzioni d'onda.


Se ondo il postulato III, assumendo j i propriamente normalizzato,
j h j i j2 rappresenta la probabilita he, trovandosi il sistema S in uno
209

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

stato puro des ritto da j i , la misurazione ontemporanea delle osservabili A1 ; A2 ; : : : ; An dia a1 ; a2 ; : : : ; an ome risultato (naturalmente questa probabilita va intesa ome densita di probabilita nel aso di spettri ontinui). Dunque ( ) rappresenta una ampiezza di probabilita, ovvero un
numero omplesso il ui modulo quadrato e una (densita di) probabilita.
In parti olare la orretta normalizzazione ri hiede he
X

j ( )j2 = 1 :

Nell'uso prati o i on etti di vettori di stato e funzioni d'onda sono inter ambiabili. Non va dimenti ato tuttavia he mentre quella di vettore di
stato e una nozione astratta, quella di funzione d'onda ri hiede una on reta rappresentazione dello spazio di Hilbert HS basata su un determinato
insieme ompleto di osservabili ompatibili.
Data una tale rappresentazione, possiamo realizzare espli itamente
an he tutti gli operatori lineari su HS , e quindi tutte le osservabili. In effetti, un generi o operatore X risulta univo amente determinato dai suoi
elementi di matri e in una qualunque base. Nel aso della base ortonormale fj ig questi si s rivono h j X j 0 i e l'azione di X sulle funzioni
d'onda e data da
X


(X )( )  h j X j i =
h j X 0 0 i
0

h j X 0 ( 0 ) :

In parti olare, l'azione di una qualunque funzione delle osservabili A1 ; A2 ;


: : : ; An he de nis ono la rappresentazione risulta essere puramente moltipli ativa, ioe
(f (A1 ; A2 ; : : : ; An ) )( ) = f ( ) ( )
Per l'ipotesi di ompletezza dell'insieme f A1 ; A2 ; : : : ; An g, le funzioni
f (A1 ; A2 ; : : : ; An ) sono le sole osservabili diagonali ( ioe on azione puramente moltipli ativa) nella rappresentazione fj ig .

7.6.2. Cambiamenti di base.

Supponiamo ora he gli operatori


B1 ; B2 ; : : : ; Bm , per ipotesi non tutti esprimibili ome funzioni di A1 ; A2 ;
: : : ; An , formino un altro insieme ompleto di osservabili ompatibili. In
orrispondenza ad essi possiamo quindi onsiderare un'altra rappresentazione dello spazio di Hilbert HS , ovvero un'altra base ortonormale
fj ig = fjb1; b2 ; : : : ; bm i ; bj 2 (Bj )g di autovettori, on le relative
espressioni per l'ortogonalita e la ompletezza
X

h j 0 = 0 ;
j i h j = 1 :
210

Rappresentazioni e trasformazioni

Sviluppando un generi o vettore nella nuova base

j i=

j i h j i

ed utilizzando la ompletezza della prima base

h j i =

(7.33)

fj ig , otteniamo

h j i h j i ;

ioe la legge di trasformazione fra le funzioni d'onda ~( ) = h j i e


( ) = h j i delle due rappresentazioni. Si noti he mentre il vettore
j i e lo stesso, le forme funzionali delle due funzioni d'onda sono generalmente diverse e vanno per io indi ate on simboli diversi. I prodotti
s alari h j i si possono identi are ome gli elementi di una matri e
U = fU g he per ostruzione e unitaria, UU y = U yU = 1 , (dove
(U y) = U = h j i ) dato he
X


h j i h j 0 = h j 0 = 0

h j i h j 0 = h j 0 = 0 :

Vi eversa, dato un operatore U unitario su HS ( ioe un operatore lineare he onserva il prodotto s alare: hU j Ui = h j i ; 8 ;  2 HS ),
ad esso orrisponde un ambiamento di base, da una base ortonormale
fj ig alla base, pure ortonormale, fU j ig . Si noti he se fj ig e una
base in senso generalizzato, l'operazione j i ! U j i va opportunamente
de nita. Il risultato, in ogni aso, e an ora una base generalizzata. Se
inve e fj ig e una base in senso stretto, e quindi per de nizione numerabile, allora an he la nuova base fU j ig lo e. Tra le due basi, omunque,
esiste una orrispondenza biunivo a, per ui la trasformazione generata
da U ammette sia una interpretazione attiva he una passiva. Se ondo la
visione attiva ambia il vettore mentre le omponenti, he de nis ono la
funzione d'onda, restano invariate:

j i=

j ih j

!Uj i=

U j ih j :

Se ondo quella passiva il vettore resta inalterato e ambia la funzione


d'onda al ambiare della base
( ) = h j i ! h j U y j i = (U 1 )( ) :
D'altra parte, la funzione d'onda del vettore attivamente trasformato vale
h j U j i = (U )( ) ;
211

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

per ui le due visioni omportano un'azione opposta (o ontrogradiente


l'una dell'altra) al livello di funzioni d'onda. Il formalismo dei bra e dei ket
risulta parti olarmente e a e nell'evidenziare questa distinzione, poi he
se j i ! U j i allora h j ! h j U y .
La domanda he sorge spontanea e se tutte le trasformazioni he ammettono entrambe le interpretazioni, sia attiva he passiva, siano rappresentate da un operatore unitario. Cio he onta, an he entrambe le
interpretazioni siano possibili, e he tra le due basi fj ig e fj ig sia
possibile stabilire una orrispondenza uno-a-uno. In tal aso, ad ogni j i
possiamo far orrispondere un parti olare elemento j i della nuova base
fj ig , e quindi de nire un operatore lineare U mediante la relazione
(7.34)
j i = U j i :
Tale operatore manda vettori ortonormali in vettori ortonormali e, una
volta esteso per linearita a tutto HS , risulta unitario. Tuttavia questa
on lusione non e la piu generale possibile, dato he la linearita di U
non e una ondizione manifestamente ne essaria. Dopo tutto, io he e
veramente misurabile e soltanto il modulo quadrato j h j i j2 del prodotto
s alare tra gli elementi delle due basi ortonormali. Quindi l'operatore U
avrebbe elementi di matri e nella base fj ig , U 0 = h j 0 i , dei quali
soltanto il modulo, e non la fase, e e ettivamente osservabile. Il prin ipio
di sovrapposizione lineare risulta per io preservato dal ambio di rappresentazione, tra quella generata da A1 ; A2 ; : : : ; An e quella generata da
B1 ; B2 ; : : : ; Bm , estendendo all'intero HS la orrispondenza j i ! j i ,
sia linearmente he antilinearmente. Nel primo aso abbiamo

j ih j

mentre nel se ondo vale


X
j ih j
(7.35)

j i h j i ;

j i h j i :

Nel primo aso risulta de nito dalla (7.34) un operatore unitario U , mentre nel se ondo U e antiunitario. E fa ile onvin ersi he un operatore
antiunitario U si puo sempre s rivere ome prodotto V K di un operatore
unitario V per un ssato operatore antiunitario K : ad esempio, dalla relazione (7.35) risulta evidente he K puo essere individuato nell'operatore
di oniugazione omplessa relativo alla base fj ig :

Kj

i=K

j ih j =

j i h j i :

Se ondo un importante teorema, dovuto a Wigner, le due possibilita appena itate sono esaurienti. Anti ipiamo qui la formulazione piu generale,
212

Rappresentazioni e trasformazioni

he e fatta in termini di trasformazioni di simmetria, e sara ampiamente


trattata nel ap. 9:
(a) De nizione: una trasformazione di simmetria T e una orrispondenza biunivo a dello spazio proiettivo dei raggi di HS in
se stesso he rispetta le eventuali regole di superselezione e preserva i moduli dei prodotti s alari, ovvero la struttura metri a di
HS =C  .
(b) Teorema (Wigner): Ogni trasformazione di simmetria T e rappresentabile mediante un operatore unitario o antiunitario UT
sullo spazio di Hilbert HS . UT risulta univo amente de nito a
meno di un fattore di fase.
Si noti he in questa formulazione generale non viene fatto espli ito riferimento a ambiamenti di rappresentazione. In prati a, pero, tutte le
trasformazioni di simmetria si amente rilevanti sono asso iate a orrispondenze biunivo he, operativamente realizzabili, tra le osservabili di
S : dato un insieme ompleto di osservabili ompatibili A1 ; A2 ; : : : ; An
esiste una pre isa legge (intesa innanzitutto ome sequenza di operazioni
realizzabili in laboratorio), he permette di ostruire a partire da esso un
nuovo insieme A01 ; A02 ; : : : ; A0n , on la suddetta trasformazione di simmetria ssata dall'interpretazione attiva del orrispondente ambio di rappresentazione. Tipi amente, le leggi in questione sono de nite dalle simmetrie fondamentali della natura, quali la simmetria per traslazione, per
rotazione, per inversione spaziale et . Di esse i o uperemo in dettaglio
nel ap. 9.
Quanto detto sinora per i vettori di stato puo essere ripetuto per gli
operatori: per stabilire la legge di trasformazione di un operatore X e
su iente inserire, negli elementi di matri e di X nella nuova base fj ig ,
due ompletezze s ritte in termini della ve hia base fj ig
XX


(7.36)
h j X 0 =
h j i h j X 0 0 0 :

E bene sottolineare he, a questo livello, si tratta soltanto di un ambiamento di rappresentazione: l'operatore X resta invariato e ambiano solo
i suoi elementi di matri e, ioe la trasformazione e intesa in senso passivo.
Naturalmente, nel aso in ui esista una orrispondenza biunivo a tra i
vettori delle due basi fj ig e fj ig , an he l'interpretazione attiva e possibile e, ome abbiamo appena visto, sullo spazio di Hilbert HS risulta
de nita una trasformazione di simmetria, implementata da un operatore
unitario o antiunitario U . In tal aso an he gli operatori possono essere
attivamente trasformati se ondo la regola
X ! X 0 = U y XU :
213

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Per ostruzione X 0 e quell'operatore he possiede nella ve hia base fj ig


gli stessi elementi di matri e (per U unitario), o i oniugati omplessi degli
elementi di matri e (per U antiunitario) he possiede X nella nuova base
fj ig = fU j ig .

7.6.3. Rappresentazioni della posizione e del momento.

Grazie alla nozione di rappresentazione, possiamo ora riprodurre, all'interno


della struttura generale della me ani a quantisti a, il formalismo della
me ani a ondulatoria presentato nel pre edente apitolo. Consideriamo
inizialmente, per sempli ita, il aso di un punto materiale quantome ani o (o \parti ella") ostretto a muoversi in una dimensione. Si tratta
dunque del sistema si o S interamente spe i ato da una singola osservabile, la posizione q , la quale possiede per ipotesi l'intera retta reale
R ome spettro. Evidentemente q 
e una osservabile ontinua, per ui e
ne essaria una erta autela nel parlare dei orrispondenti autovalori ed
autostati. Come gia piu volte sottolineato, possiamo onsiderare q ome
idealmente ottenuta nel limite in nito di pro edure sperimentali ne essariamente nite, e quindi in grado di fornire solo risultati dis reti. Un
modo si amente molto intuitivo di pro edere e quello di onsiderare una
partizione della retta reale in intervalli ontigui, di ampiezza ostante o
variabile, ma omunque non nulla, ed approssimare q on la posizione
dis reta, il ui spettro oin ide on gli interi he indi izzano i suddetti intervalli. Per essere on reti, onsideriamo intervalli di ampiezza ostante
a , per ui R viene approssimato dal reti olo ordinato monodimensionale
di intervalli (na a=2; na + a=2) , on n appartenente all'insieme Z degli
interi relativi. Lo stato jnihnj des rive la situazione in ui la parti ella e
stata lo alizzata nell'intervallo n-esimo, ed e un autostato della versione
dis reta dell'osservabile q he rappresenta la posizione nel reti olo. Il
orrispondente operatore autoaggiunto si s rive quindi
1
X
jni na hnj :
q=
n= 1
Se ondo i prin ipi della me ani a quantisti a, al variare di n l'insieme
dei vettori jni forma una base ortonormale dello spazio di Hilbert dei
vettori di stato
1
X
0
jnihnj = 1 ;
(7.37)
hnj ni = n n0 ;
n= 1
on le fasi relative tra i vettori jni ssate se ondo una determinata regola
da spe i arsi (ogni ambiamento di queste fasi las ia evidentemente invariato l'operatore fondamentale q , ma de nis e una nuova rappresentazione, ollegata alla pre edente da una trasformazione unitaria diagonale:
214

Rappresentazioni e trasformazioni

le fasi relative vanno ssate per pre isare ompletamente la rappresentazione). Si noti he in questo aso HS viene ri ostruito direttamente
nella rappresentazione della posizione. Ogni vettore j i si esprime ome
sovrapposizione lineare dei vettori jni ,
1
X
jni hnj i ;
j i=
n= 1
dove n  hnj i e la orrispondente funzione d'onda. La ondizione di
normalizzabilita
1
X
j n j2 < 1
n= 1
ed il prodotto s alare
1
X
n n
hj i =
n= 1
mostrano he HS oin ide on `2 , lo spazio di Hilbert delle serie a
quadrato sommabile.
Per re uperare la des rizione della parti ella sulla retta reale, dobbiamo onsiderare il osiddetto \limite ontinuo", nel quale a ! 0 . Per
esempio, possiamo onsiderare una su essione di reti oli ongruenti ottenuti per dimezzamento ripetuto del passo reti olare: a ! a=2 , per ui
dopo s dimezzamenti avremo a = 2 s a0 , on a0 il passo reti olare iniziale. Nelle misure di lunghezza di ogni giorno la base e 10 anzi he 2 , ma
il on etto e lo stesso. Il limite s ! 1 ostituis e in ogni aso una idealizzazione, dato il potere risolutivo ne essariamente nito di ogni strumento
di misura. D'altro lato tale limite rende possibile una des rizione \universale" del moto quantome ani o della parti ella, ioe una des rizione
svin olata dalla parti olare dis retizzazione s elta, e quindi an he dalle
appare hiature sperimentali e ettivamente a disposizione.
Nel limite ontinuo la posizione q a quista uno spettro ontinuo dato
he, ponendo x = na , ogni ssato valore di x viene approssimato arbitrariamente bene se a ! 0 e n ! 1 . Per quanto riguarda il limite dello
spazio di Hilbert, si onsideri il prodotto s alare:
1
X
a(a 1=2 n )(a 1=2 n ) :
hj i =
n= 1
Con le sostituzioni (piuttosto formali ma intuitivamente ovvie)
Z +1
1
X
dx : : : ; a 1=2 n ! (x)  hxj i ;
a::: !
1
n= 1
215

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

otteniamo

hj i =

Z +1

(x) (x)
1
e ioe l'espressione del prodotto s alare in L2 (R) . Per on ludere rigorosamente he L2 (R) e proprio il limite ontinuo di `2 dovremmo veri are
he la misura sulla retta reale ottenuta quando a ! 0 e proprio quella
di Lebesgue. Questo esula pero dai nostri s opi, per ui i limiteremo
a onsiderazioni formali. In ogni aso, l'affermazione he `2 ! L2 (R)
equivale ad a ermare he il generi o vettore normalizzabile j i possiede
un limite per a ! 0 , senza bisogno di moltipli arlo per potenze di a .
In altri termini, j i e adimensionale. Ma poi he abbiamo appena visto
he la funzione d'onda ri hiede un fattore dimensionale a 1=2 , dobbiamo
on ludere he tale fattore va assegnato agli autovettori della posizione:
a
ovvero

1=2

= a

1=2

hnj j i ! hxj i ;

a 1=2 jni ! jxi :


Questo spiega per he jxi non e normalizzabile. Ad esempio, dalla relazione di ortogonalita della base fjnig , ponendo x = na e x0 = n0a , si
ottiene


hxj x0 ' a 1 hnj n0 = a 1n n0 ! (x x0) ;
dove possiamo riguardare l'ultimo passaggio ome una de nizione formale
della delta di Dira .
E immediato estendere questa trattazione al aso di una parti ella libera di muoversi in D dimensioni. Le osservabili di posizione sono le D
omponenti q1 ; q2 ; : : : ; qn del vettore di posizione q , he possiede quindi
ome spettro lo spazio RD . Quest'ultimo viene inizialmente sostituito
dal reti olo ubi o D-dimensionale aZD formato da elle di lato a . Ogni
ella e individuata da una D-upla n = (n1 ; n2 ; : : : ; nD ) 2 ZD di interi
relativi, ui orrisponde un vettore jni he des rive lo stato nel quale
la parti ella e lo alizzata nella suddetta ella7. Con la notazione vettoriale he abbiamo adottato, la versione D-dimensionale delle relazioni di
7Una realizzazione si a in D = 3 di questa modellizzazione matemati a e fornita

da una amera a lo. Per tale esempio il limite ontinuo des rive la situazione si amente impossibile di una amera a lo in nitamente tta. Ma non e per una amera a
lo reale he dobbiamo onsiderare il limite ontinuo, bens per una amera a lo immaginaria da riguardare ome modellizzazione astratta (ed oltre erti limiti arbitraria)
dello spazio si o. Ovviamente un'appare hiatura immaginaria non i permette di fare
delle osservazioni reali. D'altro anto, le osservazioni reali delle pi olissime distanze,
ondotte on l'ausilio degli a eleratori di parti elle (ed interpretate alla lu e della teoria quantisti a dei ampi), dimostrano he se lo spazio e un reti olo iper ubi o, il passo
reti olare a e molto piu pi olo delle s ale atomi he e subatomi he. Quindi, per la
des rizione quantome ani a di singole parti elle, il limite a ! 0 e piu he ragionevole.

216

Rappresentazioni e trasformazioni

ortonormalita e ompletezza (7.37) si s rive in modo quasi identi o


X

jnihnj = 1 ;
hnj n0 = n(Dn)0 ;
D
n2Z
QD
(D)
dove n n0 = j =1 nj n0j . Le versioni D-dimensionali delle altre relazioni
sono ovvie per ui eviteremo di riportarle, e etto he per la relazione
tra le funzioni d'onda n sul reti olo e quelle del ontinuo, (x) e la
relazione di ortonormalita della base generalizzata fjxig . L'osservazione
fondamentale e la seguente: j (x)j2 rappresenta una densita di probabilita, per ui (x) deve avere le stesse dimensioni di x D=2 . Quindi
avremo
a D=2 n ! (x)
e, orrispondentemente,


(7.38)
hxj x0 ' a D hnj n0 = a D n(Dn)0 ! (D) (x x0) :
Osserviamo ora he lo spettro della posizione ontinua q , ovvero RD ,
possiede un'evidente simmetria sotto traslazioni. Queste ultime sono le
trasformazioni di RD in se stesso de nite da
(7.39)
T (u) : x ! x + u ; u 2 RD :
Il reti olo aZD non e invariante sotto una generi a traslazione T (u) ,
a meno he u non sia esso stesso un vettore di aZD , ovvero u = ra ,
r 2 ZD . In tal aso
(7.40)
T (ra) : n ! n + r ; r 2 ZD :
Le traslazioni TD = fT (u); u 2 RD g formano un gruppo abeliano (vedi
l'App. B.1) on legge di omposizione
(7.41)
T (u) T (u0 ) = T (u + u0 ) :
Lo stesso di asi per il sottogruppo TD
a delle traslazioni dis rete fT (r a);

r 2 ZD g

(7.42)
T (ra) T (r 0 a) = T ((r + r0 )a) :
La notazione TD o TD
a rende onto del fatto he, una volta espresso il vettore u ome ombinazione lineare dei versori oordinati e1 =
(1; 0; : : : ; 0) , e2 = (0; 1; : : : ; 0); : : : eD = (0; 0; : : : ; 1) , vale a dire u =
PD
j =1 uj ej , ogni traslazione si s rive ome prodotto di traslazioni lungo
gli assi oordinati
T (u) = T (u1 e1 ) T (u2 e2 ) : : : T (uD eD ) :
E inoltre evidente he TD ome insieme oin ide on lo spazio originale
RD : la notazione TD rende solo espli ita la struttura gruppale delle D uple di numeri reali sotto addizione. Lo stesso dis orso vale per TD
a e le
217

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

D-uple di interi relativi. In parti olare si noti he ogni traslazione dis reta
T (ra) in una qualsiasi delle direzioni oordinate si ottiene ome potenza
r-esima della traslazione di un passo reti olare a in quella direzione: se
r = (r; 0; : : : ; 0) , allora T (r a) = [T (ae1 )r . Il aso piu sempli e e quello
monodimensionale D = 1 , per il quale la notazione vettoriale e sovrabbondante: per ogni r 2 Z , T (ra) = T (a)r , dove T (a) e la traslazione di
un passo reti olare verso destra.
D
L'azione di TD su RD o di TD
a su aZ si estende naturalmente ad
un'azione sulle osservabili di posizione q
(7.43)
T (u) : q ! q + u
e l'equivalenza tra le osservabili originarie e quelle trasformate si tradu e
in una relazione di simmetria per i rispettivi spazi di Hilbert. Ad esempio
T (ra) agis e in modo ovvio su uno stato lo alizzato nella ella n-esima:
(7.44)
T (ra) : jnihnj ! jT (r a)nihT (r a)nj = jn + rihn + rj
e las ia senz'altro invariate le relazioni di ortonormalita della base fjnig :



hT (ra)nj T (ra)n0 = hn + rj n0 + r = n(D+)r n0+r = n(Dn)0 = hnj n0 :
Analoghe relazioni esistono nella versione ontinua, on gli stati idealizzati
jxi hxj e le traslazioni ontinue T (u) .
In a ordo on il teorema di Wigner, T (u) e rappresentata da un operatore unitario T^(u) (il aso antiunitario e es luso per he le traslazioni di
RD sono onnesse in modo ontinuo alla trasformazione identi a T0 , ui
possiamo sempre asso iare l'operatore 1 , he e unitario). Dalla relazione
(7.44) e dal fatto he sia jxi he T^(u) sono omunque individuati solo a
meno di un fattore di fase, ri aviamo
(7.45)
jT (u)xi = T^(u) jxi =  (x; u) jx + ui ;
dove j (x; u)j = 1 (l'azione di T^(u) si estende poi a tutto HS per linearita). Analogamente, la legge di omposizione delle traslazioni, Eq. (7.41)
si tradu e per gli operatori T^(u) nella relazione
(7.46)
T^(u) T^(u0 ) = !(u; u0 )T^(u + u0 ) ;
dove !(u; u0 ) e un altro fattore di fase. Si di e he T^ D = fT^(u); u 2
RD g ostituis e una rappresentazione per raggi o rappresentazione proiettiva del gruppo di simmetria TD aratterizzata dai fattori
!(u; u0 ) (vedi ap. 9 e App. B.1). Per quanto riguarda la fase globale
degli operatori T^u , essa e ssata dalla naturale ri hiesta T^0 = 1 . Si noti
he nessun problema di fasi esiste nell'azione di T^(u) sulle osservabili:
alla relazione (7.43) orrisponde la relazione operatoriale
(7.47)
T^(u)y q T^(u) = q + u ;
218

Rappresentazioni e trasformazioni

ome si dedu e fa ilmente dalla ri hiesta he le osservabili trasformate


abbiano valori medi opportunamente traslati in stati non trasformati.
Nel ap. 9 tratteremo in generale il problema delle rappresentazioni
proiettive di gruppi di simmetria in me ani a quantisti a, ed in parti olare del gruppo delle traslazioni. Per il momento i limitiamo a onsiderare
la piu sempli e realizzazione degli operatori T^(u) , de nita ostruttivamente dalla loro azione sulla base fjxig
(7.48)
T^(u) jxi = jx + ui
Questo impli a immediatamente
T^(u)T^(u0 ) = T^(u + u0 ) :
Dunque gli operatori T^(u) soddisfano alla stessa legge di omposizione
delle traslazioni astratte e fornis ono per io una rappresentazione vettoriale o rappresentazione in senso stretto delle stesse. Si intende
he analoghe relazioni esistono per le traslazioni dis rete T (ra) e per i
vettori di stato jni . D'ora in poi per brevita indi heremo una traslazione
e l'operatore he la rappresenta on lo stesso simbolo T (u) ( on u = ra
per traslazioni dis rete).
Come gia a ermato, una volta de nita sugli elementi di base, l'azione
di T (u) si estende per linearita a tutto HS . In parti olare possiamo
fa ilmente al olare ome T (u) agis e su una arbitraria funzione d'onda
(x) : dato he T (u)y = T (u) 1 = T ( u) , abbiamo
(7.49)

T (u) : (x)

! (T (u) )(x) = hxj T (u) j i


= hT ( u)xj i

= (x u) :
Ritornando momentaneamente sul reti olo monodimensionale aZ , osserviamo he l'operatore T (a) e fa ilmente diagonalizzabile. Infatti, per
ogni numero omplesso k i vettori
X
jki / exp(ikna) jni
n2Z
sono formalmente autovettori di T (a) , on autovalore eika , e quindi di
tutti i T (ra) , on autovalore eikra . Tuttavia jki esplode esponenzialmente in una delle due direzioni a meno he k non sia reale, nel qual aso
j hnj ki j e ostante. Gli stati jki on k reale sono detti onde piane,
ed evidentemente non sono normalizzabili. Essi vanno intesi ome vettori di stato in senso generalizzato. Si osservi an he he k e k + 2q=a
de nis ono lo stesso vettore per ogni q 2 Z , per ui possiamo restringere
il numero d'onda k alla osiddetta prima zona di Brillouin, vale a dire
(7.50)
k 2 ( =a; =a :
219

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

La s elta fatta e onvenzionale: ad esempio [0; 2=a) o (k0 ; 2=a + k0


vanno altrettanto bene.
L'estensione al aso D-dimensionale e immediata: grazie alla de nizione
(7.48), gli operatori T (ra) ommutano e sono diagonali simultaneamente
sulle onde piane
(7.51)

T (ra) jki = exp(ik  ra) jki ; jki /


P

n2ZD

exp(ik  na) jni ;

dove k  n  D
j =1 kj nj . Esse sono indi izzate dai numeri d'onda k =
(k1 ; k2 ; : : : ; kD ) he restringiamo onvenzionalmente alla prima zona di
Brillouin: kj 2 ( =a; =a .
La non normalizzabilita delle onde piane jki e an ora una volta dovuta ad un pro esso di limite. In nessun esperimento reale e possibile tenere
sotto osservazione, alla ri er a della parti ella, una porzione in nita di
spazio. Una qualunque appare hiatura sperimentale possiede una estensione ne essariamente nita, per ui possiamo immaginarla immersa in
una regione  grande, ma nita dello spazio, imponendo he la parti ella si trovi senz'altro da qual he parte in  . Se le dimensioni di questa
regione sono abbastaza grandi, non potremo mai e ettuare esperimenti
in grado di distinguere questa situazione da quella in ui lo spazio a essibile alla parti ella e a priori in nito. Questo i permette an he di
s egliere la forma di  e le ondizioni al ontorno nel modo piu onveniente. La s elta tipi a e quella di un iper ubo di lato L , on ondizioni
periodi he al ontorno, per ui lati opposti dell'iper ubo sono identi ati. Il vantaggio di questa s elta sta nel mantenimento della simmetria
per traslazione. Il pro esso di limite sopra itato onsiste nel onsiderare
L ! 1 e prende omunemente il nome di limite infrarosso (il limite ontinuo viene hiamato an he limite ultravioletto), per ragioni he
saranno presto hiare.
Se a e diverso da zero, ovvero prima del limite ontinuo, la regione  e
an ora suddivisa in elle, per ui lo spazio si o risulta di fatto identi ato
on un reti olo iper ubi o D-dimensionale, nito e periodi o. Assumendo
he L sia un multiplo dispari di a , L = (2N + 1)a , restringeremo ogni
omponente nj di n di modo he N  nj  N . Il numero totale di
elle e evidentemente (2N +1)D = (L=a)D : questo e il numero dei vettori
della base ortonormale fjnig e oin ide quindi on la dimensionalita dello
spazio di Hilbert. Dunque in presenza del uto ultravioletto a e del
uto infrarosso L , HS e nito-dimensionale ed isomorfo a C (2N +1)D .
Le traslazioni dis rete T (ra) trasformano an ora il reti olo  in se
stesso, ma ne essariamente
(7.52)

T (rL) = 1 ; 8r 2 ZD ;
220

Rappresentazioni e trasformazioni

visto he una traslazione di L=a passi reti olari in una qualunque direzione oordinata riporta ogni ella in se stessa. Ad esempio, nel aso
monodimensionale D = 1 , dove la relazione T (ra) = T (a)r rende suf iente onsiderare l'azione di T (a) , su stati lo alizzati non sul bordo
destro avremo
(7.53)
T (a) jni = jn + 1i ;
N nN 1;
mentre per lo stato lo alizzato sul bordo destro dovra valere
(7.54)
T (a) jN i = j N i :
Questa ultima relazione potrebbe sembrare non abbastanza generale, tenendo onto della natura intrinse amente proiettiva delle rappresentazioni in me ani a quantisti a: l'Eq. (7.52) vale per le traslazioni del
reti olo periodi o, mentre per gli operatori unitari he le rappresentano
nello spazio di Hilbert varra in generale la forma proiettiva della stessa, he
per D = 1 si s rive T (rL) = !1 , j!j = 1 . Di onseguenza l'Eq. (7.54)
va modi ata nella
(7.55)
T (a) jN i = ! j N i :
Analoghe relazioni varranno per ias uno dei D sottogruppi di TD orrispondenti alle traslazioni nelle direzioni oordinate, per ui nella versione proiettiva dell'Eq. (7.52) ompaiono D fattori di fase !j = eij ,
0  j < 2 :
(7.56)
T (rL) = exp(i  r)1
Rimandando ai prossimi apitoli la trattazione di esempi rilevanti di rappresentazioni proiettive delle traslazioni su varieta non sempli emente
onnesse, ome e il dominio periodi o  , onsideriamo qui solo il aso
proiettivamente banale !j = 1 . Questa s elta rientra nella nostra liberta
di approssimare nel modo piu sempli e possibile lo spazio si o in nito on
una regione  nita. In parti olare, la relazione T (rL) = 1 impli a per
l'azione degli operatori di traslazione sui vettori jni e sulle omponenti
qj della posizione

T (r a) jni = n0 ; n0j = nj + rj mod 2N + 1
T (ra) qj T (ra) = qj + ra mod L :
In ne la relazione (7.52) per gli operatori T (ra) si tradu e nel seguente
vin olo per i loro autovalori
exp(iLk  r) = 1 ;
il he forza k ad essere reale e della forma
2
k= ;
L
221

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

dove i j , j = 1; 2; : : : ; D sono interi, he possiamo sempre s egliere


se ondo la regola simmetri a N  j  N .
Le onde piane, ioe gli autovettori di T (ra) , sono normalizzate dal
fattore (2N + 1) D=2 = (a=L)D=2

jki = (a=L)D=2

n2

exp(ik  na) jni :

Esse formano una base ortonormale



(7.57)
hkj k0 = (D)0 ;
kk

per via della ben nota proprieta delle radi i ennesime dell'unita:
N
X
n= N

exp

2in
= (2N + 1) 0 :
2N + 1

Nella relazione (7.57) appare una delta di Krone ker in termini dei numeri
dis reti ma non interi kj piuttosto he degli interi j , ma il signi ato e
lo stesso: essa vale 1 se kj = kj0 e 0 altrimenti.
Dunque la diagonalizzazione delle traslazioni i fornis e una nuova
base fjkig ortonormale, ovvero de nis e un ambio di rappresentazione,
he prende il nome di trasformazione di Fourier dis reta. La nuova base
fj ig des rive evidentemente stati ompletamente delo alizzati, nei quali
la parti ella si trova on la stessa probabilita (a=L)D=2 in qualunque
ella. L'ortogonalita tra due diversi stati di questo tipo e dovuta alle
diverse fasi dell'ampiezza di probabilita di osservare la parti ella in una
data ella. Tale ampiezza oin ide on la matri e unitaria he de nis e
la trasformazione, vale a dire on la funzione d'onda di un'onda piana:
hnj ki = (a=L)D=2 exp(ik  na) .
La relazione tra le funzioni d'onda nelle due rappresentazioni si s rive,
in a ordo on la regola generale (7.33)
(7.58)

~k = (a=L)D=2

n2

exp( ik  na) n :

Com'e noto, ~k prende il nome di trasformata di Fourier di n . La


relazione inversa ( he esprime l'antitrasformata di Fourier n in termini
di ~k ) si s rivera quindi
(7.59)

= (a=L)D=2

k2~

222

exp(ik  na) ~k

Rappresentazioni e trasformazioni

dove ~ rappresenta il reti olo duale di  , ovvero la prima zona di Brillouin: nel nostro aso, ioe quello di un reti olo iper ubi o, abbiamo sempli emente ~ = (2=L) 8. In ne, data l'unitarieta della trasformazione
di Fourier, abbiamo
X
X
h j i = h j ni hnj i = h j ki hkj i ;
n2
k2~
per ui vale la relazione di Plan herel tra n e ~k ,
X
X
(7.60)
j nj2 = j ~k j2 :
n2
k2~
Nel limite infrarosso L ! 1 ( on a ssato), per ottenere un risultato
diverso da zero e ne essario moltipli are jki per LD=2 , ovvero ride nire
jki :
(7.61)
jki ! L D=2 jki ;
per ui (si onfronti on la versione non normalizzata (7.51))

jki = aD=2

n2ZD

exp(ik  na) jni :

Il ris alamento (7.61) evidenzia il fatto he le onde piane non sono normalizzabili su un reti olo in nito. Nel limite L ! 1 il reti olo duale ~
diventa in nitamente tto e viene a oin idere on il dominio pre edentemente introdotto f( =a; =agD (vedi Eq. (7.50)).
I vettori fjkig ontinuano omunque a formare una base ortonormale
in senso generalizzato:

hkj k0 ' (L=a)D (D)0 ! (2)D (D) (k k0 ) :
kk

La delta di Dira (D) (k k0 ) os (formalmente) de nita risulta orrettamente normalizzata dato he
Z
Z
X


dD k hkj k0 = dD k
h
kj ni hnj k0
~
~
n2ZD
Z
X
0 na
i
k
D
e
=a
dD k e ikna
(7.62)
~

n2ZD
 D
X
0
2
n(D0) = (2)D :
= aD
eik na
a
n2ZD

8La trasformazione di Fourier dis reta e de nita in generale per ogni reti olo
ordinato, dato he si basa sull'esistenza di un gruppo transitivo di simmetria (non
ne essariamente un gruppo abeliano di traslazioni, vedi l'App. B.1).

223

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Esaminiamo ora gli e etti del limite infrarosso sulla trasformazione di


Fourier: in a ordo on la ride nizione (7.61), poniamo ~k = (a=L)D=2 ~(k) ,
ottenendo os per l'antitrasformata di Fourier (vedi Eq. (7.59))
(7.63)

aD=2
n=
(2)D

X  2 D

k2~

exp(ik  na) ~(k)

dD k
exp(ik  na) ~(k) ;
~ (2 )D
on la naturale identi azione di 2=L , la distanza tra due valori ontigui
di kj , on l'elemento in nitesimo dkj . Analogamente, per la trasformata
di Fourier abbiamo ora
X
~(k) = aD=2
(7.64)
exp( ik  na) n ;
D
n2Z
ioe lo sviluppo della funzione ~(k) in serie multipla di Fourier. In ne la
relazione di Plan herel (7.60) diventa
Z
D
X
(7.65)
j n j2 = ~ (2d)kD j ~(k)j2 ;

n2ZD

! aD=2

dove si ri ordi he ~ = f( =a; =agD . Quest'ultima relazione evidenzia


l'isomor smo tra `2 (ZD) , lo spazio delle serie on D indi i a modulo
~ , lo spazio delle funzioni a modulo quadro
quadro sommabile e L2 ()
integrabile su f( =a; =agD (a loro volta, questi due spazi di Hilbert
sono isomor rispettivamente a `2 (Z)
D e L2 (R)
D ). Dal punto di vista
si o stiamo parlando dello stesso spazio di Hilbert HS : i due spazi di
ui sopra orrispondono a due diverse rappresentazioni di HS .
Ritorniamo ora sul reti olo nito  e onsideriamo il limite ontinuo
a ! 0 on L ssato. In questo limite e  stesso he diventa in nitamente
tto e la variabile x = na diventa ontinua, ovvero  ! ( L=2; L=2D .
An he le traslazioni sono ora ontinue, ma non va dimenti ato he la
periodi ita di  impli a he esse agis ono mod L sugli stati lo alizzati e
sulle omponenti della posizione. D'altro lato, le traslazioni sono diagonali
T (u) jki = exp(ik  u) jki
sulle onde piane, he des rivono stati ompletamente delo alizzati.
Con la regola pre edentemente trovata, n = aD=2 (x) , dalle relazioni (7.58), (7.59) e (7.60) proprie della trasformazione di Fourier dis reta, otteniamo
Z
1
~
dD x exp( ik  x) (x) ;
(7.66)
k = D=2
L

224

Rappresentazioni e trasformazioni

mentre, tenuto onto he N = 21 (L=a 1) ! 1 , per ui deve valere


( x 2 R ),
X
1
(7.67)
(x) = D=2
exp(ik  x) ~k :
L k2(2=L)ZD
In ne
(7.68)

dD x j (x)j2 =

k2~

j ~k j2 :

La dualita tra queste ultime relazioni e le relazioni (7.66), (7.67) e (7.68) e


manifesta. Nel limite infrarosso L ! 1 on a ssato, lo spazio delle on gurazioni (inteso ome spettro delle osservabili di posizione q ) diventa
illimitato ma resta dis reto, mentre lo spazio dei numeri d'onda k diventa
ontinuo ma resta limitato. Quindi possiamo onsiderare onde piane on
lunghezze d'onda arbitrariamente grandi, tutte multiple pero di una lunghezza d'onda minima pari a 2a . Nel limite ultravioletto a ! 0 on L
nito, vale esattamente il ontrario: esistono lunghezze d'onda omunque
pi ole, ottenute dividendo la lunghezza d'onda massima pari a L (il aso dell'onda piana on k = 0 , ovvero la funzione d'onda ostante, va
onsiderato a parte). Evidentemente questo spiega le due denominazioni,
infrarosso ed ultravioletto, omunemente adottate per i due limiti. In
entrambi i asi omunque, nella rappresentazione de nita da una base
dis reta lo spazio di Hilbert e realizzato ome `2 , mentre nella rappresentazione on base (generalizzata) ontinua esso e realizzato ome un
L2(D) , dove D e uno dei due iper ubi  o ~ su ui sono de nite le
funzioni d'onda (x) o ~(k) .
Come gia pre edentemente a ermato, le traslazioni formano un gruppo abeliano a D parametri, on legge di omposizione T (u) T (u0 ) =
T (u + u0 ) . In parti olare, per ogni ssato vettore non-nullo u , possiamo
onsiderare il sottogruppo ad un parametro formato dagli elementi della
forma g(s) = T (suP) , on s arbitrario numero reale. Ad esempio, se u e
un versore, u2  j u2j = 1 , g(s) individua una traslazione di una distanza jsj nella direzione us=jsj . Evidentemente g(s)+ g(s0 ) = g(s + s0 ) e
g( s) = g(s) 1 = g(s)y , per ui G = fg(s); s 2 Rg ostituis e un gruppo
ad un parametro di operatori unitari sullo spazio di Hilbert HS . Si tratta di un gruppo di operatori ontinuo in senso forte ( ioe, per ogni s ,
j i 2 HS e  > 0 , esiste un intorno I di s tale he k(U (s0 ) U (s)) k < 
per ogni s0 2 I ). Un importante teorema, dovuto a Stone [BRS93,
a erma in questo aso he l'operatore X de nito da
i
(7.69)
X j i = lim [g(s) 1 j i
s!0 s
225

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

su ogni vettore j i per il quale il suddetto limite esiste in senso forte, e


autoaggiunto e genera il gruppo G , ioe g(s) = exp( isX ) . Quest'ultima
relazione risulta evidente se si pensa alla ontinuita di G , alla sua legge di
omposizione e alla de nizione (7.69) on j i rimpiazzato da g(s0 ) j i .
In ne, tenendo onto della dipendenza delle traslazioni g(s) = T (su) dal
vettore u e della legge di omposizione generale T (u) T (u0 ) = T (u + u0 ) ,
e immediato on ludere he l'operatore X dipende linearmente da u
(basta s egliere su essivamente ome u i versori oordinati). Possiamo
quindi porre X = u  p=~ , dove i D operatori p = (p1 ; p2 ; : : : ; pD )
sono autoaggiunti, hanno le dimensioni del momento lineare e generano
le traslazioni:
(7.70)
T (u) = exp( iu  p=~) :
In me ani a lassi a il momento lineare e la funzione generatri e delle
traslazioni, intese ome trasformazioni anoni he. Risulta allora naturale
identi are p on (l'operatore autoaggiunto he rappresenta) il vettore
momento lineare della parti ella. Componendo le relazioni (7.47) e (7.70)
si ottiene, tenendo onto della periodi ita di  ,
(7.71)
e iup=~ qj eiup=~ = qj + uj mod L
he per u in nitesimo (nel qual aso la limitazione mod L non si appli a)
si s rive
(1 + iu  p=~) qj (1 iu  p=~) = qj + uj ;
ovvero


(7.72)
qj ; pj 0 = i~j j 0 ;
he sono le regole di ommutazione anoni he tra posizione e momento. Si
noti he queste relazioni esprimono un risultato lo ale, indipendente dalle
ondizioni al ontorno di periodi ita. Queste si fanno sentire soltanto al
momento di esponenziarle per passare dall'Eq. (7.72) all'Eq. (7.71). Se
tale esponenziazione e de nita tramite serie di potenze, si ottiene a prima vista una ontraddizione on la (7.71), dato he nessuna limitazione
mod L sembra apparire. In realta la de nizione di T (u) = exp( iu  p=~)
per serie di potenze e ovviamente limitata ai vettori di stato analiti i, mentre proprio su tali vettori il ommutatore qj ; pj 0 non e a atto de nito.
Per onvin ersene basta onsiderare l'espressione espli ita di q e p nella
rappresentazione della posizione. Per ostruzione (qj )(x) = xj (x) ,
mentre per ottenere la rappresentazione di p basta onsiderare l'analoga
relazione (7.49) per T (u) . Confrontandola on la de nizione (7.69) si
ottiene
i
1
u  (p )(x) = slim
[ (x su)
(x) ;
!0 s
~
226

Rappresentazioni e trasformazioni

vale a dire


;
xj
he e l'identi azione fondamentale della me ani a ondulatoria. Il dominio di de nizione di p onsiste evidentemente in tutte le funzioni su
 he ammettono derivate parziali in L2 () . Si noti he la periodi ita di
 non va assolutamente dimenti ata;  non ha al un bordo e tutti i suoi
punti sono equivalenti. Ad esempio, nel aso D = 1 , la s rittura espli ita
 = ( L=2; L=2 e da onsiderarsi equivalente alla  = (x0 ; x0 + L o
 = [x0 ; x0 + L) , dove x0 e un numero arbitrario. In D = 1  puo essere visualizzato ome un er hio di raggio L=2 , in D dimensioni, ome
prodotto artesiano di D opie dello stesso. La derivate parziali sono le
omponenti del gradiente su tale spazio, il quale tratta tutti i punti allo
stesso modo. Ne segue he se e analiti a in x , essa appartiene al dominio di de nizione delle serie di potenze di pj , ma xj in generale non
vi appartiene e quindi il ommutatore [pj ; xj non risulta de nito su tutto
il dominio di funzioni d'onda sul quale vale l'esponenziazione del momento per serie di potenze. Questa sottigliezza naturalmente viene meno nel
limite infrarosso L ! 1 .
Nella rappresentazione in ui T (u) e diagonale an he p e diagonale,
per ui
p jki = ~k jki ; (p ~)(k) = ~k ~(k) :
Quindi, in presenza del uto infrarosso L , lo spettro del momento oin ide on (2=L)ZD . In de nitiva, possiamo identi are il momento
lineare p on l'insieme ompleto di osservabili ompatibili he de nis e
la rappresentazione in ui le traslazioni sono diagonali. Tale rappresentazione prende quindi il nome di rappresentazione del momento. Questa terminologia viene omunemente adottata an he sul reti olo ( nito od
in nito he sia), ioe in presenza del uto ultravioletto a . In tal aso
possiamo de nire p mediante la relazione
(7.73)
T (ra) = exp( iar  p=~)
e la regola he lo spettro di p=~ oin ida on la prima zona di Brillouin
~ (per la quale la s elta piu opportuna, in vista del limite ontinuo, e
proprio quella simmetri a n qui adottata, ioe ~ = f( =a; =agD ).
La di erenza fondamentale rispetto al aso ontinuo e he l'operatore
autoaggiunto p os de nito non e lo ale nella rappresentazione della
posizione. Infatti, mentre nel aso ontinuo pj ha elementi di matri e
lo ali

hxj pj x0 = i~ x (D) (x x0) ;
j
227
pj = i~

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

sul reti olo nito  abbiamo (l'eser izio e las iato al lettore)

D
Y

hnj pj n0 = 2N~+ 1 kj exp[ik  (n n0)a = p(nj n0j ) nm n0m ;


m=1
k2~
m=
6 j

dove p(0) = 0 mentre, per n 6= 0 ,


( 1)n ~
:
iL sin(na=L)
Nel aso monodimensionale abbiamo, ad esempio

p(n) =

(p )n =

N
X
n0 = N

p(n n0 ) n0

e tutti i punti del reti olo on orrono alla formazione della nuova funzione
d'onda p .
L'ultimo passo he i resta di fare e rimuovere il uto rimasto, quello infrarosso L del dominio ubi o ( L=2; L=2D  RD , oppure quello ultravioletto a del reti olo in nito ZD . Con le regole sopra itate
ir a le proprieta di s ala delle funzioni d'onda, dalle relazioni (7.64) e
(7.63) oppure dalle (7.66) e (7.67) si ottengono allora le formule della
trasformazione di Fourier per L2 (RD )
hxj ki = eikx
Z

hxj i = (x) = (2d)kD hxj ki hkj i = 2dDk ~(k) eikx


Z
Z
D
~
hkj i = (k) = d x hkj xi hxj i = dD x (x) e ikx ;

dove gli integrali s'intendono estesi a tutto RD . Lo stesso risultato si


esprime formalmente attraverso le relazioni di ortogonalita e ompletezza
delle basi generalizzate fjxi ; x 2 RD g e fjki ; k 2 RD g :

hxj x0 = (D) (x

x0 ) ;

dD x jxihxj = 1
Z

dD k
jkihkj = 1 :
(2)D
La diversa normalizzazione per posizioni e momenti segue dalla s elta
hxj ki = eikx al posto della piu simmetri a hxj ki = (2) D=2 eikx . Essa
orrisponde a normalizzare ad una parti ella il usso uniforme di parti elle des ritto da un'onda piana. Infatti la densita di probabilita  e
228

hkj k0 = (2)D (D) (x x0) ;

Evoluzione temporale

la orrente di probabilita j (vedi x5.2.6) asso iate alla funzione d'onda


k (x) = hxj ki valgono esattamente


~
(x) = j k (x)j2 = 1 ; j (x) = Im k (x)r k (x) = v ;
m
dove v = p=m = ~k=m e proprio la velo ita della parti ella.

7.7. Evoluzione temporale


La nozione di trasformazione di simmetria gio a un ruolo fondamentale
nel ompletamento dell'impianto formale della me ani a quantisti a, laddove la des rizione \dinami a" del sistema si o S si aggiunge a quella
sostanzialmente \ inemati a" o \stati a" de nita dai postulati I, II e III.
Si supponga di aver preparato S in un determinato stato % mediante gli opportuni esperimenti di prima spe ie. Prima di e ettuare una
ulteriore misurazione passa in generale un erto lasso di tempo, in ui il
sistema evolve indisturbato. Con questo si intende he S non interagis e
on altri sistemi (nel qual aso parleremo di evoluzione libera) oppure
subis e l'in uenza di determinate forze esterne le ui sorgenti per ipotesi
non reagis ono in modo osservabile all'interazione on S . Si noti he,
al ontrario, una misurazione orrisponde per de nizione al aso in ui
tale reazione non puo venir tras urata, in quanto de nis e l'osservazione
stessa. Sia dunque t0 la oordinata temporale assegnata all'inizio della
suddetta evoluzione indisturbata di S e t > t0 quella he spe i a il
momento in ui una nuova osservazione viene e ettuata. Ora, se ondo la
me ani a quantisti a tutti i possibili stati puri sono rappresentati dai raggi di un uni o spazio di Hilbert HS , ri ostruito a partire da osservazioni
pregresse omunque terminate all'istante t0 . Quindi HS e senz'altro stabile sotto l'evoluzione temporale su essiva. Inoltre, nella stessa logi a,
an he le osservabili di S , nel senso operativo del termine, sono determinate indipendentemente dall'evoluzione temporale del sistema: esse fanno
riferimento a pre isi arrangiamenti e pro edure sperimentali he restano
generalmente immutate tra un'osservazione e l'altra. Naturalmente e possibile introdurre una dipendenza temporale espli ita an he nelle osservabili, onsiderando arrangiamenti variabili nel tempo, ma omunque non
onnessi all'evoluzione temporale di S .
Deve dunque essere possibile rappresentare l'evoluzione temporale indisturbata di S ome un'appli azione di HS in se stesso, ovvero
(7.74)
j i  j (t0 )i ! j (t)i 2 HS ;
P
per ogni j i di HS . In parti olare, per lo stato % = j wj j j i h j j
avremo
X
%  %(t0 ) ! %(t) = wj j j (t)i h j (t)j ;
j

229

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

dove le probabilita wj restano ostanti nel tempo, dato he l'informazione


ra olta sullo stato del sistema non ambia se il sistema evolve indisturbato. D'altro lato questa informazione si esprime on retamente attraverso la possibilita di formulare previsioni su future osservazioni se ondo il
postulato III, per ui la onservazione dell'informazione, una volta estesa an he agli stati puri, deve tradursi in una onservazione dei moduli
quadri dei prodotti s alari. Queste onsiderazioni servono a giusti are
il seguente fondamentale postulato IV, la ui validita risiede omunque
nelle innumerevoli onseguenze sperimentalmente veri ate:
Postulato IV
L'evoluzione temporale indisturbata del sistema si o
S dall'istante iniziale t0 a quello nale t e realizzata
mediante una trasformazione di simmetria T (t; t0 ) su
HS .
Dato he T (t0 ; t0 ) oin ide on la trasformazione identi a, la naturale
ri hiesta di ontinuita obbliga l'operatore U (t; t0 ) , he se ondo il teorema di Wigner rappresenta T (t; t0 ) , ad essere unitario piuttosto he
antiunitario. Dunque abbiamo
(7.75)
j (t)i = U (t; t0) j (t0 )i
per i vettori di stato e
(7.76)
%(t) = U (t; t0 )%(t0 )U (t; t0 )y
per gli stati in generale, dove
U (t; t0 )U (t; t0 )y = U (t; t0 )y U (t; t0 ) = 1
e U (t0 ; t0 ) = 1 .
Spezzando l'intervallo temporale (t0 ; t) al tempo intermedio t1 e ripetendo l'analisi per gli intervalli (t0 ; ti ) e (t1 ; t) si ottiene la legge di
omposizione degli operatori di evoluzione temporale

U (t; t1 ) U (t1 ; t0 ) = ei(t;t1 ;t0 ) U (t; t0 ) ;


dove a priori dobbiamo ammettere un fattore di fase dipendente da entrambi gli intervalli temporali. In altri termini, la famiglia fU (t; t0 )jt; t0 2
R; t  t0 g fornis e una rappresentazione proiettiva delle trasformazioni
di simmetria T (t; t0 ) . La naturale ri hiesta di asso iativita per la omposizione di tre operatori di evoluzione omporta pero he (t; t1 ; t0 ) deve
avere la forma (l'eser izio e las iato al lettore)
(t; t1 ; t0 ) = ~(t; t1 ) + ~(t1 ; t0 ) ~(t; t0 ) :
230

Evoluzione temporale

Quindi, sfruttando il fatto he T (t; t0 ) determina U (t; t0 ) solo a meno di


un fattore di fase, possiamo ride nire U (t; t0 )
U (t; t0 ) ! ei~(t;t0 ) U (t; t0 ) ;
per ui la legge di omposizione diventa sempli emente
(7.77)
U (t; t1 ) U (t1 ; t0 ) = U (t; t0 ) :
Risulta ora naturale estendere questa relazione a t < t1 ed in parti olare
ottenere, ponendo t = t0
U (t0 ; t) = U (t; t0 ) 1 = U (t; t0 )y :
In moltissime situazioni on rete la dinami a ui S e soggetto risulta
invariante per traslazioni temporali , nel senso he ne le forze (interne
ed esterne) agenti su S ne i parametri inemati i propri di S dipendono
espli itamente dal tempo. In tal aso deve valere
U (t; t0 ) = U (t + ; t0 +  )
per un arbitrario intervallo temporale  , e quindi U (t; t0 ) deve dipendere
solo dalla di erenza t t0 dei suoi argomenti. Denotando allora l'operatore di evoluzione on U (t t0 ), la legge di omposizione si ris rive
U (t1 )U (t2 ) = U (t1 + t2 ) :
Quest'ultima relazione, insieme alla ovvia U (0) = 1 , de nis e la famiglia
fU (t); t 2 Rg ome gruppo abeliano ad un parametro. Se questo gruppo
e ontinuo in senso forte (vedi paragrafo pre edente) il teorema di Stone
a erma he
(7.78)
U (t; t0 ) = e i(t t0 )H=~
dove H e l'operatore autoaggiunto he genera fU (t); t 2 Rg , ovvero l'operatore Hamiltoniano. Poi he H genera l'evoluzione temporale, il suo
spettro viene identi ato on lo spettro energeti o del sistema S : in altri
temini, H e l'osservabile energia.
Di erenziando rispetto a t la relazione j (t)i = U (t; t0 ) j (t0 )i si
ottiene ora l'equazione di S hroedinger
d
(7.79)
i~ j (t)i = H j (t)i ;
dt
valida per tutti i vettori di stato he appartengono D(H ) , il dominio di
de nizione di H . Si noti he poi he H e U (t) ommutano, e su iente
he j i appartenga a D(H ) ad un erto istante an he vi appartenga
per sempre. L'equazione di S hroedinger (7.79) e s ritta in forma astratta, senza riferimento al uno alla spe i a rappresentazione di HS . Per
stabilire il ontatto on l'equazione di S hroedinger introdotta e studiata
nel pre edente apitolo dedi ato allo me ani a ondulatoria, e su iente
231

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

onsiderare ome sistema si o S una singola parti ella e ome rappresentazione quella della posizione. Proiettando quindi l'Eq. (7.79) sui vettori
jxi degli stati perfettamente lo alizzati, si ottiene
hxj i dtd j (t)i = i dtd hxj (t)i = i t (x; t)
da una parte e
Z

hxj H j (t)i = (H )(x; t) = dy hxj H jyi hyj (t)i


dall'altra. Il problema sta ora nello stabilire la forma espli ita del nu leo integrale hxj H jyi . Il prin ipio di orrispondenza suggeris e he
H abbia la stessa forma, ome funzione delle osservabili anoni he (posizioni fqg e momenti fpg ), he possiede in me ani a lassi a la funzione
Hamiltoniana ( he e la generatri e anoni a delle traslazioni temporali).
Poi he gli operatori q e p he rappresentano una data oppia anoni a
non ommutano, vi sono in generale dei problemi di ordinamento (vedi
al ap. 5 e all'App. B.8). Questi sono omunque assenti per Hamiltoniane della forma tipi a H = p2 =2 + V (q) (in opportune unita di misura).
Ri ordando he hxj p jyi = i~0 (x y) si osserva he l'operatore Hamiltoniano diventa un operatore di erenziale sulla funzione d'onda (x) e
l'equazione di S hroedinger viene riprodotta nella sua forma originale.
L'operatore Hamiltoniano puo essere introdotto an he quando l'evoluzione temporale non e invariante per traslazioni dell'origine dei tempi,
ioe quando U (t; t0 ) non dipende solo dalla di erenza t t0 . Pro edendo
al livello formale, abbiamo identi amente
d
(7.80)
i~ U (t; t0 ) = H (t)U (t; t0 ) ;
dt
dove l'operatore Hamiltoniano H (t) si s rive


d
(7.81)
H (t) = i~ U (t; t0 ) U (t; t0 ) 1 :
dt
H (t) e formalmente autoaggiunto grazie all'unitarieta di U (t; t0 ) ( UU y =
y
y
y
1 ) d=dt(UU ) = dU=dt U + U dU=dt = 0 ) e non dipende da t0 poi h
e
0
0
U (t; t0 ) = U (t; t0 )U (t0 ; t0 ) , on il se ondo fattore t-indipendente e quindi
destinato a an ellarsi nella (7.81).
Componendo le relazioni (7.80) e (7.75) si ottiene la forma piu generale
dell'equazione di S hroedinger
d
(7.82)
i~ j (t)i = H (t) j (t)i ;
dt
he omprende il aso di un Hamiltoniano dipendente dal tempo. Nel
aso di stati non ne essariamente puri, si ottiene inve e, di erenziando la
232

Evoluzione temporale

relazione (7.76) ed usando an ora la (7.80)


d
i~ %(t) = [H (t) ; %(t) :
dt
In ne l'equazione (7.80) e la ondizione al ontorno U (t0 ; t0 ) =
riassumono nella forma integrale
Z
i t 0 0
dt U (t ; t0 )H (t0 ) ;
U (t; t0 ) = 1

si

~ t0

la quale viene (sempre formalmente) risolta per iterazione


U (t; t0 ) = nlim
U (n) (t; t0 )
!1

partendo da U (0) (t; t0 ) = 1 e ponendo. per n  1 ,


Z
i t 0 (n 1) 0
(
n
)
U (t; t0 ) = 1
dt U
(t ; t0 )H (t0 ) :
~ t0

Si genera in tal modo la serie in nita


(7.83)
Z
Z t1
1  i n Z t
X
dt1
dt2 : : :
U (t; t0 ) =
n=1

t0

t0

tn 1
t0

dtn H (t1 )H (t2 ) : : : H (tn ) :

Si de nis e il prodotto ronologi amente ordinato (o prodotto T-ordina-

to) di operatori
T

H (t1 )H (t2 ) : : : H (tn )


X
=
(tP 1; tP 2 ; : : : ; tP n )H (tP 1 )H (tP 2 ) : : : H (tP n) ;
P 2SN

dove (t1 ; t2 ; : : : ; tn ) denota la generalizzazione a moltepli i argomenti


della funzione a gradino (t) = 21 (1 + t=jtj) , ioe
(

1 se t1 > t2 > : : : > tn


:
0 altrimenti
Il termine n-esimo della serie (7.83) si s rive
 n
Z t
Z t
Z
i 1 t
dt1 dt2 : : : dtn T H (t1 )H (t2 ) : : : H (tn )
~
n! t0
t0
t0


Z
i t 0 0 n
1
dt H (t ) :
= T
n!
~ t0
Otteniamo os per t  t0 , la forma ompatta del osiddetto esponen-

(t1 ; t2 ; : : : ; tn ) =

ziale T-ordinato
(7.84)

U (t; t0 ) = T exp

i
~

233

Z t

t0

dt0 H (t0 ) :

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Qualora H (t) ommuti on H (t0 ) , per ogni s elta di t e t0 nell'intervallo [t0 ; t , l'ordinamento temporale e irrilevante ed il simbolo T puo
essere omesso. In parti olare, se l'operatore Hamiltoniano non dipende
dal tempo, dH (t)=dt = 0 , l'espressione (7.84) si ridu e immediatamente
alla (7.78).
Abbiamo dunque visto ome l'evoluzione temporale nello spazio di
Hilbert dei vettori di stato sia governata dall'equazione di S hroedinger
(7.79) o (7.82). All'atto prati o HS e inizialmente ri ostruito in una spe i a rappresentazione, ioe a partire dallo spettro ongiunto di un insieme
ompleto di osservabili ompatibili fAg = A1 ; A2 ; : : : ; An . I orrispondenti autovettori fj ig fornis ono un sistema di riferimento ortogonale
in HS , rispetto al quale il generi o vettore di stato j (t)i risulta istante
per istante individuato dalla funzione d'onda ( ; t) = h j (t)i . Il sistema di riferimento resta ostante nel tempo, ovvero resta ssato una volta
per tutte l'insieme fAg utilizzato per ri ostruire HS . Da questo punto
di vista, essendo di fatto fAg arbitrario, possiamo onsiderare tutte le
osservabili di S ssate. Le osservabili vanno qui intese in senso operativo, ome ben de nite pro edure sperimentali he, in quanto tali, sono
naturalmente de nite a priori. Quindi il \moto" di j (t)i avviene relativamente alle osservabili. Questa visione dell'evoluzione temporale prende
il nome di rappresentazione di S hroedinger.
E possibile interpretare l'evoluzione temporale nel modo opposto, vale
a dire mantenendo ssi i vettori di stato e fa endo \muovere" le osservabili. Dal punto di vista on ettuale, questo signi a spostare sugli stati
la valenza operativa, per ui gli stati sono puramente \stati sperimentali", ovvero ssate ollezioni di distribuzioni di probabilita sui risultati
degli esperimenti, mentre le osservabili ria quistano un ruolo di variabili
dinami he analogo a quello proprio della me ani a lassi a. Dal punto di vista del formalismo della me ani a quantisti a, questo passaggio e davvero elementare: all'istante t0 , tutte le informazioni sullo stato %(t0 ) = % del sistema S sono ontenute nell'insieme dei valori medi
hAi% = Tr %(t0)A al variare dell'osservabile A . Ad esempio, onsiderando ome A la famiglia spettrale EB (b) di un'altra osservabile, il valor
medio hEB (b)i diventa la distribuzione di probabilita per B . Queste informazioni ambiano nel tempo, durante l'evoluzione indisturbata di S ,
se ondo l'equazione (7.76)

hAi% ! hAi%(t) = Tr %(t)A = Tr U (t; t0)%(t0 )U (t; t0 )yA


Ma sfruttando l'invarianza i li a delle tra ia, si ottiene

hAi%(t) = Tr %(t0)U (t; t0 )yA U (t; t0 ) = Tr %(t0 )A(t)H = hA(t)H i%


234

Evoluzione temporale

dove A(t)H rappresenta l'evoluta temporale di A  A(t0 )H


(7.85)
A(t)H = U (t; t0 )yA U (t; t0 )
Lo stesso risultato si ottiene nel aso di uno stato puro des ritto dal vettore
normalizzato j i
h (t)j A j (t)i = h (t0 )j U (t; t0 )yA U (t; t0 ) j (t0 )i
= h (t0 )j A(t)H j (t0 )i
Questa des rizione dell'evoluzione temporale, aratterizzata da traiettorie
del moto per le osservabili sullo sfondo di stati he restano ssi, prende
il nome di rappresentazione di Heisenberg. La versione di erenziale della
relazione (7.85) si s rive
d
i~ A(t)H = [A(t)H ; H (t)H ;
dt
y
dove H (t)H = U (t; t0 ) H (t)U (t; t0 ) = iU (t; t0 )y dU (t; t0 )=dt . Ovviamente
H (t) = H (t)H = H nel aso di invarianza per traslazioni temporali.
Possiamo generalizzare questa equazione del moto in ludendo il aso in
ui A = A(t) abbia una dipendenza espli ita dal tempo ( ioe indipendente dalla dinami a di S e dovuta ad una de nizione operativa di A
e ettivamente variabile nel tempo). In tal aso
(7.86)
A(t)H = U (t; t0 )y A(t)U (t; t0 ) ;
on la versione di erenziale

d
i~ A(t)H = [A(t)H ; H (t)H + i~ A(t)H ;
dt
t
in ui

A(t)
(7.87)
A(t)H  U (t; t0 )y
U (t; t0 ) :
t
t
Nel aso di osservabili senza al una dipendenza espli ita dal tempo si
tende omunemente a tralas iare il susso H in A(t)H :
7.7.1. Stati stazionari e ostanti del moto. In me ani a lassi a un sistema S si di e onservativo qualora la funzione Hamiltoniana non dipenda espli itamente dal tempo. In tal aso l'energia di S e
ostante nel tempo e oin ide on il valore assunto dall'Hamiltoniana in
un qualunque punto della traiettoria del moto. L'analoga situazione in
me ani a quantisti a si ottiene quando l'operatore Hamiltoniano H non
dipende dal tempo, per ui U (t) = e iHt=~ . Allora la distribuzione di
probabilita dell'energia risulta ostante in un generi o stato % , dato he
[EH (b) ; U (t) = 0 . In parti olare, se l'energia era esattamente nota ad
un erto istante, ioe H = 0 , il suo valore resta esattamente noto e
ostante per tutto il tempo su essivo. Come sappiamo, nel aso di stati
235

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

puri % = j ih j , la ondizione H = 0 equivale alla ri hiesta he


sia un autovettore di H
Hj i=Ej i :
Evidentemente allora
U (t) j i = e iEt=~ j i

j i

e lo stato % e stazionario: d%=dt = 0 . Lo stesso risultato si ottiene evidentemente nel aso di mis ele statisti he di autostati dell'energia, ovvero
quando [H; % = 0 , in a ordo on l'equazione del moto (7.82). Si noti
he in un sistema onservativo la distribuzione di probabilita dell'energia e ostante indipendentemente dal fatto he lo stato % sia stazionario
o meno. Cio he aratterizza gli stati stazionari e he la distribuzione
di probabilita di qualunque osservabile ( he non dipende espli itamente
dal tempo) e pure ostante, dato he %(t) = %(t0 ) impli a subito he
hA(t)i = hA(t0)i .
Vi eversa, possiamo hieder i quando una determinata osservabile A
possiede una distribuzione di probabilita ostante nel tempo indipendentemente dallo stato del sistema. Assumendo he A non dipenda espli itamente da t e he il sistema sia onservativo, dall'equazione di Heisenberg
(7.85) otteniamo subito la ondizione
[H ; A = 0
In tal aso A si di e essere una ostante del moto. Si noti he ostanti
del moto possono esistere in linea di prin ipio an he per sistemi non onservativi: e ne essario e su iente he A ommuti on H (t) per ogni
valore di t . Restando nell'ambito dei sistemi onservativi, osserviamo
he l'insieme di tutte le osservabili he sono ostanti del moto formano
un'algebra di Lie reale: se A e B ommutano on H allora an he A +
B ( e reali) e un'osservabile e ommuta on H e os pure per
i[A; B , grazie all'identita di Ja obi [A; [B; H +[B; [H; A+[H; [A; B =
0:

7.7.2. Relazione di indeterminazione tra tempo ed energia.

Consideriamo ora un sistema S onservativo, un'osservabile A he non


dipende espli itamente dal tempo ed uno stato puro des ritto dal vettore normalizzato j i . La relazione di indeterminazione tra le deviazioni
standard di A(t) = eiHt=~ A e iHt=~ e dell'energia E (ovvero dell'Hamiltoniana H ) si s rive (vedi x7.3.3)
A(t) E 

1
2

j h j [A(t); H (t) j i j :
236

Evoluzione temporale

Fa endo uso dell'equazione di Heisenberg questo diventa





~ d
(7.88)
A(t) E  hA(t)i ;
2 dt
dove hA(t)i  h j A(t) j i . Come sappiamo, A(t) e l'indeterminazione
della misura di A(t) nello stato j i , ovvero di A nello stato j (t)i .
D'altro lato d hA(t)i =dt e la velo ita on ui si sposta il valore medio di
A(t) , per ui la quantita
A(t)
(7.89)
 (A(t)) = d

dt hA(t)i
e un tempo aratteristi o dell'evoluzione dell'osservabile A , he fornis e
una stima dell'intervallo di tempo ne essario an he il valore medio di
A(t) si sposti della quantita A(t) . Piu grande e  (A(t)) , piu lenta e
l'evoluzione della distribuzione di probabilita di A(t) de nita dallo stato
j ih j . In parti olare, se A e una ostante del moto, qualunque sia j i
il denominatore in (7.89) si annulla e  (A(t)) = 1 . Lo stesso vale se
A e generi a ma j i e un vettore di stato stazionario. In ne se j i e
un autovettore di A , sia il numeratore he il denominatore in (7.89) si
annullano, ma l'interpretazione di  (A(t)) impone an ora he  (A(t)) =
1.
Dal punto di vista sperimentale, l'evoluzione temporale indisturbata
di un sistema si o S , inizialmente preparato in uno stato puro j ih j ,
sara tanto piu nemente risolubile mediante la misurazione dell'osservabile A quanto piu pi olo e  (A(t)) . Supponendo di aver preparato tante
opie di S nel medesimo stato iniziale e di misurare A su un erto numero di opie all'istante t e su un altro numero di opie all'istante t0 > t ,
verranno osservate di erenze signi ative nelle due distribuzioni di probabilita (nel senso sperimentale di frequenze relative dei di erenti risultati)
solo se t0 t e piu grande di  (A(t)) . Quindi i due istanti temporali
t0 e t possono essere tanto meglio risolti quanto piu pi olo e  (A(t))
(naturalmente la misurazione di un'osservabile non e un'operazione istantanea, per ui un limite inferiore alla risolubilita temporale e omunque
dato dalla e ettiva durata dell'interazione tra il sistema S e l'apparato
di misura). Se indi hiamo on t il limite inferiore di  (A(t)) al variare
di A tra tutte le osservabili di S he non dipendono espli itamente dal
tempo, vale a dire
t = min  (A(t))
A
(si ri ordi he t dipende an ora dallo stato j ih j e dal tempo t ), dalla
relazione (7.88) otteniamo
(7.90)

tE 
237

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

he ostituis e la relazione di indeterminazione tra tempo ed energia. E


opportuno sottolineare he questa relazione, sebbene formalmente identi a a quella esistente tra posizione e momento (dovuta alle regole di
ommutazione anoni he), non e ad essa assimilabile: il tempo non e
un'osservabile del sistema si o S in onsiderazione, ne esiste in generale
un operatore autoaggiunto anoni amente oniugato on l'operatore Hamiltoniano il ui spettro sia interpretabile ome la ollezione di tutti gli
istanti temporali. Tuttavia, spe ialmente per via della simmetria relativisti a tra spazio e tempo da una parte, e momento lineare ed energia
dall'altra (per una singola parti ella, q e t da una parte, e p ed E
dall'altra formano dei quadrivettori di Lorentz), la relazione (7.90) viene
spesso onsiderata sullo stesso piano di quella tra posizione e momento.

7.7.3. Pro essi stazionari. La relazione di indeterminazione tra


tempo ed energia serve a aratterizzare piu pre isamente i pro essi stazionari,
nei quali energia e/o materia vengono trasportate su distanze ma ros opi he ad un ritmo ostante nel tempo. Un esempio on reto di tale
pro esso e ostituito dalla produzione e di usione, o s attering, di un
fas io di parti elle e dalla su essiva rivelazione delle stesse. Lontano dalla
fase di a ensione e spegnimento, le parti elle sono emesse dalla sorgente,
di use da bersagli o altre appare hiature ed in ne rivelate da appositi
strumenti on un usso ostante nel tempo. La durata omplessiva T
di questa fase stabile e molto piu grande dei tempi aratteristi i di emissione, di volo e di assorbimento di una singola parti ella, ed e omunque
indipendente dagli stessi. Per fas i di parti elle massive o per radiazione
elettromagneti a in oerente e/o di debole intensita, possiamo onsiderare
il pro esso ome la ripetizione di un gran numero di volte dello stesso
esperimento su una singola parti ella. Risulta quindi naturale des rivere
lo stato di una singola parti ella mediante autovettori jE i della Hamiltoniana orrispondenti allo spettro ontinuo. La relazione (7.90) a erma
allora he l'indeterminazione E dell'autovalore E e omunque dell'ordine di ~=T , dato he l'intero intervallo T rappresenta l'indeterminazione
temporale sull'evento mi ros opi o iniziale, quello di emissione.
Per un generi o pro esso onviene porre E = ~! , assumendo ! > 0 ,
e denotare on j!;  i gli autovettori dell'energia, dove  rappresenta tutti
gli altri numeri quanti i onservati ( he possiamo assumere dis reti; ome
esempio si veda lo sviluppo in onde parziali dei pro essi di di usione al
x13.2). La presenza di un tempo di durata T , grande ma nito, fa s
he la grandezza 2=T gio hi il ruolo di limite inferiore sulla risoluzione
delle frequenze ! , ome evidenziato dalla relazione di ortogonalita dello
238

Evoluzione temporale

spettro ontinuo

Z T=2

dt i(! !0 )t
e
:
2
T=2 
Dunque per T nito gli autostati dell'energia, intesi nel senso operativo
del termine, hanno norma nita
(7.91)
h!;  j !;  i ' 2T :
Ora, dovendo rappresentare un pro esso stazionario, la matri e di densita
% deve ommutare on la Hamiltoniana H ed essere quindi diagonale sui
vettori j!;  i , ovvero
XZ

(7.92)
%=
d! j!;  i w 0 (!) !;  0 :

h!;  j !0;  0 =  0 (! !0) =  0 Tlim


!1

 0

La funzione nonnegativa w (!) rappresenta la dispersione in energia del


pro esso nel anale  , e possiede l'interpretazione lassi a di probabilita
he il sistema si o S in esame (una parti ella del fas io, ad esempio)
si trovi nello stato puro j!;  ih!;  j . I termini fuori diagonale w 0 (!) ,
 6=  0 , non hanno un'interpretazione os diretta: essi ostituis ono, ome
vedremo, un esempio di oerenze residue (vedi x7.4). Si noti he % non
e propriamente normalizzata, dato he la sua tra ia vale (vedi Eq. (7.91))
Z
T
T X
d! w (!) =
Tr % =
2 
2
e diverge nel limite T ! 1 . Va inoltre ri ordato he gli autostati dell'energia sono tipi amente del tutto delo alizzati nello spazio (si pensi ad
una parti ella libera des ritta da un'onda piana).
E importante sottolineare he, a parte le eventuali oerenze residue
relative agli altri numeri quanti i, % des rive il pro esso in termini di una
somma in oerente di autostati dell'energia, spazialmente delo alizzati e
popolati on probabilita w (!) . A prima vista questa des rizione sembra
in ontrasto on l'idea stessa di S ome sistema si o a se stante: se S
e una delle parti elle di un fas io la des rizione piu naturale sembrerebbe
dover fare uso di un pa hetto d'onda j i ben lo alizzato, aratteristi o
della sorgente in questione, on la dispersione della frequenza nel anale
 data dalla probabilita quantome ani a j h!;  j i j2 .
In realta le due des rizioni sono di fatto equivalenti, proprio a ausa
della relazione di indeterminazione tra tempo ed energia. Usando sempre
il fas io di parti elle ome esempio, nella des rizione in termini di pa hetti
d'onda le parti elle sono emesse dalla sorgente tutte nello stesso stato puro
j ih j , ias una in un arbitrario istante t0 dell'intervallo T . Si tratta di
uno stato temporalmente delo alizzato. Da un punto di vista formale, al
239

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

tempo t > t0 avremmo an ora lo stato puro U (t t0 ) j ih j U (t t0 )y , ma


il vero stato %0 del sistema, quello he ra oglie l'informazione realmente
a essibile, si ottiene mediando sull'istante di emissione t0 :
Z
XZ
1 T=2
dt0 U (t t0 ) j ih j U (t t0 )y =
d! j!;  i h!;  j i 
%0 =
T T=2

XZ

0

Nel limite T
veri a he

d!0

j !0;  0 !0 ;  0 e i(! !0 )t 1

Z T=2

T=2

dt0 ei(!

!0 )t0

! 1 l'integrazione su t0 produ e 2 (! !0) , per ui si

on l'identi azione

%'

T 0
% ;
2

w 0 (!) = h!;  j i h j !;  0 :


In parti olare la probabilita lassi a w (!) he una data parti ella del
fas io abbia l'energia ~! nel anale  oin ide on l'espressione quantome ani a e sono assenti i termini misti on ! 6= !0 , he sono propri
della oerenza quantome ani a. Le uni he eventuali oerenze residue
riguardano gli altri numeri quanti i, non piu l'energia9.
Nel aso di punti materiali liberi di muoversi in una sola dimensione,
il risultato appena ottenuto pone le basi per l'interpretazione operativa
delle soluzioni stazionarie e delo alizzate dell'equazione di S hroedinger
in presenza di barriere di potenziale, gia studiate al x6.3: esse e ettivamente des rivono la frazione di parti elle trasmesse e ri esse in un fas io stazionario. Le stesse onsiderazioni valgono per gli esperimenti di
di usione in tre dimensioni he saranno trattati al ap.13.

7.8. Quantizzazione anoni a

Il postulato II a erma he ogni osservabile A del sistema si o S e rappresentata da un operatore autoaggiunto su HS , ma non di e nulla su
ome identi are tale operatore a priori, in una data rappresentazione di
HS , senza dover passare attraverso la ri ostruzione operativa espli ita ottenuta misurando opportune probabilita di transizione. An he se in linea
di prin ipio la ri ostruzione operativa e su iente ai ni delle predizioni
su su essivi esperimenti he oinvolgano l'osservabile A (questa osservazione riassume l'idea originale di Heisenberg della osiddetta \me ani a
delle matri i" [Hei63), dal punto di vista sia prati o he on ettuale e
9Queste oerenze residue sono importanti, ad esempio, per la des rizione dello
s attering di fas i polarizzati.

240

Quantizzazione anoni a

molto importante poter disporre di regole per al olare la forma operatoriale espli ita delle osservabili piu rilevanti. Nel aso di osservabili dotate
di analogo lassi o, tali regole sono riassunte nella osiddetta quantizzazione anoni a. Le osservabili ostituite dalle oordinate artesiane
q1 ; q2 ; : : : ; qn e dai relativi momenti oniugati p1 ; p2 ; : : : ; pn di un sistema si o S sono rappresentate in me ani a quantisti a da operatori autoaggiunti q1 ; q2 ; : : : ; qn e p1 ; p2 ; : : : ; pn he soddisfano alle regole di

ommutazione anoni he
(7.93)

[qj ; qk = 0 ; [pj ; pk = 0 ; [qj ; pk = i~jk :

Ad ogni osservabile lassi a A(q1 ; : : : ; qn ; p1 ; : : : ; pn ) orrispondono tutti


gli operatori autoaggiunti A^(q1 ; : : : ; qn ; p1 ; : : : ; pn ) tali he A^ = A nel
limite formale ~ ! 0 in ui tutte le variabili anoni he ommutano.
Varie osservazioni sono ne essarie. Innanzitutto, ri ordiamo he le
parentesi di Poisson proprie delle qj e pj si s rivono
(7.94)
fqj ; qk g = 0 ; fpj ; pk g = 0 ; fqj ; pk g = jk ;
e per de nizione ssano le p.d.P. di tutte le osservabili lassi he. Analogamente, almeno al livello formale, le regole di ommutazione anoni he
(7.93) determinano le parentesi di ommutazione di ogni oppia di operatori A e B he siano funzioni analiti he simultaneamente di tutte le
qj e pj ( on ordinamento ssato!). Ci basta infatti veri are ome il
ommutatore possieda le stesse proprieta algebri he delle p.d.P., vale a
dire
[A ; B = [B ; A
[ A + B ; C = [A ; C + [B ; C
[AB ; C = A[B ; C + [A ; C B
[A ; [B ; C + [B ; [C ; A + [C ; [A ; B = 0 :
Abbiamo quindi la orrispondenza formale tra me ani a lassi a e me ani a quantisti a
(7.95)
fA; B g ! (i~) 1 [A ; B
Per quanto riguarda il signi ato pre iso della relazione di ommutatore
tra posizioni e momenti, e opportuno ri hiamare il teorema di Wintner
gia enun iato nel x5.2.3, il quale a erma he gli operatori anoni i q; p
non possono essere entrambi limitati. (Il fatto he essi non possano essere
entrambi rappresentabili da matri i nite r  r e ovvio, in quanto si
avrebbe subito la ontraddizione 0 = Tr [q ; p = i~Tr 1 = i~r ). Quindi
la relazione [q; ; p = i~1 va propriamente intesa ome valida solo in
un sottoinsieme denso di uno spazio di Hilbert in nito-dimensionale. In
tal aso esistono moltepli i realizzazioni di oppie anoni he he non sono
241

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

sempli i ris alamenti q ! q; p ! p= le une delle altre (si veda l'esempio
dis usso in x7.6.3). Il teorema di Von Neumann (vedi an ora al x5.2.3) i
assi ura he se lo spazio delle on gurazioni, vale a dire lo spettro delle
osservabili di posizione q; , oin ide on Rn , allora ogni rappresentazione
irridu ibile delle regole di ommutazione anoni he e equivalente a quella
osiddetta di S hroedinger, vale a dire
qj = moltipli azione per qj
pj = i~ q ;
j
de nita sulle funzioni d'onda (q1 ; : : : ; qn ) .
Una formulazione piu pre isa di questo risultato, nella quale si evitano
le sottigliezze legate alla natura illimitata di q e p , e quella proposta da
Weyl. Possiamo limitar i al aso di una sola oppia q; p e sostituire
[q ; p = i~1 on le regole di ommutazione anoni he alla Weyl:
T (a) T (a0 ) = T (a0 ) T (a) ; V (b) V (b0 ) = V (b0 ) V (b)
(7.96)
T (a) V (b) = e iab=~ V (b) T (a) :
Per ipotesi T (a) e V (b) sono operatori unitari per ogni a; b 2 R e le
regole (7.96) valgono su tutto lo spazio di Hilbert. Si dimostra allora he
tutte le rappresentazioni irridu ibili delle (7.96) sono equivalenti a quella
in ui lo spazio di Hilbert e L2 (Rn ) e
(T (a) )(x) = (x a) ; (V (b) )(x) = e ibx=~ (x) :
Gli operatori q e p sono quindi re uperati ome generatori (vedi x7.6.3
e soprattutto x9.1.3) di V (b) e T (a) , rispettivamente. q risulta ben
de nito su tutti i vettori j i tali he il limite
i~
(7.97)
lim [V (b) 1 j i := q j i
b!0 b
esiste in senso forte. Analogamente il dominio di p e ostituito dai vettori
ji tali he esiste in senso forte il limite
i~
(7.98)
lim [T (a) 1 j i := q j i :
a!0 a
Com'e noto, questo i permette di identi are T (a) e V (b) on gli esponenziali e iap=~ e e iaq=~ , rispettivamente. Le regole di ommutazione
anoni he per q e p seguono dalle (7.96) nel limite di a e b in nitesimi.
Dobbiamo in ne osservare he la portata e ettiva delle regole della
quantizzazione anoni a sulla ostruzione dell'operatore he rappresenta
una generi a osservabile lassi a e in realta molto limitata. La me ani a
quantisti a e una generalizzazione della me ani a lassi a, per ui possono esistere moltepli i osservabili quantome ani he he si ridu ono alla
242

Quantizzazione anoni a

stessa osservabile lassi a nel limite formale ~ ! 0 . La quantizzazione


anoni a e non ambigua solo per quanto riguarda le ossevabili di base,
ioe le oordinate artesiane ed i momenti ad esse oniugati. Gia per
quanto riguarda la \quantizzazione" di un sistema lassi o in oordinate
lagrangiane generi he non vi sono regole a priori generalmente valide. Lo
stesso di asi per una generi a osservabile lassi a A(q1 ; : : : ; qn ; p1 ; : : : ; pn ) :
vi sono svariate pro edure, tutte a priori egualmente valide, per risolvere il
problema dell'ordinamento dovuto al fatto he le qj non ommutano
piu on le pj , introdu endo un'ambiguita di base su termini di ordine ~.
Nell'App. B.8 sono illustrate al une di queste regole di orrispondenza. La
lezione nale e he non esiste in generale un'uni a legge di quantizzazione
per tutte le osservabili. Per erte osservabili di fondamentale importanza pero, ome l'energia ed il momento angolare, vi sono argomentazioni
basate su prin ipi di simmetria he risultano molto stringenti (vedi al
ap. 9). Dato he questi prin ipi sopravvivono indenni il passaggio dalla
me ani a lassi a alla me ani a quantisti a, essi fornis ono un punto di
riferimento determinante per la quantizzazione.
Osservazione. Grazie al teorema di Von Neumann possiamo a buon
diritto las iar de nitivamente adere la notazione qj e pj spe i a della
me ani a quantisti a: d'ora in poi indi heremo on qj e pj indistintamente le variabili lassi he e gli operatori quantome ani i. In parti olare,
questo si appli a an he ai vettori posizione xj ed ai vettori momento pj
di una ollezione di N parti elle.
7.8.1. Equazioni di Heisenberg-Hamilton. Fa endo riferimento
alle equazioni di Heisenberg (7.85) ed alla orrisponenza formale (7.95), si
ottengono le seguenti equazioni del moto di Heisenberg-Hamilton per un
sistema on oordinate anoni he (qj ; pj ) ed Hamiltoniana H = H (q; p) ,
H
H
; p_ j = (i~) 1 [pj ; H =
:
(7.99)
q_j = (i~) 1 [qj ; H =
pj
qj
Non bisogna tuttavia dimenti are he si tratta di equazioni operatoriali,
di fatto equivalenti all'equazione di S hroedinger, e he riassumono per io
tutte le aratteristi he della me ani a quantisti a.
In erti asi parti olari e possibile approssimare le (7.99) on equazioni
ordinarie per i valori medi delle variabili anoni he. Ad esempio, per
una parti ella on Hamiltoniana tipi a H = p2 =2m + V (x) , dalle (7.99)
otteniamo subito il osiddetto Teorema di Ehrenfest
hx_ i = m1 hpi ; hp_ i = hF (x)i :
dove F = rV e la forza he agis e sulla parti ella e hi rappresenta il
valor medio in un erto stato j i . Queste equazioni non i permettono
243

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

an ora di a ermare he i valori medi del momento e della posizioni ubbidis ano alle leggi lassi he del moto, in quanto, in generale hF (x)i 6= F (hxi) .
Si noti he la parti ella libera, la parti ella in un ampo ostante e l'os illatore armoni o sono gli uni i esempi dove vale inve e l'equaglianza per
ogni j i . Negli altri asi, l'approssimazione
p_ ' F (hxi)
sara tanto migliore quanto piu le anarmoni ita del potenziale sono pi ole
nella regione di spazio in ui la funzione d'onda hxj i e non tras urabile.

7.9. Preparazioni e misure


I postulati I, II, III e IV de nis ono la struttura minimale della me ani a quantisti a, nella quale il problema della des rizione e degli e etti
del pro edimento di misurazione e volutamente ignorato. In e etti, nella versione minimale della me ani a quantisti a sono ontemplate due
ategorie ben distinte di oggetti: i sistemi si i su ui si e ettuano gli
esperimenti, he abbiamo indi ato sin qui on il generi o simbolo S , e gli
apparati sperimentali on ui si e ettuano le osservazioni, he indi heremo
qui ol generi o simbolo A . I primi sono des ritti dalla me ani a quantisti a minimale, in a ordo on i suddetti postulati. I se ondi sono oggetti
per de nizione lassi i, le ui transizioni tra stati ma ros opi i distinti
e ben de niti ostituis ono il risultato degli esperimenti. A questi stati
ma ros opi i non vengono appli ate le regole della me ani a quantisti a: l'ago di un indi atore si trova per ipotesi in uno stato on posizione
e momento ben de niti, i \ li k" di un ontatore Geiger o si sentono o
non si sentono, in una amera a bolle si osservano tra e ben pre ise, non
ma hie asuali.
In modo del tutto generale, dal punto di vista della funzione logi a di
A , possiamo des rivere lo stato di un apparato A in termini dell'o upazione o meno delle elle di memoria di un omputer, usato per memorizzare
ed analizzare i risultati di un esperimento: gli stati di questa memoria non
sono linearmente sovrapponibili, al ontrario di quelli del sistema si o, le
ui misurazioni hanno tuttavia dato origine a parti olari transizioni nella
memoria del omputer. Dato he l'apparato A e omunque esso stesso
un sistema si o, os ome la ombinazione S [ A rilevante per des rivere il pro esso di misura, e hiaro he la versione minimale della me ani a quantisti a non o re una rappresentazione del tutto soddisfa ente
del mondo si o. La stessa distinzione tra S ed A , in un determinato esperimento, non e generalmente univo a e ambia radi almente da un
esperimento all'altro. Si tratta di una distinzione logi a, an or piu he operativa, he resta inevitabilmente al di fuori della me ani a quantisti a
minimale. D'altronde e la stesso postulato III, os ome sopra formulato,
244

Preparazioni e misure

he presuppone l'esistenza di apparati di misura ome oggetti lassi i, on


stati sempre ben de niti ed oggettivamente ri onos ibili.
Da questo punto di vista la me ani a quantisti a minimale e an he
epistemologi amente in ompleta: essa ha bisogno della me ani a lassi a per la sua stessa de nizione. Inoltre, al ontrario della me ani a
lassi a, la me ani a quantisti a fa uso di oggetti matemati i, ome i
vettori di stato, he non rappresentano quantita direttamente osservabili.
Per questa ragione, ogni tentativo di ompletare la me ani a quantisti a,
e/o di formularla su basi indipendenti, deve innanzitutto dare una interpretazione di questa parte non direttamente osservabile; si tratta della
ve hia e tormentata questione: \ he os'e, dal punto vista si o oggettivo, la funzione d'onda?". Si noti he tale questione e del tutto irrilevante
se ondo la me ani a quantisti a minimale. Quest'ultima infatti non fa
riferimento a singoli oggetti reali, ma soltanto ai risultati, statisti amente
des ritti, di esperimenti eseguiti se ondo pre ise modalita: gli oggetti di
tali esperimenti (atomi, elettroni, et .) sono solo impli itamente de niti
dalle relative osservabili, intese nel senso operativo del termine10.
Al ontrario, una interpretazione di tipo realisti o della me ani a
quantisti a ri hiede he il formalismo matemati o della teoria fa ia riferimento a sistemi si i oggettivi, onsiderati singolarmente. Questo signi a
he an he la funzione d'onda, sebbene non direttamente osservabile, deve
ostituire una proprieta oggettiva del sistema si o in esame. Come tale
essa risulta ostantemente asso iata al sistema ed e quindi ne essario des riverne l'evoluzione an he durante il pro esso di misurazione. Questo
ostituis e il problema della teoria della misura in me ani a quantisti a,
a tutt'oggi fondamentalmente irrisolto. Va omunque ribadito he si tratta di un problema solo per una interpretazione realisti a della me ani a
quantisti a: all'interno della des rizione minimale esso sempli emente non
esiste.
Supponiamo allora he il sistema S , al momento della misura della
generi a osservabile A mediante l'apparato sperimentale A , si trovi nello
stato puro % = j ih j ( h j i = 1 ) e he j i non sia un autovettore di
A . Se l'esperimento e di prima spe ie ed a e il risultato osservato (si
assuma per il momento he (A) sia dis reto e a non degenere), risulta naturale assumere he lo stato del sistema, immediatamente dopo la
misurazione, sia l'autostato di A orrispondente all'autovalore a , ioe
10Spingendo al limite questa argomentazione, si arriva piuttosto paradossalmente
a negare l'esistenza stessa degli oggetti mi ros opi i: l'uso di on etti quali \mole ole",
\atomi" ed in genere \parti elle", sarebbe solo una s or iatoia terminologi a per indi are piu o meno omplesse aratteristi he degli apparati e delle pro edure sperimentali,
non he delle relative rappresentazioni e manipolazioni matemati he, fa endo omunque
riferimento solo a stati lassi amente des ritti.

245

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

%a = jai haj 11. Dopo tutto quanto appena des ritto non e altro he una
preparazione ompleta (si veda il x7.1). In un ulteriore esperimento, atto a misurare un'altra generi a osservabile B , dovremo appli are le regole della me ani a quantisti a, in parti olare il postulato III, fa endo
riferimento allo stato %a os preparato. Quindi l'e etto della prima osservazione e stato quello di ambiare lo stato % nello stato %a . Tale
pro esso prende omunemente il nome di pre ipitazione o riduzione del
pa hetto d'onda e se ondo le interpretazioni realisti he del formalismo
della me ani a quantisti a esso ostituis e un fenomeno si o oggettivo,
da as rivere all'interazione tra il sistema si o S e l'apparato di misura
A . E proprio questo il punto in ui si manifesta l'indeterminismo della
des rizione quantome ani a dei fenomeni si i: mentre l'evoluzione di
S hroedinger e perfettamente deterministi a, la riduzione del pa hetto
d'onda e intrinse amente a ausale: la onos enza dello stato iniziale %
del sistema S non ssa univo amente quale autovalore a verra osservato, per ui ripetizioni dello stesso esperimento fornis ono risultati diversi,
indipendentemente dall'a uratezza sperimentale.
A questo punto le versioni realisti he della me ani a quantisti a si
diversi ano, a se onda della des rizione dinami a assunta per l'apparato
ma ros opi o A e la sua interazione on il sistema S . Non e questo il
luogo per addentrarsi in una temati a omplessa e spinosa ome quella
del passaggio, all'interno della me ani a quantisti a, dal mondo mi ros opi o a quello ma ros opi o (si vedano ad esempio [D'E71, WZ83,
Omn94). Qui i limitiamo a distinguere tra due linee fondamentalmente
distinte. Nella prima si assume he la me ani a quantisti a fornis a una
des rizione ompleta del mondo si o, in lusi gli oggetti ma ros opi i, he
sono da onsiderare \sempli emente" ome sistemi omposti da moltissimi oggetti mi ros opi i. Se ondo questa linea di pensiero l'apparato di
misura A e ompletamente des ritto da un opportuno spazio di Hilbert
HA e la sua dinami a e governata da un'opportuna, sebbene ompli atissima, Hamiltoniana HA , on relativa equazione di S hroedinger, proprio
ome il sistema S sotto esame. La misurazione di una osservabile A
di S mediante A ostituis e un parti olare tipo di interazione tra S e
A , des ritta da una Hamiltoniana HAS he agis e nel prodotto diretto
dei due spazi di Hilbert HAS = HA
HS . I risultati dell'esperimento sono leggibili da ambiamenti ma ros opi i dello stato di A indotti
da tale interazione. Il fatto he questi siano oggettivamente ben de niti
(ina uratezze sperimentali a parte), senza piu al una tra ia apparente
11Se ondo Dira questo e un inevitabile prin ipio di ontinuita si a: se lo stesso

esperimento venisse ripetuto subito dopo, il risultato sarebbe ertamente a . Queste


onsiderazioni risultano parti olarmente pregnanti se A e una ostante del moto.

246

Preparazioni e misure

della oerenza quantome ani a propria dei sistemi mi ros opi i, va attribuito alle parti olari aratteristi he della dinami a dei sistemi ma ros opi i. Questo s hema on ettuale e senz'altro molto attraente, ma va
detto he, nonostante moltepli i tentativi piu o meno validi, non ne esiste an ora una formulazione del tutto onvin ente. Si noti an he he in
questa otti a non e le ito onsiderare una misurazione ome un pro esso
istantaneo, ne assumere he due misurazioni possono essere arbitrariamente vi ine nel tempo. Se ondo l'altra linea di pensiero, la me ani a
quantisti a, almeno os ome presentata sinora, sarebbe fondamentalmete in ompleta, vuoi per he essa tras urerebbe erti gradi di liberta dei
sistemi si i (le osiddette variabili nas oste) la ui ompleta onos enza eliminerebbe ogni fattore di indeterminazione, vuoi per he l'equazione
di S hroedinger sarebbe solo un'approssimazione lineare di equazioni del
moto piu omplesse, apa i di interpolare in modo ontinuo tra il omportamento quantome ani o degli oggetti mi ros opi i e quello lassi o
dei sistemi ma ros opi i. Nel seguito torneremo sulla temati a delle variabili nas oste, in relazione alle fondamentali diseguaglianze di Bell. Per
il momento, fa endo ri orso alle matri i densita ed alle famiglie spettrali,
possiamo fa ilmente estendere il formalismo della riduzione del pa hetto
d'onda al aso generale di un arbitrario stato iniziale % (puro o misto
he sia) e di un'arbitraria osservabile A . Se % e lo stato del sistema
all'istante t0 della misurazione di A mediante un esperimento di prima
spe ie, e viene osservato un risultato ompreso nel sottoinsieme boreliano
b , lo stato del sistema \immediatamente dopo" vale

%0 =

EA (b)%EA (b)
:
Tr %EA (b)

Questa espressione appare ovvia, se riguardiamo lo stato %0 ome stato


iniziale di un su essivo esperimento, preparato dalla misurazione di A :
lo stato % viene ltrato in base a quanto si e e ettivamente veri ato.
Infatti %0 e per ostruzione una somma onvessa di autostati di A ed
e propriamente normalizzata grazie al denominatore, he oin ide on la
probabilita PrA (b) di osservare un valore di A ompreso nel sottoinsieme
b (si noti he se PrA (b) non puo annullarsi, poi he per ipotesi viene
e ettivamente osservato un valore di A ompreso in b ). Se nel su essivo
esperimento viene misurata l'osservabile B all'istante t , la probabilita di
osservarne un valore ompreso in b0 si s rive, in base ai postulati III e IV:
Tr U (t; t0 )EA (b)%EA (b)U (t; t0 )y EB (b0 )
:
PrB (b0 ) = Tr %0 (t)EB (b0 ) =
Tr %EA (b)
247

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Ovvero, sfruttando la i li ita della tra ia,


Tr %EA (b)EB(t) (b0 )EA (b)
(7.100)
PrB (b0 ) =
;
Tr %EA (b)
dove B (t) = U (t; t0 )y BU (t; t0 )y rappresenta l'osservabile B nella des rizione di Heisenberg. La struttura di questa espressione e quella tipi a
di una probabilita ondizionata, nella quale il numeratore va identi ato on la probabilita ongiunta PrAB (b; t0 ; b0 ; t) he nell'esperimento
omplessivo, ostituito dalla preparazione dello stato % ( he in questo
esempio onsideriamo terminata all'istante t0 ), dalla misurazione di prima spe ie dell'osservabile A allo stesso tempo t0 , dall'evoluzione indisturbata da t0 a t ed in ne dalla misurazione dell'osservabile B , i risultati
per A e per B siano ompresi rispettivamente nei sottoinsiemi boreliani
b e b0 .
Quali he siano le impli azioni epistemologi he he si vogliano dare
alla fondamentale formula (7.100), essa risulta sperimentalmente veri ata. Possiamo quindi riguardare la me ani a quantisti a minimale, on
i suoi quattro fondamentali postulati, ome un paradigma omputativo
apa e di fare previsioni sorprendentemente a urate su esperimenti lassi amente in omprensibili. Per oloro he si a ontentano di questo, he
non e po o, non i sono problemi on la me ani a quantisti a minimale,
almeno no ad oggi.

7.9.1. L'esperimento delle due fenditure. Nel x5.2.1 abbiamo


a ennato all'esperimento delle due fenditure. Vogliamo ora analizzarlo piu a uratamente dal punto di vista dei fondamenti della me ani a
quantisti a esposti in questo apitolo. Lo s opo e quello di illustrare al uni
aspetti fondamentali della rappresentazione matemati a delle operazioni
di preparazione e misura.
L'esperimento si divide in tre momenti pre isi. La prima fase, he
sembra naturale de nire di preparazione, onsiste nella produzione di un
fas io di parti elle massive, ad esempio elettroni; questo fas io e per ipotesi stabile, ben ollimato, quasi mono romati o ed orientato nella direzione
z > 0 . Nella se onda fase le parti elle in idono su uno s hermo posto in
z = 0 e dotato di due fenditure f+ e f , orientate lungo y e situate in x = d=2 . In ne nella terza fase le parti elle vengono rivelate,
tramite un parti olare tipo di interazione, da una lastra fotogra a posta
in z = L o da uno strumento analogo. Questa suddivisione e innanzitutto di tipo logi o: noi possiamo onsiderare un esperimento ostituito
dalla sola produzione, uno ostituito dalla produzione e rivelazione sulla
lastra fotogra a ed in ne l'esperimento ompleto, nel quale lo s hermo
viene interposto fra la sorgente e la lastra. Appare naturale ollegare
248

Preparazioni e misure

questa suddivisione logi a on quella temporale: le parti elle sono prima emesse dalla sorgente, quindi interagis ono on lo s hermo ed in ne
vengono rivelate sulla lastra. Inoltre e hiaro he la nostra informazione
sulla fase di preparazione dis ende da rivelazioni su essive (la stessa rivelazione fotogra a e/o rivelazioni di altro tipo). Sono proprio queste
ultime ad insegnar i he il fas io e omposto da parti elle, ias una delle
quali determina una singola ma hia sulla lastra. Si noti in ne he, nel
suo omplesso, l'esperimento e di se onda spe ie (vedi x7.1): esso si on lude on la \distruzione" delle parti elle rivelate tramite le ma hie sulla
lastra.
La grandezza si a misurata nell'esperimento e la distribuzione delle
ma hie sulla lastra fotogra a, de nita ome la frazione delle ma hie in
una pi ola area entrata nel punto (x; y) . Piu pre isamente, dato he il
pro esso in questione e di tipo stazionario, nel senso des ritto al x7.7.3,
la grandezza misurata e il usso di parti elle attraverso l'areola entrata
in (x; y) . Il rapporto tra quest'ultimo ed il usso totale, ioe la densita di usso F (x; y) , oin ide on la probabilita per unita di tempo di
rivelare in (x; y) una data, singola parti ella, a patto di onsiderare l'esperimento nel suo omplesso ome la ripetizione di un identi o esperimento
\elementare" he oinvolge una sola parti ella alla volta. Questa interpretazione risulta naturale se onsideriamo fas i di debolissima intensita
e, in parti olar modo, se teniamo onto he la stessa gura di interferenza
si ottiene ri omponendo i risultati di esperimenti parziali ondotti, nelle
stesse ondizioni, in tempi e luoghi diversi.
La me ani a quantisti a, attraverso il postulato III, i fornis e un
modo per al olare F (x; y) ome valor medio di un'opportuna osservabile
J (x; y) in un opportuno stato % he si suppone des rivere una parti ella
del fas io:
(7.101)
F (x; y) = Tr % J (y; z ) :
Il primo problema e quindi quello di rappresentare J (x; y) ome operatore
autoaggiunto nello spazio di Hilbert della parti ella. Abbiamo J (x; y) =
Jz (x; y; L) dove
J (x) = 21 (v jxihxj + jxihxj v) ;
e v = p=m e l'operatore velo ita. Si tratta della traduzione quantome ani a diretta della nozione lassi a di orrente per una parti ella: essa
e on entrata nella posizione della parti ella ed ivi oin ide on la velo ita. Possiamo veri are subito he, per uno stato puro j ih j , nella
rappresentazione della posizione si ottiene
h

ih j J (x) = m~ Im (x)r k (x)  j (x) ;


he e proprio la orrente di probabilita introdotta in x5.2.6.
(7.102)

Tr j

249

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Il se ondo passo onsiste ora nella determinazione di % .


Osservazione. Considerando la fase di preparazione, nel senso pre-

iso spe i ato in x7.1, terminata on l'ottenimento del fas io in idente


sullo s hermo, stiamo in prati a trattando l'esperimento delle due fenditure ome un problema di s attering (vedi ap. 13), on lo s hermo fa ente
le funzioni di potenziale. Potremmo allora riassumere l'interazione di una
parti ella on lo s hermo a ermando he la porzione di spazio materialmente o upata dallo stesso risulta piu o meno pre lusa alla parti ella,
mentre nella parte di spazio omplementare essa si muove in assenza di
forze se ondo l'equazione libera di S hroedinger. Per la pre isione dovremmo spe i are se le parti elle sono assorbite o ri esse dallo s hermo (o
se entrambe le eventualita possono veri arsi e on quale ampiezza di
probabilita relativa). In funzione di questa pre isazione potremmo allora modellizzare la forma del potenziale orrispondente allo s hermo; ad
esempio un potenziale in nitamente repulsivo orrisponde alle ondizioni
di ri essione perfetta, mentre un potenziale on una parte immaginaria
puo simulare l'assorbimento delle parti elle. Questi aspetti sono rilevanti
se vogliamo studiare la probabilita di trasmissione, ri essione ed assorbimento, ma riguardano assai po o la questione he qui i interessa, he
onsiste nel fenomeno di interferenza osservato sulla lastra fotogra a.
Evidentemente le parti elle he ontano sono quelle he hanno superato
lo s hermo attraversando le fenditure12, per ui possiamo onsiderare terminata la fase di preparazione solo per queste ultime e riferire ad esse lo
stato quantome ani o % .
Il pro esso omplessivo, essendo stazionario, e des ritto da una matri e
di densita del tipo (7.92). Per quanto vogliamo qui illustrare possiamo
tras urare i numeri quanti i  (il he equivale ad assumere he % sia una
somma in oerente an he su  , senza oerenze residue). In assenza dello
s hermo le autofunzioni hxj !i dell'energia sono proporzionali alle onde
piane eikz , on k > 0 e ! = ~k2 =2m . La presenza dello s hermo ambia
la dipendenza da z ed introdu e una dipendenza da x e y , ma resta
valida la relazione tra ! e k .
In de nitiva, dobbiamo risolvere l'equazione libera di S hroedinger
agli stati stazionari on energia E = ~2 k2 =2m , ovvero l'equazione di
12Non i si las i onfondere dal linguaggio adottato, he fa liberamente uso di ter-

mini ome quello stesso di \parti ella", o di espressioni ome \muoversi" e \passare
attraverso". Esso inevitabilmente suggeris e l'idea di traiettoria, e quindi di un passaggio he avviene attraverso l'una o l'altra delle fenditure. Ma in assenza di rivelatori
in grado di segnalar i la presenza di una parti ella in prossimita di una fenditura in un
erto intervallo di tempo, questa on lusione e priva di fondamento: per ipotesi, noi
abbiamo rinun iato a rivelare le parti elle se non on la lastra fotogra a.

250

Preparazioni e misure

Helmholtz

(4 + k2 ) = 0 :
Si tratta di un problema di di razione tipi o dell'otti a ondulatoria: al olare l'ampiezza nella porzione di spazio tra lo s hermo e la lastra,
sapendo he un'onda piana mono romati a in ide a sinistra sullo s hermo. Le ondizioni al ontorno vanno assegnate sul piano z = 0 (possiamo
assumere he lo s hermo sia in prati a illimitato), non he \all'in nito".
Sulla porzione di piano si amente o upata dallo s hermo assumiamo
ondizioni di Neumann, ioe  =z = 0 , mentre sulla porzione di piano orrispondente alle fenditure poniamo  =z = ik , he e il valore
ivi assunto dall'onda piana in idente (si tratta di una buona approssimazione per al olare lontano dallo s hermo). \All'in nito" abbiamo la
ondizione di radiazione, la quale ri hiede he
de ada almeno ome
r 1.
Il teorema di Helmholtz-Kir hho -Green dell'otti a ondulatoria fa il
resto: la funzione d'onda vale
= ++ ;
dove
Z
dx0 dy0 G(x; y; z ; x0 ; y0 ; 0)
 (x; y; z ) = i k
f

e G e la funzione di Green he soddisfa alle ondizioni di Neumann su


tutto il piano z = 0 . Con il onsueto metodo delle immagini si ottiene
Z
ia k b=2 0 eikR
(
x;
y;
L
)
'
;
dy

2
R
b=2
dove R2 = (x  d=2)2 + (y y0)2 + L2 ed a e la larghezza delle fenditure,
he possiamo assumere molto piu pi ola delle altre lunghezze in gio o.
Si noti he  non e normalizzabile rispetto alle variabili x e y , dato
he in un pro esso stazionario l'integrale di j  j2 rappresenta omunque
il risultato di un esperimento di durata in nita. Al ontrario la densita
di usso e normalizzabile, dato he il usso omplessivo attraverso le due
fenditure e nito. Introdu iamo allora dei vettori di stato \solo rispetto
a (y; z ) "
hx; yj i = C0 (x; y; L) ;
dove C0 e la ostante di normalizzazione (la stessa per entrambi gli stati)
del usso totale
Z

J=

F = h j J j i =

C02

Z +1

dxdy J (x; y)

dx dy Im
251


 (x; y; L) z  (x; y; L) = 1 :

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Ritornando ora alla determinazione dello stato % , assumiamo per sempli ita il limite di un fas io strettamente mono romati o; la situazione
reale orrisponde ad una somma in oerente di situazioni ideali di questo
tipo, ma non introdu e modi he sostanziali: se F (x; y; !) e la densita
di usso per un fas io mono romati o di frequenza ! = ~k2 =2m , allora

F (x; y) =

d! w(!) F (x; y; !)

(somma in oerente! Vedi Eq. (7.92)) e la densita di usso per un fas io


on dispersione w(!) . Si noti omunque he la dispersione in energia
tende a o us are il fenomeno di interferenza.
Supponiamo inizialmente he solo una delle due fenditure sia aperta.
Allora il sistema, inteso ome una singola parti ella in idente sulla lastra
fotogra a, e des ritto dallo stato puro j  ih  j e la densita di usso
F (x; y) si al ola ome in (7.102). Se entrambe le fenditure sono aperte,
lo stato e an ora puro
(7.103)
% = j ih j ; j i = 21 j + i + 12 j i ;
e dobbiamo sempre appli are la (7.102). Il fattore 1=2 in Eq. (7.103) serve
a mantenere la normalizzazione Tr %J = 1 : si noti he an he i termini
misti, ontenenti sia j + i he j i , ontribuis ono al usso totale, dato
he
Re h + j J j i = h  j J j  i :
Il modo piu rapido per veri are questa relazione sfrutta il fatto he, per
la onservazione del usso, l'integrale di F (x; y) non puo dipendere da
b e puo quindi essere valutato nel limite b ! 0 , ovvero + !
(in
realta il limite inferiore di b e la larghezza delle fenditure a, ma nella
nostra approssimazione a ! 0 ).
La densita di usso F (x; 0) presenta (per x non troppo grandi e kd
di ordine 1 ) la lassi a gura di interferenza dovuta alla sovrapposizione
oerente di j + i e j i , os ome qualitativamente des ritto nel x5.2.1.
Per L  x; d; b possiamo approssimare ulteriormente  (x; 0; L) ome


ia b k expfik L + (x  d=2)2 =2L g
;
(7.104)
 (x; 0; L) ' 2L
1 + (x  d=2)2 =2L2
per ui, all'ordine piu basso he mantiene l'integrabilita in y ,
"

#3=2



1 + 18 (d=L)2
2 kd x :
F (x; 0) ' F (0; 0)
os
2L
1 + (x=L)2 + 18 (d=L)2
Supponiamo ora di avere a disposizione un tipo parti olare di rivelatore
R , in grado di segnalare il passaggio di una parti ella in una data regione
dello spazio senza assorbirla ne perturbarne il moto in modo apprezzabile.
252

Preparazioni e misure

Queste qualita possono essere veri ate interponendo R tra sorgente e


lastra, senza lo s hermo on le fenditure, e onfrontando i risultati (numero omplessivo e distribuzione delle ma hie) on la situazione in ui
il rivelatore e assente. Posizioniamo quindi il rivelatore a ridosso di una
delle fenditure, di iamo f+ , tra s hermo e lastra, e ripetiamo l'esperimento (si tratta di una situazione ideale nel aso degli elettroni, dato he la
distanza tra le due fenditure, dell'ordine della lunghezza di De Broglie, e
generalmente troppo pi ola per un rivelatore reale; tuttavia esperimenti on ettualmente equivalenti sono possibili on geometrie ed apparati
diversi e on parti olari spe ie di parti elle).
Se R e e iente, esso \s atta" ir a meta delle volte, nel senso he si
veri a una orrelazione tra i \ li ks" del ontatore e meta delle ma hie.
D'altra parte, si osserva he la gura d'interferenza s ompare.
La distribuzione delle ma hie sulla lastra assume ora la forma
F (x; y) = 21 [F+ (x; y) + F (x; y)
ed e an ora orrettamente normalizzata in quanto des rive sia le ma hie
orrelate on i \ li ks" sia quelle anti- orrelate. Nella zona di nostro
interesse vale l'approssimazione


F (x; 0) ' 12 F (0; 0) 1 + 18 (d=L)2 
(
)



(x d=2)2 3=2
(x + d=2)2 3=2
1+
;
+ 1+
L2
L2
da onfrontarsi on la (7.104). La me ani a quantisti a minimale \spiega" il fenomeno nel seguente modo. Con l'introduzione del rivelatore
l'esperimento e ambiato e dobbiamo quindi determinare nuovamente lo
stato % he utilizzeremo per al olare F (x; y) . Il rivelatore funziona esattamente ome in un esperimento di prima spe ie: esso prepara il sistema
(una data parti ella) in uno dei due stati puri j  ih  j , \ ltrando" l'insieme statisti o des ritto da j ih j . Nel linguaggio orrente si di e he
esso \ridu e" o \pre ipita" lo stato puro j ih j in una mis ela statisti a
j ih j ! 21 j +ih +j + 21 j ih j :
Essa des rive due situazioni mutuamente es lusive: la parti ella o passa
attraverso f+ , on probabilita 1=2 , o passa attraverso f , sempre on
probabilita 1=2 .
La piu diretta interpretazione realisti a della me ani a quantisti a
vorrebbe riguardare questa riduzione ome un fenomeno si o vero e proprio he si veri a al momento del passaggio di una data parti ella attraverso il rivelatore R . Esso sarebbe ausato dalle parti olari proprieta
del rivelatore stesso ( he quando s atta subis e una transizione di stato ma ros opi a ed irreversibile) e della sua interazione on la parti ella.
253

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Questa interpretazione ha pero svariati difetti. Innanzitutto, lo stesso


fenomeno si o dovrebbe veri arsi an he quando, in ir a meta degli
eventi \elementari", R non s atta e quindi non avviene al una transizione
ma ros opi a ed irreversibile. In se ondo luogo, onsiderando la riduzione
ome una proiezione del vettore di stato da j i alla sua omponente lungo j + i o j i , avremmo a he fare on una transizione non unitaria
e quindi non des rivibile all'interno della me ani a quantisti a. Si noti
in parti olare he questa visione ontrasta on l'osservazione sperimentale
he il usso totale delle parti elle e lo stesso on o senza il rivelatore.
Esiste una spiegazione a prima vista elementare della questione, apa e di on iliare da un lato il radi ale e etto dell'introduzione di R e
dall'altro l'esigenza he esso vada onsiderato alla stregua di un qualsiasi
sistema si o, des rivibile in linea di prin ipio all'interno della me ani a
quantisti a. L'idea e la seguente.
La aratteristi a fondamentale di R e di interagire on la parti ella
S in modo tale da transire ertamente da uno stato j0ih0j ad uno stato
j1ih1j , osservabilmente distinto da j0ih0j e quindi ad esso ortogonale. Ora,
se la fenditura f e hiusa, lo stato omplessivo del sistema omposto
S [ R , rilevante per le misurazioni di jyihyj sulla lastra fotogra a, vale
senz'altro j + ih + j
j1ih1j . Se f+ e hiusa, allora lo stato omplessivo
vale senz'altro j + ih + j
j0ih0j (abbiamo ta itamente assunto h0j 0i =
h1j 1i = 1 ). In entrambi i asi il rivelatore non ha al un e etto sulle
osservazioni di J (x; y) , he e un'osservabile del solo sistema S .
Se entrambe le fenditure sono aperte, lo stato di S [ R deve essere,
per via del prin ipio di sovrapposizione lineare
1
%= p
2

j + i
j1i + j i
j0i



h +j
h1j + h j
h1j :

Si tratta an ora di uno stato puro, nel quale pero esiste una ben pre isa
orrelazione tra il vettore di stato del rivelatore e quello della parti ella.
La diversa normalizzazione rispetto all'Eq. (7.103) e dovuta al fatto he
j +i
j1i e ortogonale a j i
j0i . E proprio l'ortogonalita di j0i e
j1i a determinare la \riduzione": infatti, dato he J (x; y) agis e ome
l'identita rispetto a R , abbiamo

F (x; y) = Tr %J (x; y) = 21 h + j J (x; y) j + i h1j 1i + h j J (x; y) j



+ h j J (x; y) j + i h0j 1i + h + j J (x; y) j i h1j 0i
= 12 F+ (y; 0) + 21 F (y; 0)

= Tr 12 j + ih + j + 21 j ih j J (x; y) :
254

i h0j 0i

Preparazioni e misure

Al une osservazioni sono ne essarie per evitare di onsiderare troppo banale questo risultato. Innanzitutto, an he se equivalente alla mis ela statisti a propria della riduzione per quanto riguarda le osservabili del solo
S , lo stato % e an ora uno stato puro: esso ontinua a ontenere tutte le
oerenze quantome ani he he darebbero luogo a fenomeni di interferenza nella misurazione di opportune osservabili non banali an he su R .
In se ondo luogo, non e a atto fa ile dimostrare he la transizione he
avviene nel rivelatore sia una onseguenza dell'evoluzione quantome ani a unitaria governata dalla Hamiltoniana omplessiva, he tenga onto
dell'interazione tra R e S e delle aratteristi he interne di R .
Non e omunque questo il luogo per addentrar i oltre in una temati a di ile e spinosa, dove spesso la si a viene persa di vista a favore
della loso a (per approfondimenti si veda per esempio [WZ83). Conviene solo notare ome la \spiegazione" appena fornita del me anismo
di riduzione porti ad una visione della natura piuttosto uriosa, dove
le interazioni passate on oggetti lontani nel tempo e nello spazio vanno sempre in luse nella des rizione degli eventi attuali: lo s hermo ed
il rivelatore potrebbero essere molto lontani dalla lastra fotogra a, rendendo piuttosto misterioso l'utilizzo dello stato omplessivo di S [ R
per al olare una probabilita relativa al solo sistema S . Nel prossimo
paragrafo esamineremo un'altra straordinaria istanza di questo aspetto
intrinsi amente \non-lo ale" della me ani a quantisti a.

7.9.2. Diseguaglianze di Bell. Consideriamo un sistema si o S


omposto da due sottosistemi S1 e S2 , ed una oppia di strumenti in
grado di misurare separatamente osservabili dell'uno o dell'altro sottosistema. Per gli s opi della presentazione non e ne essario fare riferimento
a sistemi si i on reti, ma tale s elta rende piu immediata l'esposizione.
Parleremo quindi di parti elle dotate di spin 1/2 (vedi al x8.2.2) e di apparati di Stern-Gerla h vedi al x5.1.6). Si noti omunque he non abbiamo
a atto bisogno della teoria quantome ani a del momento angolare per
de nire operativamente una parti ella di spin 1/2. Una tale parti ella e
sempli emente il orpus olo, per ipotesi dotato di un momento magneti o,
di un fas io he viene suddiviso in due da un apparato di Stern-Gerla h;
l'osservabile spin (opportunamente normalizzata) vale +1 per tutti i orpus oli di un sottofas io e 1 per quelli dell'altro. Per misurare lo spin
di una data parti ella, dobbiamo prepararla in modo he passi attraverso
un apparato di Stern-Gerla h e quindi rivelarla su una o l'altra delle due
direzioni. Inoltre, ome sappiamo, la stessa situazione si ripropone per
ogni orientazione dell'apparato, per ui esiste un'osservabile spin per ogni
orientazione.
255

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

Torniamo ora al sistema omposto, e denotiamo on a e b , rispettivamente, i versori he individuano le orientazioni dei due apparati. Sia
inoltre A l'osservabile \spin di S1 relativa all'orientazione a " ed analogamente B quella di S2 . Si noti he esse sono re ipro amente ompatibili.
L'esperimento in questione onsiste nella preparazione ripetuta di S
in un erto stato, da una fase di evoluzione indisturbata e di durata variabile e quindi da una misurazione di A e B in regioni di spazio arbitrariamente lontane. Evidentemente la dinami a e le ondizioni sperimentali
sono tali per ui la parti ella S1 attraversa un apparato e la parti ella S2
attraversa l'altro in almeno al une delle ripetizioni. Noi siamo interessati
in questi asi soltanto e vogliamo studiare le orrelazioni tra l'osservazione
di un erto valore per A da una parte e di B dall'altra al variare delle
orientazioni a e b .
Supponiamo ora he i valori misurati di A e B dipendano, oltre he
dalle orientazioni a e b dei magneti, an he da un insieme di parametri,
he ra ogliamo in un uni o simbolo  , e he rappresentano tutte le ondizioni rilevanti ma ignote dell'esperimento. L'ipotesi fondamentale he
vogliamo mettere alla prova e se possono esistere delle funzioni A(a; ) =
1 e B (b; ) = 1 he rappresentano le osservabili A e B . Si tratta
ioe di tentare una des rizione lassi a, deterministi a e lo ale dell'esperimento. In una des rizione non lo ale dovremmo ammettere an he funzioni
della forma A(a; b; ) e B (a; b; ) : esse impli herebbero una dipendenza
di quanto osservato da una parte dalle s elte fatte dall'altra parte, he
potrebbe essere distante anni-lu e.
Poi he non sappiamo nulla sui valori assunti dalle variabili nas oste
, he possono ambiare da una osservazione all'altra, dobbiamo fare una
media su di essi. Sia f () la distribuzione di probabilita, omunque
ignota, di  . Allora, per ssate orientazioni, la orrelazione tra A e B
si s rive
(7.105)

C (a; b) =

d f () A(a; )B (b; ) :

Ora onsideriamo altre due orientazioni a0 ; b0 e al oliamo

C (a; b) C (a; b0 ) =
=

Z
Z
Z

d f () A(a; )B (b; ) A(a; )B (b0 ; )

d f ()A(a; )B (b; ) 1  A(a0 ; )B (b0 ; )

d f ()A(a; )B (b0 ; ) 1  A(a0 ; )B (b; ) :


256

Preparazioni e misure

Dato he jA(a; )j = 1 = jB (b; )j e f () e per de nizione nonnegativa


e normalizzata, otteniamo ora
Z


0
jC (a; b) C (a; b )j  d f () 1  A(a0; )B (b0; )
+
ovvero

d f () 1  A(a0 ; )B (b; )



= 2  C (a0 ; b0 ) + C (a0 ; b) ;

jC (a; b) C (a; b0)j + jC (a0; b) + C (a0; b0)j  2 :


Queste sono note ome diseguaglianze di Bell. Dato he queste dis-

eguaglianze sono state derivate senza fare al un riferimento alla me ani a


quantisti a, non e a atto detto he la me ani a quantisti a le rispetti.
Supponiamo he il sistema S sia una parti ella di spin 0 , nel senso he
non venga de essa dall'apparato di Stern-Gerla h, per qualunque orientazione dei magneti. Supponiamo inoltre he S possa \de adere" nella
oppia S1 , S2 di parti elle di spin 1/2. Questo e proprio il pro esso des ritto sopra. Nel ap. 8 vedremo he lo stato di spin 0 ottenuto
omponendo due sistemi di spin 1/2 ha la pre isa espressione

j0; 0i = p1 j+i
j i j i
j+i ;
2
in termini degli stati ji delle due parti elle S1 e S2 . j+i e lo stato delle
parti elle he vengono de esse da una parte, e j i quello delle parti elle
de esse dall'altra, da un apparato di Stern-Gerla h orientato in un erto
modo. L'orientazione pre isa non onta, dato he j0; 0i des rive uno stato
invariante per rotazioni (vedi ap. 8).
Cal oliamo ora espli itamente il orrelatore C (a; b) se ondo le regole
della me ani a quantisti a. Le osservabili A e B sono rappresentate
rispettivamente dagli operatori a   e b   , dove  = (x ; y ; z ) e la
terna delle matri i di Pauli he agis ono ome
(7.106)
x ji = ji ; y ji = i ji e z ji =  ji
sugli stati delle parti elle S1 e S2 . L'asse z e per de nizione quello
de nito da uno dei due apparati di Stern-Gerla h. La s elta e irrilevante
poi he a   e b   sono operatori s alari, invarianti per rotazione. Con
le regole (7.106) otteniamo subito
C (a; b) = h0; 0j a  
a   j0; 0i = a  b :
Ponendo a  b = os  e s egliendo a0 = b e b0 = 2(a  b)b a , per
ui a0  b = 1 , a  b0 = os 2 e a0  b0 = os  , le diseguaglianze di Bell
imporrebbero
j os  os 2j + j os  + 1j  2 ;
257

Lo sviluppo formale della me ani a quantisti a

ovvero

2 os  os 2  1 :
per qualunque valore di  ompreso tra 0 e =2 . Ma questo e palesemente falso per un intero intervallo entrato in  = =3 .
Dunque le diseguaglianze di Bell sono violate dalla me ani a quantisti a e l'evidenza sperimentale punta de isamente dalla parte della me ani a quantisti a [ADR82.
Si noti he le ipotesi sotto le quali le diseguaglianze sono state derivate
possono essere ulteriormente \alleggerite". Infatti possiamo an he evitare
di assumere il determinismo esatto se ondo il quale le osservabili A e B
assumono un valore de nito non appena a , b e  sono ssate. Supponiamo allora he esistano due algoritmi indipendenti di arbitraria natura
per al olare i valori medi hAi = A(a; ) e hB i = B (b; ) a partire da
una data rappresentazione matemati a delle osservabili A e B . Ad esempio, in una des rizione di tipo lassi o, potremmo separare dall'insieme di
tutte le variabili nas oste quelle pertinenti alla sola osservazione di A , he
denotiamo brevemente on 1 , e quelle pertinenti alla sola osservazione
di B , denotate on 2 ; potremmo quindi introdurre due distribuzioni di
probabilita indipendenti f1 (a; 1 ) e f2 (b; 2 ) per il veri arsi di A = +1
o A = 1 e di B = +1 o B = 1 , per ui avremmo
Z

A(a; ) = d1 f1 (a; 1 )A(a; 1 ; ) ;
on un'espressione analoga per B . In una des rizione di tipo quantome ani o avremmo regole diverse per al olare i valori medi, ma in generale
la nozione piu intuitiva di lo alita ri hiede omunque he hAi non possa
dipendere da b e vi eversa.
Dunque l'espressione (7.105) per il orrelatore si generalizza subito
alla
Z
(7.107)
C (a; b) = d f () A(a; ) B (b; ) :
Ma dato he i valori osservati di A e B sono 1 , i rispettivi valori medi
sono numeri on modulo minore o al piu eguale ad uno e la dimostrazione
pre edente ontinua a valere senza ne essita di modi he.
In on lusione, la nozione di lo alita he sottende alla (7.107) e in
ontrasto on la me ani a quantisti a: il fatto he i due sistemi si i
S1 e S2 fossero un tempo strettamente legati in un sistema omposto
S ontinua a far sentire i propri e etti an he quando S1 e S2 sono
spazialmente separati a distanze arbitrarie.

258

CAPITOLO 8

Momento angolare
La trattazione del momento angolare riveste un ruolo parti olarmente
importante nel formalismo della me ani a quantisti a. In primo luogo
essa presenta un ulteriore notevolissimo esempio di due fenomeni tipi i della me ani a quantisti a: la non ompatibilita di osservabili fondamentali
lassi amente ompatibili, e la dis retizzazione del loro spettro, lassi amente ontinuo. In se ondo luogo erte aratteristi he salienti della
me ani a quantisti a trovano esempi paradigmati i proprio nelle proprieta del momento angolare, grazie alla sempli azione fornita dalla natura
dis reta, o addirittura nita, dello spettro di ias una omponente. In ne,
an he se non erto per importanza, lo studio del momento angolare, spe ie
in relazione on le rotazioni dello spazio si o R3 , ostituis e un esempio fondamentale dello straordinario ruolo svolto in me ani a quantisti a
dalla teoria dei gruppi e delle loro rappresentazioni. Questo aspetto verra
trattato in modo generale nel prossimo apitolo, ui rimandiamo an he
per ulteriori approfondimenti sulle rotazioni e sul momento angolare.

8.1. Momento angolare orbitale

Se ondo la me ani a lassi a, un punto materiale lo alizzato in x on


momento lineare p possiede un momento angolare orbitale

L=x^p:
In e etti, per un punto materiale L oin ide on il momento angolare
totale J , inteso ome funzione generatri e delle trasformazioni anoni he
(8.1)

orrispondenti alle rotazioni dello spazio si o R3 . Per una ollezione


di punti materiali possiamo inve e distinguere tra il momento angolare
orbitale dell'intera ollezione, L = X ^ P , dove X e la posizione del
entro di massa e P il momento totale, e il momento angolare interno
(8.2)

M=

(xn

X ) ^ pn :

M oin ide on la somma dei momenti angolari orbitali di ias una

parti ella misurati relativamente al entro di massa del sistema. Per


259

Momento angolare

ostruzione L + M = J . Com'e noto, onsiderazioni analoghe valgono nel aso dei mezzi ontinui e dei ampi, quali quello elettromagneti o
e gravitazionale.
Consideriamo ora la des rizione quantome ani a di un singolo punto materiale. Come sappiamo, essa onsiste nel promuovere x e p ,
 = (1; 2; 3) = (x; y; z ) , ad operatori autoaggiunti nello spazio di Hilbert
degli stati, on regole di ommutazione anoni he [x ; p = i~  . Sappiamo an he he alle osservabili lassi he, ioe alle funzioni a volori reali
A(x; p) vengono a orrispondere, in generale, diversi operatori autoaggiunti, e quindi diverse osservabili quantome ani he. Questo ostituis e il problema dell'ordinamento gia dis usso nel x5.2.3 e x7.8. Le tre
omponenti del momento angolare orbitale
(8.3)
L =  x p
ovvero
Lx = ypz zpy ; Ly = zpx xpz ; Lz = xpy ypx ;
non so rono di al un problema di ordinamento, per ui risulta naturale
(prin ipio di orrispondenza) identi are in L an he il momento angolare orbitale quantome ani o. Come vedremo nei prossimi paragra , si
tratta di una identi azione naturale in base al ruolo di generatore delle
rotazioni rivestito dal momento angolare.
Una onseguenza immediata della relazione (8.1) e un nuovo prin ipio
di indeterminazione: non e piu possibile attribuire simultaneamente un
valore esatto a piu di una omponente di L . Infatti le tre omponenti
Lx , Ly e Lz non sono osservabili ompatibili, ma soddisfano alle regole
di ommutazione
[Lx ; Ly = i~ Lz ; [Lz ; Lx = i~ Ly ; [Ly ; Lz = i~ Lx ;
he possiamo riassumere on isamente nella
(8.4)
[L ; L = i~  L ;
o, equivalentemente,
[a  L ; b  L = i~ (a ^ b)  L ;
dove a e b sono arbitrari vettori \ -numero"1. D'altra parte, e fa ile
veri are he il modulo quadro di L , vale a dire
L2 = L  L = L2x + L2y + L2z ;
ommuta on ias una omponente
[L2 ; Lx = [L2 ; Ly = [L2 ; Lz = 0 ;
1Con -numero si intende un numero lassi o, ioe un multiplo dell'operatore
identita. Al ontrario un \q-numero" e un operatore non banale sullo spazio di Hilbert.

260

Momento angolare orbitale

ovvero, piu in breve

[L2 ; L = 0 :
Di onseguenza L2 ed una delle tra omponenti, di iamo Lz (questa e
la s elta standard, ma una qualsiasi ombinazione lineare di Lx , Ly e
Lz andrebbe altrettanto bene), possono essere diagonalizzati simultaneamente.
Osservazione. Conviene ora adottare le unita di misura in ui ~ =
1 . In altri termini, misuriamo i momenti lineari in unita di ~ [lunghezze 1 ,
i momenti angolari in unita di ~ e le energie in unita di ~ [tempi 1 .
Altre regole di ommutazione rilevanti sono quelle tra L e la oppia
anoni a x , p :
[L ; x = i x ; [L ; p = i p :
Esse impli ano fra l'altro he r2 = x  x e p2 = p  p ommutano on
L . Quindi aggiungendo una funzione di p2 e/o di r alla oppia L2 , Lz
otteniamo un insieme ompleto di osservabili ompatibili per il singolo
punto materiale. Si pensi ad esempio alla Hamiltoniana orrispondente
ad un ampo entrale studiata nel ap. 6.5. Espli itamente abbiamo,
adottando la onvenzione della somma sugli indi i ripetuti,
L2 =   x p x p
= (    ) x p x p
= x p (x p x p )
= r2 p2 (x  p)2 + ix  p :
Possiamo quindi porre, nella rappresentazione della posizione,
1
(8.5)
p2 = p2r + 2 L2 ;
r
dove, ome si al ola agevolmente in oordinate sferi he, p2r e il quadrato
dell'operatore di erenziale simmetri o
1
r
pr = i
r r
(vedi Eq. (4.7)).
Problema 8.1-1. Sempre nella rappresentazione della posizione, in
oordinate sferi he, si veri hi he L  Lx  iLy e Lz diventano gli
operatori di erenziali





i'
L = e
 # + i ot # '
(8.6)

Lz = i :
'
261

Momento angolare

Quindi abbiamo
(8.7)

1
L2 =
sin2 #

"


sin #
#

2

2
+ 2 :
'

L2 e Lz ontengono solo gli angoli sferi i e non la oordinata radiale r .


Al ontrario pr non oinvolge # e ' ma solo r , per ui ommuta on
L2 e Lz senza essere una funzione degli stessi. La relazione (8.5) realizza
in de nitiva la separazione del problema agli autovalori per la parti ella
in un ampo entrale.
Problema 8.1-2. Si onsiderino le oordinate proiettive (w; w ) sulla
sfera S 2 , legate agli angoli sferi i # e ' dalla relazione w = ei' ot # ,
w = oniugata omplessa di w . Si veri hi he L e Lz assumono la
forma
L+ =  w2  ; L =  + w2  ; Lz = w w 
dove  = w e  = w . Si veri hino inoltre le regole di ommutazione
(8.4), non he la relazione L = Ly+ (N.B.: la misura per l'integrazione
di Lebesgue su S 2 non e sempli emente dw dw , ome sarebbe sul piano
R2 .)

Come gia sappiamo da x4.1.3 e x6.5.1, gli operatori di erenziali L2 e Lz


sono diagonali sulle armoni he sferi he Ylm (#; ') ,

L2 Ylm = l(l + 1)Ylm ; Lz Ylm = mYlm ;


on l = 0; 1; 2; : : : e m = l; l +1; : : : ; l 1; l . Questa parti olare quantizzazione degli autovalori l(l + 1) e m e dovuta alle ondizioni al ontorno
he sembra naturale imporre su Ylm (#; ') per via della natura angolare
dei suoi argomenti. Esse sono: regolarita in # = 0 e # =  e periodi ita
in ' , Ylm (#; ' + 2) = Ylm (#; ') . Tuttavia queste due ri hieste sono veramente naturali per ampi lassi i, ome quello elettromagneti o e quelli
he des rivono i mezzi materiali ontinui, he sono per ipotesi grandezze
si he osservabili. Non e os per la funzione d'onda quantome ani a ,
la quale, al ontrario del suo modulo quadro, non possiede una interpretazione si a diretta. Ora j j2 puo benissimo essere regolare in # = 0
e # =  e periodi a in ' (ovvero monodroma in R3 ), senza he la
stessa lo sia. Ad esempio le ondizioni di periodi ita a meno di un fattore
di fase (o ondizioni di quasiperiodi ita), (r; #; ' +2) = e2i (r; #; ') ,
garantis ono la periodi ita di j j2 , soddisfano alla naturale ri hiesta he
i=' sia autoaggiunto e non sono in on itto on la regolarita in # = 0
e # =  dello stesso j j2 . Ma on tali ondizioni al ontorno lo spettro
di i=' non oin ide piu on gli interi relativi.
262

Momento angolare orbitale


Problema 8.1-3. Si veri hi he se si ammettessero autofunzioni quasiperiodi he lo spettro di i=' sarebbe della forma fn + j n 2 Zg (si
osservi he ei ' trasforma funzioni d'onda periodi he in funzioni d'onda
quasiperiodi he ed agis e ome una traslazione su i=' ).

Tuttavia autofunzioni quasiperiodi he non sono ammissibili in quanto non


possono essere simultaneamente autofunzioni di L2 : queste ultime sono
infatti date da restrizioni alla super ie della sfera S 2 di funzioni he
devono essere di erenziabili in R3 , dato he appartenengono al dominio
dell'operatore di Lapla e. Le autofunzioni Ylm di Lz e L2 sono dunque
di erenziabili sulla sfera S 2 . Questa ir ostanza risulta meglio evidenziata dalla notazione Ylm = Ylm (^x) , x^ = x=jxj , he d'ora in poi adotteremo.
Si osservi he S 2 e una varieta sempli emente onnessa : ogni urva hiusa
su S 2 e ontraibile in modo ontinuo ad un singolo punto. Una funzione
quasiperiodi a in ' , os ome ogni altra funzione polidroma lungo una
urva hiusa, deve ne essariamente avere delle singolarita tali da porla al
di fuori del dominio di de nizione simultaneo di Lz e L2 . L'analisi in
oordinate \singolari" ome quelle sferi he risulta quindi piu intri ata del
dovuto.
In e etti, per veri are he Lz puo avere solo autovalori interi, possiamo pro edere in modo puramente algebri o, senza far ri orso ad una
rappresentazione spe i a. Introdu iamo gli operatori

a1 = 21 [x + py i(y px )
a2 = 21 [x py + i(y + px )
e i relativi oniugati hermitiani ay1 e ay2 . Essi soddisfano alle usuali regole
di ommutazione di reazione-anni hilazione (vedi al x6.2),
[aj ; ak = 0 = [ayj ; ayk
[aj ; ayk = jk ;
dove j; k = 1; 2 . Si veri a quindi fa ilmente he

Lz = ay1 a1 ay2 a2 ;
ovvero he Lz si puo s rivere ome di erenza di due operatori-numero
indipendenti (vedi an ora al x6.2 sull'os illatore armoni o). Se ne dedu e
subito he lo spettro di Lz ha la forma m = n1 n2 , on n1 e n2
interi non negativi. Quindi m puo assumere tutti e soli i valori interi,
on degenerazione ontabilmente in nita.
263

Momento angolare

8.2. Rotazioni e momento angolare


Lo spazio di Hilbert di un punto materiale sostiene in modo del tutto naturale una rappresentazione del gruppo delle rotazioni (per la nozione generale di gruppo e di rappresentazione vedi App. B.1). Questa a ermazione
si spiega nel modo seguente.
Una rotazione R e una trasformazione x ! x0 dello spazio si o
3
R in se stesso he
a) las ia invariate le distanze tra ogni oppia di punti;
b) non sposta l'origine delle oordinate artesiane;
) preserva l'orientazione relativa degli assi.
La proprieta a) impli a a fortiori he ( ontinua a valere la onvenzione
indi i ripetuti = indi i sommati)
x0 x0
dx0  dx0  =   dx dx = dx dx ;
x x
0
ovvero he R  x =x sono gli elementi di una matri e ortogonale
R : RRT = 1 . Nel aso di una trasformazione in nitesima (possibile in
quanto l'orientazione relativa degli assi viene onservata), possiamo quindi
s rivere
x0 ' x +  ; R '  +   ;
dove  e una funzione in nitesima di x e  e una abbreviazione di
=x . La ondizione di ortogonalita diventa quindi
 = R R ' ( +   )( +   )
=  +   +   + O( 2 ) ;
ioe   =   . Ma allora
   =    =   
= +   = +  
=    =    ;
ioe    = 0 , per ui   e quindi R sono delle ostanti. In
de nitiva abbiamo dimostrato he le rotazioni hanno la forma analiti a
x ! Rx ; (Rx) = R x
on R matri e ortogonale he preserva l'orientazione relativa degli assi,
vale a dire det R = 1 . Dato he la omposizione di due rotazioni si
tradu e nella moltipli azione delle due matri i orrispondenti, si dedu e
in ne he il gruppo delle rotazioni e isomorfo a SO(3) , il gruppo delle
matri i ortogonali on determinante unitario.
Ogni trasformazione di R3 indu e una trasformazione sulle funzioni
de nite su R3 . In parti olare, il modulo quadro della funzione d'onda
264

Rotazioni e momento angolare

del punto materiale, he ome sappiamo rappresenta la densita di probabilita di trovare la parti ella, e una grandezza s alare, nel senso he assume
nel punto trasformato lo stesso valore he aveva nel punto originale:
x ! x0 =) ! 0 ; j 0 (x0 )j2 = j (x)j2 :
Questa proprieta risulta ovvia quando la trasformazione in questione viene
onsiderata nel senso passivo, ioe ome un ambiamento di oordinate he
las ia i punti di R3 immobili ma ne ambia la parametrizzazione. (Vi eversa, nella visione attiva il sistema di riferimento resta sso mentre i punti
di R3 ruotano attorno ad un determinato asse). Ora, per de nizione,
un punto materiale non ha al una struttura interna e risulta interamente
aratterizzato dall'insieme ompleto di osservabili ompatibili ostituito
dalle tre omponenti della posizione. Nel aso delle rotazioni otteniamo
per io
j 0 (Rx)j2 = j (x)j2 :
Tuttavia questa relazione non e su iente per de nire la nuova funzione
d'onda 0 , dato he non ne ssa la fase. In linea di prin ipio potremmo
porre
0 (Rx) = ei (x;R; ) (x) ;
(8.8)
dove la grandezza reale  potrebbe dipendere dal punto, dalla rotazione e
dalla parti olare funzione d'onda. Dobbiamo pero tenere onto he, oltre
alla densita di probabilita, la funzione d'onda de nis e an he la orrente
di probabilita j = Im [ r (si veda il x5.2.6 e si ri ordi he ~ = 1
nelle unita attuali). Risulta naturale ri hiedere he j si trasformi ome
un vettore sotto rotazioni, ioe ome x :
(8.9)
j 0 (x0 ) = R j (x) ;


dove evidentemente j 0 e la orrente de nita da 0 . Se si trasformasse


on il fattore di fase ome nella (8.8), allora

1 
j 0  (x0 ) = Im 0 (x0 ) 0  (x0 )
m h
n
oi
1
= Im e i (x) R  e i (x)
m


1
= R j (x) + R Re j (x)j2   :

m
L'a ordo on la ri hiesta (8.9) impone quindi he  non dipenda dal
punto:   = 0 . In sostanza, dato he stiamo lavorando nella rappresentazione della posizione in ui p = i , la ondizione appena trovata i
permette di appli are la regola della derivata omposta per al olare la
265

Momento angolare

legge di trasformazione del momento, he risulta essere quella propria dei


vettori
x0
(8.10)
 =  0 =) p0 = R p :
x
Tuttavia  potrebbe an ora dipendere sia da R he da . Non e questa
la sede per dis utere oltre tali possibilita, per ui rimandiamo la questione
al prossimo apitolo, he e dedi ato alla trattazione generale delle simmetrie in me ani a quantisti a. Grazie al teorema di Wigner (vedi al x9.1.1)
sulla realizzazione delle trasformazioni di simmetria in me ani a quantisti a, si dimostra allora he risulta sempre possibile ride nire le fasi
globali delle funzioni d'onda in modo tale he  (R; ) = 0 per qualunque rotazione R e funzione d'onda . Il fatto he le funzioni d'onda si
trasformino se ondo una legge universale, uguale per tutte, garantis e he
le rotazioni agis ono linearmente sullo spazio di Hilbert,
1 1 + 2 2 ! 1 10 + 2 20
e onservano i prodotti s alari
Z

0 0
 =
d3 x0 0 (x0 )0 (x0 )
=

d3 x (x)(x)

= h j i :
Si tratta ioe di trasformazioni unitarie. In de nitiva, siamo arrivati
al seguente fondamentale risultato: ad ogni rotazione R orrisponde la
trasformazione ! 0  U (R) , dove l'azione dell'operatore unitario
U (R) risulta de nita dalla (8.8) on  = 0 , vale a dire
(8.11)
(U (R) )(x) = (R 1 x) :
Questa orrispondenza R ! U (R) ostituis e la rappresentazione s alare
del gruppo SO(3) delle rotazioni.
Per veri are he la (8.11) de nis e e ettivamente una rappresentazione di SO(3) i basta omporre due trasformazioni:
(U (R1 )U (R2 ) )(x) = (U (R2 ) )(R1 1 x)
= (R2 1 R1 1 x)
= ((R1 R2 ) 1 x)
= (U (R1 R2 ) )(x) ;
ovvero, dato he e arbitraria,
U (R1 ) U (R2 ) = U (R1 R2 ) ;
266

Rotazioni e momento angolare

he e quanto ri hiesto. La denominazione s alare spe i a he si tratta


di quella naturalmente sostenuta da oggetti s alari. In e etti, avremmo
potuto n dall'inizio assumere la legge di trasformazione (8.11) per le
funzioni d'onda del punto materiale, sempli emente ri hiedendo he la
stessa, e non solo il suo modulo quadro, sia una funzione s alare sotto
rotazioni. Un modo molto rapido di pro edere onsiste nel fare uso dei
vettori generalizzati jxi he des rivono gli stati di lo alizzazione idealmente esatta. Risulta allora naturale de nire U (R) tramite l'azione su
di essi

U (R) jxi = jR xi :

(8.12)

Un fattore di fase davanti al membro di sinistra, in linea di prin ipio


sempre possibile, non potrebbe omunque dipendere da x , in base alla
ri hiesta he l'operatore momento p si trasformi ome un vettore (vedi Eq. (8.10)). Potrebbe quindi dipendere solo da R ed essere per io
eliminabile da una ride nizione di U (R) . Otteniamo os
(U (R) )(x)  hxj U (R) j

i = R 1 x i = (R 1 x)

he e proprio la regola (8.11). In apparenza abbiamo evitato tutto il


dis orso pre edente sulla universalita della legge di trasformazione. Di
fatto non e os: la de nizione (8.12) di per se non basta per a ermare he
U (R) e un operatore lineare sullo spazio di Hilbert, dobbiamo ri hiederlo
espli itamente

U (R) j

i  d3 x (x) U (R) jxi :

Questa pro edura e senza dubbio onsistente, il problema e l'uni ita, a


meno di fattori di fase banali, del risultato (8.11). Il teorema di Wigner,
assieme a erte proprieta delle rotazioni he dis uteremo al x9.3.4, i assi ura proprio he qualunque altra realizzazione delle rotazioni sui raggi
dello spazio di Hilbert (si ri ordi he solo i raggi hanno un signi ato si o
diretto) e equivalente alla (8.11).
Esaminiamo ora la onnessione tra rotazioni e momento angolare orbitale. Una rotazione in nitesima per de nizione di eris e po o dalla
trasformazione identi a, ovvero si s rive
(8.13)

R ' 1 + M

dove e un parametro in nitesimo e M e una matri e antisimmetri a,


MT = M . Gli elementi di tale matri e sono quindi della forma M =
  , on  le omponenti del trivettore  . Allora, al primo ordine
267

Momento angolare

in , di ottiene
(U (R) )(x) ' (x + Mx)
' (x) + M x  (x)
= [1 i  L (x) ;
dove L = i  x  sono proprio le omponenti artesiane del momento angolare orbitale. Quindi, data l'arbitrarieta di , deve valere
(8.14)
U (R) ' 1 i   L :
Si noti he an he R in (8.13) si puo ris rivere in una forma analoga,
R ' 1 i   ` ;
in termini della terna ` di matri i hermitiane on elementi
(8.15)
(` ) = i :
E fa ile al olare le regole di ommutazione
(8.16)
[` ; ` = i ` ;
he sono strutturalmente identi he a quelle soddisfatte da L, Eq. (8.4).
Componendo in nite volte la stessa rotazione in nitesima si ottiene una
rotazione nita (possiamo identi are on N 1 nel limite N ! 1 ):


`
R()  lim 1 i
N !1
N

N

= exp( i  `) :

Per stabilire in modo geometri amente hiaro quale sia la rotazione e ettivamente des ritta da R() , introdu iamo il versore n = =jj e l'angolo
= jj . Si trova allora (il al olo e las iato ome eser izio):
(8.17)
R() x = x os + n ^ x sin + (1 os )(n  x) n :
Si tratta quindi di una rotazione antioraria di un angolo (per de nizione
positivo) attorno all'asse individuato dal versore n (rotazioni on
angoli negativi sono riprodotte ome rotazioni antiorarie attorno all'asse
n ). L'espressione
(8.18)
R()  R(n; ) = exp( i n  `)
de nis e n  ` ome il generatore delle rotazioni attorno all'asse n . Possiamo ora ripetere la stessa analisi per l'operatore U (n; )  U (R())
he rappresenta R() sullo spazio di Hilbert2. Otteniamo
(8.19)
U (n; ) = exp( i n  L)
2Dato he lo spazio di Hilbert in questione e in nito-dimensionale, bisogna spe i are il dominio su ui valgono veramente oggetti ome [1 i   L=N N per N
arbitrariamente grandi. Si dimostra omunque he tale dominio e denso nello spazio di
Hilbert, per ui il limite N ! 1 de nis e un uni o operatore unitario.

268

Rotazioni e momento angolare

he identi a in n  L , ioe nella omponente del momento angolare orbitale lungo l'asse individuato da n , il generatore delle trasformazioni
unitarie sullo spazio di Hilbert di un punto materiale orrispondenti alle
rotazioni attorno allo stesso asse. In breve, il vettore L genera le rotazioni
di un punto materiale quantome ani o.
Abbiamo dunque veri ato he R e U (R) hanno la stessa forma
esponenziale, l'una in funzione delle matri i hermitiane ` e l'altro degli
operatori autoaggiunti L . I generatori ` ed i loro rappresentanti sullo
spazio di Hilbert, L , soddisfano alle stesse regole di ommutazione, (8.16)
e (8.4), rispettivamente. Per al olare tali regole abbiamo fatto uso della
forma espli ita di ` (Eq. (8.15)) e di L (Eq. (8.3)), ma dovrebbe ormai
essere hiaro he esse sono univo amente ssate dalla struttura gruppale
di SO(3) (vedi l'App. B.1). Per veri arlo espli itamente, onsideriamo
il osiddetto ommutatore nito
C (R1 ; R2 ) = R1 R2 R1 1 R2 1
dove R1 = R(n1 ; 1 ) e R2 = R(n2 ; 2 ) . Sviluppando no al se ondo
ordine i vari esponenziali si trova
C (R1 ; R2 ) ' 1 1 2 [n1  ` ; n2  ` :
D'altro lato possiamo al olare espli itamente C (R1 ; R2 ) dalla formula
(8.17) e trovare, allo stesso ordine in 1 2 :
C (R1 ; R2 ) ' 1 i 1 2 (n1 ^ n2 )  ` :
Le regole di ommutazione (8.16) seguono immediatamente. Dunque alla
legge di omposizione del gruppo SO(3) orrisponde una pre isa struttura
algebri a nello spazio lineare dei generatori (le matri i hermitiane puramente immaginarie he si ottengono ombinando linearmente le tre ` )
aratterizzata da determinate regole di ommutazione he si hiudono sui
generatori stessi. Si tratta di una osiddetta algebra di Lie. Data una
rappresentazione unitaria R ! U (R) del gruppo SO(3) , si ottiene quindi automati amente una rappresentazione autoaggiunta della sua algebra
di Lie, poi he
C (U (R1 ); U (R2 )) = U (C (R1 ; R2 )) :
Come vedremo, il vi eversa non e sempre vero.

8.2.1. Momento angolare interno.

Consideriamo ora l'estensione


della rappresentazione s alare (8.11) ad una ollezione di punti materiali,
aratterizzati dalle oppie anoni he (xj ; pj ) , j = 1; 2; : : : ; N . I singoli momenti angolari orbitali, Lj = xj ^ pj , soddisfano alle regole di
ommutazione
[a  Lj ; b  Lk = i jk (a ^ b)  Lj :
269

Momento angolare

Dunque Lj genera gli operatori Uj (R) he ruotano soltanto l'argomento


xj della funzione d'onda (x1 ; x2 ; : : : ; xN ) :
(Uj (R) )(x1 ; : : : ; xn ) = (x1 ; : : : R 1 xj ; : : : ; xn ) :
Si tratta sempre di una rappresentazione unitaria delle rotazioni, ma ertamente non di quella orrispondente alle rotazioni dello spazio si o in
ui si muovono le parti elle. Queste ultime devono ammettere sia una
interpretazione attiva he una passiva ed agire quindi simultaneamente su
tutti gli argomenti della funzione d'onda, vale a dire
(8.20)

(U (R) )(x1 ; x2 ; : : : ; xn ) = (R 1 x1 ; R 1 x2 ; : : : ; R 1 xn ) :

La rappresentazione R ! U (R) e hiaramente fattorizzata nel prodotto


diretto delle rappresentazioni sostenute da ias una parti ella:

U (R) = U1 (R) U2 (R) : : : UN (R)

ed e generata dal momento angolare

J=

N
X
j =1

totale

Lj :

Possiamo an he ripetere le onsiderazioni fatte all'inizio del x8.1, e suddividere la ollezione fLj j = 1; 2; : : : N g nel momento angolare orbitale
L dell'intero sistema visto ome un singolo oggetto, e nel momento angolare interno M (vedi Eq. (8.2)). Per ostruzione [L; M = 0 , L genera
le rotazioni del sistema ome se tutte le parti elle fossero on entrate nel
entro di massa e M genera le rotazioni attorno al entro di massa. In
ogni aso J = L + M e
U (R) = UL (R)UM (R) ; UL (R) = e iL ; UM (R) = e iM :

8.2.2. Momento angolare intrinse o: spin.

Nel pre edente paragrafo abbiamo onsiderato la lasse piu ovvia di rappresentazioni quantome ani he delle rotazioni, partendo dal singolo punto materiale ed estendendo la stessa logi a a piu parti elle s alari, ioe punti materiali des ritti da funzioni d'onda s alari sotto rotazioni. Ripensando pero alla
formulazione generale della me ani a quantisti a, a lungo des ritta nel
ap. 7, risulta naturale prendere in onsiderazione possibilita piu generali.
Si tratta omunque di generalizzazioni imposte dall'evidenza sperimentale: esistono sistemi si i assimilabili al punto materiale per i quali le
omponenti della posizione non formano tuttavia un insieme ompleto di
osservabili ompatibili. Vi sono ioe dei gradi di liberta \interni" e si pone
il problema di stabilire se e ome le rotazioni agis ano su di essi.
270

Rotazioni e momento angolare


Osservazione. L'evidenza sperimentale a ui fa iamo riferimento si
ottiene agevolmente on un apparato di Stern-Gerla h (vedi al x5.1.6).
Poi he il momento angolare interno M di un atomo, inteso ome momento angolare orbitale relativo al suo entro di massa, e quantizzato per
multipli interi di ~, la sua proiezione lungo un asse arbitrario possiede
omunque un numero dispari di autovalori. Di onseguenza un fas io di
atomi dotati di momento magneti o dovrebbe essere sempre suddiviso
in un numero dispari di sottofas i da un apparato di Stern-Gerla h. Si
trovano inve e spe ie atomi he he danno luogo ad un numero pari di
suddivisioni, segnalando stati di momento angolare semintero. Dobbiamo
quindi ri onos ere l'esistenza di gradi di liberta \interni", sensibili alle
rotazioni, in almeno una delle parti elle he ostituis ono gli atomi.

Supponiamo he questi gradi di liberta interni siano dis reti, ioe he


esistano una o piu osservabili, on spettro formato da un insieme nito
di valori, he insieme alla posizione ostituis ano un insieme ompleto di
osservabili ompatibili. Come sappiamo, lo spazio di Hilbert HS di un
tale sistema e isomorfo al prodotto diretto L2 (R3 )
V , on V uno spazio
lineare n -dimensionale. In altre parole la funzione d'onda e un vettore olonna di n funzioni di L2 (R3 ) . Se ias una di queste omponenti
fosse un oggetto s alare, j0 (x0 ) = j (x) , j = 1; 2; : : : ; n , allora
si
trasformerebbe sotto rotazioni se ondo la legge s alare (8.11). Per la pre isione, la rappresentazione R ! U (R) si ridurrebbe sempli emente alla
somma diretta di n opie della rappresentazione s alare. In questo aso i
gradi di liberta interni sarebbero invarianti sotto rotazione e non i sarebbe
al una novita rispetto alla trattazione del paragrafo pre edente. Per il
momento ra ogliamo generi amente sotto il termine di isospin tutti gli
eventuali gradi di liberta interni invarianti sotto rotazione, rimandando al
ap. 9 per ulteriori pre isazioni.
Il aso piu interessante si ha quando il vettore olonna subis e una
trasformazione lineare sotto la rotazione R , vale a dire
0 (x0 ) = D(R) (x) ; x0 = Rx ;
(8.21)
dove D(R) e una matri e n  n . Espli itando le omponenti
n

0 (x0 ) = X Djk (R) k (x) :


j
k=1

La ri hiesta he le rotazioni siano trasformazioni di simmetria impli a he


D(R) sia una matri e unitaria (vedi al ap. 9 per un'analisi piu dettagliata). In ogni aso, se D(R) e unitaria, allora i prodotti s alari sono onservati dalla trasformazione (8.21). Ponendo ora 0 = U (R) , otteniamo
271

Momento angolare

la legge di trasformazione omplessiva


(8.22)
(U (R) )(x) = D(R) (R 1 x) ;
Dalla omposizione di due rotazioni,
(U (R1 )U (R2 ) )(x) = D(R1 ) (U (R2 ) )(R1 1 x)
= D(R1 )D(R2 ) (R2 1 R1 1 x)
= D(R1 )D(R2 ) ((R1 R2 ) 1 x)
otteniamo U (R1 R2 ) = U (R1 R2 ) pur he R ! D(R) sia essa stessa una
rappresentazione
D(R1 )D(R2 ) = D(R1 R2 ) :
Tuttavia questa non e la possibilita piu generale, dato he una rappresentazione proiettiva, , ioe una rappresentazione a meno di un fattore
di fase
(8.23)
D(R1 )D(R2 ) = !(R1 ; R2 )D(R1 R2 ) ; j!(R1 ; R2 )j = 1 ;
non e in ontrasto on al un prin ipio della me ani a quantisti a, non
essendo !(R1 ; R2 ) direttamente misurabile. Nel aso del gruppo SO(3)
delle rotazioni si dimostra he !(R1 ; R2 ) = 1 (vedi x8.2.4, x8.2.5 e
x9.3.4).
Introdu iamo ora i generatori Sx , Sy e Sz di R ! D(R) :
D(n; )  D(R(n; )) = exp( i n  S ) :
Dalla legge di omposizione (8.23) si ottengono le regole di ommutazione
[S ; S = i~  S :
Infatti, per ontinuita on il valore !(1; 1) = 1 , il fattore di fase !(R1 ; R2 )
resta uguale a 1 per tutte le R1 e R2 vi ine all'identita, per ui ontinua
a valere l'eguaglianza tra
C (D(R1 ); D(R2 )) ' 1 1 2 [n1  S ; n1  S
da un lato e
D(C (R1 ; R2 )) ' 1 i 1 2 (n1 ^ n2 )  S
dall'altro.
Per quanto riguarda la rappresentazione omplessiva (8.22) abbiamo
la legge di omposizione
U (R1 )U (R2 ) = !(R1 ; R2 )U (R1 R2 ) ; !(R1 ; R2 )2 = 1
e la forma esponenziale
U (n; ) = exp( i n  J ) :
dove
J =L+S
272

Rotazioni e momento angolare

e evidentemente il momento angolare totale del sistema. Per ontro, il


momento angolare S viene denoninato momento angolare intrinse o
o spin del sistema (e preferibile riservare la denominazione \momento
angolare interno" al momento angolare orbitale attorno al proprio entro
di massa di un sistema omposto). Qualora la posizione x ed una delle tre
omponenti di S formino un insieme ompleto di osservabili ompatibili,
il sistema in questione fornis e un esempio di parti ella dotata di spin.
Vedremo piu avanti (x8.2.5 e x9.3.8) ome aratterizzare formalmente tali
sistemi in base a prin ipi primi.
Per il momento si deve tenere ben presente he in me ani a quantisti a lo spin S ed il momento angolare interno M sono on etti distinti. Innanzitutto M 2 ha uno spettro illimitato, mentre S 2 per ipotesi
no. Inoltre, ogni omponente di M ha autovalori interi, mentre, ome
vedremo in dettaglio piu avanti, le omponenti di S possono avere autovalori seminteri. Questo orrisponde al fatto he M genera omunque
una rappresentazione di tipo s alare, on fattori di fase !(R1 ; R2 ) identi amente uguali a 1 , mentre S puo generare an he rappresentazioni
proiettivamente non banali. Lo spin e una novita propria della me ani a
quantisti a.

8.2.3. Momento angolare totale. Dagli esempi riportati nei pre edenti paragra , si dedu e la seguente generalizzazione: ogni sistema si o
S e ne essariamente immerso nello spazio si o R3 , per ui, in modo piu
o meno signi ativo, le rotazioni agis ono su di esso ome trasformazioni
di simmetria (vedi il prossimo apitolo per la trattazione generale). Allora
su HS risulta de nita (teorema di Wigner) una rappresentazione unitaria
di SO(3) , R ! U (R) . Gli operatori U (R) soddifano alla stessa legge di
omposizione delle matri i di SO(3) , al piu modi ata dal fattore di fase
!(R1 ; R2 ) = 1 :
U (R1 ) U (R2 ) = !(R1 ; R2 )U (R1 R2 ):
Questo e su iente per introdurre la terna di generatori J = (J1 ; J2 ; J3 ) =
(Jx ; Jy ; Jz ) tramite la formula generale
R() = exp( i  `) =) U (R()) = exp( i  J ) ;
dove i parametri (1 ; 2 ; 3 ) sono un set di oordinate normali (vedi il
x8.2.8 e l'App. B.1) di SO(3) . Si dimostra (teorema di Stone) he i J
sono operatori autoaggiunti. L'osservabile momento angolare totale
del sistema S viene per de nizione identi ata on il generatore J delle
rotazioni. Quindi J deve ubbidire alle regole di ommutazione proprie
dell'algebra di Lie di SO(3) , vale a dire
(8.24)
[J ; J = i J :
273

Momento angolare

Esse sono equivalenti all'a ermazione he J genera una rappresentazione delle rotazioni. L'ulteriore spe i a di momento angolare totale va
riservata al generatore della rappresentazione U (R) , he per ipotesi tiene
onto di tutti i gradi di liberta di S sensibili alle rotazioni dello spazio
si o R3 .

8.2.4. Rotazioni e gruppo SU(2). La legge di omposizione delle


rotazioni ssa univo amente la struttura dell'algebra di Lie dei generatori
di una qualunque rappresentazione, ma il vi eversa non e vero, dato he la
struttura dell'algebra di Lie rispe hia solo le proprieta lo ali e non quelle
globali del gruppo. Due gruppi di Lie omomor ma distinti hanno la stessa
algebra. Queste onsiderazioni si appli ano proprio al aso di SO(3) , he
non e sempli emente onnesso. Esiste per io un altro gruppo, indi ato
on SO(3) e denominato ri oprimento universale di SO(3) , he per
l'appunto e omomorfo a SO(3) e, essendo per de nizione sempli emente
onnesso, non oin idere on esso. La parametrizzazione sopra introdotta
in termini dell'angolo = jj e del versore n = =jj e parti olarmente
adatta per spiegare queste a ermazioni.
Dato he una rotazione attorno a n on angolo   oin ide on la
rotazione di angolo 2   attorno a n , lo spazio dei parametri (la
osiddetta varieta del gruppo) oin ide on la sfera piena jj   nella
quale i punti antipodali sulla super ie sono identi ati. Su tale varieta
vi sono due lassi di omotopia di urve hiuse: la lasse banale, formata dalle urve ontraibili in modo ontinuo ad un solo punto; e la lasse
delle urve non ontraibili he si hiudono solo grazie all'identi azione
antipodale. Il ri oprimento universale SO(3) e de nito ome il piu pi olo gruppo sempli emente onnesso he e omomorfo a SO(3) . Dato he
le lassi di omotopia sulla varieta di SO(3) sono solo due, si tratta di un
omomor smo due ad uno: in SO(3) vi sono due elementi distinti he orrispondono alla medesima rotazione. In parti olare, l'identi azione delle
rotazioni di un angolo =  attorno a n e n viene rimossa. Questo
equivale ad a ermare he in SO(3) le rotazioni di un angolo = 2 non
oin idono on l'identita. Dato he omponendo due urve omotopi amente non banali se ne ottiene una banale, si on lude he una rotazione
on angolo = 4 oin ide on l'identita an he in SO(3) . La varieta di
SO(3) onsiste per io in due sfere piene di raggio  le ui super i vanno
identi ate. Si tratta evidentemente di una varieta omeomorfa alla sfera
tridimensionale S 3 .
Si puo inoltre mostrare he SO(3) , il ri oprimento universale di SO(3) ,
e isomorfo al gruppo SU (2) delle matri i 2  2 unitarie e unimodulari.
Per veri arlo, sfruttiamo il fatto he l'algebra di Lie di SU (2) e formata da tutte le matri i 2  2 hermitiane e s riviamo quindi un generi o
274

Rotazioni e momento angolare

elemento u 2 SU (2) nella forma

u = exp( i   =2) ;

dove  = (1 ; 2 ; 3 ) = (x ; y ; z ) sono le tre matri i di Pauli (vedi


l'App. B.1.4). Le matri i  =2 soddisfano alle regole di ommutazione del
momento angolare, grazie all'algebra soddisfatta dalle matri i di Pauli
(8.25)

  = 

i 

e ostituis ono quindi una rappresentazione 2  2 delle (8.24). Ora,


tramite le relazioni (8.25), possiamo al olare ( = jj e n = =jj
ome sopra)
u = os( 21 ) i sin( 21 ) n  
e analogamente
uy u =  os + (n ^ s) sin + n (n  x)(1 os )
(8.26)
= R ( ; n)  ;
il he dimostra he SU (2) e una rappresentazione a due valori di
SO(3) , on u e u he generano la stessa rotazione sul vettore  (si
veda an he l'App. B.1.4, per ulteriori dettagli). Vi eversa, la se onda
delle relazioni (8.26) a erma an he he SO(3) e la rappresentazione
aggiunta di SU (2) , ioe il gruppo delle trasformazioni lineari indotte
dall'azione aggiunta X ! u 1 Xu di SU (2) sulla propria algebra di Lie.
Si noti he una rappresentazione a due valori ome la R ! u(R) soddisfa
alla legge di omposizione delle rotazioni solo a meno di un fattore 1

u(R1 )u(R2 ) = u(R1 R2 )

In e etti, avendo individuato in SU (2) il gruppo di ri oprimento universale di SO(3) , sarebbe piu appropriato parlare di rappresentazioni di
SU (2) , annoverarando tra queste la rappresentazione aggiunta SO(3) ,
piuttosto he il vi eversa.
Per assi urar i he SU (2) sia e ettivamente SO(3) dobbiamo pero
veri are he SU (2) sia sempli emente onnesso: dato he ogni matri e
di SU (2) si s rive in modo uni o nella forma


u = u0 + iu   =  
= u0 iu3 ; = u2 + iu1 ;

j j2 + j j2 = 1 ;

la varieta di SU (2) e omeomorfa a S 3 he e e ettivamente una varieta


sempli emente onnessa.
275

Momento angolare

8.2.5. Rappresentazioni irridu ibili. La rappresentazione R !


U (R) sul generi o spazio di Hilbert HS e generalmente ridu ibile. Questo
signi a he esiste un sottospazio V di HS he e invariante sotto rotazioni, ioe sotto l'azione dell'insieme di operatori fU (R); R 2 SO(3)g .
Tale sottospazio sostiene per io una rappresentazione non banale R !
V (R) \piu pi ola" di quella originale. Inoltre, ogni rappresentazione unitaria ridu ibile e ompletamente ridu ibile, nel senso he an he il omplemento ortogonale di V , V? , e invariante e sostiene una rappresentazione
autonoma delle rotazioni (vedi l'App. B.1). In altri termini, deve esistere
una base in HS nella quale la rappresentazione originale R ! U (R) e
diagonale a blo hi: U (R) = V (R)  V?(R) per ogni R 2 SO(3) .
A loro volta le due sottorappresentazioni R ! V (R) e R ! V?(R)
potrebbero essere an ora ridotte a somme dirette di rappresentazioni an ora piu pi ole. Il pro esso termina quando si arriva alle omponenti irridu ibili della rappresentazione originale R ! U (R) . Si tratta
di un passo assai rilevante, poi he sempli a enormemente il problema
della determinazione dello spettro del momento angolare stesso e delle
osservabili he si trasformano in modo de nito sotto rotazioni (vedi il
x8.2.10). Risulta quindi di fondamentale importanza lassi are tutte le
rappresentazioni unitarie irridu ibili delle rotazioni. In altri termini si tratta di determinare tutte le rappresentazioni irridu ibili delle
regole di ommutazione (8.24) mediante terne (J1 ; J2 ; J3 ) di operatori
autoaggiunti.
Osserviamo ora he le regole di ommutazione (8.24) impli ano he
2
J = J  J ommuta on J e quindi on ogni elemento dell'algebra di
Lie. Di onseguenza J 2 e un operatore invariante sotto rotazioni e, per
il lemma di S hur, deve ridursi ad un multiplo dell'identita in ias una
rappresentazione irridu ibile. Funzioni dei generatori di una generi a algebra di Lie dotati di questa proprieta sono detti operatori di Casimir.
Nel aso dell'algebra di Lie di SO(3) si veri a fa ilmente he J 2 e l'uni o operatore di Casimir, a meno di funzioni di J 2 stesso. Dunque gli
autovalori di J 2 servono per lassi are le rappresentazioni irridu ibili.
Inoltre, le regole di ommutazione (8.24) sono tali per ui una qualunque
ombinazione lineare a oe ienti reali di Jx , Jy e Jz ostituis e da
sola un insieme ompleto di osservabili ompatibili all'interno di ias una
rappresentazione unitaria irridu ibile. Noi adotteremo la s elta onvenzionale, legata ad un dato sistema di riferimento in R3 , di diagonalizzare
Jz .
Il problema di determinare lo spettro simultaneo di J 2 e Jz viene
risolto in modo puramente algebri o, fa endo uso solo delle (8.24) e della
proprieta Jy = J . A tale s opo, ris riviamo le regole di ommutazione
276

Rotazioni e momento angolare

nella forma equivalente


(8.27)
[Jz ; J = J ; [J+ ; J = 2Jz
dove J = Jx  iJy . Quindi onsideriamo un insieme ortonormale di
autovettori simultanei di J 2 e Jz :
J 2 jk; mi = k jk; mi
Jz jk; mi = m jk; mi
ed osserviamo he J+ agis e ome innalzatore dell'autovalore m di Jz :
(8.28)
Jz J+ jk; mi = J+ (Jz + 1) jk; mi = (m + 1)J+ jk; mi :
Analogamente si veri a he J+ agis e ome abbassatore di Jz :
(8.29)
Jz J jk; mi = J+ (Jz 1) jk; mi = (m 1)J+ jk; mi :
Evidentemente Jz , J+ e J = J+y gio ano un ruolo equivalente agli operatori N , a e ay introdotti nella diagonalizzazione dell'os illatore armoni o (vedi ap. 6.2.1). Rispetto a quel problema, pero, nel aso attuale
abbiamo una diversa regola di ommutazione tra innalzatore (operatore
di reazione) ed abbassatore (operatore di distruzione). Inoltre abbiamo
per ipotesi a disposizione un'ulteriore relazione quadrati a tra Jz , J+ e
J . Infatti vale l'identita
J 2 = 12 (J+ J + J J+ ) + Jz2
= J J+ + Jz + Jz2
(8.30)
= J+ J Jz + Jz2
per ui, in parti olare,
k = hk; mj J 2 jk; mi = 12 jjJ jk; mi jj2 + 21 jjJ+ jk; mi jj2 + m2 :
Quindi k  m2 e devono esistere, per ogni ssato k , due autovalori m<
e m> tali he m<  m  m> . Allora ne essariamente
(8.31)
J jk; m< i = 0 ; J+ jk; m> i = 0
altrimenti la diseguaglianza appena stabilita verrebbe subito violata. Dalla se onda e dalla terza forma della relazione quadrati a (8.30) si ottiene
ora
J 2 jk; m> i = m> (m> + 1) jk; m> i
J 2 jk; m< i = m< (m< 1) jk; m< i
vale a dire
k = m> (m> + 1) = m< (m< 1)
ioe
m> = m<  j ; k = j (j + 1)
277

Momento angolare

on j un numero non negativo. In ne, per via delle relazioni di innalzamento ed abbassamento (8.28) e (8.29), deve ne essariamente esistere un
intero non negativo n tale he
J+n jk; j i / jk; j i
ovvero
j + n = j =) j = n=2 :
Abbiamo os ottenuto una rappresentazione di (Jx ; Jy ; Jz ) in termini di
matri i hermitiane (2j + 1)  (2j + 1) per ogni j ssato. Infatti dalle
relazioni (8.28),(8.29) e (8.31) abbiamo he
J jj; mi / jj; m  1i
(8.32)
J+ jj; j i = 0 = J jj; j i
dove abbiamo introdotto la nuova notazione jj; mi , al posto di quella
iniziale jj (j + 1); mi , per gli autovettori di J 2 e Jz . I fattori di proporzionalita in (8.32) vengono ssati, a meno di una fase, al olando la
norma di J jj; mi on l'aiuto delle relazioni quadrati he (8.30):
jjJ jj; mi jj2 = hj; mj JJ jj; mi = j (j + 1) m(m  1) :
La s elta onvenzionale e quella piu sempli e he i permette di s rivere
(8.33)
J jj; mi = [j (j + 1) m(m  1)1=2 jj; m  1i :
Si noti he j (j + 1) m(m  1) = (j  m)(j  m + 1) orrettamente si
annulla per m = j . Gli elementi di matri e

(j )
j; m0 J jj; mi = [j (j + 1) m(m  1)1=2 m0 m1  Dmm
0 (J )
(8.34)
0
(
j
)
j; m Jz jj; mi = mm0 m  Dmm0 (Jz )
de nis ono la rappresentazione (2j + 1) -dimensionale sopra itata, detta
di peso o spin j , he denotiamo generi amente on il simbolo D(j ) .
Risulta evidente he si tratta di una rappresentazione irridu ibile, dato he lo spazio lineare (2j + 1) -dimensionale Vj formato da tutte le
ombinazioni lineari dei vettori fjj; mi ; m = j; j +1; : : : ; j 1; j g non
ontiene al un sottospazio invariante sotto l'azione di J e Jz . Vi eversa, una rappresentazione della terna (Jx ; Jy ; Jz ) in ui J 2 non assume
un valore de nito j (j + 1) e ne essariamente ridu ibile, in quanto ne Jz
ne J , ommutando on J 2 , possono interpolare stati on autovalori di
J 2 diversi. In de nitiva, valgono le seguenti a ermazioni generali:
a) I possibili autovalori dell'operatore di Casimir J 2 sono i numeri razionali della forma j (j + 1) , on j intero o semintero non negativo, ovvero
j = 0; 1=2; 1; 3=2; : : : .
b) Per ogni j tale he j (j +1) appartiene allo spettro di J 2 , gli autovalori
di Jz sono i 2j + 1 numeri m = j; j + 1; : : : ; j 1; j .
278

Rotazioni e momento angolare

) Ogni rappresentazione irridu ibile delle regole di ommutazione (8.24)


in termini di matri i hermitiane risulta univo amente aratterizzata dal
numero j , intero o semintero non negativo, ed e equivalente alla rappresentazione (2j + 1) -dimensionale de nita dalle relazioni (8.34). Passando
dalle matri i hermitiane D(j ) (J ) he rappresentano J ,  = 1; 2; 3 ,
ai loro esponenziali, si ottiene la rappresentazione unitaria irridu ibile di
peso j di SO(3) o, piu pre isamente, del suo ri oprimento universale
SU (2) . Denoteremo tale rappresentazione on lo stesso simbolo, vale a
dire u ! D(j ) (u) , u 2 SU (2) :

u = exp( i n   =2) ; D(j ) (u) = exp[ i n  D(j ) (J ) :


In parti olare D(0) (u) = 1 e la rappresentazione banale, mentre abbiamo

D(1=2) (u) = u ; D(1) (u) = W R(u)W y ;


dove W e la matri e unitaria 3  3 he trasforma i generatori ` di SO(3)
nella terna D(1) (J ) :
(1)
Dmm
0 (J ) = Wm ` W m0  :

Problema 8.2-1. Si al oli la forma espli ita delle matri i D (1) (J )

e W.

Nel aso di una rotazione attorno all'asse z , ioe per R


(0; 0; ) , avremo
0
 i =2

os sin
e
0

u=
; R = sin os
0 e i =2
0
0

= R() ,  =
1

0
0A
1
per quanto riguarda SU (2) e SO(3) , mentre, sfruttando il fatto he
D(j ) (Jz ) e diagonale,
D(j ) 0 (u) = eim mm0 m; m0 non sommati :
mm

Quindi, se ! + 2 ,
u ! u ; R ! R ; D(j ) (u) ! ( )2j D(j ) (u) ;
ovvero
D(j ) ( u) = ( )2j D(j ) (u) :
Questa relazione vale in generale, per qualunque u 2 SU (2) , dato he le
rotazioni attorno ad un asse arbitrario n sono trasformazioni oniugate rispetto a quelle attorno all'asse z :
u( ; n) = v u( ; ez ) v 1 ;
279

Momento angolare

dove v 2 SU (2) orrisponde ad una rotazione he porta ez , il versore


dell'asse z , nel generi o versore n ; ad esempio v = u(n ^ ez ; #) se
n = (sin # os '; sin # sin '; os #) .
Dunque se j e un intero D(j ) ostituis e una rappresentazione in
senso stretto di SO(3) , mentre se j e un semintero D(j ) e una rappresentazione in senso stretto di SU (2) ed una rappresentazione a due
valori di SO(3) . Con questa pre isazione in mente, possiamo adottare
la notazione R ! D(j ) (R) an he per j semintero. Come onseguenza,
pero, se per u ! D(j ) (u) possiamo sempre s rivere
D(j ) (u1 )D(j ) (u2 ) = D(j ) (u1 u2 ) ;
per R ! D(j ) (R) dovremo s rivere

(8.35)
D(j ) (R1 )D(j ) (R2 ) = !(R1 ; R2 )D(j ) (R1 R2 ) ;
on !(R1 ; R2 ) = (1)2j . La natura proiettiva, rispetto a SO(3) , delle
rappresentazioni on spin semintero e interamente dovuta al fatto he
SO(3) non e sempli emente onnesso. I fattori di fase !(R1 ; R2 ) sparis ono passando a SU (2) , per il quale si dimostra he tutte le rappresentazioni sono equivalenti a rappresentazioni strettamente vettoriali, ioe
senza fattori di fase proiettivi (vedi x9.3.4).
Data la lassi azione delle rappresentazioni irridu ibili di SO(3) , in
un sistema si o on reto aratterizzato da uno spazio di Hilbert HS
e da una rappresentazione R ! U (R) de nite a priori, si pone ora il
fondamentale problema di determinare la de omposizione di U (R) in rappresentazioni irridu ibili. Si tratta ioe di individuare tutti gli stati di peso
massimo jj; m = j;  i anni hilati da J+ , on  ome ollezione di tutti
gli altri numeri quanti i ne essari per la ompleta identi azione dello
stato. Fatto questo, e ri ostruiti i multipletti irridu ibili mediante J ,
avremo il risultato generale
(8.36)

U (R) jj; m;  i =

j
X

j; m0 ;  D (j 0)

m0 = j

m m (R) :

8.2.6. Spettro del momento angolare orbitale. Un esempio immediato di quanto appena detto e fornito proprio dal punto materiale,
nel qual aso la rappresentazione unitaria R ! U (R) e quella de nita su
L2(R3 ) dalla relazione (8.11). In essa L2 e l'operatore di Casimir, per
ui i suoi autovalori devono essere della forma j (j + 1) , on j = n=2 e n
intero non negativo. Dato he sappiamo gia (vedi x8.1) he Lz ha tutti
gli interi ome spettro, il aso di j semintero va es luso.
Dobbiamo inoltre osservare he L agis e soltanto sul sottospazio di
L2(R3 ) he si ottiene ignorando la variabile radiale r = jxj . Esso agis e
280

Rotazioni e momento angolare

ioe su L2 (S 2 ) lo spazio di Hilbert delle funzioni a modulo quadro sommabile sulla sfera S 2 ( on la misura invariante per rotazione ereditata dall'immersione di S 2 nello spazio R3 on metri a eu lidea). In altre parole possiamo s rivere L2 (R3 )  L2 (R+ ; r2 dr)
L2 (S 2 ) , dove L2 (R+ ; r2 dr) e lo
spazio di Hilbert delle funzioni a modulo quadro sommabile sulla semiretta positiva, on misura d(r) = r2 dr (si ri ordi lo Ja obiano nel passaggio
dalle oordinate artesiane a quelle sferi he). Evidentemente la de omposizione in rappresentazioni irridu ibili delle rotazioni riguarda soltanto
L2(S 2 ) , mentre il numero quanti o radiale, relativo a L2(R+ ; r2dr) , e un
esempio di numero quanti o di tipo  . Si noti he L2 e Lz ostituis ono
un insieme ompleto di osservabili ompatibili per L2 (S 2 ) .
In ne, dalla soluzione dell'equazione di erenziale agli autovalori per
L2 , s ritto nella forma (8.7), on ludiamo he tutti i valori interi non negativi dello spin j ompaiono nella de omposizione di L2 (S 2 ) . Abbiamo
per io
1
M
2
L2(S )  Vl ;
l=1

dove Vl e il sottospazio he ha per base le 2j + 1 armoni he sferi he di


peso l , Ylm = Ylm (^x) , e he sostiene la rappresentazione irridu ibile D(l)
delle rotazioni. Possiamo ioe porre


(l)
Ylm (^x) = hx^ j l; mi ; hl; mj U (R) l0 ; m0 = ll0 Dmm
0 (R) ;
da ui segue
(U (R)Ylm )(^x) = hx^ j U (R) jl; mi = Ylm (R 1 x^ )
=

(8.37)

l
X

m0 = l
l
X
m0 = l

hx^ j l; m0 l; m0 U (R) jl; mi


(l)
Ylm0 (^x)Dm
0 m (R) :

Problema 8.2-2. Cal olare la relazione esistente tra gli elementi di


(l)
matri e Dm
0 m (R) delle rappresentazioni irridu ibili e le armoni he sferi he
Ylm (^x) .
Parametrizziamo ome di onsueto il generi o punto x^ della sfera S 2 in
termini degli angoli sferi i, vale a dire x^ = (sin # os '; sin # sin '; os #) . Quindi
onsideriamo la rotazione Rx = R(^x ^ ez ; #) he porta x^ nel versore ez dell'asse
z , ovvero Rx 1 ez = x^ . In ne spe ializziamo la legge di trasformazione (8.37) al

aso parti olare

Ylm (^x) = Ylm (Rx

1e ) =
z

l
X
m0 = l

281

(l)
Ylm0 (ez )Dm
0 m (Rx ) :

Momento angolare

Ora Ylm (ez ) non puo dipendere dall'angolo ' e deve quindi essere della forma l m 0 , dove la ostante l e ssata dalla normalizzazione al valore [(2l +
1)=41=2 . Si ottiene allora


2l + 1 1=2 (l)
D0 m (Rx ) ;
4
he e la relazione er ata. Si noti he il termine a destra e orrettamente invariante sotto la modi a Rx ! R(ez ; )Rx he non ambia la proprieta di ruotare
x^ in ez .

Ylm (^x) =

8.2.7. Spin ed eli ita delle parti elle.

Abbiamo de nito in pre edenza ome parti ella dotata di spin un sistema si o per il quale la
quadrupla (x; y; z; Sz ) ostituis e un insieme ompleto di osservabili ompatibili. Evidentemente, il solo Sz e su iente per individuare lo stato
interno della parti ella se e solo se la rappresentazione interna nitodimensionale D(R) e irridu ibile, ioe D(R) = D(j ) (R) per un erto
peso j . In questo aso, al posto di j viene usualmente adoperato il simbolo s , detto spin della parti ella. Esso puo essere intero o semintero. In
natura si osservano parti elle elementari on spin s = 0 3, s = 1=2 , s = 1
e s = 2 e non oltre (una \spiegazione teori a" di questa limitazione esiste,
an he se ri hiede nozioni he vanno ben oltre lo s opo di questo libro).
D'altra parte, ridu endo la nostra attenzione a determinate osservabili,
possiamo sempre onsiderare elementari an he parti elle omposte ome
i barioni (formati da tre quarks di spin 1=2 e quindi on stati di spin no
a 3=2), o i nu lei o gli stessi atomi, nel qual aso il valore dello spin puo
essere an he maggiore di 2. Tuttavia non dobbiamo dimenti are he non
si tratta piu veramente solo dello spin ma di una somma di diversi spin
e di momento angolare interno (ad esempio il momento angolare orbitale
degli elettroni attorno al nu leo).
L'esempio primo di parti ella elementare on spin 1=2 e l'elettrone,
an he se lo spin di un elettrone libero non e realmente osservabile: non
risulta signi ativo, ad esempio, un esperimento di tipo Stern-Gerla h
on fas i elettroni i. L'evidenza sperimentale dello spin dell'elettrone, una
volta opportunamente mediata dalla teoria, e omunque fuori dis ussione.
3In realta tutte le parti elle relativisti he s alari sinora osservate sono sistemi om-

posti, o stati legati, di altre parti elle dotate di spin s = 1=2 . Ad esempio il pione e
formato da un quark e da un antiquark, he sono fermioni (vedi al Cap. 11) di spin
1=2 . Il fatto he queste parti elle s alari si di ano egualmente elementari non e solo
un retaggio stori o risalente a quando erano ritenute \indivisibili": i loro ostituenti
interagis ono os fortemente da non essere osservabili allo stato libero; in altri termini,
non sembra possibile materialmente dividere un pione in quark ed antiquark os ome
si divide un atomo di idrogeno in protone ed elettrone o un nu leo pesante in nu lei piu
leggeri nel pro esso di ssione.

282

Rotazioni e momento angolare

Parti elle elementari on spin 1 e 2 sono rispettivamente il fotone ed


il gravitone, ioe i quanti della radiazione elettromagneti a e della gravitazione. Per i gravitoni pero e le ito nutrire dubbi, dato he la situazione,
sia sperimentale he teori a, e tutt'altro he ben de nita.
Inoltre, strettamente parlando, l'espressione \spin 1 del fotone" non
e del tutto orretta. Ad esempio, essa potrebbe far redere he lo spazio
degli stati interni di un fotone sia tridimensionale, mentre sappiamo bene
he un'onda elettromagneti a si puo trovare in solo due stati ortogonali
di polarizzazione. Il fatto e he il fotone e una parti ella di massa nulla,
he si muove quindi sempre alla velo ita della lu e e per la quale non e
pensabile un'approssimazione non relativisti a. La orretta trattazione
dello spin del fotone ri hiede la teoria delle rappresentazioni del gruppo
dei movimenti della relativita ristretta (il gruppo di Poin are) ed esula dai
nostri s opi attuali. Qui i limiteremo ad introdurre la nozione di eli ita

E = Sjp jp ;

he per una generi a parti ella dotata di spin orrisponde alla omponente
di S lungo la direzione del moto, ioe del momento p. Come tale l'eli ita
possiede uno spettro quantizzato in multipli interi o seminteri di ~ . Se
la parti ella e massiva, allora esiste una orrispondenza biunivo a tra gli
autostati di E e quelli, ad esempio, di Sz , per ui E assume 2s + 1
valori. Se la massa e nulla, inve e, lo spin lungo un asse arbitrario non
e de nito e si dimostra he lo spettro di E si ridu e alle due possibilita
estreme ~s , orrispondenti a S parallelo o antiparallelo a p .

8.2.8. Relazioni di ortogonalita.

(j )
Gli elementi di matri e Dmm
0 (u)
soddisfano a relazioni di ortogonalita analoghe a quelle valide per le armoni he sferi he (4.9). Queste ultime ostituis ono un insieme ortogonale
ompleto sullo spazio di Hilbert L2 (S 2 ) delle funzioni a quadrato sommabile sulla sfera. Nel aso di SU (2) e ne essario prima di tutto de nire il
prodotto s alare per funzioni de nite sul gruppo:
Z

h 1 j 2 i = d(u) 1 (u) 2(u) :


La misura di integrazione d deve essere invariante per rispettare l'evidente omogeneita del gruppo, per ui tutti i punti dello stesso sono equivalenti e vanno \pesati" allo stesso modo. Non possiamo addentrar i oltre
in questo argomento, he ri hiede un'introduzione alla teoria dei gruppi
ben piu ompleta e dettagliata di quanto o erto in questo e nel prossimo apitolo. Per una su inta trattazione dell'argomento rimandiamo
all'App. B.1.7.
283

Momento angolare

La relazione di ortogonalita si s rive allora


Z
82
(j2 )
(j1 )

0 0
(
u
)
=
(
u
)
D
(8.38)
d(u) Dm
m2 m02
1 m01
2j1 + 1 j1 j2 m1 m2 m1 m2
8.2.9. Rotazioni di 2 . Una rotazione R(n; 2) di un angolo giro
attorno ad un asse arbitrario n las ia invariato il sistema si o sotto
esame S , qualunque esso sia. Quindi tale rotazione non puo avere al un
e etto osservabile e deve indurre una trasformazione unitaria U (2) he
las ia invariate tutte le osservabili di S :
(8.39)
U (2)A U (2)y = A ; 8A :
D'altra parte, su stati jj; m;  i on momento angolare de nito, dalla
formula generale (8.36) si trova
U (2) jj; m;  i = ( )2j jj; m;  i
dato he u(n; 2) = 1 e D(j ) ( u) = ( )2j D(j ) ( u) . Quindi U (2)
non si ridu e all'identita se lo spazio di Hilbert HS ontiene rappresentazioni irridu ibili sia di peso intero he di peso semintero.
Dato he u(4; n) = 1 , una rotazione di due angoli giro deve inve e
senz'altro orrispondere all'identita:
U (4) = U (2)2 = 1 :
Introdu endo i proiettori
Q = 21 [1  U (2) ; Q+ + Q = 1 ; Q+ Q = Q Q+ = 0
dalla (8.39) abbiamo allora
Q+ A Q = Q A Q+ = 0 ; 8A :
Quindi nessuna osservabile puo onnettere stati on spin intero a stati
on spin semintero o vi eversa. Questa e la situazione aratteristi a della
presenza di una regola di superselezione (vedi al x7.5): nel nostro aso
essa a erma he alla sovrapposizione lineare di vettori di HS on spin
sia intero he semintero non orrisponde al uno stato puro si amente
realizzabile. Infatti, se an he j i e tale he sia j + i = Q+ j i he
j i = Q j i sono nunnulli, il presunto stato puro j ih j non e in
al un modo distinguibile dalla mis ela statisti a j + ih + j + j ih j ,
dato he per ogni osservabile A si trova
h j A j i = h +j A j +i + h j A j i :
Dunque solo all'interno di ias uno dei due sottospazi oerenti Q+ HS e
Q HS vale veramente il prin ipio di sovrapposizione lineare.
E fa ile riformulare questa analisi nel linguaggio piu generale delle
matri i densita. Se % e un arbitrario stato di S (nel senso he % = %y ,
284

Rotazioni e momento angolare

%  0 e Tr % = 1 , vedi (7.22)), allora i \blo hi misti" %+ = Q+ % Q e


% + = Q % Q+ non ontengono al una informazione si a, visto he
Tr %+ A = Tr % +A = 0 ; 8A :
Possiamo per io fare la s elta piu onveniente, %+ = % + = 0 , ovvero
% = %++ + % . Si noti he questa s elta, fatta ad un erto istante
iniziale t0 , resta valida per tutti gli altri tempi, dato he la Hamiltoniana,
il generatore dell'evoluzione temporale, e essa stessa una osservabile e
ommuta per io on U (2) .

8.2.10. Operatori tensoriali irridu ibili. La posizione, il momento lineare ed il momento angolare orbitale di una parti ella, os ome il
momento angolare totale di un generi o sistema S , inteso ome generatore delle rotazioni, sono esempi di operatori vettoriali. Un operatore
vettoriale A = (V1 ; V2; V3 ) = (Vx; Vy ; Vz ) , per de nizione si trasforma
sotto rotazioni ome il vettore oordinato x , vale a dire
(8.40)
U (R)y V U (R) = R V ;
dove R ! U (R) e la rappresentazione delle rotazioni nello spazio di
Hilbert su ui agis e V . Considerando rotazioni in nitesime R ' 1
i   ` , U (R) ' 1 i   J , dalla (8.40) si ottengono subito le regole
di ommutazione di V on il momento angolare totale J :
(8.41)
[J ; V = (` ) V = i V ;
Problema 8.2-3. Si veri hi le relazione (8.40) a partire dalla (8.41)
fa endo uso dello sviluppo in serie della funzione esponenziale, dalla quale
si desume la regola generale
1
X
eA Be A = Cn (A; B ) :
n=0

dove Cn (A; B ) e il ommutatore multiplo:


Cn+1 (A; B ) = [a; Cn (A; B ) ; C0 (A; B ) = B :
(si veda an he l'App. B.1.8).
Se passiamo dalle omponenti
p artesiane Vx; Vy ; Vz a quelle osiddette
sferi he V1 = (Vx  iVy )= 2 , V0 = Vz , possiamo ris rivere le relazioni
(8.40) e (8.41) nella forma equivalente
X
U (R) Vm U (R)y =
Vm0 D(1)0 (R)
m0 = 1;0;1

[J ; Vm =

m0 = 1;0;1

285

mm

(1)
Vm0 Dm
0 m (J ) :

Momento angolare

Generalizzando queste relazioni da D(1) alla rappresentazione irridu ibile


di peso arbitrario j si ottiene la seguente de nizione: un insieme lineare
di operatori T (j ) , on omponenti sferi he Tm(j ) ; m = j; j +1; : : : ; j , si
di e tensoriale irridu ibile di peso j se vale la legge di trasformazione
sotto rotazione

U (R) Tm(j ) U (R)y =

(8.42)

j
X

m0 = j

(j )
Tm(j0) Dm
0 m (R) ;

o, equivalentemente, sono veri ate le regole di ommutazione on il momento angolare totale


[J ; Tm(j ) =

(8.43)

j
X
m0 = j

(j )
Tm(j0) Dm
0 m (J ) :

Dalle espressioni (8.34) per gli elementi di matri e di D(j ) (J ) , si ri ava


una versione piu espli ita della relazione (8.43):
[J ; Tm(j ) = [(j  m)(j  m + 1)1=2 Tm(j) 1
[Jz ; Tm(j ) = m Tm(j ) :
In parti olare per j = 0 si ottiene un operatore s alare, he resta
invariato sotto una qualunque rotazione:
(8.44)
U (R) T (0) U (R)y = T (0) ;
mentre per j = 1 si ottiene un operatore vettoriale.
Esempi di operatori tensoriali irridu ibili di peso arbitrariamente grande
si ottengono fa ilmente a partire da operatori vettoriali le ui omponenti
siano mutualmente ompatibili, ome la posizione o ome il momento di
una parti ella: ponendo
Tm(l) = Slm (V ) ;
dove le Slm (x) = jxjl Ylm (^x) sono le osiddette armoni he solide (si noti
he Slm (x) e un polinomio omogeneo di grado l nelle tre omponenti di
x ), si trova
U (R) T (j ) U (R)y = Slm (U (R) V U (R)y )
m

= Slm (R 1 V ) =

l
X

m0 = l

(j )
Slm0 (V )Dm
0 m (R) ;

grazie alle proprieta di trasformazione delle armoni he sferi he. E hiaro


he in questo modo si ottengono solo operatori tensoriali di peso intero.
D'altronde si tratta di una limitazione del tutto generale se gli operatori
286

Addizione di momenti angolari

Tm(l) sono le omponenti sferi he di un insieme tensoriale di osservabili,


per le quali deve innanzitutto valere


Tm(l)

y

= ( 1)j

m T (l)
m

(si onfronti questa relazione on quella analoga per la oniugazione omplessa delle armoni he sferi he). Infatti sappiamo he ogni osservabile e
invariante sotto rotazioni di 2 , vale a dire
U (2) Tm(j ) U (2)y = Tm(j ) ;
he e ompatibile on la de nizione (8.42) solo se D(j ) (R(n; 2) = 1 ,
ovvero per j intero.

8.3. Addizione di momenti angolari

Siano J 1 e J 2 due operatori di momento angolare mutualmente ompatibili, ioe


(8.45)
[J 1 ; J 2 = 0 :
Ad esempio possiamo onsiderare i momenti angolari orbitali di due punti
materiali distinti, oppure il momento angolare totale e lo spin di una
parti ella dotata di spin.
Grazie alla (8.45), l'operatore somma J = J 1 + J 2 e an h'esso un
operatore di momento angolare, ioe soddisfa alle regole di ommutazione
(8.24). Quindi J genera una rappresentazione delle rotazioni. Come
gia sappiamo, si tratta del prodotto diretto delle due rappresentazioni
generate rispettivamente da J 1 e J 2 : U (R) = U1 (R)U2 (R) . Senza
perdita di generalita possiamo assumere he U1 (R) e U2 (R) de nis ano
due rappresentazioni irridu ibili D(j1 ) e D(j2 ) rispettivamente, vale a dire
U1 (R) = D(j1 ) (R)
1 ; U2 (R) = 1
D(j2 ) (R) ;
dato he in aso ontrario possiamo sempre de omporle prima in omponenti irridu ibili e onsiderare poi i prodotti diretti omponente per
omponente (vedi oltre). Dunque per ipotesi Ja2 vale ja (ja +1) , a = 1; 2 .
La rappresentazione R ! U (R) = D(j1 ) (R)
D(j2 ) (R) e ridu ibile
e si pone in generale il problema di de omporla in rappresentazioni irridu ibili. Tale problema e equivalente alla determinazione dei possibili
autovalori J (J + 1) e dei orrispondenti autovettori del quadrato del
momento angolare totale J 2 . Gli operatori U (R) agis ono sullo spazio
(2j1 + 1)(2j2 + 1) -dimensionale linearmente generato dagli autovettori simultanei di J1 z e J2 z , ioe jj1 ; m1 i
jj2 ; m2 i  jm1 ; m2 i (essendo j1
e j2 ssati ab initio possiamo evitare di espli itarli). Jz = J1 z + J1 z e
ovviamente diagonale in questa base, on autovalori M = m1 + m2 . Se
rappresentiamo i vettori ortonormali jm1 ; m2 i ome punti di un reti olo
287

Momento angolare

m2
j 1= 2

j 2 = 7/2

M
m1
j 1+ j 2
j 1+ j 2

| j1 .
.

-1

j 2|

Figura 8-1. Addizione di momenti angolari quantisti i.

quadrato, otteniamo lo s hema della gura 8-1. Si vede hiaramente he


ias un autovalore M ha una erta degenerazione: in parti olare, solo
l'autovettore jj1 ; j2 i ha l'autovalore M = j1 + j2 , mentre vi sono due autostati on autovalore M = j1 + j2 1 , tre on autovalore M = j1 + j2 2
e os di seguito no a M = jj1 j2 j , ui orrispondono 2 min(j1 ; j2 )
autovettori. Questa degenerazione massima resta ostante mentre M
de res e no a M = jj1 j2 j , dopo di he essa diminuis e ome M
sin he M = j1 j2 , he e l'autovalore piu pi olo, e non degenere, di
Jz . Evidentemente la degenerazione degli autovalori di Jz orrisponde ai
distinti autovalori di J 2 . Denotiamo on WJ il sottospazio linearmente
generato dai vettori jm1 ; m2 i on m1 + m2 = J . Esso ontiene tutti
gli autovettori di Jz on autovalore M = J . L'operatore di innalzamento J+ = J1 + + J1 + per ostruzione appli a WJ in WJ +1 . Dato he
dim WJ +1 = dim WJ 1 per jj1 j2 j  J  j1 + j2 , deve ne essariamente
esistere un vettore j i di WJ anni hilato da J+ , J+ j i = 0 . Usando
la solita relazione quadrati a J J+ = J 2 Jz (Jz 1) otteniamo subito
he j i e un autovettore di J 2 on autovalore J (J + 1) . Quindi, in base
all'analisi generale del x8.2.5, j i e l'autovettore di peso massimo di un
multipletto di 2J + 1 autovettori tutti on lo stesso autovalore J (J + 1)
di J 2 e on autovalore M di Jz he varia da J a J . Poniamo allora
j i = jJ; J i , dove il primo J si riferis e all'autovalore J (J + 1) di J 2 ed
il se ondo all'autovalore M = J di Jz . Gli altri vettori del multipletto
288

Addizione di momenti angolari

saranno quindi jJ; M i , J  M  J 1 ed insieme a jJ; J i generano


linearmente il sottospazio VJ , jj1 j2 j  J  j1 + j2 , he sostiene la rappresentazione irridu ibile D(J ) di SU (2) . Abbiamo dunque dimostrato
he

D(j1 )

D(j1 )

jM
1 +j2

J =jj1 j2 j

D(J ) :

Come anti ipato, possiamo utilizzare questo risultato per de omporre il


prodotto diretto di rappresentazioni ridu ibili, dato he la somma diretta
e distributiva rispetto al prodotto
diretto. Cos, se al posto di D(j1 )
0
(
j
)
(
j
)
avessimo la somma D 1  D 1 , otterremmo



[j1  [j10
[j2  [j1
[j2  [j10
[j2
0

jM
1 +j2

jM
1 +j2

[J A ;
[J A  
0
J =jj1 j2 j
J =jj1 j2 j
dove abbiamo introdotto la notazione alternativa [j  D(j ) . Un aso di
questo tipo si in ontra nella de omposizione del prodotto diretto di tre
rappresentazioni irridu ibili,

[j1
[j2
[j3  [j1
[j2
[j3



(8.46)

jM
1 +j2

JM
+j3

[J 0 A ;
J =jj1 j2 j J 0 =jJ j3 j
he e rilevante nell'addizione di tre momenti angolari indipendenti. Si noti
he nella doppia sommatoria diretta in Eq. (8.46), una stessa rappresentazione irridu ibile [J puo omparire piu volte, segnalando la degenerazione
 M ) di J 2 e Jz .
della oppia di autovalori (J;
Problema 8.3-1. Si sviluppino in rappresentazioni irridu ibili i tripli
prodotti [ 21
3  [ 12
[ 12
[ 21 e [1
3 .
8.3.1. Coe ienti di Clebsh-Gordan. I vettori jm1; m2 i formano
per ostruzione una base ortonormale in D(j1 )
D(j1 ) . An he i vettori
jJ; M i , una volta normalizzati, formano una base ortonormale nello stesso
spazio. Le due basi devono quindi essere ollegate da una trasformazione
unitaria:
X
jm1 ; m2i hm1; m2 j J; M i :
(8.47)
jJ; M i =

m1 ;m2

I prodotti s alari hm1 ; m2 j J; M i he aratterizzano questa trasformazione


si di ono oe ienti di Clebs h-Gordan. La notazione piu appropriata e quella ompleta, hj1 ; m1 ; j2 ; m2 j J; M i (o addirittura la piu pedante
289

Momento angolare

hj1 ; m1; j2 ; m2j j1 ; j2 ; J; M i ) dato he essi variano al variare di j1 e j2 .


Si noti he, per de nizione, i oe ienti di Clebs h-Gordan sono diversi
da zero solo se m1 + m2 = M , jj1 j2 j  J  jj1 + j2 j e la somma
j1 + j2 + J e un intero.
Si osservi inoltre he le fasi dei vettori jJ; M i , he sono de niti solamente ome autovettori di erti operatori, non sono a priori ssate.
Per quanto riguarda le fasi all'interno di ias un multipletto irridu ibile
( ioe J ssato e solo M variabile), possiamo far ri orso alla onvenzione standard delle rappresentazioni irridu ibili (vedi Eq. (8.33)), mentre restano indeterminate le fasi per M ssato e J variabile. Per ssare
an he queste ultime in modo onveniente, ad esempio per ottenere oef ienti di Clebs h-Gordan tutti reali, appli hiamo J+ = J1+ + J2+ alla
relazione (8.47) e ontraiamo il risultato on hm1 ; m2 j . Si ottengono os
le regole di ri orrenza
(8.48)
[J (J + 1) M (M + 1)1=2 hj1 ; m1 ; j2 ; m2 j J; M + 1i
= [j1 (j1 + 1) m1 (m1 1)1=2 hj1 ; m1 1; j2 ; m2 j J; M i
+ [j2 (j2 + 1) m2 (m2 1)1=2 hj1 ; m1 ; j2 ; m2 1j J; M i :
Analogamente, utilizzando J = J1 + J2 , ri ri ava
(8.49)
[J (J + 1) M (M 1)1=2 hj1 ; m1 ; j2 ; m2 j J; M 1i
= [j1 (j1 + 1) m1 (m1 + 1)1=2 hj1 ; m1 + 1; j2 ; m2 j J; M i
+ [j2 (j2 + 1) m2 (m2 + 1)1=2 hj1 ; m1 ; j2 ; m2 + 1j J; M i :
Quando M = J , le relazioni (8.48) permettono di al olare per iterazione tutti i oe ienti della forma hj1 ; m1 ; j2 ; J m1 j J; J i , a partire
da hj1 ; j1 ; j2 ; J j1 j J; J i . Quindi appli ando l'Eq. (8.49), a omin iare
da hj1 ; m1 ; j2 ; J m1 j J; J i , si ottengono tutti gli altri oe ienti. Essi
risultano tutti reali non appena hj1 ; j1 ; j2 ; J j1 j J; J i e s elto reale per
ogni valore di J . Per onvenzione esso viene an he assunto positivo.
Come appli azione parti olare delle regole di ri orrenza (8.49) onsideriamo il aso j1 = l e j2 = 1=2 , he per l intero e rilevante nello studio
dell'interazione spin-orbita (vedi x12.3). Ponendo J = l + 1=2 (l'altro
aso possibile e J = l 1=2 ) e m2 = 1=2 , nelle (8.49), si ottiene la regola
di ri orrenza in M

l; M

1 ; 1 ; 1 J; M
2 2 2

"

+ 12
i = ll ++ M
M + 23
290

#1=2

l; M + 21 ; 12 ; 12 J; M + 1i ;

Addizione di momenti angolari

he una volta iterata no a raggiungere il massimo valore di M , impli a


(si notino le sempli azioni teles opi he tra numeratori e denominatori)
1 ; 1 ; 1 l + 1 ; M
2 2 2
2
"
#1=2
1

l+M + 2
=
l; M + 23 ; 12 ; 12 l +
5
l+M + 2
"
#1=2

l + M + 21
=
l; l; 21 ; 12 l + 12 ; l +
2l + 1

(8.50)

l; M

"

l + M + 21
=
2l + 1

#1=2

1; M
2

+2

1
2

Problema 8.3-2. Si veri hi he i oe ienti di Clebs h-Gordan relativi ai asi rimanenti (ovvero J = l + 1=2 , m2 = 1=2 e J = l 1=2 ,
m2 = 1=2 ) valgono rispettivamente

(8.51)

l; M +


1
1 1 1
2; 2; 2 l + 2; M =

l; M 

1 1 1
2; 2; 2 l

1; M
2

"

l M + 12
2l + 1

=

"

#1=2

l  M + 12
2l + 1

#1=2

Si noti he i quattro oe ienti in questione formano una matri e ortogonale 2  2 per ogni M . Per de nizione essi de nis ono una matri e
unitaria; la riduzione a una matri e reale ortogonale e onseguenza della
onvenzione adottata per le fasi. Si tratta di un risultato generale, valido
per ogni j1 e j2 . Nel aso in esame, j1 = l e j2 = 1=2 , questo permette
di ottenere le (8.51) direttamente dalla (8.50), senza fare piu uso delle
regole di ri orrenza.
Nel aso piu sempli e le relazioni (8.50) e (8.51) des rivono
la omposizione

di due spin 1=2 . Adottando la notazione abbreviata 21 ;  21 = ji per
indi are i due vettori di stato di un singolo spin, otteniamo le espressioni
per il osiddetto tripletto on spin totale J = 1
j1; 1i = j++i j1; 0i = p1 (j+ i + j +i) ; j1; 1i = j i
2
e per il singoletto on spin totale nullo
j0; 0i = p1 (j+ i j +i) :
2
291

Momento angolare

8.3.2. Il teorema di Wigner-E kart. I oe ienti di Clebs h-Gordan possono essere fa ilmente messi in relazione on il prodotto diretto di
rappresentazioni unitarie irridu ibili. Infatti abbiamo, per ogni rotazione
R,
U (R) jJ; M i =
da un lato, e

U (R) jj1 ; m1 ; j2 ; m2 i =

J
X

J; M 0 D (J )0

M M (R)

M 0= J

X

j1 ; m0 ; j2 ; m0 D (j10 ) (R)D (j20 ) (R)
1
2
m2 m2
m1 m1
m01 ;m02

dall'altro. Utilizzando quindi la relazione (8.47) per jJ; M i e jJ; M 0 i si


ottiene
X X

j1 ; m0 ; j2 ; m0 D (j10 ) (R)D (j20 ) (R) hj1 ; m1 ; j2 ; m2 j J; M i
1

m1 ;m2 m01 ;m02

X X

M 0 m1 ;m2

m2 m2

m1 m1

jj1 ; m1; j2 ; m2i hj1 ; m1 ; j2 ; m2 j J; M 0 DM(J )0M (R) ;

da ui segue, eguagliando separatamente i oe ienti dei vettori ortonormali jj1 ; m1 ; j2 ; m2 i


X

m1 ;m2

hj1 ; m1 ; j2 ; m2 j J; M i Dm(j101)m1 (R)Dm(j202)m2 (R)


=

M0

(J )
j1 ; m01 ; j2 ; m02 J; M 0 DM
0 M (R) ;

ovvero, per via della ortonormalita dei oe ienti di Clebs h-Gordan,


(8.52)
(j2 )
(j1 )
Dm
01 m1 (R)Dm02 m2 (R)
XXX



=
j1 ; m0 ; j2 ; m0 J; M 0 D(J )0 (R) hJ; M j j1 ; m1 ; j2 ; m2 i :
M0 J

MM

Evidentemente quest'ultima relazione, detta an he serie di Clebs hGordan, esprime espli itamente la de omposizione del prodotto diretto
D(j1 )
D(j2 ) in rappresentazioni irridu ibili D(J ) . Si ri ordi he, per
de nizione, i oe ienti di Clebs h-Gordan sono diversi da zero solo se
m1 + m2 = M , jj1 j2 j  J  jj1 + j2 j e la somma j1 + j2 + J e un
intero.
Combinando la de omposizione (8.52) on le relazioni di ortogonalita
(8.38), si ottiene la segeuente regola per l'integrazione su SU (2) di tre
292

Addizione di momenti angolari

rappresentazioni unitarie irridu ibili:


Z

(8.53)

(j1 )
(J )
(j2 )
d(u)DM
0 M (u)Dm01 m1 (u)Dm02 m2 (u)



82

j1 ; m01 ; j2 ; m02 J; M 0 hJ; M j j1 ; m1 ; j2 ; m2 i :


2J + 1
Questo risultato i permette di dimostrare immediatamente il seguente :
Teorema di Wigner-E kart. Sia T (j ) un insieme tensoriale irridu ibile di operatori di spin j e fjJ; M;  ig una base di autostati del
momento angolare totale. Allora gli elementi di matri e di Tm(j ) sono
proporzionali ai oe ienti di Clebs h-Gordan, ioe
(8.54)





hJ; M;  j Tm(j) J 0 ; M 0;  0 = hJ;  jjTm(j) j J 0 ;  0 hJ; M j j; m; J 0 ; M 0 ;
dove i fattori di proporzionalita hJ;  jjTm(j ) jjJ 0 ;  0 i prendono il nome di
elementi di matri e ridotti e non dipendono da m , M o M 0 .
Infatti, dalle proprieta he de nis ono T (j ) e fjJ; M;  ig abbiamo, per
un'arbitraria rotazione R ,


hJ; M;  j Tm(j) J 0; M 0 ;  0


= hJ; M;  j U (R)y U (R) Tm(j ) U (R)y U (R) J 0 ; M 0 ;  0
XXX


=
hJ; q;  j T (j0) J 0 ; q0;  0 D(J ) (R) D(j0) (R) D(J0 0 ) 0 (R) :

qM

m0 q0

mm

qM

Integrando su R (su u 2 SU (2) per l'esattezza), dalla formula (8.53)


ri aviamo subito la tesi del teorema on l'identi azione



XXX


hJ;  jjTm(j) j J 0 ;  0 =
j; m0 ; J 0 ; q0 J; qi hJ; q;  j Tm(j0) J 0 ; q0 ;  0 :
m0

q0

Evidentemente questa identi azione, he e \auto-referente", di per se


stessa non i onsente di sempli are il al olo degli elementi di matri e
di T (j ) . La strategia orretta onsiste nel al olare gli elementi di matri e
ridotti attraverso lo stesso teorema di Wigner-E kart, fa endo una s elta
opportuna di m , M 0 e M .
Consideriamo una serie di esempi, omin iando on il aso piu sempli e
di un operatore s alare T (0) (vedi (8.44)): in base al teorema di WignerE kart abbiamo




hJ; M;  j T (0) J 0 ; M 0 ;  0 = hJ;  jjT (0) j J 0;  0 J J 0 M M 0
dato he hJ; M j 0; 0; J 0 ; M 0 i = J J 0 M M 0 . Quindi, ad esempio




hJ;  jjT (0) j J;  0 = hJ; 0;  j T (0) J; 0;  0 :
293

Momento angolare

Un se ondo esempio e ostituito dalle omponenti sferi he Jm(1) , m =


1; 0; +1 dello stesso momento angolare totale J . In questo aso possiamo s rivere
(8.55)

hJ; M;  j Jm(1) J 0; M 0 ;  0 = hJ;  jjJ j J 0;  0 hJ; M j 1; m; J 0 ; M 0 :

Quindi, ponendo q = 0 e ri ordando he (N.B.: J0(1)  Jz )


hJ; M;  j J0(1) J 0 ; M 0;  0 = MJ J 0 M M 0   0 ;
on la s elta piu onveniente M = M 0 = J = J 0 , si ottiene
(8.56)

hJ;  jjJ j J 0 ;  0 = [J (J + 1)1=2 J J 0   0 ;

dove l'uni o oe iente di Clebs h-Gordan he e stato ne essario al olare


si ridu e a


J 1=2
hJ; J j 1; 0; J; J i = J + 1 :
Naturalmente il risultato nale per gli elementi di matri e di Jm(1) on orda on le formule generali (8.34) valide per tutte le rappresentazioni
unitarie irridu ibili delle rotazioni.
Il seguente risultato ostituis e un terzo esempio dell'appli azione del
teorema di Wigner-E kart:
Teorema 8.3.1. Gli elementi di matri e hJ; M;  j V jJ 0 ; M 0 ;  0 i di
un generi o operatore vettoriale V tra stati on lo stesso spin J sono
proporzionali ai medesimi elementi di matri e del momento angolare totale
J.
Infatti abbiamo, dalle (8.54), (8.55) e (8.56)

hJ; M;  j Vm J; M 0 ;  0 = hJ;  jjV j J;  0 hJ; M j 1; m; j; M 0


hJ;  jjV jjJ;  i hJ; M;  j J J; M 0 ;  0 :
=
m

[J (J + 1)1=2

Inoltre gli elementi di matri e ridotti hJ;  jjV jjJ;  0 i sono ri ondu ibili agli
elementi di matri e, he sono di solito piu fa ili da al olare, dell'operatore
s alare

J V =

( 1)m J

294

m Vm

Addizione di momenti angolari

Espli itamente:

hJ;  jjJ  V j J;  0 = hJ; M;  j J  V J; M;  0


X
X




= ( 1)m
hJ; M;  j J m J 00 ; M 00 ;  00 J 00; M 00 ;  00 Vm J; M;  0
m

 00 J 00 M 00



= [J (J + 1)1=2 hJ;  jjV j J;  0 
X
X

( 1)m hJ; M j 1; m; j; M 00 J; M 00 1; m; j; M i :

M 00

La doppia sommatoria fra parentesi si al ola sostituendo lo stesso J a


V e vale sempli emente 1 , per ui abbiamo il risultato nale


jjJ;  0i hJ; M j J J; M 0
(8.57)
hJ; M;  j V J; M 0 ;  0 = hJ;  JjjJ(J +V 1)
In generale l'operatore vettoriale V possiede elementi di matri e nonnulli
an he tra stati on spin J e J 0 di erenti ( omunque jJ J 0 j  1 per il
teorema di Wigner-E kart). In erti asi parti olari gli uni i elementi di
matri e non-nulli sono proprio quelli on jJ J 0 j = 1 , ome nel aso della
posizione x e del momento p per il sistema ostituito da un singolo punto
materiale. Infatti J  x = J  p = 0 se J = L = x ^ p . x e p sono esempi
di vettori polari, mentre J , he evidentemente ha elementi di matri e nonnulli solo per J = J 0 e un vettore assiale. La de nizione generale verra
data nel prossimo apitolo in relazione alla trasformazione di parita (vedi
x9.5.1); allora l'annullarsi di erti elementi di matri e sara fatta dis endere
da erte proprieta di simmetria degli stati e degli operatori.
Problema 8.3-3. Dato il prodotto tensoriale D (j1 )
D (j2 ) di due rap-

presentazioni unitarie irridu ibili delle rotazioni, si al olino gli elementi


di matri e degli operatori di momento angolare parziale J 1 e J 2 tra
autostati del momento angolare totale J = J 1 + J 2 . (N.B.: si tratta di
una appli azione diretta della formula generale (8.57).)

8.3.3. Simboli 3-j. Al posto dei oe ienti di Clebs h-Gordan vengono di sovente adoperati altri oe ienti, dotati di maggiori proprieta di
simmetria, i osiddetti simboli 3-j. Essi si s rivono
(8.58)

j1 j2 j3 = ( p1)j1 j2 m3 hj ; m ; j ; m j j ; m i
1 1 2 2 3
3
m1 m2 m3
2j3 + 1

e sono diversi da zero solo se m1 + m2 + m3 = 0 e j1 ; j2 ; j3 formano


i tre lati di un triangolo on perimetro pari ad un intero. I simboli 3-j
posseggono le seguenti simmetrie (per brevita indi hiamo on (1; 2; 3) il
295

Momento angolare

simbolo 3-j (8.58)):


(8.59)
(1; 2; 3) = (3; 1; 2) = (2; 3; 1)
(1; 3; 2) = (2; 1; 3) = (3; 2; 1) = ( 1)j1 +j2 +j3 (1; 2; 3)
(8.60)


j
j
j
1
2
3
j1 +j2 +j3 (1; 2; 3) :
(8.61)
m1 m2 m3 = ( 1)
I simboli 3-j possono essere de niti ab initio ome omponenti, a valori
reali e dotati delle proprieta di simmetria (8.59), dello s alare ottenuto
dal prodotto diretto di tre vettori di stato appartenenti a rappresentazioni
irridu ibili on spin j1 , j2 e j3 , ovvero


X
j
j
j
1
2
3
j0; 0i =
m1 m2 m3 jj1 ; m1 ; j2 ; m2 ; j3 ; m3 i :
m ;m ;m
1

Quindi essi devono soddisfare all'identita




j1 j2 j3 =
m01 m02 m03
=

m1 ;m2 ;m3

(j1 )
(j2 )
(j3 )
Dm
01 m1 (R) Dm02 m2 (R) Dm01 m3 (R)

per ogni rotazione R .

296

j1 j2 j3
m1 m2 m3

CAPITOLO 9

Simmetria e invarianza
In questo apitolo i proponiamo di illustrare il ruolo fondamentale he
rivestono i prin ipi di simmetria e di invarianza nel formalismo generale
della me ani a quantisti a. Abbiamo gia avuto modo di a ennare al
problema nei pre edenti apitoli (ad esempio al x7.6 e x7.6.3) e pro ediamo
ora alla trattazione generale.
Innanzitutto o orre fare una distinzione ben pre isa tra i due aspetti
della questione: quello he potremmo de nire stati o- inemati o e quello
dinami o. Sia ben hiaro he la stessa distinzione sussiste an he in me ani a lassi a; nella sua formulazione piu generale, quella basata sulla
nozione di spazio delle fasi F , le trasformazioni di simmetria al livello
stati o- inemati o sono tutte e sole le trasformazioni anoni he, ioe le
appli azioni biunivo he di F in se stesso he, preservando la struttura
simpletti a di F (ovvero las iando invariate le parentesi di Poisson tra
le oordinate anoni he), garantis ono la ovarianza ( ioe l'invarianza in
forma) delle equazioni del moto di Hamilton. Questa e la ondizione
ne essaria e su iente an he una generi a trasformazione su F possa essere una simmetria della des rizione del moto se ondo la me ani a
lassi a. In se ondo luogo, si pone la questione di ontrollare le proprieta di trasformazione dell'Hamiltoniana: se essa risulta invariante, allora
la trasformazione in questione preserva la dinami a, ovvero permette di
ostruire nuove soluzioni del moto a partire da date soluzioni del moto: si
tratta di una simmetria del moto e non solo della des rizione dello stesso.
Inoltre, nel aso di gruppi ontinui di trasformazioni, ad ogni simmetria
dell'Hamiltoniana ( ioe ad ogni trasformazione di simmetria he las ia invariata l'Hamiltoniana) risulta asso iata una legge di onservazione (vedi
al ap. 1).
Volendo estendere queste onsiderazioni alla me ani a quantisti a, la
prima questione a ui rispondere riguarda la determinazione di he osa
una trasformazione di simmetria deve las iare invariato: si tratta ioe di
identi are l'analogo quantisti o della struttura simpletti a dello spazio
delle fasi lassi o. Ri ordiamo he, se ondo i prin ipi della me ani a
quantisti a dis ussi nel ap. 7, ad ogni sistema si o S e asso iato uno
spazio di Hilbert HS , i ui raggi unitari sono in orrispondenza biunivo a
297

Simmetria e invarianza

on gli stati puri di S . Si rammenti inoltre he HS si intende individuato


operativamente: ogni vettore di stato j i in HS e per ipotesi autovettore
di un opportuno insieme ompleto di osservabili ompatibili, i ui valori
sono per de nizione sperimentalmente misurabili mediante adeguati apparati ed operazioni. In altre parole, ogni raggio di HS puo essere sempre,
almeno in linea di prin ipio, \preparato" ome stato iniziale del sistema S (le modi he di queste a ermazioni nel aso he esistano regole
di superselezione sono las iate al lettore). In ne, tutte le informazioni
oggettivamente disponibili sul sistema S , ioe le distribuzioni di probabilita delle varie osservabili, sono ontenute nei moduli quadri dei prodotti
s alari fra vettori di stato normalizzati (le osiddette probabilita di transizione), he ome sappiamo dal x7.2 de nis ono la struttura metri a dello
spazio proiettivo dei raggi HS =C  .

9.1. Trasformazioni di simmetria


La domanda he sorge ora spontanea e la seguente: quanto universale e lo
s hema generale appena (molto sommariamente) riassunto, entro il quale
viene des ritto il sistema si o S ? La questione e di entrale importanza,
poi he fa riferimento alle aratteristi he di oggettivita della des rizione
quantome ani a dei fenomeni si i. In linea di prin ipio, due diversi
osservatori alle prese on il medesimo sistema S possono seguire linee
ompletamente diverse per ri ostruire lo spazio degli stati puri di S , ioe
studiare di erenti osservabili on di erenti pro edure sperimentali. Una
volta a ertata da entrambi la validita dei postulati fondamentali della
me ani a quantisti a, resta il problema di onfrontare i due insiemi di
previsioni teori he e dati sperimentali. Per tale s opo, una volta assunta
l'equivalenza dei due osservatori, e ne essario he i due spazi di Hilbert da
essi ri ostruiti siano isomor , nel senso di ostituire due rappresentazioni
eventualmente diverse dello stesso spazio di Hilbert HS dei vettori di stato, he esista una espli ita orrispondenza tra i due insiemi di osservabili
e di stati puri ed in ne he le distribuzioni di probabilita di osservabili
orrispondenti siano le stesse. Diremo allora he le des rizioni dei due osservatori sono legate da una trasformazione di simmetria T . Per quanto
appena detto, e tenendo onto della possibilita di regole di superselezione,
vale dunque la de nizione
Una trasformazione di simmetria T onsiste in una
orrispondenza biunivo a tra i raggi di HS he preserva
il modulo quadro dei prodotti s alari e rispetta le regole
di superselezione.
In dettaglio, questo signi a he:
298

Trasformazioni di simmetria

a) Ad ogni stato puro % orrisponde uno stato puro T % e vi eversa,


ioe ogni stato puro % e l'immagine sotto T di uno stato puro %0 ; in
parti olare, se j i e un vettore rappresentativo di % , vale a dire % =
j i h j , indi heremo on jT i un vettore rappresentativo di T % .
b) Per qualunque oppia di stati puri %1 e %2 le probabilita di transizione
sono onservate,
Tr T %1 T %2 = j hT 1 j T 2 i j2 = j h 1 j 2 i j2 = Tr %1 %2 ;
per ui T si on gura ome una isometria dello spazio proiettivo dei raggi
HS =C  ; si noti he una tale isometria e ne essariamente biunivo a: per la
disuguaglianza di S hwartz, %1 e %2 oin idono se e solo se Tr %1 %2 = 1 ;
quindi se T %1 = T %2 allora 1 = Tr T %1 T %2 = Tr %1 %2 impli a %1 = %2 .
) A raggi appartenenti ad un dato settore di superselezione HS(q1 ;q2 ;:::)
(si veda al x7.5) orrispondono raggi appartenenti ad un singolo settore1.
In base alla de nizione appena data, le trasformazioni di simmetria
formano un gruppo (vedi l'App. B.1): T2 T1 si ottiene mettendo in
orrispondenza se ondo T2 le immagini della prima trasformazione T1 .
T = e e la trasformazione identi a, he fa orrispondere ogni raggio di HS
a se stesso, e T 1 la trasformazione inversa di T , ovvero la orrispondenza tra raggi letta nel verso opposto. Si noti he una orrispondenza
biunivo a tra stati puri impli a una orrispondenza biunivo a tra osservabili e vi eversa, data la relazione di omplementarita tra le due ategorie
(si riveda la dis ussione generale del x7.1). In prati a pero, sono solo erte
orrispondenze tra osservabili quelle piu fa ilmente individuate, in base
a prin ipi generali di simmetria spazio-temporale e/o a dirette veri he
operative (si onsiderino per esempio le proprieta di simmetria e le eventuali degenerazioni negli spettri delle osservabili piu rilevanti). Ne segue
he gran parte delle trasformazioni di simmetria relative ad un dato sistema S non hanno al una interpretazione si a diretta ne al una utilita
prati a (lo stesso vale per le trasformazioni anoni he della me ani a
lassi a). Il problema reale onsiste nell'identi are e aratterizzare il piu
ompletamente possibile tutte quelle trasformazioni tra osservabili la ui
interpretazione e hiara e/o la ui esistenza risulta omunque fondamentale per mettere ordine tra la massa di dati a umulati nelle osservazioni.
A tale s opo gio a un ruolo fondamentale, ome vedremo, la struttura
gruppale dell'insieme delle trasformazioni di simmetria.
1In aso ontrario i nostri due osservatori non si troverebbero d'a ordo sulle regole di superselezione, potendo l'uno preparare stati puri he risultano impossibili da
preparare per l'altro. Dunque l'immagine sotto T di un settore di superselezione e
senz'altro isomorfa al settore originale, an he se non oin ide ne essariamente on esso, ioe T puo non onservare le ari he di superselezione ed i due osservatori non
on ordare sul loro valore.

299

Simmetria e invarianza

Consideriamo ora un sempli e esempio. Si supponga he i due suddetti osservatori siano ollegati dalla traslazione spaziale T (a) , a 2 R3 ,
ioe fa iano riferimento a due terne di assi oordinati ottenuti l'uno dall'altro mediante lo spostamento rigido a . Osservando lo stesso esperimento, essi attribuiranno al sistema S in esame di erenti stati ome
risultati della stessa preparazione, dato he diversa e la loro rappresentazione matemati a delle osservabili di S . Ad esempio, se r :m: e il entro
di massa di S per il primo, allora T (a) r :m: = r :m: + a e il entro di
massa per il se ondo, e via di endo, on un'analoga, pre isa orrispondenza per tutte le osservabili. Poi he gli stati sono preparati misurando
le osservabili, deve esistere una orrispondenza biunivo a an he tra tutti i possibili stati puri assegnati a S dai due osservatori. Supponiamo
ora he il primo osservatore sia in grado, mediante opportuni arrangiamenti sperimentali, di preparare alternativamente gli stati ortonormali
j 1 ih 1 j e j 2ih 2 j , non he lo stato j ih j , on j i = 1 j 1i + 2 j 2 i e
j 1 j2 + j 2 j2 = 1 (si pensi ad esempio alle varie rotazioni del magnete in un
esperimento di Stern-Gerla h). L'altro osservatore, he essendo per ipotesi equivalente al primo appli a gli stessi prin ipi generali della me ani a
quantisti a, assegna agli stati preparati i vettori jT (a) 1 i , jT (a) 2 i e
jT (a) i = 01 jT (a) 1 i + 02 jT (a) 2 i . In su essive misure, i due osservatori si troveranno d'a ordo sui risultati se e solo se jT (a) 1 i e jT (a) 2 i
sono ortonormali e j 0j j2 = j j j2 , j = 1; 2 . Dato he j = h j j i ,
0j = hT (a) j j T (a) i , e j i , j j i sono vettori rappresentativi di raggi
arbitrari di HS , arriviamo alla ri hiesta he alla traslazione T (a) orrisponda una trasformazione di simmetria dello spazio degli stati puri di
S.
In questo esempio la trasformazione di simmetria he ollega le due des rizioni quantome ani he prende origine direttamente da una simmetria
dello spazio si o, poi he (almeno per spostamenti a non troppo grandi)
appare ovvio assumere he i due osservatori siano e ettivamente equivalenti (questo ostituis e un esempio di prin ipio di simmetria). Questa
interpretazione della simmetria si di e passiva in quanto il sistema S
e uno solo e resta inalterato, mentre la traslazione T (a) ollega diversi
osservatori. Si di e inve e attiva l'interpretazione opposta, per la quale
vi e un solo osservatore he ontempla due distinti sistemi si i ottenuti
l'uno dall'altro per traslazione. Entrambe le visioni sono legittime e si
tradu ono in una trasformazione di simmetria del formalismo della me ani a quantisti a, in base all'assunzione di omogeneita dello spazio si o. E inoltre evidente he le due trasformazioni os ottenute sono una

300

Trasformazioni di simmetria

l'inversa dell'altra, dato he, se lo spazio e davvero omogeneo, traslare insieme osservatore e sistema osservato2 deve tradursi nella trasformazione
identi a.
Quanto appena detto per le traslazioni suggeris e un'interpretazione
attiva di tipo operativo per tutte le trasformazioni di simmetria ollegate
a simmetrie spazio-temporali. Si tratta, in sostanza, di e ettuare (o immaginare di e ettuare) determinate operazioni sugli apparati sperimentali
atti a preparare il sistema S in un erto stato. Dopo tali operazioni, gli
apparati prepareranno il sistema in uno stato he e legato a quello originale dalla trasformazione di simmetria T he orrisponde alle operazioni
fatte.

9.1.1. Il teorema di Wigner.

Se ondo la de nizione presentata


nel pre edente paragrafo una trasformazione di simmetria e una isometria
dello spazio proiettivo dei raggi he rispetta le eventuali regole di superselezione. Un esempio immediato e fornito da una isometria dello spazio di
Hilbert stesso, ioe dall'appli azione j i 7! jU i he onserva i prodotti
s alari
hU j Ui = h j i :
Come e noto, una isometria tra spazi di Hilbert e ne essariamente un'appli azione lineare, per ui possiamo porre jU i = U j i , dove U e un
operatore unitario: UU y = U yU = 1 .
D'altro lato, se l'appli azione j i 7! jU i non onserva i prodotti
s alari, ma li trasforma nei loro omplessi oniugati, ovvero

hU j Ui = hj i = h j i ;

(9.1)

essa de nis e an ora una trasformazione di simmetria. Si dimostra fa ilmente he tale appli azione e antilineare, ioe

1 j

i + 2 j 2i 7! 1 jU 1 i + 2 jU 2i :
Possiamo an ora porre jU i = U j i on la regola U j i =  U j i ,
2 C . Insieme on la (9.1) questo de nis e U ome operatore antiuni1

tario. In entrambi i asi si intende an he he U trasforma ias un settore

HS(q1;q2;:::) in se stesso o interamente in un altro settore, rispettando os


le regole di superselezione. L'esempio appena riportato e tutt'altro he
limitato, dato il seguente

2E
 importante in ludere nel omplesso osservatore-osservato, oltre a tutto l'apparato sperimentale ne essario per le osservazioni, an he tutti gli agenti esterni al sistema S he potrebbero in uenzare la preparazione e le varie misure entro l'a uratezza
desiderata. Si pensi ad esempio al ampo gravitazionale ed a quello elettromagneti o.

301

Simmetria e invarianza

Teorema di Wigner. Ogni trasformazione di simmetria T in un


dato spazio di Hilbert HS e implementabile mediante una isometria lineare o antilineare UT tra i settori di superselezione di HS ; l'operatore
UT risulta univo amente ssato da T a meno di un fattore di fase.

Piu in dettaglio questo signi a he:


a) Per ogni raggio % e possibile individuare un vettore rappresentativo
j i tale he UT j i e un vettore rappresentativo di T % .
b) UT o e unitario o e antiunitario (si intende he dim HS > 1 ).
) Se quanto appena detto vale sia per UT he per UT0 , allora ne essariamente UT0 = ei UT .
La dimostrazione di questo teorema, seppure non troppo di ile, e
piuttosto lunga e omplessa e non sara qui riportata. Il lettore puo trovare
un'e ellente esposizione in [Bar64
Si noti he la trasformazione identi a T = e e senz'altro implementata
da un multiplo unimodulare dell'operatore identita 1 , dato he le regole
gruppali ee = e e eT = T; 8T es ludono l'alternativa antiunitaria. Per
onvenzione, il suddetto fattore e solitamente ssato uguale a 1 .
In sostanza, il teorema di Wigner a erma he le trasformazioni di simmetria sono ambiamenti di base nello spazio di Hilbert dei vettori di stato
( on l'aggiunta della oniugazione omplessa delle oordinate nel aso di
una implementazione antiunitaria). Per la pre isione, si tratta sempre di
ambiamenti per i quali e possibile stabilire una orrispondenza uno-a-uno
tra la nuova base e quella originaria, tale quindi da ammettere sia una interpretazione attiva he una passiva, nel senso puramente matemati o gia
dis usso al x7.6.2. Naturalmente questo e automati amente vero nel aso
di basi di vettori propri, dato he tali basi sono numerabili. In parti olare,
se HS e n -dimensionale, il gruppo di tutte le possibili trasformazioni di
simmetria oin ide on il prodotto diretto di SU (n) , il gruppo delle matri i n  n unitarie e unimodulari, on il gruppo dis reto f1; K g , dove
K e la oniugazione omplessa relativa ad una base ssata.

9.1.2. Legge di trasformazione delle osservabili. Consideriamo


ora in he modo una trasformazione di simmetria viene implementata al
livello delle osservabili o, piu generalmente, degli operatori lineari. Le
grandezze he dobbiamo prendere in esame sono i moduli quadri delle
ampiezze quantome ani he, e non le ampiezze stesse ome faremmo inve e per un sempli e ambiamento di base, dato he solo i moduli quadri
sono si amente osservabili. Come vedremo pero, il risultato nale non
ambia, onfermando l'interpretazione delle trasformazioni di simmetria
ome riparametrizzazioni unitarie o antiunitarie dello spazio di Hilbert.
Assumendo he la trasformazione di simmetria j i ! jT i agis a in senso attivo per i vettori di stato, possiamo de nire l'operatore attivamente
302

Trasformazioni di simmetria

trasformato T X , a partire da un generi o operatore X , nel seguente


modo:
(9.2)
j h j T X ji j2 = j hT j X jT i j2 ;
dove j i e ji sono arbitrari vettori di HS . Vi eversa, dal punto di
vista passivo, T X andrebbe identi ato on quell'operatore he possiede
tra jT i e jT i gli stessi moduli quadri degli elementi di matri e he
ompetono a X tra j i e ji , ovvero
j hT j T X jT i j2 = j h j X ji j2 :
Risulta evidente he
(T X )attiva = (T 1 X )passiva :
Dal punto di vista operativo la visione passiva per le osservabili e naturalmente oniugata a quella attiva per gli stati: se una erta operazione
di simmetria sugli apparati sperimentali he preparano il sistema S nello
stato puro % risulta nella preparazione dello stato T % , mentre gli apparati he eseguono le misurazioni su essive restano inalterati, allora le
osservabili asso iate a questi ultimi vanno trasformate in senso passivo,
se ondo T 1 , dato he la stessa operazione di simmetria eseguita su tutti gli apparati, sia di preparazione he di su essiva misurazione, deve
risultare nella trasformazione identi a.
Detto questo, per ssare le idee d'ora in poi onsidereremo, an he per
le osservabili, la formulazione valida per la visione attiva, he possiamo
asso iare alle misurazioni relative alla sola preparazione degli stati (la
visione passiva si ottiene in ogni aso tramite la sostituzione T ! T 1 ).
Se la trasformazione di simmetria j i ! jT i e implementata dall'operatore unitario UT , ovvero jT i = UT j i , si puo dimostrare he dalla
relazione (9.2) segue (l'eser izio e las iato al lettore)
(9.3)
h j T X ji = hT j X jT i ;
a meno di un fattore di fase e quindi
TX = Uy X U
(9.4)
T

sempre a meno di un fattore di fase. Si tratta di un fattore di fase relativo


uni amente all'operatore X , dato he la (9.4) non dipende dal fattore
di fase di UT las iato libero dal teorema di Wigner. In ogni aso risulta
naturale porre tale fattore di fase uguale ad 1 per T = e e quindi UT = 1 .
Lo stesso vale allora per ogni altra trasformazione di simmetria T .
Se inve e l'implementazione di T e antiunitaria, la relazione (9.3) va
sostituita on
(9.5)
h j T X ji = hT j X jT i :
303

Simmetria e invarianza

Ponendo an ora jT i = UT ji , on UT questa volta antiunitario, ed


identi ando h j UTy on il bra orrispondente a UT j i , non si riottiene
la (9.4), a ausa della residua oniugazione omplessa. Il problema e
he h j UTy non e un vero bra: esso agis e ome funzionale antilineare, e
non lineare, su HS , per ui (h j UTy ) j 0 i non oin ide on h j (UTy j 0 i) ,
rendendo mal de nita l'espressione h j UTy XUT ji . Un sempli e modo
per evitare ontraddizioni, ed al ontempo mantenere la notazione dei
bra e ket, e di stabilire una volta per tutte he gli operatori antilineari
agis ono solo a destra, ioe solo sui ket. Possiamo allora de nire l'operatore aggiunto UTy di un UT antiunitario di modo he


h j U y 0 = h j T 1 0 = hT j 0 i ;
T

per ogni oppia j i , j 0 i in HS . Con questa onvenzione, la relazione


(9.4) vale quindi in generale. Inoltre, UTy = UT 1 per ostruzione. E pero
importante ri ordare he la natura antilineare di un operatore U antiunitario impone pre ise regole nelle manipolazioni algebri he di operatori.
Ad esempio, U non ommuta on un -numero  , ma lo ambia nel suo
 .
omplesso oniugato: U = U
Sfruttando la relazione UT 1 = UT 1 = UTy , la versione passiva della
Eq. (9.4) si s rive evidentemente
(9.6)
T 1X = U X U y :
T

In ne, un operatore X si di e invariante sotto una trasformazione di


simmetria T qualora T X = X . Dalle (9.4) o (9.6) si dedu e quindi he
X e invariante se e solo se esso ommuta on UT .
Possiamo ora ulteriormente veri are ome il formalismo matemati o della me ani a quantisti a implementi in modo assai sempli e i on etti di trasformazione di simmetria, sia attiva he passiva. Se jai e
un autovettore dell'osservabile A on autovalore a , A jai = a jai (il he
equivale a dire he A assume ertamente il valore a nello stato rappresentato da jai ), allora jT ai = UT jai e un autovettore dell'osservabile
passivamente trasformata T 1 A = UT AUTy on lo stesso autovalore a :
(T 1 A) jT ai = U AU y U jai = U A jai = U a jai
T

T T

= aUT jai = a jT ai :

D'altra parte, se lo spettro di A sostiene una realizzazione della trasformazione T , per ui jT ai des rive un autostato di A on autovalore T a (si
pensi ad esempio alle traslazioni spaziali ed all'osservabile posizione), allora l'osservabile attivamente trasformata T A = UTy AUT assume il valore
304

Trasformazioni di simmetria

T a sul vettore originale jai :

(T A) jai = UTy AUT jai = UTy A jT ai = UTy (T a) jT ai




= (T a) UTy jT ai = (T a) T 1 T a = (T a) jai :
Con etti operativi si amente tutt'altro he banali sono resi nel formalismo da sempli issimi passaggi algebri i. Questo fornis e un ulteriore
sostegno alla orrispondenza tra osservabili e relativi autostati (in senso
strettamente operativo) da una parte, ed operatori autoaggiunti e relativi
autovettori dall'altra.
In parti olare, possiamo ontrollare le proprieta di ovarianza delle
equazioni del moto della me ani a quantisti a sotto una trasformazione
di simmetria. Dall'equazione di S hroedinger
d
i~ j i = H j i
dt
si ottiene subito, appli ando l'operatore UT ad entrambi i membri,

d
(9.7)
i~ 0 = H 0 0 ;
dt
dove j 0 i = jT i = UT j i e H 0 = T 1 H = UT HUTy . Dunque la nuova
equazione di S hroedinger ha la stessa forma di quella originale, he e
quanto ri hiesto dalla ovarianza. Si noti he lo stesso risultato si ottiene
an he piu in generale, nel aso in ui UT dipenda espli itamente dal
tempo: dopo la trasformazione l'equazione di S hroedinger si legge an ora
ome la (9.7), on la nuova Hamiltoniana data da
U
(9.8)
H 0 = UT HUTy + i~ T UTy :
t
Problema 9.1-1. Si veri hi la ovarianza delle equazioni del moto
di Heisenberg per le osservabili sotto trasformazioni di simmetria.
Dato he in generale, dal punto di vista prati o, le trasformazioni di
simmetria sono individuate da pre ise orrispondenze tra le osservabili
(quasi sempre indotte da erte proprieta spazio-temporali), piuttosto he
dalle equivalenti orrispondenze tra stati, la legge di trasformazione (9.4)
risulta parti olarmente utile per determinare espli itamente UT a partire dall'azione di T sulle osservabili. Possiamo limitar i a onsiderare
tale azione su un insieme di osservabili fondamentali fA1 ; A2 ; : : :g , visto he ogni altra osservabile A risulta matemati amente esprimibile in
funzione di quelle fondamentali. In e etti, se A = f (A1 ; A2 ; : : :) , allora
T A = f (T A1 ; T A2 ; : : :) . Quindi, grazie alla (9.4), abbiamo
U y A U = f (U y A U ; U y A U ; : : :) ;
T

T 1 T

305

T 2 T

Simmetria e invarianza

relazione he spesso si ridu e ad una identita, grazie alla parti olare forma
funzionale di f (ad esempio per f algebri a sempli e).
Osserviamo ora he l'implementazione (9.4) della trasformazione di
simmetria T , una volta onsiderata per un insieme di osservabili fondamentali, ssa UT a meno di un fattore di fase. Se infatti UT e VT
implementano entrambi T , avremo
T A = U y A U = V yA V
j

e quindi

T j T

T j T

Aj = T 1 T Aj = UT VT 1 y Aj UT VT 1 :
Dunque UT VT 1 ommuta on tutte le osservabili fondamentali ed e per io
un multiplo dell'identita, ovvero VT = ei UT .
Per ostruire UT espli itamente, stabilendo tra l'altro la sua natura lineare o antilineare, possiamo far ri orso alle regole di ommutazione
tra le osservabili fondamentali, he per de nizione devono funzionalmente
hiudersi sulle stesse Aj e l'identita. Piuttosto he presentare una trattazione in termini generali, ne essariamente piuttosto astratta, i limitiamo
qui a riportare la formula generale di partenza, he segue ombinando la
regola (9.4) on la possibilita di esprimere T Aj in termini delle A1 ; A2 ; : : :
stesse:
(9.9)
UTy Aj UT = Tj (A1 ; A2 ; : : :) ;
dove le Tj sono funzioni solitamente piuttosto sempli i. Per un'analisi dettagliata, preferiamo rimandare ai vari esempi trattati nei prossimi
paragra .


9.1.3. Trasformazioni in nitesimali e generatori. In base al teorema di Wigner, una trasformazione in nitesimale di simmetria, lassi amente realizzata ome trasformazione anoni a in nitesimale, onsiste nel
formalismo della me ani a quantisti a in un operatore unitario he differis e \po o" dall'identita (per de nizione un operatore antiunitario non
puo di erire \po o" dall'identita). Per una de nizione pre isa, onsideriamo un parametro in nitesimo  ed un operatore autoaggiunto Q e
poniamo
(9.10)
U = 1 iQ :
Si veri a subito he l'operatore U e unitario al primo ordine in 
UU y = (1 iQ)(1 + iQ) = 1 + O(2 ) :
Ripetendo molte volte una trasformazione in nitesima si ottiene una trasformazione nita: per ogni j i appartenente al dominio di analiti ita di
306

Trasformazioni di simmetria

Q si ottiene

i n
Q j i = exp( iQ) j i :
lim
1
n!1
n
D'altro lato, esiste uni o l'operatore unitario U () he per  reale oin ide on exp( iQ) sul dominio di analiti ita di Q , per ui possiamo
porre
U () = exp( iQ) :
Ovviamente, per  =  , questa relazione riprodu e al primo ordine la
de nizione iniziale (9.10). Al variare di  sui reali, U () des rive un
sottogruppo ad un parametro, ontinuo in senso forte, di operatori
unitari (e quindi di trasformazioni di simmetria), aratterizzato dalla legge
di omposizione
U (0 )U () = U (0 + ) :
L'operatore autoaggiunto Q si di e il generatore di tale sottogruppo.
L'inverso di questa ostruzione ostituis e il seguente

Teorema di Stone. Sia fU ()g un sottogruppo a un parametro di


operatori unitari ontinuo in senso forte; allora l'operatore Q de nito da

Qj

i = lim
i 1 [U ()
!0

su ogni vettore j i per il quale il limite esiste in senso forte, e autoaggiunto e genera il sottogruppo, ioe U () = exp( iQ) .

Abbiamo gia avuto modo di in ontrare questo teorema al x7.7, in relazione all'evoluzione temporale ed alla Hamiltoniana, ed al paragrafo
x7.6.3, riguardo alle traslazioni spaziali ed al momento. In questo apitolo
esso gio a un ruolo fondamentale e sara d'ora in poi sempre sottinteso.
Supponiamo ora he sia a priori de nito, per il sistema S , un sottogruppo ontinuo ad un parametro fT ();  2 Rg di trasformazioni di
simmetria. Risulta allora spontaneo domandarsi se tale sottogruppo e
sempre implementabile da operatori unitari della forma UT ()  U () =
exp( iQ) , he ome sappiamo formano a loro volta un sottogruppo ad
un parametro. Il teorema di Wigner e la ontinuita del sottogruppo per
 ! 0 i garantis ono l'esistenza di un operatore unitario V () he implementa T () a meno di un fattore di fase. L'indeterminazione su tale
fase esiste indipendentemente per ogni  , per ui in generale V () soddisfa alla legge di omposizione del sottogruppo a meno di un fattore di
fase, ioe
(9.11)
V (0 )V () = !(0 ; )V (0 + ) ;
307

Simmetria e invarianza

dove j!(0 ; )j = 1 . Possiamo sempre ssare la fase globale della famiglia
fV ()g in modo tale he V (0) = 1 , per ui
!(; 0) = !(0; ) = 1 :
Quindi, di erenziando la (9.11) rispetto a 0 in 0 = 0 si ottiene
dV ()
= i[Q + f ()V () ;
d
dove Q e il generatore di V () e f () e una funzione reale e ontinua

d
dV ()

:
log
!
(
;

)
=
0
;
f
(

)
=
i
Q=i

d 
d
=0
L'operatore U ()
 Z 

U () = V () exp i

d f ()

soddisfa allora all'equazione


dU ()
= iQU () ;
d
la quale, insieme alla ondizione U (0) = 1 , impli a immediatamente
U () = exp( iQ) . In de nitiva, abbiamo appena veri ato he il fattore
di fase !(0 ; ) e sempre eliminabile mediante un'opportuna ride nizione
delle fasi relative degli operatori unitari he implementano un sottogruppo ad un parametro di trasformazioni di simmetria. Ogni sottogruppo di
questo tipo risulta quindi interamente identi ato dal proprio generatore,
he e un operatore autoaggiunto sullo spazio di Hilbert.
L'azione di una trasformazione in nitesima sugli operatori lineari si
dedu e dalle relazioni (9.4) e (9.10)
(1 + iQ) X (1 iQ) = X + i[Q ; X + O(2 ) :
Alla lu e di quanto visto sopra, possiamo ris rivere questa relazione ome

d
[Q ; X = i [T ()X
d
=0
Quindi l'operatore X e invariante sotto T () se e solo se esso ommuta
on il orrispondente generatore Q .

9.1.4. Sistemi omposti. Consideriamo due sistemi si i S1 e S2 ,


on i relativi spazi di Hilbert H1 e H2 . Come sappiamo, al sistema
omposto S1 [ S2 e asso iato il prodotto diretto H1
H2 (vedi x7.2.1).
Si supponga inoltre he per S1 e S2 siano de nite le trasformazioni di
simmetria T1 e T2 , implementate rispettivamente dagli operatori U1 e
U2 .
308

Trasformazioni di simmetria

Tra i vari stati puri di S1 [ S2 , vi sono quelli he orrispondono a


stati puri sia di S1 he di S2 ; evidentemente, questi stati sono des ritti
da vettori della forma j i = j 1 i j 2 i . Su tali vettori possiamo de nire
l'azione del prodotto esterno T12 = (T1 ; T2 ) delle due trasformazioni, in
modo molto naturale, ome
(9.12)
jT12 i = jT1 1 i jT2 2 i = [U1 j 1 i [U2 j 2i :
In e etti l'arbitrarieta della s elta dei vettori rappresentativi dei vari raggi non ausa al un problema, poi he per ipotesi questi stati puri sono
fattorizzati: % = %1
%2 ( % = j i h j e %j = j j i h j j , j = 1; 2).
Ci poniamo ora il problema di ome estendere T12 a tutto H1
H2
in modo tale he essa sia una trasformazione di simmetria per il sistema
omposto. Per quanto visto nora, e tenendo onto he H1
H2 ammette
per de nizione delle basi ortonormali fattorizzate, la ondizione appena
ri hiesta sara senza dubbio soddisfatta se T12 viene estesa linearmente
o antilinearmente. E tuttavia fa ile onvin ersi he se U1 e U2 sono
entrambi unitari l'uni a estensione onsistente e quella lineare, mentre se
sono entrambi antiunitari, l'uni a onsistente e l'estensione antilineare;
in ne, nessuna delle due estensioni e onsistente se uno dei due operatori
e unitario e l'altro e antiunitario.
Dalla (9.12) risulta ora evidente he l'operatore U12 he implementa
T12 in H1
H2 e il prodotto tensoriale dei due operatori U1 e U2 ,

(9.13)
U12 = U1
U2 :
Adottando la onvenzione di usa, gia introdotta a pag. 195, di identi are
U1 on U1
1 e U2 on 1
U2 , la (9.13) si ris rive piu sempli emente
ome U12 = U1 U2 . Questo risultato si estende in modo ovvio al aso di
un numero qualunque di sistemi e relative trasformazioni.
Come gia ripetuto, le trasformazioni di simmetria si amente piu signi ative sono quelle he traggono origine da proprieta di simmetria dello
spazio-tempo. Supponiamo ora he T1 e T2 siano trasformazioni di simmetria di questo tipo. E evidente allora he la de nizione appena data
di trasformazione omposta T12 non orrisponde in generale ad una simmetria spazio-temporale, a meno he T1 e T2 non rappresentino l'azione
sugli stati e sulle osservabili di S1 e S2 della stessa trasformazione T . Se
questo e e ettivamente il aso e se esiste una orrispondenza biunivo a tra
le osservabili dei due sistemi, possiamo fare l'identi azione T1 = T2 = T .
Consideriamo ad esempio il aso di due parti elle distinguibili, soggette
ad una data traslazione: evidentemente T1 = T2 = T = traslazione di
spostamento a se e ettivamente T1 x1 = x1 + a e T2 x2 = x2 + a ( on le
restanti osservabili fondamentali, momenti ed eventuali spin, non modi ate). Piu in generale T1 e T2 possono essere realizzazioni distinte della
309

Simmetria e invarianza

stessa trasformazione T : si pensi ad esempio ad una rotazione sul sistema


omposto da due parti elle di spin diverso. In ogni aso la trasformazione
omposta T12 e an ora una realizzazione della medesima trasformazione
T.
Conviene adattare opportunamente la notazione: on T (1) , T (2) e
(12)
T
indi hiamo le realizzazioni di T su S1 , S2 e S1 [ S2 , rispettivamente, e s riviamo gli operatori he le rappresentano su H1 , H2 e
H1
H2 ome UT(1) , UT(2) e UT(12) (an he i primi due sono intesi ome
operatori su H1
H2 , se ondo la solita onvenzione). Abbiamo dunque,
in a ordo on l'Eq. (9.13),
(9.14)
UT(12) = UT(1) UT(2) ;
he si generalizza immediatamente alle omposizioni di un numero generi o N di sistemi, ovvero
(9.15)
UT(12:::N ) = UT(1) UT(2) : : : UT(N )
on notazione dal signi ato evidente. Questa ostituis e la regola generale se ondo la quale una ssata trasformazione di simmetria viene estesa
a sistemi omposti. Se la trasformazione T e idempotente, T 2 = 1 , l'operatore UT e autoaggiunto e puo rappresentare una osservabile (questo
e il aso ad esempio della parita, he dis uteremo in dettaglio piu avanti).
Allora la regola (9.15) identi a UT ome un numero quanti o moltipli ativo, poi he i suoi autovalori in un sistema omposto si ottengono
ome prodotto degli autovalori di ias un sistema omponente.
Supponiamo ora he T appartenga al sottogruppo ad un parametro di trasformazioni di simmetria fT ()g rappresentato da UT(1)() =
exp( iQ1 ) su H1 e da UT(2)() = exp( iQ2 ) su H2 , rispettivamente.
La notazione piu orretta sarebbe Q(1) e Q(2) an he per i generatori,
per sottolineare il fatto he si tratta di due distinte rappresentazioni del
medesimo generatore astratto. Una volta messo in hiaro questo punto,
possiamo adottare la notazione piu leggera Q1 e Q2 (un buon ompromesso si ottiene ponendo Q1 = Q(1)
1 e Q2 = 1
Q(2) , il he pre isa
esattamente lo spazio di Hilbert su ui i vari operatori agis ono). La rappresentazione del sottogruppo fT ()g per il sistema omposto si s rivera,
se ondo la regola (9.14)
(1) (2)
UT(12)
() = UT () UT () = exp [ i (Q1 + Q2 ) ;

dato he Q1 e Q2 evidentemente ommutano. Otteniamo os la regola


di omposizione dei generatori
(9.16)
Q(12) = Q1 + Q2 ;
310

Invarianze e leggi di onservazione

he si generalizza immediatamente alla


(9.17)

Q(12:::N ) =

N
X
j =1

Qj

nel aso di una omposizione multipla. Di onseguenza possiamo a ermare


he le osservabili he rappresentano nei vari sottosistemi il generatore di
un sottogruppo ad un parametro di trasformazioni di simmetria sono dei
numeri quanti i additivi. Esempi fondamentali di osservabili di questo
tipo sono le omponenti del momento lineare e del momento angolare, he
rispettivamnte rappresentano, ome vedremo, i generatori delle traslazioni
e delle rotazioni.

9.2. Invarianze e leggi di onservazione


Siamo nalmente in posizione per des rivere l'altro fondamentale aspetto
delle simmetrie in me ani a quantisti a, ioe quello he riguarda non gia
ome si manifesta la ovarianza della leggi fondamentali, he ora diamo per
s ontato in base alla nozione di trasformazione di simmetria, ma ome si
manifestano le proprieta di invarianza della dinami a quantisti a di uno
spe i o sistema si o. Innanzitutto notiamo he, tra tutte le trasformazioni di simmetria, per ipotesi (il postulato IV) ne esiste una famiglia
spe iale, e ioe quella he orrisponde all'evoluzione temporale T (t; t0 ) ,
implementata dagli operatori unitari U (t; t0 ) (vedi x7.7). L'evoluzione
temporale per de nizione agis e su tutte le aratteristi he del sistema S
e quindi an he sulle altre trasformazioni di simmetria. Dal punto di vista
degli operatori he le implementano, questo orrisponde al passaggio dalla des rizione di S hroedinger a quella di Heisenberg: nella prima una
trasformazione T e vista ome generata da operazioni su S e i relativi
apparati di misura, ed e quindi implementata da un ssato operatore UT ;
nella se onda T e interpretata innanzitutto ome orrispondenza tra variabili dinami he, e quindi tra osservabili nella des rizione di Heisenberg,
ed e per io implementata da
UT (t)H = U (t; t0 )y UT U (t; t0 ) :
In e etti, volendo estendere la legge di trasformazione delle osservabili
fondamentali, Eq. (9.9), alla des rizione di Heisenberg, dovremo far uso
di UT (t)H e non di UT :
(9.18)
UT (t)yH Aj (t)H UT (t)H = Tj (A1 (t)H ; A2 (t)H ; : : :) :
Se onsideriamo inve e di e ettuare al tempo t la trasformazione T sulle
variabili dinami he, avremo
UTy Aj (t)H UT = T~j (A1 (t)H ; A2 (t)H ; : : :) ;
311

Simmetria e invarianza

on le funzioni T~j generalmente diverse dalle Tj . Detto in altri termini, una generi a trasformazione di simmetria T non ommuta on
l'evoluzione temporale, e quindi evolve an h'essa.
Diremo per io he una ssata trasformazione di simmetria T e una
invarianza del moto del sistema si o S se essa ommuta on l'evoluzione
temporale del sistema stesso. Abbiamo visto he per le osservabili fondamentali questo ri hiede he T~j = Tj . Dal punto di vista degli stati, la
ri hiesta di invarianza e he due raggi ollegati dall'evoluzione temporale
siano trasformati da T in due raggi ollegati dalla stessa evoluzione temporale. Alternativamente possiamo dire he raggi orrispondenti sotto T
all'istante t0 saranno an ora orrispondenti sotto T all'istante t , per ui
la orrispondenza sotto T degli stati puri e una aratteristi a ostante
del moto.
In termini degli operatori UT 3 e U (t; t0 ) he implementano rispettivamente T e l'evoluzione temporale sullo spazio di Hilbert, la ondizione
di invarianza si esprime quindi ome segue
(9.19)
UT U (t; t0 ) = ei U (t; t0 )UT ;
dove il fattore di fase e in linea di prin ipio possibile dato he le orrispondenze tra raggi non ne vengono alterate. In ogni aso  = (t; t0 )
deve annullarsi per t = t0 ; inoltre, per le proprieta di U (t; t0 ) , deve
essere una funzione antisimmetri a, (t; t0 ) = (t0 ; t) e soddisfare la
legge di omposizione (t; t0 ) = (t; t1 ) + (t1 ; t0 ) . Quindi (t; t0 ) =
'(t) '(t0 ) .
Riletta nella forma UT U (t; t0 )UTy = ei U (t; t0 ) la (9.19) esprime l'invarianza dell'evoluzione temporale sotto T , mentre riletta ome
U (t; t0 )y UT U (t; t0 ) = ei UT
essa esprime l'invarianza di T sotto l'evoluzione temporale. Risulta an he
evidente he le trasformazioni di simmetria he sono an he invarianze del
moto formano un sottogruppo.
Si noti he il fattore di fase (t; t0 ) = '(t) '(t0 ) puo venir sempre
riassorbito in una ride zione di UT , a patto di a ettare an he implementazioni he dipendono dal tempo della trasformazione T , he inve e
da t non dipende a atto. Possiamo omunque fare a meno di una simile
eventualita ed assumere UT ssato nel tempo, pro edendo nel seguente
modo. Di erenziamo l'Eq. (9.19) rispetto t e fa iamo uso dell'equazione
del moto di U (t; t0 ) (Eq. (7.80)) per ottenere
UT H (t)U (t; t0 )UTy = ei [H (t) '_ U (t; t0 ) ;
3In questo ome in quasi tutti i seguenti paragra , assumeremo ta itamente he

UT sia unitario. Dopo tutto, l'uni a implementazione antiunitaria si amente rilevante


e quella dell'inversione temporale, he tratteremo in dettaglio solo alla ne del apitolo.

312

Invarianze e leggi di onservazione

dove '_ = d'=dt e H (t) e la Hamiltoniana, possibilmente dipendente dal


tempo. Quindi utilizzando an ora la (9.19), l'ultima relazione si ris rive
U H (t) U y = H (t) '_ ;
T

la quale impli a an he

UTy H (t) UT = H (t) + '_ :


Dunque, se '_ 6= 0 , UT agis e ome operatore invertibile di traslazione su
H (t) , he deve per io possedere uno spettro illimitato sia superiormente
he inferiormente. Ma i sistemi si amente a ettabili devono avere una
Hamiltoniana H (t) limitata dal di sotto per ogni t , per ui ne essariamente '_ = 0 , ovvero '(t) = ostante e  = 0 . Si noti an he he nel aso
di un UT idempotente ( (UT )n = 1 per un qual he intero n > 1 ), dalla
(9.19) si ottiene ein = 1 , per ui la ontinuita on il valore 0 a t = t0
impone  = 0 sempre, indipendentemente dallo spettro di H (t) .
In de nitiva, tenendo onto dell'uni ita di U (t; t0 ) a partire da H (t) ,
abbiamo ottenuto il seguente risultato:
Teorema 9.2.1. La trasformazione di simmetria T e una invarianza
del moto del sistema si o S se e solo se UT ommuta on l'Hamiltoniana
H (t) di S :
(9.20)
[H (t); UT = 0 ;
ovvero se H (t) e invariante sotto la trasformazione T : UTy H (t)UT =
H (t) 4.
Ne onsegue immediatamente he l'equazione di S hroedinger non e solo ovariante ma an he invariante sotto la trasformazione T in questione. L'equazione trasformata (9.7) e identi a a quella originale. In
parti olare questo signi a he se j (t)i e una soluzione dell'equazione di
S hroedinger, allora an he j 0 (t)i = UT j (t)i lo e.
Supponiamo ora he UT appartenga al sottogruppo ad un parametro
generato dall'osservabile Q , ovvero UT = exp( iQ) per un erto valore
di  . La ondizione di invarianza (9.20) equivale allora alla relazione


dQ
[T ()H (t) = [H (t); Q = i = 0

dt
=0
he dimostra he ad ogni sottogruppo ad un parametro di invarianze e
asso iata una legge di onservazione, espressa dal fatto he il generatore
Q e un'osservabile ostante del moto, ioe una ari a onservata.

4Questa on lusione ri hiede una modi a in presenza di invarianza lo ale di gauge


(vedi x9.4).

313

Simmetria e invarianza

9.2.1. Trasformazioni dipendenti dal tempo. Nel pre edente paragrafo abbiamo de nito una trasformazione di simmetria ome una invarianza, qualora essa ommuti on l'evoluzione temporale. Abbiamo an he
assunto he la trasformazione T in questione fosse ssata una volta per
tutte, ioe fosse indipendente dal tempo t . Possiamo ora togliere questa
limitazione, onsiderando il aso di una famiglia fT (t)g di trasformazioni
di simmetria he dipende espli itamente dal tempo, nel senso he essa
orrisponde ad operazioni su S he variano e ettivamente da istante a
istante. Si intende he tale dipendenza e ontinua ed e ssata a priori,
senza al un riferimento ioe all'evoluzione temporale e ettiva del sistema
S . Un esempio importante sara onsiderato al x9.3.6.
La ondizione di invarianza (9.19) va ora modi ata nella
(9.21)
UT (t) U (t; t0 ) = ei U (t; t0 )UT (t0 ) :
Sfruttando le proprieta di U (t; t0 ) e fa ile veri are he dobbiamo an ora
avere  = '(t) '(t0 ) , per ui possiamo riassorbire il fattore di fase
ponendo UT (t) = ei'(t) V (t) . Possiamo inoltre assumere he gli operatori
V (t) siano unitari, dato he una famiglia antiunitaria si puo sempre ottenere moltipli ando per un ssato operatore antiunitario. S rivendo la
(9.21) nella forma
(9.22)
V (t) = U (t; t0 )V (t0 )U (t; t0 )y
appare ora evidente he l'operatore evoluto se ondo Heisenberg, vale a
dire
V (t)H = U (t; t0 )y V (t)U (t; t0 ) ;
oin ide on V (t0 ) ed e per io ostante nel tempo. D'altra parte, differenziando l'Eq. (9.22) rispetto a t e tenendo onto he
H (t) = i[U (t; t0 )=t  U (t; t0 )y
si ri ava
V (t)
V (t)y + V (t)H (t)V (t)y = H (t) ;
i
t
he esprime l'invarianza dell'equazione di S hroedinger sotto T (si vedano
le relazioni (9.7) e (9.8)).
Se inoltre assumiamo he, per ogni t , V (t) sia un elemento del sottogruppo ad un parametro exp[ iQ(t) , possiamo ris rivere la (9.22)
interamente in termini dei generatori ome
Q(t)
(9.23)
[H (t); Q(t) = i
:
t
Abbiamo os ottenuto, da un lato, la legge trasformazione in nitesima
della Hamiltoniana (si ri ordi he la dipendenza di Q(t) da t si intende
314

Gruppi di simmetria e di invarianza

ssata a priori) e, dall'altro lato, la legge di onservazione



d
Q(t)H = Q(t)H + i[H (t)H ; Q(t)H = 0
(9.24)
dt
t
per l'osservabile di Heisenberg
Q(t)H = U (t; t0 )y Q(t)U (t; t0 ) :

9.3. Gruppi di simmetria e di invarianza


Come sappiamo, l'insieme di tutte le trasformazioni di simmetria della
des rizione quantome ani a di un sistema si o S formano un gruppo.
Inoltre, quelle parti olari trasformazioni ollegate ad operazioni fattibili in
laboratorio ostitus ono in generale vari sottogruppi, e lo stesso vale per le
trasformazioni he sono an he invarianze del moto. Inoltre, ome vedremo
in seguito, tra le trasformazioni di simmetria si amente rilevanti, soltanto
l'inversione temporale viene implementata da un operatore antiunitario.
Nella dis ussione he segue possiamo quindi limitar i a onsiderare i sottogruppi formati dalle altre trasformazioni, ui orrispondono operatori
unitari. Infatti, omponendo questi ultimi on l'inversione temporale, si
ottengono le omponenti non onnesse all'identita he sono rappresentate
da operatori antiunitari: le loro proprieta sono omunque ri ondu ibili ai
sottogruppi originali ed alla inversione temporale.
Per meglio des rivere il aso di un generi o sottogruppo di trasformazioni unitariamente implementabili onviene adottare la notazione propria dei gruppi astratti (vedi App. B.1). Se G e un tale gruppo, diremo he
una erta ollezione fT g di trasformazioni di simmetria realizza il gruppo G se esiste un isomor smo tra G e fT g : g 2 G ! T (g) 2 fT g .
Quindi, tramite il teorema di Wigner, risulta identi ata una ollezione
di operatori unitari sullo spazio di Hilbert he rappresentano il gruppo
astratto G a meno di un fattore di fase. Quest'ultima pre isazione e indispensabile proprio per he il teorema di Wigner las ia indeterminata la
fase dell'operatore U (g)  UT (g) orrispondente a ias una trasformazione T (g) ; quindi, per una generi a s elta di queste fasi, al prodotto g1 g2
di due elementi g1 e g2 di G viene in generale asso iato un operatore
U (g1 g2 ) he di eris e per un fattore di fase dal prodotto U (g1 )U (g2 ) dei
due operatori, ioe
(9.25)
U (g1 g2 ) = !(g1 ; g2 )U (g1 )U (g2 )
dove j!(g1 ; g2 )j = 1 . Queste onsiderazioni sono evidentemente la generalizzazione diretta al aso di un G arbitrario di quanto gia visto al x9.1.3
per i sottogruppi ad un parametro. Nella terminologia matemati a orrente si di e he la famiglia fU (g); g 2 Gg forma una rappresentazione
unitaria proiettiva del gruppo G sullo spazio di Hilbert dei vettori di
315

Simmetria e invarianza

stato. Essa si ridu e ad una rappresentazione in senso stretto se e solo


se esiste una s elta spe i a dei fattori di fase tale he !(g1 ; g2 ) = 1 per
ogni oppia g1 ; g2 2 G . Come vedremo, diversamente dai sottogruppi ad
un parametro, per arbitrari G questo non e sempre possibile. Per quanto
riguarda il fattore di fase globale di fU (g); g 2 Gg , esso risulta ssato
dalla regola he l'elemento neutro di G , ui orrisponde la trasformazione
identi a, sia rappresentato dall'operatore identita: U (e) = 1 .
Un aso molto rilevante e quando il sottogruppo G e un gruppo di
Lie onnesso. Le orrispondenti trasformazioni sono quindi tutte generate da trasformazioni in nitesime su essive. Consideriamo inoltre un
insieme f1 ; 2 ; : : : ; r g di oordinate normali (o parametri anoni i) in
un intorno dell'elemento neutro di G (vedi App. B.1). Indi heremo allora on g(1 ; 2 ; : : : ; r ) un generi o elemento di tale intorno e on
U (1 ; 2 ; : : : ; r ) l'operatore orrispondente. Si noti he la ontinuita
stessa del gruppo impone he U (1 ; 2 ; : : : ; r ) sia unitario piuttosto he
antiunitario: all'origine dello spazio parametri o orrisponde l'elemento
neutro g(0; : : : ; 0) = e , per ui U (0; : : : ; 0) = 1 .
Come sappiamo dal x9.1.3, le fasi relative tra gli operatori U (g) possono essere sempre s elte in modo tale he ias uno dei sottogruppi ad
un parametro, per i quali una sola oordinata normale e diversa da zero,
venga rappresentato in senso stretto, senza al un fattore di fase:

U (: : : ; j ; : : :) U (: : : ; j ; : : :) = U (: : : ; j + j ; : : :) :
Dunque a ias una oordinata normale orrisponde un sottogruppo ad un
parametro di operatori unitari, ontinuo in senso forte. Per il teorema di
Stone possiamo allora porre

U (: : : ; j ; : : :) = exp

ij Qj ;

dove Qj e l'operatore autoaggiunto he genera il sottogruppo a un parametro orrispondente alla oordinata j . Ripetendo l'analisi per ias uno
dei restanti sottogruppi si ottiene l'insieme Q1 ; Q2 ; : : : ; Qr dei generatori
della rappresentazione proiettiva orrispondente alle oordinate normali
1 ; 2 ; : : : ; r . Quindi, grazie alla de nizione stessa di oordinate normali,
per un generi o elemento del gruppo G avremo
(9.26)

U (1 ; 2 ; : : : ; r ) = exp i

r
X
j =1

j Qj :

Da questa relazione e dalla regola generale (9.4), si dedu e fa ilmente la


forma in nitesima per le trasformazioni delle osservabili: se tutte le j
316

Gruppi di simmetria e di invarianza

sono di ordine  e  ! 0 , abbiamo

T (g)A =

+i

=A+i

 

j Qj + O(2 ) A

j Qj + O(2 )

j [Qj ; A + O(2 ) ;

da ui segue immediatamente




:
T
(
g
)
A

j
1 =:::=r =0
Come vedremo piu avanti, questa relazione, una volta appli ata ad un
insieme di osservabili fondamentali A1 ; A2 ; : : : , risulta di solito su iente
per ssare i generatori Qj ome funzioni delle A1 ; A2 ; : : : , a meno di
multipli dell'identita.
Consideriamo ora due arbitrari elementi di G , g1 = g(1 ; : : : ; r ) e
g2 = g(1 ; : : : ; r ) ed appli hiamo la formula di Baker-Hausdor nella
relazione (9.25)

(9.27)

[Qj ; A = i

U (g1 )U (g2 ) = exp i

(j + j )Qj

1
2

j

jk

j k [Qj ; Qk + O(3 ) ;

dove abbiamo assunto he i parametri


e j siano tutti di ordine  .
D'altra parte abbiamo

 X
U (g1 g2 ) = exp i  j Qj ;
j

 1; : : : ;  r .

per opportuni valori


Inoltre, tenuto onto he ne essariamente
!(g; e) = !(e; g) = 1 , abbiamo
 X

!(g1 ; g2 ) = exp i

jk

djk j k + O(3 ) ;

dove le ostanti djk sono antisimmetri he, djk = dkj , poi he per ipotesi
!(g; g) = 1 . Dalla relazione (9.25) otteniamo per io
[Qj ; Qk = i

j = j + j +

1
2

njk Qn + idjk 1
jkn k n + O(3 ) ;

in termini delle ostanti di struttura njk del gruppo G (vedi App. B.1).
Dunque la natura proiettiva della rappresentazione si tradu e al livello dell'algebra di Lie in una osiddetta estensione entrale, ovvero nella
omparsa di -numeri a destra delle regole di ommutazione dei generatori
sullo spazio di Hilbert.
317

Simmetria e invarianza

Se !(g1 ; g2 ) = 1 per ogni oppia g1 ; g2 , allora evidentemente djk = 0 .


Il vi eversa vale solo se il gruppo in questione e sempli emente onnesso.
Nel aso di gruppi di Lie non sempli emente onnessi esistono rappresentazioni tali he djk = 0 , mentre !(g1 ; g2 ) puo assumere un erto numero di
valori dis reti (questo e proprio il aso del gruppo SO(3) delle rotazioni
studiato nel ap. 8). In quanto segue onsideriamo G sempli emente
onnesso.
La ride nizione delle fasi relative degli operatori UT orrisponde ad
aggiungere delle ostanti agli operatori Qj

Qj ! Qj + uj =) U (1 ; : : : ; r ) ! exp

uj j U (1 ; : : : ; r )

e determina la seguente trasformazione lineare per le ostanti djk

djk ! djk

njk un :

Rappresentazioni proiettive le ui ostanti aratteristi he djk sono legate


da tale legge di trasformazione si di ono equivalenti. In parti olare, una
rappresentazione proiettiva e equivalente ad una rappresentazione
Pvettoriale in senso stretto se e solo se le ostanti djk sono della forma n njk un
per opportuni uj . Si noti omunque he le ostanti djk non sono in
generale tutte linearmente indipendenti, a ausa dei vin oli imposti dall'identita di Ja obi [ [Qi ; Qj ; Qk + [ [Qj ; Qk ; Qi + [ [Qk ; Qi ; Qj = 0 ,
vale a dire

X
nij dkn + kjk din + kki djn = 0 :
(9.28)
n

Vediamo subito he djk = n njk un rappresenta una famiglia di soluzioni


banali di questo vin olo lineare (sempre per via dell'identita di Ja obi soddisfatta
P n dalle ostanti di struttura), ome ri hiesto dal fatto he
djk = n jk un e equivalente a djk = 0 . In de nitiva, le djk sono le
omponenti di un generi o vettore in uno spazio lineare reale on dimensione  pari al numero di soluzioni antisimmetri he, non equivalenti a zero
e linearmente indipendenti, dell'equazione lineare (9.28). Evidentemente
0    21 r(r 1) . Nei prossimi paragra esamineremo piu in dettaglio
questo problema nel aso di al uni fondamentali gruppi di simmetria.
Qualora le trasformazioni di simmetria di un erto sottogruppo G
siano an he delle invarianze del sistema S , ovvero, 8t ,
(9.29)
[H (t) ; U (g) = 0 ;
8g 2 G ;
diremo he G e un gruppo di invarianza di S . Se G e un gruppo di Lie,
allora avremo an he
(9.30)
[H (t) ; Q = 0 ;
8Q 2 g ;
318

Gruppi di simmetria e di invarianza

dove g e l'algebra di Lie dei generatori di fU (g); g 2 Gg . g e quindi


un'algebra di Lie di ostanti del moto (vedi x7.7.1).
I gruppi di simmetria gio ano un ruolo fondamentale in me ani a
quantisti a, senz'altro maggiore he in me ani a lassi a, data la relazione piu stretta esistente tra gruppi e loro rappresentazioni unitarie
irridu ibili in spazi di Hilbert, rispetto a quella esistente tra gruppi e loro
realizzazioni anoni he in spazi delle fasi (e la linearita dello spazio di
Hilbert, ovvero il prin ipio di sovrapposizione lineare, he risulta parti olarmente vin olante). La nozione di rappresentazione irridu ibile e
di entrale importanza. Essa permette di strutturare lo spazio di Hilbert
ome somma diretta (o integrale diretto nel aso di gruppi non ompatti)
di rappresentazioni irridu ibili, sempli ando notevolmente il problema
della de omposizione spettrale delle osservabili he posseggono de nite
proprieta di trasformazione rispetto al gruppo in questione (abbiamo gia
avuto modo di illustrare questa idea, per quanto riguarda il gruppo delle
rotazioni, nel ap. 8). Questo e vero in parti olare per l'Hamiltoniana, e
quindi per la risoluzione dell'equazione di S hroedinger, soprattutto nel
aso di gruppi di simmetria he siano an he gruppi di invarianza. Su
questi temi abbiamo visto vari esempi nei apitoli pre edenti; vediamo
ora he si tratta di una temati a aratteristi a della me ani a quantisti a. E an he importante osservare he l'esistenza di ari he onservate
asso iate alle invarianze della dinami a fa ilita la determinazione stessa
del orretto spazio di Hilbert. In e etti, dal punto di vista puramente operativo, risulta senz'altro piu fa ile preparare un sistema si o in autostati
di ostanti del moto, piuttosto he di generi he osservabili he non sono
onservate nel tempo (durante la preparazione e tra preparazione ed osservazione nale passa inevitabilmente del tempo). Queste onsiderazioni
hanno un rilievo parti olare nella si a delle parti elle elementari.

9.3.1. Traslazioni spaziali. Abbiamo gia avuto modo in pre edenza di parlare delle traslazioni spaziali e di ome sono implementate nel
formalismo della me ani a quantisti a. Presentiamo ora la trattazione
generale e riassuntiva, adottando il punto di vista attivo. Consideriamo
quindi un sistema ostituito da un numero arbitrario N di parti elle
distinguibili, libere di muoversi in R3 , ovvero di quel sistema si o S
interamente aratterizzato dalle 9N osservabili fondamentali he sono
le 3 omponenti della posizione xj , del momento oniugato pj e dello
spin/isospin sj di ias una parti ella, soggette per ipotesi alle regole di
ommutazione anoni he (vedi x7.8). Le traslazioni in R3 formano un
gruppo di Lie abeliano, onnesso e sempli emente onnesso, isomorfo a
R3 ome spazio lineare; una traslazione 
e individuata da un vettore a , al
319

Simmetria e invarianza

quale risulta quindi asso iato un operatore unitario U (a) su HS , identi ato a meno di un fattore di fase dalle leggi di trasformazione delle
osservabili fondamentali:
U y (a) xj U (a) = xj + a
(9.31)
U y(a) pj U (a) = pj
U y (a) sj U (a) = sj
Queste relazioni sono essenzialmente basate sull'analogia on la me ani a
lassi a: la posizione di una parti ella e per ipotesi io he trasla, mentre
il momento lineare e lo spin, ome momento angolare intrinse o ( ioe relativo al entro di massa della parti ella), o l'isospin, ome grado di liberta
interno, sono invarianti sotto traslazione. Dal punto di vista strettamente
logi o-operativo, possiamo onsiderare queste proprieta sotto traslazione
ome fa enti parte della de nizione stessa delle osservabili quantome ani he fondamentali di un sistema di N parti elle distinguibili. In questo
senso la struttura omposta di tale sistema gio a un ruolo importante:
tra le osservabili di ias una parti ella esiste una naturale orrispondenza
he viene rispettata dall'azione (9.31) delle traslazioni.
Combinando le relazioni (9.27) e (9.31), si ottengono le ondizioni ui
devono soddisfare i tre generatori Q ,  = 1; 2; 3 di U (a) :
[Q ; (xj ) = i ; [Q ; (pj ) = [Q ; (sj ) = 0 :
La soluzione e immediata: le Q sono le omponenti artesiane del vettore
Q = ~ 1 P + u1 ;
dove P e il momento totale del sistema

P=

N
X
j +1

pj

e u e un vettore ostante arbitrario. Se tuttavia teniamo onto della


natura omposta del sistema, vediamo subito he la s elta u = 0 e l'uni a
onsistente on la regola (9.16) e la ri hiesta he il momento generi le
traslazioni di una singola parti ella. Come vedremo in seguito, la s elta
u = 0 e an he l'uni a ompatibile on le proprieta di trasformazione del
generatore Q relative a gruppi di simmetria he ontengono le traslazioni
ome sottogruppo. In ogni aso, la sua eventuale presenza modi a la
rappresentazione U (a) solo per un irrilevante fattore di fase, per ui non
'e reale perdita di generalita nel porre u = 0 . Dunque la forma espli ita
degli operatori unitari U (a) si s rive

U (a) = expf ia  P =~g


320

Gruppi di simmetria e di invarianza

e, dato he i generatori ommutano


(9.32)
[P ; P = 0
essi soddisfano la legge di omposizione
U (a)U (b) = U (a + b) ;
fornendo una rappresentazione vettoriale in senso stretto del gruppo delle
traslazioni.
L'assenza di una struttura proiettiva, evidentemente dovuta alla ri hiesta he le traslazioni las ino invariati i momenti anoni amente oniugati
alle posizioni, puo sembrare spe i a del sistema S in questione, visto
he la natura abeliana delle traslazioni non impone al un vin olo su una
eventuale estensione entrale della (9.32). Al x9.3.5 vedremo inve e he
si tratta di una proprieta del tutto generale, una volta he le traslazioni
spaziali siano ombinate on le rotazioni per formare il gruppo eu lideo in
3 dimensioni.
In ne l'azione degli operatori di traslazione U (a) sulle funzioni d'onda
nella rappresentazione della posizione si al ola fa ilmente
(U (a) )(x1 ; : : : ; xN ; t) = (x1 a; : : : ; xN a; t) :

9.3.2. Traslazioni temporali. Nel formalismo della me ani a quantisti a, os ome des ritto sinora, le traslazioni temporali ri hiedono una
trattazione a parte, poi he il tempo stesso riveste un ruolo parti olare. La
grandezza t he usiamo per parametrizzare il tempo non e una osservabile ome la posizione x di una parti ella e non possiamo quindi pensare
di e ettuare una traslazione t ! t +  in senso attivo nello stesso modo
della relazione (9.31)5.
Il signi ato della sostituzione t ! t +  e intrinse amente passivo:
essa ollega le oordinate temporali usate da due osservatori i ui orologi non sono sin ronizzati, ma potrebbero esserlo portando l'uno avanti o
l'altro indietro. Dal punto di vista attivo t ! t +  non e una traslazione,
ma rappresenta l'evoluzione del sistema S in esame da t a t +  (non
possiamo spostare S , ad esempio, nel futuro, dobbiamo aspettare he esso
evolva nei suoi stati futuri). Come sappiamo dal x7.7, l'evoluzione da t a

5Questa dissimmetria tra spazio e tempo ostituis e un serio impedimento per la


sintesi dei prin ipi della me ani a quantisti a e di quelli della relativita ristretta di
Einstein. In e etti tale sintesi e risultata (trionfalmente) possibile nella teoria quantisti a dei ampi, proprio per he in essa viene abbandonato il on etto della posizione di
una spe i a parti ella ome osservabile: la oordinata spaziale x viene riportata sullo
stesso piano di quella temporale t , in quanto paramentro per la lo alizzazione non gia
di un oggetto materiale de nito a priori, ma di fenomeni des rivibili mediante opportune osservabili lo ali he sono funzioni del -numero x . Certamente la trattazione
approfondita di questi temi esula dagli s opi di questo libro; altri a enni sull'argomento
si trovano omunque nel x11.3.

321

Simmetria e invarianza

t +  ostituis e per ipotesi (il postulato IV) una trasformazione di simmetria, implementata dall'operatore U (t+; t) . D'altra parte e evidente he i
on etti di evoluzione e traslazione temporale sono strettamente onnessi,
per ui l'implementazione unitaria della traslazione t ! t +  deve dis endere da quella dell'evoluzione, ioe da U (t + ; t) . Il punto fondamentale
e stabilire qual e l'azione della traslazione t ! t +  sulle osservabili e/o
sugli stati del sistema S , non essendo t stesso una osservabile.
Per de nire l'azione sulle osservabili la des rizione appropriata e quella
di Heisenberg: se A(t)H e l'operatore di Heisenberg orrispondente ad un
operatore A di S hroedinger ssato nel tempo, alla traslazione t ! t + 
sara asso iata la trasformazione
A(t)H ! A0 (t)H = A(t  )H ;
ome ri hiesto dal fatto he A(t)H e una funzione di t (la regola e quella
s alare, f 0 (t0 ) = f (t) quando t ! t0 , propria dell'interpretazione passiva). Denotiamo U ( ; t  )H l'operatore he implementa tale trasformazione; abbiamo allora, per ipotesi
U ( ; t  )yH A(t)H U ( ; t  )H = A(t  )H ;
he possiamo an he s rivere
(9.33)
U ( ; t)yH A(t +  )H U ( ; t)H = A(t)H
Di onseguenza, in base alla regola di Heisenberg (7.85), A(t)H = U (t; t0 )y
A U (t; t0 ) , e a meno del solito fattore di fase, dobbiamo avere
U ( ; t)H = U (t + ; t0 )y U (t; t0 )
= U (t; t0 )y U (t; t +  )U (t; t0 )


= exp +i

Z t+

dt0 H (t0 )H :

Dunque U ( ; t)H e l'operatore di Heisenberg orrispondente non gia a


U (t + ; t) , ma al suo inverso U (t; t +  ) , ome ri hiesto dalla natura passiva della traslazione, rispetto a quella attiva dell'evoluzione. Si nota subito
he al variare di  la famiglia fU ( ; t)H g non forma un sottogruppo vero
e proprio a ausa della residua dipendenza da t
(9.34)
U (1 + 2 ; t)H = U (1 ; t + 2 )H U (2 ; t)H :
Tuttavia la struttura di questa legge di omposizione e quella giusta: ad
una traslazione di 2 al tempo t segue una traslazione di 1 al tempo
t + 2 . Si noti he se avessimo de nito l'azione sulle variabili dinami he nel
modo opposto, ioe A0H (t)H = A(t +  )H , al posto della (9.34) avremmo
ottenuto U (1 + 2 ; t)H = U (2 ; t)H U (1 ; t + 2 )H , on un anti-ordinamento
dell'azione degli operatori sugli stati rispetto alle trasformazioni.
322

Gruppi di simmetria e di invarianza

Adottando una terminologia un po' impropria, potremmo de nire la


(9.34) una quasi-rappresentazione. Si tenga inoltre presente he nella
des rizione di Heisenberg gli stati sono ostanti nel tempo, essendo stati
de niti a t = t0 una volta per tutte, e quindi non ontengono al una
dipendenza impli ita ne dal parametro  della traslazione ne dall'istante
t in ui essa viene eseguita. Questo e quanto risulta naturale ri hiedere
allo spazio di Hilbert he sostiene la rappresentazione o quasi-rappresentazione di un gruppo di trasformazioni di simmetria. Nel aso di sistemi
onservativi, per i quali dH=dt = 0 , abbiamo U ( ; t)H = U (t; t +  ) =
exp(iH ) , he non dipende piu da t e ostituis e un vero sottogruppo
nel parametro di traslazione  , fornendo os una vera e propria rappresentazione delle traslazioni temporali.

9.3.3. Traslazioni spazio-temporali. Consideriamo ora la relazione


esistente in generale tra le traslazioni spaziali e quelle temporali. Come operazioni sullo spazio-tempo esse evidentemente ommutano. Come trasformazioni di simmetria sullo spazio di Hilbert esse ommutano se e solo se
l'Hamiltoniana e invariante per traslazioni spaziali, ovvero [H (t); P = 0 ,
dove P e il momento totale del sistema. Questo signi a he, ad esempio
nel aso del sistema di N parti elle, le leggi di trasformazione (9.31) valgono in generale solo per le osservabili fondamentali nella des rizione di
S hroedinger, e non per quelle di Heisenberg. Se onsideriamo la posizione
x di una parti ella, abbiamo senz'altro
U (a)yx U (a) = x + a ;
ma l'analoga relazione per la posizione di Heisenberg x(t)H si s rivera in
generale (vedi Eq. (9.18))
U (a; t)y x(t) U (a; t) = x(t) + a ;
H

dove evidentemente

U (a; t)H = exp( ia  P (t)H =~) :


Quindi l'operatore he implementa una traslazione spazio-temporale on
parametri (a;  ) si s rive

U (; a; t)H = U ( ; t)H U (a; t)H = U (a; t +  )H U ( ; t)H :


In e etti, la sua azione su una generi a osservabile A = A(x; p; s) (per
brevita omettiamo gli indi i di parti ella e assumiamo A senza dipendenze
espli ite dal tempo) si al ola immediatamente
U (; a; t)y A(x; p; s; t +  ) U (; a; t) = A(x + a; p; s; t) ;
H

323

Simmetria e invarianza

dove per ostruzione A(x; p; s; t)H = A(q (t)H ; p(t)H ; s(t)H ) . Tale azione
oin ide on quanto ri hiesto per una traslazione spazio-temporale. Tuttavia la ollezione di operatori U (a;  ; t)H non fornis e una rappresentazione del gruppo delle traslazioni spazio-temporali, sempre a ausa dell'espli ita dipendenza da t : tramite le regole (9.33) e (9.34) si al ola
U (1 + 2 ; a1 + a2 ; t)H = U (1 ; a1 ; t + 2 )H U (2 ; a2 ; t)H :
Se il sistema e onservativo e la sua Hamiltoniana e invariante per traslazioni spaziali, ovvero dH=dt = dP H =dt = 0 , allora U (a;  ; t)H non
dipende piu da t e oin ide on l'operatore di S hroedinger

U (; a; t)H = U (; a)  exp[ i(H

a  P )=~

In tal aso lo spazio di Hilbert HS supporta una rappresentazione del


gruppo abeliano delle traslazioni spazio-temporali.
Abbiamo dunque veri ato he la des rizione quantome ani a del
sistema di N parti elle e propriamente ovariante rispetto alle traslazioni
nello spazio-tempo, dato he e sempre possibile ostruire i orrispondenti
operatori unitari. D'altra parte, la stessa des rizione risulta invariante
qualora i suddetti operatori fornis ano una rappresentazione del gruppo
delle traslazioni spazio-temporali. La lasse dei sistemi si i per i quali
questo si veri a e per de nizione quella dei sistemi isolati o hiusi: e un
fatto universalmente a ettato, al punto di on gurarsi ome un vero e
proprio prin ipio, he la pre isa lo alizzazione nello spazio o nel tempo
di un sistema si o isolato S non ne possa in uenzare le fondamentali
leggi dinami he. Quindi l'Hamiltoniana di S non puo dipendere dalla
sua spe i a posizione spaziale o temporale e deve essere invariante sotto
traslazioni. In questo aso, e solo in questo aso, il gruppo abeliano delle
traslazioni spazio-temporali e e ettivamente rappresentato da un gruppo
abeliano di operatori unitari sullo spazio di Hilbert.
Un modo per veri are direttamente la orrettezza di questo prin ipio
onsiste nel onfrontare le manifestazioni spazialmente e/o temporalmente
separate del medesimo fenomeno si o. Il problema, dal punto di vista
strettamente logi o, e di ome stabilire he si tratta dello stesso fenomeno
si o se si ammette in partenza di poterne osservare manifestazioni distinte. Come noto, la soluzione sta nel on etto di \ ostanti universali della
natura". L'identita di fenomeni si i he si veri ano in luoghi e tempi diversi onsiste nel fatto he le leggi dinami he he quei fenomeni governano
hanno la stessa dipendenza dalle ostanti universali. Lo spe i o valore
di queste ultime non e ssato dalle leggi stesse e potrebbe variare per
traslazioni abbastanza grandi (per de nizione esso non puo ambiare per
traslazioni dell'ordine delle dimensioni spazio-temporali aratteristi he dei
fenomeni propri del sistema sotto osservazione).
324

Gruppi di simmetria e di invarianza

Al momento, i limiti sperimentali sulla variabilita delle ostanti universali sono molto stringenti, deponendo a favore dell'invarianza delle fondamentali leggi dinami he per traslazione, ovvero dell'omogeneita dello
spazio-tempo \vuoto" [Wil84.
Un modo indiretto di veri a dell'invarianza per traslazioni spaziali
onsiste nel ontrollare la pre isione delle leggi di onservazione ad esse
asso iate, ioe le leggi di onservazione del momento lineare totale del
sistema isolato S . Analogamente, l'invarianza per traslazioni temporali, ovvero l'indipendenza della Hamiltoniana dal tempo, si tradu e nella
legge di onservazione dell'energia. Tutte queste leggi di onservazione
sono state veri ate sperimentalmente, su s ale spazio-temporali vastamente diverse e on un altissimo livello di a uratezza, per ui sono oggi
universalmente a ettate.

9.3.4. Rotazioni. Riassumiamo in questo paragrafo la dis ussione


sulle rotazioni, gia ampiamente presentata nel ap. 8 dedi ato al momento
angolare. Sul generi o vettore x dello spazio si o R3 , la rotazione R
agis e se ondo la legge di trasformazione
x ! x0 = R x ;
dove on Rx si intende il vettore on omponenti R x . I numeri R
formano una matri e 3  3 he denotiamo on lo stesso simbolo R ; la
matri e R e ortogonale ( RRT = 1 ) ed ha determinante uguale a 1 . Si
dimostra quindi he le rotazioni formano un gruppo isomorfo al gruppo
di Lie onnesso G = SO(3) delle matri i ortogonali unimodulari. Nella
prassi i due gruppi vengono di fatto identi ati.
Consideriamo an ora il sistema S formato da N parti elle distinguibili e denotiamo on U (R) l'operatore unitario he implementa la rotazione R . Le proprieta di trasformazione sotto R delle osservabili di
S sono ompletamente spe i ate dall'a ermazione he le posizioni xj , i
momenti oniugati pj e gli spin sj sono dei vettori sotto SO(3) , mentre
le osservabili relative ad eventuali gradi di liberta interni, quali l'isospin,
sono s alari sotto SO(3) . Terne di osservabili (A1 ; A2 ; A3 ) he formano
vettori sotto SO(3) si trasformano ome il generi o vettore di R3 , vale
a dire
U (R)y A U (R) = R A
ovvero
U (R)y A U (R) = RA
nella piu ompatta notazione vettoriale. Singole osservabili A he sono
s alari sotto SO(3) sono inve e invarianti
U (R)yA U (R) = A :
325

Simmetria e invarianza

Una parametrizzazione anoni a di SO(3) si ottiene identi ando la terna


di oordinate normali (1 ; 2 ; 3 ) on il vettore  di R3 il ui modulo
jj e l'angolo  di rotazione antioraria attorno all'asse individuato dal
versore n = =jj . L'azione di R = R() sul generi o vettore x si
s rive allora
Rx = x os  + n ^ x sin  + (1 os )(n  x) n ;
he si ridu e nella forma in nitesima, per  ! 0
Rx = x +  ^ x + O(2 ) :
Quindi, se Q = (Q1 ; Q2 ; Q3 ) sono i generatori di fU (R); R 2 SO(3)g relativi a questa parametrizzazione, in a ordo on la forma generale (9.26)
avremo
U (R) = exp( i  Q) = exp( i n  Q) ;
on azione in nitesima sulle osservabili vettoriali de nita dalle regole di
ommutazione (vedi Eq. (9.10))


(9.35)
[Q ; A = i  R ()A = i A

=0
D'altro anto, Q ommuta evidentemente on osservabili s alari.
Nel nostro sistema di N parti elle le regole di ommutazione (9.35)
valgono dunque on il vettore A sostituito da uno qualunque dei vettori
xj , pj o sj . Questo impone l'identi azione
Q = ~ 1 J + u1 ;
dove J e il momento angolare totale del sistema

J =L+S =

N
X
j =1

xj ^ pj + sj :

In ne, la s elta naturale u = 0 nel aso di una sola parti ella, N = 1 ,


unita all'additivita dei generatori, impli a u = 0 per ogni N , ome per
le traslazioni. Per io
(9.36)
U (R) = exp( in  J =~)
e l'operatore unitario he rappresenta R = R(n; ) , ioe la rotazione antioraria di un angolo  attorno all'asse n . Come sappiamo dall'analisi
dettagliata del ap. 8, la rappresentazione R ! U (R)Pe una rappresentazione a due valori di SO(3) : se lo spin totale S = j sj e semintero
(ovvero se il sistema ontiene un numero dispari di parti elle on spin
semintero), alla stessa rotazione R orrispondono i due operatori unitari distinti U (R) . Lo stesso omomor smo esiste tra SO(3) ed il suo
ri oprimento universale SU (2) , per ui la relazione (9.36) de nis e una
326

Gruppi di simmetria e di invarianza

rappresentazione in senso stretto di SU (2) (vedi x8.2.4 e x8.2.5 per i


dettagli). Ora, poi he J e esso stesso un vettore sotto SO(3)
(9.37)
[J ; J = i J ;
sono nulle tutte le ostanti aratteristi he d di una eventuale struttura
proiettiva a livello algebri o, per ui la rappresentazione (9.36) di SU (2) ,
he e sempli emente onnesso, e strettamente vettoriale:
U (u1 )U (u2 ) = U (u1 u2 ) ; 8u1 ; u2 2 SU (2) :
Si tratta in realta di un risultato del tutto generale, dato he il vin olo
su d imposto dall'identita di Ja obi, Eq. (9.28), non ammette soluzioni
non equivalenti a 0 nel aso dell'algebra di Lie di SU (2) . Infatti l'antisimmetria in  e  da sola obbliga d ad essere proprio della forma
equivalente a 0 , e ioe d =  u .
Osservazione. Tenendo onto he la residua struttura proiettiva dis reta nelle rappresentazioni a due valori di SO(3) e ssata una volta
per tutte da quella della rappresentazione fondamentale R ! u(R) 2
SU (2) , possiamo dimenti ar i degli eventuali fattori di fase proiettivi an he per SO(3) . Nel seguito eviteremo quindi di s riverli espli itamente,
pur fa endo riferimento a rotazioni di SO(3) piuttosto he di SU (2) .
Per quanto riguarda la questione dell'invarianza sotto rotazioni delle
leggi dinami he fondamentali, vale lo stesso dis orso fatto per le traslazioni.
Il prin ipio di invarianza sotto rotazioni, o prin ipio di isotropia dello
spazio \vuoto", ri hiede he un sistema isolato S sia governato da una
Hamiltoniana invariante, la quale ommuta quindi on il momento angolare totale J del sistema stesso. Una veri a diretta della validita di
questo prin ipio e fornita dall'indipendenza dall'orientazione di S nello
spazio delle ostanti universali, mentre una veri a indiretta si ottiene
dalla onservazione, sperimentalmente osservata, del momento angolare
totale di S . Nel mondo dei fenomeni mi ros opi i, he sono quelli tipi i della me ani a quantisti a, la onservazione di J si tradu e in una
impressionante serie di regole sulle transizioni di stato he sono permesse
per mole ole, atomi e parti elle subatomi he in un gamma vastissima di
pro essi elementari.
9.3.5. Il gruppo eu lideo. Il gruppo delle traslazioni spaziali e
quello delle rotazioni sono a loro volta sottogruppi del gruppo delle rototraslazioni dello spazio R3 o gruppo eu lideo E (3) . Quest'ultimo e
formato dalle seguenti trasformazioni del generi o trivettore
(9.38)
x ! Rx + a ;
per ui possiamo identi are ogni elemento di E (3) on una oppia ordinata (R; a) , ostituita da una rotazione R ed una traslazione a . Dalla
327

Simmetria e invarianza

regola generale (9.38) si dedu e allora la seguente legge di omposizione


per E (3)
(R1 ; a1 )(R2 ; a2 ) = (R1 R2 ; R1 a2 + a1 ) ;
he de nis e il gruppo eu lideo ome prodotto semidiretto delle rotazioni e delle traslazioni spaziali. In parti olare abbiamo
(9.39)
(R; a) = (1; a)(R; 0) :
Le rappresentazioni di E (3) sullo spazio di Hilbert di un sistema di
N parti elle si ottengono ora direttamente da quelle delle rotazioni e
traslazioni grazie alla regola (9.39)
U (R; a) = U (a)U (R) = exp( ia  P =~) exp( in  J =~) ;
dove si intende he R = R(; n) . La legge di omposizione
U (R2 ; a2 )U (R1 ; a1 ) = U (R2 R1 ; a2 + R2 a1 )
e soddisfatta grazie al fatto he P e un operatore he si trasforma ome
un vettore sotto rotazioni. Questo equivale alle regole di ommutazione
(9.40)
[J P = i P ;
he insieme alle relazioni (9.32) e (9.37) de nis ono una rappresentazione dell'algebra di Lie dei generatori di E (3) . Si tratta evidentemente di
una rappresentazione vettoriale in senso stretto, dato he le ostanti djk
aratteristi he della struttura proiettiva sono tutte nulle. Come per le
sole rotazioni di SU (2) , questo risultato e del tutto generale, dato he si
dimostra he se djk 6= 0 , esse sono omunque equivalenti a zero e quindi rimuovibili. Per la sottoalgebra orrispondente alle rotazioni valgono
ovviamente le onsiderazioni del paragrafo pre edente basate sull'antisimmetria delle eventuali d . Per le relazioni (9.40) l'argomento e piu
omplesso, dato he l'estensione entrale
(9.41)
[J ; P = i P + id 1
non impli a ora immediatamente l'antisimmetria di d , non essendo piu
relative ad una sottoalgebra. Tuttavia non dobbiamo dimenti are i vin oli
(9.28): per maggiore hiarezza, onviene ripartire dall'origine stessa di tali
vin oli, e ioe le identita di Ja obi. Dunque abbiamo senz'altro
[ [J ; J ; P + [ [P ; J ; J + [ [J ; P ; J = 0 ;
ovvero, fa endo uso delle (9.37) prima e delle (9.41) poi,
(  +   +   )P +  d  d  d = 0 :
La somma i li a tra parentesi e nulla, dato he non e altro he l'identita
di Ja obi per le ostanti di struttura di SO(3) ; una veri a diretta si
328

Gruppi di simmetria e di invarianza

ottiene utilizzando l'identita


(9.42)

  =  

  :

Quindi

 d =  d +  d ;


vale a dire, moltipli ando per  , sommando su  e  e usando an ora
la (9.42)
(9.43)

d + d = d  :

In ne, sommando su  =  si ottiene


2d = 3d ;
ovvero d = 0 e quindi, dalla (9.43),

d + d = 0 ;
he dimostra l'antisimmetria di d an he per l'estensione entrale (9.41).
Allora ne essariamente d =  u , he e equivalente a 0 , in quanto
eliminabile on la ride nizione P ! P u .
Consideriamo ora la possibilita he le traslazioni spaziali siano rappresentate in modo proiettivo, vale a dire he ompaia una estensione entrale
nell'Eq. (9.32)
[P ; P = d0 1 :
Come sappiamo, la natura abeliana delle traslazioni non pone vin oli su
d0 tramite l'Eq (9.28). Tuttavia, in quanto le traslazioni ostituis ono un
sottogruppo non invariante di E (3) , si ottengono delle identita di Ja obi
non banali on J . In parti olare abbiamo
0 = [ [P ; P ; J = [ [J P ; P [ [J P ; P
= i [P ; P i [P ; P
=  d0 +  d0 :
Quindi, moltipli ando per  e sommando su  e  si ottiene
0 = (    )d0 + 2d0




da ui, tenendo onto he d0 = 0 per antisimmetria, segue subito he


d = 00 . Quindi le traslazioni spaziali non ammettono rappresentazioni
proiettive di al un tipo una volta in luse ome sottogruppo di E (3) .
329

Simmetria e invarianza

9.3.6. Trasformazioni galileiane. Il gruppo eu lideo e a sua volta


un sottogruppo del gruppo delle trasformazioni galileiane, o gruppo di
Galilei G(3; 1) , he ostituis e il gruppo di relativita della me ani a
newtoniana. Oltre alle rototraslazioni, esso ontiene le traslazioni temporali, di ui abbiamo gia dis usso, e le trasformazioni galileiane pure (o boost
galileiani), he onnettono osservatori in moto rettilineo uniforme l'uno
rispetto all'altro. Esse agis ono sul generi o trivettore ome traslazioni
dipendenti in modo lineare dal tempo,
(9.44)
x ! x + vt ;
dove v e la velo ita relativa tra i due osservatori. Indi ando on la
quadrupla (R; v; a;  ) un generi o elemento di G(3; 1) , abbiamo la legge
di trasformazione del punto spazio-temporale
(x; t) ! (Rx + vt + a; t +  ) ;
da ui segue la legge di omposizione
(R1 ; v 1 ; a1 ; 1 )(R2 ; v2 ; a2 ; 2 )
= (R1 R2 ; R1 v2 + v1 ; R1 a2 + v1 2 + a1 ; 1 + 2 ) :
Ci poniamo ora il problema di implementare le trasformazioni galileiane
nel aso del sistema S di N parti elle. Consideriamo inizialmente i
boost (9.44), he rappresentano un importante esempio di trasformazioni
on dipendenza temporale espli ita (vedi x9.2.1). Essi sono evidentemente
parametrizzati dal trivettore v ed agis ono an he sul momento di ias una
parti ella, pj ! pj + mj v ( mj e la massa della j -esima parti ella), mentre las iano invariati gli spin/isospin. Quindi l'operatore unitario U (v; t)
he implementa il boost on velo ita v deve soddisfare
U (v; t)y xj U (v; t) = xj + vt
(9.45)
U (v ; t)y pj U (v; t) = pj + mj v
U (v; t)y sj U (v; t) = sj :
A meno del solito fattore di fase la soluzione e
U (v; t) = exp[ iv  (tP M X )=~ ;
P
dove M = j mj e la massa totale del sistema e
1
X=
M

N
X
j =1

mj xj

e la posizione del entro di massa. Dunque il trivettore G(t) = tP M X


e il generatore delle trasformazioni galileiane pure. Si veri a subito he
[G (t) ; G ( t) = 0 ;
330

Gruppi di simmetria e di invarianza


per ui U (v; t)U (v 0 ; t) = U (v + v0 ; t) e la rappresentazione e strettamente
vettoriale. E di fondamentale importanza non tras urare la dipendenza espli ita di U (v; t) dal tempo t , ne onfonderla on l'evoluzione temporale.
Per quanto riguarda la sola dipendenza espli ita, abbiamo

(9.46)
U (v; t +  ) = U (v; t) exp i v  P i 21 Mv2  :
Quindi, passando alla des rizione di Heisenberg,
U (v; t)H = U (t; t0 )y U (v; t) U (t; t0 )
= exp [ iv  G(t)H =~
= exp f iv  [tP (t)H M X (t)H =~g ;
otteniamo la traslazione temporale sotto t ! t + 
U ( ; t)yH U (v; t +  )H U ( ; t)H
(9.47)

= U (v ; t)H exp i v  P (t)H i 21 Mv2  :
Insieme ai boost, le trasformazioni eu lideee formano un sottogruppo, i
ui elementi hanno la forma
(R; v ; a; 0) = (1; v ; 0; 0)(R; 0; a; 0) ;
orrispondente ad una rototraslazione seguita da un boost. Quindi si puo
veri are he la trasformazione indotta sulle osservabili fondamentali e
implementata dall'operatore
U (g; t) = U (v ; t)U (R; a) ;
dove per brevita si e posto g = (R; v ; a; 0) . Si tratta pero di una rappresentazione proiettiva
(9.48)
U (g1 ; t)U (g2 ; t) = exp ( iM a1  R1 v2 ) U (g1 g2 ; t) ;
in orrispondenza del fatto he i generatori dei boost e delle traslazioni
spaziali ommutano solo a meno di ostanti aratteristi he d :
[P ; G = iM :
Tratteremo piu avanti l'importante questione riguardo alla possibilita o
meno di rimuovere questa struttura proiettiva mediante una ride nizione
delle fasi relative degli operatori U (g; t) . Tuttavia possiamo n d'ora
dubitare di tale possibilita, dato he le ostanti in questione, d = M ,
traggono direttamente origine dalle regole di ommutazione anoni he tra
posizione e momento.
Per in ludere an he le traslazioni temporali, dobbiamo passare alla
des rizione di Heisenberg. Ponendo an ora g = (R; v; a;  ) , osserviamo
he l'operatore unitario
(9.49)
U (g; t)H = U ( ; t)H U (v; t)H U (R; a; t)H
331

Simmetria e invarianza

implementa orrettamente g , in quanto soddisfa alla relazione


U (g; t)yH A(x; p; s; t +  )H U (g; t)H
(9.50)
= A(Rx + vt + a; Rp + mv; Rs; t)H ;
per ogni osservabile A(x; p; s) ( ome al x9.3.3 per brevita omettiamo gli
indi i di parti ella e assumiamo A senza dipendenze espli ite dal tempo). In questa espressione s rappresenta soltanto lo spin di una generi a
parti ella; non e ne essario espli itare eventuali osservabili relative a gradi di liberta interni, dato he esse sono per de nizione invarianti sotto
movimenti spazio-temporali ome le trasformazioni galileiane.
Tenendo onto delle regole (9.47) e (9.34), la legge di omposizione si
s rive ora
(9.51)
U (g1 ; t + 2 )H U (g2 ; t)H = !(g1 ; g2 )U (g1 g2 ; t)H ;
dove il fattore di fase vale ( fr. Eq. (9.48))



(9.52)
!(g1 ; g2 ) = exp iM 21 v12 2 + (a1 + v1 2 )  (R1 v2 ) :
Dunque abbiamo veri ato he ogni trasformazione galileiana e implementabile unitariamente sullo spazio di Hilbert di N parti elle, rispettando per io il prin ipio di simmetria della relativita galileiana.
Problema 9.3-1. Si determini l'azione di U (g; t)H (vedi Eq. (9.49))
su una generi a funzione d'onda
= (x; t) di una parti ella senza
spin.
N.B.: per de nizione abbiamo (x; t) = hxj (t)i = hxj U (t; t0 ) j i e
(U (g; t)H ) (x; t) = hxj U (g; t)H j (t)i.
Problema 9.3-2. Si veri hi he, a parte per un inessenziale fattore di fase, un'onda piana exp[i(p  x Et) resta un'onda piana sotto
trasformazioni galileiane, on nuovi p ed E dati da
p0 = Rp + M v : E 0 = E + Rp  v + 21 Mv2 :
Si tratta evidentemente delle stesse proprieta di trasformazione del momento e dell'energia di una parti ella lassi a di massa M .
Tuttavia, il gruppo di Galilei G(3; 1) non e veramente rappresentato in
HS da U (g; t)H , a ausa della sua dipendenza temporale, he varia nella
(9.51). Questa dipendenza s ompare, se e solo se si appli a il prin ipio di
invarianza galileiana, se ondo il quale G(3; 1) deve essere un gruppo di
invarianza per i sistemi si i isolati. In tal aso, infatti, tutti i generatori
sono ostanti nel tempo
G(t)H = G(t0 )H  G ;
P (t)H = P (t0 )H  P
J (t)H = J (t0 )H  J ;
H (t) = H (t0 )  H
332

Gruppi di simmetria e di invarianza

e quindi lo stesso deve valere per U (g; t)H , he ora si s rive


(9.53)
U (g; t)H = U (g)  eiH e ivG e iaP e i nJ
Si noti he la dipendenza espli ita dal tempo t del generatore dei boost
G(t) = tP M X nella des rizione di S hroedinger, si an ella on
l'evoluzione temporale grazie alle equazioni di Heisenberg del moto: infatti una Hamiltoniana per ipotesi invariante sotto trasformazioni galileiane
deve soddisfare le regole di ommutazione (vedi x9.2.1, Eq. (9.23))
 G(t)
= iP
[H; G(t) = i
t
le quali impli ano dall'altro lato (vedi Eq. (9.24))
d
G(t)H =  G(t)H + i[H; G(t)H
dt
t
= eiH (t t0 ) fP + i[H; G(t)g e iH (t t0 ) = 0 :
Quindi G(t)H = G(t0 )H = t0 P M X e e ettivamente la ari a onservata he abbiamo denominato G (da non onfondersi on G(t) , visto
he in realta G = eiH (t t0 ) G(t)e iH (t t0 ) ). In e etti, si ome per ipotesi
[H; P = 0 , la formula pre edente si ridu e a
d
i[H; X (t)H = X (t)H = P =M
dt
ovvero
X (t)H = X (t0 )H + (t t0 )P =M = X + (t t0 )P =M
e quindi l'invarianza galileiana impli a he la variabile dinami a asso iata al entro di massa del sistema, ioe X (t)H , si muove di moto
quantome ani o rettilineo uniforme.
Problema 9.3-3. Si veri hi espli itamente he l'equazione di S hroedinger di una parti ella libera, vale a dire


4

(x; t) = 0
i +
t 2m
e invariante per trasformazioni galileiane ! U (g) .
Gli operatori unitari (9.53) fornis ono dunque una rappresentazione
proiettiva del gruppo di Galileo:
(9.54)
U (g1 )U (g2 ) = !(g1 ; g2 )U (g1 g2 )
dove per de nizione
g1 = (R1 ; v1 ; a1 ; 1 ) ; g2 = (R2 ; v2 ; a2 ; 2 ) ;
g1 g2 = (R1 R2 ; R1 v2 + v1 ; R1 a2 + v1 2 + a1 ; 1 + 2 ) :
333

Simmetria e invarianza

a)
b)
)
d)
e)

[P ; P = 0
f ) [J ; P = i P
[G ; G = 0
g) [J ; G = i G
[P ; G = iM h) [J ; J = i J
[H ; P = 0
i) [H ; G = iP
[H ; J = 0
Tabella 9-1. Relazioni di ommutazione dei generatori
delle trasformazioni galileiane.
Questo risultato, insieme alla forma espli ita del fattore di fase !(g1 ; g2 ) ,
Eq. (9.52), puo essere determinato direttamente a partire dalla (9.53),
mediante ripetute appli azioni della regola dell'azione aggiunta (B.1.12)
( ioe eA Be A = B + [A; B + : : : , vedi Eq. (8.2-3) e (B.1.12)). Si noti
he la traslazione spaziale v1 2 indotta da boost e traslazione temporale
viene prodotta per U (g; t) dalla dipendenza espli ita dal tempo di G(t)
(vedi Eq. (9.46) e (9.47)), mentre per U (g) essa deriva direttamente dalla
regola di ommutazione [H; G = iP .
In ne si pone la questione della struttura proiettiva della rappresentazione (9.53): si tratta di un esempio in ui tale struttura non e eliminabile,
a meno he M non sia nullo, osa he e si amente impossibile. Per onvin ersene, onviene onsiderare il problema dal punto di vista dell'algebra
di Lie dei generatori H , P , G e J . L'insieme ompleto delle relazioni
di ommutazione e riportato nella Tab. 9-1.
L'uni a relazione di ommutazione on estensione entrale e la relazione ) tra i generatori dei boost e delle traslazioni spaziali, i quali
ommutano al livello dell'algebra di Lie astratta. Questa situazione non
e spe i a della rappresentazione (9.53), ma e un fatto generale: per il
gruppo di Galilei, la dimensione dello spazio delle soluzioni antisimmetri he, non equivalenti a zero e linearmente indipendenti, dell'equazione
lineare (9.28) e esattamente uguale a 1 , per ui ogni rappresentazione
proiettiva e equivalente alla (9.53). In e etti, nel x9.3.5 abbiamo gia visto ome le relazioni (a) , (f ) e (h) , relative al sottogruppo E (3) , non
ammettano al una estensione entrale non banale. Lo stesso vale evidentemente per le relazioni (b) e (g) he insieme alle (h) de nis ono una
se onda sottoalgebra di Lie isomorfa alla pre edente. Per quanto riguarda
le relazioni (b) e (d) , he esprimono l'invarianza dell'Hamiltoniana sotto
rototraslazioni, dall'identita di Ja obi
(9.55)
[ [J ; P ; H + [ [H ; J ; P ; + [ [P ; H ; J = 0 ;
si ottiene subito [P ; H = 0 , e analogamente si ri ava [J ; H = 0
e [G ; H = iP , sostituendo P prima on J e poi on G nella
334

Gruppi di simmetria e di invarianza

(9.55). In ne onsideriamo l'identita


(9.56)
[ [J ; P ; G + [ [G ; J ; P + [ [P ; G ; J = 0 ;
he si ridu e a
 [P ; G =  [G ; P ;
ovvero, ontraendo sugli indi i  e  on  ,
2[P ; G = (    )[G ; P
= [G ; P  [G ; P :
Per  6=  questa relazione impli a [G ; P = 0 , mentre per  =  essa
impone solo he [P1 ; G1 = [P2 ; G2 = [P3 ; G3 .
Dunque abbiamo veri ato he ogni rappresentazione del gruppo di
Galilei e ri ondu ile ad una forma in ui i generatori soddisfano alle relazioni di ommutazione della Tab. 9-1, in ui ompare solo la ostante
M ome aratteristi a dell'estensione entrale. In parti olare, nel aso
della rappresentazione proiettiva sostenuta dallo spazio di Hilbert di N
parti elle distinguibili, tale ostante va identi ata on la massa totale del
sistema.

9.3.7. Regola di superselezione di Bargmann. Il ruolo della


massa totale M di un sistema si o isolato S , quale ostante aratteristi a della struttura proiettiva della orrispondente rappresentazione
di G(3; 1) , e alla base della regola di superselezione di Bargmann.
Si tratta della regola he impedis e di sovrapporre linearmente vettori di
stato appartenenti a rappresentazioni on valori di erenti di M . Infatti,
si onsideri la seguente relazione gruppale di G(3; 1) :
(9.57)
(1; v ; a; 0)(1; v ; a; 0) = (1; 0; 0; 0) = e :
In una data rappresentazione, l'operatore unitario orrispondente al prodotto del membro di sinistra non e l'identita ( he rappresenta inve e l'elemento neutro al membro di destra), ma il suo multiplo U = exp(iM av)1 .
Supponiamo ora he lo spazio di Hilbert HS sia ridu ibile rispetto a
G(3; 1) in sottospazi he sostengono rappresentazioni proiettive on valori di erenti di M . Su HS U non agis e piu ome un multiplo dell'identita, dato he, se j 1 i e j 2 i appartengono rispettivamente a due
rappresentazioni aratterizzate da M1 e M2 , avremo
U (j 1 i + j 2 i) = exp(iM1 a  v) j 1 i + exp(iM2 a  v) j 2 i :
Quindi osservabili on elementi di matri e nonnulli tra i settori orrispondenti a M1 e M2 non sono piu invarianti rispetto alla trasformazione
identi a, il he e evidentemente un assurdo. Ne onsegue he tali osservabili non possono esistere, per ui i sottospazi on valori di erenti di M
335

Simmetria e invarianza

sono settori di superselezione. In altre parole, l'assunzione he le osservabili si trasformino se ondo il gruppo di Galilei nel passaggio da un sistema
di riferimento inerziale all'altro, impli a l'esistenza su HS di una regola di
superselezione, on la massa inerziale totale ome ari a di superselezione.
Nella realta, il gruppo di Galilei e solo approssimativamente un gruppo
di simmetria, per ui an he la regola di superselezione di Bargmann e
solo approssimativamente valida. Nei fenomeni he oinvolgono velo ita
prossime a quelle della lu e, il gruppo di simmetria e quello di Poin are e
la massa inerziale non e piu superselezionata ne ostante del moto.

9.3.8. Parti elle elementari. Nel x9.3.6 abbiamo visto ome sono
implementate le trasformazioni di simmetria galileiane nella des rizione
quantome ani a del sistema S ostituito da N parti elle. Evidente-

mente tale sistema risulta de nito a partire dal on etto primario di singola parti ella o, piu pre isamente, di singola parti ella elementare, ioe
non de omponibile in altre parti elle. Inoltre, abbiamo an he visto he
nel aso di invarianza galileiana, su HS risulta de nita una rappresentazione proiettiva unitaria del gruppo di Galilei G(3; 1) , on asso iate leggi
di onservazione per i die i generatori della rappresentazione.
Possiamo ora onsiderare la questione da un punto di vista omplementare, se ondo il quale il on etto stesso di parti ella deve essere fondato sul prin ipio di invarianza galileiana6. Come sappiamo, questo prin ipio onsiste nell'a ermazione he lo spazio di Hilbert di un sistema si o
isolato deve sostenere una rappresentazione unitaria di G(3; 1) . Tipi amente, tale rappresentazione sara ridu ibile, e tanto piu ridu ibile quanto
piu omplesso e il sistema si o S in questione e quindi piu numerose le
sue osservabili fondamentali. E infatti naturale attender i he tutti i gradi
di liberta del sistema he non sono direttamente oinvolti nei movimenti
spazio-temporali des ritti dal gruppo di Galilei orrispondano a sottospazi
di HS invarianti rispetto all'azione he il gruppo stesso eser ita su HS
tramite la sua rappresentazione unitaria.
Risulta allora naturale de nire una parti ella elementare libera, se ondo la me ani a quantisti a nonrelativisti a, ome un sistema si o
S il ui spazio di Hilbert HS sostiene una rappresentazione proiettiva
unitaria irridu ibile del gruppo di Galilei. Quindi su HS devono essere
per ipotesi de niti 10 operatori autoaggiunti le ui relazioni di ommutazione oin idono on quelle della Tab. 9-1, mentre non possono esistere

6Si intende he questa impostazione varra solo per quei fenomeni he oinvolgono velo ita tras urabili rispetto alla velo ita della lu e. In aso ontrario dovremo far
ris orso al prin ipio piu generale basato sulla relativita ristretta di Einstein e sul gruppo Poin are. Resta omunque valida l'idea he onsiste nel fare uso del gruppo dei
movimenti spazio-temporali (di Galilei o di Poin are) per de nire in modo pre iso il
on etto di parti ella elementare.

336

Gruppi di simmetria e di invarianza

altre osservabili he ommutano on essi (a parte multipli dell'identita).


La ostante M aratteristi a dell'uni a estensione entrale possibile serve
ora a distinguere diverse rappresentazioni e verra identi ata on la massa
della parti ella solo alla ne.
Il on etto di irridu ibilita serve dunque a pre isare dal punto di vista
matemati o quello di elementarita, he e inve e un on etto di tipo si ooperativo. Nella prati a e il se ondo quello sperimentalmente rilevante,
per ui esistono situazioni in ui una parti ella e elementare sotto erti
aspetti e omposta sotto altri, in funzione del tipo e della qualita dell'esperimento realmente e ettuato. In sostanza, la nozione matemati a di
ridu ibilita rispetto al gruppo di Galilei e alla base del modo in ui viene
organizzata la struttura della materia nel limite nonrelativisti o. Nell'appro io \riduzionista", il primo passo onsiste per io nella lassi azione
delle parti elle elementari, ovvero nella lassi azione delle rappresentazioni proiettive unitarie irridu ibili del gruppo di Galilei. Si tratta di un
problema matemati amente piuttosto omplesso, la ui trattazione dettagliata esula dagli s opi di questo libro. Esiste omunque un'abbondante
letteratura sull'argomento, nella quale si dimostra he le rappresentazioni di interesse si o sono aratterizzate da due parametri fondamentali:
la massa e lo spin della parti ella. Noi i limiteremo ad una des rizione
molto sommaria della pro edura on ui si arriva a ri ostruire la parti ella
a partire dai generatori di G(3; 1) .
Innanzitutto osserviamo he, assumendo M 6= 0 , gli operatori autoaggiunti
1 2
P
L = 1 P ^ G e H0 =
M
2M
possono sostituire J e H nella Tab. 9-1 in quanto soddisfano alle stesse
relazioni di ommutazione. Quindi S  J L e H H0 ommutano
on G , P e H , ed inoltre
(9.58)
[S ; S = i S :
In se ondo luogo, le relazioni di ommutazione (a) , (b) e ( ) tra P e
G sono di tipo anoni o e quindi, se ondo il teorema di Von Neumann,
univo amente rappresentabili, a meno di equivalenze unitarie, su L2 (R3 ) .
Se identi hiamo questo R3 on lo spazio si o parametrizzato dalla terna
x = (x1 ; x2 ; x3 ) su ui sono de nite le trasformazioni galileiane, possiamo
introdurre l'osservabile posizione X ome l'operatore di moltipli azione
per x . Inoltre possiamo identi are, sempre a meno di trasformazioni
unitarie, P e G rispettivamente on i=x e on MX . La
s elta per P e dettata dalla ri hiesta he esso generi le traslazioni di
x . La s elta per G e quella valida per i osiddetti boost istantanei, he
onnettono sistemi di riferimento inerziali he oin idono a t = 0 e sono
337

Simmetria e invarianza

in moto rettilineo uniforme l'uno rispetto all'altro. In e etti un boost


istantaneo las ia invariata la posizione della parti ella, il he ri hiede
[G ; X = 0
e quindi ne essariamente G = M X . Se ora onsideriamo una traslazione
temporale on parametro  , vale a dire la trasformazione unitaria de nita da exp(iH ) , otteniamo G =  P M X . In ne, ssando  = t0 ,
dove t0 e l'istante in ui le des rizioni di S hroedinger e di Heisenberg
oin idono in un dato sistema di riferimento inerziale, otteniamo la forma
G = t0 P M X he, ome sappiamo dal x9.3.6, e il generatore dei boost
(una ostante del moto!) nella des rizione di Heisenberg.
Dato he P e X formano un insieme irridu ibile di operatori su
L2(R3 ) , per il lemma di S hur l'operatore S he ommuta on essi e
soddisfa alla (9.58) o e identi amente nullo o agis e su gradi di liberta
diversi da x . Le regole di ommutazione (9.58) sono quelle delle rotazioni
e, ome sappiamo dal ap. 8, le rappresentazioni unitarie irridu ibili delle
rotazioni sono interamente aratterizzate dall'autovalore dell'invariante
di Casimir, ioe di S 2 . Gli autovalori di S 2 valgono s(s + 1) , on s =
0; 1=2; 1; 3=2; ::: e la rappresentazione on un dato s ha dimensione pari
a 2s + 1 . Quindi HS e isomorfo a L2 (R3 )
C 2s+1 ed s prende il nome
di spin della parti ella. In ne H H0 , dovendo ommutare on P , X
e S deve essere un multiplo dell'identita, sempre per il lemma di S hur.
Si noti ora he, assumendo la visione di Heisenberg del moto, possiamo
naturalmente de nire l'osservabile velo ita X_ ome dX =dt . D'altronde,
dato he per ipotesi H genera le traslazioni temporali, abbiamo (vedi
Eq. (9.53))
X (t) = eiH (t t0 ) X (t0 ) e iH (t t0 )
e quindi
(9.59)
X_ = i[H; X ;
he riletta alla S hroedinger, ioe a tempo ssato, i fornis e la forma
operatoriale di X_ in termini di quella di X e quella di H . Ma H =
H0 + -numero per ui

P
; H0 = 12 M X_ 2 ;
M
he i permette di identi are M on la massa della parti ella e H0 on
l'energia ineti a. Il risultato H = H0 + -numero rende evidentemente
X_ =

onto della quali a di libera usata per la parti ella.

9.3.9. Simmetrie interne. Si deve ora osservare he eventuali gradi


di liberta \interni" diversi dallo spin devono ne essariamente orrispondere ad osservabili he ommutano on tutti i generatori di G(3; 1) , ad
338

Gruppi di simmetria e di invarianza

e ezione di H . Risulta di fatto piu appropriato riservare il nome di gradi


di liberta interni a questi ultimi: lo spin, trasformandosi sotto rotazioni,
non e una vera osservabile interna.
L'esempio piu onos iuto di grado di liberta interno e l'isospin. Si
tratta della variabile dinami a he distingue tra i due stati di un nu leone:
il protone ed il neutrone. Puo sembrare a prima vista arbitrario prendere
in onsiderazione l'esistenza stessa dell'isospin: dopo tutto un protone
e un protone ed un neutrone e un neutrone. In realta, non solo queste
due parti elle hanno aratteristi he os simili da suggererire un legame
piu profondo tra di esse, ma esistono pro essi si i nei quali un protone si
trasforma in neutrone e vi eversa ( on emissione e/o assorbimento di altre
parti elle elementari), e l'evidenza sperimentale dimostra he tali pro essi
sono soggetti alle leggi della me ani a quantisti a.
Il punto fondamentale e he le di erenze tra protone e neutrone sono
dovute interamente all'interazione elettrodebole. In assenza di quest'ultima essi non sarebbero distinguibili: vi sarebbe una perfetta simmetria
interna des ritta dal gruppo SU (2) dell'isospin. In e etti, senza interazione elettromagneti a, an he il on etto di ari a e l'asso iata regola
di superselezione verrebbero meno. Possiamo quindi onsiderare la situazione reale ome una \rottura" di questa simmetria, dovuta a termini
non isospin-invarianti nella Hamiltoniana he des rive i nu leoni.
Non possiamo addentrar i oltre in questa materia (l'isospin non e he
l'inizio di una ri hissima struttura interna del mondo subatomi o), dato
he lo strumento adeguato e la teoria relativisti a dei ampi quantizzati,
he esula dagli s opi di questo libro.

9.3.10. Interazioni minimali.

Consideriamo ora il problema di ome


introdurre le interazioni tra parti elle e tra parti elle e ampi esterni entro
lo s hema generale basato su G(3; 1) ome gruppo di simmetria/invarianza. In base alla dis ussione del pre edente paragrafo non prenderemo in
onsiderazione gradi di liberta interni di tipo isospin.
Per de nizione il sistema omposto da N parti elle si ottiene fa endo
il prodotto diretto, sia ome spazio di Hilbert he ome osservabili, di N
sistemi ias uno formato da una singola parti ella elementare libera. In tal
aso la regola (9.16) per i generatori di simmetrie nei sistemi omposti,
se appli ata senza orrettivi ai generatori di G(3; 1) , impli a he essi
sono sempre la somma dei generatori relativi a ias una parti ella. In
tal aso diremo he le N parti elle sono libere e quindi, in parti olare,
non interagenti. Per introdurre una interazione fra le parti elle dobbiamo
per io modi are la forma di uno o piu generatori, mantenendo inalterate,
si intende, le relazioni di ommutazione della Tab. 9-1 he assi urano
l'invarianza galileiana della dinami a omplessiva.
339

Simmetria e invarianza

Abbiamo visto in pre edenza he P , J e G sono la somma dei


orrispondenti generatori ad una parti ella. Quindi soltanto H viene
modi ata dalla presenza dell'interazione. E fa ile onvin ersi he questo
rispe hia il modo in ui noi interpretiamo le trasformazioni galileiane:
P , J e G generano sullo spazio di Hilbert l'e etto di operazioni puramente geometri he, he ammettono sia una visione attiva he una passiva.
D'altra parte H genera l'e etto di un'operazione realmente de nita solo
dal punto di vista passivo, he va interpretata nella visione attiva ome
evoluzione dinami a nel tempo; quindi H viene ride nita ome generatore
di tale evoluzione e ne risulta opportunamente modi ata.
Si onsiderino ad esempio due parti elle di spin s1 e s2 . La forma
piu generale dell'Hamiltoniana ompatibile on il prin ipio di invarianza
galileiana e data da
p2
p2
H = 1 + 2 + V (r; S 2 )
2m1 2m2
(9.60)
P 2 p2
+ + V (r; S 2 ) ;
=
2M 2
dove  e la massa ridotta (vedi x3.4), V (r; S 2 ) il potenziale di interazione,
r = jx1 x2 j la distanza fra le parti elle, P = p1 + p2 il momento totale,
p = (m2 p1 m1 p2 )=M il momento relativo e S 2 = jS 1 + S 2 j2 il modulo
quadro dello spin totale. Ovviamente S 2 = s1 (s1 +1)+s2(s2 +1)+2S 1 S 2 ,
per ui V (r; S 2 ) puo sempre venir ris ritto ome funzione del prodotto
s alare fra i due operatori di spin. Come sappiamo (vedi x8.2.5) l'operatore S 2 possiede s1 + s2 js1 s2 j + 1 distinti autovalori, e quindi
V (r; S 2 ) e di fatto equivalente ad una ollezione di altrettante funzioni di
r soltanto. Si noti omunque he l'invarianza galileiana non pone al un
vin olo sulla forma di V ome funzione di r .
La generalizzazione al aso di N parti elle e piuttosto ovvia: l'invarianza galileiana ssa la dipendenza di H dalle osservabili \ ollettive",
quali il momento totale P , il momento angolare totale J e la posizione
del entro di massa X . Si ri ordi he X ompare nel generatore dei boost
G = t0 P M X . E allora abbastanza fa ile veri are he le relazioni di
ommutazione della Tab. 9-1 impongono per H la forma generale
P2
+ Hrel ;
H=
2M
dove Hrel deve ommutare on tutti i generatori di G(3; 1) e quindi an he
on X . L'uni a possibilita e he Hrel non dipenda a atto da P , J e
X , ne da osservabili on proprieta di trasformazione non banali sotto
G(3; 1) . Nel aso in questione possiamo individuare queste osservabili
nelle distanze fra le parti elle, jxi xj j , nei quadrati dei momenti relativi
340

Gruppi di simmetria e di invarianza

mi pj )=(mi + mj ) , nei prodotti s alari fra gli spin S i  S j ed


in ne nei gradi di liberta interni di ias una parti ella diversi dallo spin.
L'invarianza galileiana non pone al un vin olo sulla dipendenza di
Hrel dalle suddette osservabili, per ui argomenti di diversa natura sono
ne essari per er are di limitare le moltepli i possibilita7. Innanzitutto
possiamo ssare la dipendenza di H dai momenti di ias una parti ella,
e quindi quella di Hrel dai momenti relativi, fa endo riferimento al aso
di N parti elle libere. In tal aso sappiamo he
N p2
X
j
H = H0 
:
2mj
j =1
1 (m p
2 j i

Quindi, se l'interazione istantanea tra le parti elle non dipende dalle


velo ita relative ma solo dalle posizioni relative e dagli spin, avremo
H = H0 + V , dove V non dipende dai momenti. La forma piu sempli e di V ontiene soltanto interazioni a due orpi, e ostituis e la
generalizzazione diretta del aso di due parti elle, Eq. (9.60):
X
H = H0 + V (jxi xj j; S i  S j ) :
ij
Ben he molto ragionevole, questa s elta non si fonda su al un prin ipio fondamentale in me ani a quantisti a nonrelativisti a, e trova la
sua legittimazione ome teoria e a e he tipi amente emerge nel limite
nonrelativisti o dell'interazione elettromagneti a tra ampi quantizzati.
Consideriamo ora il aso dell'interazione tra una singola parti ella ed
un ampo esterno. Tale ampo e omunque prodotto da altre parti elle
\lontane", ma in molti asi e possibile e onveniente ignorare questo fatto
assumendo (piu o meno a ragione) he il moto della parti ella sotto esame
non determini ambiamenti signi ativi nelle sorgenti del ampo di forze
ui essa risponde.
La presenza di un ampo esterno ome oggetto assoluto, ioe non
determinato a sua volta da equazioni dinami he del moto, inevitabilmente
rompe l'invarianza galileiana. Dato he il ampo esterno e omunque
dovuto all'interazione on altre parti elle \lontane", l'uni o generatore he
ri hiede modi he e an ora l'Hamiltoniana, he ora non soddisfa piu alle
relazioni di ommutazione della Tab. 9-1. Tipi amente, un ampo esterno
non uniforme de nis e posizioni e/o direzioni privilegiate nello spazio, per
ui dovremo senz'altro abbandonare l'invarianza eu lidea, vale a dire le
relazioni di ommutazione tra H e P e/o tra H e J (le (d) e/o (e) della
7La situazione e ben diversa nel aso relativisti o, vale a dire nella sintesi tra
relativita ristretta e me ani a quantisti a fornita dalla teoria quantisti a dei ampi:
sotto ipotesi piuttosto generali, solo po he interazioni fra parti elle elementari risultano
possibili.

341

Simmetria e invarianza

tabella). Inoltre, il ampo esterno, e quindi l'Hamiltoniana stessa, possono


dipendere espli itamente dal tempo, per via del moto delle sorgenti del
ampo, rompendo os an he l'invarianza per traslazioni temporali. Per
maggiore hiarezza, onsideriamo inizialmente il aso in ui tale invarianza
si mantiene, per ui H resta la ostante del moto he genera le traslazioni
temporali.
L'ultima relazione della Tab. 9-1 he ontiene H e la (i) , ovvero
[H; G = iP , ed an he per questa dobbiamo attender i delle modi he
in presenza di forze esterne. Si ri ordi he il momento a destra della
relazione rispe hia il fatto he G(t) = tP M X e il generatore di S hroedinger dei boost. Questi ultimi pero, traslando X di vt , non sono
piu delle invarianze se le forze esterne non sono ostanti nello spazio. In
altri termini, i boost di Galilei non possono essere delle invarianze insieme
alle traslazioni temporali, poi he on esse non formano un sottogruppo di
G(3; 1) , ma ombinati assieme danno luogo a traslazioni spaziali. Tuttavia, possiamo an ora far valere una sorta di invarianza residua, vale a
dire quella per boost istantanei, a t = 0 . Dopo tutto, l'invarianza per
traslazioni temporali impli a he l'istante t = 0 non ha nulla di spe iale
rispetto agli altri.
Come sappiamo, i boost istantanei sono generati da G = M X e, data la loro interpretazione geometri a, devono traslare l'operatore velo ita
della parti ella,
exp(iv  G) X_ exp( iv  G) = X_ + v ;
il he equivale alla ri hiesta
[G ; X_  = i :
Quindi l'operatore P M X_ ommuta on G , ovvero
(9.61)
P M X_ = A(X ; S ) ;
on A arbitraria. La relazione [H; G = iP , valida nel aso libero,
viene dunque sostituita dalle equazioni di Heisenberg per la posizione,
he possiamo s rivere ome
(9.62)
[H; G = iM X_  = i[P A (X ; S ) :
La forma di H risulta ora parzialmente ssata. Infatti una soluzione
immediata della (9.62) e data da H0 = jP A(X )j2 =(2M ) , per ui
H H0 deve ommutare on X , e quindi
1
jP A(X ; S )j2 + (X ; S ) :
(9.63)
H=
2M
Nel seguito eviteremo di espli itare la dipendenza da S , sottintendendo
he A e  possono essere matri i non banali nello spazio degli stati di
spin. Si noti inoltre he i vari operatori nella relazione (9.63) possono
342

Trasformazioni di gauge

essere intesi sia ome operatori di S hroedinger he di Heisenberg, dato


he H e omunque una ostante del moto. Se A e/o  non sono ostanti
nel tempo, la derivazione pre edente resta valida riguardando tutti gli
operatori oinvolti ome operatori di Heisenberg, dato he le relazioni di
ommutazione utilizzate restano invarianti in forma sotto l'azione dell'operatore di evoluzione U (t; t0 ) . Quindi le versioni piu generali delle (9.61)
e (9.63) si s riveranno
(9.64)
M X_ (t) = P (t) A(X (t); t)
(9.65)
H (t) = 21 M jX_ (t)j2 + (X (t); t)
e restano valide sia nella des rizione di Heisenberg he in quella di S hroedinger, poi he abbiamo, almeno formalmente,
U (t; t0 ) A(X (t); t) U (t; t0 )y = A(U (t; t0 )X (t)U (t; t0 )y ; t)
e analogamente per  .
Il risultato he abbiamo ottenuto e parti olarmente signi ativo nel
aso di una parti ella priva di spin: l'invarianza della dinami a sotto
boost istantanei di Galilei ssa la forma generale di H = H (A; ) in
termini di un potenziale vettore A = A(x; t) e di un potenziale s alare
 = (x; t) . Si tratta proprio dell'a oppiamento minimale tra una
parti ella ari a ed il ampo elettromagneti o, dis usso al livello lassi o
al x3.3 ed a quello quantisti o nel ap. 12, an he se l'identi azione di A e
 on i potenziali elettromagneti i non e obbligatorio, dato he essi sono
funzioni arbitrarie he non devono soddisfare le equazioni di Maxwell (si
noti he stiamo ta itamente utilizzando unita in ui e= = 1; ~ = 1).

9.4. Trasformazioni di gauge


Consideriamo ora le trasformazioni di simmetria implementate dagli operatori unitari della forma
U = exp[ i(X ; t)
dove (x; t) e un'arbitraria funzione dello spazio-tempo (eventualmente
non banale nello spazio dello spin). Esse vengono denominate trasformazioni di gauge e las iano invariata la posizione X , mentre ambiano
il momento P :
Uy P U = P r(X ; t) :
Quindi l'operatore velo ita X_ = [P A(X ; t)=M si trasforma in modo
ovariante, nel senso he
Uy X_ U = X_ 0 = [P A0 (X ; t)=M
on
(9.66)
A0 (x; t) = A(x; t) + r(x; t)
343

Simmetria e invarianza

Di onseguenza l'Hamiltoniana (9.64), tenendo onto della dipendenza


espli ita dal tempo di U (vedi al x9.1.2, Eq. (9.8)), si trasforma nel
seguente modo gauge- ovariante
Uy H (A; ) U = H (A0 ; 0 )
dove
(9.67)
0 (x; t) = (x; t) + t (x; t)
Nel aso in ui (x; t) sia un multiplo dell'identita nello spazio dello
spin, le relazioni (9.66) e (9.67) oin idono on le trasformazioni di gauge
proprie dei potenziali elettromagneti i. Quindi, se identi hiamo A e
 on i potenziali elettromagneti i, dobbiamo on ludere he soltanto le
grandezze gauge-invarianti
B = r ^ A ; E = r t A ;
identi abili rispettivamente nel ampo magneti o ed nel ampo elettri o,
sono si amente osservabili. Allora la oppia (A; ) e la oppia (A0 ; 0 )
danno luogo alla stessa dinami a per la parti ella, per ui U implementa
non solo una trasformazione di simmetria, ma una vera e propria invarianza.
Vi eversa, il prin ipio di invarianza lo ale di gauge [Pau58 ri hiede
he la dinami a della parti ella sia invariante rispetto alle trasformazioni
di simmetria implementate da U , per qualunque  , ed impone per io
he A0 e 0 siano si amente equivalenti ad A e  , esattamente ome
per i potenziali elettromagneti i. Possiamo far risalire questo fondamentale prin ipio alla naturale indeterminazione della fase in me ani a quantisti a: infatti, per ri ostruire operativamente lo spazio di Hilbert della
parti ella, a partire dallo spettro osservato della posizione, ad ogni punto
x dello spazio si o viene asso iato un raggio jxihxj (si intende, ome
sempre, nel limite ideale e non normalizzabile di lo alizzazioni esatte), e
non un vettore jxi . Quest'ultimo risulta quindi individuato solo a meno di
un fattore di fase, di iamo exp[ i(x; t) , ui orrisponde evidentemente
la trasformazione di simmetria U .
Il prin ipio di invarianza lo ale di gauge serve a ssare la forma generale della Hamiltoniana (9.64) (il osiddetto a oppiamento minimale
fra parti ella e ampo elettromagneti o) in modo omplementare all'invarianza per boost galileiani istantanei. Infatti, l'equazione di S hroedinger
della parti ella libera,
P2
d
j i;
i j i=
dt
2m
he ome sappiamo e univo amente ssata dal prin ipio di invarianza
galileiana, nella rappresentazione della posizione ed una volta ssata la
344

Trasformazioni di gauge

rappresentazione per il momento, ad esempio P = ir , si s rive




4

i +
(x; t) = 0 :
t 2m
Essa non e invariante di gauge, ambiando forma sotto la ride nizione
della fase da (x; t) a exp[i(x; t) (x; t) . Per renderla invariante,
introdu iamo le derivate ovarianti


i ; Dj =
iAj
Dt =
t
xj
dove per ipotesi A e  si trasformano se ondo le regole (9.66) e (9.67)
simultaneamente alla ride nizione ! ei . Allora la nuova equazione
( D2  Dj Dj , on l'usuale onvenzione he indi i ripetuti sono sommati)


D2
(9.68)
iDt +
(x; t) = 0
2m
e gauge-invariante. Evidentemente, la (9.68) e la forma nella rappresentazione della posizione dell'equazione di S hroedinger la ui l'Hamiltoniana
e H (A; ) .
Sulle trasformazioni di gauge torneremo an ora piu avanti, in o asione della dis ussione del moto quantome ani o di una parti ella nel
ampo elettromagneti o (vedi ap. 12). Per il momento on ludiamo on
la seguente onsiderazione.
L'equivalenza di potenziali A e  sotto trasformazioni di gauge omporta la ne essita di rivedere, in al uni asi parti olari, il on etto di
invarianza della dinami a sotto altre trasformazioni di simmetria. Consideriamo ad esempio il aso in ui  = 0 , mentre A e una funzione lineare
di x he non dipende dal tempo. Come gia anti ipato nel x3.3 e ome
riprenderemo al x12.2, si tratta del ontesto ne essario per des rivere una
parti ella in un ampo magneti o ostante. Dunque, per ipotesi abbiamo
Aj (x) = ajk xk , dove le ajk sono ostanti arbitrarie. Sfruttando l'equivalenza sotto trasformazioni di gauge, possiamo restringer i al aso in ui
ajk + akj = 0 , in quanto (ajk + akj )xk = j (aik xi xk ) e un \puro gauge",
ioe e equivalente ad un potenziale nullo attraverso una trasformazione di
gauge. Possiamo allora porre aij = 21 ijk Bk , ovvero A = 21 B ^ x , dove
B = r ^ A e un vettore ostante e gauge-invariante. La dinami a sara
quindi invariante per traslazioni spaziali, poi he l'uni o oggetto osservabile assoluto, ioe B , e invariante. Tuttavia l'Hamiltoniana (9.63), he
ora si s rive
1
jP 21 B ^ X j2 ;
H=
2M
evidentemente non e invariante per traslazioni, visto he non ommuta
on gli operatori U (a) = exp( ia  P ) he le implementano. Abbiamo
345

Simmetria e invarianza

inve e una invarianza a meno di una trasformazione di gauge


U (a)y H U (a) = Uy H U ;

dove (x) = 21 B ^ a  x . Per il prin ipio di invarianza lo ale di gauge


questo basta a garantire an he l'invarianza per traslazioni spaziali.

9.5. Simmetrie spazio-temporali dis rete


Sinora abbiamo onsiderato esempi on reti di trasformazioni di simmetria e invarianza he ostituis ono dei sottogruppi ontinui. Nei prossimi
paragra tratteremo inve e le simmetrie dis rete, ioe non ottenibili mediante ripetizioni moltepli i di trasformazioni in nitesime, he traggono
omunque origine dalla struttura (nonrelativisti a) dello spazio-tempo.

9.5.1. Inversione spaziale. L'inversione spaziale, detta an he trasformazione di parita e denotata on P , onsiste nella ri essione delle oordinate attraverso l'origine del sistema di riferimento artesiano originalmente adottato. Quindi P x = x , per ogni punto x dello spazio si o.
Evidentemente P 2 oin ide on la trasformazione identi a, P 2 = e . Inoltre, P si ottiene (in in niti modi) omponendo una rotazione on una ri essione attraverso un piano. Ad esempio (x1 ; x2 ; x3 ) ! ( x1 ; x2 ; x3 ) e
un rotazione di 180o attorno all'asse z  x3 e (x1 ; x2 ; x3 ) ! (x1 ; x2 ; x3 )

e una ri essione nel piano xy . Piu in generale, possiamo onsiderare tutte


le isometrie dello spazio si o R3 he non spostano l'origine ed invertono
l'orientazione relativa degli assi oordinati, vale a dire
x ! S x ; S T S = SS T = 1 ; det S = 1 :
Tali trasformazioni formano la omponente dis onnessa dall'elemento neutro del gruppo O(3) delle matri i ortogonali 3  3 . La omponente
he ontiene l'elemento neutro, SO(3) , e formata dalle rotazioni trattate
pre edentemente al x9.3.4.
Quanto appena detto i permette di dare una suggestiva interpretazione operativa all'inversione spaziale: dato un erto apparato sperimentale
A atto a preparare il sistema S in un determinato (vettore di) stato
j i , l'apparato A0 ostruito, se possibile, in modo da oin idere on l'immagine di A ruotata di 180o attorno ad una data direzione e ri essa
in uno spe hio ortogonale alla direzione stessa, preparera S nello stato
jP i . Assumendo he P ostituis a una trasformazione di simmetria
per il sistema S , per il teorema di Wigner esistera un operatore unitario o antiunitario UP , de nito a meno di un fattore di fase, tale he
jP i = UP j i .
Consideriamo ome esempio una singola parti ella elementare priva
di spin. In base all'interpretazione operativa di ui sopra, riletta per le
346

Simmetrie spazio-temporali dis rete

osservabili fondamentali X e P , dobbiamo avere


(9.69)
UPy X UP = X ; UPy P UP = P :
Appli ando questa legge di trasformazione alle regole di ommutazione
anoni he, si ottiene
UPy i UP = UPy [X ; P UP = [ X ; P = i
il he dimostra he UP e unitario. Appli ando la stessa legge all'operatore
di momento angolare orbitale L = X ^ P , si veri a he L e invariante
per parita. Operatori vettoriali he, ome X e P , ambiano segno sotto
inversione spaziale sono detti vettori polari. Operatori invarianti ome
L sono detti vettori assiali.
Supponiamo ora he la parti ella abbia spin non-nullo, on asso iato
operatore di spin S . La naturale ri hiesta he il momento angolare totale
J = L + S si trasformi ome L impone he an he S debba essere
invariante, ovvero
UPy S UP = S
In parti olare, l'eli ita della parti ella E = (S  P )=jP j ambia segno sotto
inversione spaziale. Questo fatto, unitamente all'invarianza per rotazioni,
aratterizza l'eli ita ome una grandezza pseudos alare rispetto a O(3) .
Una grandezza s alare, oltre ad essere invariante sotto rotazioni, e inve e
invariante rispetto all'intero O(3) ; ad esempio P  X , P 2 et .
Queste onsiderazioni si estendono nel solito modo al aso di N parti elle distinguibili, on osservabili fondamentali xj , pj e sj , j = 1; 2;
: : : N . Avremo
(9.70)
UPy xj UP = xj ; UPy pj UP = pj ; UPy sj UP = sj :
Risulta evidente he UP2 ommuta on un insieme irridu ibile di operatori
e quindi e un multiplo dell'identita, in a ordo on il fatto he P 2 = e .
Possiamo sempre ssare il fattore di fase las iato libero dalle (9.70) imponendo he UP2 = 1 . Allora UPy = UP 1 = UP e la parita e un'osservabile.
Per sempli ita d'ora in poi s riveremo P al posto di UP .
Per ottenere una realizzazione espli ita della parita P onviene ssare
la rappresentazione di HS . Ad esempio, in termini delle funzioni d'onda
della posizione di una singola parti ella priva di spin, le relazioni (9.69) e
P 2 = 1 evidentemente ri hiedono
(P )(x) =  ( x) ;
dove  = 1 risulta essere un numero quanti o vero e proprio, aratteristi o della parti ella in questione, he prende il nome di parita intrinse a.
Essa non va onfusa on la parita orbitale, he e inve e una proprieta
delle funzioni d'onda simmetri he, (x) = ( x) , o antisimmetri he,
347

Simmetria e invarianza

(x) = ( x) . Ogni funzione d'onda puo omunque essere sempre


separata in una parte simmetri a o pari, 21 (1+ P ) e una antisimmetri a
o dispari, 21 (1 P ) . L'unitarieta di P si veri a fa ilmente, ri ordando
la forma espli ita del prodotto s alare in L2 (R3 ) .
Tra le funzioni d'onda on parita de nita vanno evidenziate le autofunzioni di L2 e Lz , vale a dire le funzioni della forma
(9.71)
(x) = u(r) Ylm (#; ') ;
dove u e una funzione della sola oordinata radiale r = jxj , # e '
sono ome al solito gli angoli sferi i e Ylm e l'armoni a sferi a tale he
L2 Ylm = l(l + 1)Ylm e Lz Ylm = mYlm . Sotto l'inversione x ! x ,
r e invariante mentre # !  # e ' ! ' +  . Quindi, dato he
Ylm ( #; ' + ) = ( )l Ylm (#; ') , la funzione d'onda (9.71) des rive un
autostato della parita, ioe, per esteso:
(9.72)
P ju; l; m; i = ( 1)l  ju; l; m; i ;
dove
Z
ju; l; m; i = d3 x u(r)Ylm (#; ') jx; i
e, per de nizione,

P jx; i =  j x; i .

Problema 9.5-1. Si veri hi he, in base alla relazione (9.72), gli


elementi di matri e hu; l; m; j V ju0 ; l0 ; m0 ; 0 i si annullano se:
a) V e polare e l = l0 ,  = 0 oppure l = l0  1 ,  = 0 ;
b) V e assiale e l = l0 ,  = 0 oppure l = l0  1 ,  = 0 .

L'in lusione dello spin non omporta variazioni, dato he S ommuta


on P . Altrettanto immediata e l'estensione al aso di piu parti elle: per
ostruzione la parita e un numero quanti o di tipo moltipli ativo (vedi
x7.2.1), per ui avremo
(9.73)
(P )(x1 ; : : : ; xN ) = 1 : : : N ( x1 ; : : : ; xN ) :
Problema 9.5-2. Si veri hi he, diversamente dal aso di una singola
parti ella, la parita di uno stato di due parti elle senza spin, on momento angolare totale J ben de nito, non risulta interamente determinata
dall'autovalore di J .

Problema 9.5-3. Il dipolo elettri o di un sistema


Pdi N parti elle
on ari he elettri he ej ; j = 1; : : : ; N si s rive d = j ej xj . Se jE i
e uno stato stazionario e hdi = hE j d jE i 6= 0 an he in assenza di ampi
elettri i esterni, si di e he il sistema possiede un dipolo elettri o permanente. Si dimostri he ne essariamente hdi = 0 se la Hamiltoniana e
invariante sotto parita e l'autovalore E e non degenere.
348

Simmetrie spazio-temporali dis rete

Il ruolo delle parita intrinse he 1 ; : : : ; N puo a prima vista sembrare


inutile: la loro presenza si ridu e ad un fattore 1 omplessivo, apparentemente inosservabile e quindi irrilevante. Dopo tutto, esso rientra nell'ambiguita del fattore di fase las iato libero dal teorema di Wigner. Il
punto e stabilire se la parita intrinse a di una parti ella rappresenta e ettivamente un'osservabile in senso operativo. Se ias un tipo di parti ella
e onservato, le parita intrinse he non sono in al un modo osservabili e
possiamo dimenti ar ene, ponendo ad esempio  = + per qualunque tipo
di parti ella. Se inve e esistono dei pro essi si i dove le parti elle non
sono onservate, risulta ne essario onsiderare uno spazio di Hilbert in ui
possono venir linearmente sovrapposti vettori di stato he des rivono un
di erente numero N di parti elle di ias un tipo spe i o. In tal aso le
parita intrinse he non si ridu ono ad un fattore di fase globale, ma intervengono sulle fasi relative tra le omponenti on N diverso di ogni vettore
di stato, ausando e etti in linea di prin ipio osservabili. Se le parti elle
in questione sono massive e veramente elementari, i suddetti pro essi violano il prin ipio di simmetria galileiana, in quanto non rispettano la
regola di superselezione di Bargmann. In tal aso dovremmo onsiderare
pro essi strettamente relativisti i, per i quali il formalismo ne essario non
e omunque quello della me ani a quantisti a nonrelativisti a esposto in
questo libro. Lo stesso vale per parti elle prive di massa ome i fotoni, la
ui dinami a non rispetta omunque la simmetria galileiana.
D'altra parte, ome an he pre edentemente a ennato, il on etto di
parti ella e abbastanza duttile per a omodare an he in me ani a quantisti a nonrelativisti a situazioni on rete dove la parita intrinse a gio a un
ruolo importante. Si pensi ad esempio a parti elle he sono stati legati di
altre parti elle piu fondamentali, ed a pro essi si i nei quali queste ultime
si ri ombinano in nuovi stati legati, preservando tuttavia il loro numero
per ias un tipo. Evidentemente la parita intrinse a di una parti ella
omposta e ri ondu ibile alla parita orbitale della funzione d'onda he
des rive lo stato relativo dei suoi omponenti, ma risulta spesso possibile
evitare di des rivere an he la struttura interna delle parti elle omposte,
fa endo ri orso a nuovi numeri quanti i ome le parita intrinse he.
Infatti, supponiamo he due parti elle di massa m1 e m2 formino
uno stato legato des ritto dalla funzione d'onda (x) , dove x = x1 x2
(esempio on reto: elettrone e protone in uno stato de nito dell'atomo
di idrogeno). Se l'uni a forza he agis e su ias una parti ella e quella
dovuta all'interazione responsabile dello stato legato, la funzione d'onda
omplessiva he soddisfa all'equazione di S hroedinger avra la forma
(x1 ; x2 ) = exp(iK  X )(x) ;
349

Simmetria e invarianza

dove X = (m1 + m2 ) 1 (m1 x1 + m2 x2 ) rappresenta, ome al solito, il


entro di massa. Se ora onsideriamo nuove interazioni on altre parti elle
e/o on ampi esterni, tali he risulti tras urabile l'e etto ausato sullo
stato interno, possiamo assumere per (x1 ; x2 ) la forma
(x1 ; x2 ) = (X )(x)
Nel aso in ui  abbia parita (orbitale!) de nita  , ioe ( x) = (x) ,
 = 1 , l'azione (9.73) di P su si tradu e in un'azione su :
(P )(x) =  1 2 (x)
per ui la parti ella omposta ha 1 2 ome parita intrinse a. Se es ludiamo di poter mai osservare una struttura interna an he per le due
parti elle ostituenti, possiamo porre 1 = 2 = 1 (ogni altra s elta risulta unitariamente equivalente a questa), per ui la parita orbitale della
funzione d'onda interna  si manifesta ome parita intrinse a per la funzione d'onda esterna . Si noti he, da questo punto di vista, un pro esso
he determini un ambiamento dello stato interno, on il passaggio da 
a 0 , va visto ome un pro esso in ui il numero di parti elle omposte
di tipo  diminuis e di una unita, mentre aumenta parimenti il numero
di parti elle omposte di tipo 0 . In un pro esso del genere la parita
intrinse a  ambia in 0 (assumendo he an he 0 abbia parita orbitale
de nita), on e etti generalmente osservabili.

9.5.2. Violazione della parita.

Nei paragra pre edenti abbiamo


ripetutamente enun iato vari prin ipi di simmetria e di invarianza, he
vengono in ne ra olti in un uni o prin ipio he fa riferimento al gruppo
di Galilei. Ci poniamo ora il medesimo problema riguardo all'inversione
spaziale o parita P .
La questione si puo formulare os: l'inversione spaziale e una trasformazione di simmetria universale, ioe valida per ogni sistema si o? E
ammesso he sia os, la dinami a di un sistema isolato e invariante per
inversione spaziale? In altri termini, se H e la Hamiltoniana di un tale
sistema, possiamo senz'altro assumere he [H; P = 0 , omunque ompli ata e/o po o pre isamente nota sia H ? Fino a po hi de enni orsono la
risposta a ermativa a tutte queste domande era universalmente ri onos iuta ome quella giusta. Un tale onvin imento si basava sull'idea he le
leggi fondamentali della natura non potessero distinguere tra \destra" e
\sinistra", per ui doveva esistere il pro esso si o \ri esso allo spe hio"
di un qualunque pro esso osservato. Nel 1956 un esperimento basato sul
350

Simmetrie spazio-temporali dis rete

de adimento ha messo in risi questa assunzione, dimostrando he la


natura non rispetta la parita8.
L'esperimento onsiste nel misurare la orrelazione tra la direzione
di polarizzazione di una erta quantita di obalto 60 Co e la direzione di
emissione degli elettroni prodotti nel de adimento di ias un nu leo da
60 Co a 60 Ni. Il 60 Co possiede uno spin non-nullo e quindi un momento magneti o he, a temperature abbastanza basse, puo venir orientato
in una data direzione mediante un ampo magneti o. Se in un singolo
de adimento l'elettrone viene emesso on un momento pe he tra ia un
angolo  on lo spin S del nu leo, nello stesso de adimento \visto allo
spe hio" l'angolo sara   . Quindi, se la parita fosse una trasformazione di simmetria e le leggi fondamentali he regolano il de adimento
fossero invarianti per inversione spaziale, ome lo sono per rotazione, allora i due pro essi sarebbero egualmente probabili e la distribuzione degli
elettroni sarebbe simmetri a rispetto alla direzione dello spin. Si noti
he, essendo la parita un'osservabile, essa apparirebbe in tal aso ome
una ari a (moltipli ativa) onservata. Al ontrario, i risultati dell'esperimento on il obalto, os ome di molti altri esperimenti, dimostrano
(attualmente on un errore di una parte su 103 ) he la parita e massimamente violata in tutti i fenomeni he oinvolgono la osiddetta interazione
debole, responsabile, fra l'altro, del de adimento del obalto 60 Co.
La des rizione \elementare" di questo tipo di de adimento ontempla un neutrone del nu leo he si trasforma in un protone, emettendo un
elettrone (raggio ) ed un neutrino. I neutrini sono parti elle elementari
parti olarmente elusive, elettri amente neutre, molto probabilmente prive
di massa e on eli ita de nita; esse gio ano un ruolo ru iale nelle interazioni deboli, per la des rizione delle quali il modello teori o attualmente
piu a redidato (unitamente all'interazione elettromagneti a e a quella
forte) e il osiddetto modello standard. In esso an he il protone ed il neutrone sono parti elle omposte da parti elle piu elementari, i osiddetti
quarks, he ompaiono nel modello in svariati tipi insieme ai osiddetti
leptoni (elettrone, muone, neutrini et .) ed ai bosoni vettoriali, uno dei
quali e il fotone della radiazione elettromagneti a. In questa sede non
possiamo erto andare oltre nella spiegazione, se non per osservare he
nel modello standard non sono ontemplati i neutrini on eli ita positiva,
ma solo quelli on eli ita negativa. In una situazione del genere non e
nemmeno possibile onsiderare P ome una trasformazione di simmetria
universale.
8Questa rivoluzionaria s operta valse il premio Nobel a C.S. Wu, he guido l'equipe
sperimentale, non he a T.D. Lee e C.N. Yang [LY56, he predissero il risultato in base
a onsiderazioni puramente teori he.

351

Simmetria e invarianza

Dobbiamo infatti ri ordare he una trasformazione di simmetria T


stabilis e una orrispondenza biunivo a tra stati puri, e quindi presuppone
la possibilita reale di preparare jT i , per qualunque stato iniziale j i del
sistema si o in questione; a questa stessa possibilita il modello standard
fornis e una risposta negativa: tenuto onto he l'eli ita ambia segno
sotto inversione spaziale, se ondo le attuali onos enze sempli emente non
sappiamo ome e ettivamente realizzare l'apparato sperimentale ri esso
A0 atto a preparare dei neutrini on eli ita positiva. Stando os le ose,
il problema dell'invarianza sotto parita delle interazioni dei neutrini on
altre parti elle e della onservazione o meno di P non si pone nemmeno,
nel senso he la risposta e ne essariamente negativa a priori.
D'altra parte possiamo assumere un punto di vista meno restrittivo,
in ui non si pretende he lo spazio di Hilbert rilevante, ad esempio per il
de adimento , sia soltanto quello ri ostruito a partire dalle osservazioni
attuali. In tal aso e le ito ontemplare l'esistenza an he di neutrini on
eli ita positiva, i quali omunque non intervengono mai nelle interazioni
a tutt'oggi onos iute9. Questa s elta ripristina la simmetria on gli altri
leptoni e on i quark, he intervengono nel modello standard on entrambe
le eli ita. In questo modo an he la parita P ria quista il ruolo di trasformazione di simmetria: an he se non sempre sappiamo ome prepararli,
stati on eli ita opposta esistono per ogni tipo di parti ella. E ora legittimo porsi la questione se P e an he una invarianza dell'Hamiltoniana del
modello standard. An he se non piu per ragioni di prin ipio, la risposta
e omunque negativa: l'evidenza sperimentale impone he [H; P 6= 0 , e
la parita non e onservata.
E evidente he, almeno in base alle nostre attuali onos enze, non abbiamo elementi per prediligere l'uno o l'altro dei due punti di vista appena
esposti. Il dato sostanziale e he le leggi fondamentali della natura, os
ome le onos iamo, violano la parita in tutta una lasse di fenomeni.
Al ontrario, nella lasse di fenomeni elementari an or piu vasta aratterizzata dalle sole interazioni forte ed elettromagneti a, l'invarianza per
inversione spaziale e la onseguente onservazione della parita sono fuori
dis ussione.

9.5.3. Inversione temporale. Insieme all'inversione spaziale P :


x ! x , risulta naturale onsiderare l'inversione temporale T : t ! t .

In realta queste due operazioni sulle oordinate spazio-temporali sono


on ettualmente molto diverse, almeno nel formalismo della me ani a
quantisti a nonrelativisti a di un numero ssato di parti elle. La ragione
e quella gia dis ussa al x7.7: diversamente dalla posizione, il tempo non
9Per altro, questi stati di eli ita positiva sono indispensabili per fornire una massa,
omunque pi ola, ai neutrini.

352

Simmetrie spazio-temporali dis rete

e un'osservabile. Piuttosto he di inversione temporale, dovremmo allora


parlare di inversione del moto, ioe di quella operazione sulle osservabili
del sistema S he trasforma l'evoluzione verso il futuro in quella verso il
passato. Per il sistema di N parti elle, lassi amente questo si ottiene
sostituendo alle traiettorie xj (t) nuove traiettorie (T x)j (t) = xj ( t) , e
quindi roves iando tutte le velo ita per ogni ssata posizione. Si tratta
di una trasformazione di simmetria della me ani a lassi a. Se inoltre
le nuove traiettorie sono an ora soluzioni del moto, allora diremo he la
dinami a e invariante per inversione temporale.
Queste onsiderazioni lassi he suggeris ono di identi are T , an he
nella des rizione quantome ani a di N parti elle senza spin, on l'operazione xj ! xj , pj ! pj . Assumendo he si tratti e ettivamente di una
trasformazione di simmetria e denotando ome al solito on UT l'operatore (unitario o antiunitario) he la implementa, per una singola parti ella
avremo
(9.74)
UTy X UT = P ; UTy P UT = P :
Inoltre, osservando he il momento angolare orbitale X ^ P ambia segno,
in presenza di spin non-nullo la de nizione di UT viene ompletata da
(9.75)
UTy S UT = S :
Appli ando la legge di trasformazione (9.74) alle regole di ommutazione
anoni he, si ottiene
UTy i UT = UTy [X ; P UT = [X ; P = i ;
il he dimostra he UT deve essere antiunitario (vedi x9.1). L'estensione
al aso di N parti elle si ottiene nel solito modo, se ondo le regole dei
sistemi omposti.
La ovarianza dell'equazione di S hroedinger sotto inversione temporale e garantita proprio dalla natura antiunitaria di UT . Infatti, se
d
(9.76)
i j (t)i = H (t) j (t)i ;
dt
allora
d
d
UT i j (t)i = i UT j (t)i
dt
dt
da un lato, mentre ome al solito
UT H (t) j (t)i = UT H (t)UTy UT j (t)i
dall'altro; quindi ponendo
(9.77)
j(T )(t)i = UT j ( t)i ; (T 1 H )(t) = UT H ( t)UTy ;
si ottiene
d
i jT i = (T 1 H ) jT i
dt
353

Simmetria e invarianza

ome ri hiesto.
In parti olare, se T H = H , la dinami a si di e invariante per inversione temporale. Diversamente dalla parita, ad una tale invarianza
dis reta non e asso iata al una legge di onservazione (vedi al prossimo
paragrafo). Come per la parita, l'invarianza sotto T stabilis e una orrispondenza dis reta tra soluzioni del moto: se j (t)i e una soluzione
dell'equazione di S hroedinger (9.76), allora an he UT j ( t)i lo e.
Ci poniamo ora il problema di ostruire una realizzazione espli ita
dell'operatore UT in una data rappresentazione dello spazio di Hilbert.
Ci limiteremo al aso di una singola parti ella, dato he il aso piu generale
di N parti elle si ottiene tramite il prodotto diretto (vedi x7.2.1).
Nella rappresentazione della posizione, per una parti ella senza spin,
possiamo identi are UT , sempre a meno del solito fattore di fase, on
l'operatore K di oniugazione omplessa:

Kj

i=K

d3 x

jxi hxj i = d3 x jxi hxj i :

In parti olare si noti he K 2 = 1 . Quindi, in termini della funzione


d'onda (x) = hxj i , avremo
(UT )(x) = (x) :
In e etti K , he e manifestamente antiunitario, las ia invariato l'operatore di moltipli azione X , in quanto x e per ipotesi reale, mentre
ambia segno a P = ir , in quanto r ha elementi di matri e reali tra
i vettori di stato generalizzati jxi . Per quanto riguarda la Hamiltoniana
nel ampo esterno de nito dalla oppia A e  (vedix9.3.10), abbiamo
evidentemente ( A e  sono reali per de nizione):

T H (A; ) = UTy H (A; )UT t! t = H (T A; T ) ;
dove (T A)(x; t) = A(x; t) e (T )(x; t) = (x; t) . Si noti he
queste sono proprio le leggi di trasformazione sotto inversione temporale dei potenziali elettromagneti i lassi i. In parti olare, la dinami a
e invariante se e solo se T A e T di eris ono da A e  per una
trasformazione di gauge, ovvero
A(x; t) + A(x; t) = r(x; t) ;

(x; t) :
(x; t) (x; t) =
t
Nel aso di potenziali indipendenti dal tempo, l'invarianza sotto T non
pone vin oli su (x) , mentre ri hiede he A(x) sia un puro gauge, ioe
B = r ^ A = 0.
Una volta de nita in una base spe i a, la forma espli ita di UT
risulta ssata in ogni altra base tramite le regole generali della me ani a
354

Simmetrie spazio-temporali dis rete

quantisti a (si noti he la de nizione di K dipende dalla base, per ui


UT non si ridurra alla sempli e oniugazione omplessa in altre rappresentazioni). Ad esempio, sugli autovettori del momento abbiamo

UT jki =

d3 x jxi hxj ki = j ki ;

dato he hxj ki = exp(ik  x) . Quindi

UT

j i = d3 k j ki hkj i = d3 p jki h kj i ;

ovvero

(UT ~)(k) = ~( k) ;
dove ~ e la trasformata di Fourier di .
L'in lusione dello spin ri hiede di modi are l'identi azione UT =
K , in quanto gli operatori di spin Sx , Sy e Sz non possono avere tutti
e tre elementi di matri e puramente immaginari o puramente reali in
al una base ssata. Come sappiamo pero dal x8.2.5, nella base in ui
Sz e diagonale possiamo sempre ssare le fasi in modo tale he Sx e
Sz abbiano elementi di matri e reali, mentre Sy ha elementi di matri e
immaginari puri. Quindi

KSxK = Sx ; KSy K = Sy ; KSz K = Sz :


Ponendo allora

UT = Y K ; Y  e iSy
(in parti olare Y = iy per spin 1/2) si ottiene subito la (9.75), in
quanto
(9.78)

Y y Sx Y = Sx ; Y ySy Y = Sy ; Y y Sz Y = Sz :

La forma di UT in ogni altra rappresentazione segue dalle regole solite a


partire dalla (9.78).
Dalla de nizione stessa di inversione temporale (o in base alle leggi
di trasformazione (9.74) e (9.75)), e evidente he UT2 deve ridursi ad un
multiplo unimodulare dell'identita: UT2 = ei 1 . D'altronde, per la natura
antiunitaria di UT e legge asso iativa,
T = UT ei = UT UT2 = UT2 UT = ei UT ;
per ui UT2 = 1 . Nel aso della realizzazione espli ita (9.78) valida per
la singola parti ella, otteniamo

i U

UT2 = Y K Y K = e

iSy e+i( Sy )

355

=e

2iSy

Simmetria e invarianza

Ma S ommuta on il momento angolare orbitale L e e 2iLy = 1 , per


ui possiamo porre UT2 = e 2iJy , dove J = L + S . In ne, omponendo
moltipli ativamente UT per un sistema di N parti elle,
UT2 = e 2iJy
P
dove J = j (Lj + S j ) e il momento angolare totale. Quindi

UT2 = ( 1)NF 1
dove NF e il numero di fermioni, ovvero parti elle on spin semintero,
del sistema si o in esame.
Problema 9.5-4. Si dimostri il teorema di Kramer, il quale afferma he se il sistema onservativo S ontiene un numero dispari di
parti elle on spin semintero ed e governato da una Hamiltoniana invariante sotto inversione temporale, allora ogni autovalore dell'energia e
almeno doppiamente degenere. Gli uni i ingredienti ne essari sono: (i)
HUT = UT H ; (ii) UT e antiunitario; (iii) UT2 = 1 . Questo teorema
risulta rilevante nella si a atomi a, in quanto impli a he non e sempre possibile rimuovere tutte le degenerazioni dei livelli energeti i dovute
all'invarianza per rotazioni, solo fa endo ri orso a ampi elettri i, i quali
sono pari sotto T .
9.5.4. Il prin ipio di mi roreversibilita. Nel pre edente paragrafo abbiamo visto ome la ri hiesta di ovarianza dell'equazione di S hroedinger ssi la legge di trasformazione dell'Hamiltoniana sotto inversione temporale (vedi Eq. (9.77)). Nella visione attiva essa assume la
forma
(9.79)
H (t) ! T H (t) = UTy H ( t)UT
In e etti, tenuto onto he l'operatore di evoluzione temporale U (t; t0 ) si
s rive (x7.7, Eq. (7.84))
U (t; t0 ) = T exp
possiamo veri are subito he

T U (t; t0 )  T exp i

Z t

t0

Z t

t0

dt0 H (t0 )


dt0 T H (t0 )
Z

t
= UTy T exp +i dt0 H ( t0 ) UT
t0
y
= UT U ( t; t0 )UT
om'e naturale attendersi dall'inversione dell'asse dei tempi.
356

Simmetrie spazio-temporali dis rete

La relazione (9.79) suggeris e T H = H ome ondizione di invarianza della dinami a sotto T . Per l'esattezza, la formulazione piu generale
di tale ondizione e evidentemente
T U (t; t0 ) = ei (t;t0 )U (t; t0 )
dove (t0 ; t0 ) = 1 e (t; t0 ) = (t0 ; t) per ostruzione. Insieme alla
legge di omposizione di U (t; t0 ) questo impone (t; t0 ) = ~ (t) ~ (t0 ) .
In ne la natura antiunitaria di UT insieme a UT2 = ( 1)NF ri hiede he
~ (t) = ~ ( t) . Ma allora possiamo porre ~ (t) = (t) + ( t) e, an ora
grazie all'antilinearita di UT , riassorbire il fattore di fase -dipendente
in una inno ua ride nizione di U (t; t0 ) . In de nitiva abbiamo veri ato
he la ri hiesta di invarianza sotto T si ridu e sempre a
(9.80)
U ( t; t0 ) = UT U (t; t0 ) UTy
he equivale esattamente a UTy H ( t)UT = H (t) . La relazione (9.80)
rende evidente he non esiste al una legge di onservazione asso iata
all'invarianza per inversione temporale. Infatti U (t; t0 )yUT U (t; t0 ) non
e proporzionale a UT .
Se il sistema S e onservativo, allora
U (t; t0 ) = exp[ i(t t0 )H = U ( t0 ; t)
e la ondizione per una dinami a T -invariante si s rive
(9.81)
U (t0 ; t) = UT U (t; t0 ) UTy
Possiamo allora formulare la ri hiesta di invarianza sotto forma del osiddetto prin ipio di mi roreversibilita; esso a erma he, per un sistema
isolato, la probabilita di trovare S nello stato ji al tempo t , se S era
stato preparato nello stato j i al tempo t0 , e uguale alla probabilita di
trovare S nello stato jT i al tempo t , avendo preparato S nello stato
jT i al tempo t0 . In formule:
(9.82)
j hj U (t; t0 ) j i j2 = j hT j U (t; t0) jT i j2
ome si deriva immediatamente dalla (9.81). Vi eversa, se il prin ipio di
mi roreversibilita (9.82) vale per ogni oppia di vettori di stato j i e ji ,
allora U (t; t0 ) di eris e da UTy U (t0 ; t)UT al piu per un fattore di fase.
Essendo UT antiunitario, questo fattore si ridu e a  , e per ontinuita
a t = t0 si ridu e in ne a 1 , riprodu endo la (9.81).
L'appli azione del prin ipio di mi roreversibilita ai fenomeni di di usione (o s attering) produ e il osiddetto prin ipio del bilan io dettagliato. Senza entrare nei parti olari, he esulano dai nostri s opi presenti, in
regime nonrelativisti o possiamo des rivere le ose nei seguenti termini.
Lo stato iniziale j i , al tempo t0 ! 1 , des rive per ipotesi le parti elle 1 e 2 , on momenti p1 , p2 e proiezioni dei rispettivi spin m1 e m2
357

Simmetria e invarianza

lungo un dato asse n . Analogamente lo stato nale, al tempo t ! 1 ,


des rive le parti elle 3 e 4 , on momenti e proiezioni degli spin p3 , m3 ,
p4 e m4 . Ora, se l'interazione fra le parti elle e invariante per inversione
temporale ed inversione spaziale, allora le probabilita di transizione del
pro esso diretto e del pro esso inverso oin idono,
Pr(p1 ;m1 ; p2 ; m2 ! p3 ; m3 ; p4 ; m4 )
= Pr( p3 ; m3 ; p4 ; m4 ! p1 ; m1 ; p2 ; m2 )
= Pr(p3 ; m3 ; p4 ; m4 ! p1 ; m1 ; p2 ; m2 ) ;

dato he i momenti pj sono dispari sotto T e P , gli operatori di spin S j


sono dispari sotto T e pari sotto P ed in ne l'asse n di quantizzazione
degli spin e pari sotto T e dispari sotto P . Nel aso he la parita sia
violata e/o he le parti elle siano ari he il prin ipio del bilan io dettagliato vale in una versione opportunamente ridotta. In ogni esso fornis e un
modo diretto per ontrollare la validita del prin ipio di mi roreversibilita,
e quindi l'invarianza per inversione temporale, nel aso delle interazioni
fondamentali. Attualmente l'evidenza sperimentale sostiene questo prin ipio, entro errori relativi dell'ordine di 10 3 , per tutti i pro essi governati
dalle interazioni forte, elettromagneti a e debole10.
Problema 9.5-5. Si dimostri he un sistema governato da una di-

nami a invariante per rotazioni e inversione temporale non puo avere un


momento di dipolo elettri o permanente, se la degenerazione dei livelli
energeti i e dovuta solamente all'invarianza per rotazione.
Per ipotesi la Hamiltoniana ammette un insieme ompleto di autovettori

jE; J; M i on momento angolare totale de nito. Inoltre UT jE; J; M i deve essere


proporzionale a jE; J; M i , tramite un fattore di fase, poi he H e J sono

rispettivamente pari e dispari sotto inversione temporale e la degenerazione e


per ipotesi dovuta solo al numero quanti o M . Quindi

hE; J; M j J jE; J; M i = hE; J; M j J jE; J; M i :


D'altra parte il dipolo elettri o d e pari sotto UT , per ui
hE; J; M j d jE; J; M i = hE; J; M j d jE; J; M i :
Ma per l'appli azione 8.3.1 del teorema di Wigner-E kart, dobbiamo avere
J jjdjjE; J i
hE; J; M j d jE; J; M 0 i = h[E;
hE; J; M j J jE; J; M 0i ;
J (J + 1)1=2
10Vi sono tuttavia risultati sperimentali indiretti e ragioni teori he profonde

per ritenere he l'invarianza per inversione temporale sia violata, an he se molto


debolmente, dalle interazioni deboli.

358

Simmetrie spazio-temporali dis rete


he insieme alle due pre edenti relazioni forza hE; J; M j d jE; J; M 0 i = 0 . Questo
risultato e rilevante in parti olare per le parti elle elementari soggette all'interazione debole, la quale viola la parita e quindi non impedis e a prima vista un
dipolo elettri o permanente (vedi Probl. 9.5-3 a p. 348).

359

CAPITOLO 10

Metodi di approssimazione
10.1. Teoria delle perturbazioni
Per qualunque problema si o e in generale ne essario ostruire la soluzione per approssimazioni su essive; una prima s hematizzazione tiene
onto delle interazioni piu rilevanti e sulla base della soluzione del sistema
sempli ato si er ano poi di in ludere gli e etti delle altre interazioni.
Questo s hema risale alla me ani a eleste: la dinami a dei pianeti e des ritta dalle orbite di Keplero he tengono onto della sola attrazione del
Sole, mentre le mutue attrazioni di pianeti e satelliti possono essere in luse ome orrezioni; ad uno stadio su essivo si vorra poi tenere onto di
altri e etti piu ni, quali quelli prodotti dalla deviazione dalla forma perfettamente sferi a del Sole o dalle orrezioni relativisti he. L'importante
per l'analisi di un problema omplesso e rius ire ad individuare la gerar hia di importanza delle varie interazioni in modo da stimare l'ordine di
grandezza delle orrezioni. Per un al olo quantitativo si deve sviluppare
un algoritmo he permetta di valutare le orrezioni alla pre isione desiderata. La natura lineare delle equazioni della me ani a quantisti a fa ilita
di molto il ompito, rispetto al problema analogo he si deve a rontare
in me ani a lassi a, in regime non-lineare; le questioni legate alla stima
a priori degli errori inve e ostituis ono un problema assai spinoso. In
genere infatti le orrezioni su essive formano una serie divergente a ui si
er a di dare un signi ato in termini di serie asintoti he (vedi App. B.2).
Considereremo anzitutto il problema della determinazione dello spettro dell'Hamiltoniano (teoria delle perturbazioni stazionarie ), problema
tipi o per un sistema isolato. Un sistema in interazione on un ampo esterno puo altres porre il problema di un'interazione dipendente dal
tempo, nel qual aso gli autostati dell'Hamiltoniano imperturbato (ossia
in assenza di interazione on l'esterno) non sono piu stati stazionari e la
domanda interessante riguarda la probabilita di transizione da uno stato all'altro. Questo problema e operto dalla teoria delle perturbazioni
dipendenti dal tempo.

361

Metodi di approssimazione

10.1.1. Perturbazioni stazionarie.

niano della forma

Consideriamo un Hamilto-

H = H0 + "V;
dove H0 rappresenta un erto stadio di approssimazione del problema
si o he assumiamo ompletamente risolto, mentre V rappresenta una
nuova interazione di ui vogliamo tenere onto; il parametro " puo essere
una ostante si a he entra nella des rizione dell'interazione ( ostante
di a oppiamento), oppure e un numero puro introdotto al puro s opo
di di erenziare l'interazione V dal resto delle interazioni e he alla ne
dovra essere posto uguale a uno. Si assume per io nota la de omposizione
spettrale di H0 , e per sempli ita assumiamo he si tratti di spettro dis reto on autovalori non-degeneri. Il aso piu generale verra dis usso piu
avanti. Sia dunque E0 l'autovalore di ui vogliamo valutare la orrezione
e jE0 i il orrispondente autovettore. Dobbiamo determinare autostato e
autovalore dell'Hamiltoniano ompleto
H jE" i = E" jE" i
tali he per " ! 0 valgano i due limiti1
lim E = E0 ; lim jE" i = jE0 i :
"!0
"!0 "

L'ipotesi he si fa a questo punto e la seguente: autovalori ed autovettori di


H ammettono uno sviluppo in serie di potenze nel parametro ". L'ipotesi
e del tutto ragionevole trattandosi di soluzioni di equazioni di erenziali in
ui " ompare ome parametro, tuttavia la natura della serie di potenze
e a priori puramente formale. La onvergenza della serie perturbativa,
ome verranno d'ora in poi denominate le serie di potenze in teoria delle
perturbazioni, e da veri are aso per aso, e di norma non si avvera2. An he negli esempi piu sempli i i si trova di fronte a serie divergenti ma he
non di meno fornis ono un utilissimo strumento di al olo approssimato
in quanto serie asintoti he ( io era ben noto agli astronomi gia alla ne
del se olo s orso; la teoria matemati a e sviluppata in [Har91, RS78a,
e a livello elementare in App. B.2): sotto opportune ondizioni e possibile
infatti ri ostruire la funzione dalla sua serie asintoti a. A questo s opo e
ne essario pero disporre di un grande numero di oe ienti della serie, il
he non e sempre possibile (vedi Probl. 10.1-1).
1Si tratta di un'ipotesi di lavoro; non e di ile infatti ostruire esempi in ui questi
limiti non valgono (fenomeno di Klauder); nei asi noti il potenziale V e singolare (vedi
ad es. [Sim73 e il Probl. 10.1-2 a p. 366).
2Una ondizione su iente e data dalla ondizione di Kato: la serie perturbativa
ha un raggio di onvergenza nito se il potenziale di perturbazione V e limitato relativamente ad H0 , e ioe kV k  akH0 k + bk k; (a < 1) [Kat76, RS78a (vedi
Probl. 6 a p. 525).

362

Teoria delle perturbazioni

Nel seguito a ronteremo il problema di base, quello ioe di determinare


i oe ienti della serie perturbativa. Comin iamo ol de nire gli sviluppi
(10.1)
jE"i = j0i + " j1 i + "2 j2 i + : : :
(10.2)
E" = E0 + 1 " + 2 "2 + : : :
dove i oe ienti reali k e i vettori j1 i ; j2 i ; : : : sono da determinarsi e
sostituiamo il tutto nell'equazione agli autovalori. Identi ando i oe ienti delle varie potenze in " si ottiene, almeno in linea di prin ipio, la
soluzione. In realta e preferibile pro edere on un sistema di tipo ri orsivo, in base al quale, nota la soluzione all'ordine n, si ri ava fa ilmente
l'ordine n + 1 (e questo d'altronde il modo in ui si imposta di norma il
al olo, dato he per il si o po o importa onos ere la soluzione a un dato ordine "k senza onos ere il ontributo in "k 1 , a priori piu rilevante).
La relazione di ri orrenza si determina in questo modo (vedi [Sak90):
riordiniamo i termini dell'equazione per ottenere
(10.3)
(H0 E0 ) jE" i = (E" E0 ) jE" i "V jE" i :
Prendendo il prodotto s alare dello stato jE0 i on ambo i membri si avra
0 = (E" E0 ) hE0 j E" i " hE0 j V jE" i
(avendo sfruttato il fatto he H0 e autoaggiunto) e quindi
hE j V jE"i :
(10.4)
E" E0 = " 0
h E0 j E" i
Conviene a questo punto adottare temporaneamente una normalizzazione
diversa dal onsueto per l'autovettore jE" i
hE0j E"i = 1;
una onvenzione he sempli a notevolmente lo sviluppo delle formule.
A onti fatti sara ovviamente possibile ssare la normalizzazione onsueta moltipli ando per un fattore di normalizzazione. L'uni a di olta
potrebbe provenire nell'eventualita he l'autovettore esatto sia ortogonale
a jE0 i, ma io non potra veri arsi per " su ientemente pi olo. Se
inseriamo lo sviluppo in serie (10.1), ed uguagliamo i oe ienti ad ogni
ordine in "k otteniamo infatti
k = hE0 j V jk 1 i
(10.5)
Riprendiamo ora l'Eq. (10.3); i si hiede se siamo autorizzati ad invertire
l'operatore H0 E0 per ottenere
jE"i = jE0i + R0(E0 ) (E" E0 "V ) jE"i :
L'operatore risolvente R0 (z )  (H0 z 1) 1 e de nito per ogni valore
reale o omplesso di z , ad e ezione dei punti dello spettro di H0 . Tuttavia
363

Metodi di approssimazione

i vettori a ui dobbiamo appli are R(E0 ) sono tutti ortogonali al vettore


jE0i e per io l'inversione e legittima. Il al olo del risolvente e ottenibile
sempli emente da

jE 0 i
R0 (E0 ) E00 = 0 0
E0 E0
R0 (E0 ) jE0 i  0 :
Se a questo punto inseriamo gli sviluppi in serie nell'equazione pre edente
otteniamo la se onda relazione di ri orrenza
0

(10.6)

jk i = R(E0 ) 

k 1
X
j =1

j jk

ji

V jk

1 A

Le Eq. (10.5),(10.6) formano un algoritmo ri orsivo he in linea di prin ipio puo generare i oe ienti della serie perturbativa ad ogni ordine.
Il vantaggio di questa impostazione e di permettere una notevole e onomia di al olo; inoltre l'algoritmo e fa ilmente odi abile per un al olo
automati o.
Problema 10.1-1. Determinare i primi termini della serie perturbativa per lo stato fondamentale dell'Hamiltoniano
H = 12 (p2 + q2 ) + "q4 :

Conviene utilizzare gli operatori di reazione-anni hilazione, e quindi ris rivere l'Hamiltoniano nella forma
H = ay a + 1 + 1 "(a + ay )4
2

(utilizziamo per sempli ita unita di misura in ui ~ = ! = m = 1). In qualunque


relazione di ri orrenza bisogna individuare per prima osa gli elementi ostanti
(da al olare una volta sola). Nel nostro aso e ovvio he onviene al olare
subito il vettore hE0 j V he ompare nella prima relazione di ri orrenza. Si trova,
fa endo uso delle relazioni 6.8 a p. 128,
1
V j0i = (a + ay )4 j0i
4
1
= (a + ay )3 j1i
4
p
p6
3 2
3
j2i + 2 j4i :
= : : : = j0i +
4
2
Per quanto riguarda il risolvente (ay a) 1 , questo agis e sugli autostati di H0
sempli emente os
1
R0 jni = jni ; (n > 0); R0 j0i = 0 :
n

364

Teoria delle perturbazioni


n
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12

n
3=4
21=8
333=16
30885=128
916731=256
65518401=1024
2723294673=2048
1030495099053=32768
54626982511455=65536
6417007431590595=262144
413837985580636167=524288
116344863173284543665=4194304

Tabella 10-1. Sviluppo perturbativo dello stato fondamentale per l'operatore aya + 21 + "q4 .

Si ottiene per io

3
4
p6
p
3 2
j1 i = R0 (0)( V j0i) = 4 j2i 8 j4i
21
2 = h0j V j1 i =
:
8
Il al olo si e ettua agevolmente utilizzando un programma simboli o quale
s hoons hip/form o mathemati a e fornis e la serie di oe ienti riportata in
Tab. 10-1. Si nota he i oe ienti n tendono a res ere molto rapidamente,
piu di quanto sarebbe ri hiesto dalla onvergenza della serie. Bender e Wu
([BW69) hanno per primi ri avato un grande numero di oe ienti ( no a
75  0:75  10144) e dimostrato l'andamento asintoti o
p
(10.7)
n  ( 1)n+1 6=3 3n (n + 12 ) :
Disponendo di un elevato numero di oe ienti e pensabile a rontare il ompito
di \risommare" la serie divergente. La te ni a piu sempli e e ostituita dall'introduzione di approssimanti razionali, noti ome approssimanti di Pade [BGM81.
L'idea onsiste nel determinare due polinomi P (") e Q(") di grado nP ed nQ
( on N = nP + nQ ), in modo he valga la relazione

1 = h0j V j0i =

N
X

P (")
+ O("N +1 ) :
Q
(
"
)
n=1
La forma razionale P=Q e molto piu essibile di quella rappresentata dai sempli i
polinomi. In parti olare e possibile approssimare fedelmente funzioni analiti he
on singolarita. La Tab. 10-2 onfronta il risultato della risommazione della serie
perturbativa per l'os illatore anarmoni o on i valori ottenuti per via numeri a
n "n =

365

Metodi di approssimazione

n "n
"
P=Q
Ref.[HM75
0:002 0.50149 0.50148966 0.50148966
0:01 0.507256 0.50725620 0.50725620
0:1
0.565 0.55914633 0.55914633
0:5
0.69617385 0.69617582
1:0
0.80366865 0.80377065
2:0
0.94972612 0.95156847
50:
1.71143505 2.49970877

Tabella 10-2. Risommazione di Pade della serie


perturbativa per lo stato fondamentale dell'os illatore
anarmoni o .

diretta. Per una vasta trattazione dei problemi onnessi alla risommazione della
serie perturbativa in me ani a quantisti a si veda [Hir82.
Problema 10.1-2. Un os illatore armoni o e perturbato da un'inte-

razione del tipo V = =x2 ; > 0. Dis utere il limite per ! 0.

La perturbazione e di tipo singolare e non puo trattarsi direttamente on il


metodo perturbativo. Per quanto pi ola sia la ostante , i sara una regione
intorno a x = 0 in ui V e arbitrariamente grande. Il punto ru iale e il seguente:
la barriera in nita in x = 0 presenta un osta olo insormontabile on ampiezza di
penetrazione nulla. La ondizione da imporre sulla funzione d'onda e pertanto
(0) = 0 qualunque sia pur he diverso da zero. In questo aso il limite per
! 0 non e dato dall'Hamiltoniano on = 0, bens da un Hamiltoniano di
os illatore armoni o on una ondizione di annullamento in x = 0. Lo spettro
\imperturbato" e per io ostituito dai soli livelli En = (n + 21 )~! on n dispari
(le ui autofunzioni si annullano nell'origine) he risultano doppiamente degeneri.
Che l'ampiezza di trasmissione della barriera di potenziale sia nulla si puo arguire
dall'approssimazione semi lassi a he da

 exp

jpjdx=~ :

La singolarita di p(E; x) in x = 0 infatti non e integrabile. Il problema e poi


risolubile esattamente tenendo onto del fatto he l'equazione di S hroedinger e
equivalente all'equazione radiale per un os illatore tridimensionale on momento
angolare tale he ~2 l(l + 1) = 2m .
Problema 10.1-3. Determinare la orrezione ai primi livelli di energia dell'atomo di idrogeno dovuti ad un ipoteti o momento di dipolo
elettri o del nu leo (il limite sperimentale sul momento di dipolo elettri o
del protone e dato da j"j < 10 9 e fm ; si vedano i problemi 9.5-3 a p. 348
e 9.5-5 a p. 358).
366

Teoria delle perturbazioni


L'e etto sui livelli energeti i e dato da un termine orrettivo
e"
V = 2 os #
r
all'energia potenziale. Per il livello fondamentale la orrezione al primo ordine e
nulla per simmetria (h os #i = 0). Per valutare la orrezione al se ondo ordine
i serviamo della relazione
s

os # Ylm (#; ') =

(l + 1 m)(l + 1 + m) m
Yl+1 +
(2l + 1)(2l + 3)

(l m)(l + m) m
Y
(2l 1)(2l + 1) l 1

he ostituis e un aso parti olare del teorema di Wigner-E kart, ed e dedu ibile
dalla relazione di ri orrenza delle funzioni asso iate di Legendre
(2l + 1)xPlm (x) = (l m + 1)Pnm+1 (x) + (n + m)Plm1 (x) :
Si avra pertanto
1 j h1; 0j os #=r2 jn; l = 1ij2
1X
2 E1 =
3 n=2
1 n 2

dove esprimiamo tutto in unita atomi he (~ = m = e = 1). La somma si puo


valutare numeri amente (2 E1  0:022). Una stima dell'elemento di matri e per
grandi valori di n si ottiene appli ando la relazione (vedi ad es. [GR65)
x
p

n x =2 J (2 x)
L n
n
he porta alla relazione
h10j r 2 jn1i n!1
 0:541341 n 3=2

il he mostra he la serie he de nis e 2 E1 e rapidamente onvergente. (L'impostazione data alla soluzione assume he il momento di dipolo abbia un'orientazione ssa nello spazio o per lo meno lentamente variabile sulla s ala dei tempi
atomi i).

10.1.2. Il teorema di Feynman-Helmann. Una onseguenza immediata della formula he esprime la orrezione perturbativa al primo
ordine e il seguente risultato, noto ome teorema di Feynman-Helmann :
l'Hamiltoniano H () dipenda parametri amente da una variabile reale
 . Siano En () e jn; i autovalori e autovettori di H . Allora vale la
relazione
n ()
hn; j dHd() jn; i = dEd
:
Sara infatti H ( + ") = H () + "dH=d + O("2 ) e in a ordo on la teoria
delle perturbazioni
dH ()
jn; i + O("2 ) :
En ( + ") = En () + " hn; j
d
367

Metodi di approssimazione

Il risultato si puo ri avare an he senza invo are la teoria delle perturbazioni sempli emente derivando rispetto a  la relazione hn; j H jn; i =
En () e tenendo onto he hn; j n; i  1.
Problema 10.1-4. Appli ando il teorema di Feynman-Hellman, si
ri avino gli elementi di matri e hnj q2 jni e hnj p2 jni per l'os illatore
armoni o.
Problema 10.1-5. Appli ando il teorema di Feynman-Hellman, si
ri avino gli elementi di matri e hnj r 1 jni e hnj r 2 jni per l'atomo di
idrogeno.
10.1.3. Teoria delle perturbazioni per livelli degeneri. La teoria sviluppata nella sezione pre edente deve essere modi ata per affrontare il aso di livelli di energia degeneri. Indi hiamo on fjE0 ; i,
( = 1; 2; : : : ; r)g una base ortonormale per il sottospazio di autovettori
appartenenti all'autovalore imperturbato E0 . In assenza di perturbazione
la base di autovettori e determinata solo a meno di una trasformazione
unitaria jE0 ; i = U jE0 ; i . La serie perturbativaPper l'autovettore
inizia per io on una ombinazione lineare arbitraria jE0 ; i e sara
la perturbazione a identi are la base orretta3. Le formule pre edenti
diventano allora
(10.8)
(H0 E0 ) j i = (E E0 "V ) j i
X
X
(10.9)
j i = jE0; i + "n j n i
n1
X
(10.10)
E = E0 + "n n
n1
Prendiamo il prodotto s alare della prima equazione on un generi o
autovettore imperturbato e otteniamo
X
"n n hE0 ; j i = " hE0 ; j V j i :
n1
Il termine del primo ordine in " i da allora
X
hE0 ; j V jE0; i = 1

he ostituis e un'equazione agli autovalori per 1 . La orrezione al primo


ordine per l'energia si ottiene per io diagonalizzando la matri e della perturbazione ristretta al sottospazio di degenerazione. Assumendo he tutti
3Un esempio di questo fatto si ha in me ani a del orpo rigido: per una trottola
simmetri a (due momenti di inerzia oin identi) gli assi prin ipali di inerzia ortogonali
all'asse di simmetria non sono individuati univo amente, ma e su iente una pi ola
deformazione he rompa la simmetria per forzare la s elta univo a degli assi prin ipali.

368

Teoria delle perturbazioni

i valori os ottenuti per 1 siano distinti possiamo ri ondur i alla teoria
delle perturbazioni non-degeneri per il al olo degli ordini piu alti. Siamo
infatti liberi di ride nire H0 nel modo seguente
H00 = H0 + 0 V 0
dove 0 e il proiettore ortogonale sul sottospazio di degenerazione.
Assumiamo inve e he la degenerazione non sia risolta al primo ordine,
ad esempio nel aso he tutti gli elementi di matri e hE0 ; j V jE0 ; i siano
nulli. I oe ienti sono allora an ora indeterminati. Al se ondo ordine
si ottiene allora dall'Eq. (10.8)

j i = R0
da ui

X

n "n "V
X

j1 i = R0V
2 =

j i+

jE0 ; i

jE0 ; i

hE0; j V R0V jE0; i ;

dove al solito nell'operatore R0 e sottinteso il proiettore ortogonale al sottospazio appartenente all'autovalore E0 . Quest'ultima equazione determina ad un tempo la orrezione al se ondo ordine e la base di autovettori
all'ordine zero.
Si onsideri il seguente esempio: l'Hamiltoniano sia rappresentato
dalla matri e
0
1
E0 0
"a
"b A :
H =  0 E0
"a "b E0 + 
Il livello degenere E0 non e risolto al primo ordine e si deve pertanto
diagonalizzare la matri e
0
10
10
1
1 0 0
0 0 a
0 0
0
0 A
0 V R0 V 0 = 0 1 0A 0 0 b A 0 0
0 0 0
a b 0
0 0  1
0
10
1
0 2
1
0 0 a
1 0 0
a ab 0
 0 0 b A 0 1 0A =  1 ab b2 0A
a b 0
0 0 0
0 0 0
he o re il risultato
(
0
2 =
(a2 + b2 )= :
Si puo fa ilmente veri are questo risultato attraverso un al olo esatto. Qualora an he al se ondo ordine si dovesse avere una degenerazione
residua sara ne essario invo are un'equazione analoga a ordini su essivi.
369

Metodi di approssimazione

Problema 10.1-6. Dimostrare he la orrezione al primo ordine dei


livelli energeti i in presenza di un momento di dipolo elettri o del nu leo
si annulla e pertanto e ne essario appli are l'equazione se olare al se ondo
ordine.

Si tratta di valutare tutti gli elementi di matri e


os #
Vnlm;nl0 m0 = hnlmj 2 jnl0m0 i :
r
Gran parte di questi elementi di matri e si annullano in base ad argomenti basati
sulla teoria del momento angolare. Innanzitutto il potenziale ha simmetria assiale e dunque si avra un valore nonnullo solo per m = m0 . Inoltre os # e la
omponente di un vettore o in altri termini e una parti olare armoni a sferi a Ylm
on l = 1; m = 0: io impli a he i momenti angolari l e l0 devono potersi sommare ad un momento angolare uguale a 1 da ui si on lude he si annullano tutti
gli elementi di matri e on jl l0j > 1. In ne la parita del prodotto Ylm Ylm
0 os #
0
e ( 1)l+l +1 il he impli a he l e l0 devono avere parita diversa (l'elemento di
matri e e rappresentato da un integrale la ui parte angolare Ylm os # Ylm
0 e antisimmetri a per inversione spaziale se l e l0 hanno la stessa parita). Restano
per io da valutare gli elementi di matri e Vn l m;n l+1 m ; 0  l  n 2. Si tratta
di valutare gli integrali
Z 1
dr unl un l+1
0

dove la potenza r2 dell'elemento di volume e stata an ellata dal potenziale di


dipolo. Per n = 2; 3 un al olo diretto veri a he l'integrale si annulla. Per n
piu grandi il al olo si e ettua agevolmente on un programma simboli o quale
form o Mathemati a.

10.1.4. Perturbazioni dipendenti dal tempo. La teoria sviluppata nora riguarda il aso di un sistema quantisti o isolato il ui Hamiltoniano presenti in modo naturale una gerar hia di interazioni e he
permette per io lo studio della dinami a quantisti a in su essive fasi di
approssimazione. Una strategia analoga puo essere adottata in un aso
fondamentalmente di erente, quello di un sistema quantisti o non isolato
per il quale l'interazione on altri sistemi si i possa onsiderarsi debole.
Si pensi all'esempio di un atomo he venga a trovarsi immerso in un ampo elettromagneti o: in questo aso l'Hamiltoniano risulta esprimibile in
una forma simile a quanto onsiderato in pre edenza
H = H0 + "V (t)
ma in generale si avra he l'interazione dipende espli itamente dal tempo. Il problema tipi o non sara piu allora quello di determinare lo spettro perturbato (lo spettro di energia istante per istante non e di grande
utilita, tranne he nel aso di interazioni in regime adiabati o), ma piuttosto interessera onos ere la probabilita he il sistema inizialmente in un
370

Teoria delle perturbazioni

qual he autostato di H0 ompia una transizione ad un autostato qualunque; nell'esempio dell'atomo, la radiazione elettromagneti a puo e itare
l'atomo edendo energia, oppure dise itarlo assorbendola; ompito della
teoria e quello di al olare le ampiezze di probabilita di questo tipo di
pro essi. Indi hiamo on j (t)i lo stato del sistema al tempo t, soluzione
dell'equazione
d
i~ j (t)i = H (t) j (t)i
dt
essendo noto lo stato a un erto tempo t0 . Conviene onsiderare l'operatore di evoluzione temporale U (t; t0 ) in termini del quale j (t)i =
U (t; t0 ) j (t0 )i. L'operatore U soddisfa l'equazione

d
i~ U (t; t0 ) = H (t) U (t; t0 )
dt
e la ondizione iniziale U (t0 ; t0 ) = 1. Dal momento he si vuole tenere
onto della parte dipendente dal tempo quale debole perturbazione, si
avra he U di eris e di po o dall'operatore imperturbato

U0 (t t0 ) = expf i(t t0 )H0 =~g :


Cio onsiglia di porre U = U0 W , dove W sara un altro operatore unitario he onterra l'e etto della interazione. Sostituendo nell'equazione
di evoluzione e prestando attenzione all'ordine degli operatori U0 e W , in
generale non ommutanti, si ottiene

d
i~ W (t; t0 ) = "U0 (t t0 )y V (t) U0 (t t0 ) W (t; t0 ) :
dt
P

Cer hiamo una soluzione nella forma W (t; t0 ) = n "n Wn (t; t0 ): dall'equazione pre edente si ottiene una relazione di ri orrenza

d
i~ Wn+1 (t; t0 ) = Vint (t; t0 ) Wn (t; t0 )
dt
avendo per sempl ita introdotto il simbolo

Vint (t; t0 ) = "U0 (t; t0 )y V (t) U0 (t; t0 ) :


Le ondizioni iniziali per gli operatori Wn dis endono da W (t0 ; t0 ) = 1
e ioe Wn (t0 ; t0 ) = 0; n > 0, mentre si avra W0 (t; t0 ) = 1, in quanto io
371

Metodi di approssimazione

orrisponde alla soluzione per " = 0. Si trova allora


Z
i t
W1 (t; t0 ) =
Vint (t0 ; t0 ) dt0

W2 (t; t0 ) =
W3 (t; t0 ) =
:::

~ t0
Z t

~ t0
Z t

~ t0
Z t

Vint (t0 ; t0 ) W1 (t0 ; t0 ) dt0


Vint (t0 ; t0 ) W2 (t0 ; t0 ) dt0

i
Vint (t0 ; t0 ) Wn (t0 ; t0 ) dt0
Wn+1 (t; t0 ) =
~ t0
:::
Se risolviamo la relazione di ri orrenza otteniamo una on gurazione notevole (nota a Volterra nel se olo s orso) he assume la denominazione di
serie di Dyson o esponenziale ronologi amente ordinato:
Z Z
i 2 t t1
W2 (t; t0 ) = ( )
Vint (t1 ; t0 ) Vint (t2 ; t0 ) dt1 dt2
~

t0 t0
Z t Z t1 Z t2

i
W3 (t; t0 ) = ( )3
Vint (t1 ; t0 ) Vint (t2 ; t0 ) Vint (t3 ; t0 ) dt1 dt2 dt3
~
t0 t0 t0
:::
Per omprendere meglio la struttura di questa ostruzione4, si noti he
se fossimo autorizzati a permutare liberamente gli operatori dovremmo
trovare un'espressione identi a a


Z
i t
0
0
exp
Vint (t ; t0 ) dt :
~ t0

Questa e infatti la soluzione nel aso he valga la relazione di ommutazione a tempi arbitrari [Vint (t; t0 ); Vint (t0 ; t0 ) = 0, in quanto per operatori ommutanti la funzione esponenziale gode della proprieta
dB (t)
d
expfB (t)g =
expfB (t)g :
dt
dt
La soluzione generale rappresenta per io la naturale estensione della funzione esponenziale al aso di operatori non- ommutanti. Si onstata fa ilmente he l'uni a di erenza rispetto all'esponenziale ordinario onsiste
nel fatto he nell'integrale multiplo he de nis e Wn(t; t0 ) gli operatori
Vint (t; t0 ) ompaiono ordinati ronologi amente, ossia Vint (t; t0 ) si trova a
4Si puo esprimere on isamente la teoria delle perturbazioni dipendenti dal tempo

R
on la identita expfA + B g = expfAg T expf 01 ds e sA B esA g.

372

Teoria delle perturbazioni


sinistra di Vint (t0 ; t0 ) per t > t0 . Utilizzando il simbolo di ordinamento
ronologi o introdotto al x7.7 si potra s rivere sempli emente


Z
i t
Vint (; t0 ) d :
W (t; t0 ) = T exp
~ t0

La sempli ita formale di quest'ultima espressione non tragga in inganno;


in generale si tratta solo di una s rittura ompatta per lo sviluppo perturbativo. Per ulteriori dettagli di natura matemati a si veda [Mag54.
Un risultato he si rivela talvolta utile e il seguente
T

(t) =

Z t

exp

Z t

B ( ) d = expf
(t)g

B ( ) d +

1
2

Z tZ 

[B ( ); B () dd + : : :

dove i puntini stanno per termini he oinvolgono almeno ommutatori


doppi. Questa formula permette di valutare in forma hiusa l'esponenziale
ronologi amente ordinato nel aso he gli operatori Vint (t) ommutino a
tempi diversi o piu in generale abbiano un ommutatore multiplo dell'identita ( [Vint (t); Vint (s) = (t; s)1 ). In termini degli operatori Wn (t; t0 )
possiamo ora determinare l'ampiezza di transizione da un autostato jni
di H0 ad un altro jmi sotto l'azione della perturbazione V (t). Si avra al
primo ordine in ":


i
An!m (t; t0 ) = hmj U (t; t0 ) jni = exp Em (t t0 ) hmj W (t; t0 ) jni

hmj W (t; t0) jni = nm i"=~


= nm

i"=~

Z t

t0

exp

i
~

(Em

Z t

t0

hmj Vint(t0 ; t0) jni dt0 + O("2 )

En )(t0

t0 )

hmj V (t0) jni dt0 + O("2 ) :

Per ssare le idee, supponiamo he la perturbazione agis a in un intervallo


di tempo (0; T ) e si desideri valutare la probabilita di transizione Pn!m (t)
per un tempo t > T . Si avra allora
Pn!m (t) = Pn!m (T ) = jAn!m (T; 0)j2
dove A e dato dall'equazione pre edente. Se ne dedu e he an he la
transizione n ! m abbia un ontributo rilevante gia al primo ordine
perturbativo e ne essario he l'elemento di matri e hmj V (t) jni non si
annulli e abbia inoltre una forte omponente di Fourier in orrispondenza
alla frequenza di Bohr (Em En )=~.
Problema 10.1-7. Un os illatore armoni o di frequenza propria !
e massa m, inizialmente nel suo stato fondamentale, e soggetto ad una
373

Metodi di approssimazione

perturbazione della forma V = "f (q; t). Determinare l'ampiezza di transizione ad uno stato e itato jni nel aso
8
>
<0

t<0
f (q; t) = qK sin !0 t 0 < t < T
>
:
0
t > T;
dove K e un intero positivo.
Per appli are la formula al primo ordine dobbiamo valutare l'elemento di
matri e hnj qK j0i e la trasformata di Fourier
Z T

expfin!tg sin !0 t dt :

Consideriamo in generale il problema di al olare exp(q) j0i; la omponente di


K sara il risultato voluto. Passando agli operatori di reazione e distruzione si
trova

q=i

2m!

 1 (a ay )
2

1 2
y
y
eq j0i = ei(a a ) j0i = e 2  e ia eia j0i

( i)n
p jni
n!
n0
dove abbiamo posto   (~=2m!)1=2. Estraendo il oe iente di K si trova
1

= e2

qK j0i = K !

2m!

!K [K=2
X

m=0

2mm!

( )m
jK
(K 2m)!

2mi

e sono pertanto possibili transizioni allo stato n al primo ordine perturbativo


on n = K; K 2; :::. Resta da valutare la omponente di Fourier, he e data da
un integrale elementare, e presenta un massimo pronun iato per la ondizione di
risonanza !0 = n!.
Problema 10.1-8. Risolvere il problema
pre edente nel aso he la
p
perturbazione sia sempli emente V = 2" f (t) q. Appli are la des rizione
di Heisenberg per ottenere il risultato esatto.

Nel aso di un Hamiltoniano rappresentato da una formula quadrati a negli


operatori anoni i e sempre onveniente adottare la des rizione di Heisenberg
he porta a equazioni lineari formalmente identi he a quelle di Hamilton per
il orrispondente problema lassi o. Nel aso in questione si ha (introdu endo
unita in ui m = ~ = ! = 1):
da (t)
i H = [aH (t); H (t) = aH (t) + "f (t)
dt

374

Teoria delle perturbazioni


he ha ome soluzione

aH (t) = a e it + "

Z t

0
dt0 f (t0 ) ei(t t) :

Dal momento he a t = 0 lo stato soddisfa l'equazione a j i = 0, riesprimendo a


in funzione si aH (t) si avra an he
(aH (t) (t)) j i = 0 ;
R
0
dove per sempli ita di notazione si e posto (t) = " 0t dt0 f (t0 ) ei(t t) : L'equazione pre edente a erma he lo stato del sistema e uno stato oerente (vedi il x6.2.3) e pertanto la probabilita di trovare il sistema all'n esimo livello
dell'os illatore armoni o e sempli emente
jj2n exp( j(t)j2 ) ;
P0!n (t) =
n!
e ioe e rappresentata da una distribuzione di Poisson on hni = jj2 j. Si noti
he questo valore medio oin ide on l'energia assorbita dall'os illatore se ondo
la me ani a lassi a (misurata in unita ~!).

Nei pre edenti problemi abbiamo onsiderato due esempi di perturbazioni


armoni he , per le quali il potenziale V (t) os illa in modo sinusoidale
on una frequenza ! ssata. Abbiamo ioe, in generale
V (t) = Be i!t + B yei!t
dove B e un ssato operatore nello spazio di Hilbert. Si tratta di un
aso si amente molto rilevante e adatto ad approfondire l'analisi sulle
perturbazioni dipendenti dal tempo.
Innanzitutto e bene hiarire he, se onsideriamo la perturbazione armoni a ristretta all'intervallo nito (0; T ) , la orrispondente trasformata
di Fourier non e a atto on entrata interamente sulla frequenza nominale
! . Infatti, appli ando direttamente l'approssimazione al primo ordine in
" si ottiene, per m 6= n ,
1 ei(!mn +!)T
1 ei(!mn !)T
+ hmj B y jni
:
An!m (T ) = hmj B jni
~(!mn ! )
~(!mn + ! )
da dove si vede he la perturbazione puo indurre transizioni an he tra stati
on frequenze di Bohr !mn diverse dalla frequenza nominale ! . E tuttavia evidente he per grandi !T la probabilita di transizione jAn!m (T )j2
ri eve il ontributo dominante da una delle due regioni di risonanza
!mn  ! ' 0 . Assumendo ! > 0 , la ondizione !mn ' ! de nis e il
regime di assorbimento risonante, in ui il sistema si o in questione
assorbe energia dalla perturbazione esterna, ompiendo una transizione ad
uno stato nale jmi on energia Em piu alta di quella iniziale; nel aso
opposto, vale a dire !mn ' !, si parla inve e di emissione risonante
di energia. Va omunque sottolineato he l'appli abilita del primo ordine
perturbativo alla situazione di risonanza ri hiede he l'elemento di matri e
375

Metodi di approssimazione

hmj B jni , nel aso di assorbimento, o hmj B y jni , nel aso di emissione,

siano parti olarmente pi oli rispetto all'energia di risonanza ~!. L'analisi


perturbativa dei problemi 10.1-8, e 10.1-9 he sono esattamente risolubili,
puo servire a hiarire questo punto.
Problema 10.1-9. Una parti ella di spin 1/2 e immersa in un ampo
magneti o stati o ed uniforme B0 diretto lungo l'asse z , per ui, in opportune unita, la Hamiltoniana imperturbata si s rive H0 = B0 z . Si
onsideri la perturbazione
"V (t) = B1 (x os !t + y sin !t)
orrispondente ad un ampo magneti o rotante nel piano xy on velo ita
angolare !. Si risolva il problema esattamente ed al primo ordine in teoria
delle perturbazioni, prestando attenzione al fenomeno di risonanza.
Nel aso assorbimento risonante possiamo dunque trattenere solo il primo
termine dell'ampiezza An!m (T ) , per ui si ottiene
2
jAn!m(T )j2 = j hmj ~B2 jni j fT (! !mn)

in termini della funzione di risonanza (vedi Fig. f10-1 a p. 377)




sin !T=2 2
fT (!) =
:
!=2
Nel limite T ! 1 , la funzione fT (!) tende alla delta di Dira
fT (!) ' 2T (!) ;
il he i permette (piuttosto formalmente) di de nire la probabilita di
transizione per unita di tempo
2
1
(10.11) R = lim jAn!m (T )j2 = j hmj B jni j2 (~! Em + En ) :
T !1 T
~
La natura formale di questa espressione, he vale zero per ogni ! ,
e etto he per ! = !mn , dove diverge, e dovuta all'assunzione di uno
spettro interamente dis reto per l'energia del sistema. Consideriamo inve e la transizione da un livello dis reto iniziale Ei ad uno nale Ef
he appartenga allo spettro ontinuo. In questo aso dovremo integrare
l'espressione (10.11) sulla densita spettrale n(Ef ) , dato he n(E ) dE
rappresenta il numero di autostati dell'energia ompresi nell'intervallo in nitesimo (E; E + dE ) . Si ottiene os la elebrata regola d'oro di
Fermi
2
R = j hf j B jii j2 n(Ef )
~
dove si intende he Ef = Ei + ~! .
376

Teoria delle perturbazioni


T2

0
5

Figura 10-1. La funzione fT (!).

Radiazione atomi a.

Una fondamentale appli azione di quanto appena


visto si ottiene nel aso della radiazione elettromagneti a degli atomi. Se
onsideriamo energie ~! di tipo atomi o (eV piuttosto he MeV), possiamo restringere la nostra attenzione agli elettroni dell'atomo, tras urando gli e etti della perturbazione sul nu leo. Nel ap. 12 tratteremo
in dettaglio il problema dell'interazione tra elettroni e ampo e.m. nel
regime nonrelativisti o; per il momento i limitiamo alla osidetta approssimazione di dipolo, he si basa sulle seguenti due onsiderazioni:

a) dato he la velo ita elettroni a v e nonrelativisti a ed il ampo magneti o ha la stessa ampiezza di quello elettri o nella radiazione, gli e etti
magneti i sugli elettroni atomi i sono piu pi oli di quelli elettri i per un
fattore v= e possono essere in prima istanza tras urati;
b) la variazione del ampo elettri o su distanze della s ala atomi a e
tras urabile, dato he frequenze di tipo atomi o orrispondono a lunghezze
d'onda elettromagneti he molto maggiori del raggio di Bohr.
Quindi possiamo onsiderare l'interazione di ias un elettrone solo on un
ampo elettri o spazialmente uniforme E (t) e s rivere la Hamiltoniana
(10.12)
H = H0 E (t)  d
dove H0 e lo Hamiltoniano imperturbato,

d= e

377

xj

Metodi di approssimazione

e il momento di dipolo elettri o dell'atomo, xj e l'operatore di posizione del j -esimo elettrone e e e la sua ari a elettri a.
Consideriamo ora un'onda elettromagneti a mono romati a di frequenza ! , a esa solo nell'intervallo (0; T ) , vale a dire
8
>
<0

t<0
E (t) = >E 0 os !t 0 < t < T
:
0
t > T;
Supponiamo inoltre he ! sia tale da indurre solo transizioni tra i livelli
atomi i dis reti.
Osservazione. Come sappiamo, nel aso di transizioni tra livelli dis reti la trattazione al primo ordine non e molto adabile per grandi !T ,
poi he la funzione di risonanza fT (!) , non mediata da al una densita
di stati, diventa singolare. Un'altra approssimazione, detta dell'onda
rotante, risulta piu e a e. Essa onsiste nel ridurre il problema allo
spazio di Hilbert bidimensionale relativo ai due livelli energeti i En e
Em , trattando assorbimento ed emissione ome pro essi indipendenti. Si
pone per io



i!t 
0
h
m
j
d

E
j
n
i
e
E
0
0
n
H0 = 0 E ; "V (t) =
hnj d  E0 jmi ei!t
0
m
Il problema e ora equivalente a quello della risonanza di spin 10.1-9 ed e
esattamente risolubile.

L'ampiezza di transizione An!m (T ) ha un omportamento piuttosto


ompli ato in T nel aso di radiazione veramente mono romati a. Al
ontrario, nel aso di radiazione in oerente on una data dispersione in
frequenza, la trattazione si sempli a e il primo ordine perturbativo risulta adeguato. Infatti l'in oerenza i permette di sommare le probabilita
di transizione piuttosto he le ampiezze (i termini di interferenza si mediano a zero), mentre la dispersione i permette di integrare la funzione
di risonanza fT (!) , eliminando la singolarita per T ! 1. Inoltre, se la
radiazione non e polarizzata, possiamo mediare sulle direzioni del ampo
elettri o E 0 e fare la sostituzione
j hmj d  E 0 jni j2 ! 31 E02 d2mn
E02 = E 0  E 0 ; d2mn = d2nm = hnj d jmi  hmj d jni :
La quantita E02 oin ide on 2u(!) , dove u(!) e il valor medio nel
tempo della densita di energia per unita di frequenza ontenuta nella radiazione. In ne, dall'espressione (10.11) e da quella valida per l'emissione
378

Teoria delle perturbazioni

risonante (! ! !), si ri avano le probabilita per unita di tempo di assorbimento, Rn!m , e di emissione, Rm!n , di radiazione alla frequenza
!mn = !m !n > 0
42
u(! ) d :
3~2 mn mn
L'uguaglianza Rn!m = Rm!n e una veri a del prin ipio del bilan io
dettagliato (vedi 9.5.4) he dis ende dall'invarianza per inversione spaziotemporale dell'interazione elettromagneti a della materia.
(10.13)

Rn!m = Rm!n =

Emissione spontanea.

Se ondo la trattazione appena presentata, un


atomo in uno stato e itato non de adrebbe mai in assenza di radiazione
elettromagneti a esterna. In realta, oltre al fenomeno di de adimento/emissione stimolato da ampi esterni viene osservato an he quello di de adimento/emissione spontaneo. Questo signi a he la stessa Hamiltoniana
imperturbata H0 nell'Eq. (10.12) non puo avere i livelli atomi i e itati
ome autovalori esatti. In e etti, la forma di H0 in termini di nu leo ed
elettroni in interazione elettrostati a e gia essa stessa un'approssimazione.
In essa vengono tras urati tutti gli e etti relativisti i, ma soprattutto
viene ignorata la natura quantome ani a dello stesso ampo e.m.. Come
avremo modo di apprezzare nel ap. 11, la osiddetta se onda quantizzazione promuove il ampo e.m. da -numero a q-numero. In parti olare il
ampo elettri o E ed il potenziale magneti o A ( r^ A = B e il ampo
magneti o) sono osservabili anoni amente oniugate, per ui il prin ipio
di indeterminazione di Heisenberg proibis e lo stato in ui identi amente
E = B = 0. Nello stato fondamentale, in assenza di materia ari a, il
ampo e.m. uttua attorno a E = B = 0, proprio ome la posizione ed il
momento del punto materiale quantome ani o dell'os illatore armoni o
uttuano attorno al valore zero (vedi il x11.3). Queste uttuazioni vengono omunemente denominate \fotoni virtuali" e sono sempre presenti,
qualunque sia lo stato del ampo e.m..
Dalle onsiderazioni pre edenti segue he un sistema di parti elle ari he
(gli elettroni di un atomo, ad esempio) si trova omunque in interazione
on il ampo e.m., on il quale s ambia ostantemente fotoni virtuali. In
termini matemati i potremmo (approssimativamente) des rivere questa
situazione in ludendo nella Hamiltoniana omplessiva, oltre alla Hamiltoniana Hat del sistema atomi o, an he la Hamiltoniana He.m. del ampo
e.m. libero ed un termine di interazione Hint . Lo stato fondamentale
dell'intero sistema, he per de nizione e stabile, non di eris e molto dal
prodotto diretto dei due stati fondamentali, dell'atomo e del ampo e.m.
presi singolarmente (in altri termini Hint e una perturbazione pi ola).
Ma in ogni aso il prodotto diretto di uno stato atomi o e itato e dello
379

Metodi di approssimazione

stato fondamentale del ampo e.m. non e un autostato del sistema totale e
puo de adere nel prodotto di stati atomi i meno energeti i e stati e itati
del ampo. Questi ultimi des rivono la radiazione emessa spontaneamente
dall'atomo.
A questo punto della nostra trattazione, la te nologia matemati a
ne essaria per al olare le rilevanti ampiezze di probabilita non e stata
an ora sviluppata, ne lo sara e ettivamente nel prosieguo, dato he essa
esula dagli s opi di questo libro (la teoria fondamentale per l'interazione
tra materia e radiazione e.m. e una teoria relativisti a e quantisti a di
ampo, nota ome elettrodinami a quantisti a ; si vedano [S h64,
BD64, IZ80, Kin90, Wei95). Ciononostante e possibile derivare importanti on lusioni sull'emissione spontanea n d'ora, fa endo ri orso al
famoso argomento di Einstein del 1917, he si basa uni amente sull'idea
di equilibrio statisti o tra materia e radiazione e sul prin ipio del bilan io
dettagliato.
Consideriamo ome modello quello ideale di orpo nero (vedi 5.1.1),
ostituito da una avita risonante in ui la radiazione e.m. e in equilibrio
on le pareti ad una temperatura T . Gli atomi delle pareti assorbono ed
emettono fotoni di ontinuo, in modo tale he il numero N (j ) di atomi nel
livello atomi o j resta ostante nel tempo. Consideriamo le transizioni
tra due generi i livelli Em > En , per le quali abbiamo al olato le rilevanti probabilita di transizione stimolata per unita di tempo al pre edente
paragrafo (Eq. (10.13)). Evidentemente il numero di atomi he transis ono per unita di tempo da !m a !n e pari a N (n) Rn!m , mentre per la
transizione opposta tale numero vale N (m) Rm!n . Se assumiamo he vi
sia una probabilita nonnulla R m!n di emissione spontanea, l'equilibrio
statisti o ri hiede esattamente he

N (m) [Rm!n + R m!n = N (n) Rn!m :


Come sappiamo dalla (Eq. (10.13)), e omunque in base al prin ipio del
bilan io dettagliato, Rn!m = Rm!n . Inoltre Rn!m e proporzionale alla
densita di energia u(!mn ) della radiazione on frequenza !mn , per ui
otteniamo
3~2 N (m) R m!n
:
u(!mn ) =
4dmn [N (n) N (m)
Ora e naturale assumere he all'equilibrio termi o gli atomi siano distribuiti sui livelli in a ordo on la distribuzione di Boltzmann, vale a dire
N (n)=N (m) = exp[(Em En )=kT = exp( ~!mn =kT ) . Quindi
R m!n
3~2
:
u(!mn ) =
4dmn exp[(Em En )=kT 1
380

Approssimazione semi- lassi a

A parte per la normalizzazione, abbiamo ottenuto proprio la distribuzione


di Plan k per la radiazione del orpo nero! La normalizzazione di eris e
solo per una ombinazione di grandezze mi ros opi he di origine puramente quantome ani a, he sono per io indipendenti dalla temperatura.
Quindi la normalizzazione risulta ssata gia dal onfronto on il limite
lassi o della formula di Plan k, ioe la formula di Rayleigh{Jeans (5.1).
Si ottengono os sia il valore della probabilita di emissione spontanea per
unita di tempo,
4!3 d2
R m!n = mn3 mn ;
~
sia la formula di Plan k, Eq. (5.2).

10.2. Approssimazione semi- lassi a


Consideriamo ora un genere di approssimazione he va sotto il termine
\semi- lassi a" o \WKB", dai nomi di Wentzel, Kramers e Brillouin a ui
si deve il metodo5.
La questione alla base del metodo e la seguente: se i parametri si i he ompaiono nell'equazione di S hroedinger (masse, frequenze, s ale
di lunghezza) permettono di ostruire una ostante on le dimensioni di
un'azione e se questa risulta molto grande rispetto alla ostante di Plan k
dovremmo aspettar i he la si a del problema sia des rivibile in termini di me ani a lassi a. Formalmente possiamo pro edere trattando ~
ome un parametro di sviluppo in termini del quale er are la soluzione
dell'equazione di S hroedinger sotto forma di sviluppo in serie di potenze.
Consideriamo l'equazione in un solo grado di liberta
~2 00
+ V (x) = E
2m
e poniamo
(x) = expfi(x)=~g :
Si ottiene os per la funzione (x) un'equazione he, pur essendo equivalente a quella originale, si presta ad uno sviluppo in serie di potenze in
~:


d2
d i d
=
(
x
)
dx2 dx ~ dx


i d(x) 2
i d2 (x)
=
(x) +
(x)
~ dx
~ dx2
2m
= 2 (V (x) E ) ;
~

5Sarebbe giusto an he ri ordare i nomi di Dira e Feynman, nelle ui opere lo


stretto legame tra me ani a lassi a e quantisti a e illustrato al meglio.

381

Metodi di approssimazione

da ui segue

i~ d2 (x)
1 d(x) 2
:
+ V (x) E =
2m dx
2m dx2
Si pone ora d(x)=dx = 0 (x) + ~1 (x) + : : ::
1
2m

~n n (x)

+ V (x) E =

~n

dn (x)
:
dx

Ordine per ordine in ~ si ottengono allora le relazioni di ri orrenza

20 = 2m(E
d
20 1 = i 0
dx
d1
2
20 2 + 1 = i
dx
:::

V (x))

La prima equazione i da subito

0 (x) = p (E; x)
essendo p = p(E; x) la funzione he esprime il momento lineare se ondo la me ani a lassi a, on le due possibili determinazioni della radi e
quadrata. Le su essive equazioni i o rono poi
p0
1 = 12 i
p
p00 3p0 2
+
2 =
4p2 8p3
:::
Limitando i all'approssimazione piu sempli e, possiamo ora s rivere
 Z


i
0
1
(x)  exp
pdx + 2 ip =p
~

1
i
exp
~
p(E; x)

p(E; x)dx :

I due segni possibili per p(E; x) i permettono di s rivere la soluzione


generale nella forma

Z
 Z

A
A
+
p(E; x)dx + p
exp
exp
p(E; x)dx :
(x)  p
p(E; x)
p(E; x)
382

Approssimazione semi- lassi a

Per gli stati legati dobbiamo ri hiedere he la funzione d'onda sia reale, il
he impone la s elta A = A+ e quindi

Z x
A
0
0
p
p(E; x ) dx =~ + :
sin
wkb (x) =
p(E; x)
0
L'approssimazione os ottenuta e nota ome approssimazione semi lassi a o approssimazione WKB (dalle iniziali di Wentzel, Kramers e
Brillouin). La presenza di potenze negative di p(E; x) rende singolare la
soluzione approssimata in orrispondenza dei punti in ui V (x) = E , he
orrispondono ai punti in ui il moto lassi o inverte la sua direzione. In
generale l'approssimazione e a ettabile se viene soddisfatto il prin ipio
se ondo ui la variazione per entuale dell'energia ineti a lassi a sull'ar o
di una lunghezza d'onda di De Broglie deve essere molto pi ola, il he i
da



dV (x) 1=3

jdp=dxj  jpj ! jpj  2m~
dx
e questo viene ovviamente a adere in un intorno dei punti in ui p(E; x) =
0 ( he orrispondono ai punti in ui il moto della parti ella lassi a inverte
di segno). Dato he la validita dell'approssimazione e limitata a regioni
s onnesse, sorge il problema di ome ra ordare tra loro questi \spezzoni" di soluzione. Ci sono vari modi per a rontare questo problema;
senza pretendere di entrare troppo in dettaglio (si veda ad es.[Kem37
per un'ampia trattazione) una possibilita e quella di invo are il prin ipio
he la funzione d'onda sia uniforme: ri hiediamo ioe he dopo un giro
lungo un ammino hiuso in ampo omplesso he ontorni il taglio della funzione p(E; x) la funzione
p torni alla stessa determinazione; tenendo
onto del fatto he il fattore p ambia segno, io omporta


Z x

p(E; x0 ) dx0 =~ = (2n + 1)

he i porta alla ondizione di Bohr-Sommerfeld


I

p(E; x) dx = 2~ (n + 21 ); n 2 N :

Un argomento piu diretto si fonda sull'analisi della soluzione nell'intorno


dei punti in ui p(E; x) = 0. Sia x = a un punto di inversione lassi a del
moto. Se approssimiamo il potenziale intorno ad a on il suo sviluppo di
Taylor otteniamo
8
p

A
>
0 (a) 2 (x a)3=2 =~ + x > a
>
2
mV
sin
<
3
1=4
(x)  (x Aa0 )
o
n p
>
2 (a x)3=2 =~
0
>
x<a:
2
mV
(
a
)
exp
:
3
(a x)1=4
383

Metodi di approssimazione

Ma la soluzione per un potenziale lineare e nota dal x6.1.2 in termini


delle funzioni di Airy. Tenendo onto della rappresentazione asintoti a
dell'Eq. (6.6), si dedu e he il ra ordo ontinuo si ha per = =4 e
A0 = A=2. Si hanno per io le formule di onnessione

 Z a
Z x

1
1

0
0
0
0
jp(E; x )j dx =~ ,! 2p 2 os
p(E; x ) dx =~
jpj 2 exp
4
x
a
e, in modo analogo, nel se ondo punto di inversione lassi a del moto
(x = b) valgono le formule di onnessione


Z b
 Z x
1
1

0
0
0
0
- jpj 2 exp
p(E; x ) dx =~
jp(E; x )j dx =~
2p 2 os
4
x
b
(per la derivazione ompleta delle formule di onnessione si veda [Mer61).
Riportiamo senza dimostrazione le due formule di onnessione per la
se onda soluzione indipendente, he i saranno utili nel seguito:

Z a
Z x

1
1

0
0
0
0
jp(E; x )j dx =~ - p 2 sin
p(E; x ) dx =~
jpj 2 exp
4
x
a

Z b
Z x

1
1

0
0
0
0
p(E; x ) dx =~
jp(E; x )j dx =~ :
p 2 sin
,! jpj 2 exp
4
x
b
Dalle formule pre edenti troviamo he la soluzione a quadrato sommabile
esiste se le due rappresentazioni

Z b

0
0
p(E; x ) dx =~
 os
4
x
Z x


0
0
p(E; x ) dx =~
 os
4
a
si ra ordano nella zona entrale, il he avviene se
Z x
Z b


0
0
p(E; x0 ) dx0 =~
+
= n;
p(E; x ) dx =~
4
4
a
x
he e di nuovo la ondizione di Bohr-Sommerfeld.
Problema 10.2-1. Appli ando le formule di onnessione ottenere la
seguente approssimazione per i oe ienti di ri essione e trasmissione
sotto una barriera di potenziale:
R = (tanh )2 ; T = ( osh ) 2 ;
R

dove  = ab jp(E; x)j dx=~ + log 2: L'integrale si estende a tutta la regione


lassi amente ina essibile E < V (x). Notare he l'approssimazione e
buona solo quando l'e etto
tunnel e pi olo, nel qual aso si ha sempli eR p
mente T  expf 2 ab 2m(V (x) E ) dx=~g :
384

Metodo variazionale

10.3. Metodo variazionale


Sappiamo he le equazioni della si a matemati a sono dedu ibili da un
prin ipio variazionale. Ad esempio l'equazione di Helmholtz dell'otti a
(5.16) e dedu ibile dal prin ipio di stazionarieta

Z 
 2

jru(x)j2 ! u(x)2 d3 x = 0 :
Per l'equazione di S hroedinger stazionaria, on autovalore E , si trova
analogamente il prin ipio variazionale
Z  2
~

jr j
E j
j d3 x = 0 ;
2m
ome si trova gia nel primo lavoro di S hroedinger [S h26. Questo prin ipio e alla base di un metodo di al olo approssimato (il metodo variazionale ) on vaste appli azioni a tutta la me ani a quantisti a, in modo
parti olare alla si a degli atomi a piu elettroni e a quella delle mole ole.
10.3.1. Il metodo di Ritz. Nel prin ipio variazionale di S hroedinger (10.14) l'autovalore
e da interpretare ome parametro di Lagrange
R E2 
asso iato al vin olo j j d3 x = 1 e quindi il prin ipio variazionale si puo
riformulare nella forma:
h jH j i = 0;

(10.14)

(x) 2 + [V (x)

h j i

(x) 2

dove H e l'Hamiltoniano. Sotto questa forma il prin ipio variazionale e di


validita universale. Il valore minimo del funzionale H[ = h j H j i =k k2
oin ide on lo stato fondamentale, mentre gli autovalori superiori rappresentano valori \ riti i" di H, ioe punti di stazionarieta del tipo punto a
sella. Per veri are questa a ermazione e su iente fare uso della rappresentazione spettrale he i permette di esprimere il funzionale H[
ome una forma quadrati a nei oe ienti di sviluppo di sulla base
degli autovettori: s elto un qualunque autovalore Em e detti n = hnj i
i oe ienti dello sviluppo del vettore di stato sulla base dell'energia, si
ha
P
P
2
2
E
j

j
n
n
n
H[ = P j j2 = Em + n (EPn j Emj2) j n j :
n n
n n
Nel aso dello stato fondamentale la frazione sulla destra della pre edente
equazione e sempre positiva e quindi siamo in presenza del minimo assoluto; per i livelli superiori la frazione puo essere di segno qualunque, ma
per n = nm + "vn risulta quadrati a in " e quindi stazionaria rispetto a
variazioni di .
In questa forma ovviamente il prin ipio variazionale e del tutto equivalente all'equazione di S hroedinger. Esso si puo mettere a frutto ome
metodo di al olo approssimato se si ir os rive il dominio di variabilita
385

Metodi di approssimazione

del vettore . Sia ad esempio N un sottospazio N -dimensionale dello


spazio di Hilbert: per lo stato fondamentale avremo
E0 = min H[  min H[ :
2N
Otterremo per io una stima per e esso (una maggiorazione) dello stato fondamentale risolvendo un problema variazionale nito-dimensionale ,
ossia diagonalizzando una matri e N  N . La s elta del sottospazio ostituis e il punto ru iale del metodo. In genere onviene de nire un sottospazio dipendente da un erto numero di parametri rispetto a ui si
er hera di soddisfare la ondizione di stazionarieta. In realta il metodo
permette di ottenere una stima an he dei livelli superiori: se si e interessati al k-esimo autovalore si s eglieranno sottospazi di dimensione N  k
(metodo di Ritz, vedi [Kem37).
Problema 10.3-1. Determinare lo spettro dell'Hamiltoniano
H = 21 (p2 + q2 ) + q4 ;
appli ando il metodo variazionale.
S egliamo ome sottospazio quello generato dai primi N autovettori on numero quanti o pari di un os illatore armoni o on frequenza !; la s elta della
parita de nita e suggerita dal fatto he l'Hamiltoniano ommuta on la parita e questo permette di ridurre il problema agli autovalori nei due sottospazi
rispettivamente pari e dispari. Variando rispetto a ! er heremo la migliore approssimazione per lo stato fondamentale. Fissiamo ad esempio N = 1. Il al olo
si ridu e allora a trovare il minimo rispetto ad ! del valore d'aspettazione
h0j H j0i = 41 (! + ! 1 ) + 43 ! 2 ;
e quindi
1 ! 2 6! 3 = 0 :
La Fig. 10-2 a p. 387 riporta il valore di h0j H j0i (N = 1, linea piu mar ata); diagonalizzando la matri e nita he si ottiene per N = 2; 3; 4 si hanno le
approssimazioni via via migliori riportate in gura. Il al olo per N  2 o re
poi una stima variazionale del terzo autovalore e os via. Lavorando on un
sottospazio ostituito da funzioni dispari si hanno poi le stime per il se ondo
livello, il quarto et . Si noti he nel limite N ! 1 lo spettro della matri e di
H ristretta al sottospazio N  N diventa indipendente da !: questa tendenza si
palesa nell'appiattirsi delle urve a partire da N  3. (Il al olo si e ettua in
po hi se ondi an he su un personal omputer; si veda la Tab. 10-3).
Problema 10.3-2. Valutare l'energia dello stato fondamentale dell'atomo di idrogeno attraverso un al olo variazionale utilizzando funzioni di
prova a) = N expf arg, b) = N expf r2 =4g. Quest'ultimo al olo
spiega ome mai l'argomento errato del Probl. 5.2-14 porta a un valore
piu alto per il livello fondamentale.
386

Metodo variazionale

N =1

:01
0:1
0:5
1:0

.507288
.560308
.701662
.812500

:01
0:1
0:5
1:0

1.535799
1.773402
2.339127
2.812500

N =2
N=5
Esatto [HM75
Stato fondamentale
.507257 .5072562
0.50725620
.559186 .5591463
0.55914633
.698251 .6961776
0.69617582
.807415 .8037831
0.80377065
Primo livello e itato
1.535651 1.5356483
1.53564828
1.769673 1.7695027
1.76950264
2.329442 2.3244221
2.32440635
2.746050 2.7379228
2.73789227

Tabella 10-3. Cal olo variazionale dello stato fon-

damentale e del primo stato e itato per l'os illatore


anarmoni o .
=0.5, n=1

=0.5, n=2
2.45

0.715
0.71

2.4

0.705
0.7

2.35

0.695
0.69
1

1.5

2.3
1

=0.5, n=3

1.5

2.5

2.5

=0.5, n=4

4.5
6.75

4.45

6.7
4.4
6.65
4.35
4.3
1

6.6
1.5

2.5

6.55
1

1.5

Figura 10-2. Metodo variazionale appli ato all'os illa-

tore anarmoni o.

Problema 10.3-3. Valutare lo stato fondamentale dell'atomo di elio


appli ando il metodo variazionale e s egliendo ome sottospazio la funzione di prova dei due elettroni data dal prodotto di due funzioni idrogenoidi (las iando la ari a del nu leo ome parametro rispetto a ui ottimizzare).
387

Metodi di approssimazione

Lo stato fondamentale si ottiene per spin totale zero he orrisponde ad una


funzione di spin antisimmetri a e quindi funzione orbitale simmetri a. Si pone
per io
(x1 ; x2 ) = u100 (r1 ) u100 (r2 ) ;
dove le funzioni unlm sono de nite nel x6.5.2. Si las ia il parametro a (raggio di
Bohr) ome parametro variazionale e si er a il minimo del valore di aspettazione
dell'Hamiltoniano

1 2
p1 + p22 2e2=r1 2e2=r2 + e2 =jx1 x2 j :
H=
2
Per i dettagli del al olo si vedano ad esempio [Mes62, CCP84, Sak90.

10.3.2. Disuguaglianza di BBL. Il metodo variazionale fornis e


sempre un limite superiore al valore dell'energia; il prin ipale difetto
del metodo onsiste nell'assenza di una stima dell'errore. A questo puo
ovviare un risultato di Barnes, Bras amp e Lieb [LSW76 he fornis e
un limite inferiore per lo stato fondamentale. Il risultato e formulato
in termini di un onfronto tra la funzione di partizione lassi a e quella quantisti a. Enun iamo il risultato senza darne la dimostrazione, he
ri hiederebbe gli strumenti dell'analisi funzionale.
Sia H = 4 + V (x) l'Hamiltoniano per una parti ella s alare neutra
in un ampo di forze stati o; sia n la dimensione dello spazio. Si assume
he l'integrale (funzione di partizione lassi a)
I ( ) 

dn x expf V (x)g

sia onvergente per ogni ; sia inoltre

Z ( ) = Tr e

hk j e

H jk i

he rappresenta la funzione di partizione quantisti a. Vale allora la disuguaglianza


Z ( )  [2 sinh ! n [I ( )(!2 =)n=2 = ;
dove ! e un qualunque numero positivo e
1 = ! oth ! :
Una onseguenza interessante si ottiene al limite ! 1 , tenendo onto
del fatto he lo stato fondamentale E0 e legato alla Z ( ) dalla relazione
E0 = lim 1 log Z ( ) :
!1
Si trova pre isamente


E0  max ! n + 21 n log(=!) log I (! 1 ) ;
!>0

388

Approssimazione adiabati a

he ostituis e un prin ipio variazionale omplementare a quello di Ritz.


Si noti he dalla disuguaglianza di BBL si ottiene ome aso parti olare
(per ! ! 0)

Z ( )  (4 )

1n
2

dn x expf V (x)g ;

nota ome disuguaglianza di Golden-Thompson-Symanzik [Gol65, Tho65,

Sym65.

Problema 10.3-4. Ri avare un limite inferiore allo stato fondamentale dell'os illatore anarmoni o appli ando la disuguaglianza di BBL.

10.4. Approssimazione adiabati a


Consideriamo un sistema quantisti o ( on spettro dis reto) he a ausa
della interazione on l'ambiente sia des ritto da un Hamiltoniano dipendente dal tempo6. Come sappiamo in questo aso l'operatore di evoluzione temporale e dato dall'esponenziale ronologi amente ordinato e
per io non e possibile utilizzare la teoria spettrale. Tuttavia se la dipendenza dal tempo dell'Hamiltoniano e ontinua e su ientemente lenta,
in un senso da pre isare, risulta possibile appli are l'approssimazione
adiabati a se ondo ui se lo stato al tempo t = 0 e autostato di H (0)
on autovalore E (0), allora lo stato al tempo t e dato dall'autostato di
H (t) appartenente all'autovalore E (t) he risulta onnesso on ontinuita a E (0). Ad esempio se H (t) e dato da un os illatore armoni o on
frequenza !("t) e il sistema si trova inizialmente nello stato fondamentale, l'approssimazione adiabati a onsiste nell'identi are j (t)i on lo
stato fondamentale orrispondente alla frequenza !(t). L'idea dell'approssimazione e per io he il numero quanti o rimane ostante nel tempo
se la variazione di H e lenta. La prima dimostrazione del teorema adiabati o per l'equazione di S hroedinger risale a Fermi e Persi o [FP26.
Vediamo ome si puo a rontare il problema appli ando quanto gia sappiamo dalla teoria delle perturbazioni. Indi hiamo on jE (t)i un generi o
autovettore H (t) jE (t)i = E (t) jE (t)i , he assumeremo non degenere per
ogni t; e ne essario s egliere una onvenzione per la fase dei vettori jE (t)i,
in quanto l'equazione agli autovalori ssa soltanto il raggio. Conveniamo
di ssare la fase in modo tale he
(10.15)
hE (t)j dtd jE (t)i = 0 :
Cio puo essere espli itato ri orrendo alla teoria delle perturbazioni stazionarie; appli hiamo le formule del x10.1.1, onsiderando H (t + ") =
6Per sempli ita di notazione porremo ~ = 1 no alla ne del apitolo.

389

Metodi di approssimazione

H (t) + "H_ (t):


jE (t + ")i = jE (t)i + "RE(t) H_ (t) jE (t)i + O("2 ) ;
dove R e l'operatore risolvente
RE (t) = (E (t) H (t)) 1  ;  = 1 jE (t)i hE (t)j :
Con questa onvenzione vale per io la relazione
d
jE (t)i = RE(t) H_ (t) jE (t)i :
dt
Consideriamo ora lo sviluppo della soluzione j (t)i sulla base degli autovettori istantanei dell'Hamiltoniano ; i oe ienti dello sviluppo saranno funzioni del tempo, in quanto i vettori jEn (t)i non sono soluzioni
dell'equazione di S hroedinger. Abbiamo per io
X
j (t)i = an(t) jEn(t)i ;
n

X
d
j
(t)i =
a_ n (t) jEn (t)i +
an (t) REn (t) H_ (t) jEn (t)i :
dt
n
n
Inseriamo quest'ultima relazione nell'equazione di S hroedinger e otteniamo il sistema di erenziale (per alleggerire la notazione, poniamo ~ =
1)
X hEn (t)j H_ (t) jEk (t)i
a_ n (t) = i En (t) an (t) +
ak (t) :
En (t) Ek (t)
k6=n
Il sistema e equivalente all'equazione di S hroedinger ma si presta ora
ad appli are l'approssimazione adiabati a nel aso in ui la variazione di
H (t) sia lenta: dal sistema si vede hiaramente qual e la ondizione pre isa: gli elementi di matri e di H_ devono essere molto pi oli rispetto
alle orrispondenti frequenze di Bohr . In questa situazione potremo appli are la teoria delle perturbazioni dipendenti dal tempo onsiderando
ome parametro di sviluppo il parametro di s ala temporale he ompare
ne essariamente nella dipendenza di H da t. Conviene introdurre nuovi
oe ienti de niti da


X

An (t) = an (t) exp i

Z t

dEn ( ) ;

in termini dei quali il sistema si ridu e al seguente



 Z t
X0 hEn (t)j H_ (t) jEk (t)i
_
exp i d !nk (t) Ak (t) ;
An (t) =
!nk (t)
0
k

dove !nk = En (t) Ek (t) (frequenze di Bohr). Ora dobbiamo immaginare


una situazione in ui il sistema passa dall'Hamiltoniano H1 all'Hamiltoniano H2 in un tempo T (ad es. H (t) = tH1 =T + (T t)H2 =T ) e si rende
390

Approssimazione adiabati a

il pro esso adiabati o prendendo T molto grande rispetto ai periodi !nk1 .


Poniamo per io hEn (t)j H_ (t) jEk (t)i = Hnk =T e ris riviamo il sistema
nella forma

 Z t
1 X0
_
 (t=T ) !nk (t) exp i d !nk (t) Ak (t) ;
An (t) =
T k nk
0

2 e per sempli it


a abbiamo asdove abbiamo introdotto nk = Hnk =!nk
sunto he la dipendenza dal tempo, ome quella di H (t), sia solo attraverso il rapporto t=T . Supponiamo inoltre he all'istante iniziale lo stato
del sistema sia un autostato dell'Hamiltoniano An (0) = nn . Integriamo
l'equazione per An (t) os da ottenere
Z
Z t
1 T X0
dt
n k (t=T ) !n k (t) expf i d !n k (t)g Ak (t) :
An (T ) = 1 +
T 0
0
k

Integrando per parti troviamo poi



RT
1 X0 
n k (1)Ak (1) e i 0 !n k dt
An (T ) = 1 +
T k
Z
Rt 0 d

1 X0 T
dt e i 0 !n k dt
nk (t=T ) Ak (t0 )
T k 0
dt

Si ri onos e a questo punto he An (T ) di eris e da uno per termini he


sono tutti di ordine O(1=T ) e quindi nel limite di una variazione in nitamente lenta dell'Hamiltoniano lo stato rimane istante per istante un autovettore dell'Hamiltoniano. E essenziale l'assunzione he le frequenze di
Bohr rimangano in tutto l'intervallo (0; T ) diverse da zero e pre isamente
j!nk j >
> 0. Si vedano [Bat61, Mes62 per ulteriori dettagli.
Problema 10.4-1. Considerare l'Hamiltoniano dipendente dal tempo
H = 21 p2 + l(t) 2 U (q=l(t)) :
Dimostrare he attraverso le sostituzioni
x = l(t) 

=

Z t

dt0 l(t0 )

2
(

l_(t)
(x; t) = l(t) exp 12 i x2 (;  ) ;
l(t)
l'equazione di evoluzione per la  e data da
2

i = 21 2 + U ( )  + 21 l3 l  2  :


391
1
2

Metodi di approssimazione

Assumendo l(t) lentamente variabile, si mostri la validita dell'approssimazione adiabati a.

10.4.1. La fase di Berry. La onvenzione he abbiamo adottato


per de nire le fasi degli autostati istantanei dell'Hamiltoniano H (t) non
e ovviamente una s elta obbligata. Una qualunque altra de nizione e del
tutto le ita ed equivalente dal punto di vista si o. Supponiamo he l'Hamiltoniano dipenda dal tempo attraverso un insieme di parametri si i
R(t) = (R1 (t); : : : ; Rs (t)). Parametrizziamo gli autostati di H (t) in termini di R. L'approssimazione adiabati a per uno stato iniziale jn; R(0)i
sara data da

 Z t
0
0
j (t)i = exp i dt En(t ) + i (t) jn; R(t)i ;
0

dove la fase (t) e ssata in base all'equazione di S hroedinger:


d
_ (t) = i hn; R(t)j jn; R(t)i = i hn; R(t)j rR jn; R(t)i  R_ (t) :
dt
La onvenzione adottata nora orrisponde a = 0 ed e stata utilizzata
per quasi sessant'anni no al lavoro di Berry [Ber84 in ui si e mostrato
he in generale questa onvenzione viene a adere per il aso in ui il
ammino nello spazio dei parametri e hiuso. Quello he su ede e he,
seppure istante per istante sia possibile mantenere la ondizione (10.15), il
vettore a ui si arriva dopo un ammino hiuso e sfasato rispetto a quello
di partenza: lo sfasamento dipende solo dal ammino nello spazio dei
parametri e non dalla legge oraria di per orrenza lungo questo ammino.
Per questo motivo la fase di Berry e nota ome fase geometri a , mentre
il ontributo alla fase he oinvolge En (t) e detta fase dinami a . Si veda
[SW89 per un vasto panorama di appli azioni.
L'esistenza dello sfasamento e di per se inin uente per l'approssimazione adiabati a in quanto tale, ha pero interessanti impli azioni in
me ani a mole olare, nell'ambito dell'approssimazione di Born-Oppenheimer.
Problema 10.4-2. Si studi l'evoluzione temporale per il sistema quantisti o de nito dall'Hamiltoniano
H (t) = (ay (t))(a (t)) ;
dove a; ay sono gli operatori di reazione-distruzione e (t) e una funzione di erenziabile del tempo. Risolvere il problema esattamente e in
approssimazione adiabati a e identi are la fase di Berry.
Si veda [GO89.

392

CAPITOLO 11

Parti elle identi he


11.1. Il prin ipio di indistinguibilita
Le mole ole di un uido, gli elettroni di un atomo, gli elettroni di onduzione di un metallo, i protoni di un nu leo atomi o, sono tutti esempi on reti di io he omunemente si intende per sistemi di parti elle
identi he. Due o piu parti elle sono identi he qualora esse posseggano
identi he aratteristi he inemati he (stessa massa inerziale, stessi vin oli
inemati i et .) ed identi he proprieta dinami he (stessa ari a elettri a, stesso momento magneti o, in generale stesso omportamento in un
ssato ampo esterno). In sostanza, nell'ipotesi onsueta he il sistema
in questione ammetta una des rizione hamiltoniana, risulta naturale onsiderare identi he parti elle la ui Hamiltoniana e invariante sotto una
qualunque permutazione degli indi i asso iati a ias una parti ella. Un
esempio immediato e fornito dal sistema di N punti materiali on uguale
massa des ritto dalla Hamiltoniana
N
X
1 X
2+
p
V (jqj qk j) :
H=
2m j =1 j j<k
Si noti he an he gli atomi di un reti olo ristallino, o di un opportuno sottoinsieme dello stesso, sono \parti elle identi he" nel senso appena spe i ato. E tuttavia un solido ( ristallino e non) non puo essere assimilato
agli esempi pre edenti, an he se la Hamiltoniana resta invariante permutando gli indi i delle parti elle: a ausa della dinami a stessa del sistema,
lontano dal punto di fusione gli atomi ompiono solo pi ole os illazioni
attorno a ben pre ise posizioni di equilibrio, il he rende gli atomi stessi naturalmente distinguibili1. Ritorneremo piu avanti su questo punto
sottile.
Vogliamo ora onfrontare la des rizione lassi a e quella quantome ani a per un sistema di parti elle identi he. Per sempli are inizialmente il
dis orso, onsideriamo il aso di un sistema ostituito solo da due parti elle
1D'altra parte molte delle proprieta si he osservabili di un solido siano di fatto

des rivibili in termini di un vero e proprio gas di parti elle \elementari" identi he: i
e i quanti dei modi normali di os illazione del reti olo [FR95.
fononi, io
393

Parti elle identi he

identi he (per esempio i due elettroni dell'atomo di elio o della mole ola
di idrogeno). Ad un dato, arbitrario istante, supponiamo di lo alizzare
esattamente i due elettroni. Questo e per de nizione sempre possibile
se ondo la me ani a lassi a, ma non presenta impedimenti di prin ipio
neppure dal punto di vista quantome ani o (almeno nell'approssimazione
nonrelativisti a alla quale qui i restringiamo), dato he i due operatori di
posizione q 1 e q2 ommutano. Siano x1 e x2 le posizioni os determinate, di iamo all'istante t = t0 . Nel aso di due elettroni sappiamo pero
he questo non basta a de nire interamente lo stato quantome ani o, in
quanto ias un elettrone possiede ulteriori gradi di liberta rappresentati
dallo spin. Possiamo in prima battuta non preo upar ene, assumendo
he i due spin elettroni i siano parelleli. An or piu sempli emente possiamo onsiderare due parti elle prive di spin, ome due mesoni 0 o ome
due atomi di idrogeno entrambi nello stato fondamentale, e .
Abbiamo dunque, per ipotesi, nella des rizione lassi a
(11.1)
q j (t0 ) = xj ; j = 1; 2 ;
dove q 1 (t) e q 2 (t) sono le traiettorie del moto. Le ondizioni iniziali
(11.1) sono ompatibili on l'assegnazione an he di arbitrarie velo ita per
le due parti elle, dato he le equazioni del moto lagrangiane sono del se ondo ordine nelle derivate temporali. Al tempo stesso questo signi a
he lo stato lassi o del sistema e ompletamente determinato dai valori
iniziali xj e mvj  pj (t0 ) , j = 1; 2 . Infatti le stesse equazioni del moto
ssano univo amente q j (t) e pj (t) per tutti gli altri valori di t . Risulta allora evidente he nella des rizione della me ani a lassi a, le due
parti elle, seppure identi he, sono perfettamente distinguibili: la parti ella permanentemente identi ata dall'indi e j ( j = 1; 2 ) e quella he al
tempo t = t0 si trovava nel punto xj on velo ita vj (il aso patologi o
x1 = x2 , v1 = v2 va ovviamente es luso). E l'uni ita delle traiettorie
lassi he he garantis e he questa assegnazione di un indi e distintivo
per ias una delle due parti elle si mantiene del tutto onsistente ad ogni
istante t su essivo (e pre edente2) a t0 .
Esaminiamo ora la des rizione quantome ani a del moto delle due
parti elle identi he. L'equivalente quantome ani o dell'Eq. (11.1) si s rive
2Non vi sono osta oli ad estendere questa analisi ad un numero arbitrario N di
parti elle identi he he ubbidis ano alla me ani a lassi a. Queste formano quindi
un sistema di parti elle distinguibili. Quando pero N diventa ma ros opi amente
grande, rendendo obbligatoria una des rizione solo statisti a del sistema, la suddetta
distinguibilita deve venir meno, proprio per he non e piu possibile determinare tutte le
posizioni e le velo ia iniziali. Insistendo omunque sulla distinguibilita, si va in ontro
al paradosso di Gibbs sull'entropia di mes olamento. D'altro anto, questo paradosso si
evita adottando la osiddetta statisti a di Maxwell-Boltzmann per parti elle lassi he
indistinguibili, he oin ide on il limite lassi o ( ~ ! 0 , e/o T ! 1 ) delle statisti he
quantisti he di Bose-Einstein e Fermi-Dira (vedi [FR95).

394

Il prin ipio di indistinguibilita

naturalmente
(11.2)
q j jx1 ; x2 i = xj jx1 ; x2 i ; j = 1; 2 ;
dove jx1 ; x2 i rappresenta lo stato (non normalizzabile) del sistema.
Osservazione. La non-normalizzabilita degli autostati dell'operatore di posizione non in ia l'analisi he segue: la ompleta lo alizzazione va
intesa ome pro edura al limite, ne essaria per poter pensare di separare
al tempo t = t0 (e quindi di fatto distinguere) le due parti elle, omunque
vi ine esse siano.
A di erenza della des rizione lassi a pero, non e piu possibile assegnare an he le velo ita delle parti elle, poi he posizione e momento non
ommutano. Il prin ipio di indeterminazione di Heisenberg impone he,
se le posizioni iniziali x1 e x2 sono note on esattezza, allora le velo ita
iniziali sono ompletamente indeterminate. Quindi an he le posizioni ad
un istante su essivo sono ugualmente indeterminate. In e etti e fa ile
veri are he la funzione d'onda di una parti ella esattamente lo alizzata ad un dato istante e distribuita su tutto lo spazio disponibile ad ogni
istante su essivo (si veda il ap. 5). Cio he possiamo a ermare in me ani a quantisti a mediante su essive misurazioni di posizione si ridu e
a questo:
Al tempo t = t0 una parti ella e stata lo alizzata in x1
e l'altra in x2 ; al su essivo tempo t = t1 una parti ella
e stata lo alizzata in x01 e l'altra in x02 .
Non vi e modo di stabilire quale delle due parti elle lo alizzate al tempo t = t1 e la parti ella lo alizzata in x1 al tempo t = t0 . Se an he
insistiamo ad assegnare un indi e distintivo alle parti elle in base alla posizione assunta al tempo t = t0 , tale identi azione non si mantiene nel
tempo, poi he le parti elle non seguono traiettorie pre ise. Il on etto
stesso di traiettoria esatta del moto di una o piu parti elle e privo di signi ato in me ani a quantisti a3, si he le parti elle identi he perdono
ompletamente la loro individualita. In altri termini possiamo a ermare
he l'identita delle due parti elle per quanto riguarda le loro proprieta
si he individuali, si tradu e in me ani a quantisti a nella loro ompleta indistinguibilita. Questo ostituis e il osiddetto prin ipio di indistinguibilita, il quale gio a un ruolo assolutamente entrale nella si a
ontemporanea dei sistemi a molti orpi. E opportuno sottolineare he si
3Se il on etto di traiettoria reale, ome soluzione di equazioni del moto, non e appli abile nella des rizione quantome ani a del moto, il on etto di traiettoria virtuale
e an ora valido: nella formulazione alla Feynman le ampiezze quantome ani he sono
espresse ome somma pesata su tutte le possibili traiettorie virtuali (vedi App. A.1),
in luse quelle in ui due o piu parti elle identi he si s ambiano fra loro i punti nali
e/o iniziali.

395

Parti elle identi he

tratta di un prin ipio si o fondamentale, la ui naturalita nel ontesto


della me ani a quantisti a appare piuttosto hiara in base alle argomentazioni di ui sopra, ma he non dis ende in al un modo rigoroso dai
postulati introdotti e dis ussi al ap. 74.
Esaminiamo ora le impli azioni del prin ipio di indistinguibilita sulla
funzione d'onda (x1 ; x2 )  hx1 ; x2 j i he des rive un arbitrario stato
quantome ani o j i delle due parti elle nella rappresentazione della posizione. Per quanto appena detto, tutte le proprieta si he derivabili da
j i devono oin idere on quelle derivabili da P j i , dove l'operatore di
s ambio P e de nito da
(11.3)
hx1; x2 j P j i = (x2 ; x1 ) :
Quindi, per ogni osservabile A dobbiamo ri hiedere
(11.4)
h jAj i = h jP AP j i
(si noti he P = P y = P 1 ). Nel aso parti olare A = ji hj , on ji
uno stato arbitrario, avremo
(11.5)
j hj i j2 = j hj P j i j2 :
Se poniamo
j i = 21 (1  P ) j i ;
l'Eq. (11.5) si ris rive
Re h + j i hj i = 0 :
Data l'arbitrarieta di ji , questa ammette solo due possibilita
j i = 0 oppure j + i = 0 ;
he equivalgono a
(11.6)
(x2 ; x1 ) = (x1 ; x2 ) oppure (x2 ; x1 ) = (x1 ; x2 ) :
Nel primo aso la funzione d'onda si di e simmetri a, nel se ondo antisimmetri a, sotto lo s ambio x1
x2 dei suoi due argomenti.
In e etti, possiamo roves iare l'argomento appena des ritto, formalizzando il problema nel linguaggio delle osservabili. De niamo allora due
parti elle ome identi he mediante la restrizione delle relative osservabili
a quelle, e solo quelle, he orrispondono ad operatori autoaggiunti A he
ommutano on P : [A; P = 0 . Se ondo questa nuova, piu restrittiva
de nizione di osservabile, la ondizione (11.4) e identi amente soddisfatta
4Cos ome il dualismo onda- orpus olo, an he il prin ipio di indistinguibilita risulta inserito in un modo senz'altro piu naturale ed elegante nel formalismo della se onda quantizzazione, ovvero nella teoria dei ampi quantizzati (parti olarmente nel aso
relativisti o).

396

Bosoni e fermioni

per ogni osservabile A , per ui j i e P j i devono orrispondere allo stesso stato si o, ioe allo stesso raggio nello spazio di Hilbert: P j i =  j i .
Ma P 2 = 1 impli a allora
P j i = j i ;
he e un altro modo di s rivere l'Eq. (11.6).
Supponiamo ora he ad un dato istante la funzione d'onda di due
parti elle distinguibili sia fattorizzata, nel senso he
(x1 ; x2 ) = 1 (x1 ) 2 (x2 ) :
Questa e la situazione tipi a se, almeno nella fase di preparazione dello
stato, le parti elle non interagis ono. Me se le parti elle sono identi he,
dovremo simmetrizzare o antisimmetrizzare la funzione d'onda in
1 (x1 ) 2 (x2 )  1 (x2 ) 2 (x1 ) ;
il he ha solitamente e etti osservabili. Ad esempio il valore medio di un
potenziale di interazione di eris e nei tre asi di ui sopra per un termine
proporzionale al osiddetto integrale di s ambio
(11.7)

IS =

d3 x1 d3 x2 V (x1 ; x2 ) 1 (x1 ) 2 (x2 ) 1 (x2 ) 2 (x1 ) :

D'altra parte, se 1 (x) e 2 (x) hanno supporti disgiunti, allora IS = 0


e il prin ipio di indistinguibilita non ha e etti osservabili, almeno per
quanto riguarda le osservabili lo ali. Questo dis orso si appli a proprio
agli atomi uguali di un reti olo ristallino ben lontano dal punto di fusione.
Fintanto he la sovrapposizione degli stati lo alizzati di ia un atomo e
tras urabile, il prin ipio di indistinguibilita risulta irrilevante e potremmo
quindi, ome s elto all'inizio di questo paragrafo, onsiderare distinguibili
gli atomi uguali del reti olo.

11.2. Bosoni e fermioni


Il prin ipio di indistinguibilita per due parti elle identi he puo essere formulato in modo rigoroso ome segue: sia  il dominio dello spazio R3
in ui sono on nate le parti elle, per ui lo spazio di Hilbert degli stati,
onsiderando le due parti elle ome distinguibili, e dato da
H(2) = H
H ;
dove H e isomorfo a L2 () ; allora il prin ipio di indistinguibilita impone
he lo spazio di Hilbert degli stati di due parti elle identi he sia dato da
H+ = 12 (1 + P )H(2) oppure H = 12 (1 P )H(2) ;
dove l'operatore di s ambio P e de nito dalla (11.3). Si noti he la
de omposizione H(2) = H+ + H e invariante sotto evoluzione temporale,
397

Parti elle identi he

poi he l'identita delle parti elle impli a senz'altro he P ommuta on la


Hamiltoniana del sistema.
La generalizzazione del prin ipio di indistinguibilita ad un numero N
qualunque di parti elle identi he e immediato. An he l'aggiunta di ulteriori gradi di liberta interni di singola parti ella (quali lo spin elettroni o,
l'isospin mesoni o o la polarizzazione di fononi e fotoni) non omporta
al una di olta.
Sia dunque H lo spazio degli stati di una singola parti ella e fj ig
una base in H . Lo spazio di Hilbert degli stati di N parti elle identi he
e distinguibili e allora dato da
(11.8)
H(N ) = H

H
{z: : :
H}
|
N volte

e possiede ome base anoni a i vettori


j 1 ; 2 ; : : : ; N i  j 1 i
j 2i
: : :
j N i :
Sullo spazio H(N ) sono naturalmente de niti gli operatori unitari di
permutazione U (P ) , tramite la loro azione sulla base anoni a
U (P ) j 1 ; 2 ; : : : ; N i = j P 1 1 ; P 1 2 ; : : : ; P 1 N i ;
dove
P : (1; 2; : : : ; N ) ! (P 1; P 2; : : : ; P N )
e una delle N ! permutazioni di N oggetti. Le permutazioni formano
un gruppo nito, il osiddetto gruppo simmetri o SN e l'appli azione
P ! U (P ) de nis e una rappresentazione unitaria (altamente ridu ibile)
di SN su HN (vedi App. B.1). Nel seguito, laddove non vi sia ris hio di
onfusione, adotteremo lo stesso simbolo P an he per l'operatore U (P ) .
Nel aso in ui H = L2 () ,   R , l'azione di P sulle funzioni d'onda (x1 ; x2 ; : : : ; xN ) si al ola immediatamente, adottando ome base
(generalizzata) fj ig gli autostati fjxig della posizione,
(P )(x1 ; x2 ; : : : ; xN )  hx1 ; x2 ; : : : ; xN j P j i
= h j P 1 j x1 ; x 2 ; : : : ; x N i
= (xP 1 ; xP 2 ; : : : ; xP N ) :
Tra le permutazioni, rivestono un ruolo parti olare le trasposizioni Pjk ;
j; k = 1; 2; : : : ; N; j 6= k , he sono de nite da
Pjk j: : : ; j ; : : : ; k ; : : :i = j: : : ; k ; : : : ; j ; : : :i
per j < k e Pkj = Pjk . Risulta evidente he Pjk2 = 1 , per ui le
trasposizioni sono operatori autoaggiunti, on autovalori +1 e 1 , he
rappresentano la generalizzazione diretta a piu parti elle dell'operatore di
398

Bosoni e fermioni

s ambio P pre edentemente introdotto nel aso di due parti elle ( P =


P12 ). Si noti he le trasposizioni non ommutano:
(

(11.9)

Pjk Pjn = Pkn Pjk ; se j 6= k


[Pjk ; P`n = 0;
se j; k; `; n sono tutti distinti :

Se appli hiamo ora il prin ipio di indistinguibilita a ias una delle N (N


1)=2 oppie di parti elle, otteniamo he gli stati j i ammissimili per parti elle quantome ani he identi he sono autostati di Pjk per ogni oppia
(jk) . Cio e ompatibile on le regole di ommutazione (11.9) solo se gli
autovalori sono +1 o 1 simultaneamente per tutte le oppie (jk) , ioe
se
(11.10)
Pjk j i = + j i oppure Pjk j i = j i ; 8j; k :
Nel primo aso lo stato j i si di e totalmente simmetri o, mentre nel
se ondo aso esso si di e totalmente antisimmetri o. Corrispondentemente, parti elle i ui stati quantome ani i sono totalmente simmetri i
si hiamano bosoni, mentre parti elle i ui stati quantome ani i sono
totalmente antisimmetri i si hiamano fermioni. Questa terminologia ha
una origine stori o-letteraria, he dis ende dalla statisti a he des rive un
gas perfetto di parti elle identi he: i bosoni ubbidis ono alla statisti a
di Bose ed Einstein, propria di un sistema di parti elle (non interagenti)
on funzione d'onda simmetri a; i fermioni ubbidis ono alla statisti a di
Fermi e Dira , propria di parti elle (non interagenti) on funzione d'onda
antisimmetri a.
Poi he ogni permutazione P si puo esprimere (in molti modi) ome
prodotto di trasposizioni, l'Eq. (11.10) e equivalente alla
(11.11)
P j i =  jP j j i ;
dove il nuovo numero quanti o  vale +1 per i bosoni e 1 per i fermioni,
mentre jP j = jP 1 j rappresenta il numero di trasposizioni he ompaiono
in una qualunque de omposizione di P in trasposizioni. Il fatto he la
parita di jP j , e quindi  jP j , non dipenda da quale de omposizione si
adotta segue dalle regole di ommutazione (11.9), he sono omogenee nelle
Pjk , e dalla regola Pjk2 = 1 , he non ambia la parita.
In on lusione, possiamo riformulare il prin ipio di indistinguibilita nel
seguente modo, he possiamo onsiderare ome un vero e proprio (quinto)
postulato della me ani a quantisti a:
Postulato V
Le osservabili di un sistema di N parti elle identi he
orrispondono ad operatori autoaggiunti he ommutano
on tutte le permutazioni P 2 SN e, onseguentemente,
399

Parti elle identi he

lo spazio di Hilbert degli stati e naturalmente ristretto a

H(N ) = P H(N ) ;

dove  vale +1 per bosoni e 1 per fermioni e P e il


simmetrizzatore o l'antisimmetrizzatore totale
1 X jP j
 P
P =
N ! P 2S
N
P+ e P sono operatori di proiezione. In parti olare, appli ando P ai
vettori j 1 ; 2 ; : : : ; N i della base anoni a di H(N ) , si ottiene una base
per H(N ) :
(11.12)

p
j 1; 2 ; : : : ; N i  N ! P j 1; 2 ; : : : ; N i
1 X jP j
=p
 j P 1 ; P 2 ; : : : ; P N i :
N ! P 2SN

Risulta evidente he due fermioni non possono trovarsi nel medesimo stato di parti ella singola, dato he lo stato orrispondente in H(N ) , avendo j = k per almeno una oppia (jk) , verrebbe anni hilato da P .
Questo ostituis e il osiddetto prin ipio di es lusione di Pauli. Di
fatto, esso e una diretta onseguenza della realizzazione fermioni a del
prin ipio di indistinguibilita. E opportuno sottolineare he il prin ipio di
es lusione si appli a agli stati di parti ella singola, ed in generale gli autostati dell'energia di N fermioni si possono s rivere esattamente in termini
di stati di parti ella singola solo in assenza di interazione fra le parti elle.
Tuttavia, in moltissime situazioni reali dove i fermioni interagis ono, tale
des rizione ostituis e una buona approssimazione e rende e latanti gli
e etti del prin ipio di es lusione: basti pensare alla tavola periodi a degli
elementi o alle proprieta elettri he e termodinami he dei metalli (si veda
ad esempio [FR95).
Abbiamo di fatto gia anti ipato he in natura sono presenti entrambe
le realizzazioni, bosoni a e fermioni a, del prin ipio di indistinguibilita.
Inoltre, si veri a sperimentalmente he esiste un ferreo legame tra la statisti a e lo spin delle parti elle: tutte le parti elle on spin intero sono
bosoni (mesoni  , fotoni, fononi, gravitoni e .), mentre tutte le parti elle on spin semintero sono fermioni (elettroni, protoni, muoni, quarks
et .). Questa regola trova una rimar hevole previsione teori a nella teoria
relativisti a dei ampi quantizzati, on il elebre teorema spin-statisti a
[SW64.
L'appli azione della suddetta regola alle \parti elle omposte", o \stati
legati", quali i nu leoni, i nu lei, gli atomi, le mole ole, e dettata dalla
legge di omposizione dello spin: se lo stato legato \ ontiene" un numero
400

Bosoni e fermioni

pari (dispari) di fermioni ( he hanno spin semintero), il suo spin e ne essariamente intero (semintero) e la statisti a e bosoni a (fermioni a). Cos
il protone, formato da tre quarks di spin 1/2, e un fermione (ed in parti olare lo spin e 1/2) e lo stesso di asi per il neutrone, mentre i mesoni 0 e
 , formati da due quarks, sono bosoni ( on spin 0). Analogamente l'atomo di idrogeno (un protone ed un elettrone) e un bosone, mentre l'atomo
di elio He3 (due protoni, un neutrone, due elettroni) e un fermione. In
generale, un nu leo di peso atomi o pari (dispari) e bosoni o (fermioni o),
mentre il orrispondente atomo neutro, he ha in piu gli elettroni, e un
bosone (fermione) se la somma del peso atomi o e del numero atomi o e
pari (dispari).

11.2.1. Interazione di s ambio. Consideriamo ora un esempio on reto, e ioe l'atomo di elio He3 o He4 nell'approssimazione piu he ragionevole in ui si tras urano il moto nel nu leo e gli e etti relativisti i.
Il sistema e quindi ostituito da due parti elle fermioni he di spin 1/2, i
due elettroni, on Hamiltoniana
(11.13)

H=

1 2 2
p + p + V (jq 1
2m 1 2

q 2 j) 2V (jq 1 j) 2V (jq 2 j) ;

dove V (r) = e2 r 1 e il potenziale di Coulomb e qj e pj soddisfano alle


regole di ommutazione anoni he. Dato he lo spin vale 1/2, lo spazio
H degli stati di ias un elettrone e dato dai doppietti di funzioni d'onda
a quadrato sommabile, he possiamo s rivere, in una notazione mista tra
bra-ket e funzioni d'onda,

hxj i  j (x)i =

=

 (x) j i

dove ji rappresenta l'autovettore della terza omponente dello spin, sz ,


on autovalore ~=2 . Lo spazio omplessivo H (2) = H
H , onsiderando
i due elettroni distinguibili, e quindi formato dai quadrupletti di funzioni
d'onda sulle oppie di punti dello spazio

j (x1; x2 )i =

1 ;2 =

1 2 (x1 ; x2 ) j1 2 i

Sugli stati di spin j1 2 i agis ono in modo ovvio i due operatori di spin
s1 = ~ =2
1 e s2 = 1
~=2 , le ui omponenti sono onservate nel
tempo poi he H non dipende espli itamente dagli spin elettroni i.
Imponiamo ora, in a ordo on il prin ipio di indistinguibilita, he lo
stato dei due elettroni sia antisimmetri o sotto simultaneo s ambio delle
401

Parti elle identi he

oordinate e degli spin:

P j (x1 ; x2 )i 
=

(11.14)

1 ;2 =
X

1 ;2 =
X

1 ;2 =

(P

1 2 )( x1 ; x2 )P

j1 2i

1 2 (x2 ; x1 ) j2 1 i
2 1 (x2 ; x1 ) j1 2 i =

j (x1; x2 )i ;

ovvero 1 2 (x1 ; x2 ) =
2 1 (x2 ; x1 ) . Conviene evidentemente ambiare la base nello spazio degli spin, passando da quella in ui sz1 e sz2
sono diagonali, a quella in ui sono diagonali S 2 e S z , dove S = s1 + s2
e lo spin totale:
(11.15)

j (x1; x2)i =

00 (x1 ; x2 )

j0; 0i +

m= 1;0;+1

1m (x2 ; x1 )

j1; mi

on, per ipotesi


S 2 jj; mi = ~2 j (j + 1) jj; mi ; S z jj; mi = ~m jj; mi :
Dato he lo stato di singoletto (vedi ap. 8)
j0; 0i = p1 (j+ i j +i)
2
e manifestamente antisimmetri o, mentre i tre stati del tripletto
j1; 1i = j i ; j1; 0i = p1 (j+ i + j +i) ; j1; 1i = j i
2
sono manifestamente simmetri i, la ri hiesta (11.14) e equivalente a
00 (x1 ; x2 ) = + 00 (x1 ; x2 )
(11.16)
1m (x1 ; x2 ) =
1m (x1 ; x2 ) :
Si noti he le osservabili onservate S 2 e S z assumono valori ben de niti
se e solo una sola delle quattro funzioni d'onda orbitali 00 e 1m ; m =
1; 0; 1 , e diversa da zero. In tal aso lo stato j i risulta fattorizzato in
una parte orbitale ed una di spin (la ri er a degli autovettori di H sotto forma fattorizzata orbitale-spin e possibile in generale per un numero
arbitrario di parti elle, pur he H non dipenda dallo spin). Consideriamo
dunque il sottospazio on j = 0 formato dai singoletti di spin. Le autofunzioni orbitali dell'energia sono allora simmetri he. Vi eversa, se j = 1
(tripletto), le autofunzioni sono antisimmetri he. Ora, in generale, vi sono
autofunzioni non degeneri dell'energia on simmetria de nita, per ui lo
spettro energeti o nel sottospazio del singoletto di eris e da quello del
tripletto an he se l'Hamiltoniana non dipende espli itamente dagli spin
402

Bosoni e fermioni

elettroni i. Questo e etto prende omunemente il nome di interazione


di s ambio.
Possiamo approfondire l'analisi on un appro io perturbativo, in ui
tras uriamo inizialmente la repulsione oulombiana fra i due elettroni. In
questo aso l'Hamiltoniana (11.13) si ridu e a
1
H0 = h(q 1 ; p1 ) + h(q 2 ; p2 ) ; h(q ; p) = p2 2V (jq j) ;
2m
ioe alla somma di due Hamiltoniane idrogenoidi disa oppiate, per ui
possiamo porre, per il singoletto
(11.17)
00 (x1 ; x2 ) =  1 (x1 ) 2 (x2 ) +  1 (x2 ) 2 (x1 ) ;
dove  (x) sono autofunzioni di h
h j i = " j i
e e un indi e ollettivo per i tre orrispondenti numeri quanti i (prin ipale, orbitale, azimutale). Lo spettro energeti o orrispondente a (11.17)
e hiaramente dato da E = " 1 + " 2 , senza al una restrizione su 1 e
2 . Analogamente, ias una delle tre funzioni d'onda 1m ; m = 1; 0; 1
asso iate al tripletto assume la forma
(11.18)
1m (x1 ; x2 ) =  1 (x1 ) 2 (x2 )  1 (x2 ) 2 (x1 )
on spettro energeti o an ora additivo, E = " 1 + " 2 , ma dove ne essariamente 1 6= 2 . In parti olare, se "0 e l'autovalore dello stato
fondamentale j0 i di h , allora lo stato fondamentale di H0 e un singoletto di spin non degenere, on energia E0 = 2"0 . Se "1 e il primo livello
e itato di h ( he e non degenere), allora il primo livello e itato di H0
e E1 = "0 + "1 , ed e quattro volte degenere, orrispondendo a stati sia di
singoletto he di tripletto. Vediamo dunque he l'interazione di s ambio
e presente an he in assenza di interazione diretta, nel qual aso essa si
ridu e alle onseguenze energeti he del prin ipio di es lusione di Pauli.
Consideriamo ora l'Hamiltoniana ompleta H = H0 + V (jq 1 q 2 j) .
Intuitivamente possiamo attender i he sulle funzioni d'onda simmetri he,
ome quella del singoletto 00 (x1 ; x2 ), il potenziale di repulsione oulombiana assuma valori di aspettazione maggiori he sulle funzioni antisimmetri he proprie del tripletto, poi he ne essariamente 1m (x; x) = 0 .
Possiamo fa ilmente ontrollare questa ipotesi al primo ordine della teoria delle perturbazioni, al olando il valor medio di V (jq 1 q2 j) negli
stati imperturbati della forma (11.17) o (11.18). Si trova allora he il livello fondamentale resta non degenere, subendo la manifestamente positiva
orrezione
(11.19)

E0 ! E 0 +

d3 x1 d3 x2 V (jx1 x2 j)j0 (x1 )j2 j0 (x2 )j2


403

Parti elle identi he

mentre la degenerazione del primo livello e itato E1 viene parzialmente


rimossa
E1 ! E1 + ID  IS
(11.20)

ID =
IS =

d3 x1 d3 x2 V (jx1 x2 j)j0 (x1 )j2 j1 (x2 )j2


d3 x1 d3 x2 V (jx1 x2 j)0 (x1 )0 (x2 )1 (x2 )1 (x1 ) ;

dove il segno + oppure si appli a, rispettivamente, al singoletto od al


tripletto (il quale resta degenere in virtu della simmetria sotto rotazioni
nello spazio dello spin totale). Ri onos iamo in IS un esempio di integrale di s ambio gia in ontrato nel primo paragrafo di questo apitolo,
Eq. (11.7).
Al uni ommenti i sembrano opportuni. Innanzitutto e hiaro he le
onsiderazioni appena fatte si appli ano in generale, per qualunque s elta
del potenziale V (q ) di singola parti ella e del potenziale V (q 1 ; q 2 ) di
interazione fra le parti elle. La de omposizione (11.15) non dipende in
al un modo da tale s elta, per ui il risultato (11.16) e valido in generale,
per qualunque dinami a dei due elettroni (in lusi a oppiamenti espli iti
degli spin). E etti di interazione di s ambio sono per io sempre presenti.
D'altro anto pero, la rilevanza di espressioni analiti he piu dettagliate
ome quelle in Eq. (11.17), (11.18), (11.19) e (11.20) dipende in modo
ru iale dalla forma esatta di V (q ) e di V (q 1 ; q 2 ) . In e etti, proprio nel
aso dell'atomo di elio la teoria delle perturbazioni ome sopra impostata
e solo qualitativamente orretta. Quantitativamente essa e po o valida,
poi he la repulsione oulombiana fra i due elettroni e dello stesso ordine
di grandezza dell'attrazione oulombiana on il nu leo. La situazione di
fatto migliora on il res ere del numero atomi o, grazie alla possibilita
di tener onto della repulsione oulombiana mediante la deformazione del
potenziale attrattivo on il nu leo (vedi ad esempio [FR95).

11.3. Se onda quantizzazione


Il formalismo onvenzionale della me ani a quantisti a, os ome nora presentato, non risulta molto e iente nella des rizione dei sistemi di
parti elle identi he, parti olarmente nel aso di un numero N ma ros opi amente grande di parti elle. Basti osservare he la simmetrizzazione o
l'antisimmetrizzazione totale di una funzione d'onda ontiene un numero
N ! di termini. In questa sezione des riveremo un formalismo piu prati o ed e iente, he prende il nome di se onda quantizzazione. Questa
de nizione si basa sulla seguente analogia: la prima quantizzazione, o
quantizzazione tout ourt, orrisponde a promuovere le osservabili lassi he, in primo luogo le oordinate anoni he artesiane, le fpg e le fqg ,
404

Se onda quantizzazione

da funzioni a valori reali sullo spazio delle fasi ad operatori, in genere non
ommutanti, su uno spazio di Hilbert. Tipi amente, questo spazio e formato da funzioni d'onda, he a loro volta sono sempli i funzioni (a valori
omplessi) sullo spazio delle on gurazioni del sistema si o, e soddisfano
all'equazione di S hroedinger, he e, nei asi piu emblemati i, una equazione di erenziale alle derivate parziali di stampo lassi o. Risulta naturale
(an he se in un erto senso improprio) assimilare questa equazione ad altre equazioni fondamentali, lineari e non, della si a dei mezzi ontinui e
dell'elettromagnetismo. In questa otti a, la se onda quantizzazione ripete
l'operazione della prima, questa volta sulle \funzioni d'onda" governate
da tali equazioni, promuovendole ad operatori in un nuovo, piu grande
spazio di Hilbert.
Sara bene hiarire subito i limiti di questa analogia. Innanzitutto,
ome presto vedremo, nel aso non relativisti o il formalismo della se onda
quantizzazione e del tutto equivalente a quello ordinario di prima quantizzazione. Certamente non e la funzione d'onda ome vettore dello spazio di
Hilbert he diventa un operatore. In e etti, l'equazione di S hroedinger,
ome versione in nitesima di una traslazione temporale sul vettore di stato, e ne essariamente uni a. Tuttavia, e possibile esprimere l'evoluzione
temporale in termini di una equazione generalmente non lineare, molto
simile all'equazione di S hroedinger ad una parti ella, dove l'in ognita e
e ettivamente un operatore, l'operatore di ampo (vedi oltre). Questa e
la situazione tipi a nel aso relativisti o, poi he l'equivalente des rizione
alla S hroedinger, on funzioni d'onda di un numero ssato di parti elle
identi he, di fatto non esiste nemmeno.

11.3.1. Lo spazio di Fo k.

Il punto entrale della se onda quantizzazione e l'abbandono dello spazio di Hilbert ad un numero ssato di
parti elle identi he. Consideriamo inizialmente lo spazio H(N ) di N parti elle distinguibili. Lo spazio degli stati on N non ssato e lo spazio di
Fo k:
1
M
F = H(N ) ;
N =0

ioe la somma diretta di tutti gli H(N ) on variabile sugli interi nonnegativi 5. Per de nizione H(0)  C e lo spazio degli stati senza parti elle,
he possiede, ome uni o vettore di base, il osiddetto stato di vuoto j0i .
Inoltre, sottospazi H(N1 ) e H(N2 ) on un numero di parti elle diverso,
N1 6= N2 , sono per de nizione ortogonali. In termini delle basi anoni he
j 1; 2 ; : : : ; N i , N = 0; 1; 2; : : : , i vettori di F hanno dunque la forma
5Dato he si tratta di una somma diretta in nita si intende he lo spazio di Fo k
e ompletato nel senso di Cau hy.

405

Parti elle identi he

generale
(11.21)

j i =

1
X

N =0 1 ; 2 ;:::; N

= 0 j0i +

( 1 ; 2 ; : : : ; N ) j 1 ; 2 ; : : : ; N i

( ) j i +

1 ; 2

( 1 ; 2 ) j 1 ; 2 i + : : :

e per ipotesi h j i < 1 . Qualora la base j i di H sia ortonormale, la


norma di j i si s rive
1
X
X
j ( 1 ; 2 ; : : : ; N )j2 :
h j i =
N =0 1 ; 2 ;:::; N

Lo spazio di Fo k e manifestamente uno spazio di Hilbert separabile


non appena H e separabile (il he e assunto per ipotesi in me ani a
quantisti a).
Possiamo ora imporre il prin ipio di indistinguibilita sullo spazio di
Fo k F , he diventa quindi lo spazio di Fo k bosoni o (  = 1 ) o fermioni o (  = 1 ):
1
M
F = H(N ) :
N =0

Per ottenere l'espressione analoga alla (11.21) e su iente appendere una


 alla base anoni a in a ordo on (11.12). Per quanto riguarda la norma
di j i , e hiaro he j 1 ; 2 ; : : : ; N i , avendo ne essariamente tutti gli
j distinti, risulta ortonormale non appena j i e ortonormale, per ui
1
X
X
1 ; 2 ;:::; N j ( ; ; : : : ; )j2
h j i = N1 ! tutti
1 2
N
distinti
N =0

e la norma in
inve e
(11.22)

F per j i ortonormale. Nel aso bosoni o si ottiene


1
X

X
h j i = N1 !
1 ; 2 ;:::; N
N =0

"

n( )! j ( 1 ; 2 ; : : : ; N )j2

dove n( ) e il numero di volte he ompare in ( 1 ; 2 ; : : : ; N ) (vale


ovviamente la onsueta regola 0! = 1 ). La validita di questa espressione
risultera ovvia tra breve.
Sullo spazio di Fo k risulta immediatamente de nito ome osservabile
( he ommuta senz'altro on tutte le permutazioni) il numero di parti elle
N^ , il quale ha ome spettro gli interi non negativi. Il settore di F o F
orrispondente all'autovalore N di N^ e lo spazio di Hilbert originario
H(N ) o H(N ) . Nel seguito indi heremo sempli emente on N an he
l'operatore.
406

Se onda quantizzazione

11.3.2. Operatori di reazione e distruzione. Sullo spazio di


Fo k F possiamo ora introdurre operatori lineari di fondamentale importanza per il formalismo della se onda quantizzazione: gli operatori di
reazione e distruzione di una parti ella. Per dare la loro de nizione,
possiamo limitar i all'azione sulle basi anoni he j 1 ; 2 ; : : : ; N i , N =
0; 1; 2; : : : . Questa azione si estende poi per linearita ad un insieme denso
in F . Dunque, ad ogni vettore ji dello spazio H di singola parti ella
fa iamo orrispondere l'operatore di reazione ay () de nito da
X
ay () j 1 ; 2 ; : : : ; N i =
j 1; 2 ; : : : ; N +1 i h N +1j i :


N +1

Il orrispondente operatore di distruzione a() e de nito ome l'operatore


aggiunto di ay () he anni hila il vuoto, ovvero

a() j0i = 0 ;

a() j 1 ; 2 ; : : : ; N i =

N
X
j =1

N

8 ji 2 H

j hj

j i j 1 ; : : : ; j 1 ; j +1 ; : : : N i

Problema 11.3-1. Si veri hi he e ettivamente a()y = ay () .

Si noti he, per ostruzione, l'appli azione ji 7! ay () e lineare:



ay( ji + 0 0 ) = ay() + 0 ay(0 ) ;

per ui risulta naturale introdurre una base fay ( )g per gli operatori di
reazione in orrispondenza di una base fj ig in H
X

ay() = ay

j i h j i =

ay( ) h j i :

L'analoga relazione per a() si ottiene quindi per oniugazione. Un


ambiamento di base in H,

j i =

j i h j i ;

indu e lo stesso ambiamente di base per gli operatori di reazione e


distruzione:
X
X
(11.23)
ay( ) = ay ( ) h j i ; a( ) = h j i a( ) :

Determiniamo ora le proprieta di ommutazione di a e ay . E su iente


onsiderare l'azione dei ommutatori sui vettori della base anoni a di
407

Parti elle identi he

F , he onviene s egliere de nita in termini della stessa base fj ig di


H usata per a e ay . Allora


ay( )ay ( 0 ) j 1 ; 2 ; : : : ; N i = 1 ; 2 ; : : : ; N ; ; 0 


=  1 ; 2 ; : : : ; N ; 0 ; 
= ay( 0 )ay ( ) j 1 ; 2 ; : : : ; N i :
Ovvero, per linearita, ompletezza e oniugazione,
(11.24)
ay ( )ay ( 0 ) = ay( 0 )ay ( ) ; a( )a( 0 ) = a( 0 )a( ) :
Analogamente si ottiene


a( )ay ( 0 ) j 1 ; 2 ; : : : ; N i = a( ) 1 ; 2 ; : : : ; N ; 0 

N
+1
X
n=1

 N +1

n h j

n i j 1 ; : : : ; n 1 ; n+1 ; : : : N +1 i

da una parte, mentre dall'altra vale


ay ( 0 )a( ) j 1 ; 2 ; : : : ; N i =
N
X

N

n=1
N
X

n=1

n h j

N

ni a

n h j

y ( 0 ) j 1 ; : : : ; n 1 ; n+1 ; : : : N i


n i j 1 ; : : : ; n 1 ; n+1 ; : : : N +1 i

dove si e posto N +1  0 . Quindi



(11.25)
a( )ay ( 0 ) ay( 0 )a( ) = h j 0
Le Eq. (11.24) e (11.25) ostituis ono le osiddette regole di ommutazione (anti- ommutazione) anoni he della se onda quantizzazione,
e gio ano un ruolo assolutamente entrale nella teoria quantisti a dei
ampi e dei sistemi a molti orpi.

11.3.3. Rappresentazione \numero-di-o upazione". Il pro edimento n qui seguito (una parti ella ! tante parti elle ! spazio di
Fo k di un numero illimitatamente variabile di parti elle ! operatori di
reazione e distruzione ! regole di (anti-) ommutazione anoni he) puo
perfettamente essere invertito. Supponiamo he sia de nito, su un erto
spazio di Hilbert V , un insieme di operatori lineari fa( ); ay ( )g indi izzato ome una base fj ig di un altro spazio di Hilbert H separabile.
Di fatto, l'indi e generalizzato puo essere s elto ontabile, ed essere
quindi indi izzato a sua volta dagli interi j = 0; 1; 2; : : : , per ui l'uni a
sostanziale di erenza sta tra il aso in ui H e di dimensione nita ed il
408

Se onda quantizzazione

aso in ui non lo e. Inoltre, siano assegnate per aj  a( j ) e ayj  ay ( j )


le regole di (anti-) ommutazione anoni he (11.24) e (11.25). Per maggior
sempli ita, e senza al una perdita di generalita, possiamo an he assumere
he fj j ig sia ortonormale, per ui le regole anoni he si s rivono
i
h
i
h
(11.26)
[a ; a = ay ; ay
= 0 ; a ; ay
= ;
j

k 

jk

dove abbiamo introdotto, un po' pedantemente, il nuovo simbolo [A; B x =


AB + xBA .
Non puo ertamente sfuggire al lettore he le relazioni (11.26) oin idono, nel aso bosoni o  = 1 , on le regole di ommutazione di una
ollezione di os illatori monodimensionali indipendenti (la dinami a non
e an ora spe i ata, per ui non si tratta ne essariamente di os illatori
armoni i). Possiamo allora appli are a ias un os illatore l'analisi usuale:
introdu iamo gli operatori numero ayj aj , j = 0; 1; 2; : : : , per ui
i
h
i
h
(11.27)
ay aj ; ak = jk ak ; ay aj ; ay = jk ay
j

Assumendo quindi l'esistenza di un vettore j0i , il vuoto, anni hilato da


tutti i distruttori aj ,
(11.28)
aj j0i = 0 ; 8j ;
possiamo ri ostruire il sottospazio di V orrispondente al vuoto j0i ome
lo sviluppo lineare dei vettori
Y (ayj )nj
(11.29)
jn0; n1 ; n2; : : :i  pn ! j0i
j
j

dove nj rappresenta l'autovalore, ne essariamente intero non negativo,


dell'operatore numero ayj aj . Si noti he, grazie alle regole di ommutazione anoni he ed alla proprieta fondamentale del vuoto (11.28), i vettori (11.29) sono propriamente ortonormalizzati (si e inteso he h0j 0i =
1 ), per ui questo sottospazio di V risulta e ettivamente dotato di un
prodotto s alare positivo de nito.
In e etti, possiamo fa ilmente ri onos ere in (11.29), a meno di un
fattore di proporzionalit
a ben pre iso, i vettori della base anoni a di
P
(N )
H+ , dove N = j nj (pur he tale somma sia nita). Infatti lo sviluppo
lineare dei vettori ayj j0i = j j i oin ide per ostruzione on H e
q
Y

nj ! jn0 ; n1 ; n2 ; : : :i = j j1 ; j2 ; : : : ; jN i+ :
(11.30)
j
Per ipotesi, in j j1 ; : : : ; jN i+ l'indi e j ompare nj volte. La simmetrizzazione totale e automati a dato he l'ordinamento dei reatori in
409

Parti elle identi he

(11.29) e irrilevante. L'Eq. (11.30) mostra an he qual e il fattore di normalizzazione giusto per la base anoni a di N bosoni e dimostra la orrettezza della formula (11.22) per la norma di un generi o vettore di F+ .
La ri ostruzione delo spazio di Fo k F+ e ora ompleta: esso onsiste
nel sottospazio di V aratterizzato dallo stato di vuoto j0i e ompletato
nel senso di Cau hy a partire da stati on N; arbitrariamente grandi ma
niti6.
La base fjn0 ; n1 ; n2 ; : : :i ; nj = 0; 1; 2; : : :g de nis e la osiddetta
rappresentazione del numero di o upazione: nj e il numero di
bosoni he si trovano nello stato j j i . L'operatore numero totale di
parti elle N si s rive quindi
X
X
(11.31)
N = ay aj  ay( )a( ) :
j

E hiaro he N assume sempre un'espressione formalmente identi a per


qualunque base ortonormale fj ig di H . L'espressione (11.31) e soltanto
un esempio di ome un operatore fondamentale possa essere s ritto in termini di a e ay . In e etti, tutti gli operatori lineari (e quindi an he tutte le
osservabili) sullo spazio di Fo k F si possono s rivere ome ombinazioni
lineari di prodotti di a e ay . Ovvero, l'insieme degli a( ) e ay( ) genera
l'intera algebra degli operatori lineari su F . Altri importanti esempi di
questa fondamentale proprieta saranno presentati piu avanti.
La rappresentazione del numero di o upazione esiste naturalmente
an he nel aso fermioni o. Se  = 1 le Eq. (11.26) esprimono le regole di
anti ommutazione anoni a. Esse impli ano, in parti olare, la nilpotenza
dei reatori e distruttori
aj 2 = 0 = ayj 2 ;

per ui, una volta assunta l'esistenza del vuoto j0i anni hilato da tutti i
distruttori, lo spazio vettoriale asso iato allo stato j j i e bidimensionale:
se nj = 0 esso non e o upato da un fermione; se nj = 1 esso e o upato. nj e l'autovalore del operatore numero dello stato jj i , he si s rive
ayj aj ome nel aso bosoni o e soddisfa alle stesse regole di ommutazione
(11.27) on reatori e distruttori. An he l'operatore \numero totale di

6E
 opportuno sottolineare he quando le oppie anoni he sono in nitamente numerose tale ri ostruzione non e a atto uni a. Al ontrario, possono esser i in niti
sottospazi ortogonali di Fo k all'interno di V . Essi di eris ono nella s elta del vuoto e
sono ortogonali nonappena i rispettivi vuoti sono ortogonali. Di fatto essi ostituis ono
rappresentazioni inequivalenti delle regole di (anti-) ommutazione anoni he. Si noti
he il teorema di Von Neumann enun iato al x5.2.3 vale per un numero nito di oppie
anoni he. Va detto inoltre he esistono an he rappresentazioni non di Fo k delle regole
di (anti-) ommutazione anoni he, nelle quali non 'e al un vettore di vuoto.

410

Se onda quantizzazione

fermioni" N mantiene quindi la stessa espressione (11.31). La totale antisimmetria degli stati fermioni i, os ome la totale simmetria di quelli
bosoni i e una onseguenza banale delle regole di (anti-) ommutazione
anoni he. Di fatto, nella rappresentazione del numero di o upazione
non e piu ne essario sottolineare le proprieta di simmetria: il prin ipio di
indistinguibilita e impli ito nelle regole di (anti-) ommutazione anoni he
della se onda quantizzazione.

11.3.4. Operatori di ampo.

Come nel formalismo ordinario di


prima quantizzazione, an he nel nuovo formalismo appena introdotto la
rappresentazione della posizione gio a un ruolo importante, an he se on ettualmente diverso. Innanzitutto, onviene adottare il simbolo spe i o
per la base degli operatori di reazione e distruzione nella rappresentazione fjxig (per sempli ita omettiamo eventuali gradi di liberta interni),
in a ordo on la onvenzione piu di usa: dunque, formalmente y (x)
\ rea una parti ella in x e (x) ivi la \distrugge"7. Quindi, se ome
al solito fj ig indi a una base \onesta" in H  L2 () (la ui s elta in
generale dipende dal problema si o in questione), avremo
X
X
(11.32)
(x) =
hxj i a( ) ; y(x) = ay( ) h j xi ;

in a ordo on la regola generale (11.23). Per quanto riguarda le regole


di (anti-) ommutazione anoni he, esse si s rivono ora
h
i
[ (x); (y )  = 0 = y (x); y (y )

h
i
(11.33)
(x); y (y) = (x y) :


(x) , y (x) e gli operatori omposti on essi, per ragioni he diverranno


presto hiare, prendono generalmente il nome di operatori di ampo.
Consideriamo ad esempio l'operatore omposto autoaggiunto
(x) = y (x) (x) :
In base alla relazione (11.31), si ottiene
Z

(x) = N ;

per ui risulta naturale onsiderare (x) ome l'osservabile densita di


parti elle nel punto x . Possiamo veri are questa identi azione determinando l'equivalente di (x) nel formalismo di prima quantizzazione.
7La s elta dello stesso simbolo solitamente riservato alle funzioni d'onda
orrisponde proprio alla terminologia \se onda quantizzazione".

411

Parti elle identi he

Consideriamo uno stato di


(11.34)

j i =

F on un numero N
2

d3N x (x1 ; x2 ; : : : ; xN ) 4

ssato di parti elle:

N
Y
j =1

y (xj )5 j0i :

L'azione di (x) su j i indu e, attraverso le regole di (anti-) ommutazione anoni a (11.33), un'azione sulla funzione d'onda (x1 ; x2 ; : : : ; xN ) :

(x) j i = 0
N

X
(x
0 (x1 ; x2 ; : : : ; xN ) =

j =1

xj ) (x1 ; x2 ; : : : ; xN ) :

Vale quindi la orrispondenza

(x)

N
X
j =1

(x q j ) :

Si noti he il membro di destra e proprio la densita nel senso intuitivo.


Essendo una funzione simmetri a delle qj , esso ommuta on tutte le
permutazioni ed e quindi osservabile. Naturalmente e an he una espressione singolare, ui non orrisponde un'operazione si amente attuabile.
Se pero onsideriamo

w =

d3 x y (x) (x) ;

dove w e un volumetto entrato in una parti olare posizione, le ui dimensioni dipendono di fatto dall'apparato di misura, non sorgono problemi neppure dal punto di vista operativo. Se onfrontiamo un'espressione ome questa on il suo analogo di prima quantizzazione, dove (x)
e la funzione d'onda di una ben pre isa parti ella (o meglio, un ben
pre iso punto materiale), possiamo apprezzare il salto on ettuale della se onda quantizzazione: da probabilita di trovare la parti ella nel
volume elementare d3 x , il -numero (x) (x)d3 x viene promosso in
y (x) (x)d3 x , il q-numero (osservabile) \numero di parti elle in d3 x " (si
ri ordi he l'operatore aggiunto e l'analogo del omplesso oniugato per i
numeri omplessi). In parti olare, se onsideriamo stati del tipo (11.34)
on una sola parti ella, des rivibili mediante la funzione d'onda normalizzata (x) , vediamo he la densita di probabilita di trovare la parti ella in un dato punto, (x) (x) , oin ide on il valore di aspettazione
dell'operatore densita (x) .
412

Se onda quantizzazione

La orrispondenza appena des ritta si estende naturalmente ad altre


grandezze dinami he fondamentali.Per esempio l'osservabile
h

j (x) =

y (x)r (x)

r y(x) (x)

2m i
he e formalmente identi a alla orrente di probabilita del punto materiale quantome ani o (vedi x5.2.3), va ora identi ata on la densita di
velo ita del sistema di parti elle identi he. Las iamo al lettore, ome utile
eser izio, veri are he e ettivamente, sotto la restrizione al settore H(N )
on N parti elle,
N 

1 X
pj (x q j ) + (x qj )pj :
2m j =1

j (x) !

Si noti he nello stato ad una parti ella des ritto da (x) , l'operatore
j (x) assume un valore di aspettazione identi o alla orrente di probabilita.
L'integrazione di j (x) sullo spazio o upato dal sistema produ e evidentemente l'operatore he orrisponde al momento totale del sistema.
Analogamente, l'operatore (formalmente) autoaggiunto
(11.35)

H=

d3 x
+

 2
~

2m

y (x)  r (x) + V (x) y (x) (x)

d3 x d3 y y (x) y (y )V (x; y) (y ) (x)

rappresenta la versione se ondo-quantizzata dell'Hamiltoniana di un sistema di parti elle identi he non-relativisti he in un ampo esterno V (x)
e on interazione a due orpi V (x; y ) (si noti he solo la parte simmetri a di questo potenziale sopravvive alla doppia integrazione in (11.35),
per ui esso si puo assumere simmetri o n dal prin ipio, ome ri hiesto
dall'identita delle parti elle). Si puo infatti veri are (eser izio!) he su
stati on N parti elle del tipo (11.34),

H j i = jhN i
dove hN e l'operatore di erenziale di prima quantizzazione

hN =

N 
X
j =1

~2

4 + V (xj ) +
2m j

j<k

V (xj ; xn )

(si assumano ondizioni al ontorno su  tali da rendere il Lapla iano


4 autoaggiunto). Possiamo ora s rivere le equazioni del moto per gli
413

Parti elle identi he

operatori di ampo, ad esempio



(11.36)
i ~ (x; t) = [ (x; t); H
t


Z
~2
=
4
+ V (x) (x; t) + d3 y y (y; t) V (x; y ) (y ; t) (x; t)
2m

dove si e fatto uso delle regole anoni he (11.33), della forma espli ita
di H (11.35) e di una integrazione per parti. Di fatto, questa equazione ( on la sua oniugata) de nis e interamente la dinami a, poi he ogni
altro operatore si puo s rivere in termini di e y . An he se la des rizione dell'evoluzione temporale os ottenuta e manifestamente quella
di Heisenberg, si puo dire he (11.36) rappresenta una versione operatoriale e non lineare dell'equazione di S hroedinger per la funzione d'onda di
una parti ella. In parti olare, in assenza di interazione tra le parti elle,
V (x; y ) = 0 , le due equazioni sono formalmente identi he.
Problema 11.3-2. Data una Hamiltoniana del tipo (11.35), si veri-

hi he la densita di parti elle e ls densita di velo ita soddisfano all'equazione operatoriale di ontinuita ( onservazione lo ale delle parti elle)

(x; t) + r  j (x; t) = 0
t
Essa rappresenta la versione di se onda quantizzazione dell'equazione della onservazione lo ale della probabilita (5.40).
In e etti, nel aso di parti elle non-interagenti, la soluzione generale dell'equazione di S hroedinger per una parti ella ssa interamente an he la
soluzione dell'equazione di Heisenberg per il ampo. E su iente onsiderare ome base fj ig in H la base ortonormale delle autofunzioni
u (x) = hxj i dell'operatore di S hroedinger8


~2

4 + V (x) u (x) = ~! u (x)


2m
Sostituendo quindi lo sviluppo (11.32) nell'Hamiltoniana (11.35) si ottiene
X
H = ~! ay( )a( )
(11.37)

+ 12

1 2 01 02

ay ( 1 )ay ( 2 ) h 1 2 j V 01 02

8Conviene solitamente onsiderare il sistema on nato in un dominio  di volume

nito, on opportune ondizioni al ontorno, onde evitare la possibilita di uno spettro


ontinuo. Il limite di volume in nito va preso al momento opportuno.

414

Se onda quantizzazione

dove, per ostruzione


Z
0 0

h 1 2 j V 1 2 = d3x d3 y u 1 (x)u 2 (y) V (x; y)u 01 (x)u 02 (y)


In assenza di interazione tra le parti elle, l'Hamitoniana (11.37) si ridu e


alla somma di in niti os illatori armoni i disa oppiati. In tal aso
a( ; t) = a( )e i! t ; ay( ; t) = ay( )ei! t
per ui
X
(x; t) =
a( )u (x)e i! t

e la soluzione dell'equazione del moto per il ampo. La struttura di questa


soluzione e identi a a quella dell'equazione di S hroedinger per una parti ella: la novita onsiste nel fatto he i oe ienti dello sviluppo a( )
sono operatori e non -numeri. Si noti he, nel aso di parti elle libere,
ovvero qualora an he il ampo esterno V (x) si annulli, le autofunzioni
della base fj ig sono le onde piane eikx e quindi ! = ~k2 =2m risulta
positiva de nita. Lo stesso di asi nel aso di un potenziale esterno repulsivo. In questo aso il vuoto j0i oin ide on lo stato fondamentale del
sistema.
L'espressione (11.37) e di fondamentale importanza. Essa mostra
ome l'interazione a due orpi tra le parti elle orrisponda all'a oppiamento anarmoni o quarti o fra gli os illatori. Non si tratta tuttavia del
piu generale termine quarti o, in quanto l'Hamiltoniana , per ommutare
on l'operatore N , deve ontenere lo stesso numero di reatori e distruttori. In modelli relativisti i di interazione tra parti elle quantome ani he,
sono in generale presenti an he termini he non ommutano on N . In
ogni aso, espressioni ome (11.37) rappresentano la base per la teoria
delle perturbazioni per sistemi di parti elle identi he. All'ordine zero,
l'Hamiltoniana e immediatamente diagonalizzata nella rappresentazione
numero-di-o upazione. Gli ordini su essivi orrispondono a potenze ssate del potenziale di interazione V (x; y) e si possono organizzare in
modo molto e iente e sistemati o grazie an ora una volta alle regole di
(anti-) ommutazione anoni he. La rappresentazione gra a dei vari ontributi a ias un ordine perturbativo prende il nome di diagrammi di
Feynman.
Abbiamo dunque veri ato he il formalismo della se onda quantizzazione e equivalente a quello onvenzionale, basato sul on etto di funzione d'onda di tante parti elle identi he, qualora l'Hamiltoniana di ampo
sia della forma (11.35). La aratteristi a saliente di questo tipo di Hamiltoniane e he esse ommutano on l'operatore numero, [H; N = 0 , ioe
il numero delle parti elle e onservato nel tempo. Il nuovo formalismo
e pero piu e iente ed e onomi o, o rendo la possibilita di organizzare
415

Parti elle identi he

in modo sempli e e sistemati o la teoria delle perturbazioni e di studiare


e a emente il osiddetto limite termodinami o. In tale limite sono rilevanti solo gli stati a densita nita, aratterizzati da un numero medio di
parti elle hN i proporzionale al volume del dominio  he tende all'in nito. Si tratta di un passaggio al limite fondamentale nella des rizione
statisti a dei sistemi ma ros opi i. La trattazione di questi aspetti esula
tuttavia dagli s opi di questo libro.
O orre sottolineare, d'altra parte, he l'apparato formale della se onda quantizzazione diventa insostituibile e rivela appieno la sua diversa
base on ettuale rispetto a quello onvenzionale quando la dinami a e tale
per ui il numero delle parti elle non e onservato nel tempo. Questa e la
situazione dominante nella si a relativisti a: i fotoni, i quanti bosoni i
del ampo elettromagneti o, sono ontinuamente reati e distrutti a tutte
le s ale, dal ma ro osmo al mi ro osmo; altre parti elle elementari, ome
gli elettroni, possono essere reate e distrutte quando le densita di energia
in gio o sono su ientemente grandi. Per quanto riguarda le basse energie
(energie alle quali gli e etti relativisti i ome la produzione di parti elle
massive sono assenti), se onsideriamo alla stregua di parti elle identi he
an he i fononi, i quanti di vibrazione me ani a dei sistemi ma ros opi i,
possiamo a ermare he ogni interazione degli stessi e a ompagnata dalla
reazione (quasi sempre) e dalla distruzione (piu raramente) di fononi.
Per de nizione dunque, in tutti questi asi non e possibile una des rizione
e a e degli stati quantome ani i in termini di funzioni d'onda di un
numero ssato di parti elle.
In e etti, la des rizione quantome ani a dei sistemi si i in termini
di parti elle, elementari e non, ome ostituenti mi ros opi i degli stessi, possiede una versione duale, dove gli oggetti fondamentali sono ampi
quantizzati. In un solido ristallino, ad esempio, una on gurazione lassi a del ampo e individuata dagli spostamenti dalla posizione d'equilibrio
di ias un ostituente elementare del solido. Questo ampo e quantizzato,
ioe un q-numero piuttosto he un -numero, per he tale e la posizione di
ias un ostituente mi ros opi o (atomo o mole ola). Nel aso dei ampi
relativisti i, ome quello elettromagneti o o quello dell'elettrone, in realta
non e possibile parlare di ostituenti elementari: possiamo solo a ermare
he esistono gradi di liberta quantome ani i, analoghi agli spostamenti
lo ali del solido ristallino, per ias un punto dello spazio, o meglio, per
ias una parte di spazio on dimensioni molto piu pi ole delle piu pi ole
distanze nora sondate. I modi fondamentali di vibrazione di questi gradi
di liberta sono quantizzati, ed i quanti sono le parti elle (elementari e
non) osservate in natura. La formalizzazione di questo punto di vista ostituis e la teoria relativisti a dei ampi quantizzati, e ertamente va oltre
i nostri s opi presenti. E omunque importante osservare he in essa la
416

Se onda quantizzazione

lo alizzazione esatta di parti elle massive in un pre iso punto dello spazio
e del tempo non e piu possibile nemmeno al livello on ettuale ( om'e
inve e nell'impianto teori o della prima quantizzazione): piu pi ola la
regione spazio-temporale di lo alizzazione, piu grandi le energie ed i momenti trasferiti in gio o, n he la produzione di nuove parti elle identi he
a quella originariamente da lo alizzare rende l'intera operazione priva di
signi ato.
Nel aso bosoni o si puo identi are piuttosto agevolmente un ampo
lassi o di ui la se onda quantizzazione, os ome e stata qui introdotta, automati amente de nis e un analogo quantome ani o. In e etti,
la ollezione in nita di os illatori quantome ani i des ritti da a( ) e
ay( ) e direttamente interpretabile ome un ampo quantizzato. A tale
s opo, e su iente onsiderare gli operatori formalmente
autoaggiunti e
p
mutualmente ommutanti '( ) = [a( ) + ay( )= 2 . Essi formano un
insieme ompleto di osservabili di tipo posizione, he possiamo onsiderare
ome oordinate del ampo, on ome indi e generalizzato9. Al livello
lassi o esse soddisfano a parentesi di Poisson anoni he on variabili di
tipo momento ( ) . Dopopla quantizzazione, i momenti oniugati sono
( ) = i~[a( ) ay ( )= 2 . Le regole di ommutazione anoni he si
s rivono ora




'( ) ; '( 0 ) = 0 = ( ) ; ( 0 )


'( ) ; ( 0 ) = i~ 0
Cambiamenti di base in H e, piu in generale, trasformazioni anoni he
(tali ioe da preservare le regole (11.33)) vanno onsiderati ome asi
spe iali di riparametrizzazione dello spazio delle fasi del ampo.
Risulta ora naturale asso iare a ias un valore dell'indi e generalizzato , ioe a ias un elemento della base fj ig di H , una opia di L2 (R)
(assumendo per sempli ita he R sia lo spettro di '( ) . Come sappiamo (teorema di Von Neumann), in tale spazio tutte le rappresentazioni
delle regole di ommutazione anoni he per un singolo grado di liberta
sono isomorfe a quella in ui '( ) e un operatore di moltipli azione e
( ) = (i~) 1 ='( ) . Lo spazio totale degli stati del ampo e per io
formalmente ostituito dal prodotto diretto di un numero in nito ma numerabile di opie di L2 (R) . Si tratta di uno spazio lineare di funzioni
d'onda on un numero in nito di argomenti, un oggetto generalmente
molto di ile da aratterizzare in modo matemati amente pre iso (si puo
dimostrare, ad esempio della sua omplessita, he esso ontiene in niti
9Non esiste inve e, in generale, un analogo lassi o degli in niti os illatori
fermioni i des ritti dalle regole di anti ommutazione anoni he.

417

Parti elle identi he

sottospazi di Hilbert non separabili). Un sottospazio di Fo k, ad esempio quello da ui siamo pre edentemente partiti, e uno spazio di Hilbert
separabile e risulta univo amente individuato dallo stato di vuoto.

11.3.5. La orda vibrante quantisti a.

E senz'altro opportuno a
questo punto esaminare in dettaglio un esempio dove il ampo in questione
ha una pre isa interpretazione si a. Si tratta del lassi o problema della
orda vibrante. Abbiamo gia avuto modo di studiare questo sistema si o
nel x4.1.1 Ri apitoliamo i punti fondamentali, adattando la notazione al
ontesto attuale. La variabile dinami a fondamentale e il ampo lassi o
(x; t) , he des rive lo spostamento al tempo t di un punto x della orda
dalla posizione di equilibrio. Nel formalismo anoni o della me ani a
lassi a, lo spazio delle fasi e parametrizzato da (x) = (x; 0) e dal
momento oniugato (x) = t (x; 0) , dove  e la densita di massa della
orda.
Come al x4.1.1 assumiamo he la orda sia di lunghezza L e ssa agli
estremi, per ui

(0; t) = (L; t) = 0 ; (0; t) = (L; t) = 0 :


Conviene ora passare a nuove oordinate f(j ; j ); j = 1; 2; : : :g per lo
spazio delle fasi, mediante l'espansione in modi di Fourier
1
1 X
j sin(jx=L)
(x) = p
L j =1
1
1 X
(x) = p
j sin(jx=L) :
L j =1
Si tratta di una trasformazione anoni a he preserva le parentesi di
Poisson:


j ; j 0 = 0 = j ; j 0 ;

L'equazione lineare delle onde




t2

(11.38)
dis ende dall'Hamiltoniana

H=

Z L

v2 x2
"

j ; j 0 = i~j j 0 :

=0


1 2  
 +
dx
2
2 x
418

2 #

Se onda quantizzazione
p

dove  e la tensione della orda e v = = . In termini delle oordinate


di Fourier, H assume la forma di in niti os illatori armoni i disa oppiati
1
X

H = 12
j2 + !j2 j2
j =1

dove si sono s elte unita tali per ui  = 1 e si sono introdotte le frequenze


proprie !j = (v=L)j .
La quantizzazione pro ede in modo anoni o,
[(x) ; (y) = 0 = [(x) ; (y)
[(x) ; (y) = i~(x y) ;
ovvero






j ; j 0 = 0 = j ; j 0 ; j ; j 0 = i~j j 0 :
Con l'usuale sostituzione dell'os illatore armoni o, (vedi x6.2)
i
i
aj = p (j i!j ) ; ayj = p (j + i!j ) ;
2~!
2~!
si ottiene nalmente
1


X
H = ~! ay a + 1 ;
j =1

j j

on aj e ayj he soddisfano alle regole di ommutazione anoni he. La


base fj ig naturale e dunque, in questo aso, quella delle onde stazionarie
normalizzate L 1=2 sin(jx=L) . Vi orrisponde, ome spazio di Hilbert
ad una parti ella, lo spazio L2 ([0; L) . L'operatore ayj aj ha autovalori
interi non negativi nj , per ui lo spettro dell'energia si s rive

Efng = ~!j

nj + 12 :

Data la positivita di !j , lo stato fondamentale del sistema oin ide on


il vuoto j0i . L'energia del vuoto vale
X
(11.39)
E0 = 21 ~!j ;
j

ioe la somma delle in nite energie di punto zero degli os illatori armoni i he ompongono il ampo quantizzato. Si tratta evidentemente
di una quantita divergente, il primo esempio delle divergenze ultraviolette ( ioe legate al omportamento del modello in questione nel limite
di pi ole lunghezze d'onda) he ostellano la teoria dei ampi quantizzati. Dovrebbe tuttavia risultare evidente he l'origine di questa divergenza
dell'energia di punto zero e da ri er arsi nell'approssimazione stessa di
mezzo ontinuo. In realta la orda vibrante non e un sistema ontinuo,
419

Parti elle identi he

on in niti gradi di liberta, ma un sistema dis reto, fatto di un numero


ma ros opi amente grande, ma nito, di ostituenti elementari (atomi
o mole ole o, piu sempli emente, porzioni indivisibili di orda). In altre parole, esiste nel sistema si o un taglio (o uto ) naturale 0 sulle
lunghezze d'onda: os illazioni on lunghezza d'onda piu pi ola di 0
non sono possibili. E an he naturale attendersi he per lunghezze d'onda
 omparabili a 0 , la frequenza propria ambi forma, passando dalla
sempli e dipendenza ! = v 1 ,  = j = L=j , ad una dipendenza
piu ompli ata he oinvolge 0 espli itamente. Il fatto sostanziale e omunque he l'energia di punto zero (11.39) non e veramente osservabile,
se non al prezzo di distruggere la orda stessa.
Problema 11.3-3. Si veri hi he, adottando per la orda il modello
di N punti materiali allineati ad una distanza a uno dall'altro, si ottiene
la relazione (si veda ad es. [Ono84, x1.1.3)
j
v
!j = 2 sin
a
2(N + 1)
Quanto vale il uto 0 in questo aso?
11.3.6. Il ampo elettromagneti o. L'analisi appena fatta per la
orda vibrante puo essere ripetuta senza parti olari ompli azioni per il
ampo elettromagneti o. Le equazioni di Maxwell nel vuoto si s rivono,
in opportune unita
r  E = 0 ; r ^ E = 1 Bt
r  B = 0 ; r ^ B = 1 Et
e vanno in genere supplementate da opportune ondizioni al ontorno,
ome n ^ rE = 0 = n  B su ogni super ie onduttri e (n e il versore
normale). La linearita delle equazioni i permette omunque di pro edere
se ondo lo s hema generale del ap. 4, ri er ando innanzitutto in modi
normali di vibrazione del ampo.
Appli ando r^ alla se onda equazione di Maxwell e =t alla quarta
ed utilizzando la prima e l'identita r ^ (r ^ V ) = r  (r  V ) 4V , si
ottiene l'equazione
1 2E
= 4E
2 t2
analoga a quella per orde e membrane (vedi ap. 4). Quindi si sviluppa
E sui modi normali u ( e il solito indi e generalizzato, non ne essariamente dis reto)
X
E (x; t) = E (t)u (x) ;

420

Se onda quantizzazione

i quali soddisfano alle equazioni (si ri ordi he l'operatore lapla iano e


negativo semide nito)
4u = k 2 u ; r  u = 0 ;
non he alle ondizioni al ontorno, ome ad esempio n ^ru = 0 su ogni
super ie onduttri e. Inoltre essi sono ortonormali
Z

d3 x u  u 0 = 0 :

Si ottengono os le equazioni di os illazione armoni a


E = ! 2 E ;
on frequenze ! = k  0. Il ampo magneti o si ri ava da quello
elettri o, attraverso le relazioni
X
(11.40)
B (x; t) =
B (t)ru (x) ; B_ = E :

Problema 11.3-4. Si veri hi he il ampo magneti o soddisfa alle


appropriate ondizioni al ontorno su ogni super ie onduttri e. Inoltre,
sfruttando il fatto he fr ^ u g e an ora un insieme ortonormale di autofunzioni del Lapla iano, si veri hi he le ampiezze magneti he B dei
modi normali sono legate a quelle elettri he dalla relazione
(11.41)
E_ = k 2 B
per ui esse ubbidis ono alle stesse equazioni di os illazione armoni a di
E .
In ne la Hamiltoniana del ampo elettromagneti o assume la forma, sempre grazie alla ortonormalita delle funzioni u e r ^ u ,
Z

1 X 2 2 2
1
E +k B
d3 x E 2 + B 2 =
H=
8
8
e, grazie alla se onda relazione in (11.40), si puo ris rivere ome una
ollezione (in nita) di os illatori armoni i
X

P 2 + ! 2 Q2 ;
H = 12
a patto di identi are le ampiezze magneti he on le \posizioni" e quelle
elettri he on i \momenti" (o \velo ita")
p
p
p
1
(11.42)
B = 2 Q ; E = B_ = 2 Q_ = 2 P :

Osservazione. Si noti he an he la orrispondenza opposta, E $
Q e B $ P , e perfettamente possibile, sfruttando la (11.41). In
realta le due pro edure sono equivalenti, in assenza di sorgenti esterne, per
via della dualita elettri o-magneti a E $ B delle equazioni di Maxwell
421

Parti elle identi he

nel vuoto, e nis ono per di erire solo per uno sfasamento di =2 delle
os illazioni armoni he. La s elta (11.42) appare attualmente piu adeguata
quando il ampo e.m. viene a oppiato alla materia.
A questo punto la quantizzazione del ampo e.m. pro ede in modo
anoni o, promuovendo Q e P ad operatori autoaggiunti he soddisfano
le regole di ommutazione anoni he. Dunque i quanti del ampo e.m.,
ioe i fotoni, sono parti elle bosoni he.
La sostituzione usuale di ias una oppia Q; P on la oppia a; ay
(vedi x6.2) porta alle espressioni nali per il ampo e.m.
h
i
X
E (x; t) = i (2~! )1=2 ay (t) a (t) u (x)

B (x; t) =

X  2 ~ 1=2 h

ay (t) + a (t)

r ^ u (x)

Esse evidenziano he le osservabili lo ali E e B sono operatori di ampo


autoaggiunti he reano e distruggono fotoni. La Hamiltoniana vale


X
H = ~! ay a + 1

e determina le equazioni del moto di Heisenberg


i
a_ (t) = [H ; a (t) = i! a (t)
~

he si integrano a a (t) = a e i! t . Possiamo quindi identi are lo stato fondamentale privo di fotoni, il vuoto j0i del ampo e.m., in assenza
di ari he e/o orrenti, nello stato anni hilato da tutti gli operatori di
distruzione
a j0i = 0 ; 8n
e da qui ri ostruire l'intero spazio di Fo k dei fotoni ome dis usso al
x11.3.3. Si noti he, ome nel aso della orda quantisti a, il vuoto elettromagneti o ha un'energia in nita. In ogni stato dello spazio di Fo k il
valor medio dell'energia e nito relativamente allo stato fondamentale j0i.
In parti olare gli stati on un numero de nito n di fotoni in ias un
moP
do normale u (x) sono autostati dell'energia on autovalore ~na !
rispetto a j0i.
L'energia del vuoto, la osiddetta energia di punto zero da luogo
ad e etti osservabili, quali l'e etto Casimir (vedi ad esempio [IZ80).

11.3.7. Polarizzazione dei fotoni. Consideriamo ora il aso delle


onde elettromagneti he, ioe delle soluzioni delle equazioni di Maxwell he
422

Se onda quantizzazione

des rivono la propagazione di energia sotto forma di radiazione elettromagneti a. Un modo prati o di pro edere onsiste nel rimuovere \all'in nito" le ondizioni al ontorno su E e B (alternativamente potremmo
studiare geometrie adeguate ome quelle delle guide d'onda, ma a prezzo
di maggiori ompli azioni).
I modi normali del ampo e.m. nello spazio vuoto ed in nito sono
proporzionali alla parte reale ed alla parte immaginaria delle onde piane
exp(ik  x), ioe a seni e oseni. La de omposizione in modi normali
oin ide quindi on l'analisi di Fourier. Conviene fare ome di onsueto
uso della notazione omplessa, utilizzando gli esponenziali al posto delle
funzioni trigonometri he, ma restringendo le ampiezze di Fourier on la
ondizione E yk = E k . Poi he i modi normali
uk (x) = "k eikx
devono soddisfare a r  uk = 0, otteniamo la ondizione di trasversalita
k  "k = 0. Per ogni valore di k vi sono per io due possibili polarizzazioni
indipendenti, he indi heremo on "k; ;  = 1; 2. In de nitiva l'indi e
generalizzato viene identi ato nella oppia (k; ) e quindi gli operatori
di reazione e distruzione si s rivono ayk; e ak; . Essi reano e distruggono
fotoni di numero d'onda k e polarizzazione de nita " . Dato he lo spazio
di Hilbert in ui essi agis ono e omplesso, per ogni k gli stati di polarizzazione sono in orrispondenza biunivo a on i raggi di C 2 . Ritroviamo
os il risultato ri avato on argomenti semi lassi i in x5.1.4.

423

CAPITOLO 12

L'interazione elettromagneti a
12.1. L'a oppiamento minimale
L'interazione di una parti ella ari a on il ampo elettromagneti o e des ritta in me ani a lassi a, ome abbiamo visto nel x3.3, attraverso un
termine aggiuntivo nella Lagrangiana
e
e (x; t) + A(x; t)  v ;

dove (A; ) ostituis ono il potenziale (quadri-)vettore del ampo elettromagneti o. Cio omporta he l'Hamiltoniana lassi a e da modi are
se ondo la sostituzione (nota ome \a oppiamento minimale")
e
p !=p A

H (p; x) ! H ( ; x) + e(x)
Le variabili  vengono denominati momenti inemati i (mentre ai p rimane assegnato il termine di \momenti anoni i"). Assumeremo he la
stessa pro edura si possa appli are in me ani a quantisti a1. Su questo
prin ipio si basa tutta la teoria dell'interazione delle parti elle elementari
on il ampo elettromagneti o. Vedremo nel seguito al une appli azioni
di quest'idea limitando i per il momento al aso di ampi elettromagneti i indipendenti dal tempo e onsiderati alla stregua di ampi lassi i.
La teoria ompleta, in ui il ampo elettromagneti o assume il ruolo di
ampo dinami o quantisti o, os ome delineato alla ne del pre edente
apitolo, e nota ome elettrodinami a quantisti a e ri hiede te ni he
di me ani a quantisti a relativisti a, he esulano dagli s opi di queste
lezioni.
Problema 12.1-1. Dimostrare he i momenti inemati i  formano
la parte spaziale di un quadrivettore  e he il ommutatore [ ;  e
proporzionale a F .
1Si ri ordi he l'a oppiamento minimale emerge in modo naturale gia da
onsiderazioni di simmetria basate sulle trasformazioni galileiane (vedi il x9.3.10).
425

L'interazione elettromagneti a

Come e noto dalla elettrodinami a lassi a, i ampi di potenziale (A; )


ontengono informazioni sovrabbondanti. La si a del ampo elettromagneti o non ambia infatti se si assoggettano i potenziali ad una trasformazione di gauge (3.8). Lo stesso vale in me ani a quantisti a, ossia
le grandezze osservabili sono invarianti per trasformazioni di gauge. E
tuttavia da osservare he nel formalismo si fa uso di numerosi oggetti non
direttamente osservabili he non sono invarianti. In parti olare la funzione d'onda non puo essere invariante di gauge bens e soggetta ad una
trasformazione
(x; t)

(12.1)



! exp i e(~x ; t) (x; t) ;

dove  e la stessa funzione he de nis e la trasformazione sui potenziali.


Questa s elta e dettata dal seguente risultato: se (x; t) e soluzione dell'equazione di S hroedinger de nita in termini dei potenziali A; , la funzione trasformata se ondo l'equazione (12.1) soddisfa l'equazione di S hroedinger in ui entrano i potenziali trasformati se ondo l'equazione (3.8).
Per dimostrare questo fatto e su iente inserire eie=~ in sostituzione
di nell'equazione
1 
d
i~r
i~ =
dt 2m

e
A

e 2
r + e 

1 
t

La derivata del fattore di fase eie=~ an ella esattamente il termine addizionale al potenziale s alare, mentre il termine in r e riassorbito dalla
ommutazione


r exp i e~( x)

e(x)
= exp i
~



r + i ~e r

Dal momento he la trasformazione di gauge sulla funzione d'onda e data da una trasformazione unitaria, tutte le grandezze osservabili ri ondu ibili a elementi di matri e di una qual he osservabile O risultano invarianti, a patto di assoggettare le osservabili della teoria alla ontemporanea trasformazione O ! exp(ie=~ ) O expf ie=~ g equivalente
alla pres rizione q ! q; p ! p e= r:
Sebbene in me ani a quantisti a sia mantenuto il prin ipio se ondo ui sono i ampi (E ; B ) a rappresentare i gradi di liberta si i,
nondimeno l'apparire dei potenziali (A; ) direttamente nelle equazioni dinami he fondamentali omporta al uni e etti pe uliari, inaspettati
dal punto di vista della si a lassi a (si veda ad esempio il su essivo
x12.5).
426

E etto Zeeman

12.2. Campo magneti o ostante


Studiamo ora le proprieta dell'Hamiltoniano he des rive un elettrone
soggetto ad un ampo magneti o uniforme e ostante. Nel seguito indi hiamo on e il valore assoluto della ari a elettroni a. Possiamo s egliere
il potenziale A ome gia fatto nella trattazione lassi a (si veda il Probl. 3.31 a p. 41) A = 12 B ^ x e otteniamo per io (tras urando per il momento
il ontributo dello spin)
"

eB 2 2
eB 2
p1
y + p2 + x + p3
2
2


1 2 eB
m eB 2 2 2
= p +
(xp yp1 ) +
(x + y ):
2m
2m 2
2 2m
avendo orientato l'asse z nella direzione di B . Si trova per io he l'interazione on il ampo magneti o e data dall'energia di un dipolo magneti o
 legato al momento angolare orbitale L = q ^ p dalla relazione
e
L:
(12.2)
=
2m
L'elettrone ha poi un momento magneti o intrinse o legato al suo momento angolare di spin ; di questo si tiene onto introdu endo un termine
addizionale all'Hamiltoniano 12 g (e=2m ) 12 ~  B , dove g e il rapporto
giromagneti o dell'elettrone e vale g  2 entro un errore di 10 3 . Si
avra dunque on questa approssimazione
1
H=
2m

1
eB
m eB 2 2 2
(12.3) H = p2 +
(Lz + ~3 ) +
(x + y ) + V (x);
2m
2m
2 2m
dove V (x) tiene onto di altre interazioni rappresentabili on un potenziale
stati o. Studieremo ora due asi parti olari di questo Hamiltoniano; il
primo e gia ontenuto nei primi lavori di S hroedinger (atomo di idrogeno
in ampo magneti o), il se ondo fu studiato da Landau ([LL76) ed e
legato all'e etto Hall quantizzato (Von Klitzing 1980).

12.3. E etto Zeeman


Consideriamo l'Hamiltoniano he des rive l'atomo di idrogeno immerso in
un ampo magneti o uniforme e ostante.
2
e
e
e2
1 
p+ B^x
+ g ~  B
(12.4)
H=
2
2
jxj 2
Nel aso di ampo magneti o debole possiamo valutare l'e etto sui livelli
energeti i per via approssimata appli ando la teoria delle perturbazioni.
427

L'interazione elettromagneti a

Sviluppando il quadrato si ritrova



e2
e
1
+
B  x ^ p + g 12 ~ + O(B 2 )
(12.5)
H = p2
2
jxj 2
he mostra ome in prima approssimazione si possa trattare il problema
ome equivalente al ontributo di energia per un dipolo magneti o2
e
(L + gs)
(12.6)
=
2
essendo L il momento angolare orbitale e s = ~ =2 lo spin dell'elettrone.
Dal momento he la perturbazione   B ommuta on l'Hamiltoniana
imperturbata , se tras uriamo il termine quadrati o nel ampo, il al olo dei nuovi livelli energeti i e dato dalla formula perturbativa al primo
ordine per livelli degeneri: dobbiamo sempli emente s egliere la base di
autostati imperturbati in modo he la matri e he rappresenta la perturbazione sia diagonale. Ma le autofunzioni he abbiamo trovato nel x6.5.2
separando in oordinate polari l'equazione di S hroedinger sono gia autofunzioni del momento angolare, on l'avvertenza di orientare l'asse z nella
direzione del ampo. Si ha per io sempli emente
eB
~(ml + gms ) :
(12.7)
Enlml ms = En0 +
2
dove ml e ms sono i numeri quanti i he individuano l'autovalore di L3
e 3 rispettivamente, mentre En0 e l'autovalore imperturbato dato dalla
formula di Balmer. Questa impostazione del problema non tiene onto
tuttavia di un elemento molto importante he in realta risulta dominante
per ampi deboli: il momento magneti o dell'elettrone in moto rispetto
al ampo elettri o del nu leo vede un ampo magneti o lo ale he si puo
stimare in
(12.8)
B lo  1 E ^ v ;

e he ontribuis e all'energia un termine denominato a oppiamento
spin-orbita:
(12.9)
H = 12   B lo
(il oe iente 1=2 e dovuto ad un e etto di inemati a relativisti a noto ome pre essione di Thomas { si veda la dis ussione dettagliata in
x dV (r)
valida per un ampo entrale, si
[CS60). Inserendo E =
r dr
2Ri ordiamo he il termine di momento di dipolo magneti o orbitale deve essere
orretto per un fattore 1 O(=M ) he tiene onto del rin ulo del nu leo (vedi Probl. 3.44).

428

E etto Zeeman

trova os il ontributo addizionale all'Hamiltoniano




1 dV
g e
s  L;
(12.10)
Vso =
2 22 r dr
he nel aso dell'idrogeno diventa (per g = 2)


e 2 sL
(12.11)
Vso =
:

r3
Si noti he introdu endo unita atomi he (r misurato in unita del raggio
di Bohr a, energie riferite all'unita e2 =a e momento angolare in unita
~) si pu
o s rivere sempli emente Vso = 21 2 s  L=r3 , dove = e2 =~ e
la ostante di struttura ne. A quest'ordine di approssimazione bisogna
an he tenere onto delle orrezioni relativisti he. Se s riviamo l'energia
ineti a nella forma gia onsiderata (Probl. 5.2-1) la orrezione all'ordine
2 e data da 81 p4 =m3 2 he pure risulta di ordine 2 .
Problema 12.3-1. Determinare la orrezione al primo ordine perturbativo dei livelli energeti i dell'atomo di idrogeno dovuta all'a oppiamento spin-orbita e alla orrezione relativisti a.
1
2

Si tratta di appli are la teoria delle perturbazioni dei livelli degeneri. Si deve
per io diagonalizzare la matri e della perturbazione
 2
0 + Vso = p4 + 1 e~   l
H 0 = Hrel
83 2 2 
2r3
dove l = L=~. La base piu onveniente e suggerita dal fatto he   l e esprimibile
in termini di (l + 21 )2 . Conviene introdurre ioe la base in ui e diagonale il
momento angolare totale j; m; l; 21 se ondo la te ni a della somma dei momenti
angolari (vedi il x8.3). Si avra infatti
hj; m; lj l   jj; m; li = j (j + 1) l(l + 1) 34
he e da valutare per j = l  12 e pre isamente
(12.12)

hl  i =

l
per j = l + 21
l 1 per j = l 21

Inoltre la matri e del fattore r 3 risulta gia diagonale per via dell'invarianza
rotazionale ed e espressa da integrali he abbiamo onsiderato nel Probl. 6.5-2:
1

1
:
(12.13)
n l  21 M l 3 n l  12 M l =
r
l(l + 1)(l + 12 ) n3 a3
Per valutare il ontributo del termine proporzionale a p4 , onviene riesprimere
quest'ultimo ome segue


p4 = (2)2 H0 + e2 =r 2 ;
429

L'interazione elettromagneti a

di modo he hnj p4 jni risulta al olabile in termini di elementi di matri e gia


noti. Si trova os


n
3
0 jni = E 0 2
hnj Hrel
n n2 l + 1
4
2
Combinando i vari ontributi si ottiene nalmente la formula


2
0
1
(12.14)
Enj = En 1 + 2 (n=(j + 2 ) 3=4) ;
n
si noti he il ontributo del termine di spin ostituis e una parte onsiderevole
della orrezione. La orrezione all'ordine 2 dipende solo dal momento angolare
totale j ; in parti olare sono an ora degeneri a questo ordine di approssimazione
i livelli on j = 21 ostruiti on gli stati l = 0 e l = 1 e on n = 2 (nella notazione
spettros opi a, gli stati 2s1=2 e 2p1=2 ). La dis repanza on l'esperimento, he
prevede inve e una di erenza di energia tra i due stati, e nota ome Lamb shift
e trova una spiegazione in elettrodinami a quantisti a [S h64, IZ80, Kin90,
Wei95.

12.4. Livelli di Landau

Se nell'Hamiltoniano (12.3) s egliamo V = V (z ) in modo he l'elettrone


sia on nato nella direzione z ad una regione essenzialmente piana bidimensionale otteniamo ome aso parti olare l'Hamiltoniano e a e
"


 #
1
eB 2
eB
eB 2
(12.15)
H=
+
y + p2 +
x
 :
p1
2m
2m
2m
2m 3
In un aso realisti o l'elettrone sara an he on nato in una regione spaziale
L1 =2 < x < L1 =2; L2 =2 < y < L2 =2 o altro dominio ssato dalla geometria del dispositivo a semi onduttore. Per il momento tuttavia
studiamo il aso ideale in ui l'elettrone si muove nell'intero piano xy.
Il problema ammette per io invarianza per traslazioni, per quanto questa sia mas herata dalla introduzione del potenziale vettore A . Sappiamo gia dallo studio del orrispondente sistema lassi o he la simmetria
di traslazione e e ettivamente realizzata e he i generatori delle trasformazioni in nitesimali (3.9) tengono onto an he della ne essaria trasformazione di gauge. In me ani a quantisti a, ome si veri a fa ilmente, i
orrispondenti operatori
eB
y; P2 = p2
x
P1 = p1 + eB
2

2
(12.16)
eB
[P1 ; P2 = i~

ommutano on l'Hamiltoniano e si possono per io utilizzare per sempli are lo studio dello spettro. Nel problema entrano due oppie di operatori
on relazioni di ommutazioni anoni he; oltre a Pi abbiamo gli operatori
430

Livelli di Landau

he entrano direttamente nella de nizione dell'Hamiltoniano (i osiddetti momenti inemati i o derivate ovarianti ) 1 ; 2 he di eris ono dai
pre edenti per un segno:
eB
eB
y ;  2 = p2 + x
1 = p 1
2
2
eB
[1 ; 2 = i~ :

Possiamo per io de nire due distinti operatori di distruzione, A = N (1
i2 ) e A = N (P1 + P2 ), dove N e s elta in modo da ottenere le regole
di ommutazione bosoni he [A; Ay = [A; Ay = 1 : In termini di questi
l'Hamiltoniano e dato da
~eB y
(A A + AAy + 3 ) ;
H=
2m
he mostra immediatamente he lo spettro di energia e ostituito da livelli equispaziati della quantita ~
= ~eB=m , in a ordo on il fatto
he le orbite lassi he sono periodi he on frequenza
(la frequenza
di Larmor). In onseguenza del fatto he l'Hamiltoniano ommuta on
gli operatori A e Ay, si ha he ogni livello di energia e in nitamente degenere . Infatti ogni sottospazio orrispondente ad un livello energeti o
risulta invariante rispetto all'appli azione degli operatori A e Ay , e dal
fatto he questi ultimi sono operatori anoni i segue he il sottospazio
non puo avere dimensione nita (si ri ordi il teorema di Wintner). Piu
on retamente, detto j0i lo stato fondamentale de nito da
A j0i = 0 ; A j0i = 0 ; 3 j0i = j0i ;
si puo ostruire una base di autovettori di H appli ando gli operatori di
reazione
yn ym
jnm; s = 1i = Ap A j0i ;
n!m!
ed altrettanti stati si ottengono a partire dalla soluzione on spin s = +1.
Si noti he l'energia dipende solo dalla ombinazione n + s e dunque si
ha degenerazione in nita. Questa parti olarita del problema della parti ella ari a in ampo magneti o ostante di presentare livelli in nitamente degeneri e stata s operta da Landau gia nel 1930, e per io si parla
di livelli di Landau. Tenendo onto delle dimensioni nite della regione in ui si puo realizzare un ampo magneti o uniforme (le dimensioni del dispositivo a semi onduttore) la simmetria di traslazione e rotta
dalle ondizioni al ontorno e quindi la degenerazione in nita non e realizzabile in prati a. Un argomento semi lassi o mostra he ogni livello
di Landau e in realta ostituito da un numero nito di stati indipendenti, proporzionali all'area L1 L2 disponibile all'elettrone. Si ha infatti
431

L'interazione elettromagneti a

he gli operatori Qi = 2 Pi =eB si possono interpretare ome le oordinate del entro delle orbite ir olari he ostituis ono le soluzioni delle
equazioni lassi he del moto (vedi il x3.3.1). Ma dalla regola di ommutazione [Q1 ; Q2 = i~ =eB segue he possiamo onsiderare l'area L1 L2
alla stregua di una porzione di spazio delle fasi e il numero di stati indipendenti e valutabile ome il numero di elle elementari di area h =eB
( he rappresenta la \ ostante di Plan k e ettiva" del problema). Si avra
dunque piu realisti amente una degenerazione di ordine
eB
(12.17)
N  L1 L2 :
h
Problema 12.4-1. Dimostrare he il primo livello di Landau orrisponde alle autofunzioni della forma


eB 2 2
(x + y ) s= 1
(x; y) = f (x iy) exp
4~
dove f e una funzione analiti a della variabile omplessa  = x iy.

Il primo livello di Landau e de nito da A = 0. Dalla de nizione di A segue





eB
 eB
(12.18)
y+~
i x (x; y) = 0
i~
x 2
y
2



eB

(x; y) = (x iy) (x; y)
(12.19)
i
x y
2


eB


log (x; y) =
(12.20)
i
(x iy):
x y
2~
Introdu endo la variabile omplessa  = x iy l'ultima equazione diventa

eB
log =

2~
 
da ui segue
eB 2
log =
j j + C ;
4~
on C=  = 0 ; da ui segue il risultato, ponendo f = eC .

Problema 12.4-2. Determinare la forma generale delle autofunzioni


appartenenti all'n-esimo livello di Landau.
Problema 12.4-3. Analizzare il problema dei livelli di Landau nella
gauge A = (0; Bx; 0).
12.4.1. L'e etto Hall quantizzato. Una delle s operte piu notevoli
in anni re enti e ostituita dall'e etto Hall quantizzato. Immaginiamo di
on nare un gas di elettroni ad una regione piana di forma rettangolare.
Cio puo realizzarsi ad una giunzione Ga-As appli ando una tensione Vg in
direzione ortogonale alla giunzione. L'elettrone e soggetto al ampo elettri o uniforme e ad una barriera repulsiva. Se il ampo e su ientemente
432

L'e etto Aharonov-Bohm

alto, la funzione d'onda sara \ ongelata" in direzione trasversale all'autofunzione dello stato fondamentale mentre rimangono liberi i soli gradi
di liberta longitudinali alla giunzione. Se si appli a un ampo magneti o
trasversale B a questo sistema e ettivamente bidimensionale, i troviamo
nella situazione des ritta in pre edenza in termini di livelli di Landau.
La dimensione nita del dispositivo rende approssimata la des rizione in
termini di livelli in nitamente degeneri; ogni livello di Landau sara risolto
in un luster di livelli, ma se il ampo magneti o e su ientemente intenso potremo onsiderare questi livelli ome degeneri, on moltepli ita data
dalla stima semi lassi a (12.17) e pre isamente eB=h per unita di super ie. Immaginiamo he il primo livello di Landau sia interamente o upato
da elettroni. La densita di ari a super iale e per io  = e2 B=h . Se si
appli a un ampo elettri o E longitudinale si rea una orrente Hall iH
ortogonale al ampo elettri o; questa si puo determinare osservando he
elettroni in moto on velo ita v sono in ondizioni di muoversi ome parti elle libere se la forza di Lorentz equilibra la forza elettrostati a, ossia
E = vB= . La densita lineare di orrente Hall e dunque
e2 B E e2
 = h E;
(12.21)
jH = v =
h B
he orrisponde ad una ondu ibilita trasversale xy = e2 =h. Se si realizza
la situazione in ui N livelli di Landau sono ompletamente popolati la
ondu ibilita risulta moltipli ata per N . L'aspetto piu notevole del risultato e ostituito dal fatto he la ondu ibilita Hall risulta indipendente
dalla temperatura e dalle aratteristi he del materiale ed e inve e espressa
dalla ombinazione di ostanti fondamentali e2 =h. Una ir ostanza he ha
reso possibile la s operta di questo notevolissimo e etto e ostituita dal
fatto he la presenza di impurezze rende piu stabile il fenomeno per ui il
valore pre iso della ondu ibilita multipla di e2 =h si mantiene on grande
pre isione (10 8 di errore relativo) per un intero intervallo di valori del
ampo elettri o he on na gli elettroni nel lm sottile alla giunzione.
Si osservano infatti delle urve di ondu ibilita simili alla Fig. 12-1. Per
approfondire l'argomento, tuttora argomento di ri er a attiva, si vedano
[Kli86, Aok87, PG90, CP88, Fer94 e gli ultimi numeri della \Physi al
Review".

12.5. L'e etto Aharonov-Bohm


Come abbiamo gia sottolineato, sebbene l'interazione elettromagneti a sia
mediata dal potenziale elettromagneti o, la si a he si dedu e dall'equazione di S hroedinger e invariante per trasformazioni di gauge. Le osservabili si he sono ioe indipendenti dalla s elta parti olare del potenziale
A he orrisponde ad un dato ampo F . Ci si puo tuttavia hiedere
433

L'interazione elettromagneti a

QHE
4

3.5

-xy

2.5

1.5

0.5

0
0

0.5

1.5

2.5

3.5

Figura 12-1. La ondu ibilita Hall xy in unita e2 =h. In

as issa la tensione Vg .

se i ampi E ; B he ostituis ono i ampi osservabili dell'elettrodinami a


esauris ano le osservabili si he. La risposta, sulla base di una ri a serie
di esperimenti, sembra essere negativa. L'aspetto fondamentale he distingue la dinami a quantisti a da quella lassi a e il arattere non-lo ale
della funzione d'onda; io omporta he mentre nella dinami a lassi a il moto della parti ella dipende soltanto dai ampi nell'intorno della
parti ella, e quindi soltanto da (E ; B ) nel punto in ui e lo alizzata la
parti ella, la funzione d'onda quantisti a e inve e sensibile an he a proprieta globali del ampo in tutto lo spazio. In un erto senso, la funzione
d'onda sente an he la topologia dello spazio3. Consideriamo la seguente
situazione: un ampo magneti o B e presente in una regione ilindri a C< = fx2 + y2 < R2 ; (z qualunque)g , e in questa regione e diretto
lungo l'asse del ilindro ed ha modulo ostante. Il ilindro e tenuto ad
un potenziale elettrostati o fortemente negativo in modo he un elettrone
non possa penetrare al suo interno. In questa situazione la si a lassi a
prevede he l'elettrone non senta l'in uenza del ampo magneti o. Se ondo l'equazione di S hroedinger inve e il ampo magneti o in uenza la
3Dal punto di vista matemati o una proprieta he di erenzia un ampo irrotazionale (a rotore nullo)H da uno onservativo onsiste nella possibilita di avere un
6 0 nel aso in ui il ampo di de nizione di A sia
integrale di ir uitazione A  dx =
moltepli emente onnesso. L'esempio tipi o ui siamo familiari dall'elettromagnetismo
e dato dal ampo magneti o generato da una orrente j ; il ampo soddisfa r ^ B = 0,
ma la ir uitazione lungo un ammino he abbra ia la orrente e data dalla legge di
Ampere.

434

L'e etto Aharonov-Bohm

dinami a dell'elettrone attraverso il potenziale A he risulta diverso da


zero an he all'esterno del ilindro . All'esterno di C non possiamo porre
A = 0; possiamo s s egliere il gauge in modo he il potenziale si annulli
in qual he sottoinsieme di C>  R3 CH< ma non dappertutto: infatti
si deve avere, per il teorema di Stokes, A  dx =  ; dove  e il usso del ampo magneti o on atenato al ammino di integrazione. Ci si
deve hiedere a questo punto: la presenza di un potenziale A irrotazionale
nell'equazione di S hroedinger puo produrre e etti misurabili? Questo e
quanto si sono hiesti Y. Aharonov e D. Bohm [AB59 se ondo ui un
e etto misurabile si ha proprio nell'esperimento delle due fenditure. Un
pennello elettroni o viene fatto in idere su uno s hermo on due fenditure
a distanza d e si osservano le ordinarie frange di di razione se la lunghezza
d'onda di De Broglie e dello stesso ordine di grandezza di d. Immaginiamo
he dietro lo s hermo, situato in mezzo alle due fenditure, sia ollo ato
un solenoide he generi un ampo magneti o. L'elettrone he arriva sullo
s hermo non ries e a penetrare nel solenoide, opportunamente s hermato,
e quindi non risente della forza di Lorentz. Tuttavia quello he si osserva
e he le frange di di razione subis ono uno spostamento dipendente dal
usso del ampo magneti o (si veda ad es. [K+ 84, T+82). Lo spostamento si trova anzi essere periodi o nella sua dipendenza dall'intensita
del ampo. L'equazione di S hroedinger on a oppiamento minimale al
ampo magneti o rende onto perfettamente di questo fatto (e anzi l'effetto e stato predetto teori amente prima di essere veri ato sperimentalmente). Una spiegazione immediatamente intuitiva (vedi [MMP77) si
ha anti ipando un risultato he illustreremo nell'App. A.1. Il propagatore
hxj expf iHtg jx0 i Re dato in approssimazione semi- lassi a da expfiS=~g,
dove S e l'azione L dt lungo la traiettoria lassi a he ongiunge x a
x0 . L'azione ontiene,
nel aso di a oppiamento magneti o, un termine
R
aggiuntivo e= A  dx . Se onsideriamo due traiettorie he passano
attraverso le due fenditure, la di erenza nell'azione
lassi a e data prinH
ipalmente dall'integrale di ir uitazione e= A  dx  , e quindi le
due traiettorie ontribuis ono al propagatore on uno sfasamento pari a
expfi e=~ g; le frange di di razione non sono piu simmetri he rispetto
alle fenditure in quanto alla di erenza di ammino geometri o ontribuis e
allo sfasamento il usso magneti o, on onseguente rottura di simmetria.
La formula pre edente rende onto del fatto he l'e etto e periodi o nel
valore del usso:  + h =e produ e lo stesso e etto di .
L'osservazione dell'e etto Aharonov-Bohm evidenzia un problema insito della pro edura di quantizzazione; se noi partiamo dal sistema lassi o
de nito nell'esterno del ilindro, nulla vieta di des rivere il moto lassi o
on l'Hamiltoniana libera p2 =2m. La quantizzazione on il metodo impiegato nora p ! i~r i darebbe allora l'equazione di S hroedinger libera
435

L'interazione elettromagneti a

e nessun e etto AB. Il punto ru iale he risolve questa apparente in onsistenza e ostituito dalla non-uni ita della rappresentazione dell'algebra
di Heisenberg : e falso ioe he si possa appli are allo spazio di Hilbert
L2(R3 C ) il teorema di Von Neumann. Esistono in realta rappresentazioni inequivalenti dell'algebra degli operatori anoni i e l'insieme delle
rappresentazioni irridu ibili e parametrizzato da un numero reale he puo
identi arsi on il usso di B all'interno del ilindro. Le rappresentazioni inequivalenti sono individuate dalla diversa de nizione dell'operatore
p' he orrisponde alla omponente del momento angolare nella direzione
dell'asse del ilindro. Si ha in ogni aso p' = i~ =' , ma il dominio
di de nizione per p' e dato da
(2) = ei (0) :
Si dimostra he identi ando = e=~ si ottiene un Hamiltoniano unitariamente equivalente a quello de nito in termini di un a oppiamento
on il ampo A.
E interessante osservare he si e messo in evidenza an he un e etto
AB s alare , ioe dovuto alla parte s alare del potenziale. Cio e realizzato suddividendo in due un fas io di elettroni e fa endo transitare i due
fas i in zone a potenziale elettrostati o di erente. L'equazione di S hroedinger prevede allora una di erenza di fase expfiV t=~g. In questa
forma l'esperimento e realizzabile an he sfruttando il ampo gravitazionale. Esperimenti di interefenza on fas i neutroni i hanno onfermato on
grande pre isione le previsioni dell'equazione di S hroedinger (si vedano
[Sak90, Gre86).
Problema 12.5-1. Un fas io di neutroni di lunghezza d'onda  viene
suddiviso in due parti e poi ri omposto in modo oerente. I due fas i
per orrono un tratto lungo L a due quote di erenti z1 ; z2 . Dimostrare
he la di erenza di fase tra i due fas i e approssimativamente  =
m2 g~ 2  jz2 z1 j.

436

CAPITOLO 13

Teoria dell'urto
Dall'esperimento di Rutherford sulla di usione (s attering) di parti elle
lo studio di pro essi di urto tra parti elle ha assunto un ruolo dominante nella ri er a di si a atomi a e subatomi a. In questo apitolo
onsidereremo gli elementi della trattazione quantisti a dei pro essi d'urto. Limiteremo la trattazione al aso di urti elasti i tra due parti elle
senza spin.

13.1. L'equazione integrale della di usione


Un pro esso d'urto si puo des rivere nel modo seguente. Un pa hetto di
parti elle (elementari o omposte) viene preparato ad una erta energia e
on momento ben de nito (nei limiti posti dagli apparati e dal prin ipio di
indeterminazione); viene fatto quindi ollidere on un altro pa hetto simile ( ome avviene nei moderni olliders) oppure viene s ari ato ontro un
bersaglio sso. In ogni aso, per des rivere la dinami a dell'urto, i si puo
mettere nel sistema di riferimento del bari entro e ridurre il problema a
quello del moto di una parti ella in un ampo di forze esterno, nello stesso
modo ome abbiamo des ritto gli stati stazionari dell'atomo di idrogeno
eliminando il moto del bari entro. Questa impostazione funziona per i
pro essi elasti i des ritti da forze onservative a due orpi; la trattazione
della teoria dell'urto on queste limitazioni e nota ome teoria dello s attering da potenziale. La trattazione generale dei pro essi anelasti i esula
dai on ni di questo libro; si vedano [LL76, New66.
Consideriamo per io un pa hetto d'onde (x; t) avente distribuzione
nello spazio dei momenti fortemente on entrata intorno al momento p =
~k . Sul pa hetto agis e una forza a orto raggio d'azione des ritta dal
potenziale V (x) he assumiamo a supporto ompatto (V (x) = 0 per r =
jxj > a). Se ondo la te ni a generale, onviene analizzare il moto del
pa hetto in termini di soluzioni stazionarie. Seguiremo il metodo gia
adottato per l'e etto tunnel. S riviamo quindi l'equazione di S hroedinger
stazionaria nella forma
(4 + k2 ) k (x) = U (x) k (x)
437

Teoria dell'urto

dove abbiamo posto k = jkj = 2mE=~; e U = 2mV=~2 : Trasformiamo


ora l'equazione di S hroedinger nella forma di un'equazione integrale (vedi
l'Eq. (13.4))
(4 + k2 ) k (x) = (x)
(13.1)
(x) = U (x) k (x)
Nella prima equazione invertiamo l'operatore 4 + k2 introdu endo la
funzione di Green Gk (x) ([BRS93, ap. 3) he soddisfa l'equazione
(13.2)
(4 + k2 ) Gk (x) = (x) :
L'equazione si risolve in modo elementare introdu endo oordinate polari:
assumendo he G dipenda solo da r troviamo


1 d2
2
r + k Gk (r) = 0; per r > 0
r dr2
e dunque otteniamo due soluzioni linearmente indipendenti
eikr
:
(13.3)
Gk =
4r
(La ostante di normalizzazione e ssata in base alla relazione 4r 1 =
4(r ), nota dalla elettrostati a). Alternativamente si puo pro edere
utilizzando l'integrale di Fourier per valutare l'operatore risolvente. Ri ordiamo he dal momento he stiamo studiando lo spettro ontinuo dell'Hamiltoniano, l'operatore risolvente presenta un taglio per ui e ne essario
onsiderare le due determinazioni (4 + k2  i"), he orrispondono alle
due soluzioni G. Passando alla trasformata di Fourier troviamo os
0
G~ k (k0 ) = (k2 k 2  i") 1 ;
da ui
Z
0
eik x

3
:
Gk (x) = (2)
d3 k 0 2 0 2
k k  i"
Introdu endo un sistema polare nello spazio k0 in modo he l'asse k30 sia
nella direzione x, si puo integrare fa ilmente sugli angoli per ottenere
Z 1
eik0 r e ik0 r
0

2
Gk (x) = (2)
k 2 dk0 0 2 0 2
2ik r (k k  i")
0
Z 1
1
eik0 r
0 dk0
=
k
ir(2)2 1
k2 k0 2  i"
L'integrale si puo ora valutare on il metodo dei residui adottando un
ammino di integrazione ostituito da un segmento R ! +R sull'asse
reale, hiuso on una semi ir onferenza di raggio R nel semipiano superiore. Si trova per io il risultato dell'Eq. (13.3), tenendo onto he per il
segno + ontribuis e il polo in k0 = k + i", mentre per il segno negativo
438

L'equazione integrale della di usione


ontribuis e il polo in k0 = k i" . Inserendo la funzione di Green Gk
nell'equazione (13.1) si ottiene
Z
eikjx x0 j
1
()
3
0
i
k

x
U
(x0 ) k() (x0 )
dx
(13.4)
k (x) = e
0
4
jx x j

dove abbiamo tenuto onto he si puo aggiungere alla k una soluzione


arbitraria dell'equazione di parti ella libera on energia ssata.
E importante realizzare he la struttura astratta dell'equazione integrale he abbiamo os ottenuto e di validita assai generale. Si appli a
ioe ad ogni situazione in ui ad una Hamiltoniana \libera" H0 si aggiunge
un'interazione V e gli stati stazionari di di usione soddisfano un'equazione
del tipo
(13.5)
jE i = jE i + G V jE i :
E

G+E

= (E H0 + i") 1 e detto il propagatore e l'equazione


L'operatore
e nota ome equazione di Lippman-S hwinger. Abbiamo gia avuto
un esempio di questo formalismo nella trattazione dell'e etto tunnel (vedi
x6.3). L'equazione di S hroedinger nella forma integrale presenta il doppio
vantaggio di i) in orporare le ondizioni al ontorno sulla soluzione e ii)
di ammettere una soluzione per serie (Born). Vediamo on ordine questi
due punti.

13.1.1. Sezione d'urto di erenziale. La di erenza tra le due s elte


di segno nella funzione di Green G viene alla lu e onsiderando il omportamento asintoti o delle soluzioni per r ! 1. Tenendo onto del
raggio d'azione nito del potenziale, si potra approssimare jx x0 j nella
(13.4)
jx x0 j  r x^  x0;
(dove x^ e il vettore unitario in direzione x) da ui
Z
Z
ikr ikx^ x0
eikjx x0 j
(+) 0
3 x0 e
0
3
0
(
x
)

d
U
(
x
)
U (x0) k(+) (x0)
dx
k
jx x0j
r
Z
0 0
eikr
=
d3 x0 e ik x U (x0 ) k(+) (x0 )
r
avendo introdotto il nuovo vettore k0 he ha la direzione di x e lunghezza
pari a k.
Introdu iamo ora la funzione
Z
0
1
d3 xe ik x U (x) k(+) (x);
(13.6)
fkk0 =
4
439

Teoria dell'urto

he viene hiamata, per motivi he saranno presto evidenti, l'ampiezza


Inserendo nell'equazione abbiamo allora la rappresentazione asintoti a delle soluzioni (+) :
ikr
(+)
ikx + f 0 e
(13.7)
(
x
)

e
kk r :
k
Troviamo per io he la soluzione (+) nella regione a grandi distanze dal
entro di usore e ostituita da un'onda piana a ui si sovrappone un'onda
sferi a, modulata dal fattore f . Per una des rizione dipendente dal tempo
di un evento di di usione dovremo ostruire un pa hetto d'onde
Z
2
(x; t) = d3 k (k) (+) (x) e i~k t=2m

di di usione.

on (k) on entrata intorno a un dato k0 . Non e di ile appli are lo


stesso metodo adottato per lo studio dell'e etto tunnel: per grandi valori
di t appli hiamo il metodo della fase stazionaria e troviamo he il termine
di onda piana rappresenta il moto del pa hetto libero; il termine di onda
sferi a non da ontributo per t negativo mentre e importante per t positivo
e rappresenta un'onda sferi a he si di onde dal entro verso l'esterno on
un'ampiezza dipendente da jfkk0 j2 . Naturalmente la stessa analisi si puo
appli are alle soluzioni k( ) . Queste portano a stati he per t ! 1
sono ostituiti da un'onda piana sovrapposta ad un'onda di implosione
verso il entro mentre per t ! +1 sono rappresentati da un'onda piana
he si propaga in direzione k. Queste soluzioni rappresentano l'inversione temporale delle soluzioni k(+) . Sebbene ammissibile dal punto di
vista matemati o, un simile stato e assai arduo da preparare, in quanto e
ne essario assi urare la oerenza della funzione d'onda iniziale su una regione ma ros opi a. Per questo motivo si utilizza ordinariamente la base
di stati k(+) . Per maggiore pre isione dobbiamo avvertire he l'insieme
delle soluzioni k(+) ostituis e una base ompleta per gli stati a energia
positiva; per avere una base nello spazio di Hilbert bisogna in ludere gli
eventuali stati legati.
Un esperimento di di usione ha ome risultato la determinazione del
usso di parti elle in ogni direzione (almeno quella porzione di angolo
solido operto da rivelatori). Il numero di parti elle rivelate nell'angolo
solido d
(#; ') per unita di tempo e proporzionale al usso in idente 
tramite un oe iente di proporzionalita d(#; '):
dN (#; ') =  d(#; ') :
Il rapporto d=d
e denominato sezione d'urto di erenziale. Nella
des rizione quantisti a d=d
ad una data energia si ottiene dalla soluzione k(+) : il usso di parti elle e valutabile in senso probabilisti o quale
440

L'equazione integrale della di usione


usso della orrente di probabilita j = m 1 Re f p g. Consideriamo il
rivelatore in posizione (#; ') a distanza L dal entro di usore. La super ie sensibile sara dA = L2 # ', on la normale orientata se ondo x.
Il usso di probabilita in ingresso nel rivelatore sara dunque


~
(+)  (+)
:
dN = dA Im k
m
r k

Inserendo l'espressione asintoti a per k(+) e prendendo il limite per L


grande si ottiene
i
~k h 2
L os # + L Re ff (#; ') eikL( os # 1) g + jf (#; ')j2 :
dN = 

m
Si noti he il primo termine divergente ome L2 e in realta presente an he
in assenza di entro di di usione e rappresenta per io il ontributo dell'onda in idente: nella des rizione dipendente dal tempo questo termine e on nato alla dimensione trasversale del fas io in idente e non ontribuis e
se non per # = 0. Il se ondo termine rappresenta l'interferenza tra onda
in idente e onda di usa; il suo ontributo e tras urabile per via della fase
rapidamente os illante exp(ikL os #) he an ora ontribuis e solo intorno
alla direzione del fas io. L'ultimo termine rappresenta il genuino ontributo di di usione. Si trova poi he il usso in idente e pre isamente ~k=m.
Si ha pertanto
d
= jf (#; ')j2 ;
(13.8)
d

il he giusti a il termine di ampiezza di di usione per la funzione f .

13.1.2. Serie di Born.

Il al olo dell'ampiezza di di usione puo


essere a rontato on il metodo iterativo gia adottato nel aso dell'e etto
tunnel (si ri ordi l'Eq. (6.19)). Dall'equazione di Lippman-S hwinger si
ottiene formalmente
jE +i = (1 G+E V ) 1 jE i :
Dalla soluzione per jE +i si ottiene immediatamente l'ampiezza di di usione appli ando la formula (13.6). L'approssimazione di ordine piu basso
e ottenuta ponendo jE +i  jE i, da ui segue
Z
0
m
born
d3 x ei(k k )x V (x)
fkk0 
2
2~
ossia f born e proporzionale alla trasformata di Fourier del potenziale valutata nel momento trasferito q = k0 k.
Problema 13.1-1. Determinare l'approssimazione di Born nel aso
del potenziale di Yukawa V = Kr 1 expf rg.
441

Teoria dell'urto

Il al olo della trasformata di Fourier porta on al oli elementari a


2m
K
f born = 2 2
~  + jk k0j2 :
Si noti he nel limite  ! 0 il potenziale tende a quello di Coulomb; se poniamo
nel ontempo K = Z1 Z2 e2 , otteniamo la sezione d'urto

d (2mZ1 Z2 e2 )2 (Z1 Z2 e2 )2
 jp p0 j4 = 16E 2 sin 21  4 ;
(13.9)
d

he e la stessa formula di Rutherford he si ottiene attraverso un al olo di


me ani a lassi a.
Problema 13.1-2. S rivere l'equazione di Lippman-S hwinger in ter-

mini della funzione d'onda nello spazio dei momenti.


Problema 13.1-3. Determinare l'ampiezza di di usione per il potenziale di Yukawa al se ondo ordine nell'approssimazione di Born (utilizzare
la formula di Feynman dell'App. B.7.2).
La serie di Born per l'ampiezza di di usione e ottenuta dall'equazione
di Lippman-S hwinger attraverso lo sviluppo
X
(1 G+E V ) 1 = (G+E V )n ;
n0
he risulta onvergente se la norma dell'operatore G+E V e inferiore a uno.
Il veri arsi di questa ondizione dipende sia da V he da E . Una ondizione di sempli e appli abilit
e la seguente (vedi [RS79, Teor. XI.43):
R a
sia V sommabile (kV k1  d3 x jV (x)j < 1) e nella lasse di Rollni k,
ioe
Z Z
V (x)V (y)
kV k2R 
d3 x d3 y
2 <1

jx yj

allora esiste un'energia E0 tale he la serie di Born e onvergente per ogni


E > E0 . Inoltre se la norma di Rollni k soddisfa kV kR < 4 allora si
ha onvergenza per ogni E positiva (vedi an he [New66, x 10.3). Si
noti he la norma di Rollni k entra in modo molto naturale nel problema.
Infatti ammettendo he V (x) e 1=V (x) siano entrambe funzioni limitate
( 0 < a < V (x) <p b), l'operatore
G+E V e legato da una relazione di
p
similitudine a K = V G+E V e per K si ha
kKk2  Tr K2 = (4) 2 kV k2R ;
e dunque il massimo autovalore di GE V e inferiore a uno se kV kR <
4. Si noti in ne he in base ad un teorema di Birman-S hwinger la
stessa grandezza kV k2R =(4)2 rappresenta un limite superiore al numero
di stati legati per l'operatore 4 V (si veda [LSW76, p. 312), il he
suggeris e l'esistenza di una relazione tra la onvergenza della serie di
442

Di usione da un ampo entrale

Born e l'assenza di stati legati per il potenziale


trattazione in [New66).

jV (x)j (si veda l'ampia

Problema 13.1-4. Dis utere la onvergenza della serie di Born per


l'ampiezza di trasmissione nel problema in una dimensione.

13.2. Di usione da un ampo entrale


Consideriamo ora quali sempli azioni si possano introdurre nell'analisi
dei pro essi di di usione nel aso in ui il potenziale sia a simmetria
entrale. Sappiamo he in questo aso il momento angolare e una ostante
del moto e per io risulta possibile introdurre una base di autostati omuni
di H; L2 ; Lz , on la s elta ovvia di disporre l'asse zeta nella direzione
del fas io in idente. Dette Rkl (r) Ylm (
) le autofunzioni dello spettro
ontinuo, si potranno sviluppare gli stati di di usione nella forma
(+)

k (x) =

lm

l Rkl (r) Pl ( os #);

dove si e tenuto onto he il fas io in idente ha in genere simmetria ilindri a intorno alla direzione di propagazione e quindi lo stato e autostato
di Lz on m = 0 (Yl0 / Pl ( os #)). Questa rappresentazione della funzione d'onda e nota ome sviluppo in onde parziali; da essa dis ende,
ome mostreremo, una sempli e espressione dell'ampiezza di di usione.
Limitando i per sempli ita al aso di potenziali a supporto ompatto
(V (r) = 0 per r > a), le funzioni Rkl (r) sono date dalle note soluzioni di
parti ella libera per grande r; ri ordiamo he la soluzione generale e data
da
Rkl (r) = Al jl (kr) + Bl nl (kr) ; r > a;
dove le funzioni di Bessel sferi he jl ; nl hanno il noto sviluppo asintoti o


jl (kr)  sin kr 21 l =kr



nl (kr)  os kr 12 l =kr :

In assenza di potenziale di usore la soluzione e data dalla sola soluzione


regolare jl (kr); nella regione asintoti a tuttavia l'uni a di erenza tra jl
e la ombinazione lineare di jl e nl onsiste in un sempli e sfasamento.
Ponendo infatti Bl =Al = tan l (k) l'andamento asintoti o equivale a

Rkl (kr)  al (k) sin kr


1
2 l + l =kr ;

per una s elta opportuna delle ostanti al . Mostriamo ora he l'insieme


degli sfasamenti l (k) ; l = 0; 1; 2; : : : determina interamente l'ampiezza
di di usione. Si identi hi lo sviluppo in onde parziali on l'andamento
443

Teoria dell'urto

asintoti o generale della funzione k(+) ; indi ando on fk (#) l'ampiezza di


di usione si avra
1

eikr X
al (k) Pl ( os #) sin kr 21 l + l =kr :
=
eikz + fk (#)
r
l=0

Si inseris e a questo punto lo sviluppo in onde parziali dell'onda piana


(Eq. B.6.5 a p. 519) e si ottiene la relazione
1
sin(kr 21 l)
eikr X
fk (#)
+ (2l + 1)il
Pl ( os #) =
r
kr
l=0
1
X
sin(kr 21 l + l )
Pl ( os #) :
al (k)
kr
l=0
Isolando i termini proporzionali a eikr si ottengono due relazioni indipendenti he on sempli i passaggi algebri i fornis ono il risultato
al (k) = (2l + 1)il eil (k)
1
X
e2il (k) 1
fk (#) = (2l + 1)
Pl ( os #)
2ik
l=0
1 2l + 1
X
eil (k) sin ( k) Pl ( os #):
=
k
l=0
Si vede dunque he la onos enza degli sfasamenti permette di determinare
ompletamente l'ampiezza di di usione. In parti olare, integrando sull'angolo solido e ri ordando la relazione di ortogonalita dei polinomi di
Legendre (Eq. B.6.6 a p. 519) si ottiene la sezione d'urto totale

=
=

d
jf j2

1
4 X
(2l + 1) sin2 l (k)
k2 l=0

Problema 13.2-1. Dimostrare la validita della seguente relazione

(13.10)

Im ffk (# = 0)g = 4k ;

un risultato valido in generale e noto ome teorema otti o (vedi [Sak90,


New66).
Problema 13.2-2. Determinare le ampiezze parziali di di usione per
una sfera perfettamente ri ettente di raggio a.
444

Di usione da un ampo entrale


Si tratta solo di imporre la ondizione di annullamento in r = a alla soluzione
generale radiale per la parti ella libera: si ottiene
Al jl (ka) + Bl nl (ka) = 0 ;
da ui segue tan l (k) = jl (ka)=nl (ka) : Si noti he per ka molto pi olo si
approssima fa ilmente il risultato utilizzando le formula dell'App. B.6.2 e si trova
he il termine dominante e quello in onda s
0  ka ;
he ontribuis e alla sezione d'urto totale 4a2 , ioe quattro volte la sezione
geometri a della sfera (per k pi olo non 'e da aspettarsi he le parti elle si
omportino ome pallini da a ia).

445

Parte 3

Appendi i

APP. A

Complementi
Non esprimerti mai
in forma piu hiara
dei tuoi pensieri .
Niels Bohr.

A.1. La me ani a quantisti a se ondo Feynman


Nello sviluppo della me ani a quantisti a abbiamo seguito inizialmente
il punto di vista ondulatorio, basato sull'equazione di S hroedinger, e ne
abbiamo visto poi l'inquadramento nella formulazione piu generale ispirata alle idee del gruppo di Gottinga e Cambridge (Born, Heisenberg,
Jordan e Dira ). Esiste un'altra formulazione equivalente, legata al nome
di Ri hard P. Feynman, he si e dimostrata molto e a e nello studio di
sistemi a in niti gradi di liberta. Ci dobbiamo limitare per ovvi motivi di
spazio ad una trattazione molto su inta, adando il lettore ai numerosi
trattati disponibili sull'argomento [FH65, S h81, Roe91, Sim79.

A.1.1. Integrali sui ammini. L'idea di Feynman onsiste nel aratterizzare in modo del tutto sinteti o il propagatore G(x; x0 ; 0; t) (de nito nel x5.2.9) direttamente in termini della funzione di azione S [x(t)
de nita dalla me ani a lassi a: al propagatore quantisti o G(x; x0 ; 0; t)
ontribuis ono tutte le possibili traiettorie virtuali del sistema me ani o
lassi o, ioe tutti i ammini x(t) ompatibili on gli eventuali vin oli e
tali he x(0) = x0 ; x(t) = x , on un'ampiezza

 Z t
i
L(x( ); x_ ( )) d :
expfiS [x=~g = exp
~ 0

La somma su tutti i ammini ostituis e una sorta di integrale su uno


spazio a in nite dimensioni e si indi a simboli amente on

 Z t
Z

0
i
x0
0
iHt=
~
x =
L(x; x_ ) d xx(0)=
G(x; x ; 0; t) = hxj e
Dx(:) exp
(t)=x :
~ 0

Questa formula si propone quindi ome un'alternativa alla regola di quantizzazione anoni a, in quanto permette di de nire il propagatore a partire dalla Lagrangiana lassi a. Si noti l'eleganza di questa idea he rende
449

Complementi

molto intuitivo il legame tra me ani a lassi a e quantisti a: ogni ammino virtuale ontribuis e all'ampiezza totale on un'ampiezza di modulo
uno e dunque nessun ammino parti olare e piu probabile degli altri. Tuttavia nel limite in ui la ostante ~ sia pi ola rispetto alle azioni in gio o
nel sistema si o, il prin ipio della fase stazionaria i di e he i ontributi di tutti i ammini si an ellano per interferenza tranne quelli per ui
la fase S [x risulti stazionaria rispetto a pi ole variazioni del ammino,
il he ostituis e il prin ipio di Eulero Lagrange he determina le equazioni del moto lassi he. E o dunque svelato il fondamento di tutti i
prin ipi variazionali della me ani a lassi a: si tratta sempli emente di
manifestazioni del prin ipio della fase stazionaria appli ata alla formulazione quantisti a in termini di somma sui ammini! Resta \soltanto"
aperto il problema di dare un signi ato matemati o pre iso all'integrazione sui ammini e di veri are he in tal modo si ottiene e ettivamente
la me ani a quantisti a.
In e etti il on etto di integrazione sui ammini o integrazione funzionale (estensione a in nite dimensioni del al olo integrale) puo essere
formulato in termini matemati amente rigorosi, ma in un ontesto di erente, quello dei pro essi di usivi, he orrisponde all'equazione di S hroedinger in ui si prenda la ontinuazione analiti a a valori immaginari del
tempo. Si tratta di uno sviluppo molto interessante he ha portato alla
appli azione dell'integrale sui ammini al al olo dello spettro per teorie
di ampo quantisti he al di fuori del regime perturbativo. Il no iolo della questione e ostituito dal fatto he la ontinuazione analiti a a tempi
immaginari permette di studiare le proprieta dell'operatore exp f tH=~g
da ui in parti olare si ottengono informazioni sullo spettro e su elementi
di matri e di varie osservabili (si veda [Roe91, Sim79, ID89).
Una prima giusti azione intuitiva della formula di Feynman dis ende
da una proprieta he possiamo de nire di semigruppo : suddividiamo l'insieme C di tutti i ammini ! : x0 ! x nei sottoinsiemi Cx00 de niti dalla
ondizione aggiuntiva x(t00 ) = x00 per un qual he t00 s elto arbitrariamente
nell'intervallo (0; t). Si avra ovviamente


 Z t
Z
Z

i
x0
00
00
00
L d (x(t ) x ) xx(0)=
G = dx Dx(:) exp
(t)=x
=

dx00
Z

 D

~ 0
 Z t
i


00 )=x00
L d x(xt(t)=
x(:) exp
x
~ t00
( Z 00
)

i t
x0
x(:) exp
L d xx((0)=
00 )=x00 :
t
~ 0

Gli integrali sui ammini soddisfano per io ad una legge di omposizione
identi a a quella tipi a di un propagatore (si veda la (5.64)). D'altra
450

La me ani a quantisti a se ondo Feynman

parte questo fatto i permette di pro edere nella suddivisione dell'intervallo (0; t) appli ando ri orsivamente questa legge di omposizione, in modo
tale he per una suddivisione su ientemente ne dell'intervallo potremo
appli are un'approssimazione dell'integrale sui ammini valida per tempi
brevi. Sia (t1 ; t2 ; : : : ; tN ) una suddivisione on N molto grande. Per ogni
sotto-intervallo (tk ; tk+1 ) onsideriamo la soluzione x l ( ) delle equazioni
lassi he del moto tale he x l (tk ) = xk ; x l (tk+1 ) = xk+1 . Poniamo in
ias un intervallo x( ) = x l ( ) +  ( ) , dove  e una nuova variabile di
integrazione funzionale soggetta al vin olo  (tk ) =  (tk+1 ) = 0. Inserendo
nell'azione otteniamo

S [x =
V (x l ) V 0 (x l )

Z tk+1 

2
1
_
_2
2 m(x_ l + 2 x_ l +  )
tk

1 V 00 (x ) 2 + O ( 3 ) d  (tk )=0 :
l
2
 (tk+1 )=0

I termini lineari in  si an ellano grazie alle equazioni del moto e si trova


allora per la somma sui ammini nell'intervallo onsiderato




Z
i
i
D exp L(x l + ) = exp S [x l 
~
Z

D exp

i
~

Z tk+1 

tk

1 V 00 (x ( )) ( )2 + O ( 3 )
l
2

m _2
2

d :

La dipendenza dalle oordinate xk e ontenuta espli itamente nel termine


dell'azione lassi a e impli itamente nell'integrale funzionale su  ; dal momento he  e vin olata ad annullarsi agli estremi dell'intervallo (tk ; tk+1 )
possiamo assumere heR ( ome per il moto browniano vin olato o brownian bridge ) si abbia d  ( )2 = O((tk tk+1)2 ) e quindi he l'uni a
dipendenza dalle oordinate provenga dal termine di azione lassi a1. Se
ammettiamo dunque he l'integrale sui ammini per tempi brevi sia dominato dalla porzione di traiettoria lassi a he onnette i due punti estremi
dell'intervallo in nitesimo otteniamo
G(x; x0 ; 0; t) 
(A.1.1)
=

   dx1 dx2 : : : dxN

   dx1 dx2 : : : dxN

exp

( N
X

n=0

exp

(N +1
X

n=1

~ S (xn

m (xn+1 xn )2
2 tn+1 tn

1 ; x n ; tn 1 ; tn )

V (xn )(tn+1 tn )

)

1Di passaggio notiamo he per l'os illatore armoni o il termine V 00 e una ostante
e per io l'integrale sui ammini risulta in una sempli e funzione del tempo mentre il
propagatore si ridu e alla formula semi lassi a G = exp fiS=~g , ome si puo veri are
dalla formula (6.16).

451

Complementi

on le ondizioni x0 = x0 ; xN +1 = x; t0 = 0; tN +1 = t . Si noti he questa


espressione del propagatore in termini di integrali multipli e presente nelle
lezioni di Dira ([Dir59, x 32), a ui si puo far risalire la prima idea di
integrali sui ammini. Si ha os un primo suggerimento riguardo al modo
di interpretare la somma su tutti i ammini: introdotta una griglia di
tempi (t1 ; t2 ; : : : ; tN ) si onsiderano le posizioni x(tj ); (j = 1; N ) ome
variabili indipendenti su ui integrare; la somma sui ammini si de nis e
ome il limite per N ! 1 di questo integrale N -dimensionale.
Una derivazione della formula (A.1.1) si puo ottenere dall'equazione di S hroedinger se ondo la linea mostrata da Nelson [Nel64. Sia
H = T + V la de omposizione dell'Hamiltoniano in energia ineti a e
potenziale. Si utilizza allora la formula di Lie-Trotter he permette di
esprimere l'operatore di evoluzione temporale U (t) = exp f it(T + V )=~g
ome limite di un prodotto di operatori fa ilmente al olabili:
U (t) = lim (exp f itT=N ~g exp f itV=N ~g)N :
N !1
R
Si inseris ono tanti relazioni di ompletezza dx jxi hxj = 1 in modo da
ottenere
Z

hxj U (t) jx0 i = Nlim


hxj e
!1
Z

itT=N ~

dx2 jx2 i hx2 j : : :

e itT=N ~

dx1 jx1 i hx1 j e itV=N ~ e itT=N ~

dxN

1 jxN 1 i hxN 1 j

dxN jxN i hxN j e itV=N ~ jx0 i :

Dal momento he V e funzione solo di q si ha sempli emente


exp f itV (q)=N ~g jxk i = exp f itV (xk )=N ~g jxk i ;
mentre gli altri elementi di matri e sono dati dal propagatore della parti ella libera (Probl. 5.2-10 a p. 109) e quindi
Z
Z
0

hxj U (t) x = Nlim
   dx1 : : : dxN 1
!1


NY1 r

i mN
mN
2
t
(xk+1 xk ) N V (xk ) :
exp
2i~t
~ 2t
k=1

Si nota he l'esponente ostituis e giustamente un'approssimazione dis reta per l'integrale he de nis e l'azione lassi a. In piu questa derivazione
i) i da una prova della onvergenza per il limite N ! 1 (teorema di
Kato-Trotter, si veda [Nel64) e ii) i fornis e an he la normalizzazione
orretta (il fattore divergente (2i~t=Nm) N=2 ).
Un'interessante variante di questa formula dis retizzata permette di
impostare l'integrale sui ammini in termini Hamiltoniani. Per ias un
452

La me ani a quantisti a se ondo Feynman

fattore he oinvolge l'energia ineti a, anzi he inserire la formula nota,


ris riviamo tutto fa endo uso della trasformata di Fourier


hxk j exp i Nt T (p)=~ jxk+1i =


Z
t
1
(2~)
dpk exp i pk (xk+1 xk )=~ i T (pk )=~ :
N
Il nuovo termine si ri onos e
immediatamente ome un'approssimazioR
ne dis reta dell'integrale d p( )x_ ( ), e per io l'integrale sui ammini
assume il seguente aspetto
ZZ
0
dx1 dp1

hxj U (t) x = Nlim
:::
!1
2~
(
)
ZZ
iX
dxN dpN
exp
(pk (xk+1 xk ) H (pk ; xk )) (xN x0 ) ;
2~
~
k
ovvero simboli amente
 Z t

Z
0
D
q(:) Dp(:)
i

hxj U (t) x =
exp
(p( )q_( ) H (q( ); p( ))) d :
2~
~ 0
Questa formulazione, apparentemente piu ompli ata per via del doppio
numero di integrazioni oinvolte, puo al ontrario in taluni asi risultare
piu onveniente. Se si introdu e un regolatore del tipo
exp

Z t

d (p_2 + 2 x_ 2 )

l'integrale e ben de nito e porta (nel limite  ! 1) ad una formulazione


alternativa della quantizzazione he da risultati essenzialmente equivalenti
alla me ani a basata sull'equazione di Shroedinger, ma getta nuova lu e
sulla permanenza in me ani a quantisti a delle simmetrie dell'Hamiltoniano lassi o (vedi il Probl. A.1-5). Inoltre l'integrale sui ammini
Hamiltoniano puo essere utilizzato ome metodo di integrazione numeri a
dell'equazione di S hroedinger dipendente dal tempo [OMT91.
Tutte le formule pre edenti sono s ritte per sempli ita di notazione per
un solo grado di liberta, ma la generalizzazione a un numero qualunque
di variabili anoni he non presenta di olta.

A.1.2. Formulazione a tempo immaginario. Per illustrare un'appli azione dell'integrale sui ammini, vale la pena sottolineare he il propagatore ontiene tutte le informazioni ne essarie per aratterizzare il sistema quantisti o. In parti olare per estrarre lo spettro di energia possiamo
sempli emente integrare il propagatore on una qualunque funzione di
453

Complementi

prova (x) ad ottenere


Z

dx

dx0 (x) G(x; x; 0; t) (x0 ) =

jhEnj ij2 e

iEn t=~ ;

he puo fornire gli autovalori En attraverso l'analisi di Fourier. In alternativa si e trovato onveniente studiare il propagatore a tempi immaginari G(x; x0 ; ) = hxj exp f H g jx0 i, he rappresenta an he la matri e
densita. La rappresentazione in termini di integrali sui ammini (vedi
[Fey72) e del tutto simile a quanto visto per il propagatore ordinario,
on una di erenza fonamentale: la Lagrangiana del sistema e sostituita
dall'energia E (q; q_):


Z
Z


0
1 m 2
x0 :

x_ + V (x) d xx(0)=
hxj exp( H ) x = Dq exp ~
(

)=
x
2
0
Mostriamo ora ome sia possibile esprimere al une aratteristi he spettrali dell'Hamiltoniano direttamente in termini di integrali sui ammini a
tempo immaginario. Consideriamo l'elemento di matri e
( )  hE0 j q exp f H g q exp fH g jE0 i ;
dove jE0 i e lo stato fondamentale di H , onPautovalore E0 , e  e positivo.
Inserendo la relazione di ompletezza 1 = E jE i hE j , si trova
( ) =

(E E0 )

j h0j q jE i j2 :

D'altra parte si ha an he per un qualunque vettore (soggetto all'uni a


ondizione di non essere ortogonale allo stato fondamentale)
jE0 i = Tlim
N (T ) e T H j i
!1
on N (T ) = exp f T E0 g hE0 j i . Si trova per io, inserendo la rappresentazione di Feynman
h j e T H q e H q e T H j i
( ) = lim
T !1
h j e (2T +n )H j i
o
R
R
(A.1.2)
Dq q(0) q( ) exp ~1 11( m2 q_2 + V (q)) dt
o
n
:
=
R
R
Dq exp ~1 11( m2 q_2 + V (q)) dt
La funzione ( ), he ontiene informazioni dinami he interessanti, e ri ondu ibile per io ad un integrale sui ammini he si presenta ome una
funzione di orrelazione tra variabili di tipo statisti o. La rappresentazione dis reta dell'integrale (A.1.2) e infatti identi a all'espressione he
daremmo alla orrelazione tra le due variabili lassi he q(0); q( ) he
454

La me ani a quantisti a se ondo Feynman

rappresentano lo s ostamento dall'equilibrio di una orda elasti a di lunghezza in nita soggetta ad una forza di potenziale V (q) e in equilibrio
termi o alla temperatura kT  ~. Dato he risulta relativamente
agevole simulare on il al olo numeri o sistemi lassi i soggetti ad agitazione termi a, questo fatto apre la possibilita di ottenere informazioni
riguardanti lo spettro del sistema quantisti o attraverso una simulazione
numeri a. L'idea risale alla ne degli anni '40 ed e legata al nome di Mar
Ka ; la formula di integrazione sui ammini a tempo immaginario e nota
ome formula di Feynman-Ka [Sim79.
A.1.3. La me ani a sto asti a. Nella formulazione a tempo immaginario l'integrazione sui ammini e del tutto equivalente dal punto
di vista matemati o alla teoria he des rive il moto browniano. Dobbiamo limitar i ad indi are le parole hiave pro essi sto asti i, pro essi
di usivi, equazione di Langevin e rimandare ai testi spe ialisti i sull'argomento [Ka 59, PR69, Roe91. Vale tuttavia la pena di tenere
presente il quadro s hemati o seguente.
Sia w(t) il moto browniano standard: on questo si intende il pro esso
sto asti o aratterizzato dalla proprieta he gli in rementi dw(t) sono
variabili aleatorie gaussiane indipendenti on media zero e
\


< [wi (t1 ) wi (t2 ) wj (t01 ) wj (t02 ) >= ij [(t1 ; t2 ) (t01 ; t02 )
T
(indi hiamo on [I la misura dell'intervallo I e on I1 I2 l'intersezione
dei due intervalli). Sia x(t) un pro esso di usivo legato al moto browniano
dall'equazione di erenziale sto asti a
dx(t) = b(x) dt + (x) dw(t) ;
essendo le funzioni b e  soggette a ondizioni non molto restrittive
[PR69. Allora la densita di probabilita del pro esso soddisfa l'equazione
di evoluzione (Fokker-Plan k)

P (x; t) 1
= 2 4 (x)2 P (x; t) div (b(x) P (x; t)) :
t
Inoltre se il \ ampo di tras inamento" b ha la forma parti olare
b(x) = 12 (x)2 rS (x) ;
il pro esso tende per grandi tempi di evoluzione alla distribuzione stazionaria
2
P1 (x) =
exp f S (x)g :
(x)2
Su queste formule si basa la possibilita di valutare i valori medi hq(0)q(t)i
attraverso la soluzione numeri a di equazioni di tipo lassi o on un termine di rumore gaussiano, simili per natura alle equazioni he des rivono
la dinami a delle parti elle browniane.
455

Complementi

Problema A.1-1. Determinare la distribuzione di probabilita a tempi


molto grandi per un pro esso di usivo he soddisfa l'equazione

dx(t) = !x(t) + dw(t) :


L'equazione e lineare e si integra fa ilmente. Il risultato e dato da un integrale
he rappresenta un funzionale lineare del moto browniano, e quindi un pro esso
gaussiano. La distribuzione di probabilita a tempi grandi e una gaussiana di
ampiezza proporzionale a ! 1 (si veda [Wax54 per il pro esso di OrnsteinUhlenbe k).
Problema A.1-2. Determinare la distribuzione di probabilita a tempi
molto grandi per un pro esso di usivo he soddisfa l'equazione

dx(t) = (1 + jxj2 )dw(t) :


Problema A.1-3. L'integrale sui ammini per una parti ella ari a
immersa in un ampo magneti o B = r ^ A e ottenuto inserendo la
Lagrangiana lassi a (3.7)
 Z t
i


e
V (x) + A(x)  x_ :
Dx(:) exp ~ d 2

0
Ri avare l'integrale sui ammini he rappresenta il propagatore a tempo
immaginario.

G(x; x0 ; t) =

m

x_ 2

Problema A.1-4. Si onsideri l'integrale sui ammini

(q; p; q0 ; p0 ) =

 Z T

q(0)=q0 ; p(0)=p0

Dq(:) Dp(:) exp i

p(t)dq(t) :

q(T )=q ; p(T )=p

Dimostrare he, almeno formalmente,  e indipendente da T e rappresenta


il nu leo integrale di un proiettore, ossia
Z

dq00 dp00 (q; p; q00 ; p00 ) (q00 ; p00 ; q0 ; p0 ) = (q; p; q0 ; p0 )

Problema A.1-5. Si modi hi l'integrale sui ammini del problema


pre edente inserendo un termine gaussiano
Z

 (q; p; q0 ; p0 ) =

q(0)=q0 ; p(0)=p0
q(T )=q ; p(T )=p

( Z
T

Dq(:) Dp(:) exp i

p(t)dq(t)

456

1 1
2

Z T

(p_(t)2 + q_(t)2 ) dt

Teorie di gauge in me ani a quantisti a

Dimostrare he la funzione  de nita nel problema pre edente rappresenta il nu leo integrale dell'operatore exp f T K g, dove

K=

1
2

"


i
p

2


i
q

2 #

oin ide formalmente on l'Hamiltoniano he des rive la dinami a di una


parti ella ari a in due dimensioni immersa in un ampo magneti o uniforme e ostante ortogonale al piano ( ome dis usso al x12.4).
Si appli hi la formula he des rive l'integrale di Feynman per tempo immaginario. Si noti he nel limite  ! 1 si trova he il proiettore  del problema
pre edente viene identi ato on il proiettore sul sottospazio he orrisponde al
primo livello di Landau . Per i dettagli si veda [Kla88, KO89.

A.2. Teorie di gauge in me ani a quantisti a


Questa Appendi e e stata s ritta da Paolo Maraner.

Le teorie di gauge ostituis ono un soggetto relativamente nuovo nel panorama della si a teori a, ma, a dispetto di questo, o upano gia un
posto di grande rilievo e ostituis ono attualmente il fondamento generale
della des rizione delle interazioni fondamentali tra parti elle elementari.
L'origine dell'idea di una simmetria lo ale si puo fare risalire a Weyl2
nel ontesto di un tentativo di uni azione tra elettromagnetismo e gravitazione. Nella forma piu generale, he oinvolge una simmetria lo ale nonabeliana , e stata enun iata nel 1954 da C. N. Yang e R. L. Mills [YM54.
Queste teorie sono rimaste prive di appli azione no alla ne degli anni
Sessanta, quando si sono rivelate uno strumento indispensabile nella des rizione delle interazioni fondamentali. A questi primi grandi su essi e
seguita un'intensa attivita di ri er a he ha messo in lu e l'importanza di
questo tipo di strutture in molti ampi della si a teori a. Da un punto di vista formale le teorie di gauge ostituis ono una generalizzazione
della des rizione dell'interazione di una parti ella ari a on il ampo elettromagneti o, trattata nei x3.3, x9.4, e nel ap. 12. Mentre rimandiamo
ai testi di teoria quantisti a dei ampi per una trattazione generale delle
teorie di gauge (vedi [ID89, IZ80, Wei95), mostreremo nel seguito ome
la struttura matemati a ostituita da ampi di gauge non-abeliani si presenti in modo naturale an he nella dinami a quantisti a non-relativisti a
di sistemi sempli i (per altri esempi si vedano [Ber84, WZ84, SW89).
2Si veda ad esempio [Pau58, x65.

457

Complementi

A.2.1. Approssimazione adiabati a e ampi di gauge. Nel x10.4


si e onsiderata la dinami a di sistemi aratterizzati da uno o piu parametri
adiabati i  he determinano le proprieta dei sistemi stessi o dei ampi
in ui questi si trovano immersi. Negli esempi he abbiamo onsiderato i
parametri adiabati i erano rappresentati da grandezze si he lassi he ed
il loro valore poteva venire variato a nostro pia ere agendo sul sistema dall'esterno. D'altro anto ad un livello piu profondo i parametri  dovranno
essere onsiderati an h'essi ome variabili dinami he. In questo paragrafo
riprendiamo l'analisi dell'approssimazione adiabati a in me ani a quantisti a onsiderando sistemi in ui un erto numero di gradi di liberta
presenta una dinami a estremamente piu lenta dei rimanenti, dimodo he
i primi possono essere onsiderati ome parametri adiabati i nello studio
dell'evoluzione dei se ondi3. La soluzione del problema dinami o puo
allora essere a rontata onsiderando dapprima il moto dei gradi di liberta
velo i in orrispondenza ad ogni on gurazione assegnata delle variabili
lente ed analizzando in ne il moto e a e di queste. Un fatto di grande
interesse e he l'interazione tra gradi di liberta velo i e lenti si manifesta
nella dinami a e a e di questi ultimi mediante l'interazione on ampi
di gauge.
Per ssare le idee ed avere ome ostante punto di riferimento un aso
di rilevanza si a onsideriamo la des rizione di una mole ola ostituita da
un erto numero di nu lei, he supporremo per sempli ita tutti di massa
M = Zmn ed un numero arbitrario di elettroni di massa me . La grande
di erenza tra le masse dei nu lei e quella dell'elettrone (mn ' 1800me )
fa s he il moto dei primi risulti estremamente piu lento di quello dei
se ondi, dimodo he le frequenze e quindi le energie orrispondenti al moto nu leare risultano estremamente piu pi ole di quelle relative al moto
elettroni o. Il al olo dello spettro del sistema puo allora essere a rontato
onsiderando dapprima il moto degli elettroni in orrispondenza ad ogni
on gurazione nu leare assegnata ed analizzando in ne la dinami a nu leare e a e relativa ad un determinato stato elettroni o. Nel seguito
svilupperemo la nostra analisi on ostante riferimento alla stima di uno
spettro mole olare, riferendo i ai gradi di liberta lenti e velo i del sistema
ome a quelli nu leari ed elettroni i rispettivamente. I risultati he otterremo sono omunque di validita generale e possono essere utilizzati nello
studio di qualunque sistema adiabati o.
Indi heremo on X I e P I = i~ = X I , I = 1; 2; : : : , gli operatori
posizione e momento relativi ai gradi di liberta lenti, i nu lei, e on xi e
pi = i~ = xi , i = 1; 2; : : : , quelli relativi ai gradi di liberta velo i, gli
3L'idea risale addirittura al 1927 [BO27 e ostituis e l'approssimazione di BornOppenheimer

ripresa in tempi re enti da vari autori [Ber84,

458

WZ84

Teorie di gauge in me ani a quantisti a

elettroni. Le oordinate nu leari X I giuo heranno evidentemente il ruolo


dei paramentri adiabati i he \guidano" la dinami a elettroni a.
Lo spettro del sistema, nu lei piu elettroni, deve essere al olato risolvendo l'equazione di S hroedinger agli stati stazionari
(A.2.1)
H E (X ; x) = E E (X ; x)
relativa all'Hamiltoniano a molti orpi
1 X 2 1 X 2
P +
p + V (X ; x):
(A.2.2)
H=
2M I I 2m i i
Nel al olo di uno spettro mole olare l'energia potenziale V (X ; x) e una
ompli ata funzione di X ed x data dalla somma delle energie di interazione oulombiane nu leo-nu leo, elettrone-elettrone e nu leo-elettrone
ed, eventualmente, di altre osservabili quali lo spin. La sua forma espli ita
non giuo a tuttavia nessun ruolo parti olare nella nostra dis ussione.
Pro ediamo separando l'Hamiltoniano in una parte lenta ed una parte
velo e ome
1 X 2
(A.2.3)
P + h(X );
H =
2M I I
1 X 2
(A.2.4)
h(X ) =
p + V (X ; x):
2m i i
Nel regime adiabati o h(X ) des rive la dinami a delle variabili velo i in
dipendenza dai valori assunti dal parametro X . In orrispondenza ad
ogni suo autostato, l'Eq. (A.2.3) puo allora essere assimilata all'Hamiltoniano he des rive la dinami a e a e dei gradi di liberta lenti. In
generale tuttavia H ed h(X) non ommutano, [H; h(X ) 6= 0, e non e
possibile pertanto diagonalizzare simultaneamente i due operatori. Visto
d'altro anto he h(X ) ommuta on l'operatore posizione nello spazio
delle variabili lente X , [X ; h(X ) = 0, possiamo pensare di separare la
dinami a elettroni a da quella nu leare s egliendo una base dello spazio
degli stati dell'intero sistema in ui X ed h(X ) risultino simultanemente
diagonali.
Supponiamo di saper risolvere il problema agli autovalori relativo all'Hamiltoniano h(X ) in orrispondenza ad ogni valore del parametro X
(A.2.5)
h(X )n (X ; x) = n(X )n (X ; x);
dove tanto gli autovalori n (X ) quanto gli autovettori n (X ; x) dell'Hamiltoniano velo e h(X ) dipendono parametri amente da X . Per ogni valore ssato del parametro l'insieme degli autostati n (X ; x), n = 0; 1; : : : ,
ostituis e una base dello spazio degli stati delle variabili velo i. In tutta
459

Complementi

generalita possiamo allora espandere la dipendenza da x delle autofunzioni


E (X ; x) dell'Hamiltoniano totale (A.2.2) sulla base delle  (X ; x)
n
E (X ; x) =

(A.2.6)

E
n (X )n (X ; x):

I oe ienti dello sviluppo nE (X ) dipenderanno ovviamente dal valore di


X e possono essere interpretati ome le funzioni d'onda he des rivono lo
stato delle variabili nu leari quando il sistema si trova nello stato elettroni o n (X ). S elta questa de omposizione per le funzioni d'onda E (X ; x)
l'Eq. (A.2.1) si ris rive ome
X

1
2M

E
n (X ) =

P 2I n (X ; x) + n (X )n (X ; x)
X

En (X ; x)

E
n (X );

e la dipendenza dalle variabili elettroni he puo essere rimossa moltipli ando a sinistra per m (X ; x) ed integrando su tutto lo spazio delle

(A.2.7)

1
2M

XZ

m P 2I n d x + mn n (X )

E
E
n (X ) = E m (X ):

L'Eq. (A.2.1) si ridu e allora ad un'equazione agli autovalori per un operatore matri iale he agis e sulle funzioni d'onda4
E (X ) = ( 0E (X ); 1E (X ); : : :)T ;
de nite per ogni valore di X le matri i AI (X ) ome
Z
mn
(A.2.8)
AI (X ) = i~ m(X ; x)  I n(X ; x) d x ;
X
il primo termine del membro di sinistra della Eq. (A.2.7) puo essere
ris ritto
Z

m P 2I n d x =

(ml P I

ln
Aml
I )(ln P I AI );

dimodo he, introdotti i momenti inemati i


Imn = mn P I Amn
I
4Siamo passati, in de nitiva, dalla rappresentazione delle oordinate dello spazio

delle variabili elettroni he ad una sorta di rappresentazione delle energie, sostituendo


alla variabile x il numero quanti o n.

460

Teorie di gauge in me ani a quantisti a

l'equazione di S hroedinger (A.2.1) per l'intero sistema, nu lei piu elettroni, puo essere ris ritta ome
X

(A.2.9)

Hmn

E
E
n (X ) = E n (X );

dove l'Hamiltoniano Hmn e l'operatore matri iale


1 XX
  +  (X ):
(A.2.10)
Hmn =
2M I l I;ml I;ln mn m
Da un punto di vista formale la (A.2.9) appare ome l'equazione di S hroedinger per un sistema des ritto dalla funzione d'onda E (X ) in interazione on un ampo
R di gauge non abeliano des ritto dal potenziale vetm I n d x e on il potenziale s alare rappresentato
tore Amn
(
X
)
=
i
~
I
dalla matri e V (X ) = mn m (X ) (non si somma sulla m). Supponiamo
infatti di e ettuare una trasformazione di gauge lo ale sullo stato E (X )
X
E
E0
Umn (X ) nE (X );
(A.2.11)
m (X ) ! m (X ) =
n

dove in ogni punto X , Umn (X ) rappresenta una matri e unitaria. Visto


he la funzione d'onda totale del sistema deve rimanere inalterata rispetto
a questa trasformazione, dalla (A.2.6) ri aviamo immediatamente he le
autofunzioni elettroni he devono trasformarsi ome segue
X
m (X ; x) ! 0 (X ; x) = n (X ; x)Unm (X ) :
m

La (A.2.11) orrisponde pertanto ad un ambiamento di base dipendente


dal valore del paramentro X nello spazio degli stati elettroni i. Dalla
de nizione (A.2.8) ri aviamo immediatamente la legge di trasformazione
per Amn
I
(A.2.12)
Amn ! Amn0 = UmpApq U y + i~ Ump I U y
I

I qn
Amn
I (X )

pn

Il ampo vettoriale a valori matri iali


rappresenta il potenziale
vettore asso iato ad un ampo di gauge non abeliano e la trasformazione
(A.2.12) ostituis e la generalizzazione della trasformazione di gauge. Si
noti he la matri e unitaria U e l'analogo del fattore di fase exp fie(x; t)=~ g
he entra nella trasformazione della funzione d'onda (12.1).
Osservazione. Individuato il potenziale vettore si puo ostruire il

ampo F in analogia on il aso abeliano ome ommutatore dei momenti inemati i (ri ordiamo il Probl. 12.1-1):
(A.2.13)

Fij / [i ; j = i~ (i Aj j Ai + i=~ [Ai ; Aj ) :


461

Complementi

Si noti he le matri i Fij si trasformano in modo ovariante sotto una


trasformazione di gauge
Fij ! F 0 = U (x) Fij U y(x) ;
ij

il he omporta he si possono ostruire oggetti invarianti di gauge prendendo


la tra ia di qualunque polinomio nel ampo F , in parti olare
P
2
Tr
F
ij he rappresenta la tipi a densita di azione per un ampo di
ij
gauge non-abeliano.
E bene sottolineare he no a questo punto non e stata fatta al una
approssimazione e la (A.2.9) e ompletamente equivalente alla (A.2.1).
La dipendenza dalle variabili elettroni he e stata rimossa risolvendo la
famiglia di equazioni di S hroedinger (A.2.5) in orrispondenza ad ogni
on gurazione dei parametri X e la dinami a delle variabili nu leari e
des ritta in modo esatto dall'equazione (A.2.9).
Approssimazione adiabati a. Torniamo ora all'interpretazione si a del
nostro modello per apire se e quando e possibile pro edere ad una soluzione approssimata dell'equazione (A.2.9). Se a ettiamo l'interpretazione
delle nE (X ) ome quella di funzioni d'onda he des rivono lo stato delle
variabili nu leari quando i gradi di liberta elettroni i si trovano in una
on gurazione on energia n (X ), una rapida analisi dell'Hamiltoniano
(A.2.10) indi a he gli stati nu leari orrispondenti ad energie elettroni he
distinte sono a oppiati uni amente dagli elementi di matri e Amn
I (X ) on
m (X ) 6= n (X ).
In virtu dell'enorme di erenza tra energie orrispondenti al moto elettroni o ed a quello nu leare risulta d'altro anto estremamente improbabile he l'e itazione o la dise itazione di un grado di liberta nu leare
provo hi una transizione tra stati elettroni i distinti. Supporremo pertanto il sistema in uno stato elettroni o ssato, tras urando le transizioni
tra stati di erenti. Nel regime adiabati o e le ito tras urare gli elementi
di matri e dell'Hamiltoniano he a oppiano stati elettroni i on energia
di erente, il he equivale a onsiderare

(A.2.14)

Amn
I (X ) ' 0 per m (X ) 6= n (X ):

In questo regime la (A.2.9) si separa in un sistema di equazioni agli autovalori he des rivono ias una la dinami a nu leare e a e in orrispondenza ai vari stati elettroni i.
Caso non degenere. Consideriamo anzitutto il aso in ui il sistema si trovi
in uno stato elettroni o non degenere n (X ). Sia n (X ; x) l'autostato
elettroni o orrispondente e nE (X ) la funzione d'onda he des rive lo
462

Teorie di gauge in me ani a quantisti a

stato nu leare. La (A.2.9) si ridu e allora all'equazione di S hroedinger


s alare
)
(
1 X
2
(P I AI (X )) + n (X ) nE (X ) = E nE (X )
(A.2.15)
2M I
dove n (X ) appare ome un termine di potenziale ed il potenziale vettore
AI (X ) deve essere al olato ome
Z

(A.2.16)
AI (X ) = i~ n (X ; x) I n (X ; x) d x :
X
La dinami a e a e dei gradi di liberta nu leari in orrispondenza ad
uno stato elettroni o non degenere risulta pertanto des ritta da un Hamiltoniano s alare in interazione minimale on il ampo di gauge U (1)
rappresentato dal potenziale vettore AI (X ) e on il potenziale n (X )
E importante sottolineare he il potenziale vettore AI (X ) non des rive
un ampo magneti o reale, bens un ampo formalmente equivalente ad
un ampo magneti o prodotto nel regime adiabati o dall'interazione tra
variabili elettroni he e variabili nu leari.

Caso degenere. Supponiamo ora he il sistema si trovi in uno stato elettroni o n (X ) he presenti una degenerazione di ordine N . Cambiando
la notazione in modo molto ragionevole indi hiamo on n;a (X ; x), a =
1; : : : ; N gli autostati elettroni i orrispondenti. Lo stato delle variabili
E (X ), a = 1; : : : ; N ,
nu leari e des ritto mediante le N funzioni d'onda n;a
ovvero mediante la funzione d'onda
1
0 E
n;1 (X )
B E (X ) C
n;2
C
E
n (X ) = B
C:
B
.
.
A

.
E (X )
n;N
La (A.2.9) si ridu e allora ad un'equazione di S hroedinger matri iale di
dimensione pari alla degenerazione del livello n (X )
)
(
1 X
2
(1 P AI (X )) + 1N n(X ) En (X ) = E En (X )
(A.2.17)
2M I N I

dove n (X ) ompare an ora ome un termine di potenziale e la dinami a risulta a oppiata ad un ampo di gauge U (N ) rappresentato dal
potenziale vettore AI (X ) rappresentato in ogni punto dalla matri e5
Z

ab
(A.2.18)
AI (X ) = i~ n;a(X ; x)  X
I n;b (X ; x) d x :
5Negli operatori P e sottinteso un fattore ab rispetto agli indi i di gauge.

463

Complementi

La dinami a e a e dei gradi di liberta nu leari in orrispondenza ad uno


stato elettroni o he presenta una degenerazione di ordine N e pertanto
des ritta da una equazione di S hroedinger matri iale in interazione minimale on un ampo di gauge U (N ) des ritto dal potenziale vettore AI (X )
e on il potenziale n(X ).
Vale la pena porre nuovamente l'a ento sul fatto he il potenziale
vettore (A.2.18) non rappresenta un ampo di forza reale ma des rive, nel
regime adiabati o, l'interazione tra gradi di liberta elettroni i e nu leari.
L'apparire di strutture di gauge, abeliane e non, in una teoria he inizialmente non ne presentava tra ia al una rappresenta senza dubbio un
fatto sorprendente. Per apire piu a fondo il me anismo he produ e
l'a oppiamento on ampi di gauge nella dinami a nu leare e a e torniamo a onsiderare un'istante l'equazione (A.2.9) he, ome abbiamo
gia avuto modo di sottolineare, risulta del tutto equivalente all'equazione
di S hroedinger (A.2.1) da ui siamo partiti. Poi he nell'Hamiltoniano
(A.2.2) non ompare al un a oppiamento on ampi di gauge e ragionevole sospettare he il potenziale vettore (A.2.8) he appare nella (A.2.10)
sia prodotto uni amente da una pe uliare s elta della gauge e possa pertanto essere annullato mediante un'opportuna trasformazione. In e etti
il al olo del ampo di gauge FIJ (Eq. (A.2.13)) asso iato al potenziale
(A.2.8) produ e un risultato identi amente nullo, mostrando he questo e
di fatto il aso. Nell'equazione (A.2.9) non ompare pertanto al un a oppiamento on un ampo di gauge esterno ed il potenziale vettore (A.2.8)
e, ome si di e, una pura gauge. La presenza del potenziale vettore Amn
I
nell'Hamiltoniano (A.2.10) e un arti io prodotto uni amente dal modo
in ui abbiamo s elto di rappresentare gli stati del sistema e puo essere
annullata mediante un'opportuna trasformazione di gauge. Sia U (X ) la
matri e unitaria he realizza la trasformazione di gauge

P
E
E
E0
m (X ) !
m (X ) = n Umn (X ) n (X ) :
(A.2.19)
0
mn
mn
AI (X ) ! AI (X ) = 0
Operando questa trasformazione l'Hamiltoniano (A.2.10) deve essere sostituito dall'operatore
0 = mn X P 2 + X Uml (X )l (X )U y (X ):
(A.2.20)
Hmn
ln
2M I I
l
In questo Hamiltoniano non ompare piu l'a oppiamento minimale on
un ampo di gauge esterno. D'altro anto, il termine di potenziale non
risulta piu in forma diagonale, osi he non viene fatto nessun passo avanti
nella sempli azione delle equazioni del moto.
464

Teorie di gauge in me ani a quantisti a

La trasformazione di gauge (A.2.19) produ e inoltre un e etto po o


gradevole sull'interpretazione
si a della teoria. Le nuove funzioni d'onda
P
0
m (X ; x) = n n (X ; x) Unm (X ), m = 0; 1; : : : ; non ostituis ono piu
una base di autostati per l'Hamiltoniana elettroni a h(X ). Pertanto non
e piu possibile identi are le 0m (X ; x) on le funzioni d'onda elettronE 0 (X ) on le funzioni d'onda he
i he individuate dal parametro X e le m
des rivono lo stato nu leare orrispondente alla on gurazione elettroni a m (X ). Non avrebbe quindi al un senso appli are l'approssimazione
(A.2.14) in questa gauge. Per pro edere all'approssimazione adiabati a
e ne essario rappresentare gli stati del sistema ome nella (A.2.6), on
m (X ; x) autostati di h(X ), ed in questa rappresentazione il valore del
potenziale vettore (A.2.8) risulta in generale diverso da zero.
Nel limite adiabati o l'invarianza di gauge (A.2.11)-(A.2.12), viene
rotta e risulta possibile mis hiare tra loro uni amente stati elettroni i relativi ad una stessa energia. L'approssimazione (A.2.14) spezza la matri e
(A.2.8) in sottoblo hi del tipo (A.2.16) e (A.2.18) rappresentanti ampi
di gauge autenti i, rispettivamente abeliani e non, he ompaiono nella
des rizione della dinami a nu leare e a e. Nel prossimo paragrafo vedremo ome il ampo di gauge FIJ relativo al potenziale vettore (A.2.18)
risulti in generale diverso da zero.

A.2.2. Il ampo di monopolo della mole ola biatomi a. Il signi ato si o dei ampi di gauge indotti nella dinami a nu leare e a e
dalla separazione dei gradi di liberta elettroni i puo essere apito agevolmente analizzando lo spettro del sistema piu sempli e he si presta a
questo tipo di studio, la mole ola biatomi a [MSW86. Consideriamo
pertanto una mole ola ostituita da due nu lei di massa uguale M ed
un numero arbitrario di elettroni di massa me (M >> me ). Separate le
oordinate del entro di massa, parametrizziamo il sistema mediante il
vettore X , he indi a la posizione relativa dei due nu lei, e le oordinate
degli elettroni xi , i = 1; 2; : : :, relative ad un sistema di riferimento solidale al entro di massa. La dinami a del sistema risulta allora des ritta
dall'Hamiltoniano
(A.2.21)

H=

1 2 1 X 2
p + V (X ; x);
P +
2
2m i i

dove P = i~= X e pi = i~= xi rappresentano gli operatori momento oniugati alle variabili X e xi ,  = M=2 e la massa ridotta
dei due nu lei, m = (1 + me=2M ) me ' me ; V (X ; x) omprende il
potenziale di interazione oulombiana nu leo-nu leo, nu leo-elettrone ed
465

Complementi

elettrone-elettrone. Indi ato on Z il numero atomi o dei due nu lei


X
X
Ze2
e2
(Ze)2 X Ze2
:
+
V (X ; x) =
1X x j
1X + x j
jX j
j
x
x
j
j
j
i
j
i
i
2
2
i
i
i<j
All'Hamiltoniano (A.2.21) dovranno essere aggiunti eventualmente altri
termini per tenere onto dell'interazione spin-orbita, degli e etti relativisti i e di altri e etti legati alla struttura ne delle righe spettrali.
Classi azione degli stati elettroni i. Come nel paragrafo pre edente i
gradi di liberta nu leari X devono essere identi ati on i parametri adiabati i he regolano la dinami a elettroni a. Per pro edere nell'approssimazione adiabati a e allora ne essario dis utere on un minimo di dettaglio le proprieta di autovalori ed autofunzioni del sistema di elettroni
in moto nel ampo generato dai due nu lei, ovvero trovare la soluzione al
problema agli autovalori per l'Hamiltoniano elettroni o
1 X 2
p + V (X ; x)
(A.2.22)
h(X ) =
2m i i

in orrispondenza ad ogni on gurazione assegnata delle variabili X .


La lassi azione degli stati elettroni i di una mole ola biatomi a
viene e ettuata mediante riteri simili a quelli utilizzati nella des rizione
dei livelli energeti i degli atomi a molti elettroni. Se ne di erenzia tuttavia per al une aratteristi he importanti. Anzitutto nella spettros opia
mole olare non ompaiono serie tipo quella di Rydberg, osi he l'equivalente del numero quanti o prin ipale della si a atomi a non risulta rilevante in si a mole olare. In se ondo luogo, visto he il ampo reato
dai due nu lei non gode di simmetria sferi a, il momento angolare orbitale
del sistema di elettroni non viene onservato e non ostituis e un buon
numero quanti o per la des rizione degli spettri. Per apire quali siano i
numeri quanti i piu adatti alla lassi azione degli stati elettroni i della
mole ola biatomi a analizziamo le simmetrie del sistema
a) : L'asse ongiungente i due nu lei, n = X =jX j, ostituis e un asse di
simmetria per la mole ola. La proiezione del momento angolare orbitale
del sistema di elettroni, Lel , lungo quest'asse e pertanto una quantita
onservata ed il orrispondente numero quanti o puo essere utilizzato nella
lassi azione degli stati del sistema. Si e soliti indi are on  il valore
assoluto della proiezione del momento angolare orbitale elettroni o lungo
l'asse della mole ola.  puo assumere i valori 0; 1; 2; : : : , ed i orrispondenti
stati mole olari vengono detti di tipo ; ; ; : : : , rispettivamente
 = 0; 1; 2; : : :
; ; ; : : :
466

Teorie di gauge in me ani a quantisti a

in analogia on la onvenzione utilizzata nella lassi azione degli spettri


atomi i.
b) S : Lo spin del sistema di elettroni, S el , e una quantita onservata ed
il orrispondente numero quanti o S puo essere utilizzato nella lassi azione degli stati. Lo spin elettroni o totale S e dato dalla somma dello
spin di ias un elettrone della mole ola e puo assumere pertanto sia valori
interi he seminteri a se onda he il numero totale di elettroni sia pari o
dispari. Il valore del modulo della proiezione dello spin elettroni o totale
lungo l'asse mole olare n viene usualmente indi ato on la lettera  e puo
assumere i valori
 = S; S + 1; : : : ; S:
)
: La proiezione del momento angolare totale del sistema di elettroni,
J el = Lel + S el , lungo l'asse mole olare e an ora una quantita onservata
ed il suo modulo viene indi ato mediante il numero quanti o
. Osserviamo he in virtu dell'isotropia dello spazio questo e il solo numero quanti o
onservato esattamente. Le proiezioni di Lel ed S el lungo l'asse della mole ola risultano infatti buoni numeri quanti i solamente nel limite in ui
l'interazione spin-orbita puo essere onsiderata debole. Qualora  e 
risultino ben de niti, per ogni valore ssato di  ( > ),
assume i
2S + 1 valori

=  + S;  + S 1; : : : ;  S:
d) : Il sistema ammette ome ulteriore simmetria la ri essione rispetto
ad un qualsiasi piano ontenente l'asse n. Questa operazione las ia immutata l'energia del sistema ma non gli stati, poi he nella ri essione il segno
del momento angolare (vettore polare!) ambia. Se ne dedu e he tutti
gli stati orrispondenti ad un valore di  6= 0 sono doppiamente degeneri.
Questi stati vengono usualmente lassi ati mediante il valore della loro
parita, .
I livelli energeti i della mole ola biatomi a vengono pertanto eti hettati
mediante i numeri quanti i , S ed
. Convenzionalmente viene utilizzato
il simbolo
;S;
(X ) = 2S +1 ()
:
Ad esempio i livelli on  = 1 ed S = 1 vengono indi ati ome 3 0 , 3 1 ,
3  . Per spe i are lo stato del sistema e ne essario indi are un ulteriore
2
numero quanti o, onvenzionalmente il valore della parita. Gli stati  =
0 risultano non degeneri, mentre quelli on  6= 0 sono doppiamente
degeneri: all'energia ;S;
(X ) orrispondono i due autostati della parita
;S;
;(X ; x). In alternativa alla parita dello stato e possibile assegnare
il segno dell'autovalore della proiezione del momento angolare elettroni o
totale lungo l'asse della mole ola. Questo equivale a s egliere ome base
dell'autospazio degenere gli autovalori di J el  n, ;S;
(X ; x) in luogo
467

Complementi

di quelli della parita. E immediato veri are he le due basi sono legate
dalla trasformazione

;S;
;+(X ; x) =
;S;
;

p1 (;S;+
(X ; x) + ;S;
(X ; x))

2
1
(X ; x) = p (;S;+
(X ; x) ;S;
(X ; x)) :
2

Dinami a nu leare e a e. Nel paragrafo pre edente abbiamo mostrato


ome la dinami a nu leare e a e in orrispondenza ad uno stato elettroni o assegnato, N volte degenere, sia des ritta da una teoria di gauge
relativa al gruppo U (N ). Cos nella mole ola biatomi a, la dinami a nu leare e a e viene des ritta da una teoria di gauge U (1) o SU (2) a se onda he gli elettroni si trovino in una on gurazione on  uguale o diverso
da zero. Per  = 0 lo stato dei due nu lei e des ritto da una funzione
d'onda s alare e la dinami a e governata dall'equazione di S hroedinger
(A.2.15) in interazione minimale on il ampo di gauge U (1) rappresentato dal potenziale vettore (A.2.16) e on il potenziale s alare 0;S;
(X ).
Per  6= 0 lo stato nu leare e inve e des ritto da una funzione d'onda a
due omponenti e la dinami a e governata dall'equazione di S hroedinger
matri iale (A.2.17) in interazione minimale on il ampo di gauge SU (2)
des ritto dal potenziale vettore non abeliano (A.2.18) e on il potenziale
s alare 1;S;
(X ). Nel seguito, per ragioni di sempli ita, limiteremo la
nostra attenzione alle on gurazioni elettroni he della mole ola biatomi a
on spin totale nullo, S = 0. Gli autovalori dell'Hamiltoniano elettroni o
(A.2.22), sono allora eti hettati dal solo numero quanti o ,  (X ); per
 = 0 ad ogni autovalore orrispondera il solo autovettore 0 (X ; x), mentre per  6= 0 s eglieremo ome base per l'autospazio i due autostati di
Lel  n orrispondenti ai valori ,  (X ; x). Per valutare la forma dei
potenziali vettore (A.2.16) e (A.2.18) e ne essario onos ere la dipendenza
espli ita delle autofunzioni dai parametri X . A tale s opo parametrizziamo il vettore X mediante il suo modulo r = jX j e gli angoli ; ' he
individuano il versore n = X =jX j; X = (r; n). Consideriamo ora gli
autostati omuni degli operatori h(r; z ) ed Lel  z ,  (r; z ; x). In virtu
dell'isotropia dello spazio gli autostati omuni di h(r; n) ed Lel  n per un
qualsiasi n individuato dagli angoli ; ' possono essere ottenuti ruotando
468

Teorie di gauge in me ani a quantisti a

il sistema in modo he il versore z venga a sovrapporsi ad n, ovvero 6

 (r; n(; '); x) =


(
)




Lely
Lelz
Lelz
exp i
exp i'
 (r; z ; x):
= exp i'
~

La dipendenza dagli angoli  e ' degli autostati elettroni i puo quindi


essere espli itata ompletamente e tanto basta per al olare i potenziali
vettore (A.2.16) ed (A.2.18).

 = 0. Consideriamo anzitutto il aso in ui il sistema di elettroni


abbia momento angolare orbitale nullo. Le omponenti del potenziale
vettore (A.2.16) possono essere valutate direttamente ome
Z


 (r; n; x) d x
r 0
Z

= i~ 0 (r; z ; x) 0 (r; z ; x) d x
r
Z
1 
= i~
0 (r; z ; x) 0 (r; z ; x) d x = 0
2 r

Ar (r; ; ') = i~

0 (r; n; x)

tenendo onto he gli autostati 0 (r; z ; x) devono essere normalizzati


all'unita per ogni valore del parametro r;

A (r; ; ') = i~
= i~

0 (r; n; x)

0 (r; z ; x) exp


exp
 
Z

i

Lely
~


 (r; n; x) d x
 0
)
(

Lely
Lelz
i'
exp i
~

exp i'

Lelz
~

0 (r; z ; x) d x

0 (r; z ; x) Ly 0 (r; z ; x) d x = 0

6Questa rotazione non e ovviamente ben de nita per  =  . Per pro edere in
modo rigoroso e ne essario ri oprire la super ie della sfera mediante due arte oordinante e de nire la funzione  (r; n; x) in ias una arta mediante un'opportuna
rotazione. Sull'intersezione delle due arte le due espressioni della funzione d'onda
di eris ono uni amente per una s elta della gauge ed e possibile dare un signi ato
globale all'intera teoria. Nel seguito on entreremo la nostra attenzione sull'espressione lo ale della funzione d'onda e dei ampi, las iando le questioni globali per un
ulteriore approfondimento.

469

Complementi

dove abbiamo utilizzato le regole di selezione dell'operatore Ly per valutare l'elemento di matri e nell'ultima riga; in ne
Z

A' (r; ; ') = i~ 0 (r; n; x) 0 (r; n; x) d x
'
(
)




Z
Lely
Lelz
Lelz
exp i
exp i'
= i~ 0 (r; z ; x) exp i'


 '
exp
=

i'

Lelz

i

0 (r; z ; x) exp

Lelz exp
Z

Lely


)

i

exp

i'

Lelz

~


exp i'

Lely
~

exp i'

exp i
el 

Lz
~

~


Lely

Lelz

0 (r; z ; x) d x

0 (r; z ; x) d x +

0 (r; z ; xy) Lelz 0 (r; z ; xy) d x


h

0 ( os  1)Lelz

sin (Lelx os ' + Lely sin ') 0 d x = 0

dove abbiamo fatto uso della relazione generale






Li
Li
exp i
Lj exp i
= Lj os ijk Lk sin ;
~

ed an ora delle regole di selezione degli operatori Lx ed Ly . Il potenziale


vettore (A.2.16) per una mole ola biatomi a i ui elettroni si trovano in
uno stato a momento angolare orbitale zero 7 risulta quindi identi amente
nullo e os il orrispondente ampo di gauge. La teoria di gauge U (1) he
des rive il moto nu leare risulta quindi banale e diviene irrilevante al ne
del al olo dello spettro del sistema. La dinami a nu leare e a e viene
des ritta dall'equazione di S hroedinger s alare (A.2.15) ui orrisponde
l'Hamiltoniano
H0nu = 21 P 2 + 0(r):
Osserviamo he in virtu dell'isotropia dello spazio gli autovalori dell'Hamiltoniano elettroni o (A.2.22),  (X ), possono dipendere uni amente
dalla variabile r.
7Per ragioni di sempli ita i siamo qui limitati agli stati elettroni i on momento

di spin nullo. Nel aso generale la teoria di gauge he des rive il moto nu leare risultera
banale qualora il momento angolare totale del sistema di elettroni si annulli.

470

Teorie di gauge in me ani a quantisti a

=
6 0. Supponiamo ora he il sistema di elettroni possieda un momento angolare orbitale  diverso da zero. Il potenziale vettore (A.2.18)
he ompare nella dinami a nu leare e a e e allora rappresentato da
una matri e 2  2 i ui elementi possono essere valutati in modo del tutto
simile al aso pre edente
Z

b (r; z ; x) d x
Aabr (r; ; ') = i~ a (r; z ; x) r
Z
Aab (r; ; ') =
Aab' (r; ; ')

a (r; z ; x) Lely b (r; z ; x) d x


h

a (r; z ; x) ( os  1)Lelz +
i

sin (Lelx os ' + Lely sin ') b (r; z ; x) d x


ab
dove a; b assumono i valori + e . Le omponenti Aab
r ed A risultano
8
ab
an ora identi amente nulle , mentre la omponente A' assume un valore
diverso da zero
Aabr = Aab = 0;


(A.2.23)
(1
os

)
0
ab
A' =
0
(1 os ) :
Per assi urar i he la teoria di gauge non sia an ora banale, ovvero he il
potenziale vettore (A.2.23) non sia una gauge pura, al oliamo il valore
del ampo di gauge Fijab mediante la relazione (A.2.13). Un breve al olo
ondu e immediatamente all'espressione



sin

0
ab
F' =
0
 sin 
ab
ab
F'r = Fr = 0;

he puo essere ris ritta in modo ompatto utilizzando la matri e di Pauli


ab =  sin  ab ; F ab = F ab = 0.
3 ome F'
'r
3
r
Possiamo visualizzare l'andamento del ampo osservando he gli eleab
menti di matri e di Aab
ij ed Fij sono identi i al potenziale vettore ed al
ampo magneti o generati da una ari a di monopolo di intensita  posta nell'origine del sistema di oordinate. Il al olo del ampo vettoriale
orrispondente al tensore Fijab (lo spazio delle on gurazioni delle variabili
8L'annullamento delle omponenti non diagonali della matri e Aab
r e garantita dal-

la ommutativita degli operatori =r ed Lel


z . Lo stato b (r; z ; x)=r e an ora un
autostato di Lel
z orrispondente all'autovalore b ed e pertanto ortogonale a a (r; z ; x)
per a 6= b.

471

Complementi

nu leari e tridimensionale!) ondu e infatti all'espressione


(A.2.24)
F = r2 n3
he, a parte la presenza della matri e 3 , oin ide on quella del ampo
generato da una ari a di monopolo di intensita . E importante sottolineare he questa analogia e strettamente formale. Anzitutto il ampo
di monopolo (A.2.24) non e di natura elettromagneti a, bens trae la sua
origine dall'interazione adiabati a delle variabili nu leari on quelle elettroni he. In se ondo luogo nella nostra teoria i monopoli appaiono sempre
in oppie e on ari a opposta, + e . Il fatto he il ampo (A.2.24)
abbia forma diagonale dipende es lusivamente dalla s elta della gauge,
ovvero dalla de isione di des rivere gli stati elettroni i mediante autostati
di L  n. Una s elta di erente, ad esempio quella degli autostati della
parita, avrebbe ondotto ad una diversa espressione del ampo.
La dinami a nu leare e a e viene des ritta dall'equazione di S hroedinger matri iale (A.2.17) he, nella gauge s elta, si separa in due
equazioni s alari del tutto identi he a quella he des rive il moto di una
parti ella in interazione on un ampo di monopolo di ari a  e on il
potenziale entrale  (r)


 E
 E
 nu
H 0
+ (X ) ;
+ (X )
=
E
E (X )
E (X )
0 Hnu


nu
dove H rappresenta l'Hamiltoniano

Hnu  = 21 P A(X ) 2 + (r)
on A (X ) il potenziale vettore di un ampo di monopolo di ari a .
In oordinate sferi he Ar  (X ) = A  (X ) = 0, A'  (X ) = (1 os ).
E da rilevare he il solo e etto prodotto dal ampo di monopolo e quello
di quantizzare il momento angolare orbitale del sistema, in questo aso il
momento angolare orbitale totale della mole ola Ltot , ome
ltot = ;  + 1;  + 2; : : :
ovvero di an ellare dallo spettro del momento angolare i primi  stati.
L'interpretazione di questo fatto e immediata. Nello studio dello spettro del sistema abbiamo separato i gradi di liberta nu leari ed elettroni i
ridu endo il problema all'analisi del moto nu leare in orrispondenza ad
una on gurazione elettroni a ssata. Se in quella on gurazione il sistema di elettroni possiede un momento angolare , il momento angolare
totale del sistema non potra mai essere minore di questo valore. Il ampo
di monopolo indotto nella dinami a nu leare e a e dall'approssimazione
adiabati a tiene onto proprio di questo e etto.
472

Un esperimento on i fotoni

Nel aso parti olarmente sempli e della mole ola biatomi a la presenza di un ampo di gauge indotto nella dinami a delle variabili lente,
quelle nu leari, dall'interazione adiabati a on le variabili velo i, quelle
elettroni he, ammette pertanto un'interpretazione intuitiva diretta.

A.3. Un esperimento on i fotoni


Presentiamo qui l'analisi teori a di un interessante esperimento des ritto
qualitativamente in [Hor92. Si tratta di un'appli azione molto istruttiva
alla si a dei fotoni delle regole della MQ. Il formalismo adottato e quello
piu pertinente degli operatori di reazione e anni hilazione (vedi x11.3.6),
an he se potrebbe essere tras ritto nel linguaggio della Teoria dei Quanti
dis ussa al ap. 5. L'importante e non adere nell'errore di immaginare un
fotone ome una vera e propria parti ella governata dalla MQ alla stregua
di un elettrone nonrelativiti o. Il numero di fotoni non e una variabile
lassi a, per ui esiste in generale una oerenza quantome ani a tra stati
on un numero diverso di fotoni (vedi sotto).
Un onvertitore verso il basso e un parti olare tipo di lente apa e di
produrre due raggi laser a partire da un singolo raggio laser. I due raggi nali hanno uguale intensita e una frequenza pari alla meta di quello
iniziale. Inoltre il dispositivo funziona no ad intensita os basse da dividere di fatto un fotone alla volta: esso produ e ioe due fotoni di energia
h=2 a partire da un singolo fotone di energia h . Il punto fondamentale
e stabilire esattamente qual e lo stato quantome ani o dei due fotoni
emergenti. Per meglio apprezzare la questione, onviene onsiderare un
esperimento reale di interferometria, e ettuato da R. A. Chiao all'Universita di Berkeley (si veda \Le S ienze" n. 289 del settembre 1992): oppie
di fotoni on identi a polarizzazione vengono generati da un onvertitore
verso il basso, sono ri essi da spe hi in modo da onvergere nuovamente
su un divisore di fas io ( ioe uno spe hio semitrasparente), ed in ne
giungono a due rivelatori (vedi Fig. A-1 a p. 474). Lungo una delle due
traiettorie e posto un variatore di ammino otti o, il quale introdu e uno
sfasamento  tra i due fotoni. Un ontatore di oin idenze registra una
gura di interferenza, in funzione dello sfasamento  , nella frequenza
delle rivelazioni simultanee fatte dai due rivelatori. Il problema onsiste
nel fornire una des rizione quantitativa dell'esperimento sia al livello lassi o he a quello quantisti o. Classi amente, la radiazione luminosa non
e risolubile nei singoli fotoni he la ompongono, per ui l'interferenza
delle oin idenze non ostituis e neppure una osservabile. D'altro lato,
possiamo fa ilmente al olare l'intensita della radiazione ra olta dai due
rivelatori. Si tratta di tenere presenti le regole dell'otti a sulla ri essione
e trasmissione della lu e attraverso gli spe hi semitrasparenti: il fas io
473

Complementi

specchio S 1

R1
variatore

convertitore
verso il
basso

1
contatore di
coincidenze

divisore
2

specchio S 2

R2

Figura A-1. S hema dell'apparato sperimentale per l'esperimento di oin idenza di fotoni.

ri esso risulta sfasato di =2 rispetto a quello trasmesso ed entrambi hanno per de nizione un'intensita pari alla meta del fas io di lu e in idente.
Se inoltre teniamo onto dello sfasamento  introdotto dal variatore di
ammino otti o, otteniamo subito


i i 2 I
I 1
I1 = p + p e = (1 sin )
2 2
2
2
2

1 I
I i
I2 = p + p ei = (1 + sin )
2 2
2
2
dove I e l'intensita del fas io originale, prima del onvertitore verso il
basso. Quantisti amente dobbiamo inve e ragionare in termini di fotoni.
Tenendo onto he i due fotoni sono polarizzati nello stesso modo, possiamo denotare on ay1 ; a1 la oppia di operatori di reazione ed anni hilazione di fotoni nella direzione 1 ( orrispondente al rivelatore R1 ) e on
ay2 ; a2 quella nella direzione 2 ( orrispondente al rivelatore R2 ). Quindi
abbiamo le seguenti regole (tratte direttamente all'otti a) per des rivere
quello he a ade dopo il onvertitore verso il basso.
a) Passaggio dei fotoni in direzione 2 attraverso il variatore di ammino
otti o: ay2 ! ei ay2 .
b) Ri essione sugli spe hi S1 e S2 : ay1 ! ay2 e ay2 ! ay1 .
) Semiri essione sul divisore di fas io:


1 
1 
ay1 ! p ay1 + iay2 e ay2 ! p ay2 + iay1 :
2
2
Non i resta he des rivere lo stato iniziale dei due fotoni emergenti dal
onvertitore verso il basso. Si tratta proprio del punto piu sottile, dove
il prin ipio di sovrapposizione lineare gio a un ruolo fondamentale. Il
onvertitore verso il basso agis e per ias uno dei due fotoni prodotti
474

Un esperimento on i fotoni

ome uno spe hio semitrasparente, nel senso he esso preserva la oerenza quantome ani a he era propria del singolo fotone iniziale, senza
e ettuare al una \riduzione del pa hetto d'onda". In altre parole esso
non agis e ome un rivelatore, il quale emetterebbe un fotone in direzione
1 ed uno in direzione 2 , produ endo ay1 ay2 j0i ome stato iniziale dei due
fotoni. Al ontrario, i due fotoni emergenti dal onvertitore verso il basso si trovano entrambi nel medesimo stato puro di singola parti ella nel
quale il fotone viaggerebbe on probabilita 1=2 in direzione 1 e on la
stessa probabilita in direzione 2 . Questo stato
purodi singola parti ella e

y
1
=
2
evidentemente des ritto dal vettore 2
a1 + ay2 j0i . Dunque lo stato
iniziale dei due fotoni e des ritto dal vettore

2
j i i = p1 ay1 + ay2 j0i
2 2
Con le regole dell'otti a sopras ritte, possiamo ora al olare lo stato nale,
appena prima dei ontatori:

2
j ii ! p1 ay1 + ei ay2 j0i
2 2

i
1 h y
y + ei ay + iay 2 j0i
p
a
+
ia
!
2
1
2
(A.3.1)
4 2 1
"
#
(ay1 )2
(ay2 )2
y
y
! 11 p + 12 a1 a2 + 22 p j0i
2
2
dove






11 = 41 1 + iei ; 12 = 2pi 2 1 + e2i ; 22 = 14 i + ei
Quindi le probabilita di osservare due fotoni in un rivelatore e zero nell'altro valgono
Pr20 = j 11 j2 = 41 (1 sin )2
Pr02 = j 22 j2 = 41 (1 + sin )2 ;
mentre la probabilita di osservare un fotone in entrambi i rivelatori (ovvero
la probabilita del fenomeno di oin idenza) vale
Pr11 = j 12 j2 = 12 os2  = 1 Pr20 Pr02
e rappresenta la gura di interferenza lassi amente inosservabile. L'intensita relativa della lu e ra olta nei due rivelatori si al ola ora immediatamente
I1
= Pr20 + 12 Pr11 = 21 (1 sin )
I
I2
= Pr02 + 12 Pr11 = 21 (1 + sin )
I
475

Complementi

e oin ide on il risultato lassi o, ome ri hiesto dal prin ipio di orrispondenza.
Questo esperimento di interferometria quantisti a e stato ulteriormente sviluppato dal gruppo di Berkeley nel seguente modo. Su uno
dei due ammini otti i, di iamo quello nella direzione 1 , viene interposto
un variatore di polarizzazione tra lo spe hio S 2 e il divisore di fas io. Se
i fotoni emergenti sono polarizzati in una direzione ruotata di un angolo
 rispetto a quella originaria, dobbiamo aggiungere la nuova regola di
trasformazione ay1 ! ay1 os  + by1 sin  ; dove gli operatori by1 e b1 reano e distruggono fotoni polarizzati in modo ortogonale rispetto a quelli
reati e distrutti dagli operatori ayj e aj , j = 1; 2 . Le modi he da fare
all'Eq. A.3.1 sono immediate e per lo stato nale si trova


i2


h
j i = p1 os  + iei ay + i os  + ei ay + sin  by + iby j0i
f

4 2

Se i rivelatori non sono sensibili alla polarizzazione, i onteggi sono in lusivi rispetto al tipo, a o b , di fotoni rivelati e si ottengono quindi
le probabilita, o frequenze relative di onteggio, ome somma dei moduli
quadri relativi a ias una possibilita,


Pr20 =

2
2
2
2
h0j pa1 j f i + h0j pb1 j f i + jh0j a1b1 j f ij2
2
2
2
1
= 4 (1 os  sin )
2
2





b22
a22



Pr02 = h0j p j f i + h0j p j f i + jh0j a2 b2 j f ij2
2
2
2
1
= 4 (1 + os  sin )
Pr11 = jh0j a1 a2 j f ij2 + jh0j b1 b2 j f ij2 + jh0j a1 b2 j f ij2 + jh0j a2 b1 j f ij2
= 21 (sin2  + os2  os2 )
(si osservi he vale an ora la ompleta normalizzazione, Pr20 + Pr02 +
Pr11 = 1 , poi he abbiamo ta itamente assunto he il variatore di polarizzazione abbia e ienza ideale). Si noti in parti olare he nel aso
di una rotazione di =2 della polarizzazione, os  = 0 e le suddette
probabilita non dipendono piu dallo sfasamento  . In tal aso la diversa
polarizzazione dei due fotoni permette di stabilire il per orso seguito e
non rimane quindi al una tra ia della gura di interferenza.
Possiamo pero rendere i rivelatori es lusivi rispetto alla polarizzazione
interponendo davanti a loro degli opportuni ltri polarizzatori. Se questi
las iano passare solo fotoni reati rispettivamente dagli operatori a1 os +
b1 sin e a2 os + b2 sin ( e l'angolo formato dall'asse dei nuovi polarizzatori on l'asse della polarizzazione originale, quella orrispondente
476

Un esperimento on i fotoni

agli operatori ay1 e ay2 ), le diverse probabilita si al olano ome moduli


quadri delle opportune somme di ampiezze
2



1
2

Pr20 = h0j p (a1 os + b1 sin ) j f i
2
 2

1
= 16 os + os2 ( ) 2 os os( ) sin  2

2


1
2

Pr02 = h0j p (a2 os + b2 sin ) j f i
2
 2

1
= 16 os + os2 ( ) + 2 os os( ) sin  2
Pr11 = jh0j (a1 os + b1 sin ) (a2 os + b2 sin ) j f ij2


= 81 os2 os2 ( ) 2 + 12 os2 os2 ( ) sin2 
e dipendono in generale dall'angolo di sfasamento  (i asi spe iali in ui
questa dipendenza s ompare hanno una spiegazione banale, orrispondendo ai asi in ui uno solo, o addirittura nessuno, dei due ammini otti i resta e ettivamente aperto no a ias un rivelatore). In parti olare, an he se
 = =2 , per ui i fotoni prima del divisore di fas io hanno polarizzazioni
ortogonali, le frequenze relative di onteggio dipendono an ora da  per
generi o. In e etti nessuna osservazione viene e ettuata sui fotoni
prima del divisore di fas io, e quindi i loro stati di polarizzazione sono des ritti da due ombinazioni lineari ortogonali dei due autovettori he orrispondono rispettivamente alla trasmissione ed all'assorbimento nei ltri
polarizzatori. Le omponenti relative alla trasmissione possono quindi an ora interferire. Si noti in ne he ora tipi amente Pr20 + Pr02 + Pr11  1 ,
on 1 Pr20 Pr02 Pr11 pari alla probabilita he entrambi i fotoni siano
assorbiti dai polarizzatori.

477

APP. B

Ausili matemati i
B.1. Elementi di teoria dei gruppi
Lo studio della teoria dei gruppi e importante per tutta la si a teori a, tuttavia
in queste pagine possiamo solo vederne un enno introduttivo. Rimandiamo per
una trattazione piu ompleta a [Ham62, BC72.

B.1.1. Gruppi astratti. La struttura di gruppo viene os de nita: sia G


un insieme al ui interno e data una legge di omposizione  ( omunemente
denominata \prodotto")
:GG !G
he soddis le ondizioni (assiomi)1
a)  e asso iativa:
per ogni a; b; 2 G vale la proprieta (a; (b; )) = ((a; b); );
b) esiste un elemento e (denominato l'unita) tale he (a; e) = (e; a) = a;
) per ogni a 2 G esiste un uni o elemento inverso a 1 tale he (a; a 1 ) =
(a 1 ; a) = e.
Un gruppo si di e ommutativo (o abeliano ) se la omposizione interna
e ommutativa, ossia (a; b) = (b; a). Nel seguito indi heremo 2 il prodotto di
elementi ome in algebra elementare, (a; b)  a  b.
Un gruppo si di e nito se l'insieme G e formato da un numero nito di
elementi, detto l'ordine del gruppo, altrimenti e detto in nito. Diamo di seguito
al uni esempi di gruppo:
a) C2 = fe; xg; x  x = e (l'uni o gruppo nito di ordine 2).
b) CN = fe; x; x2 ; : : : ; xN 1 g; xn  xm = xn+m ; xN  e (gruppo i li o a N
elementi).
) G3 = fe; a; a2; 1 ; 2 ; 3 g on legge di omposizione:
a3 = e
a  j = j+1 ; (4  1 )
i  j = ai j
1Il lettore matemati amente erudito perdonera le sempli azioni adottate; in e etti
gli assiomi qui introdotti sono in parte sovrabbondanti, ma in questa forma possiamo
risparmiare un erto numero di teoremi preliminari.
2Sempre per amore di sempli ita ometteremo, ove non si generi ambiguita, la
dizione \per ogni a; b 2 G" e simili.

479

Ausili matemati i

Si noti he questo e il primo esempio di gruppo non- ommutativo, infatti, ad es.,


1  2 6= 2  1 .
d) Il gruppo dei quaternioni : (1; 1; i; i; j; j; k; k) on legge di omposizione
i2 = j 2 = k2 = ijk = e.
e) Il gruppo delle permutazioni di n elementi Sn : una qualunque permutazione
si puo identi are on la matri e


1

2
3
:
:
:
n

 2 Sn =    : : : 
1
2
3
n
( ioe sotto la permutazione 1 e sostituito dal numero 1 , 2 da 2 , et .).
f ) Il gruppo delle trasformazioni lineari inomogenee dello spazio R3 (rototraslazioni)
o gruppo eu lideo E (3):
g = (
; a) 2 G : x0 =
x + a
on
matri e ortogonale.
g) Il gruppo L delle trasformazioni di Lorentz nello spazio-tempo:
x ! x0 =  x
ostituito dalle trasformazioni lineari dello spazio R4 he las iano invariante la
\lunghezza" x2 = (x0 )2 x2 .
h) Il gruppo P delle trasformazioni di Poin are:
x ! x0 =  x + a
ostituito dalle trasformazioni lineari dello spazio R4 he las iano invariante
l'intervallo (x y)2 = (x0 y0 )2 (x y)2 tra due eventi qualunque (x; y).
Si dira he G0 e un sottogruppo di G se G0 e un sottoinsieme di G e se il
prodotto di due elementi di G0 e ontenuto in G0 . Ad esempio il gruppo delle
rotazioni O(3), de nito dalle trasformazioni lineari di R3 he las iano invariante
la lunghezza dei vettori (x0 =
x), e un sottogruppo del gruppo eu lideo. Il
gruppo di Lorentz L e sottogruppo del gruppo di Poin are.

B.1.2. Rappresentazioni. Ad una data struttura di gruppo possono orrispondere diverse realizzazioni in termini di trasformazioni geometri he o altro.
Ad esempio il gruppo delle permutazioni S3 si puo aratterizzare in modo astratto dalla legge di omposizione (vedi il terzo esempio presentato in pre edenza)
oppure si puo realizzare ome le trasformazioni di simmetria di un triangolo equilatero (a = rotazione di 1200, gli elementi i rappresentano le ri essioni attorno
alle tre altezze). Si tratta dello stesso gruppo o se si preferis e di due gruppi isomor . Il on etto di isomor smo tra gruppi si de nis e nel modo piu naturale:
G e G0 sono isomor se esiste una orrispondenza biunivo a  : G ! G0 tale he
 (a  b) =  (a)   (b) (notare he a rigore dovremmo usare due notazioni di erenti
per il prodotto in G e in G0 ). Piu in generale, se l'appli azione  non e biunivo a
si parla di omomor smo tra i due gruppi. Qual he esempio vale a ssare le
idee: si onsiderino le appli azioni:
a)  : G3 ! C2 on  (e) =  (a) =  (a2 ) = e,  (i ) = x
b)  : G3 ! C3 on  (e) =  (1 ) = e,  (a) =  (2 ) = x,  (a2 ) =  (3 ) = x2 .
)  : E (3) ! O(3) on  ([
; a) =
.

480

Elementi di teoria dei gruppi


Si notera he l'immagine inversa dell'identita e sempre un sottogruppo.
Cio he interessa nelle appli azioni si he non e tanto lo studio della struttura astratta dei gruppi quanto la lassi azione e la ostruzione di tutte le
possibili realizzazioni di un gruppo in termini di trasformazioni nello spazio delle
osservabili si he. Ad esempio in me ani a lassi a si dovranno aratterizzare
le realizzazioni di un gruppo in termini di trasformazioni anoni he, mentre in
me ani a quantisti a si realizza un gruppo in termini di trasformazioni unitarie
nello spazio di Hilbert. In linea di massima la teoria dei gruppi, os intesa,
fornis e gli strumenti matemati i adatti per estrarre tutte le possibili onseguenze si he dalla presenza di una data simmetria. Illustriamo questo fatto on un
sempli e esempio. Consideriamo una mole ola di ammonia a in ui i tre atomi di
idrogeno si dispongono in equilibrio sulla base di una piramide a base equilatera.
Le pi ole os illazioni della mole ola siano des ritte dagli spostamenti rispetto
alla posizione d'equilibrio dati da vettori V = (x1 ; x2 ; x3 ; y). La simmetria della
mole ola e des ritta dal gruppo G3 . Una qualunque trasformazione di simmetria
si tradu e in una trasformazione lineare su V . Dato he la simmetria agis e nel
piano degli atomi di idrogeno, possiamo sempli are la trattazione ridu endo i
a vettori nel piano e ignorando l'atomo di azoto. Potremo allora rappresentare
ogni elemento di G3 on una matri e a sei dimensioni. Si ha ad esempio per
l'elemento a 2 G3
0

10

0
0
R2=3
x1
x1
x2 A ! R2=3
0
0 A x2 A
0
R2=3
x3
x3
dove R2=3 e la matri e 2  2 he rappresenta una rotazione di 1200 nel piano.
Analogamente la ri essione attorno all'altezza del triangolo ui appartiene il terzo
atomo sara rappresentata da una matri e

on

0 S3 0
3 ! S3 0 0A
0 0 3

1 0 0
S1 =  0 1 0A
0 0 1
Possiamo sinteti amente des rivere questa ostruzione di endo he esiste un omomor smo dal gruppo G3 nel gruppo GL(6; R) delle matri i reali a sei dimensioni.
In generale si de nis e rappresentazione lineare di un gruppo G un omomor smo D : G ! B(X ) in un gruppo di operatori lineari in uno spazio lineare X ;
se n e la dimensione di X , la rappresentazione si dira n dimensionale.
Ovviamente io he viene espresso sinteti amente dal on etto di omomor smo puo essere presentato per esteso ome segue: una rappresentazione lineare reale ( omplessa) del gruppo G e data da un'appli azione D : G !
GL(N; R)(GL(N; C )) di G nel gruppo delle matri i reali ( omplesse) N  N

481

Ausili matemati i

he soddis le seguenti ondizioni:

D(g)D(g0 )
D(e)
D(g 1 )

= D(g  g0 )
= 1N
= D(g) 1
La rappresentazione e detta fedele se D(g) = D(g0 ) impli a g = g0 ossia se D e
un isomor smo.
Di parti olare interesse per le appli azioni in me ani a quantisti a sono le
rappresentazioni unitarie, per le quali l'omomor smo D ha valori nel gruppo
U (N ) delle matri i unitarie; in altri termini lo spazio in ui e realizzata la rappresentazione e dotato di un prodotto s alare invariante rispetto all'azione di D(G).
Delle rappresentazioni unitarie esiste una aratterizzazione ompleta, almeno per
tutti i gruppi niti e per una lasse molto ampia di gruppi in niti. Da un punto di vista molto generale la teoria uni a on etti provenienti dall'analisi, dalla
geometria e dall'algebra (ad es. analisi di Fourier, la geometria degli spazi di Riemann, la teoria delle algebre di Lie). La teoria delle rappresentazioni lineari dei
gruppi niti, rilevanti per la trattazione di sistemi on simmetrie dis rete, quali
le mole ole omplesse, e un apitolo molto ri o di risultati della matemati a
moderna. Ci limitiamo ad a ennare ad al uni dei risultati piu rilevanti, rimandando quindi per l'apprendimento della teoria al testo di [Wig59, Ham62.
Ogni rappresentazione unitaria si puo de omporre in ostituenti fondamentali
detti irridu ibili. Una rappresentazione e detta irridu ibile se non esistono sottospazi invarianti sotto l'azione di G. In altri termini dato un qualunque vettore
jvi nello spazio in ui agis e la rappresentazione, l'uni o vettore ortogonale a
tutti i vettori fD(g)j0i; g 2 Gg risulta essere il vettore nullo. Due rappresentazioni irridu ibili D1 ; D2 sono dette equivalenti se esiste una matri e unitaria U
tale he per ogni g 2 G si abbia D1 (g)U = U D2 (g). Ogni gruppo nito ammette
soltanto un numero nito di rappresentazioni irridu ibili, a meno di equivalenza.
Questo numero e individuato a partire dalla struttura astratta del gruppo in
base al on etto di lassi di oniugazione: si di e he due elementi g; g0 2 G sono
oniugati (g  g0 ) se esiste un terzo elemento h tale he g  h = h  g0 . In base
a questa relazione di equivalenza il gruppo risulta suddiviso in lassi. Citiamo
senza dimostrazione (vedi [Ham62) il seguente teorema he ostituis e la base
dell'appli azione della teoria delle rappresentazioni:
Teorema B.1.1. Il numero di lassi oin ide on il numero di rappresentazioni irridu ibili inequivalenti.

Le proprieta basilari delle rappresentazioni irridu ibili si riassumono nei


lemmi di S hur:
Lemma di S hur 1. Date due rappresentazioni irridu ibili D1 e D2 di G,
e un operatore lineare S tale he D1 S = S D2 si hanno solo due possibilita:
(i) D1 e D2 sono equivalenti ed S e invertibile, ovvero
(ii) S e l'operatore nullo.

482

Elementi di teoria dei gruppi


Lemma di S hur 2. Se la rappresentazione D di G 
e irridu ibile e l'operatore X ommuta on tutti gli operatori D(g) allora X e un multiplo dell'operatore
identita.

Date due rappresentazioni irridu ibili inequivalenti D1 ; D2 e un qualunque operatore X onsideriamo l'operatore lineare

Y12 =

g2G

D1 (g)X D2 (g

1)

Si veri a fa ilmente he per ogni g0 2 G si trova


D1 (g0 )Y12 = Y12 D2 (g0 )

e per io Y e nullo. Inoltre per una data rappresentazione D irridu ibile l'analoga
ostruzione
X
Y=
D(g)X D(g 1 )
g2G
porta a un operatore Y he ommuta on ogni D(g0 ) e per io Y = 1. S egliamo
per X un operatore di proiezione j 1 i h 2 j; otteniamo os:
X

g2G

D (g) j 1 i h 2 j D (g

1) = 



La ostante  si determina poi agevolmente onsiderando il aso  =  e prendendo la tra ia di ambo i membri:
Tr

g2G

D (g) j 1 i h 2 j D (g

1 ) = Tr

g2G

j 1 i h 2 j = dG h 2 j 1 i =  dim(D)

dove dG e l'ordine del gruppo e dim(D) e la dimensione della rappresentazione.


Abbiamo os ri avato dai lemmi di S hur una proprieta fondamentale dell'in^ di tutte le rappresentazioni unitarie irridu ibili di G (relazioni di
sieme G
ortogonalita):
X
dG
(B.1.1)
h 1 j D (g) j 2 i h 3 j D (g 1 ) j 4 i = dim(
D )  h 1 j 4 ih 3 j 2 i :
g2G
Gli elementi di matri e delle rappresentazioni irridu ibili riferite a basi ortonormali formano pertanto un insieme di vettori ortogonali nello spazio L2 (G); quest'ultimo e uno spazio lineare a dimensione dG e per io il numero totale di elementi di matri e non puo superare dG . Un argomento abbastanza omplesso
mostra he in realta questo limite superiore e saturato e ioe
X

dim(D )2 = dG

Le relazioni di ortogonalita permettono di sviluppare l'analisi armoni a sui


gruppi niti in modo analogo a quella basata sulla trasformata di Fourier. In
e etti quest'ultima, nella sua forma \dis reta", altro non e he la analisi delle

483

Ausili matemati i

rappresentazioni unitarie del gruppo i li o CN . Se f (g) e una funzione de nita


sul gruppo G, potremo s rivere

f (g) =

XX

ij

fij Dij (g)

he ammettera la relazione inversa


dim(D ) X
f (g) Dij (g) :
fij =
dG
g
Per il gruppo i li o (vedi Pag. 479) tutte le rappresentazioni sono mono-dimensionali e sono espresse da
Dk (x) = !Nk
essendo N l'ordine del gruppo e ! la radi e primitiva dell'unita (expf2i=N g).
Osserviamo he per un gruppo abeliano tutte le rappresentazioni irridu ibili
sono mono-dimensionali, ome si deriva appli ando il se ondo lemma di S hur.
Per il gruppo del triangolo abbiamo tre lassi di oniugazione (l'identita, le
rotazioni e le ri essioni) e quindi tre rappresentazioni irridu ibili inequivalenti:
la rappresentazione banale D1 (g) = 1 ( he esiste sempre per ogni gruppo), la
rappresentazione D2 he assegna 1 alle rotazioni
e 1 alle ri essioni e la terza
D3 he e bi-dimensionale (deve infatti essere P n2 = 6) e rappresenta l'azione
del gruppo del triangolo equilatero nel piano x-y. Si vedano [Ham62, BC72
per la lassi azione delle rappresentazioni dei gruppi niti on appli azioni alla
si a atomi a e mole olare.

B.1.3. Gruppi ontinui, algebre di Lie. Per molte appli azioni si he


ha notevole interesse lo studio delle rappresentazioni dei gruppi ontinui, di ui
sono esempi il gruppo delle rotazioni, il gruppo eu lideo, il gruppo di Lorentz,
i gruppi unitari SU (N ). Per un gruppo ontinuo ogni elemento e individuato
da uno o piu parametri reali 1 ; : : : ; r tra loro indipendenti. Ad esempio per
il gruppo delle rotazioni (SO(3)) ogni elemento e individuato dalla direzione
dell'asse di rotazione e dall'angolo di rotazione, in tutto tre parametri reali.
Ovviamente esiste un'ampia liberta di s egliere altre parametrizzazioni (angoli
di Eulero, parametri di Klein, e .); il fatto essenziale e he gli elementi del
gruppo sono in orrispondenza biunivo a on i punti di una varieta e siamo
liberi di parametrizzare i punti della varieta on ogni insieme di oordinate he
sia onveniente. La dimensione della varieta si di e per estensione la dimensione
del gruppo. In termini di una data parametrizzazione la legge di gruppo sara
espressa ome segue
g( ) g( 0 ) = g( 00 ); 00 = ( ; 0 )
dove la funzione  dovra soddisfare opportuni requisiti an he siano rispettati
gli assiomi di gruppo. Anzi he pro edere in via astratta, onsideriamo un gruppo
ontinuo G realizzato ome gruppo di trasformazioni di uno spazio on oordinate
x ( = 1; : : : ; n)
g : x ! x0 = f (x; ) :

484

Elementi di teoria dei gruppi


Fissiamo i parametri del gruppo in modo he l'identita orrisponda a =
(0; 0; : : : ; 0). Lo studio delle proprieta di G e delle sue rappresentazioni si puo iniziare dalla onsiderazione degli elementi prossimi all'identita, he orrispondono
ioe a valori \pi oli" dei parametri e per quali si usa il termine \trasformazioni
in nitesimali". Se si assume he le funzioni f siano analiti he e i si limita al
loro sviluppo di Taylor tron ato agli ordini piu bassi, si avra3
f (x; 0)
k + O( 2 ) :
x0 = x + 
 k
Per una qualunque funzione analiti a di x he si trasformi ome uno s alare sotto
il gruppo G si avra
F f (x; 0)
F (x) ! F (x0 ) = F (x) +
k + O( 2 )
x  k
= F (x) + k Xk (F ) + O( 2 )
Gli operatori di erenziali
f (x; 0) 
Xk = 
 k x
si di ono ostituire una base per l'algebra di Lie del gruppo4. La struttura di
algebra di Lie e aratterizzata dalle seguenti proprieta:
a) l'algebra e uno spazio lineare;
b) per ogni oppia di elementi (X; Y ) e de nito il ommutatore [X; Y he appartiene all'algebra;
) e soddisfatta l'identita (di Ja obi)
[X; [Y; Z + [Y; [Z; X + [Z; [X; Y = 0
Data una base fXk jk = 1 : : : rg e su iente veri are he il ommutatore di una
qualunque oppia di operatori della base e esprimibile ome ombinazione lineare
degli stessi:
(B.1.2)

[Xk ; Xh  Xk Xh

XhXk = jkh Xj

on opportune ostanti jkh he vengono hiamate ostanti di struttura dell'algebra. Questa proprieta si puo veri are a partire dalla struttura di gruppo
ri onos endo he una trasformazione in nitesimale orrispondente a una s elta
dei parametri tutti nulli tranne k = " si puo rappresentare nel modo seguente:
F (x) ! F (x0 ) = expf"Xk gF (x)
e dunque l'appli azione su essiva di due distinte trasformazioni on parametri
in nitesimali k = " e h = " sara equivalente, per la formula di Baker-Hausdor
3Per sempli ita di notazione si intendera appli ata la onvenzione di Einstein

se ondo ui bisogna sommare sugli indi i ripetuti.


4Sophus Lie e il matemati o he ha posto i fondamenti della teoria dei gruppi
ontinui.

485

Ausili matemati i

(vedi il xB.1.8) all'espressione


F (x00 ) = expf"Xhg expf"Xk gF (x)
= expf"(Xh + Xk ) + 21 "2 [Xh; Xk + O("3 )gF (x)
Ma la omposizione di due elementi del gruppo prossimi all'identita deve dare un
altro elemento prossimo all'identita, per ui il ommutatore [Xh ; Xk deve essere
esprimibile ome ombinazione lineare degli operatori Xk .
Vediamo un esempio he e trattato piu di usamente nel testo (vedi il x8.2). Il
gruppo delle rotazioni nello spazio R3 e isomorfo al gruppo SO(3) delle matri i
ortogonali on determinante uno, ossia ogni rotazione e rappresentabile nella
forma
x = R x
t
t
on RR = 1 (R e la trasposta di R). Una trasformazione in nitesimale orrisponde per io a una matri e del tipo R = 1+ "X e la ondizione di ortogonalita,
tras urando termini di ordine "2 , i da X + X t = 0, ossia X e antisimmetri a.
Ogni matri e antisimmetri a e esprimibile ome ombinazione lineare delle tre
matri i
0
1
0
1
0
1
0 0 0
0 0 1
0 1 0
X1 = 0 0 1A ; X2 =  0 0 0A ; X3 =  1 0 0A :
0 1 0
1 0 0
0 0 0
Per al olo diretto si veri a fa ilmente he valgono le relazioni
[X1 ; X2 = X3 ; [X2 ; X3 = X1 ; [X3 ; X1 = X2
he si esprimono sinteti amente on [Xi ; Xj = "ijk Xk . Le ostanti di struttura
del gruppo delle rotazioni sono pertanto esprimibili in termini del simbolo di
Ri i "ijk .
Puo risultare utile adottare un'altra parametrizzazione per le rotazioni, he
ora des riviamo. Sia n il versore he individua l'asse di rotazione e sia l'angolo
di rotazione, on la onvenzione he un angolo positivo orrisponde ad una rotazione antioraria nel piano ortogonale a n. La rotazione si puo allora esprimere
in termini della omponente xk parallela a n e della omponente ortogonale x? ,
date ovviamente da xk = (n  x)n, x? = x xk . Nel piano ortogonale a n una
base e data da x? e da n ^ x, tranne he nel aso di vettori paralleli all'asse
di rotazione, he pero sono per de nizione invarianti sotto la rotazione. Si avra
allora sotto una rotazione
x0k = xk
x0? = os x? + sin n ^ x
da ui segue
x0 = xk + os x? + sin n ^ x
= (n  x)n + (x (n  x)n) os + n ^ x sin
(B.1.3)
:
= x os + n ^ x sin + (1 os )(n  x)n
 R(n; ) x

486

Elementi di teoria dei gruppi


Per una trasformazione in nitesimale si ha per io
x0 = x + n ^ x + O( 2 )
e per l'azione su una generi a funzione analiti a F (x) troviamo
F (x0 ) = F (x) + n ^ x  rF (x)
ossia gli operatori dell'algebra di Lie sono dati dalle omponenti del vettore
X = n ^ r, ossia






x 3 ; X2 = x 3
x 1 ; X3 = x 1
x2
X1 = x 2
x3
x2
x1
x3
x2
x1
he soddisfano le medesime relazioni di ommutazione trovate in pre edenza.
Problema B.1-1. Determinare l'algebra di Lie del gruppo eu lideo nel
piano, realizzato dalle trasformazioni
 0

   
x = os sin x + a1
y
sin os y
a2
Problema B.1-2. Determinare l'algebra di Lie del gruppo di Poin ar
e nel
piano, realizzato dalle trasformazioni
 0

   
x = osh  sinh  x + a1
t
sinh  osh  t
a2

B.1.4. Gruppo delle rotazioni e gruppo SU(2). Esiste una parametrizzazione del gruppo delle rotazioni he ha parti olare rilevanza in me ani a
quantisti a (vedi il ap. 8). Si tratta di un omomor smo di SO(3) nel gruppo
SU (2) delle matri i unitarie 2  2 a determinante uno he permette di individuare una rotazione in termini di due parametri omplessi 5. L'omomor smo si
ostruis e nel modo seguente. Si onsideri la matri e


Z = x +z iy x ziy
he asso ia ad ogni vettore (x; y; z ) una matri e hermitiana a tra ia nulla. La
trasformazione
Z ! Z 0 = uZ uy
on u uy = 1 ostituis e una trasformazione di similitudine he per io las ia invariata la tra ia e il determinante di Z . La matri e hermitiana Z 0 deve pertanto
essere della stessa forma di Z orrispondentemente ad un altro vettore (x0 ; y0 ; z 0 )
avente la stessa lunghezza di (x; y; z ). Dato he la relazione (x; y; z ) ! (x0 ; y0 ; z 0 )
e lineare si tratta di una rotazione. Se introdu iamo le tre matri i di Pauli






0
1
0
i
1
0
(B.1.4)
1 = 1 0 ;  2 = i 0 ;  3 = 0 1
potremo esprimere la relazione tra Z e Z 0 nel modo seguente
Z 0 =   x0 = u   x u y
5Pi
u propriamente di un quaternione di modulo uno.

487

Ausili matemati i

ovvero, indi ando on x0 = R x la rotazione, si puo esprimere la matri e


ortogonale R in termini di U , il he fornis e espli itamente l'omomor smo:
R = 21 Tr  u uy :

Per ostruzione u e uei' orrispondono alla stessa rotazione, per io possiamo
imporre la ondizione det(u) = 1. Il gruppo di matri i os individuato e denominato SU (2). L'omomor smo SU (2) ! O(3) e tale he ad ogni R orrispondono
due matri i u e u. In parti olare per il sottogruppo delle rotazioni intorno
all'asse z si ha





os '
sin
'
0


ei'=2

0



u=
!
R = sin ' os ' 0 :
i'=
2

0 e
0
0
1
In generale alla matri e R(n; ') de nita nell'Eq. (B.1.3), he des rive una rotazione di un angolo ' intorno al generi o asse di direzione n , orrisponde la
matri e unitaria
(B.1.5)
u = os( 21 ') i sin( 12 ')n   :
Si noti he mentre ' varia tra 0 e 2 il vettore in R3 ompie un giro ompleto,
mentre la matri e di SU (2) varia tra l'unita e


1 0 :
0
1
Dopo un se ondo giro ompleto an he la matri e di SU (2) torna all'identita.
Non si onos ono grandezze si he in me ani a lassi a he si trasformino direttamente in termini di u. Come illustrato nel x8.2.2, in me ani a quantisti a
si e inve e portati a onsiderare an he oggetti he sotto rotazioni si trasformano
ome
! 0=u :
Tali oggetti sono denominati spinori.
B.1-3. Dimostrare l'isomor smo del gruppo ostituito da (1;
gruppo dei quaternioni. Cio impli a he esiste una
orrispondenza he asso ia ad ogni quaternione una rotazione spaziale (Hamilton
1863).
Problema

i1; i2 ; i3 ) on il

B.1.5. Rappresentazioni lineari. La teoria delle rappresentazioni lineari di gruppi ontinui si e sviluppata an he sotto lo stimolo delle appli azioni

si he ed ha raggiunto ormai uno stadio semi-de nitivo. Non possiamo in questa


sede neppure dare un'introduzione elementare all'argomento, per ui rimandi el73, Kir74, Vil69. Ci
amo ai testi gia itati [Ham62, Wig59, BC72, Z
limitiamo a fornire un esempio abbastanza strutturato da essere rappresentativo
del problema generale. Si onsideri il gruppo SU (2); un elemento generi o sia
individuato da




u =  

488

Elementi di teoria dei gruppi


on det(u) = j j2 + j j2 = 1. Siano z1 ; z2 due variabili omplesse; il gruppo
agis e naturalmente sulla oppia (z1 ; z2 ) e ioe
  

z
z
+
z
1
1
2
u z = z
 1 + z2 :
2
L'insieme dei polinomi P (N ) omogenei di grado N ostituis e uno spazio lineare
omplesso su ui il gruppo SU (2) puo essere fatto agire nel modo piu sempli e
 1 + z2 ) :
p 2 P ; D(N )(u) p(z1 ; z2 ) := p(u 1 (z1 ; z2 )) = p( z1 z2 ; z
E hiaro he l'azione di D(N ) (u) trasforma un polinomio omogeneo in un altro polinomio omogeneo dello stesso grado e questa azione e lineare. Abbiamo
dunque ottenuto una rappresentazione lineare (N+1)-dimensionale di SU (2) in
orrispondenza ad ogni intero N . Se siamo in grado di determinare un prodotto
s alare in P he sia invariante sotto l'azione di D(u) avremo ostruito una serie di rappresentazioni unitarie di SU (2), he risultano inoltre irridu ibili. Per
ostruire il prodotto s alare possiamo osservare he un polinomio omogeneo di
grado N si puo sempre s rivere ome
p(z1 ; z2 ) = z2N p(z1 =z2; 1)  z2N P (z ) :
L'azione di SU (2) puo allora essere riferita ai polinomi P (z ) della singola variabile
omplessa z nel modo ovvio:


 + )N P z :
(B.1.6)
(D(N ) (u) P )(z ) = ( z
 +
z
Si veri a fa ilmente he il prodotto s alare
Z
hP1 jP2 i = N (1 +dzjz jd2z)N +2 P1 (z ) P2 (z )
risulta invariante sotto l'azione di SU (2) e per io la rappresentzione D(N ) e
unitaria.
Problema B.1-4. Determinare la rappresentazione degli operatori dell'algebra di Lie di SU (2) a partire dall'Eq. (B.1.6). Una base dell'algebra di Lie di
SU (2) si ottiene in orrispondenza a ui = 1 + "i ; sviluppando l'Eq. (B.1.6) al
primo ordine in " si ottiene:


z "
(Du(N1 ) P )(z ) = (1 + "z )N P
1 + "z
= P (z ) + " (Nz P (z ) (1 + z 2) P 0 (z )) + O("2 )
da ui
d
X1 ! 21 Nz 12 (1 + z 2)
dz
e analogamente si trova
d
X2 ! i 12 Nz + i 12 (1 z 2 )
dz
d
X3 ! iN iz
dz

489

Ausili matemati i

B.1.6. Analisi armoni a su gruppi ontinui. L'analisi armoni a sui


gruppi niti illustrata nel xB.1.2 si puo estendere ai gruppi ontinui (e ompatti).
Il primo passo e ostituito dalla introduzione di una misura di integrazione d(g)
sulla varieta dei parametri del gruppo he sia invariante rispetto alla moltipli azione del gruppo stesso (per i gruppi niti questa proprieta onsiste nell'attribuire lo stesso peso a ias un elemento del gruppo, ome nell'Eq. (B.1.1)).
In termini di questa integrazione invariante e possibile stabilire una relazione di
ortogonalita della forma
Z

(B.1.7)

d(g) h

1 jD

() (g )j

2 ih 3 jD

( ) (g 1 )j

4i

VG
h j ih j i
dim(D() )  1 4 3 2
dove ;  sono indi i generalizzati he individuano le varie rappresentazioni unitarie irridu ibili e VG e il volume del gruppo. Si vedano [Ham62, Wig59,
Vil69, Z el73 per una trattazione ompleta.
=

B.1.7. Integrazione invariante su SU(2). Qui i limiteremo a ostruire espli itamente, an he se in modo euristi o, la misura invariante per SU (2).
Consideriamo dunque un generi o elemento di SU (2) nella parametrizzazione gia
adottata al xB.1.4:


(B.1.8)
u = os
i sin n   = exp( i  =2) :
2
2
Osserviamo he = jj rappresenta l'angolo di rotazione attorno all'asse n =
=jj e he, trattandosi di SU (2), varia da 0 a 2 se n varia sull'intera sfera
S 2 . I parametri 1 ; 2 ; 3 orrispondono a spostamenti he sono intuitivamente
ortogonali (rotazioni attorno ai tre assi oordinati). Inoltre, poi he rotazioni
dello stesso angolo attorno a due assi diversi sono tra loro oniugate, tali spostamenti devono essere \pesati" nello stesso modo da una integrazione invariante.
Matemati amente quanto appena detto si on retizza introdu endo un prodotto
s alare tra gli elementi dell'algebra di Lie:
i
i
(X; Y ) = 2Tr XY ; X = X  ; Y = Y 
2
2
he e invariante sotto trasformazioni aggiunte
(X; Y ) = (u 1Xu; u 1u 1 Xu)
e rispetto al quale i generatori delle rotazioni attorno agli assi oordinati sono
ortonormali
(B.1.9)
( 2i  ; 2i  ) =  :
In base a questa proprieta le variabili 1 ; 2 ; 3 vengono denominate oordinate
normali . La relazione (B.1.9) de nis e evidentemente la metri a eu lidea ds2 =
d d nell'intorno dell'identita, ioe per matri i della forma 1 i  =2 on
jj in nitesimo. Nell'intorno del generi o punto u, des ritto dalle matri i della
forma u  (1 i0  =2), la metri a invariante varra an ora ds2 = d0 d0 ,
per via della omogeneita del gruppo. Il problema e di determinare la relazione

490

Elementi di teoria dei gruppi


tra le oordinate normali 0 attorno a u e quelle attorno all'identita, nelle quali
u = exp( i=2). In altre parole dobbiamo riportare la matri e in nitesima du,
he des rive l'intorno di u, nell'algebra di Lie he des rive l'intorno dell'identita.
Dato he u 1 u = 1, l'oggetto he er hiamo e la matri e u 1du, esprimibile in
base all'Eq. B.1.5 in termini dei parametri ( ; n). Si trova os

! () = 2i  ; u 1du


u()
= Tr  u( )
d


e per io

! = n d + 2 sin os dn sin n ^ dn :
2
2
2
Tenendo onto del fatto he n  dn = 0, si al ola fa ilmente la metri a

ds2 = ! ! = (iu 1 du; iu 1du)


(B.1.10)

= d 2 + 4 sin2 dn  dn ;
2
dove dn  dn e la metri a SO(3) invariante della sfera S 2 ; ad esempio:
dn  dn = d#2 + sin2 #d'2

nella parametrizzazione n = (sin # os '; sin # sin '; os #) in termini egli angoli
sferi i.
Possiamo ora veri are he la metri a dell'Eq. (B.1.10) si ridu e e ettivamente a quella eu lidea ds2 = d d nell'intorno dell'identita ( ! 0) ed he e
bi-invariante, ioe invariante per moltipli azioni di u sia a sinistra, u ! au, he
a destra, u ! ub, per arbitrari, ma ssati a; b 2 SU (2). L'invarianza a sinistra
segue da
(au) 1 d(au) = u 1a 1 a du = u 1 du
mentre quella a destra segue da
(ua) 1 d(au) = a 1 (u 1 du)a
= i!a 1  a = i!R (a) 

e dal fatto he le matri i R 2 SO(3) della rappresentazione aggiunta las iano


invariato il tensore  .
Il risultato dell'Eq. (B.1.10) i permette ora di s rivere la misura bi-invariante
su SU (2), vale a dire

d(u) = 4 sin2 sin # d d# d' ;
2
valida nella parametrizzazione u = expf i n(#; ')  =2g. In parti olare, possiamo al olare il volume di SU (2):
Z

d(u) = 82 :

491

Ausili matemati i

B.1.8. Formula di Baker-Hausdor . L'appli azione esponenziale exp :

U 2 g ! G asso ia ad ogni elemento dell'algebra di Lie g appartenente ad un

opportuno intorno dell'elemento nullo un elemento del gruppo di Lie G. Per


le rappresentazioni lineari l'appli azione si puo de nire attraverso lo sviluppo di
Taylor aratterizzato dagli stessi oe ienti della funzione esponenziale in ampo
omplesso. Le proprieta dell'appli azione
U = expfX g
nel aso delle algebre di Lie non ommutative si dis ostano da quelle on ui
siamo familiari dall'analisi matemati a. Dis uteremo tre formule di analisi non
ommutativa he sono di uso abbastanza omune. La proprieta exp(x + y) =
exp(x) exp(y) viene trasformata nella seguente, detta formula di Baker-Hausdor :
[Rot92, NS79
(B.1.11)
exp(x) exp(y) = exp(x + y + (x; y))
dove il termine (x; y) e esprimibile ri orsivamente se ondo lo s hema:
1
X
(x; y) =
n (x; y)
n=2

(n + 1) n+1(x; y) = 21 [x y; n(x; y)+


X
B2p
[ ; [ ; : : : [ m2p ; 1 : : :
(2p)! m1 +:::+m2p =n m1 m2

1p 12 n

1 (x; y)  x + y
La se onda sommatoria si estende a tutte le partizioni di p in un numero pari di
interi; io omporta he il numero di termini oinvolti in n res e molto rapidamente on l'ordine he si intende raggiungere. Nella prati a e talora su iente
limitarsi ai primi termini he sono dati espli itamente da

exp(x) exp(y)  exp x + y + 21 [x; y+
1
1
12 [x; [x; y + 12 [y; [y; x+ :

1
24 [x; [y; [x; y + : : :
In parti olare nel aso di operatori anoni i per i quali il ommutatore e multiplo
dell'identita la serie di Baker-Hausdor si tron a esattamente al primo termine:

[a; ay = 1 ! exp( a) exp( ay ) = exp a + ay + 21 :
Per ulteriori sviluppi su questo tema si vedano [Mag54, WM62, NT87.
Esiste una parti olare forma dello sviluppo di Baker-Hausdor he si puo
prestare a qual he appli azione:
Teorema B.1.2. Sia g un'algebra di Lie. Per  e  in un intorno dello zero
si ha
Z 1 

log(e e ) =  + eAd() et Ad()  dt
0

dove (z )  (z log(z ))=(z 1) e de nita dalla sua determinazione prin ipale


intorno a z = 1 e il simbolo Ad e de nito dal ommutatore: Ad()   [; .

492

Metodi asintoti i
Si veda [HS64 per la dimostrazione. Un'altra formula he assume importanza fondamentale nella formulazione alla Feynman della me ani a quantisti a
e quella di Lie-Trotter:
n
exp(x + y) = nlim
!1 (exp(x=n) exp(y=n)) :
Questa formula e onveniente nel aso si sia in grado di esprimere in forma hiusa
separatamente exp(x) e exp(y) ma non exp(x + y). Il pro edimento di limite va
inteso in una opportuna norma. Per gli aspetti di analisi funzionale onnessi a
questa formula si veda [RS78b, Ono84.
Altre formule di analisi non- ommutativa di uso frequente sono:
a) Formula di oniugazione (azione \aggiunta" del gruppo sull'algebra di Lie):
1
X
(B.1.12)
exp(x) y exp( x) =
An (x; y)
n=0

dove i termini dello sviluppo soddisfano la relazione di ri orrenza


(n + 1)An+1 (x; y) = [x; An (x; y)

on A0 (x; y) = y. E immediato ottenere i primi termini nella forma
exp(x)y exp( x) = y + [x; y + 12 [x; [x; y + : : : :
b) Formula di di erenziazione dell'esponenziale
Z 1
d
exp(X + tY )jt=0 =
ds exp((1 s)X )Y exp(sX ) :
dt
0
) Rappresentazione di interazione ( he trova appli azione in teoria delle perturbazioni)

 Z
exp(X + Y ) = exp(X ) T exp 

dse sX Y esX

Quest'ultima formula oinvolge il simbolo di esponenziale ronologi amente ordinato de nito nel x10.1.4.

B.2. Metodi asintoti i


Una serie di potenze divergente per ogni valore della variabile omplessa z
(B.2.1)
a0 + a1 z 1 + a 2 z 2 +    + a n z n +   
puo, sotto opportune ondizioni, ostituire un utile strumento di approssimazione. Si di e (vedi [WW69) he la funzione analiti a f (z ) e rappresentata dalla
serie asintoti a (B.2.1) nel settore (#1 < arg z < #2 ) se per ogni intero N si ha
(B.2.2)

j!1 f (z )
lim #1 <jzarg
z<#2

N
X

n=0



an z n z N +1 = aN +1 :
P

In questa
ir ostanza si adotta la notazione f (z )  an z n. Si ha dunque he
PN
f (z ) = n=0 an z n + RN (z ), ma a di erenza del aso di una serie onvergente
(di Laurent) in ui RN ! 0 per N ! 1; si ha inve e una onvergenza per
jz j ! 1 a N ssato. Un esempio elementare (dovuto ad Eulero) nel ampo

493

Ausili matemati i

reale e il seguente: sia f (z ) de nita attraverso una rappresentazione integrale


( ome e il aso quando si tratta della soluzione di un'equazione di erenziale on
il metodo di Lapla e )
1 dt
ex t
x Zt
1 dt
1
(integrando per parti) =
ex t
x x t2
Z 1
1 1
dt x t
=
+2
e
x x2
x tZ3
1 dt
2
1 1
x t
+ 3 6
=
2
4e
x x
x
t
x
N
X
( )n n!
=
n+1 + RN +1 (x) :
n=0 x

f (x) =

Si vede he la serie ( )n n!=xn diverge per ogni valore di x, e pero tenendo N


sso il resto tende a zero per grandi valori di x:
1 dt
x t
n+1 e
x Zt
N! 1 x t
N!
< N +1
dt e  N +1 :
x
x
x

jRN (x)j  N !

Notiamo he in questo esempio esiste un N ottimale a ui onviene arrestare


la somma per minimizzare il resto ad un
di x. Dalla formula di
p dato valore
N
+1
N
N
2N=x
e la derivata logaritmi a
Stirling si ottiene infatti RN  N e
fatta rispetto al parametro N onsiderato ome un numero reale i da per il
minimo di RN l'espressione

 log RN
1
= 0 =) log x + log N +
=0
N
2N
da ui si on lude he onviene
tron are la serie a N = N~  x e a questo valore
p
x
il resto vale RN~  e
2=x. Esiste pertanto un limite nito, dipendente da
x, alla pre isione on ui una serie asintoti a puo approssimare una funzione
assegnata.
Un se ondo in onveniente delle P
serie asintoti he e hePnon esiste, in generale,
un riterio di uni ita : da f1 (z )  an z n e f2 (z )  an z n possiamo solo
dedurre he f1 f2 de res e piu velo emente di ogni potenza ma non erto f1  f2
ome dis enderebbe inve e da uno sviluppo in serie onvergente; e ovvio infatti
he ad esempio f (z ) e f (z ) + exp( z ) hanno lo stesso sviluppo asintoti o per
Re z > 0.
Un on etto piu restrittivo di serie asintoti a e il seguente:

494

Metodi asintoti i
Definizione B.2.1. Si di e he f (z ) 
e approssimata asintoti amente in
P
senso forte dalla serie an z n se vale per ogni N una disuguaglianza



f (z )

N
X
n=0

an z

n j arg zj< 21 +  C N +1 (N

jzj>

+ 1)!jz j N

per qual he s elta di ostanti positive C; ; ; .

L'interesse per questa de nizione piu restrittiva onsiste nel fatto he vale il
prin ipio di uni ita: l'uni a funzione fortemente asintoti a alla serie nulla (an 
0) e la funzione nulla (si veda [RS78a).
Da un punto di vista prati o e importante avere a disposizione vari metodi
per ottenere sviluppi asintoti i. Si troveranno utili suggerimenti su [Erd56,
Din73, Evg61. Ci limiteremo qui ad al uni metodi elementari, il metodo di
Lapla e e quello della fase stazionaria , asi spe iali del osiddetto metodo del
punto sella ([BRS93, x 3.7).

B.2.1. Il metodo di Lapla e. Il metodo di Lapla e si appli a a funzioni

rappresentate da integrali della forma

f (x) =

Z b

exh(t)G(t) dt

dove h e G sono funzioni ontinue e di erenziabili. Per sempli ita assumiamo


addirittura he h e G siano analiti he in tutto un intorno dell'intervallo (a; b).
Se h(t) e monotona res ente (o de res ente) in (a; b) on jh0 (t)j > > 0, e
su iente porre h(t) =  per ottenere
Z h(b)

dt( )
d
ex G(h 1 ( ))
d
h(a)
Z 2
1
X
ex an  n d
=

f (x) =

1

1 X n 2 1 2 x X
= ex
e
nan  n d
an  j1
x
x 1
e pertanto, integrando su essivamente per parti, si ottiene lo sviluppo ompleto;
nel aso di intervallo in nito si utilizza il
Teorema di Watson. Sia f (z ) analiti a regolare, ad e ezione di un eventuale taglio on punto di diramazione in z = 0, in tutto il er hio jz j < a + e
valga lo sviluppo onvergente
1
X
f (z ) =
am tm=r 1 ; jz j < a

m=1

on r positivo. Si assuma inoltre he per x reale positivo e x > a valga la


maggiorazione
jf (x)j < Kebx

495

Ausili matemati i

on K e b positivi. Allora vale lo sviluppo asintoti o


Z 1
1
X
(B.2.3)
F (z ) =
f (x)e zx dx  am (m=r)z m=r :
0

Per la dimostrazione si veda [Cop35, x 9.52.


Il aso piu interessante di appli azione del metodo di Lapla e e inve e quello in
ui h(t) raggiunge un massimo all'interno di (a : : : b) on h0 (t) = 0; h00 (t0 ) < 0 .
In questo aso si pone
h(t) = h(t0 ) + 21 h00 (t0 ) 2

relazione he deve essere invertita per ottenere t = ( ) =  + O( 2 ). L'integrale


diventa
Z 2
1 00
2
eh(t0 )x+ 2 h (t0 )x G( ( )) 0 ( ) dt
f (x) =
1

dove

1 =

[h(a) h(t0 )= 12 h00 (t0 ); 2 = + [h(b) h(t0 )= 21 h00 (t0 ) :

Per x ! 1 la gaussiana exp( 21 h00 (t0 ) x  2 ) e on entrata intorno a zero e l'integrale si puo estendere a tutto l'asse reale ompiendo un errore piu pi olo di
qualunque potenza negativa di x. Posto jh00 (t0 )j   1 si trova os :
Z +1
1 2
f (x) 
e 2 x = G( ( )) 0 (t) dt eh(t0 )x
1
r

2
xh
(
t
)
0
=e
G(t0 )
1+O x 1 :
x
P
n
Se si dispone dello sviluppo in serie per la funzione G( ( )) 0 ( ) = 1
0 an  ,
si potra derivare lo sviluppo ompleto
r

(2n)!
2 X
a2n n n =xn
x
2 n!
avendo appli ato la formula di integrazione gaussiana (B.7.1). Un esempio in
ui questo
e fornito dalla funzione di Bessel:
R s hema funziona in modo sempli e 
I0 (x) =  ex os # d#. Si ha in questo aso h = os # e G  1. Il massimo di h
e in # = 0,  = 1 e pertanto
#
os # = 1 21  2 =)  = 2 sin
2

 1 
1
X
2 k
d#
1

1
2
=)
=p
# = 2 sin
=
2
d
k
4
1  2 =4
0
r
r




1 (2k)!( )k
1
1
2 X
2
x
k
x
2
1+ +::: :
I0 (x) ' e
x =e
x 0
8k k!
x
8x
k

f (x)  exh(0)

496

Metodi asintoti i
B.2.2. La formula di Stirling. Si vuole determinare lo sviluppo asintoti o

della funzione
(B.2.4)

di Eulero (vedi il xB.2.7).


Z 1
(x) =
e ttx 1 dt; ( (n + 1) = n!) :
0

Con un o hio alla soluzione, onsideriamo il rapporto


 x
Z 1
Z +1

(x)
dt
t t
e
=
ex( e ) d
=
x
x
x
t
0
1

avendo posto t = xe . Segue
h( ) =  e =) h0 (0) = 0; h00 (0) = 1
 e = 1 21  2
 
Z
1 x2 d
(x)
x
d :
e
e 2
xx
d
La funzione  ( ) si puo invertire on il metodo di Burmann-Lagrange (vedi
Probl. B.2-1); si puo tuttavia pro edere on un altro metodo di piu generale
appli abilita. Dato he  =  + O( 2 ) in prima approssimazione otteniamo
immediatamente
r
Z
1 x2
2
x
x
x
x
(x)  x e
e 2 d = x e
x
p
n
n
2n. Per ottenere lo sviluppo ompleto si sviluppa
he equivale a n!  n e
in serie exp( ) e si ottiene


Z +1
(x)
1 2 1 3
1 n
ex x =
d exp
x
x   
x : : : :
x
2!
3!
n!
1
p
Sia  = = x ,allora
r


Z
(x) x
n
2 +1 d 12 2
3
p e exp ( 3!px    n!xn=2 1 : : : ) :
e =
xx
x 1 2
Si sviluppano a questo punto tutti gli esponenziali e si ottiene:
r
Z
1 X
1
d 2 =2 Y
 n+2 mn
x (x)ex
p
e
=
(
n=2 ) =mn ! =
2 xx
2
n=1 mn =0 (n + 2)!x
X
P( n2 )mn
P(n+2)mn ( )P mn
Q1
=
x
m
3 mn !((n + 2)!) n
m1 ;m2 ;:::

dove : : : indi a la media sulla distribuzione normale (vedi (B.7.2)), per ui


segue
r
1
x (x)ex X

x N
2 xx
N =0

P m n;mm;:::=2N
1
n>0

P
2N + m

( 1) mn [2(N + mn )!
P
Q
m :
n (N +
mn )! 1
n=1 mn ! (n + 2)! n

497

Ausili matemati i

Per ogni N ssato ontribuis ono i valori di m1 ; : : : ; mn ; ::: he ostituis ono una

partizione di 2N . Ad esempio le partizioni di 4 sono date da:

1 + 1 + 1 + 1 (14 )
!
m1 = 4
2 + 1 + 1 (12 ; 2) ! m1 = 2; m2 = 1
2+2
(22 )
!
m2 = 2
3+1
(1; 3)
! m 1 = m3 = 1
4
(4)
!
m4 = 1
Questa e la notazione standard per le partizioni e ad essa viene asso iato un
gra o, detto diagramma di Young, he rappresenta la partizione in modo
gra o on una matri e di elle, ogni riga ontenente un numero pari ad un
intero della de omposizione, ad esempio:
4
   
3
  :
2
1
1
1 3 4 () 1 =) 

1

All'ordine 1=x ontribuis ono le partizioni di N = 2
 ! (12 ) ! m1 = 2 ) 5

24
  ! (2) ! m2 = 1 ) 81
1
per un totale di . All'ordine 1=x2 (2N = 4) ontribuis ono:
12






m1 = 4

+12!
= 385=1152
6!264!3!4

 



m1 = 2; m2 = 1

10!
= 35=64
5!252!3!24!

 
 

m2 = 2

+8!
= 35=384
24 4!4!2 2!

  


m1 = m 3 = 1

244!3!5!

   

m4 = 1

6!
= 1=48
3!236!

1
.
288
Problema B.2-1. Si inverta la relazione
p
 = 2(e 1  )

per un totale di

498

+8!

= 7=48

Metodi asintoti i
fa endo uso della formula di Burmann-Lagrange [WW69


1 d n 1  n
:
kn  n ; k n 
n! d
 n  =0
La serie he si ottiene puo essere immediatamente utilizzata per ottenere lo
sviluppo di Stirling (ad esempio si ottiene agevolmente il termine su essivo
139=51840x 3: per questo si suggeris e di utilizzare un programma di elaborazione simboli a; in Mathemati a 6 ad esempio e su iente de nire

=

f[z_ := z/Sqrt[2*(Exp[z-1-z);
k[n_ := Limit[1/n!*D[f[z^n,{z,n-1},z->0;

per ottenere rapidamente tutti i oe ienti desiderati. I piu pigri possono poi
evitare an he la formula di Lagrange ed usare direttamente InverseSeries.)

B.2.3. Prin ipio della fase stazionaria. Un'altro aso in ui e possibile


sviluppare in serie asintoti he una funzione de nita attraverso una rappresentazione integrale e il seguente
f (x) =

Z b

eixh(t)g(t) dt :

Sia h0 (t0 ) = 0 per t0 interno ad (a; b) e h00 (t0 ) 6= 0. Allora si pone


h(t) = h(t0 ) + 21 h00 (t0 ) 2 =) t = ( )


Z 1
i 00
2
f (x) 
exp ih(t0 )x + h (t0 ) g( ( )) 0 ( ) d
2
1
s
2
e i=4 (1 + O(x 1 )) :
= eih(t0 )x g(t0 )
xh00 (t0 )
La giusti azione dell'estensione dell'intervallo di integrazione a tutto l'asse reale
e qui piu sottile he nel aso di Lapla e, in quanto abbiamo a he fare on
una funzione expfi  2 g he non tende a zero per  ! 1. Il punto e he il
ontributo fornito all'integrale dai valori di  molto grandi e tras urabile per
via della \interferenza distruttiva" dei fattori di fase (vedi [Tor53). Come aso
parti olare otteniamo
Z

ossia

p
2
eit =2" g(t) dt  g(0) 2i"
it2 =2" "0

pe

! (t) :
2i"
Problema B.2-2. La funzione di Bessel Jn (x) 
e de nita dall'integrale
Z 
1
eix sin # ni# d# :
(B.2.5)
Jn (x) =
2 
6
Wolfram Resear h [Wol92

499

Ausili matemati i

Determinare lo sviluppo asintoti o


r
2
os (x n=2 =4) + O(x 3=2 ) :
(B.2.6)
Jn (x) 
x
Problema B.2-3. Determinare lo sviluppo asintoti o della funzione di Airy
, Eq. (6.6), de nita dalla soluzione dell'equazione y00 (x) = x y(x) he tende a zero
per x ! +1.
Z


1 1
(x) =
d exp ix + i 31  3 :
2 1
P
n
B.2.4. Trasformata di Borel. Se (x) = 1
0 an x e onvergente per
jxj < , de niamo la trasformata di Borel
1 a
X
n n
(x) =
x ;
n
!
0
on raggio di onvergenza in nito. Si trova allora
Z 1
Z 1X
1
X
an
(xt)n e t dt =
an xn = (x) :
(xt)e t dt =
n!
0
0
0
R1
t
Dunque l'integrale 0 (xt) e dt oin ide on
all'interno del er hio di
onvergenza, ma in generale permette di estendere analiti amente la funzione
in una regione piu vasta (questa regione e determinata dalla regione onvessa
individuata portando le tangenti al er hio in tutte le singolarita di , vedi
[WW69).
Puo a adere he questo pro edimento permetta di risommare una serie
divergente (asintoti a ). Si onsideri ad esempio
X
f (x)  n! ( x)n
( he diverge per ogni x 6= 0). La trasformata di Borel e in questo aso
Z 1
Z 1
X
e t dt
(xt)e t dt =
(x) = ( x)n = (1 + x) 1 =)
0
0 1 + xt
(funzione analiti a on taglio sull'asse reale negativo).
B.2.5. Sviluppo di Eulero-M Laurin. Per determinare lo sviluppo asintoti o di una serie si puo talvolta fare ri orso al seguente teorema (EuleroMa Laurin)
Teorema B.2.1. Vale lo sviluppo asintoti o
Z N
N
X
X B2k
f (x)dx + 21 [f (N ) + f (1) +
f (n) '
[f (2k 1) (N ) f (2k 1) (1)
(2
k
)!
1
n=1
k1
dove Bn sono i numeri di Bernoulli de niti dalla funzione generatri e
1 B
X
x
n n
=
x
(B.2.7)
ex 1
n
!
0
Per la dimostrazione si veda [WW69.

500

Metodi asintoti i
Esempi
a)

ln n! =
(B.2.8)

n
X
k=1
Z n
1

ln k
ln x dx + 21 ln n + 121 n

B2k
n2k 1
2k(2k 1)
equivalente allo sviluppo di Stirling.
b)
+

n
X
1

1
360

1 +:::

1 +:::



1 B  1 2k 1 n
X
dx 1 1
2k

+2
+1 +

n
(2
k
)!
x
1 x
1
1


1
X

B2k k
1
( ) n 2k 1
+
= ln n + 21 1 +
n
2
k
1

1
=
k

Z n

La serie a se ondo membro e divergente,


tuttavia per onsistenza il suo valP
ore e dettato da = limn!1 ( n1 k1 ln n)  0:577216 ( ostante di EuleroMas heroni).
P1
n
Problema B.2-4. Cal olare l'andamento asintoti o di Z ( ) =
0 ne
per ! 1 attraverso la formula di Eulero-M Laurin e onfrontarlo on il valore
esatto.
Problema

B.2-5. Cal olare l'andamento asintoti o di


1
X
Z ( ) = n e n ; ( > 0) :
0

Teorema di Hardy-Littlewood.

1). Se
allora

0
Z L

Sia (x) una misura borelliana su [0 +

e txd(x)  At  per t ! 0

d(x) 

A
L per L ! +1:
(1 +  )

In parti olare, si ha an he he
1
X
e tn an  A t  ; per t ! 0
impli a

N
X
0

an 

A
N  per N
( + 1)

501

! +1

Ausili matemati i

Per la dimostrazione si veda [Sim79. Ad esempio:


 1



1
X
d k
d kX
(1 e t )
e tn =
e tn nk =
dt
dt
0
0


N
X
n=1

nk

d k 1
t = k! t k
dt
k! N k+1 N k+1
=
(k + 2) k + 1

Il teorema permette di stimare l'andamento


asintoti o di N
0 an per N ! 1
P1
tn
noto l'andamento asintoti o di 0 an e
per t ! 0. Ad esempio se esiste
P
P1 "n
lim N
0 an =N = han i allora questo oin ide on tlim
!0f" 0 e an g.
Un appli azione del metodo di sommazione di Borel. Nella formula (B.2.8) he
da ln n! ome sviluppo asintoti o in 1=n ompare il termine nito
1
B2k
1
++
+::: :
(B.2.9)
log C 
12 360
2k(2k 1)
La serie e divergente, ma puo essere sommata on il pro edimento di Borel. La
somma dei primi n termini da i seguenti risultati parziali (vedi Fig. B-1): 0.08333,
0.08055, 0.08135, 0.08075, 0.08159, 0.07968, 0.08609, 0.05654, 0.23618, -1.1563,
12.247, -144.6, 2048.5, : : : e si puo dunque ongetturare he log C  0:081 sia una
buona approssimazione, in quanto le somme parziali os illano intorno a questo
valore prima di omin iare a divergere. Il metodo di Borel onsiste nel risommare
la funzione
1
X
B2n
x2(n 1)
f (x) 
2
n
(2
n
1)
1

attraverso la trasformata di Borel


1
1 B
X
X
B2n
x2(n 1)
2n 2(n
(x) =
=
x
2
n
(2
n
1)
[2(
n
1)!
(2
n
)!
1
1


x
x
1
1+
= 2 x
x e 1
2
Si ha per io
Z 1
f (x) =
e t (xt) dt
e in ne

f (1) =

1)

1
t
e 2 t
t e 1
t

t
dt = 1
1+
2

(L'integrale si trova su [GR65 8.341.1).

502

1 log(2 )  :0810615:::
2

Metodi asintoti i
2
0.086
1.5

0.084

0.5
log(C)

log(C)

0.082
0

0.08
-0.5

0.078

-1

-1.5
0.076
-2

10

10

Figura B-1. Le prime somme parziali alla Borel per la

serie divergente (B.2.9) .

P
n
B.2.6. Sviluppi asintoti i dallo sviluppo di Taylor. Sia f (x) = 1
0 an x ,

on raggio di onvergenza in nito. Si tratta di ottenere lo sviluppo asintoti o


f (x)  (x)(1 + 1 =x + 2 =x2 + : : : ) per x ! +1. Un metodo onsiste nel
trasformare la serie in una rappresentazione integrale; io e fattibile ad esempio
se si dispone di una rappresentazione del tipo
Z
zn
an =
(z ) dz
n!
C
in modo he
Z
1Z
X
(xz )n
f (x) =
(z )
dz =
(z )exz dz
n!
0 C
C
a ui poi e possibile appli are il metodo del punto a sella.
Problema B.2-6. Determinare lo sviluppo asintoti o per la<funzione di
Bessel di se onda spe ie de nita dalla sua serie di Taylor
1  xn 2
X
:
f (x) = I0 (2x) =
n!
0
Si ha

da ui

1
1
=
n! 2i


1
n!

2

1
=
2i

e

 n+1
I

503

d

e
d :
n! n+1

Ausili matemati i

Segue

1 x2n e d
X
2 1 d
1
1
=
e +x 
n
2i

2i

0 n!
he e analizzabile on il metodo di Lapla e dopo avere posto  = xz .
Problema B.2-7. Si onsideri la serie on raggio di onvergenza in nito
a
a(a + 1) x2
+:::
1 F1 (a; ; x) = 1 + x +

( + 1) 2
(B.2.10)
1 (a + n) xn ( )
X
;
=
0 ( + n) n! (a)

I (x) =

nota ome ipergeometri a on uente. Determinarne l'andamento asintoti o


per x ! 1. In base alla de nizione della funzione B ( ; )
Z 1
( ) ( )
dt t 1 (1 t) 1 =
(B.2.11)
( + )
0
e su iente s egliere = a + n; = a per ottenere se ondo lo s hema della
sezione pre edente
Z 1
( )
ta 1 (1 t) a 1 etx dt
1 F1 (a; ; x) =
(a) ( a) 0
valida per Re > Re a > 0. Per x ! +1 si ha allora
Z 1
F (a; ; x)
( )
=
ta 1 (1 t) a 1 e x(1 t) dt
ex
(a) ( a) 0
Z x
 a 1
( )xa
) d :
e   a 1 (1
=
(a) ( a) 0
x
avendo posto 1 t = =x . L'integrale ha limite ( a) per x ! +1 e quindi
( ) x a
e x :
(B.2.12)
1 F1 (a; ; x) x!+1
(a)
Un altro metodo \rozzo ma e a e" onsiste nello stimare qual e il termine
an xn dominante per x molto grande e sommare intorno a n. Prendiamo l'esempio
del Probl. B.2-6:
1  xn 2
X
f (x) =
:
n!
0
E hiaro he per x molto grande il valore di xn =n! dapprima res e (da 1 per
n = 0 no ad un massimo per n  x ) per poi de res ere quando n  x. Si avra
per io

f (x) =
=

X
X

n=x+

 n 2
x

n!

xx+ ex+
p
(x + )x+ 2(x + )

!2

exp f 2(x + ) ln(1 + =x) + 2(x + ) ln(2(x + ))g

504

Metodi asintoti i
Sviluppando in serie di potenze in (=x) si ha poi

f (x) 
Se approssimiamo
niamo

f (x) 
=

2
+::: :
x

exp 2x ln(2x)
R

on d ( ome nello sviluppo di Eulero-M Laurin) otteZ

d
2x


e2x 2 =x =x
e2x
e
= p exp 14 x
2x
2 x

pe (1 + 14 x
2 x

1 +:::)

(ri ordare la formula di integrazione gaussiana (B.7.1)). In modo analogo si puo


stimare l'andamento asintoti o di
1  xn p
X
epx

f (p; x) =
pp(2x) p 2 1 :
n!
0

B.2.7. Due importanti funzioni spe iali.

La funzione

(B.2.13)

di Eulero. La funzione di (z ) e de nita dall'integrale


Z 1
e t tx 1 dt (Rex > 0) :
(x) =
0

Teorema B.2.2.
(x) si puo estendere a una funzione analiti a in tutto il
piano omplesso tranne per poli sempli i nei punti x = 0; 1; 2; : : : ; n; : : :
Dimostrazione.

(1; +1) ; si ottiene:

Si suddivida il ammino di integrazione (0; 1) in (0; 1) [

(x) =

e t tx 1 dt +

Z 1

tx

1
X
0

( t)n
dt
n!

1
nZ 1
X
 (1; x) + ( n)!
tx+n 1 dt
0
0
1 ( )n 1
X
= (1; x) +
n=0 n! x + n

n
1
(1; x) e analiti a regolare per ogni x omplesso; la serie 1
0 ( ) n! =(x + n)
e onvergente per ogni x diverso da un intero non-positivo. Questo mostra he
ha poli sempli i in x = n (n = 0; +1; +2; : : : ) on residuo ( )n =n!.

P

Integrando per parti si ottiene fa ilmente l'identita fondamentale (x + 1) =


x (x) e di onseguenza (n + 1) = n! (n 2 N ).

505

Ausili matemati i

Integrali notevoli:

Z 1

uy 1
(1 + u)x+y
0
0
Z 1
x

u
=
(x) (1 x) =
du
1
+
u
sin
x
0
Z 1
t
t
e
e
dt = ln  :
t
0

(x) (y)
=
(x + y)

dt tx 1(1

La funzione  (s) di Riemann.

(B.2.14)

 (s) =

1
X
1

t)y 1

du

n s ; (Re s > 1) :

La serie e uniformemente onvergente per Re s  1+ " > 1 e de nis e per io una
funzione analiti a. Piu in generale, data una su essione di numeri reali positivi
on limite +1
0 < 1  2  3      n     ! +1 :

si de nis e la \funzione-zeta" generalizzata


1
X
 (s) =
n s ; (Re s > ) :
1

B.2.3. Vale l'identita


1
 (s) =
(s)
dove la funzione (t) e de nita da
Teorema

(t) =

1
X
n=1

(t) ts 1 dt;

e n t :

In parti olare per la funzione di Riemann si ha


Z 1 s 1
1
t
 (s) =
dt :
(s) 0 et 1
Questa rappresentazione integrale permette di estendere  (s) ad una funzione
analiti a in tutto il piano omplesso ad e ezione del punto s = 1 dove si ha un
polo sempli e. Infatti, s elto un reale positivo a, si ha :
Z a s 1
Z +1 s 1
1
1
t
t
 (s) =
dt +
dt :
t
(s) 0 e 1
(s) a et 1
Il se ondo integrale e sempre onvergente, dunque de nis e una funzione analiti a
regolare. Si ha peraltro per la parte singolare, sviluppando in serie e integrando

506

Metodi asintoti i
termine a termine,
1
(s)

Z a

a
1
ts 1
dt
=
ts
et 1
(s) 0
Z a
1
ts
=
(s) 0

dt
et 1
1 B
X
n n
2
t dt
n
!
0
Z a
1 B
1
t X
2n 2n
s
2
=
+
t ) dt
t (1
(s) 0
2 1 (2n)!
"
#
1 B
s+2n 1
1
1 as 1 1 as X
2n a
=
+
+
(s)
(s) s 1 2 s
1 (2n)! s + 2n 1

E immediato on ludere he l'uni o polo he non viene an ellato dallo zero di


1= (s) e pre isamente quello in s = 1 on residuo uguale a uno. Inoltre si ha
1
(s + m)( )m X
Bm0
s+m0 1
 ( m) = s!limm
0 !(s + m0 1) a
(m!) 1
m
0
8
>
<

m pari  2
m=0
B2n =2n m = 2n 1

1
=
2
>
:

Una relazione notevole e quella, dovuta a Riemann, he lega  (s) a  (1 s):

 s=2 (s=2) (s) = 

1 s
2

1 s
 (1 s)
2

ossia la funzione  s=2 (s=2) (s) e simmetri a intorno al punto 1=2. La dimostrazione della relazione di simmetria e interessante in quanto fa uso di una
identita (Ja obi) he ha un signi ato intuitivo (metodo della ri essioni { vedi
[Som64).
Il metodo di Hawking. La funzione  di Riemann (e la sua generalizzazione
al aso di una su essione 1 ; 2 ; : : : ; n ; : : : n ! +1), e alla base di un pro edimento di sommazione di prodotti divergenti [RS71, Haw77. Il problema
onsiste nell'estrarre un risultato nito da un prodotto del tipo
1
Y
X = n
1

(divergente per he n 9 1) he puo ad esempio rappresentare il determinante di


una matri e ad in nite dimensioni on autovalori n . Si introdu e
1
X
 (s) = n s
1

507

Ausili matemati i

e si onsidera la quantita

 0 (s) =

1
X
1

(ln n )n s :

Se  (s) e estendibile analiti amente a s = 0, si pone per onvenzione


1
1
X
Y
0
ln n =  0 (0) =) n = e  (0) :
1

Sia ad esempio da al olare

X=
Allora  (s) =
Si trova

P1

1
Y
1

(n + ) :

(n + ) s   (s; + 1) (funzione di Riemann generalizzata).

d (s; + 1)
js=0 = ln ( + 1)
s

1 ln 2
2

da ui
1
Y


(n + ) = exp f  0 (0)g = exp 21 ln 2 ln ( + 1) =
1

2
:
( + 1)

Per interpretare il risultato al oliamo il rapporto


1 h 
1 n+
i
Y
Y
1

1+
e =n
=
=e
( + 1)
n
n=1
n=1 n

dove si e fatto uso di una rappresentazione della quale prodotto in nito ( e la


ostante di Eulero-Mas heroni). In de nitiva, il pro edimento della  di Riemann
ha inserito al posto giusto
i fattori he rendono onvergente il prodotto in nito
Q
altrimenti divergente (1 + =n).
Altro esempio, n = n2 :
1
Y
n2 = exp f  0 (0)g
1

 (s) =
In generale :
1
Y
kn
1

1
X
1

n 2s = R (2s)

 0 (s) = 2R0 (2s)

! k (s) =

!  0 (0) = 2R0 (0)

n ks = 1 (ks) =)

Sia da al olare:

D=

1
Y
n=1

508

n
n

1
Y
1

kn =

1
Y
1

n

!k

Sistemi di oordinate ortogonali


dove n =n  1 + O(n
ha

1 ")

in modo he il prodotto sia onvergente. Allora si

1 dt
(e n t e nt ) :
t
0
1
1
Lo stesso risultato si ottiene dalla funzione  :
X
X
x (s) = n s ;  (s) = n s
Y 
ln ( n ) = 0 (0) 0 (0);
n
Z 1
X

X
1
 (s)  (s) =
ts 1
e n t
e n t dt;
(s) 0
Z
0 (s) Z 1 s 1 X  t X  t
1 d
n
n )dt +
:::
t
(
e
e
0 (s) 0 (s) =
(s)2 0
(s) ds
Ma (s)  s 1 per s ! 0, dunque
Z 1
dt X nt X n t
0 (0) 0 (0) =
( e
e
):
0 t
An he quest'ultima espressione dia un risultato nito e ne essario he per t ! 0
si abbia
1
1
X
X
e n t
e nt  > t ! 0 >> 0 :
N
X

ln(n =n ) =

N Z
X

Sia ad esempio n = n2 ; n = n2  + :
1
X
2
1
e (n + )t = e t ( p 12 + : : : ) :
2 t
1
e quindi


1
X
p
1
t + O(t) :
(e n t e nt ) = (1 e t ) p 12 + : : : =
2
2 t
1
La ontinuazione analiti a a s = 0 e quindi al olabile prendendo il rapporto
tra il prodotto divergente e un altro prodotto noto preso ome riferimento (in
questo aso orrisponde alla s elta = 0). Te ni he di questo genere sono
appli ate nella teoria dell'integrazione in nito-dimensionale, dove e ne essario
dare un signi ato a determinanti di operatori in in nite dimensioni.

B.3. Sistemi di oordinate ortogonali

Un teorema di Staekel a erma he l'equazione di Lapla e 4 = 0 e separabile, e


quindi ammette una base di soluzioni fattorizzate, solo in sistemi di oordinate le
ui super i di oordinate ostanti siano famiglie di quadri he onfo ali (o oni he
onfo ali nel aso piano). Questo fatto limita i possibili sistemi di oordinate
interessanti a una lista nita (si veda [MS61 per un'ampia lassi azione di
sistemi di oordinate ortogonali nel piano). Daremo qui di seguito la de nizione
di un erto numero di sistemi di oordinate urvilinei on la relativa matri e
metri a e la forma he assume l'operatore di Lapla e.

509

Ausili matemati i

i) Coordinate sferi he
x = r sin # os '
y = r sin # sin '
z = r os #
(r  0; 0  #  ; 0  ' < 2):
ds2 = dr2 + r2 d#2 + sin2 # d'2
2
1 

1 2
4 = 1r r
2 r + r2 sin # # sin # # + r2 sin2 # '2 :
ii) Coordinate ir olari- ilindri he
x = r os '
y = r sin '
z=z
(r  0; 0  ' < 2):
ds2 = dr2 + r2 d'2 + dz 2
 
2
1 2
r + 2 2+ 2:
4 = 1r r
r r '
z
iii) Coordinate paraboli he- ilindri he
x = 12 (2  2 )
y = 
z=z
(  0; 1 <  < +1) :
ds2 = (2 +  2 )[(d)2 + (d )2 + (dz )2 :
 2
2
2 
4 = (2 +  2 ) 1 2 +  2 + z 2 :
iv) Coordinate ellitti o- ilindri he
x = a osh  os '
y = a osh  sin '
z=z
(  0; 0  ' < 2):
ds2 = a2 ( osh2  os2 ')[(d)2 + (d')2 + (dz )2 :
 2

2

2
2
2
2
1
4 = a ( osh  os ') 2 + '2 + z 2 :

510

Integrazione formale delle equazioni di Hamilton


v) Coordinate sferoidali (prolate )
x = a sinh  sin # os '
y = a sinh  sin # sin '
z = a osh  os #
(  0; 0  # < ; 0  ' < 2):
ds2 = a2 (sinh2  + sin2 #)[(d)2 + (d#)2 + +a2 sinh2  sin2 #(d')2 :
 2
2
2
2
1
4 = a (sinh  + sin #) 2 + oth   +

2
2

2 (sinh  sin #) 1  :
+
a
+
ot
#
#2
#
'2
vi) Coordinate sferoidali (oblate )
x = a osh  sin # os '
y = a osh  sin # sin '
z = a sinh  os #
(  0; 0  # < ; 0  ' < 2):
ds2 = a2 ( osh2  sin2 #)[(d)2 + (d#)2 + +a2 osh2  sin2 #(d')2 :

 2

2


2
2
2
1
4 = a ( osh  sin #) 2 + tanh   + #2 + ot # #
2
+ a 2 ( osh  sin #) 1 2 :
'
vii) Coordinate paraboli he.
x =  os 
y =  sin 
z = 21 (2  2 );
(  0;   0; 0   < 2):

ds2 = (2 +  2 )[(d)2 + (d )2 + 2  2 (d)2 :


 2


1
2
1
1 2
= (2 +  2 ) 1
+
+
+
:
+
2    2  
2  2 2

B.4. Integrazione formale delle equazioni di Hamilton


Dalle equazioni di Hamilton segue he ogni funzione delle variabili anoni he
f (q; p) soddisfa la relazione
df
= ff; H g
dt

511

Ausili matemati i

Determiniamo ora una soluzione formale di questa equazione, he pur disponendo


di s arso valore prati o mette in lu e al une proprieta generali della dinami a
Hamiltoniana. Introdu iamo la notazione
XH (f )  fH; f g
Il simbolo XH rappresenta un operatore di erenziale lineare per
P il quale ha senso
onsiderare le potenze XHn e in generale una serie di potenze n n XHn . L'equazione del moto e per io risolta da
f (q(t); p(t)) = expf tXH gf (q(0); p(0))
Una di erenza sostanziale tra la funzione esponenziale nel ampo reale o omplesso e laPstessa funzione appli ata a operatori lineari e ostituita dal fatto he
la serie n ( t)n XHn non risulta ne essariamente onvergente per ogni t.

B.4-1. Sia H = q2 p. Dimostrare he per ogni valore iniziale


q(0); p(0) esiste un raggio di onvergenza nito per la serie esponenziale expf tXH g.
Problema B.4-2. Dis utere il moto di un os illatore on frequenza variabile
!(t), l'Hamiltoniana essendo H (t) = p2 =2m + m!(t)2q2 =2, i) nel aso adiabati o
(jd!=dtj  !2 ); ii) nel aso !(t)2 = !02 + f (t) on jf (t)j  !02 .
Problema B.4-3. Estendere la soluzione formale expf tXH g al aso di
una Hamiltoniana dipendente dal tempo. Per risolvere l'equazione df=dt =
ff; H (t)g e ne essario uno sviluppo formale in un parametro ausiliario  he
porremo uguale a uno alla ne del al olo. Sostituiamo ioe H (t) ! H (t) e
sviluppiamo la soluzione in potenze di . Si ottiene:
X
f (q; p) = n fn (q; p)
Problema

n
nX
o
n
_
 fn (t) = 
n fn ; H (t)

il he porta alle relazioni di ri orrenza

fn (t) =

Z t

ffn 1 ( ); H ( )gd =

La soluzione e rappresentata da una serie

f ( ) = f (0)

Z t

XH ( ) (f (0))d +

Z tZ 

Z t

XH ( ) (fn 1 ( ))d

dd 0 XH ( ) XH ( )0 (f (0)) +   

he e ri ondu ibile ad una esponenziale a patto di riordinare simboli amente


tutti gli operatori XH (t) in modo he i rispettivi argomenti siano de res enti da
sinistra a destra. Poniamo
(

XH (t1 ) XH (t2 ) t1 > t2
T XH (t1 ) XH (t2 ) =
XH (t2 ) XH (t1 ) t1 < t2
e in generale

T XH (t1 ) XH (t2 )    XH (tn ) = XH (ti1 ) XH (ti2 )    XH (tin )

512

La funzione (x) di Dira


dove gli indi i (i1 ;    ; in ) individuano quella permutazione di (1;    ; n) tale he
ti1 > ti2 >    > tin . La soluzione si puo allora esprimere sinteti amente nel
modo seguente
(B.4.1)

f (t) = T exp

Z t

XH ( ) d



f (0)

La formula pre edente si appli a in generale alla soluzione di problemi lineari del
tipo

dx(t)
= H (t)x(t)
dt
in parti olare si in ontra questo tipo di ostrutto nella soluzione di problemi
di me ani a quantisti a in ampo esterno dipendente dal tempo (esponenziali
T-ordinati , vedi x10.1.4).

B.5. La funzione (x) di Dira


La funzione (x) e introdotta da Dira ome analogo ontinuo della ij di Krone ker. Formalmente di ha
(

(x) =

0
per x 6= 0
+1 per x = 0

R
in modo tale he " " (x) dx = 1. Una de nizione piu pre isa si da in termini di
funzionali lineari. Dato uno spazio di funzioni F sui reali, he assumiano in nitamente di erenziabili e a des res ita rapida all'in nito, de niamo il funzionale
lineare (f ) = f (0) . Il funzionale e formalmente identi abile on

(f ) =

dx (x) f (x) ;

on una disinvolta appli azione del teorema della media. La teoria delle distribuzioni insegna a dare un signi ato matemati o pre iso a queste espressioni formali. Ci limitiamo qui a dare un elen o di proprieta della e delle distribuzioni ad essa ollegate, rimandando per una trattazione dettagliata ai testi
di matemati a (si vedano [Lig64, BRS93 o l'appendi e A su [Mes62).

513

Ausili matemati i

a) Rappresentazioni della (x).


1
X

b) Derivate della (x)

(x) = lim
L!1

Z L

dk ikx
e
2
L 
1
1 X

einx
2

n= 1
n= 1


1
x2
2 exp
(x) = lim
(2

)
!0
2
1
"
(x) = "lim
 !0 x2 + "2
d(x)
x
(x) =
; (x) =
dx
j
xj
(
d(x)
1 x>0
(x) =
; (x) =
dx
0 x<0
1
(x) = "lim
!0 2" ( jx "j)
(x 2n) =

d(x)
f (x) dx = f 0(0)
dx
dn (x)
f (x) dx = ( )n f (n) (0)
dxn

) Proprieta varie

x (x)  0
x 0 (x)  (x)
X
g (x xn )
(f (x)) = fxfn0jf(x(xnn)=6 )=0
0 jf 0 (xn )j
d) Relazione on la parte prin ipale di Cau hy (il simbolo P indi a la parte
prin ipale di Cau hy dell'integrale singolare).
 
1
1
i (x)  2i +(x)
=P
x + i"
x
 
1
1
+ i (x)  2i (x)
=P
x i"
x
 
x
1
= 2 2
P
x
x +"
Z
1 1
dk expf "k + ikxg
+ (x) =
2 0
Z
1 0
dk expf "k + ikxg
(x) =
2 1

514

Metodo di Lapla e
e) Teorema di Poin are-Bertrand (s ambio di integrali in parte prin ipale di
Cau hy, si veda [Tri85)
Z b

dy

a y z

Z b

Z b
Z b
f (x; y) dx
f (x; y)dy
= P dx P
x
y
(
y
z )(x y)
a
a
a

2 f (z; z ) :

B.6. Metodo di Lapla e


Equazioni di erenziali lineari omogenee della forma

dn y
dn 1 y
F (y; x)  (an + bn x) n + (an 1 + bn 1 x) n 1 + : : : + (a0 + b0 x)y = 0
dx
dx
ammettono soluzione in termini di una rappresentazione integrale he si presta
spesso ad un'analisi esatta [Gou59. Il metodo, detto di Lapla e, onsiste nella
sostituzione
Z
y(x) =

Z (z )ezxdz

dove z e una variabile omplessa e e un ammino da determinarsi nel orso


della soluzione. Derivando sotto segno di integrale si ottiene

F (y; x) =

ezx (P (z ) + Q(z )x) Z (z ) dz

dove i polinomi P; Q sono dati in termini dei oe ienti dell'equazione:

P (z ) =

n
X
k=0

ak z k ; Q(z ) =

n
X
k=0

bk z k :

Si nota he l'integrando risulta un di erenziale esatto nel aso he

d
(QZ ) = P Z
dz
he impli a

Z (z ) =
Si avra per io

F (y; x) =

1
exp
Q(z )

Z

P (z )
dz :
Q(z )

z2

zx
zx
d(ZQe ) = Z (z )Q(z ) e
z1

avendo indi ato on z1 ; z2 gli estremi del ammino . L'equazione F (y; x) = 0 si


ridu e pertanto al problema di determinare il ammino di integrazione in modo
he ZQezx assuma lo stesso valore agli estremi.

515

Ausili matemati i

B.6.1. Ipergeometri a on uente. Un'equazione di erenziale del se on-

do ordine della forma generale




D E
B 0
u (x) + C + + 2 u = 0:
u00 (x) + A +
x
x x
ammette un gruppo di sostituzioni he ne las ia inalterata la forma a meno di
una ride nizione dei oe ienti: si ponga
u = x expf xg f (x):
Allora l'equazione si trasforma in un'altra della stessa lasse, on parametri
di erenti (A0 ; : : : ; E 0 ), se ondo la tabella
(B.6.1)
A0 = A + 2a; B 0 = B + 2; C 0 = C + aA + a2
(B.6.2)
D0 = D + aB + (A + 2a); E 0 = E + (B 1) + 2
La s elta di a;  he ssa C 0 = E 0 = 0 ri ondu e l'equazione ad una forma
anoni a, risolubile on il metodo di Lapla e; introdu endo la variabile  =
2A0x, e le nuove ostanti a = D0 =A0 ; = B 0 , l'equazione diventa

d2 f
df
+ (  )
af = 0
d 2
d
nota ome ipergeometri a on uente (vedi ad es. [WW69, Cop35, Ho 71),
la ui soluzione generale e data da


f ( ) = 1 1 F1 (a; ;  ) + 2  1 1 F1 (a + 1; 2 ;  ):
Della funzione 1 F1 basta ri ordare lo sviluppo in serie ( on raggio di onvergenza
in nito)
1 (a) xk
X
k
1 F1 (a; ; x) =
(

)
k!
k
k=0
e l'andamento asintoti o per grandi valori dell'argomento (vedi il Probl. B.2-7 a
p. 504)
(B.6.3)

1 F1 (a; ; x) 

( ) x a
e x ; (x ! +1) :
(a)

Per Re > Re a > 0 esiste inoltre una rappresentazione integrale ( fr. App. B.2),
he si ottiene appli ando il metodo del paragrafo pre edente:

a0 = a a 1 = a 2 = 0
b0 = 0 b1 = 1 b2 = 1
da ui si ottiene immediatamente

f ( ) /

Z 1

z a 1(1 z ) a 1 ez dz

516

Metodo di Lapla e
B.6.2. Funzioni di Bessel. L'equazione


n2
1
y00 + y0 + 1 2 y = 0
x
x
e nota ome equazione di Bessel ed appare in numerosi problemi di teoria di
ampo in simmetria ilindri a. La sostituzione y(x) = xn (x) ri ondu e l'equazione alla forma risolubile on il metodo di Lapla e:
x 00 + (2n + 1) 0 + x  = 0:
Si ottiene quindi la rappresentazione integrale per la soluzione regolare in x = 0
(x) =

Z 1

eixt (1 t2 )n 1=2 dt:

Per una lista ompleta delle proprieta note delle funzioni di Bessel si vedano ad
esempio [Erd55, Ho 71, AS65.
L'equazione di S hroedinger della parti ella libera in oordinate polari
 2

d
l(l + 1)
2
ulk (r) = 0
+k
dr2
r2
si ri ondu e all'equazione di Bessel. Si puo pero ottenere direttamente la soluzione in termini espli iti appli ando il metodo di Lapla e. Sia ul;k = rl+1 l (kr).
L'equazione diventa (  kr)
00l + 2(l + 1)0l + l = 0:
Se ondo lo s hema generale si ha
a0 = 0
a1 = 2(l + 1) a2 = 0
b0 = 1
b1 = 0
b2 = 1
P (z ) = 2(l + 1) Q(z ) = z 2 + 1
da ui
Z

2(l + 1)z
1
exp
dz = (1 + z 2)l :
Z (z ) = 2
z +1
z2 + 1
Per far s he QZez si annulli agli estremi del ammino di integrazione e su iente s egliere quest'ultimo ome il segmento he ongiunge i e i. Troviamo
per io
Z
Z

l ( ) = N

ez (1 + z 2 )l dz = N

(1 t2 )l exp(it ) dt :

E fa ile veri are, a partire da questa rappresentazione, he tutte le funzioni l


si possono ottenere per derivazione a partire da l = 0. Infatti
d

 ( ) =
 ( )
dz l
2(l + 1) l+1
ome si ontrolla integrando per parti. Per ri orrenza a partire da
0 ( ) = sin =
si ottiene allora


1 d l sin 
l
l ( ) = ( 1)
 d


517

Ausili matemati i

he mostra he le soluzioni sono esprimibili in termini di funzioni trigonometri he. Interessa onos ere il omportamento per grandi valori di  ; questo si
ottiene agevolmente tenendo onto he il termine dominante per  ! 1 si ottiene fa endo ommutare 1= on la derivata (i ommutatori ontengono derivate
di potenze negative he tendono a zero piu rapidamente). Si ha allora
dl sin  sin( l=2)
  l+1
l ( )  ( 1)l  l l
d 
La funzione d'onda radiale si ri ondu e alla l e pre isamente

Rlk (r) = (kr)l l (kr)  jl (kr)


nota ome funzione di Bessel sferi a he presenta l'andamento asintoti o
sin(kr l=2)
:
Rlk (r) 
kr
Una se onda soluzione linearmente indipendente, singolare a r = 0, indi ata
on nl , si ottiene per ri orrenza a partire da n0 (kr) = os(kr)=kr, avente
andamento asintoti o sfasato di =2 rispetto alla jl . Il omportamento per pi oli
valori dell'argomento e il seguente
xl
jl (x) x
0 (2l + 1)!!
(B.6.4)
(2l 1)!!
nl (x) x
0
xl+1
Interessa an he la soluzione nel aso di k immaginario he si presenta nei problemi
di stati legati:

 2
l(l + 1)
d
2
ulk (r) = 0u = r l v(r) ! r v00 2l v0 k2 r v = 0 ;
k
dr2
r2
e da quest'ultima on il metodo di Lapla e si ottiene
Z
ezkr
vl (r) =
dz:
(z 2 1)l+1
La s elta del ammino e ru iale per selezionare l'andamento asintoti o in r !
1. Se, ad esempio, er hiamo una soluzione he si omporti ome exp( kx) si
s egliera per un ammino sempli e hiuso intorno al polo z = k. Appli ando
la formula integrale di Cau hy, si ottiene


l
ezr
vl (kr) / l
j :
z (z k)l z= k
Si osservi he queste soluzioni sono note in letteratura on il simbolo K e pre isamente si ha l'identi azione
r
2
l
Kl+1=2 (kr) = ( 2)
v (r):
kr l

518

Integrali multidimensionali
B.6.3. Sviluppo dell'onda piana in onde sferi he. Per lo studio dell'equazione di S hroedinger in ampo entrale e importante sapere sviluppare un'onda piana in soluzioni fattorizzate in oordinate polari. Se si s eglie l'asse z nella
direzione dell'onda piana si ottiene fa ilmente (kr  ; t  os #)
1
X
(B.6.5)
expfitg = (2l + 1)il jl ( ) Pl (t)
Si fa ia uso della de nizione

jl ( ) =

l=0

l Z 1
1 
(1
2 2l l!
1

x2 )l eix dx

e della formula di Rodriguez per i polinomi di Legendre


( 1)l dl
Pl (t) = l
(1 t2 )l :
2 l! dtl
Dato he le funzioni jl (kr)Pl ( os #) ostituis ono una base per le autofunzioni di
energia ssata ~2 k2 =2m, si tratta solo di trovare le ostanti al tali he
X
eikr os # = al jl (kr) Pl ( os #):
Lo sviluppo in serie si puo invertire sfruttando l'ortogonalita dei polinomi di
Legendre
Z 1
2

(B.6.6)
Pl (t) Pn (t) dt =
2
l
+ 1 ln
1
e integrando per parti l volte.

B.7. Integrali multidimensionali


B.7.1. Integrali gaussiani. Gran parte delle appli azioni he fanno uso

di metodi della teoria delle perturbazioni (in spe ial modo in teoria quantisti a
dei ampi) sono basate su un ingrediente elementare: l'integrazione di polinomi
su una misura gaussiana. L'integrale generale di ui si fa uso e il seguente

I (A; m) =



RN

dx1 dx2    dxN exp

1
2

Aij xi xj +

mi x i

dove A e una matri e simmetri a e positiva de nita , e m e un vettore reale


arbitrario. Conviene adottare per sempli ita la notazione matri iale per ui si
indi hera on A la matri e di elementi Aij , on At la sua trasposta. Se m e un
vettore ( olonna), mt e lo stesso vettore onsiderato ome matri e a una riga e
N olonne. L'esponente nella formula pre edente e pertanto 21 xt Ax + mt x .
Il al olo si e ettua per riduzione al aso piu sempli e he orrisponde a m =
0 attraverso la sostituzione x = y + a he permette di eliminare il termine
all'esponente lineare in x (s egliendo a = (At ) 1 m). Si ha allora


I (A; m) = exp 21 mt A 1 m I (A; 0):
A questo punto il sempli e integrale

I0 (A) 



RN

dy1    dyN exp

519


 1 t
y Ay

Ausili matemati i

si valuta senza di olta ruotando il sistema di oordinate in modo he la matri e

A risulti diagonale; l'integrale allora si fattorizza in N integrali in una singola

variabile ben noto dalla statisti a elementare




Z 1
p
x2
+ ikx dx = 2 expf 21  k2 g :
(B.7.1)
exp
2
1
Il prodotto degli autovalori oin ide on il determinante e quindi si ottiene il
risultato nale
1

I (A; m) = (2) 2 N (det A) 2 expf 21 mt A 1 mg


Il tipi o integrale da al olare orrisponde ai momenti della distribuzione gaussiana
R
R
dx1    dxN xk1 xk2    xkr expf 21 xt Axg
R
hxk1 xk2    xkr i =  RRN 
1 t
RN dx1    dxN expf 2 x Axg
he si possono ottenere dall'integrale I (A; m) derivando rispetto alle variabili
mk1 ; : : : ; mkr e ponendo m = 0. Ad esempio



 
hxi xj i = m
exp 12 mt A 1 m
= (A 1 )ij
i mj
m=0
Piu in generale vale il seguente risultato (teorema di Wi k):
0
X
A(1k1 )(k2 ) A(1k3 )(k4 )    A(1k2l 1 )(k2l ) ;
hxk1 xk2    xk2l i =
2S2l
P
dove Sn e il gruppo delle permutazioni su n elementi e l'api e in 0 indi a he
la somma va estesa a tutti gli a oppiamenti distinti degli indi i. L'analogo
integrale per un numero dispari di fattori e zero per simmetria. Ad esempio
hx1 x2 x3 x4 i = A121 A341 + A131 A241 + A141 A231
Per N = 1 si riottengono i momenti della gaussiana
8
2
Z +1
<0

per m dispari
expf 2 g m
p
 d = (2n)! n
(B.7.2)
:
2
 per m = 2n
1
2n n!
B.7.2. La formula di integrazione di Feynman. La formula seguente
trova appli azione nel al olo degli integrali he ri orrono spesso in teoria delle
perturbazioni e in teoria dello s attering:


n
Z 1
Z 1
Z 1
(n 1)! 1
j =1 j
1
=
d 1 d 2 : : : d n
:
a1 a2 : : : an
[a1 1 + a2 2 + : : : an n n
0
0
0
La formula e appli ata solitamente on ai = m2 + ki2 e permette una erta
e onomia di al olo quando sono presenti piu propagatori.
Una dimostrazione si puo fornire per ri orrenza. Introdu endo le nuove
variabili z tali he
1 = z 1 z 2 ; 2 = z 2 z 3 ; : : : ; n 1 = z n 1 z n ; n = z n ;

520

Regole di orrispondenza
si trasforma l'integrale nella forma
Z 1

dz1

Z z1

dz2 : : : : : :

Z zn

n (a1 ; a2 ; : : : ; an ) =
1
(n 1)! (1 z1 )
dzn
[an zn + an 1 (zn 1 zn ) + : : : a1 (z1

z2 )n

he si trasforma fa ilmente nella seguente


Z


In

[(an

an 1 )zn + (an

(n 1)! dz2 : : : dzn


2 an 1 )zn 1 + : : : (a1

a2 )z2 + a1 n

dove il ampo di integrazione e dato da In = f0  zn  zn


Integrando su zn si ottiene la formula di ri orrenza

 : : :  z2  1g.

(a ; : : : ; an 2 ; an ) n 1 (a1 ; : : : ; an 2 ; an 1 )
:
n (a1 ; : : : ; an ) = n 1 1
an 1 a n
Dal momento he ovviamente si ha 1 (a1 ) = 1=a1, la formula risulta dimostrata
per induzione.

B.8. Regole di orrispondenza


Il problema di ostruire un operatore autoaggiunto per ogni assegnata funzione
lassi a f (p; q) non ammette soluzione univo a, ome abbiamo sottolineato al
ap. 5. Sono state proposte varie regole di orrispondenza, ognuna delle quali presenta qual he proprieta spe iale. Una \ri etta" generale e stata data da Mizrahi
[Miz75 e messa in relazione on la piu generale de nizione di integrale sui ammini . La on lusione ui si giunge e he lo stesso grado di arbitrarieta he aigge
ogni metodo di orrispondenza si ri ette nella de nizione dell'integrale sui ammini , di ui noi abbiamo visto soltanto una possibile formulazione nell'App. A.1.
Diamo di seguito la formula generale di orrispondenza:

H = (2~)

H (p; q) !
dp dq du dv F (u; v) H (p; q) exp

[(q

q)u + (p p)v ;

dove q; p sono gli operatori anoni i e F (u; v) e una funzione he aratterizza


la parti olare regola. Il aso F  1 e noto ome metodo di Weyl (si veda ad
es.[Lee81); per Hamiltoniana polinomiale si puo espli itare la regola in forma
di erenziale:


 

 m
 n 21 iuv=~
qm pn ! q i~
p i~
e
:

u
v
u=v=0
Problema

iii) H = f (q) p2 .

B.8-1. Appli are il metodo di Weyl a i) H = q2 p, ii) H = q2 p2 ,

521

Ausili matemati i

B.9. De omposizione spettrale


Per ogni operatore autoaggiunto esiste una rappresentazione del tipo
Z 1
A=
x d E^x
1
dove gli operatori E^x ostituis ono una famiglia spettrale e ioe soddisfano alle
seguenti proprieta:
a) per ogni x reale, E^x e un operatore di proiezione ortogonale su un sottospazio
lineare dello spazio di Hilbert;
b) per ogni vettore j i e per ogni oppia x < y si ha h j E^x j i < h j E^y j i ;
) x!lim1E^x = 0 ;
d) x!lim1E^x = 1 ;
e) "!
lim0+k(E^x+" E^x ) j i k = 0 .
Abbiamo utilizzato le notazioni seguenti: k:k indi a la norma del vettore, 0 e
l'operatore nullo e 1 e l'operatore unita e in ne il limite per " ! 0+ si intende
per valori strettamente positivi di ". Dalla de nizione segue fa ilmente he
E^x E^y = E^y E^x = E^x ; x < y
Si ha allora he ogni funzione f (A) puo essere de nita attraverso l'integrale
Z 1
f (x) d E^x
f (A) :=
1
L'integrale rispetto alla famiglia spettrale deve intendersi se ondo la seguente
ostruzione: sia f (x) ontinua in un intervallo (a; b). Suddividiamo l'intervallo
in n parti introdu endo i punti x0 = a; x1 ; x2 ; : : : ; xn 1 ; xn = b. Formiamo poi
le somme parziali
n
X
Sn = f (xk )(E^xk E^xk 1 )
k=1

e mandiamo n ! 1 in modo he tutti gli intervalli parziali


tendano uniformeR
mente a zero. Il limite di Sn de nis e allora l'integrale ab f (x)dE^x . Proprieta
importante dell'integrale e la seguente
Z b


f (x)dE^x

j i

Z b

jf (x)j2 dh j E^x j i

La famiglia spettrale aratterizza interamente l'operatore autoaggiunto, in parti olare il suo spettro . L'asse reale e suddiviso in tre sottoinsiemi: R(A); P (A)
e C(A) os determinati:
a) R(A) (detto l'insieme risolvente7) e ostituito dai punti x tali he E^x e ostante
in un intorno di x; i punti di R(A) non ontribuis ono alla de omposizione
spettrale ;
7In generale si di e insieme risolvente dell'operatore A l'insieme dei punti omplessi
z tali he l'operatore (z 1 A) 1 e invertibile e l'inverso e un operatore limitato. R(A)
e dato dall'intersezione dell'insieme risolvente on l'asse reale.

522

De omposizione spettrale
b) P (A) (lo spettro dis reto) e ostituito dai punti di dis ontinuita di E^x : e
ioe
P (A) = fxjy!
limx E^y 6= E^x g
) C(A) (lo spettro ontinuo) e ostituito dai punti x in ui E^y e ontinuo
an he da sinistra in x, ma non e ostante in al un suo intorno.
Si veri a fa ilmente he i punti dello spettro dis reto orrispondono agli autovalori di A nel senso he per ogni x 2 P (A) esiste almeno un vettore hxj tale
he
A hxj = x hxj :
Si ha infatti
Z 1
A(E^x E^x " )j i =
ydE^y (E^x E^x " ) j i =
1
Z 1
Z 1
ydE^y E^x " j i =
ydE^y E^x j i
1
1
Z x
Z x "
^
ydEy j i
ydE^y j i =
1
1
Z x
ydE^y j i  x(E^x E^x " ) j i
x "

L'operatore Px = "!
lim0+(E^x E^x " ) per io proietta nel sottospazio delle soluzioni
dell'equazione agli autovalori A j i = x j i. La de omposizione spettrale si
s rivera piu espli itamente
Z
X
f (x)dE^x
f (x)Px +
f (A) =
x2P (A)
x2C(A)

523

Costanti si he
Per una lista piu ompleta si veda [Par94 ottenibile an he via internet all'indi-

rizzo http://www-pdg.lbl.gov.

velo ita della lu e



299792458 m s 1
ostante di Plan k
h
6:626  10 34J s
ostante di Plan k (ridotta )
~ = h=2 6:582  10 226 MeV s
lunghezza d'onda di De Broglie
h=p
1:240  10 m (p = 1: eV= )
ari a elettroni a
e
1:602 10 19C
2
ostante di struttura ne
= e =~
1=137:0359895(61)
fattore di onversione
~
197:33 MeV fm
massa elettroni a
me
0:511 MeV = 2
2
2
raggio di Bohr
a = ~ =me e
0:529 
A
magnetone di Bohr
B = e~=me 0:579  10 10 MeV T 1
raggio lassi o (elettrone)
re = e2 =me 2 0.282 12 m
lunghezza d'onda Compton
~p=me
0.386p10 10 m
lunghezza d'onda di De Broglie
h= 2me E
12:3 E0 =E 
A, E0 = 1 eV
dipolo magneti o (elettrone)
e
1:0011596522 e~=2me
ostante di Rydberg h R1
me 2 2 =2
13.61 eV
massa protoni a
mp
938 MeV = 2  1836 me
dipolo magneti o (protone)
p
2:79 e~=2mp
dipolo elettri o (protone)
( 4  6)  10 10 e fm
ostante di Newton
6:67  10 11 m3 kg 1 s 2
p GN
massa di Plan k
~ =GN 1:22  101930 GeV = 2
massa del Sole
M
1:99  10 kg
raggio del Sole
R
6:96  105 km
2
raggio di S hwartzs hild (Sole)
S = 2GN M = 2:95 km
radiazione di fondo
T0
2:726  0:005 K
numero di Avogadro
NA
6:022  1023 mol 1
ostante di Boltzmann
k
8:62  10 5eV K 1
5
13
1 fm = 10 
A= 10 m 1 MeV = 1:602  10 6 erg
Tabella B-1. Costanti si he utilizzate nel testo.

524

Problemi
Problema 1. Tenendo onto dell'espressione dell'energia di un pianeta in
termini delle variabili d'azione dis utere la variazione dell'energia dovuta ad una
lenta diminuzione della massa del Sole (lenta rispetto al periodo di rivoluzione si invo hi il prin ipio adiabati o).
Problema 2. Si riprenda in esame il Probl. 3.2-3 e lo si risolva fa endo uso
del vettore di Runge-Lenz.
Problema 3. S rivere le equazioni del moto per una parti ella vin olata
a s ivolare senza attrito su una super ie sferi a sotto l'azione della forza di
gravita. Dis utere le proprieta generali del moto fa endo uso della onservazione
dell'energia e della omponente del momento angolare nella direzione del ampo
di gravita.
Problema 4. Si onsiderino due pendoli identi i di massa m e lunghezza l
he ompiono pi ole os illazioni on frequenza !. I due pendoli sono a oppiati
da una molla on modulo di elasti ita k. All'istante iniziale si pone in movimento
uno dei due pendoli dis ostandolo di un angolo #0 dalla sua posizione di equilibrio
mentre l'altro pendolo e tenuto in posizione verti ale. Si ri avi il moto del sistema
in funzione del tempo. Se il modulo k per qual he motivo tende a diminuire nel
tempo (molto lentamente rispetto al periodo di os illazione) he osa si puo
prevedere per la dipendenza dal tempo dell'energia totale?
Problema 5. Sia H l'Hamiltoniano di un sistema quantome ani o; si sa
he l'osservabile X ommuta on H mentre l'altra osservabile Y soddisfa a
[H; Y = i X
Dimostrare he Z = i [X; Y e a sua volta una ostante del moto e fornire un
esempio on reto dei tre operatori H; X; Y .
Problema 6. Si studi lo spettro dell'operatore
H = ay a + (ay2 a + ay a2 ) + ay2 a2
al se ondo ordine in teoria delle perturbazioni nel parametro . Dimostrare
inoltre ( on un al olo esatto) he nel aso  = 1 lo stato fondamentale e
degenere.
Problema 7. Dis utere lo spettro di una parti ella in una \bu a di potenziale" (in una dimensione) di ampiezza 2a e profondita V0 (V = V0 (jxj < a))

525

Problemi
nel limite in ui V0 ! 1; a ! 0 on V0 a = b ssato. Ri avare le ondizioni al
ontorno ui soddisfa la funzione d'onda al limite a ! 0.
Problema 8. Si onsideri il problema di una parti ella quantisti a in un
solo grado di liberta soggetta ad una \bu a di potenziale" ome al problema
pre edente. Se la parti ella si trova inizialmente nello stato rappresentato da un
pa hetto d'onde gaussiano


(x x0 )2
ik0 x
(x; t = 0) = A exp
4
on A; k0 ; x0 e  ostanti reali positive, valutare la probabilita he una misura
dell'energia all'istante t > 0 dia un valore negativo orrispondente allo stato
fondamentale. Si approssimino le formule ottenute nel aso in ui x0 >> a.
La probabilita ri hiesta dipende dal tempo t > 0 a ui si e ettua la misura
dell'energia?
Problema 9. Si onsideri una parti ella di massa m (in una dimensione)
soggetta ad un potenziale

V (x) = 1 (x x0 ) 2 (x + x0 )
dove 1 ; 2 ; x0 sono ostanti positive assegnate. Determinare gli stati legati della
parti ella, in parti olare valutare la di erenza tra i primi due livelli energeti i al
limite x0 ! 1 nel aso 1 6= 2 e nel aso 1 = 2 .
Problema 10. Si onsideri un atomo di idrogeno in due dimensioni immerso
in un ampo magneti o trasversale B . Adottando oordinate polari nel piano
(r; ') on momenti oniugati pr ; p' , determinare i livelli energeti i on il metodo
di Bohr-Sommerfeld nel limite di ampo debole (si tras uri il termine quadrati o
in B ).
Problema 11. Si onsideri un os illatore armoni o inizialmente nel suo
stato fondamentale, des ritto in opportune unita di misura dall'Hamiltoniano
H0 = (p2 + q2)=2. All'istante t = 0 l'os illatore e sottoposto ad una perturbazione
esterna he orrisponde ad una Hamiltoniana di interazione HI = q sin !t. Si
determini qual'e la probabilita P (E; t) di misurare un'energia E = n +1=2 ad un
qualunque istante t > 0. Al tempo t = T = 2=! la perturbazione viene spenta:
la probabilita P(E,t) dipende dal tempo per t > T ?
Problema 12. Due os illatori armoni i monodimensionali, di massa m e
frequenza rispettivamente !1 e !2 , sono a oppiati tramite il potenziale V =
gx1 x2 . Cal olare lo spettro del sistema.

13. Una parti ella di spin ~=2 e momento magneti o ~ = 21 g~~


si trova immersa in un ampo magneti o B~ di direzione ostante os illante nel
tempo se ondo la legge B~ = (0; 0; B sin !t). Se lo stato iniziale della parti ella e
autostato della omponente x dello spin, al olare la distribuzione di probabilita
per tutte le omponenti dello spin in funzione del tempo.
Problema

526

Problemi
14. Una parti ella e des ritta dalla Hamiltoniana
H = jpj + 21 K jqj2
dove ; K sono ostanti positive. Dis utere la dinami a del sistema se ondo la
me ani a lassi a. Valutare lo spettro del sistema appli ando una p
onveniente
approssimazione. (L'operatore jpj si intende de nito dalla funzione p  p).
Problema

Problema 15. Valutare la orrezione in teoria delle perturbazioni all'energia


dello stato fondamentale dell'atomo di idrogeno dovuta ad una perturbazione del
tipo

V= 2
r
on > 0 limitandosi al primo ordine in teoria delle perturbazioni.
Problema 16. Cal olare lo spettro di energia di un atomo di idrogeno perturbato ome nel problema pre edente senza utilizzare la teoria delle perturbazioni.
Problema 17. L'Hamiltoniana di un sistema quantome ani o a un grado
di liberta e data da
H = 21m p2 + m2 !2 q2 + q4
dove q; p sono gli operatori anoni i, m; !;  sono ostanti reali positive. Dimostrare, attraverso onsiderazioni dimensionali, he ogni livello dis reto di energia e rappresentabile on l'espressione

~ 
En = ~!n
m2 !3
dove n e un'opportuna funzione analiti a. Assumendo nota la funzione n ,
al olare i valori di aspettazione
hnj q2 jni ; hnj p2 jni ; hnj q4 jni ;
essendo jni l'autostato dell'energia appartenente a En (appli are il teorema di
Feynman-Helmann). Determinare n (x) al se ondo ordine in teoria delle perturbazioni e appli are il risultato al al olo dei valori d'aspettazione ottenuti in
pre edenza.
Problema 18. Dis utere il problema agli autovalori per una parti ella di
massa m in un grado di liberta soggetta al potenziale

V=

 (x);
+1;

jxj < a;
jxj  a

dove (x) e la distribuzione di Dira , e a;  sono ostanti positive. Dis utere


inoltre il limite  ! 1.
Problema 19. S rivere la forma pi
u generale dello stato fondamentale di un
atomo di boro (numero atomi o 5) nell'approssimazione di elettroni indipendenti
(si tras uri ioe la repulsione oulombiana degli elettroni).

527

Problemi
20. Un sistema di due parti elle a spin zero si trova nello stato


2 2
jx j 2 jx2 j + x1  x2
(x1 ; x2 ) = N exp
2 1
Si al oli il valore di aspettazione del momento lineare e delle omponenti del
momento angolare delle due parti elle.
Problema 21. Cal olare la orrezione ai primi due livelli di energia di un
atomo di idrogeno dovuti ad un momento di dipolo elettri o " del nu leo. Il
al olo sia e ettuato al primo ordine in teoria delle perturbazioni.
N.B.: Le funzioni d'onda idrogenoidi normalizzate nlm he interessano sono
le seguenti (r espresso in unita atomi he):
Problema

100 (r) = 2e

p1 e

Y00

r=2 (1 1 r) Y 0
0
2
2
r=2 Y m
1
21m (r) = 2p6 re
1

200 (r)

22. Sia H0 = p2 =2m + m!2q2 =2 l'Hamiltoniana di un os illatore


armoni o ad un grado
p di liberta. Sia V = ay2 a2 una perturbazione, essendo
a = (p im!q)= 2m~! l'operatore di anni hilazione. Trovare la dipendenza
funzionale di un generi o livello di energia dell'Hamiltoniano H = H0 + V; e
ioe En = (m; ~; !; ); on sempli i onsiderazioni dimensionali. Cal olare la
orrezione al se ondo ordine in teoria delle perturbazioni per l'autovalore e per
l'autovettore dello stato fondamentale.
Problema 23. Dis utere la dinami a quantisti a di un os illatore armoni o
avente massa m e frequenza ! soggetto ad una perturbazione he ne modi a la
frequenza in modo tale he si ha
8
>
t0
<!
!(t) = ! + ! 0 < t  T
>
:
!
T  t:
Se l'os illatore si trova nello stato fondamentale per t < 0, quale sara la probabilita di misurare un'energia (n + 21 )~! ad un tempo su essivo a T ?
Problema 24. Un elettrone 
e on nato in una regione ilindri a di lunghezza L e raggio di base R. Il ampo elettri o all'interno del ilindro e nullo; e
presente inve e un ampo magneti o di ui si onos e il potenziale


x
y
;
;0
A=
x2 + y2 x2 + y2
Si determini l'Hamiltoniana dell'elettrone e si dis uta la natura dello spettro.
Problema 25. Si dis utano i limiti di appli abilit
a della formula


H H
[qp; H = i~ q
p
q p
Problema

528

Problemi
suggerita dall'analogia on le parentesi di Poisson. Appli ando la formula al aso
H = p2 + V (q) dedurne il teorema del viriale (si sfrutti il fatto he il ommutatore
ha elementi di matri e nulli sulla diagonale).
Problema 26. Si onsideri un os illatore armoni o isotropo in due gradi di
liberta; l'Hamiltoniano e dato in unita opportune da


H = 21 p21 + p22 + x21 + x22 :


La generi a trasformazione ortogonale
0 01
0 1
p1
p1
B p0 C
B p2 C
B 2 C = R B C ; RRt = 1
x01 A
x1 A
x02
x2
las ia invariante l'Hamiltoniano. Si hiede: R si puo onsiderare una simmetria
di H ? (Suggerimento: si ri hieda he R las i invariati an he i ommutatori
anoni i).
Problema 27. Si onsideri il problema di una parti ella in un grado di
liberta he presenta uno spettro di energia puramente dis reta En . Si assuma
valida l'approssimazione semi lassi a e si er hi una espressione approssimata
per il potenziale V (x). (Suggerimento: si trovi una interpolazione alla funzione
E (J ) = En ; J = n~ e si er hi di ri ostruire V (x) dalla onos enza del periodo
di os illazione T (E ) = 2=!(E ); !(E ) = dE=dJ . Se o orre aiuto, onsultare
[LL65).
Problema 28. Risolvere l'equazione di S hroedinger per il seguente Hamiltoniano (espresso in oordinate polari nel piano)
~2 4 k + 2 :
H=
2m
r 2m r2 sin2 '
Problema 29. Una parti ella libera di massa m si trova al tempo t = 0
nello stato des ritto dalla funzione d'onda
sin kjxj
:
(x) = N
kjxj
Determinare il valor medio dell'energia, del momento lineare e del momento
angolare. Determinare la funzione d'onda a un tempo qualunque t > 0.
Problema 30. Determinare la orrezione ai livelli di energia dell'atomo di
idrogeno dovuti al fatto he il protone ha un raggio nito. (Appli are la teoria
delle perturbazioni stazionarie al potenziale oulombiano modi ato a orte distanze nell'ipotesi he la ari a sia distribuita on densita ostante in una sfera di
raggio r0 molto minore del raggio di Bohr).
Problema 31. Qual'
e la probabilita di misurare un valore ~=2 per la omponente dello spin dell'elettrone in direzione n se lo stato e un autostato della
omponente dello spin in direzione n0 ? In generale, se il momento angolare totale e (l + 1)~2 , qual'e la probabilita di misurare il valore massimo ~l per la

529

Problemi
omponente del momento angolare in direzione n se lo stato e un autostato della omponente del momento angolare in direzione n0 orrispondente allo stesso
valore?
Problema 32. L'Hamiltoniano
 2
3x2 a2
d
+ 2 22
H = 21
dx
(x + a )
2
2
1
ammette l'autofunzione 0 = N (x + a ) appartenente all'autovalore zero.
Esistono stati a energia negativa?
P1
Problema 33. Sia H0 =
n=0 En Pn la de omposizione spettrale dell'Hamiltoniano H0 (spettro puramente dis reto). Si onsideri la perturbazione H =
H0 + " j i h j , essendo j i un qualunque vettore di norma uno. Dis utere lo
spettro di H in generale e ri avare lo sviluppo perturbativo degli autovalori.
Dimostrazione. La perturbazione ostituita da un operatore di rango uno,
quale e il proiettore su j i, e il aso piu sempli e possibile di perturbazione. Appli ando all'Hamiltoniano la de nizione di determinante estesa al aso di operatori
in nito-dimensionali, lo spettro e individuato dalle radi i dell'equazione
0 = det (H0 E 1 + " j i h j)

= det (H0 E 1) det 1 + " j i h j (H0 E 1) 1

= det (H0 E 1) 1 + " h j (H0 E 1) 1 j i
X j hnj  i j2
=1+"
:
n En E
Veri are he per " pi olo si ottiene lo stesso risultato della teoria delle perturbazioni.

Problema 34. Studiare il problema agli autovalori per l'operatore

K = 12 p4 + q4
essendo p e q operatori anoni i e si sono adottate unita in ui ~ = 1. Adottare
un'approssimazione he onsiste nel restringere l'operatore al sottospazio generato dai primi N autovettori fjni jn = 0; 1; : : : ; N 1g dell'os illatore armoni o
p2 + q2 . Spiegare per quale motivo il problema si puo risolvere separatamente
nei sottospazi generati da S = fj4k +  i jk = 0; 1; : : : ; [N=4g, per  = 0; 1; 2; 3 :
Problema 35. Dal prin ipio di Heisenberg segue he una parti ella on nata in una regione di volume limitato non puo avere energia ineti a media nulla.
Spiegare il per he e valutare la pressione media he la parti ella eser ita sulle
pareti an he nel suo stato di energia piu basso (temperatura zero!).
Problema 36. A e B sono per ipotesi due osservabili dis rete e non ompatibili di un erto sistema si o S . Si supponga inoltre he S possa essere
preparato, mediante gli opportuni esperimenti di prima spe ie, in uno stato 
nel quale ne A ne B posseggono un valore de nito. Misurando A si ottengono i
valori a1 e a2 , on frequenza relativa P rA (aj j ) = pj , j = 1; 2, mentre misurando

530

Problemi
B si ottengono i valori b1 e b2 , on frequenza relativa P rB (aj j ) = qj , j = 1; 2.
Assumendo he almeno al une delle misurazioni di A e B siano di prima spe ie,
possiamo selezionare opportunamente i vari risultati sperimentali, in modo da
ottenere delle preparazioni di S negli autostati j di A orrispondenti a aj da
una parte, e negli autostati j0 di B orrispondenti a bj dall'altra. In ne si osserva
he B non possiede valori de niti quando S si trova in un autostato di A, per
ui A e B non sono ompatibili. Ci poniamo ora il problema di rappresentare
matemati amente la relazione esistente tra  e j e quella esistente tra  e j0 .
La MQ da una risposta univo a a questo problema. Quale? Sarebbe univo a la
risposta se A e B fossero ompatibili?
Problema 37. Utilizzando la formula B.1.12, la formula di Baker Hausdor
e la \rappresentazione di interazione" (x10.1.4) dimostrare la seguente identita

 
G(x; y; t) hxj exp t 21 p2 + V (q) jyi =
Z
2


e (x y) =2t
0 hx0 j T e t R01 dV (y+(x y) +(1  )q it p) j0i :
=
dx
(2t)1=2
Si veda [Ono78. La formula permette di ri avare lo sviluppo in serie di potenze
in t della funzione funzione di Green G, una volta fattorizzato il ontributo
\libero" G0 rappresentato dalla gaussiana.
R Problema 38. Ri avare una relazione di ri orrenza per integrali della forma
dx n k f (x) he generalizzi il risultato della (5.45) (a pag. 100) al aso di due
autofunzioni distinte n ; k . Si appli a il metodo del x5.2.6 alla funzione
nk = n (x) k (x) , on la di erenza he e ne essario derivare quattro volte per
ottenere un'equazione di erenziale autonoma. Si ottiene
~2 hf (iv) i = hf 0V 0i + 2hf 00(V + 1 (En + Ek ))i m!nk2 hf i ;
2
4m
dove !nk e la frequenza di Bohr relativa ai due livelli (En Ek )=~ .

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539

Indi e analiti o

M , massa del Sole, 524


P (1=x), 514
R , raggio del Sole, 524
SO(3), 480
SU (2), 488
[ ; ommutatore, 126
F , trasformata di Fourier, 107
(z ), 497, 505
Im , xiv
4, xiv, 57, 509
Re , xiv
h j, bra, 96
di Dira , 513
j i, ket, 96
C , xiv
N, xiv
R, xiv
Z, xiv
r, xiv
, 57
f ; g parentesi di Poisson, 18
, 
A
Angstrom, 524
obe, 69
T-ordinamento, 233, 372, 493, 513

funzione di, 123


algebra di Lie, 126, 269, 485
ampiezza
di di usione, 440
di probabilita, 94
di ri essione, 140
di trasmissione, 140
analisi
armoni a, 483
non- ommutativa, 493
antiunitario
operatore, 212
approssimazione
adiabati a, 389, 457
di Born-Oppenheimer, 458
di dipolo, 377
metodi di, 361{391
semi- lassi a, 383
WKB, 383
armoni he sferi he, 59, 156, 262
ortogonalita delle, 59
Arnold, 32
assorbimento risonante, 375
atomo di idrogeno , 158{165
autofunzioni generalizzate, 104
autostato, 170
autovalore, 96, 170
non degenere, 97, 184
autovettore, 96, 184
azione, 9
variabili di, 33

Abeliano
gruppo, 479
a oppiamento
minimale, 343, 344
spin-orbita, 291, 428
adiabati a
approssimazione, 389, 457
adiabati o
invariante, 31
teorema, 32, 389
afelio, 48
Airy

Baker-Hausdor
formula di, 492
Balmer
formula di, 162
bande di energia, 153
541

Indi e analiti o
serie di, 292
oerenze residue, 205, 239
ommutatore, 126, 194
ommutatore nito, 269
ompletezza
relazioni di, 96
omponenti irridu ibili, 276
Compton
e etto, 71
lunghezza d'onda, 71, 524
oniugato Hermitiano, 96
onservativo, 235
onservazione
leggi di, 6, 7, 311
ontrovariante
omponente di un vettore, 4
oordinate
ilindri he, 510
urvilinee, 509
ellitti he, 510
paraboli he, 510, 511
polari, 3
sferi he, 509
sferoidali, 511
oordinate normali, 273
orpo nero, 68, 380
orrente
densita di, 99
di probabilita, 100
ostante
di a oppiamento, 362
di Boltzmann, 524
di Newton, 524
di Plan k, 524
di Rydberg, 77, 524
di struttura ne, 524
ostanti di struttura, 317
ostanti si he, 524
ovariante
omponente di un vettore, 4

Bargmann
rappresentazione di, 135
regola di superselezione, 335
base ortonormale, 103
Bell
diseguaglianze di, 257
Berry
fase di, 392
Bessel
equazione di, 55
funzioni di, 35, 443, 496, 517
funzioni sferi he di, 518
bilan io dettagliato
prin ipio del, 357
Blo h
teorema di, 153
Bohr
magnetone di, 524
raggio di, 524
teoria di, 75
Boltzmann
ostante di, 524
Born
interpretazione di, 94
serie di, 142
Born-Oppenheimer
approssimazione di, 458
Bose-Einstein, 394
bosoni, 399
bra, 96, 181
Brillouin
prima zona di, 219
-numero, 260
anoni a
quantizzazione, 241
anoni he
oordinate, 18
regole di ommutazione, 241
trasformazioni, 20, 22
ari a
onservata, 313
e a e, 47
elettroni a, 524
Casimir
e etto di, 422
Christo el
simboli di, 14
Clebs h-Gordan
oe ienti di, 290

Davisson-Germer
esperimento di, 81
De Broglie
lunghezza d'onda di, 524
degenerazione
asintoti a, 121
dei livelli energeti i, 97, 102
densita, 202
degli stati, 149

542

Indi e analiti o
anoni he, 18
d'Eulero-Lagrange, 9
di Heisenberg-Hamilton, 243
esperimento
delle due fenditure, 81, 248
di Davisson-Germer, 81
di Stern-Gerla h, 79
esponenziale
T-ordinato, 233, 372, 493, 513
Eulero
funzione di, 497, 505
prin ipio di, 10
Eulero-Lagrange
equazioni di, 9
prin ipio di, 21

di probabilita, 94
deviazione standard, 170
De Broglie
onde di, 83
diagonale a blo hi, 276
diagonalizzazione, 97
diagrammi
di Feynman, 415
di Young, 498
di usione
ampiezza di, 440
dipolo
approssimazione di, 377
elettri o, 348, 378, 524
magneti o, 524
Dira , 88
funzione di, 513
dispersione, 82, 170
disuguaglianza
di Barnes, Bras amp e Lieb, 388
di Young, 16

f.g., 21
famiglia spettrale, 101, 187
fase stazionaria
prin ipio della, 499
Fermat
prin ipio di, 13, 83
Fermi
regola d'oro di, 376
fermioni, 399
Feynman
diagrammi di, 415
integrali sui ammini di, 449
Feynman-Ka
formula di, 455
ltro polarizzatore, 73
fononi, 393, 416
formula
di Baker-Hausdor , 492
di Balmer, 162
di Feynman-Ka , 455
di Lie-Trotter, 493
di Rayleigh-Jeans, 68
fotoni, 70, 422
frequenza
di Bohr, 77, 373
di Larmor, 431
funzionali lineari, 513
funzione
di Eulero, 497
aratteristi a, 170
di Airy, 123
di Bessel, 517
di Green, 108, 438
di Legendre, 59

e etto
Compton, 71
fotoelettri o, 70
tunnel, 141
Ehrenfest
ipotesi adiabati a di, 77
teorema di, 243
Einstein, 49, 70, 72, 380
Einstein, onvenzione di, 4
elettrodinami a quantisti a , 380, 425
elettrone
ari a, 524
dipolo elettri o, 524
dipolo magneti o, 524
massa, 524
eli ita, 283
emissione
risonante, 375
spontanea, 379
energia di punto zero, 126, 422
equazione
di Bessel, 55
di Hamilton-Ja obi, 24
di Klein-Gordon, 91
di Langevin, 455
di Lippman-S hwinger, 439
di S hroedinger, 85
equazioni

543

Indi e analiti o
relazioni di, 112, 196
infrarosso, 220
insieme ompleto
di osservabili ompatibili, 176
di proiezioni ortogonali, 187
integrale di s ambio, 397
integrali
gaussiani, 519
sui ammini, 449
integrali sui ammini, 521
interazione
di gauge, 90
di s ambio, 403
interazioni minimali, 339
interferenza, 81, 248
invarianti adiabati i, 31
invarianza galileiana
prin ipio di, 332
inversione
spaziale, 346
temporale, 352
ipergeometri a on uente, 160, 504, 516
irridu ibile
insieme di osservabili, 171, 175
irridu ibili
rappresentazioni, 482
isospin, 183, 271, 339
istantoni, 122

di partizione, 388
generatri e, 21, 23
funzione d'onda, 86, 209
Galilei
gruppo di , 329{335
gauge
invarianza di, 90, 344
trasformazioni di, 343, 425
Gauss
integrazione di, 519
generatori, 242, 307, 485
geodeti he, 12
Goudsmit-Uhlenbe k
ipotesi di, 78
Green
funzione di, 108, 438
gruppi di simmetria, 339
gruppi di simmetria , 315
gruppo, 23
astratto, 479
ontinuo, 484
di Galilei, 330
di Lie, 316
di trasformazioni, 7
eu lideo, 327
simpletti o, 43
gruppo delle rotazioni
rappresentazioni del, 488

Ja obi
identita di, 29, 485

Hamilton
equazioni di, 16
me ani a di, 15
Hamilton-Ja obi
equazione di, 23{30
Hamiltoniana, 17
Hamiltoniano, 87
Heisenberg
prin ipio di, 112, 126
rappresentazione di, 235
regole di ommutazione di, 88
Hermite
polinomi di, 129
Hilbert
spazio di, 179

Keplero
leggi di, 47
ket, 96, 181
Kramer
teorema di, 356
Lagrange
prin ipio di Eulero-, 10
moltipli atori di, 11
Lagrangiana, 3
Laguerre
polinomi di, 162
Lamb shift, 430
Landau
livelli di, 431
Langevin
equazione di, 455
Lapla e

identita
di Ja obi, 29, 485
indeterminazione, 170
prin ipio di, 75

544

Indi e analiti o
misura
a valori operatoriali, 189
teoria della, 167
modi normali, 420
mole ola biatomi a, 465
moltepli ita, 185
moltipli atori di Lagrange, 11
momento
oniugato, 7, 17
lineare, 6
momento angolare
interno, 269
intrinse o, 273
orbitale, 259, 260
totale, 270, 273
monopolo
ampo di, 465
moto
browniano, 455
equazioni del, 3

metodo di, 494, 495, 515


operatore di, 509
Legendre
trasformata di, 15
legge
di omposizione, 230, 479
di onservazione, 6, 311
di trasformazione, 211
di Wien, 68
lemma
di S hur, 482
di Watson, 495
Levinson
teorema di, 152
Lie
algebre di, 484
gruppi di, 484
Lie-Trotter
formula di, 493
Lieb
disuguaglianza di, 388
Liouville
teorema di, 19
Lippman-S hwinger
equazione di, 439
livelli di Landau, 431
lunghezza d'onda Compton, 71, 91

Newton
ostante di, 524
Noether
teorema di, 6
norma
della funzione d'onda, 99
Notazioni, xiv
nu leo integrale, 107
numero quanti o
additivo, 311
moltipli ativo, 310
prin ipale, 162

massa
a riposo, 71
di Plan k, 524
ridotta, 159
matri e, 194, 202
densita, 454
elementi ridotti di, 293
metri a, 4
matri i di Pauli, 257, 487
Maupertuis
prin ipio di, 10
me ani a
delle matri i, 92
di Hamilton , 15{25
di Lagrange , 3{11
metodo di Weyl, 521
metodo variazionale, 385
mi roreversibilita
prin ipio di, 357
minimale
a oppiamento, 343, 344
mis ele statisti he, 172, 201

omomor smo, 480


onda
lunghezza d', 82
onde
pa hetto d', 82
equazione delle, 51
onde parziali
sviluppo in, 443
onde piane, 219
operatore
antiunitario, 212
autoaggiunto, 522
di anni hilazione, 128
di Casimir, 276
di reazione, 128, 407
di distruzione, 407

545

Indi e analiti o
di evoluzione temporale, 371
risolvente, 150, 363
s alare, 286
tensoriale irridu ibile, 286
operatore vettoriale, 285
operatori anoni i, 89, 104
ortogonalita
relazioni di, 96
os illatore armoni o , 124{138
osservabili, 168
ompatibili, 175
di otomi he, 170

postulati della me ani a quantisti a,


180, 190, 230
potenziale e a e, 156
preparazione, 173
ompleta, 176
prin ipio
d'azione, 10
della fase stazionaria, 499
di orrispondenza, 232
di es lusione, 400
di Heisenberg, 112, 126
di indeterminazione, 75, 91
di indistinguibilita, 395
di invarianza di gauge, 344
di invarianza galileiana, 332
di mi roreversibilita, 357
di Pauli, 78
di sovrapposizione lineare, 177
variazionale , 8{10
probabilita
ampiezza di, 94
ongiunta, 248
onde di, 94
problema
dell'ordinamento, 243
pro essi
di usivi, 455
stazionari, 238
sto asti i, 455
prodotto
T-ordinato, 233
diretto, 195
s alare, 95
semidiretto, 328
tensoriale, 183, 195
propagatore, 143, 151
pseudos alare, 347

pa hetto d'onda, 82
riduzione del, 186
parentesi di Poisson, 18
parita, 346
intrinse a, 347
operatore di, 107
orbitale, 347
violazione della, 350
parte prin ipale
se ondo Cau hy, 514
partizione, 498
Pauli
matri i di, 257, 487
prin ipio di, 400
perielio, 48
pre essione del, 49
permutazioni, 480
perturbazioni
armoni he, 375
dipendenti dal tempo, 370
stazionarie, 362
Plan k
ostante di, 524
massa di, 524
Poin are-Bertrand
teorema, 515
Poisson
parentesi di, 18, 29, 241
polarizzazione
ellitti a, 73
lineare, 73
vettore di, 72
polinomi
di Hermite, 129
di Laguerre, 162
popolazioni, 205

quanti, 70
quantizzazione, 76
anoni a, 241
quaternioni, 480
radiazione
atomi a, 377
di fondo, 69
radiazione di fondo, 524
raggi, 179
raggio
di Bohr, 524

546

Indi e analiti o
s attering, 238
S hroedinger
equazione di, 85
S hur
lemma di, 482
S hwartzs hild
raggio di, 524
sempli emente onnessa
varieta, 263
separabilita, 26
dello spazio degli stati, 180
serie
asintoti a, 362, 493
di Born, 142
di Dyson, 372
perturbativa, 362
sezione d'urto
di erenziale, 440
totale, 444
sfasamenti, 152, 443
simboli 3-j, 295
simmetria
interna, 339
trasformazione di, 213, 298
simmetrie, 6, 7
simpletti o
gruppo, 43
singoletto, 292
sostituzione minimale, 89
sottogruppo, 480
ad un parametro, 307
sovrapposizione
oerente, 202
in oerente, 202
spazio
di Hilbert, 179
metri o, 95
proiettivo, 179
spettrale
de omposizione, 191, 522
famiglia, 188, 522
teorema, 191
spettri a righe, 75
spettro, 101, 169
spin, 183, 198, 273
spin-orbita
a oppiamento, 291, 428
spinori, 488
stati

di S hwartzs hild, 524


raggio di Bohr, 78, 160
rapporto giromagneti o, 427
rappresentazione, 209
a due valori, 275
aggiunta, 275
d'interazione, 493
del momento, 227
di Bargmann, 135
di Heisenberg, 235
irridu ibile, 276, 319, 482
lineare, 488
numero-di-o upazione, 410
proiettiva, 218, 272, 315
s alare, 266
unitara, 482
unitaria, 276
vettoriale, 219
rappresentazioni, 480
Rayleigh-Jeans
formula di, 68
regole anoni he
di (anti-) ommutazione, 408
relazioni
di ompletezza, 96
di ortogonalita, 96, 483
ri oprimento universale, 274
ri essione
ampiezza di, 140
risoluzione dell'identita, 209
risolvente
operatore, 150, 363
risonanza, 375
Ritz
metodo di, 386
Rollni k
lasse di, 442
rotazione, 264
in nitesima, 267
rotazioni
gruppo delle, 480, 487
Runge-Lenz
vettore di, 48
Rutherford, 46
Rydberg
ostante di, 524
s alare, 347
s attering
teoria dello , 437{444

547

Indi e analiti o
passiva, 300
traslazioni, 217
spaziali, 319
temporali, 231, 321
trasmissione
ampiezza di, 140
tripletto, 291
tunnel
e etto, 141

oerenti, 134, 375


e itati, 102
puri, 172
stato, 168
di vuoto, 405
fondamentale, 102
Stirling
formula di, 497
Stone
teorema di, 307
superselezione, 207
sviluppo spettrale, 101

ultravioletto, 220
unitaria, 211
urti elasti i, 437

teorema, 190
adiabati o, 32, 389
del viriale, 20
di Blo h, 153
di Ehrenfest, 243
di Feynman-Helmann, 367
di Gauss, 98
di Hardy-Littlewood, 501
di Kramer, 356
di Levinson, 152
di Liouville, 19
di Noether, 6
di Poin are-Bertrand, 515
di Stone, 307
di Von Neumann, 89
di Wi k, 520
di Wigner, 301
di Wintner, 89, 241
otti o, 444
spettrale, 191
teoria
dei gruppi, 259
dei gruppi , 479
dei gruppi, 299
dei gruppi , 493
di Floquet, 38
tori invarianti, 37
tra ia, 200
transizione, 192
trasformata di Borel, 500
trasformazione
legge di, 211
attiva, 300
oniugata, 279
di gauge, 343
di simmetria, 213, 298
in nitesimale, 22

valor medio, 170


valore di aspettazione, 170
variabili
d'azione, 33, 76
nas oste, 247, 256
variazionale
metodo, 385
velo ita
della lu e, 524
di fase, 82
di gruppo, 83
vettore
assiale, 347
di stato, 87, 177
polare, 347
vin oli olonomi, 4
viriale
teorema del, 20, 100
Von Neumann
teorema di, 89
vuoto
stato di, 405
Watson
lemma di, 495
Weinstein
teorema di, 37
Wi k
ordinamento di, 136
teorema di, 520
Wien
legge di, 68
Wigner
teorema di, 301
Wigner-E kart
teorema di, 293

548

Indi e analiti o
Wintner
teorema di, 89, 241
WKB, 383
Young
disuguaglianza di, 16
Yukawa, 91

549

Elen o delle gure


3-1
5-1

5-2

6-1
6-2
6-3
6-4
6-5
6-6
6-7
6-8
6-9
6-10

La traiettoria nello spazio delle fasi per la parti ella he


rimbalza elasti amente tra due pareti di ui una e in
movimento.

32

La formula di Plan k a T = 2:726 K. Sono riportate in tratto


ne e a tratteggio le formule di Wien e di Rayleigh-Jeans.
Lo spettro della radiazione di fondo osmi a se ondo le
rilevazioni di obe e indistinguibile, su questa s ala del
diagramma, dalla formula di Plan k.
69
La formazione di frange di interferenza originate o
dall'a umularsi di elettroni su una lastra fotogra a
simulata numeri amente; a) 100 parti elle, b) 500 , ) 1000,
d) 5000.
94
Soluzione gra a dell'equazione agli autovalori per la bu a
di potenziale.
120
La funzione di Airy.
124
Le autofunzioni dell'energia di ordine piu basso per
l'os illatore armoni o.
132
2
La densita n = j n (x)j per uno stato altamente e itato
dell'os illatore armoni o; e riportata an he la distribuzione
di probabilita lassi a  l / 1=jp(E; x)j.
133
Il oe iente di trasmissione per la barriera rettangolare nei
vari asi 2mV0 a2 = 2 = 1; 2; 5; 10:
148
Le bande di energia per il modello piu sempli e di potenziale
periodi o.
155
Densita radiali per la \bu a sferi a" del Probl. 6.5-1. Dati
del problema: m = = 1, l = 3; V0 = 10; R = 2.
158
Il ammino di integrazione per il al olo di u( ).
160
2
Le densita radiali unl per le prime autofunzioni dell'atomo
di idrogeno (onda s).
163
2
Le densita radiali unl per le prime autofunzioni dell'atomo
di idrogeno (onda p).
164

551

Elen o delle gure


u2nl per le prime autofunzioni dell'atomo
d).
164

6-11

Le densita radiali
di idrogeno (onda

8-1

Addizione di momenti angolari quantisti i.

288

10-1
10-2

La funzione fT (!).
Metodo variazionale appli ato all'os illatore anarmoni o.

377
387

12-1

La ondu ibilita Hall xy in unita e2 =h. In as issa la


tensione Vg .

434

A-1

S hema dell'apparato sperimentale per l'esperimento di


oin idenza di fotoni.

474

B-1

Le prime somme parziali alla Borel per la serie divergente


(B.2.9) .
503

552

Elen o delle tabelle


4-1
4-2

Zeri delle funzioni di Bessel Jm (x).


Zeri delle funzioni di Bessel sferi he jl (x).

6-1

La parte radiale delle autofunzioni dei livelli piu bassi


dell'atomo di idrogeno unl .
Denominazione dei livelli idrogenoidi.

163
163

9-1

Relazioni di ommutazione dei generatori delle


trasformazioni galileiane.

334

10-1

Sviluppo perturbativo dello stato fondamentale per l'operatore


365
ay a + 21 + "q4 .
Risommazione di Pade della serie perturbativa per lo stato
fondamentale dell'os illatore anarmoni o .
366
Cal olo variazionale dello stato fondamentale e del primo
stato e itato per l'os illatore anarmoni o .
387

6-2

10-2
10-3
B-1

Costanti si he utilizzate nel testo.

553

56
60

524

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