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&
PALESTINA
Sono pazzi questi Abramiti
28 dicembre 2022, si parte per un nuovo viaggio,
ancora con AnM, la meta è Israele, un paese
grande come il Piemonte e la val D’Aosta
assieme. Un paese con una storia intricata, fatta di
guerre, distruzioni, suicidi di massa ma anche
culla della nostra civiltà (primato condiviso con
qualche altro luogo). Qui nasce la religione
ebraica con Abramo patriarca dell’ebraismo, del
cristianesimo e dell’islam. Luogo di predicazione
di Gesù, in particolare la zona a nord del lago
Tiberiade è un susseguirsi di chiese e basiliche
dove si ritiene Gesù abbia fatto qualche miracolo
o qualche particolare predicazione; difficile
dimostrare la storicità di questi luoghi ma poco
importa se a Tibgha Gesù moltiplicò i pani e i
pesci, alla gente per credere ha bisogno simboli e
qui certo non mancano. Cosa dire poi di
Gerusalemme, città sacra per tutte e tre le
religioni citate, la cupola della roccia rappresenta
ben due simboli: qui Abramo stava per sacrificare
suo figlio Isacco ma sempre qui Maometto salì in
cielo. A lato la cartina del viaggio, in rosso i
luoghi dove abbiamo dormito e in blu quelli che
abbiamo visitato. Per girare avevamo un pulmino
con autista palestinese non particolarmente
simpatico ma il pezzo forte era la sua
preparazione: nulla.
Il gruppo degli intrepidi, da sinistra
• Claudia, la mascotte, la più giovane del gruppo sempre l’ultima ad arrivare perché deve
fotografare, lavora a Tunisi ma non ho ben capito cosa faccia, la immagino in un sontuoso
ufficio che studia carteggi in inglese e decide se cassare o meno qualche importante progetto
• Alessia, la selezionatrice, avete presente quegli studenti defilati che non si mettono ne al
primo ne all’ultimo posto? Quelli che arrivi a fine quadrimestre e ti accorgi che ti sei
dimenticato di interrogarli? Questa è l’immagine della selezionatrice.
• Monica, la decana, diversamente giovane, 48 viaggi con AnM alle spalle, un mito, chissà
quanti di noi riusciranno ad invecchiare con il suo spirito
• Alessandro, il saggio, di formazione perito elettronico, tutto il viaggio mezzo influenzato,
quando gli animi si scaldano lui ha sempre una frase risolutiva.
• Lorella, dottoressa (ne abbiamo ben quattro in questo viaggio), moglie del coordinatore.
• Enrico, il coordinatore, completamente all’oscuro delle vicende bibliche affronta questo
viaggio in modo inconsapevole
• Fabio, l’ingegnere, romano, con accento romano ed un modo di fare che sembra romano
• Vanni, il medico, pugliese, anche lui fotografo, la sua principale caratteristica è la
resilienza, sempre tranquillo in ogni situazione.
• Mirco, il prezzemolone, marito della milanese, avete presente quei momenti che dopo aver
tanto atteso che si liberasse un posto per fare una bella foto e poter dire a casa che eravate da
soli? In quel momento sbuca lui, nell’esatto istante in cui premi il pulsante, c’è qualcosa di
diabolico
• Laura1, l’avvocato, siciliana, nonostante le sue origini sempre tranquilla e accomodante
• Beppe, il cassiere, detto anche braccino corto, ma essendo anche l’autore di questo scritto ci
fermiamo qui.
• Daniela, dottoressa, stagista, fotografa e iscritta ai numerosi figli adottivi di braccino corto e
consorte
• Giorgio, il datario, snocciola date come fossero noccioline, le malelingue dicono che è una
tecnica per abbordare le ragazze: butta lì due date a caso e queste poi son pronte a tutto!
• Laura2, la milanese, una delle più attive, sempre con la lonely in mano
• Anna, insegnante di sostegno delle elementari, moglie di braccino corto, lo segue oramai da
trent’anni, soprannominata Santa Patata.
• Roberta, la gattara, bastian contrario quando si tratta di cenare ma quando incontra un gatto
va in visibilio.
Giorno 1 → 28 dicembre
Il gran giorno è arrivato, sono sul treno Bolzano-Roma, ci aspettano due giorni di trasferimenti, ne
approfitto per leggere un po’ di storia, per scrivere il diario e per riflessioni varie. Per la maggior
parte delle persone i nostri viaggi non sono vacanze ma solo stress. Per metà hanno ragione, non
sono vacanze nel senso etimologico del termine: ‘vacanza proviene dal latino "vacantia”, da
vacans, participio presente di "vacare" che significa essere vacuo, sgombro, libero, senza
occupazioni’. Puntuali arriviamo a Roma Termini, prendiamo il treno per Fiumicino, poi il bus per
l’Airport Hotel.
Giorno 2 → 29 dicembre
Alle 7.30, puntuali siamo in aeroporto e ci incontriamo con il gruppo dei romani: la Decana,
l’Ingegnere, il Medico di famiglia, la Dottoressa/stagista/fotografa e la Mascotte. Manca solo
l’Avvocato che scopriremo essere arrivata direttamente in aereo dalla Sicilia, quindi, è già al gate.
Sembrano simpatici, speriamo bene!
10:35 Roma→13:35 Atene
Arriviamo un’ora prima dei milanesi, ad Atene bisogna uscire e rifare i controlli ma tanto abbiamo
tempo. Poco prima dell’imbarco ci incontriamo con i milanesi e vengo eletto cassiere. Me la sono
cercata, volevo provare questa inebriante esperienza.
17:20 Atene→19:20 Tel Aviv
A Tel Aviv i controlli sono veloci (pensavo moolto peggio). Con il pullman andiamo
all’appartamento, non è facile trovarlo, arriviamo alla strada indicata da booking ma non c’è nulla,
il Coordinatore parte alla ricerca dell’agenzia, noi rimaniamo al pullman. Subito si vede il carattere
del gruppo, nonostante le difficoltà, nonostante ci troviamo in un quartiere periferico di Tel Aviv
noi siamo sereni e resilienti! La Dottoressa/Stagista trova pure un pretendente: un anziano signore,
non si capisce se israeliano o palestinese ma sicuramente con elevato tasso alcolico, dice frasi in
inglese con senso non proprio chiaro. Enrico torna, ha trovato l’agenzia, non gli ha accettato il
pagamento con la carta di credito e, tocca pagare in contanti. Siamo in un miniappartamento da 6, a
malapena dignitoso, esattamente nello stile degli hotel che prenoto io usualmente. Concludiamo la
serata da un kebabbaro a self-service e torniamo in stanze, ci rimane solo da decidere cosa fare
domani: vedremo Tel Aviv velocemente per iniziare subito il tour perché d’inverno i siti chiudono
un’ora prima rispetto all’estate e domani è venerdì e quindi si toglie un’altra ora. Dobbiamo essere
all’ultimo sito massimo alle 14!!!!
Giorno 3 → 30 dicembre
Dopo la lunga discussione di ieri sera si
decide per visitare Giaffa molto
velocemente per dirigerci subito a Cesarea,
si proseguirà per Beit She’arim, Mageddo
dove si combatterà l’ultima battaglia, Haifa
e i suoi favolosi giardini, concluderemo poi
con Akko dove pernotteremo. Non tutto
andrà per il verso giusto ma si sa un vero
viaggio è fatto di imprevisti e di programmi
traditi, l’importante non è la meta ma la
strada.
Viene a prenderci il pullman alle 7:30 e ci
spostiamo a Giaffa a fare colazione,
troviamo un buon panificio pasticceria dove
diamo sfogo alla voglia di qualcosa di buono
(Braccino Corto si lamenterà dei 5€ a testa
spesi di cassa comune) poi facciamo una
breve passeggiata per il centro storico.
Passiamo dalle parti della torre
dell’orologio, di epoca ottomana, il luogo
sembra bello peccato che il tempo è poco,
ancora speriamo di venirci l’ultimo giorno
ma alla fine rinunceremo.
Mentre Tel Aviv ha una storia recente, Giaffa (enclave a sud della metropoli) ha una
storia millenaria, sembra che esistesse già nel XVIII a.C., e viene citata dalla Bibbia,
come Joppa. Come tutta Israele fu conquistata da vari popoli (Assiri, Babilonesi,
Alessandro Magno, …) gli unici a cui non interessò furono i romani. All’inizio del XX
secolo a nord cominciarono ad insediarsi i primi ebrei fondando l’attuale Tel Aviv.
Entrando il primo ambiente che si incontra è il teatro, il restauro è eccessivo, non è particolarmente
attraente, andando verso il mare si incontrano varie strutture:
• Il pozzo romano dove furono trovati
una sessantina di frammenti di
piombo del IV dC, si presume
tavolette di condanna e incantesimi
gettati intenzionalmente come
pratica magica. Nonostante oramai il
cristianesimo fosse religione
ufficiale le vecchie abitudini
faticavano ad essere abbandonate.
• Palazzo con piscina, un raffinato
palazzo con piscina, grazie alla
sabbia l’ala est è stata ben preservata
e comprende un triclinium Bagni del governatore (epoca bizantina)
fiancheggiato da due stanze più
piccole riccamente decorate e provviste di bagno. Le scale NE conducevano al palazzo
superiore, nei pressi è stato trovato un mikveh (bagno rituale ebreo)
• Ippodromo di Erode, costruito nel 10/9 a.C. per
l’inaugurazione della città, vi si tenevano corse di cavalli,
carri, gare di atletica, combattimenti fra gladiatori e gare di
caccia. Le fonti storiche certificano che venne usato per
mandare a combattere prima gli ebrei e in seguito i
cristiani, sia contro gladiatori che contro bestie feroci.
• Processo a san Paolo. Nel 58 d.C. Saulo di Tarso,
accusato di aver provocato una sommossa, venne ascoltato
nei pressi dell’ippodromo ed, essendo cittadino romano,
venne mandato a Roma perché venisse processato, salperà
da Cesarea.
• Il mitreo: All’epoca di Erode andava molto tra i
legionari il culto di Mitra, se Costantino avesse fatto scelte
diverse saremmo tutti mitraici e il 25 dicembre avremmo
festeggiato Mitra sol invictus
Il Bahaismo: ho sempre pensato che se esiste Dio o tutte le religioni hanno torto o tutte
hanno ragione (io propenderei per la prima
ipotesi ma anche la seconda ha il suo perché).
Ali Muhammad nella prima metà del XIX secolo
pensò di unificare un po’ di religioni,
considerando Abramo, Mosè, Buddha, Krishna,
Zoroastro, Gesù e Maometto come i suoi profeti.
Dichiarò di essere il Bàb (la porta) e profetizzò
l’arrivo di un’ulteriore profeta ‘colui che Dio
avrebbe reso manifesto’. Peccato che queste
cose le disse in Persia (l’odierno Iran) e ai
mussulmani non piacque per niente così dopo un
periodo di prigionia lo fucilarono. Nel 1866 un
babi di nome Mirza Hussein Ali, finito in
carcere, ebbe l’illuminazione e disse di essere
lui il profeta. A Mirza andò meglio, fu esiliato,
così poté continuare a predicare e fondare
questa nuova religione il cui nome deriva dal
termine arabo baha (gloria). Interessante che
per questa religione non si può nascere Baha’i
ma che a 15 anni si è in grado di scegliere.
Arrivati ad Haifa scopriamo di poter vedere i giardini solo da fuori perché per accedere bisogna
prenotare una visita guidata. Questo luogo diventa un’ottima occasione per discutere del
pastafariesimo; religione a cui mi convertirò se mai deciderò di voler credere in qualcosa.
La necropoli di Bet She’arim (casa delle due porte) è considerato una delle più
affascinanti d’Israele. Qui furono sepolte persone provenienti da tutto il paese e oltre. La
vasta necropoli della città è scolpita nel morbido calcare e contiene più di 30 sistemi di
grotte funerarie. Sebbene solo una parte della necropoli sia stata scavata, è stata
paragonata a un libro inciso nella pietra. Le sue catacombe, i mausolei e i sarcofagi sono
decorati con simboli e figure elaborati, nonché un'impressionante quantità di iscrizioni
incise e dipinte in ebraico, aramaico, palmireno e greco, che documentano due secoli di
conquiste storiche e culturali.
Io e Santa Patata ci svegliamo alle 6 per andare a vederci l’alba dalle mura, la luce è bella ma l’alba
non riusciamo a vederla perché c’è un po’ di foschia. La città è veramente scenografica, chiamata
città crociata, in realtà gran parte di quello che si vede non è stato costruito dai crociati.
Verso il 1100 la città era in mano ai crociati, fu un porto di una certa importanza, anzi il
più importante porto in terra santa dell’epoca. Arrivò Saladino e cacciò i crociati (era il
1187), poi però ritornarono i crociati e se la ripresero. Nel 1291 arrivarono i mamelucchi
che assediarono la città e in due mesi la conquistarono e siccome si erano rotti dei
crociati che tornavano a riprendersela la rasero al suolo così era meno appetibile. Dopo
quasi 500 anni fu Al Jazzar (‘il Macellaio’), di origini bosniache, governatore di Akko che
fece costruire le mura attuali, nel 1750 eresse delle mura sopra le vecchie mura crociate,
in questo modo fu in grado di respingere Napoleone (ma fu aiutato dai britannici) e in
seguito (verso il 1800) edificò ulteriori possenti mura.
Il nome attuale deriva da Tzippori, che dovrebbe significare ‘uccello’ perché grazie alla
sua posizione si poteva controllare il territorio dall’alto. Antipa, governatore del regno di
Giuda di dinastia asmodea ne fa la capitale del suo regno e costruisce il teatro. In
seguito, con la conquista romana passerà sotto il controllo di Erode ma a seguito della
sua morte ci fu una rivolta di Ebrei e i romani secondo lo stile che li contraddistingue
raderanno al suolo la città. Il figlio di Erode la ricostruì e, stranamente, non partecipò
alla prima guerra giudaica, così la città fu risparmiata. Grazie a questa felice scelta
divenne nel secondo secolo dopo Cristo un centro religioso della Galilea. Peccato che poi
nel IV d.C. invece partecipò ad una rivolta sedata nel sangue dai romani.
Nazareth è famosa universalmente come la città di origine di Gesù, che secondo i Vangeli,
pur essendo nato a Betlemme, vi abitò durante la sua infanzia e giovinezza. A Nazareth,
inoltre, sempre secondo i Vangeli, avvenne l'Annunciazione, cioè l'annuncio della sua
prossima nascita, che venne fatto a sua madre Maria dall'arcangelo Gabriele.
Nazareth→Tiberias (50’,40km)
Arriviamo al Club Hotel Tiberias, lusso sfrenato, almeno per i nostri standard, dove festeggeremo
il Capodanno.
Giorno 5→01 gennaio
Ieri sera la discussione è stata serrata, il
gruppo si divide in due partiti: PPP (Partito
della Partenza Presto) e PPC (Partito della
Partenza con Comodo), la serata rischia di
sfociare in rissa, ci sono tentativi di
corruzione, chi, come braccino corto
vorrebbe partire alle 8 e chi vorrebbe partire
alle 9. Visto il luogo in cui ci troviamo
optiamo per una decisione salomonica:
partiremo alle 8.30 e non visiteremo
Tiberiade.
In realtà partiremo un po’ dopo l’ora
prestabilita e questo Braccino Corto se l’è
legato al dito, ma il PPC a grande
maggioranza ha stabilito dove può mettersi
il dito.
Comunque oggi abbiamo un po’ di strada
che ci aspetta, si fiancheggia il lago fino al
suo estremo nord per poi inoltrarsi nelle
alture del Golam. Qua e là si incontra
qualche sparuto villaggio, sarebbe bello
capire qualcosa in più di questa terra
martoriata, fermarsi in qualche villaggio,
cercare di capire lo stato d’animo delle
persone ma qui siamo turisti, non
viaggiatori!
Era il mattino del 5 giugno 1967 quando Israele fece partire l’operazione Focus, un
attacco a sorpresa contro l’aviazione egiziana, annientandola quasi completamente. La
situazione sembrava disperata (per Israele): Egitto, Siria e Giordania erano pronti ad
attaccare e avevano pure l’appoggio dell’Iraq. Ma alla fine la situazione si ribaltò e l’11
giugno si concluse il conflitto con una netta vittoria israeliana e l’annessione di vari
territori, tra cui le alture del Golan.
Questo è cosa doveva apparire ad un visitatore del I dC, erano templi fatti costruire da Erode Agrippa nipote di Erode il Grande.
Le conquiste di Alessandro Magno portarono i greci a Banya. I Greci furono così colpiti
dalla bellezza naturale del sito che decisero di santificare la grotta dedicandola a Pan,
dio della foresta, prese il nome di Panyas (in seguito divenne Banyas nella pronuncia
araba). Durante il periodo romano apparvero altri templi, con statue dedicati ad altre
divinità. Con l’avvento del cristianesimo lentamente questo luogo fu abbandonato.
Adesso si vede gran poco, qualche misero resto, delle nicchie scavate nella roccia e una profonda
grotta, nonostante ciò, ha un suo fascino, esiste un sentiero che porta a piedi alla fortezza di
Nimrod, sarebbe carino farlo ma non c’è tempo, peccato.
Dopo aver fatto il breve percorso che porta vicino ai resti dei templi
andiamo a piedi all’altro parcheggio (sono circa 2km) per vedere le
famose cascate e il sentiero sospeso. Il percorso è carino e rilassante, la
vegetazione è lussureggiante e si fiancheggia il torrente Banias, lungo il
sentiero si incontra un vecchio mulino a movimento orizzontale. Il posto
non è male ma quando leggi che è uno dei siti naturalistici più belli di
Israele si hanno delle aspettative piuttosto alte, la conclusione ovvia
(almeno per me) è che non si viene a visitare Israele per i siti
naturalistici. Comunque, la cascata è carina e il sentiero sospeso merita
di essere percorso. Lungo il percorso alcuni fiori interessanti: il
ciclamino persiano, simile al nostro e degli anemoni coronaria. Sosta
caffè e poi si riparte per la vicina fortezza.
Banias→Nimrod (10’,10km)
Arrivare alla fortezza di Nimrod è un breve percorso (e come accennato avendo tempo ci si arriva
anche a piedi, sul posto indicano 2 ore di cammino ma in genere qui sono molto larghi con i tempi).
Usciamo dal bus con un vento patagonico, si parte in salita per degli scalini, il posto è suggestivo,
non c’è un vero e proprio percorso obbligato e c’è parecchio da visitare
Nel 1929 c’è un tumulto antisionista e 18 ebrei furono uccisi, non era un posto proprio
tranquillo quindi molti ebrei fuggono dalla città. Ma qualcuno rimase organizzandosi in
unità di autodifesa e fortificando il quartiere ebraico. Quando, nel 1948, gli inglesi se ne
andarono questi cedettero i punti strategici ai palestinesi. Ci fu una feroce battaglia ma
questa volta furono gli ebrei a prevalere e cacciarono i mussulmani dalla città.
Possiamo capire che non scorre buon sangue tra mussulmani ed ebrei! Riusciamo ad arrivare alla
via principale e, grazie al navigatore, raggiungere il centro storico della città dove ci sono alcune
sinagoghe visitabili. In realtà non sono questo luogo imperdibile, gli ebrei qui sembrano piuttosto
freddi, ci permettono di entrare, fare foto, ma non si riesce più di tanto ad avere un dialogo con loro,
oltretutto pochi sanno l’inglese. Quando oramai è quasi buio e tutto sta chiudendo passiamo per una
bella via piena di negozietti di artisti locali. Probabilmente durante il giorno avrebbe un certo
fascino. È arrivata l’ora di preoccuparsi della cena così Braccino Corto e consorte si fanno un giro
alla ricerca di qualche luogo adatto allo scopo. A loro insaputa anche il coordinatore è andato,
Braccino Corto torna e dichiara soddisfatto di aver trovato ben due posti adatti, uno soprannominato
Il Lurido dal gruppo (in realtà un semplice kebabbaro) e un altro modesto ma discreto a cui avrebbe
anche strappato uno sconto. Bisogna aspettare il coordinatore che ha trovato un posto chic
abbastanza vicino. Ci dirigiamo al ristorante modesto, ma risulta essere stato prenotato da un altro
gruppo e quindi dobbiamo trasferirci al Lurido. Qui però una minoranza decide di ritornare al
ristorante modesto, mentre il grosso rimarrà al kebabbaro per poi festeggiare il compleanno
dell’Avvocato. Si ritorna a piedi tutti assieme per il meritato riposo.
Giorno 6→02 gennaio
Oggi giornata sulle orme di Gesù almeno per la
prima parte. Siamo sul lago Tiberiade, quello che i
testi sacri chiamano anche mar di Galilea, secondo
la tradizione evangelica in questa zona ci furono i
principali atti e le principali predicazioni di Gesù.
Immagino che per un credente questi luoghi siano
motivo di estasi e commozione, per un ateo
miscredente come me sono una tappa alla fine non
irrinunciabile del viaggio. Questa parte però ci farà
riflettere sui meccanismi che guidano i credenti
(ma in fondo gli umani): sul bisogno di credere in
qualcosa, e sui simboli. Gesù ha veramente
camminato sulle acque? Se scoprissimo che
l’episodio è falso la gente inizierebbe a non essere
più credente? Sono molto diverso da un credente
io che credo nella scienza? (e qui mi diverto con
una provocazione perché in realtà si, credo di
essere diverso, io non credo nella scienza, ma
oggettivamente osservo che il metodo scientifico
funziona). Immagino che un cristiano recandosi al
Monte delle Beatitudini provi le stesse emozioni
che proverei io se mi recassi al CERN, io vedo
solo una chiesa non entusiasmante.
Tabgha→Capernaum (5’,3km)
Forse il luogo più importante della
mattinata, qui Gesù fece la predica nella
sinagoga (i cui resti sono ancora presenti),
ha guarito diversi malati, raccolto i primi
discepoli (normale amministrazione per un
semidio!). A parte il racconto biblico è un
bel sito archeologico con resti di epoca
romana, c’è una sinagoga, costruita
probabilmente sopra un precedente tempio
pagano, altri resti si ritiene fossero la casa di
Pietro, dove lo stesso Gesù abitò per del tempo. È piacevole girare per scoprire questo luogo ma
sarebbe forse valsa la pena prendere una guida per capire meglio, la sinagoga deve avere una
qualche importanza per gli ebrei visto che nelle fessure ci lasciano bigliettini.
Arrivati alla stazione a monte si incontrano baracchini con bar e souvenir, qualcuno cerca di
fermarci dicendoci che è ancora chiuso, superato un cancelletto si scende brevemente per poi
cominciare la salita. Entrati ci aspetta una sorta di lungo corridoio, sulla sinistra le stanze dei
monaci. In fondo una chiesa dove c’è il divieto assoluto di fare foto e un monaco con fare severo
rimane a controllare il rispetto delle regole. Un paio di volte ci riprende per il nostro fare chiassoso
(non stiamo facendo chissà che rumore ma anche i nostri bisbigli risultano fastidiosi all’austero
frate). Prima della chiesa una grotta dove si ritiene Gesù abbia trascorso i quaranta giorni di
digiuno.
Ripresa la funivia ci dirigiamo al sito Tell es-Sultan, posto proprio di fronte, basta attraversare la
strada.
In questa località viene studiato il passaggio dal paleolitico al neolitico, si parla per
Gerico di protoneolitico. La fase più antica consiste in un villaggio di due ettari, con case
rotonde semi-interrate con mattoni in terra cruda tenuti da malta, il pavimento è
lastricato, compaiono una serie di edifici ritenuti collettivi in pietra grezza tra i quali una
costruzione rotonda di 10 metri di diametro e 8,5 m di altezza, variamente interpretata,
sia come sorta di costruzione difensiva, facente parte di un più vasto circuito murario che
racchiudeva tutto o parzialmente il villaggio. L’estensione totale dell’insediamento
permette di stimare la popolazione in circa 2000 persone, un numero alto per l’epoca e
segno di una tendenza ad una forte concentrazione umana in siti meno numerosi. Per il
sostentamento è da notare che a Gerico sono state rinvenute forme di cereali sia selvatici
sia ad un primo stadio di semiaddomesticazione, segno di uno sforzo da parte di questa
comunità di incominciare ad intervenire nel ciclo naturale delle piante per una loro
completo addomesticamento, inoltre nel sito non sono stati ritrovati resti di animali
domestici, ma solo di animali selvatici cacciati, tra i quali predomina la gazzella.
Spettacolare palazzo, probabilmente costruito dal califfo omayyade Hisham ibn’Abd al-
Malik nel VIII secolo. Questo era un palazzo invernale per il tempo libero e la caccia, il
complesso comprende un palazzo, una sala per le udienze, una zona terme, un padiglione
e una moschea. A nord c’era probabilmente una tenuta agricola. Entrando al palazzo si
incrocia una finestra, probabilmente crollata a causa del terremoto del 747, ricostruita e
sorretta da un muretto. Sembra che questa finestra ispirò la forma dei rosoni che ornano
le cattedrali gotiche.
Il pezzo forte di questo complesso sono i mosaici, in gran
parte di stile astratto che ricoprono i pavimenti. Sono una
eccellente esposizione della primitiva arte islamica, dove
non si espongono oggetti con anima ma solo motivi floreali
ed astratti, solo in una sala (locale probabilmente riservato
al principe) c’è un elaborato mosaico con, a destra un leone
che attacca un cervo e a sinistra due cervi che pascolano
tranquillamente. L’interpretazione che va per la maggiore è
che il leone rappresenti il principe e i cervi il suo arem.
Sembra siano stati trovati affreschi con figure umane che si
trovano ora al museo Rockfeller e siano un’indicazione
della scarsa aderenza alla fede del regno omayyade.
Era il 330 dC, su ordine di Costantino e di sua madre Elena viene costruita una chiesa nel
luogo dove la tradizione indicava come grotta dove Gesù nacque, in seguito fu distrutta
(rivolta samaritani) e Giustiniano I la ricostruì e la ampliò. Fortunosamente ne uscì
intatta dalle varie invasioni arabe, forse anche grazie al ruolo di Gesù nell’Islam.
Attualmente la chiesa è gestita dai Cattolici, Armeni e Greci-ortodossi.
Dentro una lunga coda per entrare alla grotta della natività, con grande pazienza sopporto
stoicamente, per fortuna essendo un gruppo riusciamo a fare i turni: mentre un gruppetto sta
pazientemente in coda gli altri girano e fanno foto. Si entra per uno stretto passaggio, arrivati nella
vicinanza qualsiasi rimasuglio di carità e altruismi va a farsi friggere: si spintona, si approfitta di
qualsiasi distrazione per passare avanti, non c’è nessuna solidarietà, conta solo entrare. Dentro, in
una nicchia una stella a 14 punte che rappresenta il punto esatto dove nacque Gesù
“la somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide è così di 14”, così è scritto nel
vangelo di Matteo, le 14 punte stanno ad indicare il cammino della genealogia terrena di
Gesù. L’attuale stella risale al 1717, all’epoca i Francescani vollero sostituire la
precedente stella oramai troppo deteriorata. Nel 1847 fu rimossa dai Greci per motivi di
rivendicazione di diritti sui luoghi santi, l’azione rischiò di sfociare in una sorta di guerra
civile tra cristiani, dovette intervenire il Sultano nel 1853 obbligandoli a rimetterla al suo
posto.
Dentro il luogo della mangiatoia, dove un bambinello è messo in una teca trasparente, l’ambiente è
piccolo e scarsamente illuminato, si prosegue uscendo dall’altra porta. Usciamo e passando dal
chiostro francescano ed entriamo nella chiesa di Santa Caterina, qui è dove viene celebrata la chiesa
alla Vigilia di Natale, a parte ciò non ha nulla di particolare. Ritornati alla piazza entriamo nella
vicina moschea (Mosque of Omar) fuori carina ma dentro non ha nulla di rilevante. Il tempo è poco,
così velocemente andiamo alla Cappella della Grotta del Latte, narra la leggenda che qui Maria si
fermò ad allattare, immagino che per un credente il luogo possa emozionare per un ateo materialista
come me non ha trasmesso nulla di particolare. Lungo la strada due chiese che mi sarebbe piaciuto
visitare: una chiesa Armena e una Copta, sfortunatamente entrambe chiuse così andiamo alla Star
strasse, qui la leggenda vuole che siano passati re Magi seguendo la stella cometa, luogo di un
effervescente suq dove avremmo volentieri perso un po’ di tempo. L’autista vuole partire, ha fretta,
ci eravamo dati appuntamento alle 17 in piazza, il Coordinatore preme per andare: se partiamo alle
17 non è detto che vedremo i graffiti, decidiamo così di dare la priorità al muro di separazione che
divide Betlemme da Gerusalemme dove si possono ammirare le opere di Banksy. Vediamo due
diverse zone con tanti murales, solo alcuni originali ma l’insieme rende l’ambiente scenografico.
Il muro del pianto è quanto rimane del secondo tempio, edificato nel 515aC e ampliato da
Erode nel 19 a.C.. In seguito ad una sommossa i romani si incazzarono al punto che nel
70dC lo distrussero e iniziò la diaspora degli ebrei. Dopo quasi 2000 anni ancora viene
ricordato questo evento spartiacque nella storia ebraica (e qua si può capire che se si
affronta la vita con questo spirito è tutto un gran casino!). Fino al 1967 gli ebrei non
avevano accesso a questo luogo, dopo la guerra dei sei giorni prendono possesso della
parte est di Gerusalemme e con essa il muro del pianto così è diventato anche un simbolo
della resistenza di Israele.
Chiediamo informazioni, alla fine capiamo che non siamo stati così furbi prima, la coda di sinistra
portava al muro del pianto ed era corta perché questo non è un momento particolare e la fila di
destra portava alla spianata delle moschee ed era lunga perché alle 10 chiude per i non mussulmani,
adesso la coda è pure aumentata. Ci rassegniamo a fare la fila lunga, alla fine è abbastanza veloce,
passiamo per i controlli di sicurezza e poi, poco oltre, si passa per un ponte di legno (ponte
Marocco) da cui si accede alla spianata. Arrivare di fronte alla cupola della roccia è stata
un’emozione unica, il luogo trasmette pace, direi che si percepisce quasi qualcosa di mistico, chi ha
progettato questo luogo sapeva come toccare l’animo umano. D’altronde ci vuole una certa scienza
per riuscire a far crede ad una moltitudine di persone che esiste un Dio che sta lì a vedere se bevi, se
ti copri o meno il capo, se preghi un numero sufficiente di volte pronto a castigarti o a premiarti; lo
ammetto sono stati dei geni. Comunque sia il luogo mi piace, mi faccio prendere e comincio a
girarlo in lungo e in largo cercando la prospettiva più fotogenica e rubando qualche informazione
alle guide locali.
La spianata delle moschee ha tre principali edifici: la moschea al-Aqsa, il terzo luogo più
importante del mondo per i mussulmani, qui c’è stato il sacrificio di Isacco da parte del
padre Abramo e qui Maometto sarebbe arrivato dopo essere stato svegliato da un angelo
e trasportato nel corso d'una sola notte "dal Tempio Santo al Tempio Ultimo", identificati
poi nella Kaʿba della Mecca e nella Spianata del Tempio di Gerusalemme (dove, in effetti,
fu poi costruita la moschea detta al-Aqṣā, cioè "Ultima"). Questo sarebbe stato possibile
grazie a una fantastica cavalcatura volante, Burāq, dal volto umano femminile, dal corpo
a metà strada fra il mulo e l'asino. La cupola della roccia, l’edificio più emblematico di
Gerusalemme non è una moschea bensì un santuario, questo luogo è sacro anche per gli
ebrei, che lo chiamano monte del tempio, qui si trova la pietra della fondazione quella a
partire dalla quale Dio ha creato il mondo. Infine, la cupola della catena, una piccola
costruzione esagonale dove Davide e Salomone amministravano la giustizia.
Sono le 10 quando il gruppo si ricompatta e possiamo uscire, obiettivo sinagoga dei 4 sefarditi. La
città vecchia è piccola ma un vero labirinto, non è facile orientarsi per dei turistelli come noi, ma
alla fine arriviamo. Stanno celebrando un Bar Mitzwah
Per l’ebraismo fino ai 13 anni per i maschi e fino ai 12 per le femmine (si sa loro
maturano prima) sono senza peccato, non sono in grado di distinguere il bene dal male, la
responsabilità dell’educazione religiosa ricade sui genitori. Arrivati all’età della ragione
eseguono una sorta di rito di passaggio (Bat Mitzwa per le femmine).
Gli Armeni sono stati il primo popolo a convertirsi al cristianesimo, per la precisione nel
300 il re dell’allora regno decide di abbracciare la nuova fede (all’epoca la religione era
una questione di stato). Questo porta a quello che secondo me è uno dei paradossi della
storia, il cristianesimo dell’epoca non era ancora formato, si dovevano ancora stabilire i
dogmi intanto però gli Armeni si fanno i propri. In seguito vengono fatti vari concili per
stabilire il Vero e chi non aderisce al Vero è fuori. Al concilio di Calcedonia (451) si
discute animatamente sulla natura di Cristo: divino, umano, solo divino, solo umano, più
divino che umano. Ci si perde dietro a questi dibattiti, fatto sta che si stabilisce che in
Cristo convivono le due nature divina e umana (duofisismo), ma un gruppo di eretici si
oppone e affermano che la natura divina assorbe quella umana e non c’è più (monofisiti)
e gli Armeni? Considerano la natura di Cristo unica derivante dall’unione dell’umano
con il divino (mafisismo). Così pur se arrivati per primi da allora sono eretici!
Usciamo dalla città vecchia per dirigerci al monte di Sion, che in realtà di monte ha gran poco,
comunque sia ci sono alcuni luoghi di culto di una certa importanza: il cenacolo (dove si ritiene
Gesù abbia svolto l’ultima cena) e la tomba di David (gli storici sono concordi nel ritenerla un falso
ma come gia detto nella religione i simboli
sono tutto!) Un gruppo di ebrei sta
pregando con la testa sulla tomba, a
sinistra le donne e a destra gli uomini.
Rientriamo per la porta di Zion
(interessante notare come è tutta crivellata
di colpi, presumibilmente risalenti ala
guerra dei 6 giorni) per dirigerci alla
cappella di San Marco, piccolo luogo di
culto della comunità ortodossa siriana,
dentro una pergamena di Maria con
bambino è considerata opera di San Luca.
Finalmente riusciamo a visitare le sinagoghe dei 4 Sefarditi ma non meritavano tutto questo tempo
ad aspettare, ci sono nomi che ti fregano, 4 Sefarditi, ci si aspetta spettacolari ambienti (almeno io e
chissà perché mi ero fatto questa idea) invece non sono nulla di entusiasmante.
Sono le 14.00 e ritorniamo al muro del pianto, ci aspetta la visita al tunnel sotto le mura prenotato
ieri sera, un gruppo di noi è andato al museo dell’olocausto e ci ricompatteremo lì. Il secondo
gruppo è un pelo in ritardo ma alla fine ci siamo tutti, entriamo in una sala e ci fanno mettere degli
occhiali per la realtà aumentata e ci vediamo la storia del tempio con immagini 3D dell’epoca di
Erode. Finita l’esperienza ci aspettiamo finalmente di iniziare il tour, invece… ieri sera abbiamo
fatto la prenotazione sbagliata, questo abbiamo prenotato (e pagato) e questo ci becchiamo e il
tunnel ce lo scordiamo!
Ci dividiamo nuovamente e con un gruppetto prendiamo il tram che ci porterà al mercato Mahane
Yehuda, il mercato non è per niente turistico e si gira volentieri, molti localini dove ci si può
fermare a mangiare qualcosa e a bere una birra.
Alle 18.30 riprendiamo il tram per
ritornare alla Giaffa Gate e
ricongiungerci con gli altri, per andare a
vedere lo spettacolo di luci e suoni “The
night spectacular at the tower of David”,
prenotato per le 19. Devo ammettere che
da buona capra di montagna sono sempre
restio a partecipare a questi eventi, li vivo
come un trappolone per turisti, alla fine
forse lo è pure stato, ma devo dire molto
ma molto bello. In questo spettacolo di
musiche, ma soprattutto luci, proiettate
sui muri della fortezza, viene narrata la
storia di Gerusalemme, dal periodo Cananita 3300 a.C al 1948. Unica pecca, e non da poco, alla
fine proiettano il candelabro degli ebrei e si dimenticano la mezzaluna islamica, giusto un pelo
ebreocentrico.
Giorno 10→06 gennaio
Oggi è prevista visita con guida, l’appuntamento è alle 9 alla porta di Giaffa, arriviamo con un po’
di anticipo. Alle 9 puntuale arriva la guida, Benedetta, ebrea, nata e cresciuta a Roma, si è trasferita
a Gerusalemme all’età di 18 anni e si è sposata con un francese ebreo e attualmente ha 3 figli.
Sembra simpatica, molto attiva e preparata. Andiamo veloci attraverso il quartiere ebraico fino al
muro del pianto. Parlare con Benedetta è un’occasione per conoscere meglio le tradizioni di questa
terra, scopriamo ad esempio che non esiste il matrimonio civile ma solo religioso così ci si può
sposare tra ebrei o tra cristiani ma un ebreo non può sposare un cristiano. Se i matrimoni vengono
contratti al di fuori di Israele essi vengono riconosciuto anche civilmente e le coppie gay sono
riconosciute.
Usciamo dalla porta del Letame e percorriamo un
pezzo della strada che fiancheggia il muro, sulla
sinistra una interessante zona archeologica che
sfortunatamente non abbiamo il tempo di visitare,
sulla destra la valle di Giosafat sovrastata dal
monte degli Ulivi con le tombe ebraiche. Le
persone che qui sono sepolte nel giorno del
giudizio universale saranno le prime a risorgere.
Giriamo a destra per entrare nell’orto dei
Getsemani, qui Gesù fu arrestato dopo una notte
passata a pregare, il termine Gestsemani deriva
dall’aramaico e significa frantoio, secondo la guida alcuni ulivi potrebbero avere 2000 anni, è
presente anche l’ulivo che Papa Francesco ha piantato quando nel …. è venuto in visita. Annesso
all’orto c’è la Basilica delle Nazioni, costruita negli anni ’30 su una precedente chiesa, all’interno la
roccia su cui Gesù pregò.
Proseguiamo ora ritornando verso le mura, passiamo per la Tomba della Vergine Maria, di rito
greco-ortodosso e armeno, oggi è il Natale ortodosso così non si può entrare perché stanno facendo
una funzione. Il 15 agosto da qui inizia la processione per l’assunzione.
Rientriamo per la porta dei Leoni ed entriamo nella zona mussulmana per percorrere la Via
Dolorosa
Prima di inoltrarci nella via Dolorosa visitiamo la chiesa di sant’Anna, nei pressi uno scavo
archeologico probabile luogo del miracolo della guarigione del paralitico. La chiesa è stata costruita
in epoca crociata nel luogo dove si ritiene sia nata Maria. Un’iscrizione in arabo ricorda la
trasformazione della chiesa in scuola coranica da parte di Saladino.
Entriamo poi nella cappella della flagellazione, costruita nel luogo dove si ritiene Gesù sia stato
flagellato prima di essere caricato della croce, sono presenti delle belle vetrate.
Nell’angolo tra la seconda e terza stazione c’è
l’ospizio austriaco, un palazzo di gran lusso in stile
viennese, costruito durante il periodo ottomano
(XIX secolo) quando tutte le nazioni europee
facevano a gara per prendersi un pezzo di Terra
Santa. L’Österreichische Hospiz zur Heiligen
Familie ha una lunga storia fatta di trasformazioni e
confische, solo nel 1985 fu restituito all’Austria.
Adesso per pochi NIS si può accedere e godersi il
panorama dal tetto dell’edificio.
Alla VII stazione si incrocia il cardo (a causa della conformazione di Gerusalemme all’epoca
romana aveva solo il cardo e niente decumano). A questo punto entriamo nella chiesa del Santo
Sepolcro ma passando per la cappella Copta.
La Tomba di Maria, la chiesa della Natività di Betlemme e la chiesa del santo sepolcro
sono gestite con il sistema dello Status Quo, accordo firmato dopo la guerra di Crimea
nel 1852. Immaginate un condominio i cui condomini sono: Cattolici, Greco-Ortodossi,
Armeni, Etiopi, Copti e Siriani, ognuno gestisce una parte della chiesa e parte degli
oggetti, qualsiasi modifica dello Status Quo necessità dell’unanimità e così tutto rimane in
una situazione di stallo. Secondo la guida la scala posta sopra l’ingresso della chiesa non
è rientrata nell’accordo quindi è stata lasciata li fin dalla guerra di Crimea. Ma chi ha la
responsabilità di chiudere la chiesa? Sono due famiglie mussulmane, una ha la
responsabilità della chiave l’altra della porta.
A sera ci incasiniamo con la cena, un gruppo prenota ad un posto semplice (dove siamo stati a
pranzo ieri con la guida), qualcuno protesta (non c’è la birra!), si prova al ristorante armeno ma non
c’è posto, vicino c’è un altro ristorante (che braccino corto considera troppo sciccoso) Enrico lo
prenota, stiamo quasi per entrare quando ci si rende conto che non c’è nessuno e un motivo ci sarà!
Alla fine, andiamo nel primo ristorante proposto, quello senza birra.
Finita la cena si torna al ristorante, con un gruppetto di indomiti andiamo al quartiere Mea Shearim,
luogo di ultra-ortodossi (in realtà non amano essere definiti così ma preferiscono il termine
Charedi), la guida ieri ci spiegava che non si deve fare foto e non si deve usare nessun mezzo
tecnologico, quindi niente telefonino. Il luogo sembra alquanto trasandato e sporco gli uomini sono
vestiti di nero con grandi cappelli e lunga giacca, le donne gonne lunghe e molto coperte.
Si ritorna all’hotel, la vacanza è finita, aspettiamo la mezzanotte e con essa il bus che dovrà portarci
in aeroporto.
Giorno 12→08 gennaio
A mezzanotte siamo nell’attesa del bus che non arriva, Enrico lo sente per telefono, c’è qualche
incomprensione, siamo tutti in ansiosa attesa, alla fine con 45’ di ritardo partiamo.
All’aeroporto si deve essere intervistati da una addetta alla sicurezza, prendono Enrico ed un’altra
persona a caso. Vengono poste varie domande, dove siamo stati, se abbiamo ricevuto regali, se
siamo stati avvicinati da qualcuno. Poi ci fanno andare avanti una alla volta e ci fanno qualche
ulteriore, breve domanda. Pensavo peggio, ce la sbrighiamo abbastanza in fretta e a breve siamo al
Gate.
5:20 Tel Aviv→7:30 Atene
Qui il gruppo si divide, noi “romani” ci avviamo verso la seconda tratta.
8:35 Atene→9:40 Roma
Per noi la giornata sarà ancora lunga, tra un ritardo e l’altro arriviamo alle 23 a Bolzano.
Come ogni diario concludo con “e un altro viaggio è terminato, ci rimangono i ricordi, gli odori e
gli incontri”.
Speriamo di rivederci in giro per il mondo!