Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Inutile
girarci attorno, non c’erano molte alternative, causa COVID quasi tutti i paesi sono chiusi al
turismo (almeno per noi italiani), pochi sono aperti e tra i pochi questo era l’unico che mi stimolava.
Che dire, ogni viaggio è un’esperienza indimenticabile e anche questo non è stato da meno ma
andiamo con ordine, qualche informazione sul paese.
Giorno 126/12
Giorno 227/12
Viaggiare significa scoprire che tutti hanno torto riguardo gli altri paesi
La seconda tratta (da Doha a Jeddah) è meno lussuosa, vorrei dormire ma mi portano da mangiare e
mi svegliano. Arrivati le pratiche burocratiche sono veloci, fuori ci aspetta il taxi che ci porta in
hotel, arriviamo alle 5, io vado in stanza con Giuseppe, mio omonimo che sta ovviamente
dormendo. Mi faccio una doccia e saluto casa. Alle 8 sono già a fare colazione, il posto è lussuoso,
ben al di sopra delle mie abitudini, peccato che non abbia molta fame. Alle 10 ci ritroviamo nella
hall e con calma comincia la visita a Jeddah
Metropoli di circa 4Mab gemellata con Napoli, il nome potrebbe derivare dalla parola araba jadda
(nonna), sembra infatti che qui si trovi la tomba di Eva, nonna di tutta l’umanità per la religione
mussulmana. Famosa per essere la porta di ingresso alla mecca (si trova a soli 65km a est),
tradizionalmente i pellegrini arrivavano via nave al porto.
Con un taxi andiamo al Al-Taybat International
City Museum of Science and Information, un
museo privato, la parte più bella è fuori dove si può
ammirare un edificio tradizionale, all’interno è una
sorta di museo etnologico con la ricostruzione di
vari ambienti dell’Arabia Saudita, poi si possono
trovare opere d’arte, preziosi manoscritti e abiti
tradizionali. Peccato che il tutto sembra posto un
po’ alla rinfusa e senza un ordine logico (ma forse
siamo solo stanchi). Fuori si può visitare la Abdul
Raouf Khalil, una moschea visitabile molto bella internamente (le donne devono entrare da dietro e,
per quanto ho capito, sbirciale da dietro dei parapetti).
Finita la visita riprendiamo i taxi che ci portano al suq, si entra per
la Makkah Gate, la più importante porta della città, il suq è molto
bello da girare perché per nulla turistico, la gente è curiosa, non solo
si lascia fotografare ma chiede di essere fotografata e ci fotografa.
Sono le 14 quando andiamo a mangiare in un ristorante Yemenita, il
cibo non è entusiasmante ma il luogo è figo, diviso in vari ambienti
dove si mangia seduti per terra.
Finito di mangiare
andiamo ad Al
Balad,
praticamente il
centro storico di
Jeddah, con le
tipiche case in
corallo, dichiarato
Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, le case sono
in gran parte diroccate, con i tipici balconi in legno
completamente chiusi (così le done potevano
guardare in strada senza essere viste da estranei), l’ambiente ha il suo fascino, si gira
piacevolmente. Ci fermiamo a fare due chiacchiere con un gruppo di arabi, poi andiamo a visitare
una delle case ben ristrutturata e trasformata in museo (gratuito). In terrazza prendo un caffè
espresso (carissimo) e restiamo a goderci il tramonto. Si prosegue che è sera, visitiamo una casa-
museo carina (Matbouh House) che permette di vedere come erano arredati gli ambienti interni,
colpisce come sembra sia stata progettata da un architetto ubriaco: non c’è un muro dritto gli angoli
di 90° non esistono.
Torniamo al Mukkah gate passando per una zona commerciale e poi nuovamente per il vecchio suq,
da li prendiamo il taxi e ci dividiamo: un gruppetto torna in hotel a riposare ma i duri vanno alla
fontana di Re Fahd per mangiare ad un ristorante di pesce fantastico. La giornata è stata lunga,
Jeddah non è proprio quella che si direbbe una chicca ma l’importante è che finalmente si viaggia!
Giorno 328/12
Oggi abbiamo tanta strada da fare, dobbiamo svegliarci presto (7) colazione veloce e via, prendiamo
la statale nr.75 verso nord fino a Bir Ibn Hirmas, si gira a sinistra (direzione ovest), dopo oltre
un’ora di strada ci fermiamo in un luogo abbastanza anonimo, per capirci carino era carino ma
come tanti altri luoghi che abbiamo passato.
Comunque sia ne approfittiamo per sgranchirci le
gambe e fare qualche foto. Proseguiamo nel nulla
in una strada a doppia corsia circondati da un
deserto vagamente simile al Wadi Rum (e in
effetti è la sua prosecuzione). Arrivati ad Al
Sharaf si svolta a sinistra fino a giungere al
Ma’ghayer shoaib. La strada è stata lunga e
noiosa così ci fiondiamo subito fuori a
scorrazzare per il sito
Il luogo dove ci troviamo è Al.Bad’a, un’antica oasi abitata fino dalla preistoria, fu una delle più
importanti città del nord-ovest dell’Arabia nell’era dei regni Midianiti ed Edomiti durante il
secondo millennio a.C. In seguito divenne un centro importante lungo la via commerciale che
collegava l’oriente con l’Egitto, era l’epoca dei
Dadaniti, Lihyaniti ma soprattutto Nabatei. Sul
lato ovest del Wadi Efal c’è un bel complesso di
tombe collettive nabatee scavate nella tenera
arenaria. Dai pellegrini erano conosciute come
grotte di Shu’ayb. Le facciate di queste tombe sono
intagliate in modo da formare colonne, fregi e
corone.
Giro da solo, cerco di arrivare sulla sovrastante
cima ma rinuncio per paura di arrivare in ritardo alla macchina (fossi da solo è un luogo dove mi
divertirei a girarlo in lungo e in largo). Finita la visita ci spostiamo nel vicino villaggio dove c’è un
secondo sito poco interessante, è pesantemente restaurato, c’è un antico pozzo che si dice fosse di
Mosè. La guida locale per oggi ha deciso che si fa picnic così passiamo per un ristorantino locale e
ci prendiamo delle razioni di pollo e riso da portare via. Arriviamo in un posto che probabilmente ai
locali piace ma a noi sembra alquanto squallido, mangiamo poi ci fermiamo parecchio senza nulla
da vedere di interessante. Ripresa la macchina andiamo in una bella spiaggia con una grande roccia
a forma di piede (qui sarebbe stato carino fermarsi!), ci
fermiamo giusto il tempo di fare qualche foto per poi
dirigerci al relitto Catalina, un idrovolante americano
abbattuto nel 1960 dall’esercito Saudita (i passeggieri
formati da pilota, moglie e figlio sono rimasti illesi) e
lasciato qua come attrattiva turistica. Giriamo tutto
attorno a questo strano relitto cercato la migliore
angolazione per la foto e poi ripartiamo. La guida decide
che dobbiamo allungare il tragitto del ritorno per vedere
il tramonto da un postaccio e non c’è verso di fare la
strada più corta.
La giornata oggi non è stata delle migliori, certo i posti erano carini ma farsi 567km non era proprio
il caso, non meritavano tutta quella strada.
Giorno 530/12
Oggi si parte alle 8 e come prima tappa sosta supermarket (oggi pranzo al sacco), rifacciamo un
pezzo della strada che ieri avevamo fatto al ritorno, a breve (circa 70km) facciamo una sosta, sulla
roccia un enorme disegno di re Salman, re attualmente in carica, il posto è carino e si visita
velocemente. Proseguiamo e dopo pochi chilometri giriamo a destra, ci fermiamo in un sito
archeologico, la roccia della nave
Al-Safinah è una roccia a forma vagamente di
nave, è considerata un museo a cielo aperto, le
sue pareti sono piene di iscrizioni in arabo e
thamudico, i primi passavano di qui perché
lungo la rotta per la mecca, per i secondi era
una stazione lungo la rotta commerciale delle
spezie. Alcune inscrizioni arabe sono scritte in
dialetto Hasemita simile al dialetto nabateo.
In seguito breve sosta per sgonfiaggio gomme: si
entra nel deserto. Il luogo è bello, passiamo per
un allevamento di dromedari, ci fermiamo al
volo per qualche foto poi arriviamo all’imbocco di un Wadi che diventa via via più stretto fino a
dover lasciare gli zaini e ad un certo punto strisciare. Il posto è veramente idilliaco ci fermiamo a
mangiare, io mangio in fretta e comincio a girare senza sosta fino al momento della ripartenza. Alle
13.30 si riparte, ci fermiamo ad un piccolo arco naturale, poi ad una roccia con inscrizioni antiche di
4000 anni (a detta della guida). Concludiamo il giro con il grande arco: si arriva ad un parcheggio
poi c’è un breve pendio che porta ad una sella, da lì si svolta a destra, impossibile sbagliare, hanno
riempito il sentiero di
omini con la punta
imbiancata. La guida
non vuole che
andiamo da soli ma
con un gruppetto
facciamo un colpo di
stato e proseguiamo
per i fatti nostri.
Mentre tutti vanno
all’arco noi facciamo
un giro più lungo poi
ritorniamo dove c’è il
resto del gruppone.
La vista è di quelle da
togliere il fiato, super,
rimango fino a che
non sono andati via
tutti così posso fare qualche foto senza gente.
Oggi sono solo 277km, la giornata è stata fantastica, primo giorno veramente super di questo
viaggio!
Giorno 631/12
Le occasioni perse
Bisogna andare poco fuori Alula a prendere un autobus che porta al centro visitatori, il posto è
accogliente con the e datteri a nostra disposizione, nessuno ci spiega cosa dobbiamo fare, ad un cero
punto arriva una ragazza araba ‘ben in carne’ che
ci porta a piedi alla vicina Qasr AlFarid
Il suo nome significa ‘il castello solitario’,
sembra sia stata costruita nel I secolo d.C. si
possono notare delle commistioni di stili, in alto
mesopotamico, poi scendendo tipico nabateo, le
cornici Egizie, infine ci sono le colonne di chiara
influenza greca. Sopra la porta di ingresso una
fenice protegge il defunto, si ritiene inoltre che la
costruzione sia posta nella direzione in cui
abitava. La parte bassa è più ruvida, questo fa
ritenere che non fosse stata completata e la
dimensione è segno che il personaggio qui
sepolto doveva essere di rango elevato,
probabilmente un militare.
Oggi visita a Dedan, l’appuntamento come al solito è al Winter Park alle 7.30, con l’autobus
andiamo all’ingresso del sito, dentro una sala espositiva con vari pannelli, un ragazzo molto
spigliato ci fa una breve lezione sul luogo in inglese poi ci invita ad accomodarci fuori mentre ripete
la spiegazione in arabo. Fuori una bella veranda con poltrone, il luogo è piacevole.
Ci sono molte teorie riguardo alla differenza fra
Dadaniti e Lihyaniti: potrebbero essere popoli
vissuti in quest’area in epoche differenti (con i
Lihyaniti dopo i Dadaniti), oppure Dadan si
riferisce al nome del luogo e Lihyaniti il nome
del popolo oppure che semplicemente i nomi
sono intercambiabili.
La religione giocava un ruolo importante nella
società Lihyanita e probabilmente era parte
integrante della legislazione. I Lihyaniti
veneravano un gran numero di divinità delle quali Dhu Ghaybah era la principale. Un’aspetto
significativo della società Lihyanita fu la grande abilità nell’architettura e nella scultura
(l’esempio più famoso è quello della tomba dei due leoni).
Questo sito fu occupato dall’ottavo al primo secolo a.C., diventò molto importante grazie ai
commerci di incenso, mirra e spezie tra l’oriente e il mediterraneo.
Tre le stazioni di visita la prima si vede con dei
binocoli dall’esterno del centro visitatori, sono le
tombe, peccato doverli vedere da così lontano
Ci sono molte centinaia di tombe, le uniche visibili
per il visitatore sono quelle scavate sulla parete sud
della falesia. La loro posizione riflette il livello
sociale del defunto. Le più famose sono quelle dei
due leoni (l’animale rappresenta potenza e forza),
con questo simbolo si vuole proteggere gli
occupanti), questa tomba, come anche altre sono
occupate da Minei, un popolo che ha convissuto con i Lihyaniti i quali partecipavano al controllo
dei commerci.
Finita la visita si prende un bus che ci porta all’antica capitale, qui non c’è granché da vedere, tutto
è diroccato e non ci si può avvicinare
Gli scavi hanno messo in evidenza la struttura fortemente religiosa della società Lihyanita, al
centro c’era un grande tempio dedicato al loro dio, sembra che la nella loro religione volgeva un
ruolo importante il pellegrinaggio.
Terzo e ultima stazione la biblioteca, una stretta valle
in cui nei secoli i pellegrini che sono passati da questo
luogo hanno lasciato scritte
Ci sono migliaia di scritte, le persone lasciate di qui
hanno voluto lasciare un segno, le più antiche hanno
3000 anni, alcune probabilmente scritte da scribi
professionisti, si possono trovare scritte in Aramaico,
Taymanita, Dadonitico, Minaeo, Nabateo, Greco,
Latino e Arabo. Le scritte sono una vera e propria biblioteca che raccontano agli storici scorci
della vita di popoli lontani.
Finita la visita si parte veloci verso est. La strada da fare è lunga, spesso siamo circondati da un
deserto molto scenografico, il nostro autista (Mustafa) vorrebbe rispettare i limiti ma gli altri due
corrono e gli telefonano di darsi una mossa, il
tachimetro tocca i 180km/h, che Dhu Ghaybah
ci protegga. Ci fermiamo a mangiare nei pressi
di una grande roccia, sosta veloce e poi si
riparte. Arriviamo ad Hilal dopo ben 454km che
c’è ancora luce così scaricati i bagagli ci
facciamo subito portare al suq. Il luogo è carino,
solito mercato caratteristico assolutamente non
turistico e diviso in settori, bella la zona dei
datteri, in un negozio una signora ci vuole
filmare e ci chiede il giro che abbiamo fatto.
Giuseppe, con il suo solito stile riesce a trovarci
un locale caratteristico molto bello, a metà
strada fra un ristorante e un museo, peccato per il cibo che alla fine scopriremo non essere un
granché.
Giorno 903/01
Si torna veloci a Hilal per andare alla stazione dei treni, la struttura è quella di un aeroporto con il
check-in dove va lasciata la valigia poi si passa per il metal detector per andare infine a prendere il
treno. Il viaggio è lungo e noioso anche perché ad ogni stazione si ferma un sacco di tempo.
Arriviamo a Riyad a sera, io decido di starmene in appartamento a rilassarmi
Giorno 1004/01
Con un po’ di ritardo si parte, ci vogliono oltre due ore per fare i 155km che ci separano da Al-
Qasab
Visitiamo l’antico villaggio chiamato Al-Oqdah,
parte delle mura sono state demolite dopo l’arrivo
del re Abdulaziz, in parte sono comunque state
restaurate. All’interno del villaggio si trova la
casa storica Al-Zahem, ha più di un secolo, si può
accedere liberamente.
Bello girare per queste rovine, particolarmente
scenografica la porta di ingresso con le due torri.
Finita la visita si prosegue fino a Ushaiger:
è una delle città più antiche della regione saudita del Najd ed era un importante punto di sosta per
i pellegrini provenienti dal Kuwait , dall'Iraq e dall'Iran per eseguire Hajj o Umrah .
Originariamente era conosciuto come A'ekel, ma alla fine il nome fu cambiato in Ushaiqer. Fu
modificato perché il paese è delimitato da un piccolo monte a nord del paese. La montagna è di
colore rosso, ma la gente del posto diceva che era bionda semplicemente perché il rosso e il biondo
erano usati in modo intercambiabile ai vecchi tempi. Ushaiqer significa la "Piccola Bionda", che è
una descrizione di quella particolare montagna. L'importanza storica del villaggio è che i suoi
vecchi edifici di fango sono ancora
intatti. Pertanto, è considerata una delle
aree storiche più attraenti della regione.
Ultimamente, la gente di Ushaiqer aveva
restaurato il villaggio storico per
preservarne il patrimonio e costruito un
museo che espone varie reliquie e pezzi
del villaggio.
Ritorniamo a Ryiadh che sono le 14.30,
abbiamo una breve pausa (in cui tenterò
inutilmente di prendere qualcosa da
mangiare) poi saliamo sullo Sky Bridge
Una struttura in acciaio del peso di circa 300 tonnellate, si trova in cima ad una torre alta 300
metri e domina l'intera Riyadh. La sua posizione unica gli ha dato il vantaggio di essere uno dei più
importanti punti di attrazione per il turismo a Riyadh. Il viaggio verso lo Sky Bridge passa
attraverso due ascensori, il primo ascensore impiegherà circa 50 secondi per raggiungere l'altezza
di 180 metri al livello di trasferimento e il secondo ascensore impiegherà meno di 40 secondi per
raggiungere la sua destinazione finale, lo Sky Bridge.
Fantastico, il panorama sulla città è incredibile, l’interno è illuminato con luci che cambiano colore
periodicamente. Si continua a saltellare da una parte all’altra, si vorrebbe cercare la foto perfetta ma
forse è una di quelle situazioni in cui non c’è foto che rende l’emozione.
La nostra vacanza volge al termine, andiamo, come ultimo tentativo disperato di allungare la
vacanza, al suq ma senza trovare soddisfazione. Dopo esserci fermati a mangiare torniamo in hotel
per riposare qualche ora.
Giorno 1206/01
Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo ne finisce nel momento che
raggiungiamo la meta
Quindici minuti dopo la mezzanotte sveglia e alle 13 tutti alla hall del hotel dove partiamo per
l’aeroporto. Fuori una lunga fila di disperati, forse lavoratori, fortunatamente noi passiamo oltre, la
coda al check-in è lunga ma tanto abbiamo tempo, tutto fila liscio e in breve siamo al gate. Non c’è
molto altro da dire, come al solito il ritorno è fatto di attese e noia, ma è anche l’occasione per
riordinare le idee. Di cos’è fatto un viaggio? E’ fatto di odori, sapori, colori ma anche fatica,
mancanza di sonno, problemi da risolvere ma quello che più mi rimane sono gli incontri che ti
fanno scoprire come in fondo l’altro non è poi così differente da noi.