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Vacanze 2020

6 luglio, (1070km)
Come da abitudine partenza intelligente alle 3 del mattino, è bello viaggiare senza lo stress del traffico,
tra Bologna e Firenze mi faccio prendere da un colpo di sonno e sbando lateralmente. Dopo pochi
chilometri c'è un autogrill e ci fermiamo, sono le 6.30 facciamo colazione e si riparte. Il resto del
viaggio prosegue senza problemi. Verso le 10 per fortuna telefono al campeggio che volevo
raggiungere e scopro che apre solo i fine settimana, subito ne trovo un altro vicino a Maratea (camping
villaggio Maratea). A Salerno ci fermiamo perché il computer di bordo mi segnala un problema alle
gomme, per fortuna non sembra niente di che. Ci
fermiamo a mangiare ad un ristorantino vicino al
distributore, con 25€ mangiamo in tre primo,
secondo contorno bibite e caffè. Arriviamo nei
pressi del campeggio verso le 3, non si può entrare
fino alle 16.30 così ci facciamo un giro in centro a
Maratea. Bel villaggio, in realtà formato da diversi
borghi apparentemente molto turistici attorno ad
un nucleo centrale che è arroccato su un pendio,
strade strette, scalinate, sembra un labirinto!
Giriamo piacevolmente, ci fermiamo anche a
prendere qualcosa ad un bar nella minuscola
piazzetta centrale, vorremmo raggiungere il cristo
in alto ma Monica non ne ha voglia così si ritorna
alla macchina e andiamo in campeggio. Ne
approfitto per fare un veloce bagno, il posto è
molto turistico, ha pure l'animazione, speriamo
non facciano troppo casino. Speranze disattese la
sera l’animazione non ci fa dormire... si deve
cambiare!
7 luglio (79km)
Nonostante tutto prima delle 6 sono già in
piedi, il campeggio è chiuso, niente caffè.
Riesco a fare due chiacchiere con il
guardiano, conosce bene il Pollino così
raccolgo informazioni. Curioso
l’atteggiamento dei locali, quando chiedi per
qualche escursione ti sottolineano che però
bisogna camminare! Poi ti consigliano di
prendere una guida perché è impegnativa.
Comunque sia sono arrivate le 7 apre il bar,
così finalmente posso prendermi un caffè.
Dopo un po’ si sveglia anche Anna così
facciamo colazione insieme. Prima di partire
vado a farmi il bagno, nel frattempo si è
svegliata anche Monica, ci mette, come al
solito, un eterno a prepararci così sono già le
10 quando ce ne andiamo dal campeggio,
direzione Rotonda dove c’è l’ente parco.
Ripercorriamo con la macchina la stretta
valle che segue il noce, giriamo a destra,
passiamo per Lauria, er un pezzetto di
autostrada (giusto 7km) siamo in Calabria
ma per poco, percorriamo strade strette e
piene di curve fino ad arrivare a Rotonda, al
centro visite bisogna attendere che due turisti
escano, c’è l’ingresso limitato causa COVID, dentro una signora ci accompagna ma non sembra sapere
un granché sulle escursioni. Dopo aver fatto la spesa ci dirigiamo verso il colle dell’Impiso, la strada è
stretta e i luoghi selvaggi,
ci fermiamo ad un rifugio
dove acquistiamo una
cartina e finalmente
troviamo un ragazzo che
sembra intendersene di
montagna. Poco prima del
colle troviamo un posto top
per campeggiare, immersi
in una silenziosa faggeta, la
strada è vicina ma il
traffico è quasi assente.
Dopo un veloce pranzo
parto da solo (le mie donne
sono stanche) per il monte
Pollino, ci vuole poco
meno di 1km per arrivare all’inizio del percorso. Il sentiero inizia in leggera discesa fino ad una radura
poi sale moderatamente fino al Piano Gaudolino, davanti a me il Pollino, bello e maestoso. Dal Piano
Gaudolino si comincia finalmente a salire in modo deciso, quando finisce la vegetazione l’ambiente
diventa spettacolare, belli i pini tutti contorti, a breve si arriva alla Dolina del Pollinello, la cima
sembra veramente vicina ma è solo un’illusione, ancora non si vede è dietro a quella catturata dallo
sguardo. Finalmente ci sono, niente croci, solo una piccola costruzione a secco, segno di un
improvvisato bivacco e parallelepipedo credo utilizzato per rilievi topografici. Mi piacciono le cime
senza croci, nessuno ha voluto segnare il territorio, niente appartenenza, solo bisogna saper cogliere la
maestosità del luogo. Scendo per un atro sentiero che si rivelerà più lungo, ritorno alla dolina è da lì si
gira a sinistra, dopo un tratto in discesa per tracce si prosegue a mezza costa fino a ricongiungersi al
percorso di salita e alle 18 sono alla macchina.

8 luglio (146km)
Come al solito mi sveglio presto ma le mie
donne dormono alla grande così resisto a
letto, provo a leggere, poi, poco prima delle 8
sveglio Anna. Facciamo colazione poi
facciamo scendere Monica, oggi partiamo
con gran comodo. L’idea è quella di fare le
gole di Jannace, dopo qualche sbaglio di
strada arriviamo al parcheggio. La salita è
veramente piacevole, si sale per una gola di
un torrente in secca, attraversandolo
ripetutamente su dei bei ponti in legno. Alla
fine si fanno circa 450m di dislivello senza
sentirli, in cima alla gola si gira a destra e in
breve si arriva al rifugio Pino Loricato a cui
si potrebbe
arrivare in
macchina. Al rifugio mangiamo e poi in breve arriviamo al santuario
per poi scendere lungo un bel crinale. Arrivati alla macchina ci
dirigiamo a San Severino Lucano per risolvere un problema ad una
gomma della macchina ma il gommista è chiuso. Dopo una breve
ricerca ci dirigiamo verso la costa ionica. Inaspettatamente il navigatore
ci fa rifare strade già fatte, ripassiamo per il colle dell’Impisio e poco
sotto giriamo a sinistra. La strada è interessante, bello l’ambiente ma
non ci si può distrarre: ovunque buche, sassi sulla strada e a tratti
carreggiata stretta. Arrivati al fondovalle si prende l’autostrada per
arrivare al camping “baia verde” a Bruscata Grande. Classico
campeggio da mare senza particolari pretese, il vecchietto alla reception
dichiara dispiaciuto che non c’è l’animazione (evvai!) poi prova a
buttarci li un costo di 30€, mi lamento e me lo abbassa a 25€. Io e Anna
ci facciamo un veloce bagno ma non è un posto che fa per noi, ci
stufiamo presto.
9 luglio (225km)
Nonostante tutti i miei sforzi non riesco a svegliarmi con calma, alle 6 sono sveglio e vado a farmi il
bagno alla squallida spiaggia, tornato al campeggio Anna si sveglia e possiamo fare colazione. Alle
8.30 siamo in partenza, per prima cosa passiamo dal gommista così anche la ruota è sistemata e
possiamo dirigerci verso sud. Passiamo ad un Lidl e poi via, ma sono oramai le 11 così in breve ci
fermiamo in riva al mare a pranzare e
fare un veloce bagno. Dopo breve
siesta continuiamo il nostro viaggio,
arriviamo a Crotone, attraversiamo la
città senza particolari difficoltà, e ci
dirigiamo a Capo Colonna, sito greco
di una certa importanza ma subito ci
scontriamo con lo “spirito calabrese”:
è tutto chiuso ma non c’è uno straccio
di cartello o informazione, si può
ammirare la colonna da lontano, poi
c’è una torre del XVI secolo chiamata
“torre di nao” con vicino il santuario di
Santa Maria di Capo Colonna, ma la
cosa più bella è il panorama.
Proseguiamo alla ricerca del
campeggio, quello memorizzato è
inesistente, arriviamo a Capo Rizzuto
e, dapprima troviamo una sorta di
residence che permette di
campeggiare, dopo ampia e
approfondita discussione decidiamo
che il prezzo (30€) è troppo alto vista
la decadenza del luogo. Lungo la
strada, dentro il villaggio, ci sono le
indicazioni di un campeggio, le
seguiamo, ci arriviamo ma il
proprietario ci dice che è chiuso da
qualche anno. Notevole che è ben
segnalato nel villaggio e possiede
ancora un sito web! Girovaghiamo
fino ad arrivare ad altre indicazioni di
un campeggio (San Paolo) un po’ fuori man ma con una bella spiaggia, all’ingresso ci misurano la
febbre e ci fanno compilare un modulo anti COVID. Dopo un bagno ristoratore ci facciamo una
grigliata (forse un pelo esagerata) e la notte dormiremo tutti poco.
10 luglio (150km)
Caldo, prurito, mal di testa non mi hanno fatto dormire, nonostante tutto verso le 6 mi alzo e vado a
fare il bagno, c’è qualche pesce in più rispetto al giorno prima. Poco dopo le 8 si parte e a breve siamo
a Le Castella (il nome corretto sarebbe Punta delle Castelle). La fortificazione ha origini addirittura
Magnogreca anche se in seguito ha subito vari rimaneggiamenti. A dirla tutta credo che chi viene qui
non è particolarmente interessato alla storia, il luogo si caratterizza infatti per spiagge stupende. In
particolare quella confinante con il castello è ricca di scogli e si possono ammirare una gran varietà di

pesci. Monica non vuole entrare così uso solo io la maschera, bello, bello, bello. Finito il bagno
ritorniamo alla macchina (prima però le mie donne fanno un po’ di shopping) e ci dirigiamo a
Catanzaro per vedere il parco della biodiversità. Il parco si trova in città così non è proprio agevole
arrivare, ma con il navigatore si può tutto! Il parco contiene un po’ di tutto per lo svago, percorsi per
fare sport, aree attrezzate per bambini, aree picnic ma la parte che più attira l’attenzione dello straniero
sono le strutture di arte moderna sparse qua e là nel parco. Mezzogiorno è passato da un po’ quando ci
dirigiamo a Catanzaro Lido per cercare un ristorante di pesce che prontamente troviamo. Grande
mangiata, io e Monica ci prendiamo la carbonara di mare, piatto interessante, una via di mezzo tra la
carbonara e i spaghetti allo scoglio, buone anche le cozze pepate di antipasto. Ci alziamo sfatti e
andiamo a farci una passeggiata sul lungomare (e non ci facciamo mancare un gelato). Riprendiamo la
macchina alla ricerca di un campeggio ma la cosa risulta non banale, dalle pari di Caminia niente,
quello a Sovereto chiuso, alla fine troviamo un campeggio a Badolato, la spiaggia è un po’ “banale”
ma pazienza. Sfortunatamente la sera c’è animazione.
11 luglio (58km)
Dormito da cane, questa notte c’era l’animazione! Mi sveglio con il mal di testa che mi resterà tutta la
giornata. Usciamo dal campeggio e ci dirigiamo a Stilo, inserito nella lista dei borghi più belli d’Italia,
bello il fatto che siamo praticamente da soli ma è tutto
trascurato, nn c’è un bar, un negozio, nulla! Sotto certi
aspetti meglio così, per noi Viaggiatori è più godibile
certo però è indicativo dello spirito di questo paese, non
sembrano preoccupati di costruirsi un futuro, dove
manca il turismo di massa si trascura, si abbandona. È
piacevole girare per quello che sembra un villaggio
abbandonato, solo qualche vecchietto che gentilmente ci
saluta. Riprendiamo la macchina per tornare sulla costa,
ci beviamo qualcosa al bar e poi andiamo al secondo
borgo: Caulonia. Si potrebbe fare un copia-incolla di
quanto scritto per Stilo, aggiungo solo che, mentre a
Stilo in totale eravamo 5 turisti qui siamo solo noi tre,
giriamo piacevolmente per poi tornare sulla costa alla
ricerca di un campeggio, la nostra ricerca ci fa dirigere a
Castrovillari bel campeggio immerso in una rilassante
pineta. Anche qui lo spirito calabrese si fa sentire,
arriviamo e sembra tutto abbandonato, si vede solo un
signore che sta lavorando, stiamo già facendo
retromarcia quando Anna decide di provare a chiedere, è
aperto e stanno lavorando per aprire l’annessa pizzeria.
Ci assicuriamo che non ci sia l’animazione e prendiamo
posto. La vicina spiaggia è bella e poco frequentata,
direi il posto adatto a noi. La sera ci mangeremo anche la pizza, niente menu, la cameriera a voce da
un consiglio e poi sbrigativamente ci dice che altrimenti ci sono le classiche pizze, seguiamo il loro
consiglio, la pizza è buona e l’ambiente è rilassante.

12 luglio (138km)
Ci svegliamo con calma e siamo pronti a partire, tutto è chiuso e i gestori non si fanno vedere. Giriamo
tutto il campeggio, proviamo a telefonare ma nulla!
Teoricamente il campeggio apre alle 8 ma nessuno in
vista. Alle 9 finalmente rispondono al telefono e in breve
arrivano. Paghiamo e facciamo due chiacchiere,
nonostante tutto non ci si riesce ad arrabbiare, il
vecchietto è particolarmente loquace, parla di cucina,
elogia i piatti semplici: la pasta allo scarpariello, il nome
deriva dal fatto che veniva fatta dai calzolai sull’uscio del
loro laboratorio. Sono le 9 passate quando partiamo,
rifacciamo strade già note fino a Catanzaro da lì si
prosegue verso nord, tanta vegetazione, poco traffico,
solo ci ritroviamo davanti un vecchietto che viaggia lento
ed è impossibile da superare. Arriviamo al lago Passante e a breve siamo al villaggio Mancuso dove
c’è un centro visitatori, entriamo per chiedere una
cartina ma non hanno niente, andiamo al villaggio,
colpisce l’abbondanza di turisti ma nessun
escursionista, tutti a cercare refrigerio e a mangiare,
infatti nessun negozio vende cartine, proseguiamo
lungo la strada è sulla sinistra incontriamo l’hotel
pini, punto accoglienza del CAI e li troviamo
finalmente queste benedette cartine. Ritorniamo al
centro visitatori e ci facciamo un giro per il sentiero
didattico. Da lontano si vede qualche animale,
percorso geologico, piante officinali, villaggio della
Sila, insomma una panoramica del luogo in mezz’ora
di camminata. Troviamo un macellaio aperto così
decidiamo di farci una grigliata. Campeggiamo in un
bel bosco in perfetta solitudine, verso sera passa pure una volpe, fantastico, cosa si può volere di più
dalla vita!

13 luglio (112km)
Dopo una notte passata in un silenzio quasi surreale mi sveglio presto e vado a raccogliere i rifiuti
sparpagliati da un cane randagio passato di lì
ieri sera. Siamo pronti relativamente presto e ci
spostiamo al centro visitatori. Non si fatica a
trovare il sentiero (il 303), all’inizio è in discesa
poi sostanzialmente in piano, arriviamo al ponte
vecchio e poi proseguiamo lungo il corso del
torrente ma è noioso, bello essere immersi in
una vegetazione così lussureggiante ma dopo un
po’ è sempre uguale, così torniamo alla
macchina e ci dirigiamo verso nord. Sono le
11.30 e abbiamo fame ma non troviamo un
posto che ci aggrada per fermarci. Arriviamo al
lago Ampollino e percorriamo tutta la costa
meridionale da ovest a est, saliamo a S.
Giovanni in Fiore, brutto paesi e in cui ci
fermiamo solo per fare la spesa, infine andiamo
ai giganti della Sila. Sono chiusi il lunedì è si
visitano solo su prenotazione. Rinunciamo ai
giganti e scendiamo al lago Arvo, a Lorica, c’è
un campeggio ma devono ancora ottenere i
permessi per aprire, ci fermiamo ad un bar. Il
posto appare moderatamente turistico, niente di
fastidioso. Prendiamo una stradina verso nord,
che poi scopriremo chiamarsi “strada delle
cime” e subito troviamo un posto fantastico per
campeggiare. Sistemata la macchina parto a
farmi un giro, prendo il sentiero 416 che, dopo un tratto nel bosco ritorna sulla strada. Tocca fare un
tratto di strada poi a destra prosegue il 416, mi rendo conto che il giro del sentiero è troppo lungo così
proseguo per un sentiero non segnato che mi riporta verso l’alto nuovamente sulla strada. Da lì circa
5km di asfalto per arrivare in cima a degli squallidi impianti sciistici, unico luogo con qualche
panorama, siamo a circa 1900m. Scendo dritto lungo la pista da sci con l’intenzione di riprendere più
in basso il 416, lo incrocio, lo seguo per un po’ ma poi lo perdo, sono in fondo alla pista da sci e mi
tocca seguire la strada asfaltata. Dopo qualche centinaio di metri devio a sinistra su una traccia che mi
riporta sul 416. Arrivare alla macchina è ancora lunga, il sentiero è un continuo saliscendi, bello
l’ambiente, sempre bosco fitto, mi rendo conto che oramai sono 4 ore che non vedo e non sento
nessuno. Sono oramai le 20 quando arrivo alla macchina!

14 luglio (193km)
Bella notte nella wild, con molta
calma ci prepariamo e ci
dirigiamo a sud, le strade sono
strette e piene di curve ripassiamo
in prossimità di S. Giovanni in
Fiore poi ci addentriamo
nell’entroterra. Bello questo
viaggio in un paesaggio
semiarido, sono quasi le 11
quando arriviamo a Santa
Severina, un borgo costruito
attorno ad una fortificazione
bizantina che merita una visita.
Parcheggiamo nella parte bassa e
saliamo a piedi, si giunge sopra
tramite una lunga scalinata. La
piazza centrale è piacevolmente rilassata e c’è tutto quello che si può visitare: la cattedrale, il battistero
e il castello. La piazza è stata abbellita con il disegno di un ellisse molto schiacciato e vari simboli
esoterici, la chiesa è carina ma non particolarmente pregiata, il battistero è invece affascinante perché
risale all’epoca bizantina (XIII secolo). Decidiamo di non visitare il museo diocesano e ci dirigiamo al
castello. Risulta piacevole girarlo, qua e là si ci sono sale abbellite con vestiti d’epoca, armature,
insomma le solite cose che si trovano in tutti i castelli. Finita la visita proseguiamo verso la costa. Ci
fermiamo a mangiare in un ristorante frequentato da camionisti, l’atmosfera è informale, ci chiedono
cosa vogliamo mangiare senza portarci il menu, devo insistere, alla fine arriva. I prezzi sono
ragionevoli e si mangia bene. Proseguiamo fino all’ultimo campeggio dove siamo stati, subito dopo
Caulonia, dove io mi faccio anche un veloce bagno.
15 luglio (130km)
Sveglia con calma, molta calma e si parte, direzione Gerace. Il navigatore ci farebbe prendere la
superstrada all’interno ma noi restiamo sulla costa. Trovata una pescheria ci fermiamo per del pesce,
carissimo ma quest’anno dobbiamo far girare l’economia! Per arrivare al villaggio si deve entrare
qualche chilometro nell’entroterra su una stretta strada
tutta curve. Gerace si vede in lontananza ma ci vuole un
po’ ad arrivarci. Parcheggiamo sotto così possiamo
arrivare in centro passeggiando (lo scotto è che mi
tocca sopportare i brontolii di Monica per il troppo
caldo). Passiamo per la “Torre del Borgo Maggiore”
una delle sei porte di ingresso esterne costruite dagli
aragonesi per difendersi dai turchi. Passiamo poi una
delle porte interne per arrivare in una piazzetta.
Abbiamo caldo così ci fermiamo ad un bar a prendere
qualcosa. Hanno le granite così ne ordiniamo tre ma
subito la cameriera ci riprende, scopriremo poi di essere giunti ad una “boutique” delle granite: di
produzione artigianale in assoluto le più buone mai assaggiate. Proseguiamo visitando la Cattedrale, si
paga un biglietto per visitare vari ambienti: l’interno, il museo e la cripta. Poi giriamo un po’ a
casaccio, Gerace è un bel intrico di stradine in cui è bello perdersi. Anna non resiste a fare qualche
acquisto in un negozietto caratteristico, andiamo al castello (ruderi) poi con calma torniamo alla
macchina. L’idea sarebbe stata fare qualche chilometro lungo la costa per poi fermarsi a mangiare in
riva al mare ma non riusciamo a realizzare il nostro progetto, facciamo chilometri su chilometri ma
nulla, ci fermiamo che sono oramai le 14.30 presso il villaggio camping “al boschetto” ma ci dice che
è solo villaggio no campeggio. Scopriamo con un certo disappunto che molti campeggi in questa zona
sono chiusi e forse non riapriranno causa COVID! Dopo un paio di telefonate trovo l’hotel camping
“la Zagara” aperto così ci dirigiamo li. Il campeggio è tra i peggiori mai frequentati, in particolare i
bagni sono osceni e la notte faranno discoteca (con musica orribile oltretutto) nell’adiacente spiaggia.

16 luglio (87km)
Nottataccia terribile, hanno suonato fino alle
3 questa mattina, mal di testa, stanco e ho
pure avuto mal di testa. Prima tappa della
giornata Pentadattilo, una frazione di Melito,
abbandonata negli anni ‘70 ora è
semideserta si trova qualche bar e negozi di
artigianato. Bella, molto caratteristica.
Ritorniamo sulla costa e prendiamo la strada
che serpeggia verso nord, direzione
Aspromonte. La strada è stretta e a tratti
molto dissestata, l’ambiente sembra
interessante, dopo i primi villaggi ti più
niente, solo strada è bosco. Ci fermiamo a
mangiare ad uno spiazzo, ne approfitto per riposare, oggi sono cotto. Arriviamo a Gambarie, dove
teoricamente si potrebbe raccogliere informazioni ma è un immondezzaio. Letteralmente un
immondezzaio, lungo la strada si deve fare lo slalom fra le mondizie, un vero schifo. Torniamo
indietro e prendiamo la strada verso Montalto fino ad arrivare ad una diga, io e Monica ci facciamo un
pezzo di sentiero poi torniamo sui nostri passi. Lungo la strada ci fermiamo in un bello spiazzo, io e
Monica ci sentiamo l’influenza addosso, cominciamo a pensare di avere il COVID, Anna comincia a
preoccuparsi di dover guidare, speriamo in tempi migliori!

17 luglio (38km)
Non sono del tutto apposto ma va decisamente meglio, per le 8
siamo in partenza. La strada che scende a Reggio Calabria è
migliore di quella che abbiamo percorso salendo, in lontananza
si vede la città è in breve ci siamo. Caotica come un po’ tutte le
città, fatichiamo a trovare parcheggio ma alla fine ce la
facciamo e arriviamo al B&B casa Laganà, il signore è gentile
(anche se mi sa di destra), la camera grande e pulita. Partiamo
subito per visitare la città fermandoci alla gelateria Cesare, un
gelato veramente strepitoso! Poi andiamo al museo ma
vogliono la prenotazione, la prendiamo per le 12.40, poco male
arriviamo a farci un altro giro, a mangiare una pizzetta e un
altro gelato. Il museo non è un granché, a parte i bronzi di
Riace, molto belli, non ha una disposizione didattica. Finita la
visita torniamo alla stanza, molliamo Monica e proseguiamo il
giro io e Anna, percorriamo il lungomare, visitiamo la villa
Genoese con le sue belle statue, la pinacoteca è chiusa e non
c’è scritto nulla, qui la disorganizzazione la fa da padrona. Il
Duomo è bello e merita una visita. Fa caldo e non vediamo
l’ora di tornare in stanza. Ci facciamo una doccia, ci rilassiamo
poi a sera andiamo a mangiarci un’ottima pizza vicino alla stazione. È giunto infine il momento di
accompagnare Anna alla stazione, mi dispiace, sono triste, adesso siamo soli io e Monica, speriamo di
cavarcela
18 luglio (111km)
Al solito mi sveglio presto ma la colazione è alle 8.15
quindi dobbiamo aspettare, Monica si prepara in fretta e
alle 8.10 siamo in terrazza. Colazione dignitosa senza
eccessi, l’unica pecca il caffè, un misero espresso io la
mattina ho bisogno di una tazzona, ma forse bastava
chiedere. Usciamo veloci da Reggio Calabria, facciamo la
superstrada e in breve siamo a Scilla. Come tutti i borghi
si deve guidare per strade strette e in forte pendenza, alla
fine riusciamo a giungere in riva al mare e parcheggiamo
nei pressi della stazione dei treni (gratis). Ci facciamo un
giro per il paese, bello e scenografico, tutto un susseguirsi
di viuzze e scalinate, alcune case sono sul mare e hanno la
barca “parcheggiata” a lato. Saliamo alla Rocca del castello ma non entriamo perché Monica si è
dimenticata la mascherina. Ritorniamo alla macchina e ci cambiamo per andare in spiaggia, appena
entrati Monica vede una medusa e non vuole più entrare così resto dentro da solo. Sembra di essere in
un acquario da quanti sono i pesci, veramente fantastico. Sono le 11.30 quando torniamo alla macchina
a portare il borsone così possiamo andare a prenderci
il famoso panino al pesce spada, non ci soddisfa del
tutto perché è troppo salato. Riprendiamo la macchina
e ci dirigiamo a nord, per la ricerca di un distributore
prendiamo controvoglia la superstrada, fatta però
benzina andiamo a percorrere la costa, la guida è più
faticosa ma più appagante. Arrivare al camping
Fiorina non è semplice, le strade a tratti sono strette
ma ne è valsa la pena! La spiaggia è uno spettacolo,
fare snorkelling è fantastico, tanta varietà di pesci e il
campeggio è accogliente. Passo il pomeriggio in acqua
(Monica non vuole) la giornata passa piacevolmente.

19 luglio (247km)
Lascio dormire Monica, intanto così sistemo tutto e mi faccio
pure un bagno in questo luogo idilliaco. Alle volte mi sembra
che Monica non riesca a godersi la vita, immergersi in queste
acque è un’esperienza fantastica, sembra di essere in un
acquario, anch’io che sono una “capra di montagna” rimango
estasiato e ci rimarrei per ore. Per prima cosa ci dirigiamo al
vicino capo Vaticano dove si può ammirare la “costa degli Dei”
in tutta la sua bellezza, bello, altro non riesco a dire. Tropea è
vicina e in poco tempo ci arriviamo, riusciamo pure a
parcheggiare gratis. Saliamo delle lunghe scalinate sul lato nord
del paese ed iniziamo l’esplorazione del centro. A dirla tutta questi villaggi si assomigliano un po’
tutti: arroccati su di uno sperone roccioso, si passa per viuzze, a volte molto strette e in pendenza, in
alcuni casi c’è una scalinata per
guadagnare pendenza. Ci prendiamo una
favolosa crema al caffè poi scendiamo alle
spiagge dall’altro versante. Imperdibile la
salita alla chiesetta da cui si può ammirare
una vista impareggiabile. Ritorniamo alla
macchina e proseguiamo verso Pizzo,
vorremmo trovare un posto all’ombra per
fermarci a mangiare ma non si trova nulla,
così arriviamo al paese e, poco fuori dal
centro storico troviamo un parcheggio
gratuito. Mangiamo in macchina, il caldo
con tutto aperto non è così terribile, poi via
all’assaggio del tartufo. Centro storico
molto raccolto è quasi tutti i locali offrono il famoso “tartufo di Pizzo”, buono non c’è che dire. Alle 2
possiamo visitare il castello di Murat, tutto incentrato attorno alla figura del cognato di Napoleone
(Murat appunto) che qui sbarco per riconquistare il territorio ma venne catturato, rinchiuso in una
cella, processato e condannato al plotone di esecuzione. Concludiamo le visite con la “chiesetta di
Piedigrotta” , costruzione non così antica (risale all’inizio de XVIII secolo), l’esterno non dice nulla
ma dentro, un’artista locale verso la fine del 1800 decise di ampliare gli spazi e scolpire diverse statue
nel tufo, ne è risultato un bell’esempio di arte popolare è un ambiente un po’ inquietante. Da lì,
facendo l’autostrada facciamo un pacco di km per ritornare al Pollino e per la precisione al colle
dell’Impisio dove griglieremo (al solito troppo abbondantemente) e bivaccheremo

20 luglio (146km)
Lascio dormire Monica, tanto siamo già nei pressi del
passo, dopo colazione scendiamo a caricare acqua poi
saliamo al colle dell’Impisio, ci sono già parecchie
macchina. Il sentiero inizia in discesa e subito
incontriamo una mandria di mucche che dobbiamo far
passare, poi si sale ma sempre dolcemente. Ci vogliono
circa 5km per arrivare ad una vasta radura, difronte a
noi la serra Dolcedorme e a destra il Pollino. Ci sono
molti cavalli al pascolo, ricorda in piccolo le steppe
mongole. Bisogna attraversare tutta la radura per poi
iniziare a salire ora in modo deciso fino alla sella che
divide il Pollino dalla Dolcedorme, mangiamo qualcosa poi ripartiamo. Salita la prima sbalza
incontriamo un pastore (che ci aveva precedentemente superato in fuoristrada) riusciamo a fare due
chiacchiere, viene su a portare le mucche più in basso dove c’è dell’acqua e le lasciano così allo stato
brado, senza mungerle. Si vede la cima, ci aspetta un pendio tagliato da un sentiero che sale regolare.
In cima una piccola croce fatta co due rami attaccati con lo scotch, c’è anche il libro di vetta. Dopo
aver mangiato ancora qualcosa e rimirato il panorama si riparte, scendiamo veloci. Sono le 16 circa
quando arriviamo alla macchina e partiamo veloci verso le Dolomiti lucane, passeremo la notte
nell’area sosta a pagamento (5€) presso il paese di Castelmezzano.
21 luglio (60km)
Giornata mogia, Monica non sta benissimo,
ha un raffreddore che la intontisce, ha mal di
testa, così dopo aver visitato Castelmezzano
inerpicandovi per le sue strette viuzze
partiamo per il parco regionale Gallipoli
Cognato, quando imbocchiamo la stretta
strada di montagna che porta al parco ci
rendiamo conto che siamo scarsi d’acqua,
abbiamo bisogno di fare la spesa.
Impostiamo il navigatore e via, la strada si
inerpica verso un villaggio in alto, un
susseguirsi di tornanti, il villaggio è anche

grandicello ma alquanto imbucato. Non c’è quello che si può


definire un supermercato ma un piccolo negozio di alimentari, di
quelli di altri tempi, nulla a portata di cliente, si chiede alla
proprietaria e lei prende. Finita la misera spesa ripartiamo.
Arriviamo al parco e troviamo un’area sosta camper, a prima vista
non un granché ma alla fine risulterà piacevole, praticamente una
larga strada asfaltata ma siamo noi soli immersi nel verde. Faccio
da mangiare, due chiacchiere con Monica poi vado a farmi un
giro, vado lungo la strada superando il centro faunistico per
raggiungere un punto panoramico, nulla di che è il più del tempo
sono stato sulla strada ma ho visto un cinghiale con i piccoli. Il
resto della giornata lo passo con Monica e ne approfitto per pulire
la macchina.

22 luglio (483km)
Oggi riesco a far partire presto Monica, alle 8.30 siamo già in
macchina, saliamo oltre il parco faunistico e ci visitiamo un pezzetto
della riserva naturale Antropologica monte Croccia, a parte le mosche
molto fastidiose è bello visitare un sito che risale al VI secolo a.c. La
visita dura giusto una mezz’ora poi andiamo rapidamente a Trivigno
a salutare Maggio. Ha una casa stupenda, ci offre del caffè poi ci
porta ad un agriturismo di parenti e ci fa fare un giro turistico, è bello
sentire l’amore per la propria terra, l’impressione è che qui la gente
vive bene senza avere grandi beni materiali. Proseguiamo andando a
Venosa, città natale di Orazio, peccato sia un caldo infernale,
mangiamo qualcosa ad una sorta di spizzico poi visitiamo la città. Il
caldo però ci fa partire presto e ci dirigiamo verso nord, facciamo un
pacco di chilometri fino ad arrivare a prati di Tivi, località turistica ai
piedi del Gran Sasso

23 luglio (13km)
Oggi finalmente si arrampica, alle 5.30 sono già sveglio, mi
preparo, faccio colazione poi sveglio Monica. Oggi la mia
compagna di avventure (nonché figlia) non è sulle sue, chissà
cosa gli passa per la testa. Alle 7.40 siamo alla base della
funivia, sembra funzionare ma sono solo prove. Un altro
signore sta aspettando, attacco bottone, così se è un locals mi
può dare qualche dritta. Mi dice che non è del posto ma è di
Bolzano, com’è piccolo il mondo! Alle 8 in punto si può salire
in funivia, sopra non c’è nulla, si sperava in un caffè,
imbocchiamo il sentiero Ventricini che sale dolcemente stando
sotto le pareti nord del corno piccolo, arrivati nel punto più alto,
dove poi scende e superato il canale (canale Sivitilli) che separa
la prima spalla dalla cima principale, si sale in diagonale verso
sinistra. In breve siamo al canale Sivitilli e quindi all’attacco,
segnato da un cordone attaccato ad uno spit. Oggi siamo un po’
lenti nei preparativi, ci vuole un po’ ma arriva il momento che
si può finalmente partire. Tiro di quasi 60m facile, forse passi
di 3º. Il secondo tiro già si fa più interessante con qualche
passaggio che potrebbe essere 4º, la cordata che abbiamo sopra è decisamente più a sinistra dove
sembra più facile. Salgo deciso ma i passaggi non sono banali, la roccia è molto lavorata quindi è
fattibile salire ovunque ma le protezioni non sempre si trovano, mi trovo distante dalla sosta senza
essere riuscito a mettere nulla, preferisco non rischiare, torno indietro e poco a destra trovo un paio di
clessidre. Nel frattempo ci raggiunge una cordata con il primo esperto. Li seguo, il tiro successivo è
una stupenda placca con sosta quasi appesi. Il quinto tiro si presenta simile al precedente solo alla fine
si devia decisamente a destra per fare sosta su due chiodi. Segue un facile traverso e, ultimo tiro, una
fessura che sale fino in cima. A sinistra vediamo la cima del corno piccolo, dopo esserci sistemati
saliamo sulla bella cima, foto di rito e poi scendiamo per la ferrata che ci porta al sottostante rifugio. Il
percorso non è proprio breve e alla fine c’è pure una lunga salita e Monica è stanca. Comunque sia
arriviamo, ci prendiamo da mangiare: polenta e castrato io, polenta e salsiccia Monica. L’ambiente è
cordiale e si chiacchiera piacevolmente. Il sentiero che arriva alla funivia è ripido e ci porta
agevolmente a destinazione. Arrivati alla macchina cerchiamo acqua per lavarci e poi torniamo a
rilassarci nel parcheggio della sera precedente.

24 luglio (320km)
Anche oggi sveglia presto, anche se meno di ieri, Monica però
non ne ha voglia di camminare, dice di essere stanca. Poco
prima delle 8 sono al parcheggio della funivia, parte veloce
senza seguire un vero e proprio sentiero, salgo diritto. A tratti il
percorso è disagevole per la presenza di erba alta, in circa 35
minuti sono alla stazione superiore della funivia. Prossima
tappa il Rifugio Franchetti e poi la sella dei due corni da cui
sono passato ieri con Monica. Dovrei girare a sinistra ma non
vedo segni del sentiero, un locals mi dice di salire per tracce e
così faccio ma poi mi accorgo che bastava scendere poco e si
trovava il sentiero. Adesso il sentiero è più alpinistico, niente di
difficile ma non sempre evidente. Faccio una piccola
deviazione per vedere il ghiacciaio del Calderone, oramai è
quasi inesistente, ritorno sul sentiero, c’è un breve tratto con
cordino di acciaio poi si torna a camminare. Il sentiero sale per
roccette, poco dopo un breve discesa si svolta a sinistra (da lì in
comune con la salita dal campo Imperatore) adesso la gente che
sale è tanta, chiasso, gente che arranca, cose cadute a terra.
Questa è una cima che un po’ imbroglia, sembra sempre di
essere arrivati ma poi manca sempre un po’. Non sono ancora le 11 che sono arrivato, bello e bel
panorama, non rimango però molto, troppa gente. Telefono a Monica così gli dico che possiamo
pranzare assieme e poi scendo veloce. Dal versante Prati di Tivo si incontra poca gente, solo dopo il
rifugio si incontrano famigliole che salgono per pranzare. Una distrutta all’inizio del sentiero, ce la
farà? Arrivato alla macchina ci cerchiamo un posto tranquillo dove pranzare, bello rilassarsi dopo una
faticata come questa, peccato ripartire. Con molta calma ripartiamo, sul navigatore il ristorante di
domani, per strada ci cercheremo un posto dove fermarsi. Entriamo in una perturbazione, piove
fortissimo, ad un certo punto pure grandina. Non troviamo nessun posto adatto alla sosta, alla fine
optiamo per un costosissimo campeggio sul lago Transimeno.
25 luglio (522km)
Oggi posso lasciare Monica in pace, così arrivò a fare colazione, scrivere il diario, farmi la doccia poi
Monica si sveglia spontaneamente. Dopo colazione puliamo pure la macchina e verso le 10 partiamo.

La strada è scorrevole e non ci sono problemi, arriviamo poco dopo le 12 a quella che dovrebbe essere
la destinazione ma ho sbagliato qualcosa con il navigatore. Chiedo ad un locals e mi indica la trattoria
Angiolino, proprio il posto che fa per me: una trattoria d’altri tempi, tovaglie a quadrettoni, servizio
ruspante. Ci prendiamo un antipasto toscano, un contorno di verdura fritta ma soprattutto la mitica
fiorentina! Tutto buono e abbondante, annaffiato con del vino locale. Nulla da dire, ottimo modo per
concludere le vacanze. Il resto del pomeriggio lo si passa in macchina ma con poco traffico non è stato
poi pesante. Siamo arrivati a casa poco dopo le 18.

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