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Oman 2018-2019

‫ عمان‬۹۱۰۲-۹۱۰۲

la storia dell’Oman è caratterizzata da alcune date fondamentali:

 Il 751 quando, a seguito del crollo della dinastia ommayyade i mussulmani ibaditi vi
fondarono un imanato.
 Nel 1508 i portoghesi, ritenendolo un porto fondamentale per i loro traffici dalle indie, lo
conquistarono.
 Nel 1650 esattamente il 18 novembre i portoghesi vengono cacciati
 Nel 1749 sale al potere la dinastia Al Said, tuttora al potere
 Il 24 luglio 1970 il sultano reggente viene deposto dal figlio Qabus bin Said attuale
reggente, il quale vara riforme in senso democratico.

Interessante l’aspetto religioso dell’Oman infatti è l’unico paese al mondo a maggioranza ibadita,
una corrente islamica decisamente poco conosciuta. Correva l’anno 632 quando Maometto muore
e bisogna risolvere il problema della successione: dovrà essere un parente o una persona
considerata meritevole? All’inizio si segue questa seconda opzione ma il quarto califfo è un tal Alì
genero di Maometto, subito viene accusato di aver ucciso il terzo califfo e si scatena una guerra. I
seguaci di Ali saranno gli sciiti mentre i suoi oppositori i sunniti. Uno degli oppositori Muawiya
affronta l’esercito di Alì nel 657, quest’ultimo è in vantaggio e probabilmente destinato a vincere
la battaglia ma arriva il colpo di scena che rovescia le sorti del conflitto: uno degli uomini di
Muawiya chiese un arbitraggio che Alì accettò. A questo punto un gruppo di seguaci di Alì grida
allo scandalo e se ne escono formando i Kharigiti, setta alquanto oltranzista le cui varie frange non
esistono più tranne una: la corrente ibadita, la più moderata.

L’Oman è un paese grande quasi quanto l’Italia ma con una popolazione meno di 3Mab, d’altronde
è un pezzo di deserto con qualche oasi qua e là, non ci sono corsi d’acqua permanenti, piove
pochissimo e le temperature sono alte. È presente una lunga catena montuosa a nord: i monti
Hajar con il punto più alto a 3009m
Il viaggio

26/12

Ore 5 due sveglie partono in contemporanea, Anna scatta io sono a rilento Monica esce dalla
camera quasi subito già vestita. Facciamo tutto in fretta anche perché già sappiamo che il suocero
arriverà con i tradizionali 15 minuti di anticipo così, complice la totale assenza di traffico, arriviamo
in stazione con un anticipo esagerato. 6:41 il treno
parte puntuale poi accumula un leggero ritardo così
arriviamo a Roma alle 11:35. Dopo qualche
indecisione andiamo al vicino museo nazionale
romano. Bello, ci passiamo un paio d’ore girando
per le sale poi, non senza qualche errore di
percorso, arriviamo alla stanza prenotata a
Fiumicino. Fatichiamo a trovare un posto dove
mangiare ma alla fine una pizza, anche se un po’
cara, ce la guadagniamo. Figura 1: Sarcofago di Portonaccio
27/12

Giornata tutta spesa per viaggiare in cui non si può stabilire quando finisca il 27 e quando inizi il
28. Alle 11 siamo in aeroporto (anzi ben prima ma a quell’ora siamo al bancone di AnM), ritiriamo
una busta gialla da dare poi al coordinatore che troveremo al Cairo e incontriamo Mirella e Piero,
due simpatici toscani diversamente giovani, per ultima arriva Monica giovane avvocatessa
romana. L’aereo parte puntuale (poco prima delle 14) e atterra verso le 18 al Cairo dove ci aspetta
un’attesa di 4 ore e incontriamo gli altri 9 del gruppo. Atterriamo a Muscat alle 3:30 passate…

28/12

Le formalità di frontiera sono veloci grazie anche al visto elettronico, non si è dormito granché ma
siamo carichi e ansiosi di visitare il paese. Non mi sono segnato quando siamo arrivati alla Hertz a
ritirare le macchine ma credo fossero passate da poco le 4, fuori era buio e tutto sembrava andare
per il verso giusto. Poveri ingenui, al bancone della concessionaria c’è un solo gruppo davanti a
noi, francesi, due giovani ragazzi italiani provano a passarci avanti ma Giovanni (il nostro
bravissimo coordinatore) li rimette a posto. Nulla si muove, i francesi discutono stancamente con
l’arabo dietro al bancone, passa il tempo, fuori albeggia, a turno ci prendiamo un carissimo caffè,
iniezione di caffeina oramai indispensabile. Sono le 6 quando tocca a noi e l’arabo ci dice che su
tre macchine ne ha solo due, ogni protesta è vana, oggi è venerdì giorno di riposo, il responsabile
dell’ufficio arriverà alle nove, forse a quell’ora si potrà risolvere qualcosa! Ci scontriamo con un
muro di gomma, l’arabo non si agita, tranquillo e pacato non ci tranquillizza per niente. Prendiamo
due macchine e andiamo all’hotel con un primo gruppetto restano in aeroporto Mirella, Piero ed
Ermanno. Scarichiamo i bagagli e poi io e Giovanni ritorniamo subito a prendere i tre rimasti,
oramai sono le 8:30 Giovanni entra e prova a fare pressioni per avere il terzo mezzo mentre io
aspetto fuori in macchina. Dopo parecchio tempo esce, la situazione si è sbloccata, l’agenzia ha
provato ad affermare che erano prenotate solo due auto, Giovanni discute animosamente, alla
fine ottiene una macchina un po’ più vecchia delle altre ma comunque ben funzionante, si torna in
hotel. Sono le 10 e facciamo colazione/pranzo, cambiamo i soldi finalmente partiamo alla volta di
Mutrah.

Figura 2: panorama dal forte

Una città nella città, praticamente un quartiere di Muscat dove si trova quasi tutto quello che c’è
da vedere. Parcheggiamo la macchina nei pressi del Suq, il suo nome è Al Dhalam (buio in italiano),
sembra che sia uno dei più vecchi mercati arabi, strategicamente localizzato sulla strada per l’India
e la Cina peccato sia quasi tutto chiuso in quanto venerdì (sig!). Andiamo al porto dove sono
ormeggiate le due navi del sultano, facciamo la passeggiata sul lungomare (corniche), sopra di noi
il forte di Muttrah, costruito dai portoghesi nel 1507 per difendersi dagli attacchi degli ottomani,
non è tra i migliori forti visitati ma la vista
che si gode è fantastica. Andiamo poi alle
macchine per visitare il palazzo Al Alam,
luogo cerimoniale del sultano, un po’
pacchiano ma tappa d’obbligo per i turisti.
Concludiamo la giornata in spiaggia con un
bagno nelle calde acque del mar d’Arabia.
A sera ottima cena in un localino a 10’
dall’hotel dove si può mangiare dell’ottima

Figura 3: Al Alam carne di cammello.

29/12

Figura 4: forte di Nakhal

Alle 7.00 siamo già in sala per fare colazione e a parte noi ci sono altri 4 ospiti arabi, si inizia con
megacolazione a buffet, io e Monica non ci risparmiamo, quando terminiamo arrivano alla
spicciolata gli altri del gruppo. Alle 8:15
iniziamo il nostro viaggio leggermente in
ritardo rispetto a quanto stabilito e ci
dirigiamo subito alla Grande Moschea.
L’edificio è moderno ma è una vera opera
d’arte, ci sono voluti 6 anni a costruirla ed è
stata aperta al pubblico il 6 maggio del 2001.
Può accogliere 20000 fedeli, la cupola
centrale si innalza per 50m mentre il

minareto centrale è alto 91,5m (per Figura 5: la grande moschea


disposizione del sultano nessun edificio di
Muscat può superare tale altezza). La sala femminile è un ambiente molto modesto e poco
interessante, mentre quella maschile ti lascia a bocca aperta ci sono dei lampadari che sono uno
spettacolo, famoso il tappeto persiano monopezzo di 21 tonnellate e di una superficie di 4200m 2.
Girare per questi ambienti è piacevole, un po’ ci si perde perché il tutto risulta piuttosto grande e
complesso. Si doveva partire alle 9:30 ma facciamo confusione e partiamo alle 10, niente di grave.
Direzione Barka, dove comunque non ci fermeremo, il percorso corre lungo una superstrada poco
trafficata, in poche decine di chilometri si svolta a sinistra e la strada diventa a due corsie. Di
fronte a noi adesso si stagliano le montagne dell’Hajar e a breve tra una chiacchiera e l’altra si
arriva a Nakhal: questo forte ha origini pre-islamiche, fu costruito da sassanidi come bastione di
difesa dalle tribù arabe, poi ricostruito dagli architetti omaniti nel diciassettesimo secolo per
proteggere la strada commerciale che proseguiva per Nizwa. L’entrata e le torri attuali furono
costruite nel 1834 e nel 1990 fu restaurato. Bello,
sia il forte in se, pieno di ambienti semi arredati,
sia l’insieme: circondato da piantagioni di datteri e
aride montagne. Ci si perde un po’ tra i vari
cunicoli e difatti perdiamo Anna. Usciti dal forte
andiamo alle vicine sorgenti termali di Ath-Towra,
la strada per arrivarci è stretta ma nulla di
impossibile, il posto è pieno di turisti e locali con i
piedi a mollo, l’acqua è piacevolmente calda e ci
sono dei pesciolini che fanno la pedicure. Dopo un
veloce pranzo si riparte, la strada è messa bene e
poco dopo il paese di Al Awabi si gira a sinistra per
imboccare il Wadi Bani Awf, un’ampia vallata che
percorreremo fino ad un passo a 2000m. La strada
è sterrata ma di facile percorrenza, solo ad un
certo punto c’è un saliscendi un po impegnativo e
subito dopo si arriva ad piccolo parcheggio. Da
questo punto parte il nostro primo trek: il Little
Snake canyon. Semplicemente fantastico, ci si

Figura 6: il Little Snake canyon inoltra in questo stretto canyon senza un vero e
proprio percorso obbligato, qua e là bisogna
arrampicarsi su e giù per qualche sasso lisciato dall’acqua fino ad arrivare ad una strettoia con
acqua profonda in cui per proseguire si deve nuotare. Un gruppetto di audaci attraversa questo
tratto e con una breve passeggiata poi si arriva alla fine del canyon, proprio bello. Il ritorno sembra
più veloce si torna alla macchina, il tempo stringe fra un po’ viene buio e ci aspetta la parte più
impegnativa della giornata. Ci si inerpica con le ridotte, per fortuna le macchine sono potenti e
non hanno problemi, facciamo una piccola deviazione al paese di Balad Sayat dove si può
ammirare un campo da calcio in erba sintetica. Oramai è quasi buio, si pensava di essere quasi
arrivati invece mancherà ancora parecchio, arrivati al passo la strada diventa asfaltata e
scendiamo velocemente a Bahala. Giornata faticosa ma di gran soddisfazione. Mi sono divertito a
guidare per questa strada, mentre Anna fa foto alla cieca.
30/12

Figura 7: gran canyon d'arabia

Giornata piena, troppo piena, la colazione sarebbe alle 7, arriviamo poco prima ed è già aperto, ci
fiondiamo e mangiamo tutto il possibile. Alle 8 partenza puntuale, prima tappa il forte di Jabrin.
Costruito a fine ‘600 dopo la cacciata dei portoghesi, la visita è stata interessante, anche perché
c’era qualche spiegazione in inglese. Interessante i depositi di datteri, costruiti con dei canali che
raccoglievano il succo prodotto, in tempo di pace veniva usato nelle cucine e in tempo di guerra
veniva bollito e gettato sui nemici. Come al solito perdiamo Anna così siamo solo io e Monica a
girovagare. Il tempo è tiranno e, molto prima di quando avremmo voluto, ci si ritrova alla
macchina e si parte. Ripassiamo da Bahala poi da Al Hamra, si percorre un’ampia vallata fino a
quando non si inizia a salire, ad un certo punto la strada diventa sterrata ma non particolarmente
impegnativa, da lontano le montagne sembrano le dolomiti ma da vicino la roccia non sembra
eccezionale. Arriviamo sul crinale e dopo un po’ ci fermiamo ad un campeggio con un baracchina
con delle signore che vendono braccialetti di pelo
di capra. Da li si può ammirare dall’alto il Wadi
Ghul detto anche “gran canyon d’Arabia”, bello,
peccato solo che le foto non rendono la
maestosità del luogo. Questo canyon è profondo
ben oltre i 1000m e lungo 7km . Si prosegue
ancora poco per arrivare al minuscolo villaggio di
Al-Khateem, poche case, una bancarella che
vende rocce semi preziose, qualche fossile e caffè
ma soprattutto capre. Tante, all’inizio sono
simpatiche dopo un po’ sono veramente moleste,
si avvicinano e tentano di mangiare ogni cosa si Figura 8:Misfat Al Habriyyn
prenda in mano, commestibile o meno. Da questo
punto parte il sentiero di oggi: il “Balcony Walk”. Il sentiero parte in leggera discesa, dopo poco si
è nella parte alta del wadi che si percorre con qualche saliscendi, il sentiero da lontano è difficile
da notare, sembra chissà quanto esposto ed invece non è per niente impressionante una volta che
ci si cammina sopra. Il percorso è lungo 4km all’andata e si arriva all’incredibile villaggio
abbandonato di Sap Bani Khamis. Incredibile pensare che fino agli anni ’70 qui ci vivevano e ancora
si possono notare i terrazzamenti dove coltivavano angurie, cipolle, pomodori e altro, poi ci sono i
resti del sistema di irrigazione tracui una rudimentale cisterna. Ritorniamo velocemente (si fa per
dire) alla macchina e partiamo per l’ultima tappa: Misfat Al Habriyyn, piccolo villaggio incastonato
fra le montagne, dal parcheggio si scende al villaggio per poi fuoriuscirne da sotto dove si
scoprono tutte le reti di falaj, il sistema di irrigazione. Peccato che il tempo stringe così si torna
veloci alla macchina e si parte con la penombra. Ci vuole più di un’ora per arrivare a Nizwa dove
alloggiamo in un hotel extralusso, con cena a buffet.

31/12

Figura 9: forte di Nizwa

Dopo la cena di ieri ci svegliamo ancora gonfi, nonostante ciò affrontiamo con grande dignità
anche la colazione mega con la macchina del caffè espresso, mentre io e Monica beviamo due
buonissimi caffè espresso Anna si fa di cappuccino al cremcaramel . Il ritrovo alle 8:30 viene
disatteso, come ampiamente prevedibile così siamo in prossimità del forte ben dopo le 9, qualche
discussione sulla tempistica ci fa perdere tempo, Giovanni vuole arrivare presto nel deserto, alcuni
di noi vorrebbero visitare Nizwa con tranquillità. Arriviamo ad un compromesso poi facciamo i
biglietti e iniziamo la visita in libertà. La costruzione si compone di due parti: il forte (Al Qa’lah) e il
castello (Al Husn), il primo è una torre circolare molto grande, costruita dal sultano bin Saif Al
Ya’rubi verso la metà del XVII secolo, impiegò 12 anni a completarla. Consiste di una torre del
diametro di 45m alta 34m con fondamenta profonde (scende nel terreno per ulteriori 30m).
L’accesso è una vera opera d’arte
difensiva: uno stretto corridoio a zig-zag
che ad ogni giro ha una fenditoia da cui
si può gettare il succo di datteri bollente
sui nemici e una botola che si può aprire
per far cadere gli assalitori arrivati fin lì.
Le porte sono spesse oltre 10cm e sono
ancora quelle originali. Il castello è più
antico: 1624DC, contiene stanze
pubbliche e private per l’uso dell’imam,

Figura 10: buon anno dal deserto dei suoi ospiti e delle guardie. Troviamo
una scuola, la cucina, il deposito dei
datteri, prigioni, ecc. Bello girare così senza un percorso preciso, il panorama è stupendo, anche
qui son sarebbe male avere più tempo! Usciamo dal forte e andiamo a visitare il vicino suq,
facciamo qualche acquisto e alla fine passiamo al negozio di datteri dove se ne può assaggiare a
volontà. Ritornati alla macchina partiamo, prima tappa supermercato dove cambiamo un po’ di
euri e facciamo un po’ di spesa poi via decisi verso il deserto. Ci vuole parecchio per arrivare ma le
strade sono scorrevoli e i panorami piacevoli. Poco prima di el Gabbi ci fermiamo a far sgonfiare le
gomme poi ci addentriamo nel deserto ma è una delusione quasi tutta strada asfaltata solo gli
ultimi chilometri siamo sulla sabbia ma su comodo percorso pianeggiante. Un po’ un bidone per
turisti: siamo giusto all’inizio del deserto, dormiamo in comode camere, Monica affitta un quad
per mezz’ora, facciamo una passeggiata per vedere il tramonto (come da prassi in questi luoghi).
Cena a buffet un po’ affollata, dopo un po’ tiriamo fuori il vino per fare un brindisi e poi a
mezzanotte festeggiamo il capodanno con fuochi d’artificio e verso mezzanotte e mezza noi
andiamo a nanna.

01/01

Figura 11:l'alba nel deserto

Capodanno impegnativo, sveglia alle 5:40 per andare a vedere l’alba, saliamo su una duna e
aspettiamo, siamo un bel gruppetto, peccato che c’è nebbia e la duna non è tra le più alte. Dopo il
tramonto deludente scendiamo e mi faccio una mezza dormitina fina alla colazione alle 8. Ne
approfittiamo per fare un giro sulle dune con i fuoristrada (altrimenti per cosa abbiamo sgonfiato
le gomme?) divertente guidiamo un po’ io un po’ Giovanni. Finito il giretto ritorniamo sulla strada
principale a farci gonfiare gomme. Ci vogliono 2 ore di macchina per arrivare al Wadi Bani Khalid,
posto un po’ troppo turistico per i miei gusti comunque bisogna ammettere che è bello, ci sono
varie pozze d’acqua dove fare il bagno, l’acqua è termale, leggermente calda con qualche
pesciolino che ci gira. Il grosso del gruppo si ferma all’ultima pozza grande mentre io, Monica,
Giovanni, Anna ed Ermanno continuiamo un po’ fino all’imbocco di una grotta. Anna decide di
rimanere fuori, mentre noi entriamo utilizzando i frontalini, è stretta ma dopo un po’ si allarga
leggermente alla fine c’è un caldo asfissiante, sotto si
sente un fiume sotterraneo che scorre. Usciti dalla grotta
proseguiamo una ventina di minuti, è sempre piacevole
allontanarsi dalla folla. Torniamo dagli altri e Anna ha una
crisi di cagotto che risolviamo arrampicandoci su una
stretta cengia. Ritornati all’ingresso del Wadi scopriamo
che non è l’unica ad aver avuto il problema, speriamo che
la fortuna ci assista! Ripartiamo, ci vuole 1,5h per arrivare
a Jalan Bani Bu Ali, la singolare moschea delle 52 cupole
(moschea Hammouda) visita veloce da fuori e si riparte,
altre 1,5h per arrivare all’hotel a Ras al Hadd. Doccia
velocissima poi si va a mangiare in una sorta di Mac
Donald omanita niente male. Alle 21 andiamo a vedere le
tartarughe, seguendo un furgone alquanto scassato
andiamo in spiaggia dove ci fanno attendere una
mezzoretta a luci spente, bello vedere il plancton

Figura 4: Wadi Bani Khalid


fosforescente. Ci chiamano, vediamo una grande tartaruga siamo almeno trenta persone dietro a
questo bestione, la scena è alquanto deprimente, un bidone per turisti.

02/01

Figura 13: gabbiani

Giornata un po’ fiacca, quando mi sveglio scopro che Anna è stata male tutta la notte così assieme
a Monica e Daniela se ne rimangono in hotel. Alle 8:45 viene l’arabo di ieri sera e ci porta nei
pressi della spiaggia dove abbiamo avvistato la tartaruga. Siamo in 12 a salire sulla barca, vediamo
qualche tartaruga, niente di ché, salgono un attimo, prendono aria poi si immergono nuovamente.
Ci fermiamo in una spiaggetta appartata chi a fare il
bagno chi a prendere il sole. Io trovo anche da fare
un po’ di boulder. Ci sono tracce della schiusa delle
uova di tartarughe. Dopo circa un’ora si riparte,
riusciamo ad avvistare ancora una tartaruga poi
andiamo al largo per tentare di avvistare qualche
delfino ma niente. Si rientra che è quasi l’una, con
la macchina vado a prendere Anna, Monica e

Figura 14: spiaggia Daniela e ce ne restiamo comodamente in spiaggia


a fare niente fino alle 16. Alle 15 viene l’arabo a
ritirare i soldi dei due tour, Giovanni abilmente contratta e otteniamo un consistente sconto
sull’attività di ieri sera. Arriviamo a Sur che il sole è calato, un gruppetto, tra cui io e Monica, ci
facciamo un giretto prima che faccia troppo buio. Cena a base di pesce.
Figura 15: selfi di gruppo

03/01

Ultima giornata omanita e visto che ieri ci siamo presi una giornata di relax oggi si deve darsi una
mossa. La colazione era alle 7:30 sul retro dell’hotel e, per la prima volta, noi siamo in ritardo; non
è molto varia ma abbondante, riusciamo anche a scroccare qualcosa per il pranzo. Poco dopo le 8
si parte, direzione Muscat per qualche decina di chilometri su comoda autostrada, arrivati al
villaggio di Tiwi si gira a sinistra. Inizialmente la strada non è impegnativa, si passa per qualche
villaggetto, attorno alte parete siamo nel Wadi Tiwi.
Ad un certo punto la strada si inerpica e diventa a
tratti molto stretta, ci vuole circa mezz’ora per
arrivare al villaggio di Miban dove parcheggiamo.
Aiutati da ragazzi del posto scendiamo lungo una
bella macchia di verde attraversano alcuni falaj, in
fondo vediamo dei ragazzi italiani in tenda. Io,
Giovanni e Monica, decidiamo insieme ad una guida
Figura 16: sopra il Wadi Ash Shab di raggiungere più in basso il fiume, dove ci sono delle
piscine e io e Giovanni decidiamo di tuffarci: si deve
arrampicare fino all’acqua, solo poco sopra il filo dell’acqua c’è un passaggio un po’ ostico. L’acqua
è fresca ma visto il caldo è piacevole fare il bagno. Ritorniamo velocemente alla macchina per
discendere verso la costa, da lì a breve arriviamo a Wadi Ash Shab dove parcheggiamo e
prendiamo una veloce ed economica barchetta che ci porta all’inizio del sentiero. Questo luogo è
molto turistico, ci sono parcheggiate molte macchine degli emirati arabi, il sentiero è facile e ben
segnato. Ad un certo punto ci si può tuffare e Giovanni lo fa (io no perché sono un codardo). Ci
vogliono circa 40’ per arrivare in fondo, il posto è molto bello ma anche molto affollato. Un gruppo
si ferma a rilassarsi, un altro prosegue a nuoto e, visto che Monica non ha voglia di fare il bagno,
insieme decidiamo di proseguiamo per un sentiero che sale in costa e molto esposto. Per fortuna
che Anna si è voluta fermare, se no la sentivamo brontolare. Il sentiero corre parallelamente al
Wadi per poi discende ad un’oasi molto bella.
Ritorniamo e con Giovanni mi faccio anche il
tratto a nuoto, alla fine si arriva ad una
strettoia da cui si entra in una grotta, io non
me la sento di entrare così a malincuore torno
indietro. Gli altri sono nel frattempo partiti e,
velocemente, li raggiungo. Subito si riparte,
ancora verso nord fino a Bimmah Sinkhole,
una antica grotta crollata con dell’acqua sul
fondo dove si può fare il bagno. In sé non è Figura 17: Miban
nulla di ché, ci fermiamo poco, qualcuno fa il
bagno e poi si riparte. La strada è bella e scorrevole, i panorami interessanti, sullo sfondo
montagne aguzze mentre sopraggiunge il tramonto. Arriviamo a Muscat che è notte e ci fermiamo
presso il suq. Ci sbizzarriamo nelle solite inutili, ma in fondo piacevoli compere e poi ceniamo in un
bel ristorante sulla corniche. Mangiamo bene con un menù fisso e alla fine festeggiamo anche il
compleanno di Monica. Si va in hotel dove ci facciamo la doccia e poi partiamo per l’aeroporto, nel
fare manovra subiamo un piccolo incidente che ci costerà 100omr (230€), niente di grave. Il resto
sono le solite lunghe estenuanti attese.

04/01

Siamo in aeroporto ad aspettare, io riesco pure a dormire, alle 4:15 abbiamo l’aereo e alle 7:00
siamo al Cairo, dobbiamo aspettare quasi 3 ore per prendere l’aereo e arrivare a Roma alle 12:40.
Di corsa prendiamo il bus per Roma Termini dove dobbiamo aspettare il treno alle 16:15 per
arrivare a Bolzano alle 21:00. Finalmente (o purtroppo) a casa!

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