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Perché Giordania?

Come al solito l’idea del viaggio cresce lentamente dentro, ho sentito nominare
la prima volta il paese da un conoscente il quale era andato li ad arrampicare, nel Wadi Rum. Le
immagini di questo deserto mi sembravano favolose, poi informandomi qua e la leggo di Petra, un
sito archeologico che da solo vale il viaggio. Questa estate siamo stati in Turchia, è stato il primo
paese arabo visitato seriamente (anni addietro eravamo stati a fare la crociera sul Nilo, ma quella
non vale), ci siamo trovati benissimo, la gente è di una accoglienza stupefacente, tutti ad attaccare
bottone ad offrirti un cay, della frutta o anche solo due chiacchiere. La voglia di avere a che fare
con questa straordinaria ospitalità ci era rimasta dentro e quindi la decisione è presa: si va in
Giordania. Devo dire che le aspettative non sono state deluse, è stato un viaggio veramente
completo: Siti archeologici Nabatei (Petra), Romani (Jerash), Omayaddi (castelli nel deserto),
crociati (Kerak), il deserto del Wadi Rum con i suoi tramonti mozzafiato e per finire in bellezza
Aqaba con la barriera corallina. Inoltre l’accoglienza del popolo Giordano che è eccezionale, mai ci
siamo sentiti in pericolo o a disagio ma sempre ben accolti.
La Giordania è uno Stato del Vicino Oriente (Asia). Confina a nord con Siria, a nord-est con Iraq, a
sud-est e a sud con Arabia Saudita, a sud-ovest è bagnata dal Mar Rosso, a ovest con Israele e
Territori Palestinesi. Occupa una superficie di 92300km2 (circa 1/3 dell’Italia). Situata nella regione
storica della Mezzaluna fertile, la Giordania è però in gran parte costituita da deserti e ampi
altopiani. Si può dividere in tre zone principali: la Valle del Giordano, l'altopiano della
Transgiordania e il deserto.
L'altopiano della Transgiordania corrisponde alla zona dove sono situati i principali centri urbani,
Amman, Irbid, e Karak, ed è il luogo di maggior interesse turistico vista la presenza dei più
importanti siti archeologici come Jerash, Karak, Madaba e Petra, una delle sette meraviglie del
mondo moderno.
La regione desertica occupa circa i due terzi del Paese, in questa zona, si trova la cima più alta della
Giordania, il Jebel Rum alto 1754 m. Risulta incredibile come, nonostante sembri chiusa in una
morsa tra paesi alquanto problematici (da una parte l’Iraq dall’altra Israele) sia attualmente un paese
tranquillo in cui si può girare da soli la notte per le viuzze di una qualche cittadina senza nessun
problema. La religione non sembra un problema, la minoranza cristiana vive tranquillamente fianco
a fianco con la maggioranza mussulmana, a Madaba, pur essendo a maggioranza mussulmana, ci
sono più chiese che moschee.
1 mercoledì 29 dicembre 2010: sveglia alle 4.45 e, dopo una frugale colazione, prendiamo il
pullman alle ore 4.45 fino all’aeroporto di Monaco dove arriviamo alle 9.30. Siamo troppo in
anticipo, facciamo un po’ di colazione, entriamo all’imbarco. L’aereo parte alle 15.20 (quasi un’ora
in ritardo) ed arriva all’aeroporto di Amman alle 19.45 (è un ora avanti rispetto a noi, così sarebbero
le 18.45 ora italiana). Dopo il disbrigo delle pratiche varie (pagamento del visto di ingresso circa
10JOD a testa) usciamo a cercare dove si prende l’auto a noleggio, con nostra sorpresa troviamo li
che ci aspetta un giordano, è velocissimo e in un attimo ci da la macchina. Arrivare all’hotel è
relativamente facile, con pochi errori arriviamo all’HOTEL AL DANA PLAZA dove andiamo a
dormire.

2 giovedì 30 dicembre 2010: Sveglia alle 7 e colazione alle 7.45, Monica è in crisi, pensa solo al
giro con il cammello, vorrebbe farlo subito, abbiamo cercato di spiegarle che ci vorrà qualche
giorno! Alle 8.30 partiamo per la visita dei Castelli del Deserto, uscire da Amman non è semplice,
ci perdiamo, vaghiamo per la città, dopo più di un ora di guida nel caos cittadino siamo finalmente
fuori, immersi nel deserto, direzione Iraq. I cosiddetti Castelli nel deserto sono splendidi esempi
dell’arte e dell’architettura islamica dell’antichità, testimoniano un’epoca affascinante della ricca
storia del paese. I loro raffinati mosaici, affreschi, incisioni e stucchi, ispirati alle migliori tradizioni
persiane e greco-romane, illustrano innumerevoli storie di vita dell’VIII secolo. Chiamati castelli
per la loro imponente mole, i
complessi del deserto avevano in
effetti vari scopi e fungevano da
stazioni per le carovane, centri agricoli
e commerciali, punti di ristoro e
avamposti utili ai lontani regnanti per
stringere legami con i beduini locali.
La prima tappa è stata il Qasr
Kharanah (68,8km da Amman)
Questo è uno dei pochi Castelli del
Deserto della Giordania che
sembrano essere stati costruiti per la
difesa. Ma in questo caso la difesa è
più apparente che reale – le feritoie
sono troppo alte e strette, e
probabilmente servivano solo per fare
entrare aria e luce. Non è un caravanserraglio perché non si trova
lungo una via commerciale. Molto probabilmente si trattava di un luogo costruito affinché i
governanti ommayyadi potessero incontrarsi con i beduini del deserto e negoziare il loro aiuto.
Paghiamo il biglietto di ingresso (circa 1€ per tutti e tre i castelli che andremo a visitare),
attacchiamo bottone con dei giordani in una
tenda all’ingresso, ci offrono un the, all’uscita
vogliono fare una foto a Monica (sono colpiti
dai suoi occhi) e gli regalano un rosa e noi
compriamo una collanina. Piove leggermente, il
castello è molto bello da fuori, dentro è alquanto
spoglio, fa effetto soprattutto l’ambiente in cui è
immerso.
A Soli 17km si trova il Qasr Amra - ovvero il
piccolo castello rosso – è il più famoso palazzo
costruito nel deserto fra quelli che si trovano
nella Giordania orientale. L'edificio venne
eretto all'inizio dell'VIII secolo (probabilmente
fra il 711 e il 715) dal califfo omayyade al-Walīd I, agli inizi del suo dominio su questa regione. Il
palazzo è uno dei primi esempi di arte e di architettura islamica. Il palazzo, che veniva utilizzato
come ritiro dal califfo o dai suoi familiari per diletto o praticare attività sportive, è decorato da
affreschi rappresentanti scene di caccia (principalmente di mammiferi ora estinti in tutto il Vicino
Oriente, frutti e nudi femminili). L'edificio contiene anche un bagno con un triplice soffitto a volta
che dimostra l'influenza romano-bizantina. La struttura, dopo essere stata abbandonata in tempi
antichi, venne riscoperta nel 1898 da Alois Musil. Nel 1985 il castello è stato inserito nell'elenco dei
Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Oggi Quṣayr Amra si trova in condizioni peggiori rispetto a
quelle degli altri castelli del deserto, con gli affreschi danneggiati dai graffiti. Appena arrivati un
beduino si offre a farci da guida, volentieri accettiamo l’interno è ricco di affreschi molto belli
anche se piuttosto rovinati
Altri 26,3km e siamo a Qasr al-Azraq
"Castello blu" è una grande fortezza situata,
oggi, nell'est della Giordania. Il suo valore
strategico derivava dalla vicina oasi, unica
fonte d'acqua in una vasta regione desertica. Il
nome della fortezza e della città associata
provenivano da questa. Gli antichi Romani
furono i primi a fare un uso militare di questo
sito e successivamente al suo centro venne
edificata una moschea. Essa assunse la forma
attuale dopo una vasta ristrutturazione ed
espansione realizzata dagli Ayyubidi nel XIII
secolo, utilizzando la pietra di una locale cava
basalto che rende il castello più scuro rispetto
alla maggior parte degli altri edifici della zona.
Più tardi, sarebbe stato utilizzato dalle forze armate dell'Impero ottomano durante il periodo in cui
esso governò quell'area (XVII-XX secolo). Durante la Rivolta Araba, T.E. Lawrence basò la sua
attività qui nel 1917-18, una esperienza che ha scritto nel suo libro I sette pilastri della saggezza. Il
collegamento con la figura di Lawrence d'Arabia è stato uno dei principali poli di interesse del
castello per i turisti. Il castello è costruito con la locale pietra nera basaltica e ha una forma
pressoché quadrata, con circa 80 metri di lato. Le mura perimetrali racchiudono un ampio cortile
centrale al centro del quale è situata una piccola moschea che risale ai tempi degli Omayyadi. Ad
ogni angolo del muro esterno vi è una torre di forma oblunga. L'ingresso principale è composto da
un unico massiccio battente in lastra di granito, che porta ad un vestibolo dove si può vedere
scolpito nel pavimento un gioco da tavolo romano. Anche se molto pesante - 1 tonnellata per
ciascuna delle ante del cancello principale, 3 tonnellate per anta le altre - queste porte di pietra
possono facilmente essere spostate, grazie ai cardini lubrificati da olio di palma. La scelta inusuale
della pietra può essere spiegata dal fatto che non vi è, nelle vicinanze, alcuna disponibilità di
legno, oltre a quello della palma, legno però molto morbido e non idoneo alla costruzione.
L'importanza strategica del castello è quella di trovarsi nel bel mezzo dell'oasi di Azraq, l'unica
fonte permanente di acqua in circa 12.000 kmq di deserto. Finita la visita ci fermiamo in paese a
mangiare in una betola, pollo arrosto a volontà per pochi euri, con i viaggi organizzati non si va in
questi posti!!
Ritorno ad Amman nel pomeriggio, in programma c’era la visita alla cittadella, ma è troppo tardi,
andiamo diretti in hotel. Andiamo in piscina e nella sala fitness, questa si che è vita!!

3 Venerdì 31 dicembre 2010: Oggi giornata piena, alle 6.40 mi sveglio e cerco di fare dispetti a
Monica, ci vuole un po’ ma alla fine si sveglia, facciamo colazione e poi partiamo. Ad Amman c’è
nebbia, un po’ piove, questa volta non fatichiamo ad uscire dalla città. Percorriamo una strada
antica di ben 5.000 anni: l’Autostrada dei Re, uno dei luoghi più memorabili della Terra Santa. In
breve siamo a Madaba (36km), è la quinta città della Giordania per la popolazione, che
costituisce circa il 3% della popolazione totale. Gli abitanti, 70.000, sono per la maggior parte di
etnia araba e di religione islamica, anche se c'è una comunità cristiana, di oltre 20.000 abitanti
(circa un terzo della popolazione)
particolarmente legata alla tradizione
greco-ortodossa, che la rende una delle
più grandi comunità cristiane della
Giordania. C'è inoltre una minoranza
palestinese, composta principalmente da
profughi. Madaba comunque rappresenta
un caso esemplare di tolleranza etnica e
religiosa nota come la ´´Città dei
Mosaici". La città, che deve la sua fama a
una serie di straordinari mosaici bizantini
e Umayyadi, conserva la nota mappa-
mosaico di Gerusalemme e della Terra
Santa, risalente al VI Secolo: con i suoi due milioni di tessere di pietra vividamente colorata,
raffigura colline, valli, villaggi e città fino al delta del Nilo. Visitiamo la chiesa di S,Giovanni,
quella di S.Giorgio (famosa per i mosaici) ed infine il parco archeologico. È quasi mezzogiorno
quando ripartiamo verso il Monte Nebo (10km), uno fra i luoghi sacri maggiormente venerati in
Giordania nonché luogo dove fu sepolto Mosè: sul posto i primi cristiani edificarono una piccola
chiesa bizantina, successivamente ampliata e trasformata in un vasto complesso architettonico.

Dopo la breve visita ritorniamo a Madaba per riprendere l’autostrada dei Re, passiamo per il Wadi
Moujib (54km): breve sosta per le foto e Karak (55km) è una città della Giordania nota
soprattutto per il celebre castello crociato Il castello è grande e molto interessante, il tempo però
stringe e il tempo è sempre grigio, dopo la visita al castello ci fermiamo a mangiare e poi si riparte.

Chiediamo informazioni ad un signore e per tutta risposta ci monta in macchina e si fa portare a


casa facendoci fare un giro assurdo. In breve viene buio (alle 17 viene buio pesto) le strade sono
scarsamente illuminate e i Giordani non sono il massimo alla guida!! È la parte più emozionante del
viaggio, Arriviamo a Wadi Musa, l’hotel prenotato non è un granché ma è pulito, usciamo a
mangiare e poi a nanna.

4 sabato 01 gennaio 2011: Colazione e prima visita a Petra (da πέτρα, roccia in greco) è una città
posta circa 250 km a Sud di Amman, la capitale della Giordania, in un bacino tra le montagne ad
Est del Wadi Araba, la grande valle che si estende dal Mar Morto fino al Golfo di Aqaba. Il suo
nome semitico era Reqem o Raqmu («la Variopinta»), attestato anche nei manoscritti di Qumran.
Fu nell'antichità una città edomita e poi divenne capitale dei Nabatei. Verso l'VIII secolo fu
abbandonata in seguito alla decadenza dei commerci e a catastrofi naturali, e, benché le antiche
cavità abbiano ospitato famiglie beduine fino ad anni recenti, fu in un certo senso dimenticata fino
all'epoca moderna. Il complesso archeologico fu rivelato al mondo occidentale dall'esploratore
svizzero Johann Ludwig Burckhardt nel 1812. Le numerose facciate intagliate nella roccia, riferibili
per la massima parte a sepolcri, ne fanno un monumento unico, che è stato dichiarato Patrimonio
dell'umanità dall'UNESCO il 6 dicembre 1985. Anche la zona circostante è dal 1993 parco
nazionale archeologico. Nel 2007, inoltre, Petra è stata dichiarata una delle cosiddette sette
meraviglie del mondo moderno.

L’ingresso è proprio vicino all’hotel, paghiamo il biglietto d’ingresso per due giornate (costa
55JOD). Lo sterrato iniziale corre parallelamente al letto asciutto di un torrente stagionale: il Wadi
Musa (significa valle di Mosè, in quanto la leggenda vuole che sia da queste parti che Mosè avrebbe
fatto sgorgare l’acqua). L’ingresso al Siq (canyon) è nascosto dai rilievi arrotondati davanti a noi. A
fianco lo sterrato per gli animali da traino (muli, asini, cammelli e cavalli), resistiamo, continuiamo
a piedi, anche perché questo è un luogo da gustarsi con tutta calma. Per prima cosa si incontrano i
Cubi Djinn (monoliti alti fra i 6 e i 9 metri, forse tombe a torre, forse simulacri degli spiriti
protettori della città o dell'acqua) un tempo i
beduini li ritenevano le dimore di crudeli spiriti
(chiamati appunto Djinn) e quasi di fronte la
Tomba degli Obelischi che sovrasta il Bab el Siq
Triclinium. È bello qui perdersi a visitare qualche
valletta laterale che regala qualche scorcio favoloso.
Passata questa zona si arriva all’ingresso del Siq,
dove si può notare una piccola diga (che sostituisce
quella originale del I secolo a.C.) e il canale
costruito dagli ingegneri Nabatei per deviare il
corso dell’acqua che avrebbe potuto creare danni
alle strutture nel Siq e nello stesso tempo forniva
una soluzione al problema delle risorse idriche.
Finalmente ci inoltriamo nel Siq, una fenditura
lunga 1200 metri e, in alcuni punti, larga meno di 2
metri, lungo il percorso si può notare il canale per
l’acqua e alcune sculture a malapena visibili e alla
fine … si comincia ad intravedere tra le pareti del
canyon il Khasné (il tesoro), alto 40 metri e largo
28 metri, completamente scavato nella roccia, fino a
pochi anni or sono nemmeno se ne conosceva con
sicurezza la funzione. In passato si riteneva che
contenesse il tesoro di un faraone (questo il motivo del nome) dopo recenti scavi si è concluso che
era la tomba di del re nabateo Areta III (87-62 a.C.). A destra di questo favoloso monumento il
sentiero prosegue in leggera discesa verso l’abitato di Petra, si passa per la Via delle facciate, una
sequenza di tombe scolpite su entrambi i lati e per il teatro (sempre scavato nella roccia che poteva
contenere fino a 10.000 spettatori). A breve,
dopo aver superato alcuni negozietti e tende
beduine, sulla destra si dirama il sentiero per
le Tombe Reali, un insieme di tombe sulla
facciata del Gebel el Khubtha: La Tomba
della Seta, la Tomba dell'Urna, la Tomba
Corinzia, la Tomba Palazzo, la Tomba di
Sextius Florentinus. Lungo il sentiero si
trovano varie costruzioni, sicuramente meno
belle dei qui citati monumenti, ma è bello
perderci un po’ di tempo ad ammirare le rocce
policrome di cui sono fatte, sono così belle
che sembrano finte. Da li, come per incanto ci
troviamo sulla via colonnata, un sito Romano
dentro un sito Nabateo! La Via Colonnata ha
termine con la Porta di Temenos, un arco monumentale a tre aperture. Da li vogliamo proseguire
verso al Deir (il Monastero), Monica decide con i suoi soldi di avvalersi di un mulo, così lei sale
comoda, io gli corro dietro e Anna arriva con calma un po’ dopo. Il Monastero è uno dei più grandi
monumenti di Petra (è anche uno dei più lontani dall’ingresso principale). Mentre Monica e Anna
riposano io faccio un giro sulla cima vicina da dove si può ammirare un panorama stupendo. Si
torna velocemente in hotel e, dopo una veloce doccia, si va a mangiare e a nanna.

5 domenica 02 gennaio 11:


Oggi Monica è in crisi, protesta e non vuole svegliarsi. Verso le 7.30 siamo a fare colazione e poi
via nuovamente verso Petra. Oggi vogliamo salire al Gebel Attuf, bisogna ripassare dagli stessi
luoghi del giorno prima fino a superare la via delle facciate. Sulla sinistra si dirama una ripida
scalinata interamente scavata nella roccia che sale in una stretta gola, arrivati in cima stiamo per
proseguire diritti quando una signora Giordana che lavora in una bancarella ci chiama indietro e ci
spiega che bisogna girare a destra. In breve arriviamo ad un promontorio (il Gebel Attuf) diviso in
due speroni, da una parte c’è l’area degli obelischi (dove ci sono due obelischi alquanto rovinati alti
circa 7 metri eretti probabilmente a scopi rituali) e dall’altra una spianata detto “luogo alto dei
sacrifici” (Gebel Madhbah), un cortile rettangolare dove venivano svolti sacrifici, con canaletta di
scarico del sangue, vasca sacrificale, ecc. Ciò che però colpisce maggiormente è il panorama su
tutta la zona di Petra che è fenomenale. Si prosegue poi sull’altro versante verso il vallone de Wadi
Farasa, il sentiero è quasi integralmente scavato nella roccia e a tratti estremamente ripido ed
esposto, le rocce multicolori sembrano pitturate ad arte!! Percorsa un ultima ripida scalinata, si
arriva alla Tomba de Giardino (probabilmente era un tempio), subito sotto la Tomba del soldato
romano, di fronte si trova un altro palazzo (probabilmente usata come sala dei banchetti in onore
dei defunti) dove si possono ammirare degli interni tra i più belli di Petra

Ormai siamo sul fondo della valle, giriamo verso il sentiero principale dove incontriamo un beduino
con dei cammelli (uno piccolino che aveva solo un giorno). Arriviamo alle tombe reali da li salgo
alla cima sopra le tombe (Al-Khubtha) poi ritorniamo in hotel a riposarci per poi andare a cena
fuori.

6 lunedì 03 gennaio: Sveglia alle 7 e, dopo colazione, partenza per il Wadi Rum (111km)
anche detta Valle della luna è una vallata scavata nei millenni dallo scorrere di un fiume nel suolo
sabbioso e di roccia granitica della Giordania meridionale. È il più vasto wadi in Giordania. Il
nome Rum proviene molto
probabilmente dalla radice
aramaica che significa "alto" o
"elevato".
In poco meno di 2 ore lasciamo
l’autostrada per inoltrarci verso il
deserto e a breve siamo all’ingresso
dove si paga il biglietto. Arriviamo
al paese di Rum e chiediamo della
casa di Mohammed, subito un
beduino ci accompagna, sono le
10.30. In breve saliamo su uno
scalcinato fuoristrada assieme ad una
coppia di francesi con bimba.
Il tour inizia con il tempio Nabateo vicino al villaggio, molto piccolo e in rovina, delle vicine
sorgenti che il beduino ci dice essere le sorgenti di Lawrence dove facciamo una breve camminata,
andiamo in un negozio dove ci prendiamo il pranzo, poi andiamo alle vere sorgenti di Lawrence
che non sono niente in se ma si può salire su un piccolo promontorio dove si vede un panorama
mozzafiato, dopo la breve salita proseguiamo verso il canyon Jebel Mazali, dove si può entrare
solo un pezzetto perché si deve arrampicare, per concludere la mattinata andiamo alle vicine dune
di sabbia dove ci fermiamo anche a mangiare, dopo mangiato si riparte per i geroglifici Jebel al
Faishiyya e la casa di Lawrence, saliamo un piccolo ma molto estetico ponte di roccia (Umm
Fruth) poi una roccia a forma di elefante e altre dune di sabbia. Infine arriviamo all’accampamento
beduino del Sunset Camp, giusto in tempo per ammirare uno splendido tramonto. Subito dopo
iniziano le musiche, i balli infine l’ottima cena, la notte dormiamo in tenda dove non si sta poi
male.

7 martedì 04 gennaio: Ci svegliamo


presto verso le 6, facciamo un giretto
intorno al campo e ne approfittiamo
per ammirare l’alba. Alle 7.15
finalmente facciamo colazione e verso
le 8 partiamo a fare il giro con il
cammello, il giro dura 4 ore e alla fine
sono dolorante a tutte le articolazioni,
verso le 12.30 arriviamo a Rum da
Mohammed dove beviamo il solito the,
facciamo due chiacchiere e paghiamo.
Prendiamo la macchina e andiamo
diretti ad Aqaba, il nostro hotel è fuori
Aqaba verso il confine con l’Arabia
Saudita. L’hotel è bello e appena
arrivati io e mia figlia andiamo a farci
un giro in spiaggia ma è troppo tardi.
Torniamo in hotel e li ceniamo.

8 mercoledì 05 gennaio: dopo la colazione facciamo un giro ad Aqaba per fare un po’ di spesa e
poi diretti in spiaggia. Fuori c’è un venticello fresco ma l’acqua è leggermente più calda. La barriera
corallina è a poche decine di metri dalla spiaggia è uno spettacolo indescrivibile e non lo
descriverò! Mia moglie ha troppo freddo per entrare in acqua così facciamo un giro con una barca
con il fondo trasparente, non è la stessa cosa di nuotarci dentro ma almeno ha visto qualcosa. Verso
sera ce ne andiamo in hotel, doccia, cena e a nanne.
9 giovedì 06 gennaio: Sveglia alle 7, colazione e, poco dopo le 8, partiamo verso nord. Nelle
vicinanze di Wadi Muusa facciamo una piccola deviazione per la visita a Piccola Petra o Petra la
Bianca è un sito archeologico della Giordania,
collocato poco lontano dalla più nota Petra o
Petra la Rossa, con la quale un tempo era
identificato. A differenza di Petra, nella quale i
Nabatei vivevano e seppellivano i propri morti,
Piccola Petra fu pensata per ospitare le
carovane provenienti dall'Arabia e dall'Oriente,
che andavano sino in Siria ed in Egitto. Per
poterli far sostare dopo la traversata del Wadi
Rum, i Nabatei scavarono prima delle piccole
grotte nell’arenaria, arrivando poi a costruirne
di grandiose per i carovanieri che vi sostavano.
Il sito è bello anche se non quanto Petra. Dopo
pranzo proseguiamo direzione Trafila, il
panorama è estremamente arido, arrivati a
Trafila si svolta per Il Mar Morto è -
propriamente - un lago situato tra Israele e la
Giordania. Chiamato anticamente "Asfaltide", il
mar Morto si trova nella depressione più
profonda della Terra, a 413 metri sotto il livello
del mare. Lungo 76 km e largo 16 ha una
superficie di 650 km²; la sua profondità
massima è di 390 metri. È un mare chiuso che
ha come immissari le acque del fiume Giordano, del fiume Arnon e di altri corsi d'acqua di minore
importanza, senza avere però alcun emissario. La sua salinità aumenta con la profondità. La
superficie è la parte meno salata, diluita dalle acque del Giordano che trovano difficoltà a
scendere negli strati più bassi: scendendo a 40 m di profondità, la salinità diventa di 300 g per
ogni chilogrammo di acqua, circa 10 volte quella degli oceani. Verso i 100 m di profondità la
salinità aumenta a 332 g per ogni chilogrammo di acqua, saturandosi: il sale precipita e si
accumula sul fondo del mare. Le acque del Mar Morto vengono usate per la produzione di cloruro
di potassio sia da società israeliane che giordane: vengono anche estratti bromo e magnesio, di cui
il mare è ricco. L'estrazione viene fatta partendo dalle saline. L'acqua del Mar Morto, con densità
di 1,24 kg/L, permette a chiunque di galleggiare senza alcuno sforzo, mentre rende molto difficile
la pratica del nuoto, in quanto si emerge troppo dall'acqua. L'acqua è troppo salata e questo non
consente alcuna forma di vita fatta eccezione per i batteri: da qui il nome mar Morto. La discesa è
eccezionale e il panorama cambia completamente, sul fondo della valle c’è molto verde ed è ricco
di piantagioni. Arrivati alle spiagge scopriamo che non ci sono spiagge libere e l’entrata costa
parecchio, decidiamo che non ne vale la pena. Risaliamo la valle e andiamo a cercarci un posto
dove dormire a Madaba, troviamo l’hotel (Marien) che è quello consigliato dalla Lonely Planet e
devo dire che è stata un’ottima scelta. A sera ci facciamo un giro per la città.
10 venerdì 07 gennaio: Dopo l’ottima colazione si parte verso Amman, superata la città
proseguiamo verso nord fino a Jerash: l'antica
Gerasa, è la capitale dell'omonima regione
giordana, nel nord del paese, a circa trenta
chilometri dalla capitale Amman.
La città è situata sulle rive del fiume Wadi
Jerash, che fa parte del bacino idrografico del
Giordano e prospera grazie al fertile terreno
agricolo circostante è un sito archeologico di
epoca romana eccezionale, per questo ha
assunto l’appellativo” Pompei d’oriente”. Ci
rimaniamo fino alle 13.30 circa, poi
proseguiamo verso il castello Qala’at ar-Rabad,
per strada ci fermiamo a mangiare delle specie
di focacce ad un prezzo pressoché nullo, proseguiamo fino ad Ajlun, dove c’è appunto il Qala’at
ar-Rabad : l'unico castello fortificato arabo della
Giordania, costruito nel XII sec. da un generale
di Saladino. Il tempo non è un granché si torna ad
Amman nell’hotel gia prenotato dall’Italia dove io
e Monica ci fondiamo in piscina.

11 sabato 08 gennaio: alle 10.20 abbiamo


l’aereo, dopo la colazione in hotel andiamo in
aeroporto, lasciamo la macchina. Alle 13.40
siamo a Monaco, a sera siamo a casa.

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