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Chi lo poteva immaginare che sarebbe stato l’ultimo viaggio di Natale prima della catastrofe

COVID. Come al solito il viaggio è la risultanza di lunghe discussioni familiari, tante mete
proposte, alla fine per qualche motivo si opta per questo paese africano. La parte del Sudan che
andremo a visitare è l’alta Nubia, in particolare dalla terza cataratta alle sesta (vedi cartina).

La storia di questa regione è strettamente intrecciata con quella egizia, già il nome deriva da un
termine egizio Nwd che significava “oro”. Le prime notizie si hanno dagli egizi stessi che ci
informano di un popolo presente a sud del loro dominio nominato come “Terra di Yam”. La regione
settentrionale del Sudan attuale nell'antichità era conosciuta anche come "regno della Nubia" o
regno di Kush, e la sua civiltà fiorì essenzialmente lungo il corso del Nilo, tra la prima e la sesta
cateratta. I regni che si susseguirono furono grandemente influenzati dal vicino Egitto faraonico, e a
loro volta vi fecero sentire il loro influsso.
In realtà, infatti, i confini tra gli antichi regni egiziani e sudanesi fluttuarono frequentemente, e una
buona parte di quello che ora è il Sudan del Nord era, in antichità, indistinguibile dall'alto Egitto.
Viceversa, la Nubia giunse a comprendere Assuan.

Visitare la Nubia è un po’ come visitare l’Egitto, certo i siti sono meno appariscenti ma ci si sente
dei novelli Indiana Jones, spesso gli unici turisti che vagano tra misteriose piramidi, per scoprire
che anche i nubiani hanno governato l’Egitto, in particolare la XXV dinastia, detta anche dei “faroni
neri”, furono regnanti nubiani, neri per via della carnagione. D’altronde il nome Sudan per esteso
Bilād as-Sūdān, significa «Paese dei Neri». Ma non anticipiamo tutto adesso e iniziamo a raccontare
il nostro viaggio.
Giorno 1 26.12
Partiamo alle 6:40 da BZ, alle 11:00 siamo già al bar a berci un caffè assieme a Marco, unico dei
compagni di viaggio che abbiamo incontrato fino a questo momento. Dopo un po’ scopriamo che
sono arrivati anche Paolo e Francesca, quest’ultima alle prese con un errore di trascrizione del nome
sul suo biglietto che risolverà a breve. L’unico assente all’appello è Roberto che senza aspettare
nessuno è già andato al gate. Avremmo dovuto partire alle 13:35 ma abbiamo 1,5h di ritardo così
siamo al Cairo alle 19:30 ora locale. Ci incontriamo con il gruppo proveniente da Roma al Burger
King iniziamo la lunga attesa alle 23:40 abbiamo il volo.
Giorno 2 27.12
Arriviamo alle 3:00 (un’ora in ritardo) a Khartoum, passiamo al controllo passaporti, scegliamo la
fila sbagliata: il poliziotto è serioso e pignolo, quando è il nostro turno guarda e riguarda la foto,
sembra poco convinto, a gesti ci chiede se il passaporto è il nostro (no, mi sono portato il passaporto
del vicino di casa e vengo pure a dirtelo!) alla fine timbra e ci fa passare quasi come a farci un
favore. I bagagli arrivano tutti e fuori c’è il corrispondente Ali, classico arabo panciuto in tunica
bianca che ci aspetta per portarci al vicino Hotel Anwar Al Madinah Lungo la mecca street a 15’
dall’aeroporto.

Ci danno 6 doppie ma i letti sono così grandi che noi tre possiamo stare assieme. Andiamo a
dormire che sono quasi le 5 e alle 8 siamo già a fare colazione, ma ci vorrà parecchio per partire: va
organizzata la cassa comune e bisogna discutere con il corrispondente. Vengono a prenderci con un
minibus e andiamo al National Museum, la guida che abbiamo assoldato si presenta subito scarsa:
parla poco e spesso dice cose che si possono trovare sulle guide cartacee.
costruito per mettere in salvo i monumenti nubiani
in occasione della costruzione della diga di
Assuan.
Il piano terra è dedicato all'archeologia e alla
storia, dal neolitico alla civiltà islamica, passando
per la cultura Kerma, le dinastie meroitiche e le
civiltà cresciute sulle sponde del mediterraneo
(egizi, greci e romani).
Al primo piano sono esposti gli affreschi a tema
sacro e religioso, stupendi, provenienti dalle chiese cristiane del nord che furono sommerse dalla
costruzione del lago Nasser.
Nel giardino che circonda l'edificio si trovano tuttavia i tesori più preziosi: quattro templi
trasportati prima della costruzione della diga di Assuan e formazione del lago Nasser. Hatshepsut e
Thutmosis III eressero i templi di Luxor in Egitto, ma anche Buhen, Semna, Aksha e Kumma in
Sudan, dedicandoli a Horus, Ramses II e Kumma (Khnum). Queste piccole chicche sono oggi
perfettamente conservate (pilone, statue, affreschi, geroglifici, bassorilievi).
Sfortunatamente la visita al museo va fatta in tutta fretta perché è venerdì e chiudo tutto presto. Alle
ore 12 ci facciamo un giretto in barca per vedere la confluenza del Nilo Bianco con il Nilo Azzurro,
nulla di ché, si poteva anche saltare ma è stata offerta dal corrispondente e non sarebbe stato gentile.
Proseguiamo per il mercato dei cammelli,

il tragitto è interessante, si passano zone della città polverose e ricche di mercati di animali, dopo un
breve tratto su asfalto la strada è tutta sterrata, superiamo un’ampia zona con molte capre, in giro
ragazzi su bidoni trainati da asini. Il mercato dei
cammelli non è nulla di eccezionale a quest’ora,
forse la mattina è meglio ma il tragitto per arrivarci
merita. Andiamo verso il centro di Ondurman, per
visitare il souq, peccato che il tempo è tiranno, in
questo luogo ci sarei rimasto una mezza giornata
ma facciamo un giro veloce e poi andiamo a
mangiare. Non è il solito souq turistico: è il regno
del caos, diviso in settori, strade strette, la gente è
cordiale, saluta e qualcuno chiede anche una foto.
Andiamo velocemente a visitare il mausoleo
dedicato a Mahdi, interessante personaggio che a fine ‘800 affrontò e vinse gli inglesi cingendo
d’assedio Khartoum, l’esterno è bello (una sorta di enorme supposta) ma l’interno è spoglio. Ultima
tappa il cimitero islamico dove, presso la tomba (qubba) di Sheikh ogni giorno alle 16:00 ci sono le
danze dei dervisci. Io Monica e Gualtiero riusciamo a
conquistare una posizione sopraelevata, la cerimonia continua
fino al tramonto con danze frenetiche, gente che urla, molti
con vestiti sgargianti. Una delle esperienze più belle del
viaggio anche se alla lunga un po’ noiosa, così, complice la
stanchezza ce ne andiamo prima del tempo così possiamo
cenare e via a nanna.
Giorno 328.12
Oggi si doveva partire presto, così sveglia 6.30, colazione 6.45,
poi bisogna caricare le macchine, andare a fare la spesa, alla
fine riusciamo a partire alle 9. Attraversare la città è lunga, si
devono passare per strade polverose piene di vita, la gente è
cordiale, ci saluta, qualcuno vuole fare una foto con noi, mi
prendo una roba fritta che cucinano per strada, non vogliono
essere pagati, durante i nostri viaggi troviamo sempre gente
gentile. Lungo la strada ci fermiamo a vedere dei termitai, poi
si prosegue, ci vogliono 223km e quasi 3h per arrivare a Tam
Tam, piccolo villaggio di capanne con alcuni caffe e un
minareto, dove ci fermiamo a mangiare in un “autogrill”
sudanese, il pasto è semplice (fagioli e lenticchie) niente
posate, l’igiene … non pervenuto, ma sono le esperienze di
viaggio che più rimangono nel cuore. La sosta è veloce,
dobbiamo fare ancora tanta strada, strada noiosa, paesaggi
desertici, solo verso est qualche rilievo. Arriviamo al bivio in
prossimità del Nilo, una moschea, alcuni venditori di frutta. A
breve arriviamo al piccolo villaggio dove c’è il ponte sul Nilo,
ci fermiamo perché gli autisti devono prendere acqua, ne approfittiamo per metterci in fila a
prendere il pane, due file distinte. Uomini da una parte e donne dall’altra, è il regno del caos ma alla
fine ce la facciamoProseguiamo per un paesaggio fatto di magnifiche dune, ad un certo punto
entriamo nel deserto e piantiamo le tende, il luogo è da favola, un tramonto strepitoso.
Giorno 429.12
Riusciamo ad essere tutti operativo presto, partiamo
in orario alle 7.30, direzione nord per giungere
rapidamente ad old Dongola (da non confondere con
la moderna Dongola posta 80km più a nord), il sito è
carino ma nulla di eccezionale, risulta divertente
girare praticamente soli per quella che era la capitale
dell’impero cristiano di Makuria, sulla carta è pieno
di chiese ma si vedono praticamente solo le
fondamenta
L’Antica Dongola fu fondata nel V secolo come
fortezza, ma in poco tempo attorno a lei si sviluppò una città. In seguito, con l'avvento del
Cristianesimo, divenne la capitale del regno di Makuria, e vi furono costruite numerose chiese. Fu
attaccata dagli Arabi numerose volte, e la sala del trono del palazzo fu trasformata in moschea.
Un'inscrizione che Sayf al-Din Abdullah Barshambu fece incidere ad Antica Dongola, e che porta
la data del 1317, è comunemente interpretata come registrazione di una spedizione militare inviata
dal sultano dell'Egitto per insediare sul trono un proprio uomo, Abdullah, forse un musulmano
nubiano
Interessanti anche le qubbe tombe monumentali a
cupola di santoni mussulmani chiamati anche
marabutti al cui interno si trova un catalogo
coperto con un tessuto verde, sicuramente più
scenografiche del sito Makuriano.
Finita la visita proseguiamo verso nord, ci
fermiamo ad un piccolo villaggio (Amentego) dove
mangiamo qualcosa attingendo alle nostre
provviste, la gente del villaggio ci viene intorno,
vogliono fare qualche foto con noi, Monica li
sorprende facendo un ritratto ad uno dei ragazzi. Si riparte lungo una pista nel deserto, vediamo un
bel pozzo, una macchina rimane indietro,
scopriremo poi che una macchian si è rotta,
questo ci farà perdere molto tempo ma si
riparte. Ci vogliono circa 60km per arrivare
a Mulwad, il villaggio è famoso per le case
Nubiane con gli affreschi policromi dei
portali: disegni geometrici, floreali, figure
astratte o scene di caccia, il tutto per
sconfiggere il malocchio, visitiamo
l’interno di una casa poi giriamo per un po’,
stranamente qui gli abitanti non sono
particolarmente simpatici, alcuni ragazzini
ci infastidiscono in modo insistente. Ci
vorrà ancora un’ora per arrivare ad un resort spartano ma carino vicino al ponte sul Nilo.
Giorno 530.12
Oggi partiamo inutilmente presto, difficile capire le
dinamiche, comunque sembra che gli autisti debbano
far benzina così ci portano a Dongola e ci danno
appuntamento alle 9. Il solito bel mercato incasinato, si
gira piacevolmente, arrivati alle 9 ci saremmo aspettati
le macchine pronte invece niente andiamo tutti assieme
a far benzina dovendo pure fare una lunga coda.
Finalmente verso le 9.30 partiamo e in breve siamo a
Kerma, cittadina con vicino sito archeologico
omonimo dove si sviluppò la civiltà preegizia definita
appunto “civiltà Kerma”. Solita contrattazione per l’entrata, alla fine spuntiamo l’entrata per 100$.
Visitiamo prima il museo, bello e ben fatto con molti pannelli in inglese.

In questa zona sono stati scoperti oltre 130 siti archeologici. I più antichi sono localizzati nel
deserto questo perché il clima era più umido e la vegetazione più abbondante, dal 5000a.C. il clima
diventa più arido e la popolazione si sposta verso il Nilo. Gli scavi sono riusciti a tracciare in
grande dettaglio gli sviluppi della società nubiana dal 10000a.C. fino alla formazione del regno di
Kerma. Verso il 9000 a.C. la vita cambia, cominciano a nascere i primi villaggi, l’agricoltura e la
pastorizia producono grandi quantità di cibo ciò produce la nascita di un regno potente verso il
2500 a.C. che sopravvivrà per circa un millennio fino alla conquista egiziana della XVIII dinastia.

La città è composta da un’area centrale di carattere


religioso con un grande tempio chiamato Defuffa. Vicino
al tempio c’erano edifici adibiti all’amministrazione e la
grande capanna del Re, il palazzo e i magazzini. La città
poteva contenere fino a 5000 persone ed era circondata
da fortificazioni.

La visita al sito è abbastanza veloce, solo la Defuffa è in


piedi per il resto si vedono solo le mura perimetrali.
Andiamo a mangiare in città, e poi proseguiamo per
Tombos, il luogo non è entusiasmante, si possono vedere
alcune iscrizioni egizie. Notevole è una grande statua
sdraiata di un re nubiano, abbandonata all’inizio della cava. Non si conosce il motivo per cui questa
statua è stata abbandonata, la scultura è rimasta incompleta e gli intagliatori hanno dovuto andare
(forse una guerra).
Proseguiamo andando a vedere delle incisioni rupestri, infine per concludere ci fermiamo alla III
cataratta nei pressi di un bel fortino turco diroccato.

Giorno 631.12
Sveglia presto, vediamo sorgere il sole su vasti
campi di fagioli, arrivati sulle sponde del Nilo lo
attraversiamo in barco fino ad arrivare a Saleb. Il
sito è molto bello, in piccolo pezzo d’Egitto
La prima versione sembra sistata costruita da
Thutmosis III che fondo una colonia egizia in
questo luogo, in seguito Amenatep III rifece tutto
seguendo un modello classico (quando si dice le
mode!)
Ci divertiamo a girare fra le rovine alla ricerca di
piccoli particolari incisi, come le due serie di colonne rappresentanti i paesi conquistati con gli
abitanti rappresentati in catene.
Da Wawa, dove eravamo a dormire, punto più a nord del percorso si comincia a scendere, partiamo
alle 9 ma quasi subito ci fermiamo a visitare un villaggio apparentemente semiabbandonato con bei
portali dipinti. Lunga giornata di trasferimento, sono le 15 quando arriviamo a Karima. Ma non ci
fermiamo, andiamo direttamente a vedere la necropoli di El
Kurru
C’è una grande piramide deforme che spicca su tutto e un
tempietto che stanno scavando proprio in questo momento.
Visitiamo una prima tomba, in origine doveva esserci una
sovra struttura, forse una piramide, adesso c’è solo l’entrata, si
ritiene sia la tomba del re Tawentamani, il quarto dei cinque
faraoni neri, nipote e successore del più famoso Re Taharqa.
All’interno pitture policrome, il soffitto rappresenta un celo
stellato, rappresenta il passaggio fra due mondi, corredi
funerari di re e regine della XXV dinastia comprendevano
vasi canopi e un numero elevato di ushabti; la salma era
mummificata e posta all'interno di un sarcofago in pietra.
Nella tomba le pareti della camera funeraria e dell'anticamera erano state dipinte con testi e figure
che rimandano al patrimonio religioso egiziano. Lo stile è caratterizzato dalla purezza di
forme e dall'arcaismo che trovano precisi riscontri nelle tendenze artistiche egiziane dell'epoca.
Dopo una breve contrattazione visitiamo una seconda tomba, qui era sepolta la regina Qalhata,
madre di Taweltamani, simile alla prima ma forse più bella perché meno restaurata.
Finita la visita saliamo sul Gebel Barkal, il panorama è da togliere il fiato, rimaniamo a goderci il
tramonto. A sera in paese cerchiamo di tirare tardi visto che è capodanno ma dopo una cena
esagerata andiamo a dormire abbastanza presto.
Giorno 701.01

Dopo una colazione abbondante partiamo in leggero ritardo per le piramidi di Nuri: la loro
importanza è dovuta alla presenza delle piramidi dove furono sepolti i sovrani della Nubia che
regnarono da Napata, prima capitale del regno di Kush. La più antica piramide (Nu. 1) è attribuita
a Taharqa, penultimo sovrano della XXV dinastia egizia, ed ha un lato di base di circa 51 m mentre
l'altezza originaria doveva essere tra i 40 ed i 50 metri. Il successore di Taharqa, Tantamani, venne
sepolto altrove ma a dopo tutti i sovrani nubiani e
le loro consorti fino al regno di Nastasen
(piramide Nu.15), vissuto intorno al 330 a.C.
vennero tumulati a Nuri. Le piramidi nubiane, pur
rifacendosi alla tradizione egizia del Regno
Antico, sono generalmente più piccole.
Attualmente molte di loro hanno subito notevoli
devastazioni a causa del continuo prelievo di
pietre utilizzate in altre costruzioni. Malgrado
questo talune hanno conservato, almeno in parte, i
corredi funerari sepolti al loro interno. Durante
l'era cristiana una parte delle pietre delle piramidi di Nuri fu riutilizzata per erigere una chiesa. Le
piramidi di Nuri, insieme ad altri edifici della regione di Jebel Barkal e di Napata sono stati
inseriti, dall'UNESCO nella lista dei siti patrimonio dell'umanità

Non sono paragonabili alle più


famose piramidi, sono fatte di
arenaria, le intemperie la hanno
rovinate parecchio, sotto c’erano
anche le camere funerarie ma i
dipinti sono stati persi dopo la
costruzione della diga. Come al
solito siamo quasi solo noi che
vaghiamo per questi posti e
l’atmosfera che si crea ha per me
un fascino pazzesco. Finita la
visita ci dirigiamo alla foresta
pietrificata. Non che ci sia molto
da dire ma per qualche oscuro
motivo resterei giornate intere a girare in luoghi come questo, infatti mi devono richiamare
all’ordine perché mi sono allontanato e non stavo rispettando i tempi.
Torniamo verso la città, ci sarebbe da visitare il Gebel Barkal ma secondo il coordinatore chiedono
troppo e le informazioni che si hanno è che il sito non è eccezionale così fotografiamo da fuori e
andiamo in paese. Ma quanto è bello mescolarsi con
questa umanità, tutti socievoli, qualcuno chiede una
foto, qualcuno curioso attacca bottone, sarò un
romanticone ma queste giornate sono quelle per cui
valgono tutti i disagi del viaggio.
Pomeriggio è prevista minicrociera sul Nilo, si vedono
un sacco di uccelli, qualcuno lo riconosco altri no,
concludiamo la giornata ritornando alle piramidi per le
foto al tramonto.

Giorno 8 02.01
Oggi giornata di trasferimento: colazione alle 7 con
le macchine già cariche, per strada ci fermiamo ad
una piccola capanna con dei nomadi, bo, non si è
capito bene il senso, verso le 10 pausa the. In
macchina c’è molta euforia, apriamo la cassa viveri
e mangiucchiamo illegalmente qualcosa, verso
mezzogiorno pausa pranzo veloce poi via ancora
chilometri.
Finalmente alle 14 siamo a Meroe
fu la capitale del regno di Kush per molti secoli. La città ha dato il nome di Isola di Meroe per il
Butaana, una regione circondata da tre lati dal fiume Nilo. Il sito dell'antica città è caratterizzato
da oltre due centinaia di piramidi, di cui molte in rovina,
suddivise in tre gruppi ed è stato dichiarato Patrimonio
dell'umanità dall'UNESCO nel 2011 Meroe fu la capitale
meridionale del regno di Kush, entità statale che esistette
dall'800 a.C. fino al 350. Gli scavi archeologici hanno
messo in luce la presenza di importanti sepolture (nella
necropoli occidentale) già nel periodo Napata (800 a.C. -
280 a.C.) dello Stato. La città crebbe gradualmente di
importanza con lo spostamento a sud della capitale
(periodo meroitico) effettuato durante il regno di
Arrakkamani (o forse prima, durante il regno di Aspelta). A
partire dal 280 a.C. la necropoli reale venne spostata da
Napata a Meroe completando così il trasferimento. L'ultimo
periodo della città meroitica è segnato dalla stele di vittoria
di uno sconosciuto re di Axum; dal testo, scritto in greco, si
ricava che il vincitore era re degli Axumiti e degli Omeriti;
la collocazione temporale di questo sovrano dovrebbe
essere intorno al 300. Nei pressi di una piramide sono state
anche rinvenute due iscrizioni redatte in una forma arcaica
di ge'ez ma non è stato possibile determinare se tali iscrizioni siano coeve della stele o posteriori.
Vorrebbero farci vedere un filmato di 1,5 ore, ci rifiutiamo, leggiamo invece volentieri i vari
pannelli ma poi entriamo al sito. All’entrata un sacco di bancarelle (non ci siamo abituati),
l’ambiente è spettacolare con queste piramidi molto più piccole delle più note e con un’angolazione
maggiore. Iniziamo Dalle piramidi nord, le più antiche, a tutte le piramidi manca la punta, sembra
sia stato un italiano che durante il periodo ottomano ottenne il permesso di fare degli scavi e,
pensando contenessero tesori, ha cominciato a demolirle partendo dalla punta. Il karma l’ha punito:
qualcosa ha trovato, tornato in Europa cercò di venderli ma sono stati considerati dei falsi, così
ricavò ben poco. Il restauro si è svolto bene, ma per i miei gusti un po’ eccessivo. Attaccato
all’ingresso delle piramidi c’era un capitello con dei bassorilievi. Alcuni bassorilievi sono molto
belli in particolare uno con l’immagine del defunto seduto con la dea Isis alata che lo protegge.
Arrivati all’ultima piramide andiamo su una grande duna per goderci il tramonto. Poco fuori dal sito
piantiamo le tende, nottata fantastica!

Giorno 903.01
Questa notte c’è stato vento forte, molti sono stati
infastiditi ma io ho dormito bene (quanto mi piace
il campeggio!), alle 6.30 abbiamo già la tenda
smontata e siamo operativi, saliamo sulla vicina
cimetta a goderci l’alba, un’ultima vista su questo
meraviglioso luogo.
Partiamo alle 7.30 per arrivare a Shendi, è la città
principale prima di Khartoum, abitata dagli
Ja’aliyin, una popolazione di origine arabo-
nubiana, visitiamo un piccolo laboratorio di
tessuti, dai quadri appesi si capisce che sono cristiani Copti, qualcuno acquista delle stoffe poi
finalmente andiamo sulla strada principale a fare colazione. Partiamo dopo circa un’ora e a breve
abbandoniamo la strada principale per seguire una pista nel deserto che ci condurrà a Naqa. La vista
è molto bella, così in mezzo al nulla appare questo meraviglioso tempio.
Prima si attraversa un viale con tre arieti per lato che simboleggiano Amun, sono in buono stato di
conservazione ma i volti sono rovinati, poi si accede ad una sala interna, il portale è finamente
intagliato con le figure di Amon e Osiride che proteggono il re e la regina. Il santuario è in stile
tipicamente Egiziano a “cannocchiale”: mentre si avanza gli ambienti diventano più piccoli.
Nell’ultima sala due piccoli altari dove re e regina mettevano le rispettive corone.
Ci spostiamo in macchina ad altri due templi, il primo chiamato “chiosco romano” (probabilmente
dedicato ad Hator), ha chiari elementi ellenistici a partire dalle colonne corinzie ma l’entrata è in
stile egizio e gli archi alle finestre in stile romano. L’altro tempio (di Apedemek) è in stile egizio
ma anche qui gli stili si mescolano, in particolare
per quanto riguarda i bassorilievi: la regina
rappresentata grassottella (africano), il serpente
con testa da leone che esce da un fiore
(asiatico?), il re che assoggetta dei popoli con
una rappresentazione a molte teste e braccia che
ricorda l’arte indiana. Chissà se queste
congetture hanno senso, di certo questo luogo è
stato uno snodo commerciale sia lungo l’asse
nord-sud sia est-ovest.
Riprendiamo una pista nel deserto per arrivare a
Mussawwarat, meno bello del precedente,
originariamente il tempio era completamente a terra e gli
archeologi lo hanno ricostruito in 10 anni, molte parti
sono ricostruzioni. Belli i bassorilievi tra cui molti
animali in particolare l’elefante caratteristico di questo
luogo. Vicino c’è un secondo sito, probabilmente una
scuola, molto è lasciato all’immaginazione.
Dopo aver mangiato attingendo alla cassa viveri si corre
diretti a Khartoum

04.01
Ultima giornata sudanese, Anna
questa notte ha vomitato la cena
così se ne rimane in hotel assieme
ad altri due del gruppo. Con qualche
dubbio (ben riposto) si torna verso
la VI cataratta la strada è lunga e
noiosa, scopriremo che la sesta
cataratta è un luogo di incontro per
locals, carino ma nulla di ché, non
meritava tutta quella strada,
facciamo gitarella in barca. Sono
indicate delle cascate ma sono delle
rapide, ci fermiamo lì per pranzo
(troppo) e poi ritorniamo alla
capitale, andiamo direttamente a visitare l’ospedale di Emergency. Bella esperienza, un ospedale
d’eccellenza in un paese del terzo mondo! Si rimane con qualche perplessità ma l’esperienza è
sicuramente interessante.
La sera si va alla cena offerta dal corrispondente locale, una roba esagerata in un posto sciccoso,
passiamo la serata a mangiare come non ci fosse un domani e tutte robe buonissime.
05.01
Giornata senza storia, si ritorna verso casa, alle 3:10 abbiamo l’aereo, arriviamo al Cairo alle 5:40,
alle 9:35 partiamo dal Cairo e alle 12:35 siamo a Milano. Per le 19:00 siamo a casa.

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