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incontro 1

LA VITA È ADESSO
 
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Nasce l'uomo a fatica,
Silenziosa luna? Ed è rischio di morte il nascimento.
Sorgi la sera, e vai, Prova pena e tromento
Contemplando i deserti; indi ti posi. Per prima cosa; e in sul principio stesso
Ancor non sei tu paga La madre e il genitore
Di riandare i sempiterni calli? Il prende a consolar dell'esser nato.
Ancor non prendi a schivo, ancor sei Poi che crescendo viene,
vaga L'uno e l'altro il sostiene, e via pur
Di mirar queste valli? sempre
Somiglia alla tua vita Con atti e con parole
La vita del pastore. Studiasi fargli core,
Sorge in sul primo albore E consolarlo dell'umano stato:
Move la greggia oltre pel campo, e vede Altro ufficio più grato
Greggi, fontane ed erbe; Non si fa da parenti alla lor prole.
Poi stanco si riposa in su la sera: Ma perchè dare al sole,
Altro mai non ispera. Perchè reggere in vita
Dimmi, o luna: a che vale Chi poi di quella consolar convenga?
Al pastor la sua vita, Se la vita è sventura,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende Perchè da noi si dura?
Questo vagar mio breve, Intatta luna, tale
Il tuo corso immortale? E' lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
Vecchierel bianco, infermo, E forse del mio dir poco ti cale.
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle, Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Per montagna e per valle, Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte, Questo viver terreno,
Al vento, alla tempesta, e quando Il patir nostro, il sospirar, che sia;
avvampa Che sia questo morir, questo supremo
L'ora, e quando poi gela, Scolorar del sembiante,
Corre via, corre, anela, E perir dalla terra, e venir meno
Varca torrenti e stagni, Ad ogni usata, amante compagnia.
Cade, risorge, e più e più s'affretta, E tu certo comprendi
Senza posa o ristoro, Il perchè delle cose, e vedi il frutto
Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva Del mattin, della sera,
Colà dove la via Del tacito, infinito andar del tempo.
E dove il tanto affaticar fu volto: Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Abisso orrido, immenso, Rida la primavera,
Ov'ei precipitando, il tutto obblia. A chi giovi l'ardore, e che procacci
Vergine luna, tale Il verno co' suoi ghiacci.
E' la vita mortale. Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand'io ti miro Non so già dir; ma fortunata sei.
Star così muta in sul deserto piano, Ed io godo ancor poco,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina; O greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Ovver con la mia greggia Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Seguirmi viaggiando a mano a mano; Dimmi: perchè giacendo
E quando miro in cielo arder le stelle; A bell'agio, ozioso,
Dico fra me pensando: S'appaga ogni animale;
A che tante facelle? Me, s'io giaccio in riposo, il tedio
Che fa l'aria infinita, e quel profondo assale?
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono? Forse s'avess'io l'ale
Così meco ragiono: e della stanza Da volar su le nubi,
Smisurata e superba, E noverar le stelle ad una ad una,
E dell'innumerabile famiglia; O come il tuono errar di giogo in giogo,
Poi di tanto adoprar, di tanti moti Più felice sarei, dolce mia greggia,
D'ogni celeste, ogni terrena cosa, Più felice sarei, candida luna.
Girando senza posa, O forse erra dal vero,
Per tornar sempre là donde son mosse; Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Uso alcuno, alcun frutto Forse in qual forma, in quale
Indovinar non so. Ma tu per certo, Stato che sia, dentro covile o cuna,
Giovinetta immortal, conosci il tutto. E' funesto a chi nasce il dì natale.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri, Giacomo Leopardi
Che dell'esser mio frale,
Qualche bene o contento Dal libro di Qoèlet
Avrà fors'altri; a me la vita è male. 1
 Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re a
Gerusalemme.
O greggia mia che posi, oh te beata, 2
 Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
Che la miseria tua, credo, non sai!
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Quanta invidia ti porto! 3 
Quale guadagno viene all'uomo
Non sol perchè d'affanno
per tutta la fatica con cui si affanna sotto
Quasi libera vai;
il sole? 4 Una generazione se ne va e
Ch'ogni stento, ogni danno,
un'altra arriva, ma la terra resta sempre
Ogni estremo timor subito scordi;
la stessa.
Ma più perchè giammai tedio non provi. 5 
Il sole sorge, il sole tramonta
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
e si affretta a tornare là dove rinasce.
Tu se' queta e contenta; 6 
Il vento va verso sud e piega verso
E gran parte dell'anno
nord.
Senza noia consumi in quello stato.
Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra, 7 
Tutti i fiumi scorrono verso il mare,
E un fastidio m'ingombra
eppure il mare non è mai pieno:
La mente, ed uno spron quasi mi punge
al luogo dove i fiumi scorrono,
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
continuano a scorrere.
Da trovar pace o loco. 8 
Tutte le parole si esauriscono
E pur nulla non bramo,
e nessuno è in grado di esprimersi a
E non ho fino a qui cagion di pianto.
fondo.
Quel che tu goda o quanto,
Non si sazia l'occhio di guardare
né l'orecchio è mai sazio di udire.

Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.
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C'è forse qualcosa di cui si possa dire:
"Ecco, questa è una novità"?
Proprio questa è già avvenuta
nei secoli che ci hanno preceduto.
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Nessun ricordo resta degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso quelli che verranno in seguito.
12 
Io, Qoèlet, fui re d'Israele a
Gerusalemme. 13 Mi sono proposto di
ricercare ed esplorare con saggezza
tutto ciò che si fa sotto il cielo. Questa è
un'occupazione gravosa che Dio ha
dato agli uomini, perché vi si
affatichino. 14 Ho visto tutte le opere che
si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è
vanità e un correre dietro al vento.
15 
Ciò che è storto non si può raddrizzare
e quel che manca non si può contare.
16 
Pensavo e dicevo fra me: "Ecco, io
sono cresciuto e avanzato in sapienza
più di quanti regnarono prima di me a
Gerusalemme. La mia mente ha curato
molto la sapienza e la scienza". 17 Ho
deciso allora di conoscere la sapienza e
la scienza, come anche la stoltezza e la
follia, e ho capito che anche questo è un
correre dietro al vento. 18 Infatti:
molta sapienza, molto affanno;
chi accresce il sapere aumenta il dolore.
spunti di riflessione
In quali circostanze della vita
percepisco l’assenza del senso?
In quali percepisco che c’è un senso?
Cosi intendo per “senso”della mia vita?
Cosa ho capito fino adesso?
Questione dell’Origine Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra
immagine, secondo la nostra
percezione che “dipendo” somiglianza: dòmini sui pesci del
che faccio parte di un tutto più grande
che non riesco a darmi l’essere da solo
mare e sugli uccelli del cielo, sul
bestiame, su tutti gli animali selvatici
Quali sono le opzioni? e su tutti i rettili che strisciano sulla
terra".
1) non c’è niente prima/sopra di me
2) c’è “qualcosa”
a. esisto per caso
 E Dio creò l'uomo a sua immagine;
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b. esisto per necessità a immagine di Dio lo creò:


c. esisto per sbaglio maschio e femmina li creò.
d. esisto per volontà di
“qualcosa/qualcuno” 28 
Dio li benedisse e Dio disse loro:
3) non lo so, non mi interessa, non me lo
chiedo
"Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli
Dal libro della Sapienza (11, 21-26) uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia
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Prevalere con la forza
ti è sempre possibile; sulla terra".
chi si opporrà alla potenza del tuo
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Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba
braccio? che produce seme e che è su tutta la
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Tutto il mondo, infatti, davanti a te è terra, e ogni albero fruttifero che
come polvere sulla bilancia, produce seme: saranno il vostro
come una stilla di rugiada mattutina cibo. E così avvenne. 
caduta sulla terra.
Dio vide quanto aveva fatto, ed
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Hai compassione di tutti,
perché tutto puoi,
ecco, era cosa molto buona. E fu
chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, sera e fu mattina: sesto giorno.
aspettando il loro pentimento.
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Tu infatti ami tutte le cose che esistono
e non provi disgusto per nessuna delle spunti di riflessione
cose che hai creato; Mi sento “voluto”?
se avessi odiato qualcosa,
non l'avresti neppure formata. Cosa può significare, ogni giorno,
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Come potrebbe sussistere una cosa, questa consapevolezza?
se tu non l'avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non
fu chiamato all'esistenza?
26 
Tu sei indulgente con tutte le cose,
perché sono tue,
Signore, amante della vita.
Dal libro della Genesi (11, 21-26)

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