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e fa la lingua mia tanto possente,

LA VITA È ADESSO ch’una favilla sol de la tua gloria


  possa lasciare a la futura gente; 
Paradiso, XXXIII, 40-145 incontro 2

Li occhi da Dio diletti e venerati,


fissi ne l’orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati; 
Gli occhi preferiti e adorati da Dio.
indi a l’etterno lume s’addrizzaro, fissi nel pregante, dimostrarono ai beati
nel qual non si dee creder che s’invii quanto le preghiere devote le sono gradite;
per creatura l’occhio tanto chiaro. 
quindi si rivolsero verso la luce eterna,
E io ch’al fine di tutt’ i disii nel cui sguardo non si deve credere che creatura
possa penetrare razionalmente con lo sguardo.
appropinquava, sì com’ io dovea,
l’ardor del desiderio in me finii. 
Ed io, che al sommo di ogni desiderio
Bernardo m’accennava, e sorridea, mi avvicinavo, così come era giusto facessi,
[sentivo che] il mio desiderio giungeva al suo culmine.
perch’ io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:  Bernardo mi accennava sorridendo 
perchè io guardassi in alto; ma io ero
ché la mia vista, venendo sincera, già così prima ancora che mi invitasse:
e più e più intrava per lo raggio
de l’alta luce che da sé è vera.  perché la mia vista, facendosi pura,
sempre più entrava nel raggio
Da quinci innanzi il mio veder fu della luce somma che è di per sé vera.
maggio
che ’l parlar mostra, ch’a tal vista cede, Da qui in poi la mia vista fu più grande
di quanto io possa raccontare, poiché la vista cede a tale
e cede la memoria a tanto oltraggio.  visione, così come la memoria viene meno a tale
eccesso
Qual è colüi che sognando vede,
che dopo ’l sogno la passione impressa
Come colui che fa un sogno, e svegliatosi
rimane, e l’altro a la mente non riede,  gli rimane impresso l’effetto delle emozioni,
ma non gli tornano alla mente i particolari,
cotal son io, ché quasi tutta cessa
mia visïone, e ancor mi distilla così sono io, poiché nel momento in cui
nel core il dolce che nacque da essa.  termina la mia visione, mi rimane ancora nel cuore
la dolcezza che nacque da essa.
Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi Come la neve al sole perde la sua forma;
si perdea la sentenza di Sibilla .  così al vento si perdevano
nelle foglie leggere i responsi della Sibilla.
O somma luce che tanto ti levi
O somma luce che ti elevi così tanto
da’ concetti mortali, a la mia mente da ciò che capisce l’uomo, ridona alla mia mente
ripresta un poco di quel che parevi,  qualcosa di quando mi sei apparsa,
e rendi il mio parlare così potente, tutto s’accoglie in lei, e fuor di quella
da essere in grado di lasciare ai posteri
anche solo una minima parte della tua gloria;
è defettivo ciò ch’è lì perfetto. 

ché, per tornare alquanto a mia Omai sarà più corta mia favella,
memoria pur a quel ch’io ricordo, che d’un fante
e per sonare un poco in questi versi, che bagni ancor la lingua a la
più si conceperà di tua vittoria.  mammella. 
perché, se potrò ricordare ed esprimere
almeno un poco in questi versi,
Io credo, per l’acume ch’io soffersi sarà più facile intendere la tua grandezza.
del vivo raggio, ch’i’ sarei smarrito,
se li occhi miei da lui fossero aversi. 
Io credo, per la forza del raggio divino
che sopportai, che non ce l’avrei fatta,
E’ mi ricorda ch’io fui più ardito se i miei occhi si fossero spostati da lui.
per questo a sostener, tanto ch’i’ giunsi
l’aspetto mio col valore infinito. 
Questo raggio mi ricorda che per questo motivo
fui più determinato a sostenere il mio sguardo,
Oh abbondante grazia ond’ io presunsi tanto che congiunsi il mio sguardo con l’essenza di Dio.
ficcar lo viso per la luce etterna,
tanto che la veduta vi consunsi! 
Oh immensa grazia per cui io ebbi la presunzione
di gettar lo sguardo attraverso la luce divina
Nel suo profondo vidi che s’interna, tanto che giunsi al limite delle mie facoltà!
legato con amore in un volume,
ciò che per l’universo si squaderna:  Nella sua profondità vidi che tutto ciò
che nell’universo è separato e diviso
che è qui raccolto in un unico punto con amore:
sustanze e accidenti e lor costume
quasi conflati insieme, per tal modo
che ciò ch’i’ dico è un semplice lume.  le sostanze, gli accidenti e il loro rapporto
sono quasi uniti insieme, ma quello che io dico
è solo un semplice lume della luce intera.
La forma universal di questo nodo
credo ch’i’ vidi, perché più di largo,
dicendo questo, mi sento ch’i’ godo.  Sono certo di aver visto la forma universale
del Creato, perchè, anche solo dicendo questo,
sento di provare un godimento immenso.
Un punto solo m’è maggior letargo
che venticinque secoli a la ’mpresa
che fé Nettuno ammirar l’ombra d’Argo. Un solo punto è oblio per me, più che i 25 secoli
dall’impresa degli Argonauti
Così la mente mia, tutta sospesa, in cui Nettuno vide la prima ombra di una nave.
mirava fissa, immobile e attenta,
e sempre di mirar faceasi accesa.  Così la mia mente, totalmente sospesa,
mirava fissa, immobile ed attenta,
A quella luce cotal si diventa, e sempre di guardare era desiderosa.
che volgersi da lei per altro aspetto A quella luce si diventa tali che
è impossibil che mai si consenta; distogliere lo sguardo per un altro soggetto
è impossibile e mai consentito;
però che ’l ben, ch’è del volere obietto,
perciò il bene, cioè l’oggetto cui tende la volontà,
è tutto raccolto in questa luce, e fuori da essa
è imperfetto ciò che in lei è perfetto.

Nonostante quello che io possa ricordare,


ormai il mio parlare sarà più breve di quello
di un lattante che ancora si nutre al seno della madre.
Non perché più ch’un semplice da un fulgore in che sua voglia venne. 
sembiante
fosse nel vivo lume ch’io mirava, A l’alta fantasia qui mancò possa;
che tal è sempre qual s’era davante;  ma già volgeva  il mio disio e ’l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa, 
ma per la vista che s’avvalorava l’amor che move il sole e l’altre stelle
in me guardando, una sola parvenza, Non perchè ci fosse nella luce divina
che guardavo più di un solo aspetto,
mutandom’ io, a me si travagliava.  poiché quella è immutabile;

Ne la profonda e chiara sussistenza
de l’alto lume parvermi tre giri ma in virtù della mia vista che acquisiva forza
di tre colori e d’una contenenza;  guardando quella luce, a me [sembrava] che
mutasse la Trinità, mentre ero io che cambiavo.
e l’un da l’altro come iri da iri 
parea reflesso, e ’l terzo parea foco Nella limpida e profonda essenza
che quinci e quindi igualmente si spiri.  della luce di Dio mi apparvero tre cerchi
di tre colori e di una unica dimensione;
Oh quanto è corto il dire e come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch’i’ e uno con l’altro sembrava il riflesso
vidi, come due arcobaleni, e il terzo sembrava fuoco
è tanto, che non basta a dicer ’poco’.  che spirasse da entrambi in egual maniera.

O quanto è insufficiente il dire e debole


O luce etterna che sola in te sidi, rispetto all’idea! E questo che dico, rispetto
sola t’intendi, e da te intelletta a quello che vidi, è tanto che bisogna dire “nulla”.
e intendente te ami e arridi ! 
O luce eterna, che hai fondamento solo
in te stessa, che sola ti comprendi,
Quella circulazion che sì concetta e da te compresa e comprendendoti, per te ardi di amore!
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta, 
Quel cerchio, che sembrava procedere
in te come luce riflessa,
dentro da sé, del suo colore stesso,
contemplato dai miei occhi con molta attenzione,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che ’l mio viso in lei tutto era dentro di sè, con il suo stesso colore
messo.  mi sembrava dipinto con un aspetto umano,
perchè il mio sguardo era tutto concentrato in lui.
Qual è ’l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova, Come un geometra che si concentra
pensando, quel principio ond’ elli per la quadratura del cerchio, e non ci riesce,
indige,  riflettendo sulla formula di cui avrebbe bisogno,

tal era io a quella vista nova: così ero io a quella vista eccezionale:


veder voleva come si convenne volevo vedere come l’immagine umana
l’imago al cerchio e come vi s’indova ;  s’adeguasse al cerchio e come vi si collocasse;

ma non eran da ciò le proprie penne: ma non era sufficiente il mio intelletto:
se non che la mia mente fu percossa se non che la mia mente venne percossa
da un lampo così che avvenne ciò che Lei volle. di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
All’immaginazione ora mancò la capacità, il velo che copriva la faccia
ma già il mio desiderio ed il volere erano soddisfatti, di tutti i popoli
come una ruota che e la
si muove di moto Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
uniforme,
coltre
dall’amor che Non è qui, è risorto. distesa
muove il sole e le Luca 24,5-6 su tutte
altre stelle. le
nazioni.
 

Dal libro della Sapienza (1,12-15)


Non affannatevi a cercare la morte
con gli errori della vostra vita,
non attiratevi la rovina con le opere
delle vostre mani,
perché Dio non ha creato la morte Eliminerà la morte per sempre.
e non gode per la rovina dei viventi. Il Signore Dio asciugherà
Egli infatti ha creato tutte le cose le lacrime su ogni volto,
perché esistano; l'ignominia del suo popolo
le creature del mondo farà scomparire da tutta la terra,
sono portatrici di salvezza, poiché il Signore ha parlato.
in esse non c'è veleno di morte,
né il regno dei morti è sulla terra. E si dirà in quel giorno:
"Ecco il nostro Dio;
Dal libro della Sapienza (2,23-24) in lui abbiamo sperato
perché ci salvasse.
Sì, Dio ha creato l'uomo Questi è il Signore
per l'incorruttibilità, in cui abbiamo sperato;
lo ha fatto immagine rallegriamoci, esultiamo
della propria natura. per la sua salvezza,
Ma per l'invidia del diavolo poiché la mano del Signore
la morte è entrata nel mondo si poserà su questo monte".
e ne fanno esperienza
coloro che le appartengono.
Dal libro dell’Apocalisse (21, 1-7)
Dal libro del profeta Isaia (25,6-10)
E vidi un cielo nuovo e una terra
Preparerà il Signore degli eserciti nuova: il cielo e la terra di prima infatti
per tutti i popoli, su questo monte, erano scomparsi e il mare non c'era
un banchetto di grasse vivande, più. E vidi anche la città santa, la
un banchetto di vini eccellenti,
Gerusalemme nuova, scendere dal non esiste più. Possiamo soltanto
cielo, da Dio, pronta come una sposa cercare di pensare che questo momento
adorna per il suo sposo.  è la vita in senso pieno, un sempre
Udii allora una voce potente, che nuovo immergersi nella vastità
veniva dal trono e diceva: dell'essere, mentre siamo
semplicemente sopraffatti dalla gioia».
"Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. «… con Lui è l'atto decisivo del Giudizio.
E asciugherà ogni lacrima Davanti al suo sguardo si fonde ogni falsità.
dai loro occhi È l'incontro con Lui che, bruciandoci,
e non vi sarà più la morte ci trasforma e ci libera per farci diventare
né lutto né lamento né affanno, veramente noi stessi. Le cose edificate
perché le cose di prima sono passate". durante la vita possono allora rivelarsi
E Colui che sedeva sul trono disse: paglia secca, vuota millanteria e crollare.
"Ecco, io faccio nuove tutte le cose". Ma nel dolore di questo incontro, in cui
E soggiunse: "Scrivi, perché queste l'impuro ed il malsano del nostro essere si
parole sono certe e vere".  rendono a noi evidenti, sta la salvezza.
l suo sguardo, il tocco del suo cuore ci
E mi disse: risana mediante una trasformazione
"Ecco, sono compiute! certamente dolorosa « come attraverso il
Io sono l'Alfa e l'Omèga, fuoco ». È, tuttavia, un dolore beato, in
il Principio e la Fine. cui il potere santo del suo amore ci
A colui che ha sete penetra come fiamma, consentendoci alla
io darò gratuitamente da bere fine di essere totalmente noi stessi e con
alla fonte dell'acqua della vita. ciò totalmente di Dio.
Chi sarà vincitore erediterà Così si rende evidente anche la
questi beni; compenetrazione di giustizia e grazia: il
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio. nostro modo di vivere non è irrilevante,
ma la nostra sporcizia non ci macchia
*** eternamente, se almeno siamo rimasti
protesi verso Cristo, verso la verità e
«…Possiamo soltanto cercare di uscire verso l'amore. In fin dei conti, questa
col nostro pensiero dalla temporalità sporcizia è già stata bruciata nella
della quale siamo prigionieri e in Passione di Cristo. Nel momento del
qualche modo presagire che l'eternità Giudizio sperimentiamo ed accogliamo
non sia un continuo susseguirsi di questo prevalere del suo amore su tutto il
giorni del calendario, ma qualcosa male nel mondo ed in noi. Il dolore
come il momento colmo di dell'amore diventa la nostra salvezza e la
appagamento, in cui la totalità ci nostra gioia. È chiaro che la «durata » di
abbraccia e noi abbracciamo la totalità. questo bruciare che trasforma non la
Sarebbe il momento dell'immergersi possiamo calcolare con le misure
nell'oceano dell'infinito amore, nel cronometriche di questo mondo.
quale il tempo – il prima e il dopo –
Il «momento» trasformatore di questo
incontro sfugge al cronometraggio terreno
– è tempo del cuore, tempo del
«passaggio» alla comunione con Dio nel
Corpo di Cristo. Il Giudizio di Dio è
speranza sia perché è giustizia, sia perché
è grazia. Se fosse soltanto grazia che
rende irrilevante tutto ciò che è terreno,
Dio resterebbe a noi debitore della
risposta alla domanda circa la giustizia –
domanda per noi decisiva davanti alla
storia e a Dio stesso. Se fosse pura
giustizia, potrebbe essere alla fine per
tutti noi solo motivo di paura».

Benedetto XVI, Spe salvi 


spunti di riflessione
Cosa è, secondo me, la “vita”?
Cosa mi dà vita?

Quando ho vissuto attimi di “paradiso”?


Quando attimi di “inferno”?

Ho mai immaginato l’al di là?


Come lo immagino il “mio” Paradiso?
Chi vorrei ci fosse?

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