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1.

Il proprietario di un bar si reca presso il supermercato per approvvigionarsi di bevande


necessarie per il bar di cui è proprietario. Dopo aver pagato il conto chiede il rilascio della
fattura per poter portare in detrazione l’Iva che gli è stata addebitata. La cassiera risponde
che non è più possibile. Ha ragione?
2. Una società che produce scarpe con sede in Italia cede ad una società commerciale con sede
in Cile una partita di scarpe. Che aliquota IVA deve applicare?
3. A quanto ammonta il plafond della Soc. Tetra a r.l. tenuto conto che nel corso dell’anno 2019
ha effettuato operazioni non imponibili per 15.000 euro, operazioni esenti per 5.000euro ed
operazioni imponibili per 66.000?
4. Una società commerciale con sede in Italia cede ad un rivenditore belga una partita di scarpe.
Come e da chi va fatturata l’operazione?
5. Un medico che normativamente è un soggetto che effettua operazioni in esenzione da Iva,
si vede addebitare dai propri fornitori 2.400 euro di Iva. Può portarla in detrazione?
6. Tizio rivenditore di calzature vende una partita di scarpe ad un consumatore finale
lussemburghese. Come e da chi va fatturata l’operazione?
7. La Soc. Beta durante l’anno ha un volume d’affari di 55.000 euro di cui 20.000 costituite da
operazioni esenti. Considerato che l’Iva che le è stata addebitata è pari a 12.100 euro, qualè
l’esatto ammontare dell’Iva che potrà portare in detrazione?
8. Il produttore Caio si è visto addebitare nel corso del primo trimestre dell’anno 2020 Iva dai
propri fornitori per 12.200, ma a causa del lockdown per il COVD 19 non ha effettuato
vendite. Quanta Iva dovrà versare allo Stato per questo primo trimestre?

1) La cassiera non ha ragione in quanto ai sensi dell’articolo 22, comma 3, D.P.R. 633/1972 in
quanto gli imprenditori che acquistano beni che formano oggetto dell’attività propria
dell’impresa da commercianti al minuto sono obbligati a richiedere la fattura.

2) L’operazione descritta nel quesito risulta essere non imponibile iva ai sensi dell’articolo 8,
comma 1, lettera a) del DPR n. 633/72.

3)

4) Queste cessioni di beni effettuate da operatori italiani nei confronti di operatori comunitario sono
considerate non imponibili IVA. Questo in quanto a queste cessioni è applicabile il regime di
tassazione nello Stato UE di destinazione dei beni oggetto dell’operazione.
A prevedere questo tipo di territorialità ai fini IVA è l’articolo 41, comma 1, lettera a), del DL n
331/93.
5)

6. La Direttiva 2006/112/CE (artt. da 32 a 34) fissa la regola generale in base alla quale, nel
caso di cessioni di beni spediti o trasportati dal fornitore, dall’acquirente o da un terzo,
dall’Italia ad altro Paese UE, l’operazione si considera effettuata nel Paese di partenza. La
Direttiva prevede poi una deroga riguardo alle cessioni in ambito UE di beni spediti o
trasportati dal fornitore o per suo conto nei confronti di consumatori finali o di soggetti ad
essi assimilati (enti non commerciali non soggetti passivi d’imposta, soggetti passivi d’imposta
per i quali l’Iva è totalmente indetraibile e agricoltori in regime speciale Iva).
Nella vendita a consumatori finali, o a soggetti ai medesimi assimilati, di altro Paese UE,
occorre distinguere tra due situazioni:
• se si tratta di beni non sottoposti ad accisa, occorre ulteriormente distinguere a seconda
dell’ammontare dei corrispettivi dei beni venduti, nel corso di un anno solare, nel singolo
Paese membro considerato:
sino a una determinata soglia (variabile a seconda del Paese UE di destinazione),
l’operazione si considera effettuata nel Paese di partenza e si applica l’Iva del Paese di
partenza (salvo opzione per l’applicazione dell’Iva del Paese di arrivo)
oltre tale soglia l’operazione si considera effettuata nel Paese di arrivo e occorre applicare
l’Iva del Paese di arrivo
• se, invece, si tratta di beni sottoposti ad accisa, l’operazione si considera sempre effettuata
nel Paese di arrivo con il conseguente obbligo di applicare l’Iva del Paese di arrivo.

7)

8) Tutti i soggetti con domicilio fiscale, sede legale ovvero sede operativa nel territorio dello
Stato ai sensi dell'art. 62 del decreto Cura Italia possono, senza l’applicazione di sanzioni né
interessi, sospendere gli adempimenti IVA con scadenza compresa tra l’8 marzo e il 31 maggio
2020

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