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I neutrini non viaggiano più veloci della luce, ma cambiano famiglia di appartenenza: un

mistero durato 50 anni risolto dal Cern e dai laboratori dell'Infn del Gran Sasso.

Dopo la smentita della mirabolante scoperta che prometteva di rivoluzionare la fisica, la


velocità superluminale dei neutrini, e poco dopo la performance teatrale di Marco Paolini
sulla vita di Galileo, andata in scena il 25 aprile nei Laboratori dell'Infn del Gran Sasso (ne
ha parlato pure il magazine del Fermilab di Chicago), dagli stessi laboratori arriva la notizia
che i ricercatori dell'esperimento OPERA hanno trovato, per la seconda volta in due anni, un
neutrino tauonico nel fascio di neutrini muonici che arriva dritto dal CERN di Ginevra, senza
che nessuno si fosse preso la briga di spedirlo. Che cosa è successo? Da dove arriva
l'intruso? Non può essere stato creato dal nulla!
Per comprendere la portata di questa scoperta conviene ricordare rapidamente che cosa
sono i neutrini: particelle prive di carica elettrica prodotte in alcuni processi nucleari. Sono
soggetti esclusivamente all'interazione debole, detta così non a caso perché è talmente
poco significativa che i neutrini possono attraversare la materia quasi come se questa non ci
fosse. Nel modello standard delle particelle elementari i neutrini vengono accoppiati ai
leptoni carichi (elettrone, muone e tauone) per formare tra famiglie: elettrone e neutrino
elettronico; muone e neutrino muonico; tauone e neutrino tauonico. Tre famiglie distinte che
però nascondono un segreto, che come tutti i segreti ben custoditi è difficile da rivelare:
ammettono scambi di coppia.
In effetti l'evento che si candida a rappresentare l'avvenuta trasformazione di neutrino
muonico in un neutrino tauonico è stato trovato rovistando tra più di un migliaio di eventi
contenuti nei dati raccolti nel 2010-2011, mentre il primo candidato era stato individuato due
anni fa esaminando i dati del 2008-2009 in un campione di ben 2.783 eventi. L'evento è
dunque raro e il risultato è significativo perché ricompone un puzzle che ha tormentato i fisici
a partire dagli anni '60, da quando Raymond Davis e John Bahcall, in un laboratorio a 1.500
metri di profondità, rilevarono un flusso di neutrini provenienti dal Sole molto più basso di
quanto previsto dal modello solare standard (Homestake experiment). Nelle misure di Davis
e Bahcall alcuni neutrini, apparentemente, sparivano.
Fu Bruno Pontecorvo nel 1969 a suggerire l'idea che questo mistero si potesse spiegare con
la fisica delle particelle. Pontecorvo ipotizzò che i neutrini "soffrono" di una sorta di "disturbo
di personalità multipla" che li fa oscillare in stati diversi, e che nel lungo viaggio dal Sole alla
Terra potevano trovare il tempo di cambiare famiglia. Poiché gli esperimenti erano in grado
di rivelare solo i neutrini di un tipo (quelli associati agli elettroni), i neutrini che arrivavano a
terra come neutrini di un'altra famiglia non erano contati: in questo modo il flusso osservato
risultava inferiore a quello previsto.
La sparizione di neutrini di un certo tipo è stata osservata anche in esperimenti più recenti e
con neutrini prodotti nelle collisioni tra i raggi cosmici e le particelle dell'atmosfera terrestre
ed ha permesso di stabilire un altro importante risultato non previsto dal Modello Standard: i
neutrini hanno massa, seppure piccolissima, e questa massa è diversa per ognuno di essi.
Senza massa, infatti, non c'è oscillazione e lo scambio di famiglia non è possibile.
Perciò il risultato di OPERA è importante perché rivela "l'apparizione diretta" di un neutrino di
una famiglia, il neutrino tauonico, in un fascio di neutrini di una famiglia differente, quella dei
muoni, e rappresenta la definitiva conferma del meccanismo di oscillazione dei neutrini.

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