Sei sulla pagina 1di 4

Il sonno

Il sonno (dal latino somnus) è una necessità fisiologica, definito come stato di riposo contrapposto alla
veglia. Varie definizioni indicano il sonno come "una periodica sospensione dello stato di coscienza",
durante la quale l'organismo recupera energia; stato di riposo fisico e psichico, caratterizzato dal
distaccamento temporaneo della coscienza e della volontà, dal rallentamento delle funzioni
neurovegetative e dall'interruzione parziale dei rapporti sensomotori del soggetto con l'ambiente,
indispensabile per il ristoro dell'organismo. Come la veglia, infatti, il sonno è un processo fisiologico
attivo che coinvolge l'interazione di componenti multiple del sistema nervoso centrale e autonomo.

Infatti, benché il sonno sia rappresentato da un apparente stato di quiete, durante questo stato
avvengono complessi cambiamenti a livello cerebrale che non possono essere spiegati solo come un
semplice stato di riposo fisico e psichico. Ad esempio, ci sono alcune cellule cerebrali che in alcune fasi
del sonno hanno un'attività 5-10 volte maggiore rispetto a quella che hanno in veglia.

Due caratteristiche fondamentali distinguono il sonno dallo stato di veglia: la prima è che nel sonno si
crea una barriera temporanea percettiva fra mondo cosciente e mondo esterno, la seconda è che uno
stimolo sensoriale di un certo livello (ad esempio un rumore forte) può superare questa barriera e far

svegliare chi dorme.

disturbi del sonno


I disturbi del sonno variano dall'incapacità di dormire, che è il disturbo più frequente, fino a un’eccessiva
sonnolenza diurna, con impulso irresistibile ad addormentarsi. Fra queste due condizioni agli antipodi si
annoverano altri disturbi tra cui taluni anche bizzarri come i “sogni ad occhi aperti", che in alcuni casi si
sovrappongono alla realtà e interagiscono con essa; le allucinazioni ipnagogiche; la paralisi del sonno,
che può verificarsi subito prima di addormentarsi o subito dopo il risveglio. In questo gruppo composito
si includono le dissonnie e le parasonnie che, con modalità differenti, ostacolano l'individuo dal
prendere sonno o ne provocano il risveglio precoce o causano disturbi comunque collegati al sonno. La
Medicina del Sonno, come branca della Neurologia, si occupa della diagnosi e della terapia di tali
disturbi.

Classificazione dei disturbi del sonno


L’International Classification of Sleep Disorders (ICSD) prodotto dall’American Academy of Sleep
Medicine (AASM) in associazione con l’European Sleep Research Society (ESRS), la Japanase
Society of Sleep Research e la Latin American Sleep Society, è, quindi, la principale fonte a cui fanno
riferimento tutti i medici e i ricercatori che lavorano nell’ambito dello studio dei disturbi del sonno.

All’inizio, la classificazione comprendeva circa 84 tipologie di disturbi del sonno, che successivamente
sono stati raggruppati in 8 categorie maggiori:
 Insonnia
 Disturbi respiratori legati al sonno
 Ipersonnie di origine centrale (non dovute a un disturbo del ritmo circadiano o alla respirazione
correlata al sonno)
 Disturbi del ritmo circadiano del sonno
 Parasonnie
 Disturbi del movimento legati al sonno
 Altri disturbi del sonno
 Sintomi isolati, varianti apparentemente normali e problemi irrisolti

Difficoltà a dormire: le cause


Le difficoltà a dormire possono essere divise in due tipologie di problematiche: da una parte i soggetti
possono avere difficoltà nell’addormentamento, dall’altra possono svegliarsi più volte durante la notte
interrompendo la naturale alternanza delle fasi del sonno.

Le cause che possono portare a questo genere di fatica possono essere ricercate sia in cause
fisiologiche sia in elementi esterni al soggetto stesso. In ogni caso è opportuno sottolineare quanto sia
importante intervenire tempestivamente per poter tornare a dormire un numero adeguato di ore
continuative.

Cause endogene

Le cause fisiologiche che comportano difficoltà a dormire sono date dall’insieme di elementi endogeni,
ossia interni al soggetto che manifesta questo genere di problematiche.

Periodo di stress lavorativo


Essere sottoposti ad un periodo di intenso stress lavorativo può portare a non riuscire a dormire al
termine della giornata lavorativa. Si tratta di intervalli di tempo limitati durante i quali il soggetto può
percepire la pressione sul posto di lavoro e non riuscire a scaricare lo stress accumulato.

La ragione per cui alcune persone possono presentare difficoltà nell’addormentamento, o avere un
sonno frazionato a causa dello stress, risiede nella produzione di cortisolo, noto anche come ormone
dello stress, che viene prodotto dalle ghiandole surrenali. In un momento di forte pressione la normale
capacità di regolazione del cortisolo può essere momentaneamente compromessa alterando, tra l’altro,
anche i meccanismi di addormentamento e di mantenimento del sonno.
Cause esogene
Oltre alle cause fisiologiche sopra citate è necessario valutare attentamente tutti gli elementi esogeni
che possono compromettere la qualità del sonno.

Sonno e alimentazione
Il rapporto tra sonno e alimentazione è stato dimostrato da numerosi studi di settore che mettono in
relazione la tipologia dei cibi assunti con la qualità del sonno. In particolare, è opportuno sottolineare
come la consumazione di cibi fritti o che richiedono un processo digestivo complesso possono
comportare alcune difficoltà nell’addormentamento o comportare il risveglio nella notte. Allo stesso
modo sono fortemente sconsigliate le bevande ricche di teina e caffeina che potrebbero protrarre i
propri effetti eccitanti anche nella prima parte delle ore notturne. Analogamente anche gli alcolici
dovrebbero essere evitati in quanto, sebbene possano favorire l’addormentamento, compromettono in
maniera evidente la continuità del riposo.

Non riuscire a dormire dopo l'attività fisica


Sebbene fare attività fisica sia fondamentale, tuttavia è opportuno ricordare che andare in palestra
o attuare un’attività cardio nella seconda parte della giornata può comportare difficoltà
nell’addormentamento. Questo accade in quanto durante lo svolgimento di alcune tipologie di attività
fisica viene stimolata la produzione di adrenalina e di altri ormoni eccitanti che rimangono in circolo per
le ore successive, alternando momentaneamente i ritmi sonno veglia.
Per evitare di incorrere in questi effetti collaterali si suggerisce di praticare attività fisica la
mattina presto o nel primo pomeriggio, in modo da avere la possibilità di far diminuire i livelli di
adrenalina nel sangue. A questo proposito è opportuno ricordare che coloro che praticano attività fisica
durante il giorno possono godere di una qualità del sonno migliore rispetto a chi conduce uno stile di
vita più sedentario.

Disturbo del ritmo circadiano del sonno: che cos’è e come incide sul nostro sonno

Avere un disturbo del ritmo circadiano del sonno comporta difficoltà ad addormentarsi o risvegli mattutini
troppo precoci e incapacità di riaddormentarsi, oppure risvegli continui durante la notte. Se sono presenti
uno o più sintomi di questo tipo, significa che il ritmo circadiano del sonno è alterato.

Potrebbero piacerti anche