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Elleboro fetido.

Due parole.

Una pianta che riassume in sé un mix di sostanze benefiche, senza scendere nei particolari, è l'elleboro
fetido. È chiamato anche "cibo mortale".

Si tratta di una sempreverde ranuncolacea che si accompagna ad un trentina di specie. In autunno


raggiunge il massimo rigoglio in foglie e fiori, questi ultimi globulosi e orlati di rosso ai margini. Il verde,
in più sfumature è la bellezza di questa pianta. Le foglie, lanceolate, ben divise a piccoli "cespuglietti".

Per la sua struttura le foglie, raggruppate su ogni singola estensione del fusto erboso, se raggruppate in
più unità, diventano scopini. Pare fossero impiegati in passato per pulire i forni dalla cenere, tant'è il
nome "erba dei fornai".

Ma non bisogna farsi trarre in inganno. Tutto della pianta è velenoso, pur se essiccata. Sulla base dei
suoi principi veniva trattata per curare la "pazzia" e le febbri che portavano al delirio. Sembra che
Alessandro Magno sia perito a seguito di un eccessivo impiego di elleboro fetido. La storia/leggenda
greca ne parla come di un'arma chimica utilizzata nel corso della guerra tra la lega di Delfo e la città di
Cristo. È una allucinogena.

È pericolosa per l'alimentazione degli erbivori, anche se seccata.

Dire Elleboro equivale a dire "liberazione, affrancarsi".

Bella è bella, tanto bella quanto pericolosa. Ma è un bene sapere che c'è.

Mauri.

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