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Narrazione corale dell'intera città, concentrandosi su alcuni (molti) abitanti. Il narratore è anonimo,
viene svelato solo alla fine del romanzo, e si scopre che è il dottor Rieux, come l'alter ego di
Camus. È riservato, si sa poco della sua vita privata: è sposato, ma appena sua moglie viene citata
viene tolta dalla narrazione perché è malata e si trova in una casa di cura dove morirà. Quindi anche
Rieux vive la separazione tipica della quarantena, anche se non si tratta di peste. Quando finisce
peste (da aprile a febbraio) e tutti si possono rivedere, Rieux riceve comunicazione che la moglie è
morta. Quando moglie parte per casa di cura la madre di Rieux lo raggiunge. Per lui è importante
fare bene il proprio mestiere. Dialogo con personaggio di Rembert il giornalista, che soffre molto
l'esilio della peste, vuole tornare in Francia dalla donna che ama. Ha la possibilità di partire ma solo
se un medico gli rilascia un certificato che non ha la peste, ma Rieux rifiuta perché non sa
veramente se lui non ha la peste. Non si tratta di eroismo, ma di essere onesti, che è l'unico modo
per vincere la peste.
Si scopre che il microbo presenta delle variazioni rispetto alla peste classica. Ci sono molti focolai,
rischia di uccidere metà della città in due mesi.
Un medico polemizza che non si sa neanche di cosa si tratti, visto che i parenti di un malato sono
ancora sani. Rieux risponde che altri sono morti, quindi è evidente che ci sia un contagio. Rieux si
rende conto che il suo ruolo non è più quello di guarire ma di diagnosticare e isolare i malati. Non
importa se si tratta di peste o di altro, ma la gente muore e bisogna fermare il contagio.
Le cifre aumentano velocemente e tutti lo notano. La città si attrezza per fronteggiare la malattia. Si
arriva alla conclusione della prima parte (ci sono 5 parti come gli atti in teatro), si dichiara lo stato
di peste e si chiude la città.
I cittadini si rendono conto che se la devono cavare, soffrono la separazione dai cari. Il destino è ora
collettivo, non si possono prendere in considerazione i singoli casi, bisogna pensare al bene
comune. Anche la carta può trasmettere il virus, quindi sono vietate anche le lettere e non si può più
comunicare se non con telegrammi. I cittadini sono trasformati in prigionieri, privati del futuro e
nemici del passato. Si crea condizione di vacanza insopportabile. La città è dedita al commercio, e
ora è bloccato. Molti non comprendono, accettano la situazione e la prima reazione è quella di
accusare l'amministrazione.
Scontro con il giornalista per non aver ottenuto certificato per uscire. Gli dice che i medici non
hanno tenuto conto di chi è separato e che Rieux è freddo perché non sa cosa si prova (il giornalista
non sa della moglie di R). Rambert sta cambiando, vede Tarroux che organizza squadre di volontari
e si sente escluso, allora si propone di dare una mano intanto che pianifica la sua fuga illegale. Ha
anche conversazioni più amichevoli con Rieux, che capisce il suo diritto ad essere felice, ma il
giornalista si vergogna della sua felicità perché la prova da solo, ormai è una parte della città e deve
rinunciare all'individualità. Quando arriva la notte della fuga lui rinuncia e resta a Orano. Ma dove
alcuni vedono l'astrazione altri vedono la verità. Introdotto personaggio prete Paneloux, che mostra
punto di vista religioso (Rieux è laico). Fa una predica in occasione di una messa in cui afferma che
la peste è una castigo meritato di dio, ma che se si convertono si può migliorare. Paneloux vuole
fare vedere la verità: la sofferenza non è male se si ha fede.

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