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LE POLITICHE EUROPEE PER LA

PROMOZIONE DEL MULTILINGUISMO

Indice:
 Multilinguismo e plurilinguismo
 Le lingue dell’Unione Europea
 Politiche contro le discriminazioni linguistiche
 Perché è importante avere delle buone politiche di multilinguismo?
 Obbiettivi delle politiche multilinguistiche
 Obbiettivo Barcellona - 2002
 Il Piano d’Azione triennale
 Insegnamento ed apprendimento delle lingue
 Il programma Erasmus+
 Il problema dell’approccio inclusivo
 Lingue minoritarie
 Problemi legati al multilinguismo
 Immigrazione ed integrazione
 Il programma Europa Creativa

Multilinguismo e Plurilinguismo

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Con il termine multilinguismo si definisce la presenza di più lingue in una determinata area
geografica: si parla di lingue presenti all’interno di una comunità messe a disposizione dei
parlanti, senza che siano obbligatoriamente conosciute e parlate da tutti. Il multilinguismo fa
quindi riferimento al fenomeno della molteplicità di codici di comunicazione nella società.

È importante distinguere questo fenomeno dal plurilinguismo, termine che delinea invece le
capacità di un individuo, appartenente a una data area geografica, di usare più lingue: si parla
in questo caso di un fenomeno di molteplicità linguistica inquadrato dal punto di vista del
singolo individuo.

Questi concetti vengono sempre distinti nei documenti del Consiglio.

Le lingue dell’Unione Europea

Con il Trattato della CECA (18 aprile 1951, Parigi), la prima Europa contava soltanto quattro
lingue ufficiali (italiano, francese, tedesco e neerlandese), 20 in meno rispetto alle 24 lingue
ufficiali del 2020, che si sono aggiunte con l’entrata di nuovi paesi nell’Unione Europea.

Le lingue ufficiali dell’UE fanno parte di un modello linguistico molto ampio, che rappresenta
un vero e proprio unicum di fronte ad altri organi internazionali (l’ONU, per esempio, ha
soltanto 6 lingue ufficiali, il Fondo Monetario Internazionale ne ha 7).

Affinché una lingua possa diventare lingua ufficiale dell’Unione Europea occorre che il
Consiglio Europeo approvi all’unanimità la richiesta presentata da uno stato membro.

Le lingue non rappresentano soltanto un patrimonio comune di cui l’Unione Europea dispone
ma svolgono un vero e proprio ruolo chiave per il dialogo interculturale e la coesione sociale.

Politiche contro le discriminazioni linguistiche

Tutte le lingue ufficiali dell’Unione Europea hanno pari dignità, secondo l’articolo 158 del
Regolamento del Parlamento Europeo:

1.Tutti i documenti del Parlamento sono redatti nelle lingue ufficiali.

2. Tutti i deputati hanno il diritto di esprimersi in Parlamento nella lingua ufficiale di loro scelta.
Gli interventi in una delle lingue ufficiali sono interpretati simultaneamente in ognuna delle
altre lingue ufficiali e in qualsiasi altra lingua ritenuta necessaria dall'Ufficio di presidenza.

3. Durante le riunioni di commissione e di delegazione è assicurata l'interpretazione da e verso


le lingue ufficiali utilizzate e richieste dai membri e dai membri sostituti della commissione o
della delegazione in questione.

4. Durante le riunioni di commissione o di delegazione al di fuori dei luoghi abituali di lavoro è


assicurata l'interpretazione da e verso le lingue dei membri che hanno confermato la propria
presenza alla riunione. Con l'accordo dei membri di uno qualsiasi dei predetti organi, è

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possibile derogare in via eccezionale a detto regime. In caso di disaccordo l'Ufficio di
presidenza decide.

L’organo che si occupa della tutela del multilinguismo è il Tribunale dell’Unione Europea, che
si impegna per evitare diversità di trattamento basate su discriminazioni linguistiche.

Più volte è capitato, per esempio, che il Tribunale annullasse dei bandi di concorso (per posti
di lavoro all’interno delle istituzioni) pubblicati solo in determinate lingue.

Infatti, secondo l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea:

“È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il


colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la
religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura,
l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'etnia
o le tendenze sessuali.”

Perché è importante avere una buona politica di multilinguismo?

Una buona politica di multilinguismo costituisce innanzitutto una risorsa economica: se gestito
bene infatti, il multilinguismo può migliorare ed aumentare le opportunità lavorative dei
cittadini. In secondo luogo, una fra le prerogative chiave per l’Unione Europea è garantire una
buona integrazione alla popolazione: le lingue sono un elemento di contatto fra persone, sono
l’espressione più diretta della cultura di un popolo; sono quindi fondamentali in questo ambito.

Bisogna inoltre tenere a mente che l’Unione Europea di oggi è molto diversa dal passato, a
causa di diversi fattori: primo fra tutti quello della globalizzazione, i cittadini dell’UE oggi hanno
una maggiore mobilità, nuovi stati si sono aggiunti all’Unione, c’è stato un enorme progresso
tecnologico e si sta anche andando incontro a un progressivo invecchiamento della
popolazione. Attualmente, quindi, ci troviamo di fronte a un’Europa più internazionale e più
multilingue: in quest’ottica le politiche del multilinguismo hanno dunque acquisito
un’importanza notevole.

Se l’Unione Europea non avesse delle buone politiche multilinguistiche andrebbe incontro a
una serie di svantaggi: carenza di comunicazioni, indebolimento del mercato e della propria
competitività all’estero, scarsa cooperazione amministrativa e malfunzionamento di servizi
locali.

Gli obbiettivi delle politiche multilinguistiche

L’obbiettivo principale della politica multilinguistica è costruire un ambiente favorevole a tutti gli
stati membri. Questo fine si articola in una serie di iniziative: apportare miglioramenti nella
società (promuovendo la diversità linguistica e la solidarietà sociale), incentivare

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l’apprendimento linguistico (a partire dall’OBBIETTIVO BARCELLONA, 2002), favorire
un’economia multilingue efficiente, sensibilizzare i cittadini a tutte le opportunità offerte dalla
diversità linguistica e incoraggiarli al dialogo interculturale, eliminando eventuali barriere.

Le istituzioni vogliono inoltre essere il più trasparenti possibile verso il popolo europeo: tutti i
cittadini dell’Unione devono poter accedere alle leggi europee nella propria lingua madre.

Secondo la “Strategia per il Multilinguismo”, partita nel 2005 ed adottata nel settembre 2008,
viene specificato che:

1. Tutti i cittadini devono poter sfruttare al massimo le possibilità offerte dall’UE;


2. Tutti i cittadini devono poter accedere a un’adeguata formazione linguistica;
3. Chi non è in grado di imparare una lingua deve comunque avere a disposizione gli
strumenti per accedere a un ambiente multilingue, per lavorare, vivere e comunicare
nell’UE senza incontrare ostacoli linguistici.

Come esposto nell’Inventario delle azioni comunitarie nel campo del multilinguismo la
Commissione si occuperà di azioni strategiche quali:

 Monitorare le conoscenze linguistiche dei cittadini con indicatori linguistici e indagini;


 Realizzare, insieme agli stati membri, scambi di buone prassi, formazioni di interpreti e
traduttori giuridici per elaborare strumenti di traduzione specifici in grado di migliorare
l’accesso alla giustizia;
 Chiedere agli stati di compiere sforzi che possano aprire sportelli unici operanti in varie
lingue al fine di facilitare la prestazione di servizi transfrontalieri;
 Fare promuovere agli stati l’accesso a corsi specifici della lingua del paese di accoglienza
per le persone di madrelingua diversa.

La Commissione, infatti, collabora con gli stati membri, che sono i veri e propri responsabili
delle decisioni politiche in materia linguistica nel territorio, seguiti da altre organizzazioni quali
istituti d’istruzione, autorità regionali e locali, media e servizi.

Obbiettivo Barcellona (2002)

L’obbiettivo Barcellona è una delle prime misure effettuate dall’Unione Europea riguardo
l’insegnamento delle lingue: questo obbiettivo infatti richiede che nelle scuole vengano
effettuati insegnamenti, oltre nella propria lingua madre, di due lingue straniere. Questa mossa
segna un punto di svolta nella politica del multilinguismo dell’UE: non si tratta più infatti di
preservare e tutelare la lingua locale ma viene messo in atto un vero e proprio piano per
promuovere un approccio interculturale (e multiculturale) fin dall’infanzia.

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Il Piano d’azione triennale

A seguito di determinate sollecitazioni da parte del Parlamento Europeo (dicembre 2001) e del
Consiglio Istruzione e Gioventù (febbraio 2002), in cui si chiedevano proposte per promuovere
la diversità linguistica e l’apprendimento delle lingue (specialmente con l’allargamento
dell’UE), nel Summit europeo di Barcellona (marzo 2002) l’UE si dichiarò pronta a impegnarsi
politicamente.

Nel luglio 2003, la Commissione ha adottato la sua prima “Comunicazione sul multilinguismo”:
si è quindi definito il quadro strategico triennale per la promozione della diversità linguistica
(“Promuovere l’apprendimento delle lingue e la diversità linguistica: Piano d’azione 2004-
2006”).

Attraverso questo Piano d’azione triennale, la Commissione si impegna, con 47 azioni, a


collaborare con le autorità nazionali, regionali e locali fra il 2004 e il 2006 in tre ambiti:

1. L’estensione dei benefici dell’apprendimento linguistico a tutti i cittadini, sotto forma di


attività da svolgersi lungo tutto l’arco della vita;
2. La necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento delle lingue a tutti i livelli;
3. La creazione di un ambiente europeo davvero favorevole alle lingue.
Il Piano d’azione elabora le 47 azioni dai risultati di una consultazione pubblica alla quale
avevano partecipato altre istituzioni europee, ministeri nazionali, una serie di organizzazioni in
rappresentanza della società civile e del grande pubblico.

Insegnamento ed apprendimento delle lingue

Nel “Quadro Strategico per la Cooperazione Europea nel Settore dell’Istruzione e della
Formazione”, il consiglio concorda che la comunicazione in più lingue, la mediazione e la
comprensione interculturale siano competenze cardine per un miglioramento della formazione
personale.

Per rendere più omogeneo l’insegnamento di una lingua nei vari stati membri, il Consiglio
d’Europa attraverso il CEFR (Common European Framework of Reference of Languages),
fornisce importanti strumenti per valutare gli studenti in ambito linguistico e culturale.

Per esempio, la decisione di dividere le competenze linguistiche in una scala di sei livelli
(rispettivamente A1, A2, B1, B2, C1 e C2) permette una migliore preparazione di materiale
didattico e una valutazione più precisa delle conoscenze.

Una valida formazione linguistica, secondo le politiche dell’Unione, costituisce le fondamenta


di un’integrazione più rapida, facilitandola notevolmente (per quanto riguarda gli immigrati):
molti datori di lavoro, per esempio, richiedono un’ottima padronanza delle lingue.
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L’Unione Europea inoltre, premia i progetti più innovativi in materia di apprendimento
linguistico con un Label, un riconoscimento attraverso il quale si incoraggiano nuove tecniche
per la didattica e per la promozione delle pratiche linguistiche. I progetti che sono stati premiati
con Label vengono raccolti in una banca dati consultabile: in questo modo insegnanti e
studenti possono rimanere informati su iniziative sempre più innovative.

Secondo uno studio ad alto livello da parte della Commissione, uno degli elementi più incisivi
per l’apprendimento di una lingua è la motivazione che deve arrivare agli studenti non solo da
parte dei sistemi scolastici ma anche da associazioni extrascolastiche, come da famiglia e
gruppi di intercambio. A questo proposito l’Unione Europea mette a disposizione una serie di
programmi di scambio, fra i quali il programma Erasmus+, per garantire opportunità formativa
agli studenti all’estero, per una migliore qualificazione in ambito professionale e migliorare la
padronanza linguistica.

Il trattato di Maastricht (TUE), firmato il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1 novembre


1993, rappresenta un punto di svolta per le politiche e i programmi di scambio, che, prima di
questo, erano soltanto considerati come misure di regolazione linguistica (ovvero soltanto
come misure di libera formazione professionale). Con questo trattato infatti, per la prima volta
viene riconosciuta in modo formale l’importanza della dimensione culturale dell’Unione. A
partire da questa data l’Unione Europea si impegna formalmente nel sostenere e valorizzare la
mobilità, i partenariati, la formazione, gli scambi per la formazione multilingue.

Il programma Erasmus+

Il programma Erasmus+ offre a persone di ogni età la possibilità di sviluppare e condividere


conoscenze e competenze presso istituti e organizzazioni di diversi paesi, acquisendo
esperienza all’estero. Le opportunità offerte dal programma Erasmus+ interessano un'ampia
gamma di organizzazioni, tra cui università, istituti di istruzione e formazione, centri di ricerca e
imprese private.

Gli obbiettivi del programma Erasmus+ rientrano nei traguardi ET2020 (ovvero il Quadro
Strategico dell’UE per l’Istruzione e la Formazione), un forum in cui gli Stati membri possono
scambiarsi le migliori pratiche e imparare gli uni dagli altri e che ha fra i suoi obbiettivi
principali quello di rendere l’apprendimento permanente e la mobilità una realtà concreta.

Obbiettivi del programma Erasmus+ sono:

 Riduzione della disoccupazione, in modo particolare di quella giovanile


 Promozione dell’istruzione degli adulti, in funzione anche delle richieste del mercato di
lavoro
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 Promozione di collaborazioni e mobilità con i paesi partner dell’UE
Il problema dell’approccio inclusivo

Nonostante le misure linguistiche prese per l’insegnamento, è necessario riconoscere che c’è
il bisogno di arrivare a quelle parti della società ben lontane dall’usufruire dei vantaggi del
multilinguismo (per esempio coloro che abbandonano gli studi, adulti e anziani).

Includere il multilinguismo in tutti i settori delle politiche europee richiede non pochi sforzi alle
istituzioni, che ritengono sia doveroso muoversi con un approccio inclusivo che garantisca
coesione e prosperità. L’obbiettivo è di occuparsi del benessere delle attività commerciali,
della loro integrazione ed occupabilità per promuovere le imprese di successo.

Per incoraggiare l’approccio inclusivo si usano metodi educativi ricreativi (le cosiddette
soluzioni di apprendimento “edutainement”), che siano supportati dalla tecnologia e dai mezzi
di informazione e che facilitino l’apprendimento adattandolo a metodi di studio ed esigenze
personali.

In ogni caso, ancora una volta è necessario comunque avere a disposizione dei buoni servizi
di traduzione ed interpretazione.

Lingue minoritarie

All’interno dell’Unione Europea si attestano all’incirca una sessantina di lingue regionali e


minoritarie, di cui cinque sono riconosciute come lingue semiufficiali. Le lingue minoritarie
possono essere divise in 3 macro gruppi:

1. Lingue specifiche di una regione all’interno di uno stato membro (non dominanti in
nessuno stato UE; ad esempio basco, bretone, sardo o catalano);
2. Lingue di una minoranza della popolazione in uno stato UE (ma ufficiali in altri stati UE;
ad esempio il tedesco e il francese nel nord Italia);
3. Lingue non legate ad un territorio specifico (per esempio il romanì, la lingua parlata dai
Rom e l’ebraico).

La Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie rappresenta la fonte principale di tutela
delle lingue meno diffuse ed a rischio di estinzione: il Consiglio d’Europa si impegna quindi a
proteggere le minoranze nazionali. Una lingua a rischio di estinzione è una lingua parlata da
così poche persone che potrebbe sparire in una generazione.

La Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie è un documento firmato a Strasburgo il


5 novembre 1992 ed entrato in vigore il 1° marzo 1998.

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La peculiarità di questo documento risiede nel considerare la diversità linguistica come un
bene assoluto: le lingue minoritarie e regionali vengono ritenute una parte molto importante del
patrimonio culturale europeo, che è bene tutelare. L’Europa stessa si fonda infatti sulla
diversità culturale, come viene espresso nel celebre motto dell’Unione europea, “Uniti nella
diversità”.

Anche le lingue dei segni sono importanti per le politiche linguistiche dell’Unione Europea: con
una risoluzione del 23 novembre 2016, il Parlamento Europeo ha indicato che i cittadini sordi,
sordociechi e ipoudenti devono poter avere accesso alle comunicazioni tramite l’intervento di
interpreti, di sottotitolazione o di altri tipi di conversioni del parlato.

Tramite una risoluzione dell’11 novembre 2013, Il Parlamento Europeo ha invitato i governi
regionali e locali insieme alla Commissione a stabilire azioni specifiche per garantire sostegno
a quelle comunità, linguistiche ed etniche, in via di estinzione. Sono infatti gli stessi stati
membri che hanno l’esclusivo diritto di riconoscere o definire le minoranze nazionali all’interno
dei loro confini.

In Italia, per esempio, ci sono dodici minoranze linguistiche riconosciute (e tutelate dalla
legge):
albanese, catalano, lingue germaniche, greco, croato, francese, franco – provenzale, friulano,
ladino, occitano, sardo e sloveno. Queste minoranze linguistiche presenti nel territorio italiano
derivano dallo stanziamento, nel corso della storia, di comunità minoritarie.

Oggi principalmente troviamo queste comunità di lingua minoritaria nelle regioni di confine
(germanofoni, ladini, sloveni), in regioni specifiche (Sardegna e Friuli Venezia Giulia) ed
alcune disperse in tutto il territorio italiano (albanesi, greci, franco-provenzali, catalani, croati,
occitani).

Problemi del multilinguismo

Malgrado l’impegno da parte dell’Unione Europea nel promuovere politiche di parità e tutela
per il multilinguismo, sussistono alcuni problemi di materia linguistica.

La promozione di una diversità linguistica coinvolge questioni legate al sociale, quali inclusione
e diritti umani. Tuttavia, l’apprendimento linguistico è condizionato da alcuni fattori prioritari,
come la mobilità lavorativa e le leggi del mercato.

Lingue come l’inglese, lingua degli scambi commerciali internazionali, sono molto più studiate
rispetto a lingue come il lituano (si è liberi di studiare entrambe ovviamente, ma poi si va
incontro a opportunità lavorative differenti).

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Ci sarà sempre una lingua più diffusa delle altre e questo rappresenta un ostacolo per il
multilinguismo.

Un’altra sfida che il multilinguismo affronta è la diversificazione eccessiva del mercato: le


politiche linguistiche dell’Unione Europea sono volte ad eliminare gli sforzi degli operatori
culturali per raggiungere un pubblico così multiforme.

Inoltre, dal punto di vista economico, secondo i dati che emergono dalla relazione ELAN
(pubblicata dalla Commissione nel febbraio 2007) l’11% delle PMI campione ha dichiarato di
avere subito delle perdite come conseguenza diretta di mancate competenze linguistiche e
interculturali. Secondo questa relazione, qualora le lingue fossero usate in maniera strategica
ci sarebbe un potenziale miglioramento delle esportazioni delle PMI.

Immigrazione ed integrazione

Il multilinguismo è anche uno strumento per migliorare la situazione di milioni di immigrati in


Europa e far sì che si integrino in ambito lavorativo. Per il buon funzionamento del sistema la
condizione preliminare è un sostegno efficace per aiutare gli immigrati ad imparare
rapidamente la lingua del paese che li ospita. Una migliore comunicazione tra i lavoratori
aumenta l’efficienza, la qualità e la sicurezza, parametri chiave del settore della produzione.

Le competenze linguistiche dei lavoratori migranti possono inoltre essere molto utili alle
aziende, se vengono utilizzate in maniera proattiva. Questo tipo di dipendenti è molto valido,
sia come mediatore culturale, che come risorsa per le vendite.

Queste politiche particolari per l’integrazione dei dipendenti presenta inoltre riscontri positivi
anche nell’ambito sociale.

Il programma Europa Creativa

Il programma Europa Creativa sostiene i settori culturali e creativi (per il 2014-2020) e fra i
suoi obbiettivi principali rientra la tutela del patrimonio linguistico europeo, ricco e diversificato.
Questo programma garantisce crescita ed occupazione, aiutando i settori culturali e creativi a
raggiungere il loro potenziale economico, aggiungendo posti di lavoro e cogliendo le offerte
dell’era digitale.

Europa Creativa è un programma accessibile non solo ai paesi membri ma anche ai paesi di
associazione europea di libero scambio, ai paesi candidati all’entrata nell’UE e ai paesi
interessati dalla politica di vicinato.

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Oltre a rafforzare i settori culturali e creativi dell’UE, questo programma si occupa di
promozione della diversità culturale e linguistica europea, sostenendo la politica
transnazionale per favorire lo sviluppo di pubblico, di politiche, di nuovi modelli imprenditoriali
e promuovendo la mobilità transnazionale degli operatori.

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Bibliografia  :

 http://www.sudineuropa.net/multilinguismo---la-strategia-europea-per-integrare-le-diversita.html

 https://www.unilibro.it/libro/pusillo-edoardo/il-multilinguismo-nell-unione-europea/9788875443047

 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex:52008DC0566

 http://www.lavplu.eu/central/bibliografie/annali_45_2008.pdf

 https://ec.europa.eu/education/policies/multilingualism/about-multilingualism-policy_it

 https://www.newnotizie.it/2013/04/10/lingue-come-parla-leuropa-il-multilinguismo-europeo-perche-

cosa-come/

 http://www.programmallp.it/lkmw_file/LLP/in_evidenza/barcellona2002.pdf

 https://www.miur.gov.it/lingue-di-minoranza-in-italia

 https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-8-2015-005190_IT.html

 https://www.europarl.europa.eu/about-parliament/it/organisation-and-rules/multilingualism

 https://europa.eu/european-union/about-eu/eu-languages_it

 https://www.researchgate.net/publication/

308793554_La_gestione_del_multilinguismo_nell'Unione_Europea

 http://www.silviacosta.it/wp-content/uploads/2015/12/Multilinguismo-UE-con-prefazione-

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 https://www.tesionline.it/tesi/brano/vantaggi-e-svantaggi-della-politica-del-multilinguismo/25932

 https://www.multilinguismoverona.eu/wp-content/uploads/2019/09/Lingue_Europa-1.pdf

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