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IMMENSA AEQUORA
Workshop
Ricerche archeologiche, archeometriche e informatiche
per la ricostruzione dell’economia e dei commerci
nel bacino occidentale del Mediterraneo
(metà IV sec. a.C. - I sec. d.C.)

Atti del convegno


Roma 24-26 gennaio 2011

a cura di
Gloria Olcese
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Volume inanziato grazie ai fondi del MIUR, Progeto FIRB 2005-2011 RBNE03KWMF
“Ricostruire i commerci nel Mediterraneo in epoca ellenistica e romana
atraverso nuovi approcci scientiici e tecnologici”

Dipartimento di Scienze dell’Antichità


“Sapienza” – Università di Roma

Ideazione e coordinamento scientiico


Gloria Olcese - www.immensaaequora.com

Redazione scientiica
Ilaria Manzini

Progeto di copertina
Gloria Olcese, Emanuele Gabellini

In copertina
Mare di Ischia (fotograia di Andreas Hiener)

Ove possibile sono stati richiesti i permessi di riproduzioni di foto e disegni, si resta comunque a disposizione di eventuali
detentori dei diriti che non è stato possibile contatare

ISSN 2240-9831

ISBN 978-88-7140-540-7

© Roma 2013, Edizioni Quasar di Severino Tognon srl


via Ajaccio 43 - 00198 Roma, tel. 0685358444 fax 0685833591
e-mail: qn@edizioniquasar.it – www.edizioniquasar.it
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IMMENSA AEQUORA
Workshop
Ricerche archeologiche, archeometriche e informatiche
per la ricostruzione dell’economia e dei commerci
nel bacino occidentale del Mediterraneo
(metà IV sec. a.C. - I sec. d.C.)

Ati del convegno


Roma 24-26 gennaio 2011

a cura di
Gloria Olcese

Immensa Aequora 3

Edizioni Quasar
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Nota preliminare sulla necropoli di Località Piscinola

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a Lauro di Sessa Aurunca (CE)
Angela De Filippis*, Angelo Mazzocchi*, Maria Grazia Ruggi d’Aragona**1
* Ricercatore indipendente; ** Soprintendenza per i Beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta

his paper presents the irst results of the analysis of the funerary sets, found during the of archaeological investigations
carried out in the territory of Sessa Aurunca (CE), at Piscinola site, West of the ancient Suessa Aurunca. he necropolis
has graves dating rom the late ith and early third century B.C., which ofer new and interesting ideas for research, not
only on potery production and on the presence and commerce of graeco-italic amphoras, but also on social, economic
and political dynamics, in a time of profound and traumatic changes, marking the Roman conquest of Southern Italy.

keywords: Suessa Aurunca, Aurunci, necropolis, roman conquest of Southern Italy, Graeco-italic amphoras,
northern Campania.

Le indagini archeologiche, che hanno portato al rinvenimento della necropoli di località Piscinola, sono state
condote fra il 2003 e il 2006 nel territorio di Sessa Aurunca (Fig. 1) ad W dell’atuale centro urbano, lungo la
fascia pedemontana posta tra il massiccio del Roccamonina e la sponda Sud del Garigliano2. Si trata di un’area
caraterizzata da terrazzamenti, ancora oggi intensamente coltivati e digradanti verso la pianura costiera, laddove
in antico correva il tracciato della via Appia, non lontano dalle colonie romane di Sinuessa e Minturnae. Le inda-
gini archeologiche benché fortemente condizionate, nella localizzazione e nella estensione, dalla natura e dalle
carateristiche delle opere da realizzare, hanno tutavia consentito di esaminare una porzione suicientemente
estesa della necropoli, tanto da fornire elementi utili a formulare ipotesi di ricerca più ampie.
Le sepolture si dispongono su almeno tre terrazzamenti (Fig. 2), orientati E-W e digradanti verso Nord, dove un
piccolo corso d’acqua a caratere stagionale interrompe il pendio. L’esplorazione archeologica ha permesso l’in-
dividuazione di 59 tombe (Fig. 3) che rispetano rigidamente un comune orientamento E-W dell’asse maggiore,
disposte parallelamente l’una all’altra ed estremamente addensate, sopratuto nel setore Sud. Trato distintivo
e costante del costume funerario è la presenza del corredo ceramico all’esterno della fossa o della cassa, gene-
ralmente posto in prossimità del lato Sud della sepoltura stessa, condizione questa che ha spesso compromesso
fortemente la conservazione degli oggeti (Fig. 4)3.
I contesti rinvenuti4 hanno oferto lo spaccato cronologico della necropoli, oltre che un quadro delle produzioni
ceramiche rappresentate all’interno dei corredi. La loro composizione, anche se condizionata dalla disponibi-
lità oferta dalle produzioni locali, manifesta una serie di mutamenti rappresentati dall’acquisizione di modelli
culturali diversi, nonché alcuni fenomeni di conservazione, che assumono una notevole rilevanza nella letura
della necropoli stessa e nel quadro più generale delle considerazioni di caratere storico-archeologico che ne
conseguono.
Il nucleo delle sepolture più antiche, databili tra la ine del V e i primi decenni del IV secolo a.C., sembra loca-
lizzarsi nel setore Sud dell’area; si trata di tombe a fossa terragna, scavate nel banco naturale tufaceo, talvolta
con una copertura piana costituita da sotili lastre di tufo grigio. Il corredo di queste sepolture è caraterizzato
dalla presenza dell’olla, spesso replicata in più esemplari, alla quale si associa il repertorio di ceramica a vernice
nera di produzione locale. L’olla rappresentata in questi corredi è quasi costantemente del c.d. tipo “a bombarda”,
elemento costituisce un indicatore culturale speciico in contesti di necropoli e abitato della Campania Seten-
trionale dal VII al IV secolo a.C. senza sostanziali mutamenti ed evoluzioni morfologiche5.
Tra i vasi a vernice nera, di produzione locale, ricorrono costantemente lo skyphos con vasca a proilo troncoconi-
co, e la coppa con labbro verniciato, ingrossato e aggetante, vasca a proilo curvilineo continuo, decorata con una
fascia a vernice nera sulla supericie esterna. Si trata, nel complesso, di insiemi costituiti da un numero piutosto
ridoto di oggeti e di forme, sostanzialmente ripetitivi e ricorrenti.
A questo gruppo di sepolture si riferisce anche la Tomba 63 (Fig. 4), il cui corredo costituisce al momento un uni-
cum in tuta la necropoli6. Questo è composto da una coppa tipo “bolsal”7, una coppa monoansata8, una coppeta
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Fig. 1: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: stralcio I.G.M. Fig. 2: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: panoramica da
1:25.000 con posizionamento del sito. Sud.

Fig. 3: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: planimetria generale, elaborazione graica E. Valleta.
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Nota preliminare sulla necropoli di Località Piscinola a Lauro di Sessa Aurunca (CE) 191

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a proilo concavo-convesso9, un’altra piccola coppa a vasca emisferica, tute forme a vernice nera di produzione

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locale. A queste si associano una olpeta a vernice nera parziale, un’olla acroma e un anfora di impasto nero lustra-
to, riconducibile chiaramente alle produzioni ceramiche della civiltà della media valle del Liri10 (Fig. 5). L’anfora,
databile non oltre la seconda metà del VI secolo a.C., non è cronologicamente compatibile con gli altri elementi
del corredo, rispeto ai quali sembra rappresentare una sorta di “relito”, un elemento fortemente connotato, testi-
mone di un patrimonio culturale cui le popolazioni di questo territorio restano fortemente radicate anche in una
fase storica di profondi e rapidi mutamenti, secondo un modello di “luogo di accantonamento e conservazione”
che è stato atribuito a questo comparto territoriale da E. Lepore11.
Diverso il quadro oferto dalle sepolture di pieno e avanzato IV secolo. Le tombe di questa fase sono rappresenta-
te dal tipo a cassa di tufo con coperture piana o a doppio spiovente, spesso decorata da cornici interne modanate
(Fig. 6) e da motivi lineari sulla supericie dei timpani delle testate, secondo uno schema che risulta ben noto
nelle grandi necropoli coeve di Teanum Sidicinum e di Cales12.
Di un certo interesse è il dato che si ricava dal gruppo delle tombe con grande cassa litica e copertura a doppio
spiovente. A queste risulta associato un corredo, sempre deposto all’esterno della cassa (Fig. 7), il cui elemento
caraterizzante è l’anfora vinaria13, associata al cratere a campana, a vernice nera o igurato e alle altre forme del
servizio potorio, rappresentato tutavia in una forma estremamente ridota. Le anfore presenti sono riconducibili
essenzialmente alla produzione delle greco italiche, di tipo IV e V14.
Il tipo IV compare sia nella sua variante più piccola e slanciata (Fig. 8; Tomba 59), che in quella presente negli
esemplari del relito F di Filicudi15 (Fig. 9; Tomba 88). Appare più che evidente l’associazione streta, all’interno
del corredo funerario, dell’anfora con il cratere, che nel caso della Tomba 59 si presenta in una variante adotata
in maniera quasi esclusiva in una produzione a igure rosse sovraddipinte della ine del IV secolo a.C, riferibile
alla Campania setentrionale interna16.
Ad una oicina sidicina è riferibile il piccolo cratere igurato della Tomba 70 (Fig. 10), opera del Pitore di Vi-
tulazio. I trati distintivi della sua produzione sono ben riconoscibili nelle teste femminili realizzate a semplice
contorno nero su un fondo di argilla molto chiara, generalmente riprodote senza variazioni sostanziali, su crateri
a campana di piccole dimensioni. L’incidenza dei vasi atribuiti a questa oicina è piutosto rilevante sia negli
scarichi dei santuari che nelle necropoli di Teanum, ma essi sembrano avere un certa difusione territoriale, che
coinvolge sia l’area di Cales che il territorio di Suessa, sul inire del IV e i primi anni del III secolo a.C.17 Partico-
larmente monumentale risulta il contesto della Tomba 5718 (Fig. 11), nel quale all’anfora risulta associato un
grande cratere a campana, a vernice nera, con il labbro decorato da un motivo ad onda corrente, che al momento
costituisce un esemplare unico all’interno della necropoli. Non mancano le consuete forme del servizio potorio,
rappresentate da due coppe, una kylix e una piccola olpe-atingitoio a vernice nera.
La stessa associazione dell’anfora vinaria al cratere si ritrova in un altro gruppo di sepolture che scelgono la greco
italica di tipo V19. A questo raggruppamento si riferiscono la Tomba 83 (Fig. 12) e la Tomba 11020 (Fig. 13) dove
però il cratere, al quale si accompagna il consueto servizio per bere, si presenta in una dimensione quasi minia-
turistica, a sotolinearne la necessità imprescindibile, anche se in una elaborazione quasi simbolica. Fa eccezione
al modello anfora-cratere la Tomba 77, il cui corredo presenta una greco italica di tipo V, ma non il cratere che
sembra sostituito da una piccola pelike a vernice nera (Fig. 14).
Le anfore di tipo greco italico sono sicuramente le più atestate all’interno della necropoli, ma non mancano tut-
tavia esemplari riferibili ad altre produzioni, provenienti dall’area del Mediterraneo o da oicine locali. A questo
proposito vale fare una notazione relativamente al corredo della Tomba 86 (Fig. 15) in cui compare un’anfora del
tipo Corinzia A´21, associata ancora ad un piccolo cratere dell’oicina del Pitore di Vitulazio, quest’ultimo rea-
lizzazione estremamente corsiva della produzione di questo atelier, e dal consueto servizio di forme per mescere
e bere. Ad una produzione locale sembrerebbero invece atribuibili le due anfore a fondo piato della Tomba 100
(Figg. 18-20), che non trovano repliche all’interno della necropoli e che, ad un esame macroscopico delle argille,
sembrerebbero del tuto simili agli esemplari di greco italiche presenti nei corredi.
Un caso a parte è rappresentato dalla Tomba 84 (Fig. 16), il cui corredo propone l’associazione anfora-cratere,
utilizzando invece che la greco italica, una neck-amphora a igure rosse, atribuibile ad una oicina cumana22,
una delle pochissime atestazioni di ceramica a igure rosse all’interno dei contesti della necropoli, insieme alla
lekythos del corredo della Tomba 78 anch’essa atribuibile alla produzione igurata cumana, e parte di un contesto
che contiene l’anfora greco italica tipo V e il cratere a campana (Fig. 17).
Un’ultima considerazione è rivolta all’individuazione delle aree di provenienza di alcuni degli oggeti presenti nei
corredi: sembra di poter afermare che, oltre a centri di produzione locale sicuramente ativi e ben rappresentati
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Fig. 4: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 63, corredo. Fig. 5: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola:
Tomba 63, anforisco di impasto, elaborazione graica
E. Valleta.

Fig. 7: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 83.

Fig. 6: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola:


Tomba 57, interno della cassa.

nel repertorio ceramico della necropoli, con tuta probabilità parte dei prodoti a vernice nera proviene dalle of-
icine teanesi, che riforniscono la necropoli di Piscinola anche della ceramica igurata prodota dagli ateliers della
ine del IV secolo a.C. Non mancano, come già deto, anche acquisizioni dalle oicine ceramiche di Cuma, che
tutavia sembrano rappresentare un bacino di rifornimento estremamente limitato.
Molto più complessa la problematica dei centri di produzione delle anfore greco italiche così ben documentate
nei corredi di Piscinola, anche se un recente studio, basato sull’analisi archeometrica di campioni di argilla dei
contenitori provenienti dalla necropoli, ha dimostrato che gli impasti sono del tuto diversi da quelli ben identii-
cati per le produzioni campane di Ischia e del Golfo di Napoli23. La prosecuzione delle analisi mineralogiche delle
argille, condote non solo sulle anfore ma, in maniera incrociata, anche sulle produzioni ceramiche associate in
contesto, potrebbero porre punti fermi in questo senso, fornendo ulteriori ed importanti dati sia per l’individua-
zione delle aree di provenienza, sia per la deinizione dei circuiti commerciali di distribuzione di questi prodoti
nel breve e medio raggio (Campania) e nel bacino del Mediterraneo.
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Fig. 8: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 59, Fig. 9: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 88, corredo.
corredo.

Fig. 10: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 70 Fig. 11: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 57, anfora e
corredo. cratere.

Fig. 12: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Fig. 13: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc.
Piscinola: Tomba 83, anfora. Piscinola: Tomba 110, anfora.
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Fig. 14: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 77, Fig. 15: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 86, corredo.
corredo.

Fig. 16: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 84, Fig. 17: Sessa Aurunca (CE), necropoli, loc. Piscinola: Tomba 78, corredo.
corredo.

Fig. 18: Sessa Aurunca (CE), necropoli, Fig. 19: Sessa Aurunca (CE), necropoli, Fig. 20: Sessa Aurunca (CE), necropoli,
loc. Piscinola: Tomba 100, anfora. loc. Piscinola: Tomba 100, anfora, elabo- loc. Piscinola: Tomba 100, anfora, elabo-
razione graica E. Valleta. razione graica E. Valleta.
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Il quadro culturale che emerge da questa prima e del tuto preliminare disamina dei contesti della necropoli di

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Piscinola assume ulteriore signiicato se posto in relazione alle complesse vicende storiche che segnano questo
territorio e le popolazioni che lo abitano per tuto il IV secolo a.C. La storia degli Aurunci24 appare segnata dal
conlito con Roma già agli inizi del V secolo, quando si ha notizia di un atacco a Roma nella regione dei colli
Albani25, in un setore che probabilmente doveva trovarsi al margine setentrionale dei territori in loro possesso
a quell’epoca26. Le fonti storiche non forniscono notizie detagliate sulla storia successiva di questa popolazione,
ma appare assai probabile che alla metà del IV secolo a.C. il territorio degli Aurunci si sia notevolmente ridoto
rispeto a quello indicato dalle fonti per i periodi precedenti, tanto da essere ormai circoscrito alla zona del con-
ine campano-laziale con il Latium Adiectum.
Il IV secolo segna sicuramente la fase cruciale nella storia di quest’area e di queste popolazioni. È il momento
dei grandi conliti nei quali Roma dà corso alla politica di espansione che la vede proietata ormai in maniera
irreversibile verso l’Italia meridionale. In questo quadro caraterizzato da un generale clima di inquietudine, gli
Aurunci compaiono nel giro di pochi anni, alla ine della guerra tra Roma e i Volsci nel 346, e successivamente
nella Guerra Latina a seguito della quale, nel 338, si sotometono a Roma. In questo modo consentono, di fato,
l’inizio dell’espansione romana, concretizzatasi oltre che con l’acquisizione nel 340 del territorio a Nord del Vol-
tuno, divenuto Ager Falernus, anche con la fondazione della colonia latina di Cales nel 334 a C. Piutosto confusi
sono gli eventi che seguono la sconita del 338; tra questi è riportata la notizia, l’anno successivo, di un atacco
dei Sidicini agli Aurunci, con il conseguente saccheggio del territorio e la distruzione di un oppidum27, ma è solo
nel 314 che questi ultimi subiscono la disfata e conoscono di fato l’annientamento delle loro struture socio po-
litiche da parte dei Romani con la conisca delle terre, divenute nel 314 a.C. ager populi Romani, e la fondazione
della colonia di dirito latino di Suessa nel 313.
Diicile dire se e quanto il fenomeno di aggregazione urbana degli Aurunci sia stato una realtà alla ine del IV
secolo anche perché i dati archeologici in tuto il bacino del Garigliano non forniscono elementi utili a stabilire
l’esistenza di centri urbani organizzati prima della colonizzazione romana. L’ipotesi più probabile e quella mag-
giormente sostenuta in studi recenti è che gli insediamenti della fase preromana siano riconducibili essenzial-
mente a piccoli villaggi o fatorie, le cui tracce sono state rinvenute distribuite in maniera irregolare su tuto il
territorio preso in esame28. È plausibile ritenere che a seguito delle vicende determinate dalla conquista romana,
la popolazione aurunca fece ritorno ai villaggi e alle fatorie di origine, in quelle terre che non erano state com-
prese nelle prime assegnazioni del 313 a.C., ridando vita ad una forma di popolamento che non ha soluzione di
continuità con la fase precedente e che sembra durare almeno un cinquantennio, prima della totale assimilazione
nelle nuove struture territoriali.
La necropoli di località Piscinola può fornire alcuni elementi utili a deinire la isionomia di una delle piccole
comunità insediate sul territorio, nel momento in cui si passa da una condizione di relativa tranquillità ad una
di trasformazioni e conliti, dovuti al contato con sistemi politici e culturali diversi. L’immagine che si coglie è
quella di una comunità a caratere rurale, relativamente chiusa e in parte legata, almeno nella fase di uso iniziale
della necropoli, vale a dire agli inizi del IV secolo a.C., ad un repertorio ceramico connesso alle tradizioni più an-
tiche di questo territorio, rispondente a modelli culturali piutosto conservativi. Il costume funerario che prevede
la deposizione esterna del corredo è uno di quei carateri di conservazione che viene mantenuto ino all’ultima
fase d’uso della necropoli stessa e che costituisce un forte denominatore culturale di appartenenza29.
Un quadro parzialmente mutato è quello che si evince dall’analisi delle sepolture della seconda metà del IV seco-
lo a.C. La comunità che emerge dai contesti funerari presenta ancora caratere fortemente locale, ma manifesta
con chiarezza l’acquisizione di modelli culturali nuovi, quali la conoscenza del simposio con il conseguente uso
e consumo del vino, secondo un modello che si difonde con una certa ampiezza nelle aree vicine30. L’acquisizio-
ne di alcuni prodoti ceramici provenienti da oicine campane particolarmente iorenti a partire dalla seconda
metà del IV secolo a.C., quali ad esempio quelle cumane, testimonia oltre che la difusione di questi prodoti su
larga scala territoriale, anche una certa loridezza di questa comunità ed una sua accresciuta capacità economica.
Questa condizione tutavia non produce un cambiamento decisivo nella scelta del corredo, che resta legato ad
un repertorio di forme nel complesso piutosto modesto e che si pone sostanzialmente in continuità con la fase
precedente.
L’arco cronologico di vita del sito, così come emerge da questa prima disamina, evidenzia un periodo d’uso della
necropoli di circa un secolo. Siamo in un momento cruciale, come già deto, per la storia di questo territorio,
segnato dalle vicende storiche che coinvolgono prima gli equilibri delle etnie stanziate tra Lazio meridionale e
Campania Setentrionale e successivamente gli accadimenti connessi con l’avanzata romana. Le sepolture più
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tarde si collocano cronologicamente proprio tra gli ultimi anni del IV e gli inizi del III secolo a.C., in quella fase

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nella quale, a seguito della disfata degli Aurunci, si atua la conisca delle terre e la fondazione della colonia. L’u-
so della necropoli ino ai primi anni del III secolo a.C. potrebbe essere messo in relazione con una preesistente
organizzazione socio-territoriale, in forza della quale, pure a seguito delle tormentate vicende che segnarono il
destino di queste popolazioni, piccoli gruppi fecero ritorno alle aree di origine. In questa ultima fase, queste pic-
cole comunità non rinunciano tutavia, almeno nel rituale funerario, all’afermazione della propria identità etnica
e culturale, continuando ad adotare il costume funerario delle fasi precedenti ed utilizzando senza soluzione di
continuità le stesse aree di sepoltura. Si potrebbe inoltre considerare una ulteriore e nuova afermazione identi-
taria, intesa come acquisizione ed adozione di modelli culturali di tipo greco, anche l’utilizzo dell’anfora vinaria,
del cratere e del servizio potorio all’interno dei corredi funerari di una comunità, che grazie al suo profondo
legame con il territorio riesce a resistere ancora, almeno un ventennio, all’inesorabile riconigurazione politica
sociale ed economica prodota dalla conquista romana.
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NOTE 2000; Renda 2004. Atestazioni anche in comparti più meridio-

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nali e da contesti rurali o di abitato in Mazzocchi 2011, p. 54,
nota 13; Giampaola et al.1997, pp. 232-234.
1
Un sentito ringraziamento va al Prof. Fausto Zevi ed alla Dot.
ssa Valeria Sampaolo, che dal 2003 al 2005 si sono avvicendati
6
La tomba, rinvenuta nel setore Sud della necropoli, presenta-
alla Direzione della Soprintendenza ai Beni Archeologici della va una semplice fossa terragna coperta da due lastre di tufo gri-
province di Napoli e Caserta. Un altretanto sentito ringrazia- gio di spessore piutosto ridoto, simulanti una copertura a dop-
mento va alla Prof.ssa Gloria Olcese, che con cortesia ed entu- pio spiovente. Il corredo era posto in una piccola nicchia ricavata
siasmo ci ha invitato a partecipare ai lavori ed ha incoraggiato nell’angolo SW, all’esterno della fossa.
questo contributo. 7
Agorà XII, pp. 107-108, tavv. 24,53, igg. 6,12; la forma rag-
2
I lavori di indagine archeologica rientrano nel più ampio piano giunge la sua massima difusione nel terzo quarto del V sec. a.C.
di interventi previsto per la realizzazione della rete di adduzione in Atica e vive un notevole successo per tuto il secolo; diventa
dell’impianto irriguo agricolo, ad opera del Consorzio Aurun- più rara nel IV, quando tutavia la produzione continua in manie-
co di Boniica. Le atività di controllo e assistenza archeologica, ra più ridota almeno ino alla ine del secolo. L’esemplare della
efetuate dal 2003 al 2006, hanno portato al rinvenimento non tomba 73 sembra corrispondere alle elaborazioni realizzate dalla
solo della necropoli oggeto di questo contributo, ma di altri im- ine del V, con un piede che presenta una curva continua dalla
parte inferiore a quella superiore, l’orlo lievemente estrolesso
portanti contesti distribuiti lungo un arco cronologico che va dal
sul quale si impostano le anse, a ferro di cavallo, appena rivolte
IV sec. a.C. ino ad epoca romana imperiale. Si trata di scarichi
verso l’alto. Il tipo trova una elaborazione anche nelle produzio-
di materiali ceramici per le fasi più antiche e di struture relative
ni a vernice nera dell’Italia meridionale, dove compare nella se-
a piccoli ediici rustici databili già a partire dal II sec. a.C. L’evi-
conda metà o alla ine del V secolo. Le atestazioni più numerose
denza più cospicua è sicuramente costituita da un lungo trato di
tutavia si registrano nel corso del IV; cfr. Morel 1981, tipo 4122.
acquedoto rinvenuto in località Lauro di Sessa Aurunca, databi-
le con tuta probabilità al I sec. d.C., al quale si sovrappone una
8
Cfr. Agorà XII, pp. 126-127, tavv. 30-31, ig. 8; questa coppa
necropoli costituita da 54 sepolture distribuite lungo un arco monoansata a vernice nera si aferma nelle produzioni atiche, a
cronologico che va dalla ine del I al III sec. d.C. partire dal secondo quarto del V secolo a.C. e perdura sino alla
ine del IV. Le elaborazioni più tarde della forma presentano
3
L’uso di deporre il corredo ceramico all’esterno della cassa,
una vasca a proilo con doppia curva ed anse a ferro di cavallo,
lungo uno dei margini della fossa, sembra uno dei carateri spe-
carateri questi che compaiono nelle produzioni a vernice nera
ciici della necropoli.
dell’Italia meridionale; Morel 1981, tipo 6213. Una coppeta
4
Lo studio dell’intero contesto di scavo è atualmente in corso; monoansata dello stesso tipo di quella della Tomba 63 è presen-
i dati qui forniti costituiscono una prima e generale sintesi delle te all’interno della Tomba 5 di Teano, Setequerce, in un conte-
carateristiche della necropoli e delle indicazioni culturali in essa sto datato tra la ine del V e gli inizi del IV sec. a.C.; Sirano 2005.
contenute. Il sito, del tuto ignoto prima del suo fortuito rinveni- 9
Cfr. Agorà XII, pp. 130-131, tav. 32, ig. 8. L’esemplare della
mento, non è stato fortunatamente oggeto di scavi clandestini; tomba 63 è confrontabile con la variante del tipo a vasca poco
ciò ha permesso di recuperare contesti integri, non manomessi profonda. La forma, introdota nel repertorio vascolare atico
nemmeno dai lavori agricoli, essendo buona parte dei terrazza- nel secondo quarto del V, conosce la massima difusione alla ine
menti interessati dalla necropoli, del tuto incolti. Una notizia del secolo, per scomparire prima della metà del IV, momento
preliminare relativa al rinvenimento in Nava 2005, pp. 604-605, in cui diviene più larga, più bassa e con pareti più sotili. Il tipo
tav. IV.1. compare fra i materiali ceramici del deposito del santuario della
5
Olle di questo tipo sono presenti, senza alcuna diferenziazio- Marica di Minturnae; cfr. Mingazzini 1938, p. 895, tav. XXXVII,
ne, in contesti di abitato, di necropoli e di santuari; esse fanno 6, dove sembra atestata tutavia in pochi esemplari. La forma
parte di un repertorio ceramico che conserva una straordinaria viene ripresa, con una certa sempliicazione del proilo, anche
continuità, motivata probabilmente, oltre che dalla funzionalità nella produzione a vernice nera dell’Italia meridionale, nella se-
della forma, anche e sopratuto dal valore culturale che questo conda metà del IV secolo a.C.; cfr. Morel 1981, tipo 2433.
tipo di vaso assume in questa area geograica. Essa rientra in quel 10
L’anforisco costituisce un unicum all’interno della necropoli,
repertorio di forme tipiche “della civiltà del Liri”, associate nelle la cui collocazione cronologica, tra la ine del V e il IV sec. a.C.,
fasi più antiche ai contesti contenenti vasi del cosiddeto buc- non è evidentemente compatibile con la circolazione di prodoti
chero rosso, e poi variamente riproposta in associazione a classi di impasto atestati tra il VII e il VI sec.a.C. L’anfora analoga ad un
ceramiche di epoche successive. Per le atestazioni in territorio altro esemplare proveniente da un corredo funerario della necro-
aurunco e per un inquadramento della classe: Talamo 1987, pp. poli in località Ponte Ronaco di Sessa Aurunca, corrispondente
115-116. L’“olla a bombarda” sembra assumere una connotazio- al tipo Talamo D, è del tuto carateristica della cultura della me-
ne di appartenenza culturale e forse etnica, tanto da essere pre- dia valle del Liri. Essa è atestata, oltre che in siti del Lazio meri-
sente in corredi funerari costituiti da oggeti di pregio, all’inter- dionale, anche in alcuni contesti della Campania setentrionale
no dei quali esse igurano come dei “markers” di identiicazione ma trova, al momento, solo sporadiche atestazioni nel territorio
anche da parte di individui che sembrano aver acquisito piena- di Sessa Aurunca; Talamo 1987, p. 53, n. 3; p. 87, n. 61; p. 136,
mente modelli culturali di tipo greco, legati all’uso e al consumo con un ampia bibliograia e siti di atestazione; lo stesso contesto
del vino. Per le atestazioni a Teanum Sidicinum: cfr. Sirano 2008, anche in Villucci 1982. L’esemplare della Tomba 63 trova inoltre
p. 46; Sirano 2005, p. 432. Più di recente, per un contesto analo- confronti tipologici stringenti con un’anfora dal deposito votivo
go a quello della necropoli di Setequerce a Teano e proveniente del santuario della Marica a Minturnae, dove, all’interno della
da Riardo, loc. Palazzone: De Filippis, Passaro 2011, p. 523. Per classe ceramica di “impasto marrone accuratamente ingubbiato di
la difusione della classe nella Campania setentrionale tra il VII nero”, datata alla seconda metà VII-prima metà VI sec. a.C., viene
e il VI sec.a.C.: Sirano 2005a; De Filippis 2004; Johannowsky segnalata tutavia la sua possibile derivazione da una variante più
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198 Angela De Filippis, Angelo Mazzocchi, Maria Grazia Ruggi d’Aragona

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antica, con collo più sviluppato e corpo piutosto schiacciato; e degli elementi a sostegno dell’atribuzione di questi prodoti

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cfr. Mingazzini 1938, p. 864, tav. XXX, 8. ad un atelier ativo nel territorio di Teanum verso la ine del IV e i
11
Questo setore della Campania setentrionale sembra conser- gli inizi del III sec. a.C. cfr. De Filippis 2007, pp. 133-137.
vare traccia profonda del più antico popolamento costituendo 18
La cassa, con copertura a doppio spiovente, presenta all’in-
una zona marginale capace di conservare le più antiche tradi- terno una cornice su due registri e i timpani delle testate decorati
zioni etniche e culturali; Lepore 1976-1977. In questa otica è da modanature.
stata sotolineata inoltre l’azione uniicatrice della valle del Liri, 19
Vandermersch 1994, pp. 76-78; Olcese 2010.
sopratuto nella sua parte inferiore, punto in cui essa svolge una 20
La Tomba 110 fa parte di un piccolo gruppo di sepolture,
funzione di polo di atrazione di popolazioni e costituisce l’ele-
ben distinto dal punto di vista delle carateristiche costrutive.
mento topograico portante del territorio degli Ausoni-Aurunci,
Si trata di tombe a fossa retangolare, simulante la cassa, scavate
che ne occupano le due sponde; Coarelli 1993.
nel banco tufaceo aiorante, che presentano sul lato N un ricet-
12
Per Teano si veda: Gabrici 1910, Tocco 1981, Sirano 2005. tacolo a pianta quadrangolare, sulla cui fronte è posto in un caso
Per la necropoli di Cales: Passaro 2004, con bibliograia prece- una colonnina tuscanica priva di capitello (Tomba 109) nell’al-
dente. tro una colonnina dello stesso tipo ma con capitello a volute,
13
Un altro piccolo gruppo di anfore greco italiche, del tipo II e estremamente stilizzato (Tomba 98). A questo piccolo insieme
IV, associate anche ad un esemplase di Corinzia A, è presente in appartiene anche la tomba 110, che presenta un semplice ricet-
corredi funerari provenienti dalla necropoli di Masseria Mona- tacolo retangolare, all’interno del quale era deposto parte del
ci a Presenzano (CE); il sepolcreto, databile tra la ine del VI e corredo, mentre l’anfora era collocata ai piedi dell’inumato. Si
gli inizi del IV sec. a.C. è costituito da tombe scavate nel banco trata di una tipologia di tomba che, pur in una versione sempli-
tufaceo disposte itamente, secondo un unico orientamento ed icata, trova analogie piutosto puntuali con monumenti simili di
insiste su un’area prossima ad un corso d’acqua stagionale, in una area sidicina; si veda per la necropoli di Torricelle, Tocco 1981;
collocazione topograica che richiama quella della necropoli di per località Gradavola, Gabrici 1910 e più di recente De Filip-
Piscinola; Sirano 2005a, pp. 313-314. pis, Svanera 1996; per le sepolture di località Setequerce, Sirano
14
Per la tipologia si fa riferimento allo studio di Vandermesch 2005, dove tutavia l’elaborazione architetonica appare sicura-
1994. Recentissimo è lo studio di G. Olcese, di fondamentale mente più accurata e spesso associata a decorazioni pitoriche.
importanza per l’inquadramento delle produzioni di anfore Se le elaborazioni di area aurunca si rifanno a modelli per così
greco italiche in Campania, in particolare dei contenitori prove- dire “architetonici” ben atestati a Teanum, se ne discostano tut-
nienti da Ischia e dal Golfo di Napoli; questo lavoro oltre che tavia, in maniera neta, nel rapporto funzionale che la strutura
esaminare i prodoti di queste oicine, con particolare atenzio- della tomba ha con il corredo funerario; nelle grandi necropoli
ne ai tipi IV e V, considera gli aspeti archeometrici per la com- sidicine il ricetacolo contiene sempre il corredo, mentre nelle
parazione di reperti provenienti da diversi siti del Mediterraneo; tombe di Masseria Piscinola questo si presenta vuoto, con la sola
Olcese 2010. La presenza dei tipi IV e V nella necropoli di Pisci- eccezione della Tomba 110, e quindi defunzionalizzato rispeto
nola, in contesti coevi, sembra inoltre confermare quanto deto ai modelli delle aree più a Sud.
a proposito della comparsa e della circolazione dei due tipi, che 21
Per la nascita e lo sviluppo della produzione: Koehler 1979;
appaiono contemporanei e coesistenti, in alcuni casi del tuto Koehler 1981; Koehler 1992. Si trata di un esemplare ricon-
simili e associati in maniera piutosto frequente con altre produ- ducibile alla elaborazione evoluta della forma avvenuta nel IV
zioni anforiche, quali le corinzie; Olcese 2010, p. 41. secolo a.C., con un largo orlo aggetante, molto inclinato e a con-
15
Vandermesch 1994, pp. 73-76; Olcese 2010, con una analisi tato con la parte superiore delle anse, che sono maggiormente
puntuale dei contenitori provenienti dal carico del relito. incurvate verso il basso, dove diminuiscono di spessore. Il cor-
16
Si trata di un gruppo di vasi con igure rosse sovraddipinte, po evidenzia un proilo più slanciato e il piccolo puntale ha una
databili tra la ine del IV e l’inizio del III secolo a.C., relativi ad forma chiaramente a tronco di cono. L’esemplare di Piscinola è
una classe poco nota nella leteratura scientiica e con tuta pro- realizzato in un’argilla di colore giallo, con la supericie esterna
babilità riferibile ad un atelier nel territorio di Teanum Sidicinum di colore rosaceo. La presenza dell’anfora corinzia A´ ofre un
o comunque nella Campania Setentrionale interna. Il reperto- ulteriore dato sulla circolazione di questi contenitori, spesso pre-
rio vascolare si limita essenzialmente a due forme, il cratere a senti negli stessi contesti delle greco italiche, come sotolineato
campana, con una vasca dalla carateristica forma cilindrica, e lo nel recente studio di G. Olcese. Per la necropoli di Piscinola,
skyphos, a proilo allungato; cfr. CVA Capua, IV Er, Vasi campani questa resta l’unica atestazione, ma potrebbe essere utile richia-
con igure rosse, p. 16, tav. 37,3 e p. 19, tav. 45, 1; Schauenburg mare anche la necropoli di Masseria Monaci a Presenzano, dove
2002, p. 84 ss. Esemplari di crateri e skyphos atribuibili a questa un piccolo numero di corredi ha restituito anfore del tipo greco
produzione compaiono anche a Presenzano, Cales, Alife e più italica II e IV e una corinzia A; cfr. nota 13.
sporadicamente anche nell’entroterra di Neapolis; Sirano 2007, 22
L’anfora potrebbe essere avvicinata ai prodoti della iorente
p. 38. e proliica oicina cumana, riferibile al Gruppo Apulizzante, sia
17
Questo gruppo di vasi è stato identiicato per la prima volta per la scelta iconograica con la scena funeraria e il naiskos, sia so-
dal Beazley e poi ripreso dal Trendall che lo ha inserito tra i pro- pratuto per la resa dell’architetura del sacello, completamente
doti dell’oicina Cuma C; Beazley 1943, p. 104; Trendall 1967, sovraddipinto in bianco così come la igura femminile al suo in-
pp. 571-572. Di recente è stata riconsiderata questa produzione terno; cfr. Trendall 1967, p. 495 ss.
all’interno del più generale quadro delle produzioni ceramiche 23
È alquanto probabile che, in questa area, fosse ativo un centro
igurate di Teano tra la ine del IV e gli inizi del III sec. a.C. Per di produzione di anfore greco italiche, considerati anche i risul-
una disamina dei vari contesti, funerari e cultuali, in cui sono sta- tati delle analisi delle argille, che hanno evidenziato carateristi-
ti rinvenuti vasi e frammenti dell’oicina del Pitore di Vitulazio che mineralogiche del tuto speciiche; Olcese 2010, p. 277. La
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Nota preliminare sulla necropoli di Località Piscinola a Lauro di Sessa Aurunca (CE) 199

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vocazione produtiva di questo comparto geograico-culturale si arcaica fanno riferimento ai resti di un abitato in località Ponte

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coglie con notevole chiarezza in questa fase, pur mancando dati Ronaco. I materiali recuperati testimoniano, oltre che l’esisten-
certi sui siti produtivi: sono abbastanza tipiche le ceramiche a za di un insediamento arcaico, il perdurare dello stesso almeno
vernice nera realizzate con un’argilla di colore chiaro, polverosa, ino al III sec. a.C., in una fase sicuramente successiva la fonda-
utilizzata senza discrimine per la realizzazione di vasi a vernice zione della colonia di Suessa; Talamo 1987, pp. 10-50. Nel resto
nera e di forme di ceramica comune, rinvenute anche in altri del territorio dovevano insistere piccoli insediamenti, costituiti
contesti di scavo nel corso dei lavori promossi dal Consorzio di da capanne e da struture realizzate in materiali deperibili, che
Boniica Aurunca. Sembra del tuto verosimile l’esistenza di un proprio per le loro carateristiche non monumentali risultano
centro di produzione di greco italiche tipo V e V/VI nel terri- diicilmente leggibili e spesso suggeriti solo dalla presenza dei
torio di Mondragone (CE), dove è stata localizzata una fornace nuclei di necropoli, a partire da età arcaica ino a giungere, con
che ha continuato la sua atività anche successivamente, con la tuta probabilità, al momento della conquista romana, che segna
produzione di Dressel 1; Olcese 2010, p. 277. Sulla continuità di la svolta nel modello di occupazione e sfrutamento del territo-
produzione: Hesnard et al. 1989. Risulta comunque necessaria rio. Numerosi e frammentari sono i dati relativi alla più antica
l’individuazione di altri siti, nell’area compresa fra Capua e Ses- occupazione preromana, le cui testimonianze si distribuiscono
sa Aurunca, determinati anche dalle ricche produzioni vinicole in un’ampia porzione di territorio che va dal Lazio meridionale,
ben note per questo territorio; Olcese 2010, p. 297. con maggiore concentrazione nelle aree gravitanti intorno alla
24
Per un’accurata analisi delle notizie sugli Aurunci in Livio si valle del Liri, ino al territorio di Cales e Sinuessa; per una sintesi
veda Pagliara 2006. dei rinvenimenti Gaspereti et al. 1999, pp. 152-158.
25
Liv. II, 36, 4; Liv. II 37,1. 29
Lo stesso costume è atestato nella necropoli di Lagoscello
26
Cfr. Arthur 1991, p. 26. a Riardo (CE)dove già a partire dal VII secolo a.C., le sepoltu-
re sono accompagnate da un corredo ceramico in parte posto
27
Liv. VIII, 15,4; il passo di Livio parla della distruzione dell’op-
all’esterno della fossa. Questo uso sembra rispondere al carat-
pidum degli Aurunci, del suo abbandono e della fuga degli abi-
tere culturale delle comunità ausoni-aurunche, e si manifesta,
tanti presso un altro sito fortiicato, che più tardi sarà chiamato
pur se in forma ridota, anche in alcune tombe della necropoli
Suessa Aurunca. Il racconto di Livio contiene, secondo Salmon,
di Cales, dove un solo vaso di grandi dimensioni è collocato
un probabile anacronismo, poiché riporta fati avvenuti solo nel
314, quando l’ofensiva di Roma diede un duro colpo agli Aurun- fuori dalla fossa di deposizione; De Filippis, Passaro 2011,
ci e provocò molto probabilmente la distruzione dei loro centri p. 521.
fortiicati. La notizia dell’intervento dei Sidicini può essere stata
30
Il modello sembra essere difuso in un ampio setore della
creata per giustiicare in qualche modo la fondazione di Cales nel Campania setentrionale interna; De Filippis, Passaro 2011, pp.
334, proprio come punto di controllo dei Sidicini localizzati sulla 522-523; Sirano 2005.
riva opposta del Savone; Salmon 1967, p. 209. Il passo liviano
è stato di recente riesaminato da A. Pagliara, il quale sotolinea
la distinzione tra l’oppidum conquistato dai Sidicini e la cità ABBREVIAZIONI BIBLIOGAFICHE
di Suessa, nella quale si rifugiano gli Aurunci sconiti; Pagliara
2006. Quest’ultima potrebbe essere identiicata con Ausona, una Agorà XII: B. Sparkes, L. Talcot, he Athenian Agorà, vol. XII,
delle cità aurunche menzionate dallo stesso Livio, alla cui ine Black and Plain Potery of the 6th, 5th, and 4th century BC,
nel 314, segue la deduzione della colonia di Suessa Aurunca: Liv. Princeton 1970.
IX, 25, 4-5: “Ausona et Minturnae et Vescia urbes erant ex quibus Andreani 2003: M. Andreani, Sul santuario della Marica alla
principes iuventutis duodecim numero in proditionem urbium sua- foce del Garigliano, in L. Quilici, S. Quilici Gigli (a cura di),
rum coniurati ad consule venerunt”. Nessuna di queste cità è stata Santuari e luoghi di culto nell’Italia Antica (Atlante Tematico di
identiicata con certezza con un centro arcaico. Da ricerche sul Topograia Antica 12), Roma, pp. 177-208.
territorio F. Coarelli identiica il sito di Minturnae aurunca con Arthur 1991: P. Arthur, Romans in northern Campania:
l’insediamento medievale di Traeto. La presenza di Vescia è, al Setlements and land-use around the Massico and Garigliano
momento, atestata solo da un’iscrizione rinvenuta a Castelforte, basin (Archaeological Monographs of the British School at
presso Suio, nella quale si ricorda un pagus vescinus; tale presen- Rome 1), Rome.
za, associata al riscontro con la miniatura dei Gromatici Veteres, Beazley 1943: J.D. Beazley, Group of Campanian red-igure, in
ha fato ritenere che il centro aurunco potesse trovarsi sulla riva Journal Hellenistic Studies 63, pp. 66-111.
destra del Garigliano. Nulla si può ipotizzare invece sull’ubica- Coarelli 1993: F. Coarelli, Roma, Gli Aurunci e la fondazione di
zione di Ausona, il centro eponimo, che tutavia è posto, dallo Sinuessa, in L. Crimaco, G. Gaspereti (a cura di), Prospetive
stesso Coarelli, in prossimità del sito della futura colonia latina di memoria. Testimonianze archeologiche della cità e del terri-
di Suessa Aurunca, in una posizione dominate rispeto alla pia- torio di Sinuessa, Napoli, pp. 17-28.
nura costiera; cfr. Coarelli 1993. Si è tentato più volte di metere De Filippis 2004: A. De Filippis, Sito 43. Via Vergini località
in relazione questi centri arcaici con le numerose cinte in opera Fabbrica, in F. Miele, F. Sirano (a cura di), Ager Allifanus.
poligonale presenti su tuto il territorio, anche se molte di queste La piana alifana alla luce delle recenti ricerche archeologiche
hanno restituito pochi e sporadici resti riferibili essenzialmente (Quaderni Campano Sannitici IV), Piedimonte Matese, pp.
al IV secolo a.C.; cfr. Arthur 1991, p. 30. La problematica relativa 133-137.
all’organizzazione del territorio e ai modelli di insediamento è De Filippis 2007: A. De Filippis La ceramica igurata di Teanum
stata ripresa di recente, in un’otica che privilegia la centralità di Sidicinum tra IV e III sec.a.C., in F. Sirano (ed.), In itinere. Ati
alcuni luoghi di culto come poli di aggregazione di comunità or- del I e II Ciclo di Conferenze, Capua, pp. 123-143.
ganizzate secondo un modello pagano-vicanico; Andreani 2003. De Filippis, Passaro 2011: A. De Filippis, C. Passaro, L’occu-
28
Per Sessa Aurunca, i dati, piutosto frammentari, per l’età pazione sul territorio caleno e del Monte Maggiore. Stato de-
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200 Angela De Filippis, Angelo Mazzocchi, Maria Grazia Ruggi d’Aragona

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