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Corso di Studi in Ingegneria

Industriale e Gestionale
A.A. – 2021/2022

Elettrotecnica e
impianti elettrici

Docente:
Anna Giordano
Outline

Contatti diretti e indiretti


Dispersione

Protezione dai contatti e dalla


dispersione
Involucri e grado di protezione degli
apparecchi
Isolamento e classificazione degli apparecchi
Impianto di terra
Sistemi TT, TN, IT

Interruttore differenziale

17/01/2022 Elettrotecnica e Impianti Elettrici


Contatti diretti e indiretti
• La progettazione degli impianti elettrici deve prevedere tutte le precauzioni necessarie per proteggere
l’uomo dall’elettrocuzione.
• Una persona è sottoposta a tensione e, quindi, percorsa da corrente quando è in contatto
contemporaneo con parti a diversa tensione tra loro.

• I contatti possono essere di due tipi: diretti e indiretti.

17/01/2022 Elettrotecnica e Impianti Elettrici


Contatti diretti e indiretti
• I contatti possono essere di due tipi: diretti e indiretti.
o Si parla di contatto diretto quando l’uomo entra in contatto con una parte attiva dell’impianto, cioè con un
conduttore normalmente in tensione (per esempio, con un conduttore nudo o il cui isolante sia rovinato, con i
morsetti di un apparecchiatura collegata alla rete elettrica).
o Si parla di contatto indiretto quando l’uomo entra in contatto con una massa, normalmente non in tensione,
che per un guasto all’isolamento risulta in tensione.

17/01/2022 Elettrotecnica e Impianti Elettrici


Protezione dai contatti diretti

• Gli impianti e gli apparecchi elettrici devono essere isolati e protetti in modo che le persone non possano venire in
contatto con parti in tensione senza deliberato proposito.

• Le misure di protezione contro i contatti diretti possono suddividersi in:


o Protezioni di grado totale (contro il contatto volontario), mediante:
▪ Isolamento delle parti attive senza possibilità di rimozione;
▪ Involucri o barriere che sono rimovibili mediante utensili, interblocchi, barriere intermedie.
o Protezioni di grado parziale (contro il contatto involontario), mediante:
▪ Ostacoli facilmente rimovibili;
▪ Allontanamento delle parti a tensione diversa simultaneamente accessibili.
o Protezioni addizionali attive che sono ottenute utilizzando relè differenziali ad alta sensibilità (corrente
differenziale nominale di intervento < 30 mA).

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Protezione totale dai contatti diretti

• Le misure di protezione totale dai contatti diretti sono quelle che vengono normalmente adottate nel caso di
impianti accessibili a persone non aventi conoscenze tecniche o esperienza sufficienti a evitare i pericoli
dell’elettricità (persone non addestrate).
• Il termine totale indica che sono misure che impediscono sia il contatto volontario sia quello involontario.

o Isolamento delle parti attive


▪ Le parti attive devono essere ricoperte completamente da uno strato di isolante avente spessore adeguato alla
tensione nominale verso terra del sistema elettrico ed essere resistenti agli sforzi meccanici, elettrici, termici e
alle alterazioni chimiche cui possono essere sottoposte durante il funzionamento. Vernici, lacche, smalti e
prodotti simili non sono considerati idonei a garantire una adeguata protezione contro i contatti diretti.
▪ L’isolamento ha un ruolo chiave anche nell’ambito dei contatti indiretti.

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Involucri e gradi di protezione IP

• La Norma CEI 70-1 (EN 60529) descrive il grado di protezione dell’involucro di apparecchiature elettriche con tensione
nominale non superiore a 72.5kV attraverso un codice IP (index protection).
• Il codice indica il livello di protezione degli involucri per materiale elettrico, contro l’accesso a parti pericolose interne
all’involucro e contro la penetrazione di corpi solidi estranei e dell’acqua.
• La codifica è del tipo: IPXXAB. Le lettere IP sono seguite da due cifre indipendenti e talvolta da lettere. Nel caso in cui il
grado di protezione corrispondente a una delle cifre non sia precisato (perché non sia necessario o perché non sia conosciuto)
è sostituito con una X. Le lettere addizionali non sono obbligatorie.
o La prima cifra caratteristica, da 0 a 6 o lettera X, indica il grado di protezione contro il contatto di corpi solidi esterni e
contro l'accesso a parti pericolose;
o La seconda cifra caratteristica, da 0 a 8 o lettera X, indica il grado di protezione contro la penetrazione di liquidi;
o Eventuale lettera addizionale (A B C D) è utilizzata solo se la protezione effettiva contro l'accesso a parti pericolose è
superiore a quella indicata dalla prima cifra o se si vuole indicare solo la protezione contro l'accesso a parti pericolose e la
prima cifra è quindi sostituita da una X. Ha lo scopo di designare il livello di inaccessibilità dell’involucro alle dita o alla
mano, oppure ad oggetti impugnati da una persona.
o Eventuale lettera supplementare (H M S W) è utilizzata per fornire ulteriori informazioni particolari, relative al materiale.
Possono essere poste dopo la seconda cifra caratteristica o dopo la lettera addizionale.

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Involucri e gradi di protezione IP
• Prima cifra caratteristica
o La protezione IP1X è ammessa solo per
apparecchi installati in luoghi chiusi a chiave e
accessibili soltanto a persone addestrate.
o Le protezioni IP2X e IP3X sono ammesse per
componenti installati in luoghi accessibili alle
persone non addestrate negli ambienti ordinari
che si caratterizzano per la presenza di piccoli
oggetti.
o La protezione IP4X, che rappresenta il massimo
grado di protezione contro l’ingresso di corpi
solidi, è usata quando si prevede la presenza di
fili, trucioli, limature o altro.
o La protezione IP5X è idonea in ambienti
occasionalmente polverosi come ad esempio
strade non asfaltate, stabilimenti siderurgici etc.
o Infine, la protezione IP6X è adatta ad ambienti
permanentemente polverosi come ad esempio
cementifici o depositi di sostanze polverulente.

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Involucri e gradi di protezione IP
• Seconda cifra caratteristica
o La seconda cifra indica la protezione dei
materiali contro la penetrazione dannosa di
acqua. Le prove sono effettuate con acqua
dolce senza agenti tensioattivi.
o Un involucro designato con un
determinato grado di protezione comporta
la conformità anche ai gradi di protezione
più bassi (eccezion fatta per la seconda
cifra caratteristica 7 e 8 che non
comportano la soddisfazione dei requisiti
previsti per le cifre 5 o 6 salvo che riporti
la doppia marcatura es. IPX6/IPX7). Per
esempio un involucro con grado di
protezione IP31 è adatto in un ambiente
che esige un grado di protezione minimo
IP21 dove non può essere utilizzato,
invece, un apparecchio con involucro con
grado di protezione IP30.
o La cifra IPX8 (1) deve essere integrata con
la massima profondità dichiarata dal
costruttore
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Involucri e gradi di protezione IP
• Prima lettera addizionale • Seconda lettera addizionale
o L’eventuale lettera addizionale indica
che la protezione assicurata da un
involucro contro l’accesso a parti
pericolose è migliore di quello indicato
nella prima cifra.
o Questa protezione superiore può
essere fornita, ad esempio, da barriere,
da aperture di forma adeguata o da
distanze interne all’involucro.

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Involucri e gradi di protezione IP

Custodia Prese per


esterno IP55

Cellulari
IP57 (waterproof) e
IP67 (dustproof)

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Protezione parziale dai contatti diretti

• Le misure di protezione parziale dai contatti diretti hanno il compito di proteggere solo dai contatti
accidentali; non hanno efficacia contro quelli intenzionali. Sono protezioni normalmente adottate nel caso di
impianti accessibili a persone addestrate.

o Ostacoli
▪ Hanno il compito di impedire l’avvicinamento accidentale del corpo a parti attive e il contatto accidentale
durante lavori sotto tensione. Non possono essere rimossi accidentalmente ma devono poter essere
rimossi senza chiave o attrezzo.

o Distanziamento
▪ Tale protezione si realizza evitando che parti attive siano simultaneamente accessibili a portata di mano.

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Protezione attiva dai contatti diretti

• Le protezioni totali e parziali sopra descritte vengono definite passive.


• Può avvenire un contatto diretto anche a causa del cedimento della protezione passiva o più semplicemente per
imprudenza da parte dell’utente.
• Per proteggere le persone da tale eventualità può essere impiegato, come metodo addizionale, il sistema attivo
di protezione, ovvero di interruzione automatica, che non esime, però, dall’applicazione delle misure di
protezione passiva fin qui descritte.

• Non essendo la corrente che attraversa il corpo umano in grado di far intervenire i dispositivi di massima
corrente, l’unico dispositivo in grado di aprire il circuito in casi del genere sarà l’interruttore differenziale ad alta
sensibilità.

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Isolamento

• L’isolamento ha un ruolo fondamentale sia nei contatti diretti sia nei contatti indiretti.
• È tutto ciò che intende impedire il contatto tra la parte attiva dell’impianto e l’uomo, tra la parte attiva e le masse,
tra diverse parti attive (rivestimento di un conduttore).
• Si distingue in:
o Isolamento funzionale, è l’isolamento che permette il funzionamento di un apparecchio elettrico, isolando
tra loro le parti a diversa tensione;
o Isolamento principale, è quello che isola le parti normalmente in tensione dall’ambiente esterno
all’apparecchio, quindi ha lo scopo di proteggere dalle tensioni di contatto.

17/01/2022 Elettrotecnica e Impianti Elettrici


Isolamento

o Isolamento supplementare, è un isolamento indipendente, che viene aggiunto a quello principale per
assicurare la protezione dalle tensioni di contatto in caso di cedimento di quest’ultimo; l’insieme dei due viene
detto doppio isolamento.
o Isolamento rinforzato, è un isolamento unico, in grado di assicurare lo stesso grado di protezione contro i
contatti elettrici del doppio isolamento.

• L’isolamento …
o Se non ci fosse, la parte attiva
sarebbe esposta e ci sarebbe il
rischio del contatto diretto;
o In caso di suo guasto, la massa
va in tensione e si rischia il
contatto indiretto.

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Isolamento e classificazione degli apparecchi

• In funzione dell’isolamento, distinguiamo:


o componenti di classe 0, sono utenze elettriche provviste solo dell’isolamento principale e non aventi alcun
dispositivo per il collegamento delle masse ad un conduttore di protezione. Queste utenze non possono essere
collegate a terra, quindi, nel caso di guasto all’isolamento principale, la protezione è affidata esclusivamente
alle caratteristiche dell’ambiente in cui sono installate.
o componenti di classe I, sono utenze elettriche provviste del solo isolamento principale ed aventi un
dispositivo per il collegamento delle masse ad un conduttore di protezione.
o componenti di classe II, sono utenze elettriche provviste di isolamento doppio o rinforzato e non aventi
alcun dispositivo per il collegamento delle masse ad un conduttore di protezione. Queste utenze non devono
essere collegate a terra, sono però ammessi morsetti per conduttori di protezione passanti.
o componenti di classe III, sono utenze elettriche provviste di isolamento ridotto poiché sono destinate ad
essere alimentate solo da un sistema a bassissima tensione di sicurezza ed in cui non si possono generare
tensioni di valore superiore a quello del sistema di alimentazione.

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Masse

• Alcune precisazioni:
o Si definiscono masse tutte le parte conduttrici, normalmente non in tensione, che possono andare in
tensione a causa di un guasto all’isolamento principale (CEI 64-8 art. 23.2).
o Sono considerate masse gli involucri degli apparecchi di classe 0 e I, mentre non sono masse gli involucri degli
apparecchi in classe II, perché non vanno in tensione se cede l’isolamento principale, essendoci anche quello
supplementare.
o La normativa infine vieta il collegamento a terra di componenti dell’impianto o apparecchi utilizzatori con
isolamento doppio, rinforzato, o ad isolamento totale.
o Il contatto indiretto è quindi quello di una persona con una massa, oppure con una parte conduttrice in contatto
con una massa, durante un guasto che interessi l'isolamento principale.

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Masse estranee
• Alcune precisazioni:
o Si definisce massa estranea una “parte conduttrice non facente parte dell’impianto elettrico in grado di
introdurre un potenziale, generalmente il potenziale di terra” (CEI 64-8 art. 23.3).
o Si tratta di parti metalliche accessibili all’uomo, e in buon collegamento elettrico con il terreno:
▪ Elementi metallici facenti parte di strutture di edifici, come gli infissi;
▪ Condutture metalliche di gas e acqua (interrate o meno).
o A causa dell'intimo contatto con il terreno, costituiscono dei dispersori con bassa resistenza di terra; esse conferiscono, nel
caso siano toccate, un potenziale prossimo a quello del punto del terreno in cui avviene il contatto.
o Può essere costituita anche da una parte metallica isolata verso terra, ma in grado di immettere un potenziale elevato nel
locale, derivante da un guasto esterno al locale stesso.
o In ambienti particolarmente pericolosi quali locali da bagno, piscine ecc., le masse estranee possono anche introdurre
potenziali diversi da quello di terra. È tale il caso delle tubazioni idriche che, anche se isolate da terra, possono portare in
altri luoghi il potenziale conseguente, per esempio, a guasti in uno scaldabagno elettrico.
o La persona che entra in contatto simultaneamente con una massa e una massa estranea, è soggetta alla tensione totale,
occorre pertanto collegare all’impianto di terra le masse estranee e tale collegamento viene definito come collegamento
equipotenziale principale.
o Per decidere se si è alla presenza di una massa estranea, si misura la resistenza verso terra, poiché un corpo conduttore a
stretto contatto con il terreno ha una resistenza verso terra molto piccola, al limite nulla. La normativa considera masse
estranee le parti metalliche aventi resistenza verso terra inferiore a 1000 ohm per gli ambienti ordinari e 200 ohm per quelli
a maggior rischio.
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Impianto di terra

• L’impianto di terra è il sistema di collegamenti e dispositivi atti a portare un elemento metallico (masse e masse estranee) al
potenziale di terra.
• Schema generale di impianto di terra
M massa
ME massa estranea
PE conduttore di protezione
EQP collegamento
equipotenziale principale
EQS collegamento
equipotenziale secondario
MT collettore (nodo di terra)
CT conduttore di terra
DA dispersore intenzionale
DN dispersore di fatto

NB: conduttori di protezione riguardano


solo le masse; collegamenti
equipotenziali riguardano
esclusivamente le masse estranee
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Impianto di terra
• Gli elementi fondamentali dell’impianto di terra sono:
o dispersore intenzionale o artificiale (DA), ottenuto mediante picchetti
(puntazze) infissi verticalmente nel terreno, nastri, piastre oppure corde nude
interrate orizzontalmente;
o dispersore di fatto o naturale (DN), costituito da strutture metalliche
interrate come ferri d’armatura, tubazioni metalliche dell’acqua (non sono
solitamente utilizzabili le tubazioni dell’acquedotto pubblico), schermi
metallici dei cavi, ecc.;
o (in generale il dispersore è un corpo conduttore o gruppo di corpi conduttori
in contatto elettrico con il terreno e che realizza un collegamento elettrico
con la terra)
o conduttore di terra (CT), collega i dispersori fra loro e al collettore
principale di terra, gli eventuali tratti di corda nuda a contatto col terreno
devono essere considerati parte del dispersore. É consigliabile proteggere le
parti interrate e quelle emergenti mediante tubi per migliorare le difese
contro la corrosione e contro gli urti;
o collettore principale di terra (MT), è il nodo principale, realizzato
mediante sbarra o morsettiera, cui fanno capo le diverse parti dell’impianto;
o pozzetto di ispezione, non obbligatorio;
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Impianto di terra
o conduttore di protezione (PE), collega le masse al collettore principale; si può distinguere un PE
principale montante che connette il collettore principale di terra con i PE secondari di collegamento alle
masse e con i conduttori equipotenziali di collegamento alle masse estranee.
o Attraverso il PE si devono collegare all’impianto di terra:
▪ gli alveoli delle prese a spina.
▪ gli involucri metallici delle apparecchiature elettriche ad installazione fissa.
▪ gli apparecchi non di classe II.
▪ i controsoffitti metallici che portano cavi non di classe II o apparecchi elettrici di classe I.
▪ gli apparecchi illuminanti di classe I.
▪ i canali e i tubi protettivi metallici che portano cavi non di classe II. Canali e tubi metallici devono essere
in buon contatto elettrico fra loro.

17/01/2022 Elettrotecnica e Impianti Elettrici


Impianto di terra
o collegamenti equipotenziali principali (EQP), collegano al
collettore principale di terra le masse estranee (tubazioni dell’acqua,
del gas, ecc..) di seguito elencate:
▪ i tubi metallici, acqua, gas, ecc..;
▪ le strutture metalliche dell'edificio;
▪ le canalizzazioni del riscaldamento centrale;
▪ le canalizzazioni del condizionamento d'aria;
▪ le armature principali del cemento armato (ove possibile);
▪ lo schermo metallico dei cavi di telecomunicazione.
o Le parti conduttrici che dall'esterno si immettono all'interno
nell'edificio devono essere collegate il più vicino possibile al loro
punto di ingresso nell'edificio.
o collegamenti equipotenziali supplementari (EQS), collegano le
masse estranee fra loro e al conduttore di protezione. Un
collegamento EQS comprendente tutte le masse simultaneamente
accessibili, costituite da componenti fissi dell'impianto e tutte le masse
estranee (comprese, ove possibile, le armature principali del cemento
armato) deve essere praticato localmente se i requisiti previsti per
l'interruzione automatica non possono essere soddisfatti.
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Il terreno come conduttore elettrico

• Il terreno svolge la funzione di conduttore elettrico tutte le volte che tra due suoi punti viene applicata,
tramite due elettrodi, una d.d.p. Gli elettrodi immersi nel terreno si chiameranno dispersori.
• Si definisce resistenza di terra 𝑅𝐸 la resistenza che una corrente incontra nel suo percorso nel terreno tra
due suoi punti.
• Si consideri un dispersore emisferico distante dall’elettrodo di ritorno abbastanza da considerare il campo di
corrente radiale, ogni strato di terreno presenta una resistenza 𝑑𝑅 al passaggio di corrente. 𝑅𝐸 è la somma
delle resistenze elettriche elementari di queste porzioni di terreno.

𝐼𝐸

dispersori

TERRENO

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Resistenza di terra
• Siano: Ogni porzione elementare
o 𝑑𝑟 la lunghezza elementare del percorso della corrente del terreno offre una
resistenza tanto più
o 2𝜋𝑟 2 sezione attraversata dalla corrente (area della emisfera) piccola quanto più è
o 𝜌 resistività del terreno supposto omogeneo lontana dal dispersore.
o 𝑟0 raggio del dispersore emisferico
• Si ottiene: La resistenza di terra
𝜌𝑑𝑟 ∞ 𝜌𝑑𝑟 𝜌 1 ∞ 𝝆 dipende dal raggio del
• 𝑑𝑅 = ⇒ 𝑹𝑬 = ‫𝑟׬‬ = − =
2𝜋𝑟 2 0 2𝜋𝑟 2 2𝜋 𝑟 𝑟0 𝟐𝝅𝒓𝟎 dispersore.

𝐼𝐸

dispersori

TERRENO

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Potenziale di terra
• Possiamo calcolare il potenziale del terreno in un punto distante 𝑟 dal dispersore come:

𝜌𝑑𝑟 𝝆𝑰𝑬
𝑼 = 𝐼𝐸 න 2 =
𝑟 2𝜋𝑟 𝟐𝝅𝒓
𝑼

dispersore e
• Il potenziale diminuisce allontanandosi dal

punto A
ddp tra
dispersore. All’infinito, esso è nullo.
• Il punto abbastanza lontano dal dispersore da
poterne considerare nullo il potenziale è definito

𝑽𝑨
terra di riferimento a potenziale zero.
𝝆𝑰 𝑰𝑬
• Sui punti dell’elettrodo, invece, risulta 𝑼𝑬 = 𝟐𝝅𝒓𝑬 ,
𝟎 𝒓𝟎 𝑨
definita tensione totale di terra, che rappresenta 𝒓
la d.d.p. tra l’elettrodo e il punto a potenziale zero.
𝑼𝑬
• Risulta = 𝑹𝑬
𝑰𝑬
𝑰𝑬
+
Terra di 𝑹𝑬 𝑼𝑬 Tensione e
riferimento a _ Resistenza
potenziale zero di terra

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Resistenza di terra
• Le espressioni determinate per il dispersore emisferico
sono del tutto teoriche.
• In pratica, per il calcolo della resistenza di terra, occorre
considerare una serie di fattori:
• La resistività del terreno non è costante (terreno
non omogeneo);
• La forma dei dispersori non è emisferica (si usano
picchetti, piastre, conduttori singoli o a maglia).
• In definitiva, per calcolare la misura di terra si usano
strumenti specifici, che si collegano tra un dispersore e
un punto sempre più lontano finché il valore della
differenza di potenziale non è costante.

Elettrotecnica e Impianti Elettrici

1/17/2022
Classificazione dei sistemi di distribuzione

• Le reti di distribuzione secondaria dalla cabina MT/BT all’impianto elettrico, in base allo stato del neutro e
al collegamento delle masse, sono identificate con due lettere:

o Sistemi TT
o Sistemi TN
o Sistemi IT

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Sistema TT

• E’ il sistema di distribuzione secondaria generalmente impiegato in Italia per l’alimentazione pubblica degli
impianti utilizzatori in BT, lontani dalle cabine di trasformazione .
• Il neutro è collegato a terra, direttamente o con impedenza trascurabile.
• Le masse sono collegate ad un impianto di terra locale, indipendente da quello del neutro, mediante un conduttore
di protezione denominato PE.
• Il conduttore di neutro è considerato attivo a
tutti gli effetti (può assumere tensioni
pericolose ad esempio a causa di cadute di
tensione su di esso) come tale deve essere
sezionabile e quindi gli interruttori devono
aprire su tutti i poli. Il conduttore PE invece
non deve mai essere sezionato.
carico
isolamento
massa
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Sistema TT (guasto)
• In caso di guasto di isolamento di un apparecchio, si crea una corrente di guasto che circola lungo un percorso
detto circuito di guasto.
• Il circuito di guasto è costituito dalle impedenze dei due impianti di terra del neutro e delle masse, potendosi
trascurare le altre. La corrente di guasto dipende da esse.
• Se le impedenze sono basse, la corrente sarà
elevata ed interverranno gli interruttori di
protezione da sovracorrenti.
• Se le impedenze sono alte, la corrente sarà
bassa, ma c’è il rischio che la tensione della
massa rispetto a terra sia molto alta, quindi
deve intervenire un interruttore differenziale.

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Sistema TN

• E’ il sistema di distribuzione secondaria generalmente impiegato in impianti con propria cabina di


trasformazione MT/BT.
• Il neutro è collegato a terra, direttamente o con impedenza trascurabile.
• Le masse sono collegate tramite un conduttore di protezione (PE).
• Se le funzioni di protezione e di
neutro sono realizzate con conduttori
diversi, il sistema si dice TN-S
(separato).

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Sistema TN (guasto)

• Il circuito di guasto non interessa il terreno, quindi bassa impedenza, corrente alta, intervengono i dispositivi di
protezione da sovracorrenti.
• Era considerato più sicuro del TT prima dell’avvento degli interruttori differenziali.
• La sicurezza è legata molto all’efficienza del neutro.

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Sistema TN-C-S

• Nell’ambito dei sistemi TN, esistono anche soluzioni miste, classificate come TN-C-S.

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Sistema IT

• E’ il sistema di distribuzione che garantisce maggiore continuità di servizio, ma è soggetto a moltissime


prescrizioni di sicurezza. Viene usato dove la continuità di servizio è indispensabile (in alcune sezioni degli
impianti ospedalieri per esempio).
• Il neutro è isolato da terra, o collegato tramite impedenza non trascurabile.
• Le masse sono collegate ad un impianto di terra locale.
• Il neutro deve essere sezionabile
poiché non funziona mai da
conduttore di protezione.

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Sistema IT (guasto)

• Se si verifica un guasto, la corrente si chiude o tramite capacità parassite (se il neutro è isolato), oppure tramite
l’impedenza non trascurabile del neutro (nel disegno non rappresentata).
• In entrambi i casi, l’impedenza è elevata e la corrente è bassa, quindi il circuito non viene interrotto e può
continuare a funzionare (ad un primo guasto).
• Questo va bene a patto che l’isolamento non ceda
troppo diminuendo l’impedenza e aumentando la
corrente).
• È necessario vi sia un collegamento a un unico
impianto di terra delle parti metalliche da proteggere,
la tensione sulle masse non superi i 25 V nel caso di
primo guasto a terra, il tempo di intervento del
dispositivo di protezione non superi i 5s quando si
verifica il secondo guasto a terra e vi sia un dispositivo
di controllo continuo dell’isolamento delle parti attive
verso terra.
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Classificazione dei sistemi di distribuzione
Sistema Stato del neutro Collegamento delle masse

A un impianto di terra indipendente da


TT quello del neutro, mediante un
conduttore di protezione PE

Allo stesso impianto di terra del neutro,


TN-S Collegato direttamente a terra nella mediante il conduttore di protezione PE
cabina di trasformazione
TN Al conduttore combinato di protezione
TN-C
e neutro PEN

TN-C-S In parte al PEN e in parte al PE

Isolato o collegato a terra mediante A un impianto di terra indipendente dal


IT
impedenza non trascurabile neutro

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Tensioni di contatto
• Nel caso di contatto indiretto, si definiscono due tensioni:
o Tensione di contatto 𝑼𝑻 : è il valore di tensione a cui è sottoposta la persona durante il guasto per il contatto con la
massa, pari alla d.d.p. tra i punti del corpo collegati al circuito di guasto (nel caso di contatto con una mano avendo i
piedi a terra, la tensione di contatto è quella tra mano e piedi). Il valore di 𝑈𝑇 considerato non pericoloso è detto tensione
di contatto ammissibile 𝑈𝑇𝑃 .
o Tensione di contatto a vuoto 𝑼𝑺𝑻 : è il valore di tensione che assume la massa quando vi è un guasto di isolamento
ma la persona non tocca la massa stessa. La normativa definisce una tensione di contatto a vuoto ammissibile 𝑈𝑆𝑇𝑃 (limiti di
pericolosità della tensione).
• Valuteremo le due tensioni in un sistema TT con massa non collegata e collegata all’impianto di terra.
• Faremo riferimento a:
o 𝑰𝑭 corrente di guasto a terra determinata dal guasto;
o 𝑰𝑩 corrente nella persona a contatto con la massa; Avevamo già definito le
o 𝑹𝑬𝑵 resistenza del neutro verso terra nella cabina di tensioni di contatto e valutato
trasformazione (solitamente trascurabile < 1 Ω); la resistenza del corpo umano
nella lezione precedente (Liniti
o 𝑹𝑩 resistenza del corpo umano tra i punti di contatto di pericolosità della tensione).
(1 kΩ); Lì venivano indicate con 𝑉𝐶 ,
𝑉𝐶0 , 𝑅𝐶 .
o 𝑹𝑬𝑩 resistenza del corpo umano tra i punti di contatto
(dipende dalle condizioni di pavimento, calzature, terreno).
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Massa non collegata a terra
• Nel caso di massa non collegata a terra, la corrente di guasto che si richiude attraverso il terreno interessa la persona:
𝐸0
𝐼𝐹 = 𝐼𝐵 =
𝑅𝐸𝑁 + 𝑅𝐵 + 𝑅𝐸𝐵
• Se consideriamo 𝑅𝐸𝑁 + 𝑅𝐵 + 𝑅𝐸𝐵 ≈ 𝑅𝐵 = 1 kΩ e 𝐸0 = 230 V, si ottiene 𝐼𝐹 = 𝐼𝐵 = 230 mA, un valore altissimo (zona 3
di pericolosità della corrente).
• Inoltre, dal partitore di tensione si ha:
𝑅𝐵
𝑈𝑇 = 𝐸0
𝑅𝐸𝑁 + 𝑅𝐵 + 𝑅𝐸𝐵
• Se consideriamo 𝑅𝐸𝑁 + 𝑅𝐵 + 𝑅𝐸𝐵 ≈ 𝑅𝐵 = 1 kΩ , si ha 𝑈𝑇 = 𝐸0 = 230 V.
• Se la persona non tocca la massa, si ha 𝑈𝑆𝑇 = 𝐸0

Contatto indiretto
senza messa a terra: Schema elettrico
il tratteggio indica la equivalente
corrente di guasto

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Massa collegata a terra (TT)
• Nel caso di massa collegata a terra, la corrente di guasto si ripartisce tra la resistenza totale di terra 𝑅𝐸 e la persona 𝑅𝐵 +
𝑅𝐸𝐵 : 𝑅𝐸
𝐼𝐵 = 𝐼𝐹
𝑅𝐸 + 𝑅𝐵 + 𝑅𝐸𝐵
• Più 𝑅𝐸 è piccolo rispetto 𝑅𝐵 + 𝑅𝐸𝐵 , minore è la corrente che passa nell’uomo.

• L’impianto di terra fornisce alla corrente di guasto un percorso verso terra e, nel caso di contatto indiretto,
rappresenta una resistenza 𝑹𝑬 in parallelo alla persona, di valore piccolo, attraverso cui deve chiudersi la
maggior parte della corrente di guasto.

Contatto indiretto
con messa a terra: il Schema elettrico
tratteggio indica la equivalente
corrente di guasto

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Massa collegata a terra (TT)

• Per quanto riguarda la tensione di contatto nei due casi, si dimostra che:
𝑈𝑇−𝑇𝑇 𝑈𝑆𝑇−𝑇𝑇 𝑅𝐸
≈ =
𝑈𝑇−𝑇𝐼 𝑈𝑆𝑇−𝑇𝐼 𝑅𝐸 + 𝑅𝐸𝑁

• Il rapporto è minore di 1 ma per avere grossi vantaggi è necessario che la 𝑅𝐸 sia molto piccola. Nel caso
peggiore in cui 𝑅𝐸 ≫ 𝑅𝐸𝑁 , le tensioni di contatto nei due casi senza e con messa a terra coincidono.

• La condizione più sfavorevole si ha comunque quando 𝑅𝐸𝐵 ≅ 0 (pavimenti molto umidi e piedi nudi), per
cui si avrebbe 𝑈𝑇 = 𝑈𝑆𝑇 .

• Per una corretta protezione dai contatti indiretti, quindi, è necessario l’impianto di terra
coadiuvato da un ulteriore dispositivo di protezione.

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Riepilogo

• Il modo con cui le masse si possono


collegare a terra si distingue in tre
schemi:

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Riepilogo
• L’impianto di terra:
o fornisce un circuito alla corrente nel caso di
guasto all’isolamento;
o in caso di contatto indiretto, se la resistenza
verso terra della massa 𝑅𝐸 , realizzata tramite
l’impianto, è molto più piccola della
resistenza del neutro 𝑅𝐸𝑁 (della resistenza
dell’uomo 𝑅𝐵 ), la tensione di contatto a cui è
soggetto l’uomo (la corrente che attraversa
l’uomo) è inferiore;

o serve a portare al potenziale di terra non solo


le masse, ma anche quelle masse estranee che
pur non facendo parte dell’impianto possono
introdurre un potenziale diverso da quello di N.B.: avere 𝑅𝐸 ≪ 𝑅𝐸𝑁 è difficile, quindi è
opportuna ulteriore protezione, cioè quella
terra e sottoporre l’uomo a tensioni di fornita dall’interruttore differenziale
contatto.

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Dispersione di corrente
• La dispersione di corrente è una perdita di carica elettrica da parte di un conduttore carico e mal
isolato.
• In tutti i casi di dispersione, esiste una corrente di guasto, di piccola o grande entità, che rende diversa da zero la differenza
tra la corrente sulla fase e quella sul neutro.
𝐼𝑓𝑎𝑠𝑒
• Alcune cause della dispersione possono essere:
o cavi elettrici non collegati bene; 𝐼𝑔𝑢𝑎𝑠𝑡𝑜
o interruttori o prese difettose; +
+
o problemi all’isolamento. +
𝐼𝑛𝑒𝑢𝑡𝑟𝑜 < 𝐼𝑓𝑎𝑠𝑒 +
• Qualsiasi dispositivo potrebbe avere una piccolissima e costante dispersione elettrica, la cui principale conseguenza
potrebbe essere l’aumento del consumo di energia elettrica.
• Dispersioni più elevate, che mettono in pericolo l’uomo, si realizzano in caso di corrente di guasto verso terra, dovuta a:
o contatti diretti;
o contatti indiretti;
o guasto dell’isolamento e corrente di guasto attraverso l’impianto di terra.

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Interruttore differenziale

• L’interruttore differenziale è un dispositivo, formato da un apparecchio di manovra e da uno sganciatore


differenziale di protezione, in grado di aprire un circuito quando si manifesta una differenza tra le correnti nei
conduttori superiore ad un certo limite, in seguito ad un guasto a terra.

• Principio di funzionamento
o In condizioni normali, le due bobine identiche B sono
percorse in senso opposto da correnti uguali e la loro
azione sul nucleo ferromagnetico toroidale è nulla. 𝐶
𝐼 ሶ − 𝐼𝑓ሶ
𝐼ሶ
𝐵 𝐵
o Quando si manifesta una corrente di guasto 𝐼𝑓 le due
correnti che attraversano le bobine B sono diverse, i
due flussi generati non si annullano e nasce una 𝐵𝐷
f.m.m. differenziale variabile che crea una f.e.m.
indotta sulla bobina differenziale BD. Superato un 𝐼 ሶ − 𝐼𝑓ሶ
𝐼ሶ
valore limite la tensione indotta attiva un organo di 𝐼𝑓ሶ
comando C che apre l’interruttore.
𝑅𝐸

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Interruttore differenziale

CLASSIFICAZIONE DEGLI INTERRUTTORI DIFFERENZIALI

• A seconda degli sganciatori di cui sono dotati:


o Interruttori senza sganciatori di sovracorrente incorporati (differenziali puri), dotati del solo sganciatore
differenziale, intervengono in modo automatico solo per guasti a terra (CEI EN 61008-1 – CEI 23-42);
o Interruttori con sganciatori di sovracorrente incorporati (differenziali magnetotermici), costituiti dallo
sganciatore differenziale e dagli sganciatori di sovracorrenti, servono per la protezione combinata dai guasti
a terra e dalle sovracorrenti (CEI EN 61009-1 – CEI 23-44);

• In base al numero dei poli:


o Interruttori bipolari, impiegabili in circuiti monofase;
o Interruttori tripolari, per circuiti trifase;
o Interruttori quadripolari, per circuiti trifase con neutro.

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Interruttore differenziale

• In base al comportamento dell’interruttore in caso di forma d’onda non sinusoidale:


o Interruttori di tipo AC , sono adatti solo per correnti di guasto di tipo alternato sinusoidale e vengono
generalmente impiegati in impianti, come quelli domestici, in cui non vi sono apparecchiature in grado di
deformare la forma d’onda;
o Interruttori di tipo A, operano correttamente sia con sinusoidi sia in presenza di componenti pulsanti
unidirezionali entro un certo limite, vengono impiegati in impianti in cui sono installati circuiti
raddrizzatori o componenti elettronici che possono determinare verso terra correnti raddrizzate;
o Interruttori di tipo B, costruiti in modo da intervenire anche con correnti di guasto unidirezionale di tipo
continuo, vengono usati negli impianti industriali su macchine dotate di azionamenti elettronici di
potenza.

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Interruttore differenziale

CARATTERISTICHE FUNZIONALI DEGLI INTERRUTTORI DIFFERENZIALI (DATI DI TARGA)

• Tensione nominale, è il valore della tensione per il quale l’interruttore è designato a funzionare, la sua scelta dipende dalla tensione nominale
del sistema (230 o 400 V per i comuni impianti utilizzatori);
• Corrente nominale 𝑰𝒏 , è il valore di corrente che l’apparecchio è in grado di condurre ininterrottamente, la sua scelta dipende dal valore della
corrente d’impiego del circuito. Per gli interruttori differenziali magnetotermici per usi domestici e similari, i valori normali previsti sono: 10-
13-16-20-25-32-40-50-63-80-100-125 A.
• Corrente differenziale nominale d’intervento 𝑰𝒅𝒏 , è il valore minimo di corrente differenziale che determina l’apertura dei contatti entro i
tempi specificati dalle norme. Si dicono a bassa sensibilità quelli con 𝐼𝑑𝑛 > 0.03A, ad alta sensibilità quelli con 𝐼𝑑𝑛 < 0.03A. I valori normali
previsti sono: 0.01, 0.03, 0.1, 0.3, 0.5, 1 A.
• Corrente differenziale nominale di non intervento 𝑰𝒅𝒏𝟎 , è il valore massimo di corrente differenziale che sicuramente non provoca
l’apertura dei contatti. Il valore normalizzato è tipicamente 𝐼𝑑𝑛0 = 0.5𝐼𝑑𝑛 .

non interviene può intervenire interviene


sicuramente sicuramente

𝑰𝒅
𝑰𝒅𝒏𝟎 𝑰𝒅𝒏

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Interruttore differenziale

• Tempo di intervento, è l’intervallo di tempo che intercorre tra l’istante in cui la corrente differenziale assume il
valore 𝐼𝑑𝑛 e quello in cui avviene l’apertura dei contatti. Può anche essere riferito ad una corrente multipla di 𝐼𝑑𝑛 .

Tipo di
Dispositivo
Idn [A] Tempi massimi d’intervento in secondi per

𝐼𝑑𝑛 2𝐼𝑑𝑛 5𝐼𝑑𝑛 0,25 A


0,005 5 1 --- 0,04
Alta
0,010 5 0,5 --- 0,04
sensibilità
0,030 0.5 0,2 --- 0,04
0,1 2 0,2 0,04 ---
Bassa 0,3 2 0,2 0,04 ---
sensibilità 0,5 2 0,2 0,04 ---
1 2 0,2 0,04 ---

• Caratteristica d’intervento, è la curva, tracciata sul piano cartesiano, che lega il tempo d’intervento del
dispositivo, alla corrente differenziale 𝐼𝑑 . Definisce i valori corrente differenziale/tempo d’intervento che
caratterizzano il funzionamento del dispositivo.
• Potere d’interruzione differenziale nominale 𝑰𝒄𝒏𝒅 , è il valore massimo di corrente differenziale che il
dispositivo è in grado di interrompere. Valori normali sono: 0.5, 1, 1.5, 3, 4.5, 6 kA.
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Interruttore differenziale
• L’interruttore differenziale deve essere munito di un tasto di prova con una corrente di prova che secondo le norme può
essere al massimo 2.5𝐼𝑑𝑛 . La prova eseguibile con questo tasto intende verificare che il rivelatore differenziale e il dispositivo
di sgancio siano ancora in grado di segnalare una corrente differenziale e di interrompere il circuito. Questa però è una prova
che non permette di stabilire se è rispettata la caratteristica d’intervento dell’interruttore differenziale (questa verifica deve
essere eseguita mediante appositi strumenti).
• I costruttori in ogni caso consigliano di provare gli interruttori differenziali col tasto di prova almeno una volta al mese
perché si è notato che la percentuale di guasti dei dispositivi così provati si riduce rispetto a quelli non provati con questa
frequenza.

1 Morsetti di ingresso 4 Contatti di interruzione 7 Circuito elettronico amplificatore


2 Morsetti di uscita (verso il carico) 5 Solenoide che tiene chiusi i contatti 8 Pulsante di test
3 Pulsante di inserimento 6 Trasformatore di corrente (sensore) 9 Filo che al test è attraversato da una corrente sbilanciata

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Protezione dai contatti indiretti

PROTEZIONE DAI CONTATTI INDIRETTI TRAMITE DIFFERENZIALE (SISTEMA TT)

• Il metodo più diffuso per la protezione dai contatti indiretti è la combinazione tra l’impianto di terra e un dispositivo che apre il
circuito in caso di guasto.

• Supponiamo di avere un guasto d’isolamento alla massa M, collegata all’impianto di terra, senza che alcuna persona la tocchi. Risulta:

o La tensione di contatto a vuoto 𝑈𝑆𝑇 = 𝑅𝐸 𝐼𝐹 .


o La protezione è efficace se 𝑈𝑆𝑇 ≤ 𝑈𝐿
tensione di contatto limite convenzionale.
o Se si impiega un interruttore differenziale si 𝐼ሶ
ha certamente 𝐼𝐹 = 𝐼𝑑𝑛 , se si impiega uno 𝐼𝑢 𝐼𝑢ሶ 𝐼𝐹ሶ
𝐼𝐹 𝑍ҧ𝑒𝑞
sganciatore di sovracorrente esso aprirebbe il
𝑍ҧ𝑢 𝑅𝐸
circuito valutando la 𝐼 e non 𝐼𝐹 . 𝐸ሶ 𝑒𝑞
o Nel caso più sfavorevole, possiamo
considerare trascurabile la corrente nel carico 𝑍ҧ𝑢 𝑅𝐸𝑁
𝐼𝑢 per cui 𝐼𝐹 ≅ 𝐼.
o Quindi 𝑈𝑆𝑇 ≅ 𝑅𝐸 𝐼

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Protezione dai contatti indiretti

• La norma CEI 64-8/4 impone, per i sistemi TT, l’uso di protezione a corrente differenziale, per i quali la relazione di
coordinamento si ricava considerando 𝐼𝐹 = 𝐼𝑑𝑛 , e 𝑈𝑆𝑇 ≤ 𝑈𝐿 ; si ottiene:
𝑅𝐸 𝐼𝑑𝑛 ≤ 𝑈𝐿
• Sostituendo i valori di 𝑈𝐿 , indicati dalla norma CEI 64-8/2 per gli impianti utilizzatori in corrente alternata in BT (tensione nominale inferiore
a 1000 V), si ottengono:
𝑅𝐸 𝐼𝑑𝑛 ≤ 50 e 𝑅𝐸 𝐼𝑑𝑛 ≤ 25
• rispettivamente per i luoghi ordinari (esenti da maggiori rischi) e per i luoghi particolari (locali a uso medico, cantieri, strutture agricole o
zootecniche). Nel primo caso, si può ottenere:

• Il vantaggio del differenziale è evidente: anche utilizzando differenziali a bassa sensibilità (𝐼𝑑𝑛 > 0.03A) si consegue una protezione adeguata
alla normativa anche con elevati valori della resistenza di terra.
• In pratica, per la protezione contro i contatti indiretti si usano differenziali con 𝐼𝑑𝑛 da 0.1 a 1 A.

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Protezione dai contatti indiretti
PROTEZIONE DAI CONTATTI INDIRETTI SENZA INTERRUZIONE
AUTOMATICA

• I metodi di protezione dai contatti indiretti che non fanno uso di impianto
di terra e interruzione automatica sono usati quando si preferisce la
continuità di servizio.
• Si tratta quindi di una protezione preventiva, che tende a impedire
condizioni di pericolo, a differenza di quella che interrompe il circuito che
si può definire protezione repressiva.

• Uno dei metodi più comuni è l’uso di apparecchi in classe II, con doppio
isolamento o isolamento rinforzato. Le parti metalliche non in tensione
non sono considerate masse e non devono essere collegate all’impianto di
terra. Tipici esempi sono alcuni elettrodomestici, televisione, asciugacapelli,
lampade da tavolo.

Contrassegno per gli apparecchi in classe II Indicazione di divieto di messa a terra.

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Protezione dai contatti diretti e indiretti
TRAMITE SISTEMI A BASSISSIMA TENSIONE

• I sistemi in categoria 0 o bassissima tensione ELV (Extra-Low Voltage) si riferiscono a valori di tensione tali che
generalmente non possono danneggiare persone e cose (tensione nominale inferiore a 50V in AC, 120 V in DC).
• I sistemi a bassissima tensione, possono essere classificati in SELV, PELV e FELV in funzione del trasformatore di
sicurezza e del collegamento al conduttore di protezione del circuito in bassa tensione.
• In questi sistemi, si può fare uso degli apparecchi in classe III, ovvero privi di isolamento e senza collegamento a terra
degli involucri.
• Tipici esempi sono impianti di telecomunicazione, citofono, impianti di segnalazione, suonerie.

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Caratteristiche tecniche degli apparecchi
• Le principali caratteristiche tecniche degli apparecchi di protezione, in funzione delle quali si scelgono
i modelli in commercio sono riportate nelle seguenti tabelle, in cui si fa riferimento alle taglie
disponibili, cioè i valori normali delle grandezze nominali.
Interruttori magnetotermici modulari in BT
Numero di poli Corrente nominale (A) Caratteristica Potere di
d’intervento interruzione
nominale (kA)
1P, 1P+N, 2P, 3P, 4P 0.5-1-1.6-2-3-4-6-8-10-13-16-20-25-32-40-50-63… B, C, D, K, Z 4.5-6-10-15-25

Fusibili cilindrici in BT
Corrente nominale (A) Caratteristica Potere di interruzione
d’intervento nominale (kA)
0.5-1-2-4-6-8-10-12-16-20-25-32-40-45-50-63-… gG, aM 6-10-25-50

Interruttori differenziali
Tipo Corrente nominale (A) Corrente differenziale Potere di interruzione diff.
nominale (A) nominale (kA)
AC, A, B / G, S 10-13-16-20-25-32-40-50-63-80-100-125 0.01-0.03-0.1-0.3-0.5 0.5-1-1.5-3-4.5-6
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Selettività delle protezioni

• In un impianto elettrico, la selettività del sistema di protezione è definita come la capacità del
sistema a far intervenire, nel caso di guasto, il dispositivo più vicino al punto di guasto, mentre il
resto dell'impianto deve continuare a funzionare regolarmente.

• In altre parole, lo scopo fondamentale della protezione selettiva è quello di coordinare l’intervento fra i dispositivi d’interruzione in
modo che un guasto che avvenga in un punto qualunque dell’impianto sia eliminato dal dispositivo posto immediatamente a monte del
guasto. In tal modo è messa fuori servizio soltanto la parte dell’impianto interessata al guasto, garantendo così la continuità di servizio
alla rimanente parte sana. Inoltre, l’interruzione di un solo dispositivo aiuta anche a identificare il circuito in cui è avvenuto il guasto.

• La selettività si ottiene coordinando opportunamente le caratteristiche di intervento. Generalmente, è


richiesta la selettività nei confronti del:
o Sovraccarico;
o Corto circuito;
o Guasto a terra (dispersione).

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Selettività delle protezioni

• La protezione selettiva fra due interruttori A e


B, disposti in serie in una distribuzione radiale, si
realizza quando per un guasto nella conduttura a
valle (per esempio la B) interviene solo
l'interruttore B immediatamente a monte del
punto di guasto, mentre l'interruttore A (seppur
interessato dalla corrente di guasto) non
interviene, consentendo così il regolare
funzionamento della conduttura a monte A e di
conseguenza di tutte le altre condutture a valle
𝐼𝑐𝑐𝐵
non interessate dal guasto (come per esempio la
C e la D).

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Selettività amperometrica
𝐼𝑆 = 𝐼𝑚𝐴
• Con gli interruttori automatici è possibile
realizzare la selettività in diversi modi: A
o Selettività amperometrica;
B 𝐼𝑐𝑐𝐵
o Selettività cronometrica;
o Selettività verticale;
o Selettività orizzontale. 𝐼𝑚𝐵 𝐼
𝑚𝐴

• La selettività amperometrica si ottiene agendo sulle correnti di intervento


degli interruttori. La selettività, graficamente, si ha quando la curva
dell’interruttore a monte (A), è a destra della curva dell’interruttore a valle (B).
Il punto di intersezione delle due parti magnetiche delle caratteristiche è il
“limite di selettività” (𝐼𝑆 , tipicamente uguale alla corrente di intervento del relè
magnetico A, 𝐼𝑚𝐴 ).

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Selettività cronometrica

• La selettività cronometrica si ottiene


diversificando i tempi d’intervento dei dispositivi ′′
𝐼𝑆 = 𝐼𝑚𝐴
ed è tipica nel caso si voglia garantire una A
selettività nel tratto di cortocircuito.
B 𝐼𝑐𝑐𝐵

∆𝑡

𝐼𝑚𝐵 𝐼𝑚𝐴 ′′
𝐼𝑚𝐴

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Selettività orizzontale
• La selettività differenziale può essere orizzontale o verticale.
• Per garantire la selettività orizzontale è sufficiente suddividere e proteggere con un differenziale
i circuiti singolarmente, affinché, in caso di guasto, sia posto fuori servizio solo il circuito
effettivamente interessato dalla corrente di dispersione.
• In questo modo però non si è protetti dai guasti a
terra che avvengono tra l’interruttore generale
magnetotermico e gli interruttori differenziali. Sarà
necessario evitare masse lungo questo tratto
ovvero, ove non fosse possibile (interruttore
generale nello stesso quadro metallico in cui sono
alloggiati anche gli interruttori differenziali),
bisogna dotare la parte di circuito compresa tra
l’interruttore generale e gli interruttori differenziali
di isolamento doppio o rinforzato.
• Diverso è il caso in cui anche l’interruttore generale è differenziale perché nascono problemi di
selettività verticale. Per ottenere una completa selettività occorre in questo caso utilizzare
interruttori differenziali ritardati.

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Selettività verticale
• Consideriamo interruttori differenziali in cascata e valutiamo il loro
intervento in funzione delle loro correnti differenziali nominali di
intervento e di non intervento (nell’esempio differenziale a monte
𝐼𝑑𝑛𝐴 = 1A, differenziale a valle 𝐼𝑑𝑛𝐵 = 0.5A).

nessun può intervenire interviene B intervengono


intervento B può intervenire A AeB

0.25 0.5 1 𝑰𝒅
𝐼𝑑𝑛0𝐵 𝐼𝑑𝑛𝐵 = 𝐼𝑑𝑛0𝐴 𝐼𝑑𝑛𝐴

• Per garantire la selettività, occorre creare una zona dopo 𝐼𝑑𝑛𝐵 in cui
A non possa intervenire.

• Fra due interruttori differenziali installati in serie, interessati cioè dalla stessa corrente di dispersione, è garantita la
selettività verticale solo se il tempo massimo di intervento del dispositivo a valle 𝐼𝑑𝑛𝐵 è inferiore al tempo minimo di
non intervento di quello posto a monte. Inoltre, deve essere:
𝐼𝑑𝑛𝐵 < 𝐼𝑑𝑛0𝐴 ⇒ 𝐼𝑑𝑛𝐴 > 2𝐼𝑑𝑛𝐵

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Selettività verticale

• La norma CEI (64-8) prevede un rapporto di almeno 1:3 tra le correnti differenziali nominali del dispositivo a valle rispetto
a quello a monte.
• Per garantire ulteriormente la selettività verticale, si ragiona allo stesso modo in relazione ai tempi di intervento, per cui la
norma prevede anche un interruttore con ritardo di intervento intenzionale denominato di tipo S da installare a monte
rispetto a quelli per uso ordinario che invece sono chiamati di tipo G. Per garantire la selettività su tre livelli occorre usare
anche differenziali con tempo di intervento regolabile.

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Dimensionamento dei cavi
• Per calcolo di progetto di una conduttura elettrica si intende la determinazione delle caratteristiche
fisiche (sezione dei conduttori, tipo di cavo, modalità di posa, etc.) in funzione dei dati di ingresso e
nel rispetto dei vincoli progettuali che andranno verificati a calcolo concluso.
• Nel caso più comune, il calcolo comprende le seguenti fasi:
o Scelta del tipo di cavo e delle sue tensioni di isolamento in funzione della tensione nominale del
sistema e della modalità di posa;
o Determinazione della sezione teorica dei conduttori e scelta della sezione normalizzata;
o Verifica della portata del cavo scelto in relazione alla corrente di impiego.

• Un’eccessiva caduta di tensione pregiudica il buon funzionamento delle apparecchiature perciò è necessario, nei vari punti
dell’impianto, verificarne il valore.
• La Norma CEI 64-8/5 raccomanda di non superare, tra l’origine dell’impianto elettrico e ogni punto di utilizzo, il 4%
della tensione nominale (si ricorda che l’ente fornitore deve garantire la tensione nominale al punto di consegna con una
tolleranza del 10%, secondo la norma CEI EN 60038 - CEI 8 12:2012).

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Sezioni minime dei conduttori

• Con i metodi di calcolo si ricava il valore teorico della sezione del cavo, dal quale si deve passare a quello
commerciale.
• Nel caso di linee brevi e alimentanti carichi di piccola potenza può accadere che la sezione calcolata sia
estremamente ridotta, anche 1mm2. Tuttavia, sebbene quella sezione possa farsi carico della corrente di impiego
del circuito, un cavo con piccola sezione potrebbe essere poco adatto a sopportare le sollecitazioni meccaniche
derivanti dalla posa in opera. La norma ha stabilito delle sezioni minime:
Impiego Sezione mm² Esempio
Tensioni ≤ 50 V 0,5 Per l’impianto citofonico, segnalazione acustica e luminosa, altro
Condutture volanti 0,75 Per lampade ed utilizzatori a basso consumo
Si usa per l’illuminazione in generale ed anche per alimentare le prese di corrente che
1,5
consumano meno di 10A
2,5 Alimentazione delle prese che consumano meno di 16A
Derivazioni
Dorsale secondaria che alimenta le prese e alcuni utilizzatori (boiler,forno….) con un
4
consumo di 16A
6 La dorsale principale

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Sezione dei conduttori di fase

• Nel rispetto delle sezioni minime dei conduttori, definite dalla norma, ecco uno schema con le tipiche sezioni
utilizzate a seconda del circuito dell’impianto elettrico.

dorsale quadri 6 mm2 4 mm2 2.5 mm2


prese 10/16A
quadro
elettrico
circuiti distribuzione circuiti terminali

cassetta di punti luce


derivazione
2.5 mm2
1.5 mm2

• Attenzione, se la c.d.t. supera il 4% perché la linea è molto lunga, aumentare la sezione dei conduttori del
circuito.
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Sezione del neutro

• La sezione del neutro dipende dal valore di corrente che lo percorre. In un circuito monofase, la corrente è la
stessa della fase, mentre nei trifase è pari alla corrente di squilibrio tra le fasi.
• La norma CEI 64-8/5 fornisce indicazioni sulla scelta della sezione del neutro in funzione della sezione dei
conduttori di fase.

Relazione tra le sezioni Condizioni


𝑆𝑁 ≥ 𝑆𝐹 • Nei circuiti monofase a due fili, qualunque sia la sezione dei
(in genere si pone 𝑆𝑁 = 𝑆𝐹 ) conduttori
• Nei circuiti polifase, con 𝑆𝐹 ≤ 16 mm2 se in rame e 𝑆𝐹 ≤ 25
mm2 se in alluminio
𝑆𝑁 < 𝑆𝐹 • Nei circuiti polifase, con 𝑆𝐹 > 16 mm2 se in rame e 𝑆𝐹 > 25
(in genere si pone 𝑆𝑁 = 0.5𝑆𝐹 ) mm2 se in alluminio

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Sezione del PE

• Il conduttore di protezione deve essere dimensionato sia per sopportare le sollecitazioni termiche dovute alla
corrente di guasto verso terra (che in condizioni di regime è nulla) sia per sopportare eventuali sollecitazioni
meccaniche o azioni corrosive (le norme a tal proposito stabiliscono delle sezioni minime). Il dimensionamento
può essere effettuato, con un metodo semplificato, in funzione della sezione del conduttore di fase.

Sezione di fase (mm2) Sezione minima del conduttore di protezione (mm2)

Cu Al
PE PEN PE PEN
𝑆𝐹 < 16 𝑆𝑃𝐸 = 𝑆𝐹 𝑆𝑃𝐸 = 𝑆𝐹 𝑆𝑃𝐸 = 𝑆𝐹 𝑆𝑃𝐸 = 𝑆𝐹
16 ≤ 𝑆𝐹 ≤ 35 𝑆𝑃𝐸 = 16 𝑆𝑃𝐸 = 16 𝑆𝑃𝐸 = 16 𝑆𝑃𝐸 = 25
𝑆𝐹 > 35 𝑆𝑃𝐸 = 𝑆𝐹 /2 𝑆𝑃𝐸 = 𝑆𝐹 /2 𝑆𝑃𝐸 = 𝑆𝐹 /2 𝑆𝑃𝐸 = 𝑆𝐹 /2

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Sezione EQP, EQS, CT

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Dimensionamento tubazioni Tubi rigidi
Conduttori Sezione del conduttore (mm2 )
Tensione
Tipo N 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35
nominale
1 16 16 16 16 16 20 20 25
2 16 16 16 20 25 25 32 40
3 16 16 20 25 32 32 32 40
4 16 20 20 25 32 32 40 50
Cavo unipolare in PVC
5 20 20 20 32 32 40 40 50
(senza guaina)
6 20 20 25 32 40 40 50 50
7 20 20 25 32 40 50 50 --
8 25 25 32 40 50 50 50 --
9 25 25 32 40 50 50 -- --
450/750
1 20 25 25 32 40 50
25 32
bipolare 2 32 32 40 -- -- --
40 50
3 40 40 50 -- -- --
1 20 25 25 25 32 40 40 50
Cavo multipolare in PVC tripololare 2 32 40 40 50 -- -- -- --
3
1
40
25
50
25
50
32
-- --
40
--
50
--
50
--
--
(diametro in
quadripolare 2
3
40
40
40
50
50
50
40
50
--
--
--
--
--
--
--
--
mm)
1 16 16 20 20 25 25 32 32
2 20 25 25 32 40 40 50 50
3 25 25 32 32 40 40 50 50
Cavo unipolare in PVC o gomma
4 25 32 32 40 40 50 -- --
(con guaina)
5 32 32 40 40 40 50 -- --
6 32 40 40 50 50 -- -- --
7 40 40 50 50 50 -- -- --
1 25 25 25 32 32 32 40 50
0,6/1 kV
bipolare 2 32 40 40 50 -- -- -- --
3 40 50 50 -- -- -- -- --
1 25 25 25 25 32 40 40 50
Cavo multipolare in PVC o
tripolare 2 40 40 50 -- -- -- -- --
gomma
3 40 50 -- -- -- -- -- --
1 25 32 32 40 40 50 50 --
17/01/2022 quadripolare 2 Elettrotecnica
40 40 e Impianti
50 Elettrici50 -- -- -- --
3 50 50 -- -- -- -- -- --
Dimensionamento tubazioni Tubi flessibili
Conduttori Sezione del conduttore (mm2 )
Tensione nominale Tipo N 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35
1 16 16 16 16 16 20 20 25
2 16 20 20 25 32 32 32 40
3 16 20 25 32 32 32 40 40
4 20 20 25 32 32 32 40 50
Cavo unipolare in PVC (senza guaina) 5 20 25 25 32 40 40 50 50
6 20 25 32 32 40 40 50 50
7 20 25 32 32 40 40 50 --
8 25 32 32 40 50 50 50 --
9 25 32 32 50 50 50 -- --
450/750V
1 20 25 25 32 40 40 50 63
bipolare 2 32 40 50 50 63 -- -- --
3 40 50 50 63 -- -- -- --
1 20 25 25 32 40 50 50 63
Cavo multipol. in PVC tripolare 2 40 40 50 63 63 -- -- --
3 40 50 50 63 -- -- -- --
1 25 25 32 32 50 -- -- --
quadripolare 2 40 50 50 63 -- -- -- --
3 50 50 63 -- -- -- -- --
1 20 20 25 25 32 32 40 40
2 25 25 32 32 40 50 63 63
3 32 32 40 40 40 50 63 63
Cavo unipolare in PVC o gomma (con
4 32 32 40 40 50 63 -- --
guaina)
5 40 40 50 50 50 63 -- --
6 40 40 50 50 63 63 -- --
7 50 50 63 63 63 -- -- --
1 25 32 32 40 50 50 63 63
0,6/1 kV
bipolare 2 40 50 50 63 63 -- -- --
3 50 63 63 -- -- -- -- --
1 25 32 32 40 50 -- -- --
Cavo multipol. in
tripolare 2 40 50 50 63 63 -- -- --
PVC o gomma
3 50 63 63 -- -- -- -- --
1 32 32 32 40 40 50 50 63
17/01/2022 quadripolare 2 40Elettrotecnica
50 e Impianti
50Elettrici 63 -- -- -- --
3 50 63 63 -- -- -- -- --

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