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La disciplina giuridica degli spartiti musicali (Stefania Baldazzi)

SOMMARIO: 1. Introduzione: lo spartito musicale 2. Lo spartito musicale dal punto di vista giuridico 3. Il
divieto di fotocopiare spartiti: dalla Direttiva 29/2001/CE al D.Lgs 68/2003 4. Il divieto di prestito di spartiti
in biblioteca e il divieto di fotocopia, in relazione al diritto allo studio musicale.

1. Introduzione: lo spartito musicale

Il diritto d’autore protegge “le opere dell’ingegno di carattere creativo”, secondo quanto affermato nell’art.
2575 c.c. e nell’art. 1 l.d.a.. e l’elencazione delle opere oggetto del diritto d’autore è rinvenibile nell’art. 2
l.d.a., precisamente al n. 2) il quale recita espressamente: “in particolare sono comprese nella protezione le
opere e le composizioni musicali, con o senza parole, le opere drammatico-musicali e le variazioni musicali
costituenti di per sé opera originale”. E’ evidente come la legge intenda proteggere ogni forma di
espressione musicale che risponda ai requisiti di creatività e originalità richiesti, specificando che le opere
attinenti la materia musicale, ma di carattere letterario o didattico, come i trattati di musica, le opere di
critica musicale ed altri simili, non rientrano in questa categoria.

Lo spartito musicale consiste nella trascrizione dell’opera musicale in forma grafica ed è quindi anch’esso
tutelato secondo la disciplina del diritto d’autore.

Nel linguaggio comune, si intende per partitura (o spartito) il mezzo di rappresentazione scritta della
musica, ossia un sistema di notazione musicale (o semiografia), comunemente stampato su carta: in realtà i
termini parte, spartito e partitura hanno significati ben precisi nel linguaggio musicale essendo la parte un
tipo di notazione musicale riservata ad uno strumento solista, o uno strumento in formazione cameristica,
lo spartito, la riduzione per voci e pianoforte di una composizione originariamente concepita per voci e
orchestra o di un opera teatrale; la partitura infine, la sovrapposizione di molti righi musicali che rende
leggibile la composizione nella sua completezza. Accanto alle partiture tradizionali tipiche della musica
classica, si sono oggi affermate altre tipologie di “spartiti musicali” per permettere agli artisti di ogni genere
musicale di far conoscere le proprie opere anche visivamente, come ad esempio le tarlature[1], le chart[2]
o i canzonieri[3].

Storicamente, gli spartiti musicali costituivano la prima forma di diffusione della musica e avevano
un’importanza fondamentale fra i musicisti ed i cultori dell’epoca, in quanto e nel XIX secolo lo sviluppo
dell’industria musicale si fondava principalmente sulla vendita degli spartiti a stampa; oggi invece, con
l’avvento delle tecniche di registrazione e dei nuovi canali di diffusione, l’importanza commerciale degli
spartiti si è ridotta notevolmente ed essi vengono principalmente utilizzati nei settori dell’istruzione
musicale, della bibliografia musicale e dell’attività musicale professionistica.

Dal punto di vista funzionale, la stampa dell’opera musicale rappresenta principalmente il mezzo
riproduttivo finalizzato all’esecuzione effettuata dall’interprete, per mettere l’opera a conoscenza del
pubblico. Sicuramente, lo spartito riveste anche una importante funzione didattica, in quanto è necessario
per lo studio e la conoscenza di uno strumento musicale e dei relativi repertori.

Un’altra finalità tipica dell’edizione carta è quella pratica prevista dall’art. 105 l.d.a., determinata dal fatto
che gli enti di percezione sottopongono l’adesione degli autori ed editori di musica, alla condizione di
depositare presso l’ente stesso, una copia della composizione musicale stampata in forma grafica.

Inoltre la stampa dell’opera musicale, è un diritto esclusivo che l’autore cede al suo editore, in virtù del
contratto di edizione musicale che conferisce a quest’ultimo le facoltà di diffondere e commercializzare
l’opera nel modo più remunerativo possibile, attraverso i numerosi canali di pubblicazione emersi con il
progresso tecnologico e di provvede anche alla stampa degli spartiti, che può però rimanere un compito
puramente eventuale.

2. Lo spartito musicale dal punto di vista giuridico

Partendo dal presupposto che, quando si parla di opera dell’ingegno, ci si riferisce ad un bene astratto e
immateriale, occorre considerare le varie forme in cui essa trova esternazione, ossia le forme di espressione
dell’opera stessa: la forma simbolica di espressione dell’opera musicale è rappresentata dalla sua
trascrizione in forma grafica ossia lo spartito musicale.

È importante rilevare il fatto che il diritto d’autore tutela, come le opere orali, anche le opere musicali prive
di trascrizione grafica, come confermato da una pronuncia della Cassazione che afferma: “il diritto d’autore
tutela anche le opere musicali prive di trascrizione grafica, se è vero che titolo originario dell’acquisto del
diritto di autore è la creazione dell’opera quale particolare espressione del lavoro intellettuale e questa può
aver luogo anche con la diretta esecuzione di una composizione musicale non annotata, da parte del suo
autore; mentre la trascrizione, intesa come uso di mezzi atti a trasformare l’opera orale in opera scritta, è
essa stessa oggetto di diritto esclusivo da parte dell’autore”.[4] La legge sul diritto d’autore nomina
espressamente gli spartiti musicali in due specifici articoli del Capo V, Titolo I relativo alle “Eccezioni e
Limitazioni”, ossia ai limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore, che il legislatore ha voluto
introdurre per esigenze di carattere generale quali la pubblica informazione, la libera discussione delle idee,
la diffusione della cultura e lo studio e per contemperare gli interessi contrapposti dei titolari del diritto
d’autore e diritti connessi da una parte, e degli utenti consumatori dall’altra.

Questo Capo è stato recentemente modificato con il Decreto Legislativo 9 aprile 2003, n. 68, il quale
costituisce l’attuazione della Direttiva 2001/29/CE del 22 maggio 2001 sull’armonizzazione di taluni aspetti
del diritto d’autore e dei diritti connessi nella Società dell’Informazione, emanata in conseguenza allo
sviluppo tecnologico, al moltiplicarsi dei vettori della creazione e della produzione, all’incremento dello
sfruttamento transfrontaliero della proprietà intellettuale, che hanno determinato la necessità di adattare e
integrare le normative attuali sul diritto d’autore e diritti connessi, armonizzandole a livello comunitario.

La Direttiva “tende a fornire un quadro giuridico adeguatamente armonizzato per il diritto d’autore e i diritti
connessi nella società dell’informazione, adattando e completando la normativa esistente, onde garantire il
corretto funzionamento del mercato e creare un ambiente favorevole che protegga e stimoli la creatività e
le attività innovative nella Comunità”[5].

L’art. 9 del decreto legislativo 68/2003, nel dare attuazione alla Direttiva, ha provveduto a riscrivere
numerose norme relative a questa materia. Precedentemente intitolato “Utilizzazioni libere”, il Capo V è
oggi definito “Eccezioni e limitazioni” ed è suddiviso in tre Sezioni, la prima delle quali si riferisce al
fenomeno della “Reprografia e ad altre eccezioni e limitazioni”[6]. Il D.Lgs. 68/2003 ha innovato il regime
della copia privata di opere protette, modificando principalmente la disciplina sulle riproduzioni di
fonogrammi e videogrammi e ritoccando solo parzialmente il regime della copia privata di opere a stampa
previsto all’art. 68, in quanto già in precedenza trattato dalla recente legge 248/2000. Il comma 1
dell’articolo in esame rimane inalterato rispetto all’originaria formulazione del 1941, recitando
testualmente: “è libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso personale dei lettori, fatta
a mano o con mezzi di riproduzione non idonei a spaccio o diffusione dell’opera nel pubblico”. Al fine di
evitare che le riproduzioni per uso personale si pongano in concorrenza con i diritti dei titolari, la L.
248/2000 ha introdotto un limite quantitativo al diritto di riproduzione, limite corrispondente al 15 % di
ciascun volume, esclusa la pubblicità.

Il riferimento ai lettori, esclude ogni possibile riferimento alle opere delle arti figurative, mentre per le
opere musicali, la norma trova applicazione solo in riferimento al testo, non alla loro riproduzione
fonografica. A questo punto infatti, il decreto in esame, introduce uno specifico divieto, prevedendo all’art.
68, comma 3, l’esplicito divieto di riprodurre spartiti e partiture musicali, vietando anche la riproduzione
entro il limite del 15% ammesso per le opere dell’ingegno letterarie[7].

Si può osservare come la Direttiva di riferimento appaia decisamente più liberale della corrispondente
norma interna; infatti l’art. 5.2, lettera a) della Direttiva, riguardante proprio “le riproduzioni su carta o
supporto simile, mediante uso di qualsiasi tecnica fotografica o di altro procedimento avente effetti
analoghi…”, consente la libera riproduzione analogica delle opere, a prescindere dalla destinazione all’uso
personale e dai fini non commerciali e senza alcun limite quantitativo, con la sola condizione di
corrispondere all’autore o all’editore un equo compenso. Successivamente l’art. 5.2, lett. a) prosegue: “…
fatta eccezione per gli spartiti sciolti”. La dizione “spartiti sciolti” è apparsa nella traduzione italiana della
Direttiva in oggetto; la versione in lingua inglese riporta il termine “sheet music” che letteralmente significa
“foglio musicale”. Anche in questo caso, la norma interna sembra più restrittiva rispetto alla Direttiva, in
quanto vieta la riproduzione sia di spartiti sia di partiture musicali.

La legge sul diritto d’autore nomina quindi gli spartiti musicali all’art. 69, che disciplina il prestito di opere
protette effettuato dalle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici.

Il primo comma[8] afferma che il prestito eseguito dalle biblioteche e discoteche, ai fini esclusivi di
promozione culturale e studio personale, non è soggetto ad autorizzazione da parte del titolare del relativo
diritto, al quale non è dovuta alcuna remunerazione: tale prestito può avere ad oggetto gli esemplari a
stampa delle opere e i fonogrammi e videogrammi contenenti opere cinematografiche o audiovisive o
sequenze d’immagini in movimento[9], ma sono esclusi dal prestito gli spartiti e le partiture musicali. Ciò è
dovuto al fatto che nella musica classica, è consuetudine che gli spartiti musicali siano oggetto di locazione
ad orchestre ed a singoli musicisti per le loro esecuzioni pubbliche, dietro pagamento di un corrispettivo a
favore dell’autore o suoi aventi causa.

Analizzata la normativa, occorre ora porsi una domanda: che cosa si intende per spartito musicale, dal
punto di vista giuridico?

L’art 14 l.d.a. prevede il diritto esclusivo di trascrizione dell’opera orale ed ha per oggetto “l’uso dei mezzi
atti a trasformare l’opera orale in opera scritta o riprodotta con uno dei mezzi indicati nell’articolo
precedente”. Secondo alcuni autori[10], tale diritto va inteso come diritto di fissare le opere orali in un
supporto materiale e, rientrando nel diritto di riproduzione ex. art. 13 l.d.a., intende parificare l’opera orale
alle altre opere sotto il profilo della tutela; altra dottrina invece[11], afferma che il diritto di riproduzione
non riguardi le opere orali, destinate originariamente ad essere comunicate con la voce e non con lo scritto
e sostiene che per queste si possa solo parlare di diritto di trascrizione in relazione alla loro fissazione su di
un supporto materiale. Il diritto di trascrizione non va inteso nel senso di trascrizioni musicali, le quali,
rappresentando vere e proprie elaborazioni dell’opera, sono disciplinate dall’art. 18, ma si può far rientrare
in tale ambito, la trascrizione dell’opera musicale su un supporto cartaceo quale è lo spartito musicale
inteso come veste esteriore dell’opera. La forma scritta dell’opera musicale è quindi considerata una facoltà
dell’autore.
Lo spartito musicale assolve inoltre l’importante funzione di facilitare l’individuazione del soggetto che è
possessore dei diritti patrimoniali d’autore sull’opera, ed è legittimato a farli valere giudizialmente ex art.
167 l.d.a.[12]. La dottrina discute in merito alla applicabilità della disciplina del possesso ai diritti
patrimoniali d’autore e parte di essa esclude che le creazioni intellettuali siano suscettibili di possesso, in
quanto beni immateriali e poiché è possibile il loro godimento simultaneo da parte di numerosi soggetti;
altra dottrina invece sostiene la configurabilità del possesso su bene immateriale, anche se puntualizza che
“il possesso di un bene materiale, per la peculiarità del suo oggetto, non può atteggiarsi in ogni suo
particolare alla identica guisa del possesso su bene immateriale”.

Il Tribunale di Milano afferma, con sentenza del 14 novembre 1996[13], che “il possesso dei diritti
patrimoniali d’autore su un’opera musicale che ne legittima l’esercizio giudiziale ex art. 167 l.d.a., è
adeguatamente provato dal fatto che l’attore è generalmente riconosciuto come titolare di tali diritti; è
indicato come tale sullo spartito musicale dell’opera; ed ha avuto e documentato una trattativa per la
licenza a terzi dei diritti ad essa relativi”.

Con tale sentenza si ritiene quindi che il possesso del diritto d’autore si sostanzi in una situazione di fatto
corrispondente all’esercizio dei diritti patrimoniali, e che tale situazione debba essere provata da parte di
colui che agisce ex art. 167: secondo il tribunale, la prova che la società attrice (Warner Bros) è
generalmente riconosciuta come titolare dei diritti di utilizzazione economica, si ricava dalla stampa del suo
nome, in quanto titolare del copyright, in calce allo spartito musicale della canzone (sono stampate le
seguenti parole: “Copyright 1967 by The Doors Music Co. – Proprietà per l’Italia: Warner Bros Music Italy
s.r.l.”)[14].

3. Il divieto di fotocopiare spartiti: dalla Direttiva 29/2001/CE al D.Lgs. 68/2003.

Il 9 aprile 2003 è stata recepita, tramite il D.Lgs. n. 68/03, la Direttiva 2001/29/CE, disegnata per
armonizzare gli esistenti sistemi normativi alla luce delle nuove esigenze dell’industria dell’informazione e
dell’intrattenimento. L’art. 68 comma 3 l.d.a. nella sua attuale formulazione, ha introdotto ex novo il divieto
di riproduzione degli esemplari a stampa degli spartiti e delle partiture musicali.

Il comma in questione si apre con l’affermazione “fermo restando il divieto di riproduzione di spartiti e
partiture musicali”, la quale appare poco precisa, in quanto, osservando la precedente legislazione, non
risulta alcun riferimento al divieto in questione. Infatti la riforma attuata con la legge 248/2000, consentiva
la fotocopia di opere protette senza alcuna esplicita esclusione, purché fatta nel limite massimo del 15% di
ciascun volume ed effettuata solo “per uso personale”, ossia per propri scopi di lettura, studio,
consultazione e non per uso commerciale o per trarre altre copie da distribuire ad altri, a pagamento o
anche gratuitamente, stabilendo che i responsabili dei centri o punti di riproduzione corrispondessero un
compenso agli autori e agli editori in cambio della libertà di fotocopiare; sempre secondo questa riforma, la
fotocopia di opere tutelate poteva essere anche effettuata all’interno delle biblioteche pubbliche
limitatamente, però, alle opere presenti nelle biblioteche stesse e nei limiti del 15% (limite che non si
applica se le opere presenti nella biblioteca sono rare o, comunque, fuori commercio).

L’articolo 2 comma 1 della legge 248/2000, consentiva la libera fotocopiatura per i servizi delle biblioteche
pubbliche ed è una norma ancora presente nel testo attuale, all’art. 68, comma 2 l.d.a.: nel caso dei
Conservatori e delle biblioteche annesse, prima del D.Lgs. 68/03 questa norma avrebbe potuto essere
interpretata come una eventuale estensione della possibilità di fotocopiare partiture e parti musicali in più
esemplari e per necessità interne all’istituto, ma attualmente, con l’introduzione del nuovo divieto, ciò
sarebbe possibile solo tramite un accordo con gli aventi diritto, pertanto risultano fotocopiabili solo opere
cadute in pubblico dominio.

La Direttiva 29/2001/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio[15], tratta tre importanti temi, quali il
diritto di riproduzione (art. 2), il diritto di comunicazione (art. 3) e il diritto di distribuzione (art. 4) e all’art.
5, prevede una serie di eccezioni e limitazioni al diritto di riproduzione e di comunicazione al pubblico.
Osservando i lavori preparatori alla Direttiva, emerge come nella prima formulazione della “Proposta di
direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio”, presentata dalla Commissione il 21 gennaio 1998[16],
non fosse ancora prevista l’esclusione degli spartiti musicali dalle eccezioni al diritto di riproduzione
dell’opera[17]. A questa proposta fece immediatamente seguito il parere del Comitato economico e
sociale[18], che, sostenendo in generale la Direttiva, esprimeva osservazioni sia di carattere generale, sia in
merito ai singoli articoli, dedicando maggior attenzione all’art. 5. Il Comitato infatti temeva che il margine di
manovra attribuito agli Stati membri nell’applicare le eccezioni a loro discrezione, “potesse, in linea di
massima, perpetuare situazioni che operano effettivamente come ostacoli agli scambi all’interno della
Comunità, e riteneva dunque che la Commissione dovesse vigilare attentamente per garantire che il ricorso
a tali deroghe da parte degli Stati membri non producesse ostacoli del genere”[19].

In questo documento tuttavia, non compare ancora alcun riferimento specifico agli spartiti di musica, che
viene introdotto per la prima volta dal Parlamento Europeo, il quale, essendo stato consultato nel quadro
della procedura di codecisione, ha esaminato in dettaglio la proposta nell’ambito delle sue commissioni e
ha redatto un parere20 nel quale ha introdotto una serie di emendamenti alla proposta iniziale:
l’emendamento n. 34, modifica l’art. 5 comma 2, lettera a), il quale, dopo la votazione del PE, ammette “le
riproduzioni su carta o supporto simile ad eccezione delle edizioni di opere musicali, mediante uso di
qualsiasi tipo di tecnica fotografica o di altro procedimento avente effetti analoghi, a condizione che gli
aventi diritto ricevano un equo compenso”.

Il termine “musical works in published form”, introdotto con tale emendamento, rimase invariato nel testo
del documento che seguì a questo parere, ossia la “Proposta modificata di Direttiva CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio sull’armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti connessi nella
società dell’informazione”, presentata dalla Commissione conformemente all’articolo 250, paragrafo 2 del
trattato CE21, il 21 maggio 199922. Tale espressione riferita alle edizioni di opere musicali, subì una
variazione il 28 settembre 2000, giorno in cui il Consiglio definì la “posizione comune (CE) n. 48/2000”23
deliberando in conformità della procedura di cui all’articolo 251 del trattato che istituisce la Comunità
europea24”: all’art. 5 comma 2 lett a) della Direttiva, così come presentata dal Consiglio, compare la dizione
“sheet music”, che nella versione italiana viene tradotto in “spartiti sciolti”25.

Fra le motivazioni del Consiglio, al punto 20, è inserita la seguente: “con l’emendamento 34, il Parlamento
europeo ha suggerito di escludere le edizioni di opere musicali dall’eccezione alla reprografia e che
quest’ultima deve essere subordinata ad un equo compenso per i titolari dei diritti. Sia la Commissione sia il
Consiglio sono stati in grado di accettare tali proposte”. L’espressione rimane invariata sia nella decisione
del Parlamento del 14 febbraio 2001, sia in quella del Consiglio resa il 9 aprile 2001, e attualmente compare
nella versione definitiva della Direttiva.

Il nostro legislatore, nel recepire tale divieto, ha sostituito il termine spartiti sciolti, con l’espressione
“spartiti e partiture musicali”, ponendo un divieto assoluto ad ogni tipo di riproduzione in tal senso,
probabilmente con maggiore aderenza alla dicitura francese “partitions”, presente nella versione in lingua
originale della Direttiva. Prendendo in considerazione i lavori preparatori al D. Lgs. 68/2003, è possibile
trovare conferma di quanto appena affermato in alcuni pareri delle Commissioni parlamentari espressi in
sede consultiva in merito allo schema di decreto legislativo presentato dal Governo26, e precisamente della
VII Commissione della Camera in data 25 febbraio 200327, della XIV Commissione della Camera in data 19
febbraio 200328 e della II Commissione del Senato in data 26 e 27 febbraio29. Nei pareri espressi da queste
Commissioni, viene rilevato il fatto che, in luogo della dizione “spartiti sciolti”, adottata nel nuovo articolo
68, comma 3 l.d.a., apparirebbe più congruo fare riferimento al termine “spartiti e partiture musicali”; i
rispettivi presidenti-relatori, quindi, si propongono di esprimere parere favorevole, a condizione che il
termine “spartiti sciolti” venga in tal modo sostituito.

La Commissione Cultura scienza e istruzione30, esprime il suo parere favorevole precisando che la dizione
“spartiti sciolti” è stata adottata su espressa richiesta della Direzione generale per i beni librari e gli Istituti
culturali del Ministero dei beni e delle attività culturali, affermando inoltre di aver proposto la dizione
“spartiti e partiture musicali” in quanto corrispondente alle altre versioni linguistiche della direttiva
2001/29/CE.

4. Il divieto di prestito di spartiti in biblioteca e il divieto di fotocopia, in relazione al diritto allo studio
musicale.

La legge italiana sul diritto d’autore inserisce il prestito fra le utilizzazioni libere e all’art. 69, comma 1 l.d.a.,
ribadisce il libero prestito dei volumi (“esemplari a stampa delle opere”, come recita la legge) delle
biblioteche e discoteche dello Stato, escludendo però “gli spartiti e le partiture musicali”. Per armonizzare
le leggi dei paesi europei in materia, è stata emanata la Direttiva 92/100/CE31 concernente “il diritto di
noleggio, il diritto di prestito e taluni diritti connessi al diritto d’autore in materia di proprietà intellettuale”
in considerazione del fatto che “negli Stati membri si rilevavano norme e prassi diverse in materia di tutela
giuridica del diritto di autore e delle realizzazioni protette dai diritti connessi, con particolare riferimento al
diritto di noleggio e di prestito e che tali differenze potevano provocare il sorgere di barriere commerciali e
distorsioni della concorrenza e nuocere al completamento e al buon funzionamento del mercato
interno”32, in relazione anche al fatto che “il noleggio e il prestito delle opere protette dal diritto d’autore e
delle realizzazioni protette dai diritti connessi stanno acquistando un’importanza crescente, in particolare
per gli autori, gli artisti ed i produttori di fonogrammi e di pellicola, e che si registra un pericoloso aumento
della pirateria in tale materia”33.

Leggendo con attenzione la Direttiva e la premessa ai suoi articoli, emerge come in essa sia specificata la
necessità di definire le nozioni di noleggio e di prestito ai sensi della presente direttiva34, ma si può
osservare che non compaiono riferimenti alla musica a stampa e al suo prestito, argomento che è invece
specificamente trattato all’atto di applicare la direttiva nel nostro paese. Infatti l’art. 5 del D.Lgs.
685/199435 sostituisce l’originario art. 69 l.d.a. come sopra citato, escludendo il prestito degli spartiti
musicali. Non è semplice individuare per quale via sia stato introdotto nella legislazione italiana un concetto
assente nella normativa comunitaria, ma è importante metter in evidenza quali siano gli effetti pratici di
tale norma, soprattutto in relazione all’attività didattica e allo studio musicale.

Purtroppo la modifica all’articolo 69, analizzata dal punto di vista di musicisti e bibliotecari, comporta una
discriminazione della musica a stampa che si ripercuote negativamente sul diritto allo studio della musica,
sulla diffusione delle opere di autori contemporanei, sulle attività musicali in genere riguardanti tanto il
repertorio musicale contemporaneo quanto quello classico in revisioni moderne, repertori che
rappresentano un mercato limitato che dovrebbe essere incentivato e non depresso da norme
eccessivamente restrittive. Infatti, escludendo dal prestito i testi tutelati dal diritto d’autore, si ammette
solo il prestito di edizioni cadute in pubblico dominio, per cui accade che vengano studiati testi e partiture
vecchie, non revisionate, e che non vengano conosciute le edizioni critiche e scientifiche e le scelte
editoriali più recenti che riflettono maggiormente il gusto e lo stato degli studi attuali: in tal modo, non
viene incentivato un rinnovamento della didattica musicale, che continua ad adottare testi editi molti anni
fa.

Il fatto che la musica classica a stampa sia esclusa dal prestito, comporta la conseguenza che essa possa
solamente essere consultata in loco. Nel caso in cui l’utente sia un teorico, o uno studioso di storia della
musica, o anche un curatore di un’edizione critica, il materiale richiesto, non essendo finalizzato
all’esecuzione, può quindi essere facilmente consultato nella sala di lettura. La maggior parte degli utenti è
però rappresentata da esecutori o strumentisti che, necessitando di ampliare la conoscenza del repertorio
esistente, hanno bisogno di provare sul proprio strumento molti pezzi, per poter scegliere i brani da
eseguire in pubblico o nel contesto di una prova d’esame o in un concorso: uno dei motivi per i quali il
musicista vuole ricorrere al prestito della musica in biblioteche, è proprio il bisogno di leggere un ampio
repertorio al fine di scegliere il brano che si adatterà meglio ai propri gusti, alle proprie qualità esecutive,
tecniche e interpretative.

Un altro motivo per il quale i musicisti necessiterebbero di poter usufruire del prestito è il fatto che molto
repertorio è edito in pubblicazioni non più in commercio ed è oggi reperibile solo nelle biblioteche. Un
ulteriore problema è il danno arrecato a certi soggetti operanti nel campo musicale, quali soprattutto i
compositori di musica contemporanea per i quali una scarsa circolazione delle proprie musiche, significa
minore possibilità di esecuzione e quindi minori introiti; anche revisori e curatori delle edizioni critiche sono
danneggiati, in quanto non vedono studiata e diffusa la loro produzione.

Questo divieto di prestito risulta inasprito dalla severa regolamentazione delle fotoriproduzioni, in quanto
all’art. 68, comma 5 l.d.a., è precisato che “le riproduzioni per uso personale delle opere esistenti nelle
biblioteche pubbliche, fatte all’interno delle stesse con i mezzi di cui al comma 3, possono essere effettuate
liberamente nei limiti stabiliti dal medesimo comma 3…”, estendendo quindi il divieto di fotocopiare spartiti
anche in questo ambito. In sostanza, per il legislatore, non esiste una fruizione diretta privata, personale o
di studio, della partitura musicale in parallelo con quella privata di un qualsiasi volume letterario, in quanto
l’interprete per essere tale a tutti gli effetti deve pagare i diritti d’autore e quindi pagarsi anche le partiture.
I due divieti sono evidentemente correlati, evidenziando però un fenomeno di discriminazione verso la
cultura musicale in generale, soprattutto nei confronti di chi studia musica rispetto a coloro che si dedicano
alle altre discipline, come appunto quelle letterarie.

Poter fotocopiare alcune pagine dei propri spartiti, nei limiti del 15% previsto per le opere letterarie,
sarebbe utile allo studente di musica, ma l’unica soluzione che emerge dal quadro legislativo, sembra quella
prevista all’art. 65 l.d.a., ossia la possibilità di riprodurre l’opera, o una sua parte, esclusivamente a mano.

Il problema del prestito e delle riproduzioni di spartiti musicali, dal punto di vista di musicisti e bibliotecari
che vedono le loro attività discriminate dall’attuale legislazione, è stato affrontato da un’importante
Associazione italiana, la IAML Italia (Associazione Italiana Biblioteche, Archivi e Centri di documentazione
Musicali): essa ha in diverse occasioni, avanzato proposte per trovare una soluzione, prima fra tutte quella
di raccogliere liberatorie rilasciate dagli autori, che consentano il prestito della propria musica conservata
presso le biblioteche; successivamente quella di promuovere all’interno dei Conservatori, una maggiore
informazione in merito all’esclusione della musica dal prestito36. Inoltre nel 2002, ha proposto due
emendamenti al progetto di decreto legislativo per il recepimento della Direttiva 29/2001/CE, suggerendo
la soppressione delle parole “eccettuati gli spartiti e le partiture musicali” dal testo dell’art. 69, comma1,
lett. a) e proponendo di sopprimere le parole “fermo restando il divieto di riproduzione di spartiti e
partiture musicali” dal testo dell’art. 68, comma 3, considerando i due divieti come una discriminazione del
diritto allo studio e delle attività musicali dal vivo, rispetto ad altre forme di cultura e spettacolo letterario e
teatrale e rispetto allo stesso ascolto di musica registrata (per la quale sono ammessi il prestito e le
riproduzioni per uso personale); aggiungendo inoltre che tale discriminazione non trova riscontro nelle
direttive europee37.

La Direttiva 29/2001/CE infatti si propone di promuovere la cultura e l’apprendimento, proteggendo le


opere, ma autorizzando al tempo stesso alcune eccezioni o limitazioni nell’interesse del pubblico a fini
educativi e d’insegnamento38; al tempo stesso sostiene che debba essere garantito un giusto equilibrio fra
i diritti e gli interessi delle varie categorie di titolari, nonché tra quelli dei vari titolari e quelli degli utenti dei
materiali protetti39. Appare quindi difficile raggiungere un equilibrio tra problemi di copyright e diritto allo
studio e alla libera circolazione della cultura, constatando il fatto che, in tale caso, il diritto più forte
economicamente ha evidentemente prevalso sull’altro.

Note:

1 Una intavolatura (o tablatura) è un metodo per scrivere la musica alternativo al pentagramma. È un


sistema di notazione musicale adatto per gli strumenti a corda, diffusamente utilizzato nella musica
moderna per chitarra e basso elettrico, ma è frequente il suo uso anche per la batteria. Si compone di un
certo numero di linee orizzontali ognuna rappresentante una corda dello strumento (quindi 6 per una
chitarra moderna e da 4 a 7 per un basso elettrico moderno) ed è un sistema di scrittura più semplice, in cui
viene indicato come eseguire direttamente le note sul proprio strumento: indica la successione di corde da
premere, ma, in linea di principio, non ha modo di rappresentare la durata di tali note, senza usare
riferimenti esterni tipici della partitura.

2 La Chart è una tabella che oggi viene generalmente usata dai musicisti jazz.

3 Raccolta di canzoni di musica leggera, all’interno della quale sono indicati i testi delle canzoni con i
rispettivi accordi. Non vi compaiono simboli musicali, pentagramma, note, ed altri elementi tipici della
scrittura musicale tradizionale, ma è possibile leggere per intero il testo del brano scelto, insieme agli
accordi necessari per riprodurne l’armonia.

4 Cass. 11 novembre 1999, n. 12820, in AIDA 2000, p. 1031 e ss.

5 Tratto dalla relazione alla Proposta di Direttiva in oggetto, Bruxelles, 10 dicembre 1997.

6 Il termine reprografia indica l’insieme delle tecniche idonee a riprodurre opere espresse tramite scrittura
o disegno, come ad esempio i sistemi di fotocopiatura, di xerografia, di eliografia, di riproduzione mediante
raggi ultravioletti; consiste in una tecnica di riproduzione su carta o supporto simile, eseguita mediante
qualsiasi tipo di tecnica fotografica o altro procedimento avente effetti analoghi.

7 Art. 68, comma 3: “fermo restando il divieto di riproduzione di spartiti e partiture musicali, è consentita,
nei limiti del quindici per cento di ciascun volume o fascicolo di periodico, escluse le pagine di pubblicità, la
riproduzione per uso personale di opere dell’ingegno effettuata mediante fotocopia, xerocopia o sistema
analogo”.

8 Rimasto invariato rispetto alla modifica introdotta dal D.L.685/1994.

9 Art 69, comma 1, n. 2): “siano esse sonore o meno, decorsi almeno diciotto mesi dal primo atto di
esercizio del diritto di distribuzione, ovvero, non essendo stato esercitato il diritto di distribuzione, decorsi
almeno ventiquattro mesi dalla realizzazione delle dette opere o sequenze o immagini”.
10 PIOLA CASELLI E., Codice del diritto d’autore: commentario della nuova Legge 22 aprile 1941- XIX, n.
633 : corredato dei lavori preparatori e di un indice analitico delle leggi interessanti la materia, Torino, Utet,
1943, p. 91.

11 DE SANCTIS V., Contratto di edizione, Milano, Giuffrè, 1984.

12 L’art. 167 recita: “I diritti di utilizzazione economica riconosciuti da questa legge possono anche essere
fatti valere giudizialmente da chi si trovi nel possesso legittimo dei diritti stessi”.

13 Trib. Milano, 14 novembre 1996, in AIDA, 1997, pp. 834-839.

14 Su posizioni parzialmente diverse è la Pretura di Roma, 26 febbraio 1969, (in Giur. Merito, 1970, I, p. 62),
secondo la quale non può aversi possesso legittimo ex. 167 LdA se non in presenza di un rapporto di
disponibilità del corpus mechanicum.

15 Approvata il 22 maggio 2001 ed entrata in vigore il 22 giugno 2001.

16 Pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 108 del 07/04/1998, p. 0006. Reperibile all’URL:
http://europa.eu.int/eur-lex/lex/Notice.do?val=324534:cs&lang=it&list=324534:cs,&-
pos=1&page=1&nbl=1&pgs=10&hwords=&checktexte=checkbox&visu=#texte.

17 Infatti nella proposta originaria, l’art. 5 “Eccezioni alla protezione di cui agli articoli 2 e 3” recitava al
comma 2: “Gli Stati membri hanno la facoltà di disporre limitazioni al diritto esclusivo di riproduzione di cui
all’articolo 2 per quanto riguarda:a) le riproduzioni su carta o supporto simile mediante uso di qualsiasi tipo
di tecnica fotografica o di altro procedimento avente effetti analoghi; b) le riproduzioni su supporti di
registrazione sonora, visiva o audiovisiva effettuati da una persona fisica ad uso privato e per fini non
commerciali; c) gli atti di riproduzione specifici effettuati da organismi accessibili al pubblico e non tendenti
all’acquisizione di un vantaggio economico o commerciale diretto o indiretto.

18 Parere adottato il 9 settembre 1998, nel corso della 357a sessione plenaria, con 93 voti favorevoli, 3
contrari e 2 astensioni; pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. C 407 del 28/12/1998, p. 0030. Reperibile
all’URL: http://europa.eu.int/eur-lex/lex/Notice.do?
val=324690:cs&lang=it&list=324690:cs,&pos=1&page=1&nbl=1&pgs=10&hwords=&checktexte=checkbox&
visu=#texte .

19 Punto 3.7.2.1 del citato parere.

20 “Risoluzione legislativa recante il parere del Parlamento europeo sulla proposta di direttiva del
Parlamento europeo e del Consiglio sull’armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti
connessi nella società dell’informazione”, del 10 febbraio 1999. Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. C 150
del 28/05/1999 pag. 0171. Reperibile all’URL: http://europa.eu.int/eur-lex/lex/Notice.do?
val=334071:cs&lang=it&list=334071:cs,&pos=1&page=1&nbl=1&pgs=10&hwords=&checktexte=checkbox&
visu=#texte.

21 Art. 250, par. 2, trattato CE: “fintantoché il Consiglio non ha deliberato, la Commissione può modificare
la propria proposta in ogni fase delle procedure che portano all’adozione di un atto comunitario”.

22 Pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 180 del 25/06/1999 pag. 0006, Raggiungibile all’URL:
http://europa.eu.int/eur-lex/lex/Notice.do?val=334928:cs&lang=it&list=332-
078:cs,334928:cs,&pos=2&page=1&nbl=2&pgs=10&hwords=&checktexte=checkbox&visu=#texte.
23 Pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 344 del 01/12/2000 pag. 0001 – 0022.

24 L’art. 251 Trattato CE espone una procedura che deve essere applicata per l’adozione di un atto
comunitario. Si veda il testo integrale dell’articolo all’indirizzo:
http://europa.eu.int/eur-lex/lex/it/treaties/dat/12002E/pdf/12002E_IT.pdf.

25 Mentre il termine usato nella versione originale in francese è “partitions”, che significa “spartiti”.

26 Schema di decreto legislativo n. 167, recante attuazione della direttiva 2001/29/CE, autorizzato dalla
legge delega 1 marzo 2002, n. 39.

27 Commissioni Cultura scienza e istruzione, che prosegue l’esame iniziato il giorno 13 febbraio, rinviato al
18 febbraio e successivamente, alla seduta del 20 febbraio.

28 Commissione Politiche dell’Unione Europea, che prosegue l’esame, rinviato nella seduta del 12 febbraio
2003.

29 Commissione Giustizia, rispettivamente nelle sedute numero 187 e 188.

30 In data martedì 25 febbraio 2003. Presieduta da Guglielmo Rositani. Con l’intervento di Nicola Bono,
sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali.

31 Direttiva del Consiglio, emanata il 19 novembre 1992, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. L 346 del
27/11/1992, pp. 0061-0066.

32 Considerando n. 1.

33 Considerando n. 4.

34 Considerando n. 12.

35 Decreto legislativo n. 685 (G.U. del 16 dicembre 1994) intitolato “Attuazione della direttiva 92/100/CEE
concernente il diritto di noleggio, il diritto di prestito e taluni diritti connessi al diritto d’autore in materia di
proprietà intellettuale”.

36 Queste iniziative sono state proposte dalla IAML in collaborazione con l’Istituto “A. Peri” di Reggio
Emilia, in un incontro sull’applicazione del diritto d’autore nelle biblioteche musicali, tenutosi a Reggio
Emilia l’11 giugno 2002, in cui sono intervenuti musicisti, editori musicali, bibliotecari, rappresentanti delle
SIAE ed esperti di diritto d’autore. (Così e più approfonditamente all’indirizzo
http://www.iamlitalia.it/temi/copyright/Libera-torie_prestito.htm).

37 Per approfondimenti: http://www.iamlitalia.it/temi/copyright/emendamenti_DL_appl.htm, visitato il


2/2/06.

38 Considerando n. 14.

39 Considerando n. 31.

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