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Sono contento di essere qui, nella casa di un uomo che ha scritto
pubblicamente: <<Se i nostri college e le università non allevano gente che
lotta, che si ribella, che aggredisce la vita con tutta la visione e il vigore
giovanili, allora c’è qualcosa che non va nei nostri college>>.
Nonostante tutte le accuse contro di me, queste parole non le ho scritte
io, bensì le ha scritte quel noto sovversivo che è William Alle White. E io so
quale grande affetto questa università nutra nei suoi confronti. Oggi egli è
un uomo onorato, qui nel vostro campus così come nel resto della nazione.
Ma quando visse e scrisse, egli fu bollato come estremista, se non di
peggio. Perché quando parlava diceva ciò che pensava. Non nascondeva le
proprie preoccupazioni dietro parole confortanti. Non deludeva i propri
lettori né se stesso con false speranze e illusioni. Lo spirito di onesto
confronto è ciò di cui oggi l’America ha bisogno. È mancato troppo spesso
in anni recenti, e questa è una delle ragioni per cui corro per la presidenza
degli Stati Uniti. […]
Ho visto gli indiani vivere nelle loro riserve disadorne e misere, senza
lavoro, con una disoccupazione dell’80 per cento e con così poca speranza
nel futuro da parte dei giovani, ragazzi e ragazze di meno di vent’anni, che
tra loro la principale causa di morte è il suicidio. […]
Ho visto la gente del ghetto nero ascoltare promesse sempre più grandi
di eguaglianza e di giustizia, mentre in realtà siedono ancora nelle stesse
scuole fatiscenti e si accalcano nelle stesse stanze sudicie, senza
riscaldamento, difendendosi dal freddo e dai topi.
Se riteniamo che noi, in quanto americani, siamo legati insieme da una
comune preoccupazione gli uni per gli altri, allora incombe un’urgente
priorità nazionale. Dobbiamo iniziare a porre fine alla vergogna di
quest’altra America.
E questo è per noi, come individui e come cittadini, uno dei grandi
compiti da assegnare quest’anno alla leadership. Ma pur impegnandoci a
cancellare la povertà materiale abbiamo un altro compito, ancora più
grande, che è di confrontarci con la povertà di soddisfazione – negli scopi e
nella dignità – che ci affligge tutti
Ritengo che possiamo fare meglio e che il popolo americano pensi a sua
volta che possiamo fare meglio.
George Bernard Shaw una volta ha scritto: << Alcuni uomini vedono le
cose così come sono e si domandano: “Perché?”.
Io sogno cose che non sono mai state e mi domando: “Perché no?”>>.