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MERCOLED 13 MARZO 2013

La cultura

Gli spettacoli

Padre Amorth lultimo esorcista La mia battaglia contro Satana


PAOLO RODARI

Sound City story un film rock sulla casa di registrazione


ANDREA MORANDI

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Sei camicie, 40 metri quadri di casa, niente auto. Cos un imprenditore di successo si liberato del superfluo. Ora pi felice. E in molti lo seguono
GRAHAM HILL
bito in un monolocale di 40 metri quadrati. Dormo in un letto a ribalta. Ho sei camicie. Ho 10 ciotole che uso per tutte le portate. Quando c gente a cena apro il mio tavolo allungabile. Non ho un solo cd o dvd e ho il 10 per cento dei libri che avevo una volta. un bel salto rispetto alla vita che facevo alla fine degli anni 90, quando, pieno di soldi per la vendita di una start up su Internet, avevo una gigantesca casa piena zeppa di sciocchezze - aggeggi elettronici, elettrodomestici, gadget e automobili. In qualche modo tutta quella roba ha finito con lessere padrona della mia vita; le cose che consumavo sono arrivate a consumarmi. Il mio caso insolito (non tutti si ritrovano ricchi grazie a Internet prima dei trentanni) ma il mio rapporto con le cose materiali non lo . Viviamo in un mondo di oggetti in eccesso, di scatoloni di cartone dove stiparle e di occasioni di shopping online 24 ore su 24. A ogni livello sociale le persone possono sommergersi di prodotti e lo fanno. Non c un solo segnale che qualcuna di queste cose abbia reso chicchessia in qualche misura pi felice; in realt sembrerebbe vero proprio il contrario. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

DAL NOSTRO INVIATO FEDERICO RAMPINI SAN FRANCISCO ivere con meno. Molto meno. lo slogan che riassume una nuova filosofia, il consumo frugale, leconomia dellabbastanza, il benessere condiviso e sostenibile, la crescita slow ma felice. il titolo che il New York Times d a una testimonianza personale. Quella di Graham Hill: ex enfant prodigedi Internet, un giovane imprenditore innovativo, tipico della West Coast americana. Fonda una start-up a Seattle, la rivende, diventa multimilionario. E in breve tempo si accorge di essere sulla strada sbagliata: laccumulazione di oggetti status-symbol, il benessere materiale non lo portano da nessuna parte. Cambia rotta, crea un blog ambientalista (Treehugger, chi abbraccia gli alberi) dedicato ai nuovi stili di vita, si rieduca da solo per vivere con un decimo delle cose che aveva al culmine della sua agiatezza. Questa una storia che pu anche irritare: in fondo la vicenda di un privilegiato, membro di quella lite dellun per cento contro cui si scagliava Occupy Wall Street. pi facile ridimensionarsi quando si parte da cos` in alto. Eppure non questa la reazione dei lettori. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

Vivo al minimo
MERCOLED
FILIPPO CECCARELLI

SERA
Sfoglia gratis Rsera ledizione delle 19 di Repubblica solo in digitale Il codice di oggi RSR3543216003 GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE GRAMAZIO
ui muri di Roma appena comparso un manifesto che dice: Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie. .., per tutto lo spazio disponibile. il modo in cui il senatore del Pdl Domenico Gramazio, molto addentro alle questioni della sanit, ringrazia appunto i suoi elettori. Sennonch, mentre tali poster erano in stampa, in un affollato studio medico una persona che si qualificata come il suo segretario si fatto largo tra gli anziani in attesa e: Non posso aspettare, il senatore Gramazio attende la prescrizione medica ha intimato fra le proteste e si pure incavolato! laddove questultima informazione d vigore alla scenetta rendendola ancora pi significativa. Il giorno dopo il senatore ha commentato: Quello non era il mio segretario e non ho voglia di commentare questa vicenda. Per la prescrizione lha presa: Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie.

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la Repubblica

MERCOLED 13 MARZO 2013

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IL CASO R2MONDO
Uno dei giovani miliardari della web-economy racconta la sua esperienza:
limprovvisa ricchezza e leuforia del consumismo prima. Il disgusto e la noia poi: fino alla scelta di ricominciare da zero, con poche cose. Privilegio

da vip o tendenza da imitare per vivere meglio?


Ecco larticolo che fa discutere gli Stati Uniti

La mia decrescita felice


Avevo due enormi case, a Seattle e New York Macchine, gadget ed elettrodomestici E mille cose di cui preoccuparmi Poi conobbi una ragazza: vivevo nel suo minuscolo appartamento e tutta la mia vita stava in uno zaino. Ero contento
(segue dalla copertina)

GRAHAM HILL
me sono serviti 15 anni, un grande amore e molti viaggi per liberarmi di tutte le cose non essenziali che avevo accumulato e vivere con meno una vita pi ricca, pi ampia, migliore. Inizi tutto a Seattle nel 1998, quando io e il mio socio vendemmo la societ di consulenze Internet che avevamo creato, la Sitewerks, per pi soldi di quanti credevo di arrivare a guadagnare in una vita intera. Per celebrare levento comprai una casa di 330 metri quadrati su quattro piani a Capitol Hill, il quartiere trendy di Seattle, un nuovissimo divano modulare nuovissimo (il primo in assoluto) un paio di occhiali da sole da 300 dollari, una montagna di gadget. E, naturalmente, una Volvo turbo nera. Con avviamento a distanza. Lavoravo molto e non avevo tempo per finire di trovare tutto quello che mi serviva per la casa. Cos assunsi come personal shopper un tizio di nome Seven, che diceva di essere stato lassistente di Courtney Love. Andava nei negozi di mobili, elettrodomestici, elettronica. Scattava Polaroid degli oggetti che pensava potessero piacermi per riempire la casa, poi io le guardavo e procedevo, in una baldoria di shopping virtuale. Il mio successo e le cose che mi aveva comprato si trasformarono presto da favola a normalit. Diventai insensibile a tutte loro. Non ci volle molto prima che cominciassi a chiedermi

perch la mia vita teoricamente migliorata non sembrava migliore e perch io mi sentivo pi ansioso di prima. Era inutilmente complicata. Cerano prati da falciare, scoli da pulire, aspirapolvere da passare sui pavimenti, coinquilini da gestire (perch mi era sembrato assurdo tenere vuota una casa cos grande),

unautomobile da assicurare, lavare, riempire di benzina, apparecchiature tecniche dogni tipo da registrare, riparare, mantenere in funzione. La mia casa e le mie cose erano i miei nuovi principali, datori di un lavoro per il quale non avevo mai fatto domanda. Poco dopo aver venduto la

societ di consulenza mi ero trasferito a New York per lavoro, dove avevo affittato un loft di 180 metri quadrati a Soho. Il nuovo appartamento aveva bisogno di mobili, stoviglie, elettrodomestici, eccetera - il che prese altro tempo ed energia. E dato che il luogo era cos grande, mi sentii in dovere di cerca-

re dei coinquilini - il che richiese ancora altro tempo e altre energie. Avevo sempre la casa di Seattle, cos mi ritrovai a dovermi occupare di due case. Quando poi decisi di stabilirmi a New York, chiudere la casa di Seattle e sbarazzarmi di tutto quello che cera dentro mi cost una fortuna e mesi di viaggi da una costa allaltra, oltre a dei micidiali mal di testa. Sono un fortunato, ovviamente: non tutti guadagnano un sacco di soldi con la vendita di una start up online. Ma non sono lunico con una vita ingombra di beni in eccesso. In uno studio dal titolo La vita domestica nel ventunesimo secolo, i ricercatori dellUniversit della California hanno esaminato 32 famiglie della classe media di Los Angeles e scoperto che nelle madri tutti i picchi di crescita degli ormoni dello stress avvenivano durante il tempo che dedicavano ad avere a che fare con le loro propriet. Il 75 per cento delle famiglie analizzate nello studio non poteva parcheggiare le automobili in garage perch era troppo pieno di cose. La nostra passione per le cose materiali influenza quasi tutto nelle nostre vite. Nel 1950 le dimensioni medie di una casa americana appena costruita erano di 91 metri quadrati. Nel 2011 erano diventati 230. Nel 1950 in ogni casa americana vivevano in media 3,37 componenti. Nel 2011, si era scesi a 2,6. Ci prendiamo pi del triplo dello spazio pro-capite che ci prendevamo sessantanni fa. A quanto pare per nelle nostre case gigantesche non c spazio per tutto ci che possediamo: lo dimostra il giro daffari di 22 mi-

la Repubblica

MERCOLED 13 MARZO 2013

PER SAPERNE DI PI www.nytimes.com www.lifeedited.com

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Il caso

La situazione economica sta cambiando in modo radicale le abitudini degli americani

Il trionfo del modello slow nel Paese del supermarket


(segue dalla copertina)

DAL NOSTRO INVIATO FEDERICO RAMPINI SAN FRANCISCO ul sito del New York Times poche ore dopo la sua pubblicazione larticolo di Hill ha gi 332 commenti. La maggioranza sono positivi. Michael Kennedy, lettore di Minneapolis, scrive: Questo articolo ha toccato un tasto sensibile. Mia moglie e io siamo nel bel mezzo di un ridimensionamento. Passiamo in rassegna le cose che possediamo, molte finiamo per darle in beneficenza. Uno stadio alla volta, ci riprendiamo la nostra vita. Tanti lo fanno per necessit, in seguito al taglio dello stipendio di uno dei coniugi, alla disoccupazione di un figlio, alla pensione pi magra del previsto. Ma anche loro abbracciano il cambiamento come unoccasione positiva. Downsizing il termine che fu coniato per descrivere le ristrutturazioni aziendali, che falcidiano il personale, delocalizzano in paesi a basso costo della manodopera, rattrappiscono la base occupazionale. Ma in unAmerica dove la ripresa c, genera duecentomila posti al mese, e il tasso di disoccupazione finalmente scende in modo sensibile, si parla di downsizing in un altro senso, applicato al tenore di vita. la lezione appresa nella crisi, il paradigma valoriale che segue la Grande Contrazione. La nazione che ha inventato ed esportato nel mondo intero la formula pi estrema del consumismo, e ne ha pagato il prezzo sotto forma di distruzione ambientale, diseguaglianze, patologie sociali, oggi vuole sperimentare qualcosa di diverso. In California Dave Bruno ha lanciato il movimento delle 100 cose, insegna ai suoi seguaci una nuova aritmetica della vita che comincia concentrandosi sullessenziale. E svuotando cantine e solai di roba inutile. Nel paese che invent il marketing dello spreco, il paga due compra tre, oggi un pezzo di societ americana impara a vivere con 100 oggetti al massimo, perch di pi non serve averne. I giovani sono allavanguardia, anche loro fanno di necessit virt. Nella Ge-

liardi di dollari della nostra industria dei servizi di deposito e custodia. Lenorme consumo ha conseguenze globali, ambientali e sociali. Come ha illustrato un recente rapporto del Congresso, laumento delle temperature, lacidificazione degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta artica, sono provocati principalmente dallattivit umana. Molti esperti reputano che il consumismo abbia un ruolo importante nello spingere il nostro pianeta sullorlo del baratro. E molti dei prodotti a poco prezzo che compriamo sono spesso fabbricati allestero da manodopera sfruttata, dove sono in vigore norme ambientali molto permissive. Ma tutto questo infinito consumo, porta a un quantificabile aumento di felicit? In uno studio recente, lo psicologo della Northwestern University, Galen V. Bodenhausenin ha posto in relazione il consumo con il comportamento antisociale e aberrante. Il professor Bodenhausenin ha trovato che a prescindere dalla singola personalit, in situazioni che attivano uno stato mentale da consumatore, le persone esprimono gli stessi tipi di comportamenti problematici verso il benessere, incluse emozioni negative e disimpegno sociale. Bench lattivit del consumatore americano sia considerevolmente aumentata dagli anni 50 in poi, i livelli di felicit sono rimasti invariati. Non so se le cose che ammassavo nel mio loft rientrassero realmente in un piano di comportamento aberrante o antisociale, ma andai avanti cos finch non conobbi Olga, una bellissima ragazza delle Andorre della

I protagonisti

GRAHAM HILL
Imprenditore, con la sua startup diventa ricco, poi decide di cambiare vita: autore di questo articolo

DAVE BRUNO
Ha lanciato in California il Movimento delle 100 cose: consigli pratici per eliminare il superfluo

SEAN GOSIEWSKI
Dirige Alliance for Sustainability: obiettivo creare comunit sostenibili

ROBERT SKIDELSKY
Economista keynesiano, uno dei teorici del downsizing. Ha scritto Quanto abbastanza

quale mi innamorai perdutamente. La seguii a Barcellona, dove vivevamo in un minuscolo appartamento, poi a Bangkok, a Buenos Aires e a Toronto, con molte tappe intermedie. Lavoravo in continuazione e creavo nuove societ da un ufficio che stava tutto dentro il mio zaino. Vivevo una vita piena damore e di avventura e del lavoro che mi piaceva. Mi sentivo libero, non mi mancavano n lauto, n i gadget, n la casa. Piuttosto, mi sentivo come se avessi lasciato un lavoro senza alcuna prospettiva. Il rapporto con Olga poi fin, ma la mia vita non mai pi stata quella di prima. Ora vivo con meno e viaggio pi leggero. Ho pi tempo e pi denaro. Mi piacciono le cose materiali come a tutti, ma la mia esperienza dimostra che arrivati a un certo punto gli oggetti hanno la tendenza a spiazzare i bisogni emotivi che avrebbero dovuto sostenere. Continuo ad essere un imprenditore e la mia ultima scommessa progettare piccole case pensate per aiutarci a vivere bene. Come i 40 metri quadrati in cui abito, le case che progetto contengono meno cose, rendono pi facile vivere con i propri mezzi e limitare limpronta ambientale. Nel mio appartamento possono dormire comodamente quattro persone. Spesso organizzo cene per 12. Il mio spazio ha costi abbordabili ed funzionale quanto spazi grandi il doppio. Ho meno cose e sono pi soddisfatto. Il mio un piccolo spazio. La mia vita grande. ( The New York Times Syndicate. Distributed by The New York Times Traduzione di Emilia Benghi)
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nerazione Millennio (nati negli anni Ottanta o allinizio dei Novanta, affacciatisi alladolescenza o alla maggiore et poco prima dello shock dell11 settembre), il 40% degli americani sono convinti di avere gi tutto il necessario. Anche perch hanno imparato a modificare le loro aspettative. Non per forza si accontentano di meno: cercano qualcosaltro, rispetto allEt dellOro vissuta dai loro genitori. Sono i giovani il motore delleconomia della condivisione, le formule di share che sono nuovi business, dallautomobile agli alloggi. Se nei prossimi ventanni dovremo tutti adottare abitudini di vita pi semplici e ridimensionare le aspettative di consumo, tanto vale cominciare subito e con lo spirito giusto, la filosofia di Sean Gosiewski che dirige Alliance for Sustainability. Questo cambiamento nei valori e negli stili di vita investe lurbanistica e incrocia levoluzione demografica. Ci che descrive Graham Hill nel suo passaggio da una villa di quattro piani a un mini-appartamento, lo vivono in forme pi modeste milioni di americani. Molti appartengono alla generazione dei suoi genitori. I baby boomer guidarono il decentramento abitativo verso i sobborghi residenziali, le villette col giardino simbolo dellAmerican Way of Life. Ora che hanno i capelli grigi tornano in massa a riconquistare le citt (che si rivelano molto pi eco-compatibili) e naturalmente devono adattarsi a una metratura ridotta. Il movimento ha i suoi teorici: leconomista keynesiano Lord Robert Skidelsky (Quanto abbastanza, pubblicato in Italia da Mondadori) o Diane Coyle (Economia dellabbastanza, Edizioni Ambiente). Questo downsizing ispira perfino la rivoluzione copernicana a cui si sta preparando Apple. La regina della Silicon Valley, che il fondatore Steve Jobs aveva issato ai vertici delleconomia digitale puntando sulla fascia alta dei consumatori, su uneleganza zen ma lussuosa, ora progetta limpensabile, uno smartphone in materiali plastici per dimezzarne il prezzo di vendita. Leconomia non morir per deperimento, chi ha antenne sensibili si prepara a cavalcare la nuova architettura dei valori.
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