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Cossu 01/02/2016

1. Il sistema per la gestione dell’urgenza-emergenza sanitaria


a. Origina in Italia all’interno del SSN con il DPR del 27 marzo 1992
b. Il DPR consiste in un atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei
livelli di assistenza sanitaria di emergenza
c. L’obiettivo primario è di definire i livelli di assistenza da assicurare in condizioni di
uniformità su tutto il territorio nazionale
d. Il compito organizzativo è affidato alle regioni
e. IL COMPITO ORGANIZZATIVO È AFFIDATO AL SISTEMA AZIENDALE LOCALE
2. Il sistema sanitario urgenza-emergenza medica (SSUEm)
a. Ha lo scopo di garantire su tutto il territorio nazionale e a tutti i cittadini con problemi clinici
acuti il rapido accesso alle strutture di soccorso
b. Ha lo scopo di garantire su tutto il territorio nazionale e a tutti i cittadini con problemi clinici
acuti un intervento tempestivo e adeguato alla gravità delle condizioni sanitarie
c. HA LO SCOPO DI GARANTIRE SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE E A TUTTI I CITTADINI
UN ADEGUATO PERCORSO DIAGNOSTICO TERAPEUTICO ASSISTENZIALE (PDTA)
d. Le attività in urgenza-emergenza sanitaria risultano articolate in due ambiti principali:
i. Il sistema di allarme sanitario
ii. Il sistema di accettazione di emergenza sanitaria
e. Altri aspetti peculiari del SSUEm sono l’organizzazione e gestione della formazione del
personale che opera nel settore dell’urgenza-emergenza.
3. Il sistema sanitario urgenza-emergenza medica (SSUEm)
a. La rete preospedaliera (centrali operative e mezzi di soccorso sul territorio, di base e
avanzati) e tra le principali articolazioni organizzative del SSUEm
b. Il numero telefonico unico (118) per mettersi in contatto con la centrale operativa e
attivare la richiesta è tra le principali articolazioni organizzative del SSUEm
c. La rete delle strutture ospedaliere dedicate al trattamento dei pazienti in condizioni di
urgenza emergenza è tra le principali articolazioni organizzative del SSUEm
d. LA RESPONSABILITÀ MEDICO-ORGANIZZATIVA DELLA CENTRALE OPERATIVA È
ATTRIBUITA ESCLUSIVAMENTE A UN MEDICO OSPEDALIERO CON QUALIFICA DIR.
MEDICO DI II LIVELLO SPECIAL
e. La responsabilità medico organizzativa della centrale operativa è attribuita a un medico
ospedaliero con qualifica non inferiore ad aiuto corresponsabile Dir. Medico di I livello
(preferibilmente anestesista con esperienza in area di emergenza)
4. Competenze e responsabilità delle centrali operative
a. NON È FUNZIONE ESSENZIALE DELLA CENTRALE OPERATIVA QUELLA DI ATTIVARE DI
CONSEGUENZA L’INTERVENTO PIÙ IDONEO UTILIZZANDO TUTTE LE RISORSE A
DISPOSIZIONE, SECONDO IL PRINCIPIO CLINICO-ORGANIZZATIVO DEL TRIAGE.
b. È assicurato dalla centrale operativa, cui fa riferimento il numero nazionale di allarme 118,
al quale affluiscono tutte le richieste per l’emergenza sanitaria
c. La centrale operativa garantisce il coordinamento di tutti gli interventi nell’ambito
territoriale di riferimento
d. Le centrali operative della rete regionale e provinciale devono essere compatibili tra loro e
con quelle delle altre regioni in termini standard telefonici di comunicazione e di servizi, per
consentire la gestione del traffico interregionale
e. La responsabilità operativa è affidata al personale infermieristico della centrale nell’ambito
protocolli decisi dal medico responsabile della centrale operativa
5. Il sistema di accettazione e di emergenza sanitaria
a. Assicura, attraverso la rete delle strutture ospedaliere, gli interventi diagnostico-terapeutici
necessari a garantire il ripristino e il mantenimento delle funzioni vitali e il corretto
inquadramento del paziente.
b. Dal punto di vista organizzativo si possono distinguere due livelli di operatività delle
strutture ospedaliere: 1. Il servizio di PRONTO SOCCORSO 2. IL DIPARTIMENTO DI
EMERGENZA
c. Il servizio di pronto soccorso deve assicurare: gli interventi diagnostico-terapeutici di
urgenza. Il primo accertamento diagnostico, clinico, strumentale e di laboratorio.
d. Il dipartimento di emergenza deve assicurare, oltre alle funzioni del pronto soccorso, gli
interventi diagnostico terapeutici di emergenza medici, chirurgici, ortopedici, ostetrici e
pediatrici.
e. IL DIPARTIMENTO DI EMERGENZA NON DEVE ASSICURARE LE FUNZIONI DEL PRONTO
SOCCORSO
6. Fasi del soccorso al paziente politraumatizzato
a. Ricognizione dell’evento, richiesta telefonica di intervento e primo soccorso
b. Valutazione richiesta ed invio dei mezzi di soccorso da parte del 118
c. Trattamento sanitario sul luogo dell’evento
d. Invio all’ospedale più idoneo
e. LUNGA ATTESA SUL LUOGO DELL’ACCADUTO SINO ALL’ARRIVO DI NUOVE RISORSE
7. Politraumatizzato: definizione
a. Ferito che presenta lesioni associate a carico di due o più distretti corporei
b. Ferito che presenta lesioni associate a carico di due o più distretti corporei con eventuali
possibili compromissioni delle funzioni respiratorie e/o circolatorie
c. Ferito che presenta lesioni associate a carico di due o più distretti dei seguenti distretti
corporei: cranio, rachide, torace, addome, bacino, arti.
d. FERITO TRAUMATIZZATO A SEGUITO DI TRAUMA PER INCIDENTE STRADALE
e. Ferito che presenta lesioni associate a carico di due o più distretti dei seguenti distretti
corporei: cranio, rachide, torace, addome, bacino, arti, con eventuali possibili
compromissioni delle funzioni respiratorie e/o circolatorie
8. Manovre di primary survey (prima valutazione) nel paziente politraumatizzato (secondo lo
schema ABCDE)
a. Liberazione delle vie aeree ed immobilizzazione della colonna vertebrale
b. Controllo della respirazione e palpazione torace per individuare pneumotorace
c. Circolazione e controllo delle emorragie
d. Breve esame neurologico (GCS)
e. INTUBAZIONE SUL LUOGO SE NECESSARIO
9. Manovre di second servey (seconda valutazione) nel paziente politraumatizzato:
a. Rivalutazione continua dell’ABCD
b. Rilevazione della dinamica dell’incidente
c. ESPOSIZIONE
d. Anamnesi
e. Esame completo dalla testa ai piedi
10. Traumi addominali
a. I traumi addominali rappresentano la terza sede di eventi traumatici ed un trauma
significativo dell’addome è presente in circa il 40% dei politraumatizzati
b. Suddivisi sulla base dell’agente lesivo e della dinamica dell’incidente, in:
i. Traumi chiusi con lesioni da colpo e contraccolpo
ii. Traumi penetranti da arma bianca e da arma da fuoco
c. L’incidenza dei due tipi di traumi è rispettivamente dell’ordine dell’80%(I) e 20% (II)
d. L’INCIDENZA DEI DUE TIPI DI TRAUMI È RISPETTIVAMENTE DELL’ORDINE DELL’50%(I) E
50% (II)
e. Il quadro clinico a seconda dell’organo lesionato è caratterizzato da: emoperitoneo,
peritonite.
11. Indicazioni assolute alla laparotomia d’urgenza in corso di traumi addominali
a. FERITE ESTESE AL 60% DEL CORPO
b. Shock ipovoleico (dopo esclusione di lesioni extra-addominali responsabili dello stato di
shock)
c. Persistenza di instabilità emodinamica
d. Ferite con eviscerazione
e. Peritonite da perforazione di organo cavo
12. Segni clinici dello shock:
a. Pallore
b. Tachicardia
c. Ipotensione arteriosa
d. POLIURIA
e. Ipotonia muscolare
13. Shock: definizione
a. Una condizione di sofferenza cellulare acuta conseguente ad una alterazione dell’attività
ossido-riduttiva delle cellule per un diminuito apporto od utilizzo di ossigeno e di substrati
energetici
b. Quadro clinico di insufficienza circolatoria acuta con grave ipossia generale
c. Quadro di insufficienza acuta cardiocircolatoria, determinata da uno squilibrio tra il volume
di sangue circolante e la capacità della rete vasale
d. QUADRO CLINICO DI INSUFFICIENZA CIRCOLATORIA CON GRAVE IPOSSIA GENERALE
DETERMINANTE IPOVOLEMIA LATTACIDEMICA
e. Una condizione di sofferenza cellulare acuta conseguente ad un’alterazione dell’attività
ossido-riduttiva delle cellule per un diminuito apporto od utilizzo di ossigeno e di substrati
energetici che comporta shock ad alto flusso e shock a basso flusso
14. Occlusione intestinale
a. Sindrome provocata da un arresto di contenuto liquido o solido o gassoso nell’intestino
b. SINDROME PROVOCATA DA UN ARRESTO ACUTO DI CONTENUTO SOLIDO
NELL’INTESTINO
c. Si distingue in due grandi classi di ilei in base al meccanismo patogenetico
d. Ileo meccanico: presenza di un reale ostacolo alla progressione del contenuto intestinale
e. Ileo paralitico o pseudoocclusione: presenza di incapace peristalsi intestinale rilasciamento
delle pareti

Esame COSSU

1. Nell’ischemia intestinale riconosciamo vari stadi evolutivi

a. Stadio spastico caratterizzato da dolore violento con vomito e diarrea

b. Stadio paralitico caratterizzato da dolore persistente, meteorismo, alvo chiuso a feci e gas

c. Stadio peritonitico caratterizzato da addome disteso, contratto, resistente e dolorabile alla


palpazione.
d. Stadio peritonitico caratterizzato da shock conclamato

e. STADIO PARALITICO CARATTERIZZATO DA DOLORE PERSISTENTE, VOMITO, DIARREA E


SUDORAZIONE

2. Tra le cause di ischemia intestinale riconosciamo:

a. INSUFF. MULTIORGANO

b. Embolia arteriosa

c. Trombosi arteriosa acuta

d. Trombosi venosa

e. Ipovolemia assoluta

3. Nell’eziologia dell’ileo adinamico riconosciamo

a. Infiammazioni peritoneo

b. Traumi addome

c. Coliche biliari/ureterali/torsioni di cisti ovarica/testicolo

d. Laparotomia

e. IPERTIROIDISMO/TIREOTOSSICOSI

4. Il dolore addominale nell’occlusione meccanica è:

a. ASSOCIATO A CONTRATTURA MECCANICA

b. Legato alla peristalsi

c. Discontinuo

d. Colico

e. Continuo in alcuni casi

5. L’emoperitoneo è:

a. Conseguente a trauma addominale chiuso con lesioni di organi parenchimatosi

b. CONSEGUENTE A TRAUMA ADDOMINALE APERTO CON LESIONE DEI VISCERI CAVI

c. La sintomatologia può iniziare in modo subdolo nell’emoperitoneo a bassa portata per poi
evolvere verso un quadro di shock

d. Spesso l’inizio è drammatico con progressiva anemizzazione e comparsa di shock


emorragico ingravescente

e. Può associarsi ad emo-pneumotorace

6. Trauma addominale:

a. Vengono suddivisi sulla base dell’agente lesivo in traumi chiusi e penetranti

b. Rappresentano la terza sede di eventi politraumattizanti

c. Gli incidenti stradali rappresentano l’eziologia principale dei traumi addominali chiusi
D. ALTRE CAUSE DI TRAUMI CHIUSI SONO LE LESIONI IATROGENE

e. Gli organi con più alta incidenza di lesione sono milza e fegato

7. Nella peritonite settica la via di penetrazione d’infezione può essere:

A. PER CONTAMINAZIONE DELLA MUCOSA INTESTINALE

b. Attraverso il peritoneo parietale

c. Per rottura traumatica o patologica (perforazione) dei visceri endoperitoneali

d. Per propagazione

e. Per via ematogena

8. Aspetti clinici della peritonite

A. OBNUBILAMENTO DEL SENSORIO E/O ALLUCINAZIONI

b. Dolore spontaneo

c. Vomito

d. Contrattura

e. Dolore provocato

9. Nell’eziologia dell’ileo meccanico si possono riconoscere i seguenti aspetti:

A. ISCHEMIA

b. Stenosi

c. Compressione

d. Ostruzione

e. Strangolamento

10. Fattori predisponenti la pancreatite acuta

a. Litiasi biliare (responsabile dal 50 all’80% delle pancreatiti acute)

b. Ostruzione del dotto di wirsung

c. Traumi pancreatici aperti o chiusi inerenti a pancreas e vie biliari

d. Alcolismo cronico

E. MALATTIE CRONICHE INTESTINALI

11. La pancreatite acuta, una volta instauratasi, evolve nell’arco di poche ore. La sua evoluzione
passa per alcuni stadi:

A. SHOCK

b. Infarcimento emorragico

c. Steatonecrosi

d. Sovrainfezione batterica
e. Edema

12. Il dolore nella pancreatite acuta assume i seguenti aspetti

A. SPESSO HA ESORDIO ALCUNI GIORNI PRIMA CHE L’EVENTO PATOLOGICO SI MANIFESTI

b. Violento

c. Localizzato in epigastrio

d. Irradiato agli epicondri, alla regione lombare, al dorso

e. Talvolta l’irradiazione dolorosa prevale nella metà sinistra dell’addome e del torace con
tendenza a raggiungere la spalla di questo lato e va in DD con l’IMA

13. Nella peritonite la febbre assume questi caratteri:

A. SEMPRE PRECEDUTA DA BRIVIDO

b. Presente sin dalle prime ore

c. A carattere intermittente di tipo settico

d. T rettale >38°C anche nel periodo di defervescenza

e. Dissociazione tra T rettale e T ascellare (vasocostrizione cutanea)

14. Lo shock ipovolemico assoluto è dovuto a:

A. TRAUMI EMORRAGICI CON COINVOLGIMENTO EMORRAGICO DEI CENTRI


VASOCOSTRITTORI

b. Ustioni, contusioni o schiacciamenti, compressioni

c. Infiammazioni essudative (specialmente endocavitarie) e trasudati

d. Stati occlusivi, vomito, diarrea

e. Emorragie esterne attraverso cute e mucosa

15. Una classificazione dello shock prevede i seguenti tipi:

a. Shock da ipovolemia relativa

b. Shock da ipovolemia assoluta

c. Shock cardiogeno

D. SHOCK DA EZIOLOGIA TOSSINICA (IPERPIRESSIA E SUDORAZIONE)

e. Shock settico

16. Segni clinici dello shock:

A. IPERTONO MUSCOLARE

b. Tachicardia, ipotensione arteriosa

c. Pallore, ipotermia, sudorazione

d. Oliguria

e. Tachipnea con respiro superficiale


17. Le probabilità di sopravvivenza di un grave politraumatizzato dipendono da:

a. Tempestività delle terapie poste in atto sul luogo dell’evento

b. Terapie messe in atto in ospedale

c. Dall’organizzazione del soccorso

D. DALL’IMPATTO SUBITO

e. Golden hour

18. Nel politrauma la gestione del paziente non in arresto cardiorespiratorio segue questo schema:

a. Liberazione delle vie aeree e immobilizzazione della colonna

b. Controllo della respirazione e palpazione del torace

c. Circolazione e controllo delle emorragie

D. INFUSIONE LIQUIDI

e. Breve esame neurologico

19. Per emorragie GI si intende un sanguinamento che:

A. SI MANIFESTA A SECONDA DEL LIVELLO E DELL’INTENSITÀ COME: EMATEMESI, MELENA,


EMATOCHEZIA, SANGUINAMENTO OCCULTO, METRORRAGIA

b. Classificabili in alte o basse in base al segmento di treitz

c. A seconda del livello può talora manifestarsi come severa

d. Nell’eziologia si osservano: rottura esofago, emobilia, sdr di mallory-waiss, fistole entero-


vascolari

e. Lo shock ipovolemico assoluto è uno dei quadri clinici con la quale si manifesta

20. Il trattamento delle emorragie digestive prevede:

a. Infusione di sangue e plasma in relazione ai valori di Hb e Hct

b. Emostasi per cauteterizzazione o mediante iniezione sottomucosa di boli di norepinefrina

c. Monitoraggio valori della PVC, Pa, diuresi

d. Tecniche di embolizzazione mediante angiografia

E. TRASFERIMENTO IMMEDIATO IN UN CENTRO DI EMODINAMICA

COSSU

1) La condizione emodinamica di ipovolemia è comune a tutti gli stati di shock?


A. SI
b. no
c. solo dove si verifica perdita ematica

2) Lo shock ipovolemico assoluto si manifesta nelle seguenti condizioni:


a. emorragia acuta e profusa
b. grandi ustioni
c. profuse perdite di liquidi (diarrea e vomito)
D. TUTTE LE PRECEDENTI
e. nessuna delle precedenti

3) Per fase irreversibile dello shock si intende:


A. GRAVE SQUILIBRIO DELLA MICROCIRCOLAZIONE
b. alterazione dei riflessi vasomotori
c. vasocostrizione generalizzata

4) Il metabolismo anaerobio che si instaura nello shock emorragico porta a:


a. acidosi metabolica
b. riduzione della riserva alcalina
c. aumento dell’acido lattico nel sangue
D. TUTTE LE PRECEDENTI
e. nessuna delle precedenti

5) Per emorragia gastrointestinale alta o superiore si intende:


a. emorragia a carico dell’esofago
b. emorragia a carico dello stomaco
c. emorragia a carico del duodeno
D. TUTTE LE PRECEDENTI

6) Nell’emorragia gastrointestinale superiore l’esame diagnostico e talora terapeutico elettivo è:


a. EGDS
b. rettoscopia
c. Rx digerente
d. nessuna delle precedenti

7) Nei traumi chiusi dell’addome la struttura colpita con maggiore incidenza è:


a. vasi
b. vescica
C. MILZA

8) La peritonite successiva a trauma addominale chiuso è conseguente alla rottura:


a. del fegato
b. della milza
C. DEI VISCERI CAVI
9) Per politrauma si intende:
a. lesione a carico del cranio con possibile compromissione delle funzioni respiratorie
b. lesione di due distretti del corpo in continuità tra loro
C. LESIONI ASSOCIATE A CARICO DI DUE O PIÙ DISTRETTI CON EVENTUALE COMPROMISSIONE
DELLE FUNZIONI RESPIRATORIE E/O CIRCOLATORIE

10) Per pneumotorace si intende:


A. PATOLOGIA CARATTERIZZATA DALL’OCCUPAZIONE DI ARIA NEL CAVO PLEURICO
SECONDARIA A NUMEROSE CAUSE
b. una patologia conseguente alla rottura del parenchima polmonare
c. una patologia conseguente ad un trauma del torace chiuso o aperto

11) L’occlusione intestinale o ileo è una sindrome provocata da:


A. ARRESTO DEL CONTENUTO SOLIDO, LIQUIDO E GASSOSO NELL’INTESTINO CONSEGUENTE A
NUMEROSE PATOLOGIE
b. insufficienza post-traumatica della peristalsi
c. malnutrizione e ipovitaminosi

12) La briglia aderenziale può essere causa di:


A. OCCLUSIONE MECCANICA (ILEO MECCANICO)
b. occlusione adinamica (ileo adinamico)
c. peritonite

13) L’ileo adinamico può essere dovuto a:


a. ipokaliemia
b. infiammazione del peritoneo
c. traumi dell’addome
D. TUTTE LE PRECEDENTI
e. nessuna delle precedenti

14) Nell’ileo meccanico semplice il dolore è:


a. legato alla peristalsi
b. discontinuo
c. di tipo colico
d. nessuna delle precedenti
E. TUTTE LE PRECEDENTI

15) La peritonite settica può manifestarsi in seguito a:


a. rottura traumatica o patologica (perforazione) dei visceri endoperitoneali
b. propagazione da flemmoni appendicolari
c. ferite penetranti dell’addome
D. TUTTE LE PRECEDENTI

16) L’ematemesi si manifesta:


a. nelle condizioni di dispepsia
b. nelle emorragie dell’albero bronchiale
C. NELLE EMORRAGIE DEL TRATTO DIGERENTE SUPERIORE

17) Nella peritonite settica è presente:


a. dolore addominale
b. febbre
c. leucocitosi neutrofila
D. TUTTE LE PRECEDENTI

CHIRURGIA D’URGENZA

1) Per emorragie intestinali si intendono tutti i sanguinamenti che si manifestano come


A. EMATEMESI
B. SANGUE OCCULTO NELLE FECI
C. Anemia acuta
D. MELENA
E. Obnubilamento del sensorio
2) Nell’eziologia delle emorragie gastrointestinali riscontriamo
A. VARICI ESOFAGEE E GASTRICHE
B. DIVERTICOLI
C. Ileo
D. Rottura della milza
E. ANGIODISPLASIA
3) La terapia delle emorragie gastrointestinali prevede
A. INFUSIONE DI SANGUE E PLASMA IN RELAZIONE AI VALORI DI HB E HT
B. EMOSTASI: CAUTERIZZAZIONE O INIEZIONE SOTTOMUCOSA DI BOLI DI NOREPINEFRINA
C. Monitoraggio del valore della Pa e della diuresi
D. TECNICHE DI EMBOLIZZAZIONE MEDIANTE ANGIOGRAFIA
E. Trasferimento immediato in un centro di emodinamica
4) Nelle emorragie intestinali il quadro clinico varia in relazione alla quantità e alla rapidità del sangue
perso e si può manifestare con
A. Assenza assoluta di sintomi
B. ANEMIZZAZIONE PROGRESSIVA
C. Alterazioni idroelettrolitiche
D. ANEMIZZAZIONE ACUTA
E. SHOCK IPOVOLEMICO ASSOLUTO
5) Nell’ischemia intestinale propriamente detta osserviamo la seguente eziopatogenesi
A. Volvolo intestinale
B. EMBOLIA ARTERIA MESENTERICA SUPERIORE
C. Strozzamento ernia interna
D. TROMBOSI VENOSE DEI VASI MESENTERICI SUPERIORI
E. ISCHEMIA NON OCCLUSIVA FUNZIONALE
6) La sintomatologia dell’ischemia intestinale acuta può essere schematizzata in tre stadi
A. STADIO SPASTICO
B. Stadio intermittente
C. STADIO PARALITICO
D. Stadio preparalitico
E. STADIO PERITONITICO
7) Nella diagnosi di ischemia intestinale acuta vi sono elementi di importante significato diagnostico
A. VALVULOPATIE, FIBRILLAZIONE ATRIALE, SCOMPENSO, INFARTO
B. SHOCK CARDIOGENO O IPOVOLEMICO
C. SEGNI DI ARTERIOPATIA PERIFERICA CRONICA
D. Episodio recente di trombosi venosa profonda degli arti inferiori
E. Neoplasie occlusive del tratto gastrointestinale superiore ed inferiore
8) Ischemia intestinale: principi di terapia
A. EMBOLECTOMIA MESENTERICA (ARTERIOTOMIA SOTTOMESOCOLICA E DISOSTRUZIONE
CON CATETERE DI FOGARTY DEL SETTORE DISTALE E PROSSIMALE ALL’ARTERIA)
B. TROMBOENDOARTERIECTOMIA ASSOCIATA A BY-PASS AORTO-MESENTERICO O A
REIMPIANTO DELL’ARTERIA MESENTERICA SUPERIORE SULL’AORTA
C. TROMBOENDOARTERIECTOMIA E ANGIOPLASTICA CON PATCH
D. Resezione del tratto intestinale infartuato e successiva trombolisi arteriosa
E. Terapia conservativa con anticoagulanti ed eventuale laparotomia a distanza
9) Nella peritonite acuta diffusa da infezioni polimicrobiche le vie di penetrazione degli agenti
microbici sono
A. Attraverso il peritoneo parietale da contaminazione esogena
B. PERFORAZIONE DEI VISCERI ENDOPERITONEALI
C. Per demarcazione del processo infiammatorio da parte del grande epiploon
D. Attraverso l’essudato soprattutto se questo presente in quantità abbondante
E. PER PROPAGAZIONE DA FLEMMONE E INFEZIONI DI ORGANI ENDOPERITONEALI
10) Nella peritonite acuta diffusa il dolore può presentarsi come
A. DOLORE SPONTANEO
B. Dolore provocato
C. Dolore intermittente
D. IL DOLORE SI AGGRAVA CON LA PALPAZIONE DELL’ADDOME
E. Il dolore compare tardivamente solo se concomita l’ileo paralitico
11) Nella peritonite acuta diffusa “la febbre” quale manifestazione clinica ha le seguenti caratteristiche
A. È PRESENTE SIN DALLE PRIME ORE
B. Non è mai < ai 40°
C. Ha carattere intermittente di tipo settico
D. QUELLA RETTALE È SEMPRE > AI 38° ANCHE NEL PERIODO DI DEFERVESCENZA CUTANEA
E. È sempre preceduta da brivido squotente
12) Peritonite acuta diffusa: principi di terapia
A. TERAPIA ANTIBIOTICA E ANTIPIRETICA CON MONITORAGGIO DEL QUADRO CLINICO
B. INTERVENTO CHIRURGICO IN URGENZA
C. Emocoltura e prelievo di essudato per esame colturale mediante paracentesi ecoguidata e
successiva terapia antibiotica
D. Prelievo dell’essudato per esame colturale previa laparotomia esplorativa
E. INDIVIDUAZIONE INTRAOPERATORIA DEL FOCUS FLOGISTICO E SUA CORREZIONE
SEGUITO DA TOILETTE DEL CAVO PERITONEALE E APPOSIZIONE DI DRENAGGI
13) L’ileo meccanico da strangolamento può essere dovuto da:
A. INVAGINAZIONE INTESTINALE
B. VOLVOLO
C. STROZZAMENTO ERNIA
D. Traumi maggiori addominali
E. Torsione cisti ovarica/testicolo
14) Nel quadro clinico della occlusione meccanica il dolore può essere
A. Discontinuo
B. DI TIPO COLICO
C. Continuo con recrudescenze
D. Presente o no in relazione al grado di meteorismo intestinale
E. Provocato con le opportune manovre di palpazione addominale e rettale
15) Nella occlusione intestinale di tipo meccanico osserviamo i seguenti sintomi clinici
A. METEORISMO (SOVRADISTENSIONE DELL’INTESTINO PER GAS, ASSOCIATI A MATERIALE
SOLIDO E LIQUIDO)
B. PERISTALTISMO (PERISTALSI ESAGERATA)
C. Contrattura addominale di difesa
D. Rumori di gorgoglio e di filtrazione
E. Assenza di timpanismo intestinale nella fase iniziale e intermedia
16) Nella occlusione intestinale di tipo meccanico si applicano i seguenti principi di terapia
A. DETENSIONE INTESTINALE (SONDINO NASOGASTRICO/NASOINTESTINALE, SONDA
RETTALE)
B. RIEQUILIBRIO IDROELETTROLITICO
C. Chirurgia con laparotomia esplorativa in urgenza
D. Laparotomia solo dopo individuazione della causa di occlusione con ecografia
E. Trattamento terapeutico endoscopico (mediante EGDS o RCS)
17) Fattori predisponenti la pancreatite acuta sono
A. LA LITIASI BILIARE
B. Neoplasie estese del gegato o del pancreas
C. OSTRUZIONI DEL DOTTO DI WIRSUNG
D. Patologie infiammatorie croniche intestinali
E. ALCOOLISMO CRONICO
18) L’evoluzione della pancreatite acuta passa per i seguenti stadi
A. EDEMA
B. Paralisi intestinale/ileo paralitico
C. Infarcimento emorragico
D. Melena talora preceduta da ematemesi
E. STEATONECROSI
19) Nella pancreatite acuta il dolore può avere le seguenti caratteristiche
A. VIOLENTO
B. LOCALIZZATO IN EPIGASTRIO
C. IRRADIATO AGLI IPOCONDRI, REGIONE LOMBARE E AL DORSO
D. Sempre associato sin dall’esordio a reazione di difesa addominale
E. Compare solo dopo la comparsa di febbre (<38°)
20) Il trauma addominale chiuso può causare i seguenti quadri clinici
A. EMOPERITONEO, SPESSO ACCOMPAGNATO DA UN QUADRO DI SHOCK EMORRAGICO
B. PERITONITE, CON INSORGENZA TARDIVA E INSIDIOSA
C. Emoperitoneo con sintomatologia ad inizio subdolo (emoperitoneo a bassa portata) per poi
evolvere in un quadro di shock emorragico
D. emoperitoneo con ematemesi quale primo segno clinico evidente
E. emotorace con grave insufficienza respiratoria

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