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Anche noi con Lui risorgeremo

“Fiducia christianorum resurrectio mortuorum; illam credentes, sumus”: la risurrezione dei morti è la fede dei
cristiani; è credendo in essa che siamo tali! Con questa felice formula Tertulliano intorno al 210 presentava, in
un ambiente ancora dominato dal paganesimo, l’identità dei cristiani. Illam credentes, sumus: noi crediamo
alla risurrezione e tutto ciò che siamo lo dobbiamo a questa fede!
La risurrezione di Gesù
La fede cristiana, infatti, è tutta fondata sulla risurrezione di Gesù e sulla certa speranza che, grazie a Lui,
anche noi risorgeremo. Già san Paolo scrivendo ai cristiani di Corinto affermava con forza: “ anche noi
crediamo... convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci porrà
accanto a lui” (2Cor.4,14). E di fronte ai dubbi che alcuni “sapienti” facevano circolare nella comunità ribadiva:
“Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1Cor.15,20).
Trattandosi del cuore della nostra fede, la risurrezione del Signore risulta un mistero particolarmente luminoso,
fino a essere abbagliante. Per questo dobbiamo chiedere al Risorto che sia Lui stesso ad aprircene, per quanto
umanamente possibile, la comprensione, liberando anche noi, come i discepoli di Emmaus, dalla cecità dei
nostri pregiudizi.
Vittoria sulla morte
“Morte e Vita son venute a duello”, canta la liturgia pasquale, “il Re della vita morendo ha riportato il suo
trionfo”. Il primo aspetto della risurrezione di Gesù è certamente la sua vittoria sulla morte: il sepolcro non è la
sua prigione, la morte che pure lo colpisce come la più inerme delle creature trova in Lui l’unico avversario
capace di sconfiggerla. E il segno è la tomba vuota: “Non è qui!” Il suo corpo non subisce lo scacco della
decomposizione, ma conosce una nuovo vivere.
Non però come Lazzaro o come la figlia di Giairo, o il figlio della vedova di Naim che Gesù aveva richiamato
in vita, ridonandoli ai loro cari nella loro condizione terrena... Gesù Risorto non è così, Egli ha riportato sulla
morte la vittoria definitiva. Non è tornato alla vita di prima, non ha ripreso l’esistenza che gli era stata tolta, ma
ha aperto al più grande dramma dell’uomo un varco assolutamente insperabile e nuovo, quello di una Vita
veramente al di là del morire.
Ingresso nella Gloria
Quando infatti Gesù, consegnatosi fino alla croce per amore, entra nel regno della morte, gli si spalancano le
Porte della Vita. Ed è proprio questo il centro del mistero della risurrezione: non innanzitutto il fatto che il corpo
del Signore riacquisti vita, ma l’ingresso del Risorto, certo anche col suo corpo, in una condizione nuova di
Gloria. Gesù con la sua risurrezione accoglie perfettamente nella sua umanità la Gloria del Padre. Per questo
nel suo splendore di Risorto traspare perfettamente il suo essere Dio, Principio e Fine di tutte le cose, e giunge
a una pienezza inimmaginabile il suo essere uomo.
È con la risurrezione di Gesù che il Padre vede di fronte a sé quell’umanità gloriosa che aveva da sempre
sognato e per la quale aveva fin dall’inizio creato l’uomo. La Gloria del Risorto è la statura perfetta dell’umanità,
quella a cui noi tutti siamo destinati. Guardando a Lui possiamo dire, estasiati di stupore: “Ecco cosa vuol dire
essere uomini, ecco perché esisto!”
Le apparizioni pasquali introdussero i discepoli a questo mistero e culminando nell’Ascensione aprirono il loro
sguardo agli orizzonti inimmaginabili di una Vita Altra.
La risurrezione dei morti
Anche noi con Lui risorgeremo: questa è la fede del cristiano.
Ciò significa innanzitutto che grazie al Signore Gesù, anche noi canteremo la nostra vittoria sulla morte. Anche
la materia del nostro corpo sarà rivestita di immensa bellezza e trasfigurata a immagine del corpo del Risorto.
Sotto tutti i punti di vista, anche quello dell’identità corporea, saremo proprio noi, per quanto trasformati, a
entrare nella comunione eterna con Dio. Nulla di noi è destinato ad andare perduto. Anche la nostra materia
fisica, che pure conoscerà la corruzione del sepolcro, parteciperà alla fine dei tempi alla pienezza della vita.
Ma soprattutto la verità della nostra risurrezione significa che anche noi passeremo attraverso il varco aperto
dalla Risurrezione di Gesù, attraverso le porte della Gloria che ormai spalancate accolgono i giusti nel Regno.
Avremo in pienezza e sperimenteremo in totalità quello che ora è oggetto della nostra speranza: la nostra
libertà, che spesso faticosamente ha scelto il bene nel cammino terreno, troverà il pieno e sovrabbondante
compimento di ogni desiderio in un’esistenza veramente glorificata da Dio. La risurrezione dei morti è dunque,
ben prima che riassunzione piena del corpo, partecipazione alla vita del Padre con Gesù nell’amore di un
unico Spirito: è compimento sovrabbondante e divino della nostra storia umana.
E la reincarnazione...?
Tutto questo costituisce anche la smentita più radicale del mito della reincarnazione (o metempsicosi) che
oggi sembra ritrovare un certo ascolto, soprattutto per la diffusione di dottrine orientali e di nuove sette. Il
cristiano sa che, tutt’altro che reincarnarsi in chissà quali nuove esistenze, l’uomo conosce dopo la morte il
destino di Gesù: l’introduzione nella Vita. La dottrina della reincarnazione affascina oggi per vari motivi,
soprattutto perché toglie all’esistenza il suo carattere di drammatica e irrinunciabile serietà: nella sua
prospettiva le scelte della vita presente non sono poi così decisive.. perché ce ne sono altre .. “di riserva”. Ma
invece che farci pellegrinare varie volte sulla terra e farci passare ripetutamente attraverso il dramma della
morte, aspettando che ci salviamo da soli (!), Dio, che è Amore, ha fatto per noi ben altro: ci ha offerto la
salvezza. La conclusione della vita è grazie a Lui l’ingresso nella Vita.
Le luci sull’al di qua
La contemplazione della meta stupenda che ci attende si accompagna subito all’indicazione degli
atteggiamenti necessari per raggiungerla. Insieme alla bellissima notizia che, nonostante le apparenze talora
anche sconcertanti, la nostra vita non è assurda, la verità della risurrezione dei morti ci dice con molta
chiarezza che i giochi per l’al di là .... si fanno nell’al di qua.
Sperare nella risurrezione non è come sperare in una vincita al totocalcio: non dipende da me, speriamo che
mi vada bene! Sperare nella risurrezione è fare quanto è necessario perché il Signore Gesù ce la possa
donare: semplicemente accogliere Lui. Egli, il Risorto, ci accompagna in tutti i giorni della nostra vita proprio
per questo, per condurci là. Sta a noi lasciarci guidare, magari con la fatica di discepoli duri di cuore, ma con
la consapevolezza che le nostre scelte quotidiane non sono come un gioco, in cui c’è sempre la possibilità di
una seconda “manche”... La nostra vita è una partita senza tempi supplementari: il tempo decisivo è quello
che stiamo giocando ora.

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